I metodi colturali
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I metodi colturali
I metodi colturali Sono metodi in cui viene meno il riferimento a un modello di normalità. Gli aspetti selvicolturali sono preminenti rispetto a quelli strettamente assestamentali. La ripresa viene determinata a partire dalle esigenze colturali dei popolamenti e non in base a delle formule matematiche. Appartengono a questa categoria: • il Metodo del controllo • il Metodo colturale Metodo del controllo E’ stato inventato da un forestale francese, Adolph Gurnaud, circa un secolo fa, perfezionato da diversi assestatori e applicato soprattutto in Svizzera da Biolley. Presupposti del metodo: o Superiorità, anche produttiva, della fustaia disetanea su quella coetanea; o Azione selvicolturale capillare e intensiva, con periodi di curazione brevi; o Divisione netta tra conduzione selvicolturale (a cui spetta il primato dell’iniziativa) ed assestamento (al quale compete soprattutto il ruolo di controllo contabile dell’efficacia degli interventi selvicolturali attuati). Metodo del controllo Principi operativi del metodo rinuncia alla codificazione dettagliata e definitiva di un modello normale (tavola alsometrica o norma disetanea)che viene sostituito da: una provvigione prefissata (minimale) dopo il taglio; rapporti indicativi tra specie arboree e tra le masse legnose di trequattro gruppi di classi diametriche (piante piccole, medie e grandi); la provvigione e i rapporti tra classi sono considerati variabili nel tempo in funzione dei risultati dell’azione selvicolturale e delle prospettive che si offrono a essa; assenza di regole precise per la determinazione della ripresa che viene orientata da due caposaldi: la situazione auxometrico-provvigionale attuale; la risposta auxometrico-strutturale al trattamento adottato nei precedenti periodi di applicazione del metodo. Metodo del controllo L’assestamento con il metodo del controllo si basa su: 1) Particellari permanenti, prevalentemente fisiografici; 2) Inventariazioni successive eseguite in tempi ravvicinati (6 – 10 anni) condotte con cura e scrupolosità (la soglia di cavallettamento è pari in genere a 17,5 cm); 3) Registrazione accurata delle utilizzazioni previste e non previste dal Piano; 4) Impiego per l’inventariazione e per la registrazione delle utilizzazioni di una stessa tariffa di cubatura; 5) calcolo dell’incremento corrente delle singole particelle con il metodo del bilancio di massa (spesso suddiviso per classi dimensionali). Metodo del controllo Per la determinazione della ripresa si deve tener contemporaneamente conto: - Delle esigenze selvicolturali dei popolamenti; - Del livello e dell’evoluzione della provvigione reale nel complesso e nei singoli gruppi dimensionali; - Del livello e dell’evoluzione dell’incremento corrente reale nel complesso e nel dettaglio dei singoli gruppi dimensionali; - Del rendimento del capitale legnoso in termini di massa e di valore. Metodi per stabilire la ripresa volumetrica Incremento periodico della particella Formula camerale austriaca con opportuno periodo di conguaglio Mantenimento di un livello di prelievo che in passato si è dimostrato efficace Mantenimento di determinati rapporti indicativi tra le masse dei gruppi dimensionali Gruppi dimensionali Classi diametriche Percentuale del volume proposta da Gurnaud Trentino Svizzera Alberi grandi 50 cm e oltre 55 e oltre 50% Alberi medi 35,40,45 cm 35,40,45,50 30% Alberi piccoli 20,25,30 cm 20,25,30 cm 20% Campo di applicazione del metodo del controllo L’applicazione del metodo è legato alla convinzione della superiorità della fustaia disetanea e alla volontà di realizzarla quando sussistano i necessari presupposti. Può essere applicato a fustaie disetanee da gestire come tali e a fustaie a struttura coetanea o composita che si intendono trasformare in disetanee. Il trattamento selvicolturale si deve adeguare allo stato del bosco e ai suoi processi vitali, con l’obiettivo di ottenere il massimo effetto utile. All’assestamento è delegato il compito di misurare continuamente l’effetto, e con