pag.10-12

Transcript

pag.10-12
Real World
ConcertoMania
10 novembre 2006
Lunga e diritta correva la strada...
A dire la verità, venerdì10, la nostra strada non correva
proprio diritta, ma senz'altro era lunga: per andare al concerto di Francesco Guccini ci siamo mossi da casa alle quattro del pomeriggio (cinque ore prima del concerto) e abbiano decisamente circumnavigato Milano per tre quarti d'ora
prima di imbroccare la famigerata Tangenziale Ovest. Alla
fine ce l'abbiamo fatta, ed eccoci lì, due ore e mezza dopo
la partenza, davanti al Datch Forum di Assago. A separarci
dall'ingresso non c'era altro che una coda di un kilometro,
ma con un po' di abilità e qualche innocente sotterfugio
siamo riusciti a portarci a una distanza minima dai cancelli
(non tutti a dir la verità... Lì davanti eravamo solo in due...
Il resto del nostro gruppetto era cinquanta metri più indietro...). Finalmente alle sette hanno aperto e con grande invidia abbiamo visto quelli che, essendo davanti a tutti, sono
entrati per primi correndo per le scale... Poco male, perchè
dopo circa cinque minuti siamo riusciti a entrare anche noi
e con enormissima sorpresa abbiamo constatato che il palazzetto aveva appena iniziato a riempirsi e che era ancora
quasi vuoto, perciò ci siamo piazzati per terra a cinque metri dal palco... C'era ancora un sacco di spazio, ma purtroppo anche un sacco di tempo (dovevamo aspettare ancora
due ore). Il resto della squadra di spedizione ci ha raggiunti
non molto dopo, mentre intorno a noi si addensava un concentrato di gente assolutamente divina, a cominciare dall'altissima percentuale di rasta presenti, seguita a ruota dagli
indossatori di magliette di Che Guevara e dai kefiati. Per
due ore si è fatto di tutto: c'era chi parlava coi propri compagni, chi faceva amicizia coi vicini di “posto” chi sfumazzava all'impazzata, chi giocava a carte e chi gridava ubriaco
“forza Francesco, forza Silvio!” (??!!). E poi, finalmente, si
spengono le luci, la band sale sul palco e arriva lui, l'Immenso, l'Unico, che dopo i dovuti saluti&benvenuti apre le
Pagina
10
danze, ormai come di tradizione, con la grandiosa “canzone
per un'amica” e continua poi con “Cyrano”, “Dio è morto”,
“Aushwitz”, “Farewell” (!!!!!!!!)... Dopo due ore, che sono
sembrate un attimo, il pubblico riconosce l'inizio della
“Locomotiva” in un misto di isterica gioia, perchè è la canzone più bella, e di tristezza, perchè è anche il segno che il
concerto sta finendo... infatti, dopo i boati e le ovazioni che
ormai dai tempi di “fra la via Emilia e il West” il pubblico
elargisce in corrispondenza delle solite due strofe
(“illuminava l'aria la fiaccola dell'anarchia” e “trionfi la
giustizia proletaria”) ecco che il Francescone, al colmo della gioia e della soddisfazione, ci saluta e se ne va... E noi
torniamo a casa tra felicità e malinconia, contando già i
giorni che mancano al prossimo concerto... Ma è impossibile raccontare quello che si prova ad essere lì, in effetti “è
difficile capire se non hai capito già”.
La Fayette
Anno XIV N° 1
Real World
29 novembre 2006
<<Oh, guarda che non si va più al concerto..>>
<<Cosa?????????????>>
Poi mi sveglio… ma vaffancacca, era solo un momento di
assopimento di metà interrogazione.
Dopo aver simpaticamente fatto passare le ore di lezione
in qualche modo, arrivo a casa bella allegra, mangio e
vado a recuperare l’enorme tracolla nera in fondo all’armadio (rischiando di farmi cadere lo stesso sui denti),
quindi mi munisco della collana a peperoncino, dei dindini e ovviamente dei biglietti (che belli che belli che belli)!
Al concerto ci vado col mio fratellone e perciò lo strappo
alla saga di Dragon Ball che sta placidamente guardando
e, dopo che mia madre mi ha rifilato la seconda giacca,
usciamo con gioia e gaudio, accompagnati da consigli di
ogni genere, persino dei vicini di casa.
Sembra di partire per le guerre puniche; a Scipione l’Africano avranno fatto meno raccomandazioni.
Ci mettiamo in marcia e incominciano le tensioni con le
Panda che viaggiano a 20 km/h . E siamo solo a Gemonio.
Finalmente imbocchiamo l’autostrada e ci infiliamo nel
primo Autogrill per comprare quello che sarà il nostro
unto e lauto pasto.
