Mutuo aiuto: lavoro e movimento cooperativo
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Mutuo aiuto: lavoro e movimento cooperativo
Mutuo aiuto: lavoro e movimento cooperativo Testi di Francesco Viganò ed Egisto Romani tratti dal patrimonio di Fondazione Giangiacomo Feltrinelli Con una prefazione di Marco Elia Prefazione I testi qui presentati risultano di particolare interesse per comprendere alcuni elementi di un fenomeno che ha caratterizzato le prime forme di associazionismo tra lavoratori agli albori dello sviluppo capitalistico. Si tratta delle società di mutuo soccorso, nate nella seconda metà dell’Ottocento come prima risposta ai nuovi bisogni di protezione dal rischio di eventi dannosi, quali incidenti sul lavoro, malattia, disoccupazione. Una risposta, per dirla con le parole di Francesco Viganò qui riproposte, “dal basso verso l’altro” che nasce in seno ai lavoratori allo scopo di “aiutarsi a vicenda”. I due lavori di Francesco Viganò, economista e scrittore italiano che girò l’Europa per studiare il movimento cooperativo, ed Egisto Romani, autore di matrice cattolica, sono apparsi per la prima volta rispettivamente nel 1973 e nel 1895. Entrambi i testi hanno in comune una forte tensione alla valorizzazione del momento associativo e mutualistico, sottolineando come tali esperienze abbiano la capacità di socializzare e ‘allenare’ alla solidarietà operaia in una fase in cui, come segnala Pino Ferraris nella sua storia del movimento operaio e socialista delle origini: «il primo proletariato industriale viene gradualmente concentrato nelle manifatture e disciplinato al lavoro di fabbrica e si trova violentemente esposto a minacce radicali nella sfera della riproduzione. Mentre vengono indebolite le tradizionali fonti di sussistenza e le reti di protezione del mondo rurale, la nuova realtà industriale non produce ancora meccanismi di compensazione e assorbimento degli squilibri e delle contraddizioni che essa provoca»1. 1 P. Ferraris, Ieri e domani. Storia critica del movimento operaio e socialista ed emancipazione dal presente, Edizioni dell’Asino, 2011, p. 23. Entrambi i testi pongono l’accento sul valore pedagogico dell’esperienza mutualistica. Riprendendo il testo di Romani: “Decisamente si è fatta strada tra le schiere dei diseredati la persuasione nella virtù della previdenza, e la nostr’epoca segnerà il trionfo di quelle associazioni che la coltivano presentando, con saggezza di calcoli tutt' affatto moderni, propri di una forma di assicurazione, un aspetto antichissimo di forte solidarietà umana”. Sebbene i lavori di Romani e Viganò condividano un giudizio fortemente positivo sul mutualismo, i due testi nella loro trattazione si differenziano su alcuni aspetti. Potremmo dire che i testi sono tra loro complementari. Il testo di Romani fornisce alcune indicazioni circa le caratteristiche statuarie, organizzative oltreché sull’azione pratica delle società di mutuo soccorso. L’ottica con cui si sviluppa l’analisi è quella internazionale. Particolarmente interessante è la panoramica sulle differenti forme associative che si rilevano nei diversi paesi Europei: il testo aiuta ad affrontare un fenomeno complesso come l’associazionismo mutualistico con la dovuta attenzione verso la storia e le caratteristiche economico sociali presenti nei differenti contesti nazionali. Romani si focalizza su un ulteriore elemento che rende il testo interessante. Si tratta del valore economico del mutualismo. Oltre a mostrare i risultati del mutualismo in termini di sicurezza sociale, libertà di espressione e associazione (servizi erogati dalle società e risultati conquistati in termini di libertà di sciopero etc.), Romani fa notare come le società di mutuo soccorso abbiano nel tempo dato prova di generare ottimi risultati sul piano prettamente economico: “grandissima la potenza economica degli istituti operai, grandissima pel numero delle società e dei loro appartenenti, per l'ingente patrimonio di cui dispongono, per l'influenza che esercitano o sono in grado di esercitare nell'economia nazionale, per le simpatie che raccolgono, per gli aiuti che ricevono, pei mezzi svariati che impiegano nel sollevare l’inopia degli artigiani.” Nel testo di Viganò, invece, è possibile rinvenire una chiara volontà di porre l’analisi su un piano più prettamente valoriale. In particolare, sottolinea come la fondamentale e specifica caratteristica della mutualità sia rinvenibile nell’orizzontalità delle relazioni tra i componenti dell’associazione. La centralità dell’impianto valoriale della mutualità nel testo di Viganò rappresenta una diretta documentazione delle speranze e dell’entusiasmo che la solidarietà attiva e organizzata tra i lavoratori è riuscita a suscitare. Come detto, la lettura congiunta dei due testi può essere lo spunto per affacciarsi alla conoscenza e comprensione di un periodo e di un fenomeno dall’indubbio fascino e che tanto hanno pesato sulla genesi da una parte delle differenti forme di associazionismo sindacale novecentesche e, dall’altra, sulla genesi dei sistemi di welfare state. Il collegamento tra i due elementi si rileva in tutta la sua importanza nell’attuale fase di “ritirata del welfare state” e in parallelo di crescita di forme assai interessanti di autorganizzazione e nuovo mutalismo. Marco Elia Egisto Romani ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO E SOCIETÀ DI MUTUO SOCCORSO Il sodalizio moderno di mutuo soccorso è un’associazione composta generalmente d’operai che ha per iscopo di aiutare, col fondo formato dai versamenti periodici e da altre entrate, i soci colpiti dai danni eventuali contemplati nello statuto. Diciamo “e da altre entrate” perché se il patrimonio delle società operaie è costituito in via ordinaria dalle quote periodiche che rappresentano la entrata principale, abbiamo inoltre la tassa di buon ingresso, e in via straordinaria elargizioni, lasciti, sussidi di diversa natura. Vari sono gli scopi che questi sodalizi si propongono. Scopo comune a tutti è il sussidio in caso di malattia, ma ne contiamo molti altri; pensioni o sussidi continuativi ai soci colpiti da infortuni sul