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6 Primo piano Venerdì 11 novembre 2011 Evidenziato come il reato di usura sia molto diffuso nel Vibonese Business Cars «Teniamo gli occhi aperti» Indagine coordinata dalla Procura di Vibo e condotta da Finanza e carabinieri Il procuratore Mario Spagnuolo sull’esito dell’inchiesta Imprenditori sotto strozzo na sostanza, la prima collaborazione è stata utile agli investigatori per individuare altre posizioni che hanno portato a scoprire fallimenti di società effettuati a regola d'arte, interessi economici ben precisi, promesse di vendita di terreni di valore di milioni di euro. Tutto questo è stato annotato sui taccuini dagli investigatori che hanno raccolto un’impressionante volume di dati e certificati che sono stati presentati al giudice Lupoli, il quale li ha valutati, decidendo, pertanto, l’emissione delle misure cautelari a carico delle 10 persone destinatarie della misura in carcere e ai domiciliari e l’iscrizione nel registro degli indagati di altre dodici. Per la precisione a finire in carcere sono stati Camera, Franco, Latella, Pugliese, Caré e Giovanni Battista Tassone. Gli altri sono in regime di arresti domiciliari . Da sinistra Marando, Scardecchia, Spagnuolo e Di Nunno (foto Lo Gatto) | IL PRECEDENTE NOMI E VOLTI DEGLI ARRESTATI Macrì a processo per altro caso di usura Giovanni Battista Tassone Francesco Tassone Nazzareno Pugliese Girolamo Macrì Luigi Caré Maurizio Camera Carmine Franco Luciano Latella Adriano Sesto Massimo Zappia (ricercato) Il logo dell’operazione antiusura VIBO - Tra gli arrestati dell’operazione “Business Cars” figura, come visto, Girolamo Macrì. Il 33enne di Soriano Calabro, nei confronti del quale il gip ha deciso la misura dei domiciliari, era stato coinvolto nel 2009 in un’analoga operazione, denominata “Low Cost”, condotta dai carabinieri della Compagnia di Serra San Bruno. Vittima del presunto giro di usura un commerciante di Soriano che aveva ricevuto dai presunti strozzini somme che andavano da 4.000 a 15.000 euro, per un prestito totale di 78.000 euro. La somma, al tasso usurario stimato, in soli due anni avrebbe maturato un interesse di 80.000 euro, così da far salire il debito dell'imprenditore, tra capitale ed interessi, a circa 160.000 euro. In relazione a quella vicenda, davanti al tribunale collegiale di Vibo Valentia si sta celebrando il processo che vede imputati, oltre al 32enne, altre quattro persone. Una sesta ha optato per il giudizio abbreviato. Gli episodi si erano verificati dal giugno del 2008 all'aprile del 2009, data in cui il commerciante, ormai strozzato dai debiti ed intimorito dalle presunte e continue minacce di morte da parte dei presunti usurai, si era rivolto ai carabinieri denunciando tutto e facendo, in tal modo, partire l’inchiesta. (gl. p.) Mario Spagnuolo, capo della Procura di Vibo Valentia non tanto quella bancaria, almeno lì si ragiona, si discute. Ma in questo contesto è presente un circuito ormai preponderante rispetto al mercato legale del credito. In una difficoltà estrema quale quella che il nostro Stato sta vivendo, questo circuito è destinato a prendere sempre più piede». “Business Cars” è la più importante operazione di usura degli ultimi anni. L'ultima era stata l'operazione “Flash” e risaliva al 2004. «Tutto - ha aggiunto il procuratore capo - è partito dalla denuncia di un imprenditore che vivendo in una situazione di difficoltà si era rivolto a queste persone iniziando a scendere le scale che lo avrebbero portato all'inferno». Ma la sola dichiarazione in sé non si rivela sufficiente e costringe gli investigatori ad avviare l'attività investigativa certosina di ricostruzione. E, così, sono venuti alla luce tutti gli aspetti dell'inchiesta con le richieste dei presunti usurai che quando notano difficoltà nell'arrivare ad avere il contante, si fanno consegnare la merce da parte delle vittime, consistente in automobili di lusso e appartamenti. «Troviamo, quindi, un meccanismo estremamente complesso di cui è stato difficile da- PER SAPERNE DI PIÙ re una dimensione probatoria determinato dal fatto che le vetture venivano smistate a varie concessionarie fino a quando l'ultimo destinatario, che aveva pagato in buona fede la merce, non si è trovato in grosse difficoltà a causa delle irregolarità del certificato di proprietà». È emerso, insomma, tutto un contesto economico parallelo ed illegale, particolarmente complesso. La conclusione è stata la firma del gip Lupoli sulla richiesta di custodia cautelare per oltre venti persone,ma cheviene accoltasolo per10, ma il numero degli indagati è di molto superiore. Due le associazioni che collaborano tra di loro, scambiandosi le vittime, ai cui rispettivi vertici c'erano Maurizio Camera per i reggini e Giovanni Battista Tassone per i vibonesi. Ma l'inchiesta non si ferma certo qui. Essa, che ha provocato uno squarcio nel mondo dell'usura, sarà destinata ad allargarsi. «Noi - ha concluso il procuratore Spagnuolo - aspettiamo le segnalazioni di quelle persone che intendono allentare il nodo della cravatta (il riferimento al soprannome dato agli usurai: “cravattai”)». gl. p. | Tassi usurari che variavano dall’864% al 1503% annuo VIBO VALENTIA - Due, come detto, le articolazioni scoperte dagli investigatori. La prima, quella dei reggini e dei catanzaresi facente capo a Maurizio Camera; la seconda, quella dei vibonesi che aveva al vertice Giovanni Battista Tassone, indicato dagli stessi inquirenti, personaggio vicino al clan Mancuso di Limbadi, il quale nella sua attività poteva contare sul figlio Francesco. La prima associazione, operante nelle province di Reggio Calabria e Catanzaro, composta da 12 soggetti, tutti con gravi pregiudizi di polizia quali “omicidio doloso, occultamento di cadavere, associazione a delinquere di tipo mafioso, traffico internazionale di stupefacenti, abuso su minore di anni 14, estorsione e truffa”, concedeva a Iennarella, nel novembre del 2007, un prestito di 15.000 euro pretendendo ed ottenendo fino all'ottobre 2008, quale contropartita, autovetture per un valore di mercato superiore a 500.000 euro, corrispondendo allo stesso somme di denaro assolutamente irrisorie. Da tali condotte derivava l'applicazione sul modestissimo ammontare iniziale di un tasso di interesse usuraio pari al 1503,80 % annuo, ovvero pari al 136,71% mensile. In tal modo, complessivamente, a fronte di un originario prestito, come detto, di 15.000 euro gli stessi ricevevano dal titolare dell'attività commerciale in totale la somma di 225.570 euro. Il sodalizio criminoso, onde monetizzare la dazione usuraria consistente Per un prestito iniziale di 15.000 un imprenditore è stato costretto a corrispondere una somma enorme, pari a 225.000 euro in circa 55 autoveicoli, alcune delle quali di grande pregio, per valore complessivo stimato in circa 1.300.000 euro, si è avvalso di una rete di 10 autosaloni e una concessionaria conniventi operanti nei comuni di Catanzaro, Lamezia Terme, Rosarno, Ardore, Bovalino, Satriano, e Vibo Valentia. La seconda associazione, operante nel Vibonese e composta da 10 persone, alcune delle quali con pregiudizi di polizia quali “truffa, usura e riciclaggio”, vicini alla cosca Mancuso di Limba- di, aveva concesso sempre a Iennarella, in più soluzioni, nel periodo compreso tra maggio 2008 e febbraio 2010, un prestito complessivo di 127.500 euro pretendendo ed ottenendo, a titolo di interessi, 113.600 euro in contanti, 2 autovetture del valore di 44.000 euro e, per il rientro definitivo, l'ulteriore corresponsione della somma di 400.000 euro, ottenuta mediante minacce esplicite. Tra i beni posti a garanzia del prestito usuraio ottenuto, figurava la cessione di una importante proprietà immobiliare sita a Goito, nel mantovano, il cui valore commerciale è pari a 1.600.000 euro. in tal modo sull'originale prestito di 127.500 euro venivano corrisposti interessi usurari pari all'864% annuo ovvero del 72% mensile. Le altre due vittime del giro di usura sono Rocco Antonio Mannella e Domenico Bellissimo. Il primo, anch'egli commerciante di auto nell'arco temporale dal 2005 al 2009, a fronte di un prestito iniziale di 37.600 euro, è stato costretto a corrispondere interessi usurari pari a 161.650 euro euro in contanti ed un'autovettura del valore di 25.500 euro; il secondo, commerciante ambulante, tra il 2008 e il 2010, a fronte di un prestito iniziale di 20.000 euro ha dovuto pagare interessi usurari pari a 53.000 euro in contanti ed una unità immobiliare ad uso commerciale di sua proprietà, del valore di 40.000 euro. Al riguardo, e su questo gli investigatori hanno sottolineato la gravità, il presunto usuraio, tramite un apposito contratto, l'aveva ceduta in locazione all'usurato, cioè a quello che era stato il legittimo proprietario, il quale si era visto costretto addirittura a pagare un canone annuo pari a 2.400 euro. gl. p. Le minacce a una delle vittime: «Te la faccio pagare, ti ammazzo» VIBO VALENTIA - Come sempre avviene, nel momento in cui la vittima non riesce più a far fronte alle continue richieste degli usurai diventa bersaglio delle loro minacce. E, in questo caso, gli investigatori, attraverso le microspie captano un episodio che si verifica il 23 luglio dello scorso anno ed e sintomatico del clima di terrore al quale Iennarella era costretto a sottostare e della tattica afflittiva, intimidatoria e costrittiva messa in atto da Giovanni Battista Tassone. La mattina di quel giorno il ti- tolare dell’autosalone di Serra San Bruno si sarebbe dovuto incontrare con una persona che risultava essere suo creditore. Il tramite tra queste due persone era Luigi Caré. Ma quest’ultimo, secondo quanto riporta il gip Lupoli, gli ha teso una trappola e anziché condurlo da questo individuo lo porta da Tassone in un luogo isolato ed in aperta campagna nei pressi di un fiume il cui rumore delle acque copre e camuffa gli altri suoni. Una volta a quattr’occhi Tassone avrebbe minacciato di morte l’imprendi- tore serrese e solo la sua prontezza, dettata anche dalla consapevolezza di essere un bersaglio, gli aveva permesso di sottrarsi alla morsa in cui sta per essere stretto e di fuggire a bordo della propria vettura. Tuttavia, Tassone non aveva mollato la presa ed a bordo della propria auto lo aveva inseguito raggiungendolo in prossimità di un incrocio. Qui la vittima è stata costretta a rallentare la corsa vedendosi affiancare da Tassone il quale lo avrebbe minacciato di morte: “'Mpami, ti scannu cumu a nu capriattu - ve- ni, t'ahju i vidiri - picchi' ha fattu sta' cosa? - t'a fazzu pagari, t'ammazzu”. Per sua fortuna, Iennarella, pur comprensibilmente impaurito, è riuscito a riprendere la fuga avendo, tuttavia, il suo inseguitore sempre alle calcagna. Inseguimento che ha avuto termine solo nel momento in cui i due sono arrivati in prossimità del del centro abitato della frazione Piscopio di Vibo Valentia. A quel punto Tassone aveva fatto marcia indietro. gl. p. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro VIBO VALENTIA - Un fiume continuo di denaro. Contanti, assegni, ma anche proprietà immobiliari e, soprattutto, automobili. Tante automobili, ovviamente di lusso. Due articolazioni. La prima con a capo i vibonesi, la seconda guidata da persone del Reggino e del Catanzarese. Tre gli imprenditori messi sotto strozzo, uno dei quali, dopo essere arrivato al limite poiché travolto dai debiti, ha denunciato tutto ai carabinieri che, unitamente alla Guardia di Finanza, ieri mattina hanno chiuso il cerchio attorno a 10 persone destinatarie di un provvedimento di custodia cautelare a firma del giudice per le indagini preliminari del tribunale di Vibo, Gabriella Lupoli, che ha accolto parzialmente la richiesta formulata dalla Procura della Repubblica vibonese, nella persona del capo dell'Ufficio Mario Spagnuolo, che invece riguardava 22 persone. Contestualmente sono stati sottoposti a sequestro, in quanto provento di usura, un appartamento sito a Soriano e quattro autovetture, per un valore complessivo di 400.000. Valore nettamente inferiore a quella che era stata la richiesta della Procura che si aggirava sui 10 milioni di euro e che potrebbe essere reiterata nuovamente al gip. A finire nella rete degli investigatori Maurizio Camera, 36 anni, nato a Melito Porto Salvo (Rc) ma residente ad Ardore (Rc); Carmine Franco, 35 anni, di Catanzaro; Luciano Latella, 48 anni, di Ardore; Adriano Sesto, 37 anni, di Lamezia Terme; Giovanni Battista Tassone, 56 anni di Soriano, nel Vibonese (Alias “Cappuccino”); suo figlio Nazzareno Francesco, 21 anni; Nazzareno Pugliese, 62 anni di San Costantino Calabro (VV); Luigi Caré, 47 anni di Serra San Bruno (VV); e Girolamo Macrì, 33 anni si Soriano Calabro. È riuscito a fuggire alla cattura Massimo Zappia , 35 anni, nato a Bovalino ma domiciliato in Benestare (RC). Tutti accusati, a vario titolo di usura, minacce ed estorsione. Per i vibonesi, inoltre, il gip ha riconosciuto l'esistenza del vincolo associativo. Operazione “Business Cars”, l'hanno chiamata gli inquirenti che ieri mattina presso la sede della procura di Vibo hanno illustrato i dettagli. Nello specifico, l'indagine è nata, come detto, dopo la denuncia di uno degli imprenditori messi sotto usura, Giuseppe Mariano Iennarella, titolare di un autosalone a Serra San Bruno. Una denuncia spontanea che ha consentito al personale del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza, guidato dal colonnello Michele Di Nunno, unitamente agli uomini del Comando Provinciale dei Carabinieri di Vibo Valentia, agli ordini del colonnello Daniele Scardecchia e alla Polizia giudiziaria della Procura, diretta dal luogotenente Stefano Marando, di accertare l'esistenza di due consorterie criminali operanti sul territorio calabrese che, avvalendosi del vincolo associativo, con minacce ed estorsioni, applicavano alle proprie vittime un tasso usuraio dall'864% al 1503,8% annuo, ovvero dal 72% al 136,71% mensile. Le indagini hanno consentito di portare alla luce l’esistenza di due articolazioni che si “passavano” il titolare dell’autosalone di Serra San Bruno con richieste usurarie sempre maggiori. Nel momento in cui la vittima, ma anche gli altri due imprenditori, non poteva far fronte all’enorme quantità di debito accumulato con il passare dei mesi, era costretto a dare la merce. E, quindi, via con le automobili di lusso i beni immobili e quant’altro. In buo- VIBO VALENTIA - Qualche mese addietro aveva riferito che la casella delle denunzie spontanee faceva segnare quota zero. Non era così. Già, perché le dichiarazioni dell'imprenditore Iennarella avevano modificato il numero, ma tutto era rimasto sotto silenzio. Procura, Gdf e Arma se la sono custodita gelosamente, lavorando sotto traccia per inchiodare i presunti responsabilidell'imponente girodi usurache avevapraticamente ridottosul lastrico tre imprenditori della provincia vibonese. Mario Spagnuolo, ieri mattina durante la conferenza stampa, lo ha detto chiaramente. Anzi, l'ha proprio ribadito: «Nel momento in cui viene presentata una denunciada partedi vittime di estorsioni, usura e quant'altro, la risposta della Procura sarà immediata, compatibilmente con i tempi tecnici. Non si guarderà in faccia nessuno finché non si arriverà ad individuare i responsabili dei reati». Il magistrato, che ha spedito per conoscenza gli atti alle procure distrettuali di Reggio Calabria e Catanzaro, ha affermato ciò anche perché supportato da dati oggettivi: dalle prime dichiarazioni spontanee del titolare dell'autosalone di Serra all'emissione delle ordinanze di custodia cautelare è passato meno di un anno. In mezzo tutta un'articolata attività tecnica di investigazione basata non soltanto sulle intercettazioni telefoniche, ambientali, pedinamenti ed osservazioni (eseguita dall'Arma e dal personale di PG della Procura), ma anche di costanti e delicati risconti bancari (effettuata dal Nucleo di PT della Gdf). «Vibo Valentia è una provincia ai primi posti per quanto riguarda il fenomeno dell'usura, perciò non bisogna abbassare la guardia ha specificato in conferenza stampa Quella che abbiamo seguito è una vicenda che richiedeva una professionalità altamente qualificata nel ricostruire tutti gli aspetti. Purtroppo il motore dell'economia vibonese è anche, se non soprattutto, il mercato dell'usura. Non solo e «Quando si presentano denunce la risposta dello Stato è rapida e decisa» Dieci misure di custodia cautelare. Due le articolazioni da un lato i vibonesi, dall’altro i catanzaresi e i reggini di GIANLUCA PRESTIA Primo piano 7 Venerdì 11 novembre 2011 8 Primo piano Venerdì 11 novembre 2011 Primo piano 9 Venerdì 11 novembre 2011 A giorni la risoluzione del contratto con “Enertech” Patenti facili Conto alla rovescia per la discarica La Polizia stradale ha sgominato un’associazione dedita a pilotare gli esami di ANTONIO LIOTTA Motorizzazione nella bufera Diciassette misure cautelari e 144 indagati eccellenti nell’inchiesta “Isola felice” della Procura di Lamezia di PASQUALINO RETTURA cussione. Una operazione che - secondo quanto illustrato nella conferenza stampa LAMEZIA TERME - Anche chi non parlava tenuta dal procuratore della Repubblica di e non capiva la lingua italiana riusciva a ot- Lamezia, Salvatore Vitello, dal comandante tenere la patente. Numerosi infatti i cittadi- del compartimento polstrada di Catanzaro, ni cinesi che, corrompendo titolari di scuole Ugo Nicoletti e dal comandante della sottoguida, dirigenti e funzionari delle motoriz- sezione della polizia stradale di Lamezia, zazioni civili di Catanzaro e Reggio Cala- Francesco Manzo - ha consentito anche il sebria, riuscivano a ottenere l’abilitazione alla questro preventivo di 66 patenti di guida, guida non solo delle auto ma anche di mezzi 50 certificati di formazione professionali per trasporti di merce pericolosa (certifica- Adr e di 195 veicoli sottoposti a collaudo straordinario mediante la produzione di reto Adr). Insomma ogni autoscuola che faceva par- lazioni tecniche apocrife. Gli investigatori, infatti, con l'ausilio di te della “cricca” (una a Lamezia, un’altra di Curinga ma anche due di Catanzaro, una di supporti tecnologici oltre che con le tradizionali tecniche investigative Soverato e una di Praia a Madell'appostamento e del pedire), era diventata una vera e IL POLITICO namento, sono riusciti a smapropria “isola felice”. scherare e smantellare la preQuesto infatti il nome in cosunta associazione per delindice dell’operazione eseguita quere e quella che si ritiene dalla polizia stradale di Launa rete corruttiva che opemezia Terme e dalla squadra rava all'interno della Motodi polizia giudiziaria del comrizzazione Civile per il fraupartimento polizia stradale dolento rilascio di documenti di Catanzaro. Un’operazione di guida e certificazioni amche ha interessato le province ministrative in cambio di laudi Catanzaro, Reggio Calate, ma illecite, dazioni di debria e Cosenza. naro. Dopo oltre quattro anni di A insospettire la polizia indagini il pm della procura stradale era stata l'alta perdella Repubblica di Lamezia, centuale di candidati, che pur Domenico Galletta, ha chierisiedendo in altre provincie sto e ottenuto dal gip di Lameitaliane, si iscriveva presso zia, Carlo Fontanazza, 17 orl’autoscuola lametina di De dinanze di misure cautelari Sensi, in particolare, per conpersonali. Otto persone sono seguire il certificato Adr (obfinite agli arresti domiciliari bligatorio per condurre vei(ma la procura aveva chiesto Francesco Laudadio coli per il trasporto di merci il carcere) e per nove è stata dipericolose), presso la quale, sposta la misura cautelare e gli esami pilotati dell'obbligo di dimora nel Co- NATO a Catanzaro il 28 feb- senza effettuare il corso premune di residenza. Per tutti, braio del '49, sposato con tre fi- visto dalla normativa in mal'accusa, a vario titolo, è di as- gli, è funzionario della Motoriz- teria o addirittura senza parsociazione a delinquere fina- zazione civile. E' stato consiglie- tecipare all'esame, riusciva lizzata alla corruzione, all'a- re comunale a Catanzaro nel ad ottenere il documento abibuso d'ufficio, al falso ed alla 1990 ed è stato componente il litativo alla guida. Analogamente, nello stestruffa ai danni dello Stato. comitato dei garanti dell'Usl Un’inchiesta che si è abbat- n.18; in seguito è stato anche so periodo, la polizia stradale tuta in particolare sulla Mo- presidente della commissione rilevava che stranamente torizzazione civile di Catan- Attività economiche del Comu- molteplici aspiranti extracozaro e di Reggio Calabria. ne di Catanzaro. E' stato il più munitari, tra cui molti cinesi, Agli arresti domiciliari infat- votato dei consiglieri comunali pur non parlando e comprenti ci sono finiti il direttore fa- eletti durante la campagna elet- dendo la lingua italiana, si ricente funzione della Motoriz- torale per l'elezione diretta del volgevano alla Motorizzaziozazione di Catanzaro, Gaeta- sindaco di Catanzaro del '94. Ha ne di Catanzaro per conseno De Salvo e il direttore della ricoperto l'incarico di vicepresi- guire la patente di guida, talMotorizzazione di Reggio, dente della seconda commis- volta riuscendovi nonostante Gaspare Pastore (resosi irre- sione permanente "Sviluppo il giorno delle prove fossero peribile). Arresti domiciliari Economico" ed è stato asses- regolarmente a lavoro in alanche per Vincenzo De Sensi, sore ai Trasporti nella Giunta re- tra sede o grazie all'ausilio titolare di una scuola guida di gionale guidata da Giuseppe dell'esaminatore compiacenLamezia; Achille Amendola, Meduri. Per ultimo, ha guidato la te. «Succedeva anche - ha spiecollaboratore di De Sensi; società mista “Ambiente&SerCarmelo Tripodi, ex esamina- vizi”, su indicazione dell’ex sin- gato il procuratore Vitello tore della Motorizzazione di daco, Rosario Olivo. Oggi è in- che se un perito abilitato a rilasciare il certificato Adr veCatanzaro; Roberto Arcadia, dagato per gli esami “pilotati”. niva incaricato della pratica, ingegnere, attuale Ctu nomiveniva sistematicamente boinato dalla procura per la discarica Alli di Catanzaro; Sebastiano Fruci, cottato dai vari faccendieri». E lo spunto investigativo, secondo quantitolare di una scuola guida di Curinga e Luigi Zullo, «falso ingegnere» e che gli in- do ha illustrato il comandante della polizia stradale di Lamezia, Manzo, è arrivato da quirenti hanno definito il «faccendiere». Per altre nove persone è scattato l’obbligo una fonte confidenziale «ma anche le dedi dimora, tutte riconducibili a titolari e col- nunce di varie autoscuole che perdevano laboratori di scuole guida e di agenzie di di- clienti perchè non facevano parte della cricsbrigo pratiche con sede in Catanzaro e pro- ca. Questa indagine - ha aggiunto Manzo - è vincia e nell'alto tirreno cosentino, faccen- andata avanti senza non poche difficoltà vidieri nonchè i “clienti” stessi che, per avere sta la grande mole di documenti esaminati la patente e l’abilitazione alla guida di mezzi ed i numerosi interrogatori. Ed ha avuto per trasporto di merci pericolose, avrebbero una doppia valenza: repressiva e preventipagato fino a 3000 euro, mentre i dirigenti e va. Il certificato Adr, ottenuto senza aver sefunzionari delle motorizzazioni avrebbero guito e superato il corso previsto, avrebbe infatti potuto avere conseguenze in caso di intascato “mazzette”. Da quì anche l’ipotesi accusatoria di con- incidente o altro». Potrebbe arrivare l’affidamento diretto all’Ufficio regionale La conferenza stampa degli inquirenti tenutasi alla procura della Repubblica di Lamezia Terme per l’operazione “Isola felice” | L’ORDINANZA | Fino a 3000 euro per non fare l’esame di TERESA ALOI CHE FOSSE un'isola felice - da qui il nome in codice dell'operazione portata avanti dalla polizia stradale di Lamezia Terme e del compartimento di Catanzaro coordinata dalla Procura lametina - gli inquirenti non hanno impiegato molto tempo a capirlo. Bastava infatti scorrere l'alta percentuale di iscritti, provenienti da tutta Italia, in alcune scuole guida di Lamezia e Curinga. Dove, secondola ricostruzione, bastava poco per ottenere il rilascio del documento di guida. Un'isola felice appunto dove chiunque, pagando otteneva ciò di cui aveva maggiormente bisogno che sia stata la patente o un un certificato per condurre veicoli per il trasporto di merci pericolose. E, i candidati, nella gran parte stranieri tra cui molti cinesi, erano disposti a pagare grossecifre- anchefinoatremila euro - pur di evitare l'esame o ottenere i certificati Adr o collaudi per le auto. Ad insospettire i poliziotti, che hanno avviato le indagini nel 2007, non solo quegli elenchi - infiniti - di gente prenotate nelle varie scuole guida ma anche ilfatto (accertato nel corsodelle indagini) che nel giorno dell'esame molti candidati cinesi non erano presenti presso gli uffici della motorizzazione di Catanzaro perchè si trovavano a lavoro in altre regioni. E, a leggere le carte, neppure i problemi linguistici avrebbero rappresentato un ostacolo perchè, in alcuni casi è emerso che loro, gli esaminandi stranieri, pur non comprendendo la lingua italiana, riuscivano comunque a sostenere l'esame grazie alla complicità degli esaminatori che gli fornivano le risposte alle domande dei test per la patente. Tutto già pronto, dunque, secondo un meccanismo ben collaudato che ha portato all’arresto di otto persone, alle quali sono stati concessi i domiciliari, mentre altre nove sono state sottoposte all’obbligo di dimora - nell'ambito dell'operazione sono state denunciate in stato di libertà 144 persone - le cui accuse sono, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, all'abuso d'ufficio, al falso ed alla truffa ai danni dello Stato. È stato necessario l'ausilio di supporti tecnologici oltre che le tradizionali tecniche investigative dell'appostamento e del pedinamento, per riuscire a smascherare e smantellare l’'associazione per delinquere e la rete corruttiva che operava all'interno della Motorizzazione Civile per il fraudolento rilascio di documenti di guida e certificazioni amministrative in cambio di denaro. E, nell’organizzare le sedute di esami nulla veniva lasciato al caso perché si destinava alle aule impiegati compiacenti a beneficio dei candidati predestinati ad ottenere la patente. Del resto era impossibile, per un cittadino straniero che non parlava e comprendeva la lingua italiana superare l’esame alla luce della considerazione che gli esami teorici, in più di un caso, non si svolgevano con il metodo informatizzato e quindi, in assenza di traduzione simultanea. Lo spiegano bene gli inquirenti nell’ordinanza dove punto per punto vengono descritti gli episodi che di fatto portavano ad un unico fine:il conseguimento del titolo di guida o i certificati necessari per condurre veicoli atti a trasporti particolari. E per ottenerli si faceva ricorso anche a certificazioni ideologicamente e materialmente false, perchè c’era anche chi si “sedeva”in aula pur non avendo la residenza nel territorio della provincia di Catanzaro. Senza dimenticare il rilascio di quei nulla osta allo svolgimento dei corsi di formazione - obbligatori per il conseguimento dell’Adr- che venivano prodotti anche in mancanza del presupposto di legge , in quanto l’attività formativa, propedeutica e obbligatoria, non veniva svolta affatto e di essa veniva fornita, secondo il castello accusatorio, una documentazione carente, anche in apparenza, dei requisiti dettati dalle normative vigenti. Il registro del corso non risultava regolarmente tenuto in quanto non venivano indicati gli argomenti trattati e non risultava regolarmente firmato dai docenti, non venivano osservate le ore e le giornate di corso. Tutti presupposti, è bene ricordarlo, previsti in via obbligatoria per l’ammissione al successivo esame. Nei registri mancava anche la firma dei docenti IL PARTICOLARE IL FATTO LA REAZIONE Arcadia, l’ingegnere che “custodiva” Alli In tilt il sistema dei trasporti nel capoluogo Bloccati 9 mezzi in attesa di revisione IL 20 ottobre scorso, Roberto Arcadia, custode giudiziario della discarica catanzarese di Alli, aveva fatto desistere dal lanciarsi nel vuoto un operaio che minacciava di lanciarsi dal tetto dell'inceneritore dell'impianto di smaltimento dei rifiuti per via di quei ritardi nei pagamenti che non gli permettevano una certezza economica per la sua famiglia. Ieri, il suo nome compare nell'ordinanza relativamente all'operazione denominata in codice “Isola felice” portata avanti dalla Polizia stradale di Lamezia Terme e coordinata dalla Procura della Repubblica lametina. Perché l’ingegnere Roberto Arcadia, così come si legge nelle carte, nella sua qualità di funzionario della Motorizzazione civile della città capoluogo di regione, Roberto Arcadia, d’accordo con altri, rilasciava certificati di approvazione falsi per veicoli allestiti o trasformati perché fondati su relazioni tecniche false; rilasciava patenti facili, false - come esaminatore destinato allo scopo - rilasciando inoltre certificazioni altrettanto contraffatte. (t.a.) L’INCHIESTA delle “patenti facili” manda in tilt il sistema dei trasporti nella città capoluogo. In che senso? È presto detto. Agli atavici problemi dell’Azienda che, a Catanzaro, si occupa della mobilità cittadina, da ieri si sono sommati anche i disagi derivanti dal rallentamento dei servizi degli uffici della Motorizzazione i cui dirigenti e funzionari sono finiti al centro del provvedimento adottato dal Gip del Tribunale di Lamezia Terme. Nel provvedimento figurano, oltre all’attuale direttore della Motorizzazione Civile di Reggio Calabria, il direttore della Motorizzazione Civile di Catanzaro, il Capo Area Conducenti ed un’altro funzionario del medesimo Ente, unitamente a titolari e dipendenti di autoscuole e di agenzie di disbrigo pratiche con sede in Catanzaro e provincia e nell’alto tirrenico cosentino. Una situazione che ha causato anche dei problemi nel sistema del trasporto catanzarese è peggiorato a causa del fatto che sei mezzi pubblici, sempre in attesa di essere revisionati, non sono stati consegnati alla Amc dalla motorizzazione a causa dell'interruzione di tutte le attività dovuta alle problematiche legali che hanno riguardato i vertici dirigenziali dell'azienda. Le indagini hanno avuto inizio quando gli agenti della polizia stradale hanno notato l’alta percentuale di candidati che, pur risiedendo in altre province italiane, si iscriveva presso autoscuole del lametino per conseguire le cosidette “patenti facili”. Doris Lo Moro annuncia un’interrogazione «“ISOLA FELICE” ha scoperchiato un vaso di pandora, in cui la Calabria giocava un ruolo di primissimo piano nella licenza di patenti guida, anche speciali diventando un punto di riferimento per tutta la Penisola. Un malcostume che si protrae da tempo e che vede, secondo gli inquirenti, il coinvolgimento oltre che delle autoscuole anche di esponenti di primo piano degli uffici provinciali della Motorizzazione Civile di Catanzaro e Reggio Calabria. Le autoscuole calabresi erano diventate meta di pellegrinaggio soprattutto per la comunità cinese». Lo afferma la parlamentare del Pd Doris Lo Moro. «A questo punto - aggiunge . diventa necessario ritirare le patenti ottenute illegalmente nelle autoscuole finite nel mirino della magistratura e impedire che sia messa a rischio l’incolumità pubblica. Il Ministero dei Trasporti dovrà verificare il modus operandi degli Uffici della motorizzazione in Calabria». Lo Moro annuncia un’interrogazione al Ministro dei Trasporti e al Ministro dell’Interno sulla vicenda. LE PERSONE COINVOLTE AI DOMICILIARI Pastore Gaspare De Sensi Vincenzo Fruci Sebastiano Arcadia Roberto De Salvo Gaetano Tripodi Carmelo Amendola Achille Zullo Luigi OBBLIGO DI DIMORA Laudadio Francesco Cristini Andrea Scalzo Andrea Sola Nicola Marino Giulio Oliveto Nicola Iozzo Antonio Vecchi Gennaro Sgro Rosina INDAGATI Aiudi Davide Alberti Fabio Alberti Michele Amato Andrea Amendola Enzo Ancora Angelo Aprile Carlo Damiano Arena Renato Barbieri Salvatore Bardhi Adriatik Baur Bernhard Franz Ben Khalifa Sofiene Beqari Blerdian Berlingeri Carmen Bilotta Davide Bonelli Luigi Bonjaku Asllan Borelli LUigi Bouraya Mohamed Bracci Manuele Cai Guangming Calabria Daniele Campolattano Pasquale Canario Ciro Cangemi Vito Capasso Domenico Caridà Angela Careri Antonio Carioti Sergio Casaccio Francesco Casale Michele Cerra Pasquale Chiarella Salvatore Cimino Maria Luisa Coletti Francesco Colotti Michele D’alto Giuseppe Daniele Andrea De Sensi Luigi Del Rio Sandro Gaetano Destro Mario Di Marzio Antonio Di Tommaso Giuseppe Dong Chunyan Dottorini Cosimo Damiano Falcone Valter L’ingresso di una delle autoscuole coinvolte nell’inchiesta sulle patenti Fausciana Rocco Favitta Salvatore Flauto Lorenzo Fornari Angelo Fuda Mario Gabriele Antonio Gallina Domenico Ganterer Elmar Giacomantonio Marta Giglio Marcello Gigliotti Giovanni Grampone Antonio Gu Nianchun Hausbergher Adriano Huang Liang Huang Yushuang Iiritano Antonio Isopo Stefano La Cava Antonino Lega Massimo Leone Giampiero Leone Maurizio Lin Haiyong Lin Xinhua Lo Guarro Giuseppina Lombardo Luigi Lucia Brunella Mangano Roberto Manni Alessio Marano Tindaro Francesco Martino Giuseppe Maruccio Antonio Mastrantonio Vincenzo Mellea Patrizia Merante Savina Minni Carmine Mohammadi Bagher Molinaro Fabrizio Salvucci Carmine Sambito Rosario Sansoni Raffaele Savio Emidio Senise Vincenzo Shu Haishi Sinanaj Behar Singh Gopal Spampinato Agatino Spataro Giovanni Spedini Tullo Stigliano Carlo Suka Gentjan Tedesco Luigi Tiselita Nutu Torcassi Luigi Unterleitner Mattias Valieri Johnny Venere Gennaro Veraldi Rosa Vigilante Enrico Viscione Antonio Viscione Daniele Vono Andrea Vono Daniele Vricella Mario Wu Suiping Wu Wanyun Wu Zengguang Zhao Huanyong Zunino Ezio E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro persone, alle quali sono stati concessi i domiciliari, mentre altre nove sono state sottoposte CATANZARO - Potrebbe essere questione di all’obbligo di dimora (altre 144 persone sono giorni, se non di ore, per chiudere una volta state denunciate in stato di libertà). Uomo di fiducia per la Procura catanzarese, per tutte la partita della risoluzione del contanto da ottenere l’incarico “intratto che lega la Enertech alla gombrante” di gestire l’impiandiscarica di Alli. to di smaltimento dei rifiuti caUna pratica da cui dipende il tanzarese in un fase delicatissifuturo gestionale del sito e che ma, Arcadia è finito ora nelle mapotrebbe finalmente sbloccare glie delle indagini della Procura una situazione di stallo che ridi Lamezia Terme. schia di paralizzare lo smaltiMa tant’è. Un altro incontro è mento dei rifiuti in città e nella previsto per oggi e i movimenti provincia. che si registrano in queste ore E così, negli ultimi giorni, si fanno pensare che sia ormai a un sono intensificati gli incontri tra passo la chiusura definitiva le parti (Ufficio del commissario dell’iter che porterà alla risoludelegato per l’emergenza amzione del contratto di affidamenbientale, rappresentanti della to, fermo restando l’eventuale Enertech e custodi giudiziari contenzioso che potrebbe insordella discarica) per procedere gere tra l’Ufficio del commissanelle varie fasi burocratiche prerio e la società che finora ha geliminari alla chiusura definitiva stito l’impianto. della vicenda. La procedura in questione, inAncora ieri si è proceduto a un La discarica di Alli fatti, è di risoluzione per inasopralluogo nell’impianto per dempimento e prevede l’evenverificare lo stato di consistenza tuale risarcimento del danno e prendere atto dello stato dei sofferto, in questo caso dall’Uffiluoghi. Un incontro, tra l’altro, cio del commissario: scontato il che ha fatto registrare un’assen“muro contro muro” con la za che non poteva passare inosEnerterch, che pare essere pronservata: quella di Roberto Arcata a respingere al mittente ogni dia, uno dei due custodi giudiziaaddebito. ri nominati dal giudice per le inPer quanto riguarda gli scedagini preliminari, Abigail Mellace (insieme alla dottoressa Patrizia Cudoni) nari futuri due ipotesi in ballo: l’affidamento dopo l’ultimo sequestro della discarica avve- diretto all’Ufficio del commissario o quello nuto a metà ottobre. L’ingegnere Arcadia, in- temporaneo a un’altra ditta specializzata, in fatti, è stato coinvolto proprio ieri nell’inchie- attesa di avviare una nuova procedura di bansta “Isola felicei” della polizia stradale di La- do per l’affidamento di gestione della discarica mezia Terme che ha portato all’arresto di otto catanzarese. Venerdì 11 novembre 2011 24 ore in Calabria Le trivellazioni erano state autorizzate dal Ministero nei pressi dell’area archeologica e della riserva marina Stop all’Eni a Capocolonna Dietrofront del Comune di Crotone che sospende il permesso per il nuovo pozzo di GIACINTO CARVELLI CROTONE - Il Comune di Crotone fa marcia indietro sul permesso a costruire rilasciato lo scorso 8 luglio alla società Ionica Gas Spa, controllata Eni, per la “Realizzazione lavori per adeguamento postazione presso il Cluster C finalizzati alla perforazione del “Pozzo Hera Lacinia 18”. Con un’apposita ordinanza, datata 28 ottobre scorso, e notificata già alla società, il responsabile del settore 4 ha sospeso per 30 giorni «a partire dalla data di notifica dell’avvio del procedimento di annullamento del permesso a costruire n. 93 /Nc dell’8 luglio 2011 atteso che la società Jonica Gas manca della necessaria autorizzazione alla perforazione del pozzo Hera Lacinia 18 nonché della relazione prescritta al punto A6 del decreto del Ministero dell’Ambiente della tutela del territorio e del mare del 18 luglio 2011». Con una lettera, la dirigente del settore pianificazione e gestione del territorio, Elisabetta Dominijanni, inoltre, ha richiesto alla società Ionica Gas di «produrre e trasmettere al Comune di Crotone la relazione aggiornata nel rispetto del decreto ministeriale del 10 gennaio 2008 nella quale siano evidenziati i precauzionali interventi di garanzia di eventuali eventi sismici, prescritta al punto A6 del decreto del Ministero dell’Ambiente e la autorizzazione alla perforazione del pozzo Hera Lacinia 18». In pratica si tratta di quel provvedimento che era stato già annunciato nel corso del consiglio comunale dedicato proprio alla questione metano ed ai rapporti con l’Eni, svoltosi lo scorso fine settembre. Al termine della riunione, molto accesa e partecipata, il Consiglio ha approvato un documento col quale si chiede all'amministrazione guidata dal sindaco Peppino Vallone di verificare tutte le autorizzazioni alla luce dei nuovi fatti emersi nella vicenda. Fu proprio in quella seduta che il sindaco, suscitando non poche perplessità e polemiche, disse di non saper nulla del provvedimenti di autorizzazione alla società energetica, scaricando, di fatto, tutte le responsabilità ai dirigenti, e, in particolare, a chi aveva firmato l’atto autorizzativo; in pratica, Elisabetta Dominijanni, che è, poi, la stessa dirigente che ha firmato adesso anche la sospensione. Nella missiva indirizzata dal dirigente alla Ionica Gas, viene ripercorso anche l’iter della questione, che è iniziata con la richiesta presentata l’11 maggio 2010 e successive integrazioni e, come si legge nella missiva della dirigente «facendo obbligo al titolare della concessione, al direttore dei lavori ed all’assuntore dei lavori di comunicare per iscritto la data di inizio dei lavori, almeno 10 giorni prima e stabilendo i termini di inizio dopo il 15 settembre 2011 e la conclusione entro il 15 aprile 2012». Inoltre, la dirigente Dominijanni ha sottolineato anche il rischio legato anche al’erosione costiera della zona interessata, Nella relazione geologica allegata al Piano regolatore comunale, infatti, in merito a località Tonnara si legge: «proprio a valle del pozzo Agip a quota 42 metri sul livello del mare, sul terrazzo di abrasione marina, a pochi metri dal piano di campagna, si vede chiaramente il contatto tra la roccia argillosa pseudo coerente, le Il sindaco Vallone in Consiglio aveva detto di non sapere Una suggestiva immagine di Capocolonna sabbie e l arenarie del Tirreniano (…) La linea di costa è chiaramente in fase i continua evoluzione con fenomeni erosivi in atto. Tutta l’area in prossimità dell’isobata 2 dovrà essere protetta con una scogliera in parte sommersa ed in parte affiorante fino alla quota di metri 1 sul livello del mare». Per la Dominijanni, l’erosione in questione, in una zona vicina, nei pressi della struttura Atlantis, la località conosciuta come l’Irto sulla strada per Capocolonna, ha portato a «cedimenti continuati di spiaggia di argilla e massi di pietra arenaria». Un altro punto rilevante evidenziato nella lettera della dirigente comunale è quello in cui si evidenzia che «non è pervenuto questo ente nessun atto autorizzativo circa la perforazione del pozzo Hera Lacinia 18 da parte del ministero competente. Essendo – continua la diri- gente - le opere di cui al permesso a costruire n. 93/Nc a supporto della realizzazione del pozzo de quo, si sottende che, non essendo ancora autorizzato lo stesso, non ha ragione d’essere una autorizzazione di trasformazione del territorio, seppur temporanea, a questa legata». Nella missiva, infine, si evidenzia che «la procastinabilità delle operazioni di trasformazione (…) consente l’approfondimento delle indagini sul territorio a tutti gli enti a cui è stato notificato il decreto del ministero dell’Ambiente, nonché all’Area marna protetta Capo Rizzuto, e che si invitano, eventualmente, a comunicare le proprie osservazioni e approfondimenti in merito ai pareri espressi, in relazione dal sopravvenuto decreto». In attesa, dunque, che la società trasmetta l’autorizzazione necessaria alla perforazione del pozzo Hera Lacinia 18 e la relazione aggiornata del rispetto del decreto ministeriale, «il permesso di costruire n. 93/ Nc 2011 - scrive la dirigente comunale – si intende sospeso». Questo, dunque, l’appiglio trovato dal Comune per quell’auspicato provvedimento di revoca per autotutela; un’altra puntata di una telenovela che, c’è da giurarci, riserverà ancora altre puntate e non è detto che ci sia, poi, neanche il lieto fine. La concessione delle autorizzazioni in un tratto a ridosso della zona archeologica e dell’area marina Capo Rizzuto aveva scatenato la mobilitazione degli ambientalisti con l’occupazione “simbolica” di Capocolonna. Regione e Provincia di Reggio parti civili A Locri prima udienza del processo “Crimine” Regione alla Provincia di Reggio Caladi PASQUALE VIOLI bria, dal Ministero dell'Interno all'ASIDERNO - E' partito ieri a Locri lo nas alle associazioni antiracket. E ieri, stralcio in rito ordinario del processo in avvio di udienza, a bloccare per di“Crimine”. Davanti ai giudici del colle- verso tempo il dibattimento è stato il gio presieduto da Alfredo Sicuro c'era- malore di Antonio Commisso, classe 1925, che a causa di uno scompenso no 34 imputati. Nell'affollatissima aula del Tribuna- cardiaco è stato ricoverato in ospedale. Per l'87enne è stato necesle di Locri gli avvocati, dopo sario eseguire degli acceruna lunga costituzione deltamenti in pronto soccorso le parti, hanno avanzato le per poi passare al ricovero loro eccezioni preliminari. nel reparto di geriatria, doIn diversi hanno chiesto il ve l'anziano presunto boss trasferimento, per incomè piantonato a vista. Udienpetenza territoriale, del za rinviata a febbraio 2012. processo ai Tribunali di E' partito quindi anche a Reggio Calabria o Palmi, Locri, a quasi un anno e ma i giudici hanno rigettamezzo didistanza dalmaxi to dopo poco le richieste del blitz, il processo scaturito collegio della difesa, anche dall'indagine della Dda dopo le opposizioni dei pubreggina denominata “Criblici ministeri Maria Luisa Maria Luisa Miranda mine”. Miranda e Antonio De BerLe indagini avevano documentato nardo che hanno sottolineato come Polsi, e dunque la Locride abbiano gio- più di 40 summit tenuti dagli indagati cato un ruolo centrale nell’impianto ac- nell'arco dei due anni di indagine, spesso organizzati durante cresime, battecusatorio. E' stataintanto stralciataieri laposi- simi e matrimoni. Dall'inchiesta delzione di Roberto Commisso, che a cau- l'antimafia reggina era venuto fuori il sa di un difetto di notifica non sarà per nuovo assetto della 'ndrangheta, con adesso giudicato insieme agli altri im- una sorta di cupula che aveva potere deputati, ma per lui si è deciso di fissare cisionale tra il Nord e il Sud dell'Italia. Nel troncone processuale che si sta un'udienza il prossimo gennaio per poi decidere se ci saranno le condizioni di celebrando a Reggio Calabria sono stariunificarei procedimenti.Accoltetut- te chieste dalla Procura pene esemplate le costituzioni di parte civile, dalla ri. Si riaccende lo scontro fra enti La Stasi: «Sul Porto di Gioia Tauro la Regione è attiva» del Ministero dello Svilupdi MICHELE ALBANESE po che però sappiamo non GIOIA TAURO –Si riaccen- potranno partire se prima dono striscianti le polemi- non vengono investiti il che e lo scontro tra enti 35% delle risorse destinate all’ombra del porto di Gioia alle infrastrutture. In ogni Tauro tra la Regione da caso - ha sottolineato la viuna parte e la Provincia di cepresidente - i lavori Reggio dall’altra. E’ la Vice dell’Apq non sono fermi. Presidente Antonella Stasi Sono ormai quasi ultimati i ha tentare di chiarire la vi- lavori relativi all’ampliacenda: «Alle critiche perve- mento del canale di ingresnute vorremmo rasserena- so al porto ed è pronto il prore gli animi e contribuire ad getto, con i relativi pareri essere, come sempre, co- positivi di Rfi e Ministero struttivi» -sostiene la Stasi delle Infrastrutture, e che che comunque non manca consentiranno in breve di rinfocolare la polemica. tempo di mandare a bando, «Al tavolo promosso da Di la realizzazione del gateLoreto, voluto dalla Pro- way ferroviario, infravincia di Reggio, non è sta- struttura importante per il to invitato né il Presidente rilancio della logistica». Poi la Stasi ricorda che della Regione né la sottoscritta che comunque sta corso dell’ultima riunione del Comitato seguendo con dell’Autorità attenzione le vaPortuale di rie fasi sull’atGioia Tauro è tuazione stata approvadell’Apq di ta la realizzaGioia Tauro e zione del primo anche quello capannone da che compete lo 50.000 mq per sviluppo la logistica, da dell’area indurealizzarsi nelstriale. La Rela zona franca, gione sta contidestinato ad nuando a lavoaziende che vorare per supera- Antonella Stasi gliono insere le criticità diarsi nell'area sull’Apq ried usufruire guardanti i ladei vantaggi ivi vori di compeprevisti. tenza di Rfi». La vice presiSubito dopo, dente poi introperò la stessa duce un altro Stasi ammette tema caldo, con preoccupaquello della zione puntando piattaforma il dito contro Rfi del freddo colleche «le opere gata al progetnon sono partito del rigassifite ma non si cocatore e quasi a nosce neanche lo stato dei progetti e so- voler mandare un messagprattutto non si riescono gio afferma: «Importante ad ottenere risposte chiare. sarebbe sicuramente agA questo si aggiunge la bef- giungere le opportunità fa delle ultimi paventanti derivanti dalla realizzaziotagli sui treni in Calabria. ne della cosiddetta “piastra E’ importante oggi creare del freddo”, discussione una forte sinergia, lavo- per la quale la Regione non rando insieme in modo è stata ancora interessata, compatto anche con i mini- confermando che al mosteri competenti al fine di mento opportuno saremo incidere con chi crede di po- pronti ad intervenire». E mentre annuncia che ter scrivere e firmare atti importanti come un Accor- «continuerà a riunirsi nei do di Programma Quadro, prossimi giorni il tavolo e poi disattenderli facendo convocato dal Ministero trascorrere un tempo esa- delle Infrastrutture, che gerato senza dare rispo- sarà convocato a Catanzaro dove, la Provincia ed i coste». Chiaro l’affondo a Rfi. muni non sono interlocu«Allo stato attuale, ci sono tori diretti perché non invidegli incentivi specifici che tati» ricorda quasi a voler riguardano le imprese, che mettere alcuni paletti ben al momento non possono precisi che «il Ministero veessere spesi. In particolare de la Regione come ente del’Apq prevede 50 milioni di putato a rappresentare sia euro, di cui 25 milioni mes- la Provincia che gli enti losi a disposizione dalla Re- cali, ma così come successe gione con fondi Por alla scorsa riunione, nes2007/2013 ed altri 25 mi- suno ne preclude la presenlioni messi a disposizione za». La vice presidente della Giunta «Servono forti sinergie» E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro 12 24 ore Venerdì 11 novembre 2011 Il latitante Sebastiano Pelle arrestato agli imbarcaderi di Reggio Calabria grazie alle microspie satellitari Beccato al porto grazie ai Gps I carabinieri del Ros controllavano la zona ormai da diverse settimane di GIUSEPPE BALDESSARRO REGGIO CALABRIA - I Gps segnavano sempre lo stesso punto di arrivo. Tutti al porto di Reggio si fermavano. Le macchine dei familiari di Sebastiano Pelle, 57 anni, latitante da 16, da qualsiasi posto partissero, dopo qualche giro, sempre in quella zona si fermavano. Inizialmente i carabinieri neanche ci avevano fatto caso. Pensavano forse a dei normali viaggi in Sicilia. Quando poi hanno incrociato gli orari degli arrivi delle auto e quelli delle navi traghetto, sino sono accorti che qualcosa non andava, che non coincidevano. Per questo si sono messi a controllare il porto. Una scommessa, legata ad un sottile filo che però ha dato i frutti sperati. Così i carabinieri del Ros di Reggio Calabria, nella tarda serata di mercoledì hanno messo le manette ai polsi di uno degli ultimi latitanti storici della ‘ndrangheta di San Luca. La locride l’avevano già battuta passo passo con l’aiuto dei carabinieri della territoriale e dei cacciatori. Sapevano che da quelle parti non c’era, ma sapevano anche che non poteva essere troppo lontano. Ed infatti, la lunga fuga di Pelle si è interrotta a pochi passi dal molo da cui partono le navi veloci per la Sicilia, nella penombra di una notte da lupi. Erano da poco passate le 21 quando gli uomini del Reparto operativo speciale hanno notato un uomo chiuso nel suo cappotto che si muoveva lentamente come se aspettasse qualcuno. Strano, troppo strano. Così dopo un giro di telefonate con i vertici dell’Arma provinciale hanno deciso di fare una verifica. E’ stata quasi una sorpresa scoprire che quel signore dall’aria tranquilla era proprio Sebastiano Pelle. Non c’è neanche stato bisogno di altre verifiche. E’ stato sufficiente guardarlo in faccia per scoprire che era identico all’ultima foto segnaletica risalente a una ventina di anni addietro. Invecchiato un pò certo, ma identico. Non aveva documenti, nè armi a doso e non ha neppure tentato di negare la propria identità, lasciandosi ammanettare senza proteste. Sebastiano Pelle, deve scontare una pena definitiva a 14 anni di reclusione per traffico internazionale di stupefacenti. «Non è molto cambiato nei tratti somatici – ha detto il procuratore capo Giuseppe Pignatone – e l’importanza della sua cattura sottolinea la capacità e la volontà dello Stato di garantire la sicurezza dei territori e di rendere effettive le sentenze emesse che non devono restare solo sulla carta». Per il procuratore aggiunto Nicola Gratteri, delegato delle indagini sulla fascia ionica reggina, «la cattura di Sebastiano Pelle è indicativa del fatto che il personaggio ricopra ruoli di primissimo piano organizzativo nella ‘ndrangheta e nella cosca d’origine. Non poteva non essere che nella provincia di Reggio - ha commentato Gratteri – anche se in questi anni le cosche di San Luca hanno subito durissimi colpo dallo Stato e sottoposte a costanti controlli di polizia». Sebastiano Pelle è nipote del defunto boss Antonio Pelle detto “gambazza”, cugino quindi dei Pelle falcidiati dalla Dda reggina con l’operazione Reale. Un uomo dunque, che apparteneva ad un casto mafioso importante, anche se messo alle corde dalla giustizia. «E’ un arresto che corona un impegno investigativo accurato e prolungato – ha detto il generale Mario Parente, comandante del Ros – frutto dell’implementazione di delicati servizi investigativi». Il tenente colonnello Marco Russo, comandante del Ros di Reggio Calabria, ha infatti parlato «di pedinamenti e analisi di decodifica di risultanze di Gps, che hanno portato alla conclusione che il porto di Reggio era divenuto un luogo “caldo” di particolare interesse investigativo, con automezzi che si muovevano in orari poco logici. Le analisi ci hanno dato ragione». Nuove indagini Gli Aquino fra i primi obiettivi sensibili Sebastiano Pelle Carlo Pieroni e Stefano Russo | IL PROFILO | Il boss ai vertici del traffico di droga Tra gli elementi di spicco della cosca aspromontana fin dagli anni ’80 di PASQUALE VIOLI SIDERNO - Sebastiano Pelle è per la Dda di Reggio Calabria un boss di rango assoluto. Sia per i legami di parentela che lo inquadrerebbero di diritto ai vertici delle 'ndrine di San Luca, sia perché ha saputo in passato dimostrare di avere un ruolo centrale nei traffici criminali. Sebastiano Pelle, sebbene non sia mai stato condannato per il delitto di associazione mafiosa, per i magistrati sarebbe a pieno titolo in organico alla cosca di riferimento della sua famiglia, è nipote diretto del mammasantissima Antonio Pelle “Gambazza” ed è legato alla famiglia Romeo “Staccu”. Oggi il boss di San Luca risulta destinatario di un'ordine di custodia cautelare del 1993 per traffico di stupefacenti, e per questo reato è stato condannato a 14 anni di reclusione. A tracciare un quadro delle figura di Sebastiano Pelle ci avevano pensato negli anni passati le di- Testimoni e pentiti lo indicano come organico Uno dei bunker trovati dai carabinieri chiarazioni rese dal collaboratore di giustizia Francesco Fonti, dichiarazioni che poi trovavano puntuale conferma nelle indagini e si integravano con quelle rese anche da altro pentito, Paolo Campolo. Ulteriori elementi indiziari sono stati forniti dalle dichiarazioni rese dal portiere di uno stabile di Milano dove era ubicato un appartamento indicato dal pentito Fonti come base logistica operativa del gruppo cri- minale di San Luca utilizzata almeno a partire dal 1985 sino agli inizi degli anni '90. Il portiere indicava sostanzialmente come assidui frequentatori dell'immobile Giuseppe Giorgi, alias “U capra”, Antonio Romeoe Sebastiano Pelle. In particolare l'appartamento individuato nei pressi di Piazza Argentina di Milano era utilizzato dagli uomini della cosca di volta in volta coinvolti nei traffici criminali come punto di scambio della droga e dazione del corrispettivo in denaro liquido. L'accesso all'appartamento, conosciuto da pochissimi e fidatissimi uomini della famiglia, era consentito esclusivamente dietro la dizione di una parola d'ordine e segnali convenzionali concordati di volta in volta dagli interessati. Le dichiarazioni rese dai due collaboratori e le successive indagini degli investigatori confermavano il ruolo di primissimo piano della consorteria mafiosa costituita dalla consorteria di San Luca e da Sebastiano Pelle nell'ambito della gestione del traffico di sostanze stupefacenti a livello non solo nazionale ma anche internazionale. SIDERNO - Sono rimasti in undici dentro l’elenco dei latitanti di massima pericolosità ricercati dalle forze dell’ordine. La pattuglia calabrese, dopo l’arresto di Sebastiano Pelle, si è ulteriormente ridotta. Oggi all’appello del gruppo interforze che cura la redazione dell’elenco nazionale mancano solamente: Domenico Condello “u pacciu”, dominus delle cose di mafia sulla città dello Stretto e Giuseppe Giorgi “u capra”, personaggio di grande levatura criminale della Locride e stratega dell’omonima cosca di San Luca. Sulle loro tracce ci sono, da tempo, i militari dell’Arma del comando provinciale e quelli della Squadra mobile che, come si narra negli ambienti investigativi, in diverse occasioni pare siano andati molto vicini alla loro cattura. L’elenco dei trenta ricercati più pericolosi, ormai da tempo e su scelta del ministro dell’Interno, non viene più aggiornato ma, è giusto ricordarlo, il bacino di estrazione dei criminali da catturare è assai ricco e variegato. Nel database degli investigatori, in particolare di quelli che lavorano nella Locride, nelle prime posizioni ci sono i fratelli Rocco e Giuseppe Aquino. Per la loro cattura si stanno impegnando le migliori risorse investigative della provincia e, anche ieri, sono state effettuate diverse perquisizioni a Marina di Gioiosa. gio.ve. Il padrino è ricercato da undici anni. La prima denuncia già nel 1981 e otto anni più tardi il primo reato associativo Peppe “u capra”: lo stratega delle cosche di San Luca di GIOVANNI VERDUCI SIDERNO - A soli venti anni il suo nome è finito sul mattinale delle forze dell’ordine. Giuseppe Giorgi “u capra”, boss in fuga di San Luca, già da giovane sgomitava per trovare il suo giusto spazio nel panorama criminale della Locride. Quello che oggi, dopo gli arresti di massa richiesti dai magistrati dalla Dda di Reggio Calabria, è il più importante fra i “padrini” in fuga della ‘ndrangheta reggina venne segnalato e denunciato, per la prima volta, dai carabinieri di San Luca per concorso in detenzione e porto abusivo di una pallottola per pistola. Poca cosa per colui che, per gli ambienti investigativi della provincia di Reggio Calabria, è il vero e proprio stratega dell’omonima cosca sanluchese e vanta una parentela importante con la cosca Romeo “staccu”. Solo due anni dopo, però, GiuseppeGiorgio proseguela sua carriera criminale con un Sopra Giuseppe Giorgi e accanto il procuratore Pignatone e il generale Parente (ph Sapone) fermo di polizia giudiziaria per rapina a mano armata, porto e detenzione di armi. “Tali disavventure giudiziarie - spiegano gli investigatori dell’Arma - colorate da un assidua frequentazione di pregiudicati, gli valgono nell'86 la misura della diffida di pubblica sicurezza. Tale provvedimento non è riuscito, tuttavia, a stimolare l'attivazione di alcun processo di revisione critica del proprio percorso criminale, in quanto già nell'88 si è ritrovato nuovamente indagato per ricettazione e nell'89 inserito nel contesto di una ben organizzata associazione per delinquere di stampo mafioso”. Giuseppe Giorgi “u capra”, poi, è stato coinvolto nel procedimento nato dall'operazione “Lady O” e nel procedimento “Sorgente”. Nel primo il boss di San Luca viene condannato, in primo grado, a 15 ani di reclusione confermata dai giudici d'appello; nel secondo viene condannato a 23 anni di reclusione, ridotti a 17 dai giudici d'appello. Sono due, infine, i provvedimenti pendenti a carico di Giuseppe Giorgi: un ordine di esecuzione per la carcerazione emesso il 13 ottobre del 2000 dalla Procura Generale della Repubblica - Ufficio esecuzioni penali - di Reggio Calabria in quanto condannato alla pena di anni 17 di reclusione per reati in materia di sostanze stupefacentie unprovvedimento di esecuzione di pene concorrenti nei confronti di un condannato in stato di libertà e contestuale ordine di esecuzione in data 12 luglio 2007 dalla Procura Generale della Repubblica - Ufficio esecuzioni penali - di Catania in quanto condannato alla pena di anni 28 e mesi 6 di reclusione - multa di 10.000,00 euro, con l’interdizione dai pubblici uffici perpetua, l’interdizione legale durante pena e la libertà vigilata per tre anni. Giuseppe Giorgi, infine, è latitante dal 1995 e per la sua cattura sono state diramate le ricerche anche in ambito internazionale. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro 14 Calabria La presidente del museo «Non riceviamo più i finanziamenti» di FRANCESCO SORGIOVANNI MUSABA Sos. E' emergenza al Museo Santa Barbara di Mammola, nella Locride, dopo il crollo della copertura del chiostro che dà accesso all'intero complesso. A causa delle forti precipitazioni dei giorni scorsi ha ceduto all'improvviso la struttura in legno, che era stata realizzata oltre venti anni fa a protezione dell'antica terme-cisterna romana all'interno del chiostro del complesso monastico, luogo che ospita la sede della Santa Barbara Art Foundation e importanti opere esposte nel parco. Oltre cento metri quadrati di tavole e travi, con altro materiale bituminoso, ridotti a un cumulo, e che solo per un caso non hanno procurato danni alle persone. Infatti, il crollo è avvenutodurantela notteead accorgersi per prima è stata la presidente del MuSaBa, Hiske Maas, che insieme all'artista Nik Spatari, nel 1969, hanno fatto nascere l'importante istituzione culturale nel cuore della Calabria. Un cumulo di macerie che sta anche a significare il pericolo di definitiva chiusura ad un processo culturale tirato avanti per anni a via di stenti, di appelli, di sacrifici personali. Di denunce, avolte, da partedei responsabili del MuSaBa verso chi ha sempre tentato di bloccare quella che l’architetto Bruno Zevi ha definito “visione utopistica del patrimonio mediterraneo”. E l'ultima denuncia è di ieri e porta la firma della battagliera Hiske Maas, musa ispiratrice e compagna di una vita dell'artista Spatari. “Il mancato intervento per il restauro e consolidamento da parte della Regione Calabria (intervento finanziato dall'ex assessore Saverio Zavettierinel lontano2004 -fondi POR Calabria 2000/2006 Asse II Beni Culturali) - scrive Maas - ha comportato il crollo della copertura dell'antica terme-cisterna romana all'interno del chiostro dell'antico complesso, oggi Museo, danneggiando gravemente l'opera d'arte monumentale dell'artista austriaco Karl-Heinz Steck , “Lancia”, del 1988. L'artista di Innsbruck ha progettato e realizzato per la fondazione del MuSaBa un'opera che aveva la funzione di contrastare la restaurata-reinventata facciata della millenaria ex cappella del complesso monastico. Una lancia di cinque metri in ferro, cemento, legno, pittura e fogli d'oro conficcata su un lato dell'edificio storico. Il suo danneggiamento è la metafora dell'indifferenza di molti agli appelli lanciati dall'altura del Torbido. Sono anni che subiamo sgarbi istituzionali - afferma la presidente del museo -, perché le richieste non vengono onorate, perché c'è una slealtà obiettiva nei rapporti, contro ogni ipotesi di collaborazione Musaba di Mammola Sos per il crollo Il cedimento della copertura del chiostro ha danneggiato un’opera con MuSaBa. E poi progetti finanziati, anche per lavori urgentissimi, come questo, che attengono alla salvaguardia e alla sicurezza, non vengono avviati per motivi incomprensibili”. Un cedimento prevedibile se si considera che nessun intervento è stato possibile attuare sulla struttura in legno, da quando è stata installata, per mancanza di fondi. Circa cinque anni fa risulta un finanziamento erogato dalla Regione Calabria di 420.488,35 (Il 50%delle spese lo deve sostenere la fondazione) per lavori di conservazione e restauro innovativo dell'ex complesso monastico Santa Barbara (Regione Calabria - Por Calabria 2000-2006 Risorse Culturali Misura 2.3° - Recupero, Restauro, Valorizzazione e gestione del patrimonio Architettonico e paesaggistico privato di interesse pubblico), nel quale ospitare la cospicua e pregevole col- L’opera di Karl-Heinz Steck danneggiata dal crollo; in alto: i resti della copertura che ha ceduto lezione d'arte contemporanea di cui dispone la Fondazione. I lavori, a quanto assicura la stessa responsabile del museo, sono stati eseguiti e in essi non erano compresi quelli di manutenzione della copertura crollata ieri, che invece eranoinseriti inunaprogettazione più complessiva, che finora non avrebbetrovato adeguata copertura finanziaria da parte delle istituzioni preposte. “Nel corso di questi 40 anni aggiunge ancora Hiske Maas - è stato offerto dalla Fondazione un permanente centro di ricerca e formazione artisticoarchitettonica ottenendo piccoli contributi scemati nel tempo. Dal 2008 la Fondazione non percepisce nemmeno quei minimi contributi. L'urgenza del problema strutturale del MuSaBa, progetto a lungo termine, non può essere un alibi per l'immobilismo regionale”. Ora bisogna fare in modo di riavviare il cammino sul A Roma lo spettacolo tratto dal libro di Leporace “Toghe rosso sangue” La legalità va in scena DALLA morte della giustizia alla giustizia della morte una linea rossa, del rosso del sangue, unifica tristemente l'Italia nella sua storia picupa. Nell'arco di 25 anni, dal 1969 al 1994, 27 magistrati italiani hanno perso la vita per mano della mafia, della 'ndrangheta, del terrorismo rosso, di quello nero, di soliti ignoti o di tristemente noti. Con pochissime eccezioni, oltre alla pena di morte decretata dai mandanti e decantata dagli esecutori, tali magistrati hanno subito una nuova morte: l'oblio. Per rendere giustizia a questi martiri della Giustizia nasce Toghe rosso sangue, primo libro di Paride Leporace, direttore del Quotidiano della Basilicata, giunto oggi alla quinta edizione e adattato drammaturgicamente da Giacomo Carbone. Sulla scena protagoniste dello spettacolo teatrale - dal 6 al 18 dicembre a Roma alla Casa delle Culture - sono le storie di 6 magistrati: Agostino Pianta, ucciso il 17 marzo del 1969 a Brescia, Emilio Alessandrini, colpito a morte nel 1979 da un killer di Prima Linea durante gli anni di piombo; Mario Amato, assassinato nel 1980 da terroristi di estrema destra; Bruno Caccia, vittima della 'ndrangheta nel 1983; Paolo Borsellino, barbaramente ucciso il 19 luglio del 1992 dalla mafia, Paolo Adinolfi, magistrato romano scomparso nel 1994. La storia di questi giudici attraversa la storia dell'Italia: dagli errori giudiziari verso il singolo cittadino ai processi sommari dei Nuclei Armati Rivoluzionari, dal Padrino di Coppola e Brando alla Magliana di Placido e Scamarcio, dalle micce corte di Prima Linea ai lunghi strascichi di Via D'Amelio, dalla sabbia e dal vento della Calabria alle vendette delle 'ndrine per le vie della grigia Torino, dalle stragi di Stato allo stato di scomparso di Paolo Adinolfi. Quattro voci, quattro attori, quattro anime avvolte da un'atmosfera tra il realismo e il noir e da una scenografia essenziale, che mirano con rabbia e con amore ad un teatro che non spettacolarizza ma, senza condanne nè valutazioni politiche, silenziosamente grida un omaggio a uomini morti nell'adempimento del loro dovere: un omaggio al loro senso dello Stato. Un vecchio Stato di appena 150 anni. r. c. Paolo Borsellino parco del Museo Santa Barbara, scrigno di inestimabili pitture, disegni, grafiche e sculture di artisti del livello di Baj, Bertini, Giacometti, Macario, Persico, Ricci, Scanavino, Scanga, Schifano, Shiao, per finire all'altro grande artista Rotella. Col pensiero tra le antiche mura del complesso monastico dove trova spazio “Il sogno di Giacobbe”, uno straordinario dipinto tridimensionale di 240 metri quadrati che copre tutto lo spazio della volta e dell'abside della cappella antica dell'abbazia di Santa Barbara. L'opera, realizzata da Nik Spatari tra il 1991 ed il 1995, racconta l'epopea di Giacobbe, prescelto da Dio per far grande Israele e portare il suo nome, attraverso il figlio Giuseppe fino in Egitto. Ma allo stesso tempo racconta la vita, con le sconfitte e le vittorie, i dolori e gli amori, di un uomo messo alla prova. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Idee e società 59 Venerdì 11 novembre 2011 Venerdì 11 novembre 2011 Il sostituto pg Santo Melidona chiede la conferma delle condanne di primo grado Prima Luce riparte in Appello Alcuni degli imputati furono scarcerati per decorrenza dei termini di CLAUDIO CORDOVA IL SOSTITUTO procuratore generale Santo Melidona ha chiesto alla Corte d’Assise d’Appello di Reggio Calabria la condanna di tutti gli imputati del processo “Prima luce”. Si tratta dell’iter processuale scaturito da una vecchi indagine della Direzione distrettuale antimafia reggina sulla faida di Sant’Ilario dello Ionio, paese della Locride. Il processo, come detto, ha una lunga storia. Infatti dopo le condanne di primo e secondo grado, è ritornato al cospetto dei giudici di Reggio Calabria, a seguito di una serie di traversie. Nonostante le condanne in primo e in se- condo grado dei soggetti coinvolti, i tempi siderali di redazione delle motivazioni della sentenza portarono alla scarcerazione degli imputati, se non detenuti per altra causa. Ne venne fuori un scandalo che finì sulle testate nazionali che puntarono l’indice contro la lentezza della giustizia. Successivamente la Cassazione annullò la sentenza di secondo grado grado e rinviò le carte a Reggio Calabria per un nuovo giudizio. Il sostituto pg Melidona, dunque, ha chiesto ieri la conferma dell’ergastolo, così come disposto dalle sentenze precedenti, per Giuseppe Belcastro e Tommaso Romeo, entrambi ritenuti responsabili dell’omicidio di Emanuele Quattrone. Per associazione e narcotraffico, inoltre, erano stati condannati i fratelli Domenico e Vincenzo D’Agostino, rispettivamente a 26 anni e 25 anni 4 mesi di carcere. Per quest’ultimo, l’accusa ha chiesto una condanna a 24 anni di reclusione. Conferma della sentenza di condanna per Luciano D’Agostino, cugino dei fratelli Domenico e Vincenzo, che era stato punito con 19 anni di carcere. L’indagine “Prima luce”, coordinata dall’allora pm Nicola Gratteri (oggi procuratore aggiunto), puntò la propria attenzione sulle famiglie mafiose di Sant’Ilario dello Ionio, coinvolte in una sanguinosa guerra di mafia, durata diversi anni. Il processo si divise poi in due diversi tronconi. Uno celebrato con il rito ordinario al Tribunale di Nicola Gratteri Locri, l’altro con l’abbrestato gravato da un’altra conviato a Reggio Calabria. In entrambi i casi furono dure danna al carcere a vita rimediata le condanne per gli imputati che, nel processo “Valanidi”, nato da però, non impedirono la scarce- una maxioperazione della Dda razione di Belcastro, a causa del- nel contrasto alle cosche, a metà la lentezza dei giudici estensori degli anni ‘90. Nelle prossime delle motivazioni di condanna settimane la parola passerà alle difese degli imputati. Qundi si d’Appello. Tommaso Romeo, l’altro erga- arriverà ad una nuova sentenza stolano, sarebbe stato scarcerato di secondo grado da sottoporre insieme a Belcastro, se non fosse alla Cassazione. A Bagnara il primo appuntamento 2011-2012 dell’associazione “Riferimenti” Pronta la Gerbera Gialla Un convegno sulla figura dell’imprenditore Gennaro Musella Di FRANCESCO IERMITO PRENDE il via il prossimo 14 novembre il percorso nazionale della Gerbera Gialla 2011-2012, promosso dal coordinamento nazionale antimafia “Riferimenti” con il patrocinio del Ministero alla Pubblica Istruzione e quello della presidenza del Consiglio Regionale della Calabria. L’associazione ha organizzato un incontro incentrato sulla figura di “Gennaro Musella”, vittima innocente di mafia, che si terrà presso la città a lui tanto cara, Bagnara Calabra. Alla conferenza dal titolo “Oltre la Memoria, Gennaro Musella - Imprenditoria e legalità”, prenderanno parte tra gli altri il presidente della Provincia di Reggio Calabria, Giuseppe Raffa, il presidente del Consiglio Regionale, Francesco Talarico, l’autore di una biografia sull’imprenditore salernitano di prossima pubblicazione, Ulisse di Palma, il sindaco di Bagnara Calabra, Cesare Zappia, un rappresentante dell’Associazione Olimpia e il presidente nazionale del coordinamento, Adriana Musella. L’idea di far iniziare il percorso nazionale proprio a Bagnara Calabra risale a questa estate, in occasione della premiazione di Adriana Musella con “L’Amo d’Oro 2011” per il sociale, un premio all’intraprendenza mediterranea organizzato dall’Associazione Olimpia. Nel corso della serata, lo stesso sodalizio organizzatore propose pubblicamente all’amministrazione comunale di intitolare la piazza più grande della città all'ingegner Musella dal momento che l’imprenditore rappresenta, a tutti gli effetti, un personaggio storico rilevante per la cittadina del basso Tirreno. La proposta fu accolta con grande emozione dal vicesindaco, Giuseppe Spoleti, il quale si impegnò pubblicamente a farla approvare in giunta. Il percorso “Gerbera Gialla” interesserà tutto il territorio nazionale e si concluderà il 3 Maggio 2012, trentennale dell'attentato a Gennaro Musella, a Reggio Calabria, in presenza delle più alte istituzioni nazionali, tra cui il procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso. Soddisfazione per l'iniziativa che avrà lo scopo di sensibilizzare le nuove generazioni è stata manifestata da Adriana Musella che ha dichiarato: «Grazie al nostro pluriennale impegno, oggi constato la nascita di una coscienza critica che prima mancava soprattutto tra i giovani. Ricordo che quando ho iniziato la mia attività, in Calabria si nega- va persino l’esistenza del fenomeno mafioso. Da allora abbiamo seminato molto e con grande soddisfazione posso affermare che oggi i giovani non sono quelli di 20 anni fa. Essi non ignorano ma conoscono perfettamente la realtà che li circonda; sono informati, discutono del fenomeno e manifestano la loro indignazione. Scendere in piazza non è un gesto inutile, come tanti pensano, poiché dimostra la ribellione dei giovani alla criminalità organizzata e la loro voglia di cambiare». E conclude: «Venticinque anni fa, insieme al giudice Caponnetto, ho creduto fortemente che si potesse scrivere una storia nuova solo attraverso le giovani generazioni e oggi ho la conferma che la mia idea era giusta». Piero Grasso e Adriana Musella Prestipino a Palermo parla delle donne di ’ndrangheta «LE DONNE della ‘Ndrangheta hanno un ruolo sostanziale e non più solo formale. Oggi sono le vere custodi del potere mafioso all’interno delle famiglie calabresi. Da indagini recenti è emerso come siano loro a tenere la cassa della contabilità e fare da tramite tra il carcere e l’esterno». Lo ha detto il procuratore aggiunto della Dda di Reggio Calabria, Michele Prestipino, a marginedellapresentazionedel numero67dellarivista distoria escienze socialiMeridiana, allabottega di Libera a Palermo. Il seminario è organizzato dall’associazione di don Ciotti e dall’università di Palermo. «Le donne della ‘Ndrangheta esercitano un potere di influenza, pur non potendo occupare spazi propri del po- tere maschile o partecipare a riunioni, affiliazione, e riti di iniziazione», scrive Ombretta Ingrascì nel suo saggio su “Donne, ‘Ndrangheta e ‘ndrine”. Tra le storie raccontate c’è anche quella di Giusy Vitale, reggente del mandamento di Partinico e collaboratrice dal 2005, descritta dalla studiosa Alessandra Dino come un funambolo. «Tenta di sfidare il contesto maschilista che la circonda, ma è costretta ad accettare le sue regole, pagando in prima persona la violenza di un mondo che la esclude – osserva - Nel voler dimostrare che una donna sa fare le stesse cose di un uomo non si accorge o non vuole prendere coscienza di essersi identificata col modello maschile che la opprimeva». Aula bunker “Alta tensione” Colamonici dà il via alla sua requisitoria HA DISCUSSO solo la parte riguardante il reato associativo. Il sostituto procuratore della Dda di Reggio Calabria, Marco Colamonici, concluderà il proprio intervento, con le relative richieste, il prossimo 12 gennaio nell'ambito dello stralcio di abbreviati del procedimento “Alta tensione”, celebrato contro le cosche BorghettoZindato-Caridi, federate alla potente famiglia di Libri di Cannavò. Una trentina di imputati, la maggior parte dei soggetti implicati nell'operazione, eseguita il 29 ottobre 2010 dalla Squadra Mobile diretta da Renato Cortese, ha scelto di essere giudicata con il rito ordinario. Questo stralcio di abbreviati, però, riveste comunque un'importanza non da poco, perché vede alla sbarra alcuni tra i soggetti di vertice dei sodalizi, egemoni nei territori di San Giorgio Extra, Modena e Ciccarello, investigati dal pm Colamonici: Antonino Arabesco, Antonino Caridi, Antonino Idotta, Francesco Zindato, Gaetano Andrea Zindato, nonché il collaboratore di giustizia Carlo Mesiano. Personaggi di indubbio spessore criminale come il genero del defunto boss Mico Libri, Antonino Caridi, già condannato, anche in appello, nell'ambito del processo “Testamento”, ma anche Francesco Zindato, detto Checco, accusato dell'omicidio Lauteta, ucciso per motivi passionali, e il giovane Gaetano Andrea Zindato, già condannato, anche in appello, in uno stralcio del cosiddetto processo Campolo. cla. cor. Tentò di uccidere il figlio tossicodipendente il gip lo condanna a 16 anni di reclusione Ecco dove il padre sparò al figlio di FABIO PAPALIA SPARÒ al figlio tossicodipendente, condannato a 16 anni di carcere per tentato omicidio. Una condanna pesantissima, quella inferta ieri mattina dal Gip Vincenzo Pedone nel giudizio abbreviato a carico di Giuseppe Caridi, l'uomo di 73 anni che lo scorso aprile sparò tre volte con un fucile da cac- cia calibro 12 contro il proprio figlio, A.G.C di 35 anni, mentre ancora giaceva nel letto. Una tragedia dell'esasperazione, con l'anziano padre costantemente pressato dalle richieste di dinaro da parte del figlio tossicodipendente, che lo minacciava continuamente di morte. Furono le Volanti dell'Ufficio prevenzione generale e soccorso pubblico, allora dirette dal vice questore aggiunto Fabio Catalano con la collaborazione del commissario capo Enrico Palermo, a intervenire in un appartamento di via Sbarre Superiori, dove poco prima erano stati segnalati alla Sala operativa della Questura dei colpi d'arma da fuoco. Gli agenti trovarono il giovane riverso in un lago di sangue nella propria camera da letto. La vittima, che si trovava agli arresti domiciliari, era stata attinta da colpi d'arma da fuoco al volto e alla parte alta del torace. Dopo una breve quanto proficua attività info-investigativa gli agenti delle Volanti accertarono che era stato proprio il padre, armatosi di un sovrapposto da caccia legalmente detenuto, a esplodere i 3 colpi contro il figlio prima di allontanarsi dall'appartamento. L'anziano fu individuato subito dopo, grazie anche all'elicottero del V Reparto Volo, da una pattuglia delle Volanti nei pressi della villetta di via Botteghelle, nei pressi della scuola “Galluppi”. Condotto in Questura l'uomo ammise le proprie responsabilità, spiegando anche di aver perso la moglie da circa tre anni, l'anziano era convinto che la donna fosse stata portata alla tomba dall'aver fatto una malattia dello stato di tossicodipendenza del figlio. Seguì l'arresto in flagranza per tentato omicidio mentre l'arma fu recuperata dietro una porta dello stesso appartamento. Il giovane, invece, trasportato ai Riuniti e ricoverato in Rianimazione, è sopravvissuto alle ferite. Il Gip ha concordato con la richiesta di colpevolezza avanzata dal pm Annalisa Arena, sebbene la pubblica accusa avesse chiesto una pena, 12 anni di reclusione, inferiore a quella poi effettivamente inferta dal Gip Pedone, che ha condannato Giuseppe Caridi per tentato omicidio a scontare 16 anni di carcere. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro 24 Reggio 37 Ufficio di Corrispondenza: Piazzetta 21 Marzo, 9 - 89024 Polistena Tel/Fax 0966.935320 E-mail: [email protected] A Rosarno gli inquirenti sono al lavoro per decifrare il tentato omicidio di Giovanni Nocera Un agguato dai mille risvolti Tanti i lati oscuri rispetto alla versione fornita dalla vittima alla polizia di MICHELE ALBANESE ROSARNO - E' nebuloso e pieno di misteri il ferimento avvenuto l'altro ieri pomeriggio di Giovanni Nocera, il giovane di 33 anni di Rosarno. La vittima dovrà chiarire alla Polizia molte cose che allo stato appaiono poco chiare. A cominciare dall'effettiva dinamica dei fatti, dal luogo della sparatoria,dalla modalitàe da altre circostanze come ad esempio l'identità della persona che lo ha accompagnato in ospedale sui quali si cerca di fare chiarezza. Si aspetta che le sue condizioni migliorino per essere nuovamente sentito dagli agenti della polizia del commissariato di Gioia Tauro, diretti dal vice-questore Francesco Rattà e coordinati dal sostituto Antonio D'Amato. Nel frattempo sono emerse alcune incongruenze rispetto alla versione che lo stesso Nocera dopo essere stato accompagnato in ospedale a Polistena ha raccontato alla Polizia. La prima quella più macroscopica è legata al luogo della sparatoria. Nocera ha dichiarato che stava camminando a piedi lungo la via Nazionale Nord nei pressi dell'attuale presidio del nucleo anticrimine della Polizia, e che ad un certo punto si è sentito un bruciore alla gamba accorgendosi di essere stato attinto da un colpo di pistola. Versione questa che ha fatto scattare alcuni accertamenti della Polizia che sul posto indicato da Nocera non ha trovatonetracce disanguene bossoli esplosi. Segno questo che forse le cose sono andate in maniera diversa. Altro aspetto non secondario è legato al proiettile che lo avrebbe raggiunto. Si è accertato che il giovane è stato raggiunto alla coscia destra da alcune schegge di proiettile e non da un colpo di pistola. Ed anche in questo caso le ipotesi su come so- no diverse rispetto alla versione raccontata da Nocera. Ma c'è un terzo punto sul quale si concentrano l'attenzione della Polizia. Nocera ha raccontato che dopo essersi accorto di essere rimasto ferito ha fermato un passante facendosi accompagnare in ospedale. Questa persona, allo stato ignota, sembra essere sparita nel nulla. Nessuno, nemmeno il Nocera sa chi è e soprattutto perché dopo aver accompagnato presso il pronto soccorso di Polistena il ferito si è dileguato facendo perdere le sue tracce. Possibile che lo stesso Nocera non sapesse chi fosse? E poi perché non ha aspettato in ospedale per accertarsi delle condizioni del giovane che aveva soccorso? Ma ci sarebbe di più. Nocera, sembra, abbia dichiarato di aver lasciato la sua auto nei pressi del luogo dove è avvenuto il ferimento. Controlli della polizia Anche il Comune di Gioia Tauro ha dato il proprio assenso al patto dei sindaci Sostenibilità energetica e ambiente Via libera del consiglio comunale: «Ridurre del 20% le emissioni di gas serra» di ALESSANDRO TRIPODI GIOIA TAURO - Attraverso un comunicato diramato dal presidente del Consiglio comunale, Domenico Cento, si rende noto che anche Gioia Tauro sottoscrive il patto dei sindaci ed accoglie l'iniziativa lanciata dall'Unione Europea per la sostenibilità energetica ed ambientale entro il 2020. Il civico consesso, nella seduta di lunedì scorso, in seguito ad una partecipata discussione, ha votato all'unanimità un documento proposto dall'assessore all'Ambiente Domenico Savastano. «L'Amministrazione comunale è ora impegnata a lavorare per predisporre un piano d'azione vincolante - è scritto nella nota - con l'obiettivo di ridurre di almeno il 20% le emissioni di gas serra attraverso politiche locali che promuovano il ricorso alle energie rinnovabili e puntino al miglioramento dell'efficienza energetica nel territorio comunale tramite misure di risparmio e razionalizzazione dei consumi». Per l'intera Giunta, quello approvato in Consiglio è un documento importante che può concretamente aiutare l'amministrazione ad investire nelle politiche energetiche e a piani- ficare la sostenibilità ambientale della città. «Ci metteremo subito al lavoro hanno dichiarato Savastano e Cento - perché l'adesione del Comune non deve essere solo formale. Costituiremo un tavolo operativo con il coinvolgimento dei settori di competenza, ma anche della parte attiva della società civile della città - hanno continuato - per arrivare in breve tempo all'adozione del piano d'azione per l'energia sostenibile (Paes) e candidare Gioia Tauro nel contesto europeo agli eventuali finanziamenti che saranno destinati alle città che realizzano buone pratiche in A Palazzo Alemanni incontro con i sindaci di “Città degli Ulivi” Il futuro della sanità e piano di rilancio del porto: le rassicurazioni di Scopelliti di FRANCESCO PAPASIDERO CATANZARO - La tanto attesa riunione tra i sindaci della Piana e il governatore Scopelliti c'è stata. Alcuni dei primi cittadini, in rappresentanza dell'associazione “Città degli Ulivi”, come il presidente Zampogna, esindaci di Terranova Salvatore Foti, di San Pietro di Caridà Mario Masso ed il vicesindaco di Gioia Jacopo Rizzo, hanno quindi potuto discutere delle problematiche del territorio insieme al presidente della Giunta Regionale e agli assessori Mancini e Stillitani. Tanti i punti affrontati. In primis la sanità. Su questo Scopelliti è stato chiaro. «Il presidente Scopelliti - ha detto il sindaco di Scido e presidente di “Città degli Ulivi” Giuseppe Zampogna - è stato abbastanza disponibile ad aprire un confronto con il territorio della Piana di Gioia Tauro sulle problematiche che gli abbiamo sottoposto durante l'incontro». Anche in questo caso gli accertamenti della Polizia avrebbero dimostrato altro, nel senso che l'auto della vittima è stata trovata regolarmente chiusa in un luogo diverso da quello indicato da Nocera le cui condizioni di salute sono per fortuna buone. I sanitari del reparto di chirurgia vascolare dei Riuniti di Reggio Calabria dove era stato trasferito da Polistena perché si riteneva che potesse essere stata lesa l'arteria femorale hanno escluso questo rischio, per cui Nocera dopo i controlli è stato riportato nel nosocomio di Polistena. I misteri su come sono andati i fatti dovranno essere chiariti presto dallo stesso Nocera. Il giovane, imparentato con i Bellocco di Rosarno, è ufficialmente incensurato anche se in passato è stato indagato per reati contro il patrimonio. L’assessore Mancini e il governatore Scopelliti Due, ovviamente i punti critici su cui si è basata la discussione della rappresentanza di primi cittadini in questa trasferta catanzarese: il porto di Gioia Tauro e la sanità. «Per quello che riguarda il porto, Scopelliti ci ha detto di aver incontrato i vertici di Contship, e che sono in programma una serie di iniziative per il rilancio dello scalo. Per quel che riguarda la sanità, il presidente ha garantito il suo impegno per il rafforzamento dell'esistente. Per quel che riguarda la costruzione del nuovo complesso ospedaliero, Scopelliti ha ribadito come all'atto del suo insediamento si sia trovato davanti ad una decisione presa dai suoi predecessori, e che per lui, comunque, non è importante “dove” l'ospedale sarà costruito, ma che invece venga costruita una struttura degna di tale nome per poter dare risposte concrete ai cittadini». A Palazzo Alemanni la rappresentanza di primi cittadini ha anche parlato di trasporti, di ambiente e di urbanistica. «Abbiamo fatto presenti i problemi alla mancata copertura finanziaria del bando per la riqualificazione dei centri storici e le difficoltà che i comuni stanno ravvisando su questo tema». Alla fine, come proposto dal sindaco di Cinquefrondi Cascarano durante la riunione di lunedì scorso, Zampogna e gli altri sindaci presenti ieri a Catanzaro hanno invitato ufficialmente il presidente Scopelliti ad un incontro pubblico. Il primo “step” propedeutico per questo incontro sarà quello di stilare, durante la prossima riunione dei sindaci, una sorta di “memorandum” su cui scrivere i problemi del territorio pianigiano. Problemi ai quali il governatore si è detto pronto a dare risposte nell'incontro che lo stesso avrà con i sindaci della Piana di Gioia Tauro. tema di sostenibilità energetica e ambientale». Fra le possibili azioni candidabili nell'ambito del Paes sono compresi gli interventi per l'efficienza, il risparmio e il miglioramento energetico del patrimonio comunale, la pianificazione energetica dello sviluppo urbano del territorio, il miglioramento dell'efficienza energetica nel settore residenziale privato, la mobilità sostenibile e la promozione dell'uso di veicoli a basso impatto ambientale, la promozione delle fonti di energia rinnovabile nel territorio comunale e la crescita della cultura della sostenibilità ambientale nei cittadini. Rocco Camillò si consegna alla polizia Spaccio a Taurianova Finisce in manette anche il terzo pusher TAURIANOVA - Nel tardo pomeriggio mercoledì gli agenti dei Commissariati di Taurianova e Cittanova hanno tratto in arresto Rocco Camillò, 33 anni, natoa Polistenama residente a San Giorgio Morgeto. Camillò che era risultato irreperibile dal giorno precedente allorquando, personale della Squadra Mobile di ReggioCalabria direttadaRenato Cortese e del Commissariato di Taurianova, diretto dal vice-questore, Andrea Ludovico. operando sotto le direttive del questore di Reggio Calabria, Carmelo Casabona, aveva eseguito l'ordinanza di applicazione della misura cautelare, emessa dal gip del Tibunale di Palmi, Fulvio Accurso, su richiesta del sostituto procuratore di Palmi Antonio D'Amato, traendo in arresto: Agostino Pratticò di 29 anni e Francesco Giovinazzo di 26 anni. Camillò, accompagnato dal proprio legale di fiducia, si consegnava agli uomini del vice-questore, Andrea Ludo- vico. L'arrestato che vanta a proprio carico segnalazioni specifiche in materia di stupefacenti, al termine delle operazioni di Polizia Giudiziaria veniva accompagnato presso la sua abitazione per rimanervi in regime di arresti domiciliari. L'operazione. eseguita dalla Polizia di Stato aveva trovato origine da una serie di attività investigative, supportata da attività di natura tecnica nei confronti di numerosi soggetti originari di Taurianova, nonché di paesi limitrofi, sospettati di essere dediti all'illecito spaccio di sostanze stupefacenti. Gli agenti del Commissariato di Taurianova nel corso dei servizi di appostamento, pedinamento ed attività di osservazione, avevano conseguito risultati positivi nei confronti dialcunidegli indagatiiquali erano stati trovati in possesso di sostanza stupefacente (del tipo cocaina e marijuana) detenuta ai fini dello spaccio. m. a. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Piana Venerdì 11 novembre 2011 Dopo i proiettili sparati contro due negozi, nella notte sono state bruciate due automobili Racket, summit in prefettura Magistrati e forze dell’ordine si confrontano sull’emergenza intimidazioni di ANTONIO MORCAVALLO ANCORA atti intimidatori in città. Dopo i colpi di pistola esplosi contro le vetrate di due attività commerciali nei gironi scorsi, nella passata notte sono stati registrati due incendi dolosi. In fiamme sono andate due autovetture. In entrambi i casi le automobili sono state cosparse di liquido infiammabile e poi bruciate. Atti che fanno crescere l’allarme criminalità in città. Con l’ipotesi investigativa principale seguita dalle forze dell’ordine che porta sulla pista di una nuova ondata di estorsioni. Ipotesi sulla quale lavora la Squadra Mobile della Questura, da dopo gli spari contro i negozi (Charter e il bar New Continental). Per quella che potrebbe divenire anche una vera e propria emergenza, per fronteggiare la quale è stata decisa una riunione urgente in prefettura. Per quanto riguarda le due automobili bruciate, invece, al momento, l’unica certezza sembra essere quella dell’atto doloso. La prima vettura, una Fiat Panda, è stata incendiata la scorsa notte, intorno alle 22 su via Popilia. L’auto era regolarmente parcheggiata sotto casa del proprietario, un uomo di 48 anni. Appena scoppiato l’incendio un passante ha lanciato l’allarme. Sul posto sono accorse le pattuglie della Squadra Volante e una squadra del Comando provinciale dei Vigili del fuoco. Al termine delle operazioni di spegnimento, gli agenti di polizia, coordinati dal vicequestore Pietro Gerace, hanno provveduto ai rilievi del caso. Vicino l’automobile è stata rinvenuta una bottiglia di plastica con dentro della benzina. Chiaro il messaggio. Il proprietario dell’auto, sentito dalle forze dell’ordine, non ha riferito di minacce o di richieste estorsive. Il secondo rogo doloso che nella passata notte ha mandato in fumo un’auto si è registrato nei pressi di via Romualdo Montagna, nell’area dell’ex Cartiera di Bilotti. Anche in questo caso è stata data alle fiamme una Fiat Panda. L’incendio, definito doloso dalla verifica dei Vigili del fuoco, è stato appiccato intorno alle 2,30. In questo caso, potrebbe esserci un movente, però. Infatti, il proprietario del mezzo ha riferito agli agenti della Squadra Volante che sono intervenuti insieme ai pompieri, di aver avuto una discussione con alcuni ragazzi. Questo poco prima dell’incendio. L’uomo avrebbe ripreso i giovani che avevo abbandonato dell’immondizia proprio vicino alla Auto della polizia propria automobile. Poi il rientro in casa e, a distanza di pochi minuti, l’incendio. Sul posto è intervenuta anche la Polizia Scientifica per i rilievi. Intanto oggi, alle 11, in prefettura si terrà un vertice per quello che sembra essere diventato una vera emergenza, ovvero il racket delle estorsioni. Al summit con il prefetto Cannizzaro prenderanno parte il questore Anzalone, il comandante provinciale dell’Arma, Ferace, il procuratore capo di Cosenza, Dario Granieri, alcuni magistrati della Procura bruzia, oltre ai vertici della altre forze dell’ordine. Sul piatto eventuali contromisure da assumere per mettere un freno al nuovo dilagare di atti intimidatori e, soprattutto, a quel racket del pizzo che ci sta dietro. L’incidente intorno alle 11,30 nel tratto rendese. Ferite lievi per una donna Circolazione in tilt sulla Ss107 Uno scontro tra due automobili blocca per un’ora la Silana-Crotonese UNO SCONTRO fortuito tra due auto, ieri intorno alle 11,30 ha bloccato il traffico sulla Ss107. L’incidente, per fortuna con un solo ferito lieve (una donna), si è verificato nel tratto della SilanaCrotonese del comune di Rende, nella zona di Piano Monello. Immediato l’allarme lanciato da un automobilista che ha allertato il 118. Sul luogo dell’incidente sono intervenute le forze dell’ordine e una ambulanza. Prestate le cure alla donna rimasta ferita, che si trovava alla guida di una Fiat Punto, gli agenti della Polizia Stradale e una squadra di addetti dell’Anas hanno provveduto alla rimozione dei mezzi. Le automobili coinvolte nel sinistro si erano messe di traverso sulla carreggiata, bloccando di fatto la circolazione stradale. Le operazioni per liberare la Ss 107 hanno richiesto circa un ora. E sulla frequentata arteria che attraversa Rende e Cosenza si sono create delle lunghe code sia in direzione Paola che in direzione Sila. La circolazione sulla Ss 107 è tornata regolare intorno a mezzogiorno. a.mor. I soccorsi sul luogo dell’incidente Il Sap davanti alla Stradale se la prende con il dirigente Provenzano Due proteste dei poliziotti L’Ugl polizia penitenziaria chiede il rispetto del sindacato DOPO la protesta unitaria di tutti i sindacati di Polizia, vigili del fuoco e Forestali, contro i tagli del Governo, ieri gli uomini in divisa sono tornati in strada per far sentire la propria voce. E il proprio disagio. Un presidio dell’Ugl Polizia penitenziaria ha affollato ieri il marciapiedi davanti il carcere di Cosenza. Il Sap, invece, ha manifestato davanti alla sede della Polizia Stradale a via Popilia. Una doppia protesta che ha portato in piazza la particolare situazione che vivono anche le forze dell’ordine e che, come detto, nelle passate settimane aveva portato i sindacati di Polizia a chiedere un obolo ai cittadini per poter fare il pieno alla automobili di servizio. Con il presidio dell’Ugl davanti al carcere “Cosmai” di Cosenza, i sindacalisti dela Penitenziaria hanno manifestato la volontà di ripristinate corrette relazioni sindacali. La Segreteria Regionale Ugl Polizia Penitenziaria, ha riscontrato, come è scritto nel volantino diffuso ieri, «un sostanziale attacco alle libertà sindacali dell'Ugl». «L'occasione è utile - si legge ancora nel documento distribuito agli automobilisti di passaggio - per evidenziare lo stato di abbandono in cui ver- sa il personale della Calabria». Presente in strada anche il segretario nazionale aggiunto Tonino Mancini, che ha voluto manifestare la vicinanza al personale penitenziario che operanella casacircondariale di Cosenza. In particolare, è stato sottolineato dallo stesso Mancini, vicinanza «per i gravissimi fatti di cui è stato vittima il Segretario regionale dell'Ugl Polizia penitenziaria, Andrea Di Mattia, prima oggetto di minacce a mezzo lettera anonima assieme al Vice Segretario Regionale Carlo D'Angelo, poi destinatario di reiterati rilievi disciplinari unitamente ad altri dirigenti sindacali in servizio in diverse sedi della regione Calabria». Insieme ai sindacalisti calabresi, presente a manifestare in strada, con tanto di striscione, anche una delegazione proveniente dalla Puglia. La seconda protesta “in divisa” si è consumata davanti alla sede di via Popilia della Stradale. In campo per la difesa dei propri colleghi è sceso il Sindacato autonomo di Polizia (Sap). Il sindacato, è stato spiegato durante la manifestazione di protesta, «stigmatizza il comportamento del dirigente della Sezione di Polizia Stradale di Cosenza». Il riferimento è a Provenzano, come recitano i manifesti affissi sul luogo della protesta. «Nei trascorsi tre anni di sua gestione di un ufficio così importante - spiega la segreteria provinciale del Sap - numeroso personale da lui diretto, ha preferito produrre domanda di trasferimento per altri posti di Polizia della provincia (cosa mai successa in passato). In tale periodo sono stati aperti molti contenziosi a frontedei quali assume particolare gravità lo stato “narcotizzante” del Dipartimento, il quale, nonostante le conferme avute da diverse ispezioni ministeriali, non ha provveduto al momento alla soluzione della crisi, anche a cospetto di un trend di risultati negativi per l’anno 2010». Il Sap, inoltre, dice che la vita dei propri iscritti viene talmente condizionata, da poterla «definire mobbizzata». «Le continue violazioni dell’accordo nazionale quadro - sostiene ancora il Sap - hanno determinato sia questa organizzazione sindacale che le altre a non sottoscrivere gli accordi decentrati, e solo ora, dopo le proteste, probabilmente si potrà raggiungere una intesa con la dirigenza del Compartimento Polizia Stradale Calabria, che dovrà escludere per il futuro indebite articolazioni lavorative prodotte dalla dirigenza di Sezione a scapito dei colleghi». a. mor. L’Ugl davanti al carcere e, sotto il Sap a via Popilia E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Cosenza 21 Venerdì 11 novembre 2011 E' TERMINATA ieri, davanti alla Corte d’assise d’appello di Catanzaro, la lunghissima requisitoria del sostituto procuratore generale Eugenio Facciolla nell’ambito del processo di secondo grado per 47 imputati coinvolti nella maxi operazione antimafia denominata «Missing». L’inchiesta, condotta dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro e dal Ros dei carabinieri, puntò a fare luce su due sanguinose guerre di mafia combattute sul territorio cosentino tra gli anni '70 e '90, con la ricostruzione, tra l’altro, di decine di omicidi di 'ndrangheta. Una lunga scia di sangue versato fra Cosenza e il suo hinterland nell’ambito del contrasto fra i gruppi criminali cosentini. Fu Venerdì 11 novembre 2011 Nella lunga esposizione descritti tutti gli omicidi della guerra di mafia Missing, finita la requisitoria Il pg Facciolla depositerà per iscritto le richieste di pena una guerra terribile, che lasciò sulle strade decine di morti, fra cui anche il direttore del carcere di Cosenza, Sergio Cosmai, freddato mentre a bordo della sua Fiat 500 stava andando a prendere la figlioletta all’uscita di scuola. Fu una guerra senza esclusione di colpi, durante la quale l’ordine dei boss era quello di eliminare quante più persone possibili del clan rivale. A Cosenza per tutti gli Tra i delitti eccellenti quello di Cosmai anni ‘80 si è vissuto una specie di coprifuoco perchè gli esponenti dei gruppi giravano sempre armati pronti a sparare alla vista di un picciotto rivale. Per essere uccisi bastava poco, anche il semplice sospetto di essere uno “specchietto” cioè uno che monitorava spostamenti e abitudini per organizzare gli agguati. Sono morti anche dei bambini, in questa vicenda, come il piccolo Pasqualino Perri ucciso mentre era a cena col padre (vero obiettivo dell’agguato) o Francesco Bruni jr. Ragazzi di quartiere sono sta- ti sequestrati, uccisi e dati alle fiamme nelle loro auto. E proprio alle storie dei diversi delitti, inquadrandoli nel contesto della faida per la supremazia sul territorio, si è dedicato il pg nella sua discussione durata diverse udienze e conclusasi ieri mattina, prima del rinvio del processo alla data del 16 novembre, quando Facciolla presenterà per iscritto le proprie singole richieste nei confronti dei vari imputati. A quel punto avranno inizio le arringhe dei numerosi difensori impegna- ti, che oggi hanno avanzato una richiesta di riapertura del dibattimento sulla quale i giudici (presidente Palma Talerico, consigliere Marco Petrini), si sono riservati di decidere. Il processo di primo grado per i 47 imputati si concluse, il 17 maggio 2010 davanti alla Corte d’assise di Cosenza, con quattro condanne all’ergastolo, quelle di Romeo Calvano, Gianfranco Ruà, Pasquale Pranno e Franco Perna, altre 32 condanne a pene comprese tra i 12 ed i 29 anni di reclusione, e 11 assoluzioni, tra cui quella del boss reggino Pasquale Condello, detto «il supremo». Fra i condannati anche i collaboratori di giustizia che hanno dato un consistente contributo alle indagini. Tutti gli imputati che sono stati ritenuti colpevoli, sono stati condannati anche al risarcimento danni, da liquidare in sede civile, nei confronti delle parti civili che si sono costituite nei loro confronti ossia i familiari di Cosmai, Luce, Amendola, Mosciaro, Gigliotti e Osso, i Comuni di Cosenza, Rende, Amantea, Scalea, Paola e San Lucido, la Regione Calabria e la Provincia di Cosenza. Un semplice sospetto bastava per essere uccisi La difesa dice che i rapporti erano consensuali, tutto si gioca sulla capacità d’intendere della vittima «Gli orchi vanno condannati» Il pm chiede circa 20 anni di carcere per il gruppo che abusò di un disabile Un vero e proprio giocattolo sessuale, da utilizzare a proprio piacimento e poi magari mandare via. La terribile storia di cui è protagonista un ragazzo di 27 anni, con disagi psichici, sta per conoscere un suo primo epilogo. Ieri infatti c’è stata la richiesta pene delpmAntonello BrunoTridicoperle dieci persone che hanno scelto il rito abbreviato. Altri tre protagonisti di questa vicenda, maturata in un contesto di incredibile degrado sociale, hanno scelto invece il rito ordinario. Tutti sono accusati di violenza sessuale, anche di gruppo, aggravata da pratiche particolarmente violente. Abbiamo a che fare, ha ricordò il gip Marletta nella sua ordinanza, con rapporti anali, orali e sadomaso. Gli attuali indagati avrebbero utilizzato a loro piacimento Antonio, costretto a partecipare ai loro giochi erotici sia passivamente che attivamente. I luoghi sono i più disparati: dal chiosco per le fototessere alla palestra di via Milelli, passando per i casolari abbandonati della periferia. Un rapporto sessuale si sarebbe consumato anche all'interno di una roulotte, con un letto e le tende ai finestrini ha ricordato Antonio (il nome è di fantasia) ai carabinieri. Tale roulotte si trovava in via Popilia, nei pressi di uno sfasciacarrozze. Lì il giovane sarebbe stato costretto dal suo violentatore (che si fa- Uno degli indagati mentre ha un malore sulle scale della caserma dell’Arma ceva chiamare “Pinuzzo”) ad essere protagonista sia attivo che passivo di quell'abuso. E in un'occasione Pinuzzo, ex usciere del Comune di Cosenza, che aveva conosciuto tre anni prima in una pizzeria alle porte del centro storico, gli diede 20 euro a rapporto consumato; in un'altra, invece, pretese da Antonio la stessa cifra per comprare per sè una catenina d'oro. Dicendogli che era una cosa normale, uno degli indagati avrebbe portato Antonio a fare sesso in una casa abbandonata vicino all'Aci in via Popilia e anche alla palestra aperta della scuola di via Milelli. Le pene richieste sono state di quattro anni di reclusione per Giuseppe Santoro, 55 anni, a cui il pm ha contestato la scarsa collaborazione e pure la particolare violenza di alcune pratiche sadomaso messe in atto nei confronti della vittima. Treanni sono stati invece richiesti perMassimo Lo Monaco, 39 anni, e Ferdinando Mele, 55, cui è contestata solo la violenza semplice e non di gruppo. 3 anni e 4 mesi per Pasquale Andali, 51, Giuseppe Per la morte di una donna, deceduta dopo essere stata dimessa Prosciolti 3 medici dell’ospedale PROSCIOLTI perchè il fatto non sussiste. Questa la decisione del gip Branda, in duienza preliminare, in ordine a tre medici dell’Annunziata di Cosenza. Gli imputati erano Francesco Crocco, 54 anni, Stefano Fucile, 49 anni e Donato Fornaro, 52 anni che operano al Pronto Soccorso e al reparto di Otorino dell’ospedale civile di Cosenza. I tre erano accusati di omicidio colposo per la morte di una donna, Giovanna Cardamone, 62 anni all’epoca dei fatti, che era stata ricoverata d'urgenza per dei forti dolori alla testa. Il sospetto è che le condizioni della donna siano state sottovalutate dai medici, che l'avevano visitata, dimettendola, tre giorni prima del decesso. La signora Cardamome, accompagnata da un'amica, si era recata, intorno alle 13, al Pronto soccorso dell'ospedale dell'Annunziata lamentando un forte mal di testa e una fastidiosa sensazione di vomito. La donna è stata quinti inviata al reparto di Otorino-laringoiatria, dove le è stata prescritta una terapia rino-farmacologica, pare un semplice trattamento con lo spray. Quindi il ritorno al Pronto soccorso, dove è stato mostrato ai sanitari l'esito della visita specialistica. La signora è stata così dimessa, senza essere sottoposta - questa la lagnanza dei familiari - ad ulteriori esami radiologici o tac. Sulla vicenda il pm Salvatore Di Maio aveva avanzato richiesta di archiviazione anche sulla base delle perizie tecniche che avevano accertato un qualche nesso di casualità fra la condotta posta in essere dai medici e il decesso. L’archiviazione, però, era stata chiesta alla luce della sentenza Franzese della Corte di Cassazione in base alla quale per accertare le responsabilità professionali ci deve essere un alto grado di probabilità che con una condotta esemplare dei sanitari il paziente possa sopravvivere. Nel caso in questione non era così certo, almeno stando alle perizie, che la donna sarebbe sopravvissuta comunque. Da qui la richiesta di archiviazione perchè il fatto non costituisce reato. Il gip Di Ledda, però, nel luglio del 2011 aveva rigettato la richiesta del pm , invitandolo a formulare l’imputazione. Da qui la richiesta di rinvio a giudizio e l’udienza preliminare di ieri. La difesa degli imputati, composta dagli avvocati Franz Caruso, Pierluigi Pugliese e Sergio Sangiovanni, hanno contestato le perizie dei consulenti del pm ed hanno insistito sull’insussistenza del fatto. Di più. Hanno prodotto delle perizie difensive che hanno smontato quelle dell’accusa. In più avevano eccepito la nullità della consulenza perchè quando è stato disposto l’esame autoptico sulla donna (aprile 2010) l’esame non era stato notificato alll’imputato ed essendo l’accertamento irripetibile è da considerarsi nullo. Il gup ha accolto le tesi difensive prosciogliendo di medici perchè il fatto non sussiste. Pugliese, 49, Antonio Donvito, 35 CosimoPastorella, 46,VincenzoGagliano, 59. E’ stata stralciata invece la posizione di Aldo De Rose, 56 anni, per un impedimento professionale del suo avvocato Paolo Pisani. Un ultimo imputato, Antonio Santoro, 66 anni, aveva chiestoil ritoabbreviatocondizionato alla presentazione di ulteriori elementi di prova. La documentazione presentata dai suoi avvocati è stata però giudicata dal gip Salvatore Carpino irrilevante ai fini della vicenda. La posizione dell’imputato quindi sarà definita nel corso del processo ordinario. Ovviamente tutto il processo di gioca sulla capacità della vittima di esprimere un valido consenso. I vari atti sessuali sono stati riconosciuti dagli indagati, i quali hanno affermato che la vittima era pienamente consensiente. Vi sono però le perizie effettuate, tre in tutto, che affermano che Antonio ha ritardi psichici e soprattutto non riesce a dire di no. Il processo riprenderà il prossimo 22 novembre, quando il nutrito collegio difensivo (avvocati Matteo Cristiani, Amalia Falcone, Giuliana Ricioppo, Luigi Bonofiglio, Angelo Nicotera, Paolo Pisani, Giuseppe Lanzino, Pasquale Vaccaro e Dario Scrivano) proveranno a smontare le tesi del pm Tridico. Udienza rinviata al 24 per l’ammissione agli atti Abusi alle allieve di pianola Scontro sulle prove E’ STATA una udienza molto difficile quella relativa a Salvatore De Marco, tutta incentrata sulla ammissione delle prove. De Marco, 34 anni di Belsito, è un professore di musica accusato di aver abusato sessualmente di due sue giovani allieve, entrambi minorenni. L’uomoè difesodagliavvocati Maurizio Nucci e Gabriele Volpe, del foro di Cosenza che hanno svolto indagini difensive eieri hanno portatoin aula diversi Dvd. In questi sono stati filmati le persone sentite per la difesa, è stata filmata anche la riproduzione di una lezione tenuta dal maestro e una planimetria dell’appartamento. I Dvd sono stati tutti periziati per evitare manipolazioni dei filmati. Nello specifico la difesa aveva sentito 54 testimoni. I filmati si sono concentrati sui luoghi della presunta violenza sessuale, ossia le stanze dell'ex delegazione municipaledi Grimaldi, dove il professore teneva le sue lezioni private di musica. La parte civile, rappresentata da Amelia Ferrari e da Marina Pasqua per il centro Lanzino che si è costituito parte civile già in udienza preliminare, ha prodotto anch’essa diverso materiale probatorio, compreso alcune certificazioni mediche sullo stato di salute della minore che dall’epoca dei fatti sarebbe rimasta profondamente segnata. Lo scontro tecnico in aula è stato molto acceso. Alla fine il giudice ha deciso di rinviare ad un’udienza interlocutoria, fissata il prossimo 24 novembre in cui si deciderà quali prove ammettere agli atti. I fatti contestati spaziano dal settembredel2008 almaggiodel 2009, quando cioè la prima presunta vittima (T. A.) si è confidata con la madre, raccontandole delle violenze. La quattordicenne parlò di palpeggiamenti e strofinamenti. Raccontò anche di essere stata portata in una stanza, dove sarebbe stata sottoposta ad altri abusi ben più pesanti. BREVI TRUFFA Operazione costo zero DOPO anni è iniziato ieri il processo scaturito dall’operazione “Costo zero” che vede alla sbarra una presunta associazione dedita alla commissione di diverse truffe ai danni di esercizi commerciali e finanziarie, per l’acquisto di beni di consumo. Durante una perquisizione a casa di due degli imputati furono rinvenute tutta una serie di finti documenti, di computer e altro materiale che permetteva la compilazione di falsi documenti per accedere alle finanziarie e quindi acquistare dei beni. Gli imputati sono Francesco Cozza, 45 anni; Patrizia Mandarino, 42; Simona Mandarino34 e Giampiero Castiglia, 39. Tutti, difesi dagli avvocati Giuseppe Malvasi, Marco Amantea e Giovanni Cadavero, sono accusati di truffa aggravata. TELESIS Torna il libertà Fabio Foggetti IL TDL di Catanzaro ha disposto ieri la scarcerazione di Fabio Foggetti, 24 anni, implicato nell’operazione Telesis che puntava a sgominare il presunto clan Bruni. Era accusato di associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di droga e lesioni personali. Nel luglio scorso la Cassazione ha decretato l’annullamento della presunta associazione ritenendo che non sussistono gli elementi che provano la presenza di una organizzazione stabile. Ieri la scarcerazione del ragazzo da parte del Riesame, difeso dagli avvocati Marcello Manna e Gaetano Morrone E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro 22 Cosenza Corigliano. L’uomo denunciato da sette connazionali “reclutati” con la promessa di un lavoro stabile Stroncato mercato delle braccia Lotta al caporalato: la Guardia di Finanza arresta un rumeno di 35 anni di MATTEO LAURIA CORIGLIANO - È lotta al caporalato a Schiavonea. Le manette ai polsi scattano per un rumeno 35enne, residente nel borgo marinaro, abitualmente a bordo sin dalle prime ore dell’alba di un furgone per il trasporto nei campi di braccianti agricoli, spesso connazionali. Ad operare i militari della tenenza della guardia di Finanza di Corigliano, dopo una denuncia presentata da sette cittadini rumeni che ha consentito di stroncare un mercato di “braccia” messo in piedi dal 35enne. I meccanismi di adescamento sono i soliti: la lusinga di un futuro migliore per i sette malcapitati direttamente nel loro paese di origine. Poi la promessa di un impiego quali braccianti alle dipendenze di una non meglio specificata azienda agricola operante a Sibari, dietro pagamento di regolare salario. Una volta giunti in Italia i sette rumeni, cinque uomini e due donne, sono stati avviati al lavoro nei campi direttamente alle dipendenze del connazionale che li ha reclutati. Dopo circa una settimana di lavoro il “caporale”, contando sul fatto che i sette erano alloggiati in un locale di fortuna ed erano privi di mezzi di sussistenza, La Guardia di Finanza di Corigliano ha iniziato a corrispondere loro un salario molto inferiore a quello pattuito, dichiarando che la differenza serviva a coprire le spese di viaggio. Non contento di ciò, trattiene i loro passaporti pretendendo, per la restituzione, la somma di duecento euro a testa. Dopo avere ricevuto le denunce le Fiamme gialle, in stretto coordinamento con la procura della repubblica del Tribunale di Rossano, programmano un incontro tra il potenziale estortore e le sue vittime che avreb- Cassano. In appello rigettata l’estradizione bero accettato di "riscattare" i rispettivi passaporti. Incontro che avverrà presso il Quadrato Compagna di Schiavonea, alla presenza dei finanzieri poco distanti. A trattativa conclusa i finanziari intervengono bloccando il presunto caporale. Colto in flagranza, è stato tratto in arresto con l’accusa di estorsione e successivamente rimesso in libertà. I sette rumeni, a causa delle loro precarie condizioni economiche sono stati avviati presso la Caritas di Corigliano per la necessaria assistenza. L’azione portata a termine dalle fiamme gialle di Corigliano rientra nell’opera di prevenzione in un settore ad alta valenza sociale e si inquadra in un piu’ ampio dispositivo di contrasto a quelle forme di sfruttamento della manodopera e di lavoro nero che rappresentano una delle fondamentali missioni di polizia economica e finanziaria che il corpo persegue a tutela dell’economia legale. Lo spaccato che esce fuori si conferma inquietante: il salario equivale ad un euro a cassetta, e tutto questo attraverso l’intermediazione di sfruttatori di professione. I documenti di identità intanto sono stati sequestri e restituiti ai legittimi titolari. Corigliano Corigliano. La Guardia costiera ha accertato scarichi nel torrente Sigilli a un depuratore di LUCA LATELLA CORIGLIANO – Posti i sigilli al depuratore di Villaggio Frassa. Nei giorni scorsi, a seguito di alcuni controlli in materia di tutela dell’ambiente costiero e marino, la Guardia Costiera ha sottoposto a sequestrato penale il depuratore. Gli uomini appartenenti alla Capitaneria di porto di Corigliano hanno sottoposto a sequestro penale preventivo, in esecuzione di un provvedimento del Tribunale di Rossano, l’impianto di depurazione comunale sito in località Villaggio Frassa. Dopo aver effettuato delle verifiche tecniche svolte dai militari della Guardia Costiera, in collaborazione con i tecnici dell’Agenzia Regionale per l’Ambiente, è stato accertato che l’impianto effettuava scarichi di reflui nel torrente Leccalardo, affluente del torrente Malfrancato, con concentrazioni superiori ai limiti previsti dalla normativa in vigore. I responsabili sono stati segnalati all’Autorità giudiziaria per la violazione delle norme del Codice penale in materia di ambiente e tutela delle bellezze naturali. Gli inconvenienti riscontrati dai militari della Guardia costiera e dai tecnici dell’Arpacal verranno eliminati dalla ditta che ha in gestione l’impianto. Continua, quindi, costante, l’attività di vigilanza degli uomini della Capitaneria di porto di Corigliano agli ordini del Capitano Antonio D’Amore, per la salvaguardia dell’ambiente marino e costiero. Così come prosegue, anche nel Compartimento marittimo di Corigliano, in sinto- Corigliano Diritti Civili «Affidare Alexandrina ai servizi sociali» Il centro I Montera d’eccellenza dal presidente chiuderà del Consiglio il 25 novembre Talarico schiava l’estradizione e tre di FRANCESCO MOLLO anni di carcere nel suo Paese. CASSANO - Il leader del Mo- Dopo l’arresto è rimasta nel vimento Diritti Civili, Fran- carcere di Castrovillari sino co Corbelli, rivolge un appel- al 31 maggio scorso, quando lo aigiudici della Cortedi Ap- dagli stessigiudici dellaCorpello di Catanzaro per chie- te di Appello è stata respinta dergli di concedere l’affida- la richiesta di estradizione mento ai servizi alla venti- avanzata dalla procura gequattrenne rumena Alexan- nerale e le sono stati concessi drina Natalina Lacatus, ar- gli arresti domiciliari in Carestata martedì 26 aprile labria. La Corte di Appello di 2011 dai carabinieri di Cori- Catanzaro con due diversi gliano in esecuzione di un pronunciamenti ha rigettamandato di cattura emesso to la richiesta di estradizione, ha conferdai magistrati mato gli arredel suo Paese sti domiciliari per omicidio alla ragazza, colposo in redifesa dagli lazione alla avvocati Branmorte dei suoi di Cordasco tre figlioletti, Salmena e LuDiana, Sebacente. Ora, terstian e Nicominato il peletta, di tre, riodo di prova due e un anno, con gli psicoavvenuta, in logi e l’assiRomania, il 28 Alexandrina Lacatus stente sociale, dicembre 2008. I piccoli –lo ricordiamo Alexandrina vive a Sibari; da –hannoperso lavitadurante sola, dopo che il marito, un un incendio sviluppatosi per giovane marocchino, per lacause accidentali mentre la voro è emigrato al Nord. È in giovanissima mamma era attesa dell’affidamento per uscita per andare a comprare ritornare completamente lidel pane, lasciando i suoi tre bera. Ma il provvedimento figlioletti a letto, a dormire, e tarda ad arrivare. «Oggi (ieri, ndr) –racconta con il caminetto acceso per riscaldare la stanzetta, in quel Corbelli - la ragazza mi ha tefreddissimo pomeriggio lefonato per chiedermi di d’inverno. Al suo ritorno ave- aiutarla in questa ultima batva trovato l’abitazione invasa taglia, vorrebbe l’affidamendal fuoco, aveva rotto il vetro, to e la libertà di potersi trasfesi era buttata con coraggio rire a Reggio Calabria, dove nelle fiamme, per tentare di vivono due zii, per poter lavosalvare i suoi tre figli. Pur- rare. Chiedo ai giudici un ultimo atto umanitario: la controppo non ce l’aveva fatta. Mentre si trovava in Italia, cessione dell’affidamento ai dove era arrivata raggiun- servizi; l’atto finale di una gendo una zia, per cercare di bellissima pagina di giustidistrarsi e ricominciare a vi- zia giusta e di grande umanivere, è stata arrestata e ri- tà». CORIGLIANO – Dal prossimo 25 novembre, il Centro di Eccellenza di via Machiavelli allo scalo, chiuderà i battenti. In una lettera inviata ai commissari prefettizi, Antonio Gioiello, presidente dell’associazione Mondiversi che gestisce la struttura, ha comunicato l’intenzione di sospenderne le attività. Gioiello, dunque, ha annunciato la volontà di sospendere ogni attività esterna relativa ai servizi ed alle sale del Centro di Eccellenza dal 25 novembre «in mancanza di un riscontro formale» già da temporichiesto agli alla stessa commissione straordinaria. «Sono mesi che aspettiamo una risposta – aveva detto il presidente Gioiello agli inizi di novembre – essendo in scadenza la convenzione di gestione». Ora le preoccupazioni sono divenute una realtà. Nella missiva inviata all’Ariella, il presidente di Mondiversi precisa diaver rifiutato tutte le prenotazioni sull’utilizzo della sala convegni da quella data. Da quando è stato inaugurato nel 2008, il Centro di Eccellenza ha dato “sfogo” alle tantissime iniziative culturali, politiche, ai dibattiti ed agli incontri pubblici della città di Corigliano. Uno dei pochissimi spazi, dunque, divenuto nel tempo una vera e propria “agorà” sociale. Per questi motivi, anche il portavoce del Forum del Terzo Settore, Angelo Gallo, ha dato notizia di aver richiesto ai commissari straordinari, un incontro “urgente” con l’obiettivo di individuare una soluzione. l. l. CORIGLIANO – I coniugi Montera, genitori della piccola Giulia, mercoledì scorso hanno incontrato il presidente del Consiglio regionale, Francesco Talarico a Palazzo Campanella a Reggio Calabria. Nei giorni precedenti, la famiglia Montera aveva contattato la struttura del presidente dellamassima assiseregionale per richiedere un incontro con lo scopo di informare sui problemi di salute che affliggono la bambina. Gabriele Montera ha rammentato, nel corso di un appuntamento cordiale, che in qualità di presidente dell’associazione “Una lottaper la vita” proseguirà nelle battaglie contro i casi di malasanità mentre la signora Maria non ha risparmiato lamentele nei confronti della sanità coriglianese. Montera ha anche invitato il presidente del Consiglio regionale a sposare l’iniziativa in programma il prossimo 3 dicembre, organizzata per raccogliere fondi necessari alle cure ed ai “viaggi della speranza”. A proposito di sanità, i genitori della piccola Giulia hanno invitato ad innalzare la qualità dell’offerta sanitaria, piuttosto che chiudere o spostare i vari reparti ospedalieri della zona. A Talarico hanno fatto notare anche «l’assenza di strutture riabilitative idonee, in Calabria, a praticare riabilitazione motoria, respiratoria e di neurovisione». A conclusione dell’incontro avvenuto è giunta anche la notizia secondo la quale, nei prossimi giorni, la trasmissione della Rai “Telecamere salute”si occuperà del caso. l. l. Sigilli all’ingresso dell’impianto nia con le direttive della Direzione marittima di Reggio Calabria, l’aggiornamento del documento programmatico della zona marittima, attraverso l’analisi del territorio, l’individuazione delle criticità e la definizione delle misure più idonee a garantire la sicurezza marittima intesa in senso globale. «La tutela dell’ambiente costituisce, fanno sapere dalla Guardia Costiera, è aspetto preminente dell’attività svolta lungo i litorali e la “task-force” composta da Capitanerie di porto, Arpacal e Regione Calabria – Dipartimento ambiente, ha ormai assunto un ruolo strategico nel controllo ambientale e nella prevenzione di abusi che possano danneggiare la qualità del mare». TRIBUNALE DI ROSSANO UFFICIO ESECUZIONI IMMOBILIARI Dr. Vincenzo Quaranta Il Giudice dell’Esecuzione, nella procedura esecutiva immobiliare iscritta al n. 24/2004 R.G.E. (omissis) DISPONE la Vendita Senza Incanto dei seguenti beni, per il giorno 15.12.2011 alle ore 10:30 dinanzi a sé nella sala delle udienze civili di questo Tribunale: Lotto Unico: Fabbricato ad uso commerciale/artigianale sito in Corigliano Calabro (CS) alla località “Santa Lucia”, composto da un piano terra, da un piano seminterrato, e da lastrico solare. Il tutto per una superficie di mq. 1000. Tali unità insistono su una maggiore area comprensiva di corte recintata con muretto e sovrastante ringhiera, confinante con strada comunale Santa Lucia ed altre proprietà. Vi è concessione edilizia n. 36 del 1979, ma l’attuale stato dei luoghi non è conforme al progetto approvato, e le difformità non sono sanabili per come risulta dalla relazione peritale integrativa. E’ riportato in catasto al foglio 75 particella: 20 sub 1 piano terra, 20 sub 2 lastrico solare, e 20 sub 3 seminativo ZC. 2, categoria C/2 e cl.9 Prezzo base Euro 513.335,00. Scadenza presentazione offerte: ore 12:00 del 14.12.2011 Copia dell’ordinanza di vendita nonché della consulenza tecnica sono pubblicate sul sito internet www.tribunalerossano.astegiudiziarie.it Ogni altra informazione potrà essere richiesta alla Cancelleria Esecuzioni del Tribunale di Rossano ( tel. 0983 519206), presso cui sarà possibile visionare la relazione peritale di stima; Gli interessati alla visione dell’immobile e all’acquisizione di ogni notizia utile all’acquisto potranno contattare il Dr. Carlo Plastina - Custode Giudiziario - (tel. 0983 889582) mentre per informazioni di tipo tecnico potranno contattare direttamente il CTU che ha redatto la perizia, i cui recapiti potranno essere acquisiti presso la cancelleria esecuzioni del Tribunale. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Cosenza 39 Corigliano e costa jonica Venerdì 11 novembre 2011 Il corpo di Antonio Aloi venne ritrovato semicarbonizzato in un casolare a settembre 2010 Operaio ucciso, «difesa violata» Si apre con un’eccezione il procedimento a carico di Alfredo Trapasso la strada provinciale che conduce a Soveria Simeri, dove tra l'altro si stava svolgendo la festa patronale, avevano notato le fiamme che fuoriuscivano dall'immobile in disuso. Drammatica la scena che si presentò agli occhi dei vigili del fuoco del distaccamento di Sellia Marina, giunti in contrada Petrara, località Merano: sicuri che si trattasse di un incendio magari appiccato per far pulizia di sterpaglie, si erano imbattuti in una scena raccapricciante: il corpo senza vita del giovane Aloi, era ancora coperto da alcuni giornali inzuppati da liquido infiammabile cosparso. I rilievi effettuati dai militari del Reparto investigazioni scientifiche permisero di fornire una prima ricostruzione dei fatti. Aloi di TERESA ALOI SI È APERTO con un'eccezione sollevata dalla difesa davanti alla Corte d'assise presieduta da Giuseppe Nei (a latere Domenico Commodaro) - eccezione rigettata - il processo a carico di Alfredo Trapasso, catanzarese di 31 anni, accusato di avere ucciso Antonio Aloi, l'uomo di 39 anni trovato la sera del 16 settembre 2010 semicarbonizzato in un casolare abbandonato di Simeri Crichi, un centro in provincia di Catanzaro. Per l’imputato, a circa un anno di distanza, il pubblico ministero Paolo Petrolo ha chiesto, l’8 settembre scorso, il giudizio immediato - un rito speciale caratterizzato dalla mancanza dell'udienza preliminare- considerando le prove certe e gli elementi sufficienti a carico dell'uomo. Ed è stata proprio contro tale scelta che i difensori di Alfredo Trapasso, gli avvocati Luigi Falcone e Nicola Cantafora hanno sollevato l’eccezione sostenendo che sarebbe stato volato il diritto di difesa e che dunque il procedimento avrebbe dovuto invece passare per l'udienza preliminare. Subito dopo, la Corte d’ Assise ha ammesso i mezzi di prova richiesti dal pubblico ministero e dagli avvocati prima di rinviare all'udienza del prossimo 10 gennaio, quando sarà affidato al perito - Antonio Pititto- l'incarico di trascrivere alcune intercettazioni ritenute utili alla definizione del giudizio. Erano stati i carabinieri del Reparto operativo provinciale e della Compagnia di Sellia Marina a trovare quel cadavere dopo la segnalazione di alcuni automobilisti che, percorrendo Alfredo Trapasso Il luogo dove avvenne l’omicidio di Antonio Aloi Per Massimo Bevilacqua Armi in auto Sconto di pena I GIUDICI della Corte d’Appello hanno ridotto la condanna a carico di Massimo Bevilacqua, arrestato all’inizio di aprile per detenzione di munizioni e pistola clandestina. E così, l’uomo difeso dagli avvocati Gregorio Viscomi e Arturo Bova ha riportato due anni e 1.200 euro (in primo grado -con il rito abbreviato - era stato condannato a due anni e sei mesi di reclusione e 1.400 euro di multa. L’uomo era stato arrestato dopo un controllo stradale dei carabinie- ri, che lo avevano fermato a bordo dell’Audi A4 su cui viaggiava insieme ad un altro (l’uomo patteggiò un anno e dieci mesi di reclusione), dopo aver notato che l’auto aveva effettuato un cambio di direzione alla vista dei militari. Nella macchina, dove si trovavano anche due bimbi, i militari avevano trovato una pistola semiautomatica di fabbricazione spagnola calibro 45 con matricola abrasa ed il relativo munizionamento. t.a. L’udienza slitta a dicembre È STATO rinviato a causa dell’impedimento di alcuni difensori il processo a carico di Cosimo Berlingieri e Gianluca Passalacqua accusati dell’omicidio del giovane universitario di 24 anni Massimiliano Citriniti, accoltellato a morte il 22 febbraio 2009 fuori dal Centro commerciale “Le Fornaci”.E così si torna in aula il prossimo 6 dicembre quando saranno sentitiDanilo Sinopoli e Mario Cappellano, nipoti di Cosimo Berlingieri. Il processo e proseguirà anche il 22 dicembre, giorno che potrebbe essere dedicato alla requisitoria del pm Simona Rossi. Secondo quanto contestato ai due imputati (difesi da Salvatore Staiano, Gregorio Viscomi eNicola Tavano), Citriniti sarebbe stato ucciso dopo uno scherzo fatto con della schiuma spruzzata in faccia ad un minorenne rom, che avrebbe dato vita ad una lite iniziata dentro al centro commerciale, e ripresa all’esterno più tardi, doveCitriniti è stato ucciso. t.a. L’immigrazione diventa una ricchezza Convegno a tema organizzato dal Lions Club. Tra gli ospiti, don Panizza di FRANCESCO CIAMPA Sottolineate le difficoltà causate dagli uffici Da sinistra: Caporale, Armignacca, Roca, Roperto, Iuliano, Leonetti, Reppucci, Morano Cinque il passaporto ovunque ma non a Catanzaro», tuona il prete. Il vicesindaco di Catanzaro, Maria Grazia Caporale, guarda alla “primavera araba” e alla «gente che proviene da culture tribali e che pratica ancora l'infibulazione». Da qui due avvertimenti. Il primo: «Il problema non può essere solo dell'Italia». Il secondo: «Integrazione deve significare che chi viene qui deve rispettare le nostre regole come hanno fatto i nostri emigranti in America». Il prefetto di Catanzaro, Antonio BREVI Omicidio Citriniti. In aula il 6 Il sacerdote di “Progetto Sud” rimarca l’opportunità dell’apertura ai cittadini stranieri «IN Calabria nel 2020 ci sarà bisogno di ottantaquattromila adulti in età da lavoro». Dunque, «il valore della diversità sta diventando una necessità» anche grazie alla forza lavoro offerta dall'immigrazione. Descrive un'integrazione senza veli, fattadi sacrificie risvoltieconomici, don Giacomo Panizza, il sacerdote della “Progetto Sud” di Lamezia, «prete simbolo della lotta alla criminalità» come lo definisce il vicesindaco di Catanzaro, Maria Grazia Caporale. Don Giacomo parla al convegno sul tema “Le diversità come incontro delle culture e l'integrazione dei popoli” promosso mercoledì scorso dal Lions Club in collaborazione con la commissione Pari opportunità della Provincia. E subito, il sacerdote, mette a fuoco il taglio pratico di chi opera ogni giorno con i migranti. In ballo - spiega - «c'è la fatica dell'accoglienza», «l'incontro con questi mondi mi ha fatto capire che se vuoi crescere devi fare fatica, devi aprirti». Il concetto viene rilanciato con un pizzico di polemica: «La fatica dell'integrazione si ha anche quando gli uffici non funzionano. Le nove persone con me potrebbero ottenere sarebbe stato accompagnato nel casolare, quindi contro di lui sarebbero stati esplosi quattro colpi di pistola calibro 7,65, come dimostrarono i bossoli repertati, uno dei quali alla testa. Quindi, l'incendio che risparmiò una parte del volto, permettendo ai carabinieri di avere certezze sull'identità. L'intervento tempestivo dei vigili del fuoco fece il resto scongiurando la distruzione del telefono cellulare della vittima che portò i militari diritti verso il quartiere Gagliano, dove Aloi risiedeva. Nel processo le parti civili, sono rappresentate dall’avvocato Carlo Petitto (legale delle figlie minori); dall’avvocato Antonella Prestia (la moglie); dall’avvocato Andrea Gareri (la madre e le sorelle). Reppucci, guarda all'immigrazione «che fa crescere il Pil» attraverso il lavoro (spesso nero) nei campi, nelle famiglie o nell'edilizia. Poi fissa i paletti: «Integrazione non significa stravolgere le identità, ma certe norme vanno rispettate. E se tutti andassero in giro con il chador non sarei d'accordo». Molteplici gli approcci in campo. L'aspetto legislativo è tra questi. Ma «il diritto oggi si sta trovando impreparato a governare la complessità della società multiculturale», spie- ga Elena Morano Cinque, presidente alla Provincia della Commissione Pari opportunità e giurista. «La difficoltà dell'integrazione è bilaterale» osserva invece il questore di Catanzaro, Vincenzo Roca, a proposito del «pregiudizio» degli italiani verso gli stranieri e viceversa. L'assessore comunalealla Cultura, Nicola Armignacca, parla anche in veste di docente e si sofferma sul ruolo della scuola: «La scuola italiana - scandisce - è molto più preparata che in altri paesi europei. In Francia ad esempio esistono ancora classi speciali fatte di stranieri di età diverse». Il giornalista Vinicio Leonetti modera i lavori e sottolinea i due lati della Calabria: quello solidale di Badolato e quello “psicotico” di chi, come «a Lamezia la scorsa primavera», colpevolizzò gli stranieri per furti «compiuti da lametini nelle case di altri lametini». IlLions Clubdicelasua. «Siamoin 202 nazioni e se non parliamo noi di integrazione chi può farlo?», osserva Roberto Iuliano, presidente del Lions Club “Catanzaro Mediterraneo”. «Vogliamo fare capire che il diverso non è un nemico», afferma la responsabile distrettuale Rosanna De Luca. Concorda la responsabile circoscrizionale Lucia Abiuso («la diversità è un valore ma anche una ricchezza»). Mentre per il governatore del Distretto 108 YA, Michele Roperto, la diversità è«il motore della storia». A LIDO Anziana scippata al mercato rionale ANCORA un raid delinquenziale nel quartiere lido: uno scippo consumatosi all'interno del mercato rionale. A finire nel mirino dei malviventi C.C., un'anziana donna alla quale è stata sottratta la propria borsa. Secondo quanto riferito, la donna si è sentita sfilare la propria borsa da un individuo presumibilmente di nazionalità extracomunitaria, che si è dileguato tra la folla facendo perdere le proprie tracce. Il tutto mentre lei si trovava davanti a una bancarella intenta a valutare se effettuare alcune compere o meno. Scarso il bottino: l'anziana donna nella borsa conteneva pochi quattrini, quelli rimasti dalle compere, qualche effetto personale di poca rilevanza, ma non documenti o altri effetti personali importanti. (w.p.). A SQUILLACE Maltratta la moglie Oggi dal gip PROVERA' a spiegare i motivi che lo hanno portato ad alzare le mani sulla moglie. Assistito dal suo legale Belgacem Elamri, 43 anni, di nazionalità magrebina, arrestato martedì dai carabinieri a Squillace con la contestazione di maltrattamenti in famiglia comparirà oggi davanti al giudice per le indagini preliminari Assunta Maiore. Era stata la moglie dell'operaio a presentarsi in visibile stato di agitazione e con vistosi lividi al collo dai carabinieri, denunciando che l'uomo, nel corso di un litigio per futili motivi, aveva tentato di strangolarla. L'uomo era stato rintracciato nell'abitazione della coppia, Immediatamente i militari lo avevano bloccato e accompagnato in caserma. Dai racconti della donna era stato possibile ricostruire e dimostrare che in passato il coniuge aveva avuto altri comportamenti violenti. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Catanzaro 25 Venerdì 11 novembre 2011 Gazzetta del Sud Venerdì 11 Novembre 2011 9 Attualità . LA TRAGEDIA DEL PIRATA Scagionato Fabio Carlino Pantani, il pusher assolto in Cassazione «Morte senza colpevoli» Polizia sul luogo della sparatoria in piazza Nicosia, a Roma Prosciolto dall’accusa di aver provocato, con la vendita di cocaina purissima, l’overdose del ciclista Mariano Parise ROMA «Assolto per non aver commesso il fatto»: con questa formula, di proscioglimento da ogni accusa, la Cassazione ha annullato la condanna a quattro anni e sei mesi di reclusione per Fabio Carlino, il trentatreenne leccese ex titolare di una agenzia di ragazze immagine di Rimini, accusato di aver causato la morte del ciclista Marco Pantani avendogli fornito cocaina purissima insieme a due complici. Più di così, Carlino non poteva ottenere e per lui è, infatti – dice – la «fine di un incubo». Annullata anche la multa di 19 mila euro, e la provvisionale di 300 mila euro fissata in primo grado a carico dell’imputato e in favore dei familiari di Pantani. «È una vergogna! È una ingiustizia! Eravamo certi di vincere. In Italia si possono rovinare le persone e poi farla franca!», ha commentato Tonina Belletti, la mamma del “Pirata”. «C’è stato un primo grado del processo – ha aggiunto la signora Tonina – in cui si è iniziato a comprendere chi poteva essere il colpevole, poi tutto è stato confermato in sede di appello, mentre la Cassazione ha finito per dire il contrario. Non esiste giustizia». Marco Pantani morì di overdose a 34 anni il 14 febbraio del 2004, in una camera del residence «Le Rose» di Rimini. Aveva comperato trenta grammi di coca pochi giorni prima, il nove febbraio. Il suo fornitore, Fabio Miradossa, con Carlino divideva un appartamento non lontano dall’ultimo “rifugio” del campione. Della consegna era stato incaricato Ciro Veneruso. Carlino, invece, si era chiamato fuori e aveva detto al suo coinquilino: «Non voglio più Pantani che bussa alla porta». C’era troppa puzza di guai, e Carlino non ne voleva. Già a dicembre, l’atleta, che a giugno aveva cercato di disintossicarsi in clinica, era stato salvato da un’altra overdose solo grazie all’intervento di alcuni amici. Miradossa e Veneruso hanno patteggiato davanti al gip di Rimini, il 28 novembre 2005, una pena di quattro anni e dieci mesi di reclusione il primo, e a tre anni e dieci mesi il secondo. Carlino, invece, ha giocato fino in fondo, e ha vinto, la carta del processo. Che nei due verdetti di merito ci fosse più di qualcosa che non andava, era già emerso dalla requisitoria del Sostituto procuratore generale della Cassazione Oscar Cedrangolo che aveva criti- cato, per l’assenza di prove, le precedenti pronunce di condanna del Tribunale di Rimini del 24 gennaio 2008, e della Corte di Appello di Bologna del 23 novembre 2010. «Ho la sensazione che la notorietà del personaggio e la spettacolarizzazione data dai media alla sua morte – aveva detto il Pg – abbiano influito nella distribuzione, in misura eccedente, delle responsabilità per il decesso di Pantani». Cedrangolo, pertanto, aveva chiesto alla Sesta sezione penale di azzerare la condanna per il concorso nella morte di Pantani e di confermare, invece, la responsabilità per il concorso in spaccio. I supremi giudici sono andati oltre e hanno accolto in pieno il ricorso della difesa. «Con questa decisione della Cassazione, Fabio Carlino è stato completamente assolto da entrambe le due imputazioni per le quali era stato condannato: insomma è totalmente estraneo sia alla vicenda dello spaccio di droga, sia a quella della morte di Pantani», sottolinea l’avvocato Alessandro Gamberini, che ha difeso Carlino. Non si dà pace, invece, Paolo Pantani, il padre del “Pirata”. «Prima hanno distrutto Marco, ed ora vogliono distruggere anche noi. È evidente – si sfoga – che sotto questa trage- CAPITALE VIOLENTA Forse uno “sgarro” Roma, agguato in pieno centro Una persona ferita Lorenzo Attianese ROMA Marco Pantani dia c’è qualcosa di poco chiaro. Certe cose non dovrebbero succedere. Tutti sanno come sono andati i fatti, tutti sanno di chi è la responsabilità della morte di nostro figlio, ma non riusciamo ad ottenere giustizia. In Italia tante cose non vanno e fra queste c’è anche il nostro caso. Comunque io tengo duro, c’è Marco ad aiutarci». La sentenza è stata criticata anche da Vittorio Savini, assessore allo sport del comune di Cesenatico, grande amico del campione: «Non conosco tutti i dettagli sull’evolversi del processo, tuttavia personalmente parto dal pre- supposto che le persone responsabili dello spaccio di droga devono pagare per ciò che hanno commesso. Del resto è inequivocabile che, se nessuno avesse ceduto queste sostanze, Marco sarebbe ancora vivo. Non voglio passare per una persona con dei preconcetti, ma se alla Corte di Appello ci sono state delle sentenze, devono esserci dei motivi. Non credo alla pressione dei mass media come una possibile causa di una condanna affrettata. Gli spacciatori, chiunque essi siano, devono pagare per i danni arrecati alle altre persone». Tre proiettili all’addome per uno “sgarro” dovuto probabilmente a una questione di denaro legata all’attività della sala giochi. Un episodio su cui cala, sempre più insistente, l’ombra della criminalità organizzata. Anche la Dda di Roma indaga sull’agguato avvenuto mercoledì sera in pieno centro nella Capitale, dove un pregiudicato romano di 48 anni, Paolo Marcoccia, è stato ferito in piazza Nicosia. Cittadini e negozianti sono ancora increduli per quanto è successo. Lo stesso sindaco di Roma, Gianni Alemanno, ha chiesto allo Stato di «prestare più attenzione alla Capitale per evitare l’occupazione del territorio da parte di queste bande». Stessa preoccupazione è espressa dall’opposizione, che punta il dito però contro il Campidoglio, parlando di «cit- tà senza controllo». Sul fronte delle indagini non si esclude ancora nessuna pista. Ma tutto sembra far pensare che l’episodio possa essere legato all’attività di Marcoccia, che gestisce una sala giochi in una traversa di via della Scrofa assieme al fratello, il quale è il titolare dell’attività. L’uomo, sposato e con figli, è stato ascoltato ieri dagli agenti della Squadra Mobile in ospedale. Marcoccia, che ha precedenti per scommesse clandestine, stupefacenti, associazione a delinquere e rapina, ha detto di non sapere chi lo possa aver aggredito. Gli agenti, che hanno interrogato anche alcuni testimoni, stanno vagliando le immagini delle telecamere in strada e si indaga anche sulla vita privata dell’uomo. Nel centro storico di Roma, nella zona dell’agguato, molti negozianti sono andati a lavoro ancora «sconcertati». Venerdì 11 Novembre 2011 Gazzetta del Sud 10 Calabria . LAMEZIA TERME Secondo la procura c’era un’organizzazione formata da dirigenti della Motorizzazione di Catanzaro e autoscuole: 17 persone arrestate Patenti senza esami in vendita a 3 mila euro Cinesi e altri stranieri arrivavano da mezza Italia per comprare a caro prezzo la documentazione necessaria Giuseppe Natrella L’elenco firmato dal Gip lametino LAMEZIA TERME Avevamo messo su un’organizzazione per “taroccare” patenti di guida e altri benefici violando la legge. Sono 161 le persone coinvolte nell’operazione “Isola felice” portata a termine ieri mattina dopo quattro anni d’indagini dalla polizia stradale di Lamezia Terme, con la collaborazione della squadra di polizia giudiziaria del compartimento stradale di Catanzaro, ed eseguita tra Catanzaro, Reggio e Cosenza. I particolari dell’attività giudiziaria sono stati illustrati in una conferenza stampa dal procuratore lametino Salvatore Vitello, dal comandante provinciale della polizia stradale Ugo Nicoletti, e da Francesco Manzo che guida la Stazione lametina. Complessivamente sono 17 le persone raggiunte dal provvedimento del giudice delle indagini preliminari del Tribunale lametino, Carlo Fontanazza, che nell’accogliere la richiesta del sostituto procuratore Domenico Galletta non ha applicato ad 8 dei 17 indagati gli arresti in carcere ma quella dei domiciliari. I destinatari dei provvedimenti sono il direttore facente funzioni della Motorizzazione civile di Catanzaro, Gaetano De Salvo, 51 anni, di Messina; l'ingegnere Roberto Arcadia, 46 anni di Catanzaro, funzionario della stessa Motorizzazione; Carmelo Tripodi, 65 anni di Siderno; Vincenzo De Sensi, 49 anni, titolare di una scuola guida di Lamezia; Achille Amendola, 40 anni, collaboratore di De Sensi; Sebastiano Fruci, 58 anni, titolare di un’autoscuola a Curinga; Luigi Zullo, 65 anni, pensionato di Catanzaro, definito dagli inquirenti il "faccendiere", e l’ex direttore della Motorizzazione di Reggio Gaspare Pastore. Gli indagati sottoposti all’obbligo di dimora sono Francesco Laudadio, 62 anni di Catanzaro, dipendente della Motorizzazione, ed alcuni titolari di autoscuola. Si tratta di Giulio Marino, 57 anni, di Tortora (Cs); Nicola Oliverio, 56 anni, di Saracena (Cs); Andrea Cristini, 21 anni, di Catanzaro; Andrea Scalzo, 32 anni, di Catanzaro; Nicola Sola, 45 anni, di Mormanno; Antonio Iozzo, 40 anni di Chiaravalle; Gennaro Vecchi, 37 anni, di Lamezia Ter- Tutti i nominativi dei 161 indagati di “Isola felice” Il procuratore Salvatore Vitello tra i comandanti Ugo Nicoletti e Francesco Manzo della polizia stradale; Gaetano De Salvo nel riquadro me; Rosina Sgrò, 41 anni, di Lamezia Terme. Per il Gip tutti consentivano di conseguire la patente non solo con documentazioni false ma anche attraverso condotte di concussione. Insomma gli indagati avevano creato un vizioso circuito al quale si accedeva con il pagamento di somme di denaro da parte degli aspiranti autisti fino a 3 mila euro, spesso senza sostenere l’esame, una patente oppure un certificato per guidare veicoli per il trasporto di merci pericolose (Adr). L’indagine ha permesso di svelare un’organizzazione che con la complicità di funzionari della Motorizzazione civile e di alcune autoscuole di Lamezia Terme, Catanzaro, e di Praia a Mare, immettevano sulle strade patentati a rischio. Un’inchiesta, ha spiegato ieri il procuratore Salvatore Vitello, «con una doppia valenza: repressiva e preventiva come, ad esempio, riguardo al certificato Adr obbligatorio per condurre veicoli per il trasporto di merci pericolose che, ottenuto senza aver seguito e superato il corso previsto, avrebbe potuto avere conseguenze in caso d’incidente o altro». L’attività principale degli inquirenti s’è concentrata su Lamezia perché, ha spiegato il procuratore, «nel circondario, in città ed a Curinga, c’erano autoscuole al centro di questa attività di falsificazione e di profitto per il rilascio delle patenti, ma anche le modifiche ai veicoli fatte sulla base di una relazione tecnica fasulla, redatta da un falso professionista». Luigi Zullo, il «faccendiere» secondo gli investigatori, era in possesso del timbro di un ingegnere, di numerosi documenti in bianco muniti del protocollo della Motorizzazione civile, di un timbro di un’officina autorizzata e di certificati d’origine di veicoli firmati in bianco. Nell’inchiesta anche diverse intercettazioni. Da cui emerge, è stato spiegato dal procuratore, che le autoscuole di Lamezia «facevano da propulsore con la complicità della dirigenza e di funzio- Complicità tra alcuni dirigenti della Motorizzazione civile e diverse autoscuole nari della Motorizzazione catanzarese. Una complicità che non era concorso, ma una vera e propria organizzazione, perché c’era una distribuzione di ruoli: chi procacciava i clienti e chi reclutava i clienti che arrivavano da tutto il territorio nazionale». Nel provvedimento del Gip sono iscritti nel registro degli indagati altre 144 persone. Tra i provvedimenti anche il sequestro preventivo di 66 patenti di guida, 50 certificati di formazione professionale Adr e 195 veicoli sottoposti a collaudo straordinario mediante la produzione di relazioni tecniche con firme false. Le accuse sono, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, all'abuso d'ufficio, al falso ed alla truffa ai danni dello Stato, in questo caso il ministero delle Infrastrutture e trasporti. Le indagini sono state coordinate dal sostituto Galletta che ha segnalato al ministero e alle Province competenti, quella di Catanzaro e Cosenza, l’apertura delle indagini prospettando la chiusura delle autoscuole coinvolte. Tutto è partito quando gli agenti della polizia stradale han- no notato l'alta percentuale di candidati che, pur risiedendo in altre province italiane, si iscriveva in un'autoscuola lametina per ottenere l’autorizzazione a guidare veicoli per merci pericolose. Dagli accertamenti sono emersi numerosi casi in cui veniva rilasciata la patente senza esami. L'accusa sostiene che i funzionari della Motorizzazione incassavano soldi per certificati e patenti. È emerso che molti cittadini stranieri, diversi dei quali cinesi, si rivolgevano ad un’autoscuola lametina per ottenere, con la complicità di funzionari della Motorizzazione catanzarese, patenti in modo facile. C’erano cinesi che arrivavano da tutta Italia ed in molti casi gli agenti della Polstrada di Lamezia hanno avuto modo di accertare che nel giorno dell'esame non erano presenti negli uffici della Motorizzazione perché si trovavano a lavoro in altre regioni. In altri casi è venuto fuori che gli stranieri, pur non comprendendo la lingua italiana, riuscivano comunque a sostenere l'esame grazie alla complicità degli esaminatori che gli fornivano le risposte alle domande dei test. LA PARLAMENTARE INTERROGA DUE MINISTRI SULLA NECESSITÀ DI CONTROLLARE GLI UFFICI Lo Moro: l’inchiesta ha scoperchiato un vaso di Pandora LAMEZIA TERME. «La brillante operazione messa a segno dalle forze dell’ordine e dalla magistratura lametina, pone dei problemi che non possono essere sottovalutati. L'inchiesta “Isola felice” ha scoperchiato un vaso di pandora, in cui la Calabria giocava un ruolo di primissimo piano nella licenza di patenti guida, anche speciali diventando un punto di riferimento per tutta la Penisola». Così la parlamentare Doris Lo Moro, del Partito democratico, in un’interrogazione rivolta ieri ai ministri delle Infrastrutture e dell’Interno. Per Lo Moro si tratta di «un malcostume che si protrae da tempo e che vede, secondo gli inquirenti, il coinvolgimento oltre che delle autoscuole anche di esponenti di primo piano degli uffici provinciali della Motorizzazione Civile di Catanzaro e Reggio Calabria. Le autoscuole calabresi erano diventate meta di pellegrinaggio soprattutto per la comunità cinese. A questo punto diventa necessario ritirare le patenti ottenute illegalmente nelle autoscuole finite nel mirino della Doris Lo Moro magistratura e impedire che sia messa a rischio l'incolumità pubblica. Il ministero dei Trasporti», continua l’esponente dell’opposizione, «dovrà verificare il modus operandi degli uffici della motorizzazione in Calabria». Ai ministri Altero Mattioli e Roberto Maroni l’onorevole chiede «se e come s’intende intervenire nella vicenda al fine di garantire che non vengano Domenico Galletta utilizzati documenti abilitativi (patenti e certificati per condurre veicoli per trasporto di merci pericolose) ottenuti ilegalmente». La seconda richiesta è «se e come s’intende intervenire per assicurare una maggiore vigilanza sulle Motorizzazioni civili e per garantire, con meccanismi suscettibili di verifica o con normative più appropriate, trasparenza e correttezza nell’attività di tali strutture periferiche dello Stato». Per Lo Moro l’obiettivo è «evitare che patenti e certificati per trasporti di merci pericolose conseguiti illegalmente possano continuare ad essere utilizzati, con gravi rischi dal punto di vista della circolazione stradale per l’incolumità pubblica; il sequestro disposto in sede giudiziaria non esonera, infatti, l’amministrazione dalle verifiche e dalle valutazioni di sua competenza. Il secondo problema», sottolinea la parlamentare, «è di assicurare una maggiore vigilanza sulle motorizzazioni e di garantire, con meccanismi suscettibili di verifica o con normative più appropriate, trasparenza e correttezza nell’attività di tali strutture periferiche dello Stato». Tra l’altro il sostituto procuratore lametino Domenico Galletta che coordina l’indagine ieri, come atto dovuto, ha dato comunicazione al ministero guidato da Matteoli e alle Province di Catanzaro e Cosenza dell’apertura dell’indagine con l’imputazione di alcuni dirigenti della Motorizzazione civile di Catanzaro, ma anche di una decina di titolari d’autoscuole sparse in mezza Calabria, tra Lamezia Terme, Catanzaro e Praia a Mare, sul Tirreno cosentino. C’è la probabilità che dopo questa comunicazione il ministero sospenda la validità delle autorizzazioni alle aziende coinvolte che si occupano di scuola guida, e quindi la chiusura dell’attività. Aiudi Davide Alberti Fabio Alberti Michele Amato Andrea Amendola Achille Amendola Enzo Ancora Angelo Aprile Carlo Damiano Arcadia Roberto Arena Renato Barbieri Salvatore Bardhi Adriatik Baur Bernhard Franz Ben Khalifa Sofiene Beqari Blerdian Berlingieri Carmen Bilotta Davide Bonelli Luigi Bonjaku Asllan Borelli Luigi Bouraya Mohamed Bracci Manuele CAI Guangming Calabria Daniele Campolattano Pasquale Canario Ciro Cangemi Vito Capasso Domenico Caridà Angela Careri Antonio Carioti Sergio Casaccio Francesco Casale Michele Cerra Pasquale Chiarella Salvatore Cimino Maria Luisa Coletti Francesco Colotti Michele Cristini Andrea D’Alto Giuseppe Daniele Andrea De Salvo Gaetano De Sensi Luigi De Sensi Vincenzo Del Rio Sandro Gaetano Destro Mario Di Marzio Antonio Di Tommaso Giuseppe Dong Chunyan Dottorini Cosimo Damiano Falcone Valter Fausciana Rocco Favitta Salvatore Flauto Lorenzo Fornari Angelo Fruci Sebastiano Fuda Mario Gabriele Antonio Gallina Domenico Ganterer Elmar Giacomantonio Marta Giglio Marcello Gigliotti Giovanni Grampone Antonio Gu Nianchun Hausbergher Adriano Huang Liang Huang Yushuang Iiritano Antonio Iozzo Antonio Isopo Stefano La Cava Antonino Laudadio Francesco Lega Massimo Leone Giampiero Leone Maurizio Lin Haiyong Lin Xinhua Lo Guarro Giuseppina Lombardo Luigi Lucia Brunella Il Tribunale di Lamezia Mangano Roberto Manni Alessio Marano Tindaro Francesco Marino Giulio Martino Giuseppe Maruccio Antonio Mastrantonio Vincenzo Mellea Patrizia Merante Savina Minni Carmine Monammadi Baghet Molinaro Fabrizio Montagna Antonio Morano Giuseppe Musca Salvatore Napoli Rocco Nappo Ciro Nicodemo Donato Notarianni Angela Oldano Luca Andrea Oliveto Nicola Palazzone Davide Alvaro Pan Jinhuang Papaleo Ezio Papaleo Pietro Parisi Francesco Gregorio Pasqualino Vincenzo Pastore Gaspare Pepe Giuseppe Persiani Giuseppe Petrillo Vincenzo Piacente Gianluca Pjetri Alberti Reale Nunzio Renzi Angelo Righetti Eduardo Rodigari Matteo Rossi Mauro Rotundo Roberto Rugari Arnaldo Salerno Antonio Salvucci Carmine Sambito Rosario Sansoni Raffaele Savio Emidio Scalzo Andrea Senise Vincenzo Sgrò Rosina Shu Haishi Sinanaj Behar Singh Gopal Sola Nicola Spampinato Agatino Spataro Giovanni Spedini Tullo Stigliano Carlo Suka Gentjan Tedesco Luigi Tiselina Nutu Torcassi Luigi Tripodi Carmelo Unterleitner Mattias Valieri Johnny Vecchi Gennaro Venere Gennaro Veraldi Rosa Vigilante Enrico Viscione Antonio Viscione Daniele Vono Andrea Vono Daniele Vricella Mario Wu Liangjin Wu Suiping Wu Wanyun Wu Zengguang Zhang Xiaonu Zhao Huanyong Zullo Luigi Zunino Ezio Gazzetta del Sud Venerdì 11 Novembre 2011 29 . Calabria COSENZA Il presidente ha incontrato i vertici e i dipendenti dell’azienda alla presenza dell’assessore Mancini e del consigliere delegato Orsomarso Scopelliti: ecco il piano salvavita delle FdC Ingenti risorse dal Por Fesr per importanti interventi infrastrutturali su ferro in tutta la Calabria Elvira Madrigrano COSENZA Le Ferrovie della Calabria si risvegliano dal coma e tornano lentamente a respirare con l’ossigeno fornito dai messaggi regionali. È stato il governatore Giuseppe Scopelliti a girare la bombola con la mascherina rappresentata dal piano salvavita aziendale che, almeno sulla carta, sembra davvero funzionare. Un progetto presentato nel corso d’un incontro con le “camicie azzurre” nella sede di Vaglio Lise, a Cosenza, con i vertici della società e i sindacati. Clara Ricozzi, presidente di FdC, ha chiarito: «Per la prima volta mi sento fiduciosa sul futuro dell’azienda perché ho visto trasformare le parole in fatti. Grazie alla somma che verrà versata e alla riduzione della spesa potremmo operare con maggiore efficienza riqualificando al meglio la struttura ed offrendo ottimi servizi». Quindi, è toccato a Scopelliti esplorare l’accordo: «Da oggi questa azienda ha un futuro chiaro. D’altronde non potevamo perdere il patrimonio storico rappresentato da Ferrovie della Calabria. Abbiamo salvaguardato i livelli occupazionali e l’accordo stipulato dalle organizzazioni sindacali, dall’azienda e dalla Regione lo scorso 26 ottobre rappresenta un passo fondamentale per raggiungere l’obiettivo di salvare e rilanciare Ferrovie della Calabria». Nel percorso tracciato dalla Regione per uscire dalla crisi sono previste tappe obbligatorie come un finanziamento di 20 milioni di euro, mediante l’accensione di un mutuo per la riqualificazione delle infrastrutture ferroviarie la cui istruttoria è in fase conclusiva. E, poi, il programma di rilancio dell’azienda prevede pure «l’impulso, il concreto avvio e l’attesa conclusione a giorni delle attività finalizzate alla trascrizione dallo Stato alla Regione degli immobili di Ferrovie della Calabria, colmando un ritardo di oltre dieci anni (dall’accordo di programma del 2001) e consentendo nel rapido prosieguo l’alienazione dei beni non utili all’esercizio con il reinvestimento del ricavato; la copertura finanziaria (prima inesistente) con fondi del Por Fesr per quasi 300 milioni di euro di importanti interventi infrastrutturali su ferro come: la riqualificazione del tratto di Catanzaro e la realizzazione del prolungamento per Germaneto (pendolo) delle linee di Ferrovie della Calabria; la realizzazione della metrotranvia di Cosenza-Rende, suscettibile di futuro collegamento con le linee ferroviarie (tram-treno) e l’incremento delle tariffe dei servizi su gomma, ferme da oltre 12 anni, al quale seguirà entro questo mese di novembre l’adeguamento delle tariffe dei servizi ferroviari. L’accordo stipulato consente una riduzione dei costi, riportando l’equilibrio fra le entrate e le uscite, che garantirà dal 2012 il pareggio di bilancio e l’annullamento del deficit che si attestava nel 2010 a circa 12 milioni di euro, cioè a circa il 20% del fatturato aziendale». Traguardi finanziari saldati con il mastice dell’unità tra le parti che non si sono più mosse in ordine sparso ma che sono riuscite a incanalarsi su un percorso unitario, l’unico sentiero percorribile per lasciare il tunnel della crisi. Una cura ricostituente che servirà a rinvigorire il tessuto aziendale delle Ferrovie della Calabria che negli ultimi tempi sembrava risucchiato da una crisi senza via d’uscita. E il nuovo profilo emerso dal vertice di ieri ha offerto motivi di soddisfazione al presidente Scopelliti: «Voglio evidenziare come quella odierna sia una pagina molto positiva per la Calabria perchè la sinergia tra l’attuale classe politica, quella manageriale e quella sindacale ha prodotto un risultato straordinario risolvendo un grande problema. È questa la strada da seguire, all’insegna del confronto, del dialogo e del forte senso di responsabilità da parte di tutte le componenti, affinchè questo sia soltanto il primo passo per il rilancio definitivo dell’azienda». All’incontro hanno partecipato anche il consigliere delegato ai Trasporti, Fausto Orsomarso, e l’assessore al Bilancio, Giacomo Mancini. Orsomarso, ha evidenziato «l’importanza del gioco di squadra in un momento molto delicato in attesa di redigere il Piano regionale dei Trasporti». L’assessore al Bilancio e Programmazione comunitaria Giacomo Mancini ha elencato: I numeri li ha elencati l’assessore Giacomo Mancini: 6,5 milioni di euro sono quelli destinati ai trasporti, 135milioni quelli stanziati per la metropolitana leggera di Catanzaro e 160 per quella di Cosenza. Numeri che, a parere di Mancini, dimostrano come «la classe dirigente guidata dal presidente Scopelliti sia molto attenta nella valutazione degli investimenti e abbia dato in un anno e mezzo tante risposte al territorio». LAMEZIA T. Domani l’inaugurazione dell’ampliamento Nuovo terminal all’aeroporto Record di 2 milioni di passeggeri LAMEZIA TERME. Due milioni Il governatore Giuseppe Scopelliti parla alla platea FOTO ARENA di passeggeri e un nuovo terminal. È quanto festeggerà la Sacal, la società di gestione dell’aeroporto di Lamezia Terme, che domani aprirà la nuova ala di raccordo con l’aerostazione finanziata nel primo lotto con fondi europei. Per l’occasione saranno presenti Vito Riggio, presidente dell’Enac, e Vincenzo Speziali che guida il consiglio d’amministrazione dell’azienda. «L'importante traguardo dei due milioni di passeggeri», ha sottolineato Speziali, «è il frutto di una costante azione di potenziamento dei voli, delle tratte e dei servizi offerti dalla Sacal. L’aeroporto si caratterizza sempre di più come la gran- Domanda unica, già erogato il 50% dei fondi Elena Sodano CATANZARO È di 400 milioni di euro il plafond che l’assessorato regionale all’Agricoltura grazie ai finanziamenti dell’Unione Europea mette a disposizione degli imprenditori calabresi che operano nel comparto agricolo. Per gestire al meglio le sue risorse e per dare agli imprenditori la possibilità di avere in Calabria una struttura di riferimento, l’assessorato si avvale dell’Arcea, l’agenzia che svolge le funzioni di organismo pagatore, per la Regione Calabria, degli aiuti derivanti dalla politica agricola comunitaria. La strategia messa in atto dalla Regione è stata presentata dallo stesso assessore regionale all’Agricoltura e Foreste Michele Trematerra alla presenza del presidente della Giunta Regionale Giuseppe Scopelliti e del direttore generale del dipartimento Giuseppe Zimbalatti. L’Arcea è all’opera e, grazie ad un finan- ziamento complessivo di 250 milioni di euro, ha erogato a 107 mila aziende agricole beneficiarie della cosiddetta “Domanda Unica” una prima tranche pari a 125 milioni di euro che rappresentano un acconto del 50% dell’intera somma. Il saldo verrà pagato ai beneficiari nel prossimo mese di dicembre a conclusione dell’iter istruttorio. Ma di cosa si tratta? In sintesi la Domanda Unica è un modello dichiarativo che il titolare di un’azienda agricola deve utilizzare per chiedere di essere ammesso ai benefici comunitari previsti dal Regolamento (CE) n. 1782/03, pertanto la presentazione della domanda stessa è l’unica modalità che consente di ottenere il pagamento degli aiuti a cui si ha diritto. La Domanda Unica favorisce la semplificazione amministrativa e riduce gli adempimenti a carico degli agricoltori poiché permette di richiedere contestualmente più pagamenti attraverso la compilazione e L’assessore Michele Trematerra la presentazione, appunto, di un’unica istanza. Nel corso della conferenza stampa inoltre è stato riferito che grazie al raggiungimento degli obiettivi di spesa del Piano di Sviluppo Rurale sono stati già Ieri nella commissione anti ‘ndrangheta Progetto banda larga, intesa con il ministero dello sviluppo Il vibonese Masciari racconta il suo calvario CATANZARO L’hanno ribattezzato progetto Banda Larga, il programma che prevede la realizzazione di infrastrutture in fibre ottiche - almeno fino a 20 Mbit - per “illuminare” le aree più interne della Calabria. Un piano molto ambizioso, nel quale la Regione ha investito oltre 28 milioni di euro ricavati dalla somma di fondi comunitari (23 milioni di euro) e ulteriori ingenti risorse interne (circa 5 milioni). Una scommessa del governatore Giuseppe Scopelliti e dell’assessorato all’Agricoltura che ha destinato all’iniziativa ben 13 milioni a vantaggio soprattutto delle zone rurali, garantendo così il raggiungimento di oltre 40 mila punti di acceso attualmente non serviti dalla rete veloce. Ieri sulla materia è stato siglato un protocollo d’intesa fra l’assessore all’Agricoltura Michele Trematerra e il direttore generale del ministero dello Sviluppo Economico Francesco Saverio Leone, accompagnato dal capo dipartimento per le Telecomunicazioni dello stesso dicastero Rossella Lehnus. Accanto a loro il dg del dipartimento regionale al Personale Umberto Nucara e il dg dell’assessorato all’Agricoltura Giuseppe Zimbalatti. Trematerra ha definito l’investimento «quello di importo unitario più elevato che il presidente Scopelliti mi ha affidato, per un programma in attuazione fino al 2015». E Leone: «La convenzione che ci apprestiamo a firmare sancisce l’avvio effettivo del piano, che sarà ultima- de e privilegiata porta d’accesso della Calabria, ma anche come una moderna struttura idonea per la valorizzazione delle eccellenze regionali, a partire AGRICOLTURA L’assessore e il governatore fanno il punto sugli aiuti comunitari distribuiti tramite l’Arcea Un investimento da 28 mln per ridurre il “digital divide” Danilo Colacino Vincenzo Speziali da quelle agroalimentari e dell’artigianato artistico». Per Speziali, senatore del Pdl, «questa infrastruttura si conferma come una delle più dinamiche del Paese. L’aumento costante dei passeggeri significa anche necessità di nuovi investimenti finalizzati all’erogazione di servizi sempre più efficienti, moderni e tecnologicamente avanzati. Successi e traguardi», ha concluso il presidente della società mista, «sono il frutto di uno sforzo collettivo compiuto negli anni sul piano nazionale e regionale. Continueremo a lavorare in sinergia con tutte le istituzioni competenti per far crescere ulteriormente l’aeroporto lametino». to entro 24 mesi ad opera della ditta appaltatrice Infratel SpA, società in house del nostro ministero». La dott. Lehnus si è invece soffermata sui riflessi dell’introduzione della Banda Larga: «Il digital divide non sarà più un problema. Ridurremo le aree del territorio scoperte dalla rete veloce dal 13,60% al 6. Elimineremo gli apparati ormai obsoleti, sostituendoli con quelli moderni». Concetti ripresi dall’avv. Nucara: «Stiamo gettando le basi per costruire un’autostrada digitale. Non è il grande sogno del Ponte sullo Stretto, ma qualcosa di immediato. Porteremo la luce dove prima c’era il buio». A conclusione, il prof. Zimbalatti ha messo in risalto l’attenzione rivolta ai piccoli paesi che rischiano di essere dimenticati. REGGIO CALABRIA. L’audizione di Pino Masciari, testimone di giustizia, e imprenditore edile del Vibonese costretto a lasciare la Calabria dopo avere denunciato chi cercava di imporgli il pizzo, ha destato interesse e riflessione nella commissione regionale contro la ‘ndrangheta, presieduta da Salvatore Magarò. Masciari ha ricordato «quasi venti anni di calvario, soprattutto per mia moglie ed i miei figli, costretti a vivere sempre nascosti ed esiliati dalla Calabria», ringraziando il ministero dell’Interno ed il sottosegretario Alfredo Mantovano per l’aiuto fornito. «Avevo cantieri aperti a Lipsia, Dresda, Berlino ed oltre 250 dipendenti in Calabria – ha ricordato Masciari – e mi sono ritrovato disoccupato dalla sera alla mattina». «L'omertà è il primo alleato naturale della ndrangheta – dice Magarò – ma una storia di coraggio come quella di Pino Masciari deve sospingerci tutti a fare di più. Masciari merita più attenzione non solo come testimone di giustizia, ma come portatore di una esperienza, di un fulgido esempio che va raccontato in Calabria e nel resto d’Italia». «La testimonianza, drammatica e commovente, di Pino Masciari è un esempio che va veicolato in ogni parte della Calabria», commenta Salvatore Pacenza (Pdl). E Bruno Censore (Pd) osserva che dalla testimonianza di Masciari «c’è la prova che la ‘ndrangheta condiziona ogni ipotesi di crescita». erogati altri 70 milioni di euro a oltre 7 mila beneficiari. Come dire, finalmente la Regione ha capito che senza i finanziamenti europei non si va da nessuna parte e che quindi è inutile stringere la cintura romana quando c’è un’aurea sacca europea da sfruttare per una Calabria con perenni ritardi nello sviluppo. «È una sfida che abbiamo accolto dimostrando che non siamo secondi a nessuno – ha detto Trematerra -, e l’Arcea è l’interfaccia per molti imprenditori agricoli che non dovranno più andare a Roma per risolvere i loro problemi. C’è la volontà da parte di questo Governo di far decollare il comparto agricolo facendolo diventare uno dei settori trainanti della nostra economia». Ma quando in Calabria arrivano dall’Unione Europea finanziamenti importanti, i signori della truffa, finemente formati da mamma ‘ndrangheta, cercano di tessere la tela per accaparrarsi le risorse. Sulla piaga delle truffe per intercettare i fondi comunitari sia il presidente Scopelliti, sia l’Assessore Trematerra hanno assicurato che «è stato avviato un monitoraggio dettagliato di tutte le aziende che hanno fatto richiesta di finanziamento e che dovranno dimostrare di avere capacità finanziaria adeguata ed essere in grado di dare corso a tutti i punti previsti nel bando. Sono stati attivati inoltre degli accordi con la Guardia di Finanza e tutte le procedure per il controllo e la rintracciabilità dei finanziamenti erogati». Scopelliti ha detto che «così come per i Fesr e Fse anche in agricoltura siamo in perfetta sintonia con i fondi comunitari e manterremo gli impegni entro il prossimo 31 dicembre. Questo risultato dimostra la capacità di incidere in un settore come l’agricoltura, che sappiamo quanto sia importante, come confermano le ultime rilevazioni, in termini di Pil per la nostra regione». , REGIONE CALABRIA AZIENDA SANITARIA PROVINCIALE DI CATANZARO AVVISO DI GARA In esecuzione alla delibera N. 2668 del 02/ 11/2011, l’A.S.P. di Catanzaro ha avviato Procedura negoziata per la fornitura “chiavi in mano”, mediante leasing operativo di n. 4 AMBULANZE. L’IMPORTO COMPLESSIVO DEL PRESENTE APPALTO È PARI AD € 260.000,00 + I.V.A. Gli importi ed i canoni semestrali a base d’asta per ciascun lotto sono così fissati: LOTTO Q.tà Oggetto del lotto CIG Prezzo unitario automezzo a base d’asta (al netto dell’IVA) Canone semestrale per singola ambulanza a base d’asta (al netto dell’IVA) 1 N. 2 Ambulanze in configurazione 3522628495 e 40.000,00 cad. base + IVA h 4.000,00 cad. + IVA 2 N. 2 Ambulanze per il soccorso avanzato 35226430F7 h 90.000,00 cad. + IVA h 9.000,00 cad.