2012 M04 - Ottobre/Novembre/Dicembre - IDM Südtirol

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2012 M04 - Ottobre/Novembre/Dicembre - IDM Südtirol
Magazine per il Destination Marketing in Alto Adige
In caso di mancato recapito restituire al CPO di Bolzano - Spedizione in A.B. – 70% NE/BZ, Tassa Pagata/Taxe Perçue
ottobre / novembre / dicembre 2012
tutti in rete
appassionatamente
L’economia punta sempre più su scambio e collaborazione
Network: Comunicazione 2012
42.095
volontari facenti capo a 1.954 organizzazioni altoatesine
La dichiarazione fatta tempo fa da Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook, potrebbe essere letta come un fosco presagio: “Una volta si viveva in campagna, poi
nelle città e da oggi in rete!” Ciò non toglie che questa frase illustri alla perfezione
l’epocale mutamento in atto nelle nostre abitudini di vita e di comunicazione. Possiamo prendercela con l’appiattimento, la diminuzione e l’abbrutimento della comunicazione. Ma osservando con attenzione, in tutto questo possiamo notare un
denominatore comune: la voglia di interazione.
Il web ha regalato al soggetto sociale “uomo” solo un nuovo strumento, ancorché
rivoluzionario. L’uomo sta imparando a usarlo, barcamenandosi tra progresso forzato, mancanza di tempo e difesa della libertà personale. Alla fine imparerà a usarlo in maniera proficua, con o senza Facebook. La “Rete”, sia che nasca nelle piazze
di paese o sui social network, procura la struttura necessaria a soddisfare la voglia
di interazione.
Nella sfera privata questo hardware è impreziosito da valori certificati come l’amore
o l’amicizia; nella vita lavorativa invece è talvolta sospettato dell’intento recondito
di trarre profitto grazie a conoscenze e combriccole. Ma non è di questo sistema
che vogliamo parlare, bensì di quell’irrinunciabile meccanismo che è insito nel
positivo sviluppo della società: l’interazione tra le parti in causa, che si basa su comunicazione, scambio e consenso passando sopra le nostre differenze. I network
sono solo una piattaforma: alla comunicazione dobbiamo pensarci noi.
Ulrich Stofner, direttore BLS
» Le top 3:
12.900 pompieri in 306 corpi di vigili del fuoco volontari
10.700 coristi in 423 cori
9.500 musicisti in 211 bande musicali
Le attività a titolo onorifico sono tuttavia in calo costante: dal 1999 a oggi
il numero delle organizzazioni e dei volontari si è praticamente dimezzato.
(Fonte: Numero di volontari calcolato in base ai dati riportati dalla pubblicazione "Rapporto sul volontariato in Alto Adige",
Provincia autonoma di Bolzano 2011)
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Sommario
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copertina: Network
MARKETING
8 Tutti in rete appassionatamente
L'Alto Adige non ha mai avuto così tante reti "trasversali"
come oggi. Facciamo il punto della situazione.
26 Pronti per un mondo digitale
La strategia sul web di SMG e la necessità di mettere
a disposizione dei turisti connessioni veloci e gratuite.
15 Cooperativa è bello
Mentre la crisi finanziaria attanaglia aziende grandi e
piccole, questa forma societaria gode di ottima salute.
29 Avanti STEP by STEP
Il management condiviso del territorio da parte dei
comuni altoatesini diventerà presto realtà.
16 Il potere del passaparola
L'esperto di e-commerce Björn Schäfers spiega perché
chi vuole vendere deve cercare di fare rete con i clienti.
34 Clima speciale, qualità speciale
In Val Martello ben quattro tipi di confetture si possono
fregiare del marchio di qualità Alto Adige.
18 La forza della rete
Panoramica sui network e sulle cooperazioni economiche che hanno avuto successo in Alto Adige.
20 Quattro aziende, una soluzione
Ecco come 4 ditte concorrenti sono riuscite a creare
uno standard che semplifica la vita agli albergatori.
24 Nel 2013 fibra ottica in 116 comuni
A breve tutto il territorio altoatesino potrà disporre di
una connessione veloce. Ecco progetto e costi.
20twenty | Via G.-Galilei 20, 39100 Bolzano | [email protected] | www.twenty-bz.it
GRATIS | LUN - GIO 08.00 - 22.00 | VEN - SAB 08.00 - 23.00 | Seguici su Facebook
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Rubriche
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mailbox
made in alto adige
uno sguardo oltre i confini
l'opinione
menti
nell'occhio dei media
mercato
BLS – Business Location Alto Adige Spa, Passaggio Duomo 15, 39100 Bolzano
EOS – Organizzazione Export Alto Adige, via Alto Adige 60, 39100 Bolzano
SMG – Alto Adige Marketing Scpa, piazza della Parrocchia 11, 39100 Bolzano
TIS – innovation park, via Siemens 19, 39100 Bolzano
Direttore responsabile: Reinhold Marsoner | Caporedattrice: Barbara Prugger | Redazione: Antonia Contato, Maria C. De Paoli, Bettina König, Hartwig Mumelter,
Eva Pichler, Gabriela Zeitler Plattner | Coordinamento: Ruth Torggler | Traduzioni: Paolo Florio | Layout: succus. Comunicazione Srl | Design Consult: Arne Kluge |
Fotografie: Frieder Blickle, Alex Filz, Andreas Grieger, Lukas Nagler, Othmar Seehauser/Ca'de Bezzi, Shutterstock | Illustrazioni: Anna Godeassi | Infografiche:
Philipp Aukenthaler | Prestampa: typoplus Srl, via Bolzano 57, 39057 Frangarto | Stampa: Karo Druck, Pillhof 25, 39057 Frangarto | Per non ricevere più questa rivista è sufficiente inviare una mail specificando il proprio indirizzo a [email protected] | Registrazione presso il Tribunale di Bolzano n. 7/2005 del 9 maggio 2005
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ma ilbox
MA D E I N a lto a di g e
sulenti del lavoro e società di selezione
del personale. Sono altresì benvenute
tutte quelle figure in grado di fornire assistenza alle imprese. Questa rete è uno
strumento prezioso per le aziende ma
anche per gli stessi specialisti, che hanno l’opportunità di acquisire nuovi
clienti. I fornitori di servizi possono
iscriversi on line nel database della BLS
senza alcun costo.
www.bls.info/rete-specialisti
Export a portata di mouse
la sc h eda
Progetto: Regiograno
Partner ������������������������������������������������������������ agricoltori, mugnai e
panificatori con TIS, EOS, SBB e Laimburg
Particolarità ������������������������������������������� innovazione & tradizione
Mission������������rilanciare la coltivazione di cereali in Alto Adige
Un clic, un contatto
Dal 2016 tutti i prodotti alimentari dovranno avere l'etichetta con i valori nutrizionali
etichette sincere
Un’applicazione calcola le calorie
Innovazione. Quanti grassi, proteine
e carboidrati sono contenuti in un alimento? E qual è la tolleranza dei suoi
ingredienti? Tutte queste informazioni sono contenute nelle
tabelle dei valori nutrizionali
che andranno applicate
sulle nuove etichette dei
prodotti alimentari. Se
oggi sono le aziende produttrici a decidere se mettere le tabelle o meno, dal
2016 questo sarà obbligatorio. Nell’intento di evitare, soprattutto alle piccole
aziende, costose analisi di laboratorio o
complicati calcoli dei valori nutrizionali,
l’Unione commercio e servizi (hds), il
TIS e la Camera di Commercio di Bolzano hanno sviluppato un’apposita applicazione web che funziona così: panifici,
macellerie & co. inseriscono i dati relativi agli ingredienti ed al processo di produzione dei loro alimenti, dopodiché il
programma calcola i valori nutrizionali
e fornisce tutte le informazioni necessarie per un’etichettatura a norma di legge
e soprattutto veritiera.
www.tis.bz.it/alimentari/projekte
Workshop alto adige 2012
La cornice ideale per fare rete
marketing. Per la prima volta nella
sua storia il Workshop Alto Adige, la
borsa per operatori turistici e strutture
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alberghiere, si svolgerà – il 23 ottobre –
nell’ambito di Fiera Hotel 2012.
Il workshop è un’occasione di contatto con i tour operator ai fini di una possibile collaborazione, ed ecco che Fiera
Hotel si propone come cornice
ideale, in quanto parallelamente
al work-shop gli albergatori potranno informarsi sulle ultime novità
nel settore alberghiero.
Novità di quest’anno:
oltre a 30 tour operator provenienti dai
mercati di riferimento di Alto Adige Marketing, per la prima volta
saranno presenti alcuni player turistici
russi. Quest’anno le iscrizioni al workshop si accettano solo on line, tramite il
link sottostante e fino al 5 ottobre.
www.smg.bz.it/it/workshop2012
EXPORT. È stato da poco messo on line, a
disposizione di tutti gli interessati, il
portale degli esportatori altoatesini, una
banca dati che permette di cercare aziende e persone specifiche ma anche categorie di prodotti e mercati in cui si intende esportare. Il portale consente alle
aziende registrate di ottenere visibilità
presso potenziali clienti di tutto il mondo, allacciare contatti e creare sinergie.
La banca dati è una piattaforma per l’esterno, ma funge anche da importante
canale di comunicazione per le aziende
registrate. Ad oggi risultano iscritte al
portale 120 ditte altoatesine; la registrazione è gratuita e richiede appena qualche minuto.
(gzp)
www.export.bz.it
La rete degli specialisti
Esperti a portata di clic
location. Consulenti aziendali, società di selezione del personale, notai e
quant’altro: un’azienda che sia attiva in
Alto Adige, o lo voglia essere, ha bisogno
di partner competenti e affidabili nei
settori più svariati. Per rispondere a
questa esigenza BLS sta allestendo una
banca dati dei fornitori di servizi altoatesini, una rete di specialisti in quegli
ambiti professionali che vengono consultati più spesso: notai, avvocati, architetti, ingegneri, agenti immobiliari,
commercialisti e revisori contabili, con-
Una banca dati per chi è già esportatore e per
chi vuole diventarlo
“Grano locale per un pane locale”: ecco il motto del progetto
pilota varato da TIS, Bauernbund (Unione Agricoltori) e Centro
di sperimentazione Laimburg. Il progetto Regiograno vuole ridare nuovo slancio alla coltivazione cerealicola in Alto Adige,
mettendo in rete agricoltori, mugnai e panettieri. La segale ed
il farro coltivati diventano pane, che viene poi immesso sul
mercato. La catena del valore aggiunto prevede che ognuno
abbia il suo tornaconto: i contadini inviano il raccolto in un mulino altoatesino, che esamina la qualità dei cereali, li pulisce, li
macina e infine li smista a 34 panificatori. Questi garantiscono
che applicheranno da subito dei prezzi equi, cosicché già da
questo autunno la segale ed il farro nostrani diventeranno autentico pane locale. www.tis.bz.it/regiograno
cop erti n a : net wo r k | Tutti in rete
tutti in rete
Il mondo non è mai stato così connesso come oggi. Tra San Francisco
e Vladivostok, tra Capo Nord e Città del Capo ci sono più di 2 miliardi
di persone on line, e una su tre ha un account su Facebook. Il networking però non è un’esclusiva della Rete delle reti, ma è un fenomeno
che si sta sempre più diffondendo tra le aziende.
Testo: Maria Cristina DePaoli
Illustrazioni: Anna Godeassi
N
ella primavera del 2011,
quando centinaia di migliaia di arabi scesero in strada
per dimostrare, già allora si
parlò della “rivoluzione di Facebook”.
Malgrado la censura e la repressione le
masse riuscirono infatti a tenersi in
contatto tramite i social media, tanto
che il ruolo determinante giocato dal
web nella “primavera araba” è stato persino oggetto di studi.
Ma grazie a Facebook, Youtube e
Twitter non solo è possibile far cadere le
dittature, ma si possono anche vincere
elezioni democratiche. Basti pensare al
2008, quando Barack Obama utilizzò in
maniera vincente i nuovi mezzi di comunicazione inaugurando di fatto la “politica 2.0”. In quell’occasione Facebook &
Co. non servirono solo a reclutare fans e
volontari, ma permisero a Obama di raccogliere la maggior parte delle offerte.
Quattro anni dopo il presidente americano ha puntato nuovamente su una
campagna web in maniera ancora più
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massiccia e convinta, tanto che la notizia della sua ricandidatura alla Casa
Bianca è stata data un anno e mezzo fa
con un video diffuso in rete: un tributo
al popolo di Internet molto apprezzato
dai suoi “amici” del web. Che non sono
pochi: in un periodo relativamente breve Obama ha infatti collezionato la bellezza di 28 milioni di “mi piace” sulla
sua pagina Facebook.
