URBANe - Trucioli Savonesi
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URBANe - Trucioli Savonesi
URBANÉ APPUNTISAVONESIDIPIANIFICAZIONE TERRITORIALE NUM ERO ZERODUE -GENNAIO 2007 SOM M ARIO All ombradelleideesbagliate Memorabilia Il convegnosavonesesullasalvaguardiadellafasciacostiera Dibattito sul progetto del porto turistico allaMargonara LaMadonnetta Torri Il portoelacittà Del architecturesauvage Marketingterritoriale Frontemared antan Postcard Allombra delle idee sbagliate di LucaUrbinati Nonti sfuggainfine l asomigl ianzadel l e ombre conl e idee;infatti sial e ombre siaanche l e idee non sono contrarie dei contrari. Inquesto genere, attraverso unasol aspecie, siconosce ilbel l o e ilturpe, ilconveniente e l o sconveniente, ilperfetto e l imperfetto, ilbene e ilmal e. Infatti ilmal e, l imperfetto e ilturpe nonhanno idee proprie concui siano conosciuti;poichétuttaviasidice che sono conosciuti e nonignoti, e quanto èconosciuto intel l igibil mente l o èattraverso l e idee, al l orailmal e, l imperfetto e ilturpe vengono conosciuti inunaspecie al trui, nonnel l apropria, che nonesiste affatto. Infatti quel che èaessiproprio, èunnon-ente nel l ente o (perdirl apiùchiaramente)undifetto nel l effetto. 1 Il numero zerodue di Urbanéaffronta il tema della pianificazione costiera savonese con una monografia che, da diverse angolazioni, intende offrire spunti di riflessione forse inediti e sicuramente poco approfonditi nellambito savonese. Con unulteriore testimonianza, dunque, la proposta editoriale cresce, rafforzandosi con i preziosi contributi esterni ospitati nelle pagine di questa seconda simulazione della rivista, tanto che forse non sembra cosìlontano il momento del primo numero ufficiale dellambizioso progetto. Ma veniamo al dunque. Da oltre un decennio, molti sostengono che Savona necessiti di un nuovo porto turistico e che questa infrastruttura debba essere realizzata al confine con il Comune di Albissola Marina, nella zona denominata Punta Margonara. La costa, nel tratto interessato dalla nuova infrastruttura per la nautica, è una falesia posta immediatamente a ridosso dellimboccatura portuale del bacino di Savona, nella quale coesistono alcune emergenze morfologiche (Punta Margonara, lo scoglio della Madonnetta e gli scogli della Margonara),Rio Termine, la Strada Aurelia e spontanei agglomerati di baracche costruiti nel tempo per la fruizione balneare del litorale. LAutorità Portuale di Savona, a partire dagli anni 90, si è fatta promotrice dellintroduzione negli strumenti di pianificazione sovraordinati delle necessarie previsioni per il polo nautico che, di fatto, è contemplato dal Piano territorial e di coordinamento degl i insediamenti produttivi del l areacentral el igure (PTCP-ACL - 1997)e dal Piano territorial e di coordinamento del l acosta(PTCC - 2000).Nel giugno 1998, lAutorità Portuale intraprese la ricerca di soggetti interessati alla realizzazione e alla gestione del porto turistico, giungendo, nel gennaio 1999, allaffidamento della progettazione preliminare del futuro approdo alla società Porticciol o di Savonae di Al bissol aMarinaSrl . Il primo progetto preliminare, redatto dagli architetti Avagliano e Gambardella, fu presentato del dicembre 1999, e successivamente vennero avviate le procedure approvative nelle 1. Ventunesima intenzione tratta da Giordano Bruno, DE UMBRISIDEARUM -Le ombre del l e idee. Coinvol genti l arte di Ricercare, Trovare, Giudicare, Ordinare e Appl icare:esposte perunascritturainteriore, e non vol gari operazioni con l amemoria. - (1582), Egidio Gorbino, Parigi (fonte http: //www.filosofico.net). 3 opportune sedi istituzionali, che si concretizzarono in un complessivo parere favorevole espresso dalla conferenza di servizi deliberante del maggio 2003, condizionato alle future prescrizioni del Ministero dellambiente in merito alla Valutazione dimpatto ambientale relativa al Piano regolatore portuale (PRP). Nellottobre 2005 unulteriore conferenza di servizi stabilì che il progetto preliminare depositato dovesse essere adeguato alle prescrizioni contenute nella delibera regionale di approvazione del PRP del Porto Savona-Vado. Così, nel marzo 2006, la Porticciolo di Savona e di Albissola Marina Srl presentòallAutorità Portuale di Savona una nuova versione del progetto preliminare, in forma di studio di fattibilità, redatto dallarchitetto Fuksas, che fu oggetto di presentazione pubblica presso la sede dellUnione Industriali di Savona nel giugno dello stesso anno, senza peraltro formalizzarne il deposito presso le amministrazioni comunali interessate. Il Comune di Savona, a breve, intende avviare una discussione in Consiglio comunale al fine di esprimersi sulla nuova proposta progettuale. Secondo i sostenitori delliniziativa, il nuovo porto turistico savonese contribuirà a riqualificare il tratto costiero interessato e darà un impulso significativo alleconomia turistica locale del comprensorio;per contro, le voci avverse sostengono che loperazione si tradurrà nellennesimo danno ambientale al patrimonio naturale costiero, giustificato esclusivamente dalla volontà politica di accontentare immotivati interessi finanziari e immobiliari. A prescindere dalle posizioni ideologiche, vi sono comunque interessanti novità a Savona, e per coglierne la portata bisogna innanzitutto convincersi che i paradigmi della pianificazione urbanistica stanno cambiando in fretta e occorre pertanto adeguare i modelli interpretativi alle attuali situazioni. È una nuova fase dellurbanistica quella che stanno vivendo anche le piccole realtà di provincia: la pianificazione territoriale classica, infatti, si sta rapidamente trasformando in una sorta di urbanistica dello spettacolo 2, come parimenti succede in altre città italiane e straniere. Ai consolidati schemi delle iniziative immobiliari classiche, vengono oggi affiancati nuovi modelli per lo sviluppo delle città e la trasformazione del territorio che interessano in modo sempre piùdiffuso le aree demaniali, favorendo così la valorizzazione immobiliare del patrimonio territoriale dello Stato e mettendo in campo un articolato meccanismo di formazione del consenso, che pare piùintimamente collegato alle tecniche pubblicitarie che alla pratica urbanistica tradizionale. Fautori di queste iniziative non sono le amministrazioni comunali ma enti-promotori come lAutorità Portuale e la stessa Agenzia del Demanio. Di concerto con le locali associazioni di categoria, con le imprese legate alla cooperazione e con singole forze imprenditoriali, intervengono direttamente nella gestione territoriale, alla stregua di promotori immobiliari, in virtùdi un tacito principio di sussidiaria delega pianificatoria concessa loro dai comuni, che ormai sempre piùspesso non sono neppure in grado di approvare il Piano urbanistico comunale (PUC). Venendo quindi a mancare lindirizzo di un organo elettivo, che deve pur rispondere ai cittadini che rappresenta, le nuove operazioni di trasformazione territoriale gestite da questi enti-promotori si fanno sempre più disinvolte, raggiungendo frontiere 2. Intenzionale riferimento a La societàdello spettacolo (1967), di GuyErnest Debord. 4 inesplorate nel campo della valorizzazione immobiliare, come, ad esempio, la costruzione di palazzine su aree demaniali vergini, che da sempre è stato considerato un tabù difficile da rimuovere. E quanto più la proposta è spregiudicata, tanto più la sua giustificazione è categorica. Quando infatti non è possibile legittimare una significativa operazione di trasformazione territoriale con il preminente interesse pubblico attraverso dei dati socio-economici oggettivi che dimostrino inequivocabilmente un tangibile vantaggio per la collettività, gli enti-promotori della trasformazione fanno ormai ricorso alle tecniche proprie dello spettacolo, creando delle suggestioni, delle immagini forti che si traducono in affermazioni perentorie, dei falsi indiscutibili, 3 sui quali viene fondato e costruito il necessario consenso degli amministratori pubblici e di una larga parte dei cittadini, che cedono alle lusinghe di un immaginario spettacolare proposto come una concreta opportunità di sviluppo. Anche considerando il panorama nazionale, il caso savonese è significativo. La scorsa estate, infatti, ha preso forma una singolare teoria urbanistica che afferma lesigenza di dotare il capoluogo di provincia, oltre che della nuova infrastruttura per la nautica, anche di un landmark nel paesaggio costiero. Tale congettura si fonda sul bisogno, fortemente sentito da alcuni, di rendere identificabile con certezza la città di Savona, ridisegnandone il paesaggio costiero: marcandolo, appunto, in modo inconfondibile con una torre di circa centoventi metri di altezza, piazzata sul molo frangiflutti del futuro porto turistico. La torre-faro, secondo le intenzioni del progettista, dovrebbe ricostituire il giusto rapporto di proporzioni stereometriche tra la linea di costa e le grandi navi da crociera che faranno ingresso nel porto di Savona, segnalando inoltre la presenza della città con luminarie visibili fino a Genova. La nuova strategia urbanistico-spettacolare è bene sintetizzata in un articolo, a firma di Paola Pierotti, pubblicato dal portale di Internet Demanio Real Estate, 4 dellAgenzia del Demanio: «Costruire sullacqua. Abitazioni galleggianti, alte torri che come fari caratterizzano nuovi skyline urbani, isole artificiali con architetture che ospitano mix integrati di funzioni o ancora intere città nate dal nulla. Sono architetture-icona firmate da grandi star dellarchitettura internazionale, realizzate in città che hanno riscoperto nel rapporto tra città e mare il volano per lo sviluppo economico e loccasione per essere forze attive nel quadro della competitività internazionale. Nel nostro Paese il binomio archistar e localizzazione sul mare è strategia di marketing urbano: le costruzioni sullacqua normalmente non sono infatti interventi risolutivi di una problematica urbana diffusa, una tendenza alla conquista di spazi marittimi per risolvere problemi di densità urbana, ma landmark che danno qualità aggiunta alla trasformazione della città. ( ) ». Urbanistica e architettura spettacolari, appunto. Negli Emirati Arabi Uniti, sulla costa del Golfo Persico a Sud di Dubai sono in corso di realizzazione le Palm Islands, isole artificiali disposte in modo tale da formare 3. Definizione di Guy Ernest Debord ne Commentari sulla società dello spettacolo (1988). A proposito del falso indiscutibile, lintellettuale francese scrive: «Il solo fatto di essere ormai indiscutibile ha fornito al falso una qualità del tutto nuova. Allo stesso tempo, il vero ha smesso di esistere quasi dappertutto, o nel migliore dei casi si è visto ridotto allo stato di ipotesi indimostrabile. Il falso indiscutibile ha ultimato la scomparsa dellopinione pubblica, che in un primo tempo è stata incapace di farsi sentire; e in seguito, molto rapidamente, anche solo di formarsi. Naturalmente ciòprovoca conseguenze importanti nella politica, nelle scienze applicate, nella giustizia, nella conoscenza dellarte». Traduzione di Fabio Vasarri per SugarCo Edizioni Srl - Milano. 4. Fonte http://www.demaniore.com Sotto: la costa degli Emirati Arabi Uniti nei pressi di Dubai. Sono visibili, dallalto, la città di Dubai, larcipelago artificiale The World, in fase di costruzione, e le isole artificiali The Palm Jumeirah, prossima allinaugurazione, e The Palm Jebel Ali in fase di completamento.5 il disegno un albero di palma. Le isole artificiali conterranno un complesso residenziale composto da 500 appartamenti, 2.000 ville, 25 hotel e 200 negozi di lusso, diversi cinema e un parco marino contenente alcune vasche per balene e delfini. Ogni isola, avrà poi un proprio porto turistico con ormeggi per 150 yacht e 50 super yacht. La Palma di Jumeirah è vicina allinaugurazione, la Palma di Jebel Ali è in fase di completamento e a questa si aggiungerà una terza palma, a Deira, ancora in fase di progetto. Poco più a nord della Palma di Jumeirah è prossimo alla realizzazione The World, un arcipelago artificiale composto da 300 isole che formeranno il disegno del planisfero terrestre, mediante lo spostamento di 500 milioni di metri cubi di sabbia del deserto. 5. Ripresa satellitare tratta dal Google Earth (server kh.google.com). 6 In basso: i lavori marittimi per la realizzazione delle isole dellarcipalago artificiale The World. 6 Sotto il dispotismo illuminato dello sceicco Mohammed bin Rashid al-Maktoum, negli ultimi anni, lEmirato di Dubai si sta trasformando nella nuova icona globale dellurbanistica immaginata, 7 grazie ad altri megaprogetti quali: Burjal-Arab (lalbergo più alto e più lussuoso al mondo costruito anchesso su unisola artificiale), Hydropolis (un albergo di lusso sottomarino di 220 camere con vista sui fondali del Golfo Persico), Dubai Waterfront (ulteriori 81 chilometri quadrati di isole artificiali variamente composte), BurjDubai (circa 800 metri di altezza, ledificio più alto della Terra), Madinat Al Arab (il progetto per il migliore skyline costiero al mondo da realizzare costruendo nuovi edifici di pregio), Dubai Sports City (un complesso sportivo di 7,5 chilometri quadrati), Golden Dome (uno dei più voluminosi edifici al mondo, 455 metri di altezza, 500.000 metri quadrati di uffici e spazi commerciali, oltre a 3.000 appartamenti residenziali), Dubailand Ski Dome (una cupola di vetro nel deserto, contenente 6.000 tonnellate di neve per praticare sport invernali). Questo originale modello di sviluppo è frutto di una precisa strategia di marketing territoriale che si prefigge di creare un nuovo tipo metropoli moderna: una specie di ibrido tra una capitale della finanza e Las Vegas, in previsione di un futuro ormai prossimo nel quale si esauriranno le scorte petrolifere mondiali e occorrerà riconvertire leconomia dei paesi arabi verso i nuovi mercati della finanza internazionale e del turismo di lusso. Non stiamo dunque sperimentando nulla di nuovo a Savona, da altre parti osano ben di più. Occorre tuttavia rimarcare che dietro ai visionari progetti dello sceicco di Dubai geograficamente vi è il deserto e finanziariamente una delle più floride economie del capitalismo mondiale. 6. Fonte: http://www.privateislandsonline.com 7. Definizione tratta dallarticolo di Mike Davis Un paradiso sinistro, pubblicato su Tom Dispatch, nella traduzione per Eddyburg di Fabrizio Bottini (fonte http://eddyburg.it). 7 Come spiegare quanto sta oggi accadendo a Savona? La città si era ormai abituata con rassegnazione allo storico landmark della Fortezza del Priamar, il manufatto che i genovesi iniziarono a erigere a partire dal 1542, attraverso la sistematica demolizione di una serie di importanti edifici sacri e civili, cancellando per sempre il vecchio quartiere di Santa Maria. Sembrava quasi un paradosso il fatto che lemblema della sconfitta e della distruzione della città antica potesse diventare, anche se a distanza di qualche secolo, il simbolo della città stessa, e che nel completo riuso del complesso monumentale fossero riposte le speranze per un futuro rilancio culturale, turistico ed economico. Forse occorrevano altri stimoli, e di conseguenza gli ultimi anni sono stati fortemante innovativi sul versante della produzione edilizia, funzionale, secondo alcuni, a precisi scenari di sviluppo economico. Così, dopo lavvio degli interventi di trasformazione del waterfront cittadino, progettati dallarchitetto Bofill, che rappresentano un significativo e controverso precedente urbanistico, la ventata di novità portata dal Tornado dellarchitetto Fuksas ha definitivamente risvegliato la città dal torpore. Una suggestione troppo forte quella di una comoda teoria di marketing territoriale di provincia, per di più rafforzata da un brand architettonico allultimo grido. Da subito il programma ha trovato molti autorevoli sostenitori: «Savona come Dubai! » avranno pensato. Il recente convegno sul tema della salvaguardia della fascia costiera, organizzato da Italia Nostra, pur offrendo spunti ben più meritevoli di approfondimento, ha dato involontariamente la stura a una serie di discussioni e confronti serrati tra le opposte scuole di pensiero, quasi esclusivamente in merito allinterpretazione iconografica del landmark proposto dallarchitetto romano. Latteggiamento troppo superficiale degli organi di stampa ha poi contribuito a sviare lopinione pubblica dalla vera sostanza del problema. Non si tratta di una questione estetica, è un problema etico. Sarebbe quindi conveniente riportare le questioni urbanistiche allinterno di una discussione non viziata da ingiustificate derive, alimentate dalle suggestioni pubblicitarie e dalle strumentali semplificazioni in cui sovente cadono certi amministratori e una larga parte dellopinione pubblica. Occorre tenere ben presente il fatto che alle nostre spalle non vi è il deserto, nétantomeno un florido tessuto economico pronto ad assorbire qualunque bizzarria imprenditoriale e progettuale. Davanti a noi si prospetta un futuro incerto che non va ipotecato aderendo pedestremente a scenari di sviluppo e a progetti carenti nella motivazione. Tecnicamente si potrebbe argomentare che i 128 nuovi posti di lavoro dichiarati dai proponenti, a fronte del finanziamento a fondo perduto di una quota corrispondente a circa il 20% dellinvestimento necessario per la realizzazione del porto turistico, 8 appaiono poca cosa, tenendo conto che per lulteriore congestione veicolare sulla Via Aurelia, procurata dal traffico indotto dal nuovo approdo turistico, non viene fornita alcuna soluzione. Sorvolando sulle questioni architettoniche, che meriterebbero ben altri approfondimenti, appare singolare che il primo progetto preliminare del porto turistico e il recente studio di fattibilità non contengano unAnalisi costi- 8. Dati desunti dalla Relazione istruttoria redatta da Europrogetti & Finanza Spa, per la richiesta di ammissibilità ai contributi previsti dal Patto territoriale della Provincia di Savona, depositata dai proponenti presso I.P.S. (Insediamenti Produttivi Savonesi). 8 benefici, che permetterebbe di accertare leffettiva sussistenza del preminente interesse pubblico delloperazione. Appare quindi fin troppo facile liquidare la proposta come sospetta e poco circostanziata, ma tale atteggiamento presterebbe il fianco a quanti agitano lo spettro dellimmobilismo. Occorre invece essere propositivi. Non si tratta pertanto di avversare a priori il progetto di un porto turistico a Savona, semmai si tratta di dimostrarne leffettiva esigenza alla luce di approfonditi studi di settore e di valutazioni obiettive e di stabilirne la migliore ubicazione, in funzione delle scelte strategiche della città e del comprensorio, evitando di consumare inutilmente delle risorse territoriali non ancora compromesse. Per meglio inquadrare il programma urbanistico appena enunciato, vorrei recuperare limportante concetto espresso nel mese di ottobre dello scorso anno dal Sindaco di Savona, Federico Berruti, a proposito dellesigenza di indire una Conferenza strategica sul futuro della città entro la metà del 2007: «La conferenza dovrà concentrarsi sul tema: quale idea di città tra venti anni?Porto, turismo e commercio, università, ricerca e innovazione sono i temi sui quali darci obiettivi condivisi. La strategia urbanistica deve essere figlia di questa idea di città». 9 Se il binomio porto turistico alla Margonara e Torre-faro può rappresentare una risposta ai problemi dello sviluppo delleconomia locale, un Piano strategico per la città potrà sicuramente analizzare tutti gli aspetti non ancora indagati e proporre, nellevenienza, delle alternative concrete allintervento o semplicemente delle modifiche, tutte supportate da un più corretto approccio tecnico e amministrativo. Visto il perdurare della situazione di stallo del nuovo PUC, la prospettiva di dotare Savona di un Piano strategico pregno di contenuti programmatici, di consapevolezza, di slancio ideale, di rigore e di vera partecipazione democratica potrebbe forse rappresentare la vera novità nel panorama amministrativo locale e forse potrebbe costituire un primo segnale concreto del rinnovamento da molti auspicato. In questottica la pianificazione territoriale tornerebbe a essere promossa pienamente dallamministrazione comunale, organo elettivo espressione della comunità, e verrebbero finalmente a cessare gli anomali interventi sussidiari di soggetti che non rappresentano, di fatto, gli interessi diffusi della collettività. I piani strategici, ormai da qualche anno, sono stati adottati da diverse amministrazioni comunali italiane quale strumento fondamentale per la costruzione e la condivisione futura del loro territorio. Vorrei riportare alcuni brani tratti dalla premessa del Piano strategico del Comune di Pergine Valsugana, 10 che illustrano, in questa prospettiva, le ragioni e i significati della pianificazione strategica. «Un piano strategico è qualcosa di più di un piano di sviluppo. Qualcosa di diverso. È un progetto di futuro. È un disegno collettivo che si propone di orientare le traiettorie del cambiamento e le trasformazioni concrete di una città o di un territorio verso un orizzonte di lungo periodo, verso uno scenario possibile e desiderato. Il piano strategico non è, da questo punto di vista, il piano del Comune: CONTINUA NELLULTIMA PAGINA 9. Intervista di Antonella Granero, pubblicata su Il Secolo XIX. 10. Pergine Valsugana (TN), 18.833 abitanti. Brani tratti dal Piano strategico Pergine 2015, redatto nel gennaio-marzo 2004 e approvato nel marzo 2005 (fonte: http://www.comune.pergine.tn.it) Memorabilia accadimenti in primo piano Celle Ligure, 24novembre 2006 Cultura e politica amministrativa Incontro-dibattito sul tema della democrazia partecipata Il Laboratorio delle associazioni ha organizzato un incontro a Celle Ligure avente per tema la democrazia diretta e in particolare il bilancio partecipativo nelle pubbliche amministrazioni. Sono intervenuti Paolo Bertolotti, segretario del Movimento di Partecipazione di Genova e Mauro Denevi, redattore de Il Domani, rivista della partecipazione. Vado Ligure, 12 dicembre 2006 Concorso Master plan per la sistemazione delle aree del fronte mare Il concorso a procedura ristretta, bandito dallI.P.S. (Insediamenti Produttivi Savonesi), per la sistemazione urbanistica del waterfront vadese, futura cerniera tra le aree a destinazione urbana e gli antistanti interventi previsti dal piano portuale (piattaforma multipurpose), è stato vinto dal gruppo di progettazione coordinato dallarchitetto Paolo Cevini 11 di Genova. 