Attività programmate per il 2015 - Istituto per la storia della Resistenza
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Attività programmate per il 2015 - Istituto per la storia della Resistenza
Attività programmate per il 2015 La relazione sull’attività prevista per il 2015 è, come da alcuni anni a questa parte, pesantemente condizionata dalle incerte prospettive economiche: negli ultimi cinque esercizi, infatti, le entrate da enti pubblici (Regione Piemonte in particolare) si sono ridotte del 40 per cento, un taglio drastico che, pur con tutta la consapevolezza della congiuntura difficile per tutti, appare anche penalizzante. Viene da chiedersi se i servizi culturali che offriamo siano ancora considerati utili per il sistema culturale del territorio o se, invece, non si guardi con sufficienza e forse anche un po’ di fastidio a istituti di cui si giudica acriticamente l’attività come se fosse espressione di culture proprie delle associazioni combattentistiche o reducistiche, nonostante essa sia ampiamente illustrata da relazioni dettagliate che sono trasmesse annualmente e che dovrebbero fare ben comprendere il rigore scientifico e la valenza formativa delle nostre azioni, rivolte prevalentemente al mondo studentesco e dunque ai futuri cittadini, con metodi e modalità al passo con i tempi. Dall’entrata in vigore della legge regionale n. 28 del 22 aprile 1980 gli Istituti storici della Resistenza piemontesi hanno sviluppato attività di ricerca, divulgazione e didattiche per tutto il territorio regionale, restituendo abbondantemente in termini di servizi culturali gli investimenti finanziari della Regione Piemonte. Solo per citare il nostro istituto, in 40 anni di attività abbiamo realizzato, tra l’altro, 87 pubblicazioni, 92 numeri della rivista “l’impegno”, che esce dal 1981, 32 mostre, 55 convegni, oltre all’impegno nel settore della didattica, dove collaboriamo con il Comitato della Regione Piemonte per l'affermazione dei valori della Resistenza e dei principi della Costituzione repubblicana sul Progetto regionale di storia contemporanea e sul calendario civile. Per non parlare dei nostri archivi, dove sono custoditi centinaia di metri lineari di documenti della Resistenza, della storia dell’antifascismo, del lavoro, dei movimenti giovanili e dove sono conservate le voci e le immagini dei protagonisti delle lotte civili e politiche del Novecento: migliaia di ore di interviste raccolte e sottratte all’oblio. Per non parlare del nostro patrimonio bibliotecario, più di trentamila volumi a disposizione gratuitamente della comunità, con continui aggiornamenti e nuove inclusioni, di cui si leggerà nella relazione. Per continuare a offrire questo livello di servizi occorre acquisire una stabilità economica che negli ultimi anni è venuta meno: il nostro Istituto chiede di essere messo in grado di programmare la propria attività su basi economiche certe, tali da non pregiudicare la funzionalità attuale, e valide in prospettiva pluriennale. La lunga premessa si rende necessaria per ribadire che, nelle condizioni attuali, più che una previsione possiamo fornire un’ipotesi di attività. E tuttavia, per adempiere a quanto formalmente richiesto, e per rappresentare la ricchezza di idee e progetti di cui pensiamo di essere portatori, elenchiamo i nostri piani nei distinti settori. Ricerca La violenza fascista e nazista nei 20 mesi di occupazione: il Piemonte in guerra Proponenti: Coordinamento degli Istituti della Resistenza del Piemonte Nel corso dell’occupazione tedesca il territorio piemontese è stato duramente colpito, oltre che dalle deportazioni politiche e razziali, dalle stragi, dagli eccidi e dalle rappresaglie naziste, a cui spesso hanno collaborato le forze militari e poliziesche della Repubblica sociale italiana. A farne le spese sono state tanto le formazioni partigiane quanto la popolazione civile. Tra il 2004 e il 2007 il Consiglio regionale del Piemonte ha finanziato e affidato all’Università degli studi di Torino una ricerca sistematica sull’argomento che ha portato alla creazione di una banca dati piemontese che registra analiticamente gli episodi criminali avvenuti provincia per provincia, raccoglie una bibliografia accurata e indica i nomi delle vittime dei diversi episodi. Gli obiettivi raggiunti dalla ricerca sono stati quindi i seguenti: (a) ricostruzione quantitativa dei fenomeni (comuni colpiti, morti, feriti, devastazioni e distruzioni); 1 (b) costruzione di una bibliografia generale come strumento di lavoro per gli storici e per gli studiosi in genere; (c) costruzione di un database delle vittime e dei responsabili; (d) schede sintetiche dei singoli episodi. Fonti principali della ricerca sono stati in particolare: i documenti provenienti dai BundesarchivMilitärarchiv, Bundesarchiv-Berlino, Deutsche Dienststelle (con la collaborazione di Carlo Gentile e Joanna Wensch); le carte dell’Archivio dell’Ufficio storico dello Stato maggiore dell’Esercito (con la collaborazione di Tommaso Baris); i documenti provenienti dal cosiddetto ”armadio della vergogna” e custoditi allora presso l’Archivio della Procura militare di Torino (oggi trasferiti a Verona); il fondo riservato “Fascicoli processuali del Tribunale di Torino”, conservati presso l’Archivio di Stato di Torino, le carte conservate presso gli archivi degli Istituti storici della Resistenza in Piemonte. La ricerca è stata coordinata da Bruno Maida e da Nicola Tranfaglia e si è avvalsa della collaborazione di Barbara Berruti, Eric Gobetti, Silvia Inaudi. Tale lavoro imponente e innovativo ha posto il Piemonte sullo stesso piano di altre regioni, in particolare del Centro Italia (Toscana ed Emilia-Romagna principalmente), dove la ricerca era iniziata qualche anno prima, anche in ragione della particolare virulenza della violenza nazista in quell’area. La banca dati ultimata nel 2007 non è mai stata pubblicata, né resa nota al grande pubblico, mentre può essere un prezioso strumento per gli studiosi ma anche per gli enti locali, le associazioni, ecc. Il settantesimo è l’occasione per rendere pubblici i risultati di questo lavoro e i pochi mesi che ci separano da quell’evento possono essere impiegati per