+ IVA Termine di consegna: 90 giorni naturali e consecutivi dalla lettera di aggiudicazione. Il capitolato speciale d’appalto e la documentazione complementare sono gratuitamente scaricabili dal sito www.asp.cz.it, sez. Gare e Appalti, e dal sito www.fareonline.it, sez. Bandi di gara. Termine per la presentazione delle offerte: ore 13.00 del 29/11/2011 presso l’U.O.C. Acquisizione Beni e Servizi – A.S.P. Catanzaro - Via G.Bruno 47 – 88068 Soverato ( CZ ). Le eventuali richieste di chiarimenti dovranno pervenire entro e non oltre le ore 13.00 del 22/11/2011. Ulteriori informazioni in merito alla gara potranno essere richieste presso : U.O.C. Acquisizione Beni Servizi – A.S.P. di Catanzaro - Via G. Bruno, 4788068 SOVERATO – tel. 0967-539416 - fax 0967 522350. Il responsabile del procedimento: Dott. Giuseppe Luca Pagnotta Il Direttore dell’U.O.C. Acquisizione Beni e Servizi: Dir. Francesco Tropea Il DIRETTORE GENERALE ASP di Catanzaro: Dott. Gerardo Mancuso Gazzetta del Sud Venerdì 11 Novembre 2011 31 Calabria . REGGIO La pista seguita dai carabinieri mercoledì sera ha portato alla cattura nel porto cittadino del pericoloso latitante della ’ndrangheta di San Luca Il boss Pelle stava cercando un contatto Pignatone: «Lo Stato garantisce la sicurezza dei territori». Gratteri: «Preso un principe del narcotraffico» Paolo Toscano REGGIO CALABRIA Non hanno faticato a riconoscerlo i carabinieri che, mercoledì sera, poco prima delle 21, l’hanno intercettato mentre vagava all’interno del porto cittadino, forse alla ricerca di un contatto. A sedici anni dall’ultima immagine “ufficiale”, Sebastiano Pelle, oggi cinquantasettenne, dal punto di vista somatico è cambiato pochissimo. Solo qualche ruga, qualche ciuffo bianco tra i capelli leggermente meno folti rappresentano le novità rispetto alla foto scattata qualche tempo prima dell’inizio della sua lunga latitanza. E da uccel di bosco il nipote del defunto boss di San Luca Antonio Pelle, alias “’Ntoni Gambazza”, ha scalato la classifica del programma speciale di ricerca degli elementi più pericolosi fino a collocarsi stabilmente ai primi posti. Che ci facesse Pelle mercoledì sera a Reggio, all’interno dell’area portuale dopo una giornata campale, con la città flagellata per ore dall’ondata di maltempo che ha interessato l'area dello Stretto, dovrà essere chiarito dalle indagini. L’esponente di primo piano di una delle famiglie storiche della ’ndrangheta jonica, indicato come uno dei principi del narcotraffico, non ha comunque battuto ciglio quando si è visto attorniato dagli uomini dell’Arma. «Vi state sbagliando – ci ha provato Pelle – non sono io quello che cercate». Ma, secondo gli investigatori, il latitante ha impiegato poco a realizzare che non era il caso di insistere, facendosi ammanettare senza opporre resistenza. Non aveva documenti addosso e neppure borse, telefoni cellulari o contenitori. È stato, quindi, portato nella sede del comando provinciale dove gli è stato notificato l’ordine di carcerazione emesso dopo il passaggio in giudicato di una condanna a 14 anni di reclusione per reati di narcotraffico commessi dal mese di agosto 1986 all'aprile 1993 a San Luca, Bovalino e altre località del territorio nazionale. Alla cattura del latitante si è giunti al termine di complesse indagini condotte da un gruppo di lavoro dei carabinieri del comando provinciale di Reggio e del Ros, coordinati dalla Dda, a cui hanno partecipato i Cacciatori dello squadrone eliportato di Vibo Valentia. In particolare, monitorando costantemente con Gps e pedinamenti gli spostamenti di alcuni soggetti ritenuti fiancheggiatori del latitante, l’attenzione degli investigatori si era concentrata su Reggio, dove si erano registrate soste ricorrenti nei pressi della zona portuale. I particolari della cattura sono stati forniti in conferenza stampa, nella sede del comando provinciale dell’Arma, dal procuratore Giuseppe Pignatone, dall’aggiunto Nicola Gratteri, dal comandante del Ros generale Mario Parente, dal vice comandante provinciale tenente colonnello Carlo Pieroni, dal comandante del Ros provinciale tenente colonnello Stefano Russo, dal comandante del gruppo di Locri tenente colonnello Giuseppe De Liso, dal comandante del reparto investigativo reggino maggiore Michele Miulli, dal comandante del nucleo investigativo di Locri maggiore Alessandro Mucci e dal capitano Francesco Cinnirella comandante del Goc Cacciatori. Nel ricordare che Sebastiano Pelle non è molto cambiato nei tratti somatici, il procuratore Giuseppe Pignatone ha aggiunto: «L’importanza della sua cattura sottolinea la capacità e la volontà dello Stato di garantire la sicurezza dei territori e di rendere effettive le sentenze emesse dai giudici a conclusione dei processi, che non devono restare solo sulla carta». Per il procuratore aggiunto Nicola Gratteri, delegato delle indagini sulla fascia ionica reggina, «la cattura di Sebastiano Pelle è indicativa del fatto che il personaggio ricopra ruoli di primissimo piano organizzativo nella ndrangheta e nella cosca d’origine. Un principe del narcotraffico che non poteva non essere che nella provincia di Reggio anche se in questi anni le cosche di San Luca hanno subito durissimi colpo dallo Stato e sottoposte a costanti controlli di polizia. Come emerge da molte indagini la carica di “crimine” è stata sottratta alle “famiglie” di San Luca e attribuita a “Mico” Oppedisano, a causa degli scontri sanguinosi dovuti alla faida Sebastiano Pelle dopo la cattura Francesco Cinnirella, Alessandro Mucci, Giuseppe De Liso, Nicola Gratteri, Giuseppe Pignatone, Mario Parente, Carlo Pieroni, Stefano Russo e Michele Miulli all’interno del locale». «È un arresto che corona un impegno investigativo accurato e prolungato – ha detto il generale Parente – frutto dell’implementazione di delicati servizi investigativi». Sebbene mai condannato per 416 bis, Sebastiano Pelle aveva un ruolo di primo piano nel contesto della ’ndrangheta di San Luca sia per il pieno coinvolgimento nel narcotraffico, sia per i legami parentali originari e acquisiti con vertici delle cosche Pelle “Gambazza” e Vottari “Frunzu” (ha spostato Caterina Vottari). Risulta inoltre legato alla famiglia Romeo “Staccu” (la suocera è zia del capocosca Antonio Romeo). Sebastiano Pelle era inseguito da ordine di carcerazione dovendo scontare 14 anni di reclusione e la libertà vigilata, a pena espiata, per la durata di 3 anni. Il provvedimento di custodia cautelare era stato emesso nell’aprile del 1996 a carico di Sebastiano Pelle, di suo fratello Antonio, del cugino Salvatore Pelle “Gambazza” (fratello di Giuseppe, reggente della cosca e personaggio principale dell’inchiesta sfociata nell’operazione “Reale”), di Giuseppe Romeo e dei suoi nipoti Antonio e Stefano Romeo, di Pasquale Voci. L’ordinanza scaturiva dalle dichiarazioni rese da alcuni collaboratori di giustizia e di persone informate sui fatti cui conseguivano puntuali riscontri operati da vari uffici di polizia giudiziaria interessati, per la parte di rispettiva competenza, alla vicenda del traffico di stupefacenti. In particolare le dichiarazioni rese dal collaboratore Francesco Fonti, a carico di Sebastiano Pelle, trovavano puntuale conferma e integravano quelle rese anche da altro collaboratore di giustizia, Paolo Campolo. Operazione della Dda di Roma con 30 arresti La cocaina giungeva dentro lattine di “palmito” ROMA . «Questa volta non riesco- no a trovarla». Erano sicuri di farla franca, certi che il maxi quantitativo di droga, cocaina purissima, sarebbe arrivata in Italia senza intoppi. Ma al porto di Livorno, nell’aprile scorso, i carabinieri del nucleo investigativo di Roma sono riusciti a scovare all’interno di un container circa 1.200 kg di droga, occultata in lattine di “palmito”, a bordo di una nave cargo proveniente dal Cile. Un sequestro record che unito a quello del 12 novembre dello scorso anno a Gioia Tauro, 1000 kg trovati sempre a bordo di una nave, e i 400 kg sequestrati nel settembre 2010 a Bogota, rappresentano una delle più importanti operazioni svolte in Italia contro il narcotraffico. Droga appartenuta a una sola organizzazione criminale che riusciva a nasconderla anche in bambole di legno, materiale d’imballaggio, pannelli e parquet in legno, telai in metallo di carrelli agricoli. In totale sono 30 gli arresti eseguiti su ordinanza emessa su richiesta della Dda di Roma, dal responsabile Giancarlo Capaldo e dai pm Diana De Martino e Maria Cristina Palaia e che hanno colpito una organizzazione operante in più località italiane e all’estero, responsabile dell’im- Sebastiano Pelle nel 1995 portazione in Europa di ingenti carichi di cocaina dalla Colombia. E in Colombia la notte scorsa è stato arrestato Alessandro Pugliese, gestore di un ristorante, ritenuto l’anello di collegamento tra il gruppo criminale colombiano e quello italiano composto da personaggi di origine calabrese riconducibili a Vincenzo Barbieri, morto ammazzato lo scorso 12 marzo in un agguato a San Calogero, in provincia di Vibo (i risvolti locali dell’inchiesta li approfondiamo nelle cronache provinciali). Nel corso di una conferenza stampa il col. Lorenzo Sabbatino ha spiegato che la droga, una volta giunta sul mercato, avrebbe fruttato circa 500 milioni di euro. «Come una piccola Finanziaria», ha affermato il comandate provinciale dell’Arma, Maurizio Mezzavilla. Gli atti dell’inchiesta saranno ora trasmessi alla Procura di Reggio Calabria.(r.rc) VIBO VALENTIA Il complesso giro, con tassi di interesse sino al 1.500%, scoperto da Procura, Gdf, e Carabinieri: 9 persone arrestate e una ricercata Linee di credito usuraio attive dalla costa jonica alla tirrenica Marialucia Conistabile VIBO VALENTIA Prestiti a strozzo coast to coast. Dallo Jonio al Tirreno si muovevano i flussi usurai con interessi da capogiro, fluttuanti dall’864% al 1. 500% annuo, cioè dal 72% al 136,71% mensile. Nessuna forbice nei rendimenti “cravattari” da una costa all’altra, ma solo benefici per quanti nel corso degli anni si sarebbero passati un commerciante del Vibonese, operante nel settore vendita di autovetture nuove e usate, spremendolo come un limone. E dallo Joino al Tirreno ad azionare le infernali “linee di credito” sarebbero state due associazioni, una attiva nelle province di Reggio Calabria e Catanzaro, l’altra nel Vibonese. Un sistema scoperto nel corso dell’operazione “Business cars” condotta dal Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza, guidato dal col. Michele Di Nunno e dai carabinieri di Pg (luog. Stefano Marando) e del Comando provinciale, al cui vertice vi è il ten. col. Daniele Scardecchia, di Vibo Valentia con il coordinamento del procuratore Mario Spagnuolo. Attività che, scattata dopo la denuncia di un commerciante – al quale se ne sono aggiunti altri due – ha portato gl’inquirenti a chiudere il cerchio sul complesso e vorticoso giro “finanziario” nell’arco di un anno. Contante, assegni, autovetture di grossa cilindrata e beni immobili, la trama del canovaccio seguito dai due gruppi che pur di recuperare i salatissimi interessi non avrebbero esitato a mettere le mani su ogni segmento dei patrimoni delle loro vittime. In un caso addirittura, un ambulante, che in due anni a fronte di un prestito di 20mila euro aveva sborsato interessi usurai pari a 53mila euro in contanti e ceduto un locale a uso commerciale del valore di 40mila euro, era stato costretto a pagare 2mila e 400 euro all’anno per l’affitto dello stesso locale. Dieci le misure cautelari (6 in carcere e 4 ai domiciliari) disposte dal gip del Tribunale di Vibo, Gabriella Lupoli su richiesta della Procura e nove quelle eseguite. All’appello, infatti, manca Massimo Zappia, 35 anni originario di Il luogotenente Stefano Marando, il ten. col. Daniele Scardecchia, il procuratore Mario Spagnuolo e il col. Michele Di Nunno Bovalino ma residente a Benestare (domiciliari) da tempo latitante. Quattro ordinanze sono state eseguite da finanzieri e carabinieri tra le province di Reggio e Catanzaro; cinque nel Vibonese. Nel primo caso a essere arrestati sono stati: Maurizio Camera, 36 anni, di Melito Porto Salvo e Luciano Latella, 48 anni, entrambi residenti ad Ardore; Carmine Franco, 35 anni di Catanzaro e Adriano Sesto, 37 anni di Lamezia Terme (posto ai domiciliari). Nel Vibonese militari dell’Arma e Fiamme gialle all’alba, a Soriano, hanno bussato alle porte di Giovanni Battista Tassone, 56 anni (alias Cappuccino) e del figlio Francesco, di 21 anni (domiciliari). Di Soriano anche Girolamo Macrì, di 33 anni (domiciliari). A San Costantino Calabro è stato arrestato Nazzareno Pugliese, di 62 anni, mentre a Serra San Bruno Luigi Carè, di 47 anni. I reati loro contestati vanno dall’usura aggravata, all’abusiva intermediazione finanziaria e all’estorsione. Nell’ambito dell’operazione “Business cars” inoltre è stato disposto dal gip il sequestro preventivo di un appartamento a Soriano di mille metri quadrati e di quattro autovetture: un’Audi A3; un’Audi A4 sw; una Fiat Multipla e una Punto 1.3 Multi jet. I guai del commerciante – originario di Serra – sarebbero iniziati tra novembre e dicembre 2007. All’epoca avrebbe chiesto un prestito di 15mila euro a Sesto il quale, non avendone la disponibilità, l’avrebbe indirizzato a Camera, che la somma gli avrebbe dato con l’impegno di restituire tutto entro una settimana o, al massimo, dieci giorni. Impegno non mantenuto che avrebbe innescato un infernale meccanismo. Il commerciante, infatti, sino a ottobre 2008 sarebbe stato costretto a cedere, come contropartita e a prezzi irrisori, autovetture per un valore di mercato superiore a 500mila euro. Un “pacchetto” di 55 autovetture, valore un milione e 300mila euro, monetizzato dal sodalizio attraverso una rete di 10 autosaloni e 1 concessionaria tra Catanzaro, Lamezia, Rosarno, Ardore, Bovalino, Satriano, Vibo. Nel giugno del 2008 il commerciante avrebbe invece aperto il capitolo vibonese, chiedendo un prestito a Tassone. E neanche sul versante tirrenico le cose sarebbero andate meglio. In due anni, infatti, a fronte di un prestito complessivo di 127mila e 500 euro, il sodalizio avrebbe preteso (a titolo di interessi) 113mila e 600 euro in contanti, 2 auto (valore 44mila euro) e per il rientro definitivo la corresponsione di 400mila euro, ottenuta attraverso “convincenti” minacce. Tra i beni posti a garanzia del prestito usuraio anche la cessione di una proprietà immobiliare nel Mantovano del valore di un milione e 600mila euro. Venerdì 11 Novembre 2011 Gazzetta del Sud 36 Cronaca di Reggio . INCHIESTA ENTOURAGE La Dda ha chiesto e ottenuto il giudizio immediato per i detenuti nell’ambito dell’indagine sui rapporti tra imprenditori e cosche ’Ndrangheta e appalti, quattro a processo Pietro Siclari, Antonino Votano, Pasquale Buda e Francesco Ranieri in Tribunale il 19 gennaio prossimo Paolo Toscano Giudizio immediato. L’ha disposto il gip Trapani per quattro imputati detenuti nell’ambito del procedimento “Entourage”, nato da un’inchiesta della Dia che aveva ricostruito un sistema illegale nel settore dei lavori pubblici basato sui rapporto tra imprenditori reggini e mafiosi per dividersi la “torta” degli appalti. Accogliendo la richiesta dei magistrati della Dda Antonio De Bernardo e Giuseppe Bontempo, il gip ha fissato per il 19 gennaio prossimo, davanti al Tribunale, l’inizio del processo a carico di Antonino Votano, Pietro Siclari, Pasquale Buda e Francesco Ranieri. Votano sarà chiamato a rispondere dell’accusa di associazione mafiosa, gli altri tre sono imputati di estorsione. I quattro erano finiti in prigione il 6 aprile scorso insieme con Antonio Cutrì, Francesco Gregorio Quattrone e Stefano Pasquale Suraci che, a loro volta, avevano visto alleggerita la loro posizione ed erano stati rimessi in libertà. Nei loro confronti e nei confronti delle altre 53 persone coinvolte nel procedimento (tutti nell’agosto scorso hanno ricevuto l'avviso di conclusione indagini a firma del procuratore Giuseppe Pignatone e dei sostituti De Bernardo e Bontempo) la Dda procede nelle forme del rito ordinario. L’operazione “Entourage” era scattata il 17 novembre dello scorso anno. Con i sette arresti c’era stata anche l’interdizione per due mesi applicata a 30 imprenditori denunciati per turbativa d’asta. Dalle indagini della Dia era giunta la conferma di un dato storico della ’ndrangheta, ovvero il rapporto che è sempre esistito tra imprenditori reggini e mafiosi per controllare destinazione e guadagni negli appalti pubblici. Pesanti le accuse contestate agli arrestati: concorso in associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione e danneggiamento aggravati dalla modalità mafiose, rapina, ricettazione, detenzione e porto illegale di armi da fuoco. Oltre al provvedimento di custodia cautelare, il gip Kate Tassone aveva ritenuto che ci fossero gli estremi per adottare una misura cautelare nei confronti di trenta imprenditori l’ordinanza interdittiva per due mesi con il divieto di esercitare attività professionali e imprenditoriali nel settore dell'edilizia pubblica. L’indagine era stata avviata nel 2005. Gli investigatori della Dia avevano accertato l’esistenza di un rigido sistema di controllo delle commesse pubbliche nella provincia reggina. La ricostruzione della turbativa di numerosi appalti pubblici aveva evidenziato l’esistenza di un cartello di imprese che in regime di monopolio si consentiva anche di cedere l'appalto aggiudicato, previo pagamento della tangente “in natura”, utilizzando per altro lavoro manovalanza e macchinari della ditta favorita. Il cartello, secondo quanto emerso dalle indagini, avvalendosi dell’opera di personaggi che conoscevano bene i meccanismi della normativa in materia di pubblici incanti e dei sistemi ed erano in grado di aggirarla, era riuscito a ottenere le aggiudicazioni, predisponendo, a tavolino, le offerte in modo da preordinare il nome della ditta vincitrice. Un momento importante per le indagini era stata la perquisizione a casa di un indagato: erano stati trovati significativi riscontri sotto forma di timbri e documenti riferibili a numerose imprese edili del reggino, partecipi del sistema. Dalle indagini era emerso, inoltre, che il “cartello” non guardava in faccia nessuno. Un esempio era stato colto nelle condotte estorsive poste in essere nel giugno 2006 a Piale di Villa S. Giovanni, in danno della ditta Edilimpianti di Francesco Lombardo, cognato di Antonino Votano. L'imprenditore aveva subito una prima richiesta estorsiva con l’imposizione della fornitura di cemento e, successivamente, il danneggiamento di un escavatore. Per Pietro Siclari, uno degli imputati che il 19 gennaio prossimo dovrà comparire in Tribunale, mentre si trovava detenuto nell'ambito dell'operazione “Entourage”, sono arrivati altri guai giudiziari. Il 9 ottobre scorso, infatti, è stato raggiunto da un’altra ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip nell’ambito dell’operazione “Reggio Nord”, condotta a conclusione di un’inchiesta sulle attività delle cosche attive tra centro cittadino, Villa San Giovanni e Campo Calabro. Tra gli arrestati di quella operazione figurava anche Pasquale Rappoccio, facoltoso imprenditore cittadino risultato in affari propio con Pietro Siclari. Rappoccio, ex patron di Viola Basket e Medinex, è accusato di avere affittato nel luglio 2010 il “Limoneto” a soggetti vicini alla cosca Condello, pur avendo la consapevolezza che dietro l’affare c’era la cosca capeggiata dal boss latitante Domenico Condello, alias “Micu u pacciu”, cugino e successore di Pasquale Condello, dopo la sua cattura, al comando di uno dei più potenti gruppi della 'ndrangheta cittadina. Federico aveva avuto 27 anni in Tribunale OPERAZIONE “SISTEMA” Ieri gli interrogatori di garanzia Santo e Antonio Crucitti hanno rigettato tutte le accuse L’imprenditore Pietro Siclari: per lui giudizio immediato I due Crucitti, ieri, hanno scelto di parlare. Assistiti dagli avvocati di fiducia Francesco Calabrese, Giuseppe Alvaro e Davide Barillà, i due indagati nell’ambito dell’operazione “Sistema”, hanno fornito al gip Domenico Santoro una lettura dei fatti dal loro punto vista. Antonio Crucitti ha spiegato al giudice quali fossero i rapporti che lo legano allo zio Santo e ha rigettato ogni accusa soprattutto per quanto riguarda la palestra che è al centro delle indagini e ha negato che questa appartenesse allo zio e lui fungesse da prestanome. Dal canto suo, il presunto boss di Condera e Pietrastorta Santo Crucitti, interrogato per rogatoria nel carcere di Benevento dove si trova recluso, ha ribadito che la sua condotta sarebbe stata del tutto lecita e ha respinto tutte le accuse che gli hanno mosso i magistrati della Procura antimafia. Scena muta di fronte al giudice per le indagini preliminari, invece, hanno fatto Domenico Surace, difeso dagli avvocati Francesco Calabrese e Carlo Morace; Carmine Polimeni, Sandrino Amedeo Aurora e Antonino Minniti, quest’ultimo difeso dagli avvocati Giorgio e Gaetano Vizzari. Dunque, sono stati interrogati sei indagati sugli otto che sono stati arrestati. Oggi sarà il turno di Domenico Polimeni e Michele Crudo di essere interrogati. Anche loro due avranno l’opzione di parlare e fornire una loro spiegazione davanti al giudice oppure di esercitare il diritto di non rispondere.(p.g.) Furto al Cilea Il pm Rocco Cosentino ha chiesto la convalida dell’arresto e la custodia cautelare in carcere per Luigi Belgio, Antonio Talinucci e Filippo Foti, accusati di tentato furto al teatro Cilea. Gli avvocati Antonio Cordova e Rosa Maria Messina (in rappresentanza dell’avv. Antonio Managò) hanno eccepito di non avere potuto visionare gli atti e chiesto la nullità dell’interrogatorio. Il gip Silvana Grasso ha accolto l’eccezione degli avvocati e ha rinviato di 24 ore l’udienza di convalida degli arresti dei tre indagati per il tentato furto al Cilea. Sedici anni di carcere all’uomo che al colmo dell’esasperazione aveva rivolto il fucile contro il giovane Sparò al figlio tossicodipendente, condannato Sedici anni di reclusione. È la condanna inflitta dal gup Vincenzo Pedone a G.C., 73 anni, imputato del tentativo di uccidere il figlio trentacinquenne. L’anziano era stato protagonista di una drammatica vicenda familiare scatenata dalla presenza sinistra della droga. Ad agire era stato un padre esasperato dai comportamenti del figlio. Un uomo che, ad un certo punto, non riuscendo più anda andare avanti, si era armato di fucile e aveva sparato contro il proprio figlio. L’epilogo tragico era stato scongiurato dalla prontezza e celerità dei soccorsi. L’episodio si era registrato nella mattinata del 19 aprile scorso. Intorno alle sette una Volante della Questura era intervenuta in un appartamento di via Sbarre Superiori dove erano stati segnalati dei colpi d’arma da fuoco. Gli agenti entrando nell’appartamento avevano trovato sanguinante A.G.C., che si trovava agli arresti domiciliari ed In occasione del tentato omicidio, in via Sbarre Superiori era intervenuta una Volante della Questura era stato attinto da colpi d’arma da fuoco al volto e a una mano. I poliziotti accertavano che l’anziano padre, esasperato dalle pressanti richieste di denaro da parte del figlio, tossicodipendente, che lo minacciava conti- nuamente anche di morte se non avesse esaudito i suoi desideri, aveva poco prima esploso contro di lui tre colpi di fucile da caccia calibro 12 e, convinto di averlo ucciso, si era allontanato subito dopo non reggendo nemmeno la vista di quello che aveva causato. Trasportato ai Riuniti, il giovane veniva sottoposto a un lungo intervento chirurgico. Poi c’era stato in ricovero in Rianimazione con prognosi riser- vata. L’autore del tentato omicidio veniva localizzato dagli agenti di una Volante nei pressi della villetta di via Botteghelle nei pressi della scuola “Galluppi”. L’anziano non opponeva alcuna resistenza all’arresto. Condotto in Questura, ammetteva le proprie responsabilità per cui veniva arrestato in flagranza per il reato di tentato omicidio. Anche l’arma utilizzata veniva recuperata e sequestrata dai poliziotti. Ieri, davanti al gup Vincenzo Pedone, è stato definito il giudizio celebrato con il rito abbreviato. Il pm ha chiesto la condanna dell’imputato a 12 anni di reclusione. Dopo l’intervento del difensore, l’avvocato Giuseppe Aiello che ha chiesto il minimo della pena, il giudice si è ritirato in camera di consiglio. Al rientro in aula ha dato lettura del verdetto di condanna a 16 anni di reclusione. All’imputato non sono state riconosciute le attenuanti generiche.(p.t.) Il Cappuccino, ex parroco a Sant’Elia di Ravagnese, giudicato colpevole anche dalla Corte d’Appello Mancava l’estradizione Atti sessuali su una ragazzina, tre anni al frate cancellata la pena Piero Gaeta La Corte d’appello (Lilia Gaeta presidente, Adriana Costabile e Angelina Bandiera giudici) dichiara di non doversi procedere perchè manca l’estradizione e cancella la condanna a 27 anni di reclusione inflitta a Lorenzo Federico in primo grado, a conclusione dello stralcio dell’operazione “Olimpia 3”. Federico era accusato di associazione mafiosa quale presunto appartenente alla cosca Serraino, del tentato omicidio di Armando Bevilacqua e di una serie di rapine compiute negli anni Novanta (in un caso gli era stato contestato anche il sequestro di persona). Per i fatti che gli venivano contestati nella terza fase dell’operazione “Olimpia”, Federico era stato processato e condannato ma la sentenza era stata annullata dalla Corte d’appello e gli atti erano tornati al primo grado. Nel nuovo processo celebrato in Tribunale l’accusa aveva chiesto la condanna di Federico a trent’anni di carcere. I giudici avevano giudicato l’imputato colpevole in ordine a tutti i reati contestati e l’avevano condannato a 27 anni di carcere. Ieri, in Corte d’appello, il sostituto procuratore generale Francesco Mollace ha preliminarmente evidenziato come per alcuni reati era intervenuta la prescrizione. In ordine al tema principale il rappresentante dell’accusa ha affermato che non c’era prova neanche della detenzione di Federico, così come della libertà nel periodo successivo all’estradizione. La Corte ha dichiarato di non doversi procedere.(p.t.) È stata confermata anche dalla seconda sezione della Corte d’Appello presideuta da Lilia Gaeta (a latere Adriana Costabile e Angelina Bandiera) la condanna a tre anni di reclusione nei confronti dell’ex parroco di Sant’Elia di Ravagnese, il frate cappuccino P.C. di 77 anni, colpevole anche per i giudici di secondo grado dei reati di atti sessuali su una minorenne e atti osceni in luogo pubblico. Il sostituto procuratore generale Franco Mollace ha chiesto la conferma della pena inflitta dall’allora gup Santo Melidona. E la richiesta del pg è stata accolta in pieno dalla Corte d’Appello che non solo ha confermato la pena detentiva ma ha confermato anche il risarcimento nei confronti dei genitori della vittima che si erano costituiti parte civile ed erano rappresentati dall’avv. Nino Delfino. Il difensore del frate si è battuto per cercare di fare attenuare la pena nei confronti del proprio assistito avanzando prima un’eccezione procedurale perché la querela era stata presentata dopo che erano state effettuate le intercettazioni che hanno inchiodato il Cappuccino. E poi, dopo che la Corte ha respinto l’eccezione, ha chiesto ai giudici di giudicare il religioso per reati di minore gravità. I giudici, invece, non hanno tenuto conto delle richieste avanzata dalla difesa e hanno confermato in toto la sentenza emessa in primo grado con il rito abbreviato che ha già com- Il frate è stato condannato anche per atti osceni in luogo pubblico portato lo sconto di un terzo della pena per l’imputato. I fatti oggetto del processo si sono svolti quando la vittima aveva appena 13 anni e il frate era parroco a Sant’Elia di Ravagnese. La gente cominciò presto a parlare delle “attenzioni” che il settantenne P.C. stava rivolgendo all’adolescente e da lì presero il via le indagini che accertarono i fatti che portarono prima all’arresto del frate in flagranza di reato e poi alla sua condanna in primo grado. Ieri, dunque, è giunto a conclusione anche il secondo capitolo di questa turpe storia giudiziaria. Un storia che, da qualunque prospettiva la si guardi, lascia un retrogusto amaro per i protagonisti e per il reato in sè che mette in luce tutta la miseria umana. Gazzetta del Sud Venerdì 11 Novembre 2011 41 Reggio Tirrenica . ROSARNO Giovanni Nocera dovrà spiegare il colpo di arma da fuoco alla gamba PALMI Ferimento del nipote di Bellocco troppi misteri frenano l’indagine “Maestro”, l’imputato Pietro Calipa si difende Migliorano le sue condizioni. Pochi indizi a supporto dell’inchiesta PALMI. Sono proseguite an- Gioacchino Saccà GIOIA TAURO Sono considerate notevolmente migliorate le condizioni di Giovanni Nocera il trentatreenne di Rosarno che intorno alle diciotto di mercoledì si è presentato ai sanitari del pronto soccorso dell’ospedale di Polistena con una ferita da arma da fuoco alla coscia destra. Da Polistena Nocera, che aveva perso parecchio sangue, soprattutto per motivi precauzionale - temendo che la ferita potesse interessare l’arteria femorale - era stato trasferito a Reggio Calabria dove comunque, già ieri, le sue condizioni venivano considerate non preoccupanti per cui è stato rinviato al “Santa Maria degli Ungheresi”. C'è la quasi certezza che lo stesso sia stato colpito da colpo di arma da fuoco, partito presumibilmente da un’automatica a canna corta di medio calibro, ma non c'è al momento alcuna o conferma che il ferimento possa essere avvenuto sulla via Nazionale Nord di Rosarno così come riferito dallo stesso Nocera. La vittima del ferimento ha raccontato ai poliziotti di avere sentito all’improvviso, mentre procedeva a piedi, un forte bruciore alla gamba accorgendosi subito dopo di perdere sangue. Un ferimento dai contorni poco chiari, insomma, per non dire misterioso per il quale gli agenti della Sezione investigativa del Commissariato di Polizia di Gioia Tauro, che operano sotto le direttive del Vicequestore Francesco Rattà col coordinamento del sostituto della Procura di Palmi dott. D’Amato, sono sempre a lavoro, senza tralasciare alcun particolare per tentare di dare una svolta alle indagini. Sull'attività investigativa c'è il massimo comprensibile riserbo e non è stato possibile apprendere particolari di sorta. Si sa per certo che in via Nazionale Nord, nella zona indicata da Nocera, quale teatro ferimento, non pare siano state trovate tracce di sangue o bossoli esplosi per poter risalire alla possibile arma dalla quale sarebbe partito il colpo mentre la sua stessa utilitaria, dalla quale, secondo il racconto, era appena sceso al momento del ferimento, sarebbe stata trovata in garage. Era stato effettuato già mercoledì sera un primo sopralluogo e gli specialisti della Scientifica, stando a quel che è stato possibile appurare, avrebbero ripetuto il tentativo anche nella prima mattinata di ieri. Le indagini, insomma, pare proprio debbano ripartire da zero e questo non esclude, dunque, che possano essere seguite anche altre strade nel tentativo di fare luce sul ferimento di Giovanni Nocera, nipote di Giuseppe Bellocco (che sta scontando una pesante condanna in un carcere di massima sicurezza del Nord Italia), che a Rosarno ha destato non poca sensazione per motivi facilmente intuibili, soprattutto perché il centro della Piana sta vivendo un momento che fa registrare una vera e propria escalation di atti criminosi. Giuseppe Bellocco il giorno dell’arresto CITTANOVA Si rinnova l’iniziativa Prevenzione del diabete domenica visite gratuite Flavia Bruzzese CITTANOVA Anche quest’anno, grazie all’iniziativa del dott. Gaudenzio Stagno, diabetologo internista componente nazionale dell’associazione diabetologi, domenica prossima, dalle ore 8.30 alle ore 12.30, in piazza S.Rocco un team di medici e operatori sanitari effettueranno gratuitamente uno screening per coloro che vorranno sottoporsi all’esame della glice- mia. Dalla stessa piazza alle ore 11,00 partirà la “Passeggiata della Salute”, durante la quale verranno date informazioni su alimentazione e attività fisica. L’appuntamento costituisce un’occasione di rilevante importanza anche alla luce della crescente diffusione della patologia diabetica, che coinvolge sempre più i calabresi. Motivo questo che sicuramente farà registrare anche quest’anno un’affluenza numerosa. che nell’udienza di ieri, al tribunale di Palmi, le arringhe degli avvocati difensori nell’ambito del procedimento che prende il nome dall’operazione “Maestro”. Martedì scorso, il sostituto procuratore antimafia della Dda di Reggio Calabria, Roberto Di Palma, aveva chiesto 91 anni di carcere complessivi. Ieri è toccato all’avvocato Mirna Raschi in difesa di Francesco Cosoleto (richiesta di condanna a 10 anni di reclusione) ed il primo intervento del collegio difensivo di Angelo Boccardelli (avvocati Giacinto Licursi e Francesco Calabrese) su cui pende una richiesta di condanna a 12 anni di reclusione. Per diverse ore i legali hanno incalzato con la loro contestando le accuse mosse dalla Dda, ribadendo al contempo l’estraneità del suo assistito allo scenario tracciato dal pm. A fare da “apripista” agli interventi dei due legali, sono state le dichiarazioni spontanee dell’imputato Pietro Calipa (richiesta di condanna a 12 anni di reclusione): «È pesante la mia richiesta di condanna per aver accompagnato 3 volte a Roma Rocco Molè o per aver fissato degli appuntamenti. Su 37 mila telefonate che mi sono state intercettate solo una mi viene contestata. Basta questa per un 416? Che razza di indagato sono? Da cosa mi devo difendere? Se ho sbagliato è giusto pagare, ma per cosa?», sono stati alcuni degli interrogativi posti alla presidenza del Tribunale, concludendo: «Chiedo un giudizio equo e il coraggio di saper assolvere».(i.p.) La preside dell’istituto “Piria” Russo con alcuni ragazzi stranieri L’INIZIATIVA In primo piano il “Piria” Patto Rosarno-Siena per corsi di formazione riservati agli stranieri Giuseppe Lacquaniti ROSARNO Un’iniziativa di elevato spessore culturale è stata attivata dall’Istituto di Istruzione Superiore “R. Piria” di Rosarno, in collaborazione con la prestigiosa Università per Stranieri di Siena, un ateneo che annovera anni di esperienza nella formazione didattico-linguistica in tutta Italia. Grazie al protocollo d’intesa siglato tra le due istituzioni, la Scuola rosarnese apre i propri cancelli al mondo della cultura multietnica, attraverso una proposta a beneficio di discenti, docenti e dei tanti stranieri presenti sul territorio calabrese, un’offerta esclusiva mirante alla formazione culturale vissuta in un’ottica multi-razziale e multi-culturale. Dal 21 novembre, infatti, nell’ambito della formazione didattica per docenti e diplomati, partiranno i corsi “Ditals” di I e II livello, un titolo culturale che valuta la preparazione teorico-pratica nel campo dell’insegnamento a stranieri e garantisce un certo grado di omologazione tale che la sua validità legale in Italia e all’estero è riconosciuta a pieno titolo. Il centro Ditals di Siena ha ricevuto nel 2006 il Label Europeo dal Ministero del Lavoro. «I corsi e la certificazione “Cils” riconosciuta come titolo ufficiale di competenza linguistica – si precisa in un comunicato del “Piria” – rilasciano un titolo di studio che attesta il grado di competenza linguistico-comunicativa in italiano come L2». La loro frequenza è aperta ai cittadini stranieri o italiani residenti all’estero, che necessitano di una certificazione della conoscenza linguistica italiana riconosciuta dal Ministero dell’Università, «in ottemperanza con quanto indicato nel “Quadro Comune di Riferimento Linguistico Europeo” del Consiglio d’Europa, e fruibile ai fini lavorativi, come requisito essenziale per l’ottenimento del permesso di soggiorno in Italia, per l’iscrizione alle Università Italiane». Per la preside Mariarosaria Russo, «quella dell’alta formazione Ditals e Cils, costituisce una realtà affidata ad un istituto d’istruzione superiore che vanta punte d’eccellenza in ambito formativo, un’offerta unica sul versante alto-tirrenico calabrese». Venerdì 11 Novembre 2011 Gazzetta del Sud 42 Reggio Tirrenica . SANITÀ Grandi manovre per tentare di tamponare le polemiche provocate dall’atto aziendale dell’Asp LO SCONTRO Braccio di ferro tra i sindaci Bellofiore replica agli «insulti» di Tripodi: Mediazione per evitare il trasferimento a Polistena dell’Unità di cardiologia «Parole oltraggiose» Ospedale, “contentino” a Gioia Alfonso Naso GIOIA TAURO Ospedale, grandi manovre. Una serie di contatti e di comunicazioni stanno ruotando intorno al nosocomio “Giovanni XIII”. Già la settimana prossima il direttore generale dell’Asp di Reggio Rosanna Squillacioti, unitamente al presidente della Commissione regionale per la sanità, Nazzareno Salerno, arriveranno a Gioia per un sopralluogo tecnico sull’ospedale. Le trattative, ancora tenute sotto traccia, riguardano le incongruenze tra la bozza dell’atto aziendale reggina e il decreto di riordino della rete ospedaliera emesso dal Commissario Giuseppe Scopelliti. Tutto ruota intorno alle strutture di cardiologia, urologia e nefrologia. Dopo l’azzeramento dei posti letto previsto dal decreto 106, si tenta adesso di accorpare l’Unità cardiologica con quella della Medicina che nella nuova versione potrebbe vedere annessa una struttura di cardiologia con la denominazione di medicina cardiovascolare. Si tratta pure per scorporare i posti assegnati all’ospedale di Polistena, sempre nel reparto cardiologico, nel limite comunque indicato dal decreto di riordino degli ospedali che fissa il tetto di 227 posti letto per i due nosocomi. In sostanza si ragiona su un interscambio tra le due strutture, rimanendo comunque Polistena come struttura spoke e Gioia come ospedale “generale”. Il motivo sarebbe quello di mantenere un’identità all’ospedale gioiese che raccoglie il bacino di utenza della fascia costiera della popolazione della Piana (complessivamente oltre 60mila abitanti) e che per poter continuare a svolgere le sue funzione di presidio con la specialità di chirurgia deve necessariamente avere la “spalla” della cardiologia. Peraltro il reparto è molto funzionale ed operativo nonostante la mancanza dell’Utic promessa, appaltata ma mai definitivamente completata e consegnata. Diverso sembra, invece, il destino di urologia. Qui la struttura sembra orientata verso una delocalizzazione dal momento che in base alle normative ministeriali nel piano delle acuzie non viene ritenuta necessaria negli ospedali denominati “generali”. Diverso discorso per l’ortopedia. Le ragioni della nuova costituzione della divisione a Gioia stanno nel fatto che vicino esiste il porto di Gioia e che in base ad una statistica interna all’Asp circa il 60% dei pazienti che giungono a Polistena (attualmente unica struttura presente in ambito di posti letto di Ortopedia) arriva dalla fascia costiera. Anche in questo caso l’Asp intende ad una integrazione tra le strutture di riferimento della Piana. Da decidere, e questo potrà arrivare a breve, invece è il destino della nefrologia. Nel reparto gioiese da alcuni mesi sono stati attivati due posti per la dialisi. Adesso occorrerà capire come verrà posizionata la struttura collocata nell’ala dell’ospedale da poco portata completamente a nuovo. La logica che sarà seguita per la stesura definitiva dell’atto aziendale è quella di un traghettamento della sanità della Piana in vista della gara per la realizzazione del nuovo ospedale a Palmi. Se il tutto andrà per il verso giusto il nosocomio gioiese potrebbe ottenere, quindi, la chirurgia, la medicina con annessa una funzionalità di cardiologia, l’ortopedia, la Sar e il Pronto soccorso, unitamente alle divisioni di servizi. Vincenzo Toscano GIOIA TAURO Da anni lavori in corso nel nuovo reparto dell’Utic all’ospedale di Gioia Tauro GIOIA TAURO Aggiornato il processo d’appello per 11 imputati “Cent’anni di storia”, si riparte È stato aggiornato all’udienza di fine novembre il processo d’appello relativo all’operazione “Cent’anni di storia” dinanzi alla Corte d’Appello di Reggio Calabria presieduta dalla dott.ssa Iside Russo. Nel frattempo il Pg ha ottenuto dalla Corte la sospensione dei termini di custodia cautelare. In primo grado a Palmi furono comminate 11 condanne e 4 assoluzioni. Girolamo “Mommo” Molè classe ’61 condannato a 17 anni di reclusione; Domenico Molè classe PALMI. ’62 condannato a 16 anni di reclusione; Girolamo Molè classe ’63 detto “Il gancio” era stato condannato a 5 anni e 6 mesi. Dodici gli anni di condanna per Giuseppe Alvaro; i due figli, Antonio e Natale Alvaro sono stati invece condannati a 9 anni di reclusione. Per Giuseppe Piromalli condanna a 15 anni di reclusione. Pesanti le condanne anche nei confronti di Pietro D’Ardes, l’imprenditore a capo della cordata romana che acquisì la Cooperativa “All Service”, per il qua- SEMINARA Operazione “Topa”: in secondo grado le richiese del pg Danilo Riva le erano stati decretati 11 anni di reclusione e l’avvocato Giuseppe Mancini condannato a 9 anni di reclusione. Per Gianluigi Caruso, uno dei liquidatori “All Service” la condanna è stata a 5 anni. Per Giuseppe “Pino” Arena, considerato dall’accusa intraneo alla cosca Molè la condanna è stata a 4 anni e 8 mesi. Le quattro assoluzioni, oltre a Giorgio Dal Torrione, riguardarono Lorenzo Arcidiaco, Vincenzo Priolo e Marco Fantone altro liquidatore della “All Service”. (i.p.) Il sindaco Bellofiore non ci sta e ingaggia un braccio di ferro con il suo collega di Polistena, Michele Tripodi. La sanità è il terreno di scontro. «Nel rispondere al Sindaco di Polistena – esordisce Bellofiore – mi limiterò semplicemente a censurare quel livore con il quale, lo stesso ha voluto affondare attacchi alla mia persona che ritengo gravemente lesivi della mia dignità oltreché della mia attività istituzionale, ma anche oltraggiosi nei confronti dei miei cittadini e di tutti i residenti della Piana. Chi mi insulta – continua Bellofiore – e mi definisce sciocco, strisciante e meschino sa benissimo che da anni con chiarezza e fermezza sostengo la realizzazione dell’ospedale unico e che nel farlo lascio da parte ogni campanile, ipotizzando la chiusura di tutte le strutture vecchie ed obsolete del nostro territorio, compreso Gioia Tauro e Polistena, che se qualcuno ancora non se ne fosse accorto, come il collega di Michele Tripodi, si reggono su strutture ben lontane da standars di sicurezza e sanitari degni di un paese civile, probabilmente prive di adeguamenti sismici e relativi collaudi, e quindi potenzialmente pericolose per l’incolumità stessa dei pazienti. Ma su questi aspetti ad oggi, nonostante l’evidenza nota a tutti, si è calato solo un muro di omertoso silenzio». Bellofiore ricorda la scelta dei sindaci, poi rimossa e dimenticata: «Inoltre, riflettendo, la cosa strana e quasi paradossale è che l’unica cosa che si può definire strisciante e meschina è l’azione politica di chi ha sovvertito la volontà, demo- craticamente espressa di 24 sindaci della Piana che avevano stabilito di voler realizzare l’ospedale unico al centro della stessa. Nel farlo hanno adoperato ogni tipo di menzogna, come quella di chi fino a poco tempo fa dichiarava che i terreni dell’ospedale di Palmi fossero gratuiti, mentre sappiamo tutti che fino ad oggi sono costati alla Regione circa 230 mila euro ma la Corte dei Conti, ultimamente, li ha stimati in un prezzo non inferiore a 350 mila». «È importante – incalza – che si sappia che i terreni, circa 17 ettari, di proprietà della Regione Calabria in zona centrale rispetto a tutta la Piana ci sono già, e precisamente lungo la provinciale Gioia Tauro-Rizziconi, Questo sarebbe un bel risparmio per la Regione di oltre 350 mila euro». Non riesco ancora a capire, pur sforzandomi, la logica portata avanti dalla Regione che è la stessa dell’ex governatore Agazio Loiero, dalla sua Asp 5 di RC e condivisa dal Sindaco Michele Tripodi con la quale si dice di voler puntare, con la costruzione del nuovo ospedale a Palmi, su due centri esterni, uno sulla costa e uno nell’entroterra e si decida invece oggi di puntare tutto sull’ospedale di Polistena periferico rispetto al centro della Piana. Perché, nell’attesa della realizzazione del nuovo Ospedale, allora non puntare già da oggi su due centri (Gioia Tauro e Polistena) equilibrando il peso di entrambe le strutture? Questo apparirebbe giusto per tutti. Rivendico con forza pari dignità per le due strutture di Gioia Tauro e Polistena in modo da garantire il diritto alla salute per tutto un territorio con più di 100.000 abitanti». CINQUEFRONDI I resti di un edificio termale di epoca romana «Confermate le condanne dei Gioffrè» In contrada “Mafalda” affiorano Ivan Pugliese PALMI La conferma della condanne comminate in primo grado dal Tribunale di Palmi. È questa la richiesta avanzata nell’udienza di mercoledì scorso dal sostituto procuratore generale di Reggio Calabria, Danilo Riva, nell’ambito del procedimento “Topa”, che vede alla sbarra i presunti affiliati alle cosche di Seminara. In primo grado, il Tribunale sancì nove condanne e un’assoluzione. Rocco Antonio Gioffrè venne condannato a 7 anni di reclusione, il sindaco uscente Antonio Marafioti a 6 anni e 6 mesi di reclusione; condannati anche Carmelo Buggè e il L’ex sindaco Antonio Marafioti vice sindaco Mariano Battaglia puniti con 6 anni di reclusione. Per Vittorio Vincenzo Gioffrè, Antonio Giuffrè, Vincenzo Gioffrè, Domenico Gioffrè e Adriano Gioffrè il Tribunale comminò 5 anni e 6 mesi di carcere ciascuno. Unico assolto nel procedimento fu Antonino Tripodi. Dalle richieste di conferma di condanna emesse lo scorso 30 aprile 2010 è inevitabilmente escluso Rocco Antonio Gioffrè, nel frattempo deceduto. Il procedimento “Topa” nasce dall’omonima operazione condotta dai Carabinieri che, nel novembre 2007, in esecuzione alle ordinanze di custodia cautelare disposte dal Gip di Reggio Calabria. Nel mirino la famiglia Gioffrè di Seminara che, secondo il sostituto procuratore della Dda di Reggio Calabria, Roberto Di Palma, avrebbe condizionato il libero voto del comune di Seminara imponendo un proprio candidato, poi eletto nella figura di Marafioti, costringendo l’altro pretendente, Battaglia, dopo una serie di incontri, a ritirarsi dalla competizione. Secondo l’ipotesi accusatoria, dunque, gli esponenti della famiglia Gioffrè, avrebbero controllato l’esito delle elezioni. L’operazione “Topa” dal luogo dove si svolgevano gli incontri, portò inevitabilmente allo scioglimento del consiglio comunale. CONSIGLIO COMUNALE Fronte politico compatto contro il progetto del rigassificatore Gioia Tauro è stanca di essere “colonizzata” GIOIA TAURO. Ha lasciato sicu- ramente il segno l’ultima seduta del Consiglio comunale di Gioia Tauro nel corso della quale è passato all’unanimità, ovvero con in voti di tutti i diciotto presenti (undici della maggioranza e sette dell’opposizione), la revoca dell’autorizzazione accordata in data 16 dicembre 2009 dalla Commissione straordinaria per l’insediamento nell’area portuale dell’impianto di rigassificazione. E il fatto nuovo, degno di nota, è rappresentato da una decisione bipartisan nella storia del Consiglio in carica dalla primavera dello scorso anno che lascia intendere che finalmente per la prima volta i due schieramenti si siano trovati d’accordo con identità di vedute. Il Sindaco Bellofiore, nella sua lunghissima relazione sull'argomento, non ha esitato a puntare il dito sulle decisioni che riguardano Gioia Tauro, la sua area portuale e la sua area industriale, che arrivano - anzi piovono dall’alto - senza alcun rispetto e senza tenere conto delle capacità decisionali di una popolazione, ovvero di una intera città, che da anni subisce imposizioni per le quali a nulla valgono i rifiuti e le proteste. «Ci hanno imposto il maxidepuratore, è arrivato poi l’inceneritore (sindaco Alessio) e poi il raddoppio (sindaco Dal Torrione), poi è stata la volta del rigassificatore – è la considerazione riportata alla lettera dal Sindaco Bellofiore – ma Gioia Tauro è stanca. Ed è stanca perchè ha pagato fin troppo senza che attese più che giustificate si concretizzassero così come autorizzano le aspirazioni di un territorio che ha solo e sempre pagato». In que- st’ultima seduta di luneì ’scorso del Consiglio comunale non è passato inosservato quanto affermato dalla rappresentante del PdL, Anna Maria Stanganelli, che motivando il proprio no all’insediamento del rigassificatore ha voluto sottolineare il pericolo che lo stesso, per il quale non c'è neanche il placet del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, rappresenta per il territorio, ricordando che questo nuovo megaimpianto «ha un potenziale di un milione di tonnellate di tritolo».(g.s) i segni di un tesoro archeologico Attilio Sergio CINQUEFRONDI Prime ed importanti scoperte in contrada Mafalda dopo appena 4 giorni dall’avvio della campagna di scavi, sotto forma di stage per studenti universitari, patrocinata dalla Provincia, che si concluderanno il 3 dicembre e che interesseranno anche la chiesa interna al convento di San Filippo d’Argirò di contrada Busale. Sono emerse nuove strutture, si potrebbe trattare dei resti di dell’edificio termale ospitato nell’area residenziale di una villa romana di età imperiale, tra il II e IV secolo dopo Cristo. Tra le scoperte, un mattone romano con un bollo, dal quale si potrà risalire all’officina che ha fornito i materiali per la costruzione della villa. Sulla stessa area, sono venuti alla luce una pavimentazione. Trattasi probabilmente dei resti di un’altra parte termale dell’insediamento romano. Le ricerche sono volte anche a stabilire se nella stessa zona, vi fosse un insediamento greco, prima che i romani vi costruissero la villa, probabilmente divisa in zona residenziale e zona di produzione agricola. In contrada Mafalda abbiamo incontrato il consigliere provinciale Giuseppe Longo e l’archeologo Francesco Cuteri, responsabile degli scavi in atto a Cinquefrondi, sotto la direzione della dott.ssa Maria Teresa Iannelli responsabile archeologa dell’area per la Soprintendenza ai beni archeologici. Cuteri innanzitutto ha voluto spiegare Una fase degli scavi in contrada Mafalda come si sia partiti dalle indagini risalenti alla campagna di scavi del 1995. Dopo la fase di ripulitura della struttura semi circolare monumentale, sono iniziati i nuovi scavi che hanno portato alla scoperta di nuovi indizi riguardanti una struttura molto complessa. L’archeologo Cuteri ci ha anche informati che al momento, dopo 4 giorni di scavi, non c'è alcuna conferma, come sostenuto da molti studiosi, che una parte della villa romana fosse stata trasformata in una chiesa. Ampliando l’area di ricerca, Paola Papasidero, Elisa Mesiano, Maria Viscomi, Francesco De Leo, Angela D’Agostino, Carmela Bilotto, tutti studenti delle Università di Reggio, Cosenza e Messina, grazie anche alla collaborazione degli operai del Comune di Cinquefrondi, hanno scoperto resti di un edificio, con tanto di pavimentazione, che dovrebbero far parte della zona termale della villa. In contrada Busale, grazie agli operai della Comunità Montana, è stata bonificata l’area in cui sorgono i resti del convento di San Filippo d’Argirò, dove, gli studenti guidati dall’archeologo Francesco Cuteri, per stabilire se realmente il convento sia stato fondato in età bizantina, interverranno sulla chiesa del convento di San Filippo. «Alla luce di quanto ho visto finora – ha affermato l’archeologo Cuteri – si può già ipotizzare, per la primavera, di promuovere un’intera giornata di studi per presentare i risultati. L’occasione giusta per promuovere un incontro sulla Calabria in età romana con specialisti ed appassionati». Il consigliere provinciale Giuseppe Longo si è augurato che «sia l’opportunità giusta perché Cinquefrondi si riappropri delle proprie radici storiche e si sviluppi una cultura archeologica che appassioni anche le nuove generazioni». Gazzetta del Sud Venerdì 11 Novembre 2011 45 Reggio Ionica . IL GOTHA DELLA ’NDRANGHETA Prima udienza “ordinaria” CARERI Processo “Crimine” respinte le eccezioni Resta competente il Tribunale di Locri Maltempo, i tre centri abitati in ginocchio Giuseppe Pipicella CARERI Momenti di tensione per il malore dell’86enne Antonio Commisso, subito ricoverato in ospedale Rocco Muscari LOCRI Il Tribunale di Locri si è dichiarato competente per territorio a celebrare il processo “Crimine”, che si è aperto ieri mattina nei confronti di 34 imputati che hanno scelto il giudizio ordinario. Unificata anche la posizione di un altro imputato, Antonio Angelo Cianciaruso, tratto in arresto nell’operazione “Crimine 2”, relativamente alla contestazione associativa riferita al “locale” di Singen. Un’altra posizione, quella di Roberto Commisso, sarà probabilmente riunificata al procedimento principale il 19 gennaio, dopo che il Tribunale ha dovuto stralciare la posizione per difetto di notifica ad uno dei legali. Il processo si è aperto con il malore accusato in aula da Antonio Commisso, 86 anni, detto “u quagghia”, soccorso e trasportato all’ospedale di Locri. Gli stato diagnosticato un problema cardiaco ed è stato ricoverato nel reparto di Geriatria, è seguito dall’equipe dell’unità cardiologica. Il presunto anziano capo dell’omonima cosca sidernese, detenuto a Bari, era stato trasportato ieri mattina dal carcere di Catanzaro, dove è stato trasferito in vista del processo e dove è sempre presente una divisione medica. Dopo la forzata interruzione, il processo è ricominciato – con circa 200 persone in aula, tra addetti ai lavori, detenuti e pubblico, in mezzo a un impeccabile servizio di controllo di carabinieri e polizia – con gli interventi del nutrito collegio difensivo che ha sollevato l’eccezione di incompatibilità territoriale. In particolare l’avvocato Armando Veneto, difensore insieme all’avv. Pietro Catanoso, di Francesco Gattuso, presunto capo locale di Croce Valanidi, ha eccepito che la Dda non ha individuato il luogo in cui si sarebbe formata la “nuova mafia” e, perciò, non potrebbe “scegliere” il giudice di competenza, che sarebbe per l’imputato quello di Reggio. Dello stesso avviso gli avvocati Marco Tullio Martino e Maria Antonietta Cestra, per Giuseppe Antonio Primerano, presunto capo locale di Fabrizia. Mentre l’avv. Giuseppina Sibio ha indicato Vibo Valentia quale sede per Rocco Bruno Tassone, ritenuto capo del locale di Cassari di Nardodipace. Tra gli altri difensori che hanno chiesto lo stralcio l’avv. Marco Gemelli, in sostituzione dell’avv. Antonio Managò, ha fatto notare che per Domenico Gangemi, presunto capo del locale di Genova, è stato notificato un nuovo titolo custodiale emesso dal gip ligure, per un’associazione operativa in quella regione. Di conseguenza anche lui ha chiesto di riconoscere l’incompetenza del tribunale di Locri. Contro l’eccezione difensiva sono intervenuti i pm Maria Luisa Miranda, Antonio De Bernardo e Giovanni Musarò. In particolare il sostituto Miranda ha rilevato che per il reato di associazione per delinquere è competente il giudice del luogo dove è stato iniziato il reato permanente che, come si evince già dal dispositivo del gup distrettuale, è riconducibile a Polsi, quale sede della “nuova mafia” formata nel corso della riunione di Montalto. Il pm ha rilevato che, comunque, nel procedimento il reato più grave va individuato in quello contestato ad esponenti della cosca Mazzaferro di Marina di Gioiosa Ionica, iniziati nel 2003, riferibili a una presunta estorsione, che richiama gli altri reati contestati. Su quest’ultimo assunto dell’accusa si è basato il rigetto dell’eccezione difensiva da parte del Tribunale, (presidente Alfredo Sicuro, giudici Adriana Cosenza e Giovanna Sergi). Il Tribunale in chiusura, ha ammesso le prove e l’esame di oltre 200 testi, rinviando il processo al 13 febbraio. LOCRI Con la requisitoria del pm Antonio De Bernardo Stamattina inizia la discussione sull’omicidio di Salvatore Cordì LOCRI. Con la requisitoria del so- stituto procuratore della Dda reggina, Antonio De Bernardo, inizia questa mattina davanti alla Corte d’assise di Locri, la discussione del processo ai presunti esecutori materiali dell’omicidio di Salvatore Cordì: Michele Curciarello e Antonio Martino. Con loro è imputato Antonio Panetta, presunto organizzatore dell’omicidio del “cinese”, che è accusato anche di associazione per delinquere di stampo mafioso. Si chiude, quindi, il dibattimento a quasi due anni dal rinvio a giudizio dei tre imputati tratti in arresto nel corso dell’operazione denominata “Pioggia di Novembre”, eseguita dagli agenti del Commissariato di polizia di Siderno il 19 dicembre del 2008. Un processo che si è snodato lungo un’istruttoria particolarmente complessa, nel corso della quale la Corte d’assise di Locri (presidente Amelia Monteleone, giudice a latere Angelo Ambrosio) si è trovava dinnanzi a una mole di atti e testimonianze sostenuti con professionalità e competenza da entrambe le parti. Il processo è giunto alla fase finale con l’assunzione di una perizia, eseguita dal maresciallo Marco Romeo, sull’asserita presenza di residui di polvere da sparo sugli indumenti e sul corpo dei presunti autori dell’assassi- Il presidente Amelia Monteleone Il banco delle parti nell’aula del tribunale di Locri. Nel riquadro, l’imputato Antonio Commisso AFRICO Nel mirino della GdF un’azienda di autotrasporto Frode fiscale, sequestro di beni Antonello Lupis ROCCELLA Un’impresa individuale di Africo è finita nel mirino della Guardia di Finanza per frode fiscale. È di 360 mila euro il valore dei beni mobili e immobili sottoposti a sequestro preventivo dalla tenenza di Bianco, che dipende dalla Compagnia di Locri diretta dal maggiore Ferdinando Mazzacuva, su disposizione del gip di Reggio Calabria, Silvana Grasso, che ha accolto la richiesta del pm nio, che ha demolito alcune certezze portate avanti dai consulenti di parte. Un nodo, quello dello stub, sul quale si è concentrato l’ultimo esame testimoniale di ieri, dell’ispettore capo Leonardo Spagnolo, dell’ufficio di polizia scientifica del Commissariato di siderno. Il testimone, su domande del pm De Bernardo, ha ribadito di aver proceduto al lavaggio delle proprie mani prima di effettuare il sequestro degli indumenti in uso ai due imputati principali, che hanno posto nelle apposite buste i reperti. Sul punto i difensori, avvocati Staiano, Albanese e Mazza, hanno contestato all’ispettore che il dato non si evince dai verbali e dalla precedente testimonianza. L’udienza si è conclusa con la produzione di una nutrita documentazione da parte degli avvocati Luca Maio e Giuseppe Mammoliti, nell’interesse di Panetta.(r.m.) REGGIO CALABRIA Faida di Sant’Ilario: rinviato dalla Cassazione per 5 imputati Prima luce, aperto il procedimento d’appello-bis LOCRI. Con la richiesta della conferma della sentenza di secondo grado nei confronti dei cinque imputati ritenuti appartenenti alle opposte consorterie di Sant’Ilario dello Jonio dei D’Agostino e dei Belcastro-Romeo, si aperto davanti alla Corte d’assise d’appello di Reggio Calabria il processo “Prima Luce”, rinviato lo scorso giugno dalla Cassazione. Dopo la relazione introduttiva esposta dal giudice dott.ssa Cappello (presidente Finocchiaro), il pg Santo Melidona ha concluso l’intervento chiedendo la conferma dell’ergasto- lo per Giuseppe Belcastro e Tommaso Romeo, accusati dell’omicidio di Emanuele Quattrone, eseguito il 15 agosto del 1990, nel corso del quale è rimasto ferito anche Vincenzo Siciliano. Omicidio per il quale la Cassazione, su ricorso degli avvocati Antonio Managò e Adriana Bartolo, aveva annullato con rinvio rispetto alla posizione di Belcastro, ritenuto il presunto capo dell’omonima cosca di Sant’Ilario. Il procuratore generale ha chiesto altresì la conferma della pena per Vincenzo, Domenico e Luciano D’Agostino, rispettivamente condannati dalla Corte d’assise di appello di Reggio Calabria, in diversa composizione, alle pene di 25, 26 e 18 anni, per il reato associativo in materia di traffico internazionale di sostanze stupefacenti. Reato per il quale la prima sezione della Suprema Corte aveva annullato con rinvio nei confronti dei tre imputati ritenuti, a vario titolo, al vertice dell’omonima consorteria criminale operante a Sant’Ilario e Canolo. A chiusura dell’udienza la Corte ha rinviato al 18 novembre per l’inizio degli interventi del collegio difensivo, precisa- mente con l’arringa dell’avv. Paolo Tommasini, nell’interesse di Domenico D’Agostino difeso anche dall’avv. Eugenio Minniti che discute anche per Vincenzo D’Agostino. Lo stesso giorno interverranno l’avv. Adriana Bartolo per Giuseppe Belcastro, gli avvocati Sandro Furfaro e Cosimo Albanese per Tommaso Romeo, infine il professore Nico D’Ascola nell’interesse di Luciano D’Agostino. Le arringhe difensive si concludono a metà dicembre con l’intervento dell’avvocato Antonio Managò in difesa di Giuseppe Belcastro.