2. lavorare nel non profit in italia e all`estero
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2. lavorare nel non profit in italia e all`estero
NoProfit_001_128.qxd 23-04-2008 16:41 Pagina 9 2. LAVORARE NEL NON PROFIT IN ITALIA E ALL’ESTERO 9 2. LAVORARE NEL NON PROFIT IN ITALIA E ALL’ESTERO PREMESSA Le edizioni IALweb hanno dato vita a questo libro avvalendosi della collaborazione di ASVI, L’Agenzia per lo Sviluppo del Non Profit, impegnata fin dal 1998 nella professionalizzazione del non profit attraverso l’organizzazione di master e corsi di formazione, per introdurre e diffondere in Italia modelli di percorsi professionali di successo basati sulle competenze lavorative e personali delle persone coinvolte. La diffusione di corsi di formazione altamente professionalizzanti è necessaria affinché il non profit riesca ad agire da protagonista nel cambiamento della realtà sociale, ruolo che è chiamato a svolgere dal progressivo smantellamento del welfare in Italia. Questo libro illustra le conseguenze di questa rivoluzione culturale in corso, presentando il settore del lavoro in Italia e all’estero, esplorando le professioni che vi sono coinvolte e le modalità per programmare il proprio percorso professionale al fine di lavorare nel non profit. Per farlo, per prima cosa occorre comprendere che lavorare nel non profit non è solo una scelta di lavoro e di carriera, ma è innanzitutto una scelta “di vita”, poiché richiede un forte senso di responsabilità e di socialità. Nel settore del non profit i candidati che si presentano ai colloqui di selezione si possono dividere tra quelli che cercano lavoro e quelli che offrono se stessi e le loro competenze, ed è la seconda tipologia quella più predisposta a un lavoro nel sociale. Chi vuole entrare a livello manageriale deve mettere a frutto le sue doti di creatività e curiosità per poi trasferirle concretamente nel lavoro. È quindi essenziale studiare tanto, documentarsi, andare in giro e osservare attentamente sia il for profit sia il non profit, fare tirocini e stage, entrare anche nei meccanismi della ricerca di profitto nelle aziende e mantenere un occhio attento alle dinamiche sociali partecipando alla vita della comunità. NoProfit_001_128.qxd 23-04-2008 16:41 Pagina 10 10 A chi lavora in questo settore sono richieste le seguenti qualità: • idealità, motivazione, energie fresche e voglia di crescere: l’organizzazione deve percepire un apporto in termini di ideali, motivazione ed energia; • idee chiare e competenze: le organizzazioni necessitano di valore aggiunto in termini di concrete competenze. Inviare curricula non è sufficiente, ma è necessario sviluppare una specifica professionalità molto ben definita. Molto utile è il “saper progettare”, una competenza chiave trasversale a molti ruoli, sia manageriali sia tecnici e operativi; • esperienze di volontariato in Italia e/o all’estero: le organizzazioni non inseriscono volentieri chi non ha mai fatto esperienze di volontariato. D’altronde se una persona è idealmente motivata, come può non “avere fatto qualcosa” prima? Fare volontariato vuol dire aver collaborato in modo non retribuito (e spesso pagando di tasca propria) con una o più organizzazioni, essere un po’ “entrati” in una parte comunque significativa del mondo “non profit”, averne conosciuto le dinamiche, spesso la disorganizzazione, la spontaneità e la vitalità. Per la selezione dei propri collaboratori, le ONG si fidano naturalmente di più di chi ha già fatto esperienze di lavoro (volontario o retribuito) sul campo nei Paesi in via di sviluppo; • lingua straniera: l’inglese è obbligatorio anche qualora si lavori in Italia in progetti locali; serve per aggiornarsi, scambiare buone prassi, lavorare in progetti europei e di cooperazione. Possibilmente una terza lingua, tra il francese (Mediterraneo, Africa) lo spagnolo o il portoghese(Sud America, Brasile). CHE COSA SONO LE ORGANIZZAZIONI NON PROFIT Le ONP secondo l’art. 2 della Costituzione sono le “formazioni sociali” cioè “corpi intermedi” tra Stato e mercato. I sistemi internazionali di contabilità, quali il SEC e lo SNA definiscono l’ONP un’unità giuridica, legalmente costituita, titolare di un’attività economica produttiva, continua, organizzata, in essere al momento della rilevazione, che per statuto non distribuisca gli utili ai soci e/o ai finanziatori. Date queste pre- NoProfit_001_128.qxd 23-04-2008 16:41 Pagina 11 2. LAVORARE NEL NON PROFIT IN ITALIA E ALL’ESTERO 11 messe, di seguito sono elencati i principali raggruppamenti di ONP e i riferimenti legislativi più importanti. • Cooperativa sociale di tipo