un controllo accurato e una revisione di tutte le schede sulla base delle novità storiografiche e di ricerca emerse in questi ultimi otto anni. Gli Istituti della Resistenza del Piemonte si faranno carico di questo lavoro di controllo e implementazione. La banca dati potrà poi essere presentata all’interno di un Convegno nazionale. A partire dallo scorso anno, infatti, Anpi e Insmli stanno coordinando una ricerca nazionale promossa con l’obiettivo di pubblicare nel 2016 L’Atlante nazionale delle stragi nazifasciste in Italia. La ricerca piemontese, aggiornata e corretta, rappresenta un tassello autonomo, ma molto importante all’interno di un discorso più generale sulla violenza nazista e fascista in Italia. Il convegno da organizzare a Torino nell’aprile del 2015 si avvarrà quindi della partecipazione scientifica e della compartecipazione economica di Insmli e Anpi nazionale e si articolerà in tre mezze giornate di lavoro. La prima sarà dedicata a un inquadramento storiografico che terrà insieme sia il quadro nazionale sia quello locale (con la partecipazione di storici quali Carlo Gentile, Paolo Pezzino, Gabriella Gribaudi). La seconda vedrà la presentazione delle due ricerche sulle stragi, quella nazionale e quella locale. La terza sarà dedicata alla rappresentazione della violenza attraverso il cinema, la letteratura e la fotografia. Partigianato meridionale (riproposizione, nel 2014 non è stato ammesso a finanziamento) Proponenti: Coordinamento degli Istituti della Resistenza del Piemonte Migliaia di giovani provenienti dal Sud Italia hanno partecipato alle vicende della Resistenza piemontese con ruoli diversi. Le loro storie, per ragioni legate soprattutto al clima politico ed economico del dopoguerra, sono poco conosciute, anche se non sono mancati i tentativi di ricordare ed elaborare quell’esperienza. È tuttavia mancata una visione di insieme, per cui sia lo sguardo da Nord, sia quello da Sud non sono riusciti a collocarla nella sua giusta dimensione, né nella storia della Resistenza italiana, né nella storia del nostro Paese. Ancora recentemente, le discussioni alimentate dal 150o anniversario dell’Unità d’Italia non hanno dato risalto a quella consistente partecipazione. In Piemonte, la presenza di una componente così rilevante di giovani di origine meridionale rende necessaria una riflessione che definisca i termini della questione, le implicazioni di natura storiografica e le ricadute anche sul piano politico-culturale, formativo-educativo, identitario. Le prime domande a cui dare risposta sono: quanti erano questi partigiani; chi erano; da dove venivano; quali le loro vicende durante il 1943-45 e quali quelle successive alla Liberazione. La proposta si muove quindi in due direzioni: 1. quantitativa: definire quanti partigiani di origine meridionale operarono nelle formazioni piemontesi e 2 tracciare un primo profilo del partigianato meridionale; 2. qualitativa: verificare le forme con cui questa partecipazione si realizzò e ricostruire dove possibile le biografie degli “attori”. - Articolazioni della ricerca a) Occorre in primo luogo ricomporre in una visione d’insieme il fenomeno della partecipazione alla lotta di liberazione utilizzando il database “Partigianato piemontese e società civile”. Il database è stato costruito sulla base delle schede Ricompart in occasione del 50o anniversario della Liberazione dagli Istituti storici della Resistenza piemontesi. In una prima fase occorre “ripulire” quei campi del database che presentano imprecisione nei dati. Questa operazione è indispensabile per la qualità delle ricerche successive. Vanno inoltre ripresi con le stesse modalità i database relativi ai partigiani che smobilitarono presso la Commissione della Regione Lombardia (Novara) e dei partigiani che operarono sul confine ligurepiemontese e che smobilitarono a Genova, integrando i dati mancanti per renderli comparabili con il database “Partigianato piemontese”. Inoltre, una parte rilevante della ricerca sul campo per gli Istituti piemontesi riguarderà quelle componenti del partigianato meridionale espresse dall’emigrazione. b) Agli Istituti meridionali compete in primo luogo una verifica sistematica delle ricerche già compiute per evitare sovrapposizioni o ripetizioni di percorsi e valorizzare il molto già fatto. Da questo piano si potrà poi muovere con un rapporto ravvicinato con il territorio sul quale condurre controlli puntuali, che da un lato verifichino i dati quantitativi ricavabili dal database e dall’altro individuino percorsi nuovi. È fondamentale che questa fase trovi la disponibilità di enti e associazioni sul territorio, di testimoni e familiari. c) Un terzo obiettivo riguarda il piano della testimonianza, la memoria scritta già nota o mai pubblicata, il contributo evidenziato in un’opera di ricerca, interventi sulla stampa, la consultazione di archivi pubblici e privati, ecc. d) Un quarto obiettivo di ricerca si concentra su alcuni territori poco frequentati come la letteratura e il cinema e la presenza in essi di partigiani meridionali, valorizzando i numerosi materiali audio e video raccolti negli anni. e) Infine la ricerca dovrebbe aprirsi a percorsi che nel dopo Liberazione possano seguire le vicende di singoli o di gruppi di partigiani meridionali sia per verificare come e quanto esse abbiano influito sui destini di tante persone, sia per verificare come esse concorrano ad alimentare il rapporto Nord-Sud. Giornali alla macchia (prosecuzione) Il progetto riguarda la digitalizzazione e messa on line della stampa clandestina custodita dall’emeroteca e dagli archivi degli Istituti storici della Resistenza e della società contemporanea di Novara e Varallo. Si considerano “stampa clandestina” i periodici prodotti e diffusi, senza autorizzazioni, da organizzazioni ritenute illegali da regimi tirannici e dittatoriali, da occupanti dei territori nazionali o più semplicemente da poteri che negano la libertà di espressione e di stampa. Storicamente, tale tipo di stampa si è sviluppata per veicolare idee e progetti politici in contrasto e opposizione con quelli dei regimi autoritari. Il caso più noto, per quantità e qualità, riguarda senza dubbio la