lavoro, pensioni a quelli divenuti permanentemente inabili al lavoro, pensioni ai vecchi, pensioni per minore o maggior lunghezza di tempo o sussidi alle famiglie dei defunti, sussidi pei funerali, soccorsi alle puerpere, soccorsi per baliatico, assistenza medica alle famiglie dei soci e spesa per sepoltura dei membri di elette famiglie, vi sono sodalizi che sussidiano gli inscritti chiamati sotto le armi e le loro famiglie, dotano le figlie dei soci, aiutano gli operai di passaggio inscritti in sodalizi affini: ve ne sono altri che pensano a collocare i soci disoccupati (mediante apposito ufficio) o procurano direttamente lavoro a quelli che ne mancano (mediante le così dette società di lavoro). Troviamo talora alcuni fini che esorbitano dal mutuo soccorso, come magazzini cooperativi, assunzioni di lavoro in appalto, casse di prestiti, casse di depositi e prestiti, costruzioni di case operaie. Molte società poi provvedono all'istruzione ed all’educazione dei soci, instituendo scuole serali o festive, scuole di disegno, di arti e mestieri o di musica, ricreatori, circoli, piccole biblioteche, — promuovendo conferenze, aprendo concorsi e dando premi a coloro che si distinguono per valentia nell’esercizio della propria arte o per condotta morale; altre ancora aprono scuole pei figli dei soci e provvedono loro libri e quaderni, distribuiscono premi ai migliori tra essi, e via dicendo. Certamente nessuna società si prefigge tutti questi scopi e rarissime sono quelle che si trovano in condizioni tanto floride da poter pensare alla maggior parte dei medesimi; per lo più si restringono ai fini principali, cioè ai sussidi agli ammalati e agli inabili al lavoro ed alle pensioni ai vecchi, e moltissime pensano unicamente ad aiutare i soci ammalati con sussidi in danaro, col procurare gratuitamente l'assistenza medica e talora le medicine. Ma se pochi sono i sodalizi che allargano la sfera dell'attività propria ed indirizzano le loro nobili forze al raggiungimento di numerosi intenti, ciò non dipende affatto da malvolere o da imperizia delle società italiane. Spesse volte sono le condizioni finanziarie quelle che non permettono ad una società di estendersi, e ciò non deve maravigliare poiché, per grande che sia la potenza materiale degli instituti di mutuo soccorso, non può essere tale da soddisfare sempre alla ricchissima varietà dei fini suaccennati. Oltracciò il maggior numero delle società operaie vive nei piccoli centri, dove provvedere a certi scopi non è menomamente necessario e dove tanto l'esiguità del numero d'inscritti e del giro d'affari quanto la scarsezza di persone tecnicamente capaci renderebbero impossibile il funzionamento d'una complessa amministrazione. In Italia ciascuna società di mutuo soccorso, per quanto piccola, opera con criteri d’illuminata onestà nel limite delle forze sue e procura, appena il possa, di aggiungere scopo a scopo, allargando vieppiù i benefici della previdenza e dell'unione. Alcuni pur non potendo disconoscere l'alta importanza delle società di mutuo soccorso, vogliono trovarla menomata d’assai di fronte all’estesissimo movimento che assunsero ai dì nostri le Cooperative, e non manca persino chi afferma arditamente le società di cui discorriamo essere affatto inutili e destinate a prossima morte. Ora, non contando che esse racchiudono tutte in germe il principio cooperativo e che le più fiorenti annoverano nel loro seno veri istituti di cooperazione, sosteniamo senza esitare che nessuna delle due forme di società è superiore. Infatti, se le cooperative danno modo all’operaio di migliorare la propria posizione — ciò che è giusto e lodevole perché naturale — prima egli deve premunirsi contro quei mali fortuiti che ostacolano in mille modi l'avveramento del suo desiderio. Quest’è appunto il motivo per cui le società delle quali qui si tratta precedettero e precedono il sorgere delle cooperative. Le cooperative segnano adunque uno stadio più avanzato nelle condizioni di vita degli artigiani e la loro nascita dipende da un puro fatto economico, e le società di mutuo soccorso come anello intermedio tra la disorganizzazione completa dell’elemento operaio ed i tipi più elevati di organizzazione rappresentano una necessità propria dei luoghi ove esistono. Ammettiamo quindi essere la società: di mutuo soccorso una forma puramente transitoria che trae le ragioni della sua vita dal bisogno d'un dato momento storico; ma il pretendere che tutte siano per trasformarsi d'un tratto e volontariamente in cooperative ci sembra una vera assurdità cui né la scienza né la pratica delle cose possono in alcuna guisa giustificare. Altri ancora, ammirando la bontà, dei fini che il sodalizio nostro si prefigge, vantano la maggior utilità delle casse di risparmio. Ben lungi dal contestare i meriti numerosi ed universalmente riconosciuti delle casse di risparmio, non approviamo quest’opinione. Ed invero, sfiorando appena l’argomento, possiamo chiedere: Le casse di risparmio danno forse la certezza che il povero adoperi le fatte economie solo quando il vero bisogno lo stringe? Lo assicurano sempre contro i casi di malattia, di impotenza al lavoro, di vecchiaia o almeno contro tutti i casi di malattia? I denari depositati nelle casse di risparmio anche se vengono ritirati sotto l'impulso del bisogno, non possono forse essere da lui spesi in una sol volta? Questi instituti destano nel povero il sentimento d' associazione? Gli insegnano a trattare da sé gli affari che lo riguardano? Del resto l'argomento è ozioso, perché ogni istituto adempie l’ufficio che gli è proprio e i raffronti in materia, anche quando non peccano — come nel caso nostro — di bizantinismo, presentano un interesse puramente accademico. Più che dai raffronti, l'importanza delle società operaie viene assodata in modo irrefragabile dalle cifre del presente: PROSPETTO Dal 1862 al 1885, cioè in 23 anni, sorsero quindi 4453 società, i soci aumentarono di 455292 e il patrimonio di L. 29485091. Ci mancano i dati posteriori al 1885, i quali però non possono che confermare 1'accelerato movimento dei sodalizi che sono oggetto della nostra trattazione. I dati raccolti