Boys Night Out

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Boys Night Out
BOYS NIGHT OUT
Autrice:
BeeElleGee ([email protected])
Traduzione dall’inglese di Lirael
Personaggi: Asher, Jean-Claude, Valentina, Jason, Richard, Micah, Merle, Anita e
serg. Zebrowski.
Disclaimer: I personaggi sono di proprietà esclusiva di Laurell K. Hamilton e di chiunque ne
detenga i diritti, quindi con i suoi contenuti non s'intende violare nessun tipo di Copyright.
L’autrice del racconto è BeElleGee, che l’ha scritto senza scopi di lucro. La versione originale si
trova sul sito: http://beellegee.tripod.com/purplepassions/.
Premessa
I ragazzi decidono di portare fuori Jean-Claude per aiutarlo a togliersi dalla mente Anita per un po’
(ambientato molto dopo Cerulean Sins).
PG-13 x il linguaggio e il contenuto
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Boys night out
“Hai intenzione di restare in quella vasca tutta la notte, mon ami?” chiese Asher a Jean-Claude,
mettendo le mani sui fianchi, la voce velata d’impazienza. “Mi stai facendo diventare matto con
questa tua depressione.”
Dal suo rifugio acquatico, Jean-Claude aprì gli occhi per guardare in su, verso Asher. Il suo volto
non tradiva nulla di ciò che stava provando e il suo sguardo era vuoto come se stesse fissando un
muro.
Asher sospirò.
“Stai facendo il broncio lì dentro già da un’ora,” gli fece notare il vampiro alto e biondo. “Anche a
me piacerebbe fare il bagno questa notte.”
Jean-Claude spostò le gambe verso il lato opposto della vasca.
“C’è un sacco di spazio,” mormorò. “Vieni dentro e ti laverò la schiena. Poi tu potrai lavare la mia.”
Spaventato dall’offerta inaspettata, Asher fece un piccolo passo indietro. Ma il suo sguardo scivolò
con desiderio lungo il corpo liscio e nudo di Jean-Claude – bevendo la vista di lui reclinato contro il
marmo nero, coperto dall’acqua piena di bolle che lambiva sensualmente la sua pelle bianca. Pochi
avrebbero rifiutato l’invito di unirsi a lui, ma Asher scosse risolutamente la testa.
“Non prendermi in giro, Jean-Claude,” disse in parte in tono di minaccia, in parte d’implorazione.
Per un fuggevole momento, Jean-Claude seppe che Asher era stato veramente tentato. Il profumo
del desiderio di Asher si mescolò a quello inebriante del sapone e dei sali marini che permeavano il
bagno pieno di vapore. Riempì Jean-Claude di rimorso e vergogna.
“Mi dispiace, Asher,” si scusò prontamente, offrendogli un’espressione sinceramente penitente.
“Penso di sentirmi un po’ dispettoso stanotte.”
Asher si avvicinò, ma dallo sguardo sul suo viso, apparentemente non avrebbe permesso all’amico
di tirarsi fuori dai guai così facilmente.
“Questo non è un buon momento per tentare il fato, mon ami. Sei abbastanza nei guai con Anita già
così.”
Sospirando pesantemente, Jean-Claude piegò la testa e s’immerse ancora più profondamente
nell’acqua, sentendosi come se il peso della depressione lo stesse facendo annegare.
“Ancora,” emendò. “Sono riuscito a mettermi nei guai con lei ancora una volta. Ma questa volta
non è tutta colpa mia. Come potevo sapere che il reporter mi avrebbe citato nel notiziario delle sei?
Ad ogni modo, perché sono così ossessionati dalla mia vita sessuale? Immagina, chiedermi se
dormivo ancora con Anita. Che cosa gliene importa?”
Asher si passò la mano sul viso per cancellare l’inappropriato sorriso che minacciava di comparirvi.
“Si, ma quando gli hai detto che sai che dorme con te perché russa, è stato leggermente declassé,
mon ami. Alle donne non piace che si sappiano certe cose su di loro.”
