"baton de merdre" di Re Ubo Costantino

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"baton de merdre" di Re Ubo Costantino
Il Fortino del Welfare
7 ottobre 2013
IL “BÂTON DE MERDRE” DI RE UBU COSTANTINO.
di Raffaele Zinelli - Presidente associazione CartaCanta onlus
Osservando, da debita distanza, i liquami che in questi
giorni escono copiosamente dalle condotte fognarie di
Antonio Costantino sia per lordare gli avversari che per
riempire di prezioso merdame le bocche dei vassalli che
gli si presentano tricoloralmente nastrati offrendogli in
segno di devozione i nomi degli ultimi comunardi
resistenti alla privatizzazione dell'ASP di Fidenza, viene a
mente “Ubu Roi”, la pièce teatrale di Alfred Jarry del 1896
nella quale il traditore Père Ubu, capitano dei dragoni del
buon Re Venceslao di Polonia, per impossessarsi del trono
lo uccide e fa strage di tutti i nobili a lui fedeli.
Spiega Jarry, e lo si intravede nella locandina originale a
fianco, che Re Ubu (al quale si è ispirato anche Dario Fo
per il suo monologo antiberlusconiano “Ubu bas”) stringe
nella mano destra uno scettro/bastone, il “bâton de
merdre”, dal quale esce un fiotto di merda calda che Ubu
offre in pasto ai convitati mentre nella sinistra tiene una
sacca di soldi provenienti dalle predazioni incendiarie
compiute nelle proprietà dei vassalli del precedente Re
con i quali ripagarli della loro fedeltà.
Père Ubu viene descritto da Jarry come colui che incarna tutti i vizi peggiori e con una crudeltà
infantile: vigliacco, traditore, lardoso, goloso e immensamente stupido. È il simbolo dell'avidità delle
gerarchie politiche e dell'assurdità del volere sempre tutto. Ma nella pièce c'è anche una Mère Ubo
che per tutto il tempo incarna la perfida manipolatrice che spinge Père Ubo a seguire le sue trame.
Questa ovviamente è “patapolitica” e tuttavia del tutto simile a quella praticata da molti dei 12
Comuni soci fondatori dell'ASP di Fidenza e soprattutto da quelli del cosiddetto centrosinistra che
ormai continuano a guardarsi bene dal pronunciarsi apertamente anche solo sulla sopravvivenza del
Pubblico nella gestione del welfare residuale e oggi addirittura anche nella sanità, perché a guardar
bene la stessa medicina generale a livello distrettuale è di fatto un servizio esternalizzato.
Per aiutarli a trasformare il loro
silenzio in trama operosa adesso
si è materializzata anche Mère
Ubo sotto le sembianze di Maria
Rosa Salati, direttore del distretto
sanitario di Fidenza, autentica
regista oscura della soddisfazione
dei tanti appetiti economici e
politici, compresi quelli della
Azienda sanitaria, nascosti dietro
la possibile esternalizzazione dei
servizi ancora in capo all'ASP.
Il disegno globale ora appare
finalmente chiaro: conoscendo fin
dall'inizio l'invalidità mentale sul
sociale di gran parte degli
amministratori dei Comuni soci
dell'ASP (coincidenti con quelli
del distretto sanitario, salvo
Busseto), la scaltra Mère Salati
sta manovrando per arrivare a
governare sia la sanità che il
sociale dell'intero distretto.
Distretto
di Mère Salati e
Père Costantino
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Per realizzare il suo disegno pubblicida dei servizi e quindi dell'ASP distrettuale che ancora li
detiene, Mère Salati ha istruito per bene Père Costantino che da un lato ha sguinzagliato i suoi
sicari presso gli amministratori comunali per sibilargli il pericolo rappresentato dall'ipotesi di
internalizzazione dei servizi da parte dell'ASP nel senso che senza i servigi del loro padrone non
avrebbero avuto più alcun futuro politico e dall'altro ha ordinato al suo fidatissimo vassallo Altieri di
Fontanellato di salire sullo spandiletame per coprire di sudiciume informativo il CdA e il Direttore
dell'ASP colpevoli di aver resuscitato nei Comuni soci il senso del dovere e dell'orgoglio della
titolarità sia nella governance che nella gestione diretta del welfare distrettuale.