Uno sviluppo fulmineo
Dal Cairo a Washington, da Pechino –
dove nella primavera scorsa sono stati
arrestati 1.065 dissidenti del web – a Parigi, dove la Prèmiere Dame Valérie
Trierweiler si è affidata a Twitter per
umiliare pubblicamente Ségolène Royal,
l’ex compagna del primo ministro francese François Hollande: oggi la Rete delle reti è molto di più che un semplice
salotto dove si scambiano quattro chiacchiere tra amici. Il rapporto degli utenti
con il web è cambiato radicalmente. An-
cora 10 anni fa navigare in Internet significava soprattutto accedere ad una
massa illimitata di informazioni, “poi la
gente ha capito che poteva dare sfogo
alla propria creatività e lasciare tracce
sul web”, afferma lo psicologo e consulente aziendale tedesco Peter Kruse. E
adesso la Rete offre loro l’opportunità di
unirsi dando vita a grandi movimenti,
come insegna la “primavera araba”. Ma
il trend attuale non si limita certo alla
politica, bensì abbraccia tutti i settori
della vita sociale, dai consumi quotidiani alla salute, dal tempo libero all’istruzione personale. E se gli analisti già parlano di una fase di “Sturm und Drang”
degli utenti del web, Peter Kruse si spinge oltre: a suo parere i social network
sono un attacco alle regole stabilite del
potere, in grado di provocare un radicale
mutamento della società.
E sembra proprio che Peter Kruse abbia ragione. Mai come oggi in effetti lo
scambio di prodotti e servizi ed il movimento di idee e informazioni sono stati
così grandi. Mai come oggi sul web si cerca, si consiglia, si testa, si valuta, si critica
e si dibatte. Tenendo anche presente che
i player tradizionali sono sempre più
messi da parte, giacché una parte delle
transazioni e delle comunicazioni avviene in modalità “Peer-to-Peer”, ovvero
senza intermediari. Persino gli avvocati
devono confrontarsi con la concorrenza
on line di “Check my case”, una piattaforma di consulenza legale in lingua tedesca
che si basa sulle conoscenze della »
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cop erti n a : net wo r k | Tutti in rete
I tav o l i c h e
funzionano
La museumobil Card, che permette l’ingresso in 80 strutture museali altoatesine e l’utilizzo dei mezzi di trasporto pubblico, è il più
significativo risultato di un’iniziativa tramite la quale Alto Adige
Marketing intende mettere in rete i player più importanti della provincia e fare un salto di qualità nello
sviluppo di prodotto. L’idea di partenza è quella
dei tavoli strategici, ai quali siedono regolarmente soggetti affini.
Ai tavoli tematici organizzati da Alto Adige
Marketing (SMG), al momento dedicati a cultura, architettura e sostenibilità, siedono operatori del turismo ed esponenti dei rispettivi settori. Giusto per citare alcuni dei 28 esperti: ai tavoli di cultura e architettura siede il direttore della
Ripartizione provinciale Beni culturali Leo Andergassen, al tavolo della cultura partecipa Carlo Azzolini, presidente della Fondazione degli architetti dell’Alto Adige, ed al tavolo
della sostenibilità siede Harald Reiterer, direttore dell’Ökoinstitut.
Community. E alla fine sono proprio gli
utenti a decidere se un determinato caso
ha delle chances di successo davanti al
giudice. I giuristi germanici non sono
stati a guardare e, tramite portali come
www.frag-einen-anwalt.de, cercano di reperire clienti utilizzando lo stesso mezzo
che gliene sta portando via parecchi.
Nuove situazioni
I gruppi peraltro sono sempre esistiti.
Basti pensare a corporazioni e leghe,
confraternite e club, associazioni e confederazioni ma anche logge massoniche
e semplici gruppi di amici al bar, che di
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Gli incontri si tengono con cadenza regolare e fungono da piattaforma per scambiare idee e informazioni, creare sinergie e – nel
migliore dei casi – sviluppare progetti concreti. “Per la museumobil Card è andata proprio così”, informa Gabriele Crepaz (sviluppo
di prodotto SMG), curatrice del tavolo culturale. “Tanti musei si
sono rivolti a noi pregandoci di elaborare nuove strategie di
marketing per l’offerta museale. Noi abbiamo girato la
richiesta agli esperti del tavolo culturale e assieme a
loro abbiamo sviluppato l’idea di una card unica
per musei e trasporti pubblici”.
Nel progetto è stata infine coinvolta la ripartizione Mobilità della Provincia. “La Card esiste
da 3 anni; dal 2010 è stata integrata alle carte
per ospiti già esistenti e i risultati sono decisamente buoni: nel 2011 sono state vendute quasi
12.000 Card e sono state attivate 150.000 carte
integrate per ospiti”, informa Crepaz, che conclude
riportando i risultati emersi da un workshop concepito durante un tavolo culturale e dedicato al rapporto tra
cultura e turismo: “È apparso chiaro a tutti che in Alto Adige turismo e cultura vogliono collaborare in maniera ancora più intensa”.
fatto erano – e lo sono ancora – delle comunità i cui membri sono legati uno
all’altro. È altresì innegabile che non c’è
mai stata una rete così vasta come oggi,
anche perché Internet ha reso tutto più
semplice e più veloce permettendo ai diversi livelli di entrare in contatto.
“In passato ci si limitava a cooperare
all’interno di un unico livello o settore,
che era sempre lo stesso”, afferma Hannes Pardeller dell’azienda bolzanina
Frinzer (vedere articolo a pagina 19). Gli
artigiani comunicavano con gli artigiani,
gli studenti con altri studenti, i notabili
del posto con i loro pari e così via. Certo
questo capita ancora oggi, però con l’ag-
so di comunicazione ad una ricetta culinaria: per prima cosa bisogna trovare gli
ingredienti giusti, e solo dopo si può passare alla preparazione vera e propria della pietanza.
Il processo di apprendimento è lungo: ci sono tante grandi aziende che lavorano da oltre 10 anni con i social media ma solo ora stanno raccogliendo i
frutti. Attualmente Raimund Mollenhauer fornisce consulenza a 16 imprese
del Tirolo e dell’Alto Adige che hanno
partecipato ad un concorso di idee
sull’impiego dei social media. “In questa occasione abbiamo potuto constatare che molte aziende hanno paura di
sbagliare”, afferma Michaela Kozanovic,
responsabile di progetto presso il TIS
innovation park. Molte imprese peraltro non hanno ancora capito quanto
tempo debbano investire nella comunicazione con i propri amici e clienti. “In
passato si metteva un articolo o un annuncio sul giornale, ma non rispondeva
quasi nessuno. Oggi, appena si posta
qualcosa su Internet arrivano subito reazioni a raffica. E tutti si aspettano una
risposta altrettanto immediata”.
Aziende in rete
Per un’azienda oggi è praticamente impossibile fare a meno del bottone “mi
piace” sul proprio sito (vedere al proposito l’intervista a Björn Schäfers a pagina
17). Il contatto continuo con i clienti è
diventato un obbligo, al pari dei business network che vengono ritenuti elementi fondamentali per il successo.
“Un buon lavoro di rete permette di
aumentare il fatturato, generare utili e
migliorare l’immagine”, sostiene il consulente d’impresa germanico Hermann
Scherer. E Theresia Theurl, docente di
Economia all’Università Guglielmina di
Münster dove è anche direttrice dell’Istituto per la cooperazione, conferma: “Il
contesto sta cambiando, e le imprese
collaborano sempre più tra di loro per
ovviare ai loro limiti aziendali”.
C’è comunque da dire che molte collaborazioni si esauriscono o non producono gli effetti sperati. I motivi principali
dei fallimenti sono da ricercare, secondo Theurl, in un management non all’altezza e nelle eccessive aspettative di successo. “Molte aziende vanno in cerca di
cooperazioni solo quando le cose vanno
male. Ma le collaborazioni non possono
fare miracoli, e inoltre devono essere
preparate con estrema cura”. Secondo
Theurl ogni azienda dovrebbe innanzitutto chiedersi se vuole veramente collaborare, e poi conoscere alla perfezione i
propri punti di forza e di debolezza. Ma
non basta, deve esserci il giusto feeling:
“Per un’impresa trovare il partner ideale
è difficile quasi come trovare la persona
giusta da sposare”.
Il buon management
Il concetto è condiviso dal docente universitario bolzanino Dominik Matt, direttore del Fraunhofer Innovation Engi-
giunta che i consumatori comunicano
tra di loro e le aziende parlano con i loro
clienti. Con il risultato, secondo Pardeller, che si sono create situazioni assolutamente nuove e interessanti.
“L’azienda ormai non si chiede più se
usare i social media, ma come usarli”,
spiega il consulente aziendale tedesco
Raimund Mollenhauer. Ogni settore e
ogni azienda hanno un proprio target, e
non è semplice individuare il canale di
comunicazione più giusto. Tant’è che in
alcuni casi il consulente consiglia persino di rinunciare a Facebook e di collegarsi alla Community creando un blog o un
forum. Mollenhauer paragona il proces-
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coperti n a : n et wo rk | Tutti in rete
neering Center (IEC): “Oggigiorno pro- dell’Alto Adige. La cooperazione, nata
sono in diretta concorrenza. Spesso per
prio le piccole-medie imprese non
loro è difficile persino parlare a terzi delnel 2010 grazie al supporto del cluster
possono fare a meno delle cooperazioni, Alpine Wellbeing del TIS innovation
le loro idee, figuriamoci tentare di coine di fatto questo avviene spesso nella ge- park, ha consentito finora di creare un
volgere qualcuno in un progetto”.
Il timore più diffuso è quello di perdestione operativa corrente”.
sito comune, discutere degli standard di
re know how e ci si preoccupa per la poNessun’azienda insomma nasce sola:
qualità, progettare un logo e realizzare
“Basti pensare alla produzione, dove si è
tabelle esplicative, scambiarsi esperien- tenziale conflittualità che sta dietro ad
sempre legati a determinate partner- ze e fare comunicazione congiunta. “An- ogni cooperazione. “Per di più gli altoatesini fanno molta fatica a dare fiducia a
ship”. Ma i contatti sono importanti so- che se – commenta la responsabile del
qualcuno”, sostiene Irmgard Lantschner,
prattutto quando un’azienda si espone a
TIS, Bettina Schmid – non è sempre stato
grandi rischi, “come nei settori ricerca e
facile, proprio a causa delle forti diffe- direttrice dell’Ufficio innovazione, tutela
della proprietà industriale e sviluppo
sviluppo. Anche se proprio qui sono in
renze tra le strutture aderenti”.
d’impresa della Camera di Commercio di
tanti ad andare per la propria strada”.
Bolzano. E questo rappresenta un probleMatt però sa anche che le reti funzio- La paura della concorrenza
ma, in quanto alla base di ogni collaboranano bene solo quando sono state fissazione ci deve essere la fiducia reciproca.
Theresia Theurl opera una distinzione
te delle regole chiare ed è stato stabilito
tra cooperazioni all’interno dello stesso
un obiettivo comune, “fermo restando
ambito e tra aziende di settori diversi. Le reti trasversali
che all’interno di una collaborazione
ogni partner dovrebbe individuare un “Quando la collaborazione avviene tra
vantaggio personale, che non deve ne- aziende concorrenti, i timori sono molto “In Alto Adige nell'ambito privato le reti
cessariamente coincidere esclusiva- più elevati e i soggetti sono più diffidenti. funzionano alla grande, in questo siamente con un immediato utile azienda- Per far sì che la cosa funzioni è allora in- mo campioni del mondo”, dice Chridispensabile un management eccellen- stian Höller del TIS innovation park.
le”. E proprio nell’ottica di una visione
“Basti solo pensare alle tante società e
te e delle regole ancora più severe”.
nel lungo periodo, le reti hanno bisogno
associazioni diffuse in maniera capillaL'affermazione di Theresia Theurl
di una guida forte, affidata se possibile
re sul territorio”.
ad un’autorità neutrale. Qualcuno do- porta ad affrontare uno degli aspetti
In campo economico invece questa
vrebbe fungere da moderatore e richie- cruciali della discussione. Questo perdere le prestazioni pattuite nel momen- ché, quando si parla dell’economia alto- mentalità non è ancora riuscita a farsi
to in cui le imprese operano a pieno regi- atesina e della sua capacità di fare net- strada. Anche per questo motivo Höller
spezza una lancia per le cosiddette reti
work, inevitabilmente entra in gioco
me. “Attualmente il Fraunhofer Institut
trasversali, che mettono assieme aziensta curando con successo una coopera- una certa paura del nuovo. Le aziende
de provenienti da settori diversi: “Si fornostrane, soprattutto quelle meno
zione tra 12 imprese locali, di differenti
strutturate, continuano ad essere al- ma un gruppo di lavoro che provvede ad
settori e dimensioni”.
elaborare un tema, definire una catena
quanto refrattarie alla cooperazione. “E
E dimensioni diverse hanno anche le
di valore aggiunto, assegnare i compiti e
12 strutture ricettive – la loro offerta spa- questo si può anche capire – afferma
zia dall’hotel a 4 stelle all’agriturismo – Bettina Schmidt – poiché proprio le pic- stabilire le misure da prendere”. In Alto
cole imprese operano quasi esclusiva- Adige ad esempio, presso il TIS innovache si sono consorziate per far rinascere
tion park, è nato il “Gruppo di lavoro facmente sul mercato locale e pertanto
la “Badlkultur” (cultura termo-balneare)
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C o n t r at t i d i re t e :
l a c o o p er a z i o ne fa c i l i tata
La collaborazione aumenta la competitività e la capacità di innovazione di un’impresa. Ne è convinto anche il legislatore italiano
che nel 2009 ha introdotto i cosiddetti contratti di rete, un nuovo strumento che si differenzia alquanto dalle tradizionali forme
di collaborazione.
