Lolita e le altre

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Lolita e le altre
Lolita e le altre “Attenuanti generiche”: sarebbe la richiesta che la Corte di Cassazione, la scorsa settimana, ha “caldeggiato” rinviando nuovamente in Appello il pedofilo Pietro Lamberti, 60 anni. Questo è avvenuto pur riconoscendone la colpevolezza nell`aver abusato sessualmente di una bambina di 11 anni a lui affidata. Un pedofilo se si presume innamorato delle sue vittime è materialmente un po` meno condannabile, dunque. Probabilmente è lo stesso principio a cui si fa riferimento per “sconti” di pena a stalkers e femminicidi. Ma se da una parte si attenua una colpa, inevitabilmente dall`altra si colpevolizza indirettamente la vittima. Questo è il danno maggiore che simili sentenze causano: legare in una sorta di corresponsabilità chi offende e chi è offesa. Inserire nella casistica “storia d’amore” atti libidinosi che sfruttano la posizione di subalternità psicologica e materiale di una minore è un ulteriore attacco all’integrità psicologica di quest’ultima. E’ come affermare che l’abuso subito è stato parzialmente causato da una disponibilità non negata (da parte di chi tale disponibilità non è in grado di gestire, però). Nella semplicità concettuale di una undicenne cosa rimarrà di tutto ciò? Che il suo aggressore ( perché di aggressione si tratta) era un “innamorato” e che a causa sua è stato condannato. Come potrà la bambina crescere e volersi bene confondendo l’amore con la violenza? La libertà di scelta con la manipolazione? Mi domando, inoltre, se la bambina fosse stato un bambino, i giudici sarebbero stati cosi comprensivi? Dalla “Lolita” di Nabokov si comprende e si esplicita quale idea della donna alberghi nella mente di molti uomini: una creatura da crescere e plasmare a misura delle proprie esigenze sessuali deviate pretendendone, per di più, una sorta di complicità. Per buona pace di tutti i moralisti e violentatori che tali non si qualificano. La giovane età della donna è un valore aggiunto nel “rapporto asimmetrico”, sogno non confessato di ogni uomo occidentale. In altre società è tutt’oggi espresso palesemente e quotidianamente nei matrimoni che vedono le “spose bambine” vittime silenziose. Il caso di Catanzaro potrebbe essere spunto per considerare quali norme preventive mettere in campo nella tutela delle minori in quanto appartenenti al genere femminile e, quindi, nell’ambito della lotta alla violenza di genere. Perché, a mio avviso, è di questo che si tratta. Gli abusi su minori maschi hanno una specificità diversa da quella su minori femmine. Questi ultimi hanno una sorta di legittimazione culturale nell’iniziazione della donna al suo ruolo nella società, cioè quello di essere subalterna all’interno del modello patriarcale. Non è casuale che la maggioranza dei casi rilevati avvenga in ambito domestico: un padre, un nonno, uno zio, un amico di famiglia spesso sono gli aggressori. Ma i casi “rilevati” sono la solita punta di iceberg per un problema strutturale che riguarda tutta la società nel suo complesso. Se ne parla ancora troppo poco e come fatti di cronaca isolati. Spesso si identifica l’accaduto con la problematicità di una famiglia in particolare perdendo di vista la filigrana che unisce tristi storie che si rinnovano a volte di madre in figlia. Solo la consapevolezza del proprio valore e del proprio diritto ad avere una vita non manipolabile può spezzare la catena del non detto, anche tra donne. Dove una madre rimuove l’abuso subito da piccola, a volte, c’è il doloroso e inconscio volere di rimuovere un abuso subito dalla propria figlia. La ragione imporrebbe che si caldeggiassero “aggravanti specifiche”. Elisabetta Brizzi UDILab Monteverde 16 dicembre 2013 Lolita e le altre “Attenuanti generiche”: sarebbe la richiesta che la Corte di Cassazione, la scorsa settimana, ha “caldeggiato” rinviando nuovamente in Appello il pedofilo Pietro Lamberti, 60 anni. Questo è avvenuto pur riconoscendone la colpevolezza nell`aver abusato sessualmente di una bambina di 11 anni a lui affidata. Un pedofilo se si presume innamorato delle sue vittime e` materialmente un po` meno condannabile, dunque. Probabilmente e´ lo stesso principio a cui si fa riferimento per “sconti” di pena a stalkers e femminicidi. Ma se da una parte si attenua una colpa, inevitabilmente dall`altra si colpevolizza indirettamente la vittima. Questo e` il danno maggiore che simili sentenze causano: legare in una sorta di corresponsabilita` chi offende e chi e`offesa. Inserire nella casistica “storia d’amore” atti libidinosi che sfruttano la posizione di subalternità psicologica e materiale di una minore è un ulteriore attacco all’integrità psicologica di quest’ultima. E’ come affermare che l’abuso subito è stato parzialmente causato da una disponibilità non negata (da parte di chi tale disponibilità non è in grado di gestire, però). Nella semplicità concettuale di una undicenne cosa rimarrà di tutto ciò? Che il suo aggressore ( perché di aggressione si tratta) era un “innamorato” e che a causa sua è stato condannato. Come potrà la bambina crescere e volersi bene confondendo l’amore con la violenza? La libertà di scelta con la manipolazione? Mi domando, inoltre, se la bambina fosse stato un bambino i giudici sarebbero stati cosi comprensivi? Dalla “Lolita” di Nabokov si comprende e si esplicita quale idea della donna alberghi nella mente di molti uomini: una creatura da crescere e plasmare a misura delle proprie esigenze sessuali pretendendone, per di più, una sorta di complicità. Per buona pace di tutti i moralisti e violentatori che tali non si qualificano. La giovane età della donna è un valore aggiunto nel “rapporto asimmetrico”, sogno non confessato di ogni uomo occidentale. In altre società è tutt’oggi espresso palesemente e quotidianamente nei matrimoni che vedono le “spose bambine” vittime silenziose. Il caso di Catanzaro potrebbe essere spunto per considerare quali norme preventive mettere in campo nella tutela delle minori in quanto appartenenti al genere femminile e, quindi, nell’ambito della lotta alla violenza di genere. Perché, a mio avviso, è di questo che si tratta. Gli abusi su minori maschi hanno una specificità