diventano ancora più eloquenti allorché si consideri che in 23 anni, mentre i soci crebbero all’incirca nella proporzione di 1 a 5, il patrimonio crebbe quasi nella proporzione di 1 a 13, e che tutto ciò avvenne durante un tempo in cui moltissime altre società sorsero, aventi, assieme ad altri, anche gli scopi delle società del mutuo soccorso — od aventi scopi analoghi. Decisamente si è fatta strada tra le schiere dei diseredati la persuasione nella virtù della previdenza, e la nostr’epoca segnerà il trionfo di quelle associazioni che la coltivano presentando, con saggezza di calcoli tutt' affatto moderni, propri di una forma di assicurazione, un aspetto antichissimo di forte solidarietà umana. Costituzione interna delle società operaie. I Soci si dividono in effettivi ed onorari: questi ultimi non partecipano ai materiali vantaggi del sodalizio, ma ne acquistano con elargizioni di varia natura una specie di patronato2. Alcune società hanno anche soci benemeriti. Sono condizioni per l'ammissione dei soci una sana costituzione fisica, un limite massimo e minimo d'età e il godimento dei diritti civili; qualche volta anche il non esercitare mestieri insalubri o pericolosi e il saper leggere e scrivere e persino, ma in casi rarissimi, il provare — quando si hanno figli piccoli che frequentano le scuole elementari. Il rifiuto d’ammissione come il rifiuto del sussidio di malattia e l'espulsione, possono essere determinati da motivi di onestà e moralità. L'espulsione però dev’essere per lo più pronunciata su proposta del Consiglio d'Amministrazione o, quando esiste, del Comitato di Vigilanza. Le quote si dividono in quota d’ingresso, che si paga al momento dell'inscrizione, e quota periodica. Entrambe possono essere fisse o variabili secondoché l'ammontare loro è identico o no per tutte le età dei soci. Alcune società stabiliscono una tassa unica d’ammissione, altre invece tasse speciali a ciascun fondo. I contributi si pagano ad intervalli uguali stabiliti dallo statuto e sono o settimanali o mensili. Il maggior capitolo di spese è quello del sussidio per malattia che si concede per lo più dal terzo o quarto giorno di malattia nell'Italia settentrionale — dall'ottavo nono o decimo nell’Italia meridionale. Comunemente si concede per due o tre mesi, ma può giungere sino al massimo di sei, nel qual caso si divide in alcuni periodi ed a ciascuno di essi corrisponde una diversa misura di sussidio. Quasi sempre poi per godere questo diritto occorre un certo noviziato; occorre cioè avere appartenuto alla società per un tempo che nell’Italia settentrionale e centrale è di circa un anno e nell’Italia meridionale è maggiore e va fino agli anni cinque. È raro il caso di società in cui il socio abbia diritto ad una vera pensione, essendo per lo più l'assegno conferito in quella quantità che i fondi speciali permettono e tante volte con la clausola: se i fondi lo permettono (ciò che pone il socio in una continua incertezza) — ed avendosi quindi più che altro, sussidi continuativi ai vecchi ed agli inabili al lavoro. Vi sono anche società che danno pensioni ai vecchi, ma soltanto allorché siano impotenti al lavoro e senz'altri mezzi di sussistenza: oltre la lamentata incertezza perenne, troviamo qui l'inconveniente gravissimo dell’essere esposta la 2 E perciò dicendo semplicemente Soci intenderemo sempre designare gli effettivi sorte d' un povero vecchio ai criteri, spesso errati ed arbitrari, d'un Consiglio d'Amministrazione o d'una assemblea di soci. Dall’opera della Società a questo riguardo da poco è lecito ripromettersi purtroppo il disposto dei vari statuti non è che il frutto di una condizione di cose che s'impone ed è vano sperare che in tempo non lontano le società tutte imitino quelle oggidì esistenti sotto forma di cassa-pensioni, in cui il diritto alla pensione è per i soci immutabile. Questo diritto viene determinato prima dell'esercizio suo con la scorta dei calcoli intorno all'ammontare dei contributi nonché all’età dei soci nel momento del versamento ed in quello in cui diventano pensionati. (Citiamo la Società d’istruzione, d'educazione e di mutuo soccorso tra gli insegnanti di Torino, nella quale il contributo è fisso ma il socio è libero di pagare più quote per assicurarsi una pensione maggiore, e la Società Nazionale di mutuo soccorso tra gli impiegati residenti in Milano). Se il Governo fondasse ed amministrasse una Cassa-Pensioni pei vecchi inabili al lavoro, le società potrebbero concorrere nella spesa con le contribuzioni di costoro, con parte dell'eccedenza dell’esercizio annuale, con parte dei lasciti e delle donazioni, ed il grave problema sarebbe risolto con evidente vantaggio di tanti infelici. Parecchi sodalizi tengono distinti i patrimoni secondo i diversi scopi, ma hanno una sola entrata. Su questa viene così a gravare ogni qualsiasi spesa a gestione chiusa si ripartisce tra i vari fondi l'avanzo netto dell’anno. Il patrimonio s’investe per lo più in depositi presso istituti di credito o in rendita italiana; viene anche adoperato in acquisti di immobili, in mutui ipotecari, in valori industriali, in prestiti d'onore ai soci, nel fondare banche popolari ed instituti cooperativi. Le società decidono pure nel loro statuto a chi sarà versato il patrimonio sociale in caso di scioglimento e diverse sono le disposizioni su tale importante oggetto. È giustamente condannata da autorevoli scrittori quella che sancisce il fondo sociale doversi dividere tra coloro che apparterranno alla società nel giorno dello scioglimento, potendosi con questo mezzo rendere frustranea da parte degli ultimi venuti l'opera avveduta, solerte, disinteressata dei fondatori e la fatica durata dai primi inscritti per dare alla società un buon ordinamento. È invece lodato il disposto di molti statuti che dichiarano dovere i fondi disponibili, qualunque sia la cagione dello scioglimento, venire in aiuto d’un instituto che abbia scopi affini a quelli del sodalizio cessato. L'amministrazione e la rappresentanza sono affidate in tutte le società operaie ad un Consiglio di Direzione che per lo più compie l'ufficio suo ponendo in esecuzione i deliberati