“Esistono varie possibilità di cooperazione tra
imprese”, spiega Irmgard Lantschner, direttrice
dell’Ufficio innovazione, tutela della proprietà
industriale e sviluppo d’impresa della Camera
di Commercio di Bolzano. “Spesso però le modalità di collaborazione sono troppo vaghe e
pertanto poco efficaci. Oppure si sceglie di fondare subito una nuova azienda, cosa che però
comporta nuove incombenze che scoraggiano gli
imprenditori”. Lantschner si riferisce nello specifico
al surplus di burocrazia ed ai relativi costi, ma anche al
non facile approccio ai vari sistemi di finanziamento: “Questo
avviene soprattutto quando la cooperazione riguarda aziende che
operano in regioni diverse”.
I contratti di rete rappresentano quindi una buona alternativa. “Si tratta di un consorzio regolato da contratto che prevede, tra
le altre cose, la possibilità di accantonare gli utili portati a nuovo di
tutti i partecipanti in un fondo destinato alla copertura delle spese
comuni”, spiega Irmgard Lantschner.
I contratti di rete sono anche vantaggiosi dal punto di vista fiscale, e la normativa del 2009 lascia inoltre molta libertà nella
stesura del contratto. Gli unici vincoli da rispettare sono la chiara definizione degli obiettivi che gli aderenti intendono perseguire e le modalità di valutazione dei risultati, nonché i programmi e gli obblighi concordati tra i membri. Il documento
deve altresì indicare come si può essere ammessi alla rete e
come vengono prese le decisioni all’interno della cooperazione. I contratti devono altresì essere pubblicati
nel registro delle imprese della Camera di Commercio presso cui è iscritta ciascuna impresa
partecipante.
A tutt’oggi questo nuovo strumento è stato
pressoché ignorato dalle imprese locali, “in
quanto gli altoatesini fanno generalmente fatica
a collaborare”, suppone Lantschner, che aggiunge: “Ma anche perché, come sempre, mancano le
necessarie informazioni e conoscenze”. Ecco allora
che si è dovuto attendere fino allo scorso giugno per
vedere nascere, grazie al supporto di Assoimprenditori Alto
Adige e del cluster “Legno & Tecnica” del Tis Innovation Park, il
primo e finora unico contratto di rete. A siglarlo sono state dieci aziende del settore del legno con sede in Alto Adige e Trentino, alle quali si è aggiunta un’impresa di Piacenza. Tutte le ditte
sono specializzate nella produzione di travi in massello, la cui
qualità tecnica può essere migliorata solo attraverso una comune attività di ricerca.
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cop erti n a : net wo r k | Tutti in rete
co p ertin a : n et wo rk | Cooperazione
Cooperativa è bello. In presenza di grandi cambiamenti sociali, le cooperative
hanno storicamente sempre conosciuto un periodo di prosperità. E se oggi sono nuovamente in auge, lo
devono ai valori che riescono a trasmettere alla gente.
ciate di edifici”, che vede operare sinergicamente costruttori, installatori, progettisti, committenti e centri di ricerca.
Sempre nella nostra provincia nel
2008 è stato fondato il network “Leaders”, con 22 imprese locali attive in
vari settori. In totale hanno 4.500 collaboratori ed un giro d’affari annuo che si
aggira sul miliardo e mezzo di euro. Per
essere ammessi in questa rete d’impresa bisogna sottostare a criteri molto severi e versare una quota annuale. La
particolarità di “Leaders” è che sono gli
imprenditori stessi a mettersi in rete,
mentre il TIS innovation park ha il compito di organizzare e moderare. “Una
volta all’anno è prevista una riunione
plenaria a porte chiuse, mentre tutti gli
altri contatti vengono effettuati a
quattr’occhi, ovvero tra i vari imprenditori”. Tutto questo ha prodotto fino ad
oggi 26 cooperazioni estremamente interessanti, “e anche la politica sta seguendo con attenzione questo network”, informa Christian Höller: nello
scorso luglio infatti c’è stato un primo
incontro con il presidente della Giunta
provinciale Luis Durnwalder.
Fare rete con convinzione
Enrico Steger, imprenditore di Gais, è
uno dei leader di “Leaders”. E il patron
della Zirkonzahn è anche un convinto
sostenitore delle rete, “in quanto – sostiene – se io non conosco nessuno, e
nessuno mi conosce, non si va da nessuna parte”. Una filosofia che viene applicata alla lettera in azienda. “Noi esportiamo molto negli States, anche perché
laggiù sono riuscito a creare un solido
network che raggruppa le università più
importanti del paese”, racconta Steger,
che comunque anche in patria ha una
rete di ottimi rapporti, in particolare
con i fornitori.
“Proprio grazie alla cooperazione siamo riusciti a risolvere alcune situazioni
14 m | ottobre, novembre, dicembre 2012
che prima ci sembravano senza uscita”.
Per Steger è di vitale importanza che nelle collaborazioni ci sia un continuo trasferimento di conoscenze e di informazioni “di ogni genere. Questo perché
anche un semplice scambio di vedute o
l'ascolto di altri imprenditori per me può
essere un arricchimento”.
Qualche difficoltà in più Steger la
vede nella collaborazione con i diretti
concorrenti: “Ci sono risultati solo quanto il partner scelto è di pari peso e i possibili vantaggi sono altrettanto consistenti. Perché la lealtà bisogna anche
potersela permettere”.
Quelli che ce l'hanno fatta
L’adesione a “Leaders” ha fatto fare conoscenza, tra gli altri, anche a Christine
Müller, amministratore delegato della
ditta bolzanina Glas Müller, e Winfried
Felderer, ad dell’azienda Ecorecycling di
Marlengo. Müller cercava un impianto
di depurazione delle acque, Felderer aveva la giusta soluzione tecnologica. Ora,
grazie al nuovo impianto, Müller non
solo risparmia acqua in fase di produzione, ma può persino riutilizzare l’acqua
reflua depurata.
Una storia a lieto fine che anche Giuliano Poletti, presidente di Legacoop,
ama raccontare. Là dove aziende e persone si incontrano, dove tutti lavorano ad
un obiettivo comune, non possono che
nascere cose buone. “Come dimostra
quella cooperativa piemontese che con
20 collaboratori – per la maggior parte
casi sociali – produce pannelli isolanti
con sughero riciclato. O ancora come gli
abitanti di quel paesino in provincia di
Reggio Emilia che, dopo una frana disastrosa, non sono scappati ma hanno deciso di prendere il destino nelle proprie
mani. E oggi là c’è una cooperativa con 5
dipendenti che gestisce un negozietto,
un bar e un ristorante”.
Anche questo è networking.
nel solo alto adige si contano 900
cooperative con oltre centomila soci. In
Europa le cifre parlano di 300.000 organismi con quasi 140 milioni di soci. E il
trend è positivo, dice con convinzione
Theresa Theurl, direttrice dell’ufficio
per la cooperazione dell’Università di
Münster. Questo perché, storicamente,
la cooperazione è sempre stata particolarmente forte nei periodi di grandi cambiamenti economici e sociali.
“Quando lo Stato non riesce più ad aiutare i suoi abitanti e questi non ce la fanno ad andare avanti da soli, allora nascono le alleanze”, spiega Theurl. E in tempi
di crisi torna ad assumere grande importanza anche uno dei principi basilari del
mondo cooperativo: “una testa, un voto”.
“Chi si sente insicuro ed ha paura del futuro non è molto contento che qualcuno
decida al posto suo, e preferisce prendere in mano il proprio futuro”. Anche per
questo motivo negli ultimi due anni il
numero delle cooperative è aumentato
non solo in Germania, ma anche in altri
Paesi. “Tra l’altro – informa Theurl – la
crescita non ha riguardato i settori tradizionali come agricoltura, credito ed edilizia, bensì il comparto sanitario, quello
energetico, l’assistenza e la cura nonché
le infrastrutture, ovvero tutti settori attualmente in forte mutamento”.
le ritrovare la qualità di vita che era andata persa, creare nuovi posti di lavoro e
soddisfare i reali bisogni della società.
Per Giuliano Poletti i motivi del costante successo delle cooperative sono
da ricercare in quei valori sempre più
apprezzati dalla gente come la sostenibilità, la longevità e la regionalità. Aggiunge Theresa Theurl: “Le cooperative non
possono accedere ai mercati della finanza e questo significa giocoforza che esse
devono crescere con le proprie forze, ovvero operando bene sul territorio o apportando nuovo capitale societario. Ed è
proprio questo che rende le cooperative
forti e indipendenti”.
La docente universitaria e ricercatrice di Münster definisce le cooperative “il capitalismo buono” o addirittura
le “colonne dell’economia di mercato”.
Nelle cooperative non comandano anonimi investitori ma soci con nome e
cognome; esse devono operare per il
bene degli aderenti e sono strutturate
in maniera tale che non devono immediatamente ricorrere ad un sostegno
esterno. “Ci si aiuta da soli o si collabora con altri, prendendosi quindi delle
responsabilità. E oggigiorno questo è
molto importante”.
Theresa Theurl è sicura che negli
anni a venire le cooperative acquisiranno ulteriori quote di mercato. E Giuliano
Poletti assicura: “Laddove hanno fallito
Stato e mercato, ce la possono fare le cooperative”. Il presidente nazionale di
Legacoop però lancia anche un appello
al suo settore: “Potremmo tranquillamente continuare ad accontentarci di
posizioni di nicchia. Invece, se lo vogliamo, possiamo anche affrontare le grandi
tematiche e modificare radicalmente lo
stato delle cose”.
Insomma a 150 anni di distanza dalla sua nascita, attribuibile a Friedrich
Wilhelm Raiffeisen ed Hermann SchulzeDelitzsch, il pensiero cooperativo appare
(mdp)
più attuale che mai.
Cooperazione a prova di crisi
Non è quindi un caso che il 2012 sia stato
dichiarato dall’Onu anno internazionale
della cooperazione, “che proprio nei periodi di crisi rappresenta la forma societaria più sicura”, spiega Giuliano Poletti,
presidente nazionale di Legacoop. “Mentre negli ultimi anni la crisi finanziaria ha
messo in ginocchio imprese grandi e piccole, su tutto il territorio italiano non abbiamo registrato né chiusure di cooperative né tagli di personale”.
Al contrario: in parecchi casi proprio
grazie alla cooperazione è stato possibi-
Alto Adige: piccola provincia, tante cooperative
ottobre, novembre, dicembre 2012 | M 15
cop erti n a : net wo r k | L'intervista
“Se è un amico
a consigliarci,
siamo disposti a
spendere di più.”
Il potere del passaparola. Con 5 milioni di prodotti e 10.000 marche,
smatch.com è la più grande piattaforma mondiale nel segmento moda, casa e lifestyle. L’ad Björn Schäfers
spiega come le imprese possono guadagnarci mettendo in rete i clienti.
Chi è
Björn Schäfers ha iniziato a mettere a
frutto il suo talento per l’e-commerce
presso ricardo.de, dove già nel 1998 si è
confrontato con lo shopping on line.
Dopo un periodo alla facoltà di scienze
dell’Università di Kiel, nel 2004 è passato al gruppo tedesco Otto, dove ha fatto
velocemente carriera fino a diventare
amministratore del gruppo shopping24,
al quale appartiene anche smatch.com.
Schäfers è autore di libri sull’e-commerce ed ha ottenuto svariati riconoscimenti
con i suoi progetti.