resistenza (sia italiana che europea) ai regimi fascisti e nazisti del secolo scorso e l’antifascismo in genere. Non vi fu regione, organizzazione politica, sindacale, militare o di classe che non produsse, nelle forme e nei modi più disparati e spesso fantasiosi, periodici clandestini distribuiti in altrettante forme e modi disparati e fantasiosi. La realizzazione del progetto consentirà innanzitutto di procedere alla stesura dell’elenco delle testate conservate, ora disperse in diversi fondi, e di verificarne la consistenza, integrando le eventuali lacune mediante il confronto delle collezioni possedute dai due Istituti o attraverso ricerche in altri archivi pubblici o, più verosimilmente, privati. La riproduzione in forma digitale delle collezioni permette al pubblico studioso di consultarle agevolmente attraverso il web, attivando la ricerca mediante qualsiasi parola, nome o frase. Nello stesso tempo renderà possibile la costruzione di cataloghi aggiornati e facilmente consultabili, secondo diverse chiavi di ricerca. Inoltre, diminuendo quasi completamente la necessità della consultazione diretta, si favorisce la conservazione degli originali, sia riguardo all’usura, sia riguardo al rischio di smarrimento. 3 - Attività da svolgere Acquisizione in formato digitale di nuove collezioni; elaborazione riconoscimento testo, pubblicazione su portale dedicato, indicizzazione per ricerca delle testate; realizzazione di schede tecniche e descrittive per ciascuna testata. - Tempistica Il progetto è pluriennale; iniziato nel 2012, proseguirà fino al completamento della digitalizzazione di quanto conservato nel patrimonio di beni dell’Istituto e sarà esteso eventualmente anche a fondi esterni; il portale sarà disponibile on line a tempo indeterminato. Donne per il Settantesimo Il progetto si propone di indagare la partecipazione femminile alla Resistenza e all’antifascismo ricostruendo storie di vita di donne accomunate dall’esperienza del carcere, da presentare attraverso una mostra. L’esperienza del carcere, la reclusione forzata e l’allontanamento dal proprio contesto quotidiano, dagli affetti e dagli impegni lavorativi riemergono nelle memorie e negli scritti autobiografici e nella memorialistica, che saranno tra le fonti da privilegiare. Dal punto di vista dei contenuti si prevede la ricostruzione di percorsi biografici attraverso la raccolta di materiali documentari, fotografici, audiovisivi e di memorialistica, con attenzione sia al periodo precedente sia a quello successivo alla Resistenza. In particolare si concentrerà l’attenzione sulle recluse nel carcere di Perugia per azioni antifasciste (Anna Pavignano, Francesca Corona, Giorgina Rossetti, Iside Viana, Ergenite Gili) e sulle recluse alle carceri di Vercelli e alle carceri Nuove di Torino negli anni ’43-45 per favoreggiamento ai ribelli o sostegno ai prigionieri alleati (sorelle Morgante, Anna Marengo, Mimma Bonardo, Tosca Zanotti). Completano il percorso le biografie di Delfina Stefanuto e di altre figure femminili, la cui esperienza assume valore storico e culturale. Oltre alla descrizione dei percorsi individuali e delle scelte di vita, si intende procedere con la descrizione dei luoghi di detenzione e l’individuazione di temi di ordine generale (la repressione dell’opposizione da parte del regime, il confino, la solidarietà femminile, il rapporto con la famiglia, la gestione della propria intimità, il vissuto personale della reclusione dal punto di vista femminile con riferimento anche alla condizione carceraria femminile attuale). La forma comunicativa del progetto sarà di tipo espositivo, ricorrendo a diversi linguaggi (documenti cartacei, video, immagini, musiche e testimonianze sonore); è prevista la pubblicazione di un catalogo e la realizzazione di iniziative didattiche intorno alla mostra. Banca dati sui caduti della prima guerra mondiale Il lavoro, avviato negli anni scorsi e curato da Mauro Borri Brunetto, ha riguardato il caricamento dei dati riportati sull’Albo d’oro dei caduti della prima guerra mondiale relativamente alla provincia di Novara, che all’epoca comprendeva anche il Biellese, il Vercellese e la Valsesia, pubblicato dal Ministero della Guerra. La realizzazione del database renderà possibile effettuare ricerche di carattere quantitativo sui caduti del territorio, oltre che costituire un punto di riferimento per verifiche e integrazioni, dal momento che l’attendibilità della fonte non è assoluta dal punto di vista scientifico. L’Istituto intende rendere disponibile al pubblico la banca dati tramite il proprio sito. Didattica Memoria, memorie. Proposte di attività didattiche e formative per l’anno scolastico 2014-2015 L’Istituto, in quanto associato all’Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia, è riconosciuto dal Miur come soggetto accreditato per la formazione degli insegnanti per quanto concerne la 4 storia contemporanea; insieme agli altri istituti piemontesi ha in vigore un protocollo d’intesa con l’Ufficio scolastico regionale del Piemonte per la didattica della storia e per l’insegnamento di Cittadinanza e Costituzione. Attraverso il progetto “Memoria, Memorie” promuove una serie di proposte di attività formative per docenti, di attività didattiche per studenti delle scuole di tutti gli ordini, con diversificazione e modulazione di linguaggi e approcci. Alcune tra le attività proposte derivano da modelli didattici elaborati dal Mémorial de la Shoah di Parigi, la cui responsabile per l’Italia dal 2009 è la dottoressa Laura Fontana, che dirige il Progetto Educazione alla Memoria del Comune di Rimini. Le attività sono generalmente svolte a titolo gratuito; sono graditi eventuali contributi all’Istituto a titolo volontario. Per tutte le attività potrà essere rilasciato attestato di partecipazione. Le proposte possono adattarsi alla varie esigenze didattiche; le indicazioni su destinatari e durata degli interventi sono flessibili. L’Istituto si riserva di dare corso ad altre iniziative non previste in questo piano, dando la più ampia diffusione sui propri canali mediatici. Scuola primaria • Koks, il gatto ebreo Destinatari: classi V. Durata: 60’ Liberamente ispirato al romanzo di