11. Progettista Capogruppo: Gruppo di progettazione: Collaboratori: Consulenti: Savona, 12 dicembre 2006 Corso di formazione Conoscere per partecipare La Società Operaia Cattolica Nostra Signora di Misericordia di Savona ospita la presentazione del corso di formazione Conoscere per partecipare,i grandi temi dellAmministrazione Comunale,che lingegnere Roberto Cuneo terrà con cadenza settimanale, dal 9 gennaio 2007 al 21 febbraio 2007, per sette incontri complessivi. Il corso disporrà di una specifica pubblicazione di supporto e documentazione, consistente in un volume edito da NATRUSSO Communication. I temi trattati nel volume, che saranno ampliati nel corso delle lezioni del corso di formazione da ulteriore materiale documentario, sono i seguenti: - gli organi del Comune, la Città ed il suo ambiente; - piano Urbanistico Comunale; - il bilancio e la gestione economico finanziaria; - le opere pubbliche e le partecipate; - circoscrizioni, qualità della vita; - i meccanismi della discussione; - il ruolo ed i suggerimenti per un consigliere. Prof. Arch. Paolo Cevini Arch. Pietro Cevini, DAPPOLONIA S.p.a., IDROTEC S.r.l, VIOLA Ingegneri & Architetti Associati, LAND S.r.l., Prof. Arch. Annalisa Calcagno Maniglio Arch. Andrea Zampino (giovane professionista), Arch. Nicoletta Piersantelli, Arch. Dong Sub Bertin, Arch. Eum Sungouk, Arch. Francesca Benedetto Prof. Tiziano Mannoni 10 A sinistra: copertina del libro Savona città narrata. Sotto: la risposta dellartista Vandereycken (Belgio) al progetto di mail art Behind San Lorenzo/Dietro San Lorenzo - Tra la chiesa e il cielo. Varigotti, 28dicembre 2006 Mail Art Behind San Lorenzo Savona, 16 dicembre 2006 Editoria Savona cittànarrata - Il Ponente savonese dalle Alpi al mare Presentazione al Palazzo della Sibilla sul Priamar dei due libri Savona cittànarrata e Il Ponente savonese dalle Alpi al mare, pubblicati da Viennepierre e curati da Silvio Riolfo Marengo. I due volumi contengono, le testimonianze di centoquaranta protagonisti della cultura, della vita politica, economica e sociale di Savona e della sua provincia. Un ritratto inedito e contraddittorio di una parte della riviera alla ricerca di una nuova identità. Savona, 16 dicembre 2006 Società Occupazione a Villapiana Il Collettivo Barricata, gruppo costituito da giovani savonesi, occupa la sede del dismesso Mercato rionale coperto di Piazza Bologna, nel quartiere di Villapiana. Il Centro Civico Roberto Fontana di Varigotti ospita fino all8 gennaio 2007 la mostra di arte postale: Behind San Lorenzo/Dietro San Lorenzo - Tra la chiesa e il cielo. Nella mostra sono esposte le quasi duecento risposte inviate da tutto il mondo che gli artisti postali hanno elaborato partendo da un semplice stimolo inviato loro per posta: un foglio bianco da riempire liberamente come sfondo alla chiesa di San Lorenzo Vecchio a Varigotti, frazione di Finale Ligure. Liniziativa è stata promossa dallAssociazione Amici di San Lorenzo che ha voluto portare lattenzione sul monumento in un ambito più vasto, richiamando su di essa, su Varigotti e su Finale interesse anche a livello internazionale. Il progetto è curato dal gruppo impos(t)ed art di Savona. Il convegno savonese sulla salvaguardia della fascia costiera interventi di Renato Soru, Edoardo Salzano e Laura Marchetti Lo scorso 5 dicembre 2006, nel Palazzo della Provincia, la sezione savonese di Italia Nostra ha organizzato un convegno avente come oggetto la salvaguardia della fascia costiera. Oltre al previsto approfondimento delle relazioni tra strumenti urbanistici comunali, piani regolatori portuali e demanio marittimo, lincontro è inevitabilmente entrato nello specifico delle ipotesi di trasformazione territoriale riguardanti il tratto di costa interessato dal futuro porto turistico di Albissola Marina. Pubblichiamo le trascrizioni degli interventi di alcuni relatori. Saluto di Renato Soru 12 Presidente della Regione Autonoma della Sardegna Siamo impegnati in questi giorni in Sardegna a fare il punto di due anni e mezzo di governo della Regione. Avevamo detto che attorno allambiente si può creare lavoro. Nelluso sapiente dellambiente, non nel suo consumo. E il lavoro duraturo non è quello dell' edilizia, che ogni giorno consuma una fetta nuova d' ambiente, che non è paga magari di aver costruito 400.000 seconde case nelle coste della Sardegna, ne vorrebbe costruire altre 300.000 o altre 400.000, in una specie di cantiere che non finisce mai, che però porta pochissima ricchezza alla nostra regione. Abbiamo capito, anche in materia dentrate, che porta quasi nessuna ricchezza fiscale. Non lascia lavoro stabile, perché appena si finisce una casa bisogna costruirne unaltra e prima o poi bisognerà smettere di costruirne. Si costruiscono cubature che non portano lavoro durante tutti i mesi dellanno. Abbiamo preso la decisione di dire: di cosa dobbiamo vivere? Consumando ancora quello che abbiamo, una volta per tutte? O coltivando intelligenza, creatività, facendo altre cose? E abbiamo detto che vogliamo vivere del nostro lavoro, piuttosto che da quello che abbiamo ereditato e che vorremmo restituire al futuro. Abbiamo detto che dove non si è costruito, fino a adesso, non si costruisce più nella fascia costiera, appartiene alle future generazioni e lo vogliamo tenere così. E vogliamo fare quelledilizia buona, vogliamo ricostruire, vogliamo migliorare, vogliamo riqualificare, ma non vogliamo consumare più niente. Il piano paesaggistico regionale. È una storia iniziata nel 2004. Dopo qualche mese è stata approvata una legge regionale, che ha dato mandato alla Giunta di preparare in dodici mesi il piano paesaggistico. Abbiamo diviso la Sardegna in circa 20 ambiti costieri e gli ambiti dell' interno. Siamo partiti dallurgenza di bloccare il consumo del 12. Il Presidente Soru, non potendo presenziare al convegno per sopravvenuti impegni istituzionali, ha inviato una relazione scritta che è stata letta al pubblico. 12 territorio. È stato ricordato da unagenzia dell'ONU, quanto velocemente stia progredendo il consumo della fascia costiera nel Mediterraneo, e come in pochi anni il 70% della costa del Mediterraneo possa essere assolutamente costruita e come quello della Sardegna sia un esempio positivo. Era urgente tutelare innanzitutto la fascia costiera. È stato fatto. Abbiamo organizzato un comitato di esperti di storia, di natura, di filosofia, di archeologia, di urbanistica, di diritto, cera fra di loro lingegnere Salzano, che conoscete; insomma, abbiamo messo su una quindicina di persone, e si è discusso. E man mano che si discuteva, poi, abbiamo anche preso coraggio. In Sardegna si è partiti nell84, si diceva: non bisogna costruire, entro i 150 metri, Poi dopo qualche anno si è passati a 300 metri, e quando passarono a 300 metri ci furono gli scioperi, la gente invase le strade di Cagliari perché sembrava un disastro che non si poteva costruire entro i 300 metri. Oggi è assolutamente nella coscienza di tutti che non si costruisca entro i 300 metri. Il Piano paesaggistico è passato definitivamente agli inizi di settembre di questanno. È una legge che tutela la fascia costiera per una profondità a volte superiore ai 3 chilometri. Ma è una legge che non blocca lo sviluppo dellattività edilizia. Vogliamo riqualificare queste coste; queste cubature, trasformare seconde case in industria turistica-alberghiera. E stiamo facendo tutto quello che si può fare per la riqualificazione e per il riuso di cubature esistenti, che erano sciupate e inutilizzate da tanti anni. Dopo ventanni di inattività, è stato fatto il bando per il riuso dei siti minerari dismessi: di Masua, di Ingurtosu e di Piscinas. Allo stesso modo si farà per Monteponi. Allo stesso modo si sta lavorando per riutilizzare il sito di Campo Pisano, vicino a Iglesias. L'ambiente è anche paesaggio rurale, sono i boschi, i muretti a secco, gli stazzi, gli ovili, in una campagna che rischiava una disordinata urbanizzazione attorno alle città e ai paesi, con i paesi in via di spopolamento e la campagna sottoposta a una invasione di edilizia senza regole. Abbiamo messo un freno. Abbiamo messo un freno allassalto delleolico, un affare per pochi gruppi privati, senza nessuna convenienza per il sistema produttivo regionale, che è costato la rovina di siti archeologici, delle creste delle colline, del nostro paesaggio. Nella nostra regione cerano domande per 3000 megawatt. Si è cercato di ridurli a 1000, ma non siamo neanche in grado di assorbire 600 megawatt con la rete esistente. Abbiamo riportato il piano a condizioni compatibili con Kyoto e con le necessità della nostra regione. Leolico si è messo all'interno di regole che non cerano. Abbiamo istituito la Conservatoria delle coste, in Consiglio regionale sono arrivate le reazioni polemiche dellopposizione, qualcuno ha cercato di banalizzare, di sminuire il risultato ottenuto. Qualcuno ha mosso anche delle obiezioni giuste e ha detto che con linevitabile crollo dei prezzi di questi terreni non più edificabili qualche potere forte potrà sempre comprarli un domani, e magari saranno resi nuovamente edificabili e si creerà la più grande speculazione che sia mai stata fatta in Sardegna, allora io ho lanciato la mia proposta su questo punto. E se approfittassimo del fatto che quelle coste ormai hanno un valore basso perché non si può più costruire, e la Conservatoria regionale le comprasse tutte? E se a quel punto ci mettessimo subito degli usi civici, così come si faceva nei nostri paesi, e ci fosse un uso civico regionale, enorme, su tutta la fascia costiera, e la nostra fascia costiera fosse un bene comunale della Regione, per il futuro, per tutti quanti? In quel caso davvero la nostra regione sarebbe 13 veramente più ricca, saremmo più ricchi tutti, perché quelle coste apparterrebbero a tutti e non apparterrebbero più a nessuno. Questa é la mia proposta e spero che venga approvata dal Consiglio regionale in Sardegna, e mi fa piacere sapere che appartiene al dibattito nazionale la nostra esperienza. Mi spiace non potere essere tra voi oggi, vi auguro buon lavoro. Intervento di Edoardo Salzano 13 Urbanista, professore ordinario di Urbanistica IUAV - Venezia A leggere le cronache locali, a valutare le denunce degli ambientalisti, sembrerebbe proprio che la costa della Liguria stia conoscendo una nuova stagione, simile a quella che troviamo leggendo le pagine di Italo Calvino della fine degli anni Cinquanta (penso ovviamente a La speculazione edilizia). Le forme sono certamente diverse, e anche i personaggi. Là dove una volta prevalevano rozzezza e incultura, approssimazione e meschinità, oggi non mancano raffinatezza di forme e di argomentazioni. Credo che valga la pena di domandarci che cosa è cambiato, da oggi ad allora: che cosa cè di nuovo, e che cosa invece ci fa esclamare con apprensione - come nei titoli dei film sui mostri - a volte ritornano. La devastazione del territorio non provocò danni solo in Liguria, ma quasi in ogni parte dItalia. Erano gli anni dellespansione e della crescita, i primi decenni del secondo dopoguerra. Espansione e crescita nelle quali le scelte di politica economica privilegiavano la crescita di alcuni settori al cui sviluppo venne sacrificata la pianificazione territoriale e urbanistica. Mi riferisco alledilizia e alle attività immobiliari, e alla motorizzazione privata e alla conseguente realizzazione di strade sempre più numerose e più pesanti. Era facile prevedere che lo sviluppo incontrollato di quei settori avrebbe gravemente compromesso le condizioni delle città e del territorio: ciò che puntualmente avvenne. Un ceto politico più avveduto di quello attuale, e qualche gruppo imprenditoriale meno miope e meno parassitario di quelli di oggi, compresero che bisognava modificare qualcosa: bisognava tornare alla pianificazione per ridare ordine al caos, e bisognava dare alla pianificazione contenuti nuovi. Si rilanciò la pianificazione urbanistica, che divenne lo strumento primario del governo del territorio in gran parte dItalia. Fu sostanzialmente in quegli anni che si posero le basi per il rafforzamento del primato della pianificazione generale (quella affidata ai comuni e alle altre istituzioni rappresentative dellelettorato) sulle pianificazioni di settore, quale quella delle autorità portuali. Si istituirono le Regioni, con poteri considerevoli nel campo dellurbanistica e della programmazione economica. Si avviò faticosamente e contraddittoriamente una riforma del regime degli immobili, che peraltro non giunse a conclusione. E negli anni 13. Edoardo Salzano, urbanista, laureato in ingegneria civile edile a Roma. Professore ordinario (fuori ruolo) di urbanistica del Dipartimento di pianificazione dellUniversità IUAV di Venezia, è stato presidente di corso di laurea e preside della facoltà di Pianificazione del territorio. Consulente di amministrazioni pubbliche per la pianificazione territoriale e urbanistica. Pubblicista, ha scritto saggi e diretto pubblicazioni specializzate (fonte http://eddyburg.it). 14 Sotto: Isola di Bergeggi e Isola della Gallinara, dipinti a olio su tavola di Gianni Ferro (1974). 14 successivi, mentre per un verso iniziava lo smantellamento in chiave tatcheriana degli strumenti faticosamente conquistati, si arricchì la pianificazione di contenuti nuovi. Fino ad allora, in Italia la pianificazione aveva riguardato soprattutto le città e la loro espansione, e lassetto del territorio in quanto contenitore e supporto di strutture e infrastrutture necessarie alle crescenti attività delluomo: nei piani territoriali si dovevano decidere le localizzazioni delle aree e degli impianti necessari alla residenza e ai relativi servizi, alle attività produttive e a quelle commerciali, ai servizi di vario ordine e grado, alle connessioni tra di loro via terra e via acqua e alla loro alimentazione di energia, acqua, fluidi. La pianificazione, insomma, si occupava più delle trasformazioni e dellartificio che della conservazione e della natura. Negli anni 80 le cose cambiarono. Alle intuizioni e ai tentativi degli urbanisti (voglio ricordare Edoardo Detti, Giovanni Astengo, Luigi Piccinato), alle denunce e alle proposte di alcune benemerite associazioni (grandi furono i meriti di Italia Nostra), si aggiunse la spinta della nuova consapevolezza ambientalista e la constatazione dei gravissimi danni che il saccheggio delle risorse provocava ad alcune componenti fondamentali della ricchezza del paese: dalla sua stessa consistenza geofisica, allimmenso patrimonio culturale in esso sedimentato. Tra i contenuti nuovi della pianificazione particolare evidenza venne data in quegli anni al paesaggio e allambiente. Per il paesaggio si svilupparono antiche intuizioni (da quella lontana, 1922, del ministro dell'istruzione Benedetto Croce) e strumenti normativi egregi per lepoca e il contesto politico nel quale erano stati formulati (le leggi di tutela del 1939), e si formularono regole nuove, del resto pretese dalla Costituzione e dalla sua solenne dichiarazione la Repubblica tutela il paesaggio. Mi riferisco in particolare alla cosiddetta Legge Galasso del 1985, che introdusse i cardini di una nuova disciplina del territorio. Si stabilì che le coste e i monti, i corsi dacqua e i ghiacciai, i boschi e le comunità agrarie costituivano i segni visibili dellidentità del Paese, e come tali andavano tutelati da tutti gli istituti che costituiscono la Repubblica: lo stato, le regioni, le province, i 14. Immagini tratte dal sito web http://gianniferro.org 15 comuni. Si dispose che la tutela avvenisse mediante la pianificazione del territorio, che poteva essere esercitata, per la responsabilità della regione, mediante piani paesaggistici oppure mediante piani territoriali che avessero tra i loro contenuti essenziali la tutela del paesaggio e dell'ambiente. Tra le regioni che rispettarono la legge attuandola come sarebbe stato doveroso per tutte vi fu la Liguria. Fece un Piano paesistico egregio sotto il profilo scientifico, forse non abbastanza perentorio dal punto di vista dellincidenza sulla pianificazione comunale. Nello stesso periodo della legge per la tutela del paesaggio altre disposizioni disciplinarono, mediante diversi apporti al sistema della pianificazione, altri elementi dellambiente e del paesaggio. La legge per le aree protette estese la portata dei parchi (che comunque rimangono alcune isole nell'insieme del territorio nazionale) e ne disciplinò pianificazione e gestione, con qualche pasticcio nel rapporto tra pianificazione dei parchi e pianificazione territoriale e urbanistica (il piano del parco sostituisce ogni altro piano, come se ad esso dovessero far capo anche le decisioni sull'organizzazione dei centri abitati in essi compresi). La legge per la difesa del suolo stabilì che tutte le misure, i provvedimenti, gli interventi e i vincoli relativi alla protezione delle acque e dalle acque avvenisse previa formazione di piani di bacino, formati sotto la responsabilità di una autorità pubblica interistituzionale, e che essi, per quanto riguarda strettamente gli aspetti connessi alla difesa del suolo, prevalessero su qualunque altro piano. Negli stessi anni si chiarì un altro aspetto importante della pianificazione nelle aree costiere: a livello nazionale e, dove le regioni furono attente, al livello delle legislazioni regionali. Mi riferisco ai rapporti tra pianificazione ordinaria (regionale, provinciale, comunale) e pianificazione dei porti. Una legge nazionale stabilì che il piano regolatore portuale delimita e disegna lambito e lassetto complessivo del porto, ivi comprese le aree destinate alla produzione industriale, allattività cantieristica e alle infrastrutture stradali e ferroviarie, ma che le previsioni del piano regolatore portuale non possono contrastare con gli strumenti urbanistici vigenti. Per di più, il piano regolatore è adottato previa intesa con il comune o i comuni interessati ed è approvato dalla Regione.15 La Regione Liguria, per conto suo, provvide ulteriormente a legiferare, stabilendo che il piano regolatore del porto è approvato non dalla Giunta, ma dal Consiglio regionale, il quale, addirittura, apporta modifiche in relazione alle previsioni degli strumenti di pianificazione o di programmazione vigenti od adottati, nonché in relazione alle competenze di tutela del paesaggio e dellambiente, con particolare riferimento alla sostenibilità e al bilancio ambientale delle relative scelte.16 Il carattere preminente della pianificazione urbanistica e territoriale, delle competenze del comune e della regione, degli interessi della difesa del paesaggio e dellambiente rispetto ai piani, alle competenze e agli interessi meramente economici e aziendali mi sembra perfettamente garantita. 15. Legge 28.1.1984, n. 84, art.5. 16. Legge Regione Liguria 12 marzo 2003, n. 9, art. 1. 