Stiamo vivendo in un periodo di connessione totale. Ma le reti ed il pensare in
rete sono sempre esistiti: cos’è cambiato
quindi rispetto al passato?
Grazie a Internet il networking è molto
più facile e veloce. E i nostri network
personali sono di conseguenza diventati parecchio più grandi. Ciò ha comportato in concreto che gli strati sociali si
mescolano sempre di più mentre i confini nazionali diventano ogni giorno più
labili. E se osserviamo i siti aziendali,
possiamo notare come le imprese siano
da una parte in rete con altre imprese
ma dall'altra lo siano soprattutto con i
clienti, per avere il massimo feedback
possibile e far sì che il loro processo di
sviluppo sia da subito orientato alla
soddisfazione della clientela.
Il consulente d’impresa tedesco Peter
Kruse parla di un inesorabile spostamento di forza dall’offerta alla domanda. Lei
condivide questa analisi?
Certamente. E i primi sintomi li stiamo già vedendo. Basti pensare ai tanti
clienti che spesso ne sanno più dei negozianti, perché prima si sono informati per bene su Internet. Nel web tra
l’altro le esperienze e le valutazioni degli altri consumatori vengono ritenute
più attendibili di quelle dei produttori
16 m | ottobre, novembre, dicembre 2012
o dei venditori. Questo processo non si
può fermare ed anzi per me rappresenta una chance per le aziende: se si dà
ascolto ai clienti e li si coinvolge, si
possono imparare tante cose da loro.
Nel migliore dei casi sono gli stessi
clienti a premiare l’azienda, nel momento in cui raccontano ad altri le proprie esperienze positive facendo così
pubblicità gratuita.
Con www.smatch.com state dimostrando
che con una diversa mentalità imprenditoriale è possibile utilizzare al meglio la rete
dei clienti e fare un bel po’ di quattrini.
C’è però anche da dire che la sua azienda
fa parte del gruppo Otto: ecco, che possibilità ha una PMI di reggere il mercato?
Anche shopping24 internet group, al
quale fa capo la piattaforma smatch.
com, è di fatto una piccola-media impresa. Noi abbiamo solo 30 collaboratori e operiamo in maniera indipendente
all’interno del gruppo Otto. Anche noi
eravamo coscienti di essere di fronte ad
un nuovo concetto imprenditoriale. Peraltro altri casi hanno dimostrato che
per avere successo nel web non è necessario essere grandi aziende. L’elevata
trasparenza di Internet, combinata alle
potenzialità dei network, fa sì che alla
fine siano i prodotti di qualità ad emergere, non foss’altro perché sono i clienti
stessi a consigliarli tramite il passaparola. I prodotti ed i servizi scadenti invece
sono destinati ad essere ben presto penalizzati, perché le notizie viaggiano in
fretta e rimangono per sempre nel web.
Internet premia insomma quelle realtà
che possiedono la flessibilità sufficiente
per reagire e adattarsi, in maniera rapida, ai continui cambiamenti che avvengono nei comportamenti di comunicazione e di acquisto.
Diversa a mio avviso è la situazione del
commercio fisso. La gente compra sempre più sui siti di shopping on line, ma
c'è anche da dire che una forte presenza
su Internet serve anche a portare nuova
clientela in negozio.
Ormai Internet non è solo uno strumento
di ricerca, ma sempre più una fonte di ispirazione. Come e in che misura i social media
possono mutare le abitudini di acquisto?
Oltre all’influenza dei social network
sulle nostre decisioni d’acquisto, vedo
ancora enormi potenzialità in fatto di
ispirazione. Questo vale soprattutto per
quei prodotti strettamente legati al gusto personale come la moda, la casa o il
lifestyle. Negli ultimi 15 anni il commercio on line ha puntato più che altro
a soddisfare i bisogni. Poco o nulla si è
fatto invece per risvegliare i bisogni o
generare acquisti d’impulso, e questo
per vari motivi tra cui l’assenza fino a
poco tempo fa dei social network. Oggi
invece le cose stanno cambiando. Ma le
aziende devono ancora imparare tanto
in fatto di ispirazione sul web.
Björn Schäfers, esperto di e-commerce
Ma come può un’azienda orientarsi in
questa giungla di continui cambiamenti?
Innanzitutto concentrandosi in misura maggiore sull’essenza del prodotto
o del servizio. La qualità, quando è
buona, parla da sola. Se poi diamo al
consumatore la possibilità di condividere questa esperienza positiva con
gli amici, ecco che abbiamo già gettato le basi. Capita spesso che Internet
modifichi la tradizionale catena del
valore aggiunto di un settore, per cui
bisogna confrontarsi seriamente con
questo fenomeno e adeguare le proprie strategie. È così peraltro che nascono in continuazione nuove possibilità di business che senza Internet
non potrebbero mai esistere, in quanto ad esempio risulterebbero troppo
dispendiose.
Lei una volta ha detto: la qualità diventerà sempre più importante, il prezzo di
meno. Questa teoria è ancora attuale in
un periodo di crisi?
In linea generale sì, perché ritengo
che la qualità sia comunque vincente
grazie alla sua trasparenza. Ciò non toglie che tutti noi, prima di acquistare
qualcosa, mettiamo sulla bilancia il
prodotto e il prezzo. Talvolta senza neanche accorgercene, e nei periodi di
ristagno economico forse diamo un
peso maggiore al prezzo.
Ma cosa mi ha spinto a fare quella dichiarazione? Il fatto che quando ci fidiamo dei consigli di altri utenti, siamo disposti a pagare un prezzo più
alto. Questo è dimostrato da vari studi
ma anche dalle analisi condotte da
www.smatch.com, tramite le quali abbiamo constatato che le probabilità di
acquisto aumentano se il consiglio arriva da un social network. Nello stesso
tempo cala il numero dei resi, ovvero il
consumatore si tiene comunque un
prodotto se questo gli è stato consigliato da un conoscente. Anche per
questi motivi ritengo che le aziende
dovrebbe aprirsi ai social network, a
patto però che dispongano di prodotti
o servizi di qualità.
Questi nuovi sviluppi riguardano tutti
i settori? O ci sono particolari fasce o
ambiti che ne risentono maggiormente
l'influsso?
Tutto ciò di cui abbiamo discusso finora è indipendente dal campo di attività. Va da sé che il tempo di affermazione delle tendenze varia a seconda
del settore. Se pensiamo ad esempio al
commercio, dipende da quanto tempo
le aziende di una determinata categoria merceologica vendono on line e da
come sono state accolte dalla clientela.
Alla fine degli anni Novanta il consu-
matore acquistava su Internet principalmente libri, musica e – qualche
tempo dopo – i viaggi. Questa situazione ha generato grandi pressioni sulle
librerie e sulle agenzie turistiche tradizionali, tant’è che le attività di commercio fisso sono man mano diminuite. Poi è arrivata l’elettronica, e non
parlo solo di MediaMarkt & Saturn,
mentre oggi sono i negozi di calzature
a subire la concorrenza di grandi player come Zalando, mirapodo & Co.
Nei prossimi anni toccherà al segmento dei mobili, per il quale già oggi esistono piattaforme trasversali d’acquisto e motori di ricerca che consentono
al cliente di guardarsi attorno rapidamente. Nessun settore insomma potrà
sfuggire a questa tendenza.
ottobre, novembre, dicembre 2012 | M 17
tit eerti
l
cop
n a : NETWo R K | Le aziende
La Batzenbräu di Bolzano fa parte
del consorzio che riunisce otto birrifici
artigianali dell'Alto Adige
La forza
della rete.
Gli uni sono alleati nella cooperazione, gli altri offrono
soluzioni per mettersi in rete: in Alto Adige sono sempre
più gli esempi di aziende che approfittano del networking.
IL NUMERO DI IDEE E INIZIATIVE è ampio
e articolato, come dimostrano gli esempi che vi proponiamo in queste pagine.
Gli otto birrifici artigianali
L'allenza dei birrifici artigianali. “Ci incontriamo una volta ogni due mesi e
discutiamo praticamente di tutto: dalle
esperienze agli acquisti, dalle tendenze
alle iniziative pubblicitarie”. Dall’estate
del 2010 Hubert Schifferegger fa parte,
con la sua Birreria Rienzbräu, dell’associazione dei birrifici sudtirolesi. E il suo
giudizio è oltremodo positivo.
18 m | ottobre, novembre, dicembre 2012
“Non ho dubbi: l’unione fa la forza.
Abbiamo addirittura accarezzato l’ipotesi di una coltivazione comune del
luppolo con l’aiuto del Centro provinciale Laimburg”, svela Schifferegger.
Tutto nasce due anni fa, quando 8 birrifici artigianali decidono di mettersi
in rete con l’assistenza del Cluster Alimentaris del Tis innovation park. Gli
otto produttori hanno realizzato un
sito web comune, “un flyer e – informa
Hubert Schifferegger – entro quest’anno contiamo di pubblicare un libro che
parla della cultura della birra in Alto
Adige e di noi”.
Il fatto che queste piccole aziende (la produzione di ogni birrificio va dai 600 ai 700
ettolitri l’anno) siano di fatto potenziali
concorrenti sul mercato locale, non sembra disturbare i membri. “Anche perché
– spiega Bettina Schmid del Cluster Alimentaris – i birrifici artigianali hanno
solitamente una sola licenza per la vendita all’interno della propria birreria e oltretutto le loro birre non sono pastorizzate, per cui non c’è il rischio che finiscano
una accanto all’altra nei supermercati”.
Bisogna poi dire che le otto birrerie sono
disseminate su tutto il territorio provinciale, tanto che si potrebbe persino parlare di una piccola “Strada della Birra”. I
problemi invece sono rappresentati dalle grandi marche e dal fatto che “per i
produttori di birra non è facile farsi notare in una terra a vocazione vinicola come
l’Alto Adige, c’è bisogno di una determinata forza di penetrazione. E questo rende il gruppo unito”, conclude Schmid.
Consorzio Vini Alto Adige
Il Consorzio Vini Alto Adige è il classico
esempio di cooperazione. Di particolare
c’è che, tra alti e bassi, periodi di stasi e
ripartenze, esiste da oltre 30 anni. “E
questo con un prodotto come il vino, per
il quale l’identificazione con il produttore è notoriamente forte”, afferma Helmuth Zanotti, responsabile del settore
“Vino” all’interno di EOS (Organizzazione Export Alto Adige).
Prendiamo le mele: nel migliore dei
casi il consumatore acquista a seconda
della zona di coltivazione, altrimenti è
solo una questione di varietà del frutto.
“Chi si intende di vino invece, sceglie
sempre anche in base alla cantina che lo
produce. Fare pubblicità al vino altoatesino significa quindi trovare il giusto
equilibrio tra le esigenze dell’intero settore e i legittimi interessi dei singoli produttori”. Anche per questo una collaborazione così lunga è degna di apprezzamento. Zanotti è altresì convinto che
“da soli i vignaioli altoatesini non sarebbero mai arrivati così lontano”, e pertanto in questo successo c’è lo zampino di
Vini Alto Adige. A questo proposito
Zanotti sottolinea l’importanza di un
organo centrale e indipendente che coordina tutte le iniziative e amministra
il budget. “Questo organo è garante nei confronti dei produttori ma anche verso
la mano pubblica, che
mette a disposizione
la metà dei fondi”.
Vini Alto Adige amministra ogni anno
2,2 milioni di euro:
“1,1 milioni - conclude Zanotti - li mettono
le cantine, 800.000 euro
arrivano dalla Provincia e i
rimanenti 300.000 dalla UE”.
Edifici a basso consumo
Da una parte cinquanta aziende artigiane altoatesine, dall’altra tredici uffici di
progettazione di altre regioni italiane e
della Svizzera. “E in mezzo ci siamo noi
a coordinare il tutto”, spiega Gottlieb
Meraner del consorzio Costruttori Casaclima Südtirol (CCS).
Secondo Meraner il successo di questo giovane network, nato tre anni fa, è
dovuto principalmente proprio a questo doppio binario. “Molte cooperazioni commettono l’errore di concentrarsi
esclusivamente sulla produzione. Invece in un momento di crisi come quello
attuale sono proprio i nostri partner
esterni a farci andare avanti. Sono infatti loro a procurarsi gli incarichi ed a curare i contatti con i clienti, cosicché gli
artigiani locali possono concentrarsi
sul prodotto”.
Il consorzio si è specializzato in edifici a basso consumo energetico di ogni
tipo, dalla singola abitazione al condominio, dalla struttura alberghiera al
capannone industriale, ma sempre
chiavi in mano.
