La Classe Capovolta di Biscaro e Maglioni
Transcript
La Classe Capovolta di Biscaro e Maglioni
La classe capovolta © Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Ogni riproduzione o distribuzione è vietata. Progettazione/Editing Giuseppe Degara Rottermaier – Servizi letterari Impaginazione Alessandro Stech Immagine di copertina © kate_sept2004/istockphoto.com Copertina Giordano Pacenza © 2014 Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. Via del Pioppeto 24 38121 TRENTO Tel. 0461 950690 Fax 0461 950698 www.erickson.it [email protected] 4a ristampa dicembre 2015 ISBN: 978-88-590-0488-2 Tutti i diritti riservati. Vietata la riproduzione con qualsiasi mezzo effettuata, se non previa autorizzazione dell’Editore. © Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Ogni riproduzione o distribuzione è vietata. Metodologie e percorsi per la didattica, l’educazione, la riabilitazione, il recupero e il sostegno Collana diretta da Dario Ianes Maurizio Maglioni e Fabio Biscaro La classe capovolta Innovare la didattica con la flipped classroom Prefazione di Tullio De Mauro © Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Ogni riproduzione o distribuzione è vietata. M au r izio M aglion i Insegnante di chimica presso l’ITIS «Enrico Fermi» di Roma, autore di romanzi e saggi, tra cui Docenti indecenti (2012), valutatore EFQM-CAF, iscritto all’albo dei TQM Assessors dal 2005, consulente e formatore aziendale, cofondatore del FLIC (Flipped Teachers Italian Club). Fa b io B i s c a ro Nato a Treviso nel 1974 e laureato in Ingegneria informatica. Insegnante di informatica nelle scuole secondarie di Treviso. Ha insegnato al Politecnico di Milano e ha esperienza di project management. Nel 2012 ha creato il blog www.oggiimparoio.it in cui riporta alcune delle sue esperienze di docenza. Per contatti: [email protected]. © Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Ogni riproduzione o distribuzione è vietata. Indice 9 Prefazione Tullio De Mauro 13 Introduzione 15 Capitolo 1 Cos’è l’insegnamento capovolto 27 Capitolo 2 Preparare i video e allestire una videoteca 35 Capitolo 3 Studio individuale, svolgimento dei compiti e fase di interiorizzazione dei contenuti 45 Capitolo 4 Capovolgere la valutazione 55 Capitolo 5 La didattica per competenze 65 Capitolo 6 Il metodo flipped classroom in dieci domande 75 Conclusioni 77 Appendice 85 Bibliografia e sitografia © Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Ogni riproduzione o distribuzione è vietata. R i ngr a zi a m enti Ringraziamo tutte le classi, nostre adorabili «cavie» degli esperimenti di flipped learning. Barbara Amadio, docente di italiano, latino e storia, che ci ha supportato nella sperimentazione della realizzazione dei compiti per competenze. Un ringraziamento particolare a Romina Papa, nostra musa ispiratrice che, tramite il sito dell’ADi (Associazione Docenti italiani), ha dato l’input alla nascita e alla diffusione della didattica capovolta in Italia. © Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Ogni riproduzione o distribuzione è vietata. «Lo sa, prof., che la materia che studio più volentieri è la sua?» «Davvero? Ti piace la chimica?» «No, è che lei la spiega molto bene.» «Marco, guarda che io non vi ho mai spiegato la chimica!» «No, mi sono sbagliato, volevo dire che mi piace il suo metodo!» «E cioè?» «Mi piace guardare a casa con calma i video di chimica, fare gli esercizi e i lavori di gruppo a scuola e anche il fatto che lei in classe ha tempo per correggermi e farmi migliorare.» «Sono contento. Allora mi consigli qualcosa per migliorare ancora di più la didattica?» «Certo prof., le consiglio di insegnare il suo metodo agli altri professori!» © Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Ogni riproduzione o distribuzione è vietata. © Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Ogni riproduzione o distribuzione è vietata. Prefazione Tullio De Mauro I capitoli centrali di questo libro sono ricchi di richiami agli studi di Scienze dell’educazione, in particolare alle teorie dell’apprendimento e della valutazione. Ma questo non vuole essere un libro di teoria. Maurizio Maglioni e Fabio Biscaro, insegnanti nelle scuole secondarie, non hanno ambizioni teoriche e nemmeno stilistiche. Da insegnanti hanno sperimentato una via, ne sono restati convinti e affascinati, se ne sono fatti esperti e ora intendono metterla generosamente a disposizione di noi tutti con molta semplicità e grande spirito pratico. La via è quella della flipped classroom, la classe ribaltata. L’espressione «capovolgere la classe», ripresa nel titolo di questo volume, deve incuriosire, non spaventare. Per certi aspetti di fondo, si potrebbe perfino dire che non c’è nessuna novità. Gli autori se ne rendono conto, e come exergon di alcuni capitoli scelgono frasi scritte cent’anni fa da Maria Montessori (18701952). Sono frasi che allora e ora sollecitano a pensare l’apprendimento a scuola così come è nella vita e, aggiungerei, negli studi scientifici, specialistici: non una ripetizione imposta e passiva, ma un processo autonomo, attivo, che nasce e si sviluppa se c’è un nostro coinvolgimento personale, un nostro interesse. Se questo c’è, ci ingegniamo in ogni modo e siamo disposti alle più dure fatiche, e a volte nemmeno ce ne accorgiamo, per raggiungere una nuova conoscenza: una persona, un luogo, un libro, un risultato inedito, una tecnica, una lingua, una scienza. Ma non è solo Maria Montessori a farci riflettere sui limiti del tradizionale insegnamento ex cathedra: noi sulla cattedra a parlare e gli apprendenti in muta © Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Ogni riproduzione o distribuzione è vietata. 10 La classe capovolta schiera ad ascoltarci o fingere di farlo finché, se appena sono vispi, si ribellano o vanno da un’altra parte. Lo sappia o no, l’insegnamento capovolto raccoglie antiche istanze. A rintracciarle non basta nemmeno risalire a Vico, alla sua idea che non c’è verum se non siamo noi a costruirlo e a farne un factum. Bisogna risalire assai più indietro nel tempo, alla piazza d’Atene dove Socrate, con le sue domande terra terra e dialogando senza montare in cattedra, scuoteva le certezze del sapere preconfezionato e apriva nuove vie alla conoscenza consapevole; più indietro ancora, alle grandi città greche dell’Anatolia, dove Eraclito insegnava a diffidare della polymathía, del sapere o credere di sapere tante cose senza capirle e possederle. Ma non sono solo istanze di venerabile antichità. È capitato a molti di sperimentare che è addirittura impietoso il confronto tra le lezioni frontali dell’anche più bravo professore che incontriamo nelle aule e che tratti una certa materia e buone trasmissioni divulgative del canale culturale europeo Arte o di Piero e Alberto Angela che trattino la stessa materia. Arte o Angela stravincono. Il profano non sempre si rende conto che dietro qualche minuto di emissione c’è un lavoro di giorni e giorni per trovare lo specialista adatto che illustri con chiarezza e sintesi materiali selezionati e offerti con cura, il meglio disponibile su un certo argomento. Nell’aula, con la sua lezione frontale, il bravo professore esce sconfitto. Con sé, in sé, l’insegnante ha però una grande forza. Può fare quello che il grande specialista convocato da Angela non può fare. Può uscire dallo schermo della frontalità e scendere tra i banchi. Può parlare con i singoli alunni. Può capire chi sono quelli che hanno capito e chi sono quelli che ancora ben capito non hanno, e può invitare i primi ad aiutarlo per spiegare ai secondi. Può trasformare la sua classe in una classe diciamo così «vichiana», dove vero è quello che si fa e si costruisce, o nell’antica piazza d’Atene, dove si cerca di capire se dietro le parole magari formalmente giuste d’una risposta ci siano la mera ripetizione o la scintilla dell’intelligenza. Può chiedere di scoprire come collegare l’argomento ad altri. La classe — come sognava e invocava un nostro matematico e grande educatore, Lucio Lombardo Radice — non è più una Hörsaal, un auditorium fatto di uditori singoli e muti, ma diventa una Arbeitsaal, un laboratorium di persone che collaborano tra loro e con l’insegnante, e l’insegnante con tutti e con ciascuno secondo i suoi bisogni. L’insegnamento capovolto vuole liberare questa forza. Vuole dare a ogni insegnante la possibilità di esercitarla. Il segreto, spiegano i due autori, è che alunni e alunne entrino in classe già informati sull’argomento di cui si tratterà a lezione e conoscendolo. E non basta un libro? Non basta dire: prima di domani leggetevi queste pagine del tal volume che trovate in biblioteca o avete in casa? Sì e no, forse basta all’università, per materie umanistiche, forse per © Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Ogni riproduzione o distribuzione è vietata. Prefazione 11 matematica, specie in corsi avanzati. Non basta per materie laboratoriali e in corsi di grado inferiore e per l’allievo all’inizio d’un cammino (e dove non ci sono biblioteche e non ci sono libri in casa…). E poi un testo scritto non è stato tagliato nel modo desiderabile per una lezione a quella classe, a quegli studenti. Nel modo che l’insegnante preferisce seguire per presentare un certo argomento ai suoi alunni di un certo anno serve la sua parola e quindi serve che sia lui stesso a costruire un breve video o a selezionarlo tra quelli già predisposti dai suoi colleghi. Con il video già visto e rivedibile dagli alunni anche dopo, il tempo in classe diventa tutto suo, dell’insegnante, e dei suoi studenti. È un tempo prezioso per discutere e capire meglio, per cominciare ad applicare l’appreso e fissare bene, così, le nozioni. Ma sì, certo, anche fissare nozioni che servono, come quando Beatrice dice a Dante: «Apri la mente a quel ch’io ti paleso/e fermalvi entro, ché non fa scienza,/ senza lo ritener, l’avere inteso». Ma attenzione: inteso vuol dire «udito» e anche «capito». Il tempo classe si amplia non solo con il tempo risparmiato dalla rinunzia alla lezione frontale in aula. La didattica collaborativa che si delinea fa cadere anche la necessità di dedicare, come ora in genere accade, un tempo sterminato alle tradizionali interrogazioni orali. Un insegnante che, per dir così, si muova tra i banchi e crei gruppi di lavoro che segue e stimola è come se passasse tutto il tempo a interrogare tutti e ciascuno. Questo in parte poteva avvenire anche prima, a spese però dello svolgimento del programma prescelto. I video preliminari aprono un altro grande spazio di libertà. Negli anni Cinquanta del Novecento, uno studioso statunitense, Benjamin Bloom, delineò una scala dei gradi di apprendimento restata classica: 1) conoscere, ricordare; 2) capire, descrivere; 3) applicare; 4) analizzare; 5) valutare; 6) creare. Maurizio Maglioni e Fabio Biscaro aiutano a intendere che nella flipped classroom non solo i primi quattro gradi, ma anche il quinto e perfino il sesto sono alla portata dell’attività ordinaria di apprendimento. La scuola intesa come sistema scolastico di un Paese, ma anche la scuola come singolo istituto scolastico è un organismo di grande complessità, punto di equilibrio di molte forze e molti apporti. È illusorio cambiarla a colpi di novità o, peggio, decreti. Bisogna che le forze in gioco (cultura, politica, strati sociali, amministrazione, docenti, studenti) siano coinvolti e si riorientino. Ma gli insegnanti, anche il singolo, possono introdurre elementi di rinnovamento. L’antico mestiere dell’insegnare ad apprendere bene trova nuovi strumenti con i MOOCS (Massive Open Online Courses) e con le classi ribaltate. Si apre una strada nuova, e Maglioni e Biscaro ci aiutano a imboccarla e percorrerla con successo. © Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Ogni riproduzione o distribuzione è vietata. © Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Ogni riproduzione o distribuzione è vietata. Introduzione Il più grande segno di successo per un insegnante è poter dire: i bambini stanno lavorando come se io non esistessi. Maria Montessori L’antica aula scolastica ordinata e silenziosa delle foto d’epoca è lontanissima dalla realtà odierna, fatta di classi spesso rumorose e irrispettose del ruolo del docente. Le cause di questa deriva non sono da ricercare soltanto nel mutamento profondo della società ma anche nel fatto che i docenti non sono più i depositari del Sapere. Chiunque, equipaggiato di un collegamento a Internet può improvvisarsi sapiente e destituire l’insegnante della sua caratteristica più evidente: essere la fonte delle informazioni. C’è, tuttavia, una competenza non immediatamente evidente all’esterno, specifica e unica dell’insegnante, che non può essere sostituita da nessuna tecnologia moderna: l’insegnante è anche educatore. Non trasmette soltanto il Sapere, ma anche la sua esperienza di vita, le tradizioni e la cultura all’uomo di domani. Inoltre sa astrarre concetti, sa come organizzare le informazioni disponibili per arrivare a un obiettivo utile per la società e conosce la difficoltà insita nell’apprendere, che vale molto di più di un semplice copia e incolla di informazioni. © Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Ogni riproduzione o distribuzione è vietata. 14 La classe capovolta Può l’insegnante riappropriarsi del suo ruolo e nello stesso tempo parlare un linguaggio più vicino a quello degli studenti? È possibile sfruttare tutte le informazioni che sono già accessibili agli studenti tramite i diversi canali dell’era della comunicazione? È possibile tornare ad essere quelle figure di riferimento e orientamento fondamentali nella società civile, in modo da essere una guida capace di insegnare ad apprendere da soli? È possibile fare in modo che i ragazzi si sentano più responsabili del loro apprendimento? L’insegnamento capovolto è un piccolo passo in questa direzione. © Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Ogni riproduzione o distribuzione è vietata. Capitolo 1 Cos’è l’insegnamento capovolto Aiutiamoli a fare da soli. Maria Montessori Capovolgere la regressione lineare A volte sei solo stanco di rispondere mille volte alla stessa domanda. O di dovere ripetere qualcosa che hai appena detto perché uno studente non era attento. Oppure di dover riprendere un concetto perché un alunno era stato assente. Allora dentro di te ti arrabbi perché vorresti fare altro, fare cose più belle, ma mandi giù il rospo perché sai che anche quello fa parte del tuo lavoro. Finché non fai un piccolo video, una piccolezza, dieci minuti di lavoro per rispondere a una particolare domanda, e lo fai vedere a chi ne ha bisogno. E nel momento in cui questa goccia raggiunge il mare, quando il video viene pubblicato su YouTube — una piattaforma raggiungibile ormai da tutti in qualsiasi momento anche con un semplice telefonino —, capisci ben presto che non hai solo trovato una soluzione a un piccolo problema, ma hai aperto la strada a un nuovo metodo di fare didattica, dalle incredibili potenzialità che, ci sentiamo di dire, è ancora oggi solo agli inizi. Negli Stati Uniti le principali università, sempre all’avanguardia sotto l’aspetto tecnologico, hanno cominciato da alcuni anni a erogare dei veri e propri corsi online. Il vero cambiamento, però, non si è avuto all’università, © Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Ogni riproduzione o distribuzione è vietata. 16 La classe capovolta dove gli alunni da sempre hanno potuto scegliere se frequentare o studiare a casa, bensì nelle scuole secondarie. L’idea dell’insegnamento capovolto, tanto semplice quanto rivoluzionaria, è quella di fare in modo che i ragazzi possano studiare i video prima della lezione. Può sembrare banale, ma questo piccolo cambiamento permette di liberare in classe un’incredibile quantità di tempo. Questo spazio temporale può essere utilizzato per rispondere alle loro domande, per organizzare lavori di gruppo e per tante altre attività nelle quali il ragazzo viene ad assumere il ruolo di protagonista della sua formazione. La flipped classroom, o insegnamento capovolto, consiste quindi nell’invertire il luogo dove si segue la lezione (a casa propria anziché a scuola) con quello in cui si studia e si fanno i compiti (a scuola anziché nella propria abitazione). Da alcuni anni gli studenti della Woodland Park High School in Colorado, e di molte altre scuole nel mondo, seguono le lezioni a casa tramite video realizzati dai loro professori oppure presi da Internet. Poi studiano e si esercitano in classe, in piccoli gruppi, assistiti dagli insegnanti, che possono così personalizzare i loro interventi, tenendo conto dei ritmi e delle potenzialità di ciascuno. Un deciso contributo all’insegnamento capovolto è arrivato dalla Khan Academy, con più di 4000 lezioni online fornite gratuitamente a tutti quelli che ne hanno bisogno. Una fonte formidabile di cultura alla portata di tutti. Occorre precisare che l’uso di video-lezioni non costituisce una novità in ambito educativo e rientra nei paradigmi della didattica comportamentista, come intuito dal professor Cecchinato (2012). Tuttavia, se inquadriamo il sistema della Khan Academy nella prospettiva della flipped classroom, integrandolo con la seconda fase del «capovolgimento» dell’insegnamento (quella che avviene sotto la guida e la presenza dell’insegnante), ecco che questo, insieme alle risorse didattiche multimediali in genere, può diventare funzionale a una didattica di tipo costruttivista e sociale. Con la metodologia dell’insegnamento capovolto, l’insegnante fornisce agli studenti materiali didattici appositamente selezionati, predisposti da egli stesso o da altri. I materiali didattici possono essere video, risorse multimediali, libri o e-book. Gli studenti studiano guardando i video e consultando i materiali più e più volte, ciascuno secondo le proprie esigenze, prima e al di fuori della scuola, e non dopo, come nel modello classico. L’interattività online, inoltre, favorisce esperienze di didattica personalizzata, avvicinandosi alle esigenze delle ultime generazioni, quelle dei digital native. La seconda parte del lavoro avviene invece in classe, dove l’insegnante propone e segue le attività applicative al fianco degli alunni piuttosto che dalla cattedra: esercitazioni, laboratori, compiti, risoluzione di problemi, studio di casi, attività di approfondimento, ecc. © Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Ogni riproduzione o distribuzione è vietata. Cos’è l’insegnamento capovolto 17 Si supponga, ad esempio, che gli studenti debbano usare la calcolatrice per calcolare la regressione lineare1 dopo avere raccolto dei dati. Nel modello tradizionale si inizia la lezione spiegando alla classe il metodo. Alcuni studenti capiranno subito e altri avranno bisogno di istruzioni dirette su come fare il calcolo. Si impiegherà tempo prezioso affinché tutti, con la propria calcolatrice, abbiano eseguito i calcoli almeno una volta con il risultato che alcuni studenti saranno annoiati e altri rimarranno comunque indietro. Spesso è necessario fermare l’intera classe e aiutare gli studenti che hanno perso un passaggio. Tempo dopo sarà necessario ripetere la spiegazione per gli alunni meno attenti o che erano semplicemente assenti. L’alternativa è quella di creare un semplice video di pochi minuti che mostri la procedura per immettere i dati ed eseguire una regressione lineare. Questo sarà un tutorial costantemente disponibile. Gli studenti più bravi nella materia non avranno bisogno di guardare più volte il video, mentre gli altri potranno eventualmente guardarlo nuovamente ripetendo i passaggi più difficili con calma. Quando i ragazzi si abituano a guardare a casa i video, ci si ritrova con una classe che ha già una formazione di base, e rimane così più tempo per la didattica laboratoriale, la raccolta dei dati, la collaborazione e l’approfondimento. La flipped classroom La cultura è assorbita dal ragazzo attraverso esperienze individuali in un ambiente ricco di occasioni di scoperta e di lavoro. Maria Montessori L’insegnamento capovolto permette la creazione di un nuovo tipo di classe in cui il tempo risulta completamente riorganizzato. Viene ridotto il tempo impiegato nella lezione frontale e nella correzione dei lavori assegnati a casa, in quanto gli esercizi si fanno principalmente in classe. Si dedica l’inizio della lezione a rispondere ai dubbi sui video visti autonomamente a casa, e la quasi totalità del tempo ad attività pratiche. Supponiamo di volere insegnare ai nostri ragazzi alcune regole per scrivere una poesia; il procedimento classico è il seguente: 1 Metodo di stima per determinare la linea che approssima meglio una serie di punti su un grafico. © Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Ogni riproduzione o distribuzione è vietata. 