La pagina del Sole 24ORE Progetti e Concorsi con il testo integrale
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La pagina del Sole 24ORE Progetti e Concorsi con il testo integrale
Il Sole 24 Ore - Progetti e Concorsi 22 - 27 novembre 2010 pag. 4 INCHIESTA Container Il Comune spiana la strada alle abitazioni prefabbricate su aree dismesse Preso a modello il caso olandese. L’amministrazione attende le proposte dei privati DI PAOLA PIEROTTI A lloggi temporanei in strutture modulari prefabbricate. Temporaneità intesa come uso delle strutture ma anche in termini di caratteristiche della costruzione. Il modello è il progetto olandese Keetwoonen (che in olandese significa vivere temporaneamente) poi cambiato in Tempohousing. A promuoverlo in Italia è il Comune di Milano che ha da poco approvato un atto amministrativo per disciplinare interventi di edilizia convenzionata, considerando anche per questo preciso scopo, alloggi temporanei in strutture prefabbricate. L’idea muove anche dalla volontà di riuscire ad esempio a utilizzare alcune aree urbane dismesse nell’arco di tempo in cui si sta programmando un’operazione di trasformazione urbana di più lungo periodo. In Italia questa tipologia non ha autonomia giuridica, non essendo disciplinata da normative statali e regionali, «ma trova fondamento – spiegano dall’assessorato all’urbanistica guidato da Carlo Masseroli – nell’articolo 30 del Regolamento della Regione Lombardia n.1/2004 sulla temporaneità dell’esigenza abitativa e con sicure finalità d’utilità sociale». L’operazione promossa più di un anno fa dal Comune e recentemente adottata, considera anche le necessità di segmenti di popolazione “mobile” come gli immigrati, gli studenti fuori sede, i lavoratori o i parenti dei malati che ricorrono a servizi di eccellenza presenti nell’area milanese. Un mix sociale che ha bisogno di una risposta abitativa particolare. «Il tema della temporaneità dell’abitare – spiegano dall’assessorato all’urbanistica – rientra tra le tipologie innovative che a partire dalla tradizionale casa in affitto o dalle cosiddette residenze studentesche, contemplano anche forme come il co-housing o gli alberghi low-cost». L’operazione Tempohousing ad Amsterdam ha fatto fortuna. Vicino al centro in H.J.E. Wenckebachweg nel 2006 è stato realizzato un complesso di mille unità abitative per studenti con annessi servizi, un villaggio mobile che nel 2011 sarà riallocato. Sulla stessa linea Fondamentale la partnership architetti-produttori Prototipi di «casa tascabile», in Italia ancora pochi esperimenti S e l’uso dei container in architettura è ormai diffuso in tutto il mondo, l’Italia, tuttavia, non è ancora al passo. Ma se la richiesta è piuttosto esigua e confinata alla realizzazione di eventi temporanei, le premesse produttive e progettuali per mettere in moto questo nuovo settore di mercato cominciano a consolidarsi. A Lecco troviamo il Campus Point del Politecnico di Milano di Arturo Montanelli: un’aggregazione ordinata e modulare di container forniti da Edilsi- der che, con l’affiliata Montesider, si occupa di commercializzazione di container abitativi. Impegnato da anni nella realizzazione di prototipi abitativi a base di container è Exposure Architects: fra gli ultimi lavori, Greenloft, un container navale trasformato in una camera d’albergo – in esposizione fino al 23 novembre al Sia Guest di Rimini – concepito in collaborazione con ArtContainer. La stessa azienda è fra l’altro main sponsor di Green Frame House, modulo abitativo di due piani realizzato tramite JURE KOTNIK sono state realizzate altre case per studenti, per l’esercito della Salvezza, un «Labour hotel» per 150 lavoratori polacchi e ancora delle case-container per giovani senza lavoro. Un laboratorio modello che combina tecnologia, impegno sociale e posti di lavoro. «Milano – spiegano dal Comune – vuole ripercorrere questa strada. In Olanda sono state realizzate strutture di 25 mq con un angolo cottura, un bagno e uno studio con un letto a mille euro, chiavi in mano. Costruzioni che possono vivere per un arco di tempo definito, 7-10 anni, con infrastrutture di base; che possono essere utilizzate con scopi precisi per poi venire demolite per lasciar posto a una trasformazione urbana più complessa». Il Comune di Milano guarda agli scali ferroviari come siti per una prima sperimentazione, «aree all’interno della città – dicono – che possono ospitare attività provvisorie in attesa di un