L`ALFABETO GLAGOLITICO

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L`ALFABETO GLAGOLITICO
L’ALFABETO GLAGOLITICO
Il primo documento scritto della cultura slovacca inizia con le parole del Vangelo
secondo san Giovanni: “In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era
Dio”. Nel IX secolo, con questo documento storico gli Slovacchi sono entrati sulla scena
della storia del mondo. All’inizio della cultura slovacca non c’è la lupa che aveva nutrito
Romolo e Remo, fondatori di Roma; né ci sono menzioni di sacrifici umani, né i miti di altre
nazioni; invece la nascita della nazione slovacca è strettamente legata alla Parola di
Dio. Così il Vangelo fa parte integrante della sua cultura e storia. La nazione slovacca è
nata con l’accoglienza del battesimo e della Parola di Dio (Cardinale Jozef Tomko, Nitra
2006).
Già all’inizio della cultura scritta gli Slovacchi ottennero l’approvazione dal livello più
alto della vita politica e sociale di quell’epoca, poiché la lingua dei antichi Slovacchi fu
accettata a Roma nel 868, come la quarta lingua liturgica della Chiesa cattolica. Dal
punto di vista simbolico, la cultura slovacca è nata sull’altare del presepio di Betlemme,
nella Basilica di Santa Maria della Neve. Quindi il momento storico della nascita della
cultura slovacca fu veramente grandioso. La nazione slovacca fu la prima delle nazioni
slave ad ottenere una scrittura propria e la lingua slovacca si sviluppò dal IX secolo come
lingua di una cultura autonoma.
Questo momento decisivo, così raro nella storia delle nazioni, fu frutto dell’opera
straordinaria di due fratelli di Salonicco (Thessaloniki, Grecia), i Santi Cirillo e
Metodio. Nel 863 fu creata una nuova scrittura, oggi conosciuta come alfabeto glagolitico.
Questo alfabeto fu creato per gli Slovacchi da Costantino il Filosofo che, più tardi,
ricevette, da monaco, il nome di Cirillo. Fu lui il primo codificatore della lingua scritta,
letteraria e liturgica degli Slavi mentre la base di questa lingua fu l’antica lingua slovacca.
Secondo gli studiosi, la traduzione dei libri biblici fatta dai santi Cirillo e Metodio sorprende
per la sua perfezione anche oggi dopo mille anni. Dal punto di vista teologico, linguistico e
stilistico la traduzione fatta dai santi Cirillo e Metodio si presenta anche oggi come
un’opera geniale.
Dopo aver tradotto i libri liturgici, Constatino e il fratello Metodio arrivarono nel territorio
degli Slovacchi per fondare la prima scuola degli Slavi. A Devin, la sede del principe
Rastislav, nacque la prima università slovacca dove si studiava nella lingua nazionale. Era
un istituto scolastico che non era riservato ai soli ricchi. Questo istituto era eccezionale
per quel tempo poiché nelle scuole dell’Europa si studiava solo in greco o in latino.
Malgrado la sua breve esistenza (864 - 885, dunque 21 anni), questa università diventò
uno dei centri pedagogici e letterari dell’Europa e anche il luogo di nascita della
letteratura slava.
L’alfabeto glagolitico diventò il fenomeno culturale e spirituale di quell’epoca. Grazie a
questo alfabeto, gli antichi Slovacchi presero posto fra le nazioni cristiane del mondo.
Diventarono l’avanguardia e il focolare della cultura spirituale e secolare degli Slavi, e per
questo la lingua degli antichi Slovacchi può essere definita “il latino degli Slavi”. Più tardi,
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questa lingua si sviluppò in tante forme; una di queste forme si chiama slavo ecclesiastico,
utilizzato anche oggi nella liturgia da alcune nazioni slave. La tradizione nazionale a ragione
presenta sistematicamente la grande opera dei santi Cirillo e Metodio, i più grandi
personaggi non solo della storia slovacca, ma anche della storia delle nazioni slave.
LA SACRA SCRITTURA
“Le lettere slovacche sono sacre e venerabili, poiché create da un uomo santo...”
Queste sono le parole del discepolo degli apostoli slovacchi, il monaco Chrabr (san
Naum), scritte per la difesa dell’alfabeto glagolitico e della scrittura sacra degli antichi
Slovacchi. Naum sottolineò i meriti di san Cirillo affermando: “Lui da solo creò tutto in poco
tempo, e loro che erano tanti lo fecero in tanti anni – lui santo, loro pagani”.