Helga Schneider Stelle di cannella, questo laboratorio si propone di far conoscere ai bambini l’effetto della politica nazista sulla vita quotidiana dei giovani tedeschi attraverso l’esperienza di Koks, il gatto ebreo, del suo padroncino David e di Muschi, la bella gatta ariana di Fritz. Agli alunni verrà chiesto di leggere e analizzare i cambiamenti che le vite dei personaggi del romanzo subiscono dopo la salita al potere di Hitler fino alla partenza per l’America della famiglia di Koks. • Un bambino nel ghetto Destinatari: classi V. Durata: 60’. Verrà letto e analizzato il romanzo di Uri Orlev La bestia d’ombra. La lettura delle opere di Uri Orlev è utile per comprendere quale potesse essere la vita nel ghetto, in Polonia, dopo l’occupazione tedesca del 1939, per un ragazzino privato dei suoi diritti, della scuola e della famiglia, costretto a districarsi da solo in quello che lui chiama “il grande gioco della guerra”. Scuola secondaria di primo grado • Le leggi razziali in Italia Destinatari: classi III. Durata: da concordare. Agli alunni verrà proposto un percorso tematico all’interno del testo di Lia Levi Una bambina e basta. Il progetto si divide in due parti: 1. Verrà trattato il tema della persecuzione razziale in Italia e della Shoah, senza mai dimenticare il contesto storico. L’intento è quello di stimolare un forum di discussione sul libro e di analisi dei contenuti. 2. Si analizzerà il Manifesto della Razza, pubblicato il 5 agosto 1938 sulla rivista “La difesa della razza”, firmato da un gruppo di studiosi che lo avevano redatto su richiesta del Ministero della Cultura popolare. Verranno letti gli articoli per dimostrare la falsità degli assunti, proponendo per contro le ricerche attuali in cui si nega l’esistenza stessa delle razze. • La scuola e le leggi antiebraiche Il percorso si propone come strumento per conoscere, attraverso documenti e testimonianze, la normativa antiebraica promulgata dal Regno d’Italia nel 1938, mettendo in evidenza i fattori storico/culturali/politici che ne hanno permesso l’ideazione e l’accettazione e gli effetti della sua applicazione. Verranno presentati: 1. i metodi di diffusione dell’ideologia razzista (in particolare, ma non solo, nel mondo della scuola); 2. la normativa antiebraica in Italia (in particolare il RDL per la difesa della razza nella scuola fascista del 5/09/38 e il RDL per la difesa della razza italiana del 17/11/38); 3. gli effetti della sua applicazione. 5 Verranno proposti video e testimonianze. Scuola secondaria di secondo grado • Dal pregiudizio alle leggi antiebraiche Destinatari: classi IV e V. Durata: da concordare. Il progetto si propone come strumento per conoscere, attraverso il lavoro su fonti dell’epoca, la normativa antiebraica promulgata dal Regno d’Italia nel 1938, mettendo in evidenza i fattori storico/culturali/politici che ne hanno permesso l’ideazione e l’accettazione e gli effetti della sua applicazione e per capire se determinati meccanismi siano o meno validi anche oggi. Attraverso fonti di diversa natura e piccole esercitazioni degli studenti su di esse, verranno presentati: 1. i metodi di diffusione dell’ideologia razzista; 2. la normativa antiebraica in Italia (in particolare il RDL per la difesa della razza nella scuola fascista del 5/09/38 e il RDL per la difesa della razza italiana del 17/11/38); 3. gli effetti della sua applicazione. • Vivere dopo la Shoah Destinatari: classi IV e V. Durata: da concordare. Verrà proposta l’intervista a Marian e Elizabeth Kaminski, bambini ebrei in Polonia durante la guerra, che hanno ricostruito la loro vita e creato una famiglia di figli e nipoti in Israele. Al termine della seconda guerra mondiale, Marian ed Elizabeth fanno ritorno al paese da cui erano stati cacciati dai nazisti e qui riprendono a vivere, nonostante la Shoah. Il forte senso di famiglia e il desiderio di costruire un futuro e di allontanarsi dagli orrori della guerra li spingono a vedere nello studio una prospettiva di riscatto. Gli eventi in Polonia li portano alla scelta di emigrare in Israele, dove oggi vivono. 1. Lettura dell’intervista e discussione sul contenuto. 2. Esercitazioni e laboratorio. • Dal razzismo scientifico alle legislazioni sulla razza (1865-1938) Destinatari: classi V. Durata: da concordare. Il percorso ha lo scopo di fornire allo studente la conoscenza del ruolo che le scienze ebbero, a partire dalla seconda parte del XIX secolo, nella costruzione dell’idea di razza e poi, in un secondo momento, nell’imposizione, durante il fascismo, delle leggi sulla razza (1938). In particolare, di primo interesse saranno i concetti ambigui di italianità e di razza italiana su cui verterono molteplici impianti interpretativi razzisti. Partendo dalle teorizzazioni di Lombroso e arrivando fino alle ipotesi di Sergi e Gini, di Marro e Stefanelli, si renderanno palesi le contraddizioni e gli stereotipi sottesi a questi modelli razziali. • Obiettivo Sarajevo Il 28 giugno 1914 a Sarajevo due colpi di pistola mettono fine alla Belle époque e danno origine al “Secolo breve”, il secolo delle guerre mondiali, dei conflitti di massa, dei regimi totalitari, delle grandi ideologie, delle grandi tragedie. Due uomini, due viaggi verso la fine, e l’inizio. Gavrilo Princip, il giovane terrorista, giunge a Sarajevo da Belgrado, dopo aver attraversato clandestinamente la frontiera, carico di armi. Franz Ferdinand, l’erede al trono asburgico, raggiunge la capitale bosniaca dopo un trionfale viaggio attraverso i domini meridionali dell’impero austroungarico. A Sarajevo, nel cuore dell’Europa, si compiono i loro destini. Un secolo intero ci separa da quegli eventi che hanno cambiato in uno sparo la storia dell’Umanità. È il momento per ricordare cos’erano l’Europa e i Balcani prima delle grandi tragedie del XX secolo. E per immaginare quello che avrebbero potuto essere se... Il progetto sarà un viaggio, anzi due viaggi attraverso l’Europa del principio del Novecento. I mezzi per compierli? La narrativa, il cinema, la ricerca storica. Una straordinaria cavalcata tra storia, arte e letteratura; per riflettere sui temi quantomai attuali delle identità, del conflitto, del rapporto fra nazione, nazionalismo e realtà politiche sovra e pluri-nazionali. Da Vienna a Bruxelles, via Sarajevo. La proposta didattica prevede un’unica lezione interdisciplinare della durata di tre ore circa, oppure una serie di tre incontri di due ore ciascuno, che nel complesso andranno a costituire una sorta di laboratorio multimediale, in un percorso tra storia, letteratura, geografia e storia dell’arte sul tema in questione: il passaggio epocale tra Belle époque e grande guerra. 