16 Torniamo al paesaggio. Con la legge Legge Galasso, e con le successive edizioni del Codice dei beni culturali e del paesaggio, il ruolo del paesaggio e gli strumenti della sua tutela si affinarono, fino a giungere alle attuali disposizioni. La legislazione nazionale, e le diverse sentenze costituzionali che si sono occupate dellargomento, hanno consentito di giungere a un approdo significativo di cui è utile ripercorrere i capisaldi, che sintetizzerò in sei punti: 1. la tutela del paesaggio è un prius rispetto alle trasformazioni del territorio; in tal senso, le disposizioni della pianificazione regionale concernenti la tutela del paesaggio sono vincolanti ope legis per la pianificazione successiva, sia di livello regionale che di livello provinciale e comunale; 2. la competenza nellindividuazione dei concreti beni da sottoporre a tutela, e in particolare dei beni paesaggistici, spetta alla Regione, nel rispetto delle categorie di beni individuate dalle leggi nazionali; 3. il paesaggio non è costituito unicamente dai beni paesaggistici appartenenti alle individuate categorie, ma è un connotato del territorio che ovunque va analizzato, valutato, protetto nelle sue qualità o ricostituito dove queste siano state dissolte; 4. la pianificazione territoriale delle province e quella urbanistica comunale, nel rispetto delle disposizioni della pianificazione paesaggistica, devono svilupparne le indicazioni approfondendo lo studio e la valutazione delle qualità del paesaggio e degli elementi di degrado in atto; 5. la responsabilità dell'azione di tutela è condivisa dallinsieme delle istituzioni che costituiscono la Repubblica, ma rimangono massimamente nell'ambito delle competenze dello Stato e delle regioni (con qualche pasticcio derivante dalle modifiche costituzionali introdotte nel 2001, che hanno artificiosamente separato la tutela della valorizzazione); 6. la formazione di piani paesaggistici regionali conformi alle prescrizioni del Codice e la conseguente redazione di piani urbanistici comunali a loro volta conformi ai piani paesaggistici può ridurre i poteri dintervento ad hoc degli organi dello Stato per la tutela di beni minacciati di danno, e di conseguenza semplificare le procedure abilitative in tutte le vastissime aree vincolate ope legis. Mi sembra che si possa dire che, sul terreno degli strumenti legislativi, le cose sono indubbiamente migliorate rispetto al passato. Non sono migliorate, e anzi a mio parere sono tornate al punto di partenza sotto altri profili. A volte ritornano. Voglio soffermarmi molto brevemente su tre aspetti del peggioramento. In primo luogo, credo che si debba parlare di una tendenza allabdicazione dello Stato e delle Regioni nei confronti dei Comuni. Si è rotto nei comportamenti lequilibrio tra le istituzioni previsto dalla Costituzione. Lerrore grande è stato secondo me linterpretazione estremistica che si è data al principio della sussidiarietà. Nellaccezione della Comunità europea (dove lespressione fu coniata ai tempi di Jacques Delors) il principio di sussidiarietà significa che là dove un determinato livello di governo non può efficacemente raggiungere gli obiettivi proposti, e questi sono raggiungibili in modo più soddisfacente dal livello di governo sovraordinato (la Regione nei confronti del Comune, o lo Stato nei confronti della Regione, o lUnione europea nei confronti degli stati nazionali) è a questultimo che spetta la 17 responsabilità e la competenza dellazione. E la scelta del livello giusto va compiuta non in relazione a competenze astratte o nominalistiche, oppure a interessi demaniali, ma (prosegue il legislatore europeo) in relazione a due elementi precisi: la scala dellazione (o deloggetto cui essa si riferisce) oppure i suoi effetti. Nellaccezione italiana - fortemente condizionata dalle posizioni della Lega Nord di Bossi - sussidiarietà significa sostanzialmente tutto il potere allistanza più vicina al cittadino, a meno che proprio non sia insensato farlo. La formulazione legislativa, che costituisce il riferimento del nuovo testo costituzionale, si avvicina a questa interpretazione estremistica, ma non ci arriva.17 Ci arrivano però alcune interpretazioni e applicazioni autorevoli sul piano dei poteri reali, come quella prevalente nella Regione Toscana, dove si è arrivati ad affermare che tutti i livelli istituzionali sono da porsi sullo stesso piano, talché mai la Regione potrebbe impedire a un comune di fare, sul proprio territorio, una schifezza, sebbene questa schifezza insozzasse un bene di rilevanza regionale, o addirittura nazionale e universale. Ora tutta la storia del nostro territorio nellultimo secolo dimostra che listanza più vicina al cittadino è anche quella più sensibile alle sollecitazioni per un uso immediato e privatistico del bene comune costituito dal territorio. Nonostante le malefatte dello Stato e delle Regioni, è certo che i livelli sovraordinati del potere pubblico sono stati quelli meglio capaci di comprendere le ragioni e gli interessi della tutela del patrimonio culturale e paesaggistico. Gli unici, del resto, deputati dal nostro sistema legislativo a tutelare anche gerarchicamente (suggerisce la Corte costituzionale a proposito della pianificazione paesaggistica) il bene dinteresse nazionale costituito dal paesaggio. Il secondo aspetto del peggioramento intercorso negli ultimi anni mi sembra sia costituito dallaccresciuto ruolo del settore immobiliare nelleconomia e nella politica. È ormai consapevolezza comune che nel nostro paese le grandi aziende industriali hanno investito molto più nella rendita finanziaria e immobiliare, tra loro strettamente intrecciate, che sui terreni propri del capitalismo industriale: la ricerca, linnovazione di processo e di prodotto, la concorrenza nella produzione di merci. E registriamo tutti ogni giorno come le attività immobiliari e i loro promotori siano diventati, agli occhi di numerosi politici anche autorevoli, anche di sinistra, interlocutori privilegiati e operatori da difendere anche nel loro ruolo economico e sociale. Sembrano davvero lontani mille miglia gli anni in cui i dirigenti dei partiti di sinistra e gli esponenti del capitalismo avanzato potevano trovare un interesse comune nel combattere le posizioni di rendita - in particolare immobiliare - vedendole giustamente come un freno allespansione dei profitti e dellaccumulazione da un lato, dei salari e del benessere delle famiglie dallaltro lato. La cosa singolare, e che apre il cuore alla disperazione, è che la rinnovata fortuna delle forme più degradanti dellattività economica, dei settori della produzione che leconomia classica ha considerato più intrisi di parassitismo, appaiono in auge proprio mentre nel mondo è aperta una riflessione generale sui limiti generali di uneconomia basata sulla crescita indefinita della produzione di merci. Insomma, mentre 17. Legge 15 marzo 1997 n. 59, articolo 4, comma 3, lettera a. 18 stiamo ragionando con Jeremy Rifkin e con Serge Latouche, ci si vengono a riproporre come interlocutori privilegiati gli eredi dello speculatore de Le mani sulla città. Il terzo, e forse più grave aspetto del peggioramento, quello dal quale in definitiva anche gli altri derivano, è costituito a mio parere dalla crisi della politica. È una crisi grave, profonda, che ci coinvolge tutti, come cittadini e come persone. Ciascuno di noi può dire ho una mia filosofia, ho una mia religione; nessuno può dire altrettanto della dimensione politica. Se la politica non cè, siamo tutti più poveri e più esposti, più infelici, meno padroni del nostro futuro. Della crisi della politica ciò che più mi preoccupa è la sua attuale miopia. La politica non sembra più capace di indicare un progetto di società, un progetto di futuro: una prospettiva condivisa per il quale sacrificare qualcosa oggi e ciascuno, per avere qualcosa domani e tutti. Gli orizzonti temporali richiesti dal territorio, dal paesaggio, dallambiente sono orizzonti lunghi; quelli sui quali si è appiattita la politica coincidono con il mandato elettorale. Tra gli uni e gli altri non cè compatibilità. Una volta un sindaco era orgoglioso se, nel corso del suo mandato, riusciva a concludere liter di un buon piano regolatore. Era capace di far comprendere ai cittadini (lui stesso, o i partiti politici cui si riferiva) che quel disegno della città futura era cosa buona, e sarebbe stato realizzata nei tempi anche lunghi necessari. E sapeva accompagnare questo progetto di futuro con atti amministrativi che andavano nella stessa direzione, che erano anticipazioni del progetto di città. Il progetto prevedeva ampi spazi per i bambini e i giovani, e mentre si discuteva il piano regolatore si apriva un asilo nido e si espropriava una villa. Oggi, un buon sindaco è quello che, a metà del suo mandato, avvia la realizzazione di un grattacielo, magari più lungo di quello del suo vicino. Difficile combattere il destino di seconda rapallizzazione che sembra abbattersi sulle nostre coste, in questa condizioni. Eppure, lalternativa è possibile. Lo dimostra una terra non tanto lontana da qui, la Sardegna. Ho avuto la fortuna di partecipare allavventura iniziata, e finora condotta vittoriosamente, dalla Giunta guidata da Renato Soru. Ho potuto misurare lentità del danno incombente, le decine di milioni di metri cubi di lottizzazioni turistiche approvate nei loro piani regolatori dai comuni della costa. Ho potuto ammirare la determinazione con la quale la Giunta ha provveduto ad attuare le leggi per la protezione del paesaggio analizzando il territorio, inventariandone e cartografandone le caratteristiche, catalogando le diverse tipologie di beni paesaggistici e individuando i riconoscibili ambiti di paesaggio. Ho potuto concorrere a definire criteri e regole per la tutela immediata e per la successiva ricognizione alla scala più minuta, per la definizione della azioni necessarie per sostenere e attuare le scelte della pianificazione. Mi hanno soprattutto colpito il coraggio di andare controcorrente, con una determinazione straordinaria, in nome del futuro e dell'interesse collettivo. Mi ha colpito il rigore con il quale si è stati capaci di dare seguito concreto a motivazioni molto forti. E voglio ricordare le parole con le quali Soru investì del suo compito di consulenza il Comitato scientifico: «Che cosa vorremmo ottenere con il PPR? Innanzitutto vorremmo difendere la natura, il territorio e le sue risorse, la Sardegna; la valorizzazione non ci interessa affatto. Vorremmo partire dalle In basso: Casa sul mare, dipinto a olio su tela di Gianni Ferro (anni sessanta). 18 19 coste, perché sono le più a rischio. Vorremmo che le coste della Sardegna esistessero ancora fra cento anni. Vorremmo che ci fossero pezzi del territorio vergine che ci sopravvivano. Vorremmo che fosse mantenuta la diversità, perché è un valore. Vorremmo che tutto quello che è proprio della nostra Isola, tutto quello che costituisce la sua identità sia conservato. Non siamo interessati a standard europei. Siamo interessati invece alla conservazione di tutti i segni, anche quelli deboli, che testimoniano la nostra storia e la nostra natura: i muretti a secco, i terrazzamenti, gli alberi, i percorsi - tutto quello che rappresenta il nostro paesaggio. Cosìcome siamo interessati a esaltare la flora e la fauna della nostra Isola. Siamo interessati a un turismo che sappia utilizzare un paesaggio di questo tipo: non siamo interessati al turismo come elemento del mercato mondiale». La Sardegna indica una strada possibile. Ma la Sardegna da sola non ce la può fare a percorrerla tutta. Occorre che la possibilità di tutelare il paesaggio, offerta dalla legislazione vigente, sia colta in modo generalizzato, diventi pratica corrente in gran parte del nostro paese. Tenendo ovviamente conto delle diversità, ma assumendo dappertutto come dominanti gli interessi di tutti - ivi compresi i nostri posteri rispetto a quelli di pochi, e non attribuendo al futuro un ruolo secondario rispetto al presente. 18. Immagine tratta dal sito web http://gianniferro.org 20 Che fare qui, a Savona, in Liguria? Mi sembra che sul piano amministrativo si debbano adoperare fino in fondo gli strumenti disponibili, a partire dal Codice. Il piano paesaggistico del 1986 offre una buona base di partenza. Spero che il quadro conoscitivo allora costruito sia stato tenuto a giorno, che le fonti siano disponibili. Sono certo che non sarà difficile né lungo adeguare quel piano ai dettami del Codice del paesaggio, nella sua ultima versione del 2006. Sono anche certo che i ministeri dei Beni e delle attività culturali e dellAmbiente, della tutela del territorio e del mare vorranno concorrere a redigere un piano paesaggistico pienamente conforme alla lettera e allo spirito del Codice, così da avere anche gli effetti di alleggerire le procedure di ottenimento delle autorizzazioni. Lavorare in questa direzione comporta indubbiamente che i due ministeri, che il Codice rende entrambi portatori degli interessi statali in materia di tutela del paesaggio, possano e sappiano attrezzarsi, ripristinando o costruendo exnovo strutture o task forces capaci di collaborare con sistematicità e competenza nel lavoro di pianificazione paesaggistica con le regioni: non solo qui in Liguria, ma anche in Toscana, in Friuli - Venezia Giulia e in tutte le altre regioni italiane che siano disposte ad attuare la legge. Ma la strada da percorrere è questa. Altrimenti non si comprenderebbe perché, dallantico Decreto Galasso del 1983 all'ultima versione del Codice del 2004 tante volontà e intelligenze di parlamentari, ministri e sottosegretari, funzionari dei beni culturali, amministratori regionali ed esperti di varie discipline abbiano lavorato, al fine di affinare le armi a disposizione della Pubblica amministrazione per tutelare con efficacia il lascito della natura e della storia costituito dai nostri paesaggi. So bene che lavorare sul piano amministrativo, se è indispensabile e se costituisce probabilmente il primo passaggio necessario, non è sufficiente. Occorre che qualcosa si muova anche sul piano politico e culturale. Occorre soprattutto che la politica riprenda la capacità di guardare al futuro, e che la cultura laiuti in questa direzione. Molti esprimono questo desiderio, e tremano al pensiero che ciò possa non avvenire. Voglio riprendere le parole che ha scritto ieri su lUnità il mio vecchio amico Diego Novelli, giornalista, parlamentare e sindaco di Torino in anni non meno difficili di questi. Scrive Novelli: «Come sarebbe bello vedere i nostri ministri, i presidenti di regione, i sindaci delle grandi città accalorarsi per avere più strumenti per la difesa del suolo e per un programma serio per il recupero del grande patrimonio immobiliare fatiscente, abbandonato. Purtroppo non è così. Si continua a mangiare, ogni giorno, fette di territorio soprattutto lungo le coste del Belpaese, ma anche nelle grandi città dove un certo tipo di processi di deindustrializzazione ha liberato milioni e milioni di metri quadrati di aree. Per le coste cito quella più vicina al mio Piemonte e che meglio conosco. Consiglio un viaggio da ponente a levante della Liguria, da Ventimiglia a La Spezia. Un vero saccheggio. La Regione, il mio amico e antico compagno Claudio Burlando (già ottimo sindaco di Genova) non vede, non sente, non parla. Così dicasi per le aree industriali dismesse. A Torino hanno realizzato la cosiddetta Spina3(ex ferriere Fiat e altre fabbriche) che di fatto è un nuovo ghetto, di lusso, ma sempre ghetto. La densità consentita è da capogiro. È stata teorizzata e santificata la rendita sui suoli quale incentivo per gli investimenti e quindi per lo sviluppo tutto allinsegna della falsa modernità nuovo simbolo della cialtroneria politica, culturale e sociale». 21 Di falsa modernità avete esempi e progetti autorevoli, in questo tratto di costa. Io spero che vedrete anche voi prevalere non una modernità basata sul saccheggio della ricchezza comune e sullesibizione individualista di gesti in calcestruzzo e acciaio, ma una modernità che sappia conservare ciò che gli anni della devastazione ha lasciato intatto, recuperare ciò che è stato degradato, restituire lantico valore duso (e non degradare in merce e trasformare in valore di scambio) ciò che di pregevole la collaborazione tra luomo e la natura ha saputo costruire. Intervento di Laura Marchetti 19 Sottosegretario al Ministero dellAmbiente Leggo, per questa accorata e importante iniziativa di Italia Nostra, gli appunti fornitimi dagli Uffici preposti del Ministero dellAmbiente (ora anche Ministero per la Tutela del Territorio e del Mare) e sono moderatamente ottimista. Anche una ecologista profonda come me può essere rassicurata dalla quantità di Protocolli, di impegni, di riferimenti normativi , insomma dallattenzione e dalla cura che gli organismi internazionali pongono nella salvaguardia del territorio e dellambiente. Il clima, la terra, sono al centro di crescenti preoccupazioni mondiali . Ma anche il mare. Dalla Conferenza di Rio del 1992 e dalla Convenzione sulla biodiversità che ha consentito in Italia lattuazione della legge 294 a difesa dei parchi, unattenzione crescente si è rivolta anche alle aree marine protette e ai siti dinteresse comunitario (la rete di Natura 2000) per salvaguare il paesaggio marino emerso e sommerso e la sua biodiversità. Ultima ma non ultima tra le iniziative mondiali è il Millenium Ecosystem Assessment, la più ampia e approfondita messa a punto delle conoscenze acquisite sugli ecosistemi di tutto il mondo, che, in particolare, denuncia lo stato gravissimo di artificializzazione degli ecosistemi marini e impone comportamenti a livello mondiale di rinaturalizzazione - non di valorizzazione, ma di rinaturalizzazione - delle coste, rispetto alle quali anche lumano fare deve trovare un limite (in particolare il report Marine and Coastal Ecosystem and Human Well-being). Anche a livello europeo ci sono iniziative interessanti. LAgenzia Europea dellAmbiente (AEA) che ha il compito di fornire informazioni ambientali tempestive, ha prodotto nel giugno 2006 un documento (il report The Changing Faces of Europes Coastal Areas) che fornisce dati assai preoccupanti sulla situazione delle coste, in particolare del Mediterraneo, e propone interventi rigorosi di decompressione costiera (rispetto alla urbanizzazione, allimpatto delle attività ricreative e produttive, ecc.) sancendo il diritto primario delle comunità di fruire liberamente della fascia costiera in condizioni di salubrità, di integrità ambientale, di salvaguardia della wilderness. Sempre a livello europeo , a fronte della preoccupante constatazione che lincremento demografico e lo sviluppo delle attività economiche stanno minacciando irre- 19. Laura Marchetti, Sottosegretario di Stato al ministero dellAmbiente e della Tutela del Territorio e del Mare con deleghe, tra le altre, alla Tutela dei paesaggi naturali e culturali, alleducazione ambientale e alle politiche integrate di prodotto e i sistemi di gestione ambientale. Docente di Educazione Ambientale ed Etnologia nella facoltà di Beni culturali dellUniversità degli studi di Foggia. Collaboratrice di riviste filosofiche italiane e straniere (fonte http://www.minambiente.it). 22 vocabilmente lequilibrio sociale e ambientale delle coste europee, il Parlamento e il Consiglio dellUnione Europea hanno emanato il 30 maggio 2002 la Raccomandazione relativa allattuazione della gestione integrata delle zone costiere in Europa che prevede appunto una gestione integrata delle coste ovvero luso di strumenti di pianificazione che vanno dallo Stato nazionale alle Regioni agli stessi Comuni, non delegando però la tutela solo ai livelli istituzionali ma allinsieme dei cittadini che devono e possono intervenire sul loro ambiente di vita. Inoltre nel concetto di gestione integrata delle coste si insiste anche su una pianificazione/programmazione capace di recuperare in senso ecologico una fondamentale continuità terra/mare. Il concetto di gestione integrata ritorna come obbligo nella Convenzione Europea del paesaggio (Convenzione di Barcellona) recentemente ratificata anche dal nostro Paese, che ha tutto un capitolo (art. 4) dedicato alla protezione dellambiente marino e della regione costiera del Mediterraneo, e che prevede una serie di Protocolli di intesa finalizzati ad una salvaguardia più ampia e radicale. Vi è infatti in questa Convenzione, che pone appunto il Paesaggio come uno dei beni originali del Vecchio Continente e dunque uno dei Beni primari, una concezione credo assolutamente innovativa del paesaggio, una concezione sistemica, olistica. Si dice infatti che il paesaggio è non solo il dato geofisico, il dato morfologico, il dato naturale, ma il paesaggio è anche una parte di territorio così come è percepita dalla popolazione, i cui caratteri sono il risultato delle azioni naturali e umane e delle loro relazioni; definisce inoltre la qualità paesaggistica come quel valore che le popolazioni locali interessate aspirano a veder riconosciuto come loro ambiente di vita. Dunque mette al centro due concetti quello di percezione sociale del paesaggio e quello di ambiente di vita che riescono a tener legati i paesaggi naturali e culturali correlandoli alla comunità sociale che combina gli elementi scientifici dellambiente con quelli estetici, simbolici e storico-antropologici. Questo concetto nuovo e allargato può essere denso di ripercussioni positive soprattutto in Italia dove ci sono leggi che, per quanto meritorie, si sono finora limitate a seguire i canoni dellestetica crociana e a proteggere il paesaggio per così dire virtuoso, rispondente a canoni di bellezza e di pregio indiscutibili (mi riferisco alla legge 1497 del 39 e alla stessa legge sui Parchi), trascurando così quella sorta di paesaggio minore - su cui poi è avvenuto ogni abuso e ogni scempio - che invece non solo è la dorsale di sicurezza del Paese (da qui dovrebbe partire il riassesto idrogeologico), ma è anche il segno della Italia nostra, il segno cioè della identità nazionale e della sua originalità. Il paesaggio italiano è infatti forse unico al mondo non solo per le qualità estetiche delle sue valli, degli arenili, delle montagne, insomma, per la varietà degli habitat naturali che ospita nel suo seno (in una continua varietà di climi, di morfologie e di suoli) ma anche per la sua varietà storico-culturale che si è sovrapposta nel tempo alla natura esaltandola con una varietà di culture, la complessità storica: Greci, Etruschi, Romani, Arabi, hanno impresso una impronta ecologica incomparabile. Nuove piante, tecniche di coltivazione, forme di piantagione e recinzione della terra, modi di captazione e uso dellacqua, costruzioni e manufatti sparsi nelle campagne, torrette di avvistamento sulle coste. Manufatti che hanno un valore artistico speciale: briglie romane, acquedotti, ponti, canali, cisterne,fontane, pozzi, e poi ville, cascine, masserie, lame, canali, gravine, mulini, frantoi, stalle, muretti a secco, terrazzamenti, malghe in legno e in pietra, ecc. Veri e propri musei allaria 23 aperta del genius loci, del gesto umano che sa ascoltare e imparare dai doni naturali. Rispondendo in parte a questa nuova concezione del paesaggio emersa dalla