Il management del consorzio fa
capo a Meraner ed altri due collaboratori: “Senza una gestione rigorosa, un
network di questo genere sarebbe solo
un salto nel buio”.
Gli scienziati del web
In realtà non fanno parte di nessuna
rete d’impresa, in compenso aiutano
le altre aziende a vederci chiaro nel mondo dei social
network: stiamo parlando dei 4 scienziati del
web (come loro stessi amano definirsi)
bolzanini Hannes
Pardeller, Alex Platter, Christoph Rabensteiner e Patrick
Frendo. Nel 2011 Pardeller ha fondato la società Frinzer, il primo progetto è stato un’applicazione
per iPhone ed è stato subito un successo: “Con quella app – racconta Hannes Pardeller – abbiamo partecipato ad
un concorso di Telecom Italia e l’abbiamo vinto. L’applicazione è un aggregatore di social media: basta un clic e con il
proprio account si accede a Facebook,
LinkedIn e Twitter”.
Nel frattempo “Stroodle” (questo il
nome scelto per la fortunata applicazione) è stata adattata anche per il web, e
Frinzer sta già pensando alla prossima
creatura. “Il nostro nuovo prodotto si
chiama “Smeedia” ed è una piattaforma che riporta direttamente sul proprio sito i contenuti di vari social network”. Con questa app sarà però possibile anche il contrario: Smeedia infatti
sarà in grado di inoltrare news e offerte
dal sito web ai fans. E c’è un ulteriore
vantaggio: “I social media sono uno
strumento altamente democratico, perché l’ultima notizia va sempre al primo
posto e si piazza davanti alle altre. Proprio questo fattore però può essere problematico per ditte o alberghi grandi
che hanno varie pagine di fans, in quanto diventa difficile catturare l’attenzione”, spiega Pardeller, che dopo la laurea in Economia ha frequentato un Master in Net-Economy.
L’applicazione “Smeedia” permetterà di sbrogliare la grande matassa di
informazioni e di organizzarle: “Le critiche andranno direttamente nella cartella delle critiche, le domande nelle
domande, le risposte nelle risposte e le
news nelle news. In questo modo il rischio di farsi sfuggire una comunicazio(mdp)
ne viene fortemente ridotto ”.
L'applicazione Stroodle tiene aggiornato l'utente sui contenuti dei social media
ottobre, novembre, dicembre 2012 | M 19
cop erti n a : NETWo R K | AlpineBits
Aziende diverse, un obiettivo comune: da
sinistra Stefano Tosolini/Altea Software,
Christian Peer/Peer internet solutions e
Reinhold Sieder/SiMedia
4 aziende, 1 soluzione
le realtà è di unirsi per sviluppare assieme nuove soluzioni”. Il concetto è ribadito da Christian Peer: “Nel lungo periodo sopravvivranno quelle aziende
che sapranno aprirsi anche ad aziende
concorrenti. Chi si chiude non fa che
costruire barriere”.
Lo standard AlpineBits è al momento
sostenuto dai più importanti gestori di
C’era una volta la concorrenza: oggi alcune aziende altoatesine di IT, con un po’ di coraggio,
tanta pazienza e una grande dose di fiducia, hanno sviluppato lo standard AlpineBits.
Per gli alberghi questo significa immettere i dati una sola volta e apparire su più portali.
G
ià dal 2005 abbiamo avviato
gli incontri con aziende che
operano nello stesso nostro
settore”, racconta Christian
Peer, fondatore di Peer internet solutions, azienda di Appiano che da sola
gestisce 11 portali turistici. “I primi incontri – ammette Peer – non furono
molto fruttuosi, anche se questo non
significa assolutamente che siano stati
inutili”. Al contrario: in tutti questi anni
le aziende hanno avuto modo di conoscersi e, cosa ancora più importante, si
è creato un rapporto di fiducia. “Se non
c’è la fiducia il networking non serve a
nulla”, sottolinea Peer. Per fare qualcosa di buono insomma ci vuole tempo…
e fiducia.
Questo qualcosa di buono si chiama
AlpineBits ed è nato dalla collaborazione
tra le aziende di IT. I primi ad aderire a
questa rete sono stati Stefano Tosolini di
Altea Software, Christian Peer di Peer internet solutions e Reinhold Sieder di SiMedia, poi si sono aggiunte Seekda, Internet Consulting, Brandnamic, Marke20 m | ottobre, novembre, dicembre 2012
ting Factory e altre aziende. Tutte sono
quando dico che da tempo stavamo cerattive nel settore dei portali turistici e
cando una soluzione semplice che ci
nell’e-Tourism, e sono pertanto concor- consentisse di unificare in un unico
renti tra di loro.
standard la grande quantità di siti turi“Alcuni nostri clienti albergatori ci
stici. Aggiornare ogni portale con offerhanno chiesto di trovare la soluzione ad
te, last minute, pacchetti e prezzi riuno specifico problema”, racconta Peer. chiede moltissimo tempo e l’errore è
Ed eccola qui la soluzione partorita dal
sempre in agguato”.
gruppo di lavoro: AlpineBits è uno stanGrazie ad AlpineBits, adesso questi
dard aperto per la trasmissione dei dati, dati possono essere gestiti in maniera
che consente agli alberghi di gestire in
centralizzata ed inseriti una sola volta:
maniera centralizzata le prenotazioni e
poi sarà il sistema stesso, tramite l’interle offerte sui portali turistici.
faccia AlpineBits, a riversarli su tutti i siti
In Alto Adige esistono numerosi por- in cui è presente l’albergo.
tali turistici utilizzati dalle strutture ricettive locali. “La scelta è molto ampia, L'unione fa la forza
e di solito un albergo è presente contemporaneamente su più siti per assicu- “Ad ogni modo non abbiamo inventato
nulla”, chiarisce Peer. In buona sostanrarsi maggiore visibilità”, dice Peer. C’è
però un problema: la manutenzione, za si è trattato di prendere le tecnologie
esistenti, semplificarle ed integrarle e
l’assistenza e l’aggiornamento dei dati
su tutti i portali è quanto mai impegna- quindi mettere a disposizione il prodotto finale. La difficoltà quindi non è
tivo per gli albergatori.
stata tanto di natura tecnica, quanto
“Penso di interpretare il pensiero di
tanti colleghi albergatori – afferma Pa- nel mettere d’accordo tante teste e intetrick Nestl dell’Hotel Erika di Tirolo – ressi diversi.
“AlpineBits è uno standard aperto e implementabile”, afferma Patrick Ohnewein, responsabile del Free Software
Center del TIS, che aggiunge: “Nel lungo
periodo gli standard aperti rappresentano la soluzione migliore, se non si vuole
soccombere davanti ai global player”.
Qui entra in gioco la teoria “Long Tail”
(coda lunga), la quale sostiene che
nell’era di Internet l’attenzione è quanto
mai frammentata: immaginiamo che un
prodotto di grande successo sia come un
enorme animale al quale cresce una
coda lunghissima fatta di prodotti di nicchia, la cui somma però può anche battere il grande prodotto. Nel caso specifico l’animale grande è l’oligopolio globale che regna sul mercato turistico on line,
mentre le nicchie sono i piccoli portali
delle aziende altoatesine, che crescono
assieme tramite AlpineBits.
“Oligopoli come Google o booking.
com sono concorrenti pericolosi per
aziende piccole come quelle altoatesine”, dice Ohnewein, che aggiunge:
“L’unica possibilità che hanno le picco-
portali dell’Alto Adige, i quali per il futuro
si augurano di realizzare lo standard ufficiale dell’Alto Adige per le prenotazioni
on line. Al momento il gruppo sta lavorando a nuovi prodotti partendo dallo
standard attuale, il quale è a sua volta soggetto ad estensioni. “Aspettate ancora un
po’ e poi arriveranno altre news dal turismo alpino on line”, sorride Peer. (ep)
Lo standard AlpineBits consente agli albergatori altoatesini di gestire in maniera semplice e
centralizzata la loro presenza sui vari portali
ottobre, novembre, dicembre 2012 | M 21
cop erti na : n et wo r k
Uno sguardo oltre i confini
Le reti che
funzionano
1
2
1 IL SALOTTO URBANO
Tutto sotto un unico tetto
Nel cuore del centro storico di Vienna si trova una delle più grandi aree al mondo dedicate all’arte e alla cultura: il MuseumsQuartier (MQ, Quartiere dei Musei). Qui arti figurative, architettura, musica, moda, danza
e cultura infantile convivono con le terrazze
dei bistrot, negozi e manifestazioni di ogni
genere. Le zone pedonali sono un invito a
trascorrerci qualche ora del proprio tempo
libero, magari in compagnia di amici. MQ è
praticamente diventato il “salotto urbano”
di Vienna, tanto da essere spesso definito il
“terzo luogo” secondo la definizione coniata
dal sociologo americano Ray Oldenburg. L’espressione indica quegli spazi sociali e pubblici dedicati soprattutto alla comunicazione
e all’interazione, in contrapposizione al primo luogo che è l’ambiente domestico ed al
secondo luogo che è il posto di lavoro.
Morale: Il Quartiere dei Musei è un accogliente spazio urbano per viennesi e turisti.
22 m | ottobre, novembre, dicembre 2012
2 UFFICI A ORE
Nuova città, nuovo ufficio
L’idea è tanto semplice quanto geniale: chi
ha una postazione lavorativa libera in un ufficio, lo fa sapere tramite Loosecubes.com.
Gli interessati possono affittarla anche per
qualche ora e pagare il dovuto direttamente
tramite Loosecubes. L’accesso flessibile ad
una postazione di lavoro professionale consente inoltre di conoscere gente, collaborare
e creare reti con altre persone creative. Si
crea ricchezza in termini di know-how e
competenze, aumenta il tasso di produttività e di innovazione. Il concetto di business
di Loosecubes, che si autodefinisce “Community Marketplace for Workspace”, si basa
interamente sulla mediazione di posti di lavoro condivisi. Attualmente propone oltre
2.000 workspace in 410 città di
55 nazioni, a costi che spesso – per i soci
della Community – sono pari a zero.
Morale: Come dimezzare i costi e raddoppiare
le prestazioni.
3 IL POTERE DEL PASSAPAROLA
Tupperware, successo intramontabile
Avere successo con gli amici degli amici:
uno degli esempi più celebri di network applicato è la Tupperware, fabbrica di accessori
per la casa e il tempo libero. Il leggendario
marchio a stelle e strisce, pioniere negli
anni ’50 della vendita tramite party, vanta
solo in Italia ben 26.000 presentatrici, che
l’anno scorso hanno organizzato qualcosa
come 400.000 parties. Insomma, se il commercio tradizionale deve fare i conti con cali
di fatturato a causa del ristagno dei consumi,
la vendita in casa di amici gode sempre di
ottima forma. Nell’ultimo decennio, per dire,
in Europa le attività di vendita diretta sono
raddoppiate. Questo sistema vincente trasforma i clienti soddisfatti in venditori.
Morale: I migliori clienti sono gli amici.
4 MUSICA è SOCIALE
Ascoltare senza possedere
Ricordate Napster? Alla fine degli anni ’90
anticipò il modo di ascoltare musica che
avrebbe caratterizzato il 21° secolo: tramite
files audio compressi da riprodurre (allora illegalmente) milioni di volte in modalità peer
to peer. Oggi la cosa è diventata lecita: un
servizio di streaming on demand che riscuote grande successo è Spotify, che dietro il pagamento di un importo mensile forfettario
permette di scaricare un numero illimitato di
brani. Spotify ha un assortimento di 16 milioni di canzoni, che gli utenti possono ascoltare in maniera del tutto legale. Il catalogo
comprende tutti i generi musicali e artisti di
ogni tipo, da Lady Gaga ai Depeche Mode
passando dai Radiohead fino ai musicisti indipendenti. Bisogna precisare che i brani
non si possiedono, ma si possono solo ascoltare in streaming quante volte si vuole, con
la possibilità di creare playlist e condividerle.
Morale: Ascoltare senza possedere, ecco il
nuovo mantra.
(GZP)
4
ottobre, novembre, dicembre 2012 | M 23
cop erti n a : net wo r k | Infografica
co p erti n a : n et wo rk | L'opinione
Rete, la; forma volontaria e mirata di partecipazione che si concretizza in organizzazioni di scopo, aggregazioni e associazioni informali o
ancora singole persone che tramite la rete ricevono, o si auspicano di ricevere, dei vantaggi. Per rete si intende anche l'accumulo di contatti sociali tesi all'ottenimento di vantaggi personali.
La rete telematica provinciale
La lavanderia delle parole
Per Florian Kronbichler la parola Network rappresenta solo il tentativo di cancellare la
pessima reputazione che da sempre caratterizza i termini Legame e Collaborazione.