La forza di questo argomento è sottolineata dal fatto che il san Cirillo aveva tradotto i
Vangeli e il Libro dei Salmi in un anno (862 - 863), ma prima dovette elaborare un sistema
fonologico e ortografico. In altre culture gli alfabeti si sviluppavano durante tanti anni.
Secondo la biografia di san Metodio, la traduzione dell’Antico Testamento fu completata
da san Metodio e due copisti in otto mesi. Per confronto indichiamo che la traduzione in
slovacco della Bibbia Camaldolese nel XVIII secolo e la sua trascrizione sono state fatte in
15 anni. Il lavoro dei santi Cirillo e Metodio era veramente soprannaturale, poiché nella
nostra epoca delle tecnologie rapide 3 persone hanno immesso al computer la Bibbia
Camaldolese, e la sola trascrizione senza traduzione è stata fatta in 4 anni. Anche per
questo il monaco Chrabr sottolinea la personalità eccellente di Costantino il Filosofo;
secondo lui questa eccellenza fu frutto dello Spirito Santo.
La biografia di san Cirillo (nato a Bisanzio, Salonicco 827 – morto a Roma 869) mostra
che si tratta di un personaggio straordinario. Costantino il Filosofo fu uno dei personaggi più
importanti del IX secolo. Nelle sue attività di apostolato il mondo dell’alta cultura e filosofia
greca incontrava il mondo della mistica cristiana, il mondo dell’Oriente incontrava la cultura
latina, e Bisanzio Roma. Tutto questo trovò l’armonia nella persona di san Cirillo e fu
utilizzato nella sua missione presso gli Slovacchi. Nella sua epoca fu uno degli intellettuali
più importanti di Bisanzio e di Roma. A Roma, l sua persona fu descritta così: “In verità è
un filosofo straordinario, l’uomo più colto, il maestro della vita apostolica”. La prova
che non si tratta di retorica superficiale è l’opera di Costantino il Filosofo, dalla quale hanno
preso ispirazione tutte le nazioni slave. Anche Costantino di Preslav scrivendo prima
dell’anno 890, dell’alfabeto glagolitico dice che si tratta di lettere sacre. La stessa opinione
aveva anche papa Adriano II; ne parlano alcune biografie di quell’epoca come per esempio
la Leggenda Bulgara e la Vita di Naum.
I contemporanei di san Cirillo dicevano che le lettere slovacche erano sacre. La
spiegazione si trova nelle biografie di Costantino e Metodio. Nelle due biografie ritroviamo
in vari luoghi la stessa stesura: “Il Dio rivelò a Costantino il Filosofo la scrittura per gli
Slovacchi”. I fratelli di Salonicco, i santi Cirillo e Metodio, avevano il dono di profezia,
poiché Dio rivelò a tutti e due il giorno della loro morte – a san Cirillo 50 giorni prima della
morte, a san Metodio 3 giorni prima.
Anche la corrispondenza diplomatica di Bisanzio menziona il carattere straordinario e la
rivelazione delle lettere slovacche. L’imperatore di Bisanzio Michele III in una lettera
ufficiale paragona il principe slovacco Rastislav al grande imperatore Costantino. Così
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sottolineò la sua importanza, poiché Costantino aprì l’epoca del cristianesimo del mondo,
e Rastislav aprì l’epoca del cristianesimo degli Slavi.
L’ALFABETO GLAGOLITICO
San Costantino il Filosofo ha elaborato l’alfabeto glagolitico secondo un’idea o una
chiave ricevuta durante il suo mistico incontro con Dio. San Naum, discepolo di san
Metodio, scrive di questa origine del primo alfabeto slovacco nel suo trattato Delle lettere.
In questo trattato è indicato anche l’anno della creazione dell’alfabeto – il 863. L’alfabeto
glagolitico è un sistema grafico originale che consiste di 38 segni e esprime tutte le
peculiarità della lingua slava. Come nel caso dell’alfabeto ebreo o greco, anche le
lettere glagolitiche avevano valore numerico. Costantino però elaborò per l’alfabeto
glagolitico un nuovo sistema numerico, indipendente da quello greco (figura 3).