ciò controllare le conseguenze degli interventi. A seconda dei risultati del trattamento il gestore dovrà modificare la sua tecnica. (Biolley) In caso di notevoli eccessi in singoli gruppi dimensionali, il gestore del bosco si farà un po’ influenzare dai numeri, ma nella martellata non si atterrà né a un diametro di recidibilità né a sequenze o curve di distribuzione dei diametri, bensì compirà quelle considerazioni che per ogni gruppo di alberi debbono venir compiute nell’interesse della continuità della produzione legnosa (Biolley). Campo di applicazione del principio del controllo Il principio del controllo può essere applicato a tutti i boschi che non si voglia normalizzare né in senso coetaneo né in senso disetaneo. Sono esclusi i cedui da gestire come tali ma non quelli avviati alla conversione. Il principio del controllo è basato principalmente: - Su un certo ecclettismo selvicolturale - Sulla cura individuale dei singoli popolamenti al fine di esaltarne la capacità produttiva nonché rafforzarne la funzionalità e l’equilibrio ecologico - Sul continuo controllo della risposta dei soprassuoli alle sollecitazioni selvicolturali e sull’osservazione attenta delle tendenze evolutive nelle diverse particelle - Sull’accettazione della molteplicità, provvisorietà e mutabilità dei traguardi colturali ed assestamentali - Sulla massima considerazione dell’incremento corrente nel calcolo della ripresa Metodo degli inventari successivi o del bilancio di massa E’ nato dell’ambito di un metodo di Assestamento Forestale detto Metodo del controllo Si basa su confronto tra il volume legnoso di una stessa particella determinato a distanza di n anni con un cavallettamento totale V2 − V1 + Vu ∆V = n V2 = Volume attuale V1 = Volume n anni fa Vu = Volume delle utilizzazioni effettuate durante gli n anni Calcolo degli incrementi di volume 10 Se voglio calcolare l’incremento legnoso netto delle piante che costituiscono V1 ∆V = V2 − V1 + Vu − Pf n Dove Pf = Passaggio a fustaia. Volume delle piante che hanno superato la soglia di cavallettamento (17,5 cm) che vengono cubate tutte come piante della classe 20. Calcolo degli incrementi di volume 11 Critiche al metodo: 1. è costoso 2. è poco preciso a causa degli errori nella stima del volume che si ripercuotono più che proporzionalmente sull’incremento e3 = ± e12 + e22 con •e1 = errore assoluto sulla misura di V1 •e2 = errore assoluto sulla misura di V2 •e3 = errore assoluto sull’incremento Calcolo degli incrementi di volume 12 •Rimedi: 1.ridurre al massimo gli errori di cavallettamento mediante l’adozione di opportuni accorgimenti (vedi cavallettamento) 2.effettuare la cubatura di tutte le masse in gioco con la stessa tavola stereometrica o tariffa 3.adottare intervalli di tempo sufficientemente ampi tra due inventari successivi (minimo 10-15 anni) •Si può dimostrare che: ε3 = ± E ⋅ V12 + V22 V2 − V1 con •ε3 = errore percentuale sull’incremento •E = errore percentuale sulla cubatura di V1 e V2 Calcolo degli incrementi di volume 13 Il metodo colturale Con il nome di “metodo colturale” si definiscono diverse procedure che hanno in comune il fatto di stabilire la ripresa volumetrica, popolamento per popolamento e particella per particella con criterio colturale, cioè a partire dalle esigenze colturali dei singoli soprassuoli per quel che riguarda la composizione, la struttura, la densità e la rinnovazione. Il metodo colturale Il metodo colturale ha origine in Francia (L. Pardè, 1930). E’ stato importato in Italia per l’assestamento di fustaie coetanee in condizioni molto lontane dalla normalità sia planimetricocronologica che strutturale (situazione molto frequente nella realtà italiana) per le quali non sia inopportuno stabilire la ripresa con una formula volumetrica. Può essere applicato anche in fustaie disetanee. Sono state codificate tre procedure del metodo colturale da applicare a seconda delle condizioni di “anormalità” della compresa. Il metodo colturale 1) Procedimento selvicolturale incondizionato non viene prospettato alcun modello di bosco normale e ciò comporta anche l’assenza di