Certo, l'utilizzo di una parola inglese sarà pure sexy, ma non è garanzia di lunga durata.
Un progetto ambizioso: coprire tutta la provincia
Non importa se vivete in un centro urbano o in un maso sperduto:
l'obiettivo dichiarato dell'amministrazione provinciale è far sì che
il numero più alto possibile di altoatesini usufruisca di connessioni
veloci al web. L'assessore provinciale Florian Mussner prevede entro
il 2013 di allacciare alla rete in fibra ottica tutti i comuni dell'Alto
Adige, con una spesa complessiva di 15 milioni di euro.
24 m | ottobre, novembre, dicembre 2012
La Giunta altoatesina ha preferito la fibra ottica in quanto agile, flessibile e resistente, ma soprattutto perché le sue potenzialità sono
ancora tutte da sfruttare. I cavi in fibra ottica – sostengono all'ufficio
Infrastrutture e opere ambientali della Provincia – garantiscono elevata velocità di trasmissione anche nel lungo periodo, sicurezza e
qualità. E poiché la posa delle fibre ottiche in un territorio montuoso
come quello altoatesino è opera lunga e complicata, nel frattempo si
ricorre a soluzioni radio e tecnologie satellitari.
Fonte: opuscolo "La banda larga in Alto Adige", Dipartimento ai lavori pubblici, 2009 / Infografica: Philipp Aukenthaler – hypemylimbus.com
O
gni volta volta che sento parlare di Rete e Network,
dico a me stesso: stai in guardia!
Le parole sono come i bluejeans: li puoi maltrattare come e quanto vuoi, resistono a ogni lavaggio,
stanno sempre bene addosso. Le parole sono anche adattabili a volontà. Cambiano significato a seconda di
chi se le mette in bocca. Insomma sono
come camaleonti, per non dire puttane.
Di fronte a parole come queste, la
prima cosa che ci si domanda non è
cosa vogliono dire, ma cosa vogliono
nascondere. Sono parole fuorvianti,
ecco cosa sono. E solo a questo scopo
sono state messe in circolazione.
Oggi chi dice Rete o addirittura Network sottintende quell’unico significato che la parola ha assunto nei
tempi più recenti, ovvero quello di
interazione tra tutto ciò che in qualche maniera è positivo.
Ecco: positivo è ciò che conta.
Perché rete non è parola che possa
vantare grandi natali. E non è neanche piovuta dal cielo per virtù dello spirito santo. Anzi: rete ha degli antenati
alquanto malfamati. Con questa parola è successa la stessa cosa che capita alle aziende quando hanno un
problema di immagine con un prodotto: gli cambiano il nome.
E per capirlo non è necessario scalare l’intero albero genealogico di questa parolina, che oggi appare così graziosa e positiva: basta osservare le sue piccole radici. Da che mondo è
mondo infatti si collabora, si creano legami, si allacciano e si
curano relazioni, si formano e si intrecciano gruppi, avvengono fusioni, nascono gruppi di lavoro. Oggi però queste parole
non si usano più. Una perché suona troppo antiquata (collaborazione? Perché usare un termine così borghesuccio quando esistono parole molto più fighe come fare rete o addirittura
network?), un’altra perché nel frattempo è diventata sospetta.
Legame? Non dà anche a voi un senso di goliardia stantia, a
base di birra e rutti? Per non parlare di “relazione”: additata come “vitamina B”, questa parola trasmette l’idea di
qualcosa di sospetto se non addirittura illegale. A parte
questo, la parola si abbina male con quell’altro valore che
oggi è in grande spolvero e risponde al nome di
“trasparenza”. E non è finita: da quando sposarsi è praticamente passato di moda, il
termine “relazione” è diventato appannaggio esclusivo dei rapporti personali
privati. Rimarrebbe la parola "banda",
un'espressione antesignana molto forte di rete per indicare, ad esempio, un
gruppo di amici. Ma anche qui gli equivoci sono all'ordine del giorno. Insomma, non abbiamo scampo.
E allora dobbiamo solo essere contenti che qualcuno abbia trovato la soluzione con Rete: una parola poco impegnativa, per giunta innocua (o c’è
qualcuno che la associa alla ragnatela?), facile da pronunciare e sexy quanto basta nella sua versione inglese di
Network. Attenzione però: sia rete che
network, benché siano parole relativamente giovani, non avranno vita lunga. La comunità
di Internet, che nel frattempo è diventata determinante nel
decidere le sorti di un vocabolo, usa già adesso il termine
“nuvola” riferendosi alla rete. Eh sì, adesso i dati digitali sul
web si salvano “nella nuvola” e non più “in rete”. E una volta che questa parola si sarà estinta, non facciamoci illusioni: anche le nostre tanto amate reti analogiche scompariranno. E allora avanti con la prossima vittima della lavanderia delle parole!
Florian Kronbichler, 61 anni, è giornalista freelance a Bolzano. I suoi
editoriali e commenti vengono pubblicati da giornali in lingua tedesca e italiana.
ottobre, novembre, dicembre 2012 | M 25
M ar k e ti ng
Lo smartphone o il tablet sono ormai diventati
un compagno fedele non solo per un numero
sempre maggiore di altoatesini, ma anche per
chi si trova in vacanza nella nostra provincia
di 50.000 i donwload totalizzati da applicazioni come Alto Adige Mobile Guide e
l’app per i mercatini natalizi. Anche l’Alto Adige Trekking App, lanciata da poco
in rete, sembra destinata a ripetere il
successo delle precedenti.
“Buona parte del marketing si è spostato su Internet e noi ci siamo subito
adattati realizzando nuovi prodotti. Basti pensare al magazine digitale “daVivere” oppure ai giochi on line come il ben
congegnato “Quiz delle Dolomiti”, che
sta per uscire in Italia e nella versione
tedesca ha registrato oltre 4.000 partecipanti”, informa il direttore di SMG.
La rivoluzione digitale non finisce
certo qui, e il marketing ha il suo bel da
fare per rimanere al passo coi tempi, sperimentare novità ma allo stesso tempo
cercare di non perdersi in cose inutili.
Per Martin Bertagnolli, responsabile
marketing di SMG, la futura comunicazione dell'Alto Adige dovrà essere percepita non come una fastidiosa interruzio-
ne pubblicitaria, ma come un qualcosa
che arricchisce la vita quotidiana. Le
esigenze crescono in continuazione e
l'informazione in rete deve essere vera e
credibile, trasparente ed emozionale. Il
cliente si aspetta soluzioni semplici a
problemi complessi.
"Anche nello sviluppo di prodotto facciamo il possibile affinché si punti sulla
semplicità, perché è la cosa che ci riesce
meglio e su questa dobbiamo concentrarci in tutti gli aspetti", conclude Engl.
Pronti per un mondo digitale
I
l mondo è on line. Questo è un fatto
sione deve essere supportata da alcuni
incontestabile. Solo in Europa 500
requisiti tecnici essenziali, perché una
milioni di persone navigano con
tariffa roaming troppo elevata o una conuna certa regolarità, le piattaforme
nessione troppo lenta rappresentano un
Google, Facebook e YouTube ormai le
ostacolo alla circolazione on line delle
conoscono anche i bambini, anche per- informazioni. “Ormai tutti si aspettano
ché sono le pagine Internet più cliccate
delle connessioni Internet veloci e gratudel pianeta.
ite. Chi non riesce a garantirle, presto
Una crescita fenomenale ha riguar- sarà fuori dal mercato”, profetizza Engl.
dato l'accesso mobile al web. Basti pensare che 21 milioni di tedeschi e 20 mi- Alto Adige, un mondo on line
lioni di italiani possiedono uno
smartphone e lo usano per un'infinità di “Oggi un buon sito web – ha detto Engl –
cose, compresa la ricerca di prodotti tu- rappresenta quello che 10 anni fa era
ristici. Non solo: una volta a destinazio- l'insegna aziendale sulla strada. E non è
ne, il turista usa le apps per cercare risto- neanche più sufficiente: oltre ad una
home page ben fatta, infatti, contano
ranti, indirizzi o manifestazioni. E visto
una buona presenza sui portali visitati
che c'è, condivide le proprie esperienze
da milioni di persone, il coinvolgimento
con gli amici. “Il turista contento, che
posta le sue foto su Facebook, è un testi- nei social network e applicazioni per
smartphone che siano utili e accattivanmonial straordinario per una località
ti”. Solo così è possibile accumulare un
turistica”, afferma il direttore di SMG
Christoph Engl. Va da sé che questa vi- numero di contatti sufficiente a posizio-
26 m | ottobre, novembre, dicembre 2012
narsi ai primi posti dei motori di ricerca,
riuscendo a “catturare” il turista non
solo prima della partenza ma anche durante la sua vacanza.
Tant’è che “se una volta c’erano il
diario delle vacanze o l’album fotografico, oggi le foto-cartoline delle vacanze
si scattano e si spediscono in tempo reale grazie agli smartphone”, prosegue
Engl. Lo stesso discorso vale per le esperienze, che vengono subito condivise in
rete al pari dei giudizi su alberghi e ristoranti. Questa situazione ha spinto il
marchio Alto Adige a puntare in maniera globale sulla rete: “Web tv e banner,
approfondimenti sui nuovi media e giochi on line contribuiscono fortemente a
rendere attraente il marchio Alto Adige”, aggiunge Engl.
E i primi risultati non si sono fatti attendere: la pagina Facebook dell’Alto
Adige ha superato in agosto la soglia dei
50.000 “mi piace”, mentre sono già più
Infografica: Philipp Aukenthaler – hypemylimbus.com
Alto Adige Marketing (SMG) ha creato negli ultimi anni un vero e proprio mondo on line.
Ma non basta: ora tocca ad alberghi, bar e luoghi pubblici dotarsi di accessi alla rete WLAN.
Tanti canali e strumenti, milioni di contatti, un unico messaggio: venite a visitare l'Alto Adige
ottobre, novembre, dicembre 2012 | M 27
M ar k e ti ng
App Family Alto Adige. La prima guida mobile con il Marchio Ombrello è
uscita nel 2009, mentre l'ultima attualizzazione di questa app gratuita è del marzo 2012. Da quella prima
guida la App Family Alto Adige è cresciuta, e c'è la tendenza a realizzare app specifiche per esigenze
specifiche. Le applicazioni attualmente disponibili negli stores on line di Apple e Android sono quattro.
C u lt u r o nd a ®
Südtirol App
a p p m er c at i n i
originali
d i n ata l e
de l l ' a lt o a d i g e
3a edizione
Informazioni sui Mercatini Originali di Natale di
Bolzano, Bressanone, Merano, Brunico e Vipiteno
Segnalazione di ristoranti e alloggi
Segnalazione di parcheggi
Manifestazioni ed eventi principali
Ricette natalizie tratte dal libro “Cucinare nelle Dolomiti”
Previsioni meteo
Info su come arrivare e sulle condizioni del traffico
Galleria di foto e video
Gioco fotografico a premi su Facebook
Cartina panoramica e piante cittadine
Südtirol
M o b i l e G u i de
online dal 2009
uscita a settembre 2012
12 aspetti della cultura quotidiana altoatesina, illustrati
con 3 punti d'interesse ciascuno
Orari di apertura, come arrivare con i mezzi pubblici,
possibilità di parcheggio in tutti i punti d'interesse
Posizione tramite google maps
Consigli sulle cose da vedere in base al tempo a
disposizione ed alla località di vacanza
Selezione delle manifestazioni più significative
Video sulla cultura quotidiana altoatesina
100 brevi Podcast sui temi trattati da Culturonda
Gioco Culturonda Memo
A lt o a d i g e
Südtirol
Tre k k i n g G u i de
uscita a luglio 2012
Elenco completo degli alloggi in Alto Adige
Panoramica dei ristoranti altoatesini
Le manifestazioni più importanti
Monumenti, camminate, punti panoramici
Elenco dei risultati in base alla propria posizione
Indicazione automatica delle distanze
Meteo
Galleria fotografica
Posizione ed escursioni consigliate nei dintorni
Cartine e mappe dettagliate
Tempi di percorrenza e profilo altimetrico interattivo
Indicazioni su come arrivare
Info sui parcheggi nei punti di partenza
Consigli sull'equipaggiamento e meteo dettagliato
Consigli sui periodi più adatti alle escursioni
Giudizio della redazione
(BP)
28 m | ottobre, novembre, dicembre 2012
Avanti
STEP by STEP
L'unione fa la forza: ecco il motto della politica provinciale in fatto
di zone produttive. E i comuni altoatesini cercano di capire, con il
progetto STEP, come gestire al meglio le aree intercomunali.