Convenzione di Barcellona il Nuovo Codice dei Beni Culturali (il cosiddetto Codice Urbani),20 introducendo lobbligo di piani paesaggistici regionali, affida al Ministero dellAmbiente un nuovo ruolo. E un fatto di rilevanza che, ripeto, consente di allargare la tutela anche a zone di non immediato pregio. In questo senso abbiamo firmato la settimana scorsa in Friuli un Protocollo dintesa sul piano paesistico che vede come soggetti pianificatori e controllori del costituendo Piano paesistico regionale, oltre alla Regione, il Ministero dei Beni Culturali e il Ministero dellAmbiente . E in questo senso stiamo lavorando ad una Legge nazionale di tutela del cosiddetto paesaggio minore, con cui speriamo di poter contrastare la sempre crescente domanda di urbanizzazione e artificializzazione del territorio. Soprattutto del territorio costiero che da anni subisce unaggressione selvaggia che la Legge Galasso non è riuscita a contenere. La Regione Liguria ha dato un contributo notevole al contenimento di questaggressione dotandosi, fra le prime, di uno strumento di riorganizzazione funzionale e riqualificazione ambientale quale il Piano della Costa che mette al primo posto la tutela di tratti di costa emersa e sommersa che rivestono valore paesaggistico, naturalistico e ambientale, la riqualificazione dei tratti costieri urbanizzati, la difesa del litorale dalle erosioni marine, il ripascimento degli arenili, lo sviluppo della funzione pubblica e delluso turistico e ricreativo sostenibile. Un Piano dunque che dovrebbe programmare, pianificare ecologicamente, difendere e impedire qualsiasi azione insostenibile, qualsiasi ulteriore artificializzazione e invasività. Eppure così non è , e si rimane smarriti. Così non è , e lo dimostra il caso Savona, un caso di scuola, segno di come la legge in Italia è buona ma sempre tradotta e tradita. Il Piano Regolatore dellAutorità Portuale di Savona mi sembra infatti rispondere ad una logica del tutto estranea a quella della sostenibilità ecologica propugnata dal Piano Regionale della Costa: a meno che non si consideri visione ecologica quella che intende fare della costa ligure lo sbocco a mare per 15 milioni di persone con 10 mila posti barca (1/3 di quelli presenti in Italia) e un relativo indotto edilizio veramente impressionante (37.000 metri quadrati di edilizia residenziale, 51.000 metri quadrati di uffici e negozi, 19.122 metri quadrati di alberghi, 11.000 nuovi posti auto). Una colata di cemento impressionante che certo poco ha a che vedere con la tutela del paesaggio, dellambiente di vita, del diritto naturale delle comunità. Nonostante gli impegni internazionali, nonostante le norme europee e nazionali, questo Piano dellAutorità Portuale ha avuto tutte le autorizzazioni previste: dalla Regione, dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, dalla Direzione Generale del Demanio, dalla Regione Liguria, dal Ministero dei Beni Culturali, dalla Direzione Generale per i Beni archeologici, e anche dal Ministero dellAmbiente che invece di tutelare lambiente evidentemente voleva tutelare il cemento. Va letto al riguardo lameno documento con cui il Ministero dellAmbiente nellaprile del 2005 (con lallora Ministro Matteoli) si è pronunciato per la compatibilità ambientale: un documento fittis- 20. D.L. 22 gennaio 2004, n. 42. 24 Sotto: Temporale sulla collina, dipinto a olio su tela di Gianni Ferro (1965). 21 simo di dieci pagine evidentemente elaborato con il contributo della commissione VIA del Ministero: una commissione che, perfettamente in linea con le politiche nefaste di Berlusconi e del berlusconismo sul territorio e sullambiente - per intenderci, le politiche che hanno dato vita alla Legge obiettivo e alla cartolarizzazione dei Beni culturali e ambientali - ha sempre dato valutazioni positive sulle grandi opere, anche quando limpatto era pesantissimo (in questa commissione, fra laltro, non cera un urbanista, cerano due ingegneri, molte segretarie, tre commercialisti e due farmacisti. Labbiamo in parte rinnovata, e colgo qui loccasione per dire che uno dei nuovi nomi è quello di Vezio de Lucia). Nel documento dunque non solo si stabilisce che non ci sarà nessun tipo di inquinamento di area, nessun inquinamento da traffico, nessuna violazione della carta bionica, nessun impatto sul dragaggio dei fondali ecc. Ma si dice anche che questa massiccia invasione di cemento sul tratto di costa da Albissola a Savona sarà una delle occasioni di valorizzazione ambientale e naturale. Al centro il concetto di sviluppo sostenibile , un ossimoro (non cè più sviluppo che sia sostenibile) che ha informato in questi anni lazione deregolativa ed eversiva (secondo la giusta definizione di De Lucia) dei PRUSST, che , con la scusa di tutelare i beni ambientali , li cattura in quanto risorse da sfruttare, fonti di un nuovo ecobussines ambientale. Wolfang Sachs ci ha detto molto in questi anni al riguardo, mettendoci in guardia contro le nuove lobbies economiche che si riconvertivano agli ecoaffari. Dietro il nuovo linguaggio verde e i buoni propositi la logica rimane uguale: valorizzare non significa risanare, conservare, ripristinare, rinaturalizzare; ma nuovamente, come sempre, cementificare, distruggere, scempiare. Lhomo faber del resto, secondo la pedagogia della cattiva modernità, deve sempre aggiungere, allargare, andare in alto: appartamenti, grattacieli, parcheg- 21. Immagine tratta dal sito web http://gianniferro.org 25 gi, che tanto piacciono anche agli interessi delle banche e dell immobiliari. Savona (su cui gravita una lobby potente e strana di faccendieri, ex proprietari di aree dimesse, ex commercianti di frutta, nuovi banchieri da gossip) è stata vittima dei PRUSST e della logica insostenibile dello sviluppo sostenibile. E stato triste stamattina andare a visitare il promontorio del Priamar, una antica fortezza mirabilmente restaurata vicino alla quale spicca arditamente un grattacielo modernissimo (la cosiddetta Torre Bofill, dal nome dellarchitetto che lha progettata) e sotto le cui basi si impongono i lavori in corso per realizzare un intervento residenziale mastodontico con un Crescent (un palazzo muraglia disposto a semicerchio) e altre costruzioni sparse a pochi metri dal porto antico della Torretta (una deliziosa, piccola, agile Torre trecentesca, alta meno di venti metri soffocata dallavanzare inesorabile di questa cattiva modernità). Un disastro ambientale ma anche un disastro culturale e una grande occasione mancata. Su quelle aree precedentemente occupate dallindustria siderurgica si poteva tentare un intervento innovativo di ripristino e di restituzione del mare alla città. Un intervento simbolico capace di operare un miracolo: il Miracolo, secondo i titolo di un delizioso film di Edoardo Winspeare (un regista pugliese che compra gli ecomostri e poi li abbatte), di ricongiungere la storia di una città industriale e la memoria operaia con i nuovi bisogni ecologici, con le montanti richieste di bellezza, senso comune urbano, qualità. Lì invece è stata decisa una grande speculazione, un complesso turistico residenziale privato, appartenente ad una società privata, con uso privato che usurpa un suolo pubblico e un bene collettivo. Ma ancora più triste è stato stamattina visitare la zona al confine tra Albissola Mare e Savona, in località Margonara. Lì, vicino ad una piccola spiaggia, fra rupi coperte di ginestre, in un tratto di costa in cui sussiste ancora un equilibrato rapporto fra valori naturali e intervento antropico, si adagia lo scoglio votivo della Madonnetta. Come una ninfa, come unondina, come la Sirenetta che ho visto a Copenaghen, questa divinità protettrice delle acque suscita anche in noi laici una suggestione profonda: è la suggestione del luogo, il luogo pregno di senso, di relazioni, di storia, che si contrappone a quello che Marc Augè chiama il non luogo, il sito di puro consumo, privo di valore comune, che è lemblema della cattiva modernità. Si tratta di un luogo santo come ci insegnò alcuni anni fa Herzog nel suo bellissimo film (Dove sognano le formiche verdi): profanarlo significa profanare gli dei, gli antenati, gli affetti, la memoria, insomma lAnima. Profanarlo significa non solo fare un violenza alla Natura ma andare incontro ad una deriva antropologica profonda, alla rinuncia di simboli intimi e importanti. A cominciare da quelli originari e originali dellacqua, simboli che alludono direttamente alla vita, alle sua poliformia e potenzialità. Questo Waterfront di torri e di crescent che costituirà la nuova Savona li nega, rimandando evidentemente ad una scelta che non è di fronte ma è contro: contro lacqua, contro il Mare. Contro il Mare ci sembra senzaltro anche il progetto di riqualificazione della zona che prevede «un intervento di ripristino del paesaggio ( ) che si concentra su un unico elemento verticale»: 22 quel faro ricurvo di 120 metri di altezza e luminosità da destinare ad albergo di lusso che lassessore Ruggeri definisce bellissimo «perchè proporzionato alle enormi navi da crociera». Il suo progettista, Massimiliano Fuksas è un grandissimo archi- 22. Autorità Portuale di Savona, Verbale del 6 marzo 2006. 26 tetto europeo, un artista e anche un compagno. Lo omaggiamo ma non condividiamo in nessun modo la sua concezione dellarchitettura come úbris, come sfida alle masse, includendo in questo concetto non solo la parte deteriore ma anche la comunità, il genius loci, la santità condivisa del luogo, lambiente di vita. Non condividiamo lidea di una architettura intesa come sfida individualista e come tecnica, dunque come Gestell, direbbe Heidegger, ovvero come pre-potenza, come im-posizione. Imposizione viriloide, direi, se in qualche modo è vera la lezione della psicoanalisi. Questa torre di cemento e di forza, che, come sottolinea Italia Nostra, sembra riproporre il progetto presentato nellEsposizione di Roma del 1928 da Mario Ridolfi, un architetto fascista, ricorda inequivocabilmente un fallo, un fallo un po storto ma prepotente, che si erige contro il mare, con gesto distruttivo e invasivo. Il gesto di sempre che il paradigma occidentale ha assunto contro la Natura, ma anche contro la Madre, se è vero, come suggerisce lomofono francese, che la mer è il mare ma anche il liquido amniotico che dallorigine ci ospita e ci culla. Un liquido che la nostra cattiva modernità, il nostro prometeismo, non sopporta perché è fluido, accogliente, sfuggente. È come londina, simbolico della femminilità, leggero, denso di libertà. Capace di cura, anche. Perciò confido che lo sguardo machista si mitighi nel mare. Il Mare regge la violenza e la sfida. Io non conosco bene questa parte della Liguria, però la amo molto attraverso la ricostruzione ideale che ne ha fatto un grande filosofo , Friedrich Nietzsche: un filosofo delle altitudini e delle nevi che ad un certo punto della sua vita scelse però di venire ad abitare su quel tratto di terra che va da Sestri a Rapallo. Di fronte al mare, anzi di fronte ai molti mari di questa Liguria, alla bellezza estrema e diversa dei paesaggi, questo filosofo così duro, col martello, accusato anche di sentimenti filonazisti, scrive la sua opera più bella, la sua opera più dolce, meno prepotente (La gaia scienza). E dichiara che è stato il mare a influenzarlo, non un mero ambiente, uno sfondo, ma qualcosa che costituisce la mente, che suggestiona il cuore, dando nuova serenità e dolcezza e, soprattutto, un grande senso del limite. Dovrebbe ascoltare la voce del mare anche la politica. La politica ha delle responsabilità e deve prendere impegni (io sono qui a prendere impegni: verifica delle autorizzazioni, compatibilità dei progetti, ecc.). Essa ha un potere che però si svuota senza il sostegno del popolo, delle coscienze, delle soggettività. Girando per lItalia in questi mesi mi sono resa conto che le questioni ambientali, le questioni del territorio, hanno un esito felice dal punto di vista ecologico lì dove cè questo sostegno, lì dove si mette in campo un nuovo concetto di democrazia, una democrazia dal basso, una democrazia partecipata, una democrazia fatta dalle comunità. Perciò io , ribadendo la mia vicinanza totale in questa lotta per la salvaguardia della costa, del buon senso, della bellezza e della identità culturale, confido soprattutto che questa comunità così viva sappia mantenere il suo luogo e la sua anima. Dibattito sul progetto del porto turistico alla Margonara il resoconto delle reazioni al progetto Fuksas a cura della redazione Nel giugno dello scorso anno, presso la sede dellUnione Industriali, la presentazione del nuovo progetto dellarchitetto Fuksas per il porto turistico alla Margonara, a dicembre il convegno di Italia Nostra sulla salvaguardia della fascia costiera. La discussione a Savona impegna le forze politiche, gli amministratori pubblici, le associazioni e i comuni cittadini. Alcune testimonianze dirette e gli echi della cronaca locale e nazionale. Savona, 17 giugno 2006 IL SECOLO XIX «Il mio faro gigante? Unagopuntura»23 Il nuovo porto della Margonara. Il celebre architetto ha presentato il plastico alla città: «Genova vedrà le luci della grande torre» Il sindaco Berruti: «Stregati dal progetto di Fuksas, sbagliate le posizioni conservatrici» A molti savonesi stringerà il cuore scoprire che lo scoglio della Madonnetta è diventato, nei disegni di Massimiliano Fuksas, un puntino minuscolo dentro la diga del futuro porticciolo. Viene da chiedersi: lo sa larchitetto più in del momento cosa rappresenta quello scoglio per i savonesi? E le baracchette? E gli altri scogli della Margonara? «Conosco tutto, mi hanno spiegato tutto, in parte lho vissuto sulla pelle nelle mie vacanze in Liguria negli anni Sessanta - ha replicato Fuksas dopo la presentazione del progetto - Credo di aver valorizzato e tutelato ogni aspetto, basti dire che tutto il progetto è incentrato sul completo ritorno del mare a lambire la co- 23. Articolo di Dario Freccero. sta, cosa che oggi in molti tratti non avviene. Credetemi: è un progetto anche di salvaguardia, non violenta lambiente». Un po il carisma, un po la persuasione, alla fine sembravano convinti dalle parole del padre del Palafiera di Milano anche i più perplessi. È piaciuto alla platea il suo modo di spiegare e chiarire anche gli aspetti secondari dellintervento. Per capirlo bastavano le espressioni di chi usciva dalla sala dellUnione Industriali con laria serena e non dello choc. 28 Nella pagina precedente, in basso a destra: larchitetto Massimiliano Fuksas durante la presentazione del nuovo progetto del porto turistico alla Margonara, presso la sede dellUnione Industriali di Savona. «È confortante che abbia puntato tutto sulla scomparsa dei parcheggi, che ci saranno ma sotto la strada, e sul trionfo del mare», diceva una signora che poco prima si era autodefinita contraria. nella sala dellUnione Industriali scortato dalla sua assistente. Abito nero, un mix di accenti, occhi profondi. Gli è bastato poco per acclimatarsi, e in pochi minuti ha conquistato fiducia e applausi. Laspetto delicato resta quello del faro che conterrà alloggi fino a sfiorare il cielo (altezza doppia della torre di Bofill). Facile prevedere lo stesso violento dibattito che ha già avvelenato i cantieri di Crescent e Torre di Bofill. Fuksas però non si è sottratto, e al dubbio se un faro gigante sia sostenibile in una città già in ansia per le dimensioni della vecchia darsena, ha dato una risposta schietta. Architetto, in città però il clima è già caldo. «Lo immagino, ed è per questo che mi sono preoccupato di venire di persona, e portare progetti e plastici per spiegare non solo le forme ma anche i sentimenti che le hanno fatte nascere ha risposto - Non sono aspetti marginali perché io so quanto sia importante comunicare alla gente il proprio pensiero». «Io rispetto chi dice basta cemento, mai più cemento ed è contrario ad ogni nuovo intervento - ha detto - Però lobiezione che gli muovo è questa: non fare più cemento non migliora la situazione di degrado delle zone dove il cemento cè già. Intendo dire: rifiutare questo porticciolo tra Savona e Albissola non cancella, per esempio, la bruttura che sovrasta questo tratto di costa: il gigantesco ospedale. Come la mettiamo? Sarei daccordo per le demolizioni, in quel caso mi andrebbe anche bene tornare a una fase originale di natura selvaggia e boschi in città. Ma visto che è impossibile e di demolire non se ne parla mai, tanto vale progettare tutti insieme cose che siano moderne, sensate ed eco-compatibili. E questo mio progetto del porto ritengo lo sia». Sapeva bene larchitetto più in del momento che venire a Savona con plastico, disegni ed elaborazioni al computer, significava uscire dal campo dei vedremo ed entrare in quello della concretezza, della carta canta. «Speriamo bene», gli è persino scappato entrando 24. Articolo di Erika Dellacasa. I colori del faro? «Metallo, vetro e verdastro. Cromature fresche, moderne». Perché la strana forma? «Perché no? Se hanno chiamato me, volevano qualcosa di originale. Non è un palazzo, è un faro, direi unagopuntura per la città. Un colpo secco, unico, in verticale. Cemento solo qui e tuttintorno deserto naturale. Così alto che le luci dellultimo piano le vedranno da Genova». Il neo sindaco di Savona, Federico Berruti, era in prima fila e poi gli ha stretto la mano. «Inutile negarlo, è un progetto che colpisce, sono stato toccato anchio dallimmagine del faro - ha detto Berruti - bisogna ragionarci, è sbagliato ergersi su posizioni conservatrici di chi dice sempre no. Ripeto: è bene ragionarci tutti insieme e discutere, però mi pare che il progetto sia avveniristico». Milano, 12 agosto 2006 IL CORRIERE DELLA SERA Grattacielo sul mare, Fuksas divide la sinistra 24 Ds disponibili. Botta e risposta tra 29 lassessore del Prc e larchitetto. «Meglio i borghi marinari». «Lasciamoli ai giapponesi» Savona, progetto di un Faro luminoso di 120 metri. Rifondazione si oppone SAVONA - La Goletta Verde approda a Savona e contesta il grattacielo luminoso di 120 metri, galleggiante sullacqua, al centro di un porticciolo turistico da 700 posti, firmato da Massimiliano Fuksas. Il «Faro», così si chiama il grattacielo, sarebbe il terzo nel raggio di pochi chilometri a Savona: la torre Orsero è in fase di ultimazione e una seconda sarà costruita dove un tempo era lo stabilimento Italsider, entrambe a firma di Ricardo Bofill. Il Faro di Fuksas è il progetto più impegnativo su cui si scontrano i malumori ante-ferragostani. È una struttura in cristallo e metallo, «leggerissima» nelle parole dellideatore, e avvolta da una spirale luminosa che la renderà visibile fino a Genova. Cosa questultima che ai savonesi piace. Quando il progetto del «Faro» fu presentato in un incontro organizzato dallAutorità portuale (che lo sostiene), un amministratore comunale commentò: «Se devessere un faro, che sia più alto della Lanterna». Mentre per le torri di Bofill la contrattazione tra Comune e costruttori è ormai confinata a pochi ritocchi, la partita sul Faro di Fuksas è aperta. Larchitetto che ama la Riviera di Ponente dove trascorre le vacanze - si è adontato quando è stato accusato di aver «disegnato case per i ricchi» (Fuksas si è dichiarato in passato a favore di Rifondazione). «Costruire il Faro costa 1.250 euro a metro quadro - ha detto A quanto sarà venduto è affare dei costruttori». Ovvero Giovanni Gambardella e il francese Pierre Noiray. Quanto alle cifre, oscillano dai 7 ai 10 mila euro a metro quadro. Il grattacielo prevede 40 appartamenti, più una parte destinata ad albergo. Mentre i diessini (che hanno varato il piano Bofill) sono aperti al progetto del Faro, Rifondazione comunista conferma il suo no: «È ora di rompere questa logica che abbina ai porticcioli turistici case di cui il territorio non ha alcun bisogno dice lassessore allAmbiente della Regione Liguria, Franco Zunino - I porticcioli fanno da cavallo di troia a unedilizia elitaria che non porta ricchezza e crea problemi». Il fatto è che il piano regolatore portuale e anche quello della costa, dei Comuni di Savona e Albissola, prevedono sia il porticciolo turistico della Margonara che i volumi edificabili. I vecchi progetti con case lungo lAurelia erano stati bocciati perché avrebbero ostruito la vista del mare. Fuksas ha radicalmente cambiato lapproccio al problema: ha concentrato tutti i volumi edificabili sparsi lungo la costa in ununica costruzione verticale, il Faro appunto. Quindi lo ha addirittura spostato «in mare» liberando lo waterfront. Lassessore Zunino confessa la sua predilizione per «progetti che ricordino i borghi marinari». Fuksas gli ha già risposto dicendo che «sono i giapponesi che si fanno Portofino falso, noi abbiamo quello vero». Lassessore allurbanistica ed ex sindaco di Savona il diessino Carlo Ruggeri è fra quelli che considerano con interesse il progetto. Respinge ogni accusa di cementificazione e proliferazione di porticcioli e anticipa: «La Regione dirà no ai porticcioli di Albenga e di Noli-Spotorno». Quanto al neo-sindaco di Savona, Federico Berruti esamina le criticità del progetto: limpatto ambientale, i problemi strutturali di viabilità, gli equilibri fra investimento produttivo («che privilegio») e quello residenziale, ma assicura «un giu- 30 dizio non ideologico» e soprattutto un primo parere del Comune entro lautunno. Ma il Faro gli piace? «Prima bisogna capire se serve, poi se piace. Però il problema di liberare il fronte mare Fuksas lha risolto». Genova, ottobre 2006 LIGURIA BUSINESS JOURNAL «Il borgo ligure èda archivio, a Savona costruisco un paesaggio» 25 Massimiliano Fuksas parla di sé, dell' architettura e di Genova immobile La nuova frontiera dellurbanistica made in Italy è affidare i progetti, anche quelli apparentemente meno mastodontici alle grandi griffe dellarchitettura (soprattutto di casa nostra). La cosa, non di rado, suscita polemiche perché, se è vero che in genere la griffe entra nel business in maniera indolore, assunta in prima battuta per dare il suo tocco, è anche vero che altre volte ciò avviene in maniera brutale, scalzando precedenti progettisti meno conosciuti (questo accade soprattutto quando la proprietà dellarea passa di mano). Non sono pochi quelli che sostengono che ingaggiare un architetto di fama significa solo affidarsi a un abile veicolo commerciale. Prendiamo Renzo Piano: di recente è stato chiamato da Luigi Zunino, patron dellimmobiliare Risanamento a riprogettare lex area Falck di Sesto San Giovanni, zona nord est di Milano. Il progetto di riqualificazione del vecchio insediamento industriale da 1,5 milioni di metri quadri, cioè 150 ettari di cui 40 destinati a verde pubblico è roba da 215 milioni di euro di valore. Chiamare Piano è stata una scelta astuta e vincente, dicono in 25. Articolo di Franco Canevesio. molti, perché uno come lui fa piazza pulita di tutti gli altri concorrenti, potendo mettere in campo capacità manageriali e di relazione ad alti livelli che altri non hanno. Nel caso di Sesto San Giovanni, per esempio, larchitetto genovese ha coinvolto il premio Nobel Carlo Rubbia, per il quale intende costruire un apposito centro di sperimentazione sullidrogeno. Altra piccola città, altra grande firma. A Savona, il porto turistico della Margonara era stato affidato allo studio genovese dellarchitetto Olga Gambardella. Poi, a marzo di questanno si è preferito chiamare una griffe, larchitetto Massimiliano Fuksas. Romano, 62 anni, studio a Roma e a Parigi, Fuksas ha insegnato architettura a Parigi e a New York, alla prestigiosa Columbia University. È stato direttore della sezione architettura alla Biennale di Venezia dal 1998 al 2001 e vanta, tra le sue opere significative la sistemazione del vecchio porto di Nagasaki in Giappone. Per Savona ha ideato una torre-faro alta 120 metri da piazzare in mezzo al mare, sul molo frangiflutti: unidea che ha scatenato polemiche e reazioni. - Come mai ha pensato a un grattacielo per Savona? «Penso che lespansione delle città debba estendersi in verticale, non più solo in orizzontale. In unarea molto densa e completamente occupata dal costruito come è Savona, se vogliamo fare qualcosa dobbiamo costruire ex novo mettendo insieme residenziale, commerciale e tutto il resto di cui cè bisogno. Io penso che Savona abbia bisogno di un porto turistico e che questa esigenza possa essere coperta da uno sviluppo verticale». 