A, B, o a scopo plurimo (AB) legge 381/9, circolare 153/96. • Associazione di volontariato legge 266/91; charity (Inghilterra). • Organizzazione Non Governativa (ONG) legge 49/1987. • Associazione di promozione sociale legge 381/2000. • Associazione sportiva dilettantistica legge 398/91. • Fondazioni di diritto civile. • Fondazioni bancarie. • Enti ecclesiastici. • Ipab. • Aziende “classiche”: S.R.L. non cooperative, S.N.C., S.A.S., con vincolo staturario di non ridistribuzione degli utili. Le ONP producono quindi un utile, ma non lo ridistribuiscono ai soci e devono reinvestirlo per scopi sociali coerenti con la propria mission. Le ONP che offrono una maggiore quantità di occupazione sono, in percentuale, le cooperative sociali, in particolare quelle di tipo A, socio-sanitarie ed educative. Dalle 1479 imprese del 1993 (Istat) alle circa 5000 del 2000 (Istat), fino alle 8656 del 2002 (Ires), con una crescita esponenziale di poco inferiore alle sei volte nel periodo 1993-2002. La cooperazione sociale di tipo B (produzione e lavoro con integrazione di soggetti svantaggiati) a sua volta cresce a un ritmo analogo a quello della cooperazione sociale in generale. Con una velocità decisamente superiore cresce al Sud, ben 38 volte rispetto al 1993, in quanto è scattato un meccanismo evolutivo che ha portato a un riequilibrio della situazione in essere nella prima parte del passato decennio. Questo “recupero” ha portato a una maggiore diffusione della cooperazione sociale italiana e a un profondo riequilibrio. NoProfit_001_128.qxd 23-04-2008 16:41 Pagina 12 12 La Classificazione Internazionale delle Organizzazioni Non Profit individua dieci aree di impegno delle ONP, in parte riprese nella “legge sulle Onlus” (Decreto legislativo 460/97): • cultura e ricreazione; • istruzione e ricerca; • sanità; • assistenza sociale; • ambientalismo; • promozione dello sviluppo della comunità locale; • tutela degli inquilini e sviluppo del patrimonio abitativo; • promozione e tutela dei diritti civili; • intermediazione filantropica e tutela del volontariato; • attività internazionali. IL MERCATO DEL LAVORO IN ITALIA E IN EUROPA Gli occupati del non profit in Italia si possono stimare in circa 1 milione di persone. Infatti tra il 1990 e il 1999 l’occupazione è quasi raddoppiata, aumentando del 30% nel periodo 1996-1999. Le cooperative sociali sono quelle che hanno quasi raddoppiato il loro numero nel periodo 1999-2002 e avuto una crescita esponenziale di poco inferiore alle sei volte nel periodo 1993-2002: dalle 1479 imprese del 1993 (Istat), alle 4651 del 1999 (Istat), alle 8656 del 2002 (Ires-Cerved Camere di Commercio). Se il non profit, come molto probabile, ha quindi solo mantenuto nel periodo 2000-2005 il ritmo di crescita 19962000 (con un 30% di aumento degli occupati), si può arrivare a una stima (ASVI -Settore R&S) di 978.000 occupati. È addirittura probabile che il dato sia sottostimato poiché le statistiche non “tracciano” mai il fenomeno del “volontario occupato”, retribuito con rimborsi spese; sono in netto aumento le Organizzazioni di Volontariato (OdV) che impiegano dipendenti; non sono considerati i contratti di prestazione occasionale. Nel 1995, secondo una ricerca della John Hopkins University, all’interno della Comunità Europea vi erano già circa 10.694.807 occupati nelle NoProfit_001_128.qxd 23-04-2008 16:41 Pagina 13 2. LAVORARE NEL NON PROFIT IN ITALIA E ALL’ESTERO 13 ONP, su 123 milioni di lavoratori. La quota di occupati nelle ONP sul totale (6%) si attesta sulla quota percentuale media di tutti gli altri Paesi sviluppati nel mondo (6,1%), ma nettamente sotto il livello degli Stati Uniti (7,8%). Tuttavia, in alcuni Paesi, quali l’Olanda, l’Irlanda e il Belgio, le percentuali di occupati sono nettamente superiori rispetto alle corrispondenti percentuali degli Stati Uniti (12,6%, 11,5%, 10,5 rispetto a 7,8% ). In altri Paesi (Gran Bretagna) tali percentuali (6,2%) sono solo leggermente inferiori. L’Italia è ultima nell’Europa dei 12, con l’1,95% contro il 6% della media UE. I settori a maggior impatto occupazionale in Europa sono soprattutto i tre fondamentali del welfare: l’educazione, i servizi sociali, la sanità (in cui sono concentrati rispettivamente il 27,4%, il 26,7%, il 18,7% del totale dell’occupazione nelle ONP). Si tratta di settori “umani” in cui non si possono sostituire i lavoratori con strumenti tecnologici o miglioramenti organizzativi, pena il peggioramento del servizio. I settori di impiego sono diversi tra Stati Uniti e Comunità Europea: nei primi la sanità ha un peso percentuale più che doppio, mentre i servizi