dell'Assemblea Generale, e che è formato di un Presidente, di un Vice—Presidente, di un Segretario, di un Vice—Segretario e di un Cassiere. Di tutti costoro il solo Cassiere è per lo più retribuito. Altra carica retribuita è quella dell’Esattore che non troviamo però in tutte le società e che non fa mai parte del Consiglio Direttivo. Abbiamo poi sempre alcuni Revisori dei Conti. Il Consiglio Direttivo è eletto a maggioranza di voti dall'Assemblea Generale e dura in carica uno o due anni; ciascuno degli eletti può essere riconfermato. Quasi tutte le società nominano un Comitato di Soci Visitatori e qualcuna di esse un Comitato di Arbitri per decidere le controversie che tra i soci possono insorgere3. Gli statuti trattano inoltre delle Assemblee Generali e delle adunanze e del Consiglio Direttivo, punti su cui crediamo inutile insistere. Ma fermano ancor maggiormente l'attenzione nostra le larghe, precise e gravi mansioni affidate agli esattori specialmente per ciò che riguarda la censura. Gli esattori infatti, secondo quanto sancisce l'Art. 37 dello statuto, hanno lo stretto obbligo di avvertire il Comitato quando un socio lavorasse a prezzi inferiori a quelli della tariffa o fosse colpevole d'altra infrazione allo statuto, e d'informare con lettera firmata il Comitato stesso sulla vera causa di disoccupazione d' un socio. 3 È encomiabile sotto ogni punto di vista l'instituzione di questo comitato. Ogni Società dovrebbe eleggere nel proprio seno, in Assemblea Generale, un comitato incaricato di comporre dissidi noti tra i soci, quelli almeno occasionali dagli affari sociali. Nei sodalizi costituiti per mestieri, questo stesso comitato od altro apposito dovrebbe conoscere delle liti motivato dall' esercizio dell'arte. In entrambi i casi sarebbe opportuno che lo statuto fissasse un certo limite di competenza che sancisse l’inappellabilità del giudizio degli arbitri e che permettesse di nominare a tale importante ufficio anche soci onorari. Seguono altre disposizioni riflettenti gli esattori, ma basta il qui detto a porre in luce la speciale impronta dell'associazione dei tipografi, e la differenza stragrande tra il carattere dei sodalizi antichi ed il carattere dei moderni, i quali accennano con essa alla possibilità di assumere strenuamente, negli eventuali conflitti futuri, la tutela della forza di lavoro contro il capitale. Breve esposizione dell’organizzazione attuale delle società estere. In Inghilterra abbiamo le Trade’s Unions e le Friendly Societies, di cui le une si riconnetterebbero alle Ghilde Sociali — ( Social gilds), le altre alle Ghilde artigiane (Craft gilds). TRADE'S UNIONS. L'origine delle Trade's Unions sembra rimontare alla seconda metà del secolo decimoquarto ma il motto attuale dell’organizzazione loro data soltanto dal principio di questo secolo; il loro sviluppo va diviso in regime statuario (dalle origini al 1824), regime di tolleranza (dal 1824 al 1871) e regime legale (dal 1871 in avanti)." Le Trade's Unions possono venir definite come altri fece assai bene: “società mutue cooperative, composte esclusivamente di artigiani, organizzate per la difesa degli Interessi dei lavoratori”. In esse gli operai si associano in corporazioni divise per mestieri, pagano una tassa d'inscrizione ed una quota settimanale per costituire il fondo di cassa. Il loro capitale sociale di riserva si calcola ascendere attualmente a 32 milioni di lire italiane e le quote annuale a 25 milioni. Così la legge Inglese del 1871 definisce l'Unione Artigiana: “L'Unione artigiana è l'associazione temporanea o permanente per regolare le relazioni fra padroni ed operai o tra operai ed operai o tra padroni e padroni; ovvero per imporre all'esercizio di qualsiasi industria o impresa restrizioni, che, se la presente legge non fosse stata promulgata, sarebbero considerate come illegali, come pure in questo caso sarebbe illegale l’associazione stessa per la ragione che qualcuno o parecchi degli scopi suoi mirano a vincolare l’industria.” Fine principale delle Trade’s Unions è la l'esistenza per mezzo di coalizioni e di scioperi (de' quali la legge riconosce la libertà) all'effetto di tenere alti i salari di modificare le ore di lavoro, di regolare il lavoro delle donne e dei fanciulli; ma moltissime di esse e precisamente quelle che si mostrano più concilianti nelle lotte coi padroni, annoverano tra i fini secondari anche il mutuo soccorso. Mercé l'opera gigantesca e talora terribile di queste società che alla potenza del capitale opposero la potenza delle masse compatte, nell’Inghilterra le condizioni economiche degli operai migliorarono rendendosi superiori a quelle degli operai del restante di Europa, e sempre meno stridenti divennero le relazioni tra lavoratori e padroni. Gli economisti sono larghi di encomio per le Trade’s Union e taluno ebbe persino a chiamarle il solo mezzo di soluzione della questione sociale. Col Trade’s Unions—Act del 1871 all’Unione Artigiana fu accordato, sotto certe condizioni, il riconoscimento giuridico. Le Unioni artigiane si riuniscono in grandi federazioni e tengono ogni anno un Congresso a data fissa, in cui da qualche tempo gli argomenti intorno alle teorie socialistiche, sia favorevoli che contrari, destano viva lotta e la vittoria finale arride ora all'uno ora all'altro dei contendenti. Nel penultimo congresso tenuto a Norwich nel 1894 fu votato un ordine del giorno in senso collettivista; invece nel congresso ultimo tenuto a Cardiff, nel Galles Meridionale, ai primi di settembre 1895, queste associazioni (le quali già parecchi decenni prima che, per bocca di Marx e di Engels, sorgesse la teoria collettivista, avevano indetta una fiera ed incessante guerra contro l’ingordigia del capitale) si dichiararono avverse alle dottrine del socialismo. Tra le due tendenze, notano i giornali, si accentua sempre più il contrasto e le Trade’s Unions sono così minacciate da uno scisma profondo. Che cosa significano queste tendenze opposte? A noi sembra che la decisione del Congresso di Cardiff non infirmi né sminuisca la verità di questo o di quel principio ma trovi la sua spiegazione, del tutto logica e razionale per