Alcune fonti del IX secolo confermano che l’alfabeto glagolitico fu la prima scrittura di
tutte le nazioni slave; si tratta soprattutto delle testimonianze di quelli che parteciparono
alla sua creazione. In ogni caso la sua esistenza fu confermata anche dai suoi avversari –
ne parlano i vescovi bavaresi nel trattato Conversio. Anche papa Giovanni VIII nella bolla
Industriae Tuae del 880 sancì il nuovo alfabeto creato dal Costantino il Filosofo.
L’originalità dell’alfabeto glagolitico si esprime non solo nella forma delle lettere e nella
fonologia, ma sopratutto nella simbolicità che descrive la sostanza del Vangelo di Cristo.
L’alfabeto glagolitico diventò uno strumento della cultura scritta solo nell’ambito
territoriale degli antichi Slovacchi. La missione fruttuosa dei santi Cirillo e Metodio, che ci
hanno donato la liturgia nell’antico slovacco, durò circa tre anni e mezzo (864 - 867).
San Metodio fu poi ordinato arcivescovo, e visse fino al 885. Dopo la sua morte il nuovo re
degli Slovacchi Svätopluk consegnò tutte le competenze a Wiching, vescovo tedesco.
Wiching, che difendeva la liturgia in latino, abolì la scuola di Devín (nel 886), dove si
insegnava in glagolitico. Così distrusse tutta la letteratura in glagolitico, fece torturare i
discepoli di Cirillo e Metodio e li espulse dal territorio degli antichi Slovacchi. L’alfabeto
glagolitico scomparve malgrado il fatto che alcuni discepoli abbiano fondato a Ocrida
una nuova scuola in cui si insegnava in glagolitico. Infatti, 30 anni più tardi a Preslav, sede
dello zar bulgaro, fu elaborata la seconda versione della scrittura slava – il cirillico. Così la
scuola glagolitica si trovò sulla frontiera dell’Impero bulgaro, a Ocrida, diretta da eminenti
discepoli dei santi Cirillo e Metodio – da Clemente d’Ocrida e da san Naum. San Clemente
d’Ocrida (+916) fu il primo vescovo ad introdurre la liturgia in antico slavo in Bulgaria e si
rese benemerito dell’epoca d’oro della letteratura bulgara. Anche se la scuola in glagolitico
fu attiva fino al XII secolo, dai centri di cultura in origine glagolitici si diffuse nel mondo slavo
il cirillico, nel quale furono trascritte tante opere della letteratura glagolitica.
IL CARATTERE SIMBOLICO DELL’ALFABETO GLAGOLITICO
Come mostrano le figure 1 e 2, l’alfabeto glagolitico ha un carattere ornamentale molto
interessante con un elemento tipico – il cerchio. La maggioranza delle lettere glagolitiche
consiste di tre segni fondamentali che rappresentano i tre simboli più importanti del
cristianesimo – la croce, il cerchio (l’infinito) e il triangolo (la Santissima Trinità).
La prima lettera dell’alfabeto glagolitico è la croce. Altri alfabeti finivano con la croce,
ma l’alfabeto glagolitico comincia con questo segno. Qui la croce, simbolicamente ma
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anche concretamente concluse un’epoca nella storia dell’umanità per aprirne un’altra. Il
primo alfabeto slavo costituisce una profezia simbolica – il cristianesimo apre agli Slavi il
cammino verso la storia culturale dell’umanità. Questo vale specialmente per la
Slovacchia, perché dopo l’arrivo dei santi Cirillo e Metodio la Slovacchia diventò il
focolare del cristianesimo per altre nazioni slave. Da quell’epoca, la croce dei santi
Cirillo e Metodio è il simbolo degli Slovacchi. La Slovacchia è uno dei pochi stati del
mondo ad avere nel suo stemma un simbolo cristiano ed è unica ad avere la doppia croce
come simbolo dello Stato.
In Bisanzio la croce doppia come simbolo spirituale era interpretata come segno
distintivo del patriarca. Il braccio superiore rappresenta la tabella con la scritta di Ponzio
Pilato: “Gesù Nazzareno, il Re dei Giudei”, redatta in tre lingue: ebraico, greco e latino. Si
tratta delle tre lingue che erano ufficialmente accettate dalla liturgia cristiana. Per gli
Slovacchi, il braccio superiore della croce rappresenta la lotta spirituale di san Cirillo
contro i cosiddetti “seguaci di Pilato”: si trattava di imporre la lingua degli antichi
Slovacchi come quarta lingua liturgica. Questa lingua fu adottata come liturgica e così
gli Slovacchi ottennero il prestigio delle nazioni di antica tradizione culturale (Israele e i
due poteri mondiali). Il ruolo svolto dai Greci nel mondo della cultura e il ruolo svolto dal
popolo dell’Israele nella storia della salvezza si può paragonare al ruolo degli Slovacchi
nel mondo slavo.
