programma di sala - Società del Quartetto di Milano
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programma di sala - Società del Quartetto di Milano
Martedì 13 gennaio 2015 ore 20.30 Sala Verdi del Conservatorio Stagione 2014-2015 Concerto n. 7 Jan Lisiecki pianoforte Busoni - Preludio Corale “Ich ruf zu Dir, Herr Jesu Christ” (da BWV 639) - Preludio Corale “Wachet auf, ruft uns die Stimme” (da BWV 645) Bach - Partita n. 2 in do minore BWV 826 Paderewski - Tre Humoresques de concert op. 14 - Nocturne in si bemolle maggiore op. 16 n. 4 Mendelssohn - Rondò capriccioso op. 14 Chopin - Dodici Studi op. 10 Il concerto è registrato da RAI Radio3 Di turno AntonioBisceglia Magnocavallo Marco Andrea Kerbaker Alberto Mingardi Consulente Artistico Artistico Consulente Paolo Arcà Paolo Sponsor istituzionali Sponsor Barocco e oltre Con il contributo di Media partner Con il patrocinio e il contributo di Con il patrocinio di In collaborazione con È vietato, senza il consenso dell’artista, fare fotografie e registrazioni, audio o video, anche con il cellulare. Iniziato il concerto, si può entrare in sala solo alla fine di ogni composizione. Si raccomanda di: • disattivare le suonerie dei telefoni e ogni altro apparecchio con dispositivi acustici; • evitare colpi di tosse e fruscii del programma; • non lasciare la sala fino al congedo dell’artista. Il programma è pubblicato sul nostro sito web il venerdì precedente il concerto. Ferruccio Busoni (Empoli 1866 - Berlino 1924) da “10 Chorale-Préludes” (1907-1909) n. 5 “Ich ruf zu dir, Herr Jesu Christ” (da BWV 639) (ca. 4’) n. 2 “Wachet auf, ruft uns die Stimme” (da BWV 645) (ca. 4’) Johann Sebastian Bach (Eisenach 1685 - Lipsia 1750) Partita in do minore n. 2 BWV 826 (ca. 19’) Sinfonia - Allemande - Courante - Sarabande - Rondeau - Capriccio Anno di composizione: ca 1725 Anno di pubblicazione: 1731, in Clavier-Übung I Ferruccio Busoni è stato uno degli ultimi virtuosi di pianoforte dell’Ottocento, ma il primo dei grandi interpreti del Novecento. Il suo amore per la musica di Bach affondava le radici in un secolo che aveva visto svilupparsi il mito del compositore di Lipsia come padre fondatore della musica moderna. La musica ispirata ai lavori di Bach occupa una parte rilevante della produzione di Busoni, che tocca forse il culmine della sua devozione artistica nel 1909 con la Fantasia nach Bach, concepita come un epitaffio per il padre Ferdinando appena scomparso. In quegli stessi anni, Busoni era impegnato nello studio della musica per strumenti a tastiera di Bach, in vista di un’edizione integrale curata in collaborazione con gli allievi Egon Petri e Bruno Mugellini per l’editore Breitkopf&Härtel. Un tema in particolare era diventato molto caro a Busoni, ovvero come riuscire a rendere sul pianoforte le caratteristiche della scrittura organistica di Bach. A questo argomento è dedicato anche un saggio aggiunto in appendice alla Bach-Busoni Ausgabe, in cui il compositore illustra le sue idee circa il modo più appropriato di trascrivere le note sul pianoforte e soprattutto di usare i pedali. Un esempio pratico di quest’arte raffinata sono i 10 ChoralePréludes, trascritti per pianoforte “in stile da camera” da vari lavori per organo di Bach. Ich ruf zu dir BWV 639 proviene dal cosiddetto Das Orgel-Büchlein, una raccolta di preludi corali pensata a fini didattici all’epoca di Weimar, mentre Wachet auf BWV 645 fa parte dei sei pezzi per organo pubblicati nel 1748. Busoni, a differenza di Liszt, interpreta la trascrizione con assoluta umiltà, rimanendo il più fedele possibile al testo originario e rifuggendo da qualsiasi tentazione del virtuosismo. Il suo intervento è più raffinato e riguarda la sfera del carattere e del significato intimo di ciascun corale, ritoccando il colore del suono, le dinamiche e il fraseggio. Per Wachet auf, ruft uns die Stimme, la cantata delle vergini sagge, Busoni indica all’esecutore di suonare “con semplicità devota”, usando il pedale “con molta riservatezza”, rimanendo sempre in una sonorità moderata. Ich ruf zu dir, che è un’appassionata preghiera, dev’essere suonata invece in maniera “molto espressiva” e il canto nella voce superiore sempre in rilievo e tenuto, anche nella parte finale, quando il fedele invoca Dio nell’ora più buia della notte. Per sottolineare il carattere intimo e raffinato del virtuosismo