quanto egoistica, nella potente organizzazione e nei successi della Trade’s Union, vero fenomeno storico che non può servire di guida per giudicare della bontà di sistemi sociali. La decisione del congresso ultimo rispecchia il carattere di quella organizzazione e risponde a sua volta a tutto lo spirito animatore della vita pubblica Inglese. Che le Trade’s Unions, le quali contano tra le loro vittorie fondamentali e più clamorose la proclamazione della libertà di sciopero e 1'assicurazione della nessuna ingerenza dello stato nei conflitti tra padroni ed operai, che le Trade’s Unions ammettano in un congresso essere sempre e soltanto giovevole l'azione individuale o quella di gruppi di individui spontaneamente aggregati, e l'intervento coattivo dello stato essere sotto ogni aspetto pernicioso — ci sembra del tutto naturale: e tale apparirà a chiunque pensi che le Trade’s Unions vivono in Inghilterra, cioè nel paese dove l'iniziativa privata è più coraggiosa, dove la concorrenza è più sfrenata, dove il libero scambio viene elevato a dignità di dogma, — nella patria di Spencer, nella terra classica dell’individualismo. FRIENDLY SOCIETIES. Le Friendly Societies (Società d'Amicizia) hanno per iscopo: indennità ai soci disoccupati, sussidi per malattia, pensione di vecchiaia, spese pei funerali, sussidi alle vedove ed agli orfani. Sono più antiche delle Unioni Artigiane, poiché la loro origine rimonta ai sodalizi medioevali, sono più numerose e più ricche, e si riuniscono come quelle in grandi federazioni. Non si può negare che dal lato economico sia maggiore l'importanza delle Trade's Unions, ma lo sviluppo delle società d'Amicizia (sviluppo tutt’affatto moderno sebbene il movimento sia incominciato nel 1802 con 9672 soci) è degno anch'esso d'attento esame e di viva simpatia da parte degli studiosi. Secondo un giudizio del "Times" queste Società: “si distendono sulla superficie della vita delle classi operaie come un'invisibile rete di nervi”. L’incremento di questi sodalizi dipende anzitutto dall’indole e dalle abitudini del popolo inglese presso il quale molto presto fiorirono le industrie ed assai forte è lo spirito d'associazione; e contribuiscono al loro prosperare le cure sollecite del governo, i retti criteri con cui sono ordinate ed amministrate, il favore con cui sono accolte dai ricchi che volentieri ne accettano il patrocinio. Entrambe le menzionate forme di società inglesi spianarono la via, secondo quanto attesta il Professor Rabbeno, ad una terza forma d’associazione che ad esse tende sostituirsi: “queste due associazioni poste in buona parte indipendentemente le une delle altre e pur tuttavia legate fra loro talvolta da un vincolo reale, sempre da un intimo rapporto ideale, preparano in Inghilterra l'ambiente ad una nuova trasformazione, ad una nuova forma d'associazione, preparano le condizioni necessarie allo svolgimento della cooperazione.” Per comprendere meglio i rapporti dinamici, le Unioni artigiane e le Cooperative, gioverà riportare le parole scritte dal Capo Registratore delle Friendly Societies al Segretario Generale dell'Unione delle cooperative inglesi: “Dacché io sono in questo ufficio, ò dovuto considerare le diverse forme di società nelle loro mutue relazioni, ed ò veduto che la Friendly Societies è il comun ceppo da cui tutte sono sorte e senza il quale né la cooperazione, né l'unionismo possono veramente essere compresi.” In Francia abbiamo i Sodalizi di mutuo soccorso ed i Sindacati Artigiani. SODALIZI DI MUTUO SOCCORSO. Questi cominciarono ad essere numerosi ed importanti dopo il 1848. Attualmente sono favoriti dai comuni (con la concessione di locali, con la somministrazione di libri e registri, ed in altri modi) ed aiutati dal governo sempreché si assoggettino alle norme stabilite dalla legge, per quanto specialmente riguarda la compilazione degli statuti, la nomina del presidente, il contegno dei sodalizi in caso di sciopero, le modalità relative allo stabilimento di pensioni. L'incremento delle società francesi fu di molto agevolato dal Gran Consiglio delle società di Marsiglia, dal Consiglio Superiore di Grenoble, dalla Società Industriale di Nantes, dalla Società libera d'emulazione di Rouen, dalla Società industriale di Mulhouse, dalla commissione permanente d'incoraggiamento e di sorveglianza delle società di mutuo soccorso, la quale ultima, intermediaria della tutela governativa, è estesa all' intera Francia. SINDACATI ARTIGIANI. Sono di data recente, riproducono il tipo delle Trade's Unions e dei Sindacati Padronali, Agrari e Misti formano i Sindacati Professionali. Ma i Sindacati Artigiani non ànno attecchito, giacché gli assalti del Governo abbatterono i più forti di essi e quei pochi che sono rimasti rappresentano nelle lotte del lavoro una parte esigua. Comune l'origine con le società francesi presentano le società del Belgio, dove pure — come in Francia — esiste una commissione centrale di vigilanza. Né piccolo è lo sviluppo che i sodalizi di che ci occupiamo presero in Olanda, nelle cui società tengono grande posto le spese funerarie, in Isvizzera e in Austria. In Germania oltre a fiorenti SOCIETÀ DI MUTUO SOCCORSO che ànno origine da consorzi antichi di minatori, si riscontrano le UNIONI NAZIONALI DI MESTIERI simili alle più volte citate Unions. Ogni Unione di mestieri è composta di unioni locali e comprende di regola l'intera Germania La rinomata cassa per gli invalidi al lavoro venne instituita dalla Lega delle Unioni. Negli Stati Uniti d'America oltre gli ORDRES (Ordini) tra cui più importante è l'Ordine dei Cavalieri del lavoro, abbiamo anche il Tipo delle TRADE'S UNIONS analogo all’Inglese, ma le Trade's Unions Americane non sono ancora circondate di quelle garanzie che la legge del 1871 accordò alle Inglesi e molto meno di queste si occupano di mutuo soccorso. Conclusione Importanza morale e sociale delle società di mutuo soccorso. Da quanto fu esposto sino ad ora risulta essere grandissima la potenza economica degli instituti operai, grandissima pel numero delle società e dei loro appartenenti, per l'ingente patrimonio di cui dispongono, per l'influenza che esercitano o