31 - Perché? «Perché non è più il momento di ragionare con la logica del borgo ligure. Con questa logica, che per essere applicata necessita di uno sviluppo orizzontale, lAurelia sarebbe rimasta nascosta, il mare non si sarebbe visto. Per questo io sposo la logica del grattacielo. E poi io non faccio architettura, faccio paesaggi, e li faccio parlando chiaro. A Savona, per esempio, ho detto subito che non è più il momento di nascondere» - E cosa bisogna fare invece? «Bisogna far vedere: il porto, il mare ...». 6 dicembre 2006 LA STAMPA «La Torre di Fuksas è un simbolo fallico» 26 Savona - Parla il Sottosegretario Molti lo avevano pensato, ma alla fine qualcuno lo ha detto pubblicamente: «Il grattacielo di Fuksas? Ricorda il movimento di un fallo, simbolo del prometeismo più esasperato». Lo ha detto il sottosegretario allAmbiente Laura Marchetti intervenuta ieri in Provincia a Savona a un convegno sulla salvaguardia delle coste organizzato da Italia Nostra. Allincontro era atteso anche il governatore della Sardegna Renato Soru che però ha inviato un intervento scritto. La Marchetti sulla Margonara ha detto: «Prima che si realizzi è necessario che il progetto esecutivo passi al vaglio del ministero. Il mio impegno è quello di vigilare affinchè non si traduca in una delle tante aggressioni al paesaggio». È intervenuto anche lassessore regionale allAmbiente Franco Zunino (Rifonda- 26. Articolo di P.P. 27. Articolo di Paolo Conti. zione) che ha ribadito la contrarietà del suo partito alla torre di Fuksas. Roma, 7 dicembre 2006 IL CORRIERE DELLA SERA Fuksas, il faro e le accuse da sinistra «Simbolo fallico? Superficiali» 27 Il sottosegretario di Prc: costruzione viriloide. Larchitetto: mi sento tradito. LATTACCO «Quella torre è una costruzione viriloide, come quelle di epoca fascista» LA DIFESA «Ma così ho scongiurato lassurdo progetto di un villaggetto alla Disney» ROMA - Massimiliano Fuksas è a San Paolo del Brasile per un seminario pubblico: «Il mio grattacielo un fallo, una costruzione viriloide? Rispondo così. In un'opera, in un quadro ciascuno vede ciò che vuole, desidera o sa vedere... cioè cose, oggetti più o meno gentili o volgari. Dipende dalla personalità e dai gusti di chi osserva». Fuksas è fatto così, riesce a polemizzare a colpi di brucianti atrocità ma senza insultare mai. E così, a modo suo, ha spedito una risposta di fuoco a Laura Marchetti, sottosegretario allAmbiente di Rifondazione comunista che il 5 dicembre è intervenuta a Savona in un convegno sulla salvaguardia delle coste (ne scriveva ieri in prima pagina il Secolo XIX). Ha parlato del progetto Fuksas per il riordino del porto di Savona, cioè una torre di 120 metri già chiamata il faro capace di contenere 40 appartamenti e un albergo, galleggiante sullacqua e pronta a illuminarsi di notte trasformandosi in un segno 32 visibile a chilometri di distanza: «Quella torre ricorda il movimento di un fallo, una costruzione viriloide come quelle di epoca fascista, è un simbolo del prometeismo più esasperato». Bocciatura clamorosa, visto che Fuksas non ha mai nascosto le sue simpatie sia personali per Fausto Bertinotti che per larea di Rifondazione. Per di più Massimiliano Fuksas è lo stesso architetto che disertò linaugurazione della sua Fiera di Milano il 31 marzo 2005 perché il taglio del nastro sarebbe toccato a Silvio Berlusconi («eccessivo odore di elezioni»). E infatti Fuksas replica in termini politici, non estetici, alle contestazioni del sottosegretario Laura Marchetti: «Quando qualcuno critica i miei progetti non intervengo mai, rinnegherei uno dei valori per cui mi sono battuto, cioè trasformare larchitettura contemporanea in una parte del panorama e quindi inevitabile oggetto di aperto dibattito. Ma stavolta è diverso». In che senso, Fuksas? «È diverso perché questo giudizio viene da un sottosegretario, quindi da un membro del governo Prodi. Allora devo pensare che lattuale esecutivo abbia formulato questo giudizio sul progetto. Devo insomma prendere atto che Prodi e il suo governo la pensano così. Altra osservazione. Il sottosegretario Marchetti è anche unesponente di Rifondazione comunista. Nello stesso modo devo ritenere che il suo parere coincide con quello del partito, del suo segretario e dello stesso Fausto Bertinotti, persona che so estremamente intelligente». E qui cè molta, consapevole ironia, vista lantica amicizia che lega larchitetto e urbanista al presidente della Camera. Ancora: «Io sono abituato a Paesi diver- 28. A cura del Coordinamento Cittadino di Savona. si dallItalia. Sui progetti si pronunciano i funzionari, se i politici parlano lo fanno a nome dei governi o dei partiti. Nessuno si alza e dice la sua. Di questa faccenda, insomma, io faccio una questione di responsabilità istituzionale». Quindi niente fallo? «È uno spillo, uno stilo, un oggetto architettonico che sembra una tromba daria». E la questione del fascismo? «Mi ricorda le odiose generalizzazioni da scuola media di un tempo, i fascisti repressi sul sesso o le comuniste di facili costumi». Ma alla fine Fuksas difende anche il merito del progetto: «La mia proposta serve ad abbandonare l'assurdo progetto di costruire un agglomerato sulla costa in stile villaggetto genovese un po alla Disney, destinato a impedire la visuale sulla costa dalla via Aurelia. Ho ridisegnato il rapporto tra la costa e lacqua e un vicino torrente con tutto lappoggio dei sindaci di Savona e Albissola e della stessa autorità portuale». Ma larchitetto sa che le lodi a Savona sono tante quante le critiche e le perplessità. Quella del sottosegretario Marchetti è solo lultima in ordine di tempo. E indubbiamente la prima in originalità. 8 dicembre 2006 FORZA ITALIA Comunicato stampa 28 Forza Italia, come il resto della C.d.L. savonese, non intende esprimere opinioni ufficiali sul progetto Margonara-Torre Fuksas, finché non sarà stato possibile conoscere direttamente il progetto, le sue ragioni, gli obiettivi che esso si pone e la loro condivisibilità sul piano civile e politico. 33 Qualche considerazione di carattere politico però già simpone, nel momento in cui una signora, sottosegretario del Governo, oltre ad un certo numero di altri personaggi - a vario titolo - comincia a sparare a zero sul progetto, a prescindere dalla sua conoscenza dettagliata. Ora, che il sottosegretario in questione consideri lelemento architettonico dominante del costruendo porto della Margonara un simbolo fallico e che, come tale, essa lo disdegni, è argomento che attiene alla sfera dei suoi gusti strettamente personali, mentre non dovrebbe interessare la conduzione della Cosa Pubblica. Lidea poi che questo progetto possa essere sottoposto a referendum è assolutamente abnorme e pertanto assolutamente non condivisibile. Attraverso la procedura del referendum per un tale argomento, non si riuscirebbe mai più a costruire alcuna opera pubblica, per la semplice ragione che andrebbero a votare soltanto i contrari. In ogni caso, la decisione sulle Opere Pubbliche da realizzare è esattamente uno dei principali compiti dei Pubblici Amministratori, i quali già rappresentano il Popolo che li ha eletti e quindi devono saper mostrare la saggezza e la saldezza morale ed intellettuale per decidere, senza voler ricorrere alla stampella (storta e fragile, in questo caso) del referendum. Talvolta le decisioni possono e devono essere impopolari, oppure popolari ma contrarie ai cosiddetti poteri forti, a condizione che chi decide sia allaltezza del proprio compito e sappia vedere ben oltre la convenienza immediata ed 29. Articolo di Redazione. agire veramente nellinteresse collettivo. Il responsabile della comunicazione Emilio Barlocco 10 dicembre 2006 LA STAMPA Margonara prosegue il dibattito 29 Il Wwf si oppone al porto di Fuksas «Meglio usare la Darsena Nuova» Il neo presidente regionale del Wwf Marco Piombo contesta con decisione il progetto del porto turistico di Fuksas e ipotizza anche soluzioni alternative con meno impatto ambientale. «Il progetto di Fuksas presenta elevate criticità. Il Piano della costa punta a perseguire obiettivi quali la tutela e la valorizzazione dei tratti di costa emersa e sommersa che rivestono valore paesaggistico, naturalistico ed ambientale; la riorganizzazione e la riqualificazione dei tratti costieri urbanizzati; la difesa del litorale dallerosione marina ed il ripascimento degli arenili. Il proliferare di porti e di approdi turistici come Savona, Varazze, Celle, Finale, Loano, Alassio, Andora determina unelevata cementificazione della costa con gravi alterazioni dellecosistema. Occorre contemperare le esigenze di interesse generale con il pur necessario sviluppo». Il Wwf presenta anche unalternativa: «Si potrebbe riqualificare lintera penisola compresa tra la Nuova e la Vecchia Darsena, riprogettando la Darsena Nuova come porto turistico. Del resto nuova edificazione residenziale sulla costa è impensabile. 34 13 dicembre 2006 IL SECOLO XIX Il progetto Fuksas può essere modificato 30 Lettera al giornale di Gianluigi Granero La discussione sulla realizzazione del porto turistico della Margonara manda ad una riflessione sul modello di sviluppo della città. LAmministrazione Ruggeri aveva compiuto una scelta netta per avviare un nuovo e moderno progetto di città policentrica e polifunzionale. Non mancarono errori e limiti ma il progetto era chiaro e fu compreso e condiviso dalla città. Il porto, innovandosi, ha continuato a svolgere il ruolo di motore della nostra economia. Quanto fatto doveva essere considerato il punto di partenza per una nuova progettualità capace di coniugare i risultati ottenuti con nuovi ambiziosi obiettivi. Richiamo, solo per titoli, alcune delle questioni centrali: una politica industriale per rilanciare una presenza produttiva di processo industriale; una politica culturale, elemento di una nuova identità e fattore di sviluppo economico; un forte investimento politico nel rilancio della partecipazione. La decisione di puntare su unalleanza elettorale molto vasta rischia ora di riportare la sinistra nellimmobilismo. Lala riformista non pare avere la forza di un progetto e da qui, credo, le fibrillazioni dei consiglieri comunali. Gli aspetti personalistici non possono fare velo alle difficoltà, tutte politiche, che dipendono dallincapacità delle forze politiche di fare sintesi. La critica al progetto di Fuksas fa leva su questioni che non possono, però, essere eluse. Il rapporto tra 30. Presidente della Lega delle Cooperative. 31. Articolo di Ermanno Branca. politiche di sviluppo e sostenibilità ambientale è il tema centrale della politica contemporanea che non può essere risolto nella semplice conservazione! Il progetto sinserisce in unarea fortemente antropizzata. Sarebbe, quindi, opportuno non discutere in astratto ma considerare con maggiore accortezza le linee progettuali, magari per modificarle. Il progetto si pone come obiettivi: la riqualificazione della costa; un rafforzamento del rapporto con lacqua; le volumetrie concentrate in un unico elemento dal forte valore simbolico ed identitario. Colpisce anche la demonizzazione del settore costruzioni. La cementificazione della costa costituisce un vincolo ad uno sviluppo economico di qualità, un monito ed un richiamo ad una sicura responsabilità della classe dirigente di questa provincia. Ciò non toglie che il settore delle costruzioni sia stato, in questi anni di grandissima difficoltà economica, parte importante del valore aggiunto prodotto non solo per la nostra provincia ma per lintero paese. È quindi necessario un approccio che privilegi scelte di trasformazione e qualificazione urbana capaci di contribuire alla definizione della nuova identità (e funzioni) di cui la nostra provincia ha bisogno. Il coraggio di cambiare anche con forti segni è necessario se vogliamo costruire un futuro di lavoro e non solo di pensioni (quali?) per i nostri figli! 14 dicembre 2006 LA STAMPA I privati chiedono al Comune di affrettare i tempi del verdetto 31 Il sindaco Berruti ha deciso di affronta- 35 re di petto il problema del porto turistico della Margonara. Dopo aver studiato per due o tre mesi gli incartamenti, ha informato la giunta dellavvio di un procedimento che dovrà portare il Consiglio comunale a pronunciarsi sul porto turistico e sul grattacielo di Fuksas entro gennaio. A parte il fatto che il procedimento della Port Authority era stato avviato nel 1998 e dellapprodo si parlava già dal 1990, infatti, ora il Comune è sotto pressione perchè gli imprenditori vogliono sapere se devono affidare allarchitetto Fuksas lincarico di redigere un progetto vero e proprio. Le firme internazionali, come è facile immaginare, costano e nessuno è disposto a pagare la parcella di Fuksas per poi gettare il progetto del porto nel dimenticatoio. Il sindaco è consapevole delle prese di posizione molto variegate allinterno della propria maggioranza: Verdi e Rifondazione sono apertamente contrari, lo Sdi favorevole al porto ma non al grattacielo e la Margherita come al solito darà battaglia. Finora il sindaco non ha fatto nulla per condizionare il giudizio della sua coalizione e ora pare intenzionato ad aprire ancora più il dibattito in modo che ognuno abbia modo di esprimere le proprie opinioni e di assumersi le proprie responsabilità. Il primo passo da compiere per poter esprimere un giudizio di merito sarà quello di acquisire la documentazione dalla Port Authority che dovrà essere fornita ai consiglieri comunali in modo che possa svilupparsi il dibattito in Commissione. Il Comune deve di fatto pronunciarsi su un progetto completamente nuovo. Quello vecchio, che prevedeva le casette lungo la costa e che erta sta- 32. Articolo di Redazione. to approvato con numerose prescrizioni, è stato abbandonato. La nuova idea presentata da Fuksas è rivoluzionaria, sia per laltezza delledificio, sia perchè libera gli spazi sulla costa. Un particolare non di poco conto, infine, è che il grattacielo verrà realizzato su terreno demaniale e quindi gli acquirenti degli appartamenti, del ristorante o dellalbergo non diventeranno proprietari ma solo concessionari per un periodo variabile fra 60 e 99 anni. 20 dicembre 2006 LA STAMPA Margonara iniziativa del Sindaco Berruti 32 In giunta il dossier sul progetto Fuksas Porticciolo e grattacielo al centro del dibattito politico SAVONA. Il sindaco Berruti ha aperto ufficialmente le danze sul porto della Margonara consegnando a tutti gli assessori la documentazione sul progetto che nelle prossime settimane saranno chiamati a valutare insieme al Consiglio comunale. Il dossier esaminato ieri mattina dalla giunta è composto da una parte urbanistica con la completa ricostruzione delliter amministrativo della pratica avviata addirittura nel 1997 dalla Port Authority e da un cd-rom contenente gli elaborati grafici, le cartografie, le simulazioni al computer e gli inserimenti nel paesaggio che larchitetto Massimiliano Fuksas ha consegnato nei mesi scorsi alla Port Authority. In seguito la documentazione verrà consegnata ai consiglieri comunali e sarà forse inserita anche sul sito internet del Comune. 36 Proprio per offrire elementi concreti di valutazione, pubblichiamo lintero dossier del progetto che negli ultimi mesi ha calamitato lattenzione dellopinione pubblica suscitando un dibattito molto vivace, scandito da polemiche anche allinterno della maggioranza di centrosinistra. Madonnetta, che prevedono un ampio specchio acqueo di rispetto dove saranno ospitati natanti di piccola dimensione, tradizionalmente legati alle associazioni di pesca e sportive locali. La macchina propulsiva del porto sarà affidata alle seguenti attività principali. Documento MASSIMILIANO FUKSAS Il progetto da un lato fornisce una risposta adeguata alle richieste di posti barca medio-piccoli dettati da necessità locali, dallaltro prevede un significativo numero di posti barca per yacht (anche di grandi dimensioni) in grado di soddisfare le richieste che emergono dai cantieri di prestigio presenti sul territorio. Facilitazioni di questo tipo incentivano sviluppo alla produzione dei cantieri e dellindotto relativo con conseguente aumento delloccupazione. Inoltre la presenza di yacht di grandi dimensioni richiede attività di manutenzione costante nel corso dellanno e assicura la presenza di equipaggi nel porto per i periodi di bassa stagione, consentendo di sostenere anche attività produttive diversificate, già presenti sul territorio. 33 Il porto turistico si propone di proseguire la sistemazione del fronte mare tra la Vecchia Darsena e il litorale di Albissola Marina, prevedendo un riassetto paesistico ed un recupero di unarea obiettivamente degradata. La proposta conferma e precisa le destinazioni duso previste nel Piano Regolatore Portuale; in particolare sono state ottimizzate le funzioni allo scopo di caratterizzare il porto turistico quale importante spinta propulsiva del territorio, dal punto di vista dellimmagine, dello sviluppo economico e dellintegrazione dei servizi alle persone. Lobiettivo è quello di individuare un mix di funzioni che rendano il porto turistico fortemente legato sia agli abitanti che ai turisti con strutture polifunzionali, tali da rendere larea un punto di forte richiamo. Il complesso di destinazioni ha lo scopo di amalgamare laspetto turistico-ricettivo tipico dei porti turistici con quello di polo ricreativo per la città, con destinazioni duso diversificate in grado di attrarre non solo il territorio savonese ma anche, in occasioni particolari, bacini di influenza più estesi. Contemporaneamente, proprio perché il porto mantenga le radici nella tradizione del territorio, è stata data particolare attenzione al sistema degli Scogli della Posti barca Polo ludico-ricreativo Lobiettivo è quello di consentire a cittadini, turisti giornalieri e non, utenti delle crociere, di potersi recare al porto per un periodo limitato, anche di un pomeriggio, di una domenica o di poche ore, o al contrario di soggiornarvi per una breve vacanza. A questo scopo sono individuate diversi tipi di attività. - Ristorazione con bar e ristoranti di qualità e livello diverso, innovativi o tradizionali, per un pasto veloce o per un pranzo di lavoro o di rappresentanza. - Attività culturali con spazi per espo- 33. Estratto dalla relazione dello Studio di fattibilità redatto dallarchitetto M. Fuksas (giugno 2006). 