Contemporaneamente ha sguinzagliato altri sicari presso i sindacati e anche in mezzo ai lavoratori
pubblici e privati terrorizzandoli sulle loro prospettive lavorative e occupazionali messe a rischio, chissà
come, dalla internalizzazione dei servizi. Su questo i sindacati, dopo una prima fase in cui hanno difeso,
incertamente, la prospettiva della internalizzazione, esprimendo “viva preoccupazione” sono alla fine
codardamente rinculati nella difesa corporativa degli attuali distorti livelli occupazionali del pubblico e
del privato cooperativo peraltro da loro stessi creati incuranti delle conseguenze che un giorno quei
numeri avrebbero avuto sull'equilibrio del sistema pubblico dei servizi.
Di conseguenza è calato il totale silenzio politico e sindacale sulla recente legge regionale sulle ASP
che da un lato vorrebbe liquidarle o trasferire i loro servizi alle Unioni dei Comuni (che li
volterebbero subito al privato) ma dall'altro è stata costretta a riconoscere il loro diritto/dovere ad
assumere per adempiere alla loro missione sociale (si vedano i tanti concorsi indetti da altre ASP
per assumere nuovo personale) e soprattutto è calato il silenzio sul processo di accreditamento
regionale che le svuota privando i Comuni degli strumenti funzionali alla gestione locale dei servizi.
Tuttavia non sempre le ciambelle riescono col buco e quelle con il ciuffo fumante sfornate in queste
ultime settimane dai corrieri di Père Costantino e trasportate sui “carretti del miele” di medievale
memoria davanti casa dei Sindaci di Salsomaggiore e di Fidenza e di tutti gli amministratori pubblici
favorevoli all'internalizzazione dei servizi da parte dell'ASP assomigliavano a tutto fuorché a un dolce e
pertanto sono state respinte al mittente, la Premiata Forneria de Merdre di via Colorno, che le userà per
sfamare le bocche dei Sindaci vassalli come premio per la loro disponibilità all'esternalizzazione.
Infatti nell'ASP di Fidenza ci sono Sindaci molto diversi gli uni dagli altri che la governano
tramite un'Assemblea di 12 Comuni soci (esattamente quelli del distretto sanitario, ad esclusione
di Busseto che si è defilato quasi subito dopo aver ottenuto dalla Regione, per forte intercessione del
Cardinale Caffarra, di trasformare la sua IPAB in Fondazione), 6 di centrodestra (Fidenza, Noceto, San
Secondo, Sissa, Soragna e Zibello, fino a giugno silenziosamente favorevoli all'internalizzazione), 5 di
centrosinistra “bersaniano” (Fontanellato, Fontevivo, Polesine, Roccabianca e Trecasali, da sempre
vassalli di Costantino e quindi fino a giugno silenziosamente contrari all'internalizzazione) e 1 di
centrosinistra “renziano” (Salsomaggiore – fino a giugno di centrodestra – da giugno apertamente
favorevole con Fidenza all'internalizzazione), con il compito statutario di “indirizzo e vigilanza”
sull'attività dell'ente ed è solamente amministrata da un CdA nominato dalla stessa Assemblea
come “organo che dà attuazione agli indirizzi generali definiti dall’Assemblea dei soci, individuando le
strategie e gli obiettivi della gestione” alla quale, sempre statutariamente, “risponde del proprio
operato”, il quale CdA a sua volta ha individuato un Direttore in qualità di “responsabile della gestione
aziendale e del raggiungimento degli obiettivi definiti dal Consiglio di amministrazione”.
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Dunque nell'ASP di Fidenza, come del resto in tutte le ASP, esiste un livello di governo politico e di
controllo riservato esclusivamente all'Assemblea dei soci, un livello con compiti attuativi diretto dal
Consiglio di amministrazione e un livello di reggenza gestionale affidato al Direttore e pertanto, almeno
per un principio di logica consequenziale, la responsabilità complessiva della sua attività spetta
unicamente all'Assemblea dei suoi Comuni soci che l'assume attraverso decisioni da prendere
con voto palese a maggioranza e fino al giugno scorso prese all'unanimità.