IL MESSAGGIO SPIRITUALE
Secondo Costantino il Filosofo, la forma della scrittura e la sua forza era un’altra
dimensione della Parola di Cristo, e per questo si servì del simbolismo della forma per
incorporarvi il messaggio spirituale dell’alfabeto glagolitico. La prima lettera A –
il
simbolo di Cristo e la lettera S –
sono la rappresentazione pittografica dell’idea “E la
Parola si è fatta Carne” che costituisce la sostanza del Nuovo Testamento. L’ultima lettera
dell’alfabeto è l’
, che rappresenta il Nome di Dio (figura 1 e 8).
Alcune lettere dell’alfabeto glagolitico sono copiate oppure derivate dall’ebraico (k 5 P
b) - si tratta soprattutto della lettera shin š – . San Cirillo si esprimeva di solito con
simboli ed immagini, e per questo utilizzò il simbolismo e la mistica della spiritualità
ebraica – due parole shalom e shema, in cui si nasconde l’essenza spirituale
dell’Antico Testamento. La parola shalom è una delle parole chiavi della lingua ebraica
con un simbolismo profondo (significa la pace e la salvezza). Per il simbolismo spirituale
della parola shalom san Cirillo scelse la lettera š –
dall’alfabeto ebreo e con questa
lettera unificò l’alfabeto degli antichi Slovacchi con l’alfabeto ebraico. Il fatto che si
tratta davvero della parola concreta shalom è confermato anche dalle tre lettere della
parola pokoj (la pace). Le tre consonanti (PoKoJ) hanno tutte il carattere della scrittura
ebraica della parola shalom e sono anche la traduzione di questa parola in slovacco.
Questo conferma che shalom è la chiave per la spiegazione della differenza enigmatica
delle lettere Š, B, P, K e J (figura 9 e 10).
Shalom è l’immagine della pace e della beatitudine eterna, anzi lo stato della pienezza tra
Dio e l’uomo (Eb 3 e 4) che, nella Bibbia, è associato alla redenzione generale. È la ragione
per la quale il Cristo dice agli Apostoli, dopo la Sua Risurrezione, la parola shalom – pace
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(Gv 20, 19), secondo la profezia del salmista (Sal 85, 9): “annuncerà la pace al suo popolo
ed ai suoi santi”. Il Messia annuncia all’umanità con queste parole che la sua redenzione è
stata compiuta. Per questo la parola shalom nell’alfabeto glagolitico porta il messaggio più
importante e si trova doppiamente incorporato (in ebraico e in slovacco) in questo alfabeto
cristiano unico.
Nell’alfabeto glagolitico ogni lettera era specificata dal cosiddetto “abecedoslov”
(l’alfabeto nelle parole, figura 11). Si trattava delle prime parole dei versi della preghiera
alfabetica di san Cirillo che purtroppo è andata perduta. Se leggiamo le prime parole che
seguono le lettere dell’alfabeto, scopriamo che queste sono portatrici di un senso.
Costantino – Cirillo, virtuoso della parola immaginifica, annunciò un messaggio
interessante: È bene annunciare il Cristo nelle lettere di Dio, perché la Terra abbia la
vita in pienezza. Voi, popolo, meditate: Lui è la nostra Pace, dicendo la parola
Shalom nella Trinità!
È l’invito ad annunciare il Cristo con le lettere di Dio, quel Cristo che ha sacrificato la
sua vita per noi e per la pienezza della nostra vita. Così ha compiuto la nostra redenzione
– SHALOM – e ha conciliato l’umanità con Dio nel mistero della Santissima Trinità. San
Cirillo si esprimeva spesso nelle sue opere con le parole della Sacra Scrittura, e per
questo tante sue sentenze possono essere confermate con la Parola di Dio. Questo ci
permette di ritrovare oggi il loro significato. L’alfabeto nelle parole (“abecedoslov”) contiene
le idee del Nuovo Testamento (Gv 10, 10) e della Lettera agli Efesini (2, 13 -- 22).