(r.m.) Matteo Centini e i risultati investigativi prodotti dalle Fiamme Gialle. I sigilli hanno riguardato un imponente immobile da 11 vani, altri due immobili di misure più ridotte, quattro terreni e un’autovettura. Stando a quanto riferito dagli investigatori della Guardia di Finanza del Comando provinciale di Reggio le indagini, partite da una verifica fiscale compiuta nei confronti del titolare dell’impresa, attiva nel settore dell’autotrasporto, avrebbero consentito di accertare redditi sottratti al fisco per 1 milione di euro e un’imposta sul valore aggiunto evasa per 250 mila euro. Il sequestro si è reso possibile in virtù dell’applicazione dell’art. 321 del codice di procedura penale che consente all’autorità giudiziaria di sottoporre a sequestro preventivo (nel corso delle indagini preliminari) i beni che potrebbero eventualmente essere destinatari di un provvedimento di confisca a seguito dell’esito del procedimento penale. Scuole chiuse a Careri fino a tutta la giornata di ieri a causa del maltempo che ha causato danni e tanto allarme nei tre centri abitati del Comune e nelle campagne circostanti: Careri centro, Natile Nuovo e Natile Vecchio. Ieri il sindaco Gaetano Pipicella ha inviato alla Prefettura, alla Protezione Civile, alla Regione e alla Provincia, una dettagliata relazione sui danni causati dagli eventi alluvionali alle strutture pubbliche e private, alle coltivazioni e agli allevamenti, colpiti dallo straripamento di alcuni torrenti e valloni. Secondo la relazione del tecnico comunale, geom. Francesco Cosenza, il fango ed i detriti hanno ostruito le condotte per la raccolta delle acque bianche nei tre centri abitati dove si sono verificati anche crolli di cornicioni, balconi, e dove alcuni vecchie abitazioni sono pericolanti mentre la viabilità è stata compromessa da smottamenti e frane che hanno ostruito la sede stradale. Si è ulteriormente aggravato il movimento franoso esistente da oltre un anno nella contrada Stalle dove già un anno addietro sono crollate alcune abitazioni. Altra situazione di rischio lungo la frana del Calamaddeo che già un anno addietro ha sconvolto la fertile zona limitrofa andando a causare l’interruzione della viabilità per lunghi tratti. L’ufficio tecnico comunale segnala pure che la provinciale Careri-Natile Nuovo risulta non transitabile in vari tratti a causa del fango che si è riversato sulla sede stradale. SIDERNO Clan Commisso, 70 imputati BOVALINO Inchiesta “Recupero” depositate le richieste di rinvio a giudizio Intimidazione le richieste di Mittiga al prefetto LOCRI. La Distrettuale antimafia BOVALINO. L’atto intimidatorio consumato una settimana addietro contro il sindaco Tommaso Mittiga (ignoti malviventi gli hanno nottetempo bruciato il primo piano della casa di campagna ) sarà oggetto di discussione in un Consiglio comunale convocato dal presidente Mario Signati per martedì alle ore 16 sessione straordinaria. Parteciperanno i presidenti del Comitato e dell’Assemblea dei sindaci della Locride, Ilario Ammendolia e Pietro Crinò, e altri sindaci. Intanto Mittiga ha avuto un incontro con il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza nel corso di un vertice in Prefettura. Ovviamente si è parlato del grave atto intimidatorio messo in atto contro il sindaco Mittiga, apprezzato uomo di scuola e di cultura e personaggio politico aperto al dialogo e sempre disponibile al confronto con i cittadini. Sull’incontro il sindaco non ha voluto rilasciare dichiarazioni anche se ha confermato che non ha chiesto e non gli è stata offerta alcuna vigilanza o scorta. Ha chiesto, però, maggiore attenzione per il controllo del territorio, il potenziamento della Caserma dei carabinieri e del Commissariato di polizia con mezzi moderni. Ha pure sollecitato il prefetto a un forte interessamento per il finanziamento del progetto per l’installazione del sistema di video sorveglianza.(g.p.) di Reggio Calabria ha depositato la richiesta di rinvio a giudizio per tutti i 70 indagati dell’operazione “Recupero” o “Bene Comune”, eseguita nei confronti di presunti organizzatori, promotori ed affiliati del clan Commisso di Siderno il 14 dicembre dello scorso anno dalla Polizia di Stato, in particolare il Commissariato di Siderno, e dai Carabinieri di Reggio Calabria e del gruppo territoriale di Locri. L’inchiesta è stata coordinata dalla Dda guidata dal procuratore Giuseppe Pignatone, dall’aggiunto Nicola Gratteri, e dal sostituto Antonio De Bernardo. Gli indagati sono ritenuti a vario titolo responsabili, unitamente a Giuseppe Commisso, “u mastro”, 64 anni – nei confronti del quale si procede separatamente nell’ambito dell’operazione “Crimine”, in abbreviato dove sono stati chiesti nei suoi confronti 20 anni di carcere – di appartenere a un’associazione mafiosa operante a Siderno e zone limitrofe, nonché oltre i confini nazionali, specificatamente in Canada nella città di Toronto. Dalle risultanze investigative la Dda reggina ha ipotizzato un ruolo di vertice anche per Alessandro Figliomeni, ex primo cittadino di Siderno, ritenuto la “longa manus” della cosca “Commisso” nelle istituzioni locali. Il 55enne ex amministratore, attualmente recluso nel carcere di Parma, in regime di 41-bis, avrebbe ricoperto un Alessandro Figliomeni ruolo apicale all’interno del sodalizio criminale rivestendo il la carica di “santista”. La presunta consorteria della ndrangheta sarebbe stata organizzata in diversi gruppi criminali, tra loro collegati, e finalizzata al controllo del territorio ed alla commissione di una serie indeterminata di delitti tra cui estorsioni, danneggiamenti delitti contro la persona, (quali gli omicidi di Salvatore Salerno , Agostino Salerno, Rocco Alì, il tentato omicidio di Vincenzo Salerno), intestazione fittizia di attività economiche a prestanome, riciclaggio, traffico di sostanze stupefacenti, nonché all’acquisizione in via diretta o indiretta della gestione o del controllo di attività economiche, all’ingerenza nella vita politica locale ed al conseguimento di profitti e vantaggi ingiusti.(r.m.) Venerdì 11 Novembre 2011 Gazzetta del Sud 46 Reggio Ionica . L’EMERGENZA Sul tavolo dagli ospedali ai rifiuti solidi urbani, passando per Sorical e dissesto. Ammendolia: «Non risposte immediate, ma promesse sì» I sindaci della Locride ricevuti da Scopelliti Il governatore: «Avrete i servizi indispensabili per il decollo». A Siderno incontro del Pd su temi della sanità Aristide Bava SIDERNO Una folta delegazione dei sindaci della Locride ha incontrato ieri mattina a Palazzo Alemanno di Catanzaro, il presidente della Regione Giuseppe Scopelliti. L’incontro è stato definito dai primi cittadini abbastanza proficuo, anche se tra le molte cose positive che si sono discusse è emerso, purtroppo, un dato negativo in relazione all’ormai nota problematica dei (mancati) finanziamenti per i borghi storici, situazione che si trascina dalla precedente legislatura regionale. Secondo quanto si è appreso, non ci sono soldi, e molti Comuni, che hanno dato il via e, in qualche caso, completati i lavori, avranno, adesso, le loro gatte da pelare. Unica speranza è che il presidente Scopelliti riesca a strappare qualche finanziamento in sede governativa anche perché aveva già esposto il problema al ministro Fitto, ma con la crisi di governo in atto c’ è poco da stare tranquilli. Alla riunione era anche presente l’assessore regionale al Bilancio Giacomo Mancini, che è stato recentemente nella Locride per un incontro con i sindaci sui fondi Pisl, nonché il vicepresidente della Giunta regionale, Antonella Stasi e l’assessore al lavoro Francescantonio Stillitani. Per i sindaci della Locride erano presenti il presidente del Comitato, Ilario Ammendolia (Caulonia), il presidente dell’ Assemblea, Pietro Crinò (Casignana), il sindaco di Siderno, Riccardo Ritorto, quelli di Locri Giuseppe Lombardo, di Roccella Giuseppe Certomà, di Bovalino Tommaso Mittiga, di Ardore Giuseppe Campisi, di Sant’Ilario Pasquale Brizzi e di Martone Giorgio Imperitura. Molti gli argomenti approfonditi nel corso dell’incontro. Tra questi, in particolare, la problematica della portualità con riguardo alle realizzazioni previste per Monasterace, Locri e Bovalino. Riflettori puntati anche sul fenomeno boschivo e sul dissesto idrogeologico. Note positive per quanto riguarda la depurazione; secondo i responsabili regionali la Locride è già compresa nel nuovo piano Cipe che sarà approvato nei prossimi giorni. È stato affrontato anche il problema Sorical: i sindaci hanno lamentato l’esosità delle tariffe dell’acqua e la necessità che vengano dilazionati i debiti dei Comuni. Scopelliti ha dato la disponibilità ad affrontare il problema in maniera organica. L’ attenzione si è poi spostata sulla sanità, e più speficatamente sull’ospedale di Locri. Il presidente Giuseppe Scopelliti, ancora una volta ha evidenziato che da parte della Giunta regionale c’è grande attenzione verso i problemi della Locride e, quindi, anche per il settore sanitario. A questo proposito è spuntata anche l’ipotesi di dotare la Neonatologia dell’ospedale di locri della T.i.n. (Terapia intensiva neonatale). Sarebbe certamente una buona “conquista” per la struttura. Ad ogni buon conto Scopelliti ha ribadito che l’Ospedale di Locri non perderà nulla. Ha anche insistito sul fatto che la Regione ha preso a cuore le sorti del territorio della Locride e che si farà di tutto per garantire in tempi brevi i servizi indispensabili per far decollare questa parte di Calabria, ricordando anche che è imminente l’arrivo dei fondi Fas che consentiranno di migliorare le infrastrutture dei vari comuni. «La Regione – ha detto Scopelliti – ha molto a cuo- SIDERNO. Molte le lamentele, Scopelliti in un recente incontro a Siderno. Sotto: Battaglia, Panetta, Fragomeni e Boccuti, del Pd sidernese re le sorti della Locride e cercheremo di offrire, sin da subito, quei servizi indispensabili per far definitivamente decollare questa parte di territorio calabrese». Il sindaco di Siderno Riccardo Ritorto, al suo ritorno, ha voluto evidenziare la grande disponibilità dimostrata da Scopelliti e, soprattutto, il buon rapporto che si è ormai creato tra i sindaci della Locride e le strutture regionali. Un viatico molto importante per il futuro. Ilario Ammendolia, notoriamente molto cauto in giudizi positivi verso la Regione, pur ritenendo l’incontro interlocutorio («ci sono state promesse – ha ammesso – anche se non ci sono state risposte immediate») ha affermato che «l’attenzione per la Locride è molto alta» ed auspicato che le verifiche dei prossimi giorni diano risposte positive. ma scarse le proposte. È la sintesi dell’incontro organizzato dal Pd di Siderno sulla sanità della Locride alla presenza dei consiglieri regionali, amministratori locali e cittadini. Avrebbero dovuto partecipare i consiglieri regionali Demetrio Battaglia, Franco Pacenza e Carlo Guccione, ma gli ultimi due sono stati bloccati dal maltempo. L’incontro, presente al tavolo di presidenza anche il capogruppo Gabriella Boccuti, è stato aperto dalla segretaria politica Maria Teresa Fragomeni, che ha affermato che il Pd sidernese è dell’avviso che la salute sia «un diritto al quale non si può rinunciare e del quale non si può essere privati solo perchè le istituzioni tentano di far quadrare i conti chiudendo le strutture sanitarie». Una questione che è di natura sociale ma che – ha precisato ricordando la sua professione di commercialista – non è neanche funzionale all’economicità: la chiusura dei reparti non comporta alcun risparmio se si considera che costringe i pazienti a spostarsi fuori regione per sottoporsi ad esami e terapie specialistiche. Le ha fatto eco il consigliere comunale, e leader locale del partito, Domenico Panetta che ha aggiunto che «quelle di chiudere strutture che funzionano, come è avvenuto per l’ospedale di Siderno, sono decisioni che arrecano disagio alla popolazione, ed impoveriscono il territorio». Panetta ha sviluppato una lunga relazione, auspicando, poi, che dall’incontro emergesse una proposta costruttiva per migliorare l’atto aziendale, che rischia di ridurre la possibilità di cura per i pazienti locridei ed impoverisce il territorio sia dal punto di vista dei servizi che da quello economico. Quindi l’intervento del dott. Vincenzo De Angelis (che si è soffermato sulla necessità del polo oncologico) e di Angelo Errigo, che ha espresso le sue riserve sulla conduzione dell’Asp. E ancora quello del sindaco di Roccella, Giuseppe Certomà, a cui, peraltro, sono stati riservati molti applausi per aver creato un sistema di raccolta differenziata che sta divenendo un vero esempio per molti comuni, proprio nel momento in cui la Locride è nuovamente in stato di precarietà per le note vicende che si stanno accompagnando all’attività di Locride Ambiente. L'esempio della differenziata di Roccella, è stato detto, sarebbe da applicare alla sanità calabrese: gestione virtuosa per ridurre i disagi e contenere la spesa. Tra gli altri interventi, interessanti quelli della cardiologa Emmida Multari e dei sindacalisti Michele Firmo e Paolo Fragomeni. E ancora quelli più generalizzati dell’altra sindacalista Mimma Pacifici, e di Vincenzo Carnà. Quindi l’atteso intervento del consigliere regionale Demetrio Battaglia, che ha messo sotto accusa il presidente Scopelliti e la manager Rosanna Squillacioti per i “tagli”, assicurando che terrà conto delle lamentele ascoltate e si attiverà per cercare di garantire la Locride, già «tagliata fuori – ha detto – da ogni cosa». Nella sostanza non c’è stata una proposta concreta ma, come ha precisato, Maria Teresa Fragomeni , sono emerse molte considerazioni che adesso saranno portate dal Pd nel Consiglio comunale, già convocato, su richiesta proprio del Pd, per lunedì.(a.b.) LOCRI Il prefetto risponde picche ai consiglieri di minoranza: «Non c’è notizia di reati» ROCCELLA ROCCELLA Alla messa nella Matrice «Una Commissione d’accesso? Impossibile» Denunciati diportisti e sequestrate imbarcazioni Grande folla di fedeli per il ventennale di p. Francesco Carlino Pino Lombardo LOCRI La richiesta dell’invio a Locri della Commissione d’accesso avanzata dai gruppi consiliari di minoranza, sarebbe inaccoglibile. È il risultato, interlocutorio, emerso dall’incontro tenutosi a Reggio tra i cinque consiglieri, Francesco Macrì, Raffaele Sainato, Giovanni Calabrese, Alfonso Passafaro e Anna Francesca Capogreco e il prefetto Luigi Varratta. I cinque si erano recati in prefettura per richiedere l’invio a Locri della Commissione o di ispettori del ministero dell’Economia col compito di verificare le cause e le responsabilità della crisi in cui si dibatte la città. Il tutto nel convincimento che l’amministrazione guidata da papè Lombardo a loro giudizio sarebbe caratterizzata da una sorta di «incapacità a governare» e non avrebbe alcun progetto finalizzato a far uscire la città dall’attuale situazione, limitandosi a lamentare che le casse comunali sono vuote e che l’unicaa via praticabile sarebbe la dichiarazione di dissesto finanziario. Nel ribadire al prefetto la richiesta di verificare – «non solo su questi primi sei mesi di amministrazione Lombardo ma anche su gli ultimi 15 anni di amministrazione cittadina», ha evidenziato l’ex sindaco Macrì – la gestione della cosa pubblica facendo emergere, laddove ve ne fossero, le gravi irregolarità o le situazioni di ingerenze ilecite, i cinque hanno accompagnato la loro richiesta con la consegna di alcune de- CAMINI Il secondo scoperto dal sindaco L’ex sindaco Fracesco Macrì libere della giunta Lombardo e di altre nell’arco dell’ultimoquindicennio. Il prefetto, dopo aver ascoltato con attenzione le motivazioni adottate da Macrì e soci, con grande franchezza esprimeva forti perplessità circa la possibilità dell’invio della Commissione d’accesso. Una richiesta «non praticabile» secondo il prefetto, a meno di «fornire chiare notizie di reato». Come non praticabile, ha aggiunto Varratta, era quella già avanzata dallo stesso sindaco Lombardo, dell’invio di un funzionario della prefettura esperto in materia finanziaria per verificare se le condizioni economiche siano tali da consigliare la dichiarazione di dissesto finanziario. Un’azione simile – ha fatto presente il prefetto – la può decidere solo il ministro delle Finanze. SIDERNO Si presenta il libro di Condemi Furti di materiale edile L’amore e la rivoluzione al cimitero e alla materna dai cinque Martiri ad oggi CAULONIA. Due furti in pochi giorni a Camini. Ignoti malviventi, forse gli stessi, hanno preso di mira prima il cimitero e poi la scuola materna. Nel camposanto i malfattori hanno portato via da alcune cappelle grondaie in rame e in alluminio. Nella struttura scolastica, soggetta a lavori di ristrutturazione, hanno smontato e portato via quasi tutti i radiatori. Ad accorgersi di quest’ultimo furto è stato il primo cittadino Francesco De Agostino che ha notato, a un orario insolito, la porta della scuola aperta.(a,s,) SIDERNO . Oggi sarà presentato La scuola visitata dai ladri presso il salotto letterario della libreria Mondadori il libro del giudice Luigi Condemi “ Amore e rivoluzione (ottobre 1847)” edito da Laruffa. Nel romanzo le vicende storiche e quelle sentimentali si dipanano e si intrecciano in un sistema di flashback tra passato e presente, dove la Calabria mostra il suo volto autentico, drammatico e gioioso allo stesso tempo. Protagonista è un magistrato che, per il centocinquantenario dell’unità d’Italia, ha in animo di scrivere un saggio sul processo a carico dei cinque martiri di Gerace, fucilati dai Borboni nel 1847. L’incontro con una giovane docente lo trascina in una travolgente storia d’amore. Alla presentazione, che avrà luogo alle 17 saranno presenti oltre all’autore e all’editore Domenico Laruffa, gli studiosi Vincenzo Cataldo, Domenico Romeo e Marilisa Lombardo. Altro incontro per la presentazione del libro avrà luogo domani a Palazzo Amaduri di a Gioiosa Jonica.(a.b.) RIACE. Persone non ancora identificate si sono introdotte in un immobile in disuso del Comune (era una scuola materna) asportando 17 termosifoni. Sul furto stanno indagando i carabinieri. ARDORE. Ignoti vandali hanno danneggiato uno sportello Atm installato all’esterno dell’ufficio postale. Ad accorgersi del danneggiamento e a denunciare subito l’accaduto ai carabinieri, sono stati i responsabili dell’ufficio. ROCCELLA. Il gip di Locri, dopo averne convalidato l’arresto, ha ordinato la scarcerazione dei due indiani arrestati a mercoledì per rissa e minacce, rivolte anche ai carabinieri. ROCCELLA. A seguito di un vasto servizio di controllo effettuato all’interno dell’area del porto “Delle Grazie”, i militari dell’Ufficio circondariale marittimo e della Guardia Costiera hanno denunciato all’autorità giudiziaria tre persone, delle quali non sono state rese note le generalità, e sottoposto a sequestro nove imbarcazioni. Nel corso del controllo i militari hanno accertato che diversi diportisti avevano ormeggiato le loro imbarcazioni in modo precario e, soprattutto, in aree non idonee e non predisposte né all’attracco, né alla sosta. Da qui la denuncia a piede libero di tre diportisti e il sequestro preventivo delle imbarcazioni che arrecavano pericolo alla navigazione. Don Carlino, al centro, durante la celebrazione eucaristica Stefania Parrone ROCCELLA Folta partecipazione di fedeli provenienti anche da Benestare, Caulonia, Siderno ed altri comuni della zona, alla messa di ringraziamento per il ventennale di sacerdozio di padre Francesco Carlino. La toccante celebrazione si è svolta nella chiesa matrice di Roccella, dove padre Carlino, 49 anni, si è insediato da qualche settimana come nuovo parroco, subentrando a don Antonio Perri. Don Carlino nell’omelia ha ringraziato il Signore per il dono del sacerdozio, «una perla preziosa che ci viene donata in vasi di creta» ed ha ripercorso i suoi vent’anni di ministero, dall’ordinazione per le mani del vescovo mons. Ciliberti alla scelta di partire dopo appena un mese come missionario per l’Africa. «La mia for- mazione di uomo e sacerdote deve molto alla sapienza e alla tenerezza delle giovani comunità cristiane dell’Africa dove ho trovato anche la gioia e l’entusiasmo delle celebrazioni liturgiche», ha raccontato padre Francesco che per 13 anni ha vissuto in Zaire, Ruanda e Congo, evangelizzando ed insegnando anche nei seminari. Alla celebrazione liturgica del ventennale erano presenti, infatti, anche alcuni giovani sacerdoti africani che operano nella diocesi locrese (tra cui don Zephirin Ombomi e don Rigobert Elanguì) e che sono stati suoi alunni in seminario negli anni di missione, trovando in lui anche un padre spirituale. A nome loro, è intervenuto don Zephirin, parroco di Agnana, per ringraziarlo della vocazione che lui lo ha aiutato a scoprire e maturare. Gazzetta del Sud Venerdì 11 Novembre 2011 37 Cronaca di Cosenza . IL FATTO Dopo l’ultimo attentato, il prefetto Raffaele Cannizzaro ha convocato per oggi una riunione straordinaria del Comitato per l’ordine e la sicurezza Un piano provinciale per indebolire le ‘ndrine Tra le priorità: la cattura degli inafferrabili boss latitanti, la tutela delle imprese e il controllo del territorio Giovanni Pastore Lo Stato reagisce, non molla. La lotta al crimine organizzato rimane una priorità nell’agenda del prefetto Raffaele Cannizzaro che per oggi a mezzogiorno ha convocato una riunione del Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica allargato ai capi delle Procure di Cosenza, Dario Granieri, Castrovillari, Franco Giacomantonio, Paola, Bruno Giordano, e Rossano, Leonardo Leone De Castris. Servono misure urgenti per contrastare la recrudescenza di quei fenomeni che alimentano l’inquietudine e lasciano trapelare pressioni sempre più asfissianti. Il Cosentino è una terra ferita, saccheggiata dal malaffare, piegata dal racket, inondata dalla droga colombiana, stordita dai morti ammazzati. Questa grande area geografica è diventata una specie di Florida per i boss alla macchia che si godono indisturbati la “vacanza”. Ettore Lanzino e Franco Presta sono inseriti nell’elenco dei latitanti più temuti eppure sono in fuga da due anni. Altra figurina introvabile sull’album dei ricercati è quella di Nicola Abbruzzese inteso come “Semiasse”, l’ipotetico reggente del clan degli zingari di Cassano. Sono “primule”, pure, Antonio e Roberto Presta di Roggiano, cugini di Franco. Da cinque anni vive da “fantasma”, invece, Edgardo Greco condannato per un duplice omicidio, molto meglio di lui è riuscito a fare il narcos Alessandro Dias Morera che si nasconde alla legge dal 2001. Questa, però, è pure terra di morti ammazzati, vittime innocenti come Biagio Stabile, agricoltore assassinato in casa a Castrovillari perchè forse venuto a conoscenza di qualcuno dei misteri della campagna cassanese. Irrisolto, pure l’omicidio di Gaetano Novelli, indicato come il reggente della cosca Forastefano, e sorpreso all’uscita da un albergo di Marina di Sibari. Delitti impuniti come quelli di San Lorenzo del Vallo, il piccolo centro dove s’è consumata la sconfitta più eclatante dello Stato col massacro “annunciato” delle donne di casa De Marco e il successivo agguato a Gaetano, il «morto che camminava», sorpreso al volante della sua auto, per strada in mezzo alla gente. Proprio com’è capitato a Giuseppe Ruffolo, assassinato in città da un killer ancora libero. E sempre nel capoluogo è stato gambizzato davanti al Duomo e sotto gli occhi dei passanti Salvatore Muoio. Ma qui ci sono anche il “pizzo”, le rapine e la droga che preoccupano la gente. Con le bombe (al negozio di Campora, ndr), i proiettili (al bar “Continental” in città) e gl’incendi (in piazza Ogaden in città), la ‘ndrangheta ha attualizzato i suoi avvertimenti. Messaggi che servono per convocare quegli imprenditori che tardano a presentarsi per “mettersi a posto” con i pagamenti. Tanti soldi che i clan sono tornati a cercare anche con i furti (alla gioielleria Converso, in città), gli assalti ai portavalori. Quello di lunedì a Sibari ha fruttato 800mila euro. IL COMMENTO L’offensiva necessaria dello Stato Arcangelo Badolati Bottiglie incendiarie lasciate davanti a una lavanderia del centro Il prefetto Raffaele Cannizzaro Il procuratore Dario Granieri Quattro anni chiesti per Giuseppe Santoro, pene minori per gli altri sette imputati Il pm Tridico: condannate tutti gli “orchi” Per ore il pm Antonio Tridico s’è affacciato sulla vergogna di otto lunghissimi anni. Una storia atroce, la storia di tredici uomini che avrebbero giocato, più o meno consapevolmente, con la vita d’un ragazzo affetto da disturbi mentali. Una trama torbida che va al di là di ogni immaginazione e che solo la miseria e il degrado possono in parte spiegare. Una vicenda che il magistrato ha ripercorso davanti al gup Salvatore Carpino, per chiedere la condanna di otto di quei presunti “orchi” Il pm Antonio Tridico che vennero smascherati dai carabinieri della Stazione principale. Il pm Tridico ha chiesto la condanna a 4 anni di reclusione nei confronti di Giuseppe Santoro. Tre anni e quattro mesi sono stati, invece, sollecitati per: Antonio Donvito, Cosimo Pastorello, Vincenzo Gagliano, Giuseppe Pugliese e Pasquale Andali. Tre, infine, gli anni richiesti per: Ferdinando Mele e Massimo Lo Monaco. La posizione di Aldo De Rose è stata stralciata, mentre la richiesta di rito abbreviato condiziona- to avanzata da Antonio Santoro è stata rigettata e la sua posizione verrà valutata con quelle degli altri tre imputati che non avevano avanzato domanda di rito alternativo: Mario Aiello, Eugenio De Cicco e Franco Adamo Spadafora. Il 22 il gup Carpino deciderà anche sulla richiesta di rinvio a giudizio. Gl’imputati sono asstititi dagli avvocati: Matteo Cristiani, Dario Scrivano, Luigi Bonofiglio, Amalia Falcone, Giuseppe Lanzino, Angelo Nicotera, Pasquale Vaccaro e Paolo Pisani. Riaffermare il potere dello Stato. Con i fatti. Adottando strategie adeguate e garantendo ai cittadini il senso di sicurezza di cui sentono forte il bisogno. Il questore Carmelo Marzano, inviato negli anni ‘50 in Calabria per far “pulizia” di boss e picciotti, scriveva al ministro dell’Interno: «Le risposte da dare alla ‘ndrangheta devono essere appropriate: questa organizzazione è padrona del territorio con la violenza e la subcultura. L’impunità di cui godono i suoi associati alimenta infatti tra la gente miti pericolosi da abbattere. I capibastone condizionano l’economia e amministrano privatamente la giustizia». È passato tanto tempo e la mafia nostrana da rurale e diventata imprenditrice, mantenendo però intatte le sue sinistre caratteristiche. Affrontarla in tutte le sue oscure ramificazioni, limitarne l’influenza è indispensabile. 44 Venerdì 11 Novembre 2011 Gazzetta del Sud Cosenza - Provincia . CORIGLIANO Secondo la Procura dall’impianto che serve un’ampia porzione della città sarebbero stati scaricati liquami nel vicino torrente Leccalardo Sequestrato il depuratore di Villaggio Frassa Tre le persone denunciate dalla Capitaneria di porto per violazione delle leggi in materia ambientale Ernesto Paura CORIGLIANO Depuratore comunale sottoposto a sequestro penale preventivo. A porre i sigilli all’impianto sono stati, ieri, i militari della Guardia costiera in servizio presso la Capitaneria di porto di Corigliano, in esecuzione del relativo provvedimento emesso dal Tribunale di Rossano. Si tratta dell’impianto di depurazione sito in località Villaggio Frassa, alla periferia nord della città, dove si concentra un agglomerato urbano di considerevoli dimensioni. A seguito di accertamenti e verifiche tecniche effettuati nei giorni scorsi dagli stessi militari della Guardia costiera, in collaborazione con i tecnici dell’Arpacal, è stato accertato che l’impianto in questione effettuava scarichi di reflui evidentemente non correttamente depurati nel torrente Leccalardo (affluente del torrente Malfrancato) e, quindi, con concentrazioni superiori ai limiti previsti dalla vigente normativa. Da quanto è stato, inoltre, accertato l’impianto in questione, la cui gestione è affidata ad una impresa di Pozzuoli (la Imtec SpA) è risultato regolarmene autorizzato alla raccolta dei reflui provenienti dalla rete di quella zona abitativa. Sono tre i responsabili segnalati all’autorità giudiziaria per la violazione delle norme del Codice penale in materia di ambiente e tutela delle bellezze naturali. Sono stati applicati gli articoli 674 del codice penale (getto pericoloso di cose) e 734 (distruzione o deturpamento di bellezze naturali). Vi è comunque l’assicurazione che gli inconvenienti riscontrati dai militari della Guardia costiera e dai tecnici dell’Arpacal verranno al più presto eliminati dalla ditta che ha in gestione l’impianto. Vi è da dire a questo proposito della disponibilità dimostrata dalla istituzione Comune, rappresentata dai Commissari straordinari. Tecnici del Comune sono stati subito mobilitati ponendo in atto tutta la loro collaborazione. Si è appreso intanto che, al momento, è stata concessa la facoltà d’uso dell’impianto allo scopo di ripristinare l’efficienza dello stesso, in attesa inoltre, di un programma di interventi risolutivi. L’operazione eseguita dalla Guardia costiera, anche nel Compartimento marittimo di Corigliano, si inquadra in ciò che sono le direttive della Direzione marittima di Reggio Calabria circa l’aggiornamento del documento programmatico della zona marittima, mediante l’analisi del territorio, l’individuazione delle criticità e la definizione delle misure più idonee a garantire la sicurezza marittima intesa in senso globale. «La tutela dell’ambiente – precisa una nota della Capitaneria di porto di Corigliano – costituisce, in questo ambito, aspetto preminente dell’attività svolta lungo i litorali e la “task-force” composta da Capitanerie di porto, Arpacal e Regione Calabria – Dipartimento ambiente ha ormai assunto un ruolo strategico nel controllo ambientale e nella prevenzione di abusi che possano danneggiare la qualità del mare». Costante continua, quindi, l’attività di vigilanza degli uomini della Capitaneria di porto di Corigliano, agli ordini del Capitano di fregata Antonio D’Amore, per la salvaguardia dell’ambiente marino e costiero. CORIGLIANO Riparte la tradizione della messa in latino L’ingresso dell’impianto di depurazione posto sotto sequestro La sede della Capitaneria di porto a Corigliano SPEZZANO A. I rappresentanti dell’Udc sferzano vecchie e nuove amministrazioni Costo dei loculi, polemica dello scudocrociato Johnny Fusca SPEZZANO ALBANESE «Cucci come Nociti: entrambi hanno taciuto e tacciono sul progetto dell’ampliamento dell’area cimiteriale e non ne parlano con i cittadini». Con queste parole i dirigenti spezzanesi dell’Udc hanno praticamente riportato in auge la problematica relativa all’area cimiteriale del centro arbëresh, richiamando l’attenzione anche sui costi dei loculi. «Nell’ultimo consiglio comunale in cui s’è parlato di questa situazione tenutosi in data 4 marzo 2010 – affermano in una nota i vertici dello scudo crociato spezzanese – c’è stata la stipulazione del contratto di convenzione tra il Comune di Spezzano e l’impresa “Curti-Cos.ma s.r.l”. Oggi la maggioranza tace, l’opposizione persevera nello stesso medesimo errore. Il silenzio turba i cittadini, praticamente inorriditi innanzi ai costi funebri e alle volgarissime speculazioni sui CORIGLIANO L’associazione Mondiversi e il Forum del terzo settore contro il Comune morti. La cifra per l’acquisto dei locali a colombaia – rendono noto quelli dell’Udc – ammonta a 18mila euro, i prezzi delle cappelle vanno da 23mila a 34mila euro, giusto per realizzare concretamente le conseguenze della speculazione sulle nostre tasche. Per non parlare della sempre più frequentemente mancata pulizia delle strade – concludono – e delle disfunzioni relative a una raccolta differenziata, che potrebbe oramai definirsi “virtuale”». Il cimitero di Spezzano CORIGLIANO Ammanettato in flagrante Il Centro di eccellenza chiude i battenti Sfrutta 7 connazionali Emilia Pisani CORIGLIANO Il Centro d’eccellenza dello scalo di Corigliano cessa ogni sua attività. Nella totale disattenzione delle istituzioni preposte, dunque del Comune, ci si appresta a segnare un nuovo negativo passo indietro per la città e per l’intero territorio. La struttura divenuta oramai punto di riferimento per buona parte delle manifestazioni culturali, politiche e sociali della Sibaritide vive da più di un anno in bilico per quello che riguarda la sua gestione, come a più riprese denunciato dal presidente dell’associazione Mondiversi Antonio Gioiello. Quest’ultimo scrive nuovamente ai commis- Il Centro di eccellenza sari del Comune al fine di annunciare la chiusura delle attività del centro: «Egregio commissario, le comunico che questa organizzazione, in mancanza di alcun riscontro formale circa la prosecuzione della gestione del Centro di Eccellenza, ha sospeso ogni attività esterna relativa ai servizi ed alle sale del Centro di Eccellenza oltre il 25 novembre. Pertanto si precisa anche a seguito delle numerose richieste pervenute, che allo stato attuale sono rifiutate tutte le prenotazioni circa l’utilizzo della sala convegni e della sala riunioni in data posteriore al 25 novembre. Si precisa, inoltre, che rimane in essere la permanenza di questa associazione nella struttura». Di recente, inoltre, era stato il responsabile del forum del terzo settore, Angelo Gallo, a stimolare un incontro con il commissario e il responsabile del settore servizi sociali del Comune: «Si prega di voler convocare un incontro e con cortese sollecitudine, vista l’emergenza delle scadenze (si ricorda che la convenzione stipulata con il Centro di Eccellenza scadrà il 25 novembre) al fine di cercare una soluzione in ordine ai seguenti punti:scadenza convenzione Centro di Eccellenza, istituzione tavolo concertativo per la stesura di linee guida nella gestione della progettazione». Nel 2010 le attività del centro d’eccellenza sono incrementate del 18% rispetto all’anno precedente. SAN DEMETRIO Il sindaco Cesare Marini lascia la presidenza dell’Unione Arberia «Gli sperperi non sono causati dagli enti locali» Pasquale De Marco SAN DEMETRIO CORONE Nel lasciare la presidenza dell’Unione Arberia (carica che, secondo il principio di rotazione concordato, è passata al sindaco di Vaccarizzo, Aldo Marino), Cesare Marini, sindaco di San Demetrio Corone, ha inviato una lettera ai primi cittadini di San Giorgio Albanese, Vaccarizzo Albanese, San Cosmo Albanese e Santa Sofia d’Epiro – comuni che compongono l’Unione insieme a San Demetrio – per illustrare i cambiamenti che il federalismo fiscale impone alle piccole amministrazioni comunali e per sottolineare la lungimiranza nell’aver istituito, diversi decenni fa, il Consorzio tra le comunità albanofone della Destra Crati, trasformato poi in Unione Arberia. «Cari Sindaci – scrive Marini – l’obbligo, non derogabile, di trasferire entro il 31 dicembre 2012 le sei funzioni che racchiudono quasi tutti i servizi erogati dai nostri Comuni, svuoterà i singoli enti delle proprie competenze. Si sta affermando nella legislazione delle autonomie una linea in contro Domani alle ore 18.30 messa in latino presso la chiesa di San Pietro e Paolo nel cuore del centro storico coriglianese. Torna un rito, raramente celebrato in Calabria, e che a Corigliano sta riscuotendo approvazione. Si tratta del rito tridentino per l’affidamento delle anime dei defunti all’arcangelo Michele. Alle ore 17.30 sarà possibile confessarsi e seguire il tradizionale rosario. La messa tridentina designa la forma del rito romano celebrata secondo i canoni del Concilio di Trento, la quale fu mantenuta universalmente fino alla riforma liturgica promulgata da papa Paolo VI nel 1969, che fu materialmente vergata dal Consilium ad exsequendam Constitutionem de Sacra Liturgia. Attualmente, la messa tridentina è definita dalla Chiesa “forma extraordinaria del rito romano” volendo in tal modo indicare che, se da una parte non è più considerata la forma ordinaria o “normale”, dall'altra non è reputata un rito distinto, ma solamente una «diversa forma del medesimo rito». Viene anche chiamata comunemente “messa romana classica” o “Messa di san Pio V”.(emi.pis.) CORIGLIANO. tendenza rispetto alla recente introduzione del federalismo. Lo sbocco finale sarà la riduzione dei municipi e una ingiustificata compressione della partecipazione attraverso il ridimensionamento del numero dei consiglieri comunali e degli assessori. Questa impostazione serve solo a creare una cortina fumogena per i cittadini nel tentativo di indicare negli amministratori locali la causa degli sperperi del denaro pubblico. Il contenimento di costo di funzionamento degli enti locali, per giunta di insignificante entità, si sarebbe potuto ottenere abolendo le indennità per i consiglieri e per i sindaci e gli assessori dei comuni inferiori a diecimila abitanti, evitando di rafforzare la democrazia dei pochi. I nostri cinque comuni, che per primi in Calabria hanno iniziato il percorso associativo con il Consorzio Arberia, trasformato successivamente in Unione, tra poco più di un anno non gestiranno servizi ai sensi delle ultime novità normative. L’interesse comune deve essere orientato a ridurre i costi dei servizi, mantenendo l’attuale livello di efficienza, semmai migliorandolo». Arrestato dai finanzieri un “caporale” romeno Alfonso Di Vincenzo CORIGLIANO Sette cittadini romeni denunciano un loro connazionale che voleva approfittare della loro condizione precaria, estorcendo loro del denaro. E la Guardia di finanza di Corigliano, dopo brevi indagini, arresta l’uomo accusato di estorsione. Nonostante negli ultimi tre anni, ad incominciare dalla truffa milionaria all’Inps di alcuni anni fa, i controlli contro le truffe e il caporalato siano notevolmente aumentati, c’è ancora qualcuno che cerca di guadagnare illecitamente denaro sfruttando l’umile lavoro di altra gente. Nei giorni scorsi presso la tenenza delle fiamme gialle coriglianesi si sono presentati sette romeni che hanno raccontato ai militari la loro triste vicenda. Gli stranieri, in un italiano stentato denunciano ai finanzieri che tempo addietro un loro connazionale li aveva contattati in Romania, al fine di farli venire in Italia per lavorare nei campi presso una non meglio specificata azienda agricola dell’Alto Ionio cosentino. Giunti in Italia i sette rumeni, cinque uomini e due donne, sono stati subito avviati ai lavori nei campi alle dirette dipendenze del loro connazionale che, invece della somma promessa, ha incominciato a pagare un salario molto più basso, dicendo loro che la differenza gli era servita per pagare il viaggio. Inoltre lo stesso si era appropriato anche dei passaporti dei suoi connazionali, pretendendo per la loro restituzione il pagamento della somma di 200 euro ognuno, tutto ciò dopo aver “sistemato” i sette connazionali, in un ricovero di fortuna. Gli sfortunati romeni, chiaramente sfruttati dal “caporale”, stufi delle angherie subite, hanno denunciato tutto alla Guardia di Finanza che, d’accordo con la Procura della Repubblica di Rossano, ha organizzato una trappola all’aguzzino. Di comune accordo con i finanzieri i sette romeni hanno chiesto ed ottenuto un incontro con il “caporale” per poter pagare le 200 euro e ottenere la restituzione del passaporto. Scelto il posto, l’uomo è arrivato ed appena ha incassato il denaro, è stato bloccato e arrestato dai finanzieri che avevano già circondato l’area e assistito allo scambio soldi-passaporti. Il “caporale” è stato quindi arrestato per estorsione e condotto in carcere, mentre i sette romeni, ai quali è stato naturalmente restituito il passaporto, sono stati avviati presso la Caritas di Corigliano affinché ricevessero l’assistenza opportuna, viste le loro precarie condizioni. L’operazione della Guardia di Finanza di Corigliano rientra in un più ampio e complesso progetto di contrasto dello sfruttamento della manodopera e del lavoro nero, piaga purtroppo molto presente nel territorio della Piana di Sibari. LUNGRO Una pioggia di applausi per l’opera Elisir d’amore Pasquale Pisarro LUNGRO Nell’ambito dei festeggiamenti in onore a San Leonardo, la parrocchia del Santissimo Salvatore di Lungro, retta da padre Salvatore Sulla, ha offerto ai suoi fedeli uno spettacolo suggestivo e nuovo: “L’elisir d’amore” di Gaetano Donizetti. Lo spettacolo nato dalla volontà di far conoscere anche alle piccole comunità il magico mondo dello spettacolo operistico, ha visto la partecipazione di numerosi giovani della parrocchia che hanno preso parte all’allestimento. Il cast tutto calabrese per questo Elisir d’amore: Angelo Forte (Nemorino), Rosaria Buscemi (Adina), Raffaele Facciolà (Belcore), Michele Bruno (Dulcamara), Daniela Bosco (Giannetta), al pianoforte Danilo Blaiotta. La scenografia dello spettacolo ad opera di Giovanbattista Bellizzi e le luci di Angelo Belluscio. Insomma, una serata che ha visto una grande partecipazione di pubblico che ha salutato lo spettacolo con applausi a scena aperta e una standing ovation sul finale. La assidua e sorprendente partecipazione dei giovanissimi, in una comunità che conta poco meno di tremila abitanti, dà speranza a coloro che vivono e sperano nella cultura, nella buona musica e nei veri sentimenti eterni. Venerdì 11 Novembre 2011 Gazzetta del Sud 34 Cronaca di Catanzaro . L’udienza è stata rinviata al 10 gennaio per la trascrizione delle intercettazioni DUE ANNI Operaio ucciso e bruciato a Simeri Al via il processo contro Trapasso Armi nell’auto Pena ridotta in appello per Massimo Bevilacqua Respinte le prime eccezioni preliminari e ammessi i mezzi di prova È iniziato ieri, davanti alla Corte d’assise (presidente Giuseppe Neri, a latere Domenico Commodaro), il processo a carico di Alfredo Trapasso,di 31 anni, finito in manette per l'omicidio di Antonio Aloi, operaio 39enne ucciso con quattro colpi di pistola e poi dato alle fiamme all’interno di un casolare di Simeri Crichi, dove venne ritrovato semicarbonizzato la sera di domenica 19 settembre 2010. L'imputato è stato citato a giudizio immediato dalla Procura della Repubblica e proprio contro questa scelta è stata diretta un’eccezione dei difensori di Trapasso, gli avvocati Luigi Falcone e Nicola Cantafora – secondo i quali il procedimento avrebbe dovuto invece passare per l’udienza preliminare -, che però i giudici hanno respinto. La Corte ha di seguito ammesso i mezzi di prova richiesti dal pubblico ministero Simona Rossi e dagli avvocati, prima di rinviare per il prosieguo all’udienza del 10 gennaio, quando sarà affidato al perito Antonio Pititto di Vibo Valentia l’incarico di trascrivere alcune intercettazioni ritenute utili alla definizione del giudizio. Secondo quanto ricostruito dalla pubblica accusa sarebbe stato Trapasso a portare Aloi nel casolare incriminato, dove poi lo avrebbe ucciso con una calibro 7,65 e dato alle fiamme, che però non hanno distrutto completamente il corpo, nè il telefo- l luogo dov’è stato rinvenuto il corpo senza vita di Antonio Aloi. A lato, Alfredo Trapasso no cellulare della vittima, rinvenuto vicino al cadavere. Una settimana dopo il delitto, i carabinieri della Compagnia di Sellia Marina e del Reparto operativo provinciale hanno individuato proprio Trapasso come il presunto assassino, ipotizzando che avrebbe agito per via di un regolamento di conti con la vittima. L’uomo, su disposizione del sostituto procuratore Paolo Petrolo, fu sottoposto a fermo di indiziato di delitto. L’imputato, tra le altre cose, presentava sul corpo delle ustioni secondo gli investigatori compatibili con l'ac- censione delle fiamme che dovevano distruggere le prove del delitto nel casolare di Simeri. Trapasso, per parte sua, rispondendo alle domande del giudice per le indagini preliminari che convalidò il fermo e dispose a suo carico la custodia cautelare in carcere – confermata dal tribunale del riesame il 4 novembre 2010 -, ammise di aver visto Aloi il giorno dell’omicidio, ma di essersi separato da lui molto prima dell’ora della morte, negando di aver avuto a che fare con quel brutale delitto. A segnalare agli investigatori che la vittima era proprio con Trapasso, nelle ore precedenti la sua morte, è stata - così come indica il provvedimento di fermo la moglie di Aloi che, parlando al telefono con il marito, gli aveva chiesto dove fosse e con chi, sentendosi rispondere che lui si trovava appunto «con Alfredo». Ma Aloi giura di aver lasciato il 39enne ad un certo punto, e di non aver avuto più sue notizie; proprio come giura che quelle ustioni che presenta sul corpo, lui se le sarebbe procurate bruciando delle sterpaglie.(g.m.) Si è concluso con uno sconto di pena il giudizio d’appello a carico del 34enne Massimo Bevilacqua, arrestato all’inizio di aprile per detenzione di munizioni e pistola clandestina. I giudici (presidente Maria Vittoria Marchianò, consiglieri Francesca Marrazzo e Gianfranco Grillone) hanno ridotto la condanna a carico dell’uomo da due anni e sei mesi di reclusione e 1.400 euro di multa a due anni e 1.200 euro. L’uomo era difeso dagli avvocati Gregorio Viscomi ed Arturo Bova. La prima condanna risale al 3 maggio scorso, quando il processo per direttissima a carico di Bevilacqua si concluse con le forme del rito abbreviato, che gli valse lo sconto di pena di un terzo, mentre un secondo imputato patteggiò un anno e dieci mesi di reclusione. I due uomini erano stati arrestati a seguito di un controllo stradale dei carabinieri, che li avevano fermati nel quartiere Santa Maria a bordo dell’Audi A4 su cui viaggiavano, dopo aver notato che l’auto aveva effettuato un brusco cambio di direzione alla vista dei militari. Nella macchina, dove si trovavano anche due bimbi in tenera età, i carabinieri avevano trovato una pistola semiautomatica di fabbricazione spagnola calibro 45 con matricola abrasa ed il relativo munizionamento.(g.m.) Il posto dov’è stato colpito Citriniti nel centro commerciale “Le Fornaci” Si dovevano sentire due testimoni Omicidio Citriniti, mancano i legali In aula a dicembre È slittata al 6 dicembre l'udienza per sentire nuovamente Danilo Sinopoli e Mario Cappellano, nipoti di Cosimo Berlingieri, uno dei due maggiorenni accusato, assieme a Gianluca Passalacqua (entrambi di etnia rom, il primo di 44 ed il secondo di 23 anni), per l’omicidio pluriaggravato del giovane universitario di 24 anni Massimiliano Citriniti, accoltellato a morte il 22 febbraio 2009 fuori dal Centro commerciale “Le Fornaci”. L’impedimento di alcuni difensori ha reso necessario il rinvio del processo, che proseguirà anche il 22 dicembre, giorno che potrebbe essere dedicato alla requisitoria del pubblico ministero Simona Rossi. Secondo quanto contestato ai due imputati (difesi da Salvatore Staiano, Gregorio Viscomi e Nicola Tavano), Citriniti sarebbe stato ammazzato a seguito di un banale scherzo fatto con della schiuma spruzzata in faccia ad un minorenne rom, che avrebbe dato vita ad una lite iniziata dentro al centro commerciale, e ripresa all’esterno più tardi, dove il 24enne è stato ucciso, sempre secondo le accuse, dopo essere stato bloccato da diverse persone che lo hanno aggredito. Tra queste persone, secondo la Procura, ci sarebbero stati Berlingieri e Passalacqua, rinviati a giudizio il 10 febbraio 2010. A poche ore dal delitto le indagini condussero i poliziotti della Squadra mobile proprio a casa di Cosimo Berlingieri, dove la moglie di quest’ultimo affidò loro il figlio minorenne, ammettendo subito che era stato coinvolto nello scontro avvenuto alle “Fornaci”. Il ragazzo diciassettenne, che è anche cognato di Passalacqua, è già stato giudicato con rito abbreviato e condannato in primo grado a 14 anni e 15 giorni di galera, poi scontati a 10 anni dalla Corte d’appello con una sentenza infine confermata dalla Cassazione il 19 ottobre.(g.m.) Il presidente Gatto: lodevole l’azione progettuale di Traversa Accolte istanze cautelari contro il Comune Crisi economica, Confindustria convoca per lunedì gli stati generali Il Tar ha “congelato” «L’Asp ha respinto 3 ordini di demolizione le nostre richieste» Il presidente di Confindustria Catanzaro, Giuseppe Gatto, ha convocato gli stati generali degli organismi direttivi di tutte le sezioni merceologiche per il prossimo lunedì 14 novembre alle 15.30, «affinchè possa definirsi un piano strategico e strutturato condiviso di iniziative per cercare di uscire da questa situazione gravissima di impasse, iniziativa aperta, peraltro, alla volontà di ogni collega di rappresentare proposte e contributi utili alla discussione». Secondo Gatto «il drammatico momento di congiuntura economica che stiamo vivendo, aggravato dall’incertezza politico-istituzionale a livello nazionale, impone al sistema associativo, anche in considerazione delle quotidiane sollecitazioni di molti colleghi, di intraprendere una strategia che consenta, non soltanto di combattere l’inerzia politico-istituzionale, ma di farsi parte attiva di scelte e di decisioni. In tal senso nell’ultimo periodo abbiamo cer- Il presidente Giuseppe Gatto cato di rafforzare la nostra azione sul tema del credito per restituire fiducia a quanti hanno capacità e desiderio di investire e forse, soprattutto, ad assicurare sostegno alle imprese che sono chiamate “a resistere». Gatto si riferisce «alla recente costituzione della Banca di Garanzia Fidi di Cosenza che registra una significativa partecipazione anche del territorio di Catanzaro e che dovrebbe agevolare l’accesso al credito delle piccole e medie imprese locali». E un’altra azione che, a breve, potrebbe consentire di aumentare la liquidità a favore dell’intero sistema produttivo, è la nascita, fortemente voluta da Ance, di uno sportello della Cassa Depositi e Prestiti a cui le banche potranno attingere per compiere anticipazioni alle imprese creditrici della Pubblica Amministrazione ad un tasso più basso rispetto quello di mercato. «In questo contesto di difficoltà, afferma Gatto, è senz’altro meritoria e lodevole l’azione del sindaco di Catanzaro, Michele Traversa, di programmazione dei lavori e degli investimenti pubblici, auspicando, ovviamente, che tale progettualità possa tradursi, in tempi stretti, in bandi di gara ed in aperture di cantieri».(b.c.) Provvedimenti sospesi e fissazione dell’udienza di merito per il prossimo 8 giugno: triplice vittoria al Tar per la società a responsabilità limitata Isac, che ha presentato ricorso contro tre ordinanze del Comune per la demolizione e il ripristino del precedente stato dei luoghi, evidentemente in seguito all’esecuzione di interventi giudicati non autorizzati dalla pubblica amministrazione. I ricorsi della “Isac” sono stati presentati dall’avvocato Marco De Meo, mentre il Comune è stato patriconato in tutti e tre i contenziosi dagli avvocati Annarita De Siena e Santa Durante. Le richieste di sospensiva sono state discussione nel corso dell’udienza cautelare di mercoledì; ieri i giudici della prima sezione (presidente facente funzioni Concetta Anastasi, cestensore Anna Corrado, referendario Alesio Falferi) hanno depositato la oro ordinanza. L’appuntamento per la discussione nel merito è dunque fissato per il prossimo 8 giugno; nelle more, però, i tre provvedimenti impugnati non potranno esplicare la loro efficacia. TEATRO. Ieri, sempre al Tar, era previsto l’esame del ricorso - in questo caso in sede di merito - della società “Esseemmemusica” del promoter Maurizio Senese, rappresentata in giudizio dall'avvocato Aldo Costa, contro la revoca della “Dichiarazione d’inizio attività” relativa alla realizzazione del “Gran Teatro Le Fontane” nella passata stagione. Proprio la stagionalità del provvedimento di autorizzazione ha reso però inevitabile la cessazione della materia del contendere, dichiarata dal Tribunale amministrativo regionale su richiesta delle parti in causa.(g.l.r.) VACCINAZIONI I medici di famiglia «In assenza di accordi in linea con il Contratto nazionale non è ammessa alcuna forma di collaborazione con l’Asp per la campagna di vaccinazione antinfluenzale». Lo ribadisce, in una nota, Gennaro De Nardo, segretario generale della Fimmg di Catanzaro, L’organizzazione sindacale rappresentativa dei medici di famiglia, replicando al direttore generale dell’Asp, Gerardo Mancuso. «Il direttore generale - sottolinea De Nardo - si appella alla collaborazione dei medici di medicina generale, ma la verità è che la nostra richiesta di dialogo, risalente all’anno scorso e rinnovata quest’anno sin dal mese di agosto, non è stata mai ascoltata da Mancuso. Il manager ha sempre agito in modo autoreferenziale». Secondo il segretario della Fimmg «in assenza di accordi, i vaccini provenienti dall’Asp non possono essere dati dai medici di famiglia. L’Azienda sani- Agenda telefonica cittadina FARMACIE DI TURNO GALLELLI - Via Mario Greco GIANCOTTI - Corso Mazzini, 237 DI STEFANO - Via Gullì (Lido) FARMACIE NOTTURNE MICELI - Via Tommaso Campanella (Mater Domini) RUFFA - Via Educandato (Monte) COLACE - Viale Crotone (Casciolino) GUARDIE MEDICHE Dalle ore 14 del sabato alle ore 8 del lunedì successivo CATANZARO I (Centro e Nord) - Via Acri tel. 0961745833 CATANZARO II (Sud - Sala e S. Maria) tel. 096163146 CATANZARO LIDO - Viale Crotone tel. 0961737562 ALBI - Viale Trieste, 0961923075 AMARONI tel. 0961913157 BADOLATO tel. 096785010 BELCASTRO tel. 0961932116 BORGIA tel. 0961951318 BOTRICELLO tel. 0961963069 CARDINALE tel. 0967938217 CHIARAVALLE tel. 0967999416 CICALA tel. 096885061 CROPANI tel. 0961965309 DAVOLI tel. 0967533101 GASPERINA tel. 0961486101 GIMIGLIANO tel. 0961995015 GIRIFALCO tel. 0968747219 GUARDAVALLE tel. 096782024 ISCA JONIO tel. 096744168 MIGLIERINA tel. 0961993144 MONTAURO tel. 0967486101 MONTEPAONE tel. 0967576391 PALERMITI tel. 0961917542 PENTONE tel. 0961925041 PETRONÀ tel. 0961933402 SAN PIETRO A. tel. 0961994050 SAN SOSTENE tel. 0967533101 SANTA CATERINA J. tel. 096784307 SANT’ANDREA J. tel. 096744168 SAN VITO JONIO tel. 096796194 SATRIANO tel. 0967543012 SELLIA MARINA tel. 0961964514 SERSALE tel. 0961931292 SETTINGIANO tel. 0961953193 SIMERI CRICHI tel. 0961481282 SOVERATO tel. 0967539406 SQUILLACE tel. 0961912052 STALETTÌ tel. 0961918012 TAVERNA tel. 0961927401 TIRIOLO tel. 0961992285 VALLEFIORITA tel. 0961919355 ZAGARISE tel. 0961937042 OSPEDALI «Pugliese» e «Ciaccio», centralino unico tel. 0961883111. Servizio emergenza Suem tel. 118 taria deve quindi assumere un comportamento di piena correttezza nei nostri confronti. Perché, per quanto riguarda i propri vaccini, è soltanto dell’Asp il compito della somministrazione. L’Azienda dovrà operare attraverso i suoi centri ambulatoriali, che non possono essere considerati semplici punti di distribuzione. Sempre in relazione ai vaccini di provenienza aziendale - chiarisce il segretario della Fimmg - spetta al vaccinatore, cioè al medico dei centri Asp, stabilire di volta in volta se ci sono i requisiti per la somministrazione. In sostanza, non può ricadere sul medico di famiglia il compito di rilasciare certificati per la campagna antinfluenzale attivata nelle strutture dell’Azienda sanitaria. In ogni caso - conclude De Nardo - i medici di famiglia sono come sempre a disposizione dei pazienti per somministrare i vaccini che non provengono dall’Asp». Il grande schermo CATANZARO SOCCORSO Centrale operativa tel. 096132155 CARABINIERI Comando provinciale tel. 0961894111 Reparto operativa tel 0961894289 SELLIA MARINA CARABINIERI Comando compagnia tel. 0961964103 GUARDIA DI FINANZA Comando Brigata (Sellia Marina) tel. 0961/968760 SOVERATO FARMACIA DI TURNO SANGIULIANO - Soverato CARABINIERI Comando compagnia tel. 0961/21766 AVIS Viale Magna Grecia, tel. 0961/780127 CROCE ROSSA ITALIANA Comitato provinciale via Millelli 40, tel. 0961744111 - fax 0961/741769 A cura dei gestori sui quali ricade la responsabilità dell’improvviso cambio di programmazione. SUPERCINEMA Via XX Settembre 18, tel. 09611725964 «I SOLITI IDIOTI» di Enrico Lando. Con Fabrizio Biggio, Francesco Mandelli, Madalina Ghenea, Gianmarco Tognazzi. Spett. 16 - 18 - 20 - 22. Chiusura settimanale martedì. CINEMA MASCIARI Piazza Lepera, tel. 09611721490. SALA A: «Il re leone - 3D» di Roger Allers e Rob Minkoff. Film d’animazione. Spett. ore 16 - 18 - 20 - 22. SALA B: «Immortals» di Tarsem Singh. Con Henry Cavill, Stephen Dorff, Luke Evans, Mickey Rourke. Spett. ore 16 - 18 20 - 22. Chiusura settimanale mercoledì. CINEMA COMUNALE: Corso Mazzini, 74 - Tel. 0961741241. «Il grande cuore delle ragazze»di Pupi Avati. Con Cesare Cremonini, Micaela Ramazzotti, Gianni Cavina, Andrea Roncato. Spett. ore 16 - 18 - 20 - 22. Chiusura settimanale giovedì. Gazzetta del Sud Venerdì 11 Novembre 2011 41 Catanzaro - Provincia . DAVOLI Dopo l’inchiesta della “Gazzetta” sullo stato del Peramo, del Vasi e del Pegade SETTINGIANO Torrenti ripuliti dal Comune dopo il silenzio delle istituzioni Ricorrenza del Patrono Speciale annullo filatelico L’intervento è avvenuto prima del violento maltempo di mercoledì Mario Arestia DAVOLI La “Gazzetta del Sud” si era interessata circa una decina di giorni fa dei tre torrenti (Peramo, Vasi e Pegade) che, in sostanza, attraversano il centro abitato di Davoli Superiore per poi confluire tutti e tre assieme verso il mare. Nell’inchiesta era stata messa in rilievo la pericolosità dovuta alla non pulizia dei torrenti con una fitta vegetazione di canne arbusti e alberi. Pericolosità che ne poteva scaturire in caso di condizioni meteo di massima allerta. Una situazione di emergenza evidente tanto che il corso dei torrenti non era più visibile, ma si poteva sentire solo il rumore dell’acqua che scorreva non senza difficoltà. Antonio Corasaniti, sindaco di Davoli, si era immediatamente attivato inviando diverse note e sollecitando alle amministrazioni competenti l’intervento. Della vicenda aveva anche interessato il prefetto di Catanzaro Antonio Reppucci. Infatti con nota prefettizia 67537 del 29 settembre 2011, il sindaco ha chiesto all’assessorato regionale ai Lavori pubblici di voler predisporre le necessarie verifiche e di eventuali conseguenti interventi. Antonio Corasaniti, tra l’altro, ha monitorato sempre in modo costante questi torrenti, rilevandone giornalmente la pericolosità, tanto da seguire il famoso detto “se la montagna non va da Maometto è Maometto che va alla montagna”. Così, con l’ordinanza 19 dell’ 8 novembre scorso, ravvisata la necessità contingibile ed urgente e considerato il manca- Alcuni degli abitanti alluvionati residenti nella zona “167” BADOLATO Il Pd: «Il sindaco si dimetta» Maltempo, dopo i danni puntuali arrivano polemiche e accuse Francesco Ranieri SANT’ANDREA JONIO Così si presenta l’alveo di un fiume dopo la pulizia e, in basso, lo stato di degrardo in cui versava to riscontro da parte delle autorità adite, adattuare in tempi brevi tutti gli interventi relativi alla pulizia degli alvei al fine di salvaguardare la pubblica e privata incolumità, ha deciso di intervenire ordinando l’adozione di tutti i provvedimenti straordinari ed urgenti utili all’attuazione degli interventi relativi alla pulizia dei torrenti. Per fortuna il tutto è avvenuto prima del maltempo che, nei giorni scorsi, ha colpito il basso jonio, evitando così di creare disagi e situazioni di pericolosità. Per fortuna la cittadina davolese ha retto, in tutto il territorio, alle intemperie ed in questi giorni non sono state segnalate situazioni di emergenza. S. ANDREA Interrogazione al ministro Maroni dell’on. Lo Moro Mancato accesso agli atti Il caso alla Camera dei deputati SANT’ANDREA JONIO. Approda alla Camera dei deputati il caso che riguarda il mancato accesso agli atti contestato dal gruppo di opposizione “Primavera andreolese” all’amministrazione guidata dal sindaco Gerardo Frustaci. È l’on. Doris Lo Moro (Pd) a farsi in qualche modo portavoce delle istanze sollevate dal gruppo di opposizione guidato da Giuseppe Commodari. Al ministro dell’Interno, l’on. Lo Moro chiede di conoscere se e come intenda intervenire nella vicenda «al fine di ristabilire l’agibilità democratica nella cittadina calabrese e se non ritenga opportuno sottoporre la questione all’esame della “Commissione per l’accesso ai documenti amministrativi” affinché eserciti i propri poteri di vigilanza e accesso a tutela delle legittime esigenze della minoranza consiliare di S. Andrea Jonio». Il deputato del Pd espone la situazione spiegando che tutto ha avuto inizio nel luglio scorso, quando il capogruppo Commodari, a seguito di una richiesta di accesso agli atti, «riceveva una nota con la quale il sindaco contestava la sua richiesta sul presupposto che la stessa, assieme ad asserite numerose e prolungate visite negli uffici comunali, fosse d’intralcio al soddisfacimento dei pubblici servizi. Il sindaco - aggiunge la Lo Moro - face- L’onorevole Doris Lo Moro va presente che, per 90 giorni, i responsabili dei servizi erano diffidati a non dare corso all’istanza». La conclusione dell’esponente piddina è che «con tale operazione, il sindaco si garantisce, per ben 90 giorni, la possibilità di operare in assenza di qualsivoglia tipo di controllo, in contrasto con quei princìpi di democraticità che dovrebbero governare l’azione amministrativa nonché dei diritti di quella parte della popolazione che ha conferito ai consiglieri di opposizione il mandato a effettuare il necessario controllo sulla legittimità e imparzialità di quell’azione». Sul caso, nei mesi scorsi, il capogruppo Commodari si era anche rivolto al prefetto di Catanzaro Antonio Reppucci, che aveva confermato, ricorda la Lo Moro, «il non condizionato diritto d’accesso a tutti gli atti che possono essere d’utilità all’espletamento del loro mandato».