18 La classe capovolta 1. spiegazione del concetto di poesia e dello sviluppo della poesia in letteratura; 2. esempi di scrittura poetica; 3. esercizi a casa di scrittura poetica; 4. interrogazione su quanto appreso. A casa, però, anche il ragazzo che a scuola era convinto di aver capito si accorgerà che scrivere una poesia non è così semplice come gli era sembrato durante la spiegazione del docente. Da solo, dopo qualche tentativo, potrebbe stancarsi o scoraggiarsi. Così il metodo può essere rovesciato in questo modo: 1. visione a casa di un video che mostra quali sono le idee fondamentali per scrivere una poesia, con esempi pratici; 2. esercizi in classe di scrittura poetica; 3. verifica delle competenze. Il capovolgimento è importante perché i ragazzi hanno bisogno dell’aiuto del docente soprattutto nel momento in cui svolgono il compito, e questo differente approccio porta anche a una distensione dei rapporti alunno-insegnante. BOX 1.1 Cos’è la flipped classroom? 1. Una classe che accresce e valorizza il tempo in cui studenti e insegnanti sono a contatto. 2. Un ambiente coinvolgente nel quale gli studenti si prendono la responsabilità del proprio apprendimento. 3. Una classe in cui l’insegnante non è il sapiente in cattedra, bensì la guida al fianco del ragazzo. 4. Un misto tra istruzione diretta e apprendimento costruttivista. 5. Una classe in cui gli studenti assenti non sono lasciati indietro. 6. Un modo per fare gruppo. 7. Una classe in cui i contenuti della disciplina sono archiviati in modo permanente per un’eventuale revisione, per i recuperi e per gli anni successivi. 8. Un luogo in cui tutti gli studenti possono godere di un insegnamento personalizzato ed esprimere le proprie caratteristiche e potenzialità. 9. Un ambiente che permette agli studenti di viaggiare alla massima velocità in quanto il docente non è più il collo di bottiglia delle informazioni e del sapere.10. Un luogo dove i ragazzi più bravi possono essere incentivati ad aiutare quelli meno bravi. © Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Ogni riproduzione o distribuzione è vietata. Cos’è l’insegnamento capovolto 19 BOX 1.2 Cosa non è la flipped classroom? 1. Sinonimo di video online. La maggior parte delle persone associa l’espressione «flipped classroom» ai video, ma le attività di apprendimento più significative si hanno in classe durante il lavoro in presenza dell’insegnante. 2. Un modo semplice per rimpiazzare gli insegnanti con i video. L’insegnante resta la guida fondamentale per lavorare. 3. Un corso online. 4. Un’idea per sostituire la lettura con la visione di filmati, poiché anche la lettura può fare parte del materiale assegnato prima della lezione. 5. Studenti che passano tutto il tempo in classe davanti a un computer. 6. Studenti che lavorano da soli. I materiali necessari Se siete arrivati fin qui probabilmente avete già fatto la vostra scelta. Partiamo allora con il manuale vero e proprio, perché diventare flipped teacher richiede di cambiare progressivamente il proprio modo di lavorare. Come per tutte le cose è ovviamente possibile, e consigliato, procedere a piccoli passi, in modo da trasformare in maniera graduale e indolore la struttura didattica. Fortunatamente, le conoscenze tecniche e gli strumenti necessari per cominciare sono ormai alla portata di tutti. Stiamo parlando di: – un computer o un tablet con accesso a Internet e con software di Office Automation come Word, Excel e PowerPoint per la creazione dei contenuti.2 – Un browser recente. Noi preferiamo utilizzare Google Chrome in quanto, oltre ad essere uno dei più semplici e veloci, permette di tradurre automaticamente i siti che non sono nella propria lingua. Può essere utile da consigliare sia ai ragazzi italiani che navigano su siti stranieri sia ai ragazzi stranieri che navigano su siti italiani. – Una casella e-mail. Anche in questo caso abbiamo utilizzato l’e-mail di Google, Gmail, in quanto offre un servizio completo che permette l’accesso gratuito a tutte le applicazioni e le potenzialità di Google. Niente di insormontabile, giusto? Ora non ci resta che utilizzare questi strumenti per costruire il materiale e per condividerlo con i nostri ragazzi. 2 Oltre alle classiche soluzioni a pagamento come Microsoft Office, esistono soluzioni gratuite come OpenOffice. Inoltre, avendo la disponibilità di lavorare sempre connessi a Internet, è possibile utilizzare anche degli strumenti gratuiti e online come Google Drive (https://drive.google.com/). © Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Ogni riproduzione o distribuzione è vietata. 20 La classe capovolta Rendiamoci visibili Il primo passo da compiere è quello di pubblicare il nostro materiale didattico — che di solito forniamo agli studenti direttamente a lezione — su un sito web, in modo da renderlo disponibile agli studenti. In particolare: – il materiale didattico che utilizziamo attualmente; – gli esercizi risolti e gli esempi; – le consegne dei compiti da fare a casa. Il vantaggio per lo studente è di avere un punto di riferimento in cui trovare, in qualunque momento, tutto il materiale necessario per studiare. Questo potrebbe rivelarsi particolarmente utile nel caso abbia perso una lezione o qualora voglia verificare di avere capito la consegna. Il vantaggio per il docente è di sapere che i ragazzi hanno un posto dove trovare sempre il materiale della lezione. Si evita così, ad esempio, il rischio che qualcuno perda la fotocopia dell’esercizio. Il docente può anche aggiornare e integrare i materiali nel caso riscontrasse errori o omissioni. Inoltre, il materiale online, se reso disponibile su Google, può essere utilizzato anche da altri docenti che ne abbiano bisogno. Molti di noi usano quotidianamente risorse ed esercizi presi dalla rete per sviluppare la propria didattica. Perché non ricambiare il favore? Ci sono sostanzialmente tre modalità per andare online: 1. utilizzare la piattaforma di e-learning fornita dalla scuola. Molte scuole a tal fine utilizzano Moodle; 2. utilizzare una piattaforma di e-learning gratuita come Edmodo, un social network costruito per la scuola e completo per i fini didattici; 3. pubblicare i propri contenuti su un proprio sito web, realizzato ad hoc. Nel caso la scuola avesse già una piattaforma di e-learning, è in genere consigliato utilizzarla così da uniformare le modalità con cui gli studenti possono reperire il materiale di tutti i corsi. Edmodo offre il vantaggio di fornire un’interfaccia grafica molto più accattivante e versatile di Moodle, simile a Facebook, che i ragazzi sono già abituati a utilizzare. Da poco fornisce inoltre un’applicazione per iOS e Android, per potere essere utilizzato comodamente anche da smartphone. L’unico problema è che i suoi comandi sono in parte in inglese ed è necessario un breve periodo di addestramento per docenti e alunni. La terza modalità è sicuramente quella che consente maggiore flessibilità nella pubblicazione dei contenuti ed è necessaria nel caso la scuola non offra nessuna forma di e-learning. Il vantaggio ulteriore di questa scelta è che un © Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Ogni riproduzione o distribuzione è vietata. Cos’è l’insegnamento capovolto 21 sito, in genere, è assolutamente personalizzabile e più semplice da consultare rispetto a una piattaforma di e-learning. C’è inoltre da considerare il fatto che le piattaforme come Edmodo e Moodle, protette da login e password, restano invisibili al mondo e non ricercabili su Google. Nel Box di approfondimento 1.3 troverete una piccola guida per creare il vostro primo sito web con Google Sites. Qualunque modalità scegliate, le attività da svolgere sono sostanzialmente le stesse: – creazione di un corso, con funzione di contenitore, per tutte le risorse della programmazione didattica di una singola classe; – suddivisione del corso in argomenti o unità didattiche; – inserimento del materiale didattico all’interno degli argomenti; è possibile inserire tutti i file che vengono normalmente utilizzati per preparare la lezione come: • documenti; • immagini; • presentazioni; • scansioni di libri o riviste; • video, ecc.; – inserimento del compito da svolgere e delle istruzioni necessarie per svolgerlo. Nel caso scegliate di creare un vostro sito, ben presto sarete anche in grado di insegnare ai ragazzi come costruire il proprio. Vi stupirete della loro velocità di apprendimento e dopo pochi giorni saranno loro a insegnarvi come sfruttare appieno le enormi potenzialità del web. Così, sarà possibile trasferire ai propri studenti una delle competenze europee chiave (si veda il Capitolo 5): quella digitale. Se direte che per avere 8, 9 o 10 in pagella occorre costruirsi un sito personale che tratti in modo creativo gli argomenti delle lezioni, vi stupiranno con effetti speciali! A tal fine, potrebbe essere molto interessante far realizzare ai ragazzi un sito o un blog portfolio in cui pubblicare tutti i loro lavori. Un’altra buona idea potrebbe essere anche quella di bandire un concorso tra i vostri studenti per il miglior sito. Meglio ancora se il premio non sarà solo simbolico! Una volta che tutto il nostro materiale è stato pubblicato e ordinato online, non possiamo ancora affermare di insegnare in modo capovolto; ora però i ragazzi avranno a disposizione da casa — e con i loro smartphone ormai in qualunque momento e luogo del mondo — tutto il necessario per lavorare. © Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Ogni riproduzione o distribuzione è vietata. 22 La classe capovolta Non ci resta che rimboccarci un po’ le maniche e rendere più interessanti e coinvolgenti i contenuti. In particolare, è importante che il materiale fornito possa essere fruito da soli. BOX 1.3 Creazione di un proprio sito con Google Sites Per cominciare occorre crearsi un account Gmail (https://www.gmail. com), poi entrare in Google Sites (https://sites.google.com), scegliere un modello di sito e caricare dentro i contenuti. Non bisogna preoccuparsi degli aspetti pratici perché è tutto molto facile e intuitivo. Il tempo da dedicare a questa attività è però parecchio. Ecco la scaletta delle attività da compiere: 1. Navigare sul motore di sito di posta elettronica di google Gmail. 2. Cliccare in alto a destra sul tasto rosso «Crea un account». Fig. 1.1 Crea un account Gmail. 3. Compilare tutti campi richiesti. Il campo più difficile è l’ultimo che si chiama «Dimostra di non essere un robot». Le due parole da digitare sono scritte appositamente male per evitare di essere lette dai programmi automatici e spesso capita di sbagliare. Un attimo di pazienza… Fig. 1.2 Dimostra di non essere un robot. © Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Ogni riproduzione o distribuzione è vietata. Cos’è l’insegnamento capovolto 23 4. Alla pagina di benvenuto cliccare su «Continua e vai a Gmail». 5. Sulla striscia nera superiore è possibile navigare tra tutte le funzioni gratuite di Google. Se volete potete cliccare su «Altro» e poi su «Altro ancora» per esplorarle tutte. Fig. 1.3 «Altro ancora» di Google. 6. Nel campo in alto, accanto al logo di Google, scrivere «sites» e cliccare su «Cerca nel web». 7. Cliccare sul primo link «Google Sites — Siti web e wiki gratuiti». Fig. 1.4 Cerca su Google Sites. © Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Ogni riproduzione o distribuzione è vietata. 24 La classe capovolta 8. Riscrivere la password creata prima e cliccare su «Accedi». 9. Cliccare sul tasto rosso «Crea». Fig. 1.5 Crea un sito con Google Sites. 10. Assegnare un nome al sito, ad esempio «Fisica», scegliere un modello come, ad esempio «Classroom site», riempire il consueto campo di sicurezza in basso e infine cliccare sul solito pulsante rosso «Crea». 11. Finalmente il giocattolo è acceso e funziona. 12. Il resto del lavoro è tutto da inventare. I tasti da usare sono quelli in alto a destra: la matita nera, che sta per «modifica pagina», e «Altro» per tutte le funzionalità gestionali. Fig. 1.6 Tasti in alto a destra nel tuo nuovo sito web. 13. Dopo aver creato una pagina o un post, i tasti in alto a sinistra vi aiuteranno a inserire immagini, video, link e molto altro ancora. © Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Ogni riproduzione o distribuzione è vietata. Cos’è l’insegnamento capovolto Fig. 1.7 25 Tasti in alto a sinistra sul tuo nuovo sito web. 14. Se volete potete sfruttare altri siti come modelli sui quali innestare i vostri dati. In tal caso, invece di scegliere il modello «Classroom site», cliccare su «Sfoglia la galleria per altri modelli» e cercare, ad esempio, quello che si chiama «Docenti indecenti». Da lì, cominciare a cambiare la foto, i titoli, gli allegati, ecc. Armatevi di pazienza! Buon lavoro e buon divertimento! © Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Ogni riproduzione o distribuzione è vietata. © Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Ogni riproduzione o distribuzione è vietata. Capitolo 2 Preparare i video e allestire una videoteca Ogni insegnante conosce il livello dei propri alunni e prepara il percorso di insegnamento, dagli argomenti propedeutici a quelli curricolari, adattando i contenuti alle esigenze della classe e modulando gli interventi in base agli obiettivi raggiunti e da raggiungere. Preparare in prima persona la lezione, da sempre, garantisce metodologia didattica e comunicazione educativa consone al proprio modo di insegnare. Il vecchio materiale didattico, però, fatto di libri e fotocopie, non è certamente lo strumento più coinvolgente per i cosiddetti «nativi digitali». Come spiega Henry Jenkins (2010), già direttore del Comparative Media Studies Program presso il MIT (Massachusetts Institute of Technology), alla prima generazione interamente hi-tech mal si adatta il modello di apprendimento analogico dei genitori. Leggere, ripetere, studiare e trascrivere può annoiare e spegnere questi giovani cervelli tecnologicamente modificati. I bambini vengono abituati già dal primo anno di vita a una cultura partecipativa. Se i famosi Teletubbies (dotati di display addirittura sulla pancia) sono i personaggi più amati dai bimbi di tutto il mondo, c’è una ragione. Altri cartoni animati destinati alla fascia tra i 2 e i 7 anni, come Peppa Pig e tanti altri, sono ormai tutti orientati alla condivisione e ai rapporti informali e paritari. Questi personaggi imparano sempre dall’esperienza informale e quando vanno a scuola non incontrano mai dei sapienti, ma sempre adulti che, partendo da un’esperienza, li stimolano al lavoro di gruppo. © Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Ogni riproduzione o distribuzione è vietata. 28 La classe capovolta Insomma, all’orizzonte si profila un modello didattico orizzontale dove l’insegnante è il facilitatore e non l’intermediario della conoscenza. Rupert Murdoch afferma spesso che la scuola rappresenta oggi l’ultimo ostacolo alla rivoluzione digitale, perché non ha ancora compreso l’enorme potenzialità culturale dello strumento audiovisivo accessibile e condiviso. Come procedere allora per scegliere o creare i video adeguati al progetto didattico della propria scuola? Fortunatamente non è più necessario essere degli esperti per realizzare un video. Prima di accingersi a realizzare un proprio video, però, è consigliabile sempre fare una veloce ricerca in rete per vedere se c’è quello di cui si ha bisogno. Su YouTube, infatti, esistono ormai moltissimi video già pronti e gratuitamente utilizzabili sugli argomenti più disparati. Spesso è possibile ricorrere anche a video in altre lingue servendosi dei sottotitoli automatici forniti da YouTube. Questo offre una varietà di scelta decisamente maggiore, in quanto il numero dei video in inglese è incredibilmente superiore rispetto a quelli italiani. Basti pensare alla Khan Academy, un sito americano ricco di video scientifici, adatti per il flipped learning. Essi possono essere utilizzati in tutto il mondo e anche in Italia, grazie ai sottotitoli tradotti nella nostra lingua. Sono inoltre già corredati da esercizi conclusivi che consentono di verificare se si è capito l’argomento. Nel caso, invece, non riusciate a trovare un video che fa al caso vostro, o se volete provare a realizzarne uno aggiungendoci il vostro personale tocco in più, armatevi di un po’ di pazienza e non preoccupatevi: non è un’operazione particolarmente complessa. Progettare un video In uno studio condotto nella primavera del 2008 presso la Pennsylvania State University, sono stati raccolti dei dati riguardanti le linee guida per la realizzazione di video efficaci. – I video devono essere relativamente brevi, 10 minuti al massimo, in modo che gli studenti li guardino più agevolmente. Eventualmente è possibile spezzare i contenuti in più parti. – Considerare sempre l’opportunità di utilizzare spezzoni di video già pronti, come documentari e filmati che sono già pensati per essere coinvolgenti. A questi due punti potremmo aggiungere: – focalizzare ogni video su un solo argomento evitando ogni divagazione. Se la divagazione è importante, è opportuno realizzare un altro video. © Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Ogni riproduzione o distribuzione è vietata. Preparare i video e allestire una videoteca 29 Anche 5-10 minuti di video richiedono una progettazione accurata per garantire efficacia e accuratezza. Il primo passo fondamentale è, ovviamente, quello di preparare la scaletta dell’argomento di cui si vuole parlare, allo stesso modo in cui si preparano le tematiche per una lezione. Dobbiamo recuperare o preparare tutto il materiale di supporto, quale possono essere una presentazione su PowerPoint dell’unità didattica, un documento Word, una serie di immagini significative, un video o quant’altro. È buona norma organizzare i file con nomi descrittivi e in cartelle ben strutturate. Preparare un video Una volta che abbiamo tutto il materiale a disposizione, è necessario prendere un po’ di dimestichezza con la registrazione audio-video. È possibile preparare un video utilizzando il proprio cellulare, registrando mentre si spiega, ad esempio, l’argomento alla lavagna. Oppure si può utilizzare un software che permette di fare screencasting. Uno screencast consiste nella registrazione di tutto quello che si visualizza sullo schermo in contemporanea alla registrazione della nostra voce e, a scelta, anche della nostra persona utilizzando la webcam. Ad esempio, possiamo registrare: – la spiegazione sulla base di una presentazione PowerPoint; – la navigazione di un sito web; – altri filmati; – la nostra soluzione di un esercizio su Excel; – la scrittura di un testo in Word; – l’utilizzo di un particolare programma. In sostanza, qualunque attività si faccia al computer può essere facilmente registrata per essere resa disponibile a tutti. Se si dispone di una tavoletta grafica, ad esempio, è possibile registrare la scrittura a mano libera per la risoluzione di problemi matematici. I filmati della Khan Academy sono realizzati utilizzando proprio una tavoletta grafica o un iPad. Disponendo di un microfono — assolutamente consigliato in quanto un video muto stanca molto in fretta — è possibile registrare la propria voce e spiegare tutto quello che si sta facendo. Le prime volte sarà necessario provare a registrare il video più volte, ma, con un po’ di pratica e mettendo in pausa se si hanno dei dubbi, sarà possibile girarlo quasi al primo tentativo. Non è importante che il video sia perfetto, in quanto eventuali dubbi possono essere chiariti a lezione. È più importante © Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Ogni riproduzione o distribuzione è vietata. 