Jean-Claude schiaffeggiò l’acqua in segno di frustrazione. “Stavo solo scherzando perché lui era
stato così rozzo. Sapevo che lei non avrebbe voluto che fossi sincero con lui su questo punto. E ora
è arrabbiata con me. Se avessi una moneta da 10 centesimi per ogni volta che Anita è stata
arrabbiata con me, sarei…”
“Un uomo molto ricco,” Asher finì per lui, e sedette sul bordo della vasca, ripiegando il vestito
attorno alle cosce. “Tu sei un uomo ricco, mon ami. Nel caso non l’avessi notato.”
Jean-Claude lo scrutò attentamente, un sorriso che spuntava agli angoli della bocca. “Forse, dopo
tutto, quei centesimi li ho messi in banca per davvero,” ripose alzandosi e attirando le ginocchia al
petto. Strinse le braccia attorno agli stinchi e appoggiò il mento al braccio, l’umore di nuovo triste.
“Penseresti che, ormai, avrei già dovuto imparare qualcosa.”
Esitante, Asher si sporse e toccò i capelli di Jean-Claude, scostando una ciocca bagnata dalla
guancia.
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“Non essere così duro con te stesso. Anita è una donna difficile da capire a volte. È complicata e la
sua personalità è composta da molti complessi strati. Lei è, senza alcun dubbio, diversa da ogni
donna che abbia mai conosciuto. L’amo, ma non ci provo neanche a capirla.”
Jean-Claude girò la testa e strofinò il viso contro la mano di Asher. Lui lo afferrò con entrambe le
mani e la strinse gentilmente prima di voltarsi e tornare ad appoggiarsi contro il bordo della vasca.
Chiuse gli occhi e sospirò.
“Sono tre giorni,” si lamentò. “E non ha ancora chiamato.”
Asher fece un respiro profondo e si alzò dal bordo della vasca. “Lo so, ma non puoi passare un’altra
notte struggendoti accanto al telefono. Non te lo lascerò fare. Infatti, ti darò ancora dieci minuti, poi
ritornerò a prenderti che ti piaccia o no,” dichiarò, voltando la schiena all’altro vampiro. “Ti porterò
fuori stanotte. Andremo da qualche parte dove tu possa divertirti e toglierti dalla testa Anita per un
po’.” Andò verso la porta con andatura maestosa, poi si fermò e gettò un’occhiata da sopra la spalla.
“Dieci minuti, mon ami.” Con questo, si voltò e uscì chiudendo la porta dietro di lui.
Asher non si disturbò ad aspettare che si liberasse la vasca. Ritornò invece alle sue stanze si fece la
doccia lì. Si vestì velocemente indossando un paio di pantaloni grigi e una camicia azzurra, comodo
ma chic.
Piuttosto occupato a pensare a dove sarebbero potuti andare lui e Jean-Claude, Asher era diretto ai
quartieri di Jean-Claude. Non si accorse che la piccola Valentina stava camminando accanto a lui
finché lei sospirò, quasi spaventandolo a morte.
Asher la fissò, piuttosto stupito, mettendosi una mano sul cuore per calmare il suo battito furioso.
“Valentina, da dove spunti?” disse ansante.
La bambina alzò lo sguardo. “Dalle mie stanze,” disse semplicemente, continuando a camminare
accanto a Asher, tenendo lo stesso passo del vampiro dalle gambe più lunghe.
“Stai andando da Jean-Claude?”
Valentina fissò lo sguardo davanti a sé e annuì. “Questa è la strada per le sue stanze, non è vero?”
Nel breve tempo in cui era stata in America, aveva già adottato uno stile piuttosto casual. Quella
sera indossava un paio di jeans a vita bassa, sandali e un top verde increspato che la faceva
assomigliare ad ogni altra tipica pre-adolescente che si vedeva aggirarsi in un qualsiasi centro
commerciale di sabato pomeriggio. Era ingannevolmente innocente e la faceva sembrare molto
meno minacciosa di quanto Asher sapeva che fosse.
Asher fece un respiro profondo e misurato. “Sai, se c’è qualcosa di cui tu hai bisogno, puoi dirmelo
e sarò felice di riferirlo a Jean-Claude. Entrambi vogliamo che il tempo passato con noi sia
piacevole per te.”