37 sizioni, sale da musica, sale di incisione e sale prove per attività musciali e di recitazione, ludoteche, biblioteche. - Attività di wellness-fitness con piscine, palestre, centri benessere. - Attività sportive legate agli sport acquatici, scuole di sport su natanti come vela, surf, canoa, ma anche attività sportive da palestra con piccoli campi gioco. - Attività commerciali con negozi specifici legati al turismo nautico (abbigliamento sportivo, particolari per le imbarcazioni, ecc.) e generici per tutti gli altri visitatori del porto. I negozi possono essere punti di vendita esclusivi o collegati a locali già esistenti sul territorio. È in progetto lesame di qualche attività di interesse più generale in grado di attirare un bacino di utenza allargato. In ogni caso è oggi dimostrato che eventi di particolare pregio culturale (mostre di rilievo, festival musicali e teatrali di pregio, ecc.) sono in grado di attirare un notevole numero di visitatori, specialmente se connessi ad una rete di attività culturali e ricreative specifiche del territorio, ad una ospitalità di qualità e a pacchetti di cure di benessere o stage sportivi (vela/golf, ecc.). Albergo È localizzato nella torre. Il piano terra e i primi piani sono destinati ad attività completamente aperte al pubblico, mentre è previsto ai piani superiori il sistema alberghiero vero e proprio. Si tratta di una struttura ricettiva di qualità in grado di ospitare eventi congressuali e dello spettacolo (con spazi interni e allaperto) e di rispondere ai massimi livelli del turismo legato ad attività aziendali e di la- 34. A cura di Alessandro Scarpati. voro. Lultimo piano è destinato ad un ristorante panoramico aperto al pubblico. 27 dicembre 2006 SINISTRA ECOLOGISTA Comunicato stampa 34 Un tornado luminescente sul mare, destinato probabilmente a diventare il simbolo della Liguria del XXI secolo. La Sinistra Ecologista entra nel dibattito sulla Torre dichiarandosi favorevole ad unopera destinata ad annoverare Savona tra le città simbolo dellarchitettura moderna. Così come le grandi metropoli del mondo, la conurbazione costiera ligure necessita di un forte simbolo architettonico. La Torre-faro asimmetrica che svetta allinterno del nuovo porto della Margonara è unidea geniale di un grande architetto italiano, Massimiliano Fuksas, e rappresenta una forte occasione di sviluppo per una Savona lanciata verso una nuova immagine turistica. La struttura ricettiva prevista ai piani alti della Torre-faro consentirà a Savona di ospitare eventi congressuali di livello internazionale allinterno di una cornice unica nel suo genere. Vero è che quanto abbiamo visto fino ad ora è solo una suggestiva molla asimmetrica protesa verso il cielo: sarà abilità del progettista realizzare unopera che conservi la leggerezza e lunicità di quanto raffigurato a livello progettuale. La Direzione della Sinistra Ecologista di Savona 38 31 dicembre 2006 LA STAMPA Delfino:sono favorevole a Fuksas 35 Dibattito sulla torre della Margonara SAVONA . Ancora Fuksas. La torre della Margonara disegnata dal noto architetto romano di origine lituana continua a far discutere. Finora tanti pareri contrari. Oggi ne ospitiamo uno, autorevole, a favore. A intervenire è limprenditore Vincenzo Delfino, candidato sindaco al Comune lo scorso maggio. «Tutti si sentono in dovere di dire la loro: fermiamoci un momento e facciamo un passo indietro. A Savona oggi manca terribilmente un tessuto produttivo, aziende che occupino degli operai. Non cè più lo spazio per farlo, ma se domani la Fiat o qualunque altra grossa impresa si presentasse da noi e dicesse: «Vi costruisco uno stabilimento e vi garantisco dai 3 ai 5 mila posti di lavoro», che cosa faremmo? Probabilmente cercheremmo in tutti i modi di trovare una posizione che permetta la nascita di questindustria. Abbiamo invece un porto, Savona è una città portuale, Savona è una città marinara, Savona è una città turistica (o almeno dovrebbe esserlo). Ma cerchiamo di ragionare. Certo i Verdi sono negativi (daltra parte lo sono per principio), mi meraviglierei molto se qualche volta i Verdi dicessero sì ad un progetto industriale, probabilmente comincerei a pensare che sia sbagliato completamente. Ma tutti gli altri partiti dellestrema sinistra e qualche elemento del centro (vedi Margherita o simili) si professano contrari. In base a quele idea? Un po di cemento in più? Ed è forse bella attualmente la costa che cè tra Savo- 35. Articolo di P.P. na ed Albisola, piena di baracche e di rifiuti? È forse bello uno specchio dacqua dove al massimo vanno quattro pescatori e che potranno continuare ad andarci, e che potranno continuare a svolgere le loro attività in una posizione senzaltro più bella e più gradevole? Ma siamo seri! Qui si va avanti sulla base di preconcetti e non di questioni importanti». E ancora: «Tutto si può studiare, tutto si può migliorare, non a tutti piace la Torre di Fuksas, ma non è questo il problema. Il problema iniziale al quale dobbiamo rispondere come savonesi é: vogliamo un porto turistico o no? Per il sì ci sono da 3 a 5 mila posti di lavoro, cè una notevolissima ricaduta di denaro in via secondaria per tutte quante quelle che sono le spese di coloro che utilizzeranno questo porto, cè unattrattiva turistica notevole sia per la questione semplicemente paesaggistica sia per lutilizzo. Per il no che cosa cè? Una prateria di posidonia? Un pochino di cemento in più? Il fatto che qualche privato riuscirà ovviamente ad avere degli utili da tutto questo? Mi sembrano posizioni demagogiche, che non vale la pena neanche di affrontare? La Torre di Fuskas può piacere o non piacere; anche la casa sulla cascata di Wright non piacque a molta gente, ma è tuttora considerata uno degli esempi di scultura moderna più à la page. Perché non può diventarlo la Torre di Fuksas, e diventare di per sé unattrattiva turistica per Savona? Noi di questo abbiamo bisogno. E molto difficile, per via della politica dissennata delle amministrazioni precedenti, trovare delle zone dove unindustria possa effettivamente venire a collocarsi per dare posti di lavoro ai savonesi». La Madonnetta dietro le testimonianze uno spaccato di vita e pietà ad Albissola Marina di Dede Restagno 36 La costruzione della strada a mare tra Savona ed Albisola, negli anni trenta, ha sacrificato alcuni scogli esistenti tra la foce del Ritano del Termine e labitato di Albisola Marina (lo scoglio di SantAntonino e altri minori), ma ha risparmiato per nostra fortuna quello che maggiormente caratterizza il paesaggio albisolese. Lo scoglio della Madonnetta, che conserva ricordi interessanti un arco di oltre tre secoli, è riconoscibile in una veduta degli inizi dei settecento, ove è già sormontato dalla tipica edicola. Matteo Vinzoni, autore della veduta, nel prendere la pianta e la prospettiva di Albisola tra il 3 e il 4 dicembre 1722, lo annotò, quale infatti si presenta, tra gli elementi caratteristici del paesaggio locale, insieme al Castellaro, alle torri e al forte di S. Antonio, alle chiese, alle ville Balbi al Capo, De Mari e Durazzo alla marina. A quella data ledicola sullo scoglio contava circa settanta anni, essendo stata realizzata nel 1653, come si ricava dalliscrizione posta alla base del bassorilievo raffigurante la Madonna: FRANCESCO DI NICOLA GROSSI P DEVOTIONE 1653 36. Dede Restagno, archeologa e storica savonese, ha realizzato numerose campagne di scavo e ricerche nellambito ligure e nazionale. È stata presidente della Società savonese di storia patria, del Centro ligure per la storia della ceramica e del Museo della Ceramica Manlio Trucco di Albisola Superiore (fonte http:// digilander.libero.it/madonnetta). Nella pagina precedente: veduta dello scoglio della Madonnetta e della costa di Albisola. Sotto: ledicola votiva che sormonta lo scoglio. 40 Non si è potuto sinora identificare il personaggio del Nicola Grossi, le ricerche essendo rese difficili dal fatto che nome e cognome sono tra i più diffusi nelle Albisole. Proprio sotto il rilievo della Madonna, nello spazio compreso tra la base delledicola e lo scoglio, una lapide molto più recente ricorda il restauro attuato verso la fine dellOttocento da un gruppo di albisolesi della Marina guidati da Bernardino Gervasio. Sulla targa marmorea, purtroppo in cattivo stato, si legge la seguente iscrizione: MADONNA ..... DELLO SCOGLIO RESTAURATA ADDI (16) LUGLIO 1897. B. Gervasio / E. Barile / F. Ferrando / B. Barile / A. Poggi / N. Poggi / N. Peluffo / G.nni Peluffo / G.ppe Peluffo / R. G (hi)... / G. Fornari / A. Ratto / P. Colombo /N. Bonfiglio / A. Pìccone... G. B. / N. Schiappapietra / P. (B)asso / A. Siri / A. Piccone/ G. Agnese / B. Firpo / A. Marazzi Bernardino Gervasio, nato in Albisola Marina nel 1851, era capitano marittimo ed aveva iniziato a navigare, come usava allora, in età molto giovane, per smettere attorno al 1890 e ritirarsi nel suo paese natale. Nel periodo in cui navigava, il capitano Gervasio fu dapprima alle dipendenze dellarmatore genovese Cambiaso, che aveva una sede a Santo Domingo; poi ne divenne socio e ne sposò la sorella Luisita. A tale periodo si deve riferire lepisodio di un naufragio, dal quale derivò l'offerta di un ex-voto, oggi purtroppo scomparso, al santuario di Savona. La lapide del capitano Gervasio non è soltanto corrosa dal tempo, ma è anche abrasa a tratti e sforacchiata da schegge e proiettili risalenti allultima guerra. Ledicola della Madonnetta fu infatti danneggiata durante il conflitto, tanto che, con il ritorno dela pace, dovette essere nuovamente restaurata. Ciò fu fatto a cura degli uomini cattolici di Albisola Marina, i quali murarono sulla parte posteriore delledicola, quella rivolta verso terra, un rilievo in ceramica policroma con il busto di San Giuseppe che tiene in braccio il bambino Gesù, in omaggio a uno dei tanti santi protettori di Albisola. Lopera è firmata Alba Docilia Albisola. Sulla parte anteriore del monumento, nel timpano sovrastante il rilievo della Madonna, fu in quelloccasione incisa la scritta: 1946 UOM. CATT. ALBISSOLA M. Torri simboli e orizzonti della verticalità di Gabriele Mina 37 Lattrazione della grande Esposizione mondiale del 1889 a Parigi, trecento metri di ferro battuto, pare fosse destinata ad essere smantellata dopo un ventennio. Due anni prima nomi prestigiosi dellintellighenzia parigina, da Dumas a Maupassant, avevano firmato una indignata protestation contro linutile e mostruosa profanazione al buon gusto della capitale: quella torre di Babele era vertiginosamente ridicola, simile a una nera e gigantesca ciminiera. Non sarebbe stato lultimo attacco alla torre voluta da monsieur Eiffel, nella quale lo sguardo di Verlaine riconosceva uno scheletro, mentre in modo ancor più originale Léon Bloy vi intravedeva un tragico lampadario. Eiffel rispose sulla stampa ribadendo lunione estetica fra ingegneria del ferro e bellezza delle forme, una forza dinsieme che non avrebbe sminuito i monumenti e il decoro parigino. Il capo-progettista insisteva peraltro sullo charme del colossale, unattrazione estetica per un fuori-misura che, come le piramidi, supera di per se stesso le regole ordinarie. Vi è anche questo nella storia di un popolare simbolo della Francia e della cultura europea, con il richiamo quasi irrinunciabile alla torre babelica. Nel racconto biblico è la costruzione infinita, una ziggurat puntata verso il cielo e destinata ad essere abbattuta per la superbia di quella sfida. Uno spazio plurale, babelico: come nel celebre dipinto di Pieter Bruegel della metà del 500, la torre è un insieme di forme affastellate, di stili e lingue, per certi versi è struttura che suggerisce già la sua disgregazione, una intima caducità a dispetto delle sembianze possenti. Non solo, lesegesi ha posto in luce significati ulteriori a quelli della vanitas umana in sfida con lOlimpo: la caduta di Babele e lo sviluppo delle lingue interni al disegno divino. Un progetto comunicativo che muove dallallargamento simbolico della spirale incarnata dalla torre, luogo dialettico fra unione con lalto e molteplicità degli abitanti della terra. La tensione smisurata delledificio verso il cielo si rispecchia, o forse si condanna, nellossessione simbolica, alzarsi, crollare. Laxis mundi, ossia il pilastro centrale che nelle mitologie cosmiche unisce le parti del creato, è intimamente connesso ai motivi dellascesa e della caduta: lalbero che affonda le radici nel mondo sotterraneo, lomphalos, la scala e la croce, tutti i simboli assiali rimandano alletica e alla spiritualità di una comunicazione mistica (Babele) e di un itinerario (scala dei). Sono riflessi simbolici che ci appartengono e che ritroviamo, non è un caso, nella discussione sulla pregnanza allegorica della caduta delle Twin Towers, su Ground Zero e su ciò che dovrebbe o non dovrebbe sostituirlo. Quasi volendo esorcizzare il cumulo dei corpi e dellacciaio, il confronto è stato immediatamente istituito con quei 417 metri di assenza, con quella parte cancellata (rovina, ferita, buco nero) da 37. Gabriele Mina, insegnante, ricercatore e antropologo savonese. Si è occupato principalmente dei temi del tarantismo, del digiuno, della mostruosità. Ha pubblicato diversi libri fra cui: Il morso della differenza. Antologia del dibattito sul tarantismo fra il XIV e il XVI secolo (2000) e La tela infinita (2006). 42 colmare con un rito plastico di memoria, elaborazione architettonica del lutto. Le proposte per il nuovo World Trade Center sono state migliaia: non potevano che relazionarsi con i resti o il vuoto. Dunque scheletri di vetro sopra i monconi, macerie fra i sostegni, fosse riempite dacqua profonde 911 piedi, edifici traforati o con forme significanti, drammatizzate; i resti delle torri museificati in un rimando simbolico allorrore della caduta e allurgenza di rinascita. Il progetto vincitore è firmato da Daniel Libeskind, già autore di unaltra potente allegoria della memoria, il Museo ebraico di Berlino. Si è molto parlato sullo snaturamento del disegno iniziale dopo gli interventi dellesecutore David Childs e le pressioni del concessionario, il magnate Larry Silverstein: ingenuità o ipocrisia di chi dimentica o vuole dimenticare che imprese di questo tipo sono fin dagli esordi interne a una logica di sfruttamento immobiliare e finanziario. Larchitetto ha immaginato cinque alte strutture a corona del vuoto, un giardino-memoriale (il progetto è ancora da assegnare), e una sesta torre la Freedom Tower lanciata alla quota di 1776 piedi (541 metri), lanno della dichiarazione dindipendenza. Resta visibile parte del muro superstite; la luce del sole ogni 11 settembre proprio nelle ore dello schianto dei due aerei - illuminerà lo spazio. In numerose interviste Libeskind, americano emigrato dalla Polonia, ha insistito sui contenuti simbolici del progetto, ricollegando fra laltro la nuova guglia alla porta dellAmerica, la Statua della Libertà. Alta 93 metri, la figura femminile alza la fiaccola democratica e stringe in mano il libro su cui è incisa la data del 4 luglio 1776: la scultura era stata donata dalla Francia nel 1876 per onorare il centenario della libertà (non tutti sanno che la struttura metallica interna fu studiata dalla società dellingegnere Eiffel). Davvero prevedibile appare allora la critica di un eccesso simbolico per dei segni scultura, grattacielo chiamati esplicitamente a significare, a rappresentare storia ed etiche: le proposte alternative (replicare perfettamente le torri, lasciare il vuoto, optare per torri virtuali, elevare il nero monolite di 2001 Odissea nello spazio di Kubrick) non sfuggono, né potrebbero farlo, al medesimo meccanismo. Perché le torri, la torre esiste già, vive nellimmaginario simbolico replicato dalla riproducibilità visiva: linsegnamento, per restare nelle passeggiate parigine, di Walter Benj amin e di Roland Barthes. Sono ad esempio gli operai sospesi su ponteggi inarrivabili, la sagoma di Woody Allen fra gli edifici di Manhattan, glinferni di cristallo e le traiettorie di Spider-man: sappiamo come dopo lattentato il cinema fu costretto ad optare di volta in volta se cancellare o suggerire i profili delle due torri. Nello stesso modo accade in ogni fotografia, in ogni poster che rilancia quel riflesso identificativo, cerano ancora/non cerano più. I mediocri sofismi di pensatori alla Jean Baudrillard la grandiosa opera darte del terrorismo anticapitalista non sarebbe stata completa se avesse abbattuto una sola torre, invece della copia gemella e autoreferenziale ci consegnano un solo stimolo utile: il valore del simulacro. La skyline, lindimenticabile panorama aereo di New York, si presenta come un infinito percorso di miti novecenteschi, di simulacri (è notevole in questo senso che Libeskind abbia preferito allintegrità della linea del cielo americana un dialogo teatrale con le fondamenta, in un movimento tra il basso e lalto). Il tramonto del grattacielo, è stato scritto, è il tramonto di unepoca: è il simbolo sfrontato del potere, Babele del capitale che si accomuna ai simboli del potere militare e politico, Pentagono e Casa Bianca. Lettura approssimativa, se già King Kong, la forza selvaggia e proletaria che spezza le catene, scalava con la bella in mano lEmpire State Building attaccato dai militari (uomini). Il film, del 1933, esce ad appena Sotto: La torre di Babele (1563), dipinto di Pieter Bruegel il Vecchio, Kunsthistorisches Museum - Vienna. 43 due anni dallinaugurazione delledificio dei record. Ma è una storia ancora più ampia, come ben evidenzia Francesco Dragosei nel saggio sullimmaginario nordamericano Lo squalo e il grattacielo: dietro sindovina la casa costruita dai coloni con forti mattoni e valori anglicani, opposta allassedio esterno, un fortino chiuso contro gli indiani e il soffio del lupo. Sono spazi che mostrano continuamente i fantasmi storicamente accumulati, i quali costituiscono parte integrante della loro mitologia. Gli autori della lettera contro la torre Eiffel parlavano di quella sagoma nera come di un sogno inquietante. Qualche anno più tardi, il 1900 si apriva con unaltra esposizione fantasmatica, la pubblicazione de Linterpretazione dei sogni di Freud che avrebbe gioco forza costretto a leggere dietro significati e forme la girandola delle rimozioni e del desiderio sessuale. Unarchitettura organica, una scala corporea: Gradini, scale a pioli, scale, o anche scendere e salire scale, rappresentano latto sessuale. Pareti lisce sulle quali il sognatore si arrampica, facciate di case, dalle quali egli scende, spesso con grande angoscia, corrispondono a corpi umani eretti . Per altri autori e correnti larchetipo verticale è proprio della conquista dellhomo erectus o, biologicamente, derivato dal movimento del fallo. La torre falliforme e il fallocentrismo architettonico riscuotono una loro fortuna critica, tuttavia non andrà dimenticato che la turris eburnea è attributo della Vergine, centro di mediazione e contatto con il sacro. Allo stesso modo lascensione, oltre ad affermazione prometeica della tecnica e dellaggressività maschile, è anche la progressiva purificazione che procede per tappe iniziatiche: i gradini e le scale di luce citazione obbligata della Commedia dantesca. Ancora, in una messe di riflessi simbolici che inevitabilmente ricade sulloggi, la retorica cortese che vuole la torre-donna assediata dal cavaliere armato, una tenzone erotica tesa a superare le difese e approdare in giardini di delizie. Il piano estetico contemporaneo, nonostante sbandierate autonomie, affonda in linguaggi storici ed etica scolastica, con una peculiare predilezione per la costruzione e il governo del 44 corpo e del territorio. Così, se le mura e le torri di forti e palazzi fungevano da difesa e controllo dello spazio circostante, configurando una potestà sui sottomessi, la torre moderna lo skyscraper è simbolo di concentrazione comunicativa per eccellenza, direzione pubblicitaria. Le forme di conseguenza si reinventano, ammiccano, si propongono come segni riconoscibili, marchi: una sorta di funzionalismo simbolico. Negli anni 50 Frank Lloyd Wright giocava con i numeri un grattacielo di un miglio, lo One-Mile-High di Chicago; per le torri gemelle malaysiane, le Petronas Twin Towers (del 1997, più di 450 metri), César Pelli riprendeva motivi geometrici della tradizione islamica, i quadrati nel cerchio a formare la stella a otto punte. Numeri e linee che si slanciano nel cielo, mimando i segni di osservatori e tombe antiche, ziggurat e piramidi (per facilitare un confronto: la piramide di Cheope non supera i 150 metri di altezza). Oggi è licona a dominare, come si vede nei curiosi modellini, quasi giochi per linfanzia, che sfilano nelle mostre e nelle biennali dedicate a queste alte vette, al MoMa, a Londra (Sky High) come a Milano, spesso in concomitanza con il grande concorso internazionale o le varianti urbanistiche concordate in fretta con i vari potentati. Non stupirà, dopo le premesse fatte, il dispiegamento simbolico intorno al segno: torri già fatte o da fare, virtuali, scolpite, in 3-D, pubblicate sul giornale, ritirate, trasformate in vignetta, opposte ai piccoli monumenti locali, e così via. Sono classiche strategie di comunicazione che diffondono una forma caratteristica e si nutrono della similitudine, del gioco al riconoscimento: ricorda , sembra . Pertanto a Barcellona, spazio primo per lesplorazione architettonica specie dopo le manovre imprenditoriali successive alle Olimpiadi del 92, il geyser, la supposta, il fallo, il vibratore sono stati il termine di paragone per la stupefacente Torre Agbar di Jean Novel, costruita vicino alla Sagrada Familia dalla potente Aguas de Barcelona, con le sue lastre di cristallo in continuo mutamento cromatico. Alla Swiss Re Tower londinese di Norman Foster, battezzata erotico cetriolo, si opporrà la scheggia di vetro piramidale ideata da Renzo Piano, gli oltre 300 metri della London Bridge Tower. E poi le spirali aeree di Calatrava, rossetti, vele, fili derba, frecce, tubi