8) Beati i perseguitati - Parrocchia del Tabernacolo

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8) Beati i perseguitati - Parrocchia del Tabernacolo
BEATITUDINI
&
MISERICORDIA
Programma per l’anno 2015 – 2016
ADULTI e CELLULE
Martedì 17 Maggio ‘16 – 9,15
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“Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli”. (Mt. 5,10)
 “Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di
male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra
ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i profeti che furono prima di voi”. (Mt. 11-12).
«Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.»
Chi veramente ama è pronto a pagare il prezzo perché nessuno sia calpestato e offeso. Il Signore
crocifisso ne è la prova luminosa e perfino conturbante: Gesù non ha mai fatto violenza a nessuno,
preferendo piuttosto consegnarsi alla morte per amore di tutti, perfino dei suoi persecutori. Chi vuol
seguire il Maestro sa che non c’è altra strada per essere felici e rendere gli altri felici: preferire di
essere perseguitati per la giustizia, piuttosto che fare del male a qualcuno o ricorrere a mezzi ingiusti
per far trionfare la propria causa. Chi crede in Gesù, crede nella potenza della debolezza. Il discepolo
del Dio crocifisso sa che nessuna giustizia potrà essere costruita sull’ingiustizia, nessuna
riconciliazione sulla vendetta, nessuna pace sulla violenza e la sopraffazione.
A che servirebbe guadagnare il mondo intero, se poi si dovesse perdere la propria anima? Beato è chi
soffre per causa della giustizia, accettando di amare anche chi lo perseguita. L’impotenza di Dio è più
forte della potenza degli uomini! La debolezza dell’amore, vissuto in unione all’offerta del Figlio
abbandonato, è la sola vittoria che vincerà il mondo. Saperlo è già profondissima pace: “Beati gli
operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio”.
«Beati voi quando vi insulteranno... per causa mia... perché grande è la vostra
ricompensa nei cieli.»
«Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male
contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli.
Così infatti perseguitarono i profeti che furono prima di voi.»
Gesù si rivolge ora direttamente a noi, suoi discepoli. Non ci pensa come trionfatori, ma come l’umile
Chiesa della Croce che porta a tutti gli uomini il Suo Vangelo e che per questo incontra
incomprensioni, offese, persecuzioni e calunnie.
Il Maestro sa che il Suo messaggio è scomodo, perché capovolge la logica del mondo: e le beatitudini
ne sono prova evidente! Sovvertire la gerarchia dei valori e dei gusti, anteporre a tutto l’obbedienza a
Dio e il dono di sé fino alla fine, non solo appare a molti follia, ma dà anche fastidio, perché smaschera
le false verità del mondo e inchioda i potenti alle loro responsabilità, mentre esalta il diritto dei poveri
e dei deboli e il loro primato nella gerarchia del cielo. Seguire Gesù non è mai stato facile, come prova
la vita dei santi.
Eppure, è veramente bello: chi, come Lui, potrà darci la gioia di cui il nostro cuore inquieto ha tanto
bisogno? Chi ci darà l’amore di cui abbiamo fame e sete, o chi riconoscerà la dignità del nostro povero
essere, se non Lui che ci ha amati e ha consegnato sé stesso alla morte per noi? Cristo non è solo la
verità che illumina e il bene che riscalda, ma è anche l’infinita bellezza che salva, fonte di gioia e di
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pace. Perciò il Maestro ci dice: “Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei
cieli”. E ci assicura che, seguendo Lui, entriamo nella grande schiera dei profeti e dei santi e
partecipiamo sin da ora alla bellezza che un giorno ci sarà data senza misura nella città celeste.
L’uomo nuovo delle beatitudini, il discepolo amato, non sarà mai solo e proprio così vincerà il Maligno
e le potenze della morte. La sua gioia non avrà mai fine: “Beati voi quando vi insulteranno, vi
perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi
ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i profeti che
furono prima di voi”.
È “santo” colui che ha compreso e vissuto tutto questo: è l’uomo o la donna delle beatitudini. Egli vive
la gioia promessa da Gesù alle condizioni indicate da Gesù. Perciò, chi vuol tendere alla santità –
umanità piena e felice, in cui il progetto di Dio è portato a compimento – chiederà pregando con cuore
umile e fiducioso che si realizzi sempre più in lui la verità delle beatitudini: “O Signore, fa’ di me uno
strumento della Tua Pace. Dove c’è odio, ch’io porti l’amore, dove c’è offesa, ch’io porti il perdono,
dove c’è discordia, ch’io porti l’unione, dove c’è dubbio, ch’io porti la fede, dove c’è errore, ch’io porti
la verità, dove c’è disperazione, ch’io porti la speranza, dove c’è tristezza, ch’io porti la gioia, dove ci
sono le tenebre, ch’io porti la luce. O Maestro, fa’ ch’io non cerchi tanto di essere consolato, quanto di
consolare; di essere compreso, quanto di comprendere; di essere amato, quanto di amare. Poiché è
dando che si riceve, è perdonando che si è perdonati, è morendo che si risuscita a vita eterna. Amen!