30 La classe capovolta invece farlo per acquisire esperienza. Eventuali feedback che si ricevono dagli studenti o anche rielaborazioni personali fatte mentre si riguarda quello che si è elaborato, possono essere molto utili per futuri miglioramenti. Come già spiegato, è consigliabile che ogni video parli di un solo argomento e che la sua durata non superi i 5-10 minuti, tempo sufficiente per esporre anche parti complesse. Se l’argomento richiede più di 10 minuti, è opportuno dividerlo in più parti. Ci sono molti servizi e strumenti di libero accesso per fare lo screencasting.1 Si tratta di applicazioni di facile uso, che non richiedono attrezzature più costose di una cuffia con microfono. Per i più esperti potrebbe essere utile una webcam per filmare anche il proprio volto in un angolo della registrazione. Altri possono scegliere di effettuare una registrazione dal vivo, usando una videocamera digitale o un cellulare. Pubblicazione online Ora che il materiale didattico è pronto e abbiamo le nostre lezioni in formato digitale, non resta che metterle online nel nostro sito web. È possibile utilizzare diverse piattaforme come Vimeo e YouTube. In ogni caso la pubblicazione di video è molto semplice e richiede in genere i seguenti passi: 1. creazione di un proprio account sul sito di streaming scelto, ad esempio YouTube. Se si ha già un account potrebbe essere utile crearne uno di nuovo solo per la pubblicazione dei materiali scolastici, in modo da evitare di mescolare eventuali video personali. È poi possibile creare delle sezioni in cui suddividere i propri contenuti. 2. Salvataggio del filmato in un formato compatibile per il web. Fortunatamente YouTube è in grado di importare quasi qualunque tipo di file. Con Screencast-O-Matic si possono salvare nel formato FLV, che garantisce un’ottima qualità. In alternativa se ne possono provare anche altri fino a trovare una qualità soddisfacente. 3. Pubblicazione del filmato su YouTube. La pubblicazione richiede del tempo, anche diverse decine di minuti, a seconda della qualità con cui il video è stato salvato e della velocità di connessione di rete. YouTube, durante il caricamento, propone la compilazione di alcuni campi descrittivi: questi campi sono 1 Potete utilizzare Screencast-O-Matic (http://www.screencast-o-matic.com) o Camtasia Studio (http://camtasia-studio.softonic.it). Per avere un esempio su come realizzare un video, potete fare riferimento al Box di approfondimento 2.1. © Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Ogni riproduzione o distribuzione è vietata. Preparare i video e allestire una videoteca 31 molto importanti. Un video, infatti, può essere mantenuto privato e accessibile solo a chi possiede il link, che può essere dato agli studenti, oppure può essere reso visibile e ricercabile in tutto il mondo. In questo caso può essere utile aggiungere delle parole chiave in modo che sia più facilmente identificabile. Dipende, ovviamente, dall’uso che se ne vuole fare. Una volta pubblicato il video, qualcuno potrebbe obiettare: «Ma cosa cambia con il video? Ora i ragazzi hanno solo uno strumento in più per studiare. Capovolgere l’insegnamento è solo questo e vale la pena investire così tanto tempo solo per fornire uno strumento in più?». È importante precisare che già essere arrivati a questo punto è un passo significativo perché: – abbiamo creato un sito dove i ragazzi possono trovare le consegne complete in qualunque momento; – abbiamo dei video che, come già detto, sono uno strumento molto più coinvolgente del libro di testo e possono essere guardati e riguardati dagli studenti, compresi quelli assenti che non hanno potuto partecipare alle lezioni. Capovolgere l’insegnamento, però, richiede un altro piccolo cambiamento nelle nostre abitudini: il video, infatti, va fatto vedere prima della lezione e non durante la lezione, in modo che i ragazzi arrivino a scuola già preparati e pronti per la seconda e più interessante fase del flipped learning. BOX 2.1 Preparare un filmato con Screencast-O-Matic La procedura per realizzare un video è molto semplice. 1. Si prepara il contenuto, ciò che andrà registrato sullo schermo del computer. Il contenuto deve essere, ovviamente, tutto disponibile sul proprio computer. 2. Navigare sul sito di Screencast-O-Matic e prepararsi a effettuare la registrazione armati di cuffie e microfono. Sul sito premere il tasto «Start Recording» (inizia registrazione). Fig. 2.1 Tasto «Start Recording». © Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Ogni riproduzione o distribuzione è vietata. 32 La classe capovolta 3. Una volta premuto il tasto, compare una richiesta per avviare un programma in Java. Nel caso non aveste Java installato nel computer, dovete installarlo dal suo sito ufficiale (http://java.com/it/download/ index.jsp). 4. Compare una schermata con un tratteggio che rappresenta l’area che verrà catturata. L’area si può posizionare secondo le proprie esigenze. Una volta che tutto è pronto e si sono scelte le opzioni, si può premere il tasto rosso per iniziare la registrazione. Fig. 2.2 Pannello di controllo: premere il tasto rosso per avviare la registrazione. 5. Al termine della registrazione, il programma salva e chiede se si vuole pubblicare direttamente il filmato o se si vuole salvare prima su disco. È utile salvare il file anche su disco in modo da poterlo dare direttamente agli studenti che non dovessero avere un collegamento Internet o per poterlo modificare in seguito premendo su «Publish to Video File». Fig. 2.3 Le diverse possibilità di salvataggio dei file. 6. Premere quindi sul tasto «Publish to Video File» e salvare in formato MP4 o FLV il file. Una volta salvato, riguardatelo per controllare che sia come desiderato. Nel caso il vostro computer non riuscisse a visualizzare il filmato con il doppio click, installate un programma per la visualizzazione dei filmati come VideoLAN (http://www.videolan. org/vlc/). 7. Se volete – si tratta di una scelta opzionale — potete effettuare il montaggio del video per dargli un aspetto più professionale aggiungendo © Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Ogni riproduzione o distribuzione è vietata. Preparare i video e allestire una videoteca 33 effetti come una musica di sottofondo, transizioni tra le scene, ecc. grazie a programmi come Windows Movie Maker oppure WeVideo. 8. Salvare il video su chiavetta USB se si intende passarlo manualmente agli studenti oppure caricarlo online, ad esempio su Youtube, per poi pubblicare il link insieme al materiale didattico. Con il tempo e con la pratica si acquisirà naturalezza e il risultato migliorerà. Anche lo speaker più disinvolto si prepara prima del ciack, ma è meglio pubblicare un video con dei difetti che non pubblicare nulla. In più, i ragazzi vi vedranno subito come un insegnante innovativo e apprezzeranno il vostro lavoro. © Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Ogni riproduzione o distribuzione è vietata. © Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Ogni riproduzione o distribuzione è vietata. Capitolo 3 Studio individuale, svolgimento dei compiti e fase di interiorizzazione dei contenuti Il semplice fatto che i ragazzi possano studiare un argomento autonomamente e su un video prima di venire a lezione comporta degli interessanti vantaggi: – i ragazzi avranno già in mente quello che si farà a lezione; – alcuni di loro avranno dei dubbi e saranno in grado fare delle domande precise sull’argomento; – qualcuno di loro avrà già capito perfettamente l’argomento e potrà essere d’aiuto per spiegare a chi è più in difficoltà (peer learning); – sarà necessario solo poco tempo in classe per riepilogare e riprendere l’argomento, in confronto a una normale lezione dove tutti gli studenti partono da zero; – se la lezione si fa in una classe dove c’è un computer o se i ragazzi hanno a disposizione un dispositivo che gli permetta di guardare il video, possono recuperare autonomamente il tema trattato evitando che il docente ripeta tutto l’argomento alla classe solo per poche persone. La parte più interessante dell’insegnamento capovolto sta proprio in questa seconda fase, perché all’improvviso ci si trova con molto tempo a disposizione da utilizzare per attività di ogni tipo. Possiamo portare in aula lo studio individuale, lo svolgimento dei compiti e la fase di interiorizzazione dei contenuti. © Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Ogni riproduzione o distribuzione è vietata. 36 La classe capovolta È proprio qui che sta la novità dell’insegnamento capovolto sul piano pedagogico: il tempo a disposizione in aula aumenta e si può cambiare radicalmente l’impostazione dell’attività didattica; si possono finalmente aprire le porte alla didattica per competenze. La lezione frontale, ex cathedra, si basa sulla trasmissione del sapere, un sapere oggettivo, consolidato che, noi crediamo, si possa trasmettere dall’insegnante al discente. Certamente si può fare lezione frontale in modo accattivante, interattivo, ma sostanzialmente non cambia l’idea del docente come fonte autorevole nella propria materia d’insegnamento e di alunni che assorbono i contenuti seduti in ascolto. Grazie alla ricerca pedagogica, ora sappiamo che l’apprendimento è un processo attivo: lo studente deve essere protagonista nella costruzione dei significati. Nella scuola italiana vige ancora il primato della parola sull’azione. Tale impostazione, comunque discutibile in campo letterario, perde completamente senso in ambito scientifico. Spesso nelle aule scolastiche, invece di mettere gli studenti di fronte ai problemi, si preferisce lavorare sul racconto di come si potrebbe fare per risolverli. Se non metto l’alunno di fronte al problema, non sviluppo e non controllo la sua competenza operativa, bensì la sua rappresentazione metacognitiva che andrebbe invece sviluppata dopo che l’allievo ha svolto l’azione per costruire i concetti, personalizzarli e consolidarli in competenze. Le competenze che saranno utili nelle professioni future dei nostri studenti sono quelle che essi maturano nell’affrontare i problemi e le domande difficili. Portare in classe quelli che erano i compiti a casa significa che lo studente non è più solo nel processo di elaborazione dei contenuti, ma è guidato dal docente, che assume così un ruolo diverso: non più il depositario della conoscenza ma il facilitatore, colui che non ti permette di scoraggiarti di fronte alle difficoltà. Il docente, un po’ alla volta, potrà permettersi di personalizzare le attività in base agli interessi e alle attitudini di chi apprende, potenziando i migliori e recuperando gli studenti in difficoltà, anche con l’aiuto dei più bravi. Il tempo recuperato in aula permette quindi di avvalersi di metodologie didattiche innovative come il problem-solving, lo spaced learning, l’inquiry learning, il blended learning, le web quest, la ricerca-azione, la didattica laboratoriale, l’apprendimento cooperativo, il Metodo Feuerstein, ecc. Non tratteremo qui nel dettaglio ciascuna metodologia, perché va oltre i propositi di questa guida, ma vi daremo alcuni esempi e vi invitiamo a lasciarvi incuriosire. Le attività proposte saranno efficaci nella misura in © Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Ogni riproduzione o distribuzione è vietata. Studio individuale, svolgimento dei compiti e fase di interiorizzazione 37 cui lasceranno allo studente la costruzione dei significati avvicinandosi, per quanto possibile, alle stesse strategie e metodologie della ricerca scientifica. Gli studenti sono più motivati se chiamati a risolvere problemi, a sviluppare intuizione e a usare creatività e riflessione: tutte attività che richiedono la presenza di una guida al proprio fianco, ed è questo il nuovo ruolo del docente nella flipped classroom. Nella lezione frontale capita spesso di dovere zittire la classe per spiegare a una persona un concetto richiesto. Con la flipped classroom è possibile avviare un’attività e poi rispondere singolarmente alle domande. Inoltre, si può cogliere l’occasione per lavorare in gruppo. Il lavoro di gruppo consente di velocizzare le attività, permette l’apprendimento collaborativo ed è fondamentale per imparare ad aiutarsi e a confrontarsi con gli altri. Il proverbio «chi fa da sé fa per tre» sembra difficile da mettere in discussione. Eppure tutti sappiamo che il lavoro di squadra vale molto più della somma dei singoli lavori. Da cosa proviene allora questa contraddizione? Potrebbe essere che la scarsa attitudine al team working abbia origine proprio dai banchi di scuola? Le verifiche scritte e orali sempre compiute sul singolo, l’assenza quasi totale del lavoro di gruppo valutato, la scarsa didattica laboratoriale, le classi arredate senza tavoli per il lavoro di gruppo, potrebbero essere anch’esse responsabili del fatto che in Italia abbiamo così pochi lavoratori nelle grandi aziende rispetto agli stessi nelle PMI? Per avere un’idea di come il lavoro di gruppo cooperativo in ambito scolastico risponda alla necessità lavorare a un più alto livello intellettuale e motivazionale, è utile la lettura dell’eccellente saggio di Elizabeth G. Cohen, Organizzare i gruppi cooperativi (1999). Ma è possibile fare team working a scuola passando l’ora con la lezione frontale e l’interrogazione? Se la spiegazione si fa a casa con YouTube, c’è tutto il tempo necessario per organizzare il team working che poi può essere valutato nelle forme più opportune. Un po’ alla volta sarà possibile inventare e sperimentare sempre nuove e coinvolgenti attività in modo da vivacizzare il tempo a scuola. Uno dei timori che l’insegnante deve presto abbandonare nella pratica di questa metodologia è l’apparente sensazione di non avere il controllo della situazione. I ragazzi che lavorano sono necessariamente attivi e a volte rumorosi. Se guidati e organizzati — come nei numerosi esempi del citato saggio di Cohen (1999) — nelle fasi iniziali sapranno bene quali sono i loro ruoli e i limiti da non superare. Non dobbiamo temere che parlino tra loro in apparente confusione: troveranno gradualmente un equilibrio e svilupperanno la tanto © Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Ogni riproduzione o distribuzione è vietata. 38 La classe capovolta desiderata capacità di lavorare in gruppo che non è possibile acquisire in altro modo se non provando. Nei box seguenti forniamo qualche esempio utilizzabile in tutte le discipline. Per le attività specifiche rimandiamo comunque al sito www.flippedlearning.it in cui raccoglieremo le esperienze dei docenti che già utilizzano questa metodologia. BOX 3.1 Il Test a Risposta Multipla (TRM) rovesciato Il TRM, solitamente poco attendibile per la facilità con la quale si copia, può però diventare uno strumento di verifica divertente. Acquista tutt’altro interesse, infatti, se viene ideato e creato dall’alunno anziché semplicemente somministrato. Per creare un TRM su un qualsiasi argomento bisogna conoscerlo, saper distinguere i temi principali da quelli secondari, saperli esprimere in modo chiaro e sintetico, saper prevedere gli errori. Tutte queste abilità vengono addestrate contemporaneamente e il risultato presenta anche un approccio ludico. Così, se ai ragazzi si propone di creare un TRM, si rovescia e se ne aumenta l’utilità didattica. Proponiamo una possibile implementazione del TRM rovesciato: – si decide un argomento su cui si vuole fare il TRM; – si spiega ai ragazzi com’è fatto e come funziona portando come esempio un paio di domande realizzate su concetti simili; – le risposte potranno essere una rigorosamente esatta, una completamente errata e due che presentino verità parziali. Su queste risposte parziali non vi aspettate che gli studenti riescano al primo colpo: anche questo vuol dire imparare. A questo punto non resta che raccogliere le domande scritte dai ragazzi e valutarle. Abbiamo sempre ritenuto molto importante terminare le esercitazioni con il voto: i ragazzi sono abituati da decenni di scuola che le cose importanti finiscono con un voto e quelle inutili senza. Non dare il voto avrebbe come effetto una riduzione dell’impegno e del livello di attenzione dei ragazzi. Penserebbero che queste attività non sono importanti. Suggeriamo anche qui alcune possibilità di valutazione: – si può valutare in modo rapido la qualità delle risposte preparate assegnando un punteggio positivo a quelle corrette e zero a quelle scorrette; – si possono pubblicare online le domande in modo da preparare un questionario da somministrare via web per formare gli studenti in previsione di una possibile verifica; © Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Ogni riproduzione o distribuzione è vietata. Studio individuale, svolgimento dei compiti e fase di interiorizzazione 39 – si possono dividere le domande e fare test diversificati; – si possono chiamare delle persone a rispondere alle domande come a un quiz televisivo. In ogni caso l’idea è quella di farli lavorare in classe sull’applicazione delle conoscenze producendo qualcosa di concreto e utile. BOX 3.2 Esercizio su punti di forza e punti di debolezza L’idea è quella di studiare un brano o un video e di identificarne i punti di forza e di debolezza in modo da ragionarci e comprenderlo quasi automaticamente. Prima di partire con questo esercizio, come sempre è opportuno mostrare un esempio: si potrebbe cominciare dal bel filmato di Schwartzberg sull’impollinazione,1 evidenziando come punto di forza la possibilità di scoprire ogni particolare attraverso il ralenti e come punto di debolezza il fatto che il filmato non fornisce alcuna informazione sui nomi delle specie di animali e piante che si vedono. Proviamo, ad esempio, un esercizio con YouTube. Chiediamo a ogni alunno, o a un gruppo di 2 o 3 alunni, di analizzare una serie di filmati scientifici scrivendo cosa, a loro parere, rappresenta un punto di forza e uno di debolezza. Questo esercizio presenta aspetti interessanti: – si può applicare in qualsiasi disciplina anche non scientifica; – non stanca e talvolta può essere anche divertente leggere pubblicamente le risposte meno ortodosse; – si presta molto bene al lavoro di gruppo; – costringe a visionare con attenzione i documentari anche se sono un po’ noiosi; – permette una valutazione della creatività e della capacità di giudizio. Per valutare il lavoro si può contare il numero di punti di forza e di debolezza identificati e valutarne l’attinenza. BOX 3.3 La staffetta A volte può essere utile mettere in competizione i ragazzi. Si predispongono dieci domande sulla video-lezione assegnata a casa, si formano due squadre e si invitano gli studenti a una staffetta: l’insegnante legge ad alta voce la prima domanda e il capogruppo di ciascuna squadra, dopo aver consultato i compagni, scrive la risposta su un foglio. La squadra pronta 1 Il video The beauty of pollination è stato proiettato durante la Conferenza del TED nel 2011, insieme ad altre scene del film di Louis Schwartzberg Wings of life, http://youtu.be/MQiszdkOwuU. © Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Ogni riproduzione o distribuzione è vietata. 