Ricerca-Zoppè di Cadore
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Ricerca-Zoppè di Cadore
OPIFICI NEL COMUNE DI ZOPPE’ DI CADORE: ANALISI STORICA Nel corso dei secoli vari opifici a forza idraulica andarono a insediare lungo i corsi d’acqua presenti nell’abitato di Zoppè, in particolare tali manufatti trovarono locazione lungo le sponde del torrente Rutorto e del Ru del Craut. Catasto Austro-Italiano, I Conservatoria (1849-1956), 158_Zoppè_ I CONS_003 e I CONS_005. Archivio di Stato di Belluno. Come riportato in un manoscritto di Don Pietro De Vido (parroco di Zoppè dal 1860 al 1889), e ripreso da Ermanno Livan nel libro “Storia e vita della Parrochia di S. Anna – Zoppè di Cadore 1843-1993” sino al XII secolo Zoppè era un Maso dei Signori zoldani, i quali lo utilizzavano a uso pascolo e per produrre carbone per le loro officine. “Nel 1198 certo Piazza si mise all’impresa di detto maso un’officina da fabbro stante la comodità del carbone. A tal effetto nel luogo detto Pian del Forno fabbricò delle officine, impiegò al lavoro più uomini, molti ne occupò a far il carbone e molti a condurre la materia minerale la quale veniva levata nelle vicinanze di Col di S. Lucia sui monti Fruxile.”. I primi insediamenti stabili sono datati agli inizi del 1400, grazie al lavoro legato alla depurazione del materiale ferroso che si svolgeva al forno costruito in località “Pian dal For”. In seguito, il lavoro iniziò a diminuire a causa della scarsità di carbone e l’abitato di Zoppè divenne nuovamente spopolato. Solo dal 1446 si cominciò a coltivare regolarmente un maso, pertanto, è presumibile che in seguito a tale data iniziarono a insediarsi, oltre alle officine, alcuni opifici a forza idraulica, che servivano a soddisfare le esigenze locali. Gli stessi toponimi o il nome locale d’alcuni siti testimoniano le attività che lì un tempo si svolgevano: “Vara da Molin” o “Piana de la Siega” o ancora “Pian di Molinàt” e lo stesso Rutorto a Zoppè e ancora detto “Ru Molinàt”. Nel Censimento Veneto del 1596 è citato un mulino a Zoppè, e come riportato nel libro “C’era una volta… mulini, fucine, segherie a Zoppè di Cadore” forse apparteneva a una delle famiglie Sagui. A Zoppè nel 1766, come indicato nell’elenco delle “Anagrafi Venete”, vi erano “sette ruote di molini da grani, una sega da legname, cinque telari da tela”. Nel “Prospetto dei Molini da sega esistenti nel Cadore nel 1850” sono indicati nel Comune di Zoppè, lungo il Ru di Rutorto 1 “molino da sega”, di proprietà privata. Il Decreto di concessione della derivazione d’acqua del Rutorto, per una segheria in località detta il Mulinàt, riporta la data 10 gennaio 1869, ed è a firma di S.M. il Re Vittorio Emanuele II; la tassa annua era di lire 30. Le piogge torrenziali che imperversarono dal 12 al 22 settembre del 1882, causarono numerosi danni, compromisero i già miseri raccolti e arrecarono gravi rotture agli opifici idraulici. Parte di questi, furono rimessi in funzione e ripresero con tenacia il lavoro, tra cui la “sega Molinat”, che sappiamo essere in attività, in quanto, tra le varie spese elencate dal Registrino “Memoria dei Spesi e Cavati dal ’32 in seguito” (Archivio Parrocchiale di Zoppè) e riportato nel libro “Storia e vita della Parrocchia di S.Anna – Zoppè di Cadore 1843-1993”, alla data 1885 risulta “gennaio – Compagni della Sega Molinat per segatura 90 taglie Venete Lire 73”. Il 30 agosto 1890 vi fu un altro terribile nubifragio, tempesta unita a grandine danneggiò in gran parte del Cadore, case, boschi e coltivazioni. A Zoppè come riporta Don Ernesto Ampezzan nella sua “Storia Zoldana” “Tutti gli opifici sul Rutorto e sul Ru del Cràut vengono travolti e distrutti.”