Questo messaggio di san Cirillo, nascosto nell’alfabeto glagolitico, si apre applicando
la chiave spirituale all’alfabeto che comincia con la croce e finisce con il segno della
Santissima Trinità. L’alfabeto glagolitico è un sistema con un’alfa e un omega e la Croce
e la Trinità. Precisamente nello spirito della Rivelazione di san Giovanni: “Io sono l’Alfa e
l’Omega, dice il Signore… Io sono il Primo e l’Ultimo e il Vivente.” (Ap 1, 8 e 17). Così
l’alfabeto glagolitico diventa l’icona del Cristo, in cui Lui è rappresentato come il
Primo e l’Ultimo e il Vivente.
L’ordine delle lettere dell’alfabeto che esprimono il nome di Dio può essere letto come
una trascrizione cronologica della storia della Salvezza: all’inizio c’è
– il Cristo che
esisteva prima di tutte le creature, dopo c’è
– “il Principe della Pace” annunciato
nell’Antico Testamento; nel centro si trova , la Parola che si è fatta Carne ed ha portato
la Salvezza –
– Shalom. Tutto l’alfabeto simboleggia il Cristo-Parola e termina con la
Trinità
(figura 12).
L’alfabeto glagolitico rappresenta la cultura scritta che determina la superiorità della
civiltà umana. Infatti l’uomo si differenzia dalle altre creature grazie alla parola. L’uomo fu
creato a immagine di Dio e della Parola Eterna. La parola scritta è la rappresentazione
speciale della Parola, e per questo la cultura scritta ha un potere speciale e influenza
l’uomo. Per questo l’alfabeto glagolitico esprimendo la forma elementare della parola è,
come un alfabeto cristiano unico, la vera icona della Parola. È l’immagine del Cristo, che
è il Principio e la Fine, l’Alfa e l’Omega. Nel suo centro si trova la Parola diventata Carne
nella Madre di Dio. Anche shalom, la sostanza del Vangelo e del messaggio sulla
realizzazione della redenzione dell’uomo, è il messaggio di questo alfabeto. La scrittura
glagolitica attraverso questo simbolismo cristiano unico invita alla predicazione del
Vangelo.
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PROGLAS – LA CELEBRAZIONE DELLE LETTERE
Proglas è il primo poema originariamente scritto nell’alfabeto glagolitico. È un gioiello
letterario, l’inizio della letteratura e cultura non solo slovacca, ma anche slava. La sua
struttura artistica è paragonabile ai poemi più perfetti di tutte le epoche. Il mondo l’ha
scoperto quasi mille anni dopo la sua creazione.
Proglas fu scritto sul territorio slovacco negli anni 864 -- 867 e il suo autore è
Costantino il Filosofo. Questo poema contiene la sostanza della filosofia di Costantino,
secondo la quale l’uomo in quanto creatura intelligente capisce la Parola e vive di essa
riconoscendo Dio come base e fonte del mondo e della sua vita. Per questo deve aver
conoscenza delle “lettere” e così attraverso la cultura scritta può elevare la sua anima
verso la Parola di Dio. Costantino si rivolge specialmente alla nazione slovacca, alla quale
Dio ha regalato le lettere e anche la Sacra Scrittura nella sua lingua.
Si tratta di un poema innico con qualità artistiche e di contenuto uniche. Secondo gli
studiosi Proglas è un canto poetico straordinario che celebra le lettere: il dono di Dio. È
un’opera poetica di profonda spiritualità, di grande entusiasmo per la parola, di volontà di
rappresentazione attraverso le immagini delle verità e dei misteri, di delicato senso per la
bellezza della lingua. Un tale invito ad una nazione di occuparsi dei libri scritti nella sua
lingua non si trova in nessuna letteratura di quel tempo, ma neanche nelle epoche
seguenti. Proglas è l’esempio del livello altissimo che l’antico slovacco scritto aveva fin
dall’inizio anche come lingua poetica, e tutto questo in un’epoca nella quale la
maggioranza delle nazioni europee non aveva un’espressione poetica nelle lingue
nazionali.
Questa opera è l’esempio dell’unità di contenuto e di forma perfetta, dal punto di
vista metrico e grafico, perché le forme delle lettere importanti fanno parte della struttura
artistica del poema. Questo è visibile solo nella sua trascrizione glagolitica, perché la
trascrizione nell’alfabeto cirillico o latino annulla questo messaggio immaginifico. Il numero
tre si trova sui vari livelli della struttura artistica di Proglas che si compie con la lode della
Santissima Trinità. Nel poema si notano soprattutto le tre triadi delle anafore triplici
(versetti 19 – 27). Proprio in queste anafore si nasconde il famoso versetto “la gloria
degli Slavi illustri” (“slávnych Slávov sláva”), realizzato con le parole “la Parola per gli
Slovacchi” (SLOVo-SLOVákom).