40 La classe capovolta a consegnare la risposta manda un membro del gruppo dal docente per ottenere la domanda successiva e acquisire punteggio per arrivare al voto. Quando una delle due squadre ha completato il percorso delle dieci domande, la gara si ferma e ciascun membro della squadra prende il voto ottenuto: sei risposte corrette corrispondono al voto 6, otto risposte voto 8, e così via. Eventualmente, anche le dieci domande possono essere realizzate in anticipo dagli studenti. Se si propone questa attività in classe, basterà scegliere le dieci domande migliori e farle scrivere a un alunno che le invierà via e-mail all’insegnante. Quest’ultimo potrà riciclare il questionario con altre classi o negli anni successivi. Se invece si proponesse la realizzazione delle domande come compito a casa, per scoraggiare chi copia i quesiti degli altri è possibile comunicare che le domande e le risposte originali valgono il doppio nella valutazione finale. BOX 3.4 Esposizione di un video in 60 secondi Alcuni ragazzi guardano un video a casa e poi, durante la lezione, spiegano ai compagni cosa hanno imparato mentre l’insegnante fa partire un cronometro o una clessidra. Questa attività è utilissima per allenare la capacità di sintesi orale. Non bisogna interrompere l’alunno nel tempo a sua disposizione. Al termine occorre indicare i punti di forza e di debolezza dell’esposizione. Per i contenuti si potranno evidenziare i temi esposti bene e quelli dimenticati, e per la forma si mostreranno ad esempio la chiarezza espositiva o le pause eccessive. Consigliamo di concedere 20 secondi per ogni minuto di filmato per i ragazzi fino a 15 anni e 15 secondi per gli alunni più grandi. BOX 3.5 Far scegliere un video tra una serie dello stesso argomento Un modo originale per sollecitare il senso critico è quello di chiedere un giudizio motivato (estetico o scientifico) su una serie di video che trattino dello stesso argomento. Ad esempio, si invitano i ragazzi a scrivere sul motore di ricerca di YouTube un tema culturale generico (come il «pH» oppure la «dittatura»). Dopo aver visionato un certo numero di clip in italiano o inglese, scrivere in quale di questi si riscontra il maggior numero di punti di forza (elencandoli). Ogni alunno dedicherà a questo compito il tempo che desidera, ma non è raro scoprire che qualcuno ci si appassionerà, elaborando vere e © Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Ogni riproduzione o distribuzione è vietata. Studio individuale, svolgimento dei compiti e fase di interiorizzazione 41 proprie graduatorie con tanto di stellette, mentre altri acquisiranno una competenza critica inaspettata. Di certo comprenderanno i temi del pH e della dittatura meglio di come li apprendemmo noi da ragazzi. Un esempio di lezione con la flipped classroom Come programma l’ora di lezione il flipped teacher? Ci sono varie possibilità e tutto può essere personalizzato a seconda del numero dei componenti della classe, dei sussidi alla didattica presenti e del tipo di formazione secondaria (licei, tecnici e professionali). Forniremo, in questo capitolo, un possibile modello abbastanza simile a quello descritto nel libro di Bergmann e Sams (2012), ma adattato alla realtà italiana, meno pragmatica e più tradizionalista rispetto a quella americana. In questo esempio mostreremo come è stata svolta una lezione reale organizzata tramite flipped learning (FL) in cui non sono stati utilizzati né la lezione frontale né le interrogazioni. Il FL dovrebbe cominciare il primo settembre con la preparazione del sito Internet su cui l’insegnante costruirà la programmazione annuale. Il sito è fondamentale per la comunicazione con la classe. Pensare di gestire un sito diverso per ogni classe potrebbe risultare troppo pesante per l’insegnante. A nostro parere un sito per anno di corso potrebbe rappresentare un buon compromesso. I ragazzi di sezioni diverse svolgeranno gli stessi programmi in tempi differenti, seguendo il proprio ritmo. I registri possono essere costruiti su tabulati Excel condivisi su web e visibili a tutti gli studenti, in quanto la valutazione numerica non è un dato sensibile. Per la costruzione dei siti gratuiti, senza dover necessariamente conoscere il linguaggio HTML, ci sono diverse possibilità. Fra tutte ricordiamo quella di Google Sites, di cui abbiamo già discusso. Nel menu del sito occorre inserire in evidenza tre pagine di connessione rapida: le attività in classe, i compiti per casa e il registro dei voti (se nella scuola non è in uso il registro elettronico). Se un corso, ad esempio di una materia scientifica, prevede due ore settimanali in classe e una in laboratorio, si potrebbe programmare per tutto l’anno una suddivisione del seguente tipo: – un’attività settimanale di studio a casa su filmati e siti web con appunti scritti sul quaderno (30-60 minuti) da svolgere nel week-end o comunque prima della prima lezione settimanale; © Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Ogni riproduzione o distribuzione è vietata. 42 La classe capovolta – un’ora di laboratorio con esperimenti da relazionare su scheda; – due ore di lavoro in classe, con attività di gruppo e prove individuali. Ogni insegnante adatterà al proprio stile il numero dei componenti dei gruppi di lavoro in classe. A nostro parere è bene che i ragazzi sperimentino diversi tipi di collaborazione. Tenendo conto del lavoro proposto, i gruppi potranno essere più o meno numerosi. Le prove individuali ogni tanto sono necessarie, soprattutto per esercitare l’esposizione orale dei contenuti secondo uno schema fornito in precedenza all’alunno. Suggeriamo di creare per ogni classe un mazzetto di biglietti con i nomi degli alunni. All’inizio di ogni ora, prima di qualsiasi altra cosa, l’insegnante metterà sui banchi i cartoncini con i nomi raggruppati casualmente in modo sempre diverso. Gli alunni cercheranno il proprio nome e porteranno il proprio zaino al tavolo assegnato cominciando a documentarsi sul lavoro da svolgere. L’idea di cambiare ogni volta compagno di lavoro non viene accolta sempre con entusiasmo dagli alunni. Nei primi mesi si ascolteranno spesso lamentele del tipo: «No, con Tizio no! Non fa mai nulla, mi tocca sempre fare tutto da solo!». Questi atteggiamenti sono fisiologici. Dobbiamo però essere in grado di giustificare la nostra scelta didattica di fronte ai ragazzi con la dovuta chiarezza. Spieghiamo che l’estrazione casuale garantisce equità nel lungo periodo, e soprattutto quanto sia prezioso per loro questo stimolo alla collaborazione. Nel mondo del lavoro nessuno fa più nulla da solo. E le aziende verificano nei colloqui di selezione del personale proprio i soggetti più portati al team working. Entro tre mesi, in genere, anche i ragazzi più isolati cominciano, sorprendentemente, a collaborare in modo appassionato. L’attività in classe può essere preceduta da 5 minuti di chiarimenti sul filmato. Se, però, la spiegazione video è abbastanza chiara, consigliamo di partire immediatamente con la proposta di lavoro. Mentre i ragazzi cercano la propria postazione con il metodo dei cartoncini segnaposto e si accomodano, l’insegnante proietta sulla LIM o sul muro la descrizione dettagliata del lavoro. In mancanza di un proiettore si possono stampare le istruzioni su strisce di carta e consegnarne una per gruppo. Sconsigliamo vivamente di fornire istruzioni a voce perché attività non banali necessitano di un buon livello di dettaglio. Sconsigliamo anche la dettatura o la scrittura alla lavagna perché tolgono altri preziosi minuti al lavoro di gruppo. Quando si chiede ai gruppi di lavorare su documenti di più pagine, è necessario preparare delle fotocopie. In tal caso è bene consegnare tali documenti in cartelline di plastica o buste trasparenti per riutilizzarle poi in altre classi e negli anni successivi. © Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Ogni riproduzione o distribuzione è vietata. Studio individuale, svolgimento dei compiti e fase di interiorizzazione 43 I lavori richiesti dovranno essere di facile correzione o autocorrezione. Nel modello che proponiamo le attività di gruppo devono essere valutate almeno nel 50% dei casi, pena la perdita del loro valore educativo. Un insegnante con sei classi di 25 alunni ciascuna dovrebbe quindi correggere e valutare dai 40 agli 80 lavori a settimana. Questa enorme mole di lavoro potrebbe scoraggiare ogni sperimentazione, a meno che non si adottino strategie di semplificazione valutativa. Una strategia molto utile è quella della valutazione di pochi parametri, come il risultato finale esatto e la presenza ridotta di fattori essenziali, come una tabella esatta, un’equazione completa, un grafico preciso. Suggeriamo di inserire nella descrizione del lavoro anche il metodo di calcolo del voto, che è necessario sia il più semplice e trasparente possibile. La docimologia è una scienza complessa e non intendiamo affrontare questo argomento nel presente manuale. Tuttavia ci sembra molto utile, quando è possibile, fornire agli studenti gli strumenti di calcolo del proprio punteggio. Ad esempio, a ogni risultato corretto può corrispondere un certo numero di punti proporzionali alla difficoltà del test. Al punteggio più alto ottenibile potrebbe essere assegnato il voto 10 e tutti gli altri potrebbero essere calcolati in proporzione. Questo sistema, seppur grossolano, viene molto ben accettato dagli studenti i quali, anche in caso di insuccesso, ne sanno apprezzare l’oggettività e la trasparenza. Inoltre solleva l’insegnante dall’imbarazzo di giustificare anche voti molto bassi, che altrimenti potrebbero essere scambiati come strumenti punitivi. Per lo stesso motivo, il foglio Excel che calcola in automatico la media dei voti può essere un valido aiuto per districarsi tra un’esagerata quantità di valutazioni. Ricordiamo, infatti, che il lavoro di gruppo da una parte riduce la quantità di elaborati da correggere, ma dall’altra moltiplica il numero di valutazioni. Il registro Excel del flipped teacher potrebbe alla fine essere il più fitto di voti tra tutti i registri della scuola. L’ideazione delle attività in classe è un esercizio di creatività molto impegnativo su cui si potrebbero scrivere fiumi di pagine. Noi riteniamo che il web possa sostenerci in questa impresa se condividiamo nella nostra community www.flipped-learning.it i link ai nostri siti didattici e le nostre esperienze quotidiane. Ben presto potremmo disporre di sempre nuovi materiali di lavoro dai quali attingere per attività sempre più innovative, creative e divertenti. Buttiamo via registri e agende: mettiamo tutto online, in particolare i compiti assegnati e le attività proposte in classe ogni giorno. Così le pareti delle nostre aule diventeranno trasparenti a tutto il mondo e ogni insegnante potrà migliorare il proprio stile didattico attingendo dalle migliori pratiche dei colleghi. © Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Ogni riproduzione o distribuzione è vietata. © Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Ogni riproduzione o distribuzione è vietata. Capitolo 4 Capovolgere la valutazione Ecco una tra le più potenti intuizioni della scienza dell’educazione: quando si giudica un alunno bisogna partire dal positivo, anche se è poco (Gordon, 2010). Se cominci subito a dire al tuo studente cosa non va, potresti fargli perdere la voglia di apprendere e ogni futuro rapporto. Noi insegnanti abbiamo il compito di fare crescere l’alunno, dobbiamo saperlo valorizzare, dirgli che è stato bravo anche se il suo rendimento è del 20% (avrebbe potuto fare il 10%), dobbiamo illustrargli dove sbaglia e infine mostrargli quali possibilità potrebbero scaturire dal miglioramento (Renati e Zanetti, 2009). L’inadeguatezza degli strumenti che si usano oggi per valutare gli alunni è evidente, soprattutto nelle scuole secondarie, dove è raro trovare studenti che vengono valutati rispetto al proprio peculiare percorso di apprendimento. Ad esempio, i compiti in classe non distinguono tra competenze pregresse e competenze acquisite negli ultimi mesi; un 4 in italiano può avere origine da antiche lacune grammaticali o da mancanze di studio recente. Con le interrogazioni è invece difficile distinguere tra capacità espressive e capacità cognitive: spesso una buona capacità espressiva può supplire a una limitatezza di contenuti. Allo stesso modo, una limitata capacità espressiva potrebbe essere valutata come una scarsa preparazione (come accade per gli studenti stranieri). Esiste un tipo di valutazione, chiamata valutazione autentica, che tiene conto delle differenze individuali tra gli studenti che non derivano da scarso impegno © Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Ogni riproduzione o distribuzione è vietata. 46 La classe capovolta personale. Una valutazione con interrogazioni o compiti saltuari non è in grado di fornire elementi di valutazione del progresso dimostrato dallo studente. Secondo il professor Comoglio1 una valutazione, per essere davvero autentica, deve essere: – continuativa, frequente e su tempi lunghi (sia per essere evidente, sia perché lo sviluppo di competenze o il recupero di lacune non richiedono tempi brevi); – individualizzata, deve mantenere la memoria del passato e del presente, deve far riferimento a un progetto personale di apprendimento, deve essere anche autovalutabile dallo studente. Oltre ad avere valore come verifica degli apprendimenti, la valutazione è molto importante anche perché fornisce una motivazione per svolgere il proprio compito (Ryan e Deci, 2000). Quando si assegna un lavoro singolo o da fare in gruppo, in classe i ragazzi chiedono spesso: «Professore, ma ci mette il voto?». Se un lavoro è così banale da non aver bisogno di valutazioni, allora non vale nemmeno la pena impegnarsi. La valutazione, infine, fornisce al ragazzo dei feedback che, come una bussola, gli permettono di capire se sta andando nella direzione giusta nel suo studio. È possibile utilizzare quindi una valutazione autentica che risponda a tutte queste esigenze utilizzando gli strumenti tradizionali? Possono bastare due interrogazioni e un compito per quadrimestre per capire a che punto sono realmente i ragazzi, per motivarli e per aiutare chi è in difficoltà senza dovere ricorrere all’odiosa pezza del recupero? La domanda è volutamente retorica: con gli strumenti tradizionali ci si trova in grossa difficoltà nel rispondere a questi interrogativi. Basta pensare al «pericolo» copiatura durante i compiti e al tempo perso da chi è spettatore durante le interrogazioni. Nell’insegnamento capovolto, tutte le attività svolte in classe, singolarmente o in gruppo, sono sempre applicazioni personali delle conoscenze o delle competenze acquisite e forniscono un continuo e costante monitoraggio dei progressi fatti nell’apprendimento. Schede da compilare, esercitazioni scritte, preparazione di gruppo alle esposizioni orali, diagrammi, schemi, cartelloni da appendere in classe, presentazioni PowerPoint, tutti i lavori prodotti in classe, sono un prezioso feedback sullo sviluppo delle conoscenze di ciascuno. Questi lavori possono essere 1 Mario Comoglio è docente ordinario presso la Facoltà di Scienze dell’educazione dell’Università Pontificia Salesiana, cattedra Didattica I — Psicologia dell’istruzione, ed è uno dei massimi esperti di portfolio in Italia. © Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Ogni riproduzione o distribuzione è vietata. Capovolgere la valutazione 47 autovalutati in modo oggettivo se nella loro proposizione vengono definiti i criteri di valutazione. Vedremo più avanti alcuni esempi. Nell’insegnamento capovolto, l’insegnante è costantemente impegnato a valutare il lavoro dei suoi studenti, che ricevono subito uno stimolo per capire se stanno facendo bene o se devono correggere il tiro. Nessun’altra metodologia didattica incorpora contemporaneamente in sé didattica e valutazione come accade nella flipped classroom. Svolgendo in classe i compiti per casa, infatti, il numero di prove valutabili per ogni studente si moltiplica. L’insegnante può decidere a quali prove applicare l’autovalutazione e quali valutare personalmente. Lo studente lavorerà sempre sapendo che i propri progressi, o regressi, saranno monitorati. Verrà naturale, così, per ogni studente, giorno dopo giorno, costruire il proprio portfolio, una raccolta dei propri lavori, in un modo che rispecchi la sua progressiva acquisizione di nuove competenze. È naturale che far lavorare ogni giorno dell’anno gli studenti in classe o in laboratorio con esercitazioni sempre diverse e orientate alle competenze non è facile: l’insegnante deve costantemente creare e testare nuove attività e insieme correggere chi sbaglia. Un lavoro imponente! Occorrono strategie per non scoraggiarsi. Ci sono due strumenti possibili da utilizzare per questo scopo: il quaderno con anelli (in futuro il tablet) e i portali di e-learning come Edmodo e Moodle. Edmodo è molto utile per valutare in modo continuo i progressi degli studenti. Si tratta di un portale completamente gratuito, simile a Moodle, di cui abbiamo già parlato. Questo software, oltre a permettere di pubblicare consegne e lezioni, consente di raccogliere gli elaborati dei ragazzi e di creare molto facilmente dei test su qualunque argomento. I test possono essere creati al volo, estraendo a caso le domande da un archivio e riducendo così le possibilità di copiare, e sono valutati automaticamente in tempo reale. Inoltre Edmodo, installato anche su smartphone, invia continuamente notifiche, analogamente a Facebook, a ogni compito assegnato, a ogni compito corretto e a ogni valutazione. Il classico quadernone ad anelli permette di mantenere traccia di tutte le attività valutate dall’insegnante, autovalutate e non valutate. A differenza del quaderno normale, il docente può decidere di ritirare un lavoro per correggerlo a casa e l’alunno può conservare nello stesso quaderno tutte le sue attività. Proviamo a pensare a un esempio di lezione combinando tutti i concetti espressi finora. – Si preparano i materiali per la lezione, gli esercizi, i video e quant’altro, che i ragazzi visionano prima della lezione. © Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Ogni riproduzione o distribuzione è vietata. 