progetto che richiederà alcuni anni per concretizzarsi». Approvata questa delibera la palla passa ora ai privati che devono dimostrare il loro interesse e mettere a disposizione le loro aree, ad esempio a università o strutture sanitarie. © RIPRODUZIONE RISERVATA www.tempohousing.com il riciclo di sei container su progetto di Astori De Ponti Associati. Il giovane team +2c architetti, con Autamarocchi (che oltre a trasportare container si dedica anche alla trasformazione, al noleggio e alla vendita di container usati), ha ideato Marta – casa minima accogliente radicale trasportabile aggregabile, una cellula abitativa elementare destinata ad accogliere il personale di eventi temporanei che necessita di installazioni residenziali. Altre aziende specializzate nella vendita e nella trasformazione di container, ma con in più un attenzione specifica al binomio architettura/container sono Box&Box, e ancora BestLocation, che con il progetto ConTemporary porta nelle aree strategicamente vitali delle principali città container trasformati in spazi espositivi temporanei e itineranti; Algeco, che con La Gad Gallery a Oslo di mmw architects of Norway (2005) è una una galleria di arte contemporanea. Dieci container distribuiti su tre piani con una articolazione modulare a terra che forma una corte e altri che portano a una terrazza con vista sul porto. ■ Il Nomadic Museum di Shigeru Ban Architects (2005) è una galleria itinerante di 4.200 mq, costruita per ospitare una mostra fotografica. È stato realizzato in 5 settimane con 148 container impilati su una griglia autoportante e con tubi di carta impermeabile per la copertura e le colonne. FOTO: Eirik Førde PHOOEY ARCHITECTS L’Activity Children Center firmato da Phooey architects a Port Phillip (Australia, 2007) è un gioco di incastri fra container abbandonati che dà vita a un ambiente dedicato ai bambini. È un insieme articolato di 130 mq in cui sono ricavati anche spazi all’aperto. Costo 110mila euro. © RIPRODUZIONE RISERVATA USM LTD Il Cubi progettato da Usm a Peaton Hill, Scozia (2006), è composto da 18 container che si trasformano in nove abitazioni-studio all’interno di Cove Park, un centro per artisti in aperta campagna. Il piccolo complesso ha un tetto verde che lo lega al paesaggio. ■ FOTO: PETER BENNETTS ■ FOTO: JAN TÄNNLER / ANTJE QUIRIAM ■ il progetto Decò anima i container attraverso soluzioni grafiche che sollecitano il dialogo con il tessuto urbano; Niederstätter, che ha appena partecipato a “container officina 2010”, ciclo di conferenze organizzate da Merano arte sul rapporto fra architettura contemporanea e container, tenutosi non a caso in un complesso di container eretti nel centro della città dall’azienda stessa. A confermare l’interesse per il tema, il Rotary Club Genova ha appena bandito un concorso di idee per realizzare – attraverso l’uso di container – un’opera simbolo del porto e della sua prosperità economica, mentre il dipartimento Indaco del Politecnico di Milano sta per rendere noti i risultati di “Experience Spaces”, concorso di idee per progettare F.O. nuovi spazi di accoglienza. SHIGERU BAN ARCHITECTS ■ SPILLMANN ECHSLE ARCHITECTS La Freitag flagship store firmata da Spillmann Echsle Architects (Zurigo, 2007) è un vero e proprio landmark nella periferia di Zurigo. È costituito da 17 container distribuiti in quattro pile di diversa altezza. I container sono stati accatastati e montati per applicazione di elementi di fissaggio usati nell’industria di spedizione. Keetwonen, maxi-complesso residenziale per studenti ad Amsterdam MMW ARCHITECTS OF NORWAY FOTO: VID BREZOCNIK ■ La customizzazione è alla base del sistema ConHouse che, partendo dall’industria dell’auto, consente al cliente di personalizzare l’ambiente di vita o di lavoro scegliendo alcuni elementi invece di altri. Nella foto la 2+ Weekend House di Jure Kotnik a Trebnje (Slovenia, 2008). ■ FOTO: GREGORY COLBERT Alloggi temporanei, Milano apripista segue Il Sole 24 Ore - Progetti e Concorsi 22 - 27 novembre 2010 pag. 5 In campo anche lo studio Mvrdv e il giapponese Ban LIBRI Dai porti all’edilizia con le grandi firme dell’architettura L’ FOTO: VINCENT FILLON avventura dei container come modulo abitativo comincia negli Stati Uniti intorno alla seconda metà del ‘900. Ma è soprattutto negli ultimi quindici anni che il container ha ispirato in tutto il mondo – oltre che interi edifici per residenze – musei, gallerie, campus universitari, asili, scuole, negozi