LA PAROLA PER GLI SLOVACCHI
Nomen omen est è un proverbio latino molto noto che significa che il nome in certo
senso dice molto del suo proprietario. Gli Slavi derivano il loro nome da slovo (parola). Il
nesso fra Slavi o Slovacchi e la parola non è un’idea nuova. Per la prima volta fu
menzionato nel IX secolo, al principio della cultura slovacca scritta, siccome questa cultura
simbolicamente nacque grazie alla Parola di Dio. Le prime parole scritte nella lingua degli
antichi Slovacchi erano: “Al principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio…” È
l’introduzione del Vangelo di san Giovanni. Quando Costantino il Filosofo tradusse il
Vangelo nella lingua slovacca antica, la sua traduzione terminò con il poema innico
Proglas, dove attraverso il nesso simbolico delle nozioni Parola (Slovo) e Slovacchi crea
il rapporto fra Cristo-Parola e la nazione slovacca, alla quale è dedicato questo poema.
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Anche il cronista del re Carlo IV nel XIV secolo derivava il nome degli Slavi dalla
nozione slovo (parola). Questa opinione è stata fatta propria dai fondatori degli studi slavi
Pavol Jozef Šafárik e Jozef Dobrovský, ma anche da Ľudovít Štúr. Anche il linguista più
importante del XX secolo, Roman Jakobson, era della stessa opinione e con lui tante
personalità della slavistica contemporanea. Lo slavista croato Josip Bratulič ha espresso
l’idea che gli Slavi erano i figli veri della Parola, perché la loro nazione nacque grazie al
battesimo.
La spiegazione più approfondita del nesso fra gli Slavi e la Parola è stata elaborata
dall’eccellente linguista slovacco Ľudovít Štúr. Secondo lui la Parola è l’espressione
perfetta dell’animo, perché con le sue qualità riesce a rappresentare in un modo
appropriato il carattere dell’animo. Sulla base di un suo studio etnografico Štúr ha
presupposto l’apporto creativo degli Slavi nell’ambito della parola: “la nostra nazione si
chiama Slavi per ragioni oggettive ed importanti, perché Slavi vuol dire una nazione che
ama parlare e cantare. La parola ha il senso profondo nella vita degli Slavi”. In questo
senso la Parola di Dio, portata agli Slovacchi da san Cirillo, doveva raggiungere tutti gli
Slavi. Dall’ inizio questa era l’intenzione del re Rastislav il quale voleva portare la fede di
Cristo nell’universo slavo. La propagazione della fede nella lingua popolare, nel suo stato
o al di fuori del territorio – ecco un’idea rivoluzionaria, che però aveva una base naturale,
perché in quell’epoca esisteva ancora l’unità linguistica delle nazioni slave. Malgrado il
fatto che gli Slavi occupassero una parte importante dell’Europa e anche dell’Asia, erano
uniti nella loro lingua e nella cultura originaria.
La missione dei fratelli di Salonicco fra gli antichi Slovacchi ha incorporato le tribù
slave nel corpo mistico della Chiesa. Così i due fratelli stanno a fianco di grandissimi
personaggi biblici come Mosè e Aronne e degli Apostoli Pietro e Paolo. I
contemporanei di Costantino il Filosofo lo chiamavano “uguale agli apostoli”, e papa
Adriano II sottolineò il significato della missione dei Santi Cirillo e Metodio facendo
seppellire san Cirillo come un papa – il capo della Chiesa. Anche Costantino il Filosofo si
rendeva conto di questo momento storico, e per questo l’ha celebrato con il grandioso
poema innico PROGLAS, con il quale rende omaggio alle lettere di Dio che
rappresentano la Parola, quindi Dio stesso.
SHEMA SLOVACCHIA
Secondo il filologo e mistico Costantino il Filosofo, la lingua e la parola sono il dono
dello Spirito che deve condurre l’uomo a Dio. Per questo il nuovo alfabeto doveva servire
prima di tutto alla vita cristiana degli antichi Slovacchi e il suo obiettivo era di portarla al
tutto il mondo slavo. Così l’unità linguistica degli Slavi, fortificata dalle lettere dell’alfabeto
glagolitico ed elevata dalla Parola di Dio, ne avrebbe costituito l’unità spirituale. Così la
missione antica degli Slavi – da tanto tempo nascosta nel nome Slavi – si sarebbe
realizzata: portare la fiaccola della Parola (Cristo) nelle tenebre del paganesimo.