(f.r.) Tanto tuonò che piovve. A Badolato è andata proprio così e la pioggia ha creato danni e disagi gravi alla cittadinanza, con allagamenti di scantinati e abitazioni e con l’isolamento di alcune zone residenziali. E accanto ai tuoni atmosferici arrivano anche quelli verbali del Pd cittadino, guidato dal segretario Nicola Criniti, che cerca di inchiodare l’amministrazione comunale alle sue responsabilità, chidendone le dimissioni: «L’amministrazione guidata dal sindaco Nicola Parretta sapeva del torrente “Barone” da mesi, quindi doveva agire ben prima dell’autunno». Il riferimento è ai tanto attesi lavori di messa in sicurezza del corso d’acqua che “taglia” il territorio comunale, per il quale la Provincia aveva stanziato 60.000 euro da mandare però in appalto. «Avevamo detto al sindaco scrive il Pd - che era molto rischioso attendere l’appalto perché l’arrivo delle piogge autunnali era incombente. Così i DAVOLI Iniziativa del Comprensivo SQUILLACE Rappresentazione fuori dagli schemi del 150. dell’Unità Parte oggi l’iniziativa per i bimbi a S. Nicola Salvatore Taverniti SQUILLACE L’intervento del prof. Nisticò nel corso della manifestazione DAVOLI. Continuano le manife- SOVERATO Vario e interessante il calendario degli appuntamenti Festa di S. Martino tra gastronomia musica, moda e ricche coreografie Maria Anita Chiefari SOVERATO Ciak si gira la festa di San Martino 2011 in via San Marino e su Corso Umberto I . La Pro Loco di Soverato, come ogni autunno, ha organizzato una due giorni, domani la conclusione, ricca di appuntamenti e di sorprese. Alle 18 è prevista su corso Umberto l’apertura degli stand, ben sette, con degustazione di torrone, stocco, miele, olio, peperoncino, castagne, e l’esposizione di crea- Chiaravalloti, Taverniti e Munizzi zioni di ceramica. La strada diventerà il palcoscenico dei trampolieri dei templari, delle coreografie del fuoco e della I Legione Glaudius, ossia maestri di scherma medievale. Alle 20 in via San Marino verrà allestita una sfilata di moda per bambini con performance infantili, musica e balli. La serata proseguirà con il concerto sassofonista di Nick Di Cuonzo. Domani, invece, alle 18 è in programma l’esibizione del gruppo “Orchestrana Orkestra”, a cui seguirà della musica folk. Si riconfermano, insomma, le carte vincenti della musica, del divertimento e della “mangiata”, infatti, l’Istituto Alberghiero di Soverato preparerà un gradevole menù, costituito da pasta con lo stocco, fagioli, e zeppole. Chi vuole vivere questo momento conviviale si deve dotare della “card San Martino”, che si può acquistare negli esercizi commerciali oppure presso una postazione in via San Martino. Il presidente della Pro Loco, Giuseppe Chiaravalloti, nella conferenza stampa di presentazione dell’evento, ha rivelato che la festa di San Martino nell’edizione 2011 coinvolgerà i Comuni di Amaroni, Bagnara, Cicala, Mammola Squillace, e Zagarise , che esporranno i tesori e i prodotti tipici della loro terra. cittadini hanno dovuto subire il torrente, che ha provocato una nuova, grave emergenza allagando per l’ennesima volta il quartiere “167” e provocato gravi disagi sia alla circolazione stradale che ferroviaria». Nella critica del partito si inserisce anche «il mancato allerta alla popolazione: un errore che si sarebbe potuto trasformare in qualcosa di più pesante se l’alluvione fosse stata più consistente o si fosse verificata di notte». Il Pd allontana anche l’eventuale discorso del “senno di poi”, «visto che il problema era da tempo noto e segnalato sia dai cittadini che dal Pd con la raccolta di centinaia di firme consegnate al Comune. E invece non è stato fatto nulla - stigmatizza il circolo badolatese mentre oggi comincia un penoso scaricabarile. Il sindaco, che non si è fatto né vedere né sentire - scrive ancora il partito - affida a internet il suo pensiero dando la colpa alla Provincia che solo una settimana fa ringraziava per i 60.000 euro». Alla luce di ciò, il Pd chiede le dimissioni dell’amministrazione e del sindaco «perché completamente inadeguati». SETTNGIANO. Il Comitato festeggiamenti di Settingiano, poiché quest'anno la festa in onore di “San Martino Vescovo” ricade in una data unica nel millennio, cioè l'11.11.11, ha pensato ad una iniziativa filatelico-culturale, consistente nella stampa, a tiratura limitata (500 copie), di una cartolina, naturalmente già corredata da relativo annullo filatelico, ritraente il giovane soldato Martino che, dopo essere stato costretto dal padre ad arruolarsi nell’esercito, durante un servizio di ronda ad Amiens, in Francia, incontrò, nel cuore dell'inverno, un povero seminudo e, non avendo più denari, prese la spada, tagliò in due il proprio mantello e ne donò la metà al povero. La leggenda vuole che, la notte seguente il militare romano vide in sogno Cristo, avvolto in quel mantello che gli sorrideva riconoscente. Nella scena è rappresentato Martino nell’atto di dare il suo mantello. Ma allo stesso tempo si vede come Cristo stia rivestendo Martino. L'iniziativa è patrocinata direttamente da “Poste Italiane” che, attraverso uno stand ufficiale, curerà oggi la distribuzione delle cartoline direttamente a Settingiano. Nell’occasione, il comitato ha formulato i più sentiti ringraziamenti ai dipendenti di “Poste Italiane”, Carmela Rotella, che ha proposto la meravigliosa iniziativa, ed a Vincenzo Nicoletti che, con il suo impegno, ne ha reso possibile l’effettiva realizzazione. stazioni organizzate dal Comprensivo di Davoli Marina, sotto la guida della preside, Caterina Scarpino, che ha dato vita a due intense e partecipate iniziative per commemorare criticamente il 150. dell’Unità nazionale. Nei giorni scorsi nel plesso di Davoli Marina era stata inaugurata una duplice esposizione di immagini, quella sui combattenti davolesi delle guerre nazionali, e una mostra molto particolare “I briganti” della Proloco di Platania. Domenica 6 novembre si doveva svolgere nello spazio antistante la scuola primaria di Davoli marina la rappresentazione del prof. Ulderico Nisticò “Davoli 1861” con una scenografia studiata nei minimi particolari all’aria aperta dagli addetti ai lavori. Ma, viste le avverse condizioni meteo, gli scolari delle quarte e quinte classi del Comprensivo si sono dovuti esibire nella palestra della Media. Un dramma storico, per la regia di Tonino Pittelli e Mara Corasaniti con la collaborazione della compagnia dei Sognattori di Soverato, del costumista Orlando Cimino, e il prezioso aiuto di Angelo Ferraro che ha fornito diverse attrezzature d’epoca. I piccoli bravissimi attori delle quarte e delle quinte classi della Scuola Primaria “Certosa” di Davoli Marina, non hanno avuto alcun problema per lo spostamento logistico, anzi sono riusciti a superare loro stessi per l’impegno e la professionalità dimostrata, seguiti dai tanti genitori presenti che si sono prodigati per l’ottima riuscita. La serata si è conclusa con interventi della preside, del sindaco, di Ulderico Nisticò e di Tonino Pittelli. (m.a.) “I bambini hanno i colori della gioia, della speranza, dell’amore; sono l’arcobaleno di Dio”. Con questo slogan comincia oggi a Squillace Lido la “Festa dell’arcobaleno”, su iniziativa del parroco, padre Piero Puglisi, dei catechisti e degli operatori dell’oratorio. Una iniziativa che dà il via al nuovo anno catechistico in parrocchia. Si comincia alle 15.30 con l’accoglienza dei bambini nel piazzale antistante la chiesa di San Nicola Vescovo. Si proseguirà con la proiezione di un video nel salone parrocchiale e si concluderà con i giochi. Domani, alle 15, per i ragazzi ci sarà il torneo di calcio mentre le ragazze si cimenteranno nel torneo di pallavolo. Alle 16 padre Piero incontrerà i genitori dei ragazzi in chiesa, dove subito dopo ci sarà un momento di preghiera per tutti con la partecipazione dei catechisti. La serata si chiuderà con i giochi. Domenica 13, alle 10.30 giovani e adulti si ritroveranno nel piazzale della chiesa; alle 11 sarà celebrata la santa messa, nel corso della quale sarà impartita la benedizione ai bambini e ai genitori e, nel pomeriggio, si svolgeranno i mini-tornei sportivi e i consueti giochi. La festa dell’arcobaleno si chiuderà con un grande “Nutella party”. Gazzetta del Sud Venerdì 11 Novembre 2011 43 Cronaca di Lamezia . Aperto il nuovo anno accademico della “Magna Graecia” Sei incontri Riparte il corso per infermieri nel Polo didattico universitario Giornate formative a sostegno degli alcolisti Il preside di medicina De Sarro: molti ragazzi preferiscono qui perchè l’ambiente è familiare Giuseppe Maviglia È un corso «improntato alla qualità» quello di laurea in infermieristica dell’Università “Magna Graecia”, nel Polo didattico lametino coordinato da Agostino Gnasso, docente di medicina interna all’ateneo, e presentato nella cerimonia d’inaugurazione del nuovo anno accademico nella sala “Ferrante” dell’ospedale “Giovanni Paolo II”. Al tavolo, insieme a Gnasso, ci sono Giovanbattista De Sarro, preside della facoltà di medicina e chirurgia della “Magna Graecia” e direttore del dipartimento di scienze della salute; Gerardo Mancuso e Clementina Fittante, rispettivamente direttore generale e responsabile del settore formazione e qualità dell’Asp catanzarese ed il sindaco Gianni Speranza. «In questo contesto di crisi, la qualità è l’arma vincente. Dobbiamo mantenere i numeri che abbiamo, rafforzandoli sempre di più, evitando soprattutto la dispersione» afferma Gnasso. Ma ancora più importante, secondo il nuovo coordinatore, «non è l’attestato finale, ma la preparazione. Infatti, la possibilità di uno sbocco lavorativo dipenderà dalla qualità della formazione. E non solo. Sarà determinante anche frequentare con interesse». Gnasso dà ai numerosi studenti presenti nella sala la sua «disponibilità più totale», esigendo, al contempo, da loro «il massimo impegno». Il professore si sofferma inoltre sulla «posizione strategica» della città della Piana e quindi sulla sua «non subalternità nei confronti di Catanzaro, ma equivalenza». Fittante mette in risalto come «nonostante il periodo di difficoltà, questo Polo, di alta qualità e docenti prestigiosi, resista, grazie al protocollo d’intesa e al grande sforzo di università, Asp e Comune». Sinergia ribadita dal sindaco Gianni Speranza: «L’amministrazione crede nel Polo e lo sostiene, confermando il contributo, nonostante i 4 milioni di euro in meno in bilancio. Però, anche le altre istituzioni devono contribuire». Il primo cittadino poi esprime «piena solidarietà all’azienda per le auto danneggiate nel raid vandalico dei giorni scorsi». Infine agli studenti Gnasso: nella crisi la qualità è l’arma vincente anche nel mondo del lavoro Speranza dice: «Vi dobbiamo mettere nelle condizioni di essere bravi e saper fare. Abbiate sempre molta passione. Solo così diventerete dei professionisti validi». La giornata riveste un significato particolare per Mancuso: «È un tema cruciale per la sanità calabrese sul quale le istituzioni dialogano continuamente. Il Polo è un punto di riferimento per l’hinterland e tutta la regione; in continua ascesa nelle attività per realizzare l’empatia tra attività didattica e pratica, indispensabile alla figura dell’infermiere». Ancora il direttore: «Non basta il titolo per essere bravi ed entrare nel mondo del lavoro. È necessario essere preparati. Per questo saranno selezionati i più capaci». De Sarro invita subito gli studenti «a contattarlo per qualsiasi motivo». Successivamente, il docente sostiene di riscontrare «un miglioramento, dovuto a Speranza e Mancuso, che si sono sempre attivati in tempi celeri per risolvere le varie questioni». E, da lametino doc, con orgoglio dichiara: «È il Polo con più studenti. Ha aule confortevoli e docenti qualificati. I ragazzi preferiscono venire qui, perché l’ambiente è più familiare. Anche i miei colleghi lo prediligono». De Sarro, Speranza, Mancuso e Fittante in conferenza stampa Il comitato “Salviamo la sanità lametina” replica a Fittante «Non sminuire il Trauma center» «Nella conferenza stampa di presentazione del convegno sulla sanità di Sel, Costantino Fittante ha nuovamente messo in discussione l'opportunità e l'attualità dell'istituzione di quel Trauma center, di cui il comitato sta chiedendo con forza la localizzazione in città, così come era previsto sia nei piani sanitari di Luzzo e della Lo Moro, sia nelle promesse elettorali del presidente Scopelliti». È quanto afferma il comitato “Salviamo la sanità lametina” che aggiunge: Chiese il pizzo al commerciante Mangiardi che poi l’accusò nell’aula del Tribunale «Come comitato non riusciamo a capire quale sia l'interesse di Fittante e di Sel a insistere su posizioni che sminuiscono l’indispensabilità di questa struttura. Siccome però sono posizioni provenienti da eredi del Pci, ci permettiamo di ricordare uno degli insegnamenti basilari di quel grande partito, il quale, allorquando si potevano prefigurare legami personali o familiari con le questioni politiche trattate, chiedeva ai propri dirigenti di astenersi da ogni intervento». «Nel merito – prosegue il Comitato – la questione da affrontare in città è il ruolo assegnato al nostro ospedale e all’assistenza territoriale nel piano di questo governo regionale. E purtroppo i ruolo assegnatoci è di essere periferia, di rimanere emarginati e depauperati di attività specialistiche, posti letto e risorse pur essendo il 40% della popolazione e del territorio dell’intera provincia, che nel complesso è superfinanziata e superdotata». È articolato in sei giorni di discussioni, lavori di gruppo e tavole rotonde il “Corso di sensibilizzazione all’approccio ecologico-sociale dei problemi alcol correlati e complessi”, rivolto a medici-psicologi, educatori professionali e assistenti sociali, che inizierà lunedì. L’iniziativa, il cui responsabile scientifico è Franco Montesano, direttore del Sert di Soverato, è tra l’altro accreditata dalla stessa Azienda “provider nazionale” con 48 crediti formativi per le professioni coinvolte. Le giornate formative hanno l’obiettivo di sensibilizzare i corsisti ai rischi correlati all’uso delle bevande alcoliche, favorire una maggiore conoscenza delle problematiche alcol correlate e dei metodi di recupero, con particolare riguardo al metodo Hudolin, un approccio dolce che esclude i farmaci e fa leva sul coinvolgimento di tutta la famiglia per superare i problemi alcol correlati e complessi. Il corso si prefigge, inoltre, di informare sulle modalità di funzionamento dei Club degli alcolisti in trattamento (Cat) e favorire un maggior lavoro di rete, nelle reciproca collaborazione fra servizi pubblici, soprattutto Sert e associazionismo dei Cat. Il corso offrirà l’opportunità di approfondire l’esperienza dei club degli alcolisti in trattamento, avviati dal prof. Hudolin, neuropsichiatra dell’Università di Zagabria, che è sostenitore dell’idea che determinati problemi di tipo sanitario e sociale possano essere concretamente affrontati da coloro che ne sono portatori in prima persona. GUARDIA COSTIERA Operazione in località Cutura A Giampà confermata condanna a 10 anni Sequestrati scarichi abusivi In appello lo sconto di pena di soli 6 mesi e denunciate due persone Giuseppe Natrella È stata ridotta di solo sei mesi a Pasquale Giampà, 47 anni, ritenuto un esponente di vertice dell'omonimo clan mafioso lametino, la pena che i giudici di appello (Alessandro Bravin, Vincenzo Galati e Isabella Russi), il 14 luglio dell’anno scorso gli avevano inflitto. S’è trattato di un ritocco alla condanna di primo grado emessa dal Tribunale lametino presieduto da Pino Spadaro il 16 ottobre 2009, che lo aveva condannato a 15 anni e 10 mesi di reclusione, riconoscendolo colpevole di tentata estorsione aggravata in concorso ai danni del commerciante Rocco Mangiardi. Ieri i giudici della Corte d'appello di Catanzaro (presidente Maria Vittoria Marchianò, consiglieri Francesca Marrazzo e Gianfranco Grillone), che hanno di nuovo esaminato gli atti processuali dopo la sentenza della Cassazione del 12 luglio scorso che aveva annullato la decisione di secondo grado limitatamente alla pena inflitta a Giampà, rinviando ad altra sezione gli atti processuali per un nuovo giudizio. I giudici d’appello ieri hanno condannato Giampà a 10 anni di carcere. La rappresentante della pubblica accusa Alessia Miele aveva insistito perché restasse immutata la condanna dell'imputato, ottenendo ragione dalla Corte. Lo sconto di pena è stato di soli sei mesi. Pasquale Giampà Pino Spadaro Una sentenza che certamente verrà impugnata dal collegio difensore composto dagli avvocati Francesco Gambardella e Tiziana D’Agosto, una volta che saranno acquisite le motivazioni che hanno portato i giudici d’appello alle conclusioni di ieri. Quindi non finisce la vicenda processuale che vede coinvolto Giampà, arrestato insieme a Antonio De Vito nel marzo del 2007 nell’ambito di un’operazione della polizia di Stato definita “Progresso”, insieme ad altre due persone con l’accusa di tentata estorsione ai danni del commerciante Rocco Mangiardi al quale sarebbe stato imposto il pagamento di un pizzo mensile di 1.200 euro. Accuse che Giampà e De Vito hanno sem- pre respinto nel corso del processo sia davanti alla sezione penale del tribunale lametino, sia ai giudici della Corte d’appello di Catanzaro. Contro le sentenze di condanna gli imputati hanno fatto ricorso ai giudici della Cassazione che il 12 luglio scorso confermò la decisione di secondo grado per l’imprenditore De Vito, annullando invece quella emessa nei confronti di Giampà solo per quanto riguarda la valutazione della pena. I magistrati della Suprema corte confermarono anche la condanna che fu inflitta a Maria Ilaria Pallaria dai giudici d’appello che riformularono la sentenza emessa in primo grado. Il Tribunale lametino oltre ad aver condannato Pasquale Giampà a 15 anni di reclusione, per Antonio De Vito dispose 11 anni. Mentre per Pallaria 2 anni pr favoreggiamento. Il procuratore generale Domenico Prestinenzi nella fase dibattimentale dell’appello aveva chiesto la conferma delle condanne di primo grado. Pene che furono poi modificate dai giudici di secondo grado. Furono invece assolti dal Tribunale Battista Cosentino, dipendente dell’azienda di De Vito, e i coniugi Vincenzo Perri e Sandra Torcasio accusati di appropriazione indebita. Durante la fase dibattimentale, gli avvocati difensori fecero rilevare alla corte che c’erano state delle irregolarità nelle registrazioni audio dell’udienza del 9 gennaio 2009, nel corso della quale Margiandi aveva fatto delle dichiarazioni accusatorie, in seguito alle quali De Vito rese delle dichiarazioni spontanee. Secondo i difensori nel corso di quella registrazione sarebbero emerse delle differenze tra quanto dichiarato e quanto registrato. Dubbi e perplessità che s’aggiunsero a quelli espressi dalla difesa anche su una bobina con la registrazione di importanti intercettazioni. Secondo i legali fu manomessa, il nastro fu tagliato di netto, un pezzo fu asportato, e nella cassetta fu versata della colla per renderla inutilizzabile. Tesi che non hanno trovato conferme in nessuna delle sentenze successive. Scarichi abusivi di acque reflue non depurate in torrenti o corsi d’acqua che sfociano a mare. Li hanno scoperti i militari della guardia costiera che hanno anche denunciato due persone pe rdiverse violazioni di legge. L’operazione è stata possibile grazie all’attività dell’ufficio della guardia costiera di Gizzeria, e al coordinamento del servizio operativo della capitaneria di porto di Vibo Valentia. Sono stati segnalati al sostituto procuratore lametino Luigi Maffia che in località Cutura, sul litorale della città, due scarichi a ridosso del fosso “Fella” al momento inattivi e collegati ad un pozzetto della condotta fognaria comunale, e altri due scarichi contigui ad una vasca d’accumulo della stessa condotta, che confluiscono anche questi nel “Fella”. Dai successivi accertamenti fatti col personale dell’Arpacal, l’agenzia regionale per l’ambiente, è emerso che i due scarichi erano effettivamente collegati con la vasca di contenimento delle acque reflue, quest’ultima asservita all’impianto di depurazione consortile dell’area ex Sir. Dalle attività di verifica è pure emerso che, in alcuni momenti della giornata, le acque non depurate convogliate nella vasca di contenimento, per carenze strutturali non riuscendo a defluire nella condotta in uscita per il “troppo pieno”, vengono dirottate automaticamente sui due scarichi del fosso che poi attraverso il torrente Cantagalli arrivano a Una delle condotte sequestrate in località Cutura I militari della guardia costiera sigillano le fonti inquinanti mare. Dopo aver avvisato di tutto questo il sostituto procuratore di turno Maria Alessandra Ruberto i militari hanno sequestrato gli scarichi e la vasca d’accumulo. Due persone sono state denunciate per immissione di acque reflue non depurate in un torrente che sbocca in mare. «Continuano così anche do- po la stagione balneare i controlli sul litorale», dichiara il comandante della capitaneria di porto di Vibo Valentia Paolo Marzio, «verificando palmo a palmo tutte le possibili fonti d’inquinamento del Golfo di Sant’Eufemia, così da garantire per la prossima estate acque pulite sul Tirreno catanzarese». Gazzetta del Sud Venerdì 11 Novembre 2011 49 Cronaca di Vibo Via M.T. Cicerone, 15 - Cap 89900 Tel. 0963.44034-472005 / Fax 0963.44192 [email protected] Giornata del diabete screening al Municipio L’Asp promuove lunedì l’allestimento di uno stand al Municipio dalle 9 alle 13 per effettuare screening gratuiti. Concessionaria: Publikompass S.p.A. Via M.T. Cicerone, 15 - Cap 89900 Tel./Fax 0963.45551 [email protected] . La denuncia del presidente dell’Ordine dei medici che scrive una lettera al governatore Scopelliti per chiedere un incontro urgente COMUNE La sanità “fagocitata” dal Piano di rientro Tagli a mense e villa, il Pd denuncia gli sprechi e le regalie Il dott. Soriano: «Misure che recitano il de profundis e il tracollo del buono che rimane» Stefania Marasco Chi scrive non è un’associazione. Nè è un partito. A prendere carta e penna e scrivere al presidente della Regione, Giuseppe Scopelliti, infatti, è l’Ordine dei Medici, presieduto da Michele Soriano. Fa una “radiografia” della situazione sanitaria, della riorganizzazione e di un sistema ormai al collasso. Parlano i numeri, insomma. E in nome di quei numeri e di un diritto che si chiama sanità, l’Ordine chiede un incontro urgente «per avere rassicurazioni riguardo al futuro della sanità nella nostra provincia». Le risposte non sono più rinviabili e partendo proprio dall’ipotesi di chiusura di Oncologia a Tropea, l’Ordine ha deciso di fare sentire la sua voce. Non si accetta più passivamente «la situazione creatasi all’indomani del decreto 106». Una situazione «inaccettabile». In questo senso, per Michele Soriano a parlare sono i fatti: «La nostra provincia – spiega infatti – viene discriminata, oscurata e marginalizzata. L’Asp ha 222 posti letto per acuti pari all’1,327 per mille nel pubblico e allo 0,131 nel privato per un totale di 1,458 posti laddove la provincia di Catanzaro ha il 3,38». Percentuali che parlano, insomma, la lingua della disparità. Una lingua che racconta storie di uomini e donne che oltre alle patologie devono fare i conti con una sanità che di certo non hanno portato loro al collasso. Così come per gli operatori sanitari. E se come spiega Soriano il criIl presidente dell’Ordine Michele Soriano a difesa del reparto di Oncologia terio utilizzato nell’organizzazione sanitaria ha suddiviso la regione in 3 macro-aree dove Vibo si è trovata fagocitata nell’area di centro con Catanzaro, ben si possono immaginare i risultati, con le misure adottate che «recitano il De profundis definitivo e senza ritorno di quel poco che rimane della sanità provinciale dove si assiste oramai al definitivo tracollo strutturale, di risorse umane e di tecnologie riguardanti sia le strutture ospedaliere che l’intero territorio». A suffragare ciò la «chiusura degli ospedali, l’accorpamento e trasferimento dei reparti, il fermo dei lavori di ristrutturazione e di messa a norma dei presidi ospedalieri e di interi reparti e servizi, mentre – chiosa – si attende con rassegnazione l’avvio dei lavori per la costruzione del nuovo ospedale». La preoccupazione dell’Ordine, però, va oltre. Perchè fra le ombre che incombono sulla sanità c’è anche la «scarsa dotazione organica dei medici ed infermieri in alcune divisioni, con il relativo sovraccarico di lavoro» e motivo per cui si sottolinea la necessità di bandire nuovi concorsi. Quindi, una parentesi è dedicata «all’analisi dell’offerta dei servizi sanitari territoriali dove a fronte di una rete capillare dei Medici di medicina generale che assicurano presenza e assistenza, nonchè a fronte delle postazioni di Guardia medica, si assiste ad una carenza di mezzi, strutture, apparecchiature necessarie per un servizio sanitario efficiente». Preoccupazioni che diventano allarme sociale quando si torna a parlare dell’ipotesi di chiudere oncologia a Tropea. Un centro d’eccellenza che si vede tagliato fuori dal Decreto che lascia l’oncologia a Crotone e Lamezia. In questo senso, il presidente L’ingresso dell’ospedale “Jazzolino” fra i nosocomi dimenticati e al centro della denuncia dell’Ordine per la poca attenzione riservata dalla riorganizzazione dell’Ordine “rilegge” il decreto e «appare – spiega – fin troppo evidente che la nostra area risulta ampiamente penalizzata in tutte le specialità, scompare l’oncologia – ribadisce – a causa della presenza nella stessa città di Catanzaro di 3 strutture oncologiche e scompare anche la Nefrologia mentre Malattie infettive viene declassata». Questi i “fatti” che parlano per l’Ordine che ricorda al governatore che la sanità vibonese «è già sottoposta a regime di commissariamento per cui l’Asp è diretta da una terna di commissari antimafia che sono vincolati al loro mandato squisitamente tec- nico-amministrativo». A prova di ciò, quindi, per Soriano anche la bocciatura dell’Atto aziendale da parte del comitato dei sindaci della provincia «non solo – spiega – per le scelte operate e i criteri adottati nella sua stesura, seguendo le rigide linee guida della Regione, quanto perchè con atteggiamento pilatesco non hanno ricercato, individuato e sostenuto le esigenze sanitarie di questa provincia». L’ordine perciò non ci sta. Non ci sta alla decisione di chiudere tutto quello funziona per una mera questione di conti e per questo chiede a Scopelliti un incontro urgente. Oggi il sottosegretario all’Interno presenzierà al Comitato per l’ordine e la sicurezza Criminalità, vertice con l’on. Mantovano Prima un Comitato per l’ordine e la sicurezza per fare il punto sulla nuova ondata di violenza criminale che in questi ultimi tempi ha colpito il vibonese, poi un incontro con alcuni sindaci, che hanno aderito all’associazione ViboVale per firmare un protocollo su “Sviluppo, legalità e sicurezza“. In serata, invece, l’attenzione è tutta rivolta alla politica, o meglio alle problematiche interne al Pdl e, in particolare, della corrente “Nuova Italia”. È un’agenda piuttosto intensa quella del sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano che sarà oggi in città. Il primo incontro è fissato per le 15,30 alla Scuola di Polizia. In questo caso il sottosegretario presenzierà al Comitato per l’ordine e la sicurezza già convocato dal prefetto Luisa Latella per fare il punto sugli ultimi attentati ad opera della violenza criminale. In primo piano, l’intimidazione messa a segno ai danni dell’imprenditore agricolo Pietro Lopreiato e della cooperativa sociale Talità Kum ai quali è stato raso al suolo un uliveto di mille piante. Un attacco senza precedenti che, secondo quanto emerge dalle prime indagini, sarebbe stato messo in atto dalla ‘ndrangheta. Un attentato che andrebbe oltre la richiesta La sede dell’Ufficio territoriale del Governo estorsiva ai danni dell’imprenditore. Non si esclude, infatti, l’ipotesi che le cosche avrebbero agito in maniera così violenta per lanciare un messaggio ben preciso anche alla cooperativa sociale nata con il sostegno della Diocesi. A tal proposito, il comitato dovrà mettere a punto un piano per tentare di garantire la libera attività dell’imprenditore e della stessa cooperativa che opera nel settore della commercializzazione dell’olio extravergine e di cui Pietro Lo- preiato è uno dei soci fornitori più importanti. Il secondo appuntamento del sottosegretario è dedicato alla sottoscrizione di un protocollo d’intesa per l’attivazione di una programmazione pluriennale condivisa nell’ambito dell’obiettivo “Sviluppo, legalità e sicurezza”. Il documento sarà siglato dall’associazione “Azienda Calabria lavoro”, dalla Prefettura e dall’associazione dei comuni “ViboVale”, alla quale aderiscono solo 15 Enti. Obiettivo del programma è quello di predisporre progetti di incentivazione all’inserimento professionale e di valorizzazione della legalità; monitoraggio del territorio attraverso la raccolta, lo scambio di dati e l’analisi del contesto socio-economico; l’istituzione di un tavolo tecnico permanente, presieduto dal prefetto di Vibo Valentia al fine di dare piena attuazione degli obiettivi del protocollo. All’incontro con i sindaci oltre al sottosegretario Mantovano, saranno presenti il commissario dell’Azienda Calabria Lavoro, Pasquale Melissari e il presidente dell’associazione dei comuni ViboVale, Nicolino La Gamba. Chiusa la parentesi istituzionale il sottosegretario si calerà nell’ormai infuocato clima politico e si sposterà all’hotel 501 dove avrà un incontro con i responsabili territoriali dei circoli di “Nuova Italia” delle province di Vibo e Catanzaro, unitamente ai dirigenti di Lamezia Terme. L’incontro servirà non solo per fare il punto sulle vicende che da qualche giorno hanno interessato il Pdl a livello comunale e provinciale ma anche per mettere a punto una strategia in vista del prossimo congresso, i cui equilibri dopo il tesseramento sembra si siano alterati rispetto a qualche mese fa.(n.l.) In sintesi Dura lettera dell’Ordine dei medici presieduto da Michele Soriano al governatore Giuseppe Scopelliti. L’ordine fa il punto sullo stato di salute della sanità nel Vibonese e sui sacrifici che vengono chiesti al territorio. In questo senso, si denuncia la forte marginalizzazione della provincia inserita nella macroarea di Catanzaro. Chiusura di ospedali, repar- ti, numeri e percentuali di posti letto per abitanti, mancanza di personale, di attrezzature sotto la lente d’ingrandimento del presidente Soriano che allo stesso tempo ripercorre il commissariamento dell’Asp e punta il dito contro i tre commissari che «con atteggiamento pilatesco non hanno ricercato, individuato e sostenuto le esigenze sanitarie della provincia». Il gruppo consiliare del Pd tiene i fari accesi. E in questo senso la richiesta di spiegazioni sui tagli alla mensa scolastica e sulla chiusura della villa comunale per mancanza di fondi. Due questioni che fanno riflettere i consiglieri del Partito democratico che non hanno dubbi sulla «inadeguatezza dell’Amministrazione targata D’Agostino». Da qui alla critica, il passo, insomma, è breve, anche perchè spiegano «d’altro canto il nostro Sindaco su qualcosa doveva risparmiare. Perchè non sul cibo dei ragazzi? Perchè non chiudendo la villa?». Questo, mentre dal Pd constatano come «l’impegno dei nostri amministratori è profuso quasi esclusivamente nello scovare leggi e leggine che possano dare l’impressione di autorizzare i continui sprechi e regalie che vengono elargite ai potenti di turno ai danni dei cittadini che quotidianamente vedono diminuire i servizi di prima necessità». Insomma, se dal Comune nessuno finora ha risposto «sui viaggi e i rimborsi dei nostri amministratori, sul pagamento di contributi previdenziali di Modafferi, sulla vicenda di Luzzo» più grave è ritenuta la richiesta durante il consiglio di Capria «di mettere all’ordine del giorno la liquidazione di somme da utilizzare per partecipare al capitale sociale del Progetto Magna Graecia srl». Ergo, la domanda: «come mai si continuano a trovare somme per ogni carrozzone o svariato sperpero?». Da qui, l’invito al sindaco «di battere un colpo».(s.m.) dal POLLINO allo STRETTO calabria ora VENERDÌ 11 novembre 2011 PAGINA 7 La motorizzazione delle patenti “facili” Arrestato il direttore di Catanzaro e altre sedici persone LAMEZIA TERME (CZ) nario mediante la produzione di relazioni tecniche apocrife. Le indagini hanno preso il via nel Avevano ideato un vero e proprio meccanismo per rilasciare patenti, 2007 in seguito ad una segnalaziocertificazioni Adr (obbligatorie per ne. In un primo momento gli stessi condurre veicoli per il trasporto di inquirenti non hanno pensato che merci pericolose) e di trasformazio- dopo quell’accertamento di ruotine, ne di mezzi, senza far sostenere gli poi, ci sarebbero stati mesi ed anni esami ai diretti interessati o senza di appostamenti, pedinamenti e nemmeno far sostenere il corso o ef- controlli con la scoperta di un vero fettuare i prescritti collaudi, ma so- e proprio giro nel quale erano coinno stati scoperti dopo quattro anni volti i funzionari della Motorizzaziodi indagine, dalla Polstrada di La- ne ed i titolari delle scuole guida che, mezia Terme, in collaborazione con secondo gli inquirenti, avevano dato vita ad una vera e propria organizi colleghi di Catanzaro. L’operazione, denominata “Isola zazione alla quale si rivolgevano, felice”, i cui dettagli sono stati resi nella maggior parte dei casi, extraconoti ieri mattina nel corso di una munitari (tra cui molti cinesi) che, conferenza stampa tenuta negli uf- previo pagamento fino a tremila eufici della Procura di Lamezia Terme, ro, ottenevano sia le patenti che i ha portato all’esecuzione di dicias- certificati Adr, per il rilascio dei quasette ordinanze nei confronti di al- li si presuppone l’aver seguito corsi trettante persone, di cui otto sono di formazione e nulla osta, o i collaufinite agli arresti domiciliari e nove, di per le auto. Ad insospettire ulteriormente gli invece, hanno ottenuto l’obbligo di dimora. Per tutti l’accusa, a vario ti- uomini di Francesco Manzo e di tolo, è di associazione per delinque- Ugo Nicoletti, l’alta percentuale di re finalizzata alla corruzione, all’abu- candidati che, pur risiedendo in also d’ufficio, al falso ed alla truffa ai tre province italiane, si iscriveva presso le autoscuole interessate per danni dello Stato. Altre 144 persone, nella maggior conseguire la patente o per ottenere parte coloro che hanno ottenuto le il rilascio del certificato per condurcertificazioni senza aver sostenuto re veicoli per il trasporto di merci pericolose, a discaalcun esame, sono pito di altre dove, state denunciate in Una patente invece, le iscrizioni stato di libertà. o un certificato sembravano dimiTra i destinatari nuire. Inoltre, nelle dei provvedimenti Adr veniva autoscuole “accrerestrittivi, emessi pagato fino ditate”, in base alla dal Gip del tribunaa tremila euro ricostruzione fornile di Lamezia Terta dagli inquirenti, me, Carlo Fontanazza, su richiesta del Pm Domeni- vi era un’alta percentuale di persone co Galletta, gli attuali direttori della promosse o abilitate mentre, di conmotorizzazione civile di Reggio Ca- tro, ciò non si registrava nelle altre labria e di Catanzaro, il capo area autoscuole fuori dal “giro” dove, inconducenti, un funzionario del me- vece, c’era un’altissima percentuale desimo Ente, titolari e dipendenti di di bocciati. Ciò, in un certo senso, autoscuole e di agenzie di disbrigo favoriva alcune scuole guida a discapratiche con sede a Lamezia, Curin- pito di altre. Andando a fondo nella vicenda, ga, Praia, Soverato. Nell’ordinanza, il gip ha anche di- la Polstrada ha scoperto, non solo sposto il sequestro preventivo di 66 che a volte chi doveva conseguire la patenti di guida, 50 certificati di for- patente o la certificazione nel giorno mazione professionale Adr e 195 vei- stabilito non era presente nella sede coli sottoposti a collaudo straordi- d’esame risultando a lavorare in al- tre regioni, ma anche che gli stranieri, pur non comprendendo la lingua italiana, riuscivano comunque a sostenere l’esame ed a superarlo. Per il procuratore della Repubblica di Lamezia Terme, Salvatore Vitello, l’operazione ha avuto una «doppia valenza: repressiva e preventiva», come, ad esempio, per quanto riguarda il certificato Adr ottenuto senza aver seguito e superato il corso previsto. Il corso, infatti, serve per la formazione dei conducenti, per sensibilizzarli ai rischi del trasporto di merci pericolose e per far acquisire agli stessi le nozioni fondamentali per diminuire al massimo le probabilità che un incidente avvenga, e se avviene, per assicurare la messa in atto di misure di sicurezza che potrebbero dimostrarsi necessarie per limitarne gli effetti. Intanto, la parlamentare del Pd Doris Lo Moro ha annunciato un’interrogazione a risposta scritta ai ministri dei Trasporti e dell’Interno con cui, tra le altre cose, chiede di sapere «se e come si intende intervenire nella vicenda al fine di garantire che non vengano utilizzati documenti abilitativi (patenti e certificati per condurre veicoli per trasporto di merci pericolose) ottenuti illegalmente». SAVERIA MARIA GIGLIOTTI [email protected] INCASTRATI In alto, la sede della motorizzazione civile a Catanzaro Sopra, un momento della conferenza stampa di ieri a Lamezia Terme 8 AI DOMICILIARI OBBLIGO DI DIMORA Pastore Gaetano De Sensi Vincenzo Arcadia Roberto Zullo Luigi Fruci Sebastiano Tripodi Carmelo De Salvo Gaetano Amendola Achille Laudadio Francesco Marino Giulio Oliveto Nicola Cristini Andrea Scalzo Andrea Sola Nicola Iozzo Antonio Vecchi Gennaro Sgrò Rosina 144 INDAGATI Aiudi Davide Alberti Fabio Alberti Michele Amato Andrea Amendola Enzo Ancora Angelo Aprile Carlo Damiano Arena Renato Barbieri Salvatore Bardhi Adriatik Baor Bernhard Franz Ben Khalifa Sofiene Beqari Blerdian Berlingieri Carmen Bilotta Davide Bonelli Luigi Bonjako Asllan Barelli Luigi Boutaya Mohamed Bracci Manuele Cai Guangming Calabria Daniele Campolatiano Pasquale Canario Ciro Cangemi Vito Papasso Domenico Caridà Angela Careri Antonio Carioti Sergio Casaccio Francesco Casale Michele Cerra Pasquale Chiarella Salvatore Cimino Maria Luisa Coletti Francesco Coltoti Michele De Sensi Luigi Del Rio Sandro Gaetano Destro Mario Di Marzio Antonio Di Tommaso Giuseppe Dong Chunyan Dottorini Cosimo D. Falcone Valter Fausciana Rocco Favitta Salvatore Flauro Lorenzo Fornari Angelo Fuda Mario Gabriele Antonio Gallina Domenico Ganter Elmar Giacomantonio Marta Giglio Marcello Gigliotti Giovanni Grampone Antonio Gu Nianchun Hausbergher Adriano Huang Liang Huang Yushuang Liritano Antonio Isopo Stefano La Cava Antonino Lega Massimo Leone Giampiero Leone Maurizio Lin Haiyong Lin Xinhua Lo Guarro Giuseppina Lombardo Luigi Lucia Brunella Mangano Roberto Manni Alessio Marano T. Francesco Martino Giuseppe Maluccio Antonio Mastrantonio Vincenzo Mellea Patrizia Merante Savina Minni Carmine Mohammadi Bagher Molinaro Fabrizio Montagna Antonio Morano Giuseppe Musco Salvatore Napoli Rocco Nappo Ciro Nicodemo Donato Notarianni Angela Oldano Luca Andrea Palazzone Davide A. Pon Jinhuang Papaleo Ezio Papaleu Pietro Parisi Francesco G. Pasqualino Vincenzo Pepe Giuseppe Persiani Giuseppe Petrillo Vincenzo Piacente Gianluca Pietri Alberto Reale Nunzio Renzi Angelo Righetti Eduardo Rodigari Matteo Rossi Mauro Rotundo Roberto Rugari Arnaldo Salerno Antonio Salvucci Carmine Sambito Rosario Santoni Raffaele Savio Emidio Senise Vincenzo Shu Haishi Sinanaj Behar Singh Gopal Spampanato Agatino Spataro Giovanni Spedini Tullo Stigliano Carlo Suka Gentjan Tedesco Luigi Tisclita Nutu Torcassi Luigi Unterleintner Matias Valieri Johnny Venere Gennaro Veraldi Rosa Vigilante Enrico Viscione Antonio Viscione Daniele Vono Andrea Vono Daniele Varicella Mario Wu Liangjin Wu Suiping Wu Wanyun Wu Zengguang Zhang Xiaonu Zhao Liuanyong Zunino Enzo 10 VENERDÌ 11 novembre 2011 D A L P O L L I N O calabria A L L O S T R E T T O ora dentro... Una cattura fortuita? No, ben pianificata... Da tempo i carabinieri monitoravano gli spostamenti di elementi ritenuti fiancheggiatori di Sebastiano Pelle REGGIO CALABRIA BECCATO In alto la “Gazzella” dell’Arma al Porto di Reggio, nel luogo in cui è stato beccato il boss Pelle Era da solo, a pochi passi dalla banchina del porto di Reggio Calabria, quando mancavano dieci minuti alle 21. I carabinieri quasi non credevano ai loro occhi quando si sono trovati di fronte Sebastiano Pelle. Sono trascorsi 16 anni dall’ultima foto utile. Un’eternità per chi deve riconoscere qualcuno che non ha mai incontrato di persona. L’istinto però non sbaglia e i militari sono stati subito con- vinti: è proprio lui. Così finisce la latitanza di uno dei più pericolosi latitanti d’Italia, in una piovosa sera d’inizio novembre, fra container, gru e mezzi pesanti. Finisce nel buio del porto di Reggio la “macchia” di uno degli ultimi mammasantissima della cosca di San Luca. Lui, probabilmente, pensava di essere al sicuro, lontano da occhi indiscreti. È stata un’operazione lampo quella portata a termine dagli uomini dell’Arma, nella tarda serata di mercoledì. Già da IERI E OGGI La “trasformazione” di Pelle nel corso degli ultimi 14 anni tempo, infatti, i militari del comando proanche ammesso la sua identità, pur esvinciale dei Carabinieri, della sezione Catsendo sprovvisto di documenti. Per lui si turandi, unitamente a quelli del Ros e delsono aperte le porte del carcere, dove lo Squadrone eliportato cacciatori di Vibo adesso dovrà scontare una pena definitiValentia, stavano tenendo d’occhio il porva a 14 anni di reclusione per il reato di to di Reggio Calabria. Avevano capito, tratraffico di sostanze stupefacenti. Pelle, inmite Gps e pedinamenti di alcuni soggetfatti, pur non essendo mai stato condanti ritenuti i fiancheggiatori di Pelle, che il nato per reati di associazione mafiosa, vielatitante aveva degli interessi nei pressi ne ritenuto elemento di spicco dell’omodel porto di Reggio. Probabilmente il nima consorteria di ’ndrangheta operan57enne “uccel di bosco” riteneva di poter te a San Luca. Si tratta del nipote di ‘Ntoincontrare i suoi complici all’interno delni Pelle, alias “Gambazza”, ed è dunque il l’area portuale, senza destare alcun socugino di Peppe Pelle, arrestato nell’amspetto, visto che, specie di notte, quella bito dell’operazione “Reale”. Sebastiano zona è completamente isolata e frequenPelle è imparentato anche con la cosca tata solo da pochissime Vottari “Frunzu” per aver autovetture. Ma quelle sosposato Caterina Vottari Al Porto ste ricorrenti a ridosso e, sempre tramite la moerano stati delle banchine non sono glie, è legato alla famiglia passate inosservate agli Romeo “Staccu”. predisposti occhi dei militari, che Adesso le indagini mirati servizi hanno predisposto un stanno proseguendo per d’osservazione cercare di stanare la rete servizio di osservazione in determinati orari ritenuti di fiancheggiatori che ha “d’interesse investigativo”. E nella giornapermesso a Pelle di poter starsene tranta di mercoledì gli uomini dell’Arma hanquillo per 16 anni. Vista l’enorme attività no notato la presenza di un soggetto che svolta dai carabinieri, è lecito immaginastazionava al buio nei pressi di una banre che si abbia già un’idea precisa sia dei china del porto. I militari hanno deciso di soggetti che dei loro ruoli. Da chiarire il avvicinarsi, semplicemente credendo di motivo per cui Pelle si trovasse al porto di poter procedere all’identificazione dell’uoReggio, non potendo escludere che stesse mo che, si immaginava potesse essere un aspettando qualcuno via mare. Da rimarfiancheggiatore di Pelle. La sorpresa è stacare la circostanza che Pelle stava trascorta enorme, però, quando i carabinieri lo rendo la sua latitanza a Reggio Calabria, hanno potuto vedere in faccia. La foto del quindi non molto lontano dal suo territo1995 era impressa nei loro occhi quasi corio d’origine, a conferma di quel forte leme un’ossessione e il soggetto che avevagame che unisce i latitanti con la propria no davanti era praticamente identico a zona d’influenza criminale (con tanto di protezioni e supporti di tipo logistico), quell’effigie. I tratti somatici, dunque, non nonché gli ottimi rapporti delle ’ndrine johanno tradito. Non è rimasto altro che niche con quelle della città. qualificarsi e arrestarlo. Pelle era da solo, disarmato e non ha opposto alcuna resiCONSOLATO MINNITI stenza. Dopo poco tempo, tra l’altro, ha [email protected] gli inquirenti «La cosche di San Luca sono in grave difficoltà» REGGIO C. «L’arresto di Sebastiano Pelle dimostra il momento di particolare difficoltà che sta vivendo la cosca di San Luca». Nicola Gratteri, procuratore aggiunto della Dda di Reggio, non ha dubbi: i Pelle stanno soffrendo molto la pressione enorme della magistratura. «Dall’operazione “Il Crimine” stiamo insistendo molto su questa famiglia che ha avuto una grande espansione sotto l’aspetto economico ed il fatto che Sebastiano Pelle si trovasse a Reggio ci dà la conferma dell’esistenza di due tipi di latitanti: uno, che è quello dei traffici di droga, che si sposta in Europa e Sud America; ed un altro, quello che deve controllare il territorio, che non può allontanarsi dalla sua zona d’influenza per troppo tempo». Un concetto simile è stato espresso, nel corso della conferenza stampa convocata al comando provinciale dei Carabinieri, anche dal procuratore capo Giuseppe Pignatone che, dopo aver ringraziato i carabinieri per l’impegno profuso, ha sottolineato come «aver catturato Pelle a Reggio dia la conferma dell’unitarietà della ‘ndrangheta anche sotto questo profilo». È stato il generale Parente, vicecomandante del Ros, a rimarcare l’importanza dell’apporto investigativo degli uomini dell’Arma in tutte le articolazioni, da quelle specializzate sino ad arrivare ai reparti locali ed ai cacciatori: «Questi ultimi – ha spiegato Parente – hanno lavorato in luoghi dove solitamente non svolgono servizio e ciò rappresenta un ulteriore motivo di soddisfazione. Ora servirà lavorare per ricostruire la rete di fiancheggiatori di Pelle». Al colonnello Carlo Pieroni, comandante del Reparto Operativo di Reggio, è toccato fare gli onori di casa in assenza del comandante provinciale Pasquale Angelosanto: «Lo sforzo di questo comando - ha sostenuto Pieroni è quello di mettere assieme tutte le forze presenti con l’obiettivo di ottenere i risultati migliori. Abbiamo messo in piedi quello che viene ormai definito “modello Reggio” e posso affermare che, fino ad oggi, siamo molto sod- DETERMINATI Magistrati e forze dell’ordine durante la conferenza stampa indetta per illustrare i dettagli della cattura di Sebastiano Pelle disfatti perché tale intuizione si sta rivelando vincente». A svelare tutti i retroscena della cattura di Pelle, invece, è stato il tenente colonnello Stefano Russo, comandante del Ros, il quale ha spiegato come si è arrivati al porto di Reggio, quale «luogo caldo frequentato dai fiancheggiatori del latitante». Insomma, se- condo quanto emerso ieri, dunque, «i Pelle sono in seria difficoltà perché tutti i big e le nuove leve sono ormai in carcere. Una situazione ancor più grave da quando i Pelle hanno perso il Crimine con la morte di ‘Ntoni Gambazza» ha concluso Gratteri. con. mi. 11 VENERDÌ 11 novembre 2011 D A L P O L L I N O A L L O calabria ora S T R E T T O ...fuori Ammalato di libertà Così Antonio Pelle ha gabbato tutti i super latitanti Ci sono altri tre calabresi fra i più ricercati in Italia Fuggito dall’ospedale di Locri a metà settembre “a mamma” di San Luca è ancora uccel di bosco DOMENICO CONDELLO Ricercato dal ‘93, deve scontare l’ergastolo: è accusato di armi e di associazione mafiosa DESAPARECIDO Antonio Pelle “a mamma”: s’è volatilizzato a settembre dall’ospedale di Locri (a destra) COSENZA Era dimagrito, certo. Ma con dolo. E premeditazione... Nessuna patologia reale è ascrivibile alla fuga del boss. Nessuna forma di anoressia connaturata ai disagi - o alle privazioni fisiche e morali - che il carcere talvolta comporta. Antonio Pelle “a mamma” ha lasciato aperto il suo conto con la giustizia. Un conto parecchio salato, del valore complessivo di... 13 anni di galera; un debito che però non intende pagare. Né ora né mai. E’ libero - uccel di bosco - da metà settembre il giovane mammasantissima della ’ndrina operante a San Luca e dintorni. Sparito nel nulla. Smaterializzato al pari degli elementi utilizzati nei processi chimici per stupire chi disconosce i meravigliosi segreti delle reazioni sperimentate da coloro i quali, ostinati, s’affannano a indagare i misteri di natura. Era in cella (condannato) e non è più. Era a casa (ai domiciliari) e non è più. Era in ospedale (in cura?) e non è più. Semplicemente, è materia impalpabile Antonio Pelle - che tra i padrini più padrini della malavita calabrese è uno tra i pochi che non hanno voluto piegarsi alla lo schieramento che ha portato algiusta scure dello Stato. Ma la sua l’omicidio di Maria Strangio nel fuga non è una vittoria. Perché rap- Natale del 2007 e che ha suscitato presenta la fuga dalla possibilità di la reazione delle cosche opposte riscatto che proprio lo Stato inten- culminata con la strage di Duideva concedergli attraverso l’espia- sburg». Uno che non si fa tanti problemi, zione della condanna inflittagli per insomma, quando si tratta di imi reati di cui s’era macchiato. Arrestato nel 2008, dopo un an- bracciare le armi e “darsi ai materassi”. Aveva di no di latitanza, Anfronte a sé due tonio Pelle “a Lasciò il carcere strade, due promamma”, 49 anni per motivi di spettive ben delie una propensione neate lo scorso 14 al crimine che ha salute. Ma la settembre Antonio pochi eguali, è sua anoressia Pelle: curarsi alsempre stato allerera... indotta l’ospedale di Locri gico (in questo cacosì come prescriso sì: a livello patologico) all’osservanza delle regole. vevano le autorizzazioni concesse Gli inquirenti, di lui, hanno un dai giudici di sorveglianza o darsi quadro ben delineato: lo ritengo- alla macchia. Ha scelto la seconda no il capobastone di una tra le più opzione, quella in apparenza più potenti ’ndrine della criminalità comoda perché resa tale da un siorganizzata calabrese. Arrestato su stema di sicurezza che s’è rivelato richiesta della Dda di Reggio nel- peggio d’un colabrodo. E’ libero l’ambito dell’operazione Fehida, è anche lui, ora. Ma con il fiato sul stato condannato in primo grado collo degli inquirenti che intendocon rito abbreviato a 13 anni di re- no braccarlo fino a quando non clusione dal gup di Reggio il 19 verrà nuovamente acciuffato. marzo 2009. Dagli investigatori PIER PAOLO CAMBARERI viene considerato «il capo di [email protected] MICHELE VARANO Ricercato da 11 anni s’è macchiato è il contrabbando, ma in regime di associazione GIUSEPPE GIORGI Manca all’appello da tre lustri: è di San Luca: deve scontare 17 anni di reclusione COSENZA Sebastiano Pelle era un pezzo da novanta, da uomo libero. Perché, da uomo libero - sebbene braccato per convenzione ’ndranghetistica e lignaggio purissimo gli veniva riconosciuta l’autorità (e l’autorevolezza) per gestire le attività illecite ascritte alla sua famiglia. In galera, ora, manterrà un enorme carisma criminale. Ma soltanto quello. Perché ad altri è già passato il testimone del business riconducibile alle dinamiche cui sono avvezzi i (veri) mammasantissima calabresi; altri malandrini sui quali, da tempo, si concentrano le indagini di tutte le polizie italiane e di mezzo mondo. Nel “Programma speciale di ricerca” attivato dal ministero dell’Interno figurano altri tre esponenti della criminalità organizzata calabrese ad alto livello di pericolosità sociale. Ne vengono elencati undici in tutto sul sito interattivo del Dicastero deputato a garantire la sicurezza nel Paese. E, tra questi, ben tre sono riconducibili alla Punta dello Stivale. I nomi sono noti agli addetti ai lavori: magistrati, forze dell’ordine, giornalisti. Ma è bene conoscerli, e memorizzarne anche i volti alla luce delle modalità di cattura costate la galera allo stesso Sebastiano Pelle: l’erede dei “gambazza” era al Porto, tranquillamente mischiato a gente comune; a cittadini che, teoricamente, potrebbero aver scambiato con lui qualche battuta senza neanche sapere di trovarsi di fronte a uno dei trenta latitanti più ricercati in Italia. I volti, e i nomi da ricordare, sono i seguenti: Domenico Condello, Michele Antonio Varano e Giuseppe Giorgi. Il primo è di Reggio Calabria, il secondo di Centrache (un centro nei pressi di Soverato), il terzo - neanche a farlo apposta - di San Luca. Le loro foto segnaletiche, sul sito del ministero, sono associate a quelle dei due superlatitanti più pericolosi in assoluto: Matteo Messina Denaro (l’astuto e sanguinario padrino impegnato nella ricostituzione di Cosa Nostra) e Michele Zagaria (il casalese che più casalese non si può...). Condello, 56 anni, è ricercato dal 1993: deve rispondere di traffico internazionale di droga, associazione mafiosa e un’infinità di reati collaterali. A lui, gli investigatori, si sarebbero avvicinati più volte senza però riuscire a fare bingo; deve scontare una pena all’ergastolo. Varano è accusato di contrabbando e altri reati similari, tutti contestualizzabili però nell’associazione mafiosa. E’ ricercato da 11 anni. Giorgi manca all’appello da tre lustri: deve scontare una pena a 17 anni per associazione mafiosa finalizzata al traffico di droga, armi e omicidi. Ha compiuto cinquant’anni. Ma non ha alcuna intenzione di arrendersi alle forze dell’ordine. Che da lui, e degli altri superlatitanti intendono ripartire per infliggere un nuovo colpo alla criminalità organizzata. p. p. cam. perquisizioni a tappeto E nella Locride è caccia aperta alla primula rossa Rocco Aquino LOCRI (RC) La caccia al boss entra nel vivo. Ieri mattina all’alba, i carabinieri della caserma di Roccella Jonica hanno eseguito diverse perquisizioni a Marina di Gioiosa e dintorni. La primula rossa si chiama Rocco Aquino, il capo dell’omonima cosca della cittadina locridea. L’uomo di ’ndrangheta è irrintracciabile dal luglio 2010, cioè da quando sfuggì alla cattura nell’ambito della mega-operazione da 300 ordini di custodia cautelare in carcere, denominata “Crimine”. La stessa inchiesta che restituì l’organigramma del- le consorterie malavitose del comprensorio ionico-reggino. Stando alle ipotesi formulate dagli inquirenti della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, il cinquantenne Rocco Aquino, classe 1960, è considerato l’uomo di spicco del locale di Marina. Sta al vertice del clan in coabitazione con il fratello Giuseppe, anch’egli irreperibile. Le ricerche si sono intensificate nell’ultimo periodo e gli investigatori tentano di restringere il cerchio intorno ai due latitanti. Nell’ultima operazione dei Ros, che risale all’ottobre scorso, oltre al sequestro preventivo di beni mobili immobili per un totale di sette milioni di euro riconducibili alla famiglia, gli uomini dell’Arma hanno rinvenuto un bunker nell’abitazione di Giuseppe Aquino, sita proprio nel comune di Marina di Gioiosa. Il rifugio è stato rinvenuto mentre era ancora in fase di realizzazione e, dunque, non ancora pronto all’uso: il nascondiglio era posto sotto il pavimento e vi si accedeva per mezzo di una botola. Angelo Nizza 12 VENERDÌ 11 novembre 2011 D A L P O L L I N O A L L O calabria S T R E T T O ora Tassi usurai al 1500%, 10 arresti Sgominati due gruppi criminali che operavano con le stesse modalità VIBO VALENTIA Mezza Calabria coinvolta, da Reggio a Catanzaro passando per il centro nevralgico di Vibo Valentia. E un presunto giro di usura nell’ordine dei milioni di euro con tassi d’interesse annui che toccavano il picco - se un record, quasi del millecinquecento per cento. Con l’operazione “Business car” gli