48 La classe capovolta – Si preparano i test che serviranno per l’autovalutazione e per la valutazione finale. – In classe, gli studenti svolgeranno i compiti assegnati con la supervisione del docente o degli studenti più dotati che hanno già concluso il lavoro. – Ogni studente ha la possibilità di svolgere i test necessari più volte e, finché non supera il primo test, non può svolgere il successivo. – Gli studenti possono scegliere di affrontare il test quando sono preparati e ogni giorno avranno una sola possibilità di cimentarsi nel test di verifica. – La valutazione finale può derivare per il 50% dal voto dei test e per l’altro 50% dal portfolio delle attività svolte in classe e valutate. – I test potrebbero addirittura essere eliminati in presenza di una ben pianificata sequenza di attività basate su tutte le competenze richieste dal curricolo. Questa modalità di lavoro integrata responsabilizza molto gli studenti che cercano a volte, con inusuale entusiasmo, di completare le attività giornaliere per ottenere un punteggio alto. Inoltre lo scetticismo della valutazione tramite test scompare alla luce della parallela valutazione del portfolio di lavori dello studente. Resta il problema della creazione dei materiali: quale occasione migliore per collaborare con i colleghi e spartirsi il lavoro? L’interrogazione Se non è impossibile immaginare di sostituire le lezioni frontali con la multimedialità, appare, invece, certamente più complesso ipotizzare l’eliminazione delle interrogazioni. Il grande successo dell’interrogazione orale è dovuto anche alla sua grande versatilità, anche se ci sono non poche contraddizioni: da alcuni lo studente viene sottoposto a interrogatorio, da altri viene pazientemente aiutato nelle risposte. I risultati sono comunque gli stessi: scarsa efficienza valutativa per chi la subisce e limitata efficacia formativa per il resto della classe assonnata. Chi fa dell’interrogazione lo strumento giornaliero di verifica è convinto che l’ascolto attivo del proprio studente, per correggerlo e aiutarlo a migliorare nel suo percorso di apprendimento, sia un punto di forza irrinunciabile. Dovremmo però esaminare questa prassi osservando anche i punti di debolezza. Osserviamo cosa accade tra i banchi durante un’interrogazione: quasi tutti coloro che non vengono interrogati passano il tempo facendo altro. Escludendo forse qualcuno ai primi banchi, subito dietro, ben nascosto, c’è chi gioca con lo smartphone, chi manda SMS, chi naviga su Facebook, chi disegna, chi copia i © Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Ogni riproduzione o distribuzione è vietata. Capovolgere la valutazione 49 compiti di altre materie. Insomma, chi studia per sbarcare il lunario non può che apprezzare questa parte della lezione. Inoltre, l’interrogazione è spesso una verifica della capacità di esprimere concetti astratti, carenti di riferimenti concreti. Ad esempio, tanti ragazzi interrogati su una legge scientifica si preoccupano solitamente di imparare a memoria l’enunciato ma non di raccontare i fenomeni sperimentali che la introducono. La sostituzione dell’interrogazione con gli esercizi pratici seguiti dal docente permette di utilizzare in un modo migliore il tempo a disposizione. Il docente può valutare immediatamente le capacità dello studente semplicemente osservandolo e tenendo conto della tipologia delle domande che gli pone. Poiché l’esposizione orale è indispensabile per sviluppare le capacità comunicative dei ragazzi, è bene organizzare delle attività che la prevedano esplicitamente. Ad esempio, un lavoro di ricerca di storia si può concludere con una presentazione alla classe invece che con una relazione scritta. Oppure, si possono concedere tempi di esposizione limitati per esporre alcuni fenomeni scientifici osservati. Si può, ad esempio, far raccontare ai ragazzi gli argomenti studiati attraverso dei video, magari limitando a 60 secondi l’esposizione così da sviluppare le capacità di sintesi. Questo lavoro è molto utile nelle prime settimane di scuola così da verificare immediatamente quali alunni presentano difficoltà logiche o espressive. I ragazzi che espongono qualcosa di proprio, che è già stato verificato dal docente, possono concentrare le loro energie sulla qualità della comunicazione, piuttosto che sui contenuti. Possono cominciare a osservare le reazioni del pubblico, giocare con il tono e il volume della voce, le pause, la scelta dei termini, ecc. Anche se auspicata da decenni da tutto il mondo pedagogico e perfino da un Ministro dell’Istruzione,2 la revisione delle classiche interrogazioni è ancora considerata una scelta difficile e controcorrente. Chi ne volesse fare uso, può comunque trarre beneficio dal flipped learning: durante una qualunque delle attività di classe, quando i ragazzi lavorano autonomamente, si può alternare il seguire gli alunni durante il lavoro al dedicare una parte dell’ora alle classiche interrogazioni. Il nostro consiglio è comunque quello evangelico di non mettere toppe nuove su un vestito vecchio. I cambiamenti epocali in questi ultimi venti anni ci impongono scelte coraggiose. Finché ci veniva chiesto di verificare delle conoscenze, era logico interrogare. Ora che dobbiamo verificare delle competenze, ci occorre mettere i ragazzi di fronte a un problema non risolvibile solo con quello che conoscono. 2 Tullio De Mauro, intervenendo al convegno della CIGL del 25 gennaio 2011 su formazione e apprendistato. © Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Ogni riproduzione o distribuzione è vietata. 50 La classe capovolta Comunicare gli obiettivi prima di valutare La valutazione è un processo indispensabile in ogni attività. Nell’apprendimento sappiamo che essa inizia con il test d’ingresso e conclude il ciclo formativo. Nella formazione scientifica la valutazione acquista un valore ancora più straordinario, in quanto il metodo imposto dalla scienza per permettere il suo progresso è basato sul concetto di misura. Quindi è importante che la valutazione sia il più oggettiva possibile. Il motivo per il quale è utile valutare uno studente non è certo distribuire premi o penalità. Una valutazione formativa dovrebbe aiutare lo studente a raggiungere i propri obiettivi (OECD, 2004). Spesso si constata con dispiacere che i ragazzi non conoscono gli obiettivi sottesi alla loro formazione. Prerequisito a una corretta valutazione deve quindi essere condividere gli obiettivi. Per questo troviamo molto utile scriverli su un manifesto e appenderli in classe a perpetua memoria. Non è detto che gli alunni decidano di farli propri; abbiamo osservato però che renderglieli evidenti è molto utile. Ad esempio, si potrebbero stampare su grandi fogli formato 50 x 70 centimetri (10 copie a colori possono costare circa 13 € online). Il rapporto tra comunicazione degli obiettivi e valutazione oggettiva è fondamentale. Per chiarire vi proponiamo il seguente esempio: immaginiamo una donna obesa che deve seguire una cura dimagrante. Se il dietologo le dicesse di chiedere ogni settimana il parere del marito sui suoi progressi, sarebbe un buon consiglio? Se le dicesse vagamente di pesarsi ogni tanto senza fissarle alcun obiettivo? E se le chiedesse di perdere 1 chilo a settimana valutando il peso a occhio senza bilancia? Niente di tutto questo sarebbe corretto. Il bravo dietologo assegna sempre l’obiettivo e insegna con quale strumento controllare i propri progressi. Misurare non serve senza obiettivi, e l’obiettivo è inutile senza misura. Quali obiettivi comunicare? Consideriamo, ad esempio, esclusivamente gli obiettivi dell’area scientifica, matematica e tecnologica dei nuovi licei così come sono descritti sul Regolamento di riordino dei licei del 15 marzo 2010, che ora è legge dello Stato. a) Comprendere il linguaggio formale specifico della matematica, saper utilizzare le procedure tipiche del pensiero matematico, conoscere i contenuti © Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Ogni riproduzione o distribuzione è vietata. Capovolgere la valutazione 51 fondamentali delle teorie che sono alla base della descrizione matematica della realtà. b) Possedere i contenuti fondamentali delle scienze fisiche e delle scienze naturali (chimica, biologia, scienze della terra, astronomia), padroneggiandone le procedure e i metodi di indagine propri, anche per potersi orientare nel campo delle scienze applicate. c) Essere in grado di utilizzare criticamente strumenti informatici e telematici nelle attività di studio e di approfondimento. Comprendere la valenza metodologica dell’informatica nella formalizzazione e modellizzazione dei processi complessi e nell’individuazione di procedimenti risolutivi. Osserviamo che tali enunciati non forniscono indicazioni operative nuove nel panorama scolastico italiano tranne per la prima frase del punto c): «Essere in grado di utilizzare criticamente strumenti informatici e telematici nelle attività di studio e di approfondimento». Si tratta di un’eccezionale novità, dal momento che è stata inserita tra i due imperativi fondamentali dell’area scientifica della scuola italiana: la matematica e la scienza. L’utilizzo critico del web, dei software e dei media non è più considerato un accessorio o uno strumento per raggiungere altri obiettivi, ma un obiettivo esso stesso. La novità dell’obiettivo impone la necessità di nuovi metodi formativi e di valutazione. Le lezioni frontali non possono educare al terzo obiettivo. Compiti in classe e interrogazioni non sono in grado di valutarne il raggiungimento. L’insegnamento rovesciato consente, invece, di educare continuamente all’uso critico degli strumenti informatici. Nelle attività a casa viene sempre richiesta questa attitudine e l’attività in classe la verifica quotidianamente. Gli studenti apprezzeranno ancora di più il metodo della flipped classroom quando si accorgeranno di crescere ogni giorno nel raggiungimento di questi obiettivi. BOX 4.1 Esempio di valutazione in un laboratorio scientifico Nel flipped learning, l’ora in classe è sempre un laboratorio, nel senso che durante tutta l’ora viene richiesto il lavoro degli studenti singolarmente o in gruppo. Abbiamo pensato di illustrare con un esempio cosa cambia quando la valutazione è preceduta dalla comunicazione degli obiettivi. L’esempio descritto è ambientato in un vero laboratorio di chimica e il metodo è trasferibile a qualsiasi attività laboratoriale, anche di tipo non scientifico. © Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Ogni riproduzione o distribuzione è vietata. 52 La classe capovolta Il lavoro si sviluppa sulla verifica della legge delle proporzioni definite della chimica, per la quale in un composto il rapporto in peso degli elementi è una costante. Tutta la classe guarda a casa i video assegnati e si presenta in aula per lavorare. Si dividono gli studenti in gruppi di quattro persone con l’obiettivo di verificare la legge. In gruppo essi calcolano i reattivi da pesare, bilanciano le reazioni e consegnano un grafico ordinato nel quale i risultati di due dei quattro componenti del gruppo non sono allineati con quelli degli altri due. Ciò li porta alla conclusione errata che la legge delle proporzioni definite non viene sempre rispettata. Questo perché durante l’esperienza, due dei quattro studenti hanno dimenticato di controllare la tara dei contenitori e gli altri due non si sono accorti della distrazione dei loro compagni. Proviamo a fornire una bozza di valutazione per questo lavoro. – L’obiettivo non è stato raggiunto: viene dimostrato il contrario di quanto richiesto. – Punti di forza: il gruppo è in grado operare con le reazioni chimiche, i calcoli molari, i bilanciamenti e i grafici. Il gruppo ha attivamente collaborato nella stesura della relazione finale. – Area di miglioramento: il gruppo dovrebbe porre più attenzione all’aiuto e al controllo reciproco dei risultati sperimentali nel corso della loro misura e non solo al termine della prova. Nella scuola italiana è ancora importante trasformare questa valutazione in un voto. Come realizzare ciò? È corretto assegnare nello stesso gruppo un voto più basso ai due che non hanno misurato la tara rispetto agli altri due? È corretto considerare positivamente questa prova nonostante il non raggiungimento dell’obiettivo? Sono domande difficili. Poiché le nostre risposte sono dettate da poche esperienze del genere, non si esclude che in altri contesti potrebbero essere diverse. In Italia, l’insegnamento rovesciato e questo tipo di valutazioni sono appena iniziati. Forse tra alcuni anni il numero di flipped teachers sarà abbastanza elevato da permette una discussione arricchita da tante altre esperienze. Per chiarire in quali termini portare avanti questa ricerca-azione, vi illustriamo un esempio. In alcune classi del biennio ITIS abbiamo condiviso con gli studenti un gruppo di regole che si è rivelato molto utile e in linea con gli obiettivi che ci eravamo preposti. Ve lo proponiamo con il beneficio di inventario, ben sapendo che in contesti diversi potrebbe anche non funzionare. a) Fornire sempre con chiarezza i parametri di un giudizio prima dello svolgimento della prova. b) Non assegnare lavori troppo facili. Se tutti i gruppi raggiungono gli obiettivi, probabilmente potete assegnare lavori più impegnativi ai vostri alunni. c) Fare gruppi da due a quattro studenti. Mai cinque. © Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Ogni riproduzione o distribuzione è vietata. Capovolgere la valutazione 53 d) Lasciare che la collaborazione avvenga anche tra un gruppo e l’altro. e) Associare i gruppi sempre e solo casualmente (si possono usare dei cartoncini con i nomi degli alunni e mischiarli come un mazzo di carte). f) Non permettere mai di completare il lavoro a casa. g) Valutare almeno due lavori di gruppo al mese. h) Valutare con lo stesso voto tutto il gruppo. i) Mediare i voti dei lavori di gruppo con i voti delle verifiche sul singolo. Può essere fatto tramite un foglio Excel che ogni studente potrà sempre consultare, oppure con Edmodo. j) In pagella riportare il voto, arrotondato all’unità, della media ottenuta con il foglio Excel. k) Non annullare mai i compiti andati male (esclusi i casi nei quali ci sia una colpa parziale dell’insegnante). l) Non essere troppo rigidi con queste regole, ma accettare eventuali compromessi se richiesti dalla classe in modo rispettoso. Nel caso descritto la nostra valutazione è stata uguale a 6 per tutti e quattro i ragazzi. A un gruppo simile che aveva raggiunto l’obiettivo con pari impegno e non aveva dimenticato di misurare le due tare abbiamo dato 9. Queste valutazioni non sarebbero state digerite se non avessimo avvisato in precedenza che: a) il gruppo che raggiunge l’obiettivo riceve un voto da 6 a 10; b) il gruppo che non raggiunge l’obiettivo riceve un voto da 3 a 6; c) il gruppo che trucca dei dati per forzare il raggiungimento dell’obiettivo riceve un voto da 1 al 4; d) la diversità dei voti dipenderà dalla precisione delle misure, dei calcoli e del grafico. Questa severità sull’obiettivo è, in genere, apprezzata e condivisa dagli studenti. I ragazzi, se stimolati, si rendono conto dell’importanza degli obiettivi, nel lavoro come nel gioco e nei rapporti umani. L’insegnamento rovesciato è di sicuro un metodo di insegnamento orientato completamente agli obiettivi. © Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Ogni riproduzione o distribuzione è vietata. © Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Ogni riproduzione o distribuzione è vietata. Capitolo 5 La didattica per competenze1 L’ambiente deve essere ricco di motivi di interesse che si prestano ad attività e invitano il bambino a condurre le proprie esperienze. Maria Montessori La didattica per competenze si sta diffondendo in Italia molto lentamente, anche se dal 2008 è una raccomandazione europea. Realizzare il curriculum, l’insieme delle competenze che tutti ragazzi devono acquisire e le UDA, le unità di apprendimento che permettono di acquisirle, richiede un investimento ingente di tempo e la collaborazione di diversi docenti. Inoltre, la didattica per competenze prevede un nuovo modo di ragionare e, come tutte le cose nuove, richiede del tempo per essere elaborata. Il flipped learning, anche se non risolve la complessità di fondo, può essere un valido supporto. La didattica per competenze si basa sull’idea che è importante (Da Re, 2009) che i ragazzi imparino non solo i fatti, le idee e i concetti, ma soprattutto che imparino come applicarli nel concreto e come utilizzarli in ambiti non convenzionali, trasformando appunto le conoscenze in competenze. 1 Per maggiori dettagli sulle competenze si può fare riferimento al sito http://www.piazzadellecompetenze.net. © Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Ogni riproduzione o distribuzione è vietata. 56 La classe capovolta Inoltre, è richiesto che i ragazzi imparino anche a valorizzare le conoscenze acquisite esternamente alla scuola in modo da arrivare a una conoscenza integrata. Nella didattica per competenze il principio è, appunto, quello di integrare (Da Re, 2009): – il sapere (le conoscenze); – il saper fare (le abilità); – il sapere come fare (l’abilità complessa); – il sapere perché (metacognizione); – il generalizzare e trasferire la conoscenza; – l’ideare, progettare, affrontare e gestire; – il collaborare e il relazionarsi. L’obiettivo finale è quello di formare una persona veramente competente che conosca il «sapere agito». Le competenze, quindi, riescono a portare lo studente a un più alto livello di apprendimento, secondo la scala già definita da Bloom nel 1956 in cui evidenzia sei fasi dell’apprendimento (si veda figura 5.1). Creare Valutare Analizzare Applicare Capire/Descrivere Conoscere/Ricordare Fig. 5.1 Fasi dell’apprendimento secondo la classificazione di Bloom. Il modello spiegazione-interrogazione permette di discostarsi poco dal primo gradino della scala di Bloom, in quanto spesso si richiedono solo le nozioni spiegate. Il modello delle competenze, invece, vorrebbe gettare le basi © Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Ogni riproduzione o distribuzione è vietata. La didattica per competenze 57 per andare oltre il terzo gradino, perché prevede di fare lavorare i ragazzi con problemi più complessi integrando diverse discipline. Il flipped learning, fornendo un metodo per anticipare, accorciare o addirittura sostituire la lezione frontale, libera il tempo in classe necessario per realizzare dei compiti che permettono ai ragazzi di raggiungere un livello di maggior competenza. Curriculum e competenze Come già anticipato, uno degli elementi alla base della didattica per competenze è il curriculum. Si distinguono il curriculum formale, che è l’elenco delle competenze che deve acquisire lo studente a scuola, anno per anno, nelle varie discipline; il curriculum non formale, che corrisponde alle informazioni e alle esperienze acquisite in altri contesti educativi; e il curriculum informale, che include le esperienze spontanee della vita dei ragazzi. Compito della scuola diventa quindi quello di saldare il curriculum formale agli altri, dando un valore integrale a tutta la conoscenza. Nella raccomandazione europea2 vengono definite conoscenze, abilità e competenze. – Conoscenza. È il risultato dell’assimilazione di informazioni attraverso l’apprendimento. Le conoscenze sono l’insieme di fatti, principi, teorie e pratiche, relative a un settore di studio o di lavoro; le conoscenze sono descritte come teoriche e/o pratiche. – Abilità. Indica la capacità di applicare conoscenze e di usare know-how per portare a termine compiti e risolvere problemi; le abilità sono descritte come cognitive (uso del pensiero logico, intuitivo e creativo) e pratiche (che implicano l’abilità manuale e l’uso di metodi, materiali, strumenti). – Competenza. Indica la comprovata capacità di usare conoscenze, abilità e capacità personali, sociali e/o metodologiche, in situazioni di lavoro o di studio e nello sviluppo professionale e/o personale; le competenze sono descritte in termini di responsabilità e autonomia. L’Europa ha inoltre definito le otto competenze chiave, cioè quelle di cui tutti avrebbero bisogno per la realizzazione e lo sviluppo personali, la cittadinanza attiva, l’inclusione sociale e l’occupazione: 2 Raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio sulla costituzione del Quadro europeo delle Qualifiche e dei Titoli per l’apprendimento permanente, Bruxelles, 22 aprile 2008. © Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Ogni riproduzione o distribuzione è vietata. 