Quest’idea si trova soprattutto nel canto innico PROGLAS di Costantino, e il suo
messaggio completa e realizza il messaggio dell’alfabeto glagolitico.
Dio ha chiamato il suo popolo eletto con un “Shema Israel – Ascolta, Israele” e
Costantino il Filosofo si rivolge in Proglas con lo stesso appello biblico agli Slovacchi
creando un nesso fra loro e il popolo eletto d’Israele. Così lascia intendere un’idea
stupefacente – Dio passa la Parola alla nazione di nuova elezione come dice Gesù agli
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Ebrei nel Vangelo: “Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo
che ne produca i frutti.” (Mt 21, 43). San Cirillo come profeta preconizza così un popolo di
Dio dell’epoca nuova per il quale prega anche nell’ultimo momento della vita sua:
“quando li riunirai nello spirito dell’unanimità, falli diventare un popolo eletto…, e inspira
nei loro cuori la parola della tua adozione di questi figli (cfr. Gal 4, 6), perché è il tuo dono,
siccome tu hai accettato questi indegni perché diventino gli annunciatori del tuo Cristo”.
Queste idee vengono confermate anche dalla Lode di Cirillo e Metodio, di cui è autore
Clemente d’ Ocrida. Qui si spiega che la sostanza dell’elezione della nazione slovacca è la
testimonianza e l’annuncio della fede cristiana. E poiché Dio non cambia mai le sue
promesse (Rom 11, 29), il capo della Chiesa – papa Giovanni Paolo II ripete e conferma
nuovamente questa profezia dopo 1100 anni: “Slovacchia ha un ruolo speciale nella
costruzione dell’Europa del terzo millennio. La Slovacchia è chiamata a proporre
all’Europa il dono della sua fede in Cristo e il dono della sua devozione alla
Vergine”. Con queste parole il papa si è rivolto agli Slovacchi durante il loro pellegrinaggio
nazionale a Roma. Dicendo questo, Giovanni Paolo II conferma non solo l’elezione, ma
anche e soprattutto il fatto che Dio affida questo servizio proprio agli Slovacchi. La
missione dei santi Cirillo e Metodio può essere capita pienamente solo nella luce di questa
conoscenza. Proprio questa elezione è la ragione per la quale Dio interviene
particolarmente nella storia della salvezza e rivela la scrittura agli Slovacchi!
Qui abbiamo trovato un’altra parallela fra gli Slovacchi e la nazione eletta, perché
nessun’altra nazione può dire di aver ricevuto la scrittura direttamente da Dio. Se ne
scrive nella Bibbia, nel libro dell’Esodo 32, 15. Questo testo dice che la scrittura ebrea
viene da Dio, e secondo noi qui si trova la risposta perché l’alfabeto antico slovacco è
connesso a quello ebraico – entrambi gli alfabeti sono opera di Dio. Costantino il Filosofo
qui cita la Sacra Scrittura. Ecco perché la frase: “annunciare Cristo attraverso le lettere di
Dio” utilizzata nell’introduzione dell’alfabeto, è un rinvio a quel testo biblico. Le idee
relative alle tavole scritte dal dito di Dio e alle lettere ridate da Dio si possono incontrare
anche nella Lode di Cirillo e Metodio, un testo scritto da san Clemente, che li paragona a
Mosè e Aronne. E qui si trova anche la spiegazione della frase straordinaria citata nella
lettera diplomatica dell’imperatore bizantino Michele al principe slovacco Rastic: “Queste
vicende accadevano nei tempi antichi (agli Israeliti nel deserto), ma adesso non accadono
più. Però il Signore ha fatto questo nei nostri tempi, perché anche voi siate presenti fra le
grandi nazioni che lodano il Signore nelle loro lingue”. Qui di nuovo vediamo un parallelo
fra l’Antico Testamento e il Nuovo Testamento: Mosè ha ricevuto le tavole della Legge
insieme con la scrittura per il popolo d’Israele, e san Cirillo ha ricevuto la scrittura da Dio
per poter comunicare il Nuovo Testamento agli Slovacchi.