Quando arriviamo ad Assago, più o meno verso le 17.20,
scopriamo di essere finiti tra una compagnia bergamasca e
una famigliola napoletana che sta litigando, perché le figlie sono piuttosto acidine e la madre si chiede cosa diavolo ci faccia in mezzo a quella gente. Tre orobici ragazzuoli intanto si cimentano in un siparietto degno di una
caserma di paracadutusti, a base scappellotti. Sono stati da
me soprannominati in ordine di altezza il Bambo (quello
che pigliava le mazzate), il Cresto e il Molletta.
Quando finalmente ci fanno avanzare i Carabinieri svogliatamente fingono di controllare le borse. DatchForum e
un po’ dopo troviamo i nostri posti (niente male) in anello.
Qui si bivacca e verso le otto incomincia a suonare il
gruppo spalla, i Mike Watts and the Missingmen , un terzetto che in bergamasco sarebbe stato definito “chei tri là
che fasevan un rochetü de la madüna, propri casot a gratis!”
La loro performance verso le 21.15 è giunta alla conclusione e i tecnici si affrettano a portare via i loro strumenti.
Compaiono quindi gli omini che provano l’accordatura e
un’ovazione accompagna la visione della batteria con l’asterisco quando viene tolto il telone. ma si può essere più
teronzi? No, non si può… È fluorescente!
La scenografia è imponente, dietro il palco si muovono 4
Anno XIV N° 1
schermi enormi e i neon sul soffitto arrivano fino a metà
partere, che intanto è così pieno da far paura. Meritano
una menzione d’onore due omini con enormi cappelli di
polistirolo a forma di asterisco .
Il Forum esplode quando salgono finalmente sul palco i
suoi eroi: Mr Flea a petto nudo, Chad Smith vestito di
bianco e azzurro (sembrerebbe un puffo se non fosse alto
un kilometro) e John Frusciante, con i capelli corti (sob) e
la camicia a quadrettoni d’ordinanza.
Attaccano subito a suonare come dei dannati e poi accennano le note di Can’t Stop. Appare Anthony Kiedis e tutto
si tinge del rosso dei neon. Il pubblico inizia a scatenarsi e
a cantare. Da qui in poi non c’è più pace per il pavimento
del Forum. Seguono pezzi dell’ultimo album Stadium Arcadium come Tell Me Baby e Snow((Hey Oh)) e altri dei
precedenti lavori come Throw Away Your Television.
Un momento veramente catartico è quando compaiono
magicamente un paio di jeans al ginocchio tutti tamarrati
con scritte e disegni dei Red Hot ed Anthony, dopo averci
ballato intorno come in un rito indiano, li indossa, scatenando l’isteria generale.
Un secondo momento ad alto contenuto di delirio è quando Chad, che come ho gia ampiamente detto, è un teronzo,
incomincia a suonare con una mano ed a tirare bacchette
giù dal palco con l’altra. Verso metà concerto John ci delizia con un suo pezzo solista (no Stoff, non era The Past
Recedes).
Quando scendono dal palco per pochi minuti verso le 23 il
pubblico non sembra gradire e rumoreggia desideroso di
nuova piccante energia, che gli viene subito servita in endovena con Californication. Il vero delirio generale si ha
però con By The Way che scatena un pogo selvaggio e
viene cantata a squarciagola da tutti… mio fratello compreso, il quale mi aveva appena tassativamente proibito di
pogare!
Quindi i Peppers scendono un’altra volta, per poi risalire e
scatenarsi con noi in una specie di estasi danzante sulle
note di Give At Away. Oltretutto Flea, che evidentemente
non ci vuole abbandonare, ci regala anche un brano alla
tromba e quando giunge il triste momento dei saluti si
accomiata dal pubblico urlante gridando nel microfono
“Ammore, Ammore, Ammore!”.
Lieti e gaudenti usciamo fuori a rivedere le stelle…
che devasto, gente!!
Sars
Pagina
11
Real World
30 novembre 2006
UN GIOVEDì..MOOOLTO RED HOT
Quest’estate la speranza di assistere ad un evento musicale
del calibro del concerto dei peperoncini sembrava destinata
a sfumare quando la sottoscritta si è inesorabilmente sentita
dire dalla brava commessa della Casa del Disco: “Mi spiace,
tutto esaurito” (per demolirmi completamente ci mancava
solo che aggiungesse “ritenta e sarai più fortunata”).
Piccolo problema: la tappa italiana del 29/11 era l’unica.