Allora perché nel caso della delibera di proroga del CdA, e di conseguenza del Direttore,
approvata il 26 giugno all'UNANIMITÀ dagli 8 Comuni soci presenti (Fidenza, Fontanellato,
Salso, San Secondo, Sissa, Soragna, Trecasali e Zibello) e resasi necessaria in attesa dei
chiarimenti da parte della Regione sulla sua recente legge sulle ASP, si è aspettato il 13
settembre per contestarne la validità e per giunta ricorrendo al prestanome e scambista
politico Andrea Fellini, lo stradino-raddrizzacurve, consigliere provinciale e comunale a
Salsomaggiore, che si è prestato a presentare una interrogazione proprio contro il suo neo
Sindaco renziano, colpevole di aver votato quella delibera?
E perché il Sindaco Altieri di Fontanellato, portavoce nel distretto degli interessi di Costantino,
firmatario come Comune socio di quella proroga e che in estate ha organizzato un incontro con i
tecnici comunali del distretto per costruire d'amore e d'accordo con il centrodestra le larghe intese
di opposizione all'ipotesi di internalizzazione dei servizi da parte dell'ASP, ha scelto Salsomaggiore e
non un qualsiasi Comune di centrodestra o un altro Comune di centrosinistra, ad esempio il suo,
per presentare quell'interrogazione? Forse perché la Madonna di Fontanellato avrebbe potuto
scoprire i suoi altarini ai fontanellatesi?
Per concludere, lasciando Altieri e i suoi compari ingozzarsi con la pasticceria di Costantino ma non
senza ricordare che nella vecchiaia non tutte le merde avranno la fortuna di essere elevate al rango di
concime, ci chiediamo quali saranno le conseguenze per i cittadini e soprattutto per i lavoratori
pubblici e privati dell'ASP sia nel caso del congelamento dell'azione dell'attuale CdA e del Direttore
che nel caso di nuove nomine decise in assenza dei chiarimenti necessari da parte della Regione:
• si vuole non rispondere sui contratti a tempo determinato in scadenza per diversi
lavoratori?
• si vuole perdere tempo per poi dire che bisogna privatizzare perché non ci sono più i
termini temporali sufficienti per bandire i concorsi pubblici di assunzione?
• si vuole far trascorrere le settimane o i mesi lasciando scadere i contratti di fornitura?
• si vuole invece rinnovarli senza sapere rispetto a quali quantità di servizi le offerte
dovranno essere tarate?
• si vuole nominare un nuovo CdA per poi scoprire che la figura più rispondente alla
nuova legge regionale sarebbe stata quella di un Amministratore delegato?
• si vuole poi, nel caso di nomina di un nuovo CdA contrario alle disposizioni regionali,
addebitarne per 5 anni i costi all'ASP, quindi ai Comuni soci e dunque ai cittadini?
• si vuole privatizzare l'80% dei servizi alla persona del distretto senza giustificarlo ai
dipendenti che saranno costretti a cambiare, e molti peggiorando, le loro condizioni
lavorative?
• si vuole privatizzare senza informare i dipendenti degli “inevitabili” esuberi?
• si vuole privatizzare così impedendo ai lavoratori privati di migliorare il loro status
attraverso una stabilizzazione lavorativa nell'ambito dell'ASP?
• si vuole portare l'ASP al dissesto economico per poi dichiararne la morte naturale in
ossequio alla nuova legge regionale sulle ASP e del fognarolo Costantino?
Si vuole insomma tutto questo dando poi da intendere che non c'era stato modo di evitarlo?
Si faccia quel che si vuole ma non si dimentichi che al sorgere delle prime difficoltà si verrà
chiamati a rispondere ai cittadini delle scelte distruttive dell'Azienda Pubblica di Servizi alla Persona
e dell'intero sistema di welfare distrettuale di Fidenza. Tuttavia la battaglia è ancora in corso e non
è detto che tutto avvenga secondo i piani di Père Costantino e di Mère Salati. In tale benaugurato
caso in tanti dovranno mangiarsi le torte profumate avanzate dalla loro stessa distribuzione porta a
porta e non dovranno neppure preoccuparsi di star male perché secondo Marcello Marchesi si può
tranquillamente mangiare merda dato che miliardi di mosche non possono essersi tutte sbagliate.
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