di queste trascrizioni, Busoni dedicò i Chorale-Préludes al pianista portoghese José Vianna da Motta, l’amico che forse conosceva meglio di chiunque altro i segreti della sua arte. Il primo lavoro di Bach pubblicato sotto la sua supervisione fu il primo libro della Clavier Übung, nel 1731. L’antologia, destinata a un pubblico di dilettanti più o meno abili, conteneva anche un gruppo di sei Partite, tra cui la Seconda in do minore BWV 826. La Partita era una forma analoga alla Suite, ossia una raccolta di danze ordinate secondo un canone definito ma con alcune libertà. La sequenza delle danze prevedeva di norma un’allemanda, una corrente, una sarabanda, un minuetto o una danza di mezzo carattere e una giga, con l’aggiunta di un preludio iniziale di forma libera. In questo caso però il minuetto è rimpiazzato da un “Rondeau” e al posto della giga finale troviamo un “Capriccio” nel ritmo di 2/4. La Partita si apre con una “Sinfonia” impegnativa. Un pomposo e solenne Grave precede l’Andante, molto espressivo e cantabile, come per sottolineare lo stile francese della scrittura. Per completare il carattere eterogeneo della “Sinfonia”, un terzo episodio in stile fugato si aggiunge ai primi due, chiudendo in metro ternario un preludio iniziato con un ritmo pari. In contrasto con il carattere eccentrico della “Sinfonia”, la splendida “Allemande” successiva si sviluppa in maniera lineare e organica, prendendo spunto da un’idea tematica dell’Andante iniziale. La “Courante” invece si riallaccia alla tessitura a quattro parti del Grave, con uno stile altrettanto nobile, ma al servizio di una scrittura più imitativa. “Sarabande” e “Rondeau” formano una coppia assai contrastante, tutta espressione la prima e tutto ritmo la seconda. Il “Capriccio” infine mostra una scrittura virtuosistica, con ampi salti della mano sinistra e passaggi di agilità che reclamano la massima pulizia. Ignacy Jan Paderewski (Kurylowka, Ucraina 1860 - New York 1941) da “6 Humoresque de Concert” op. 14 (1887-1888) (ca. 11’) 1. Menuet 2. Sarabande 3. Caprice (Genre Scarlatti) Nocturne in si bemolle maggiore op. 16 n. 4 (1890-1891) (ca. 4’) Ignacy Paderewski è stato forse l’ultimo virtuoso dell’Ottocento, malgrado sia sopravvissuto ben oltre il suo secolo. I vezzi e i comportamenti eccentrici, come la pretesa di portare con sé in tournée il pianoforte Erard e il pappagallo, in fondo non erano che le vestigia di un mondo ormai scomparso con la I Guerra mondiale. La sua popolarità come virtuoso era tuttavia immensa, specie in Polonia, dove il suo nome era leggendario. Il generoso impegno per la causa dell’indipendenza gli procurò, all’epoca del Trattato di Versailles, l’incarico di Primo ministro del nuovo stato di Polonia e di rappresentante nazionale alla Conferenza di pace. Come compositore invece la sua fama è legata quasi esclusivamente al celebre Menuet in sol maggiore, che come la Sarabande e il Caprice fa parte di una raccolta di sei pezzi caratteristici scritta verso la fine degli anni Ottanta. Il giovane virtuoso s’inseriva nel solco della scrittura pianistica di Liszt, ma del Liszt trascendentale e spettacolare degli anni Trenta e Quaranta, non del compositore sperimentale e introverso degli ultimi anni. Le forme musicali del Settecento vengono stravolte da Paderewski e restaurate secondo i canoni del virtuosismo più estremo, con una scrittura irta di difficoltà pur nell’ambito del pezzo d’occasione, specie nel Caprice in sol maggiore, esplicitamente ispirato dallo stile di Scarlatti. Fa eccezione tuttavia la Sarabande in si minore, nella quale il linguaggio ottocentesco traduce il carattere espressivo di questa danza lenta in una melodia perpetua intrecciata dalle diverse voci. Il posteriore Nocturne in si bemolle maggiore, dedicato alla principessa rumena Raluca Bassaraba de Brancovan, pianista e madre della grande protettrice della musica parigina Anna de Noailles, accentua il carattere cantabile con una grande espansione lirica, spossata di cromatismo e inebriata di preziosi profumi dell’armonia. Felix Mendelssohn (Amburgo 1809 - Lipsia 1847) Rondò capriccioso op. 14 (1827) (ca. 6’) In confronto al virtuosismo fin de siècle di Paderewski, il pianismo di Mendelssohn sembra un’oasi di eleganza e di buongusto. Scritto probabilmente a sedici anni, il Rondò capriccioso in mi minore illustra in maniera perfetta lo