La bambina aggrottò la fronte ferocemente. “Piacevole,” ghignò. “Oh, ti posso assicurare, tutto qui
è molto più che piacevole. Piacevole al punto di farmi star male.”
Asher aggrottò la fronte. Chiaramente la bambina era in uno stato d’animo triste. “C’è qualcosa che
non va, mademoiselle?”
Valentina annuì. “Non c’è niente da fare qui,” si lamentò. “Voglio dire, Cosa fa Jean-Claude tutta la
notte? Non dà ricevimenti. Niente cene o feste.” Si fermò e mise petulante le mani sui suoi fianchi
informi. “Gli ho detto che ero più che contenta di offrirgli i miei servigi e sai che cosa ha detto?”
Cercando di non rabbrividire al pensiero, Asher scosse semplicemente la testa.
“Ha detto che non aveva alcun bisogno dei miei servigi. Riesci ad immaginartelo?”
Asher scosse diplomaticamente le spalle. “Sono sicuro che non intendeva insultarti. E solo che
Jean-Claude preferisce esigere la disciplina dalla sua gente a modo suo.”
“E come?” continuò Valentina, alzando le mani frustrata in segno di resa. “Non l’ho visto torturare
nessuno per tutto il tempo che sono stata qui. Come passa il tempo?”
Passandosi la mano fra i capelli per spingerli via dal lato sinistro della sua faccia, Asher si leccò le
labbra inquieto.
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“Bè… si occupa dei suoi affari, letteralmente e figurativamente parlando. Governa la città, il suo
territorio e la sua gente. Interagisce strettamente con i licantropi locali. È un uomo molto
impegnato.”
Il vampiro bambino ricominciò a camminare, il suo passo ancora più determinato di prima.
“Quindi lavora tutto il tempo?”
“No… non TUTTO il tempo,” rispose Asher. “Lui… esce. Va ai night club e ai concerti o a teatro.
A volte al ristorante. Per un appuntamento.”
Valentina si accigliò. “Lui ha degli appuntamenti galanti?” Sospirò. “Non avevo capito che uscisse
ancora con delle donne. Ogni volta che lo vedo, è con la sua serva.”
Lottando per non perdere la pazienza, Asher si morsicò il labbro e distolse lo sguardo da lei,
fingendo di studiare la disposizione delle pietre del muro.
“Bè… lui esce con lei,” disse in tono piatto.
Al che, Valentina fece il broncio. “Solo lei? Notte dopo notte? Pensavo che l’avrebbe trovato
noioso.”
“Non escono tutte le notti.”
La bambina lo scrutò curiosa, aggrottando la fronte chiara in una muta domanda.
Asher era sempre più a disagio per la direzione che stava prendendo la conversazione. Ricordò a sé
stesso che Valentina non era la bimba innocente che sembrava. La sua mente era matura, anche se il
suo corpo non lo era. Fece un profondo respiro.
“Molto spesso,” iniziò, “quando sono insieme, fanno semplicemente sesso.”
La bambina vampiro annuì pensierosa. “Certo. So che si nutre di questo, così come si nutre di
sangue. Ma sempre con lei? Mi riesce difficile credere che lei sola lo soddisfi. Non è mai stato
esattamente monogamo prima.”
Asher sentì nascere in sé i primi segni della collera. “E’ innamorato di lei. È monogamo perché lo
ha scelto – perché gli è permesso di esserlo.”
“Non capisco,” ammise Valentina, scuotendo la testa.
Asher aggrottò la fronte. Era sicuro che qualsiasi cosa la bambina volesse da Jean-Claude stanotte
avrebbe solo ulteriormente peggiorato il suo umore. C’era già riuscita col suo e l’aveva appena
incontrata nel salone.
“Valentina, se mi permetti,” Asher proseguì in fretta. “Lasciami andare avanti. Mi è appena venuto
in mente che, così presto, Jean-Claude è di solito in bagno. Permettimi, se vuoi, di andare da lui e di
informarlo… del tuo prossimo arrivo. In questo modo, potrà riceverti in modo più adeguato.”
Valentina smise di camminare e incrociò le braccia al petto. “Molto bene,” convenì. “Aspetterò qui
mentre tu gli dirai che sto arrivando.”