sono in grado di esercitare nell'economia nazionale, per le simpatie che raccolgono, per gli aiuti che ricevono, pei mezzi svariati che impiegano nel sollevare l’inopia degli artigiani. Ne è minore l'importanza loro dal lato morale e sociale. Essendo il nostro secolo, come disse l'illustre Gladstone, il secolo degli operai e del lavoro, ognuno vede l'immane forza che in sé attualmente racchiude il sodalizio di mutuo soccorso, a ragione chiamato la cellula embrionale intorno alla quale si devono aggruppare tutti gli altri consorzi di previdenza. Vincenzo Gioberti lasciò scritto nel suo Testamento Politico: “La redenzione civile del proletario costituisce il più sublime intento e la più luminosa speranza del mondo moderno”. Se sono vere queste parole, che i facili politicanti dell'oggi dovrebbero lungamente meditare, e se — com' è certo — efficaci strumenti al raggiungimento di tale meta sono, assieme ad altre, le società di mutuo soccorso, — appare con evidenza matematica l'importanza morale e sociale di questi instituti. Ciò diciamo specialmente per quanto riguarda l'Italia. Lo sviluppo dei sodalizi operai è qui, come si notò più sopra, degno di plauso sincero. Del che noi ci rallegriamo, perché la diffusione rapida e costante del principio di mutualità e la sua retta interpretazione ci attestano la pratica moralità del nostro popolo e quel profondo buon senso che Giambattista Vico proclamò a buon dritto nume tutelare del genere umano. Gli operai ànno compreso che la prudenza individuale può d’un subito essere vinta da un infortunio e che solamente l’aiuto reciproco saggiamente praticato dà modo di far fronte alle più crude avversità dell'esistenza; e si raccoglie, nelle città e nei campi, in tomo a questi baluardi che — grandi o piccoli — tutti s'improntano ad un concetto solo, tutti rappresentano una sola aspirazione. L'avvenire delle società di mutuo Soccorso. Se ci è lecito dallo stato presente che sono oggetto di questo modestissimo studio indurre la loro probabile sorte futura, non ci peritiamo di affermare che le attende un lieto avvenire. Lo spirito d'associazione resterà sempre;4 e sempre resterà in virtù di esso il soffio animatore queste società. Ciò appare conforme a ragione perché non solo s'appoggia agli insegnamenti delle dottrine sociali, trova conferma eziandio nello studio dell’intima umana. L'offesa dei forti contro i deboli e la conseguente difesa nella forma pacifica e legale non cesseranno per mutare d' eventi. Non avremo in avvenire la lotta barbara che concede la vittoria al più violento né quella semibarbara in cui trionfa il più ricco, — avremo una lotta eminentemente intellettuale. Ma se la grave battaglia che la storia ci apprende e ci spiega, spiritualizzandosi progressivamente nel fine, grado grado si attenuerà nel contenuto e si affinerà nella forma, un accordo perfetto non si potrà ottenere in niun’epoca. Sempre adunque esisteranno dei vinti: e i vinti stringeranno alleanza tra di loro perché così impone la grande legge della solidarietà. Ora, i vinti si uniscono o con strenua, generosa baldanza per prepararsi al conato d'una rivincita— o con virile, dignitosa fermezza per cercar modo, se riassaliti, di non lasciarsi più sopraffare — o con paziente tranquillità di rassegnati per rendere a sé medesimi meno aspro il disagio della sconfitta. Ammesso che sia unicamente 4 Da taluni scrittori viene opposto che, tramontato l'attuale sistema economico, fatalmente destinato a scomparire, ed attuato il regime collettivista che fatalmente gli deve succedere, avendosi nello Stato una grande associazione e, tutti i cittadini essendone membri, ogni associazione parziale (o quindi anche quella di cui qui si tratta) sarà necessariamente o superflua o avversa allo Stato perciò dannosa. Ma si può rispondere con Giuseppe Mazzini: lo Stato rappresentare l'associazione dei cittadini per le tendenze e pei fini a tutti comuni, donde il bisogno per le tendenze e poi fini propri d' una parte di essi dell’associazione speciale. L'associazione, dello stesso filosofo chiamata mallevadoria del progresso e metodo dell’avvenire e che è, a parer nostro, la sola, la vera, l’eterna realtà della vita, non scomparirà mai perché senza di essa, " lo Stato rimarrebbe immobile, incatenato al grado raggiunto di civiltà. " Dato quindi che si avverino le previsioni socialistiche e l’umano consorzio si orienti in processo di tempo sopra nuove basi economiche, è nostro pieno convincimento che le società in genere e quelle di operai in ispecie esisteranno ancora. quest' ultimo il bisogno al quale si soddisfa col sodalizio di mutuo soccorse, forse in futuro quest'ufficio non dovrebbe adempiersi? Per rispondere a tale domanda è necessaria una distinzione. Se per futuro si vuole intendere quel tempo in cui 1'assetto sociale si sarà già, per via di radicali riforme, mutato— affermiamo subito non poter in esso trovarsi la società che compie presentemente quell’ufficio. Infatti, distolti gli uomini dalle cure penose per il sostentamento giornaliero ed assicurate loro più degne condizioni di vita fisica, non preoccupandoli più incessantemente, com’ora avviene, la tema di sinistri irreparabili, — la legge della solidarietà (la quale man mano che avanziamo nell' evoluzione sociale allarga la sua sfera d'azione e rinsalda la sua efficacia) otterrà il predominio sulla legge della lotta per la vita. Allora l’aiuto scambievole si porrà in opera non per sussidi in caso di malattia o per alcun altro degli scopi attuali, ma per cercare con mezzi facili e graditi di rendere robusto ed agile i1 corpo e di coltivare le sane energie dell’intelletto e dello spirito. — Ma siccome per tal modo i1 sodalizio perderebbe gli scopi che oggi tengono il primo posto; siccome dirigerebbe le funzioni sue, non scemate né di numero né d'importanza, dall' attuale campo economico in un campo ben diverso, — così ognun vede come non sarebbe più il vero sodalizio di mutuo soccorso. 