6 • Progetto regionale di storia contemporanea 2014-2015 Destinatari: tutti gli studenti degli Istituti di istruzione secondaria di secondo grado del Piemonte Anche per l’anno scolastico 2014-2015, il Comitato per l’affermazione dei valori della Resistenza e dei principi della Costituzione repubblicana del Consiglio regionale del Piemonte e l’Ufficio scolastico del Piemonte del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca hanno promosso il progetto di storia contemporanea riservato agli studenti delle scuole secondarie di secondo grado. L’Istituto, come di consueto, in base alla convenzione che lo lega agli enti promotori, oltre a mettere a disposizione materiali bibliografici, collabora all’iniziativa organizzando nelle scuole lezioni di preparazione allo svolgimento di ogni traccia. Gli interventi, a titolo gratuito, potranno, a seconda delle esigenze, o essere rivolti esclusivamente al gruppo di studenti partecipanti, oppure essere fruiti dall’intera classe, dando in tal modo un’occasione di approfondimento storico anche a studenti non direttamente impegnati nel progetto. Per info sul progetto si segua il sito del Comitato per l’affermazione dei valori della Resistenza e dei principi della Costituzione repubblicana: http://www.cr.piemonte.it/cms/organismi/comitati-e-consulte/comitatoresistenza-e-costituzione.html. Percorsi adattabili ai vari ordini di scuole • La scelta della Divisione “Acqui” a Cefalonia e Corfù nel settembre 1943 Mostra a cura dell’Associazione nazionale superstiti reduci e famiglie caduti Divisione Acqui e dal Gruppo divisioni all’estero-Sezione di Bologna e Ferrara. Per gli studenti sono previste visite guidate, obbligatoriamente su prenotazione alla segreteria dell’Istituto (tel. 0163-52005; fax. 0163-562289; e-mail: [email protected]). In 20 pannelli la mostra ricostruisce la storia, le origini, la struttura della Divisione “Acqui”, ripercorrendone le vicende dall’occupazione militare di Cefalonia e Corfù, descritta anche nei suoi aspetti di vita quotidiana e nei rapporti, spesso amichevoli e solidali, dei nostri soldati con la popolazione locale, fino al tragico epilogo seguito all’armistizio dell'8 settembre del 1943, con l’eccidio da parte dei tedeschi di migliaia di militari italiani che scelsero di resistere fino al sacrificio. Si prevede l’esposizione della mostra con relative visite didattiche a Santhià dall’8 al 20 settembre e successivamente a Trino. Eventuali altre sedi di esposizione saranno comunicate successivamente. • Tra le vie della Storia, la città che racconta Percorso guidato attraverso i luoghi del fascismo, della guerra e della Resistenza. Osservandolo bene e sapendolo ascoltare, il nostro territorio ci parla ancora oggi di quello che è accaduto durante gli anni del fascismo e della guerra. Riuscire a far parlare e a leggere i segni di questo passato recente ci permette di conoscere il periodo più drammatico vissuto dalle nostre città in epoca contemporanea e di entrare in contatto con le storie di tutte quelle persone che hanno tentato in vari modi di opporsi al nazifascismo Scopo di questo laboratorio è dunque quello di riscoprire i luoghi di memoria della propria città legati a un periodo storico preciso, quello della seconda guerra mondiale. I ragazzi e gli insegnanti verranno accompagnati da una guida in un percorso museale all’aperto che prevede alcune soste in luoghi di particolare interesse. Per ogni tappa sono previsti un’introduzione di carattere storico e una riflessione sugli avvenimenti e i temi presi in esame attraverso la lettura di testimonianze e documenti. Per le scuole di Varallo sono già stati individuati due possibili itinerari: il primo, rivolto prevalentemente alla scuola primaria, dedicato alla riflessione sulla vita quotidiana durante la guerra; il secondo, pensato per la scuola secondaria di primo grado, ha lo scopo di ricostruire il percorso che portò Varallo alla Liberazione. • I sentieri della libertà Sempre nell’ottica dell’utilizzo didattico dei luoghi della memoria, l’Istituto rinnova la propria disponibilità a fornire consulenza scientifica e organizzativa alle scuole che intendessero effettuare visite guidate o lezioni itineranti sui percorsi storici montani particolarmente significativi in relazione al periodo della seconda guerra mondiale e, in specifico, ai temi della persecuzione antiebraica, degli ex prigionieri alleati e della Resistenza. Si tratta dei percorsi valorizzati dal progetto “La memoria delle Alpi”, promosso nel 2001 dal Consiglio regionale del Piemonte su proposta del Comitato della Regione Piemonte per l’affermazione dei valori della Resistenza e dei principi della Costituzione repubblicana, che ha visto la partecipazione degli 7 Istituti piemontesi per la storia della Resistenza e della società contemporanea, insieme al Centro d’iniziativa per l’Europa, alla sezione storica intitolata “I sentieri della libertà”. • “La scuola della memoria”. Progetto di scrittura autobiografica e di raccolta di storie di vita Il progetto intende promuovere la costituzione di un laboratorio sociale di scambio intergenerazionale, in cui gli attori siano gli studenti coinvolti, le loro famiglie, insegnanti e adulti presenti nell’istituzione scolastica, adulti e persone anziane del territorio. Si tratta di una proposta che vuole fissare il senso di un passaggio generazionale e di una trasmissione di saperi ed esperienze, in modo da far diventare ciascuna storia di vita parte della memoria collettiva. Per l’anno scolastico 2014-15 sarà realizzato in via sperimentale presso la scuola secondaria di primo grado di Gattinara. Alle scuole che intendono realizzare questo progetto nell’a.s. 2015-2016 sarà richiesto un contributo di