L`analisi Delphi realizzata per il blog Hic Rhodus

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L`analisi Delphi realizzata per il blog Hic Rhodus
L’analisi Delphi realizzata per il blog Hic Rhodus In contemporanea all’uscita di questa nota vengono pubblicati i risultati di un’indagine Delphi sul blog HIC RHODUS (www.ilsaltodirodi.com) che è il posto dove scrivo di politica, economia, società (potete rintracciare i post digitando ‘Delphi’ nella stringa di ricerca del blog). Poiché avevo bisogno di spiegare bene ma sinteticamente di cosa si tratta ho deciso di scrivere una breve nota riepilogativa sulla Delphi (prima parte di questo post) aggiungendo alcune informazioni relative a quella realizzata per Hic Rhodus (chi sono stati i partecipanti, come è stato fatto il questionario…). Il vero ABC sull’analisi Delphi Una Delphi è sostanzialmente l’interrogazione a distanza e ripetuta di un gruppo di esperti che – pur sapendo di essere parte di un panel – ignora (per ragioni che spiego sotto) chi ne siano i membri. Dopo le necessarie fasi di reclutamento, che includono l’informazione generale su come funzioni questo procedimento, i membri ricevono un primo questionario cui devono rispondere individualmente. Evitando di trattare le varie differenze fra diverse Delphi diciamo che in quella più usuale il primo questionario può contenere 3-­‐5 domande (indicativamente) di carattere abbastanza generale e preliminare, di tipo aperto; i partecipanti quindi devono rispondere per iscritto rinviando il questionario – nei tempi stabiliti – al conduttore. Sarà questi a leggere le varie risposte e organizzarle in una sintesi che spedirà di nuovo a tutto il gruppo assieme a un secondo questionario, più specifico, semmai con domande di approfondimento rispetto al primo e ancora una volta tutte o in buona parte aperte. I partecipanti al panel possono quindi leggere la sintesi, e semmai anche stralci di risposte altrui (ma sempre in forma anonima) e quindi farsi un’idea su come stia argomentando il gruppo, sulle eventuali contrapposizioni interne, ma non può imputare le diverse posizioni a specifiche persone. Ciò contribuisce ad evitare il principale effetto perverso dei gruppi in compresenza, ovvero la contrapposizione personale, il partito preso, l’argomentazione fondata su vecchie ruggini personali. A ben vedere quindi anche nella Delphi c’è interazione, ma completamente mediata dal conduttore. Generalmente si propongono tre round, ma nulla vieta di farne solo due o di arrivare a quattro scontando, in questo caso, una possibile perdita di partecipanti stanchi di rispondere. Comunque sia, in questo tipo di Delphi l’ultimo questionario chiude con domande specifiche, costruzione di scenari, eventuale richiesta di quantificare fenomeni (“In percentuale [lungo una scala] quanto ritiene probabile che questo fenomeno si verifichi nei prossimi due anni?”), lasciando quindi anche spazio a domande a risposta chiusa. Alla fine dell’ultimo round il conduttore invia la sintesi a tutti i partecipanti rivelando l’elenco completo dei membri del gruppo. Finalità. Originariamente costruire scenari potenzialmente probabili, o possibili, di eventi futuri, ovvero di trend non estrapolabili con sufficiente solidità da basi di dati (è molto usata per esempio nell’analisi degli sviluppi tecnologici). Gli usi col tempo si sono ampliati e diversificati e può essere utilizzata anche in fase conclusiva di un programma o politica per valutarne la sostenibilità futura. La prerogativa fondamentale della Delphi è che i diversi esperti inseriti nel gruppo non si incontrano mai fra loro e ignorano i nomi degli altri partecipanti; ciascuno lavora indipendentemente dagli altri e l’interazione avviene solo per mezzo del conduttore che riceve i singoli elaborati, li sintetizza e li ridistribuisce ai membri in forma anonima. Questa strategia operativa – che rende la Delphi una perfetta tecnica di gruppo nominale – è voluta per impedire che il giudizio dei diversi partecipanti venga costruito in ragione del presumibile antagonismo politico, scientifico, accademico che potrebbe albergare fra loro. Ignorando la personalità degli altri membri del gruppo, e potendo visionare solo sintesi anonime degli elaborati di tutti, ciascun partecipante è libero di esprimere con franchezza le