investigatori di Vibo Valentia hanno aperto «uno squarcio enorme» - per usare le parole del procuratore - in «una vera e propria economia parallela». A danno, ovviamente, dei soliti imprenditori strozzati, in questo caso operanti nel settore del commercio di automobili. L’indagine - nata un anno fa dalla denuncia spontanea dell’imprenditore maggiormente vessato - è stata portata a termine ieri dal Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Vibo Valentia, diretto del colonnello Michele Di Nunno, e da personale del Comando provinciale dei carabinieri, guidato dal colonnello Daniele Scardecchia. Sotto il coordinamento della Procura di Vibo Valentia, i militari hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Gabriella Lupoli nei confronti di nove persone. Una, al momento, è ricercata. Mentre rimangono indagati altri dodici soggetti. Le investigazioni sono durate circa un anno, ed hanno permesso a carabinieri e Gdf di accertare l’esistenza di due consorterie criminali operanti su tutto il territorio calabrese. «Due gruppi distinti - ha precisato in conferenza stampa il capo della Procura, cuso di Limbadi». A finire in manette sono stati in cinque: Giovanni Battista Tassone, alias “Cappuccino”, 56 anni di Soriano Calabro; il figlio Francesco, 21 anni; Nazzareno Pugliese, 62 anni di San Costantino Calabro; Luigi CaNove persone rè, 47 anni di Serra San sono finite Bruno; e Girolamo Macrì, 33 anni di Soriano in carcere Calabro. Vittima della o ai domiciliari presunta usura sarebbe Una è ricercata il medesimo imprenditore di Serra, al quale, in più soluzioni, sarebbero stati prestati 127.500 euro, tra maggio 2008 e febbraio 2010, a fronte dei quali il gruppo avrebbe ricevuto, a titolo di interesse, 113.600 euro in contanti, due auto del valore di 44mila euro e, per saldare il tutto, altri 400mila euro «ottenuti mediante minacce esplicite». «Tra i beni posti a garanzia del prestito - hanno affermato gli inquirenti - figura la cessione di una importante proprietà immobiliare sita CONFERENZA Da sin., Stefano Marando, Daniele Sardecchia, Mario Spagnuolo, Michele Di Nunno nel Mantovano il cui valore è di un milione e 600mila euro. In tal modo, Mario Spagnuolo - che operavano ro; Luciano Latella, 48 anni di Ardo- no fatto sapere gli inquirenti - onde sull’originario prestito di 127.500 eucon le medesime modalità». Per tut- re; Adriano Sesto, 38 anni di Lame- monetizzare la dazione usuraia con- ro, venivano corrisposti interessi ti l’accusa è di minacce ed estorsione zia Terme; e Massimo Zappia, 35 an- sistente in circa 55 veicoli, per un va- all’864 per cento annuo». Gli elementi a disposizione sono ni di Benestare (Rc). Quest’ultimo è lore complessivo di un milione e ai fini dell’usura. La prima associazione - è stato attualmente irreperibile. Il gruppo, 300mila euro, si è avvalso di una re- notevoli, per questo le attività investispiegato -, operante nei territori del- tra il 2007 e il 2008, avrebbe presta- te di 10 autosaloni e una concessiona- gative continueranno senza sosta. Inle province di Reggio e Catanzaro, è to ad un imprenditore di Serra San ria conniventi operanti a Catanzaro, tanto sono stati sequestrati, «in composta da 12 soggetti «tutti con Bruno, titolare di un autosalone, Lamezia, Rosarno, Ardore, Bovalino, quanto provento di usura», un appartamento a Soriano e quattro autogravi pregiudizi di polizia». Di questi, 15mila euro «pretendendo ed otte- Satriano e Vibo». La seconda associazione, operante vetture, per un valore complessivo per cinque è stata chiesta e ottenuta nendo, fino all’ottobre 2008, quale la misura cautelare. Si tratta di Mau- contropartita, autovetture per un va- nel Vibonese, è composta da 10 per- pari a 400mila euro. rizio Camera, 36 anni di Ardore (Rc); lore di mercato superiore a 500mila sone, «alcune delle quali con pregiuGIUSEPPE MAZZEO Carmine Franco, 35 anni di Catanza- euro». «Il sodalizio criminoso - han- dizi di polizia e vicine alla cosca [email protected] 13 VENERDÌ 11 novembre 2011 D A L P O L L I N O A L L O calabria S T R E T T O ora il business della droga Presi i compari dei colombiani Trenta arresti per narcotraffico tra Vibo, Reggio e diverse città italiane COSENZA Trenta arresti, perquisizioni e sequestri patrimoniali per un valore di cinque milioni di euro. L’operazione è stata portata avanti nella notte di ieri e ha permesso di mettere le mani su una ramificata organizzazione criminale che importava in Europa enormi carichi di cocaina dal Sudamerica. L’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal gip del Tribunale di Roma Maurizio Caivano su richiesta dei pm Giancarlo Capaldo, Diana De Martino e Maria Cristina Palaia, è stata eseguita dai carabinieri del Nucleo investigativo della Capitale. Il blitz ha toccato le province di Vibo Valentia e Reggio Calabria, oltre a diverse località d’Italia tra Bari, Brescia, Bologna, Latina, Palermo e Pavia. L’indagine era partita nel settembre 2010 proprio per far luce su un traffico internazionale di stupefacenti controllato dalla ’ndrangheta, che era in affari direttamente coi cartelli dei narcos colombiani per l’approvvigionamento di droga da far arrivare in Italia. La coca giungeva via mare o in aereo, occultata tra carichi di merce legale. Tre i maxisequestri effettuati negli ultimi mesi, enormi quantitativi di droga sui quali le forze dell’ordine sono riusciti a mettere le mani prima che venissero immessi sul mercato: il 13 settembre 2010 la polizia colombiana sequestrava a Bogotà 400 chili di cocaina pronti a essere spediti in Italia a bordo di un aereo; il 12 novembre 2010 i carabinieri trovavano invece nel porto di Gioia Tauro, in un container scaricato da una nave cargo proveniente dal Brasile, una tonnellata di cocaina purissima; altri 1.200 chili venivano infine scoperti e sequestrati l’8 aprile scorso, in un container di prodotti alimentari in scatola, su una nave cargo partita dal Cile. Il gruppo criminale gravitava attorno a un nucleo centrale costituito da personaggi calabresi legati alla ’ndrangheta. Tra questi spicca la figura di Vincenzo Barbieri, narcotrafficante ucciso a San Calogero, nel Vibonese, il 12 marzo scorso, crivellato da 24 colpi di arma da fuoco esplosi da due killer. Proprio lui era stato in passato indagato dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro perché ritenuto affiliato al clan Mancuso di Limbadi e, appunto, per traffico internazionale di stupefacenti. E lui, nonostante fosse un sorvegliato speciale, teneva le redini dell’organizzazione, riuscendo addirittura a ricevere i propri “compari” in un albergo di Bologna, comune nel quale aveva obbligo di soggiorno, oppure incontrandoli in Calabria, durante le trasferte autorizzate dall’autorità giudiziaria per assistere ai processi che lo vedevano coinvolto. L’organizzazione, in Italia, aveva ramificazioni in più località e, in particolare, operava nelle province di Vibo Valentia, Bari e Bologna. L’attività è stata accertata anche in Lombardia, regione alla ORDINANZE DI CUSTODIA CAUTELARE IN CARCERE Alessandro Alloni nato a Melzo (Mi) il 28/1/1976 Nicola Certo nato a Gioia Tauro (RC) il 31/1/1987 Antonio Della Rocca nato a Vibo Valentia il 17/4/1979 Maria Isabel Espinoza Hurtado nata in Colombia il 14/9/1966 Antonio Franzè nato a Vibo Valentia il 6/2/1979 Giuseppe Galati nato a Castellana Sicula (Pa) il 12/5/1971 Giorgio Galiano nato a Vibo Valentia l’11/4/1975 Francesco Grillo nato a Tropea (VV) il 30/12/1979 Michele Vito Lassandro nato a Santeramo in Colle (Ba) il 26/3/1946 Francesco Rosario Li Vigni nato a Palermo il 7/10/1957 Giovanni Mancini nato a Monopoli (Ba) il 15/2/1954 Maria Lizbeth Martinez Carvajal nata in Colombia il 10/11/1964 Antonio Melis nato a Ghilarza (Or) il 26/10/1983 Calogero Nicosia nato a Palermo il 21/8/1974 Filippo Paolì nato a Vibo Valentia il 3/4/1980 Sopra, uno dei sequestri effettuati dai carabinieri. In basso, il sistema di occultamento all’interno di lattine di prodotti alimentari quale pare fosse destinata una buona parte della cocaina sequestrata a Gioia Tauro e Livorno. Ma non c’era solo la piazza italiana da rifornire, nel traffico era compreso anche il mercato nordeuropeo. Un business enorme. I sequestri effettuati sono infatti considerati tra i maggiori eseguiti in Italia ed Europa negli ultimi vent’anni. Si pensi che, per le 2,2 tonnellate di cocaina purissima trovate tra Gioia Tauro e Livorno si parla di un valore economico che si aggira intorno ai 100 milioni di euro per il mercato all’ingrosso e di 500 milioni di euro per lo spaccio al dettaglio. «Si tratta di uno dei maggiori sequestri di cocaina mai compiuti nella lotta italiana al nar- cotraffico - ha detto il pm Capaldo -. Un’operazione possibile grazie alla collaborazione tra il nucleo investigativo di Roma dei carabinieri, la Direzione centrale per i servizi antidroga italiana (Dcsa), il Soca britannico (Serious organized crime agency) e il Das colombiano (Departamento administrativo de securidad)». Proprio grazie alla collaborazione dei colleghi sudamericani e britannici, gli inquirenti italiani sono riusciti a scovare e arrestare Alessandro Pugliese, gestore di un ristorante e ritenuto l’anello di collegamento tra il gruppo di casa nostra e quello dei narcos. MARIASSUNTA VENEZIANO [email protected] Joao Francisco Pelantir nato in Brasile il 2/3/1971 Salvatore Pirrò nato a Gioia Tauro (RC) il 31/7/1963 Tommaso Pirrò nato a Gioia Tauro (RC) il 13/2/1961 Alessandro Pugliese nato a Vibo Valentia il 28/10/1977 Giuseppe Pugliese nato a Cessaniti (VV) l’11/8/1954 Vincenzo Pugliese nato a Vibo Valentia l’1/8/1976 Ambrogio Sansone nato a Palermo il 3/7/1952 Fabrizio Sansone nato a Catania il 2/8/1955 Giuseppe Topia nato a Vibo Valentia il 20/8/1981 Sanabria Vianel Quitian nata in Colombia il 14/6/1968 Iyad Waked El Ghandour nato a Panama il 23/9/1991 AI DOMICILIARI Giuseppe Mancini nato ad Acquaviva delle Fonti (Ba) il 20/3/1989 Giuseppe Mariano nato a Gioia del Colle (Ba) il 6/8/1967 Antonio Portone nato a Taranto il 7/7/1947 Rocco Zerbonia nato a Varapodio (RC) il 7/7/1971 gli stratagemmi La coca viaggiava nascosta nelle scatolette di “palmito” COSENZA «Questa volta non riescono a trovarla», si sente in una delle conversazioni intercettate dagli investigatori. E invece l’hanno trovata. Nonostante il curatissimo sistema di occultamento. Telai in metallo di carrelli agricoli, lattine per alimenti confezionate in modo del tutto insospettabile, bambole in legno prodotte in Colombia, materiale di imballaggio di pannelli e parquet in legno. In questo modo hanno viaggiato ben 2,6 tonnellate di cocaina, che avrebbero potuto essere tagliate in 13 milioni di dosi. E fruttare ben 500 milioni di euro. «Come una piccola Finanziaria», ha affermato in conferenza stampa il comandate provinciale dell’Arma di Roma, Maurizio Mezzavilla. Particolarmente ingegnoso il trasporto all’interno di lattine per alimenti, del tutto normali a prima vista. Sono 3.480 i barattoli (racchiusi in 1.780 scatole) che nascondevano al loro interno 24.348 cilindri di plastica pieni di “neve”. Le scatolette erano confezionate in modo assolutamen- te identico a un prodotto, il “palmito”, commercializzato da una ditta boliviana. Per gestire meglio il “giro”, uno degli uomini dell’organizzazione si era stabilito in Colombia, da dove trattava la fornitura dei carichi di cocaina direttamente con la Bacrim (Bandas criminales emergentes al servicio del narcotrafico). Il tutto sotto la direzione di Vincenzo Barbieri. Inoltre, il gruppo calabrese era associato ad alcuni personaggi pugliesi esperti di import-export, che si occupavano di gestire le imprese commerciali - due delle quali individuate in aziende con sede legale a Gioia del Colle, nel Barese - utilizzate per l’importazione dal Sudamerica dei carichi di merce legale (le già citate scatolette di “palmito” o materiale legnoso) che nascondevano la cocaina. Il tutto curato fin nei minimi particolari. Tanto che i trafficanti si sentivano al sicuro. «Questa volta non riescono a trovarla». Purtroppo per loro non è andata così. mav 14 VENERDÌ 11 novembre 2011 D A L P O L L I N O calabria A L L O ora S T R E T T O il caso ARENA (VV) Lei lo molla, lui scende in strada minacciando una strage. Era un giorno come tanti, quello di mercoledì, nel piccolo centro di Arena (Vibo Valentia). Ma non per tutti. Cristian Barilaro (nella foto) di 23 anni, infatti, nel pomeriggio è entrato in casa particolarmente esagitato, ha impugnato il fucile di proprietà del padre e, dopo aver a lungo discusso con questi, è corso in strada promettendo un eccidio. È stato il pronto intervento dei militari del Comando Provinciale di Vibo Valentia e della Compagnia di Serra San Bruno, qualche minuto più tardi, a bloccare il giovane sventando il pericolo. «Era da un po’ di tempo – racconta un conoscente – che Cristian, solitamente solare e disponibile con tutti, aveva perso il La fidanzata lo pianta Lui minaccia una strage Arena, 23enne arrestato dai carabinieri dopo la denuncia del padre sorriso». A monte la brusca interruzione della relazione con la propria fidanzata. È al termine di un confronto con il padre, che lo invita a voltare pagina e a dimenticare la ragazza che questi impugna la doppietta, la punta contro il congiunto che cercava di frenare la sua furia e si dilegua. Immediata l’allerta dei carabinieri che iniziano col piantonare l’abitazione della fidanzata e proseguono col setacciare l’intera dunque, che non vi era alcuna ipotesi di negoziato, pronto l’intervento di 4 carabinieri che, introdottisi nella palazzina da un’entrata di sicurezza, hanno raggiunto e acciuffato il giovane. L’arresto dunque, dopo una breve colluttazione. Da sottolineare lo strabiliante arsenale che il 23enne portava con sé. Oltre al fucile infatti, nelle tasche del giovane sono stati trovati 4 coltelli con lama di lunghezza compresa tra i 20 ed i 40 cittadina Vibonese. È nella serata di mercoledì, e precisamente intorno alle 21 e 30, che Barilaro viene rintracciato al terzo piano di un fabbricato in costruzione in contrada Berrina. Lì prende il via una lunga trattativa tra il giovane e gli uomini dell’Arma nella persona del maresciallo Emanuel Stellutti. Niente da fare per più di un’ora. Il giovane appariva, sì provato, ma alquanto deciso a non desistere. Quando si è capito centimetri e 50 cartucce a piombo spezzato calibro 12, di cui due inserite nella doppietta. Sul Vibonese pende l’accusa di porto abusivo d’armi, minaccia aggravata e resistenza al pubblico ufficiale. Per il paese dunque, fortunatamente soltanto un grosso spavento. Domenico Massarini «Polsi è il cuore delle ’ndrine» Processo Crimine, il tribunale di Locri si è dichiarato competente LOCRI (RC) «Facciamo le cariche per la Madonna». Così l’intercettato Domenico Oppedisano, il capo della Cupola calabra, disse al suo interlocutore Santo Giovanni Caridi, autorevole uomo d’onore del clan Libri di Reggio Calabria. «La Madonna» è la Madonna di Polsi. Quel giorno, 31 gennaio 2009, non furono adottati né numeri né codici per parlare del summit in cui sarebbero state assegnate le nuove cariche di ’ndrangheta. Ieri, nel processo “Crimine”, più di 100 persone arrestate nel luglio 2010 dalla Procura distrettuale antimafia, il pubblico ministero Maria Luisa Miranda ha ribadito il concetto: il santuario di Polsi, a dire del magistrato, è il cuore della malavita organizzata, il luogo sacro in cui si riunivano padri, padrini e padroni delle famiglie di Reggio Calabria e provincia. Dunque, per il pm, spetta al tribunale di Locri giudicare i 36 imputati che hanno infilato il rito ordinario. È iniziato così, con i legali che sol- Il santuario della Madonna di Polsi levano in aula l’incompetenza territoriale del giudice e la pubblica accusa che ribatte in punta di diritto, il processo scaturito dal blitz “Crimine”. La controversia tra le parti processuali è stata definita dal collegio giudicante, che si è dichiarato competente. La prima udienza è iniziata con un’ora di ritardo per l’assenza dell’imputato Antonio Commisso. Il boss, 86 anni, è stato colto da un malore improvviso. Nei suoi confronti, la Procura distrettuale di Reggio Calabria muove l’accusa di 416 bis. Per i magistrati Nicola Gratteri, Antonio De Bernardo e Maria Luisa Miranda inquinamento ambientale – il pool antimafia che ha coordina- “I portici”, il boss Giuseppe Commisto l’indagine sulla Cupola calabra – so, “il mastro”, incontrava i capimal’uomo era l’anziano padrino di Si- fia di Reggio e dintorni. «Noi abbiaderno rispettato e riverito da tutti. mo 96 locali», disse un giorno al tiGiorni addietro, gli agenti del com- po che era andato a fargli visita. L’uomissariato di polizia hanno apposto mo, arrestato nel luglio 2010, ha i sigilli al tesoro nascosto del clan. Il scelto di essere giudicato con la formula del rito abbreprovvedimento di viato. Per lui, il prosequestro è stato curatore aggiunto emesso dal Tribuantonio commisso Nicola Gratteri ha nale misure di prechiesto 20 anni di venzione. Il valore arriva in ritardo carcere. Tra quelli dei beni (quote soNei confronti coinvolti nel rito orcietarie, case e ville) del boss 86enne dinario, figura anche ammonta a 150 mil’imputato Ernesto lioni di euro, ma la Procura Mazzaferro. Il vecse sommato ai 200 distrettuale di chio padrino di Masottratti la volta rina di Gioiosa, ieri, precedente fanno reggio muove era nel gabbione delquasi mezzo miliarl’accusa di 416 bis l’aula. È un detenudo. Un impero. Scoto. La figlia, Marzia, perto dagli inquiinvece risponde a renti e adesso in procinto di passare definitivamente piede libero. La prossima udienza è prevista per il 19 febbraio, per come allo Stato. L’inchiesta Crimine ruota attorno stabilito dal giudice del tribunale di ai dialoghi intercettati alla lavande- Locri Alfredo Sicuro. ria “Ape green”, a Siderno. Qui, nei ILARIO FILIPPONE sotterranei del centro commerciale [email protected] processo prima luce Depurazione, doppio sequestro a Corigliano e Lamezia «Confermare le condanne emesse in corte d’Assise» CORIGLIANO (CS) Nell’ambito di alcuni controlli finalizzati all’individuamento di probabili fondi di inquinamento ambientale e marino, i militari della Capitaneria di porto di Corigliano (Cs), agli ordini del Comandante D’Amore, hanno posto sotto sequestro il depuratore comunale di località Villaggio Frassa. Il provvedimento è scaturito a seguito di alcuni accertamenti che hanno confermato delle irregolarità: l’impianto, infatti, scaricava reflui nel torrente Leccalardo. I sigilli al depuratore sono stati apposti in esecuzione di un provvedimento del Tribunale di Rossano. Infatti, a seguito delle verifiche tecniche svolte dai militari della Guardia costiera, in collaborazione con i tecnici dell’Agenzia Regionale per l’Ambiente, è venuto fuori, come si diceva, che l’impianto scaricava reflui nel torrente Leccalardo. I responsabili sono stati segnalati all’Autorità giudiziaria per la violazione delle norme del codice penale in materia di REGGIO CALABRIA «Confermare la condanne emesse dalla corte d’assise di Locri». Questa la richiesta del procuratore generale ieri nell’ambito del processo d’appello “Prima luce”. Il procedimento è giunto di nuovo in riva allo Stretto dopo la pronuncia della corte di Cassazione che ha annullato buona parte della sentenza di secondo grado relativamente a diverse posizioni degli imputati. Nello specifico, i giudici romani hanno confermato la condanna all’ergastolo per Tommaso Romeo, accusato dell’omicidio di Emanuele Quattrone, ucciso il 15 agosto del 1990, mentre per lo stesso reato ha annullato con rinvio in merito alla posizione di Giuseppe Belcastro, ritenuto il boss di Sant’Ilario. Per Belcastro e Romeo, inoltre, pur confermando la sentenza di condanna per quanto concerne l’associazione mafiosa, la Cassazione ha annullato con rinvio riguardo l’associazione dedita al traffico di stupefacenti. Ma il processo “Prima ambiente e tutela delle bellezze naturali. Gli inconvenienti riscontrati dai militari e dai tecnici dell’Arpacal verranno eliminati dalla ditta che ha in gestione il sito. Analogo episodio si è verificato a Lamezia, dove dalle attività investigative, ambientale delegata dal sostituto procuratore della Repubblica di Lamezia Terme, Luigi Maffia, il personale della Capitaneria di Porto di Gizzeria Lido appurava, in località Cutura, due scarichi a ridosso del fosso “Fella” (al momento inattivi) collegati ad un pozzetto della condotta fognaria comunale e altri due scarichi contigui ad una vasca di accumulo della stessa condotta, anche questi sfocianti nel predetto fosso. Sono state denunciate alla Procura della Repubblica competente per territorio, le due persone responsabili dei reati penali di immissione di acque reflue non depurate in un torrente sfociante in mare. Giacinto De Pasquale luce” è famoso soprattutto per i 1400 giorni di ritardo con cui il giudice Trimarchi ha depositato le motivazioni della sentenza d’appello, facendo così scadere i termini e permettendo agli imputati di essere scarcerati. Una dimenticanza che costò a Trimarchi anche un’imputazione penale per omissione d’atti d’ufficio, nonché un polverone mediatico che arrivò sino in Parlamento. Ieri, dunque, l’udienza in corte d’assise d’appello, con cui la procura generale ha chiesto la conferma delle condanne emesse dai giudici di Locri, che inflissero pene pesantissime per gli imputati. Vincenzo D’Agostino venne condannato a 24 anni di prigione, Domenico D’Agostino a 27 anni e 6 mesi di prigione, Luciano D’Agostino a 24 anni di prigione, Giuseppe Belcastro all’ergastolo con isolamento diurno per 2 anni e Tommaso Romeo all’ergastolo con isolamento diurno per 3 anni. c. m. l’ORA dello STRETTO calabria ora VENERDÌ 11 novembre 2011 PAGINA 25 COMUNI Campo Calabro Villa San Giovanni Bagnara Scilla Sant’Eufemia d’Aspromonte San Roberto Calanna GUARDIE MEDICHE 0965 757509 0965 795195 0966 373299 0965 755175 0966 961051 0965 753812 0965 742012 Campo Calabro Villa San Giovanni Bagnara Scilla (Ospedale) Sant’Eufemia d’Aspromonte San Roberto Calanna CARABINIERI Campo Calabro Villa San Giovanni Bagnara Scilla Sant’Eufemia d’Aspromonte San Roberto Calanna 0965 751560 0965 751560 0966 335359 0965 790071 0966 965844 0965 753347 0965 742336 TEMPO LIBERO 0965 797082 0965 751010 0966 474447 0965 790488 0966 961001 0965 753010 0965 742010 VILLA SAN GIOVANNI Biblioteca comunale 0965 752070 BAGNARA Biblioteca comunale 0966 371319 SANT’EUFEMIA D’ASPROMONTE Piccolo Museo civiltà contadina 0966 961003 Cade il governo, niente ponte Manifestazione di Idv a Villa San Giovanni con il capogruppo Donadi VILLA SAN GIOVANNI Villa San Giovanni e il Ponte sullo Stretto: un’odissea infinita alla quale l’Italia dei valori vuole porre e ha posto la parola fine. Ad affermarlo è stato capogruppo dell’Idv alla Camera, Massimo Donadi che ieri al Grand Hotel de la Ville ha animato il convegno intitolato 'Governo giù dal ponte'. L’incontro è stato moderato dal giornalista Romano Pitaro e aperto dal consigliere regionale Giuseppe Giordano che fin da subito ha chiarito la posizione presa: «E’ un’iniziativa che ha voluto segnare un punto rispetto all’azione di Italia dei valori visto l’approvazione in parlamento della mozione che pone l’accento su una questione fondamentale; noi abbiamo detto no al ponte per dire si ad un politica che da risposte al paese chiedendo il trasferimento delle risorse per il trasporto pubblico locale che Da sinistra Pitaro, Palermo, Donadi, Giordano,Tromba,Talarico è stato azzerato da questo nefasto governo di centrodestra e per porre rimedio al dissesto idrogeologico che sta divorando Calabria e Sicilia». Si ad una politica che deve agire nella piena coscienza della sua responsabilità, queste le parole con cui Giordano lascia spazio all’intervento del commissario regionale Enzo Tromba comune che condividendo il pensiero espresso da Giordano ribadisce l’importanza di porre un veto sulla questione ponte: «Non siamo a prescindere contro il ponte ma riteniamo che rimarrebbe un opera fine a se stessa. La piramide del faraone Berlusconi che oggi ha finito la sua stagione politica. Le risorse esistenti devono es- sere impiegate per lo sviluppo locale per incentivare la realtà dell’area dello stretto collegandola al resto d’Italia considerando che noi siamo il baricentro del mediterraneo mettendo insieme porti, aeroporti e autostrade che colleghino con la realtà di Messina». Non dimentica la vicenda dei trasporti su rotaia Tromba che cronaca La spinta di Marcianò: «De Lorenzo assessore» Anziano rapinato mentre va a caccia SCILLA SAN ROBERTO Il Tar ha accolto il ricorso di Loredana De Lorenzo (in foto) che entra a far parte del consiglio comunale di Scilla e arrivano subito le “spinte” per una sua chiamata nell’esecutivo cittadino. A sponsorizzarla è il consigliere provinciale di Reggio Calabria del Pdl Michele Marcianò. «Ritengo –dichiara in una nota- che l’avvocato De Lorenzo sia una figura valida e che, dopo la decisione del Tar, possa aspirare ad entrare nella Giunta comunale di Scilla. Il consigliere provinciale azzurro prosegue: «Apprezziamo il lavoro del sindaco Pasquale Caratozzolo – afferma– che sta ben amministrando il Comune di Scilla e sta programmando interventi importanti per la crescita del territorio. Per questo certamente valuterà l’opportunità di inserire nella giunta l’avvocato Loredana De Lorenzo, consigliere L’ennesima rapina a un cacciatore è stata commessa nella mattinata di giovedì ai danni di un cacciatore. Un caso simile a una scia di episodi molto frequenti in tutto il territorio provinciale reggino. La vittima in questo caso è un anziano di 81 anni che stava tranquillamente trascorrendo la mattinata dedicandosi alla sua vecchia passione della caccia. D’un tratto gli si è avvicinato un individuo sconosciuto, con il volto coperto da un passamontagna. In mano aveva una pistola e lo ha minacciato di consegnargli il fucile. A malincuore, ma spaventato perché in quel momento l’anziano cacciatore si trovava da solo, per il timore di subire conseguenze più gravi ha consegnato l’arma al malvivente. Si tratta di un fucile marca Investarm mo- comunale giovane e persona molto preparata, con cui risolverebbe anche il nodo legato alle ‘quote rosa’». Michele Marcianò chiarisce che l’eventuale nomina avverrebbe «fermo restando la totale indipendenza del sindaco Caratozzolo, che effettuerà tutte le valutazioni necessarie al fine di assumere la migliore decisione nel solo interesse dei cittadini – conclude il consigliere provinciale del Pdl– al quale voglio ribadire il nostro supporto nella sua azione amministrativa in favore del Comune di Scilla». dello Flobert calibro 8. Il rapinatore si è poi dileguato e, appena si è ripreso dallo spavento, la vittima ha chiamato i carabinieri denunciando l’accaduto. Le rapine di armi ai cacciatori sono frequenti per rinfoltire le casseforti dei gruppi criminali in vista di qualche delitto da compiere. Generalmente viene abrasa la matricola per non renderla immediatamente riconducibile al reale proprietario. Le armi più ambite sono i fucili calibro 12, abbastanza comuni e molto diffusi tra i cacciatori. Forse era questo il tipo di arma che anche il rapinatore di San Roberto si aspettava di trovare, per la quale il munizionamento è di più facile reperimento rispetto a un calibro 8 Flobert. Resta il fatto grave che quel fucile potrebbe essere usato, a insaputa dalla vittima rapinata, per compiere azioni poco legali. (a.i.) evidenzia come anche in questo caso la Calabria sia stata nettamente penalizzata. Altro settore su cui spendere le risorse continua Tromba, è la manutenzione, poiché è da anni che quest’aspetto viene trascurato. Sono intervenuti avvalorando le tesi esposte anche il consigliere provinciale di Messina Maurizio Palermo, il consigliere regionale Mimmo Talarico e il capogruppo Emilio De Masi. A concludere è stato l’atteso intervento di Donadi che ribadendo l’infattibilità della faraonica opera, definisce il Ponte una chimera, che mai può essere concepita in un territorio che necessita di ben altri interventi: «Quest’opera, lo ha detto anche il governo, non si farà più ed è meglio destinare i soldi che non hanno ancora sprecato e sperperato per fare davvero le cose che servono alla gente e migliorare la qualità della vita quotidiana e quindi il trasporto pubblico locale e quindi ancora la messa in sicurezza del territorio dal rischio idrogeologico. Queste per noi sono le priorità». Si sofferma poi sull’attuale situazione di declino che il governo sta affrontando ribadendo «Io credo che sarebbe bene prendersi ancora qualche ora di riflessione e cercare di capire meglio che profilo avrà, quali saranno i confini della possibile maggioranza e soltanto alla fine dare un giudizio. Fermo restando il fatto che comunque per noi le elezioni restano la via maestra». Un discorso ampio quello di Donadi che analizza il fallimento del ponte partendo dal fallimento di un governo che, afferma rischia di compiere un reato «se continua a sperperare denaro pubblico per un’opera che mai sarà realizzata». ELISA BARRESI [email protected] pari opportunità A Villa un fiocco giallo per la tutela dei minori San Giovanni, Graziella Trecroci, dirigente scolastiLa Commissione Pari co circolo didattico Villa San Opportunità del Comune di Giovanni, Pino Donato, asVilla San Giovanni terrà la sessore ai servizi sociali, coconferenza stampa di pre- mune di Villa san Giovanni. sentazione del ricco calen- Una tematica importante e dario di iniziative promos- soprattutto delicata quella se in occasione della "Setti- che vedrà impegnata in occasione mana del della settiFiocco GialOggi verrà mana dedilo" finalizpresentato cata alla zata alla sensibilizsensibilizil calendario zazione sul zazione sul con le iniziative tema della tema della della settimana tutela dei tutela dei minori conminori tro ogni forma di abuso e di contro ogni forma di abuso violenza. La conferenza e di violenza, la Commissiostampa si terrà oggi alle ore ne Pari Opportunità del Co12 presso l'aula magna del- mune di Villa San Giovanni la scuola elementare centra- in una serie di iniziative. le di Villa San Giovanni. Al- Ogni pomeriggio ci sarà uno la conferenza stampa di spazio creativo e di intrattepresentazione interverran- nimento dedicato ai bambino Maria Grazia Richichi, ni. Tali appuntamenti si presidente della commis- concluderanno con una tasione pari opportunità di vola rotonda dedicata alle Villa San Giovanni, Rocco famiglie dei bambini. e.b. La Valle, sindaco di Villa VILLA SAN GIOVANNI 30 VENERDÌ 11 novembre 2011 calabria ora P I A N A PALMI Si stringe il cerchio per la maxi operazione “Principessa”, che nell’estate scorsa aveva portato alla luce gli strani giri di denaro riconducibili alle operazioni finanziarie del gruppo Giovinazzo di Cittanova. Il Sostituto procuratore della Repubblica di Palmi Salvatore Dolce ha infatti chiuso le indagini sulle presunte truffe all’Unione Europea perpetrate per anni, questa l’ipotesi accusatoria, dal gruppo proprietario di alcune tra le più importanti attività economiche e commerciali della Piana di Gioia Tauro. Bocche cucite in Procura, ma pare evidente che il prossimo passo sarà la richiesta di rinvio a giudizio per gli indagati di quella che, se confermata, potrebbe risultare una delle truffe più complesse messe in piedi grazie ai fondi a pioggia garantiti dalla famigerata legge 488. Un’indagine complessa quella portata avanti dagli uomini della Guardia di Finanza di Taurianova e di Palmi, coordinati dal Procuratore capo Giuseppe Creazzo. Imprese fittizie, lavori fatturati e mai eseguiti, società di comodo utilizzate per l’emissione di fatture totalmente false o finanziariamente assurde. E ancora “decoratori” che diventano grossi appaltatori su scala industriale, alberghi ancora in divenire che venivano spacciati come ultimati e pronti all’entrata in esercizio. Nelle carte dell’operazione “principessa” c’era tutto, o quasi, il campionario degli orrori legato alle truffe sulla 488, la legge varata per correre in aiuto alle aree economicamente depresse del Belpaese e divenuta, nel tempo, ricettacolo di interessi truffaldini che hanno contribuito, paradossalmente, ad affossare il territorio della Piana. Un gruppo economico – quello appartenente ai Giovinazzo – che dagli inizi degli anni novanta aveva messo in piedi una serie di aziende – vere e fittizie – per raccogliere i cospicui finanziamenti elargiti a pioggia dalla Comunità Europea. Un vero e proprio reticolo di società – a responsabilità limitata, in accomandita semplice, le scatole cinesi Molti sarebbero stati i fondi sottratti alla 488 attraverso il meccanismo delle società “cartiere” Truffe alla 488 Chiuse le indagini sui Giovinazzo La Procura potrebbe chiedere il rinvio a giudizio insomma tutto il novero di aziende consentito dalla legge – tirate su principalmente da Gimmy e Antonio Giovinazzo, che grazie ad una serie di presunti prestanome, hanno finito per calamitare cospicui fondi agevolati, serviti al gruppo per incrementare oltre ogni decenza i patrimoni personali, oltre a quelli delle aziende direttamente o indirettamente riconducibili al loro gruppo finanziario. Nella monumentale ordinanza che ha portato ai sequestri di ieri, il Gip del Tribunale di Palmi Paolo Remondino, tracciava un quadro inquietante della realtà economica di Cittanova dove «emergono vari espedienti ed artifici – scrive Remondino - consistiti nel rilascio e nel successivo utilizzo di false attestazioni o di fatture per operazioni in tutto o in parte inesistenti ovvero nel compimento di operazioni bancarie meramente fittizie, realizzate anche per il tramite di ditte e società com- piacenti attraverso i quali è venuto progressivamente formandosi il patrimonio aziendale di società come la Oliveto Principessa s.r.l., o la I Falegnami s.a.s. e, in ultima analisi, ampia provvista finanziaria a disposizione del complesso economico imprenditoriale facente capo alla famiglia Giovinazzo da Cittanova». E i modi per creare, e ampliare, questo presunto sistema di truffe ai danni dell’Unione Europea, pensati dal gruppo Giovinazzo erano tanti: dalle società “cartiere” tirate su da insospettabili prestanome che erano in grado di fatturare lavori mai eseguiti – e in alcuni casi anche eseguiti dopo essere stati fatturati, come nel caso della Scam s.r.l. – alla rendicontazione di macchinari necessari allo svolgimento delle attività imprenditoriali, che però nelle sedi delle aziende non ci erano mai arrivate, passando per le “consuete” truffe legate alla produzione e alla successiva spremitura dell’olio d’oliva, dove i numeri messi nei registri contabili erano completamente sganciati dalla realtà tanto che, la relazione degli esperti aveva «escluso radicalmente la possibilità dei fondi in questione di raggiungere i picchi di produzione indicati nelle domande». Un impero finanziario capace di gestire milioni di euro, che transitano lungo un gioco di scatole cinesi create ad uso e consumo del gruppo Giovinazzo. Ora, la chiusura ufficiale delle indagini da parte della Procura palmese, riporta all’attenzione il giro milionario di soldi e fatture farlocche alla base dell’impero economico di Giovinazzo, rimasto invischiato, suo malgrado, anche nell’affaire legato alla confisca dell’Interpiana calcio, di cui era dirigente e uno dei maggiori sponsor. La richiesta di rinvio a giudizio potrebbe essere formalizzato nei prossimi giorni. Vincenzo Imperitura TAURIANOVA Ferimento Nocera, sulla 18 nessuna traccia di sangue ROSARNO Si infittisce il mistero sul ferimento di Giovanni Nocera, il 33enne nipote del boss ergastolano Giuseppe Bellocco, attinto da un colpo di pistola alla coscia, nel pomeriggio di mercoledì a Rosarno, in via Nazionale Nord. Nella giornata di ieri, infatti, gli uomini del vicequestore aggiunto Francesco Rattà hanno battuto la zona indicata dal bracciante agricolo quale luogo del ferimento, non ritrovando nessuna traccia di un sparatoria, né tracce ematiche. Il sopralluogo era stato disposto dalla procura di Palmi, che coordina le indagini con il pubblico ministero Antonio D’ Amato, per verificare la versione fornita da Nocera alla polizia. Secondo quanto raccontato alle forze dell’ordine, il colpo di pistola lo avrebbe attinto alla coscia mentre camminava lungo via Nazionale Nord, nei pressi dell’ex sede del liceo Scientifico cittadino, all’altezza di un noto supermercato. Nocera non sarebbe riuscito a vedere chi ha sparato il colpo di pistola, anzi si sarebbe accorto che sanguinava dopo avere sentito un forte bruciore alla coscia. Nella seconda parte della sua dichiarazione ha raccontato di essere stato accompagnato all’ospedale di Polistena da alcuni passanti che lo hanno soccorso trasportandolo in auto da Rosarno fino al nosocomio, ma di non conoscere la loro identità. Intanto, dopo un primo controllo a Polistena – e dato il molto sangue che aveva perso durante il trasporto in ospedale - il 33enne è stato trasferito a Reggio per ulteriori accertamenti. Si pensava infatti che il colpo avesse potuto lesionare l’arteria femorale. Eventualità che le nuove analisi a cui è stato sottoposto agli ospedali Riuniti ha scongiurato. E proprio nel capoluogo di provincia che Nocera è stato poi interrogato dagli agenti di polizia e sottoposto allo stub, per rilevare eventuali tracce di polvere da sparo sulle mani e sui suoi abiti. Nella stessa giornata, infine, è stato riportato a Polistena dove è attualmente ricoverato nel reparto di ortopedia. Le sue condizioni, a parte una leggera infezione alla coscia dovuta a delle schegge, non desta particolare apprensione. Di certo nei prossimi giorni, le forze dell’ordine torneranno a bussare alla porta di Nocera per chiedere ulteriori chiarimenti circa le sue dichiarazione sulla ricostruzione della sparatoria. Francesco Altomonte PALMI Spaccio, si è costituito Camillò Il giovane era sfuggito all’operazione della polizia di martedì TAURIANOVA Sentiva sul collo il fiato delle forze dell’ordine Rocco Camillò, e ieri sera il giovane di Taurianova, accompagnato dal proprio legale, si è costituito agli uomini del vice questore aggiunto Andrea Ludovico. E proprio gli uomini dei commissariati di Taurianova e Cittanova avevano dato esecuzione all’ordinanza di fermo emessa dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Palmi Fulvio Accurso, che aveva individuato in Rocco Camillò, Agostino Pratticò e Francesco Giovinazzo il gruppo colpevole dei reati di spaccio di droga nel territorio della città preaspromontana. Camillò era però riuscito a ROSARNO sottrarsi all’arresto di martedì scorso, rendendosi di fatto latitante. Una latitanza breve però visto che nella serata di ieri il giovane si è pre- sentato in commissariato per costituirsi. I fatti che hanno portato all’arresto dei tre giovani, sarebbero legati a molteplici episodi di spaccio di hashish e cocaina, che avevano già attenzionato la distrettuale antimafia di Reggio Calabria. L’operazione che ha portato all’arresto dei tre giovani si era poi conclusa con una serie di perquisizioni particolareggiate nel corso delle quali sono stati rinvenuti gli strumenti classici della attività di spaccio di sostanze stupefacenti, dai bilancini di precisione (utili a pesare la droga prima di essere immessa sul mercato) fino alla carta stagnola utilizzata per il confezionamento delle dosi. Camillò, così come gli altri due arrestai, si trova agli arresti domiciliari. R.P. Parte da capitaneria e vigili il contrasto alla pesca illegale PALMI Una nuova sinergia tra gli uomini della capitaneria di porto di Gioia Tauro (diretti dal comandante Diego Tomat) e quelli del corpo di polizia municipale di Palmi guidati da Francesco Managò. I due reparti infatti hanno iniziato una fattiva collaborazione che porterà alla formazione dei vigili per quello che riguarda il rispetto delle regole sulla filiera del pescato. Un’iniziativa positiva che potrebbe porre un freno alla commercializzazione illegale di prodotti ittici, così frequente sulle strade della Piana di Gioia Tauro. Intanto i primi frutti di questa nuova sinergia interfoze si sono colti oggi, Diego Tomat quando durante un’operazione congiunta dei due reparti sono state sequestrate due reti da pesca irregolari. 34 VENERDÌ 11 novembre 2011 calabria ora P I A N A GIOIA TAURO «Sviluppare il senso di appartenenza ad una comunità, in difesa dei diritti umani e del ruolo della legge». E’ questo l’obiettivo del progetto regionale Pon “Leg(g)ali al sud”, al quale hanno preso parte attivamente, sedici studenti del Liceo “T. Campanella” di Belvedere Marittimo. Un interessante programma ha infatti coinvolto i ragazzi, in visita per cinque giorni nella Piana di Gioia Tauro, accompagnati dalle docenti Gabriella Carcione e Giuseppina Bianchi, che hanno selezionato i giovani partecipanti in base ai crediti scolastici, dunque rigorosamente per meritocrazia. «Il progetto nasce con un protocollo d’intesa con la cooperativa sociale Libera, - hanno spiegato le insegnanti – per fare una full immersion sulla legalità e la mafia nel territorio calabrese. Si tratta di un lavoro di un anno che ci ha visti impegnati in due fasi diverse. Nella prima, un esperto di legalità ha delucidato i ragazzi sui vari argomenti relativi al settore. La seconda invece , quella che stiamo vivendo adesso, è la parte sul campo, quella in cui gli alunni possono davvero toccare con mano il fenomeno mafioso in tutti i suoi aspetti, e rendersi conto di quanta gente e quante associazioni lottano per combatterlo. Ci tenevamo davvero tanto a sensibilizzare Gli studenti i ragazzi verso hanno visitato questa problematica, i terreni della anche come cooperativa forma di Valle del Marro orientamento». Il gruppo del liceo cosentino, diretto da Maria Grazia Cianciulli, alloggia a Polistena da lunedì scorso. I ragazzi hanno già visitato la sede aziendale della Valle del Marro, i campi di lavoro, e diversi edifici confiscati alla mafia, adesso utilizzati per il bene comune. Il tutto accompagnati da due volontari di “Libera”, Samuele e Giuseppe Politanò, e dal tutor, Antonio Napoli. «Non poteva mancare la visita al porto di Gioia Tauro hanno detto le docenti – che ha sorpreso positivamente i ragazzi. Una realtà per loro assolutamente sconosciuta, dettagliatamente spiegata dal dirigente Pasquale Faraoni». E dopo essersi recati all’associazione “Stella Maris”, e aver tenuto un incontro con il capitano Giulio Modesti, della caserma dei carabinieri di Taurianova, il gruppo ha voluto conoscere anche la realtà dell’Alaga, l’associazione di volontariato gioiese. E pure qui, la disponibilità della presidente Graziella Carbone, della vicepresidente Ada Scaramozzino e di tutti i volontari, tra cui Aldo Nicoletta, ha soddisfatto le curiosità dei giovani, affamati di sapere sempre di più, che hanno lasciato inoltre una donazione alla stessa associazione. Ieri sera hanno poi incontrato il testimone di giustizia Gaetano Saffioti e oggi incontreranno Deborah Cartisano e Mario Congiusta, entrambi vittime di mafia. «E’ stata un’esperienza formativa, - ha detto Luca Perrone, uno dei ragazzi – il pensiero che avevo prima di partire, adesso è del tutto diverso. Ci sono talmente tante persone al servizio delle vittime di mafia e dei loro familiari, tante associazioni che aiutano chi ha davvero bisogno, che non lo immaginavamo minimamente». «Ho capito che la mafia non si studia sui libri, - ha invece detto Francesco Branda– solo vivendola si può capire come agisce e come distruggerla». EVA SALTALAMACCHIA [email protected] Da Belvedere a Gioia a scuola d’antimafia Una delegazione di studenti visita Libera Il gruppo di studenti di Belvedere marittimo in visita nella Piana per toccare con mano i territori su cui il giogo del crimine organizzato è più asfissiante il riconoscimento A Innocenti e Dilani il “Francesco Cilea” PALMI La 35° edizione del “Concorso nazionale di esecuzione Francesco Cilea per flauto e musica d’insieme” ha avuto i suoi vincitori. Il 2° e 3° premio sono stati assegnati dalla giuria a Vanessa Innocenti ed Elena Dilani per la categoria flauto, ed al Trio Dimitry (pianoforte, violino e viloncello) e al duo Bellarossa - Vergini (pianoforte e sax) per la categoria musica d’insieme. I giovani artisti sono stati premiati dai consiglieri provinciali Giovanni Barone e Giuseppe Saletta. Anche quest’anno la giuria (composta dal presidente Fabrizio De Rossi, Antonio Amenduni, Michele Mo, Massimo Mercelli, Angelo Giovagnoli, Vincenzo Balzani, e Cristiano Rossi) non ha conferito il primo premio, ma solo il secondo ed il terzo. Nel presentare il concerto dei premiati il direttore artistico del premio, Antonio Gargano, ha ricordato che «coloro che sono stai premiati con il “Cilea” a Palmi hanno poi raggiunto grandi vette professionale ed artistiche, andando a ricoprire prestigiosi incarichi accademici ed in importanti orchestra nazionali». CINQUEFRONDI Una stagione aperta per il Kor Manduci e Conia rilanciano il cartellone tra musica, teatro e cinema CINQUEFRONDI «Non vogliamo fare le cose solo per noi, ma ci piacerebbe che il Kollettivo diventasse un punto di riferimento per l’aggregazione giovanile, l’impegno politico, il fermento culturale». Giuseppe Manduci è all’esordio pubblico da coordinatore dei Giovani comunistiKollettivo onda rossa di Cinquefrondi. Insieme ad Alberto Conia, uno dei leader del gruppo nonché direttore artistico, presenta in conferenza stampa la programmazione culturale del Kor per i mesi di novembre e dicembre. Gruppi musicali, performance teatrali, proiezioni cinematografiche daranno corpo, nella sede del circolo, a quello spazio largo di incroci e dialogo che i suoi promotori vorrebbero sempre più sganciato dai recinti territoriali. Cultura come modo di decifrare le questioni sociali, ma- IMPEGNATI I ragazzi del Kollettibo Autonomo Onda Rossa gari di intervenire sulle loro dinamiche. Ecco allora l’azione del Kollettivo a favore dei gruppi d’acquisto popolare, il sostegno ai ragazzi di San Ferdinando che si battono contro il rigassificatore, ai portuali, ai migranti, il lavoro assieme a “Rinascita” per la petizione che chiede la riapertura della provinciale fra Cinquefrondi e Mammola. E con la nuova sta- gione il Kor accentua il profilo di laboratorio culturale. Una delle piece in calendario, infatti, è al cento per cento produzione interna. «Trentacinque – spiega Conia – gli appuntamenti dell’annata precedente. Vogliamo continuare su questa linea, far avvicinare i giovani, incuriosirli, partendo dalla nostra riconoscibilità politica». Apertura quindi stasera con gli Other voices, gruppo esibitosi a Berlino e che presto tornerà a Liverpool a registrare il nuovo disco. I brani inediti che lo compongono si ascolteranno al Kor. Il 24 novembre è il turno dei Kyle, cantautorato acustico, minimale e sinfonico, poi a dicembre (il 10) il corto “In attesa dell’avvento” di D’Agostino e Lavorato, premio Orizzonti all’ultima Mostra di Venezia, saranno presenti gli autori. Il 17 invece “guerriglia teatrale”, come la definisce lo stesso Conia, che l’ha scritta e insieme a Manduci la interpreta. Due giorni prima di Natale, i Captain Quentin e a fine anno grosso concerto di musica alternativa guardando al 7 gennaio, quando a Rosarno sarà ricordata la rivolta dei migranti del 2010. ANGELO SICILIANO [email protected] l’iniziativa ROSARNO Chiamatela corsa della solidarietà, o CorriRosarno, ma la sostanza non cambia: è nata la prima corsa podistica, di ambito regionale, della città di Rosarno. L’evento, che è in programma domenica mattina, è stato presentato ieri al comune di Rosarno. Oltre al sindaco, Elisabetta Tripodi, e agli assessori, sono intervenuti anche i rappresentanti di due associazioni molto ben radicate sul territorio regionale quali Miletomarathon e Asd running Palmi. La conferenza stampa è stata aperta da Francesco Bonelli, ti- Ecco la prima edizione della CorriRosarno Presentata in Comune la manifestazione sportiva. Due le gare in programma tolare comunale delle politiche giovanili, che ha lavorato sodo per la realizzazione della kermesse. «Questa manifestazione non è solo la prima, bella, corsa podistica della città di Rosarno. Essa vuole essere, soprattutto, un momento di aggregazione, la possibilità per la nostra città di aprirsi a chi viene dall’esterno e sperimentare la nostra accoglienza. Questo evento è stato reso possi- bile non solo dall’impegno dell’amministrazione e all’apporto della Asd running Palmi, ma anche grazie al contributo di molte aziende. Da questo punto di vista, inoltre, è prevista una forma di premiazione anche con cesti di prodotti tipici, così da promuovere anche ciò che di buono la nostra tradizione gastronomica esprime». Particolarmente soddisfatto Francesco Solano, presidente dell’Asd palmese, che ha rimarcato quanto «sia importante offrire agli appassionati e alla gente manifestazioni come questa. Noi ci stiamo provando a Palmi, e siamo molto felici di aver potuto collaborare all’evento di Rosarno che, voglio ricordare, è nel calendario della Fidal, ossia la federazione di atletica leggera». La CorriRosarno si articolerà in due momenti: la gara competitiva, di 9 chilometri, dedicata ai tesserati Fidal e a coloro che hanno nelle gambe determinati percorsi, e poi quella non competitiva, di 3 chilometri, dedicata a chi corre in maniera amatoriale. L’evento, che coinvolgerà tutte i luoghi suggestivi, è stato definito «corsa della solidarietà» dal presidente di Miletomarathon, Salvatore Auddino, proprio per la valenza che Rosarno ha nell’universo della migrazione. Il sindaco, invece, ha invitato a partecipare, nelle categorie appositamente previste, tutti i bambini «perché sia una vera giornata di festa con le famiglie». DOMENICO MAMMOLA [email protected] 37 VENERDÌ 11 novembre 2011 calabria ora L O C R I D E Niente accesso agli atti I documenti al Viminale Il prefetto ha ricevuto i cinque consiglieri d’opposizione LOCRI Un incontro cordiale durato più di un’ora, nel corso del quale il prefetto di Reggio Calabria Luigi Varratta ha ricevuto i consiglieri di opposizione al Comune di Locri, esponendo loro anzitutto le attribuzioni del prefetto e ha preso atto della relazione presentata da Giovanni Calabrese, Anna Francesca Capogreco, Francesco Macrì, Raffaele Sainato e Alfonso Passafaro, corredata da una serie di delibere e determine dell’attuale amministrazione guidata da Pepè Lombardo. I cinque, nel corso della conferenza stampa tenuta la scorsa settimana, in cui diedero notizia dell’appuntamento preso col prefetto, chiarirono che non avrebbero potuto chiedere espressamente l’invio della commissione d’accesso al Comune di Locri, in quanto non è di loro competenza, anche se, tra le righe, fecero capire che sarebbe stata una soluzione plausibile, visto quanto emerso nel corso del consiglio comunale aperto sullo stato dei conti cittadini che si è tenuto lo scorso 23 ottobre. Ebbene, Varratta ha chiarito subito che non ci sono i presupposti per mandare la com- AGGUERRITI I cinque consiglieri di minoranza a Locri missione d’accesso a Locri, in quanto non si tratta di un Comune attenzionato dalla prefettura e che comunque l’atto d’impulso, in casi del genere, non arriva dai consiglieri comunali, ma è frutto di indagini svolte dagli inquirenti. Dalle impressioni colte dai presenti, insomma, si evince che il prefetto avrebbe compreso il senso della “provocazione” dei cinque consiglieri di opposizione, invitandoli, nel contempo, al dialogo e alla collaborazione con l’amministrazione comunale per il bene della città. Tuttavia, Varratta ha, secondo quanto ci hanno riferito i capigruppo dell’opposizione in Consiglio, ascoltato con grande attenzione le tematiche esposte, acquisendo la do- cumentazione presentata dai cinque consiglieri. «L’incontro è stato comunque utile - ha riferito a CO Raffaele Sainato - perchè è servito a chiarirci le idee e ci ha permesso di mettere in evidenza alcune criticità dell’attuale gestione amministrativa». Sulla stessa lunghezza d’onda l’ex sindaco Francesco Macrì, che ha aggiunto che «Il prefetto mi ha detto che è inusuale il fatto che uno che ha amministrato fino a sei mesi fa chieda l’invio della commissione d’accesso in Comune, ma evidentemente non ho nulla da nascondere, anche se c’è chi dipinge me e tutti gli ex amministratori come “il male assoluto”. In ogni caso - ha aggiunto Macrì - è stato un incontro assai utile e che si è svolto in un clima di grande cordialità. Piuttosto - ha proseguito l’ex primo cittadino di Locri - è emerso come anche la richiesta fatta dal sindaco Lombardo, e votata dalla maggioranza in consiglio comunale lo scorso 23 ottobre sia irrituale e in ogni caso, stando a quello che ci ha detto Varratta, non rientra tra le competenze della prefettura, tanto che ha deciso di trasmettere gli atti al ministero dell’Interno affinchè possa esaminarli ed eventualmente decidere». Fin qui Macrì. Come si ricorderà, l’amministrazione comunale di Locri aveva chiesto a Varratta di mandare due funzionari della prefettura per verificare se, visto lo stato di crisi dei conti al Comune di Locri, ci sarebbero stati i presupposti tali da evitare il dissesto, o se quest’ultimo sarebbe una conseguenza ineluttabile della situazione economico finanziaria. E se dietro l’invito di Varratta al dialogo e alla collabrazione per il bene di Locri si celasse un’esortazione a maggioranza e opposizione ad affrontare in prima persona la situazione dell’ente, senza demandare i propri compiti alla prefettura? Chi vivrà vedrà. GIANLUCA ALBANESE [email protected] Pisl, oggi alle 17 gli stati generali L’assemblea di partenariato avrà luogo nella sala comunale SIDERNO Un momento di confronto tra pubblico e privato per definire insieme la migliore progettualità possibile connessa ai piani integrati di sviluppo locale, ma anche, ove possibile, un’occasione per riordinare e armonizzare le varie iniziative fin qui intraprese, che hanno portato numerosi consigli comunali ad approvare gli schemi di protocollo d’intesa relativi ai singoli progetti. Già, dal sistema turistico locale che coinvolge tutta la Locride, a quelli specifici sul turismo dei beni archelogici realizzati nell’area Sud del comprensorio, fino a quelli relativi ai borghi antichi, molte amministrazioni si sono mosse col dovuto tempismo. Ma anche molti soggetti privati si sono dati da fare. Un esempio di progetto che verrà esposto questo pomeriggio è quello dell’associazione “Calabria positiva”, che dopo aver aderito a dei parteneriati in provincia di Cosenza e Reggio ha elaborato un progetto pilota denominato “Valorizzare il patrimonio esistente nella Locride per promuovere e valorizzare lo sviluppo del territorio e del turismo- Dalla Magna Graecia ai normanni”. Questo Pisl, realtivo alla linea d’intervento 28 - 5.3.2.2 - Aazioni per il ptenziamento delle reti di servizi per la promozione e l’erogazione dei prodotti/servizi delle destinazioni turistiche regionali, si propone l’omplementazione e la messa in Il logo di un’associazione che vi partecipa rete di un portale che permetta l’ esplorazione dei tre siti culturali piu’ importanti della Locride. «L‘utente - è scritto nella relazione che accompagna il progetto avra’ la possibilita’ di scegliere il sito di suo interesse e di conoscere la sua storia attraverso un percorso ricco e variegato. Si partira’ da un testo storico - descrittivo redatto in cinque lingue (italiano,inglese,spagnolo,tedesco,russo), che racchiude tutte le informazioni di maggiore interesse, dalle circostanze della sua nascita alla conservazione del suo stato attuale, dal ruolo ricoperto nei vari periodi storici alla descrizione delle comunita’ sociali che lo hanno abitato, attraverso gli oggetti ritrovati e i documenti di testimonianza piu’ importanti. Sfruttando la tecnologia 3D - prosegue la nota - si passera’ poi ad un vero e proprio itinerario virtuale lungo il quale l’ utente potra’ letteralmente passeggiare passando per i suoi punti principali, conoscendone ogni segreto». Le figure professionali coinvolte sono : archeologi, storici dell’ arte, antropologi, grafici web,t raduttori, ingegneri informatici, ingegneri del suono, giornalisti, editorialisti, produttori video e comprende attività d’interesse storico, antropologico, artistico, culturale con valorizzazione anche delle tradizioni e dei percorsi enogastronomici. «Una volta che l’ utente avra’ concluso la sua visita virtuale - recita ancora la nota - e ottenuto le migliori informazioni sul sito culturale, e sara’ percio’ invogliato ancor di piu’ ad una visita reale, potra’ usufruire delle audioguide corrispondenti scaricandole direttamente dal portale stesso» e «il campo d’utenza risulta estremamente ampio ed includa non solo il turista, ma anche gli stessi cittadini calabresi, dotandoli di una maggiore consapevolezza delle proprie ricchezze territoriali». Dal punto di vista dell’ambito territoriale, il progetto riguarda in primis le aree dove risiedono i tre siti archeologici più importanti della Locride, ma è prevista anche un’integrazione col resto del comprensorio e Impatto del podcasting che si traduce nella possibilita’ da parte del fruitore di visitare i siti culturali accompagnato da una comoda audioguida tascabile,costituita da un i-pod, da cui ascoltare tutte le possibili informazioni riguardanti il sito e la sua storia». (re. lo.) emergenza maltempo Gerace, è filo diretto tra Comune e Prociv prattutto se si ha la consapevolezza che molti territori, I nubifragi e le violente al- come Gerace, soffrono di un luvioni che hanno interessa- ormai conclamato dissesto to tutta la penisola negli idrogeologico che ogni anno scorsi giorni hanno spinto alle prime avvisaglie di mall’amministrazione comuna- tempo causa danni ingenti le geracese ad assumere un al territorio e al patrimonio comportamento molto pru- storico- artistico. Nelle piogge degli ultimi dente al fine di garantire la pubblica incolumità in vista giorni si sono, infatti, regidi un’altra ondata di mal- strati alcuni smottamenti tempo prevista nelle prossi- nelle aree periferiche del famoso borgo della Locride, in