5 Ma se la nostra fantasia non si spinge arditamente in un futuro tanto lontano e ci arrestiamo a considerare la sorte dell’instituto nostro nell'attuale periodo storico, comprendiamo di leggieri che, avrà prospera vita per le condizioni favorevoli dell’ambiente, giacché in questo periodo l’associazione soltanto è in grado di “salvare l’uomo dalla miseria, dalla corruzione, dalla servitù.” Siccome i coinvolgimenti sociali non avvengono in un batter d'occhio, così — diversificandosi coi luoghi le condizioni economiche e politiche, intellettuali e morali — la società di mutuo soccorso conserverà le vecchie posizioni, nelle quali 5 A meno che, ben s'intende, non si attribuisca alle parole mutuo soccorso una significazione troppo estesa e differente da quell'ora comunemente accettata; nel qual caso nessuno potrà ammettere con qualche fondamento di ragione che in fasi ulteriori di civiltà debbano scomparire le società che da esse s'intitolano, essendo perpetua — perché naturale e direi quasi istintiva la necessità d'associarsi. verrà lentamente trasformandosi, e acquisterà posizioni nuove laddove prima era affatto sconosciuta l’utilità dell’associarsi. In altre parole, il sodalizio operaio, come ogni altra associazione, conservando e rinverdendo dello stampo antico la parte sana e vitale, s'incorporerà in forme sempre diverse; la sostanza plasmerà a suo modo la forma, sicché le rinnovate e migliorate sembianze si presenteranno in armonia continua con le mutate e mutevoli condizioni dei tempi e lei luoghi, acquistando valore assoluto per ciascuno dei periodi storici che attraversano. E nella varietà e ricchezza de' suoi atteggiamenti, nel passaggio graduale e ininterrotto in tipi via via più elevati, in cui aumenta sempre più la complessità dell’aggregato e contemporaneamente la federazione delle parti, la società di mutuo soccorso troverà appunto la ragione della sua esistenza e del suo crescente rigoglio. Estendendo e rassodando il suo dominio, aumenterà nella potenzialità economica ed in quella morale, finché forse giungerà un’epoca in cui eserciterà tutta o quasi tutta l'influenza in questo secondo campo. Attualmente i due sviluppi non si possono dissociare perché il fattore economico e il fattore morale ànno un riflesso scambievole; ma se pur verrà tempo in cui completamente sarà tolta la causa della funzione economica, sarà cresciuta a dismisura d' estensione e d’intensità la funzione educativa. Intanto nello stadio d'organizzazione operaia che terrà subito dietro all'attuale (in un tempo più o prossimo a seconda della maggiore o minor velocità, del cammino percorso dalla grande società umana e di conseguenza dalle società piccole di cui qui è parola) si arriverà ad illuminare la coscienza dell’operaio sicché egli, senza supina indolenza ed ignoranza colpevole come senza soverchia presunzione e fanatismo distruggitore, comprenda chiaramente ciò che può essere, ciò che esser deve. E se in detto periodo la cooperazione si farà assai forte col procacciare, più di qualsiasi consorzio di assistenza reciproca, il miglioramento materiale degli operai non meno forti saranno le società di mutuo soccorso per quanto riguarda il benessere intellettuale e morale di quelli. Esse si mostrano adatte a tale compito altissimo, poiché tra la potenza immane delle leghe delle più popolose città nostre in cui gli operai si stringono coscienti e disciplinati, costituiti in partito di classe ed anelanti a tumultuose rivendicazioni — e la estrema impotenza di migliaia di proletari disseminati pei monti o per le valli d'Italia, ignari affatto dei benefici dell'associazione, — rappresentano un tipo di mezzo che raccoglie le simpatie di tutti i buoni, non senza distinzione di gradi e di ceti. Il sodalizio di mutuo soccorso, attingendo da quelle antiche tradizioni che lo rendono meritatamente amato la pratica saggezza e il criterio d'opportunità, continua a compiere l'opera propria senza bassezze e senza agitazioni, e tra gli odi cupi e terribili del futuro è destinato a sventolare il bianco vessillo della pace. — Se poi si disporrà a pensare, dopo una seria ed efficace preparazione, alle urgenti questioni del giorno, troverà modo di concretare in una forma determinata e precisa le vaghe e fluttuanti aspirazioni del lavoratore italiano, almeno per gli interessi immediati, all’infuori del grandioso lavorio per la costruzione d'un nuovo assetto sociale. Noi auguriamo che ad abbreviargli e facilitargli il compito si rivolga ad esso non tanto il libero e sereno studio dello scienziato, quanto la cura provvida ed indefessa del filantropo. Lo auguriamo con tutta l'anima poiché questi instituti, attuando con rigide norme dettate dall'esperienza, cioè dai consigli della mente, un precetto di utilità, s' inspirano nel tempo istesso ad un sentimento nobile e gentile, cioè alle voci del cuore. Guidati dall' amore e dalla scienza — i due poli della vita veramente civile — essi rispondono, sia pure modestamente, a quell' ideale di fratellanza in cui ai dì nostri non solamente s’affisa lo sguardo del sognatore e del martire, ma consente ancora l'austera ragione del filosofo, poiché ivi e non altrove è la quelle antiche tradizioni che lo rendono meritamente di tanti problemi vasti, complessi, minacciosi del secolo che muore. Francesco Viganò MUTUALITÀ Laboremus. Amate il prossimo come voi stessi. Ciascuno per tutti e tutti per ciascuno. Tout pour tous, par tous, avec tous. e l'armonia dello classi sociali sarà stabilita, e la pace universale profetizzata dal principio del mondo, per la quale gli uomini, ancora quando son divisi tra loro e si combattono, cooperano ed alla quale aspirano, sarà universalmente sancita. Quando un manipolo di persone, raccolte insieme con promessa che l'una fa a tutte e tutte individualmente fanno a ciascuna di aiutarsi a vicenda, in una certa circostanza, in un certo modo, per un certo tempo o per sempre, preparando all’uopo a poco a poco i mezzi necessarii o raccogliendoli quando occorrono, — fonda una società che dicesi mutua, e che immediatamente potrebbesi chiamare di Cooperazione, perché i soci promettono tutti a ciascuno e ciascuno a tutti di cooperare ad uno scopo prefisso, utile a ciascuno e a tutti. L’uomo e la donna quando si sposano formano una società mutua conscienziosamente, volontariamente. — Una famiglia è una società