Asher annuì prontamente e le fece un piccolo inchino di commiato. Poi si voltò e percorse a grandi
passi il salone finché voltò l’angolo e fu fuori dalla vista di Valentina. Praticamente corse fino alle
stanze di Jean-Claude, volendolo informare non solo delle intenzioni della ragazza, ma anche
portarlo via prima che lei si presentasse alla sua porta.
“Jean-Claude, faresti meglio ad essere fuori da quella maledetta vasca,” Asher borbottò sottovoce
mentre irrompeva nella stanza senza neanche prendersi il disturbo di bussare.
Con sua sorpresa e sollievo, non solo Jean-Claude era fuori dalla vasca, ma era anche già vestito.
Scrutò l’amico con curiosità mentre Asher si precipitava verso di lui.
“Valentina sta venendo qui,” affermò Asher, accogliendo Jean-Claude fra le sue braccia e
spingendolo fuori dalla porta.
“Oh, per piacere, non stanotte,” gemette Jean-Claude. “L’ultima cosa che voglio fare è ascoltarla
borbottare continuamente su Musette e Belle e su quanto le mancano, e sull’Europa e sulla sua
piccola ordinata stanza delle torture.”
“Se siamo fortunati, mon ami,” continuò Asher, “non dovrai.”
Jean-Claude aggrottò la fronte. « Non ? »
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Asher rise con aria soddisfatta. “Se vogliamo uscire di qui prima dell’alba, dobbiamo andarcene
adesso. Sta aspettando nel salone esterno che ti renda presentabile. Le ho detto che eri in bagno e mi
sino offerto volontario per andare avanti e informarti della sua piccola visita.”
“Je t’adore, Asher,” Jean-Claude mormorò con un ghigno scaltro. “Per questo, ho un debito di
gratitudine con te.”
Asher gli fece un sorriso. “Puoi ringraziarmi dopo. Ora abbiamo bisogno di un posto in cui
nasconderci finché la via sarà libera.”
Jean-Claude scivolò davanti ad Asher nel salone. Lo invitò a seguirlo con un lento e aggraziato
cenno della mano e girò l’angolo giù per un passaggio che faceva una curva attorno alle sue stanze.
Si fermò all’improvviso di fronte ad una porta piuttosto anonima e bussò piano.
“Jason?” sussurrò a voce alta e bussò ancora. “Jason?”
Il lupo mannaro aprì la porta un attimo dopo.
La mano di Jean-Claude era sospesa in aria per bussare ancora. L’abbassò velocemente, si raddrizzò
leggermente, lanciando un’occhiata ad Asher che era dietro di lui. Nessuno dei due aspettò di essere
invitato ad entrare. Entrambi s’infilarono di corsa nella stanza del confuso mannaro.
“Veloce,” disse Asher. “Chiudi la porta.” Prese posizione accanto a Jean-Claude mentre Jason
chiudeva la porta, una volta fatto si voltò per guardare i suoi inattesi ospiti.
“Cosa sta succedendo?” chiese Jason. “Stavo per andare in palestra, ma se hai bisogno di me, posso
restare per un pò.” I suoi occhi passare rapidamente da un vampiro all’altro.
“Ci stiamo nascondendo,” spiegò Asher.
“Da Valentina,” aggiunse Jean-Claude.
Jason continuò a fissare i vampiri come se non fosse sicuro se stessero dicendo o meno la verità.
Una volta deciso che erano seri, scoppiò a ridere.
“Bene, hei, siete venuti nel posto giusto,” disse con un ghigno sbilenco. “Se non puoi contare sul
tuo pomme de sang per proteggerti da una bimba, allora su chi puoi contare?”
Asher e Jean-Claude si scambiarono un’occhiata.
“Non la conosci come la conosciamo noi, mio lupo,” Jean-Claude cominciò indignato. “Lei è
maligna e letale.”
Jason rise più forte. “Non riesco a credere alle mie orecchie. Voi due – i più potenti vampiri della
città – che vi nascondete nell’oscurità per una bambina.” Indicò la porta. “Lascia che ti dia un
piccolo consiglio, Jean-Claude. Quando lei comincia a fare i capricci, prendila e mettitela sulle
ginocchia. Che problema c’è?”