Alleluja!”.
Le beatitudini di Papa Francesco
8 – Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.
La sopportazione con pazienza del rimprovero, delle derisioni, annunciare la parola di Cristo
testimoniando con la propria vita il Vangelo.
Questo ci insegna Papa Francesco. Sulla Chiesa piovono scandali, maldicenze, violenze; il Papa ci dice
che il cristiano vero non teme persecuzioni, non si spaventa, non ha paura di lottare per il proprio
credo fino ad arrivare all’estremo sacrificio della propria vita. Chi a causa della propria fede sarà
perseguitato vivrà la vita eterna e avrà la sua ricompensa nei cieli. Combattiamo le ingiustizie,
facciamo sentire la nostra voce, gridiamo affinché il nostro grido sia il grido di tutta l’umanità ferita e
violata.
Questo nostro Papa è l’amico della porta accanto, colui che telefona ai credenti che gli hanno scritto
per dire come stai e fare due chiacchiere oppure ad una donna ferita e violata, per dirle che non è sola;
è colui che appare sempre più come “uno di noi”, che sorprende per le sue battute, che fa meditare per
le sue parole, a volte dure, che scuotono le coscienze; è il “giovane” innamorato dei giovani, che
durante l’ultima giornata mondiale della gioventù ha stretto in un abbraccio cosmico e ha spronato a
“fare casino”, a fare sentire la loro voce, a non tirarsi indietro, è il Papa che si inchina mentre riceve
una regina…
E’ il papà che accarezza con gli occhi umidi una persona in carrozzina, che bacia un bimbo disabile con
estrema tenerezza, che accarezza dolcemente sui capelli un anziano, che si commuove e non lo
nasconde, che in tutto ciò che fa e che dice è estremamente umano e disarmante, che parla una lingua
semplice e comprensibile anche ai più umili, e soprattutto indirizzata a loro.
E’ colui che non vive in Vaticano perché “E’ troppo grande, e mi sentirei solo”, che è abituato a stare in
mezzo alla gente, che trae linfa vitale dallo stare con gli altri e che non è troppo abituato all’etichetta, è
colui che ci invita a pregare per la sua persona, fin dal quel suo primo affacciarsi in San Pietro.
Per tutte queste cose, per tutto ciò che ancora ci regalerai, per il tuo sorriso buono e schietto, per le tue
braccia spalancate sul mondo, pronte ad accogliere tutti, nessuno escluso, nel tuo grande abbraccio …
per queste cose GRAZIE di essere Papa in questo momento storico. L’umanità intera ha riaperto gli
occhi e si è accorta che aveva solo bisogno di ciò che l’uomo ha nel tempo dimenticato: la semplicità
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dei gesti e delle parole, la tenerezza … quella tenerezza che Francesco d’Assisi e Papa Bergoglio
lasciano trasparire dal loro vivere, dalle loro parole, dai loro gesti. Ma qualcuno doveva dirlo alle
genti; e c’è voluto questo Papa per far tornare il mondo a sperare.
Don Rodolfo Reviglio
Gesù, il grande perseguitato
L’ottava Beatitudine chiude in bellezza la sequenza con la quale Gesù ha voluto tratteggiare – per
grandi linee – la vicenda del cammino della Chiesa fino al Regno di Dio. Certamente, una prospettiva
così sconcertante e paradossale dovette spaventare non pochi ascoltatori, anche se le parole del
Maestro erano condite di bontà infinita e sostenute da miracoli non spettacolari, cioè per fare
spettacolo, ma assolutamente sovrumani.
Gesù, parlando della Beatitudine della persecuzione, ha voluto quasi dare in anticipo un segno di
quanto doveva succedergli, anzi: di quanto egli sapeva che gli sarebbe successo. «Il Figlio dell’Uomo (e
alludeva a Se stesso) deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli
scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno» (Lc 9,22).
Questo preannuncio Gesù lo ripeté più volte, fino all’ultimo, quando – nel lungo discorso di commiato
prima della passione – disse ai Dodici: “Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se
foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma io vi ho
scelti dal mondo, per questo il mondo vi odia (...). Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche
voi” (Gv 15,18-20).
La persecuzione scatenatasi su Gesù è ampiamente descritta da tutti e quattro gli evangelisti. Essa è
il culmine, con la Risurrezione, non solo degli scritti evangelici ma di tutta la vicenda di Gesù e della
storia dell’umanità. Gesù ha voluto fare sua la sofferenza dell’umanità, fino a essere “triste fino
alla morte” e a chiedere al Padre, se fosse stato possibile, di allontanare da lui quel calice di amarezza
(Mt 26,38-39).
Ma già da bambino Gesù fu perseguitato. È ancora Matteo che ce lo narra, con la fuga in Egitto e la
strage degli innocenti (Mt 2,13-18). E prima ancora, dopo il rito della circoncisione di Gesù, il vecchio
Simeone aveva preannunciato: «Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, e come
segno di contraddizione, e anche a te (Maria) una spada trafiggerà l’anima» (Lc 2,34-35).