proprie opinioni. (Tratto con adattamenti da Fare ricerca con i gruppi. Guida all’utilizzo di focus group, brainstorming, Delphi e altre tecniche, Franco Angeli, Milano 2013). La Delphi realizzata per il blog Hic Rhodus Fra la fine di Gennaio e la metà di Marzo 2015 ho realizzata una piccola Delphi per il blog Hic Rhodus (www.ilsaltodirodi.com) allo scopo di sondare un gruppo qualificato di sociologi (e solo sociologi) sulle prospettive di breve-­‐medio periodo dell’Italia, dell’Europa, del mondo. Temi molto impegnativi, che in un’indagine accurata necessiterebbero di ben altro repertorio metodologico ma potevano essere sfidanti per dei sociologi, specie pensando a una finalizzazione sostanzialmente divulgativa come quella del blog. I partecipanti sono stati: • Leonardo Altieri • Alberto Baldissera • Adele Bianco • Rita Bichi • Francesco Maria Chiodi • Giovanni Di Franco • Guido Giarelli • Renato Grimaldi • Alberto Marradi • Paolo Montesperelli • Daniele Nigris • Mauro Palumbo • Luigi Pellizzoni • Maria Concetta Pitrone • Remo Siza • Bruno Vigilio Turra • Moreno Zago Si tratta in generale di professori di varie università italiane e di alcuni professionisti (in corsivo), con competenze diverse e ambiti di attività differenziati scelti sostanzialmente fra i miei amici. Non c’è quindi alcun campione, come sostanzialmente non c’è mai (almeno nel senso di campione rappresentativo) nelle tecniche di gruppo, ma avevo il desiderio di valorizzare le abilità tipiche dei sociologi nel trovare connessioni, logiche inferenziali, interpretazioni di scenario. Il primo questionario è stato questo: 1. Quale pensi che sia, oggi, il problema fondamentale dell’Italia, quello che, direttamente o
indirettamente, influisce su tutti gli altri, o sulla maggior parte di essi? Perché? Puoi
spiegare in dettaglio?
2. La risoluzione di tale problema è possibile? Come? Perché? In quanto tempo?
3. Quale pensi che sia, oggi, il problema fondamentale dell’Europa, quello che, direttamente o
indirettamente, influisce su tutti gli altri, o sulla maggior parte di essi? Perché? Puoi
spiegare in dettaglio?
4. La risoluzione di tale problema è possibile? Come? Perché? In quanto tempo?
5. Quale pensi che sia, oggi, il problema fondamentale del mondo, quello che, direttamente o
indirettamente, influisce su tutti gli altri, o sulla maggior parte di essi? Perché? Puoi
spiegare in dettaglio?
6. La risoluzione di tale problema è possibile? Come? Perché? In quanto tempo?
Mentre il secondo è stato questo: 7. ITALIA: Alla luce delle risposte del primo turno (vedi altro allegato) credi possibile dare una
risposta pratica e concreta ai problemi del declino politico e culturale italiano? Se tu potessi
coordinare un think tank governativo, con sufficienti garanzie di essere ascoltato, quali
proposte operative consiglieresti? Realizzate come? In quali tempi? Con quali risorse? (Sì,
domanda complessa: vi suggerisco di limitarvi a una o massimo due proposte, quelle più
urgenti).
8. EUROPA: Alla luce delle risposte del primo turno (vedi altro allegato) e considerando che la
maggioranza conviene sul fatto che ormai siamo nell’Euro ed è molto difficile uscirne, quali
azioni dovrebbe intraprendere l’Italia (sempre nell’ambito del think tank precedente) per
non essere ai margini dell’unione monetaria e sempre in apnea sotto il profilo economico e
finanziario (insomma, per uscire dai PIIGS e diventare un’economia “forte”)? Se la vostra
prospettiva fosse invece “bisogna uscire dall’Euro”: come fare? Come gestire le conseguenze
economiche e sociali?
9. MONDO: Alla luce delle risposte del primo turno (vedi altro allegato) e delle risposte alla
domanda precedente, quale ruolo vedete per l’Europa nello scenario mondiale di medio
termine (diciamo dieci anni)? La realtà dei diversi Paesi emergenti o di blocchi di Paesi,
offrono spazio all’idea di un imminente “scontro di civiltà”? Come evitarlo o come
affrontarlo?
10. Qualunque sia stata la risposta a ciascuna delle precedenti tre domande, qual è il ruolo degli
intellettuali? Possono contribuire alla costruzione di un’Italia/Europa/mondo migliore? Per
dare questo contributo devono partecipare attivamente alla politica o starne al di fuori?
Come?
Se siete interessati alla sintesi del lavoro vi prego di cercare sul blog Hic Rhodus. 13 Aprile 2015