mutua nella quale si presuppone una convenzione espressa o tacita dei membri, e lo è ancor più quando si svolge in tribù; tutte le società commerciali, i conventi, i monasteri, molte unioni più o meno secrete, fino uno Stato qualunque, si ponno chiamare Società mutue di patti più o meno espressi, nelle quali più o meno agiscono i due grandi movimenti cooperativi — dall'alto al basso, specialmente nelle famiglie, nelle tribù, in qualche paese del mondo, anco nel matrimonio, in qualche società secreta o civile, in qualsiasi Stato; dal basso all’alto in alcuno altre associazioni, fondate completamente dalle classi bisognose e lavoratrici; e ad eguaglianza di movimenti o di forze venienti dall'alto e dal basso, nelle unioni in che la concordia e la pace tra gli uomini sarà statuita. Però ora si applica la parola mutua soltanto a quelle associazioni di più persone che conscienziosamente e volontariamente promettono di cooperare ad uno scopo determinato, utile a ciascuno e a tutti, ed in questa categoria si annoverano anche le Società chiamate di mutuo ajuto o soccorso, contro il giudizio di alcuni economisti, i quali rifiutano a queste la qualifica di mutue, perché forse hanno membri che promettono di dare, di operare gratuitamente, senza diritto di ricevere cose ed azioni. I beneficii che producono le associazioni chiamate matrimoniali, famiglie, tribù, società agricole, manifatturiere, commerciali, civili, religiose, politiche, Stati sono molti, è vero, ed alcune di esse abbracciano la vita intiera dell'uomo. Ma i capi di famiglia, di tribù, di Stati e d'altre società non distribuiscono, ed alcuni anche oggi non distribuiscono equalmente sempre que’ beneficii, cioè secondo le leggi de' primordiali accordi taciti od espressi, cioè secondo la giustizia. Il che vuol dire che i forti contro la giustizia e la voce della loro coscienza, fatta tenue per avidità di dominio e godimenti, serbarono per loro la massima parte dei diritti o dei beneficii, caricando gli altri membri del consorzio, ovvero i poveri lavoratori ed i deboli, della maggior parte dei pesi e degli obblighi che loro spettavano, il che vuol dire ancora che il più dei ricchi oziarono mentre i poveri lavoravano e gli operai dovettero accontentarsi d'uno scarso bricciolo de’ prodotti del loro lavoro, dovettero insomma pagare in ragione del milione per cento, l’ajuto sociale dovuto dall’unione coi fratelli maggiori troppo duri con essi. In ogni tempo i lavoratori schiavi o servi, liberi o incastrati al basso e perpetuamente nell'ordinamento delle classi sociali come nell’India braminica, nell'antico Egitto, fin nel Messico dalla più remota antichità, spinti dall’istinto e fors’anco da iniziativa di associazioni arcane di gente provvidenziale, opposero unione ad unione e vinsero come nelle antiche repubbliche, nello svolgimento dei Municipii in Comuni, nelle Repubbliche del medio evo, nelle corporazioni d' arti e mestieri; ma spesso fallirono l'intento per vicende politiche, per guerre feroci, per ignoranza generale, forse per castigo divino, o per una legge riposta avente per iscopo di preparare tra i dolori il futuro cittadino. Ma per il continuo propagarsi della luce divina, per certe istituzioni volute dall’ingrossare quotidiano dell'opinione pubblica, dalle scoperte d'ogni sorta le quali spingono alla solidarietà d'ogni essere umano quasi all’insaputa degli uomini e quasi contro la loro volontà, all’universale fratellanza, — gli operai s'accorsero davvero della potenza dell’associazione. Perciò oppongono associazioni ad associazioni e coi loro sacrifici volontari colla loro costanza nel lavoro ognor più perito ed intelligente, mettendo insieme le loro forze, risparmiando ogni giorno un bricciolo del loro salario, arrivano ad esser pieni di speranza di vincere la giusta loro causa, di ottenere e godere de' loro diritti alleggeriti de' carichi che ad essi non appartengono, — e di più, giungono e giungeranno a far sì che i ricchi e i forti li riconosceranno per fratelli, (il lavoro divenendo onorato, da ciò verranno utili immensi) li affrancheranno di loro tutela fastidiosa, oppressiva, e ciò che è ancora di maggiore importanza, li imiteranno nel lavoro che va ridiventando, qual è per legge divina, un obbligo universale. Quindi dalla mutualità applicata generalmente dobbiamo aspettarci, oltre il miglioramento fisico e morale dell' uomo che lavora, la moralizzazione di tutti e per conseguenza la pacificazione della società i cui membri si riconoscono per fratelli, — la quale società è ora trabalzata da mille passioni e contrasti, agitata per contrari sensi e principii, guastata e resa cieca dall'ignoranza, sfiduciata e confusa per lotte di dottrine, di dogmi, di culti, di scetticismo, di ascetismo e feticismo, di nebulismo e positivismo, e, quel che è peggio, insozzata infino alle ossa da invidioso egoismo e di brutali appetiti. Le associazioni mutue sono antiche quanto è antico il mondo umano; sono antichi quanto è antico l'uomo sulla terra i movimenti dall’alto al basso e dal basso all’alto (1); ma le associazioni che debbono vincere la millesima lotta e ricomporre l'umanità sono quelle dal basso all'alto fondate sull’onnipotente principio dell’aiuto di sé stesso. Sorgono adunque associazioni mutue in ogni dove, appunto per opporsi alle invasioni passate e presenti del privilegio, alle esuberanze della forza, pel riscatto di indefettibili diritti e fino per difendersi dove è possibile dalle sventure che recano all’uomo le forze e le influenze palesi e segrete della natura, che sarà vinta e diverrà sorella e cooperatrice nell'opera creativa, all'uomo illuminato e virtuoso affidata. (1) Il Ràmàyana, famoso poema di Valmici, parla più volte di corporazioni operaje, che avevano i loro vessilli in Ayodhya capitale del Regno degli Icsvacuidi e fin in Lanka (Ceylan), sede dell'empio Ravano rapitore di Sita moglie di Rama, — il quale Rama, dopo meravigliosi avvenimenti che sono il tessuto di quell'immenso poema che non ha pari finora sul globo, creato o a meglio dire organato in un sol corpo circa 2000 anni avanti Cristo, — alla fine distrugge Ravano e libera la sua consorte Sita.