me ore. Di fatto, il primo cittadi- particolare in località Zipari, no del famoso borgo della per questo motivo è indiLocride, Giuseppe Varacalli, spensabile che, per l’allerta ha disposto, in seguito alla meteo prevista nelle prossicomunicazione diramata me ore, tutti assumano un dalla protezione civile, che comportamento più responprevede un’allerta meteo li- sabile possibile. Dal canto suo l’amvello 3 per ministraalcune zone Ieri il sindaco zione codel territorio Varacalli munale di Gerace, la predispochiusura deha disposto la nendo in gli istituti chiusura delle via prescolastici siti scuole cittadine ventiva la nel territorio chiusura comunale delle scuole ha fatto già un per la giornata di ieri. Decisione saggia e pru- enorme passo al fine di gadente, quindi, quella di Va- rantire la pubblica incolumiracalli che sicuramente in- tà. Il provvedimento cautetende evitare il ripetersi del- lare di chiusura della scuole, le scene tragiche che in que- infine, è stato emesso solo sti giorni hanno invaso i per la giornata di giovedì, mass media nazionali. Sce- anche se il sindaco Varacalne che, con il senno di poi, li si mantiene in contatto comolti pensano potessero es- stante con la protezione civisere facilmente evitate con le e, in caso di segnalazioni l’adozione di piccoli accorgi- relative ad una nuovo stato menti da parte delle ammi- di allerta da parte della Pronistrazioni comunali inte- civ potrebbe reiterare un provvedimento che, fino al ressate dall’alluvione. Effettivamente in situa- tardo pomeriggio di ieri non zioni come queste la pru- appariva necessario. Federica Franco denza non è mai troppo, soGERACE consorzio di bonifica Come previsto: salta l’accordo sull’elezione del presidente CAULONIA La storia di ripete. Come già accaduto in passato, infatti, l’assemblea dei delegati eletti al consorzio di bonifica dell’alto Jonioreggino, quasi un mese fa, non è riuscita a eleggere il proprio presidente nella riunone tenutasi martedì scorso. Come si ricorderà, la lista della Coldiretti ebbe la meglio eleggendo 8 rappresentanti, contro i sei di Cia-Confagricoltura e l’unico seggio dell’Anpa andato al sidernese Cecè Carnà, più il sindaco di Sant’Ilario dello Jonio Pasquale Brizzi, nominato per conto dei primi cittadini in seno all’ente. Prima della riunione di martedì scorso, era stata raggiunta un’intesa di massima per eleggere Costa di Coldiretti a presidente e Carnà di Anpa come suo vice. Un accordo saltato in extremis, visto che Costa (candidato di Coldiretti) ha avuto otto preferenze, contro le sette di Carnà che ha avuto il suo voto e quelli d CiaConfagricoltura. Molti i mo- tivi di divisione, non ultimo il voto del sindaco Brizzi, che per ragioni di opportunità si è astenuto dall’elezione, anche se, come sottolineano dall’Anpa «Lostatuto prevede espressamente che quello del sindaco sia un voto valido ai fini del computo del quorum necessario all’elezione del presidente», tanto che la maggioranza di otto elettori non è di otto su quindici come sostiene la Coldiretti (e quindi non è maggioranza assoluta) ma è una maggioranza relativa, visto che, essendo sedici gli elettori aventi diritto (come sancito dallo statuto) occorre una maggioranza di almeno nove voti. E se la fumata nera di martedì poteva essere una conseguenza logica della sostanziale spaccatura simmetrica del consiglio dei delegati, appare evidente come sia necessario, per la prossima votazione, giungere ad un accordo preventivo tra le parti, per poter eleggere il presidente in maniera il più possibile unitaria. gi. alb. 18 VENERDÌ 11 novembre 2011 calabria ora C O S E N Z A Missing, il tuono dell’accusa Prosegue la requisitoria di Facciolla. Il 16 novembre le richieste di condanna Un’intera mattinata trascor- za che caratterizza il delitto in telesis sa a rievocare omicidi del pas- questione. Francesco jr. infatti, sato. Su tre casi in particolare si fu dapprima torturato e poi ucè soffermato, ieri, il pg Eugenio ciso con un’opera di scannaFacciolla, rappresentante del- mento. A ricostruire quegli l’accusa nel secondo grado di eventi, durante l’inchiesta, sogiudizio di Missing, il maxipro- no stati due collaboratori di cesso di scena a Catanzaro. giustizia, Giuseppe Vitelli e AnFacciolla ha parlato, in rapida gelo Santolla, rei confessi per Fabio Foggetti, 24 anni, è tura che all’epoca portò in successione dell’eliminazione aver partecipato all’esecuzione. stato scarcerato ieri dal Tri- carcere un po’ tutto il predi Pippo Ricioppo, avvenuta a Santolla, in particolare, è colui bunale della Libertà di Ca- sunto organico del clan guiil quale infierì Cerzeto nel tanzaro. Il giovane, difeso dato da Michele Bruni. Il casul corpo delmaggio 1983, dagli avvocati Marcello so di Foggetti era stato poi Ieri intanto si lo sfortunato della morte di Manna e Gaetano Morrone, portato davanti al Tribunale è discusso degli ragazzo. Fine Antonio Paeè coinvolto nell’inchiesta della libertà che, dapprima, della storia, se risalente al “Telesis” che ha come ogget- confermò l’ordinanza di miomicidi Paese per ora. Il proluglio del 1991 to il presunto clan Bruni. sura cautelare emessa nei Ricioppo cesso riprene del barbaro Nell’ambito della vicenda, suoi confronti. Manna e e Bruni jr derà il prossi- Eugenio Facciolla rappresenta l’accusa nell’appello del maxiprocesso omicidio di per Foggetti erano state con- Morrone, però, si rivolsero mo 16 noFrancesco fezionate le accuse di lesioni in Cassazione e la Corte anBruni junior consumato tre vembre e, quel giorno, l’accusa del dibattimento per sentire il combattute in città. In primo e di partecipazione all’asso- nullò il provvedimento, rinmesi più tardi tra le campagne sottoporrà le sue richieste di pentito Roberto Giordano. grado finì con quattro condanciazione a delinquere finaliz- viando però al Riesame per di Celico. Nel caso di Ricioppo, condanna al vaglio della Corte Missing, com’è noto, vede alla ne all’ergastolo, sedici assoluzata al traffico di droga. Per la celebrazione di una nuova vecchio padrino di Cerzeto tru- d’appello. Prima che la parola sbarra 54 persone sotto accusa zioni e una sfilza di pene ultraquesto motivo, anche lui lo udienza. Udienza che ieri ha cidato a colpi di pistola all’in- passi agli avvocati, per le arrin- per 30 omicidi commessi tra ventennali. scorso dicembre era stato decretato il ritorno in libertà terno della sua abitazione, il pg ghe difensive, bisognerà valu- gli anni ’70 e ’90, bilancio lutcolpito dal mandato di cat- dell’indagato. MARCO CRIBARI ha mostrato di non convidive- tare la richiesta di riapertura tuoso di due guerre di mafia [email protected] re la decisione dei giudici che, un anno e mezzo fa, assolsero tutti gli imputati di quell’omicil’udienza dio, tra cui il boss di Cetraro Franco Muto, l’ex padrino della Sibaritide Santo Carelli e Gianfranco Ruà, quest’ultimo nelle vesti di presunto esecutore materiale. L’idea dell’accusa, a tal riguardo, è che all’epoca Ricioppo avesse involontariamente pestato i piedi agli interessi delprove. Anche per questo non è sta- gnante di pianoforte. Sembra che le cosche, decretando così la to possibile ascoltare i quattro te- le vittime delle pulsioni sessuali di propria condanna a morte. Ristimoni (tutti presenti in aula) del- De Marco fossero ben più di due e LEX guardo al delitto del bar Oasi, l'accusa: i familiari delle parti offe- che - come dichirarono gli inquiL’aula nove invece, Facciolla ha puntato se (due ragazze che oggi hanno 15 renti durante una conferenza dove ieri si è sulla «credibilità» di Erminio e 17 anni ma che all'epoca dei fatti stampa - la maggior parte di loro svolta la prima Munno, il pentito che sostiene contestati erano appena adole- non abbiano denunciato i fatti per udienza di aver fatto parte del commanscenti). Presente anche la dotto- evitare le chiacchiere. Anche perdel processo do che uccise Paese, ma che in ressa Tatiana Curti, consulente del ché i fatti contestati dall'accusa alI legali di parte primo grado non fu ritenuto atpubblico ministero che ha prodot- l'imputato accaddero a Grimaldi, civile hanno tendibile dai giudici di Cosento una perizia sulle condizioni del- un piccolo centro del Savuto. Sechiesto za. Al termine del processo, inle due ragazzine oggetto delle mor- condo il racconto delle vittime i di celebrarlo fatti, la Corte decretò l’assolubose attenzioni del maestro di mu- palpeggiamenti avvenivano dua porte chiuse zione dei due indiziati, tra cui sica. L'imputato si chiama Salva- rante le lezioni in un vecchio stabiMichele Bruni alias “Bella beltore De Marco e ha 34 anni anni. le adibito a scuola della musica. Il la”, oggi defunto e non più giuVenne arrestato nell'ottobre del maestro si piazzava alle spalle deldicabile. E proprio l’uccisione 2009, prelevato dall'abitazione di le sue allieve e mentre loro suonadel fratellino 17enne di Bruni, Belsito, dove viveva con i genitori, vano le toccava a tempo di musidatata novembre 1991, è stata è cominciato con una lunga zie, simulazioni video e altro ma- e portato in carcere con l'accusa di ca, oppure le invitava a raggiunoggetto della requisitoria del schermaglia tra avvocati difenso- teriale probante: una tale mole di violenza sessuale aggravata. L'uo- gerlo in una stanza appartata e lì procuratore generale in chiuri, di parte civile e pubblico mini- richieste e controrichieste che ha mo era fidazanzato e a quanto apre cominciava ad accarezzarle seno, sura di giornata. Facciolla ha stero il processo a carico del mae- costretto il giudice a fissare un'ap- era in procinto di sposarsi. Le in- glutei e i genitali, provando a eccidetto di ritenere inammissibili stro di musica accusato di violen- posita udienza (si terrà il 24 no- dagini erano partite dalla denuncia tare le sue vittime. La perizia dile “attenuanti” concesse ad alza sessuale ai danni di due sue al- vembre prossimo) nel corso della dei genitori di una delle sue allieve, sposta dal pm ha inoltre stabilito cuni imputati di quel crimine, lieve minorenni. Le parti si sono quale interoloquire con le parti e che aveva confidato alla madre di che i racconti delle ragazze sono proprio in virtù dell’efferatezsfidate a colpi di documenti, peri- decidere sull'ammissibilità delle essere stata palpata dal suo inse- del tutto verosimili. (a. b.) Il Riesame lo scarcera Foggetti torna in libertà Molestie a due allieve, processo al via Maestro di musica originario di Belsito è imputato per violenza sessuale estorsione mafiosa La Dda di Catanzaro ha presentato appello contro la sentenza che un anno fa decretò due assoluzioni e cinque condanne per estorsione mafiosa ai danni di un imprenditore di Amantea. L’appello, però, riguarda solo Jolanda Zambon, imputata cardine della vicenda e con un ruolo in Confindustria a Lucca. La donna era sospettata di aver incaricato la malavita calabrese di recuperare 20mila euro pagati in precedenza all’imprenditore parte offesa, quale compenso di una prestazione lavorativa. Per quei fatti, la Zambon era stata condannata a un anno e otto mesi con sospensione della pena e non men- La Dda presenta appello solo contro la Zambon L’imprenditrice si sarebbe rivolta alla mala per recuperare un credito zione nel casellario giudiziale. Nei suoi confronti, infatti, era venuta meno l’aggravante della mafiosità, dal momento che il gup di Catanzaro (il processo si celebrava con il rito abbreviato) non aveva creduto fino in fondo al racconto dell’amanteano. Aveva creduto, invece, all’industriale toscana che, a sua volta, sosteneva di essere stata lei vittima di un ricatto. Stando al suo racconto, infatti, quei famosi 20mila non erano affatto il compenso di una prestazione lavorativa, bensì una cifra che lei stessa aveva dovuto sganciare all’imprenditore per riavere alcune password aziendali che l’uomo le aveva trafugato. Ora, l’appello della Procura mira a modificare proprio il verdetto mite pronunciato nei confronti dell’imprenditrice lucchese. Il ricorso è stato presentato solo nei suoi confronti. Gli inquirenti, invece, nulla obiettano sulle due assoluzioni (Mario Piromallo e Raffaele Speranza) e sulla condan- na a cinque anni e sei mesi inflitta a Michele Di Puppo, seguito a ruota da Marcello Marrelli (quattro anni e otto mesi), da Francesco Suriano e Franco Germano (tre anni e quattro mesi) e da Raffaele Zingone (tre anni e due mesi). L’ipotesi della Procura è che il loro interesse nella vicenda fosse la prospettiva di un grosso appalto che la Zambon aveva garantito loro per ricambiare per il servizio reso. mcr L’imprenditrice Jolanda Zambon VENERDÌ 11 novembre 2011 PAGINA 27 l’ora di Corigliano Redazione di Corigliano-Alto Jonio-Tel. 0983 290604-Fax 0983 292220 - Mail: [email protected] SANITÀ&FARMACIE ospedale civile pronto soccorso guardia medica consultorio familiare farmacia de florio farmacia favaro farmacia rizzo FARMACIE tel. 0983/8801 tel. 0983/880236 tel. 0983/880218 tel. 0983/888266 tel. 0983\887837 tel. 0983\87042 tel. 0983\885302 farmacia romanelli tel. 0983\886297 farmacia romano tel. 0983\81023 farmacia russo tel. 0983\81119 farmacia san francesco tel. 0983\82043 farmacia scarcella tel. 0983\80017 farmacia taverna tel. 0983\87513 EMERGENZA carabinieri polizia stradale polizia stradale polizia municipale guardia di finanza corpo forestale vigili del fuoco tel. 0983\889703 tel. 0983\511122 tel. 0981\550011 tel. 0983\82879 tel. 0983\851350-60 tel. 0983\886000 tel. 0983\520555 COMUNE centralino segreteria sindaco polizia municipale ufficio beni culturali servizio taxi tel. 0983/83851 tel. 0983/82145 tel. 0983/81834 tel.0983/82879 tel. 0983/81823 tel. 0983/82260 tel. 334/8926687 tel. 345/5065965 Rumeni vittime del caporalato La Finanza ha scoperto il caso di 7 lavoratori vessati da un connazionale Con l’avvio della stagione agrumaria la presenza di lavoratori stranieri in città aumenta a dismisura, purtroppo però, per molti di loro pur in presenza di un lavoro nei campi il compenso che riceveranno giornalmente non sarà adeguato, ma pur di guadagnare da vivere questa gente si accontenta anche di essere sottopagati o, magari, cadere nelle grinfie dei “caporali” pronti a sfruttarli in tutti i modi. Ed una squallida vicenda di lavoro nero è stata scoperta dai finanzieri della locale Tenenza della Guardia di finanza, guidati dal luogotenente, Antonio De Simone, protagonisti, loro malgrado, sette lavoratori rumeni vessati da un loro connazionale. Secondo le notizie diffuse dalle fiamme gialle le indagini hanno avuto inizio dalla denuncia presentata dai sette rumeni, i quali hanno riferito che un loro connazionale li avrebbe re- Il luogotenente De Simone clutati direttamente nel loro paese, con la lusinga di un futuro migliore, promettendo loro un impiego quali braccianti alle dipendenze di una non meglio specificata azienda agricola dell’alto Jonio cosentino, dietro pagamento di re- golare salario. Una volta giunti in Italia, però, i sette rumeni, cinque uomini e due donne, sono stati avviati al lavoro nei campi direttamente alle dipendenze del connazionale che li aveva reclutati. Dopo circa una settimana di lavoro il “caporale”, contando sul fatto che i sette erano alloggiati in un locale di fortuna ed erano privi di mezzi di sussistenza, ha iniziato a corrispondere loro un salario molto inferiore a quello pattuito, dichiarando che la differenza serviva a coprire le spese di viaggio. Non pago di ciò, aveva trattenuto i loro passaporti pretendendo, per la restituzione, la somma di 200,00 euro procapite. Dopo aver ricevuto le denunce e d’intesa con l’Autorità giudiziaria di Rossano, i finanzieri hanno fatto fissare ai sette un incontro con il potenziale estortore, al fine di accettare il "riscatto" dei rispettivi cronaca Tentata molestia in Comune Impiegata sporge denuncia Sarebbe stato individuato dai carabinieri della stazione di Corigliano centro il presunto molestatore sessuale, che nella mattinata di mercoledì scorso aveva individuato in una dipendente comunale la propria vittima. Sarebbe una persona di 28 anni dello Scalo che sarebbe già stata riconosciuta ieri mattina in caserma dalla donna vittima della tentata violenza. I militari starebbero ultimando le indagini per poi trasmettere gli atti in procura affinché il magistrato inquirente prenda i provvedimenti del caso. Il fatto si è verificato mercoledì scorso intorno alle 12 e.30 presso l’edificio Garopoli, sede degli uffici tecnici comunali. Una impiegata comunale sarebbe stata molestata da una persona che avrebbe anche tentato la violenza sulla donna, ma que- st’ultima è riuscita a divincolarsi ad uscire dalla stanza è quindi dare l’allarme. Pare che l’uomo una volta lasciata la stanza e guadagnato il corridoi appariva in evidente stato di choc. L’impiegata è stata soccorsa e poi ha dovuto fare ricorso alle cure dei sanitari del locale ospedale, i quali gli hanno refertato 10 giorni di guarigione per un evidente stato di choc. La donna dopo che si è ripresa dalla brutta disavventura vissuta, si è recata in caserma per denunciare l’accaduto, fornendo anche le generalità del presunto molestatore, così ieri mattina, come detto, i militari glielo hanno fatto vedere e lei lo ha riconosciuto, pare che durante quei frangenti l’uomo l’avrebbe anche minacciata. E’ davvero una brutta storia, vedremo quali saranno gli ulteriori sviluppi. liceo “fortunato bruno” Pubblicati i bandi per i Pon 2011 Gli istituti d’istruzione superiore con sezioni associate del Liceo scientifico “Fortunato Bruno” e del liceo classico “Giovanni Colosimo” hanno pubblicato il bando per i progetti integrati 2011 Pon 2007-2013 al fine di reperire esperti di materia. L’avviso pubblico, a firma del dirigente scolastico Pietro Maradei, prevede il reperimento di esperti esterni con competenze nelle seguenti materie: italiano, matematica, informatica e multimedialità, lingua e letteratura inglese, energie alternati- ve e rinnovabili. La progettazione è stata inclusa nell’elenco dell’avviso pubblico del 31 marzo scorso emanato dal Ministero dell’istruzione e dell’università. Gli interessati dovranno far pervenire le domande di partecipazione agli istituti scolastici entro e non oltre il 21 novembre prossimo. L’Istituzione scolastica si riserva la facoltà di procedere alla verifica dei titoli, delle competenze e delle esperienze dichiarate. Anna Maria Coviello passaporti. Ovviamente all'incontro, in incognito, hanno assistito i finanzieri che hanno tratto in arresto, nella flagranza del reato di estorsione il “caporale” rumeno. I sette rumeni, a causa delle loro precarie condizioni economiche sono stati avviati presso la Caritas di Corigliano per la necessaria assistenza. «L’azione portata a termine dalle Fiamme Gialle di Corigliano - si legge in una nolta - rientra nell’opera di prevenzione in un settore ad alta valenza sociale e si inquadra in un più ampio dispositivo di contrasto a quelle forme di sfruttamento della manodopera e di lavoro nero che rappresentano una delle fondamentali missioni di polizia economica e finanziaria che il corpo persegue a tutela dell’economia legale». GIACINTO DE PASQUALE [email protected] Scalo, “Mondiversi”: che ne sarà del Centro? Che fine farà il Centro di eccellenza dello Scalo? A chiederselo è l’associazione Mondiversi che gestisce la struttura, ma anche il portavoce del Forum del Terzo Settore, Angelo Gallo, il quale ha chiesto alla Commissione straordinaria del comune un incontro urgente per discutere di ciò, ma anche per istituire un tavolo concertativo per la stesura di linee guida nella gestione della progettazione. La richiesta si fa pressante perché la convenzione per la gestione del Centro, tra l’associazione Mondiversi ed il comune, scade il prossimo 25 novembre, ed è proprio per l’approssimarsi di questa scadenza, che il presidente dell’associazione, Antonio Gioiello, ha fatto pervenire ai commissari una lettera dove si legge: «Comunico che questa organizzazione, in mancanza di alcun riscontro formale circa la prosecuzione della gestione del Centro di eccellenza, ha sospeso ogni attività esterna relativa ai servizi ed alle sale del Centro di Eccellenza oltre il 25 novembre. Pertanto si precisa, anche a seguito delle numerose richieste pervenute, che allo stato attuale sono rifiutate tutte le prenotazioni circa l’utilizzo della sala convegni e della sala riunioni in data posteriore al 25 novembre. Si precisa, inoltre, - così termina la lettera - che rimane in essere la permanenza di questa associazione nella struttura». Vedremo quali saranno le determinazioni che in merito adotterà il comune, tenuto conto che sin dalla propria apertura il Centro di eccellenza è divenuto uno dei luoghi d’incontro più frequentati della città. g.d.p. il processo Proteste all’Inps Sfilano i primi testi Sfilano i testi nell’ambito del processo di primo grado a carico di tre persone, scaturito dalle vibrate proteste dell’estate 2009 dinanzi alla sede Inps di Rossano. Si tratta del consigliere comunale e provinciale dell’Udc Antonio Caravetta e di due ragazze del luogo (la trentunenne Nadia Alfano e la trentatreenne Daniela Varcaro) per i quali è in corso di celebrazione l’istruttoria dibattimentale dinanzi al Tribunale penale di Rossano, nell’ambito della quale l’Inps si è costituita parte civile tramite l’avvocato Triolo. All’udienza di mercoledì sono stati escussi i primi tre testi della pubblica accusa: la direttrice Maria Giovanna Cassiano e due dirigenti dell’istituto rossanese, i quali hanno in sintesi confermato come il sit-in di protesta, dapprima pacifico, sia poi degenerato nel primo pomeriggio, quando si verificarono i disordini e si registrarono sia le frasi minacciose all’indirizzo della direttrice sia il tentativo di irruzione nella sede. I tre, difesi dagli avvocati Giovanni Zagarese, Marisa Caravetta, Aldo Zagarese e Fulvio Campolo, sono infatti accusati, in concorso tra di loro e con altri manifestanti non identificati, di aver turbato la regolarità di un pubblico servizio, impedendo l’accesso degli utenti nella sede Inps, nonché di violenza, minaccia e lesioni nei confronti degli agenti di polizia e dei carabinieri, forzando anche il cordone di sicurezza predisposto dalle forze dell’ordine. Proprio quel 27 luglio del 2009 ebbe inizio la tormentata vicenda che, assurta anche agli onori della cronaca nazionale e protrattasi per l’intera estate, fece registrare una serie di manifestazioni di protesta da parte di numerosi braccianti agricoli (tra cui anche il blocco della statale 106 jonica) in seguito alla mancata erogazione delle prestazioni a sostegno del reddito. Erogazioni che erano state sospese per via di alcune verifiche ispettive finalizzate ad accertare la regolarità dei rapporti di lavoro all’interno di alcune cooperative agricole della zona, nell’ambito di un’attività promossa dall’istituto di previdenza rossanese tesa ad accertare fino in fondo la reale situazione relativa ai braccianti agricoli della Piana di Sibari. Rossella Molinari VENERDÌ 11 novembre 2011 PAGINA 34 l’ora di Paola Redazione viale Ippocrate (ex Madonna della Grazie) - Telefono e fax 0982583503 - Mail: [email protected] SANITÀ & FARMACIE EMERGENZA tel. 0982/5811 tel. 0982/581224 tel. 0982/581410 tel. 0982/581286 tel. 0982/587316 tel. 0982/612439 tel.0982/582276 ospedale civile pronto soccorso guardia medica centro trasfusionale farmacia Arrigucci farmacia Cilento farmacia Sganga carabinieri commissariato polizia stradale polizia municipale guardia di finanza corpo forestale vigili del fuoco croce rossa italiana COMUNE tel. 0982/582301 tel. 0982/622311 tel. 0982/622211 tel. 0982/582622 tel. 0982/613477 tel. 0982/582516 tel. 0982/582519 tel. 0982/613553 (112) (113) (117) (1515) (115) centralino ufficio tributi bibioteca comunale ufficio relazioni pubblico ufficio presidenza consiglio ufficio affari generali ufficio contenzioso tel. 0982/58001 tel. 0982/5800301 tel.0982/580307 tel. 0982/5800314 tel. 0982/5800212 tel. 0982/5800218 tel. 0982/5800207 “Branco”, oggi tutti dal giudice A loro carico peserà molto la recidiva per altri reati consumati in passato PAOLA Questa mattina, alle ore dieci, tutti dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Paola. I detenuti Antonio Imbroinise, Alessio Chianello e Antonio Chianello, scortati dalla polizia penitenziaria, saranno accompagnati dagli avvocati Gino Perrotta (difensore dei diciannovenni paolani Imbroinise e Alessio Chianello), Giuseppe Bruno e Armando Sabato (difensori del ventiseienne paolano Antonio Chianello). Dovranno - se lo vorranno - chiarire la loro posizione in merito al pestaggio dell’esercente commerciale A.S., ma è anche un loro diritto (e in passato se ne sono anche avvalsi) fare “scena muta” davanti al giudice, ossia avvalersi della cosiddetta “facoltà di non rispondere”. Vedremo, dunque, quale sarà la scelta degli avvocati di fiducia i quali, certamente, hanno bisogno di tempo per acquisire l’ordinanza e valutare tutti gli atti a carico dei loro assistiti al fine di elaborare la migliore strategia difensiva. I gravi indizi di colpevolezza a carico dei tre giovani, noti alle forze dell’ordine, sono rappresentanti da una ripresa video delle telecamere comunali che li inchioda mentre si accaniscono con violenza inaudita contro l’esercente commerciale (il quale pare non abbia ancora sporto querela), le risultanze degli esami scientifici operati dagli specialisti della polizia sugli indu- Antonio Imbroinise Alessio Chianello Antonio Chianello menti indossati dagli aggressori quella notte (sequestrati e poi restituiti), testimonianze di passanti che hanno assistito a parte della scena (due vigilantes) ed un esercente del luogo che è intervenuto per cercare di sedare gli animi. I tre paolani sono stati cat- turati nelle loro residenze, nel rione “Cancello” di Paola, alle prime luci dell’alba dell’altor ieri. Gli uomini del commissariato di pubblica sicurezza di Paola, comandato dal vice questore aggiunto Raffaella Pugliese, con il supporto del reparto di polizia giudi- ziaria, coordinato dall’ispettore capo Giuseppe Sciacca, hanno acciuffato gli indagati perchè accusati dalla procura della Repubblica di Paola di lesioni personali aggravate dalla crudeltà e dalla futilità dei motivi. I tre hanno agito in concorso tra loro. Durante la conferenza stampa dei giorni scorsi (foto), la dirigente del commissariato di pubblica sicurezza di Paola, Raffaella Pugliese, ha sottolineato che «i soggetti tratti in arresto hanno agito con una violenza, un accanimento ed una brutalità inaudita». Il vice questore aggiunto e dirigente del commissariato ha altresì ricordato i trascorsi di Alessio Chianello e Antonio Imbroinise, già noti agli inquirenti perché appartenenti a quel “branco” che nell’estate del 2010 si è reso autore di diversi atti di violenza, tutti commessi nell’arco della stessa notte, nonchè la “tolleranza” mostrata verso gli aggressori, colpiti in quel tempo solo da un obbligo di firma e da un “avviso orale”. Uno stato di cose che li avrebbe resi maggiormente pericolosi. La polizia è giunta alla identificazione dei tre attraverso l’estrapolazione del video registrato dalle telecamere di sorveglianze del Comune di Paola. Dai frame del video formato “avi” si vedono gli aggressori accanirsi con violenza e crudeltà contro la vittima, sbattuta a terra senza che potesse difendersi. Sono volati tanti pugni e calci, soprattutto in direzione del capo e del volto del malcapitato di turno. I tre, visibilmente ubriachi, hanno smesso di accanirsi sul giovane solo quando è sopraggiunta sul posto una unità mobile di un istituto di vigilanza privato e, quindi, col timore che qualcuno potesse chiamare le forze dell’ordine. Guido Scarpino PAOLA Musica per curare i malati Gli “Amici di palazzo Stillo-Ferrara onlus” ripetono il progetto L’associazione Amici di Palazzo Stillo Ferrara onlus di Paola continua nel percorso sulla musicoterapia intrapreso lo scorso anno e che tanto successo ha riscosso tra gli operatori del settore e soprattutto tra gli utenti. La musicoterapia è una scienza che utilizza l’uso della musica e degli elementi musicali (suono, ritmo, melodia e armonia), in un processo atto a facilitare e favorire la comunicazione, la relazione, l'apprendimento, la motricità, l'espressione, l'organizzazione e altri rilevanti obiettivi terapeutici al fine di soddisfare le necessità fisiche, emozionali, mentali, sociali e cognitive. Il presidente la dott.ssa Giusy Ferrara che ha voluto fortemente che lo stesso non si fermasse, ha ringraziato in un incontro pubblico, avuto presso la sede I cento anni di Norina Manes Si rende noto con gioia che la concittadina Norina Manes nata nel 11 nlovembre 1911 compie oggi i 100 anni. Per l'occorrenza una nutrita delegazione di parenti salirà a Roma città di residenza di Norina per festeggiarla. Per tanto tutti i parenti con in testa Tuturo Manes fratello della stessa esprimono un augurio di tanta felicita' e gioia alla amata sorella. In rappresentanza della città di Paola parteciperà il sindaco, avvocato Roberto Perrotta. auguriauguri dell'associazione Amici di Palazzo Stillo Ferrara Onlus, l'assessore alle Politiche Sociali dell'amministrazione provinciale di Cosenza Mimmo Bevacqua che, seppur da poco nominato al delicato set- tore delle politiche sociali, ha voluto sostenere l'apprezzata e utilissima iniziativa, convinto che possa diventare un riferimento per il tirreno-cosentino. Claudio Pio Acri Salvatore Panaro e Carmelina Mannarino festaggiano oggi i loro 60 anni di felice e gioiosa unione insieme. Auguri fervidi e luminosi dai figli, dai nipoti e da tutti i parenti auguriauguri 18 VENERDÌ 11 novembre 2011 calabria ora C A T A N Z A R O La Corte d’Assise ha respinto la richiesta di rimissione agli atti al pm formulata dai difensori di Alfredo Trapasso, 31 anni, accusato di aver ucciso Antonio Aloi, il 39enne, residente a Janò, ammazzato con quattro colpi di pistola e il cui cadavere carbonizzato è stato trovato il 19 settembre 2010 nelle campagne di Simeri Crichi. Il legale Luigi Falcone codifensore dell’imputato insieme a Nicola Cantafora ha sollevato ieri in aula l’eccezione sulla presunta violazione del diritto di difesa perché l’imputato « non doveva essere citato a giudizio con rito immediato ma con l’avviso di conclusione indagini». La Corte d’assise ha ammesso le prove richieste dal pm e dalla difesa. Si sono costituite parti civili le figlie, minorenni di Aloi con patrocinio del legale Carlo Petitto, l’avvocato Antonella Prestia assisterà la moglie Emma Scalzo e il legale Andrea Gareri la madre e le sorelle della vittima. La Corte ha poi rinviato l’udienza al 10 gennaio, giorno in cui verrà conferito al consulente Antonio Pititto l’incarico di trascrivere alcune intercettazioni ritenute utili alla definizione del processo. In base alla ricostruzione dei fatti in località Silipetto, i Vigili del fuoco di Catanzaro erano intervenuti a seguito di una richiesta di incendio in un casolare abbandonato, trovando il cadavere di un uomo carbonizzato. I Carabinieri e la Polizia Scientifica, sul luogo del delitto trovarono una grossa chiazza di sangue e 4 bossoli di pistola. La vittima sarebbe stata prima giustiziata per poi essere carbonizzata con del liquido infiammabile, incendiando tutto il casolare. Secondo quanto ricostruito dalla pubblica accusa sarebbe stato Trapasso a portare Aloi al casolare, dove poi lo avrebbe ucciso con una calibro 7,65 e dato alle fiamme, senza distruggere completamente il corpo, nè il telefono cellulare della vittima, rinvenuto vicino al cadavere. Una settimana dopo il delitto, i carabinieri della Compagnia di Sellia Marina e del Reparto operativo provinciale hanno individuato proprio Trapasso come il presunto assassino, ipotizzando che Operaio carbonizzato Si incardina il processo Omicidio Aloi, l’Assise: «Gli atti non ritorneranno al pm» DELITTO La zona dove si è consumato l’omicidio di Antonio Aloi l’operaio catanzarese ucciso con quattro colpi di pistola e poi carbonizzato In foto la scientifica che effettua i rilievi del caso avrebbe agito per via di un regolamento di conti con la vittima. L’uomo, su disposizione del sostituto procuratore Paolo Petrolo, fu sotto- posto a fermo di indiziato di delitto. L’imputato, tra le altre cose, presentava sul corpo delle ustioni secondo gli investigatori compatibili con l’accensione delle fiamme che dovevano distruggere le prove del delitto nel casolare di Simeri. Trapasso rispondendo alle domande del giu- dice per le indagini preliminari che convalidò il fermo e dispose a suo carico la custodia cautelare in carcere, confermata poi dal tribunale del riesame il 4 novembre 2010, ammise di aver visto Aloi il giorno dell’omicidio, ma molte ore prima della morte, negando di aver avuto a che fare con quel brutale delitto. A dire agli investigatori che la vittima era proprio con Trapasso, nelle ore precedenti la sua morte, sarebbe stata la moglie di Aloi che, parlando al telefono con il marito, gli aveva chiesto dove fosse e con chi, sentendosi rispondere che lui si trovava “con Alfredo”. Il prossimo dieci gennaio verranno sentiti otto testimoni del pm. Gabriella Passariello omicidio citriniti Salta l’audizione dei testimoni L’udienza è stata rinviata per l’impedimento di un difensore Dovevano essere sentiti ieri i testimoni Danilo Sinopoli e Mario Cappellano, nipoti di Cosimo Berlingieri, uno dei due maggiorenni accusato, assieme a Gianluca Passalacqua dell’omicidio pluriaggravato del giovane universitario di 24 anni Massimiliano Citriniti. Il giovane era stato accoltellato, due anni fa, il 22 febbraio 2009 fuori dal Centro commerciale “Le Fornaci”. La Corte d’assise aveva accolto la richiesta del difensore di parte civile Maria Teresa Sirianni, in sostituzione dell’avvocato Francesco Gambardella che aveva chiesto, in una precedente udienza che i testi, che in prima battuta si erano avvalsi della facoltà di non rispondere, venissero citati ancora, prima della chiusura del dibattimento. Per un semplice motivo: per il legale se i due hanno potuto invocare la norma che consente di restare in silenzio quando l’imputato è proprio con- giunto, «questo è possibile nei confronti di Berlingieri, ma non per Passalacqua, che non ha alcun rapporto di parentela con l’imputato». Ma la loro audizione è saltata. La Corte d’assise, presieduto da Giuseppe Neri, a latere Domenico Commodoro, ha rinviato l’udienza al 6 dicembre per impedimento dell’avvocato Salvatore Staiano impegnato in un altro processo fuori sede. Il pm Simona Rossi non si è opposta alla richiesta, ma ha chiesto la sospensione dei termini di misura cautelare. Citriniti, secondo le tesi accusatorie, sarebbe stato ammazzato dopo un banale scherzo fatto con della schiuma spruzzata in faccia ad un minorenne rom, che avrebbe dato vita ad una lite iniziata dentro il centro commerciale, e ripresa all'esterno più tardi, dove il 24enne è stato ucciso. A poche ore dal delitto le indagini condussero i poli- ziotti della squadra mobile proprio a casa di Cosimo Berlingieri, dove la moglie di quest’ultimo affidò loro il figlio minorenne, ammettendo subito che era stato coinvolto nello scontro avvenuto alle “Fornaci”. Il ragazzo diciassettenne, che è anche cognato di Passalacqua, è già stato giudicato con rito abbreviato e condannato in primo grado a quattordici anni e quindici giorni di galera, poi scontati a dieci anni dalla Corte d’appello. Il minorenne e Passalacqua finirono in manette subito dopo l’omicidio, mentre Cosimo Berlingieri fu raggiunto da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere poco più di un mese dopo. Oltre la data del 6 dicembre è già stata calendarizzata quella del 22, giorno in cui ci probabilmente ci sarà la requisitoria del pm. ga. pa. la retata Deteneva arma clandestina Ridotta la pena Riformata, ma di poco la condanna a carico di Massimo Bevilacqua, arrestato i primi di aprile con l’accusa di detenzione di munizioni e pistola clandestina. La Corte d’appello, presieduta da Maria Vittoria Marchianò a latere i giudici Francesco Marrazzo e Gianfranco Grillone, ha ridotto la pena nei confronti dell’uomo, difeso dagli avvocati Gregorio Viscomi e Arturo Bova, da due anni e sei mesi di reclusione, più il pagamento di millequattrocento euro di multa inflitti dai giudici di primo grado a due anni e il pagamento della multa dell’importo di milleduecento euro. La prima condanna risale al 3 maggio scorso, quando il processo per direttissima a carico di Massimo Bevilacqua si era concluso con le forme del rito abbreviato, che gli valse lo sconto di pena di un terzo, mentre un secondo imputato aveva patteggiato un anno e dieci mesi di reclusione. I due uomini erano stati arrestati a seguito di un controllo stradale dei carabinieri, che li avevano fermati nel quartiere Santa Maria a bordo di un’Audi A4 sulla quale viaggiavano. Alla vista dei carabinieri, l’auto aveva effettuato un brusco cambio di direzione, secondo la ricostruzione dei fatti, insospettendo i carabinieri, che lo ha raggiunto e bloccato. Nell’automobile, dove si trovavano anche due bimbi in tenera età, i carabinieri avevano trovato una pistola semi automatica di fabbricazione spagnola calibro quarantacinque con matricola abrasa ed il relativo munizionamento. g. p. l’incidente Usura ed estorsione a Vibo Catanzarese tra gli arrestati Dieci le ordinanze di misure cautelari personali e reali nei confronti di soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di associazione per delinquere finalizzata all’usura aggravata, di abusiva intermediazione finanziaria, tentata estorsione ed altri, commessi ai danni di imprenditori originari della provincia di Vibo Valentia. Il nucleo di Polizia tributaria della Guardia di finanza unitamente a personale del comando provinciale dei carabinieri di Vibo Valentia, hanno accertato l’esistenza di due consorterie l’appello criminali operanti sul territorio calabrese che, avvalendosi del vincolo associativo, con minacce ed estorsione, applicavano alle proprie vittime un tasso usuraio dal 864% al 1503,8% annuo, ovvero dal 72% al 136,71% mensile. È stata eseguita una ordinanza di custodia cautelare, emessa dal gip del tribunale di Vibo Valentia a seguito di richiesta da parte del Procuratore capo titolare delle indagini, nei confronti di Franco Carmine, 25 anni, di Catanzaro, che in concorso con altre persone, si sarebbe occupato della com- Attraversa la strada e viene travolta mercializzazione delle autovetture attraverso gli autosaloni TopCar di Zappia Massimo, M-Motori di Audino Simona, Auto Più di Malacaria Antonio, S.G.S. Auto srl., successivamente denominata AutoLife spa, alienandoli ad altri rivenditori, nella fattispecie l’Autoleaders S.r.l. con sede in Rosarno (Rc) e la Salicar di Saverio Minniti con sede in Montebello Jonico (Rc), nonché a privati, e più precisamente alla ditta Gioielli di Casa srl a Lamezia Terme. Le indagini sono scattate in seguito alle dichiarazioni rese da Giuseppe Mariano Iennarella, commerciante nel settore vendita di autovetture nuove ed usate in Serra San Bruno, nell’ambito del diverso procedimento avviato nel 2009 che vedeva l’uomo presunto autore di una serie di truffe la cui origine sarebbe derivata dalla necessità di recuperare le perdite che stava vorticosamente accumulando nella gestione della sua attività. E’ stato fermo per un po’ il traffico in viale Magna Graecia dove nel primo pomeriggio di ieri una donna è stata investita mentre attraversava la strada senza per fortuna riportare gravi conseguenze. Sul posto sono intervenuti per i rilievi del caso i carabinieri e i soccorsi del 118. La donna è stata accompagnata prontamente in ospedale, al nosocomio Pugliese Ciaccio, dove le sono state prestate le cure del caso. Anche se per fortuna senza che la donna abbia riportato gravi conseguenze. Si ripropone però il problema della sicurezza stradale su quell’arteria molto trafficata dove spesso le auto sfrecciano a gran velocità senza che vi sia un sistema di dossi che ne possa rallentare l’andatura. VENERDÌ 11 novembre 2011 PAGINA 32 l’ora di Vibo Telefono: 0963.547589 - 45605 Fax: 0963.541775 Mail: [email protected] - [email protected] PALAZZO “LUIGI RAZZA” MILETO L’affondo del Pd: «Questa è la giunta più sprecona» Un altro incendio Cresce l’allarme criminalità > pagina 34 > pagina 35 SAN CALOGERO I democrat a Roma e i malumori per alcune assenze > pagina 36 BRIATICO Comune, il sindaco contro la tesoreria: «Trattiene i fondi» > pagina 37 operazione “business car” in sintesi GIUSTIZIA A sx il pannello con le foto del gruppo arrestato ieri. A dx gli inquirenti. Nell’ordine, Stefano Marando, Daniele Scardecchia, Mario Spagnuolo e Michele Di Nunno Imprenditori “strozzati” In manette per usura un gruppo di sorianesi L’indagine di Gdf e Arma pone fine a un’odissea Un imprenditore in difficoltà economica. Una o più persone disposte ad “aiutarlo”. In mezzo un circuito vorticoso fatto di trasferimenti di denaro a tassi esorbitanti e di auto che si spostava da un concessionario all’altro senza avere un preciso proprietario. Il vaso che hanno scoperto i militari del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza e dell’Arma dei carabinieri ha svelato una fitta rete di prestiti e dazioni per un giro di milioni di euro, con il solito, triste, comune denominatore: un povero cristo, costretto suo malgrado anche a una serie di operazioni illegali, che non riesce a sostenere le sue spese e per coprire i debiti si rivolge a persone poco raccomandabili. Un traffico stroncato ieri dagli investigatori sotto il coordinamento della Procura di Vibo Valentia, i quali, nel corso di un’indagine durata un anno e mezzo, hanno «accertato l’esistenza di due consorterie criminali». Una operava nel Reggino e nel Catanzarese. L’altra era tutta in salsa sorianese. Il capo della presunta associazione dedita all’usura perseguita con minacce ed estorsioni (questi sono i reati di cui dovranno rispondere gli indagati) è Giovanni Battista Tassone, alias “Cappuccino”, 56 anni di Soriano Calabro. Gli altri componenti sono il figlio Francesco, 21 anni; Nazzareno Pugliese, 62 anni di San Costantino Calabro; Luigi Carè, 47 anni di Serra San Bruno; e Girolamo Macrì, 33 anni di Soriano Calabro. Dal giudice che ne ha autorizzato l’arresto, Tassone viene definito «il vertice organizzativo; finanziatore, per un verso, dei prestiti usurari, ed intermediario anche nel finanziamento tramite capitali altrui, ovvero di Nazzareno Pugliese e Girolamo Macrì, col ruolo dunque di finanziatori». Per il procuratore Ma- rio Spagnuolo in lui vi è «l’epicentro dei fatti d’usura dell’intera provincia». Le altre figure, invece, assumerebbero la veste di «procacciatori, intermediari», oppure svolgerebbero «compiti esecutivi, mantenendo contatti costanti con le vittime e prestandosi nelle operazioni bancarie, finanziarie e commerciali onde assicurare il provento dei reati». A finire nella loro rete sarebbero stati almeno in tre. Uno di loro, un imprenditore di Serra San Bruno, stanco di subire vessazioni e umiliazioni di ogni tipo, e non essendo più in condizione di onorare i suoi debiti, ha deciso di rivolgersi all’autorità giudiziaria. Questo accadeva nel marzo 2010. In quel momento partirono le indagini di carabinieri e Gdf. Foto, appostamenti, controllo di flussi finanziari. Tutti elementi che hanno permesso di ricostruire la fitta rete di collegamenti tra i soggetti coinvolti, confermando in buona sostanza le dichiarazioni rese dalla parte offesa. Le indagini, inoltre, hanno permesso di accertare come anche altre persone fossero assoggettate all’associazione. Almeno due, un commerciante d’auto (di Serra) e un commerciante ambulante (di Soriano). Le singole posizioni Luigi Carè, per come emerge in particolare dalle intercettazioni, sarebbe «il tramite, nonché esattore e garante», fra la vittima della presunta usura e Tassone e Pugliese. Scrive il gip: «Conosce già la parte offesa ed apparentemente cerca di aiutarlo facendo in realtà il gioco degli usurai dai quali (in particolare Tassone), come emerge inequivocabilmente dalle esaminate intercettazioni, prende disposizioni subito dopo aver parlato con (...) rivelandosi perciò per- fettamente cosciente di contribuire fattivamente alla condotta usuraria di Tassone». Il figlio di Giovanni Battista, Francesco Tassone, sarebbe «l’emissario del padre di cui esegue tutte le direttive, con un ruolo che va sempre più intensificandosi via via che, in seguito ai controlli di polizia giudiziaria - riporta l’ordinanza del gip - la posizione paterna diviene sempre più compromettente e pericolosa, imponendo maggiori precauzioni e sostanzialmente la sostituzione da parte del figlio». Nazzareno Pugliese, invece, sarebbe «il finanziatore di parte delle somme prestate» alla vittima «per il tramite di Tassone, nonché personalmente del prestito di euro 5000». Il legame tra costui e “Cappuccino”, inoltre, sarebbe attestato dal fatto che quest’ultimo avrebbe indicato più volte lo stesso Pugliese e Girolamo Macrì «come finanziatori dell’attività usuraria portata avanti». Sarebbe stato Pugliese, poi, ad occuparsi «attivamente della vendita dell’immobile» che l’imprenditore era stato «costretto a mettere in vendita per appianare l’esposizione». La proprietà in questione, una villa nel Mantovano del valore di mercato di un milione e 200mila euro «doveva giungere nella disponibilità del Tassone e del Pugliese, che l’avrebbero pagata 400mila euro». Girolamo Macrì, come detto, viene indicato dalla vittima come «uno dei finanziatori dell’usura portata avanti da Tassone Giovanni Battista», e ciò troverebbe conferma anche «nell’accertato ulteriore finanziamento usurario in danno» dell’ambulante, altra vittima dell’associazione. C’è un episodio, in particolare, che rende bene il legame tra Macrì e Tassone. In casa di quest’ultimo, nel corso di un’attività di polizia, è stato sequestrato un contratto di locazione stipulato tra Macrì e una seconda persona, l’ambulante appunto. L’assurdo è che l’oggetto della locazione, un magazzino da 40mila euro, era di proprietà in parte dello stesso commerciante, il quale lo avrebbe dovuto cedere per coprire parte del debito, e per poterne usufruire sarebbe stato costretto ad affittarlo: del suo immobile, insomma, pagava 200 euro al mese d’affitto. Ieri gli agenti delle fiamme gialle, guidati dal colonnello Michele Di Nunno, e quelli dell’Arma, diretti dal colonnello Daniele Scardecchia, hanno messo fine a questo presunto vortice dell’usura, grazie anche alla denuncia presentata dalla principale vittima, sull’importanza della quale si è espresso il procuratore Spagnuolo: «Quando la gente ripone fiducia nella giustizia, noi attiviamo tutti i mezzi per ripagarla». Ma potrebbe non essere finita qui, perché gli elementi in mano agli inquirenti sono tanti. E potrebbero presto portare a nuove operazioni. Giuseppe Mazzeo La denuncia Le indagini scattano a seguito di una denuncia presentata da un imprenditore di Serra, “strozzato” da un giro di debiti contratti con interessi record, fino al 1500 % Le indagini Carabinieri e Gdf hanno avviato una serie di riscontri e accertamenti dai quali è venuta fuori una rete di contatti che portavano alle persone arrestate Altre vittime Le indagini hanno portato a galla che a finire nella rete della usura vi erano anche altre persone, che inizialmente non avevano denunciato Gli arresti Nella notte di ieri è scattato il blitz. In manette sono finite tre persone di Soriano, una di Serra e una di San Costantino Calabro 35 VENERDÌ 11 novembre 2011 calabria ora V I B O N E S E Emergenza criminalità a Mileto Le telecamere di un esercizio commerciale immortalano alcuni malviventi l’intervento Né martiri, né eroi: sono amministratori I malviventi ripresi dalle telecamere dell’esercizio commerciale. A destra l’interno della pizzeria distrutta dall’incendio doloso MILETO Dispiace ribadirlo, ma la problematica criminalità ha ormai raggiunto livelli insostenibili sul territorio comunale di Mileto. Non passa giorno, infatti, in cui la cronaca non si ritrova costretta a registrare tristi fatti, perpetrati ai danni di singoli cittadini o di malcapitati titolari di esercizi commerciali, già di per sé alle prese con la grave crisi economica. E così, nonostante lo spiegamento di forze predisposto dalle autorità competenti, anche a cavallo tra mercoledì e giovedì i malviventi di turno sono entrati indisturbati in azione sul territorio comunale, in questo caso indirizzando alcuni colpi di pistola verso le saracinesche del nuovo supermercato “Gran risparmio” di proprietà di Lino Calzone, aperto sabato scorso alla periferia sud di Paravati. Quattro i proiettili che hanno colpito la porta d’ingresso del negozio ubicato alle porte della frazione di Mileto. Un atto chiaramente intimidatorio, che fa il paio con le tante azioni delinquenziali delle scorse settimane e con le due portate a termine la notte precedente: il furto con scasso compiuto ai danni del bar “Oasi” della città capoluogo e l’incendio doloso appiccato all’interno della pizzeria “San Pietro”, sita sulla Statale 18, nei pressi del bivio per San Calogero. E riguardo a questo triste fatto di cronaca che ha riguardato uno degli esercizi commerciali più noti della zona, quel giorno chiuso per turno settimanale, emergono oggi dettagli inediti che destano sconcerto e inquietudine e che, nel contempo, fanno ben capire come l’emergenza criminalità abbia ormai superato il livello di guardia. Ad entrare in azione, quando mancavano solo due minuti allo scoccare della mezzanotte, sono stati due giovani incappucciati con il volto coperto da una maschera. Le immagini captate dalle telecamere a circuito chiuso, installate nei pressi e all’interno della pizzeria di proprietà del 41enne Giuseppe Vallone, permettono di ricostruire con chiarezza le varie fasi della vicenda. Nello specifico, si vedono i malviventi sopraggiungere a piedi da una stradina nei pressi dell’esercizio, muniti di tanica di benzina. I due, dopo aver scavalcato uno dei cancelli, sfondano con un martello il vetro di una delle porte d’ingresso e si intrufolano all’interno del locale per tre lunghi minuti, appiccando il fuoco e dandosi successivamente alla fuga. Il tutto, incuranti del fatto che l’abitazione in cui vivo- no il proprietario e la sua famiglia è addirittura affiancata alla pizzeria. E in effetti, il vetro frantumato e il trambusto hanno richiamato l’attenzione del titolare, il quale, resosi conto di quel che accadeva, ha chiamato le forze dell’ordine mentre l’azione era ancora in corso. Sul posto, dopo pochi minuti sono sopraggiunti i militari della locale stazione dei carabinieri, guidata dal maresciallo Alessandro Demuru, i quali nel frattempo avevano a loro volta allertato i Vigili del fuoco del comando provinciale di Vibo Valentia, intervenuti con l’azione di spegnimento dopo circa un’ora. Al momento, nessuna traccia dei due malviventi, mentre sono ingenti i danni riscontrati all’interno della struttura. Le fiamme ed il fumo prodotto, infatti, oltre a danneggiare il pavimento e la parte muraria, hanno reso praticamente inservibili tutte le componenti elettriche, le suppellettili e la mobilia della pizzeria. Tant’è che per poter ridare il via all’attività, necessiteranno interventi consistenti e un notevole esborso di denaro, che rischia di mettere in ginocchio un esercizio commerciale, tra l’altro in possesso del marchio di qualità provinciale. Giuseppe Currà intimidazione a sant’onofrio il ritrovamento Il Pd interroga il governo I parroci si recano sul posto L’Arma recupera un fucile rubato a Filadelfia SANT’ONOFRIO “ Solo con Dio c’è futuro nelle nostre campagne!” con questa affermazione lapidaria e chiara si apre il messaggio che i vescovi italiani hanno inviato per la tradizionale “Giornata del ringraziamento”. La coincidenza di tale celebrazione annuale con l’ennesimo delitto ambientale che si è consumato in questi giorni in località Vajoti di Sant’Onofrio spinge il direttore pastorale della diocesi, don Piero Furci, «a reagire adeguatamente. Ecco perché, oltre ad offrire la nostra solidarietà a tutte le vittime della sopraffazione e in particolare all’imprenditore Lopreiato e alla cooperativa “Talita Kum”, lanciamo un messaggio affinchè, nelle nostre comunità, in questi giorni di ringraziamento per i frutti della terra, vengano fatti atti di riparazione per il delitti ambientali che si perpetuano nel nostro territorio. L’ufficio diocesano, pertanto, in collaborazione con le parrocchie di Sant’ Onofrio, Stefanaconi e San Nicola da Crissa, organizza per domani alle 11.30 un momento di preghiera e di riparazione presso la località Vajoti di Sant’Onofrio, teatro del misfatto ambientale». Sull’intimidazione si registra l’intervento dei parlamentari del Pd, Laratta, Lo Moro e Oliverio, che invitano lo Stato «a reagire con determinazione o sarà sconfitto», presentando un’interrogazione urgente al governo, per richiamare l’attenzione in una parte di territorio dove «lo Stato non c’è più». I tre, inoltre, preannunciano una visita sul posto, anche per esprimere la loro vicinanza. Solidarietà anche dal segretario regionale de La Destra, Gabriele Limido, per il quale è «inammissibile che gli imprenditori in Calabria non riescano a svolgere il proprio lavoro perché sopraffatti dalle intimidazioni mafiose. Lo Stato e le istituzioni devono reagire con il pugno di ferro. L’Italia onesta non può più sopportare che esistano zone franche per la criminalità organizzata. Lo sviluppo economico del Sud e della Calabria - conclude Limido -passa dalla lotta dura alla mafia». FILADELFIA Avevano rubato il fucile nel mese di aprile di quest’anno e da quel momento dell’arma da caccia si erano perse le tracce. Questo fino all’altro ieri pomeriggio, quando i militari della stazione carabinieri di Filadelfia, che da settimane stanno battendo a tappeto le campagne dei comuni di Filadelfia e Francavilla per verificare la presenza di refurtiva, hanno notato un fagotto nascosto nel sottotetto di un’abitazione in costruzione nella contrada Zagheria di Filadelfia. Appena gli uomini della Benemerita hanno tolto gli stracci si sono subito accorti di avere tra le mani il fucile Flobert calibro 8 sparito dall’abitazione di un anziano di Filadelfia ben 7 mesi fa. Immediato il sequestro dell’arma, che verrà sottoposta ad accertamenti presso i laboratori della Benemerita. La continua azione di controllo del territorio che i carabinieri della stazione di Filadelfia stanno svolgendo sui centri abitati e le campagne della zona continua a portare i propri frutti e sta consentendo di contrastare i fenomeni criminali che interessano la zona a cavallo tra le province di Vibo Valentia e Catanzaro. r. v. Ci sono voluti nove colpi di pistola sparati a bruciapelo a Pollica - Acciaroli contro Angelo Vassallo, perché la maggioranza degli organi di informazione e degli italiani iniziassero a porre un po’ di attenzione sui rischi che corre un sindaco onesto e perbene nell’Italia del XXI secolo in alcune zone della penisola. Chi volesse compiere un semplice esercizio quotidiano potrebbe collegarsi con il proprio computer ad internet, aprire un motore di ricerca qualsiasi oppure visitare il sito di qualche giornale locale del Sud Italia. Si scoprirebbe in questo modo che ogni giorno un amministratore locale è fatto oggetto di atti intimidatori che vanno dall’invio di lettere minatorie, in alcuni casi accompagnate da proiettili inesplosi, sino all’incendio dell’auto. O finire addirittura aggrediti com’è successo al sindaco di Soriano Calabro, Francesco Bartone e in precedenza al suo vicesindaco Enzo Bellissimo. Ad alcuni amministratori comunali, inoltre, è successo più di una volta di essere oggetto di violenza e di intimidazioni particolarmente pesanti. Un caso è sempre quello di Bartone che nei mesi scorsi si è vista incendiata, pure, la macchina. La maggioranza degli amministratori locali minacciati vive nel Sud Italia ed amministra comuni di piccole-medie dimensioni. Tuttavia non sono mancati episodi di intimidazione anche al nord. E non è da escludere che ancora oggi alcuni amministratori locali settentrionali siano minacciati se solo si pensa, ad esempio, alla presenza della ‘ndrangheta in Lombardia e alla sua infiltrazione nel tessuto economico, testimoniata dall’inchiesta “Crimine”. Gli amministratori locali oggetto di attenzione criminale e violenta non sono né eroi né paladini senza macchia che inten- dono sfidare in solitaria l’illegalità e le mafie. Sono semplicemente persone perbene che intendono la politica come esercizio del bene comune per la collettività. Sono persone che hanno compreso che l’illegalità si nutre di consenso sociale fondato sulla concessione di privilegi, di raccomandazioni e sull’esercizio di intimidazioni. E per questo motivo hanno iniziato un’opera di bonifica socioterritoriale che si fonda sull’investimento in politiche sociali (esempio lotta alla dispersione scolastica, investimento sui giovani e la cultura), sul rispetto dell’ambiente, sulla pianificazione urbanistica che non tollera l’abusivismo edilizio e la cementificazione selvaggia, sulla promozione di uno sviluppo capace di garantire lavoro vero. La gran parte degli amministratori di cui stiamo parlando non è scortata, né è destinataria di stipendi elevati, come qualcuno può essere indotto a pensare in tempi in cui nel nostro Paese al termine “politica” è associato il termine “casta”. Al contrario, spesso, sono proprio molti sindaci, assessori e consiglieri comunali onesti che si autotassano per permettere ai loro Comuni di disporre di maggiori risorse da investire per garantire sviluppo e legalità, com’è il caso del sindaco di Soriano Calabro. E lo fanno, per esempio, o riducendosi le indennità, oppure aprendo direttamente il proprio portafoglio per pagare la benzina dell’auto di servizio, un viaggio di lavoro, la carta per le fotocopie in ufficio. E’ arrivato il tempo a cercare questi sindaci e a metterli in rete tra di loro. Non lasciarli soli e sostenerli. Sono queste le risposte che possiamo dare a chi si chiede cosa possiamo fare. Oltre che lavorare al loro fianco. Domenico L. Scuglia Segretario comunale