Laltezza, per quanto possa apparire strano, non è un problema rilevante: si ipotizza di poter arrivare al chilometro di altezza questione di investimenti prima ancora che di statica. Ne La Tour Eiffel Dino Buzzati immaginava gli operai lavorare segretamente a un progetto esoterico: non i trecento metri annunciati, una mera copertura, ma una torre infinta oltre le nuvole. Quella struttura superiore viene però condannata ad essere distrutta, si smonta il sogno di pochi a favore della verità di tutti, la torre Eiffel come la conosciamo, mentre la vita dei lavoratori conclude il racconto si è consumata nellennesima frustrazione babelica. La suggestione di uno spazio privato ed iniziatico è particolarmente utile, nelle rotte geografiche intraprese dai grattacieli. La storia inizia con la ricostruzione di Chicago dopo il grande incendio del 1871, con Louis Sullivan e la sua scuola a suggellare il patto fra la scienza dei nuovi materiali affermati con la seconda rivoluzione industriale, limpresa, le società immobiliari, non ultima linvenzione del signor Elisha Otis, lascensore moderno. Di qui allimpresa di urbanizzazione verticale per antonomasia: New York. Prima e dopo il crollo di Wall Street del 1929 salgono a Manhattan le celebri figure lEmpire, il Chrysler, il Rockfeller Centre frutto di una collaudata catena di montaggio e di un capillare sfruttamento economico della lottizzazione. Quindi in tutto lOccidente, in una rincorsa a quote (altezze e rendite) sempre più alte: il building è 45 sostituito dalle forme evolute e persuasive impiantate a Kuala Lampur, Shangai, Dubai, in Cina, le nuovi torri volute dai dittatori orientali, emiri, multinazionali. Sogni di pochi, per lappunto, volutamente improntate allestetica non di rado kitsch del lusso. Appare sintomatico allora che, proprio nel momento in cui si criticano le simbologie plastiche della speculazione finanziaria, nel momento in cui si discute del tramonto dei grattacieli e della necessaria ridefinizione della tipologia verticale (è la posizione, fra gli altri, di Rem Koolhaas), si adottino due caratteristiche strategie del linguaggio simbolico. Da un lato il superamento dei vincoli terreni e del confronto nel nome, come detto, di unestetica dellelevazione, il simbolo puro e trasparente, quasi metafisico, svuotato dai fantasmi e dalle necessità della storia: larte del simbolo. Dallaltro, la costruzione morale: il simbolo diventa involucro delletica della salute, della compatibilità ambientale, dellintegrazione con gli altri. I nuovi grandi edifici ambiscono a risolversi in un proprio bioclima, sfruttando audacemente le energie, in dialogo con il sole e il vento, nascondono nel sottosuolo arterie stradali e metropolitane per circondarsi in superficie di sentieri erbosi: il green skyscraper come organismo vivo ed autonomo, eco- (oikos, la casa, lo spazio) -nomia delleco-logico. Argomento caro alla politica e alla retorica delle odierne torri: costruire in verticale per risolvere i problemi dellurbanizzazione e della concentrazione demografica, liberando nel medesimo tempo spazi vitali, la piazza, il parco. Tre milioni di abitanti dellaria, teorizzava Le Corbusier negli anni 20, con percorsi pedonali e natura addomesticata fra i piloni e le unità abitative: al glorioso architetto francese, che amava lamentare linsufficienza verticale dei grattacieli, oggi non sfuggirebbe la manipolazione del simbolo che vuole connaturare la sfida verso lalto. Si tratta, con evidenza, dellennesima tappa dellimmaginario urbano in cui proiettiamo politiche e strutture sociali, dalla Metropolis alienata di Fritz Lang (con i suoi continui richiami alla torre babilonese) agli edifici oscuri della fantascienza dickiana al giardino, altro spazio simbolico per eccellenza: non più loltraggio babelico ma il giardino pensile di Babele una delle antiche sette meraviglie allombra illuminata della ziggurat. Occorre continuare ad interrogarsi criticamente non sullessenza stessa del simbolo, sulla semiotica che presiede a tale misterioso rimando, sempre sospeso fra la relazione convenzionale e licona immaginaria. Bisogna piuttosto confrontarsi sulla tecnica del simbolo e del mito, ossia sullutilizzo mirato del fantasma; opporre allevocazione epifania di una potenza che si vorrebbe extra-storica una visione liberale pienamente inserita nella storia. È la storia che oppone il simbolismo tradizionalista di René Guénon o Mircea Eliade, o per certi versi dellarchitetto Albert Speer, favorito di Hitler, o degli urbanisti di Pyongyang, Corea del nord, alla coscienza e alla comprensione umanistica. Lattraversamento dei simboli diviene quindi un attraversamento dialogico del vuoto, di una traccia successiva alla ferita non da sacralizzare ma da contrattare insieme: una torre ricollocata nel tessuto delle complessità urbanistiche, non simulacro totalizzante, replica o manifestazione di potenza. Nellagosto 1974, sopra un cavo sospeso a 412 m di altezza fra le Twin Towers di Minoru Yamaski non ancora inaugurate, posava il suo piede un altro scultore del cielo, Philippe Petit. Avrebbe eseguito otto volte, ricercando lequilibrio, il tragitto fra i due grattacieli, incantando e inquietando Manhattan. Petit è uneccentrica figura di funambolo autodidatta e clandestino: in giro per il mondo ha attraversato i vuoti fra le architetture, collezionando fra laltro innumerevoli arresti. Il suo è uno studio puntuale fatto di appostamenti e misure, analizza venti, strutture, valuta la tensione dei cavi, costruisce 46 Sotto: Philippe Petit cammina sul filo teso tra le Twin Towers a New York (1974). 38 plastici. Da ultimo cammina sul filo, confrontandosi con le paure: simbolo teatrale di un percorso orizzontale non unascesa capace di iscrivere un segno, per nulla effimero. I passi di Petit distesi su quello che sarebbe diventato Ground Zero appaiono oggi qualcosa di più di un semplice omaggio. 39 38. Foto di Jean Louis Blodeau e Jean-François Hecklel (Fonte http://www.illusiongenius.com). 39. Riferimenti La bibliografia sui grattacieli e, più in generale, sul simbolismo architettonico, è naturalmente molto estesa e si è fra laltro arricchita con le diverse mostre internazionali. Limitandosi ai soli testi in italiano, vanno ricordati due rilevanti contributi curati da Antonio Terranova: Grattacieli, Vercelli, White Star, 2003 e Scolpire i cieli. Scritti sui grattacieli moderni e contemporanei, Roma, Officina, 2006. La storia davvero emblematica dellEmpire State Building, preziosa anche per cogliere le modalità di lavoro proprie del cantiere-grattacielo, è ricostruita da Carol Willis (a cura di), Empire State Building. 21 mesi per costruire il grattacielo più alto del mondo, Milano, Electa, 2004. Sulle metafore dell11 settembre si confrontino Francesco Dragosei, Lo squalo e il grattacielo. Miti e fantasmi dellimmaginario americano, Bologna, il Mulino, 2002 e il dibattito fra Jean Baudrillard e Edgar Morin in La violenza del globale. La situazione dopo l11 settembre, Como, Ibis, 2004. Lindagine sui temi del simbolo, almeno da Cassirer in poi, occupa grande parte della riflessione estetica contemporanea, nonché il dominio delliconologia. Più dinfinite rassegne bibliografiche, limitiamo qui lo sguardo a tre percorsi davvero diversi ma esemplari nel loro approccio: le letture iniziatiche di René Guénon degli anni 30 e 40, culminate nei Simboli della Scienza sacra (più volte ristampato da Adelphi), la lezione magistrale di Ernst Gombrich (cfr. le pregevoli edizioni della Phaidon), la ricerca umanistica di Károly Kerényi (si veda Miti e misteri, Torino, Bollati Boringhieri, 2000). Infine: la citazione da Linterpretazione dei sogni è tratta dalle Opere 1886-1905, Roma, Newton & Compton, 2002; il racconto di Buzzati appartiene alla raccolta La boutique del mistero (negli Oscar Mondadori); Philippe Petit racconta i suoi percorsi simbolici in Toccare le nuvole. Fra le Twin Towers, i miei ricordi di funambolo, Milano, Ponte alle Grazie, 2003. Il porto e la città il protocollo dintesa tra Comune di Savona e Autorità Portuale per lo sviluppo urbanistico e infrastrutturale del fronte mare Nel settembre del 2006 è stato firmato dal Sindaco di Savona Federico Berruti e dal Presidente dellAutorità Portuale Cristoforo Canavese, il Protocollo dintesa per lo sviluppo del fronte mare portuale tra Comune di Savona ed Autorità Portuale. Laccordo, sottoscritto alla presenza dellAssessore della Regione Liguria Carlo Ruggeri e del Vicepresidente della Provincia di Savona Lorena Rambaudi, è finalizzato a definire gli indirizzi degli enti firmatari per quanto riguarda il futuro assetto delle aree sottostanti alla Fortezza del Priamar, della viabilità di accesso al porto, dei nuovi parcheggi nellarea attorno alla Vecchia Darsena, delle aeree Miramare e del porto turistico della Margonara. Viene riportato il documento. PROTOCOLLO DI INTESA PER LO SVILUPPO DEL FRONTE MARE PORTUALE TRA COMUNE DI SAVONA ED AUTORITÀ PORTUALE DI SAVONA Premesso che a) le attività portuali costituiscono elemento di fondamentale importanza del sistema economico savonese e volano per lo sviluppo dellintero comprensorio; b) il fronte mare urbano presenta valenza essenziale sia per la qualità della vita dei residenti sia per le prospettive di sviluppo economico nel settore del turismo e del tempo libero; c) lamministrazione comunale di Savona e lAutorità Portuale intendono proseguire lungo il percorso avviato negli anni passati, condividendo le scelte di programmazione ad esse spettanti e contemperando le esigenze strettamente portuali con quelle urbane; d) in tale contesto il Comune di Savona e lAutorità Portuale ribadiscono la necessità di una stretta collaborazione in relazione a tutte le problematiche connesse con il fronte mare e, comunque, a tutti gli aspetti che presentino implicazioni che incidano sui reciproci ambiti di competenza; Sotto: La Vecchia Darsena, disegno a china di Antonio Agostani. 40 48 e) conseguentemente, il Comune di Savona e lAutorità Portuale ritengono opportuno sottoscrivere un protocollo che rafforzi tale collaborazione, definendone criteri generali ed un primo insieme di elementi specifici; f) tale protocollo è finalizzato a definire, oltre che criteri metodologici di cooperazione, gli indirizzi per affrontare un primo insieme di questioni, relative a: - recupero urbano delle zone a mare antistanti al Priamar; - viabilità di accesso al porto e sviluppo della zona della Vecchia Darsena, con particolare attenzione al problema dei parcheggi; - - ottimizzazione dellassetto delle aree risultanti dalle dismissione delle funivie a Miramare, con equilibrata attenzione sia al potenziamento del sistema produttivo sia alla qualità urbana; avvio degli opportuni approfondimenti sul porto turistico della Margonara; in relazione ai principi espressi in premessa, Comune ed Autorità Portuale convengono quanto segue. 40. Antonio Agostani, pittore (Savona, 1897-1977). 49 Articolo 1 - Principi generali Le parti riconfermano ladesione alle strategie di sviluppo dei traffici di merci e passeggeri del porto nonché delle attività industriali ed artigianali ad esso associate (in particolare della cantieristica), così come sono contenute nel Piano Regolatore Portuale vigente ai sensi di Legge. Le parti convengono che, ferma restando lapplicazione delle norme di Piano Regolatore Portuale , per quanto riguarda la compartecipazione ai processi decisionali, si attueranno fasi preliminari di confronto e consultazione informale prima di affrontare, nelle sedi ufficiali, qualsiasi questione di interesse comune. Le Parti si impegnano ad assicurare la massima rapidità dei procedimenti amministrativi di propria competenza per dare attuazione a quanto concertato. Articolo 2- Piazzale a mare del Priamar Richiamato che il Piano Regolatore Portuale prevede lutilizzo ad usi urbani del Piazzale a mare del Priamar, le Parti convengono di fissare termini e modalità per lattuazione di tale indirizzo di Piano. Lutilizzo urbano di tale piazzale avverrà previa realizzazione di una piastra, per tutta la sua estensione, ad una quota di circa sei metri sopra lattuale piano di campagna, restando disponibile ad esclusivi usi urbani la parte sovrastante le piastra, mentre rimarrà destinata ad attività portuali la parte sottostante. Al fine della copertura dei costi di tale piastra da parte dellAutorità Portuale, la realizzazione della stessa verrà inserita nella programmazione finanziaria dellAutorità Portuale (Piano Operativo triennale) e le sue modalità costruttive saranno concordate tra le Parti, in modo da renderla idonea, in particolare dal punto di vista strutturale, agli utilizzi previsti dal Comune per la parte sovrastante. LAutorità Portuale avvierà il processo tecnico-amministrativo agli inizi del 2007, con la prospettiva di ultimare la realizzazione dellintervento in un arco di due - quattro anni; il Comune elaborerà, nel primo semestre del 2007, una ipotesi di utilizzo, in particolare finalizzata a definire i criteri di realizzazione della piastra di cui sopra, con la finalità di pervenire ad una progettazione completa nel corso dellanno. Con la realizzazione di tale piastra sarà percorribile la passeggiata completa intorno al Priamar, la quale, se possibile (in particolare in relazione alla normativa di security), verrà anticipata mediante unopera di natura provvisoria. 50 Le Parti riconfermano la previsione di Piano Regolatore Portuale relativa alla destinazione a funzione urbana dellarea oggi occupata dalla residua parte di capannone, che verrà demolita, al momento del completamento della realizzazione delle nuove aree del bacino Alti Fondali; esse convengono di avviare, nel 2007, una valutazione specifica su tale questione, in relazione a modalità e tempi, tenendo conto dellobiettivo dellamministrazione comunale di anticipare il più possibile tale ulteriore fase, nel rispetto delle prioritarie esigenze di spazi per le attività commerciali portuali. Articolo 3 - Viabilità di accesso al porto Si conviene sullesigenza che i lavori di realizzazione della nuova viabilità di accesso al porto assicurino il proseguimento dellesistente passeggiata di Corso Mazzini fino alle aree urbane pubbliche del Crescent, di cui è già previsto il collegamento con la Vecchia Darsena. LAutorità Portuale modificherà, conseguentemente, in tal senso, il progetto e lappalto della nuova viabilità. Le parti convengono sulla necessità di affrontare in modo prioritario i fabbisogni di parcheggi pubblici nella fase di cantiere della nuova viabilità. A tal fine convengono che, prima dellinizio dei lavori nella zona della rotonda di Corso Mazzini, con conseguente interessamento dellesistente parcheggio di ATA sotto il Priamar, lAutorità Portuale renderà disponibile larca di parcheggio provvisorio prevista nelle aree ex Italsider dal progetto stradale dellAutorità Portuale, che resterà disponibile ed accessibile per tutta la residua durata del cantiere stradale. Sempre al fine di non ridurre i parcheggi disponibili, il Comune conviene di limitare i lavori dellappalto in corso sulla Calata allallargamento del marciapiede, alla posa in opera del verde ed alla realizzazione dei gradoni e degli scivoli, stralciando gli interventi relativi alla pavimentazione della Calata, limitando di conseguenza larea di cantiere in modo da mantenere i parcheggi. Tali interventi saranno realizzati successivamente, ad onere dellAutorità Portuale, sulla base di un progetto concordato tra Autorità Portuale e Comune, che si integri nel sistema urbano-portuale risultante dopo i lavori di nuova costruzione attualmente in corso e che potrà essere valutato come un tuttuno da piazza Rebagliati alla Torretta. Articolo 4- Parcheggi in area Darsena Le parti convengono che i nuovi sviluppi del fronte mare richiedono una disponibilità di parcheggi pubblici nelle zone della Vecchia Darsena, fondamentali per la In basso: Il porto di Savona, dipinto a olio su tela di Raffaele Collina. 41 51 valorizzazione delle attività commerciali e turistiche nellarea e per la corretta gestione urbana della stessa. Le parti si riservano di quantificare il fabbisogno minimo di parcheggi pubblici nella zona in un quadro di insieme che tenga conto dellattuazione degli SUA ivi vigenti e si impegnano a collaborare, nellambito delle reciproche competenze, per assicurare il raggiungimento dellobiettivo da definire in vista della definitiva sistemazione della stessa zona. Articolo 5 - Area Miramare Pur dando atto delle esigenze di sviluppo della cantieristica per la nautica da diporto nella zona ex Funivie a Miramare, come prevista dal Piano Regolatore Portuale, le Parti convengono sullesigenza di integrare tale area in un quadro di sviluppo urbano di qualità; con lesigenza di rendere tali aree anche disponibili; in parte, per uso urbano, assicurando che gli insediamenti produttivi non presentino impatti architettonici e 41. Raffaele Collina, pittore e ceramista (Faenza, 1899 - Campoligure 1968). Immagine tratta dal libro di poesie Raffaele Collina, Segni dellinconscio (1976), Sabatelli Editore - Savona. 52 Sotto: Porto di Savona, acquerello di Guglielmo Bozzano, 42 (particolare). paesistici in contrasto con un quadro di sviluppo urbano di qualità. A tal fine, le Parti si impegnano a sviluppare, in stretta collaborazione, una appropriata progettazione integrata. In particolare, tale progettazione sarà orientata per uno sfruttamento a due livelli dellarea, riservando la quota mare ad attività di cantieristica da diporto (da prevedersi secondo indirizzi prevalenti dellAutorità Portuale) e la quota Aurelia a sviluppo urbano (da prevedersi secondo indirizzi prevalenti del Comune); tale progettazione terrà nel debito conto le esigenze di parcheggi. Articolo 6 - Porto turistico della Margonara Comune di Savona e Autorità Portuale riprenderanno il confronto sulla realizzazione del porto turistico della Margonara, nel rispetto delle osservazioni formulate nel Decreto di approvazione del Piano Regolatore Portuale (che ha recepito le osservazioni dei Comuni), acquisendo gli elementi per una appropriata valutazione, con particolare attenzione agli aspetti di carattere economico, occupazionale, urbanistico ed ambientale. 42. Guglielmo Bozzano, pittore e ceramista (Varazze, 1913 - 1999). Immagine tratta dal catalogo della mostra Bozzano tra arte e cultura, a cura di Vanna Giorgis e Massimo Trogu, 3-25 luglio 1993, stampato da Grafiche Giors - Albisola Superiore. 53 Articolo 7 - Ulteriori sviluppi I contenuti del presente protocollo dintesa sono parte di una più ampia prospettiva di valorizzazione e promozione turistica di Savona, per la quale il Comune, in accordo con lAutorità Portuale, promuoverà un lavoro congiunto con Regione e Provincia. In tale quadro lAutorità Portuale continuerà ad assicurare la piena collaborazione, anche per lo sfruttamento delle possibili sinergie con lattività crocieristica. Il Sindaco di Savona Il Presidente dell’Autorità Portuale di Savona 43. 44. 45. 46. 47. De larchitecture sauvage il giardino di casa Jorn ad Albissola Marina di Guy Ernest Debord 48 In zona Bruciati, ad Albissola Marina, fra il verde e le villette della recente espansione edilizia, si nascondono la casa e il giardino inventati e interventati da Asger Jorn fin dal 1957, quando cominciò a sgombrare dai rovi una casa decrepita, già breve dimora di Giuliano della Rovere. In poco più di un un decennio, sulla collina albissolese, lartista e attivista danese creò un paesaggio anarchico e al tempo stesso unitario, costituito dalla natura, dallarchitettura rurale e dalla sua arte, come a suggellare lintimo legame stabilito con la riviera ligure di ponente. Al Comune di Albissola Marina, che gli aveva conferito la cittadinanza onoraria nel 1960, Jorn lasciò in donazione la casa, il suo prezioso giardino e tutte le opere darte in essi contenute. Nel 1974, a un anno dalla morte dellartista, usciva per le edizioni darte Fratelli Pozzo di Torino il bel libro fotografico Jorn. Le giardin dAlbisola, in cui compariva questo caratteristico scritto di Guy Debord. Il testo è stato riproposto, fra gli altri, in Franco Tiglio (a cura di), Jorn e Albisola. Dalla ceramica alla scultura, Savona, Sabatelli, 1988 e Asger Jorn, La comunità prodiga. Critica della politica economica e altri scritti, Civitella Val di Chiana (AR), Zona, 2000. Alla traduzione di Gabriele Mina sono affiancate brevi note esplicative. DELLARCH ITETTURA SELVAGGIA Si sa che i situazionisti, per cominciare, volevano per lo meno costruire delle città, un ambiente in accordo con lillimitato spiegamento delle passioni nuove. Tuttavia non era cosa facile; cosicché ci siamo trovati costretti a fare molto più. Lungo questo cammino diversi progetti parziali hanno dovuto essere abbandonati, una larga quantità delle nostre eccellenti capacità non è stata impiegata, come capita, quanto più fortemente e tristemente, per centinaia di milioni di nostri contemporanei. Ora Asger Jorn, su una collina della costa ligure, ha modificato un poco certe vecchie case, costruendo un giardino che le raccoglie insieme. Quale pacifico commento parrebbe il più adatto? Siamo diventati famosi, ci dicono. Ma lepoca che non ha ancora la consapevolezza di tutte le proprie capacità, è altrettanto lontana dal riconoscere tutte le nostre. Asger Jorn ha fatto tanto un po ovunque, tanto che la più parte non sa che è stato un situazionista più di chiunque altro, lui, leretico permanente di un movimento che non può ammettere ortodossia. Nessuno ha contribuito quanto 48. Guy Ernest Debord (1931 - 1994), scrittore, regista e filosofo, francese. Alletà di diciotto anni scopre il surrealismo e le avanguardie artistiche e letterarie e si unisce al gruppo di Isidore Isou. Nel 1952 Debord dà vita allInternazionale Lettrista e 1957 partecipa alla fondazione dellInternazionale Situazionista, che unisce una serie di movimenti artistici europei in una critica radicale della società capitalistica e dellindustria culturale. Gli strumenti che individua per superare larte borghese sono quelli della psicogeografia, dellurbanismo unitario e del détournement. Nel 1967 scrive il suo saggio più celebre, La società dello spettacolo, che denuncia profeticamente il processo di trasformazione dei lavoratori in consumatori operato dal capitale. Muore suicida. In basso: Vizio geologico dipinto a olio su tela di Ansger Jorn (1969). 