stile classico del pianoforte in voga nel primo Ottocento, immune dai tormenti filosofici dell’ultimo Beethoven e dai demoni delle grandi Sonate di Schubert. Un appoggio leggero, la massima articolazione delle dita, l’uso del pedale molto discreto, la precisione ritmica e l’uguaglianza di suono sono le caratteristiche principali della scuola del giovane Mendelssohn, che di suo ci aggiunge una vena melodica poetica e un gusto spiccato per il fantastico teatrale. Non a caso sono gli anni delle musiche di scena per il Sogno di una notte di mezza estate; la seconda parte del Rondò, il “Presto” in 6/8 in minore, rispecchia nel carattere generale il mondo magico delle creature saettanti del bosco di Atene. La parte iniziale invece, un “Andante” calmo e spianato in mi maggiore, sembra un prologo ai futuri Lieder senza parole, con una melodia dolce e semplice a cui manca davvero soltanto la pronuncia del canto. Frédéric Chopin (Zelazowa Wola 1810 - Parigi 1849) Dodici Studi op. 10 (ca. 30’) Anno di composizione: 1829-1833 Anno di pubblicazione: 1833 Il virtuosismo, come ogni altro aspetto della musica, aveva per Chopin soprattutto un valore artistico. La sua musica non cadde mai nella tentazione della bravura fine a se stessa. A Chopin ripugnava l’idea di esibirsi in pubblico, pur avendo una padronanza della tastiera perfetta. L’incontro con Paganini, alla fine degli anni Venti, gli suggerì una visione nuova del rapporto tra virtuosismo ed espressione artistica. La vecchia formula dello studio didattico, ricevuta in eredità da Cramer e Clementi, venne arricchita di nuova linfa grazie a un’invenzione traboccante d’idee poetiche e musicali. Una prima serie di Studi fu pubblicata come op. 10 nel 1833, con una dedica a Liszt che lasciava trapelare l’ammirazione senza riserve per la sua prodigiosa figura d’interprete. Le prime 12 Études rivelarono al mondo un talento creativo senza paragoni. Per la prima volta, forse, tutte le possibilità tecniche e sonore del pianoforte sviluppate fino a quel momento erano indagate in maniera così sistematica e profonda. Questo ciclo di lavori segna il passaggio di Chopin dall’adolescenza alla maturità artistica, sia come pianista, sia come compositore. La prima serie di Studi mette in evidenza alcune delle caratteristiche del pianismo di Chopin, alternando momenti di grande virtuosismo e di intensa espressione musicale. Anche gli studi più funambolici, come il n. 1 in do maggiore, che metteva in imbarazzo perfino Horowitz, o il n. 8 in fa maggiore, superba sfida di bravura per la mano destra, sono sempre concepiti all’interno di un discorso musicale della massima intensità, pur nelle ridotte dimensioni della forma. Altri studi invece sono delle vere e proprie ricerche sul suono e sull’espressione, come per esempio lo Studio in mi bemolle minore n. 6 o il n. 9 in fa minore, intriso di un lirismo appassionato che anticipa i Notturni più cupi e disperati. Arpeggi, scale diatoniche e cromatiche, accordi spezzati e arpeggiati sono gli elementi essenziali del pianismo di Chopin, che li concentra in maniera brillante e innovativa in questa prima raccolta di Studi. Dalla raccolta dell’op. 10 è tratta la Étude più popolare non solo della raccolta, ma dell’intero repertorio del pianoforte. Lo Studio in do minore, l’ultimo della serie, esprime l’immediata e violenta reazione di Chopin alla notizia dell’occupazione dei russi di Varsavia, in seguito della sfortunata Rivolta di novembre (1830-1831). L’impatto emotivo dell’impetuoso movimento della mano sinistra, sovrastato dalla drammatica melodia in ottave della mano destra, è irresistibile ed esprime con sconvolgente intensità il dolore disperato per la fine di un mondo e di una magnifica illusione. Oreste Bossini Jan Lisiecki pianoforte Jan Lisiecki è nato nel 1995 da genitori polacchi a Calgary, dove si è diplomato nel 2011. Attualmente studia alla Glenn Gould School of Music di Toronto dove ha vinto il “Premio Ihnatowycz”. A soli diciotto anni ha già meritato numerosi premi tra i quali il “Révélations Radio-Canada Musique” (2010), “Jeune Soliste des Radios Francophones” (2011), “Young Artist Gramophone Award” (2013) e il Premio Leonard Bernstein al Festival dello SchleswigHolstein (2013); la registrazione dal vivo nel 2010 dei due Concerti di Chopin con l’Orchestra Sinfonica di Varsavia diretta da Howard Shelley