Gli scacchi per corrispondenza ai tempi del computer

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Gli scacchi per corrispondenza ai tempi del computer
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Gli scacchi per corrispondenza
ai tempi del computer
Caro Direttore,
ho ricevuto recentemente, in qualità di co-redattore della
Newsletter Asigc, questo intrigante quesito sul telegioco da parte
del Maestro Patelli di Siena. Ne è nato un dibattito tra il sottoscritto, il mio interlocutore ed il neo-Campione Italiano per corrispondenza SIM Gianluca Cremasco.
Stante l’interesse di rilevante attualità dell’argomento trattato, ti sarei grato se potessi dare ospitalità allo stesso sulle colonne
della tua (pardòn, nostra!) rivista.
Pasquale Colucci
Consigliere ASIGC
Gentile Colucci,
sono un umile maestro a tavolino e, principalmente, un grande appassionato del gioco.
Ultimamente mi è capitato di scherzare con un ottimo giocatore per corrispondenza con cui sono in confidenza, chiedendogli quello che in fondo in fondo sono convinto che pensi la maggioranza dei giocatori a tavolino, ossia se giocando per corrispondenza non stesse facendo il postino per il suo computer.
Lui, sempre scherzosamente, mi ha risposto: “eh, scegliere
sempre la mossa proposta dal computer è il sistema giusto
per… perderle tutte!”
Questa sua risposta mi ha fatto riflettere molto, perchè mi sono immediatamente reso conto che… aveva senz’altro ragione!
Ma allora, in cosa consiste veramente giocare oggi per corrispondenza? Come riesce un giocatore a sfruttare così bene i suggerimenti di motori che esprimono una forza di gioco di oltre
1000 punti elo superiore alla sua, al punto di raggiungere un livello addirittura superiore ai motori stessi?
È un po’ come se un dilettante riuscisse a dare suggerimenti
utili a Carlsen, durante una partita (!).
Credo che se voi appassionati del gioco per corrispondenza riusciste a fare capire questo a noi semplici tavolinari (forse Harry
Potter ci chiamerebbe “babbani” o qualcosa di simile), allora il
gioco per corrispondenza, da gioco di nicchia quale, non me ne
voglia, mi sembra stia diventando, potrebbe forse trovare un nuovo splendore. Questo è il mio augurio.
Alessandro Patelli
Caro Patelli,
La ringrazio per l’interessante quesito, al quale preferisco rispondere indirettamente tramite le parole di Gregorio Granata, il
quale sullo Yearbook Asigc 2012 a commento dell’intervista concessagli dal 25º Campione del Mondo per corrispondenza GM Fabio Finocchiaro, così chiosava: – Direi, se mi consentite il bisticcio delle mie considerazioni, che Fabio soccorre il programma scacchistico a pensare con la “sua” intelligenza umana,
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superando gli aridi algoritmi matematici. Solo l’ingegno dell’uomo, rifletto, ha la capacità di trovare mosse veramente
“poco umane” e “vincenti”, avendo tempo e serenità per analizzare la posizione. Chiarisce, con assoluta ovvietà, che “nel
gioco per corrispondenza, come avviene a tavolino, bisogna
fidarsi delle proprie forze, senza mai farsi suggerire”.
A suffragare tali argomentazioni, Le trasmetto anche il pensiero del neo-Campione Italiano per corrispondenza, SIM Gianluca
Cremasco. Cordialmente,
Pasquale Colucci
“Come riesce un giocatore a sfruttare così bene i suggerimenti di motori che esprimono una forza di gioco di oltre
1000 punti Elo superiore alla sua, al punto di raggiungere
un livello addirittura superiore ai motori stessi?”
Rispondere a questa domanda in poche righe è difficile ma cercherò se possibile di farlo.
È innegabile che il gioco per corrispondenza in questi anni sia
cambiato, la potenza hardware, il software, i database ed internet
stessa hanno fatto si che il fattore umano influenzi sempre meno
il risultato finale. Personalmente però non creerei tutto questo allarmismo, dato che comunque il fattore umano seppur parecchio
ridotto, è ancora decisivo per l’esito del risultato.
È vero che i vari Fritz, Houdini ecc sono molto forti tatticamente, ma non fanno altro che sfoderare una miriade di varianti che,
se possono essere corrette sul piano tattico, non lo si può dire altrettanto su quello posizionale.
Spesso le varianti sono simili, ripetitive, senza un apparente
piano di gioco (sopratutto nell’elaborazione di un piano di ampio
respiro) ed è qui a mio parere che deve intervenire il bravo giocatore per corrispondenza: e cioè saper valutare e condensare il buono che c’è nelle analisi dei motori, per portare il “pensiero” delle
macchine verso idee e piani corretti concernenti la posizione.
Credetemi, far giocare solo il computer contro forti giocatori
non porta da nessuna parte, si rischia di perdere parecchie partite!
A questo punto mi pare ovvio, che se dal lato hardware i giocatori partono più o meno alla pari con gli stessi mezzi tecnologici,
è il cervello umano che fa la differenza!
I programmi scacchistici giocano molto bene, ma il loro livello di gioco non si aggira mai sempre verso i 3300 punti, ma spesso in parecchie posizioni cala e di parecchio (vedi sopratutto nei
finali e nel medio gioco in posizioni chiuse ecc), sta allo scacchista allora a questo punto capire quando il programma non
gioca come dovrebbe giocare un buon maestro e metterci quindi
del proprio meglio per vincere la partita!
Sta qui a mio parere il punto chiave di tutta la faccenda… il
resto sono solo chiacchiere.
Gianluca Cremasco