Gulp. Così, ho cominciato ad atteggiarmi come la volpe fa
con l’uva nella favola di Fedro: “Ma sì, tanto le vecchie canzoni non le fanno più… tanto suoneranno un’oretta e mezza
scarsa… tanto ci sarà solo un’accolita di fan under 13 che
conoscono solo By the Way e Californication” e via di seguito. Ma una bella e afosa sera d’agosto, stavo surfando the
net, quando ho visto..quell’annuncio.. BAM! UN’ALTRA
DATA! IL 30/11! Perfetto.. la mattina seguente mi sono
fiondata a comprare i biglietti.. e non potevo credere di
stringerli finalmente tra le braccia! Li ho riposti nel mio
cassettino e ho atteso tre lunghi mesi.
L’agognato giorno arriva e we set off. L’entusiasmo si accende nell’istante in cui, dal finestrino appannato dell’auto
(e che auto!, una merendina -cioè una Fiesta- con la portiera
mezza sfondata), scorgo l’imponente insegna, peraltro tamarrissima, del Datchforum. Sono più o meno le sei.
Dopo aver vagato tra le surreali bancarelle cariche di gadget
peppersiani (tra cui le imprescindibili felpe con l’asterisco
rosso), ci accostiamo alle transenne, poi addirittura sfondate
dalla calca immane. Aperti i cancelli, tutti quanti ci riversiamo a fiume nel forum: da questo momento, inizia la gara per
conseguire i posti frontali; scartata a priori l’opzione degli
spalti, sempre secondo la legge non scritta del più abile a
scivolare tra un fan e l’altro, riusciamo ad approdare alla
prima fila! Siamo stipati come sardine e i membri (tirosi, ma
devo dire efficienti) della security ci osservano impietositi:
alcuni cercano di ingraziarseli per passare avanti, ma è tempo perso.. la confusione è tale che ad un certo punto mi si
para davanti un tizio, sempre del servizio d’ordine, praticamente identico al fido amico di Aldo nel film “Così è la vita”, Crapanzano; per intenderci: chiamano persino un colosso di tre tonnellate per tenerci buoni.
Finalmente sistemati, verso le 20 inizia la performance della
supporter band, Mike Watt and the Missing Men (ndr: Mike
Watt è il bassista degli Stooges, nonché insolito dedicatario
Pagina
12
dell’opera monumentale dei Peppers, BloodSugarSexMagik). Intorno alle 21.15, terminato il preriscaldamento, ecco
i fantastici quattro: non è necessario avere super poteri per
catalizzare l’attenzione su di sé in questo modo (siamo tutti
delle statue di sale).
Imbracciati basso e chitarra, Flea e John attaccano con l’energica Can’t Stop, seguiti dal ritmo dirompente della batteria di Chad Smith e dalla voce suadente dello splendido Anthony Kiedis: inutile dire che il forum si infuoca. Seguono
grandi hit, più o meno recenti: la vibrante Fortune Faded, bside di By the Way, la coinvolgente Dani California, By the
Way, antichi cimeli come Me and My Friends e Higher
Ground (festaiola e fortunata cover di Stevie Wonder che li
catapulta dal successo underground che li ha caratterizzati
nel corso degli anni Ottanta, al successo planetario), l’ultimo
singolo Snow, le nuove Warlocks, Wet Sand e Charlie, l’intensa Don’t Forget Me e tre gioiellini estratti da Californication: Scar Tissue (che ormai conoscono anche gli ottuagenari), Parallel Universe e la title track; non può mancare il loro
cavallo di battaglia, nonché marchio di fabbrica dei Red
Hot, Under the Bridge, ballata introspettiva che ha un posto
privilegiato nel cuore dei fan. La loro matrice funk è ribadita
dalla frizzante Funky Monks, che solitamente non ricorre
nella scaletta dei concerti.
Un’ inaspettata pausa lascia interdetti noi astanti che, impazienti, ci mettiamo ad urlare “FUORI, FUORI” finchè il
gaudente batterista non inizia a scandire un coinvolgente
groove… fin qui tutto ok.. almeno fino al momento in cui il
maxischermo non inquadra la maglia di Materazzi che indossa, il che provoca l’intonazione del trito e ritrito coro dei
mondiali… vabè… poveri White Stripes.. Rientra il trio di
tappetti (rispetto al percussionista, alto circa 1,90!) e attaccano con l’acclamatissima Sir Psycho Sexy, a cui segue,
rispettando la scaletta dell’album da cui è tratta
(BloodSugarSexMagik), They’re Red Hot, cover di Robert
Johnson. Eh sì, sono proprio i Red Hot: le rughe e gli anni di
eccessi non li hanno scalfiti, perciò sono ben lieti di continuare a fare il loro mestiere (redditiziooooo ? il biglietto
costava 50 euro) e infondere nel mondo il loro inconfondibile sound
Claudia IV A
Anno XIV N° 1