58 La classe capovolta 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. comunicazione nella madrelingua; comunicazione nelle lingue straniere; competenza matematica e competenze di base in scienza e tecnologia; competenza digitale; imparare a imparare; competenze sociali e civiche; spirito di iniziativa e imprenditorialità; consapevolezza ed espressione culturale. Ognuna di queste competenze, la cui spiegazione dettagliata va oltre lo scopo del presente testo, viene acquisita attraverso determinate conoscenze e abilità.3 Curriculum formale Il curriculum formale contiene l’elenco delle competenze che la scuola deve fornire allo studente anno per anno. Dovrebbe essere già pronto all’inizio dell’anno scolastico, e include: – le competenze disciplinari; – le competenze europee; – le abilità e le conoscenze necessarie per potere sviluppare le competenze; – le evidenze che denotano il possedimento della competenza; – la definizione dei livelli di padronanza delle competenze, strutturate in rubriche; – esempi di compiti significativi da assegnare ai ragazzi; – la strutturazione dei percorsi didattici e delle unità di apprendimento centrati sulle competenze; – la strutturazione di una prova esperta al termine delle unità di apprendimento. Prova esperta Una prova esperta rappresenta un compito interdisciplinare complesso. L’obiettivo di una prova esperta è quello di fare realizzare ai ragazzi un prodotto che coinvolga più conoscenze e abilità acquisite integrate in diverse discipline. 3 Per un approfondimento, si può, ancora una volta, fare riferimento al sito http://www.piazzadellecompetenze.net. © Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Ogni riproduzione o distribuzione è vietata. La didattica per competenze 59 La sua realizzazione avviene così in un contesto più autentico4 rispetto a un normale compito. Immaginiamo una prova esperta che abbia come obiettivo la produzione di un manuale operativo per analizzare l’acqua potabile e che permetta di capire se è possibile utilizzare l’acqua di rubinetto o se è preferibile comprare acqua minerale. Questa prova esperta coinvolge materie come chimica, statistica, biologia, italiano e informatica e potrebbe essere svolta durante le ore dei relativi docenti. Ma cosa accadrebbe se nell’ora di italiano servissero delle nozioni di statistica? E se nell’ora di informatica lo studente avesse bisogno di nozioni di biologia? Il flipped learning fornisce una soluzione. Nella preparazione del materiale da assegnare per la prova esperta, i rispettivi docenti possono includere tutto il materiale didattico, in particolare i video, già preparati e utilizzati durante l’anno. Questo materiale, disponibile in ogni momento, permette ai ragazzi di avere sempre a portata di mano le basi per poter affrontare il lavoro. Una guida per realizzare un compito significativo La realizzazione dei curricula formali richiede un ingente investimento di tempo e non sempre sono già pronti e disponibili ad anno scolastico iniziato. Rischia di essere un problema infinito: durante l’anno, presi dall’operatività corrente, non c’è tempo di realizzarli e, mancando l’esperienza nel lavoro per competenze, a inizio anno sembra un’impresa titanica e scoraggiante. Proponiamo un metodo per realizzare compiti semplici che, anche se ancora in fase di affinamento, da un lato, permette di fare esperienza nell’utilizzo delle competenze base e di quelle disciplinari e, dall’altro, ha dato risultanti interessanti nella motivazione dei ragazzi. Il metodo combina il concetto delle competenze, sia europee sia disciplinari, con alcuni recenti risultati pedagogici (Chew, 2011), che danno una linea guida su come può essere ottenuto l’apprendimento profondo di un nuovo concetto. In particolare, per apprendere un nuovo concetto e per memorizzarlo a fondo è importante fare lavorare i ragazzi nei seguenti punti. 4 Utilizziamo il termine «autentico» nell’accezione individuata da Mauro Comoglio per la «valutazione autentica». © Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Ogni riproduzione o distribuzione è vietata. 60 La classe capovolta – Somiglianza. Come un nuovo concetto si mette in relazione con altri già acquisiti? – Distinzione. Quali sono le differenze tra il nuovo concetto rispetto ad altri già acquisiti? – Attualizzazione. Come si può collegare il nuovo concetto con l’esperienza personale dello studente? – Motivazione. Come si potrebbe utilizzare il nuovo concetto? In sostanza, si tratta di preparare un compito per i ragazzi, cercando di ragionare sia sulle competenze, che sui quattro punti evidenziati sopra. L’idea è ispirata alla check-list che i piloti degli aerei devono seguire prima di ogni volo e che ha lo scopo di verificare che siano stati presi in considerazione tutti gli elementi importanti. La check-list è la seguente. 1. Scelta di un argomento di cui trattare, preso dal curriculum formale o dal programma. 2. Contestualizzazione per lo studente e per il docente. 2a. Con quali altri argomenti si possono trovare somiglianze e differenze? 2b. Come si può collegare all’esperienza dello studente? 2c. Come può lo studente utilizzare il concetto nella sua vita quotidiana? 3. Identificazione delle competenze da sviluppare. 3a. Quali competenze disciplinari5 e come, si possono sviluppare nell’argomento? 3b. Quali delle otto competenze europee chiave, e come, si possono sviluppare nell’argomento? 4. Modalità. Con che risorse, attività e tempi si svolgerà il compito? 5. Valutazione. Come sarà valutato? 6. Definizione del titolo dell’attività. La scelta del titolo viene opportunamente lasciata per ultima, in quanto è bene che il titolo dia un’idea del significato dell’attività, ma soprattutto che richiami l’interesse e stimoli la curiosità dello studente. È bene dunque pensarlo quando si ha ben chiaro il tipo di attività che si vuole assegnare. Solo tenendo a mente l’argomento, e seguendo la check-list, ci si accorgerà che la nostra mente creerà con facilità associazioni, domande e attività sempre diverse, utilizzando avvenimenti accaduti il giorno precedente. È importante ricordare che se il compito che create è interessante anche per voi, ci lavorerete e lo correggerete più volentieri. 5 Le competenze disciplinari spesso si trovano all’inizio dei più nuovi libri di testo. © Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Ogni riproduzione o distribuzione è vietata. La didattica per competenze 61 Per affinare un compito si può scorrere la check-list due o tre volte, in modo da rielaborare le attività e arricchirlo con ulteriori spunti. Un compito, comunque, potrebbe anche non soddisfare tutti i punti, l’importante è che sia una scelta consapevole del docente. Una volta definita l’attività, è bene preparare una scheda sintetica da consegnare ai ragazzi in modo che abbiano tutte le istruzioni del compito e tutti i materiali e i video che forniscono le basi per il lavoro. Al termine dell’attività, prima di passare a un nuovo argomento, è sempre opportuno dedicare un po’ di tempo alla discussione in classe dei lavori realizzati in modo da dare dei feedback. Nei box che seguono si propongono degli esempi di compiti significativi. BOX 5.1 Le tombe etrusche Supponendo di dovere spiegare ai ragazzi gli etruschi e la loro cultura, scegliamo di partire dal sarcofago degli sposi. Seguendo la check-list e avendo a portata di mano sia le competenze europee che la lista delle competenze storiche da sviluppare, prepariamo delle domande che costituiranno il compito per i ragazzi. 1. Utilizza il web per localizzare e ricercare dei sarcofaghi simili e, eventualmente, del materiale che potrebbe servirti per rispondere alle domande. (competenze europee, imparare a imparare e competenza digitale). 2. Cosa stanno facendo? Come definisci l’espressione dei loro volti? Cosa descrive l’immagine e come potresti collegare il banchetto alla morte? (Abilità del curriculum storico, utilizzare un’immagine per la lettura del processo storico). 3. Che rapporto hanno gli etruschi con la morte e come viene affrontato il tema della morte nella realtà contemporanea? (Competenza europea, sociale e civica e contestualizzazione). 4. Delinea il rapporto tra uomo e donna al tempo degli etruschi. Come lo puoi paragonare alla realtà attuale? (Competenza europea di cittadinanza e contestualizzazione). 5. Gli etruschi erano un popolo pacifico? Quale valore può avere al giorno d’oggi essere un popolo pacifico? (Contestualizzazione). Prepariamo inoltre una griglia di valutazione misurando punto per punto: – il livello di coerenza della risposta con la domanda; – l’apporto personale nelle risposte. Ai ragazzi quindi viene consegnato tutto il materiale: – una scheda con la spiegazione del compito; © Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Ogni riproduzione o distribuzione è vietata. 62 La classe capovolta – il materiale su cui lavorare: immagini, testi, eventuali video che parlano degli etruschi, ecc.; – la griglia di valutazione del compito; – i tempi e le modalità (gruppo/singolo); – le istruzioni per la consegna e la realizzazione dell’elaborato, sia esso un documento Word, PowerPoint, un foglio di carta, ecc. Il vantaggio di un simile compito rispetto alla spiegazione-interrogazione è abbastanza evidente: tutti i ragazzi, e non solo quelli interrogati, solo per il fatto di svilupparlo, imparano quasi involontariamente aspetti importanti della vita degli etruschi e come collegare eventi passati al presente. Video e materiali di studio possono essere visti autonomamente dai ragazzi prima del lavoro in classe in modo da arrivare preparati. Inoltre, l’utilizzo di strumenti informatici rende il compito ancora più completo e utile nel presente. Una discussione finale e un feedback da parte del docente possono infine sottolineare i punti principali e valorizzare anche le differenti opinioni che hanno i ragazzi su temi importanti come la morte. BOX 5.2 Scrittura di una fiaba Come professore di italiano, vogliamo insegnare ai ragazzi come creare una piccola fiaba. Prepariamo un PowerPoint che spieghi: – – – – – che cos’è un fiaba; quali sono i suoi elementi tipici; qual è la sua struttura tipica; quali sono i suoi personaggi tipici; l’analisi di una fiaba conosciuta in cui vengono identificati tutti gli elementi chiave. Successivamente realizziamo un video basato sul powerpoint e lo rendiamo disponibile come base per il lavoro. Quindi, a seconda dell’età dei ragazzi e del tempo a disposizione, potrebbero essere pensati diversi esercizi. 1. Analizzare un’altra fiaba e identificare lo schema strutturale. La fiaba può essere scelta tra un numero limitato di fiabe definite dal docente. (Esercizio utile per l’acquisizione delle conoscenze base). 2. Identificare lo schema strutturale descritto in una fiaba conosciuta e recuperata su Internet. (Acquisizione delle conoscenze base e contestualizzazione con le conoscenze dei ragazzi, competenza digitale e imparare a imparare). 3. Realizzazione guidata di una fiaba secondo la struttura descritta e con una traccia fornita dal docente. (Si potrebbe creare un altro video per spiegare come utilizzare gli elementi strutturali nella costruzione di una fiaba). 4. Realizzazione su un PowerPoint di una fiaba, con un argomento libero, seguendo la struttura imparata, corredata di foto recuperate su web e © Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Ogni riproduzione o distribuzione è vietata. La didattica per competenze 63 utilizzando come personaggi i propri compagni di classe. (Si integrano le competenze sulla fiaba, le competenze informatiche e si effettua una forte contestualizzazione utilizzando i compagni di classe. Il valore delle contestualizzazioni è quello di aumentare l’interesse sia nello sviluppo del lavoro che nell’ascolto del lavoro degli altri). Le modalità, i tempi dello sviluppo e la valutazione saranno definiti in base al tipo di esercizio scelto e all’esperienza dell’insegnante. È normale all’inizio non riuscire a determinare in modo esatto i tempi necessari. Gli esercizi possono concludersi con un’esposizione orale alla classe da parte di tutti o di un numero limitato di studenti. BOX 5.3 Compito complesso per una scuola di orientamento turistico Dopo avere spiegato il concetto di tour operator, si può pensare al seguente esercizio (Da Re, 2009). «Sei un tour operator e devi convincere tutti i tuoi compagni di classe a comprare un biglietto per il Messico. Tieni presente, però, che ciascuno è interessato a cose diverse: chi alla cultura, chi alla storia, chi al paesaggio, chi all’economia e chi allo svago. Trova le argomentazioni e gli elementi per partire per il Messico.» In questo esercizio si possono combinare conoscenze di geografia e di marketing insieme con una forte contestualizzazione presupposta dal lavoro con persone reali, che hanno gusti reali, che sono i propri compagni di classe. © Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Ogni riproduzione o distribuzione è vietata. © Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Ogni riproduzione o distribuzione è vietata. Capitolo 6 Il metodo flipped classroom in dieci domande L’insegnamento capovolto si sta diffondendo in tutto il mondo. Ne è la prova l’ormai milione di studenti che sta utilizzando i tutorial della Khan Academy. Ogni docente che ne sente parlare deve comunque affrontare la scelta se provare questo nuovo metodo o restare nella sua modalità collaudata. Ci interessa quindi parlare sia delle criticità che si possono incontrare, sia dei casi di successo internazionali che possono ormai essere considerati dei casi di studio validi. 1. Ci sono prove che il metodo funzioni? In Italia non ci sono ancora statistiche di rilievo, in quanto i docenti che utilizzano il metodo sono ancora pochi. A conferma dell’interesse generale, si nota però un crescendo di siti e di gruppi su Facebook riguardanti l’insegnamento capovolto. Nel panorama degli Stati Uniti, invece, dove il metodo è utilizzato da diversi anni, è possibile trovare interessanti statistiche. La Khan Academy (www.khanacademy.org), uno dei primi siti internazionali che pubblica video con questi scopi, conta ormai più di 4500 video didattici, visualizzati da milioni di studenti in tutto il mondo. Gli argomenti della Khan Academy spaziano dalla matematica, alla chimica, alla biologia e cominciano ad essere inseriti video anche di materie umanistiche come la storia. Il sito © Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Ogni riproduzione o distribuzione è vietata. 66 La classe capovolta della Khan Academy, inoltre, è in continuo aggiornamento e da poco offre anche la possibilità di creare una classe virtuale e di mostrare l’andamento dell’apprendimento dei propri ragazzi nelle varie materie. Nel 2010, in California è stato fatto uno studio (Houston e Lin, 2012), che ha raccolto dei dati sull’utilizzo dei video e del flipped teaching. Si è trattato di un esperimento realizzato in una scuola pubblica, riguardante l’apprendimento della matematica utilizzando i video: normalmente i ragazzi con voti medi o molto bassi si aggiravano intorno al 13% e, dopo avere utilizzato la Khan Academy, la percentuale si è ridotta a un ottimo 3%. Nello stesso studio sono stati intervistati gli studenti coinvolti: il 75% ha ammesso che la flipped class è stata utile e che hanno preferito utilizzare il tempo in classe per risolvere problemi piuttosto che per una lezione frontale. Un ragazzo di 17 anni ha commentato come l’applicazione dell’insegnamento capovolto abbia reso le lezioni di matematica meno ansiose. Carl Wieman (Deslauriers, Shelen e Wieman, 2011) ha pubblicato un altro studio in cui ha confrontato due classi in cui sono stati utilizzati il metodo tradizionale in una e l’insegnamento capovolto nell’altra. Al termine dell’anno scolastico gli studenti campione hanno realizzato un punteggio di 74, contro un punteggio di 41 della classe normale, e i quattro docenti hanno notato anche un grande aumento nell’interesse.1 Non sono ancora statistiche che contano milioni di studenti, ma sono decisamente positive e aumentano l’entusiasmo nei confronti della classe capovolta. 2. Quali sono le basi teoriche del metodo? Le basi teoriche si possono ritrovare nella moderna pedagogia che predilige l’aspetto costruttivista e laboratoriale nell’apprendimento. Nel 1999 il National Research Council (l’equivalente negli Stati Uniti del CNR) ha pubblicato un volume in cui ha riassunto due anni di ricerche pedagogiche sulla didattica. In particolare si afferma che per sviluppare una competenza in un’area gli studenti devono: – sviluppare la conoscenza dei concetti; – imparare a collocare le idee e i fatti in una struttura concettuale più generale; 1 Nell’articolo citato si legge che rispondere alle domande a caso avrebbe portato a un punteggio di 23; ciò considerato, il punteggio di 74 appare assai notevole. © Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Ogni riproduzione o distribuzione è vietata. Il metodo flipped classroom in dieci domande 67 – organizzare la conoscenza in modo da recuperare le informazioni e utilizzarle. La flipped classroom, liberando molto del tempo in classe, fornisce un’opportunità ai ragazzi per utilizzare la conoscenza e farla propria sotto la guida del docente. Quest’ultimo, da parte sua, ha la possibilità di creare delle attività più coinvolgenti delle lezioni frontali, e di fornire un feedback immediato sul lavoro dei ragazzi che li indirizza e li motiva. (Ryan e Deci, 2000) 3. Se gli studenti non possono avere accesso a internet? L’accesso a un collegamento Internet veloce non copre ancora tutta l’Italia, ma la rete mobile raggiunge praticamente l’intera popolazione e siamo uno dei primi Paesi al mondo per la diffusione di telefoni cellulari. In l’Italia il 97% degli over 16 dispone di un cellulare2 e il 56%3 degli italiani possiede uno smartphone. Non dovrebbero essere molti quindi i ragazzi che non possono in nessun modo acceder al web. In ogni caso, per gli alunni che non hanno accesso a Internet, è possibile prevedere una postazione in aula dalla quale visionare il materiale mentre, ad esempio, il docente organizza in gruppi gli altri studenti. Successivamente, è opportuno trovare una soluzione con le famiglie. Spesso il problema non è tanto di ordine economico, quanto il timore da parte dei genitori che il figlio possa perdere tempo navigando sul web. In questi casi basta spiegare l’importanza del computer e il suo valore nella didattica per ottenere che l’alunno possa da subito navigare, eventualmente dando anche indicazione del tempo necessario. I problemi economici reali possono essere condivisi con l’istituto, verificando ogni possibile soluzione (accesso nelle aule il pomeriggio, frequenza in biblioteca, prestito di un tablet, ecc.). 4. E se il video non fosse completo ed esaustivo? È molto probabile che il video possa tralasciare qualche particolare, come accade anche in una qualunque lezione frontale. Si possono utilizzare i primi 2 3 «Il Sole 24 ore», l’articolo è disponibile online all’indirizzo http://bit.ly/14BLJiG. Dati Nielsen, 12 dicembre 2012; una sintesi della ricerca è disponibile online all’indirizzo http://bit. ly/16Cn23C. © Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Ogni riproduzione o distribuzione è vietata. 