parametri di maturità (turno, diametro di recidibilità, provvigione ottimale, ecc.). le prescrizioni colturali per i singoli popolamenti o singole particelle vengono formulate, caso per caso, con il solo fine di migliorare l’assetto e la funzionalità individuale dei singoli tratti di foresta. In Francia era stato proposto per la cura di boschi senza finalità produttive, di particolare valore naturalistico o ricreativo. In Italia fu introdotto pensando ai boschi molto degradati. Il metodo colturale 2) Procedimento selvicolturale orientato Viene prospettato un modello di bosco normale coetaneo, sia pure provvisorio o indicativo; Le prescrizioni colturali vengono formulate tenendo conto – ove possibile – delle caratteristiche strutturali del bosco normale (composizione, struttura, densità, ecc.) ma la cura delle singole particelle prevale sulla cura dell’insieme, cioè della compresa, negli aspetti planimetrico-cronologici. La ripresa deriva dalla stima sintetica della massa delle piante che il miglioramento dei popolamenti richiede di abbattere in ciascuna particella. L’orientamento verso un modello normale può essere espresso tramite un saggio di accrescimento normale stimato o un turno indicativo (particella coetanea) o una provvigione normale provvisoria (particella disetanea), da non superare, anche al fine di evitare interpretazioni troppo soggettive della ripresa. Il metodo colturale Cantiani propone come saggio di utilizzazione massimo da applicare per la determinazione della ripresa colturale i valori ricavati dagli studi di Patrone Abetine coetane = 3,5 % Peccete coetanee = 4,5 % Fustaie di latifoglie = 2,5 % Fustaie disetanee = 2-3% Il metodo colturale Procedimento selvicolturale integrato •Viene definito il modello normale del bosco, sufficientemente circostanziato •Viene calcolata una ripresa volumetrica con funzione di guida, e confrontata con la ripresa colturale. •Ai fini del confronto viene determinata la ripresa massima selvicolturalmente accettabile considerata come la somma di tre frazioni: Ripresa selvicolturalmente necessaria (RS1): massa degli alberi che è necessario abbattere per non peggiorare l’assetto strutturale della particella o evitare il suo degrado; Ripresa selvicolturalmente opportuna (RS2): massa degli alberi il cui abbattimento, anche se non indilazionabile, sarebbe di giovamento per l’assetto strutturale della particella Ripresa selvicolturalmente indifferente (RS3): massa degli alberi che potrebbe venire abbattuta senza pregiudizio colturale o economico. Il metodo colturale Confronto tra ripresa massima selvicolturalmente ammissibile (Rselv) e ripresa calcolata (Rcalc) Rselv= (RS1 + RS2 + RS3 ) Si calcola, con metodo opportuno, la ripresa calcolata (Rcalc) da usare come termine assestamentale di riferimento Si confronta Rcalc con Rselv Rcalc < Rs1 → Rs1 Rcalc > Rs1 → Rcalc Rcalc < Rselv Rcalc > Rselv → Rselv Il confronto tra Rselv e Rcalc avviene : - a livello di particella per le fustaie disetanee - a livello di compresa per le fustaie coetanee Presupposti per l’applicazione dei metodi colturali e del principio del controllo • Conoscenza dell’incremento corrente della particella (la ripresa va sempre proporzionata all’incremento) • Valutazione del volume o densità minimale Parametri di riferimento - Specie eliofile (pinete, lariceti): 100-150 m3/ha - Specie meofile (querceti caducifogli, peccete): 200-250 m3/ha - Specie tolleranti (abetine pure e miste, faggete): 300-350 m3/ha • Corretta interpretazione dei dinamismi evolutivi presenti nel mosaico di popolamenti forestali presenti nella particella, che sono determinati: - dai processi endogeni tipici di ciascun stadio evolutivo (competizione, senescenza, ecc.) - dalla reazione del bosco all’intervento precedente - disturbi esogeni (schianti, attacchi parassitari) Fasi evolutive di un popolamento forestale (da Oliver e Larson, 1996) Fase adulta o di maturità economica Fase giovanile Rinnovazione Fase senescente o vetusta Le fasi presenti nel mosaico di un bosco naturale (Leibundgut, 1960) TEMPO Rinnovazione Adulta Matura Senile Cadente