ha meritato il Premio “Diapason Découverte”. Tra gli appuntamenti delle stagioni scorse ricordiamo il debutto con la New York Philharmonic con David Zinman, il concerto di apertura della stagione dell’Orchestre de Paris con Paavo Järvi e il debutto con la BBC Symphony Orchestra e Jiří Bělohlávek. In recital è stato ospite di sala da concerto di primo piano quali Avery Fisher Hall, Carnegie Hall, Barbican Centre, Salle Pleyel, Tonhalle di Zurigo, Konzerthaus di Vienna e Suntory Hall. Negli anni scorsi ha avuto l’onore di essere chiamato a sostituire Martha Argerich (chiamato da Claudio Abbado) e Nelson Freire. Ha inoltre collaborato con musicisti quali Yo-Yo Ma, Pinchas Zukerman ed Emanuel Ax. È stato ospite dei festival di Verbier, Radio France, La Roque d’Anthéron e Chopin and his Europe. Nel 2013 ha debuttato con Antonio Pappano e l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia alla Royal Albert Hall di Londra per i BBC Proms e con la Philadelphia Orchestra diretta da Yannick Nézet-Séguin al Bravo! Vail Festival. Nella stagione 2013/2014 ha inoltre debuttato con la Filarmonica della Scala diretta da Daniel Harding, con l’Orchestre de Paris, l’Orchestra della Tonhalle di Zurigo e l’Orchestra Sinfonica NHK di Tokyo. In recital è stato ospite a San Francisco e alla Wigmore Hall di Londra. Nell’aprile 2014 è stato protagonista con la Philadelphia Orchestra di tre diversi concerti dedicati a Mozart in una sola settimana. Dalla stagione 2012/2013 partecipa al progetto “Junge Wilde” del Konzerthaus di Dortmund. Nel 2012 è stato nominato Ambasciatore UNICEF per il Canada, dopo esserne stato “Giovane Rappresentante” sin dal 2008. A quindici anni ha firmato un contratto di esclusiva con Deutsche Grammophon e il suo CD di debutto include i Concerti per pianoforte K 466 e K 467 di Mozart registrati con l’Orchestra del Bayerischer Rundfunk diretta da Christian Zacharias. Nell’aprile 2013 è stato pubblicato un CD dedicato agli Studi di Chopin op. 10 e op. 25. Ha debuttato in recital a Milano nella passata stagione, ospite della nostra Società. Prossimo concerto: Martedì 20 gennaio 2015, ore 20.30 Sala Verdi del Conservatorio Viktoria Mullova violino Katia Labèque pianoforte Due trascinanti signore della musica, due personalità fortissime e complementari che da qualche stagione hanno deciso di condividere il palcoscenico per sperimentare insieme vie nuove nell’interpretazione del repertorio e nel promuovere musica nuova. Viktoria Mullova e Katia Labèque intrecciano un fitto e vivace dialogo tra violino e pianoforte, mescolando l’eleganza rococò della musica di Mozart e le arcane armonie di quella di Arvo Pärt, l’appassionata irruenza della Sonata di Schumann e le rarefatte atmosfere dei lavori di Takemitsu. L’emblema del loro moderno sincretismo musicale è forse la Sonata per violino di Ravel, che non disdegnava di arricchire lo stile classico con la nuova linfa del linguaggio del jazz e del blues. Concerto in occasione della mostra Le dame dei Pollaiolo - Una bottega fiorentina del Rinascimento Museo Poldi Pezzoli, 7 novembre 2014 - 16 febbraio 2015 Per i nostri Soci biglietto ridotto a 7 E (anziché 10 E), presentando la tessera associativa. Inoltre: ◆ Presentando il biglietto del concerto anche i non Soci potranno accedere alla mostra al prezzo ridotto di E 7. ◆ Con il biglietto della mostra si potrà acquistare un biglietto per il concerto al prezzo ridotto speciale di E 15 (anziché 30). Mercoledì 4 febbraio, alle ore 19, si terrà una visita guidata alla mostra, riservata ai nostri Soci. Prenotazione obbligatoria presso la nostra Segreteria (02 795393). In occasione della visita, verrà offerto un aperitivo. In caso di esaurimento dei posti disponibili, il Museo metterà a disposizione una seconda data, che verrà comunicata in seguito. Martedì 3 febbraio 2015, ore 20.30 Concerto di due giovani quartetti italiani emergenti, Quartetto Guadagnini e Quartetto Noûs, in omaggio per tutti i Soci Per accedere al concerto i Soci possono ritirare il biglietto omaggio in sede o ritirarlo la sera del concerto presentando la propria tessera o il proprio abbonamento alle maschere all’ingresso della Sala Verdi. Per i non Soci, i biglietti sono già in vendita in sede a E 10. Società del Quartetto di Milano - via Durini 24 20122 Milano - tel. 02.795.393 www.quartettomilano.it - [email protected]