IN ESODO DAL PIACERE PER RAGGIUNGERE LA GIOIA E L`AMORE
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IN ESODO DAL PIACERE PER RAGGIUNGERE LA GIOIA E L`AMORE
IN ESODO DAL PIACERE PER RAGGIUNGERE LA GIOIA E L’AMORE IL SOLO PIACERE NON APPAGA IL CUORE, È NECESSARIA LA GIOIA CIÒ CHE CREDO Credo che la vita non è un'avventura da vivere secondo le mode correnti, ma un impegno a realizzare il progetto che Dio ha su ognuno di noi: un progetto di amore che trasforma la nostra esistenza. Credo che la più grande gioia di un uomo è incontrare Gesù Cristo, Dio fatto carne. In lui ogni cosa - miserie, peccati, storia, speranzaassume nuova dimensione e significato. Credo che ogni uomo possa rinascere a una vita genuina e dignitosa in qualunque momento della sua esistenza. Compiendo sino in fondo la volontà di Dio può non solo rendersi libero ma anche sconfiggere il male.1 Il cuore dell'uomo è inquieto e da sempre è alla ricerca di una gioia a cui anela da sempre. C'è nell'uomo qualcosa che lo rende instancabile ricercatore di gioia. Infatti Dio "facendo sorgere l'uomo entro un universo che è opera di potenza, di sapienza, di amore, (..) prima ancora di manifestarsi personalmente mediante la Rivelazione, dispone l'intelligenza e il cuore della sua creatura all'incontro con la gioia, nello stesso tempo che con la verità. Bisogna dunque essere attenti all'invocazione che sale dal cuore dell'uomo, dall'età dell'infanzia (..) fino a quella della serena vecchiezza, come un presentimento del mistero divino" 2. Spesso però l'uomo confonde il piacere con la gioia. Scambia la soddisfazione intensa di un attimo con la gioia. Ora caratteristica della gioia non è la fuggevolezza ma la durata, non è la momentaneità ma la stabilità. Non dipende dalle cose ma va oltre le cose... Non si radica in un possesso, ma in una qualità dell'essere. Non è fondamentalmente individualistica ma personale e comunitaria. L'uomo ricerca la gioia, ma spesso non conosce che il piacere, il quale è ben più semplice da provare e trovare. Oggi questa esperienza è divenuta talmente importante da farsi addirittura criterio di discernimento etico; ciò che mi procura piacere è bene, ciò che mi dà dolore, sofferenza, è male. 1 Thomas Merton 2 Paolo VI, Gaudate in Domino (n. 1). È necessario approfondire la riflessione e la meditazione sulla esperienza della gioia affinché ciascuno sia sempre più capace di riconoscerla e di coglierne l'immensa superiorità e diversità dal semplice e fuggevole piacere. Occorrerà comprenderla e conoscerla sempre di più affinché il cristiano sia capace di condurre al Signore tutti quegli uomini e donne che proprio per causa della ricerca di essa si allontanano proprio da Dio, fonte della gioia in quanto dono della Grazia come afferma l’evangelista Giovanni. È stato scritto: "Il Maligno vuole rubare le anime per la via del piacere egoistico, noi dobbiamo portarle al Signore per la via della gioia nello Spirito". L'evangelizzatore di questi nostri tempi non sarà il critico pedante dei costumi odierni ma colui che indicherà e testimonierà una qualità di vita segnata profondamente dalla gioia. Ora la gioia è uno dei frutti della pace che Gesù dona ai discepoli quando si presenta in mezzo a loro come il Risorto 3. A questo proposito è interessante notare il nesso etimologico di gioia con grazia (kara' e karis) e l'uso che di questi termini fanno i Sinottici (Mt/Lc/Mc): la comune radice etimologica evidenzia che la gioia è frutto della grazia. A questo proposito si ripensi ai seguenti passi biblici: Lc 1,47 - il Magnificat: "Il mio spirito esulta in Dio mio salvatore". Lc 1,44 - l'incontro di Maria con Elisabetta: "... il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo...". Lc 24,32 - i discepoli di Emmaus: "Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino?" Questa esperienza non è solo degli apostoli. È propria di tutti coloro che vivono nello Spirito e coltivano profondamente la comunione con il Signore, con i fratelli, con tutta la Chiesa. Ascoltiamo e meditiamo alcune esperienze che si sono fatte lode, preghiera, poesia, conoscenza di Dio per via d'amore. Ha scritto San Gertrude d'Helfa: “Tu sei lo splendore di tutti i colori, il sapore di tutti i gusti, la fragranza di tutti gli odori, l'incanto di tutte le armonie, la fresca soavità dei baci più appassionati. Tu dolce sapore d'infinita intimità, carezza d'infinita delicatezza, tenerezza d'infinita bontà, amante d'infinito amore, sposo d'infinita dolcezza, innamorato d'infinita purezza.” E negli scritti di San Francesco d'Assisi leggiamo4 “Tu sei il bene, tutto il bene, il sommo bene, Signore Iddio vivo e vero. Tu sei carità, amore. Tu sei sapienza. Tu sei umiltà. Tu sei pazienza. Tu sei sicurezza. Tu sei la pace. Tu sei gaudio e letizia. Tu sei giustizia e temperanza. Tu sei ogni dovizia. Tu sei bellezza. Tu sei mitezza. Tu sei il protettore. Tu sei il custode e il difensore. Tu sei fortezza. Tu sei rifugio. Tu sei la nostra speranza. Tu sei la nostra fede. Tu sei la grande nostra dolcezza. Tu sei la nostra vita eterna, grande e ammirabile Signore, Dio onnipotente, misericordioso Salvatore.” Sant'Agostino ci narra nelle sue Confessioni 5 come è riuscito a trovare finalmente la gioia. “Bellezza tanto antica e tanto nuova; tardi ti ho amato! Tu eri dentro di me, e io stavo fuori, ti cercavo qui, gettandomi, deforme, sulle belle forme delle tue creature. Tu eri con me, ma io non ero con te. Mi tenevano lontano da te le creature che, se non esistessero in te, non esisterebbero per niente. Tu mi hai chiamato, il tuo grido ha vinto la mia sordità; hai brillato, e la tua luce ha vinto la mia cecità; hai diffuso il tuo profumo, e io l'ho respirato, e ora anelo a te; ti ho gustato, e ora ho fame e sete di te; mi hai toccato, e ora ardo del desiderio della tua pace.” 3 Gv 20,19-20 4 5 Scritti di San Francesco d'Assisi, Ed., O.R., Milano. Sant'Agostino Le Confessioni, Libro X, capitolo XXVII. La gioia, la pace sono frutto della vita di grazia, della comunione con l'Onnipotente Iddio. Ad ogni uomo e donna è dato di cercare Dio per trovare la gioia e la verità. "E allora un primo dovere ci coglie, quello di godere della conoscenza che già abbiamo di Dio; e un secondo: quello di cercarlo; di cercarlo appassionatamente, dove, come e quando egli si lascia incontrare. È questo il senso profondo della nostra vita presente, una vigilia che spia e attende la luce" 6. Cercare Dio per trovare la gioia e la verità e superare l'inquietudine esistenziale causata dalla propria lontananza di Dio. Tutta la condizione esistenziale dell'uomo si gioca sul binomio gioia-tristezza, il quale altro non è che la manifestazione della realtà interiore della persona, grazia-peccato. Situazione che, a sua volta, rimanda al dramma universale del peccato dell'uomo e del mondo, che ha impedito all'umanità, sino all'avvento di Cristo e del dono della redenzione, di vivere nella grazia, cioè in Dio, con Dio, per Dio. È illusorio pensare di trovare la gioia, di vivere nella gioia, se non si vive nella grazia di Cristo, nella Chiesa da Lui voluta e guidata. Come musica: ama e troverai l’Amore “Al centro del tuo cuore Che c'è? So che è successo già Che altri già si amarono Non è una novità Ma questo nostro amore è Come musica Che non potrà finire mai Che non potrà finire mai Mai mai Non è una novità Ma questo nostro amore