49 55 Jorn allorigine di questa avventura: trovava persone attraverso lEuropa, tante idee e spesso, pure nella più allegra miseria, quanto occorresse per ammortizzare i debiti schiaccianti che accumuliamo nelle tipografie. I quindici anni che sono passati dallincontro di Cosio dArroscia hanno iniziato a cambiare alquanto il mondo ma non le nostre intenzioni. 50 49. Fonte http://www.notbored.org. 50. Nellestate del 1957, nel retro di un bar nel paesino dellimperiese, si celebra la nascita dellInternazionale Situazionista: si uniscono il MIBI - Movimento Internazionale per una Bauhaus Immaginista - di Jorn e Pinot Gallizio, lInternazionale Lettrista di Debord più lAssociazione Psicogeografica di Londra, inventata sul momento. Per lungo tempo Jorn, attraverso la vendita delle sue opere, finanziò generosamente le varie chiese situazioniste: Debord gliene fu sempre grato. Per una panoramica: Mirella Bandini, Lestetico, il politico. Da Cobra allInternazionale situazionista 1948-1957, Milano, Costa & Nolan, 1999; Stewart Home, Assalto alla cultura. Correnti utopistiche dal Lettrismo a ClassWar, Bertiolo (UD), AAA Edizioni, 1996; Internazionale Situazionista 1958-1969, Torino, Nautilus, 1994. 56 Sotto: due scorci del giardino di casa Jorn ad Albissola Marina. 51 Jorn appartiene a quel tipo di persone che il successo non cambia, ma che continuamente cambiano il successo in sfide ulteriori. Contrariamente a tutti coloro che fondavano un tempo la loro carriera sulla ripetizione di una sola stremata trovata artistica, contrariamente a tutti coloro che, più recentemente, hanno preteso di fondare la loro generale qualità dimmaginazione sulla sola dichiarazione di un rivoluzionarismo totale e totalmente inutilizzato, Asger Jorn non si è mai privato dellopportunità di intervenire, anche nella misura più modesta, su tutti i terreni che gli erano accessibili. In passato è stato uno dei primi ad intraprendere una moderna critica dellultima forma darchitettura repressiva, quella che oggi si espande a macchia di nafta nelle gelide acque del calcolo egoistico, 52 e di cui tutti i minimi particolari possono ovunque essere giudicati sul campo. Ed in questa abitazione italiana, una volta ancora mettendo le mani in pasta, Jorn mostra come, anche su questo nodo concreto della nostra appropriazione dello spazio, ciascuno potrà iniziare a ricostruire intorno a sé la Terra, che ne ha di sicuro bisogno. Cose dipinte e cose scolpite, le scale mai uguali fra i dislivelli del suolo, gli alberi, gli elementi aggiunti, una cisterna, della vite, i più diversi tipi di cocci sempre benvenuti, tutti gettati lì in un perfetto disordine, compongono uno dei paesaggi più complicati che si possano percorrere in una frazione dettaro e, al fine, uno dei meglio unificati. Ogni cosa vi trova senza fatica la sua collocazione. Per chi non dimentica le relazioni conflittuali ed appassionate, e per forza di cose rimaste assai distanti, tra i situazionisti e larchitettura, ciò deve apparire come una specie di Pompei rovesciata: i rilievi di una città che non è mai stata costruita. Tantè 51. Fotografie tratte dal libro Jorn. Le giardin dAlbisola, Ed. Fratelli Pozzo, Torino (1974) 52. Si tratta di una citazione dal Manifesto di Marx ed Engels. 57 che la collaborazione di Umberto Gambetta 53 in tutti gli aspetti del lavoro vi apporta a dir poco il minimo necessario, se non nel gioco collettivo di cui Jorn ha esposto le prospettive per il superamento della distinzione fra cultura e vita quotidiana. Il Postino Cheval, più come artista, aveva costruito tutto da solo unarchitettura monumentale; mentre il re della Baviera ebbe mezzi più ampi. 54 Jorn ha abbozzato, fra le altre cose e en passant, questa sorta di villaggio malauguratamente limitato alla superficie di una così piccola proprietà privata; cosa che dimostra quanto si possa iniziare a fare, come diceva un altro di quelli che posero le basi del movimento situazionista, Ivan Chtcheglov, 55 «con un po di tempo, fortuna, salute, denaro, riflessione, (ed anche) buon umore... ». In ogni caso il buon umore non è mai mancato nello scandalo situazionista, pur al centro di tante rotture e violenze, rivendicazioni incredibili e strategie imparabili. Le persone che amano interrogarsi invano su ciò che la storia avrebbe potuto non essere del tipo: «per lumanità sarebbe stato meglio che questa gente non fosse mai esistita» si porranno per diverso tempo una divertente questione: non si sarebbe potuto acquietare i situazionisti, verso il 1960, attraverso qualche riformismo lucidamente ricuperatore, dando loro due o tre città da costruire, invece di costringerli al limite, spingendoli a lanciare nel mondo la più pericolosa sovversione mai vista? Ma certo altri risponderanno che le conseguenze sarebbero state le stesse e che cedendo un poco ai situazionisti, i quali già non intendevano accontentarsi di quel poco, non si sarebbe fatto altro che aumentare le loro pretese ed esigenze; si sarebbe arrivati più velocemente al medesimo risultato. Settembre 1972 53. Linseparabile amico ed aiutante negli anni di Albisola. 54. Debord si riferisce ai castelli barocchi e arabeggianti voluti a fine ottocento da Ludwig di Baviera e a Joseph Ferdinand Cheval. Postino di campagna e costruttore visionario, Cheval attese per più di trentanni alla mostruosa costruzione del suo Palais Idéal. In un paesino vicino a Lione diede vita ad unarchitettura spontanea monumentale, amalgamando pietre, oggetti ed iconografie: morto nel 1912, verrà riscoperto da Dubuffet e i surrealisti. Cfr. Gustau Gili Galletti, Case paradiso. La costruzione delluniverso domestico ideale, Barcelona, Gili, 1999. 55. Ivan Chtcheglov (1933-1998) è lennesima meteora che attraversa la saga del situazionismo francese. Sul primo numero dellInternationale Situationniste del 1958 compariva un breve Formulario per un nuovo urbanismo firmato da Gilles Ivain: dietro lo pseudonimo vi era leccentrica figura di Chtcheglov, nato in Francia da profughi ucraini, e un suo scritto di cinque anni prima, dove gettava le basi delle pratiche della deriva psicogeografica e dellesplorazione comportamentale dello spazio. Il suo compagno lettrista Debord, prima e dopo averne decretato la sua consueta espulsione, avrebbe fondato sulle sue suggestioni le teorie del resto irrisolte e inapplicate della geografia urbana situazionista. Dopo aver progettato lo sbullonamento futurista della Tour Eiffel e dopo un arresto, la parabola di Chtcheglov si spegne tristemente negli ospedali psichiatrici: continuerà ad influenzare in modo sotterraneo stravaganze e riflessioni sulle strutture spaziali, ad esempio i Mille piani di Deleuze e Guattari. I suoi scritti e la sua biografia romantica meriterebbero unattenzione editoriale anche in Italia. Marketing territoriale non importa quanto buono sia il tuo prodotto: sei solo a diciotto mesi dal fallimento di Michele Sechi 56 Laffermazione «non importa quanto buono sia il tuo prodotto: sei solo a diciotto mesi dal fallimento» è di Nathan Myhrvold, già vice presidente di una delle aziende più grandi, ricche ed influenti del Pianeta Microsoft, e ci introduce alla riflessione sul ruolo assunto dal marketing in seno alle aziende di qualunque dimensione e settore, costrette a rincorrere una frenesia per il consumo e una volubilità dei consumatori mai registrata in passato. Lapertura di molti mercati, leffetto deflagrante provocato dallimpennata tecnologica e da internet hanno modificato radicalmente lapproccio allacquisto e alla comunicazione e hanno costretto gli uomini marketing di tutto il mondo a fare i conti con la concorrenza e la sovrapproduzione. Il ciclo di vita di un prodotto si è ridotto a livelli che hanno dellincredibile: i centri Ricerca e Sviluppo delle aziende devono accorciare radicalmente i loro tempi. Unautomobile può essere pensata, progettata, costruita in serie e commercializzata in meno di due anni. Si teorizza che tra un decennio andremo a scegliere dal concessionario la nostra auto che in tre giorni verrà personalizzata, assemblata e consegnata. Abbiamo a disposizione qualunque prodotto. Di qualunque marca. Possiamo comprare, comprare comprare. Fino a qualche tempo fa dipendeva soltanto da quanto avevamo da spendere. Oggi, con il Credito al Consumo non importa più. Ci possiamo indebitare. Ma se ogni prodotto ha i suoi concorrenti agguerriti, se la tecnologia va così veloce, se tutto invecchia così rapidamente, come fanno gli uomini marketing a indurci ad acquistare oggetti che non sono certo indispensabili, o addirittura cibi che fanno tuttaltro che bene ? Alla fine degli anni quaranta negli Stati Uniti, un signore di origine scozzese David MacKenzie Ogilvy, iniziò a codificare la comunicazione di Marca (o, allinglese, Brand) e la conseguente creazione della sua personalità. Fino ad allora i prodotti erano stati solo dei prodotti. Dagli anni novanta la diffusione delle tecnologie e la nascita della rete hanno ridato smalto alla comunicazione One to One: quello che anticamente era il porta a porta, e più recentemente il Direct Marketing, è improvvisamente rinato digitale. In questi anni, dal Business to Consumer (B to C dallazienda/ente/prodotto al consumatore) e dal Business to Business (B to B dallazienda/ente/prodotto ad altre aziende), la Comunicazione ha imparato, soprattutto grazie alla rete, il Consumer to Consumer (C to C dal consumatore ad altri consumatori). Prendete il vostro prodotto e lavorate in 56. Michele Sechi, pubblicitario nato ad Albissola Marina, diplomato al liceo Artistico A. Martini di Savona - è stato nel gruppo di comunicazione Ogilvy dove ha lavorato come Direttore Creativo per Bulgari, Ibm, Ferrero, Silversea Cruising. Attualmente ricopre lincarico di Direttore Creativo Italia in Arc, agenzia di Comunicazione Integrata del gruppo Leo Burnett con sedi a Milano, Torino e Roma. (michele.sechi@ arcww.leoburnett.it) 59 modo che siano i clienti più affezionati a raccontarlo ad altri. I signori che avete scelto diventano, senza saperlo, i migliori Avocates della vostra marca. Promotori gratuiti dei vostri interessi. Se avete la sensazione di essere tornati al vecchio porta a porta è comprensibile. Ma ci sono due sostanziali differenze: prima di tutto la rapidità dellinformazione e la quantità dei canali a disposizione moltiplicano allennesima potenza il vostro door to door. Eppoi ogni volta che un vostro potenziale cliente diventa un vostro consumatore, i vostri uomini marketing vi imporranno di seguirlo, di conoscerlo più a fondo, di capire i suoi gusti e soprattutto le sue passioni. Così da fargli scalare più o meno rapidamente la piramide della fedeltà. Attraverso gli anelli di feedback informatico e i codici a barre lo potrete controllare, fino alle sue emozioni. E potrete raggruppare un certo numero di questi vostri consumatori, simili tra loro per interessi o passioni, per poter mirare meglio il vostro messaggio: basterà, per entrare nella loro sfera emotiva, dimostrarsi affini: fidelizzarli. Fidelizzazione è infatti la parola chiave e significa avere il controllo del consumatore. Oggi si utilizzano discipline nuove e sconosciute ai più, come il Marketing Virale, il Guerriglia Marketing, eccetera. Tecniche che mirano a coinvolgere i potenziali consumatori senza che essi necessariamente abbiano la consapevolezza di essere nel mirino della Marca e della sua pubblicità. Eventi o input che non sono direttamente relati alle Brand ma alle emozioni e ai valori che le Brand stesse contengono nel loro DNA. Oggi la costruzione delle marche comincia con lidentificazione dei valori, prosegue con la creazione dellesperienza due elementi fondanti della fidelizzazione e si compie grazie alle immense possibilità tecnologiche di accumulare dati sul consumatore che permettano la taratura dei messaggi a lui diretti. Se la creazione dellesperienza è fondamentale nella relazione tra la Brand e i consumatori viene da pensare che nel mercato del turismo ciò sia più semplice, e da un certo punto di vista è naturale che sia così: per i clienti di un tour operator, di un hotel di lusso, di una compagnia di crociere si tratterà di offrire pacchetti e comunicarli nel modo più affascinante possibile: lesperienza in questi casi coincide con la prova del prodotto. Diverso è promuovere una regione o una città, enti complessi che non vivono di una proposta univoca e quindi devono crearsi una personalità credibile. In questo caso sperate che vi tocchi lavorare per la comunicazione di Venezia, Firenze, o magari Sotto il Monte (per aumentare le visite dei pellegrini al luogo di nascita di papa Giovanni XXIII). Luoghi che hanno una o più proposte da offrire al proprio pubblico. Io sono nato in provincia di Savona e sono cresciuto in una zona che ha nel turismo la sua più grande risorsa. Ma non ho memoria di una proposta efficace per valorizzare (in senso letterale) la città e quindi poterla comunicare per qualche specifico motivo. Savona come una Brand? Anche se storicamente è lunico centro ad aver dato i natali a ben due pontefici, non sono certo che questo possa aiutare il turismo come lo intendiamo oggi. Quindi se per le città darte la questione è come gestire un patrimonio di valori che, seppure legato principalmente al passato, riscuote ancora fascino presso turisti italiani e stranieri, per altri luoghi meno fortunati vedi Savona la priorità è quella di scegliere un Progetto, creare dei Valori e comporre una personalità di marca che sia forte e precisa. Tanto da poterla comunicare. Il fermento che si è creato intorno al futuro del portualità savonese e allutilizzo delle 60 Sotto: Screenshot di Clint Eastwood in Il buono, il brutto, il cattivo (1966) di Sergio Leone. 57 aree demaniali ha generato qualche confusione: senza entrare nel merito dei piani già realizzati o di quelli da realizzare per esempio, non è realistico sostenere che lIdea di Marca che potrà far riconoscere la città per qualche merito possa essere di semplice natura architettonica. Per quanto famosi, innovativi o geniali siano gli architetti, gli edifici in sé non costituiscono un valore in termini di comunicazione a meno che non siano legati ad attività o iniziative di tipo continuativo capaci di attrarre un pubblico sempre nuovo. Capaci insomma di creare quel Valore che riempie di significato lesistenza di una Brand. In questo modo difficilmente si riuscirà a costruire sulla brand Savona un sufficiente appeal, poiché lesperienza di andare a visitare un palazzo di qualunque tipo esso sia, non vale probabilmente neanche lo spazio di un fine settimana. I turisti che salgono in cima allEmpire State Building sono solitamente neo visitatori di New York che fanno del grattacielo uno dei momenti di una visita indimenticabile che è fatta di innumerevoli altre tappe, di interessi magari di lavoro, di curiosità storiche o contemporanee o di passioni personali. Lesperienza è quindi un puzzle formato da numerosi tasselli. Lesempio di New York è radicale, ma lo stesso vale per moltissimi luoghi, anche meno famosi, che fanno del turismo uno dei principali capitoli di bilancio. A meno che a Savona non si scelga la via dellavanguardia o della sperimentazione architettonica. Allora i progetti non si dovranno fermare qui: occorrerà investire e costruire, contattare architetti di grido, creare aree ad hoc perché essi possano esprimere il loro estro senza limitazioni dando lustro e personalità alla città; con costi molto alti e buona pace di chi già si lamenta del troppo cemento. La costruzione di una Brand non è una operazione una tantum: è necessaria una promessa di tipo continuativo, la creazione di unesperienza e di una relazione dinamica con il turista che vuole capire quale interesse cè nel venire a Savona, altrimenti non è chiaro il perché debba esserne attratto. Qualche anno fa, la cittadina di Carmel, California, divenne meta di turisti per il solo fatto di avere come sindaco Clint Eastwood. Il tutto durò finché durò la novità. E comunque finché non ci furono le successive elezioni. E per parafrasare Nathan Myhrvold se costruendo un grattacielo pensiamo di costruire una Brand, non importa quanto bello sia il grattacielo: «saremo a soli diciotto mesi dal fallimento». 57. Fonte http://it.wikipedia.org Fronte mare dantan il tratto di costa tra Albissola Marina e Savona nelle cartoline storiche a cura della redazione 58 58. Un particolare ringraziamento al collezionista che ha messo a disposizione le cartoline. Nella pagina precedente, dallalto: In questa pagina, dallalto: Albissola Marina dal monte (1922), veduta della spiaggia e del nucleo storico prima della realizzazione della strada litoranea; Via Aurelia (1935), la nuova strada nel tratto tra Miramare e la Galleria Valloria, prima della realizzazione dei riempimenti per i cantieri navali; La Madonnetta (1925), lo scoglio e la retrostante falesia senza la Via Aurelia. Bagni Miramare (1908), linsenatura prima della costruzione dellimpianto funiviario. Postcard tintinnabula in bronzo di epoca romana provenienti dagli scavi di Ercolano 59 59. Incisione tratta da Le antichità di Ercolano esposte - Catalogo, compilato dallAccademia ercolanese e stampato a Napoli tra il 1755 e il 1792 dalla Regia Stamperia. La copia originale utilizzata per la riproduzione è di proprietà della Gallery Nukaga di Tokyo. Luca Urbinati SEGUE DALLOTTAVA PAGINA è il piano della città, nato dalla concertazione, dal confronto, dal contributo di numerosi soggetti attivi, dalla condivisione che si è saputo maturare. È, in breve, il punto di convergenza più avanzato possibile di una prospettiva di crescita. È una costruzione sociale. Questo è un primo significato del piano strategico. Forse il più importante. Perché il piano non è solo un contenitore di progetti, ma è innanzitutto il luogo nel quale si costruisce e si distilla la fiducia reciproca fra la dimensione politica e istituzionale e la dimensione civile. La fiducia è il valore fondamentale dal quale può nascere il confronto pubblico su visioni e su interessi differenti ed anche, qualche volta, conflittuali; è il presupposto sul quale è possibile costruire o innestare la disponibilità a collaborare. La fiducia è, potremmo dire, un uso civico: è quella proprietà collettiva immateriale che rappresenta una parte essenziale di ciò che viene normalmente definito capitale sociale, un valore fatto di saperi distribuiti, di conoscenze implicite, di intelligenza diffusa. (...) Il piano strategico nasce anche come sfida al ruolo dellAmministrazione municipale. Perché interpella il Comune come promotore e come garante del processo di pianificazione. Ed anche perché di fronte ad una perentoria e non eludibile domanda di governo delle trasformazioni urbane (cioè di fronte ad una domanda di strategia e di concretezza) la Municipalità non può limitarsi a dare risposte esclusivamente formali e ipotetiche: risposte che non sanno o non possono incidere sulle dinamiche reali. Con il piano strategico, il Comune non si limita alla manutenzione ordinaria del presente e al solo esercizio delle proprie competenze amministrative, ma si propone e si accredita a pieno titolo come agenzia di sviluppo locale, come governo locale. (...) » Richiamando le arti proposte da Giordano Bruno nel suo De umbris idearum, mi permetto infine di suggerire le seguenti azioni: RICERCARE con onestà intellettua- le degli obiettivi di sviluppo per la città; TROVARE i mezzi adeguati per il confronto dei diversi scenari di riferimento; GIUDICARE in modo avveduto le idee progettuali avendo cura di separare quelle giuste da quelle sbagliate in funzione dellinteresse collettivo; ORDINARE in forma di disegno unitario e partecipato le trasformazioni territoriali da mettere in atto; APPLICARE con metodo scientifico le risultanze del processo appena esposto, affinando la pianificazione in corso e correggendo gli errori di valutazione commessi nel passato. Sono queste le iniziative che possono portare a una strategia per lo sviluppo della città e del territorio fondata su obiettivi giusti e condivisi, e quindi alla radicale inversione di tendenza nellurbanistica savonese. Lalternativa è lo spettacolo, nel senso più volgare del termine. In copertina: Albisola Capo, i Bagni Torino dinverno (1982). LUCA URBINATI ING EG NERE Studio tecnico di progettazione Via Cesare Battisti,4-17100Savona Telefono e fax:+39019854306 E-mail :l . urbinati@f astwebnet. it TUTTI I DIRITTI D'AUTORE RISERVATI DIVIETO DI RIP RODUZ ION E AN C H E P ARZ IAL E DEL P RESEN TE EL AB ORATO SEN Z A AUTORIZ Z AZ ION E SC RITTA DEG L I AUTORI L ’EDITORE RESTA A DISP OSIZ ION E P ER EVEN TUAL I DIRITTI DI TERZ I P ER L E IM M AG IN I E I TESTI RIP RODOTTI STAM P ATO N EL L O STAB IL IM EN TO G RAF IC O M ARC O SAB ATEL L I EDITORE - SAVON A