... e noi?
Dunque, tutto in Cristo è nella prospettiva della persecuzione; e così deve essere anche per i cristiani,
cioè anche per noi. Gesù lo ha preannunciato fin dall’inizio della sua predicazione, tanto per mettere
subito tutto in chiaro e perché prendessimo sul serio la sua missione e non riducessimo la fede a una
incantevole gita di piacere.
L’ottava è la Beatitudine più descritta da Gesù: “Beati quelli che sono perseguitati per la giustizia,
perché di loro è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e diranno,
mentendo, ogni sorta di male contro di voi per causa mia” (Mt 5,10-11).
La persecuzione ci raggiunge “per la giustizia”, cioè a motivo della nostra piena fedeltà a Gesù e
coerenza con il Vangelo. Non qualsiasi persecuzione, pertanto, è portatrice di beatitudine: solo quella
scatenata contro la fedeltà al progetto di infinito amore e di suprema giustizia che riposa nel cuore di
Dio.
Osserviamo: se un cristiano vive tutte le prime sette beatitudini, finirà inevitabilmente di essere, in
qualche modo, perseguitato. Se nessuna persecuzione ci raggiunge – è terribile dirlo, ma è vero – è
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segno che non viviamo pienamente le beatitudini. Nessun vero cristiano è dispensato dal soffrire
persecuzione! Gesù più volte ci ha detto: “Non abbiate paura!” (cf Mt 10,28).
È bene che su questo punto approfondiamo, ciascuno per suo conto, la riflessione... e che impariamo a
non sottrarci mai all’odio e alla persecuzione di chi combatte Gesù nei suoi discepoli.
Per la causa della giustizia
Ma di che giustizia parla Gesù? L’abbiamo già accennato. Si tratta della piena fedeltà a Gesù e della
coerenza al Vangelo. Purtroppo assistiamo quasi ogni giorno a fatti di ingiustizia, di corruzione, e i
giornali sembrano divertirsi nel segnalare tali ingiustizie.
Dovremmo, noi cristiani per primi, seminare intorno a noi, sia con la testimonianza del nostro
comportamento e poi anche con le parole, uno stile di fedeltà e di coerenza. Anche a noi Gesù dice:
“Non abbiate paura!”. Oggi la persecuzione, nelle nostre terre, non si scatena contro chi dice di essere
cristiano, ma può facilmente scatenarsi contro chi ha il coraggio di portare la propria coerenza
evangelica fino alle ultime conseguenze.
Oggi non è facile vivere le Beatitudini, eppure siamo tutti chiamati a viverle fino in fondo, con Gesù. E
in fondo troveremo l’odio, la derisione, la persecuzione. Essere onesti in un consiglio di
amministrazione, conservare la purezza del cuore in ogni impresa, essere staccati dal denaro e dalle
false ricchezze, mantenerci miti e umili quando altri vorrebbero coinvolgerci in imprese di prepotenza
e di sopruso, esigere da tutti la misericordia soprattutto nei riguardi dei poveri e dei deboli... è tutto
un mondo da ricostruire, rifacendo le fondamenta, che non possono essere altro che le fondamenta
delle Beatitudini! A ciascuno di noi, Gesù chiede di ascoltarlo e di imitarlo... e di pregare per chi ci
perseguita! (Matteo 5,44).
“Il Regno dei Cieli”
Il “Regno dei Cieli” è la ragion d’essere di tutte le Beatitudini. I “Cieli” indicano Dio stesso, la Sua
infinita ed eterna Vita di santità e di amore. Dio dunque, se viviamo le Beatitudini, è “nostro”! Cioè
vive in noi, e noi viviamo in Lui, viviamo di Lui!
È il premio massimo, inaudito eppure logicissimo. Se Dio ci ha creati capaci di conoscerlo e di amarlo,
è solo perché vuole ammetterci per sempre alla sua stessa Vita. E questa semplice verità della fede
deve diventare il nostro pungolo quotidiano, l’assillo gioioso di ogni nostra azione: siamo proiettati – e
ora, sì, possiamo dirlo – nell’Infinita Beatitudine che è Dio.
Nessuna religione al mondo è capace di un progetto così paradossale eppure così splendido. Nessun
itinerario umano, sia pure descritto dal più grande filosofo o sapiente o benefattore, è in grado di stare
accanto all’itinerario delle Beatitudini!
Non è necessario cercare nei ragionamenti astratti la verità del Cristianesimo: basta entrare nella
logica concretissima delle Beatitudini, cioè nella logica stupenda di Dio, di Gesù Cristo! Proviamo a
rileggere tutta la vita di Gesù alla luce delle piccole otto Beatitudini, e resteremo stupefatti ed
entusiasti.
Grazie, Gesù, perché sei venuto fra noi, uno di noi, a vivere queste otto immagini di Dio. E lo hai fatto,
lasciandoti perseguitare e uccidere! Ora, con te, non abbiamo più timore. Con te vogliamo camminare,
anzi correre, verso il Regno dei Cieli!
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