. Antonio Ronzo nel volume IV “Dal Pelmo al Peralba” del 1896, indica tra le tra le attività presenti ”Fabbricazione di chiodi e broche in circa dieci officine dove lavora un buon numero di uomini specie nell’inverno.”. A fine Ottocento vi erano tre mulini, due sfruttavano l’acqua del torrente Rutorto, uno detto “Molin del Baco” (proprietà della famiglia Sagui Baco) e l’altro chiamato “Molin di Colet” (proprietà della famiglia Simonetti Colet) , mentre il terzo era posto lungo il Ru del Craut ed era detto “Mulin del Jano” (proprietà della famiglia Simonetti Pez); vi erano anche fucine da fabbro e segherie che, come quelli sopra ricordati, furono distrutti dall’alluvione del 1890. Alcuni opifici furono ricostruiti, tra cui il mulino della famiglia Sagui Baco, che continuò l’attività sino agli anni cinquanta, quello della famiglia Simonetti Colet, che funzionò sino alla Seconda Guerra Mondiale. Immagine d’inizio Novecento del mulino dei Colet a Zoppè di Cadore. Fotografia conservata presso il museo etnografico di Zoppè di Cadore Vi erano anche le fucine come riporta Renzo Lazzarin “…lungo le sponde del Ru Torto erano presenti le fusinele dotate di maglio, come quella del Gris del Piere sotto il villaggio di Sagui o come quella del Nanolin poi del Mache e quindi del Primo De Nadal, classe 1915, ultimo fabbro che ha udito il picchiar del maglio sotto i Tonoign.”. A Zoppè vi erano anche due segherie tra cui quella dei De Nadal, detta “segheria Molinat”. La ditta De Nadal Giovanni, come risulta da un documento in data 1906, sfruttava una derivazione d’acqua dal torrente Rutorto, già esercitata dalla ditta Sociale Pompanin & Livan. Nel 1916 fu rilasciato il certificato di collaudo “i lavori sono regolari e collaudabili”. Nel 1940 fu nuovamente presentata la domanda di concessione di derivazione per una portata media di 2,45 moduli per uso di produzione di forza motrice per l’azionamento di una segheria. Alla morte di De Nadal Giovanni subentrarono gli eredi, Talamini Tommaso fu Beniamino, De Nadal Giacomo fu Giovani, Livan Osvaldo fu Pompeo, Pompanin Aldo fu Leone, come risulta dall’atto notorio datato 26.06.1944. Nel 1961 la ditta Talamini Tommaso De Nadal Giacomo e altri “vuol rinunciare a tutti gli effetti alla citata derivazione facendo presente che le opere sono demolite, i canali distrutti e quindi la derivazione è inattiva e non intendo più ripristinarla”. Come indicato nella nota dell’Intendenza di Finanza del 1961 riferita alla segheria della ditta Talamini Tommaso, “…l’edificio un tempo adibito a segheria è stato completamente demolito”. L’alluvione del 1966 travolse e distrusse gran parte dei vari opifici a forza idraulica ancora presenti nell’abitato di Zoppè di Cadore e oggi a ricordo di tali attività non rimane che qualche rudere. OPIFICI NEL COMUNE DI ZOPPE’ DI CADORE: ANALISI DELLO STATO DI FATTO E DEL DEGRADO Come sopra scritto, dei vari opifici a forza idraulica presenti un tempo a Zoppè di Cadore oggi non rimane che qualche rudere. In parte distrutti dall’alluvione del 1966, in parte abbandonati per decenni, tali manufatti sono stati portar via dall’incuria e dal tempo. A memoria di tali attività legate all’acqua, agli inizi del Duemila, a monte dell’abitato di Zoppè di Cadore, sulla sponda sinistra del torrente Craut è stato ricostruito un piccolo mulino ad acqua per fini museali. Sulla sponda opposta vi sono dei pannelli informativi e alcune vecchie macine, che meriterebbero la sistemazione in uno spazio più strutturato. Il mulino ricostruito a Zoppè di Cadore Pannelli informativi e alcune vecchie mole nei pressi del mulino di Zoppè di Cadore