amare anche i nemici
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amare anche i nemici
Incontro Giovani 15--02-2007. AMARE ANCHE I NEMICI Canto: ………………………………… Amerai i tuoi nemici. Amerai, tu per primo, non per rispondere ad un amore, ma per anticiparlo. Amerai senza aspettarti null'altro che l'amore stesso. Amerai perfino l'inamabile. Come fa Dio. Nell'equilibrio del dare e dell'avere, nell'illusorio pareggio contabile dell'amore, Gesù introduce il disequilibrio: «Date; magnificamente, dissennatamente date; pregate, porgete, benedite, prestate, fate, per primi, in perdita, ad amici e nemici». Vangelo (Lc 6,27-38): “Ma a voi che ascoltate, io dico: Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano. A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l’altra; a chi ti leva il mantello, non rifiutare la tunica. Dá a chiunque ti chiede; e a chi prende del tuo, non richiederlo. Ciò che volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro. Se amate quelli che vi amano, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se fate del bene a coloro che vi fanno del bene, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, che merito ne avrete? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e il vostro premio sarà grande e sarete figli dell’Altissimo; perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi.” Un amore disinteressato e gratuito, libero dal calcolo umano, dal commercialismo: Gesù lo illustra con tre domande che riprendono i temi precedenti e riporta l'imperativo dell'amore al nemico, che aveva aperto il discorso (vv. 32-35). Il motivo, però, ora non è più la sapienza umana, ma la relazione con Dio, di cui i discepoli sono "figli". Essi guardano perciò a Lui, si specchiano su di Lui e sul suo agire: "Sarete figli dell'Altissimo, perché Egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi". Col loro comportamento assomigliano a Lui, che è il modello e la sorgente del loro amore. “Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato; date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio.” "Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro". Questa espressione ci mostra chi è Dio per Gesù: il "Padre misericordioso". Nell'A.T. Dio è riconosciuto e celebrato come il "Misericordioso" in assoluto (così anche nell'Islam). Il termine esprime l'amore che perdona e si piega con premura su chi soffre. La sua radice ebraica, poi, evoca l'amore fedele ("paterno") e insieme viscerale e tenerissimo ("materno"). Gesù qualifica come "misericordioso" non semplicemente Dio, ma il "Padre", anzi il "Padre vostro". In tal modo ci rivela un volto di Dio impensatamente nuovo. I discepoli sono invitati a essere "come" il Padre, imitandolo nella misericordia. Ha detto recentemente il Papa: "I santi sono uomini come noi, con problemi anche complicati. La santità non consiste nel non aver mai sbagliato, peccato. La santità cresce nella capacità di conversione, di pentimento, di disponibilità a ricominciare, e soprattutto nella capacità di riconciliazione e di perdono... Non è quindi il non aver mai sbagliato, ma la capacità di riconciliazione e di perdono che ci fa santi". Il "perdono" rivela il cuore profondo di Dio che tutti noi cerchiamo. È questa la logica illogica del vangelo che ci rende veramente felici. Le testimonianze dei santi in questo senso sono tante. Tra le altre quella del Card. Van Thuan, vietnamita prigioniero per 14 anni (dal 1975 al 1989) sotto il regime comunista a Saigon. Con la forza e la fatica del suo amore per i nemici è riuscito a trasformarli... Così ha raccontato una volta: “A Saigon i comunisti hanno conquistato la città e mi hanno rinchiuso in carcere, senza processo, senza una spiegazione: mi hanno tolto i miei sacerdoti, i miei religiosi e le religiose, i miei giovani, il mio titolo di Arcivescovo. Ero solo il signor Van Thuan e non