iscrizione, pari a € 100 per classe. • Progetto “70° anniversario della Liberazione” In occasione della celebrazione del 70° anniversario della Liberazione, l’Istituto rafforzerà la sua abituale offerta di interventi didattici su Resistenza e guerra di Liberazione sul territorio europeo, nazionale e locale, con particolare riferimento a scelta, identità, quotidianità, violenza, colore politico, insurrezione e liberazione. Le modalità di intervento e il taglio didattico saranno preventivamente concordati con la scuola richiedente. Il Giorno della Memoria 2015 La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, “Giorno della Memoria”, al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio e, a rischio della propria vita, hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati (legge n. 211 del 20 luglio 2000). Il 27 gennaio, Giorno della Memoria, si ricorda ogni anno l’abbattimento dei cancelli del campo di sterminio nazista di Auschwitz-Birkenau nel 1945. Quell’evento è divenuto il simbolo di uno dei più feroci capitoli della storia umana, generato dal mito della razza e dall’odio, stigma nazista nei confronti degli ebrei. Ciò legittimò e rese possibile il genocidio di sei milioni di ebrei e l’uccisione di altri cinque milioni di persone considerate marginali, inferiori o devianti (zingari, comunisti, prigionieri sovietici, omosessuali, disabili). La Germania nazista non fu l’unico paese ad essere segnato dal razzismo; in Italia, nel 1938 vennero emanate le “leggi per la difesa della razza”, che determinarono la discriminazione degli ebrei e ne favorirono successivamente la deportazione ad Auschwitz. Le radici del razzismo sono antiche e accompagnano tristemente la storia dell’umanità. Gli antichi greci, e in seguito i romani, chiamavano “barbari” (stranieri) quelli che non parlavano la loro lingua, avevano costumi, religioni, istituzioni diverse e vivevano al “limite” del loro mondo. Nell’Ottocento si consumò il passaggio dalla teoria razziale al razzismo, con la convinzione che la razza fosse alla base della civiltà e che la sua degenerazione ne comportasse dunque un decadimento. Questi sentimenti razzisti, purtroppo, sono in parte ritornati alla ribalta: sono riaffiorati l’intolleranza e l’odio per il diverso, cioè l’avversione per gli stranieri e per tutto ciò che è straniero. Nella quotidianità si annidano numerosi fenomeni di intolleranza determinati da ossessive ansie di “normalità” che respingono la diversità di sesso, le differenze religiose, politiche, economiche, e di provenienza geografica. • Film “Anita B.” di Roberto Faenza Dal romanzo di Edith Bruck “Quanta stella c’è nel cielo” Anita, un’adolescente di origini ungheresi sopravvissuta ad Auschwitz, è accolta dall’unica parente rimasta viva: Monika, sorella di suo padre, che non vuole essere chiamata zia e vive l’arrivo della nipote come un peso. A Zvikovez, tra le montagne della Cecoslovacchia non lontane da Praga, Monika vive con il marito Aron, il figlioletto Roby e il fratello di Aron, il giovane e attraente Eli. In quel villaggio dei Sudeti, territori in precedenza occupati dai tedeschi, i nazisti vengono rimpatriati a forza e gli scampati trasferiti nelle loro abitazioni, in una situazione di crescente tensione con l’avvento del comunismo. Attorno ad Anita, uomini e donne vogliono dare un calcio al passato, ballare, divertirsi, ascoltare di nascosto le canzoni americane trasmesse oltre cortina dalla Voice of America. Anita sogna come tutti, ma a differenza degli altri non nasconde l’anima. 8 La ragazza è combattiva e piena di entusiasmo. La sua forza viene dal ricordo dei genitori persi nel lager. Ma nella nuova casa si trova ad affrontare una realtà inaspettata: nessuno, neppure Eli, con cui scoprirà l’amore, vuole ricordare il passato. E il più grande tabù è proprio l’esperienza del campo, quasi fosse qualcosa di cui vergognarsi. Quando Anita tenta di smontare quella difesa collettiva si trova davanti un muro di silenzi. Così, se vuole parlare di ciò che ha passato, può farlo solo con il piccolo Roby, che ha appena un anno e non può capire. Nella mescolanza di popoli e lingue che confluiscono attorno a Praga, Anita si confronta con personaggi indimenticabili: il vulcanico zio Jacob, coscienza critica della comunità ebraica ed estroso musicista nella festa del Purim; Sarah, la dinamica “traghettatrice” armata di pistola, che organizza l’esodo verso la Palestina; il giovane David, rimasto orfano per la tragica scelta dei genitori, con cui inizia una toccante amicizia. Improvvisamente, Anita si trova catapultata in una situazione imprevista, che la pone di fronte a una decisione che richiede coraggio. E il film si chiude con un inatteso colpo di scena. • “I giorni della consapevolezza” È in fase di elaborazione un calendario di iniziative (cineforum nelle scuole; interventi di testimoni; spettacoli teatrali; visite guidate da studenti a luoghi simbolici della città: Villa Schneider, Piazza Martiri, ecc.; incontri autogestiti da studenti; “staffette della memoria” nelle vie del centro; spettacoli musicali) per le scuole biellesi in collaborazione tra Istituto, Consulta provinciale degli Studenti e associazione Libera, per legare tra loro le date della memoria (27 gennaio “Giorno della Memoria”, 10 febbraio “Giorno del Ricordo”, 21 marzo “Giornata del Ricordo delle vittime di mafia”). Il calendario sarà definito entro il mese di ottobre. Giorno del Ricordo 2015 • Modulo didattico su foibe e esodo Destinatari: tutti gli studenti della scuola secondaria di secondo grado, preferibilmente le classi V. Dopo essere stati isolati per un lungo arco di tempo nell’ambito locale giuliano e in quello degli ambienti legati agli esuli giuliano-dalmati, gli eventi vissuti sul confine orientale dalla popolazione italiana trovatasi, in seguito alla pressione espulsiva esercitata dalla nuova Jugoslavia di Tito, ad abbandonare la propria terra di insediamento storico, sono stati ampiamente riscoperti e proiettati, su larga scala, nel dibattito pubblico e storiografico. Un percorso cui ha contribuito certamente l’istituzione da parte del Parlamento italiano del Giorno del Ricordo in memoria degli esuli e delle vittime