è Come musica Che non potrà finire mai Che non potrà finire mai Mai mai . “7 Perchè questa canzone contemporanea ha avuto un così grande successo al punto che la udivamo continuamente per radio e per televisione ? Evidentemente perchè interpretava i sentimenti e il pensiero di molti. E come fare a dare torto a chi afferma che al centro del tuo cuore c’è l’amore ? E che l’amore non potrà finire mai ? Questo è l’anelito e la speranza di ogni persona. Perché tutti cercano l’amore ma pochi lo trovano ? Perché tanto dolore e sofferenza ? Perché pochi hanno una vita felice, gioiosa ? L’amore è la luce della vita , ma molti di noi "questa luce indefettibile" non riescono vederla... 6 Paolo VI, 11-11-1968. 7 Dalla canzone “ Come musica” di Jovanotti, 2008 Non ti vediamo più, Signore forse non ti abbiamo mai visto! Sei nato quando la notte era nel mezzo del suo corso, e la notte è buia, Signore, la notte non lascia vedere nulla, nemmeno te, soprattutto te Signore. Tu sei la luce che brilla nelle tenebre ma sulla tua luce precipitano valanghe d'odio e di fame, d'incuria e di violenza d'ogni opaca materia in cui si trasmuta il peccato dell'anima. Non ti vediamo più, Signore! Le promesse folgoranti che invadevano dal cielo la nostra umanità fanciulla, la nostra umanità legata da catene immemorabili, le tue promesse folgoranti sono disciolte come sogni all'urto d'un livido mattino senza sole. Non ti vediamo più, Signore! (...) Ma noi, caparbi accusatori della tua paternità, triturando nell'animo le nostre indolenti lamentazioni d'uomini, noi cerchiamo te, Signore! Se tu volessi con la tua pazienza luminosa scavare un camminamento fra macerie smemorate, se tu volessi nella nostra notte riverberare ancora sulle pene e sui peccati il chiarore dolce del tuo volto amico!" 8 Perché non ti vediamo più, Signore ? Come fare per scorgere di nuovo la stella dell’Amore Raccontava Madre Teresa di Calcutta: Noi Missionarie della Carità abbiamo alcune case in Australia. Tutti sapete che molti aborigeni di quel continente vivono in condizioni assai misere. Quando arrivammo in mezzo a loro per aiutarli incontrammo un anziano che viveva in condizioni orribili. Mi recai a fargli visita e per avviare la conversazione gli dissi: - Per favore, mi lasci pulire la camera e riordinare il letto . - Io sto bene così - mi rispose asciutto. - Lei starà meglio nell'ambiente pulito -insistei. Finalmente accettò. Quando entrai nella stanza - la chiamo "camera" ma non ne aveva l'idea -mi accorsi che l'uomo aveva un lampadario molto bello ma ricoperto di polvere e di sporco. - Non accende mai questa lampada? - chiesi. - E per chi? - mi rispose - In questa casa non viene nessuno. Io trascorro i giorni senza mai vedere un volto umano, per cui non ho bisogno di accendere la luce; Allora gli dissi: - Se venissero le Sorelle a farle visita, sarebbe disposto ad accendere il lampadario per loro? - Naturalmente! - rispose. Le Sorelle cominciarono a fargli visita di sera ed egli prese l'abitudine di accendere il lampadario e mantenere in ordine la camera. Visse così per due anni. Un giorno consegnò alle Sorelle un messaggio per me: - Dite alla mia amica che la luce che essa accese nella mia vita continua a risplendere. Carissimi il Figlio di Dio torna per un miracolo d'amore vincendo il Male e la Morte quando tu ami perché Lui ha fiducia in noi. E torna nel tempo a farsi Bimbo per noi, un Bimbo più grande dell'universo, un Bimbo che spezza le catene agli schiavi donando a tutti gli uomini di buona volontà la Speranza, il Perdono, l'Amore. Per l’approfondimento biblico personale Gv 20,1 - 31 Cantico dei Cantici 5, 18 P. Giovanni Giorgianni da “Rileggiamo il Vangelo”