potevo neppure parlare con gli altri prigionieri, per non influenzarli. Avevo solo le mie guardie, i miei carcerieri, che prima cambiavano ogni quindici giorni, ma poi hanno visto come mutavano atteggiamento nei miei confronti e così hanno deciso di mettermi delle guardie fisse, per non influenzarle tutte. Ma amavo loro, perché in loro vedevo Gesù! Molte volte mi chiedevano come facessi ed io rispondevo loro: "Vi amo perché Gesù vi ama!". Amare, riconciliare, perdonare: sono queste le tre parole che possono costruire la pace. (…)E se in carcere non potevo pregare, allora il Signore addirittura mi ha mandato un comunista che pregava per me: un poliziotto mi ha chiesto di imparare un canto in latino e, tra i tanti, ha scelto il "Veni Creator". Così, quando faceva ginnastica, tutte le mattine, cantava il "Veni Creator" ed io pregavo con il suo canto. Anche un altro poliziotto, un colonnello, prima di tornare a casa, mi aveva promesso che avrebbe pregato per me nel santuario che aveva a tre chilometri dalla sua abitazione. Tempo dopo, ricevo (in carcere!) una lettera di questo poliziotto che mi raccontava di come ogni domenica, quando non pioveva, prendesse la bicicletta per andare al santuario. E mi scrive la preghiera che diceva, perché non voleva sbagliare: "Non so come pregare, ma dagli quello di cui ha bisogno". Non vedo quale preghiera più bella poteva dire per me! Canto: ………………………………………….……………………………….. Giulia Iraca, giovane sposa, perdona gli assassini del marito, benzinaio, ucciso mentre sta per aprire la porta di casa rientrando la sera. Giulia, si riscopre cristiana di fronte allo sposo morto ammazzato. Davanti allo strazio del corpo esanime del marito, abbraccia i figli e li invita a pregare per il papà e gli assassini e dedica la vita a predicare il Vangelo del perdono. Ecco il suo racconto: "Come Gesù perdonò i crocifissori, intercedendo per loro presso il Padre con le parole: "Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno!" (Lc 23,34), anch'io, la sera dell'8 aprile 1987, trovandomi di fronte ad un uomo -mio marito- privo di vita (perché numerosi colpi di pistola avevano orribilmente sfigurato il suo volto e trafitto il suo cuore) e circondata dai miei tre figli trovai la forza di a abbracciarli, dicendo: "Per papà non c'è più niente da fare: è in Cielo! Preghiamo per lui e per coloro che lo hanno ucciso". Nessuno, impietosito dalle grida di dolore e dai singhiozzi delle mie due figlie (13 e 11 anni), veniva in nostro soccorso. Eravamo sole, travolte da un dolore che ci avvolgeva. Disperazione, grida, dolore cocente, sdegno: questi erano i sentimenti alimentati dai parenti e dagli amici. Compresi in quella tragica occasione che il perdono è il primo messaggio che Gesù aveva rivolto ai propri crocifissori! Perdonare non significa dimenticare; anzi è proprio il ricordo del torto subito e del dolore provato che rende più grande e meritevole la pratica del perdono. Il Signore si è servito di questo tragico evento per trasformare totalmente la mia vita, per abbattere in me l'egoismo, l'orgoglio e le fatue certezze a cui il mondo si aggrappa ostinatamente. Nello stesso tempo Gesù faceva strada gradualmente e silenziosamente nella mia anima ferita, chiamandomi ad una vita più perfetta e più profondamente radicata in Lui. Intuii improvvisamente la mia nuova vocazione - diffondere il messaggio di salvezza, d'amore e di perdono racchiuso nel Vangelo a tutti i fratelli che il Signore avrebbe posto sulla mia strada. Quali le caratteristiche di tale amore? Gesù lo delinea anzitutto come veramente universale, indirizzato a tutti, perfino ai "nemici", sia pubblici che personali (vv. 27-28). Un certo anticipo di questo amore al nemico lo abbiamo colto nel comportamento di Davide nei confronti di Saul (1Sam 26, 2-33). Davanti ai "nemici" (= coloro che non ci amano, ma vogliono e cercano