monomarca. Grandi nomi dell’architettura hanno subìto il fascino del binomio architettura-container, fra questi Shigeru Ban con il Nomadic Musem, Will Alsop con il Fawood Children’s Centre a Londra, Mvrdv con Container City per la Biennale di Architettura di Rotterdam. Fra le più recenti realizzazioni, ci sono il Residence per stu- denti a Le Havre di Alberto e Charlotte Cattani (2010), la Platoon Kunsthalle a Seul di Graft Lab Architects (2009), Puma City di Lot-Ek (2008). Il residence universitario di Le Havre è un edificio di quattro piani costituito da container dismessi per un totale di 100 monolocali di 24 metri quadrati ciascuno. Una pila di unità abitative modulari che si presenta leggera, vivace, mossa, costituita da una teoria di “cannocchiali” puntati sull’esterno che alternativamente emergono e rientrano l’uno rispetto all’altro. L’assemblaggio dei container è stato possibile grazie a una maglia metallica che diventa una vera e propria ossatura strutturale per le unità abitative e per una serie di passerelle, terrazze e balconi. Tutti Résidence Etudiants, Alberto e Charlotte Cattani, Adock (Le Havre), 2010 TE KIEFTE ARCHITECTEN Gli alloggi per studenti a Te Kiefte Architecten a Groningen (Olanda, 2008) sono stati realizzati in 18 mesi. Sono composti da 200 container organizzati in blocchi da tre piani per 28 mq ad alloggio. Costo 5 milioni. Platoon Kunsthalle, Graft Lab Architects, Seul, 2009 ■ Puma City, LOT EK, itinerante, 2008 È uscita una guida pratica per i progettisti che affrontano il tema dei container in architettura: “Container Atlas – A pratical guide to container architecture” (M. Buchmeier, H. Slawik, S. Tinney, J. Bergmann – Gestalten, Berlino 2010). La guida illustra i progetti più significativi e propone i consigli di esperti del settore. gli appartamenti si affacciano anche su un giardino interno e sono dotati, alle due estremità, di pareti vetrate che consentono l’illuminazione naturale. La Platoon Kunsthalle di Seul nasce anch’essa dalla sovrapposizione di container riciclati, si distribuisce su tre piani descrivendo un volume compatto e allo stesso tempo aperto verso l’esterno attraverso le superfici a vetri sulla facciata principale. Ospita spazi espositivi, sale per convegni e punti di ristorazione, conta 28 container, ciascuno lungo 12 metri, per un totale di circa mille metri quadrati. L’edificio è stato realizzato in tre mesi. Puma City è una delle icone più eloquenti del rapporto fra container e architettura: costituita da 24 container, è lo store, spazio per eventi itinerante del marchio Puma che gira il mondo al seguito di Volvo Ocean Race, competizione velistica suddivisa in tappe. La prossima partenza per questo spazio di mille metri quadrati, montato e smontato tappa per tappa, è prevista nell’ottobre del 2011 da Alicante. Itinerante anche “Container Architecture Exhibition”, la prima mostra dedicata al tema. A cura di Jure Kotnik, autore della monografia Container Architecture, la mostra ha appena lasciato Parigi per spostarsi alla volta di Amsterdam e Bratislava. RASSEGNA DEI PROGETTI, RICORDANDO VITRUVIO «Un container può facilmente incarnare due dei criteri costruttivi vitruviani (firmitas e utilitas), mentre per il terzo (venustas) è necessaria la creatività degli architetti». Lo dice Jure Kotnik – autore di Container Architecture (LinksBooks, Barcellona, 2009) – che narra la storia dei container e illustra alcuni dei progetti più famosi. © RIPRODUZIONE RISERVATA ANL STUDIO ■ CG ARCHITECTES La Crossbox di Cg Architectes a Pont Péan (Francia, 2009) è una casa realizzata con quattro container che si inserisce in un quartiere bretone di abitazioni tradizionali come proposta alternativa per linguaggio compositivo, costi e tempi di costruzione. ■ L’OceanScope (progetto di Anl Studio) a Incheon (Sud Corea, 2010) è un osservatorio panoramico sul porto (voluto dalla città) costituito da tre con©tainer navali, ognuno inclinato diversamente. ■ RHW ARCHITEKTEN ■ FOTO: JAVIER CALLEJAS ■ ECCO LA GUIDA PRATICA PER I PROFESSIONISTI FOTO: DANNY BRIGHT FRANCESCA ODDO ■ L’Hamburg Cruise Container Center disegnato da Rhw Architekten al porto di Amburgo (2004) è stato realizzato in tre mesi su 1.500 mq ed è costato un milione di euro. Il terminal vive del dialogo fra due elementi appartenenti al mondo della navigazione: il container (l’area per i passeggeri) e la vela (interpretata dalla copertura). FOTO: PARK SO-YOUNG AND CHANG GIL-HWANG DI