sociali hanno un peso percentuale pari alla metà. Si può quindi osservare come in generale il settore delle ONP in Europa sia connesso con i servizi del welfare e, in particolare, con educazione e servizi sociali e sanitario. Questo fenomeno è iniziato alla fine degli anni Settanta, quando il welfare è andato in crisi e si è così cominciato a superare l’idea secondo cui le ONP siano realtà residuali dovute all’inefficienza di Stato e privati, per ritornare a considerarle come soggetti privilegiati per produrre servizi in connessione con le istanze e i bisogni della società civile. Secondo le ultime statistiche è possibile quindi suddividere i Paesi della Comunità Europea in Paesi in cui il settore dominante è quello educativo (Belgio, Irlanda e Gran Bretagna), quelli in cui predominano i servizi sociali (Austria, Francia, Germania e Spagna), quelli in cui è preponderante invece il settore sanitario (Olanda) e altri, infine, dove non predomina alcun settore in particolare. NoProfit_001_128.qxd 23-04-2008 16:41 Pagina 14 14 In Belgio, Irlanda e Gran Bretagna il settore dominante nell’attività delle ONP è quello educativo, mentre per quanto concerne le fonti di entrata delle stesse nell’educazione sono preponderanti i trasferimenti statali. In Gran Bretagna la realtà giuridica più diffusa è la charity che, essendo priva di una precisa definizione legale, viene identificata sulla base degli obbiettivi perseguiti e delle attività svolte dall’ente. I servizi sociali predominano come settore in Austria, Francia, Germania, Spagna e Italia (nello specifico, per reddito sono preponderanti i servizi sociali per Austria e Francia, per la Germania la sanità e per la Spagna l’educazione e la sanità, per l’Italia servizi sociali, sanitari, educativi e professionali). L’Olanda rappresenta un caso particolare in Europa: gli occupati ONP sono il 12,6 % del totale e sotto il profilo del reddito si raggiunge una quota considerevole, il 15,5 % del reddito prodotto totale, per il fortissimo peso che hanno le ONP sanitarie (l’85% degli ospedali sono ONP e sono vietati gli ospedali privati a fini di lucro). Importantissimo è anche il settore dell’educazione. Lo Stato sostiene direttamente le ONP in particolare proprio nell’educazione e la salute, settore in cui arriva a contribuire rispettivamente fino al 91% e al 96%. Il peso dell’intervento statale è diverso per i vari Paesi: le entrate delle ONP francesi e tedesche sono soprattutto di tipo statale, mentre quelle spagnole sono soprattutto market oriented e vedono un rilevante intervento delle donazioni private; in Austria le entrate si equivalgono. Gli Stati Uniti rispetto all’UE dimostrano minore dipendenza dal pubblico, maggiore orientamento al marketing e al fund raising. In Italia la percentuale più elevata delle entrate delle non profit è data dalla vendita di beni o servizi, anche se per alcune tipologie di organizzazioni (le cooperative sociali) la dipendenza dal settore pubblico è maggiore. Infine, secondo l’Istat (2001) le forme giuridiche di contratto per il non profit sono per l’80% contratti di lavoro dipendente, mentre il 12% circa sono contratti di collaborazione. NoProfit_001_128.qxd 23-04-2008 16:41 Pagina 15 2. LAVORARE NEL NON PROFIT IN ITALIA E ALL’ESTERO 15 PER APPROFONDIRE La costellazione delle associazioni non profit è assai variagata. Di seguito sono elencati alcuni indirizzi utili, come portali dedicati al settore, che possono fornire una prima panoramica di questa realtà e informazioni utili per bandi, corsi o ricerche di lavoro. INDIRIZZI UTILI • Associazioni Non Profit, portale che racchiude diverse associazioni operanti nel non profit, suddivise per categoria. Sono pubblicate informazioni sui bandi e finanziamenti europei, corsi e annunci di lavoro. http://www.nonprofit.viainternet.org/default.asp • CRIC (Centro Regionale di Intervento per la Cooperazione), tra le altre cose, mette a disposizione informazioni sempre aggiornate su bandi e progetti; sulla pagina principale è anche presente il collegamento “collabora con noi” per l’invio di curricula. www.cric.it • Forum del Terzo Settore, organismo di collegamento e di rappresentanza del non profit italiano, anche nei confronti delle istituzioni. www.forumterzosettore.it • Non Profit Online, portale del terzo settore che offre notizie aggiornate, rassegna stampa, forum, notizie su bandi e finanziamenti. http://www.nonprofit.viainternet.org/default.asp • Rete CGM, la più ampia rete di riferimento per la cooperazione sociale. www.retecgm.it • Terzosettore, portale italiano del terzo settore. http://www.terzo-settore.it/