L’INVITO ALL’UNITÀ
Come abbiamo detto, la scuola slovacca in cui si insegnava l’alfabeto glagolitico fu
abolita. Così gli antichi Slovacchi non svolsero più il ruolo di propagazione e l’alfabeto
scomparve. Neanche la nuova scuola glagolitica fondata da san Clemente d’Ocrida con
altri discepoli in Bulgaria non poté salvarlo, perché i bulgari non l’adottarono. Sopravisse
solo lì dove adempiva la sua missione spirituale – nella sacra liturgia dai “glagoľáš” in
Croazia. Però Dio non tolse agli Slovacchi la loro originaria missione. Siccome sono eletti,
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c’è un’obbligo che resta: come Israele era un faro del Dio unico nel mare di politeismo, gli
Slovacchi devono essere il faro della Parola di Cristo nel mondo neopagano di oggi.
Con la scomparsa dell’alfabeto glagolitico è scomparsa anche l’unità degli Slavi, un’unità
che i santi Cirillo e Metodio volevano realizzare. Poco dopo, nel 1054, avvenne lo scisma fra
l’Oriente e L’Occidente, fra Bisanzio e Roma. La porta dell’unità della Chiesa si chiuse
definitivamente. Le vicende successive mostrarono che la missione bizantina fra gli Slovacchi
e poi fra gli Slavi doveva creare una forte barriera contro questo scisma, però non fu
accettata. Il suo messaggio di unità è finito nell’oblio. Un solo segno di questa unità che resta
sono i cattolici orientali (o greco cattolici) che dai tempi di Cirillo e Metodio mantengono la
liturgia bizantina e fanno parte della Chiesa cattolica.
Secondo alcuni segni nella nostra epoca si vede che la missione dei santi Cirillo e
Metodio, fermata con violenza nel IX secolo, si realizza in realtà solo oggi, dopo più di
mille anni. Questi segni sono soprattutto l’attitudine ufficiale della Chiesa, poiché le lingue
nazionali erano riconosciute come le lingue liturgiche. I santi Cirillo e Metodio furono i
pionieri in questo ambito con un anticipo di 1111 anni, perché il Concilio Vaticano II ha
introdotto, negli anni sessanta del XX secolo, l’utilizzo delle lingue nazionali nella liturgia.
L’importanza degli apostoli slavi fu riconosciuta nel 1980 dal papa Giovanni Paolo II il quale
li proclamò patroni dell’Europa insieme con san Benedetto. È stato un invito all’Europa di
riscoprire e conoscere le sue radici e il suo patrimonio culturale e spirituale. Era anche un
gesto profetico e segno di unità per l’Europa. Questi due bizantini seppero anche in tempi
difficili mantenere l’unità con Roma. Facevano da ponte fra due tradizioni cristiane in una
Chiesa non ancora divisa. Oggi ne resta solo un segno d’unità – i greco cattolici che dai
tempi di Cirillo e Metodio mantengono la liturgia bizantina pur facendo parte della Chiesa
romana.
Per quanto riguarda la situazione geografica della Slovacchia, la sua posizione di punto
d’incontro della cultura occidentale e orientale, la Slovacchia era un territorio ideale
per la nascita e realizzazione del dialogo fra le confessioni cristiane più importanti. La
Slovacchia è predestinata a questo ruolo centrale non solo dalla sua posizione geografica,
ma anche per il posto centrale della lingua slovacca: lo scienziato italiano Galeotto Marzio
nel 1487 scrisse che la lingua slovacca è la madre di tutte le lingue slave. È logico che
proprio sul territorio slovacco, nel centro originario della cultura slava, sia nata l’idea
dell’unità delle nazioni slave. Quest’idea è sempre viva, e come mostra l’alfabeto
glagolitico, il suo principio è il momento in cui Dio decise di rivelare agli Slavi le
lettere.
La Slovacchia diventò un incrocio spirituale delle nazioni cristiane d’Oriente e
d’Occidente soprattutto grazie all’opera immensa dei santi Cirillo e Metodio; sono stati
canonizzati da ambedue Chiese, dalla Chiesa Ortodossa e Cattolica. Se si risveglia la
tradizione dei santi Cirillo e Metodio, essa diventerà nuovamente fonte di unità
attraverso la conciliazione – shalom, che è il messaggio più importante dell’alfabeto
glagolitico, la scrittura donata da Dio agli Slavi.
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