il nostro male)- la cui ostilità si esprime con un crescendo di malevolenza ("odiano... maledicono... maltrattano") - la reazione dei discepoli consiste nell' "amarli", con un crescendo di benevolenza ("fanno loro del bene... li benedicono... pregano per essi"). Tale amore non è certo una tenerezza spontanea e quasi...gustosa (sarebbe impensabile), ma è una "benevolenza" attiva che proviene da una volontà tenace, anche se sofferta. Non è un amore puramente psicologico, ma un "volere" realmente il bene dell'altro e impegnarsi a farlo con gesti concreti, tra cui il primo è il pregare per il nemico, affidandolo a Dio. Questa misericordia, fondata e modellata su Dio Padre, si esprime in gesti concreti: "non giudicare - non condannare, perdonare, dare" (vv.3738). Si tratta di dare fiducia al fratello che sbaglia, puntando sul suo futuro e sulle sue possibilità di cambiamento e di ricupero. Si tratta di "dare" con generosità. La ricompensa futura da parte di Dio giudice sarà di una generosità senza proporzioni (v. 38). L'amore che Gesù ci propone nella sua grande varietà di aspetti e di sfaccettature, l'essere come il Padre, è un'impresa chimerica, impossibile? Gesù vuole educarci a spostare il centro della nostra vita: non più noi, ma gli altri. E' utopia pura? Dio non chiede se non dopo aver donato: lo Spirito Santo, che i cristiani hanno ricevuto, è l'amore stesso con cui il Padre e il Figlio si amano e ci amano; nell'Eucaristia Cristo, incontrandoci, ci comunica la sua stessa capacità di amare. Inoltre la consegna dell'amore Gesù non la fa a un singolo, ma a una comunità di fratelli, chiamati ad apprendere insieme e ad esercitare insieme l'arte di amare. Fratelli che appartengono a Lui, fratello maggiore, e da Lui ricevono l'amore. Hai dei nemici da amare? Non concludere troppo in fretta: non ne ho. Guarda più attentamente: forse c'è quella persona che ti sta sullo stomaco, c'è quel parente o quel vicino a cui da tempo non rivolgi il saluto perché un giorno avete litigato, c'è freddezza o astio o indifferenza con quel compagno di scuola. Cosa decidi? Il sassolino (Fonte non specificata) Il potente re Milinda disse al vecchio sacerdote: "Tu dici che l'uomo che ha compiuto tutto il male possibile per cent'anni e prima di morire chiede perdono a Dio, otterrà di rinascere in cielo. Se invece uno compie un solo delitto e non si pente, finirà all'inferno. E' giusto questo? Cento delitti sono più leggeri di uno?". Il vecchio sacerdote rispose al re: "Se prendo un sassolino grosso così, e lo depongo sulla superficie del lago, andrà a fondo o galleggerà?". "Andrà a fondo", rispose il re. "E se prendo cento grosse pietre, le metto in una barca e spingo la barca in mezzo al lago, andranno a fondo o galleggeranno?". "Galleggeranno". "Allora cento pietre e una barca sono più leggere di un sassolino?". Il re non sapeva che cosa rispondere. E il vecchio spiegò: "Così, o re, avviene agli uomini. Un uomo anche se ha molto peccato ma si appoggia a Dio, non cadrà nell'inferno. Invece l'uomo che fa il male anche una volta sola, e non ricorre alla misericordia di Dio, andrà perduto". Al posto di Giuda (Fonte non specificata) Lo scrittore René Bazin racconta di essere entrato una domenica in chiesa. Il sacerdote stava commentando la Parola di Dio a dei fanciulli: era il racconto della passione e c'era una grande commozione nel cuore di tutti. Chiese: "Se noi fossimo stati al posto di Giuda, vedendo Gesù morire con tanto amore, che avremmo fatto?". Il più piccolo dei presenti chiese di parlare e con dolce fermezza rispose: "Io, se fossi stato al posto di Giuda, anziché disperarmi, sarei corso da Gesù, gli avrei gettato le braccia al collo e gli avrei gridato: Gesù, perdonami!". Riflettere e intervenire con preghiere di intercessione Padre nostro Benedizione Giaculatorie contro le bestemmie Canto ………………………………………….