68 La classe capovolta minuti della lezione per chiarire i dubbi e per raccogliere i feedback dei ragazzi. I feedback diventano così preziosi per migliorare il video e per renderlo più semplice e chiaro. Spesso quando si rielabora un video si riesce ad essere molto più precisi. Volendo si può anche trasformare questa debolezza, l’imperfezione del video, in un punto di forza. Ad esempio, si possono fare lavorare i ragazzi in classe proprio sull’identificazione delle mancanze e invitarli a trovare le fonti per risolvere questa carenza. 5. E se i ragazzi non guardano i video? Questo è un punto molto importante. È fondamentale che i ragazzi guardino i video e, se lasciamo la cosa solo alla loro buona volontà, potremmo accorgerci che solo in pochi li hanno effettivamente guardati. Uno strumento molto utilizzato, e documentato in uno studio del 2009 della Pennsylvania State University (Zappe et al., 2009), è quello di proporre ai ragazzi un test online alla conclusione del video. Il test può essere utilizzato, da un lato, per dare ai ragazzi i punti chiave su cui focalizzarsi, per verificare che il video sia stato visto, e dall’altro per avere un primo feedback sulla sua chiarezza. Alternativamente al quiz, può essere sufficiente porre semplici domande all’inizio della lezione o, se nel video è spiegato un esercizio, farlo rifare. Oppure si può chiedere di individuare un particolare di una prima inquadratura, o il numero di personaggi. L’importante è che il compito sia semplice da svolgere perché la cosa essenziale è che il video venga visto ed elaborato. Come già detto, è in classe che si dedicherà tempo maggiore alla comprensione e all’eventuale risoluzione degli esercizi. Nel caso in cui alcuni ragazzi non potessero guardare il video a casa, è possibile provare a richiedere un computer in aula. 6. Non c’è il rischio di dare ancora più compiti per casa? Vi è un numero crescente di genitori ed educatori contrari all’assegnazione di compiti obbligatori. Il tempo a casa, affermano, dovrebbe essere destinato al perseguimento di passioni, all’incontro con amici e familiari, al gioco e all’attività fisica. In realtà nella flipped classroom le attività sono solo invertite e, anzi, il lavoro a casa è meno faticoso, in quanto gli esercizi complessi vengono affrontati in classe con l’aiuto del docente. Tra l’altro, il video può essere © Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Ogni riproduzione o distribuzione è vietata. Il metodo flipped classroom in dieci domande 69 creato non solo con lezioni personali, ma anche con spezzoni di altri video, documentari, ecc., in modo che diventi più appassionante e coinvolgente. Il lavoro a casa sarà quindi più piacevole e meno faticoso. 7. Non sono convinto che un video da solo possa aumentare la qualità È vero. Il metodo del flipped learning è solo uno strumento e potrebbe anche portare ad avere più tempo in classe per l’insegnamento del tipo «memorizza e ripeti». L’uso di video-lezioni deve essere fatto all’interno di uno spettro più ampio di attività di apprendimento. I docenti hanno sempre il compito di cercare di creare delle attività di apprendimento con il massimo valore pedagogico, come quelle basate sull’esperienza o l’apprendimento cooperativo. I video, infatti, sostituiscono parte del modello tradizionale per la trasmissione del sapere attraverso la video-lezione, ed è poi dovere del docente cercare di realizzare delle attività più moderne e costruttiviste da svolgere in classe. Nei due capitoli precedenti abbiamo suggerito alcune idee per realizzare in classe dei compiti diversi, e in letteratura appaiono ogni giorno nuovi esempi e idee, come il blended learning, in modo da fare sentire i ragazzi più responsabili e più coinvolti nel proprio apprendimento. 8. Le classi restano formate in base all’età e non alle competenze Formare le classi per competenze e non per età fa parte di una più grande riforma dell’istruzione. L’insegnamento capovolto è ideale per farlo perché permette a ognuno di studiare al proprio ritmo, ma le scuole hanno strutture adeguate? Siamo pronti a permettere agli studenti di muoversi a un ritmo che soddisfi la loro capacità di sviluppo e a renderci conto che non tutti alla stessa età hanno bisogno di essere nello stesso posto nello stesso momento? Servirebbe una riprogettazione attenta degli ambienti di apprendimento, ma questa idea si scontra con una scuola statale rigida e obbligatoria nelle discipline e nel numero di ore. Paradossalmente si può scegliere se fare religione o un corso di musica, ma non se studiare chimica al primo o al quarto anno. Se si facesse questa rivoluzione, il flipped learning darebbe il vantaggio di facilitare la personalizzazione nella fruizione dei contenuti. Lo studente, infatti, può accedere ai contenuti al proprio ritmo visualizzando più volte una risorsa, fermandosi o mandando avanti un video e organizzandosi su quando © Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Ogni riproduzione o distribuzione è vietata. 70 La classe capovolta e come sedersi davanti allo schermo, acquistando in questo modo maggiore responsabilità nel proprio apprendimento. Non è raro che gli studenti meno portati all’ascolto in classe siano quelli maggiormente coinvolti grazie all’uso di strumenti a loro ben noti e di uso quotidiano (iPod, smartphone, tablet). Nessun altro metodo è più adatto alle classi aperte perché solo il flipped learning facilita l’autoapprendimento e il recupero, soprattutto in presenza di ragazzi di diversa età. 9. Aiuterà a colmare il digital divide tra casa e scuola? La sconvolgente mutazione indotta dalla diffusione del web ha prodotto un distacco sempre più marcato tra il mondo scolastico e la società, tra le richieste del mondo delle imprese e i desideri degli studenti e delle loro famiglie. Inoltre, se una volta la vita a casa o a scuola era comparabile, ora viaggiano a due velocità e con due stili molto diversi: a casa i ragazzi usano computer e cellulari, realizzano e pubblicano video su YouTube, curano i loro blog, pubblicano foto su siti come Instagram, che permette ai più bravi di avere migliaia di seguaci, guadagnano soldi con la pubblicità, comunicano con il mondo e sono abituati a dire la loro su qualunque argomento. A scuola invece l’impostazione è ancora spesso frontale, impositiva e i ragazzi raramente partecipano alle decisioni. Più passa il tempo e più la scuola diventa estranea al modo di vivere dei ragazzi e l’insegnante trova sempre maggiori ostacoli nel sostenere l’antico ruolo di trasmettitore di cultura. L’insegnamento rovesciato, lasciando del tempo ai ragazzi per organizzare il proprio studio e presupponendo l’utilizzo di strumenti vicini alla loro vita quotidiana, aiuta l’insegnante ad essere quello che nella vita quotidiana i ragazzi non hanno: una guida. 10. Quali sono i vantaggi e gli svantaggi? Gli studenti sono ormai abituati al sistema lezione frontale-interrogazione, che per loro è sinonimo di scuola. Nel momento in cui si trovano davanti un flipped teacher emergono inevitabilmente i confronti con gli atri docenti. Capita che anche gli studenti più restii, nell’applicazione a scuola, ne vengano avvinti. I rappresentanti dei genitori al consiglio di classe potrebbero chiedere che tutti i professori mettano online almeno i compiti per casa. Potrebbero nascere © Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Ogni riproduzione o distribuzione è vietata. Il metodo flipped classroom in dieci domande 71 dei problemi. Consigliamo sempre la massima discrezione e umiltà, per cui è importante essere consapevoli sia degli aspetti positivi sia di quelli negativi, in modo da affrontare e proporre la metodologia in modo critico piuttosto che come un toccasana miracoloso. Schierarsi dalla parte di qualcosa di nuovo, tacciando tutto il resto come inefficace è un errore ripetuto di continuo nella storia e dal quale bisogna imparare. Riepiloghiamo qui i vantaggi e gli svantaggi evidenziati all’interno del testo. BOX 6.1 Vantaggi 1. Il tempo a scuola viene interamente utilizzato per la sperimentazione, la laboratorialità, l’applicazione e il perfezionamento delle competenze. 2. Si ha più tempo per conoscere i ragazzi e per parlare con loro. 3. Si ha più tempo da dedicare agli studenti in difficoltà mentre il resto della classe procede in modo autonomo. 4. I ragazzi più bravi possono aiutare quelli in difficoltà e rinforzare le loro conoscenze insegnando. 5. Gli alunni più dotati si possono dedicare ad attività diversificate e complesse. 6. Nell’adottare questa metodologia ci si è accorti che tante volte anche i genitori guardano i video per imparare cose nuove e aiutare i figli. 7. I costi di realizzazione sono molto bassi in quanto è sufficiente disporre di un computer con cuffia, microfono e, eventualmente, di una webcam. Ancora meglio nel caso più fortunato in cui l’insegnante riuscisse a trovare già pronto il materiale online. BOX 6.2 Svantaggi 1. Richiede tempo per ripensare le proprie lezioni e comporta un aumento del lavoro soprattutto nei primi anni. 2. Richiede del tempo per apprendere alcune competenze informatiche. 3. Richiede la messa a punto di un apposito sistema di valutazione. 4. Il docente che si spende più del dovuto potrebbe essere visto come un personaggio strano, un fissato maniaco dell’informatica o un illuso stacanovista. 5. Necessita che i genitori facilitino l’accesso al computer da parte dei figli e, se esistono già regole familiari che lo limitano per motivi educativi, diano nuove regole che comprendano anche l’uso di Internet per scopi didattici. © Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Ogni riproduzione o distribuzione è vietata. 72 La classe capovolta 6. In Italia non ci sono ancora delle statistiche esaustive e i successi ottenuti all’estero potrebbero non essere attendibili se ci riferiamo al sistema scolastico italiano. 7. I presidi sono molto contenti della soddisfazione delle famiglie e, prima o poi, qualche genitore gli parlerà con entusiasmo del nostro metodo. Allora, anche se non vi girerà i complimenti, ne sarà felice e ben presto potrebbe coinvolgervi in altre attività. Non sempre questi coinvolgimenti risultano graditi, specie se non remunerati. 8. Crea dipendenza. Una volta che si sono provate a strutturare delle lezioni in modalità «capovolta» e si è vista la soddisfazione dei ragazzi, non è più possibile tornare esclusivamente alla vecchia lezione frontale. BOX 6.3 Esempi di successo Esempi di successi internazionali Khan Academy Opera di un informatico e matematico con tre lauree al MIT e un master in economia, è un’organizzazione il cui scopo è quello di fornire lezioni online per dare istruzione alle persone (non solo ragazzi ma anche adulti) gratis. Coursera Comprende oltre 300 corsi delle migliori università americane. Molti dei corsi forniscono dei test per verificare l’apprendimento e al termine del percorso rilasciano un certificato. Udacity È analogo a Coursera ma più recente e con meno corsi a disposizione. TEDEd L’indirizzo è http://ed.ted.com. È una raccolta di video prodotti da insegnanti, corredati da una serie di strumenti che consentono ad altri docenti di personalizzarli. Edmodo L’indirizzo è http://www.edmodo.com. Si tratta di un eccellente compromesso tra e-learning e social network. Semplice e accattivante nell’interfaccia utente, permette di gestire le classi con la stessa facilità di Facebook. Ci si può iscrivere da insegnante o da studente. L’insegnante ha la possibilità di creare le classi virtuali, biblioteche, assegnare compiti e valutarli. Gli studenti ricevono sul loro device una notifica (modello WhatsApp) per ogni nuovo avviso, compito, valutazione. © Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Ogni riproduzione o distribuzione è vietata. Il metodo flipped classroom in dieci domande 73 Esempi di successi nazionali ScuolaInterattiva L’indirizzo è http://www.youtube.com/user/ScuolaInterattiva. Si tratta di un canale YouTube di mappe concettuali per apprendere. Insegnalo.it L’indirizzo è http://www.insegnalo.it. Piattaforma dove i docenti possono proporre i propri corsi, anche a pagamento. Innovascuola L’indirizzo è http://www.innovascuola.com. Catalogo di contenuti didattici. OilProject L’indirizzo è http://www.oilproject.org. Si autodefinisce «la più grande scuola online gratuita in Italia. Video, lezioni testuali ed esercizi su decine di argomenti». OVO L’indirizzo è http://www.ovo.com. Una ricca raccolta di video didattici brevi indicizzati per temi talvolta sovrapponibili a quelli scolastici (storia, scienza, economia, arte). Ci sono infine iniziative personali di insegnanti che pubblicano risorse didattiche nei propri blog e che possono essere riutilizzati per «capovolgere» il proprio insegnamento. © Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Ogni riproduzione o distribuzione è vietata. © Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Ogni riproduzione o distribuzione è vietata. Conclusioni Quando i consigli di classe, gli scrutini, i collegi docenti, i dipartimenti, il registro elettronico da compilare, le interrogazioni e le correzioni dei compiti assorbono quasi tutto il tempo e le energie di un docente, ci si rende conto che si rischiano di dimenticare proprio i ragazzi. Gli studenti vengono a scuola certamente per imparare ma anche perché hanno bisogno di una guida. Spesso sono pronti a seguire l’insegnante e a impegnarsi in materie che odiano, purché ricevano in cambio un po’ di quella attenzione che riesce a dare un significato ai loro sforzi. Ma per dare loro una motivazione più accattivante e coinvolgente dell’abusato «capirete», c’è bisogno di tempo. Inoltre, i ragazzi non hanno più bisogno di imparare a memoria ma necessitano di un punto di riferimento per orientarsi tra le infinite informazioni che ormai sono alla loro portata in qualunque momento, strisciando un tasto col dito sui loro smartphone. Hanno inoltre bisogno di sperimentarsi, e di imparare a relazionarsi e a collaborare tra loro. Chi meglio dell’insegnante, che li segue spesso per anni interi, ha l’opportunità di condurli verso la strada della conoscenza? Ma per indirizzarli, per conoscerli e per valorizzare i loro punti di forza c’è ancora bisogno di tempo. Come abbiamo visto in questo volume, il modello della «classe capovolta» fornisce una struttura e degli strumenti per anticipare a casa le lezioni frontali, © Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Ogni riproduzione o distribuzione è vietata. 76 La classe capovolta guadagnando così del tempo prezioso in classe. È così possibile dedicare più tempo per fare in modo che trasformino le conoscenze in competenze e per supportare la loro crescita, aiutandoli a superare le difficoltà. I lavori di gruppo, il peer learning, lo spaced learning, la didattica laboratoriale e in generale tutte le attività che si riescono a organizzare in classe permettono agli studenti di confrontarsi tra loro, di valorizzare la propria individualità e di sperimentare diversi ruoli all’interno di un gruppo. Il flipped learning, comunque, non è che l’inizio di una rivoluzione. Nel volume Flip your classroom, Bergmann e Sams (2012) ci introducono anche alla mastery class. È un argomento che abbiamo deciso di non trattare in questo volume perché ancora troppo lontano dalla realtà italiana, ma al quale è utile fare un accenno perché delinea un possibile scenario futuro. In sostanza, una volta che il docente ha già rodato il flipped learning da qualche anno e dispone di tutto il materiale per i suoi corsi, può permettere ai ragazzi più bravi di procedere in modo autonomo. Essi potranno così, viaggiando a una velocità superiore, approfondire aspetti della disciplina che prima erano preclusi alla didattica per mancanza di tempo. In genere, infatti, i più motivati non hanno bisogno di molto aiuto, ma di un ambiente stimolante, che li valorizzi e che li faccia crescere sostenendo le loro passioni. In questi anni l’Italia sembra attanagliata da una crisi non solo economica, ma anche di ideali, di sogni, di speranze e di opportunità e né le istituzioni né la società civile sembrano avere il tempo per creare le opportunità per i giovani. In questo contesto, la nostra speranza è che la scuola possa prendere le redini della situazione e diventare non il luogo in cui i ragazzi apprendono le nozioni e la disciplina, ma piuttosto l’ambito della sperimentazione, della condivisione della conoscenza, della creatività e della passione. Noi crediamo nel futuro e lo stiamo costruendo con i nostri ragazzi in modo innovativo, creativo, condiviso e rispettoso delle diversità. © Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Ogni riproduzione o distribuzione è vietata. Appendice Messaggi dal fronte In questa appendice abbiamo raccolto alcuni messaggi, e-mail, testimonianze, spesso incoraggianti e talvolta anche divertenti, come quelli che abbiamo posto all’inizio di questo libro. Sono impressioni spontanee, sensazioni e messaggi che stimolano la comprensione e la partecipazione al flipped learning. Silvia Agnelli, mamma Buongiorno professore, sono la mamma di Marco Giusti, III F. I primi mesi dell’anno Marco mi aveva parlato del suo metodo di insegnamento, ma si sa, i figli maschi sono poco loquaci e di dettagli ne conoscevo ben pochi. Poi il giorno delle elezioni dei rappresentanti di classe lei ha avuto la pazienza di spiegare a noi genitori come comunica con i nostri ragazzi, come li «marca stretti» in modo propositivo e non coercitivo. In quell’occasione ho avuto la prova che è ancora possibile una scuola «diversa» dove, come dice una canzone di Eugenio Finardi, «si insegna a imparare». So che è molto impegnativo il lavoro da lei svolto, perché la costringe a lavorare più dei suoi colleghi e soprattutto ad essere sempre pronto a rispondere ai suoi studenti. Capisco anche che una posizione come la sua rappresenta un bel sassolino nella scarpa di tanti altri docenti che, per stanchezza, rassegnazione © Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Ogni riproduzione o distribuzione è vietata. 