S
e i business social network
come Xing e LinkedIn hanno
tracciato la via per mettere in
rete le persone e sostenerle
in maniera efficace nella pianificazione della loro carriera lavorativa, adesso tocca ai Comuni dell'Alto Adige seguire il solco.
Nell'ambito del progetto di sviluppo
della localizzazione chiamato STEP, le
amministrazioni locali creano reti e comunità con lo scopo di realizzare zone
produttive e commercializzarle. Nella
fase iniziale del progetto tutti i 116 comuni altoatesini sono stati raggruppati
in 20 cosiddetti spazi funzionali, con
l'obbligo di porsi due domande fondamentali: cosa dobbiamo fare per posizionarci al meglio come location economi-
ca, e dove e come possiamo creare e gestire nuove aree produttive comuni?
“Per tenere testa ad una concorrenza
sempre più agguerrita in fatto di business location, è fondamentale puntare
su collaborazione e fusioni”, afferma deciso l'assessore provinciale all'economia Thomas Widmann. Ed è stata proprio la sua Ripartizione a dare vita - assieme al Consorzio dei Comuni dell'Alto
Adige - al progetto STEP, che viene curato operativamente dalla Business Location Alto Adige (BLS).
“In tema di zone produttive è necessario che i comuni guardino oltre i propri
confini e pensino a spazi più grandi.
Laddove lo si ritenga opportuno e fattibile, in futuro le aree commerciali dovranno essere intercomunali e sorgere
ottobre, novembre, dicembre 2012 | M 29
MA R K E TI NG
in zone congeniali dal punto di vista logistico, urbanistico e paesaggistico”, aggiunge Widmann.
La BLS è certa che uno scenario di
questo genere non potrà che portare
vantaggi alle imprese: “Per un'azienda
ciò che conta è trovare il posto ideale per
insediarsi e crescere, anche fuori dei
confini comunali. In tal senso STEP è
una garanzia, in quanto i comuni sceglieranno in maniera congiunta solo
quelle aree che possiedono i migliori
requisiti per un insediamento”, sostiene il direttore di BLS Ulrich Stofner.
1
2
L'unione fa la forza
Al momento il progetto STEP prevede
che gli spazi funzionali, tramiti appositi
workshop, riflettano se e dove creare una
zona produttiva sovracomunale. Il
riscontro degli incontri finora tenuti è
quanto mai incoraggiante, ed anche le
reazioni dei partecipanti sono improntate all'ottimismo, avendo intravisto ottime potenzialità nel progetto. “è inutile
che ogni paese curi il proprio orticello,
perché il raccolto che ne verrà fuori non
potrà mai essere come quello ottenibile
solo con l'unione delle forze. Se invece si
ragiona in maniera collettiva, come prevede STEP, ecco che il futuro si presenta
più roseo”, afferma Johann Tschurtschenthaler, referente comunale di Andriano, spiegando le opportunità che offre il progetto.
Già oggi gli spazi funzionali che stanno cercando di individuare “un orto comune” sono parecchi, ed altri se ne aggiungeranno a breve. Una volta che saranno stati svolti tutti i workshop sul
territorio provinciale, STEP entrerà
nell'ultima fase: la messa in atto delle
misure decise congiuntamente dai comuni nel corso degli incontri.
3 0 m | Ok t o b e r , n o v e m b e r , d e z e m b e r 2 0 1 2
1
Monika Hofer Larcher
vicesindaca di Appiano (spazio funzionale Val d'Adige Sud)
Inizialmente non sono riuscita a capire
esattamente cosa fosse il progetto STEP.
Il comune di Appiano ha partecipato comunque con interesse fin dal primo
work-shop, mentre io personalmente
sono subentrata più tardi. Ma già il primo incontro è stato molto concreto, in
quanto si è parlato di possibili location
per una zona produttiva sovracomunale
in Val d'Adige che sono state attentamente esaminate. Si è anche discusso di
quali dovessero essere i criteri per l'amministrazione di queste aree. In STEP
trovo molto positivo il fatto che comuni
vicini si siedano attorno ad un tavolo per
valutare assieme le possibilità di nuovi
insediamenti produttivi, e trovare un
compromesso accettabile per tutte le
parti in causa. Va da sé che una location
non potrà mai essere adatta ad ogni tipologia di azienda. Nel nostro caso, ad
esempio, ritengo che la Val d'Adige pos-
sa essere appetibile solo per poche
aziende di Appiano, perché da noi la richiesta più forte riguarda i terreni
dell'Oltradige. Tuttavia sono convinta
che anche Appiano possa trarre vantaggi
da STEP, perché il fatto di riflettere assieme permette una valutazione più oggettiva delle location.
2
Werner Tschurtschenthaler
imprenditore, sindaco e responsabile
STEP di San Candido (spazio funzionale Alta Val Pusteria)
Essendo io stesso imprenditore conosco esattamente le esigenze delle aziende, ed è anche per questo che fin dall'inizio ho accolto positivamente il progetto. Da sindaco e da responsabile
STEP per San Candido ho potuto apportare al progetto non solo le mie idee ed
esperienze personali, ma anche la mia
rete di rapporti aziendali alla quale posso sempre fare riferimento. E per progetti di questo tipo avere una buona
rete rappresenta un elemento essenzia-
le. In occasione degli incontri del nostro spazio funzionale sono state già
individuate due possibili aree per zone
produttive sovracomunali, ed attualmente stiamo valutando la presenza
dei requisiti necessari. In questo contesto sarebbe però anche importante non
trascurare l'edilizia esidenziale: quando si parla di nuovi insediamenti, non
si dovrebbe mai dimenticare la risorsa
umana. Un personale nuovo e qualificato ha bisogno di alloggi adeguati. Ciò
significa che bisogna mettere a disposizione case moderne, ad esempio utilizzando le vecchie caserme dismesse. Io
mi auguro vivamente che STEP porti
dei frutti concreti, perché è proprio nei
momenti di crisi che ci si deve concentrare su progetti che puntano a promuovere la crescita economica. E STEP
è uno di questi.
3
Patrick Delueg
vicesindaco e responsabile STEP di
Velturno (spazio funzionale Bassa Val
d'Isarco)
Da noi in Comune STEP è stato subito
accolto bene, tant'è che non è stato difficile convincere gli imprenditori a partecipare al primo workshop. Dopo tre incontri però abbiamo dovuto prendere
atto che la conformazione del nostro
territorio non consente la creazione di
una zona produttiva intercomunale, e
pertanto dobbiamo guardare verso nord.
Ad ogni modo Velturno trarrà comunque
dei vantaggi dal progetto STEP. È vero
infatti che ci troviamo nella fortunata
condizione di avere nel fondovalle una
nuova zona produttiva con potenzialità
di sviluppo, è altrettanto vero però che
per rimanere competitivi dobbiamo cercare la collaborazione con altri comuni.
STEP ha permesso di confrontarci e di
capire che, quando si pensa a nuove aree
produttive, bisogna guardare oltre i confini del proprio comune, e questo lo trovo molto positivo. Gli insediamenti
aziendali rappresentano inoltre per
un'amministrazione locale una importante fonte di entrate, ed è pertanto necessario trovare una compensazione con
gli altri comuni. La collaborazione intercomunale permette di creare sinergie
che, in fin dei conti, portano vantaggi
alle aziende, agli enti locali e, di conseguenza, all'intera collettività.
4
Kurt Leggeri
assessore comunale e responsabile
STEP di Silandro (spazio funzionale
Bassa Val Venosta)
A Silandro ormai non c'è più posto per
nuove aree produttive, e per questo motivo il nostro comune fin da subito si è
aperto in maniera compatta a STEP. Abbiamo infatti intuito immediatamente
che questo progetto avrebbe potuto ri3
solvere alcuni nostri problemi di location economica, anche se non tutti ovviamente. In occasione del primo workshop tutti i comuni presenti hanno
capito che una cooperazione intercomunale porta con sé enormi vantaggi,
pur se resta ancora da capire come tramutarli in realtà. È importante poter
dare all'economia locale delle opportunità di crescita, ma dobbiamo farlo in
maniera previdente, per poter rispondere rapidamente alle sue esigenze.
Quando un comune non è in grado di
offrire queste opportunità, allora deve
uscire dalla logica del proprio orticello
e cercare soluzioni sovracomunali. A Silandro stiamo ovviamente seguendo il
progetto STEP, anche se ci teniamo
aperta la possibilità di una soluzione
interna al comune. Una piccola-media
impresa, legata al territorio, ha esigenze molto diverse rispetto ad un'azienda
attiva in campo interregionale o addirittura nazionale. Noi dobbiamo essere in
grado di trovare soluzioni anche per
quei piccoli artigiani che non vogliono
andare via dal posto dove vivono. (BK)
4
ottobre, novembre, dicembre 2012 | M 31
M ENti
Il tessitore di reti. Alexander von Egen è l’uomo-network per antonomasia.
Da oltre 40 anni intreccia rapporti per l’Alto Adige muovendosi tra Pechino e il Vaticano. Anche se
il suo posto preferito rimane il lago di Caldaro.
Testo: Hartwig Mumelter
Foto: Alex Filz
se vi dovesse capitare di andare a
cena con Alexander von Egen, lasciate in
macchina l’i-Phone e l’agenda degli appuntamenti. Perché se per caso doveste
interrompere il fiume di parole dell’aristocratico giurista, potrebbero sfuggirvi
alcuni concetti importanti. Questo caldarese decisamente singolare, grande
affabulatore, da noi è stato e viene ancora sottovalutato, se non addirittura deriso dai soliti invidiosi. In effetti quest’uo-
quell’epoca la nascita del ruolo di “net- “L’Alto Adige sta tra le gondole e l’Oktoworker”; tramite Thurnstein le relazioni
berfest! Là c’è l’Iceman e là mi sento a
si allargano alla famiglia Fuchs, proprie- casa mia!”: nessuno come von Egen
taria della più grande birreria italiana
avrebbe potuto creare per il ministro al
privata – la Forst - nel cui cda oggi siede
commercio estero di Pechino un’indicaanche von Egen.
zione geografica più pittoresca. ConvinL’agile mediatore economico non ha
to e fiero portatore di pantirolesità (la
comunque problemi a barcamenarsi tra
sua seconda residenza è Innsbruck), fin
vino e birra, proprio come quella volta
dagli inizi ha condiviso lo spirito euroche andò a trovare in visita privata il pre- peo osservando con diffidenza la scarsisidente ceco Vaclav Klaus a bordo di una
tà di vedute di alcuni suoi corregionali.
“Chi vuole creare reti deve rimboccarsi le maniche e sgobbare!”, ama dire, intendendo con questo scrivere lettere (vietate le e-mail) e fare telefonate (banditi
gli sms), anche quando le cose non vanno
bene. Il suo codice d’onore suona così:
cultura – impegno – sincerità, un mantra
Skoda Limousine nera, appena qualche
che accompagna von Egen da un appunora dopo aver lasciato – praticamente da
ultimo – il Ballo dell’Opera di Vienna. tamento all’altro. Uno dei contatti di cui
L’evento mondano ospitato dalla Wie- va più fiero è quello con il clero. E ne ha
ben donde: alla prima messa dell’attuale
ner Staatsoper è quanto di meglio possa
Papa, lui era tra gli ospiti d’onore sopra i
desiderare un “tessitore di reti” come
colonnati, dove vanno solo le personalità
von Egen: “Là anche dopo mezzanotte
più illustri. E non solo: quando era cardidevi essere pronto a dire cosa ha fatto
Caterina di Russia oppure perché Fede- nale, Josef Ratzinger fu ospite di von
Egen nella sua villa di Caldaro. La rete di
rico il Grande era un liberale!”
D’altronde una buona cultura genera- amicizie insomma non arrugginisce, se
le è requisito essenziale per fare nuove
viene regolarmente oliata…
conoscenze. Una virtù che spesso fa difetto alla ricca nobiltà. Von Egen parla del
suo passato politico con qualche riluttanA l e x a nder
za. Per due legislature è stato in Consiglio
v o n E g en
provinciale, anche come vicepresidente
della Regione, finché non venne fatto fuoRampollo di un’antica famiglia nobiliare
ri da alcuni politici di secondo piano. Ma
tirolese, laureato in giurisprudenza, vive
a differenza di tanti altri, von Egen non è
tra Caldaro e Innsbruck. Al momento è
malato di politica. Nei 14 anni di attività
mediatore economico, membro del cda
nel Wirtschaftsring (l’associazione degli
della Birreria Forst e presidente della feimprenditori di lingua tedesca) è stato tra
derazione mondiale soft dart. Von Egen
i primi a riconoscere l’apertura della Cina,
ha inoltre ricevuto la cittadinanza onoraspianando la strada all’esportazione altoria di Caldaro e la Grande medaglia d’oro
atesina: recandosi complessivamente 12
al merito della Repubblica Austriaca.
volte in Cina, ha creato ottime relazioni
con i ministri e funzionari cinesi.