delle foibe, celebrato, dal 2005, ogni 10 febbraio. Il punto di partenza per una piena comprensione degli eventi che si sono susseguiti lungo il confine orientale d’Italia è il loro inserimento in un processo capace di calarli nel giusto contesto epocale e nella loro definizione storica, svuotandoli perciò da dogmi ideologici e politici, superficialità e ipocrisia che, troppo spesso, continuano a segnare il dibattito pubblico sulla scena nazionale. Un dibattito portato avanti ignorando quasi completamente la storiografia e i risultati da essa raggiunti, che si presenta saturo di superficiali semplificazioni e poco incline a collocare gli eventi su un terreno più ampio che non sia quello rappresentato dalla dimensione ideologica dei fattori che li hanno determinati. Attraverso un approccio didattico equilibrato che si avvale di contributi di fonti edite e di prima mano, il corso consente di ripercorrere le tappe più significative della storia del confine orientale, ricostruendo la traiettoria di uomini e donne che, tra il 1944 e il 1956, attraversano l’Adriatico dirigendosi in Italia. Dopo una necessaria parte di inquadramento generale sulla storia del confine orientale, il modulo permette quindi di analizzare a fondo la traiettoria degli esuli giuliano-dalmati, passando attraverso i percorsi dell’arrivo e dell’accoglienza, dell’esclusione e del pregiudizio, dei centri di raccolta profughi e dei borghi giuliani, del lavoro e del tempo libero, esaminando così le dinamiche di inclusione ed esclusione che hanno fatto da sfondo al loro difficile e progressivo inserimento nella realtà italiana che oggi appare completamente avvenuto. Il corso si articolerà in quattro fasi, in ciascuna delle quali, avvalendosi di fonti bibliografiche, documentarie e iconografiche si approfondiranno i nuclei tematici relativi ad ogni singola voce analizzata. 1. Dalla prima guerra mondiale al fascismo di confine (1918- 1943) 2. La Zona di Operazioni Litorale Adriatico e le foibe giuliane (1943-1945) 9 3. Dai trattati di pace all’esodo giuliano-dalmata (1946-1956) 4. L’arrivo e l’inserimento degli esuli giuliano-dalmati in Italia Iniziative di formazione per docenti • Le TIC nella didattica attiva e nella ricerca storica. Salvatori e salvati nel Piemonte in guerra Il corso è rivolto agli insegnanti di ogni ordine e grado e, nella sua articolazione, proporrà percorsi guidati che si adattino alle diverse età degli allievi. Il corso mira a tenere insieme ricerca storica e didattica attiva della storia con attenzione metodologica alla dimensione collaborativa e agli aspetti formativi delle nuove tecnologie e del lavoro in rete. Il percorso si propone quindi di fare un’esperienza di lavoro comune di ricerca attraverso le TIC (in particolare il web) con protagonisti i docenti affinché la possano riproporre ai loro allievi. L’attività si articola in 5 moduli-lezione, nel periodo compreso tra ottobre 2014 e gennaio 2015; è in fase di studio l’organizzazione per ambiti territoriali. • Una modalità di didattica partecipata fra tradizione e modernità: gli studi di caso Il corso è rivolto agli insegnanti delle scuole secondarie di primo e secondo grado e si ripromette di presentare una modalità della didattica partecipata che può essere collocata a metà fra il documento strutturato (che richiede esercizi di comprensione, come i testi manualistici) e il laboratorio (più difficile da strutturare, più lungo da eseguire, più complesso negli obiettivi). Lo studio di caso ha la finalità di trasferire conoscenze attraverso il coinvolgimento degli studenti nel processo di apprendimento, può essere inserito più volte nella programmazione, inteso come attività adatta a raggiungere più facilmente alcuni fra gli obiettivi perseguiti. Nella recente esperienza della Summer School didattica dell’Istituto nazionale per la storia del movimento di Liberazione in Italia (Insmli) il gruppo di lavoro ha elaborato alcuni studi di caso e proposto alcuni titoli con brevi descrizioni anche bibliografiche su temi di storia del Mediterraneo contemporaneo. Il corso si ripromette di presentare le caratteristiche generali dello studio di caso, di analizzare alcuni esempi di studi di caso sviluppati e di strutturare nuovi esempi, a partire dalle proposte presentate nell’ambito della Summer School 2014. Il corso sarà organizzato in via sperimentale in sede nel periodo tra febbraio e marzo 2015 e partirà con due moduli-lezione di carattere teorico di 2 ore ciascuno. Sportello scuola Lo “Sportello scuola” è attivo per assistenza e consulenza per quanto concerne la didattica della storia contemporanea, l’organizzazione di conferenze, lezioni, incontri con gli studenti, in particolare in occasione delle ricorrenze del calendario civile (Giorno della Memoria, Giorno del Ricordo, anniversario della Liberazione, ecc.); è inoltre a disposizione per servizi di biblioteca (consultazione e prestito, anche interbibliotecario, di libri, realizzazione di bibliografie, prestito di film di fiction e documentari) e di archivio (consultazione di documentazione cartacea e audiovisiva). Allo sportello possono rivolgersi sia i docenti che gli studenti. Editoria • “l’impegno” Prosegue l’attività della rivista, che uscirà secondo la consueta cadenza semestrale. È prevista la digitalizzazione dell’annata 2013 e dell’intera prima serie, dal 1981 al 2001 (attualmente sono disponibili sul sito alcuni articoli e saggi). • “Io sono nata risaiola” (titolo provvisorio) di Enrico Miletto Già programmato per il 2014 e non andato in stampa per esigenze di calendario editoriale, si ripropone per il 2015 come impegno prioritario del settore. Nell’ambito di una più generale indagine sulla ricostruzione della storia territoriale del lavoro attraverso sguardi differenti, quello del comparto agricolo, quello della grande fabbrica e quello delle piccole realtà artigiane nei passaggi dalla guerra alla ricostruzione al boom economico, Enrico Miletto ha indagato, attraverso diverse fonti conservate in vari archivi, la figura della 10 mondina, nella prospettiva di andare oltre la tradizionale visione, derivata in buona parte dall’indagine sulle canzoni della risaia, già ampiamente utilizzata