78 La classe capovolta o mille altre ragioni, intraprendono la strada tradizionale aspettando che siano i ragazzi a trascinare loro, e non viceversa. Sicuramente non ha bisogno del mio incoraggiamento, ma sentivo di doverle dire che in questo momento, con il suo comportamento, lei sta rappresentando l’unica possibilità di riscatto per questa classe. Una classe fatta di ragazzi e ragazze come tanti, ma tutti con un potenziale grandissimo dato dalla loro unicità. Nella sua materia i ragazzi si sentono coinvolti, partecipano, si interessano, eppure sono sempre loro, quelli che a detta di tanti professori sono pigri, maleducati, annoiati. Possibile che nessuno si ponga questa domanda? Perché gli stessi giovani cambiano il modo di affrontare la realtà da un’ora all’altra? Eppure sono sempre loro. Quello che spero è che il seme che sta faticosamente gettando in questo giardino possa dare molti frutti, che i nostri ragazzi imparino che è sulla curiosità e sulla vivacità intellettuale di cui sono capaci che possono costruire la loro storia, che il loro futuro è nelle loro mani. So che non ha bisogno del mio incoraggiamento a proseguire su questa strada, ma sentivo di doverle dire queste cose. Le auguro un nuovo anno pieno di belle esperienze e ancor più belle emozioni, sul piano professionale e su quello privato, e resto sempre a sua disposizione per qualunque collaborazione di cui dovesse aver bisogno. Paolo Pellizzari,1 docente di matematica all’Università Ca’ Foscari di Venezia Ho sostituito una lezione di matematica con il metodo flipped. Nella lezione ho introdotto il teorema di Rouché-Capelli per la risoluzione di sistemi lineari. Non si tratta di un argomento semplice e il richiamo in classe è stato necessario per chiarire i dubbi e affrontare i problemi lasciati dallo studio autonomo del video (15 minuti di durata, con l’enunciato del teorema, esempi ed esercizi sia svolti che da svolgere). In generale, la classe, formata da studenti del primo anno della Facoltà di Economia, ha reagito bene e la lezione in presenza ha catalizzato l’attenzione di molti. La metà circa degli studenti aveva preparato il materiale a casa e ha beneficiato del rinforzo e delle esemplificazioni aggiuntive in classe. Sicuramente, una quota consistente degli studenti non aveva lavorato a casa: credo che lo shock sia stato benefico anche per i «pigri», che hanno realizzato forse per la prima volta che la lezione questa volta era diversa e la mancanza di lavoro autonomo rendeva arduo comprendere quanto andava in onda. Da un sondaggio effettuato nei giorni seguenti alla lezione flipped è emerso che il 54% degli studenti è convinto di «aver appreso di più», il 22% «preferisce la lezione frontale» e il 37% asserisce che le due modalità d’insegnamento hanno gli stessi risultati. Nelle vesti di docente, ho imparato che alle innovazioni va dato il tempo di attecchire e che anche 1 Si veda http://virgo.unive.it/paolop/didattica.html. © Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Ogni riproduzione o distribuzione è vietata. Appendice 79 gli studenti hanno bisogno di capire come riconfigurare il proprio impegno di fronte a una lezione flipped. Nel complesso, è un esperimento da rifare per gli effetti benefici sull’apprendimento e sul livello di coinvolgimento sia del docente che degli studenti.2 Alfio Barboni, docente di informatica In pochi giorni ho preparato tutti i video che mi sarebbero serviti per spiegare tutti gli argomenti del secondo quadrimestre e poi ho dedicato la maggior parte del mio tempo a scuola per riprendere velocemente i concetti e aiutare i ragazzi a svolgere i compiti e gli esercizi. A un questionario somministrato per capire se la nuova modalità didattica era piaciuta, i ragazzi hanno risposto positivamente per l’80%. In ogni caso, quasi il 50% ha chiesto anche un richiamo dei concetti in classe. Antonella Berti, docente di matematica Insegno matematica, e sto utilizzando questa metodologia come progetto principale per l’anno di prova per l’entrata in ruolo. Conosciuto per caso, per me il flipped teaching è stato amore a prima vista. Per ora, però, mi limito a utilizzare i tutorial che esistono già su YouTube. Ho cercato gli argomenti che mi interessano e ho notato che c’è solo l’imbarazzo della scelta. Nella mia scuola, o meglio nel mio plesso, abbiamo solo un videoproiettore e quindi ho optato per la visione dei video a casa. In questi giorni abbiamo iniziato a discutere dei contenuti e va molto bene sulle esercitazioni sul metodo di sostituzione per i sistemi lineari. Un po’ più difficile è la teoria. Comunque ci sono alcuni studenti che hanno preso la palla al balzo e si divertono di più a lavorare con una dose maggiore di autonomia. Altri invece vorrebbero essere ancora imboccati. Io la sto vivendo come una sperimentazione e mi sto anche entusiasmando. Tiziana Saponaro,3 insegnante di inglese L’anno scorso mi ero domandata: perché impiegare il mio tempo per trasmettere le nozioni ai ragazzi, quando su Internet trovano tutte le informazioni che vogliono? Qual è il miglior uso che posso fare del mio tempo con loro? Così ho cominciato ad applicare al mio corso di inglese la metodologia flipped. Ero intrigata dal fatto che gli studenti potessero guardare la lezione fuori dalla classe e quindi venire a scuola già con delle domande. Inoltre, mi 2 3 Attualmente Paolo Pellizzari ha replicato e ampliato l’esperimento creando un intero corso su Facebook pubblicando online le video lezioni, i lucidi del corso e gli esercizi da svolgere. Si veda http://www. facebook.com/groups/comptools2013/. Si veda http://tsaponar.blogspot.it/. © Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Ogni riproduzione o distribuzione è vietata. 80 La classe capovolta piaceva l’idea di utilizzare tutto il mio tempo e le mie risorse per migliorare il loro apprendimento e farli ragionare. Ora guardano i video a casa, possono rivedere la lezione ogni volta che vogliono e riserviamo il tempo in classe per gli aspetti sociali dell’insegnamento. Così a scuola i ragazzi possono parlarmi, discutere tra loro, imparare dai loro compagni, lavorare ai loro progetti e mostrare di avere capito prima di passare a nuovi argomenti. Tutto questo ha generato un modo di lavorare più motivante del tradizionale insegnamento e percepisco molto entusiasmo dagli studenti, anche quelli che prima erano meno interessati. Avere più tempo mi permette di scoprire le loro passioni per poi dar loro le abilità giuste. Mi piace pensare di creare innovatori che imparano come usare la loro creatività in classe. Nonostante sia solo agli inizi, questo modello mi sembra molto promettente nel mettere lo studente al centro dell’apprendimento: ha veramente cambiato il mio modo di fare scuola! Livia Casamassima Questo è il mio primo risultato del flipped teaching: nonostante abbia avuto molti ragazzi ammalati nei giorni precedenti, il 14 febbraio, giornata del «One billion rising», alcuni di loro sono arrivati preparatissimi perché avevano studiato su YouTube. Anche alcuni genitori, timidamente, si sono uniti a noi e credo che per loro e i loro figli sia stato un bel momento di condivisione. Franco Giustini, lettera a un altro docente Caro collega, mi dici di aver rinunciato al flipped learning perché è troppo impegnativo. Può essere, ma ti sei chiesto quali sono i vantaggi di questo metodo? Io in due giorni ho preparato 6 video in una volta sola, abbastanza per spiegare per tre settimane e poi non ho più fatto nulla se non aiutare gli studenti in classe a svolgere gli esercizi e verificare il loro lavoro. Non avrò bisogno di compiti di recupero: chi è rimasto indietro deve solo rivedersi i filmati. I ragazzi più in gamba non si annoiano: finito il loro lavoro aiutano i più lenti e io non devo necessariamente stargli dietro. I compiti in classe contengono meno errori ed è più rapida la correzione. Probabilmente a fine anno non avrò rimandati: oltre alla soddisfazione, è un lavoro in meno per settembre! Tania Verzai, docente Il vecchio sistema di scrivere sulla lavagna e parlare non funziona più. Si impegna solo una piccola percentuale degli studenti ma la maggioranza non recepisce. Invece, quando cammino per la classe durante una © Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Ogni riproduzione o distribuzione è vietata. Appendice 81 esercitazione, vedo questi stessi studenti impegnati in maniera tenace per ottenere l’obiettivo del giorno come se fosse una sfida. Sappiamo che gli studenti imparano a ritmi diversi e in modi diversi. Abbiamo bisogno di scoprire le passioni dei ragazzi e dare loro le competenze necessarie per seguire i propri percorsi di studio. Solo allora essi saranno totalmente motivati. Valerio Cinti, 14 anni, studente Caro prof., grazie per averci fatto scoprire il web. Prima non sapevo quante cose si possono conoscere e come si può contribuire alla crescita della vera civiltà con questo incredibile strumento. Avevo in tasca l’universo e non lo sapevo. Annamaria Riccardi, insegnante Cari amici del FLIC, ho provato quest’anno a insegnare scienze della terra e biologia con la flipped classroom nelle prime classi ITIS ma è stato veramente un disastro. I ragazzi hanno continuamente accampato scuse per non lavorare a casa: ogni giorno c’era qualcuno che aveva un virus, il computer fuori uso, lavori sulla linea telefonica, bollette non pagate, il gatto aveva mangiato il mouse, di tutto e di più! Trovare i video adatti agli argomenti del libro è stata un’impresa. Su YouTube c’è pochissimo in italiano. Fortunatamente avevo dei DVD che ho messo online ma ho paura che se la casa editrice lo viene a sapere potrei avere delle noie. In classe, mantenere l’ordine durante i lavori di gruppo è stata un’impresa: quando lasciavo i ragazzi scegliere il gruppo si creavano dei ghetti; quando tiravo a sorte, prima dovevo sopportare i loro piagnistei e poi assistere a veri scontri fisici tra soggetti incompatibili. Talvolta sono stati «buoni» (per una mezz’oretta) quando li ho fatti lavorare da soli su piccoli elaborati o questionari. Solo così riuscivo a dare una mano ai numerosi ragazzi con BES e DSA. Il prezzo che però pagavo erano montagne di compiti da correggere, fino a 200 a settimana. Alla fine ho ripreso con il metodo classico: lezioni frontali, faccio vedere i film a scuola, interrogo sempre e li intimorisco con qualche votaccio. Non ho risolto i problemi di disciplina ma almeno ora respiro. Risposta Cara Annamaria, hai fatto bene a smettere: i problemi che esponi sono troppi e se prima non si risolvono, in particolare quelli di inclusione nel gruppo classe, © Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Ogni riproduzione o distribuzione è vietata. 82 La classe capovolta non si può pretendere che ragazzi così diventino capaci magicamente di collaborare. Tuttavia, mettere la polvere sotto al tappeto non è un buon metodo di pulizia. I problemi che esponi sono su ben cinque livelli: 1. 2. 3. 4. 5. la disponibilità del web a casa; la ricerca e la disponibilità di materiale video adatto; la indisposizione al team working; la disciplina in classe; l’eccessivo lavoro di correzione delle verifiche. È impensabile risolverli tutti senza un supporto esterno. I manuali sul flipped learning danno molti suggerimenti in proposito e i corsi di formazione su tale metodo potrebbero aiutarti molto, ma il tuo caso è comunque veramente difficile! Un genitore che leggesse la tua lettera di certo sarebbe molto preoccupato: che scuola è mai questa che mantiene la disciplina con le minacce, che non educa alla coesione sociale, che non insegna ad aiutarsi nel lavoro, che tollera lo scontro fisico in classe, che non incentiva l’uso corretto del web? Noi crediamo che prima di tutto occorrerebbe investire gli organi collegiali rispetto a questi problemi. Che iniziative ha preso il consiglio di classe per affrontare la ghettizzazione di cui parli? Tra gli obiettivi educativi del Piano dell’offerta formativa o del consiglio di classe è stata inserita l’educazione alla condivisione e alla collaborazione? E con quali strumenti? Se il consiglio di classe si è solo lamentato senza prendere iniziative concrete, è corretto lasciare che tutto vada avanti così pur di «respirare»? L’insegnamento rovesciato è senz’altro il metodo educativo più adatto a fare emergere questi problemi perché si fonda sull’autoapprendimento e sul cooperative learning. Ma una volta che il termometro segna 40 °C di febbre non serve buttarlo via per guarire. Dario Pacini, genitore di un alunno Caro professore, mio figlio mi ha spiegato in cosa consiste il nuovo metodo di insegnamento da lei adottato. C’è una cosa cose che vorrei chiederle riguardo al tempo che questi ragazzi passano al computer. A mio parere non è possibile che stiano sempre incollati a un monitor a leggere cose assurde come Facebook o a chattare in continuazione non so con chi. Quando gli faccio delle osservazioni mi dice che lui non gioca ma studia e mi fa vedere i lavori che fa con lei e il registro elettronico pieno di voti ottimi ma solo nella sua materia. In realtà mio figlio utilizza il computer per giocare e divertirsi e usa la sua materia come scusa per evitare che io gli blocchi le password. © Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Ogni riproduzione o distribuzione è vietata. Appendice 83 Non voglio chiederle di tornare alla didattica tradizionale perché ormai senza computer non si lavora più, quindi il problema resta. Che cosa mi consiglia di fare? Potrei limitarne l’uso solo a due giorni a settimana? Risposta Caro sig. Pacini, suo figlio è un ragazzo molto intelligente, curioso, attento a ciò che lo circonda, disponibile e attratto da ogni innovazione, sa organizzare gli altri nei lavori di gruppo come un leader e sa riconoscere le proprie responsabilità. È sempre stato promosso anche se, a volte, con normali sufficienze. Non ama il nozionismo e i saperi scolastici ma è disponibile a imparare con entusiasmo quando ben motivato. Non trovo un motivo ragionevole per punire Valerio: un ragazzo non può motivarsi da solo. Il suo obiettivo, per fortuna, non è soltanto la promozione alla fine dell’anno. Valerio attraverso il web cerca anche nuovi ambiti di conoscenza. Saranno forse proprio queste conoscenze non scolastiche che un giorno potrebbero aiutarlo nella scelta della sua missione. A mio parere, quindi, non è il caso di limitare il web a suo figlio. Semmai navighi con lui e gli stia vicino nella scoperta di tutte le opportunità che ogni giorno il web ci offre. © Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Ogni riproduzione o distribuzione è vietata. © Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Ogni riproduzione o distribuzione è vietata. Bibliografia e sitografia Bergmann J. e Sams A. (2012), Flip your classroom: Reach every student in every class every day, Eugene, OR, International Society for Technology in Education. Bloom B. (1956), Taxonomy of educational objectives; the classification of educational goals, by a committee of college and university examiners, Handbook I: The cognitive domain, New York, Longmans-Green, trad. it. Tassonomia degli obiettivi educativi: La classificazione delle mete dell’educazione, 1: Area cognitiva, Teramo, Giunti & Lisciani, 1986. Bransford J.D., Brown A.L. e Cocking R.R. (a cura di) (2000), How people learn: Brain, mind, experience, and school, Washington, DC, National Academy Press. Cecchinato G. (2012), Flipped classroom: Innovare la scuola con le tecnologie del Web 2.0, Atti del seminario residenziale «Il fascino indiscreto dell’innovazione», Lecce, http://www.bodoni.pr.it/pdf/cecchinato.pdf. Chew S. (2011), Improving Student Learning by Addressing Student and Teacher Misconceptions about How People Learn 2011, Conferenza alla Samford University, http://www.youtube.com/watch?v=RH95h36NChI. Comoglio M. (2002), La valutazione autentica, «Orientamenti Pedagogici», vol. 1. Comoglio M. (sd), La valutazione autentica, http://www.apprendimentocooperativo. it/img/valutaz_autentica.pdf; http://www.scuolamediabastia.it/progetti/Classe%202.0/Comoglio1_valutazione_autentica[1].pdf. Coehn E.G. (1999), Organizzare i gruppi cognitivi. Ruoli, funzioni, attività, Trento, Erickson. Crouch C.H. e Mazur E. (2001), Peer instruction: Ten years of experience and results, «American Journal of Physics», vol. 69, n. 9, pp. 970-977. Da Re F. (2009), Competenze e insegnamento, http://www.istruzioneverona.it/wpcontent/uploads/2009/08/Insegnare-e-apprendere-per-competenze.pdf. © Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Ogni riproduzione o distribuzione è vietata. 86 La classe capovolta De Mauro T. (2001), De Mauro «boccia» l’interrogazione, Intervento al Convegno della CIGL su formazione e apprendistato, 25 gennaio 2001, http://www.repubblica. it/online/scuola_universita/interroga/interroga/interroga.html. Deslauriers L., Shelew E. e Wieman C. (2011), Improved Learning in a Large Enrollment Physics Class, https://info.maths.ed.ac.uk/assets/files/LandT/Deslauriers_Science_May2011.pdf. Gordon T. (2010), Insegnanti efficaci: Pratiche educative per insegnanti, genitori e studenti, Firenze, Giunti. Houston M. e Lin L. (2012), Humanizing the classroom by flipping the homework versus lecture equation. In P. Resta (a cura di), Proceedings of Society for Information Technology & Teacher Education International Conference 2012, Chesapeake, VA, AACE, pp. 1177-1182. Jenkins H. (2010),Culture partecipative e competenze digitali: media education per il XXI secolo, Milano, Guerini. OECD (2004), Formative assessment: Improving learning in secondary classrooms, Summary in Italian, http://www.oecd.org/edu/ceri/34353844.pdf. Renati R. e Zanetti M.A. (2009), Il clima positivo in classe: Uno strumento per promuovere il cambiamento, «Psicologia e Scuola», maggio-giugno, pp. 50-57, http:// goo.gl/1osBps. Ryan R.M. e Deci E.L. (2000), Intrinsic and extrinsic motivations: Classic definitions and new directions, «Contemporary Educational Psychology», n. 25, pp. 54-67. Thompson C. (2011), How Khan Academy is changing the rules of education, «Wired», http://www.wired.com/magazine/2011/07/ff_khan/. Zappe S., Messner J., Litzinger T., Woo Lee H. e Leicht R. (2009), «Flipping» The Classroom To Explore Active Learning In A Large Undergraduate Course, 2009 Annual Conference & Exposition, http://search.asee.org/search/fetch?url=file%3 A%2F%2Flocalhost%2FE%3A%2Fsearch%2Fconference%2F19%2FAC%2520 2009Full92.pdf&index=conference_papers&space=129746797203605791716 676178&type=application%2Fpdf&charset=. Risorse online Camtasia studio, software che permette la realizzazione di video tramite screencast: http://camtasia-studio.softonic.it Didattica per competenze, un wiki che raccoglie le esperienze, i metodi e gli strumenti per una formazione efficace attraverso una didattica basata sullo sviluppo di competenze: http://www.piazzadellecompetenze.net/ Flipped learning, una raccolta di pubblicazioni gestita da Graziano Cecchinato: http:// www.scoop.it/t/flippedclassroom Flipped Learning Italia, il primo sito che raccoglie in Italia le esperienze di flipped learning degli insegnanti: www.flipped-learning.it © Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Ogni riproduzione o distribuzione è vietata. Bibliografia e sitografia 87 Flipped Learning – Gruppo facebook: http://www.facebook.com/groups/laclassecapovolta/ Flipped Learning Network, A professional learning community for teachers using screencasting in education: http://www.flippedclassroom.org Google Sites, https://sites.google.com/ InnovaScuola, http://www.innovascuola.com Insegnalo, http://www.insegnalo.it Khan Academy, organizzazione educativa che raccoglie video-lezioni su un’ampia gamma di discipline caricate attraverso il servizio di video sharing di YouTube: www.khanacademy.org La scuola del XXI secolo, idee e materiali per una scuola innovativa: http:// www.21stcenturyschools.com Moodle.org, piattaforma di eLearning gratuita: https://moodle.org Oggi Imparo Io – Blog di sperimentazione scolastica: http://www.oggiimparoio.it/ Oilproject, corsi online gratuiti: http://www.oilproject.org Scerencast-O-Matic, programma gratuito per la registrazione video delle attività svolte sul computer: http://www.screencast-o-matic.com ScuolaInterattiva, video didattici realizzati con le mappe concettuali: http://www. youtube.com/user/ScuolaInterattiva VideoLAN, Software gratuito per la visualizzazione dei video: http://www.videolan. org/vlc WeVideo, editing di video online: http://www.wevideo.com © Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Ogni riproduzione o distribuzione è vietata. Finito di stampare nel mese di dicembre 2015 da Esperia srl – Lavis (TN) per conto delle Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. Trento © Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Ogni riproduzione o distribuzione è vietata.