"Chi vuole creare reti deve rimboccarsi
le maniche e sgobbare!"
mo dal sangue blu, ricco di humour, ama
condire le sue storie di politica e costume con una mimica alquanto clownesca.
E quando prende sottilmente in giro
qualche sciocco, non dimentica di sottolineare i propri natali mettendo elegantemente in ombra gli altri.
Alexander von Egen è il classico esempio di uomo che vive di rendita. Gessato
e Jaguar d’ordinanza, il fresco 60enne si
muove tra i Salzburger Festspielen e Bad
Ischl, sbeffeggia gli Schnürlregen (fantomatici acquazzoni estivi) e smette di lamentarsi solo quando in tavola gli arrivano le coquilles Saint-Jacques: “Arrivano
dal lago di Caldaro”, dice sogghignando
il cavaliere dell’Ordine di Malta. Certo, le
tenere capesante dell’Atlantico sono ottime, ma il personaggio non rinnega le sue
radici. “Pasta, canederli e polenta: ecco le
tre colonne tirolesi! Io so qual è casa mia”.
A Caldaro von Egen possiede la tenuta
vinicola Mezzanhof e gli piace spesso citare l’omonimo antenato che già nel XVI
secolo risiedeva a Castel Thurnstein, a
due passi da Castel Tirolo, ed era Schlosshauptmann (capitano del castello)
dei Principi del Tirolo. Risale forse a
32 m | ottobre, novembre, dicembre 2012
Due liberali nello stesso salotto:
Alexander von Egen e Federico il Grande
M ar k e ti ng
Clima speciale,
qualità speciale
Chi pensa che in Val Martello crescano solo ottime fragole, si sbaglia.
Qui da anni ormai si coltivano tanti piccoli frutti di grande qualità.
E da giugno le confetture si fregiano anche del marchio Alto Adige.
D
a generazioni in Val Martello,
nel cuore del Parco Nazionale dello Stelvio, sono le contadine a produrre la confettura secondo una ricetta antica e ben
custodita: qui i piccoli frutti crescono ad
alture che toccano i 1.800 metri, maturando lentamente a basse temperature
e sviluppando un aroma particolarmente intenso. La coltivazione dei piccoli
frutti e delle ciliegie in Val Martello ha
avuto inizio negli anni Sessanta: grazie
alle altitudini, al clima mite e secco e
all’elevata escursione termica tra il giorno e la notte, la qualità dei frutti raggiunge qui il suo massimo livello. Oggi
queste coltivazioni figurano tra le più
importanti a livello europeo.
Dal giugno di quest’anno la MEG, cooperativa di produttori associata alla
VI.P, commercializza la confettura con il
marchio di qualità Südtirol/Alto Adige.
Le contadine locali sono comunque ancora coinvolte nel processo di produzio-
3 4 m | ottobre, novembre, dicembre 2012
ne: “A seguito soprattutto delle moltepli- “Anche se i nostri prodotti costano circa
un 40% in più di quelli provenienti dal
ci richieste da parte dei nostri clienti
resto d’Italia, vediamo che il consumatoabbiamo deciso di creare una struttura
re odierno punta molto sulla qualità e
più professionale, per offrire quantità
maggiori sia ai consumatori che alla ga- sulla sicurezza. I nostri frutti – continua
Gamper – arrivano freschi sul mercato e
stronomia locale”, afferma il direttore
Peter Gamper. Le confetture attualmen- hanno un gusto unico. Sono inoltre dite in commercio sono quelle di fragola, sponibili per un periodo più lungo rispetto alla produzione nel resto d’Italia
lamponi, frutti di bosco e albicocca. In
Alto Adige, nei negozi di specialità regio- e questo grazie al nostro clima e alle altinali come Seibstock, si possono compra- tudini alle quali coltiviamo”.
Per gli hotel e la gastronomia la MEG
re anche le composte di frutta e le gelatine con il marchio di indicazione geogra- si appoggia a partner locali come Gastrofresh e Viropa. “La risposta da parte
fica. Da non dimenticare poi gli sciroppi
dei nostri partner e clienti – aggiunge
alla fragola, i succhi freschi ai gusti di
Gamper – per ora è molto positiva. L’ofragola/albicocca e fragola/mela nonché
biettivo principale per i prossimi anni
il brulé di fragola.
sarà quello di produrre ancora più tipi di
confetture, come per esempio quella di
Vendita affidata alla MEG
ribes, e di vendere anche al di fuori
La MEG, fondata nel 1989, ha iniziato a
dell’Alto Adige, per cominciare in Venecommercializzare i suoi prodotti nel
to e Lombardia”.
Il marchio di qualità con indicazione
1992. Dagli iniziali 9 soci è passata a 65 e
la superficie coltivabile è ora di 80 ettari. di origine garantisce che i frutti proven-
gano solo dall’Alto Adige e che non vengano coltivati ad altezze inferiori ai 600
metri. La raccolta deve essere fatta a
mano, i frutti devono presentare un grado di maturazione adeguato, un colore
tipico e un livello minimo di zucchero. è
vietato usare conservanti, coloranti e
aromatizzanti e per la dolcificazione è
ammesso solo l’uso di zucchero, succo
di frutta concentrato o miele altoatesino.
La conservazione dei frutti destinati alla
produzione di confettura non deve superare un determinato periodo e il prodotto finale può essere venduto solo in vasetti di vetro o porcellana.
“Il consumatore di oggi è stanco delle
truffe e molto attento a quello che acquista. I trend odierni puntano sui prodotti tipici e di stagione e su di una produzione rispettosa della natura. I controlli sull’origine e sulla qualità sono
quindi molto importanti e non devono
essere sottovalutati”, sottolinea l’assessore provinciale Thomas Widmann. La
storia della confettura dell’Alto Adige è
una storia di qualità autentica, passata
dal mercato contadino agli hotel e ai negozi di specialità.
200 ettari di piccoli frutti
Dal 1990 anche i piccoli frutti si fregiano
del marchio di qualità Alto Adige, che
garantisce qualità controllata e provenienza regionale; le ciliegie dell’Alto Adige si sono aggiunte nel 2010. La zona di
produzione dei piccoli frutti e delle ciliegie si estende su una superficie complessiva di circa 200 ettari, ad altitudini comprese tra 600 e 1800 metri. Le quote maggiori si raggiungono proprio in Val
Martello. I piccoli frutti e le ciliegie
dell’Alto Adige vengono coltivati anche
in Val d’Ultimo, Val d'Isarco, Val Pusteria, Val Venosta, a San Genesio e sull’altopiano del Renon.
(AC)
L'imbarazzo della scelta: le confetture con gli eccellenti piccoli frutti dell'Alto Adige
ottobre, novembre, dicembre 2012 | M 35
ne ll'o cc h i o de i m ed i a
Dicono di noi. L'aperitivo Hugo, il formaggio fresco, l'idillio delle Alpi tra misticismo
e radicamento: la stampa estera parla di questo e anche di più. Per esempio, di due grandi personaggi
come Alois Lageder e Reinhold Messner, emblemi della cultura e della poliedricità dell'Alto Adige.
Italia: Bell’Italia
Rivista di viaggi – La nota rivista di viaggi Bell’Italia dedica
ben nove pagine alla località di pellegrinaggio più famosa
dell'Alto Adige, il santuario di Pietralba. Le foto di grande
formato, con lo spettacolare sfondo di Sciliar, Catinaccio,
Latemar e Gruppo dell'Ortles, faranno la gioia di pellegrini
e amanti della natura. Edizione aprile 2012
Germania: LandGenuss
Rivista di cucina – Negli ultimi
anni la cucina altoatesina originale, tradizionale e casalinga è
tornata in auge, diventando
quasi una moda: alcuni volti
noti dell'Alto Adige parlano di
questo nuovo
mondo del gusto svelando
le loro preferenze segrete.
Edizione maggio/giugno 2012
Svizzera: persönlich
Rivista di economia – Il periodico svizzero di economia dedica
6 pagine intere al 68enne Reinhold Messner, che traccia il
bilancio della propria esistenza. Confessioni di un alpinista,
verrebbe da dire, che poi dire alpinista è riduttivo perché
Messner è anche creatore di musei, scrittore, filmmaker e
genio del marketing. Edizione luglio 2012
Repubblica Ceca: TV "Kluci v akci"
Programma tv di cucina – A fine giugno scorso il canale tv pubblico CT1
ha trasmesso il programma di cucina “Kluci v akci”, girato in una Merano in versione mediterranea e nei
Giardini di Castel Trautmannsdorff,
tanto amati dalla principessa Sissi.
Con l'ausilio di pietanze raffinate,
il programma culinario trasmette
un'immagine positiva del territorio e
dei suoi abitanti.
Andato in onda il 23
e 30 giugno 2012.
36 m | ottobre, novembre, dicembre 2012
Polonia: Traveler
Rivista di viaggi – Un altoatesino che ha scalato
per primo tutti gli Ottomila del mondo, ha visto lo Yeti, si è dato alla politica e nella sua terra natia ha creato 5 musei della montagna:
Reinhold Messner è molto
più che un semplice alpinista. La più nota rivista di
viaggi polacca racconta
questo e altro, dedicando a
Messner cinque pagine
della sua edizione estiva.
Edizione luglio 2012
Germania: GeoSaison
Rivista di viaggi – La copertina del numero di giugno 2012 di Geo Saison è intitolata “Alto Adige,
idillio delle Alpi”. Ben 31 pagine rendono omaggio
alle Dolomiti, all'universo delle malghe tra la Val
Venosta e la Val Pusteria ed ai loro gestori, che
rispolverano il loro amore per la patria ma non
disdegnano la modernità. Musica folk, formaggio
di malga e consigli per le camminate compresi.
Edizione giugno 2012
Austria: Die Presse.com e Die Presse
Sito di informazione on line e quotidiano –“Hugo,
la bevanda cult made in Alto Adige, in estate ha
sfondato anche in Austria”, scrive l'edizione on
line di Die Presse. Per il giornale austriaco Hugo
ha un alone di innocenza, possiede effetti benefici grazie a menta, sciroppo di sambuco e limone, e ricorda un po' le
gazzose degli anni Sessanta.
On line il 23 giugno, in edicola il 24
giugno 2012.
Svizzera: via bewegt dich
Rivista di bordo delle Ferrovie Svizzere – La giornalista Claudia Meyr ha attraversato in
treno un pezzo di Alto Adige, per la precisione dalla Val Venosta fino a Merano, scrivendo
un reportage sugli sconosciuti compagni di viaggio. Risultato? Amabile e aspro, legato alla
tradizione e moderno, l'ovest dell'Alto Adige è una terra ricca di meravigliosi contrasti.
Edizione: giugno 2012
Gran Bretagna: Independent traveller
Supplemento settimanale del quotidiano inglese – “Il parco
avventura d'Italia” è il titolo del reportage di tre pagine
dedicato all'Alto Adige, paradiso per famiglie. E il titolo
mantiene le promesse: paesaggio, sport, gastronomia, alloggi di charme e un vasto patrimonio culturale garantiscono un'estate quanto mai varia e affascinante.
Edizione aprile 2012
ottobre, novembre, dicembre 2012 | M 37
Merc ato
“Ciò che
è impossibile
per il singolo,
può riuscire
al gruppo”.
Friedrich Wilhelm Raiffeisen
1818 – 1888
Il produttore tedesco Florian Reimann di FR Entertainment in occasione dell'evento organizzato dalla BLS a Monaco di Baviera
m o n a c o , g er m a n i a
L’Alto Adige al Film Festival bavarese. All’insegna del motto “Segnatevi questo
nome”, Business Location Alto Adige (BLS) ha organizzato un get-together a Monaco di Baviera, in occasione della XXX edizione del festival cinematografico “Münchner Filmfest”. L’evento
ha inteso favorire la conoscenza e lo scambio tra i produttori presenti alla rassegna ed i cineasti altoatesini. L’incontro bavarese ha permesso non solo di fare rete ma si è anche rivelato una
piattaforma ideale per dare visibilità ai servizi che la BLS offre ai produttori e per presentare
loro i professionisti altoatesini del settore cinematografico. Tra i presenti anche l’attore brissinese Martin Thaler ed il giovane produttore Philipp Moravetz di Echo Film.
38 m | ottobre, novembre, dicembre 2012
ottobre, novembre, dicembre 2012 | M 39
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