da gran parte della pubblicistica italiana, utilizzando materiali statistici, documenti istituzionali, sindacali e giornalistici che si riferiscono in particolare alle condizioni lavorative e ambientali in cui veniva svolta la monda. La ricerca abbraccia un arco cronologico che va dagli scioperi del 1906 fino ai primi anni sessanta, quando finisce il mestiere. Il volume consta di quattro capitoli (1. Le mondine, il riso e i primi del Novecento; 2. “Canti di Giovinezza e fragorosi ejalalà”. Le mondine durante il fascismo; 3. Dal dopoguerra alla fine del mestiere di mondina; 4. I principali scioperi delle mondine). • Il diario del maggiore Gino Fava d’Albert, 1914-1918, a cura di Tiziano Bozio Madè Abbiamo incontrato Gino Fava D’Alberto, ufficiale dell’esercito originario di Coggiola, nelle pagine del diario di Silvio Mosca, pubblicato nel 2012, come internato militare italiano. Dai contatti con i familiari per conoscere alcuni particolari biografici ci è stato consegnato il diario dell’ufficiale scritto a proposito dell’esperienza nella prima guerra mondiale, dalle prime vicende sull’altipiano di Asiago e sul Costesin alle successive nel settore dell’Isonzo fino alla Macedonia, in un arco temporale che va dall’ottobre 1914 alla fine di novembre 1918. • Pubblicazione del diario di Emanuele Cavaglione, a cura di Giuseppe Rasolo e Marco Fulcheri Il diario riguarda l’esperienza del 53o Fanteria in Russia, tra il 27 giugno 1942 e il 18 aprile 1943. Il volume è corredato di immagini provenienti dal fondo fotografico Valerio, di proprietà della Fondazione cassa di Risparmio di Biella • Pubblicazione di “Primavera di libertà”, volume 2, a cura di Piero Ambrosio, in coedizione con Archivio fotografico Luciano Giachetti - Fotocronisti Baita Dopo l’uscita del volume 1 in occasione del 69o anniversario della Liberazione, sarà pubblicato, a completamento dell’iniziativa editoriale, un altro volume di immagini scattate durante i giorni della liberazione di Vercelli da Luciano Giachetti e Adriano Ferraris, i partigiani “Lucien” e “Musik”. • Altre iniziative - Il centenario della prima guerra mondiale: in allestimento un recital di testi e canzoni, a cura di Alessandro Orsi e Daniele Conserva, per cui si prevede la pubblicazione del relativo cd. - La battaglia di Romagnano. Pubblicazione dell’Anpi di Romagnano con testi di Enrico Pagano, direttore dell’Istituto, in uscita per il 70o anniversario dell’evento. - Il diario di Pietro Rastelli. Ristampa, con ampliamenti a cura di Alessandro Orsi ed Enrico Pagano, degli scritti del comandante della brigata “Strisciante Musati”, in collaborazione con l’Anpi di Varallo. Archivio L’attività sarà rivolta principalmente alla sistemazione dei fondi ancora da riordinare con il sistema Archos, in modo da rendere ancora più accessibile e consultabile on line il patrimonio archivistico dei contenuti per tutti i fondi conservati dando la priorità a quelli non ancora schedati (in particolare, i fondi Associazione Combattenti e Reduci di guerra di Varallo, Baltaro, una parte del fondo Moscatelli, Sola). Si procederà anche all’impostazione del fondo cimeli, alla prosecuzione della digitalizzazione dell’archivio fotografico, alla sistemazione definitiva dell’archivio amministrativo e delle attività dell’Istituto. Progetto di digitalizzazione dei manifesti del fondo Aldo Sola e dell’archivio dell’Istituto Nell’ambito della donazione di inestimabile valore di cui Aldo Sola ha beneficiato l’Istituto sono compresi 1.337 manifesti murari e poster, prodotti in un arco temporale che va dagli anni sessanta agli anni novanta, a tema politico generale e locale, artistico, culturale e commerciale; molti manifesti riguardano enti e associazioni biellesi, altri sono di ambito internazionale. L’Istituto si propone di dare visibilità al materiale posseduto, valorizzando un’importante fonte storico/documentaria per argomenti come la storia della grafica, quella della propaganda politica e dell’evoluzione dei costumi e comportamenti. L’obiettivo è quello di digitalizzare i manifesti e classificarli con criteri precisi, creando così una banca dati e sottraendo i materiali a possibili dispersioni o deperimento dovuto al logoramento del tempo. In un secondo momento 11 l’archivio sarà reso disponibile on line all’interno del sito web dell’Istituto. Le operazioni di digitalizzazione saranno estese anche ai manifesti presenti nell’archivio dell’Istituto (circa 400). Biblioteca Oltre al consueto lavoro di aggiornamento e catalogazione in Sbn dei nuovi volumi e alla prosecuzione della catalogazione del fondo Aldo Sola, la novità è costituita dal deposito presso l’Istituto della biblioteca donata dal prof. Virgilio Ilari alla Città di Varallo. Si tratta di un patrimonio di estremo interesse culturale che comprende più di diecimila volumi di storia militare, cui si aggiungono tesi di laurea e documentazione archivistica varia. Parallelamente sono stati depositati in Istituto altri tre fondi bibliografici (fondo colonnello Botti, fondo Centro Rete e fondo Biblioteca della Marina militare), quantificabili in circa ottomila volumi complessivi. Si prevede per il 2015 l’avvio dell’attività di inventariazione (o il completamento, nel caso del fondo Ilari) e catalogazione in Sbn di tutti i volumi. La biblioteca dell’Istituto, con queste nuove disponibilità, incrementa considerevolmente la propria offerta qualitativa e quantitativa, consolidandosi e proponendosi come polo di eccellenza tra le biblioteche specialistiche. L’attività prevista comporterà la necessità di attribuire un incarico specifico per la costituzione della biblioteca di storia militare e le attività connesse previa ricerca di fondi a ciò destinati. Comunicazione Parallelamente al sito web, il cui restyling dovrebbe concretizzarsi in questa ultima fase del 2014, l’Istituto privilegerà tre canali comunicativi già attivi: la newsletter, il canale YouTube e il profilo Facebook. Avvertenza L’Istituto si riserva di modificare questo programma di attività in relazione a fattori quali le disponibilità economiche o la maturazione di altre proposte da soggetti istituzionali o privati la cui realizzazione sia giudicata eseguibile. 12