Ancora una volta i due vampiri si voltarono e si guardarono in faccia. Poi guardarono
simultaneamente Jason.
Asher incrociò le braccia al petto. “Questa vorrei proprio vederla.”
Jean-Claude fece un piccolo passo in avanti. Tenne lo sguardo su Jason, ma parlò ad Asher. “Mi è
appena venuta in mente un’eccellente soluzione al nostro piccolo problema con Valentina, mon ami.
Anche tu sai quanto si stia annoiando…”
“Oh si che lo so,” disse Asher, aggrottando la fronte in segno di comprensione. “Infatti, quando le
ho parlato, mi ha detto che non si sentiva molto utile. Temo che se non le diamo presto qualcosa di
costruttivo da fare, è probabile che commetta ogni tipo di nefandezze.”
Jean-Claude annuì pensieroso. “E continuerà a seccarci con le sue continue lamentele.” Fece una
pausa e stavolta si rivolse al suo pomme de sang. “Forse non ti dispiacerà intrattenere per noi la cara
Valentina questa sera,” disse la voce divenuta profonda e piuttosto sinistra. “Sono sicura che
apprezzerà avere qualcuno con cui… giocare, per un po’.”
Asher sorrise diabolicamente e si avviò verso la porta. “Andrò a cercarla e glielo dirò.”
Jason arretrò verso la porta, intercettando il vampiro biondo e sbarrandogli la strada. “Non facciamo
niente di avventato” suggerì, gli occhi che si spalancavano. “Vi stavo solo facendo passare un brutto
quarto d’ora.”
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Jean-Claude fissò intensamente Jason. « Ma così mi faresti un immenso favore, mon ami,” continuò
tranquillamente. “Ma perché no, se diventa troppo turbolenta per te, tutto quello che devi fare è
semplicemente prenderla sulle ginocchia.”
Asher annuì in accordo. “Se non te le rompe prima,” lo stuzzicò. “Ma almeno torturarti le darebbe
qualcosa da fare stanotte mentre io e Jean-Claude usciamo.”
Jason si leccò le labbra apprensivo e fece un sorriso incerto. “Andiamo. State scherzando, vero?”
Guardò prima un vampiro poi l’altro, il viso che impallidiva alle loro facce impassibili.
Jean-Claude scosse le spalle senza pronunciarsi. “Forse. Fammi troppe pressioni stanotte, mio lupo,
e scoprirai quanto sono serio.”
Il sorriso che svaniva, Jason si voltò verso Asher, tenendo però lo sguardo sul suo master. “Caspita!
Che gli è preso?”
Scivolando via dalla porta, Asher andò da Jean-Claude e lo circondò con le braccia, accarezzandogli
la schiena in segno di conforto come se fosse un bimbo agitato. Jean-Claude si appoggiò contro di
lui e sospirò pesantemente.
“Non preoccuparti, mon ami. È solamente di cattivo umore,” Asher sussurrò come se gli stesse
confidando qualche oscuro segreto. “In questo momento è astioso. Anita è arrabbiata per ciò che ha
detto su di lei a quel giornalista e non si fa sentire da tre giorni. Stanotte lo porto fuori per tirarlo su
di morale.”
L’espressione di Jason si rallegrò. “Ho davvero sentito che uscite?”
Asher annuì.
Fronteggiando Jean-Claude, Jason fece un ghigno, ma il suo tono, quando parlò, era comprensivo.
“Bè, nessuna meraviglia che tu sia suscettibile. Anita ti ha messo a cuccia, huh?” si strofinò le mani
entusiasta. “Bene, non preoccupatevi. Il buon vecchio Jason sa proprio dove andare per aiutare un
ragazzo ad affrontare la depressione da cuccia.”
Asher ridacchiò astutamente. “La voce dell’esperienza,” mormorò.
Jean-Claude scrutò Jason con diffidenza.
« Fidati di me, » Jason sottolineò, chiaramente felice di essere riuscito a distrarre i vampiri dall’idea
di consegnarlo a Valentina. “Voi ragazzi aspettate qui, mettetevi comodi e datemi un minuto per
cambiarmi, va bene?”
Senza aspettare una risposta, il giovane mannaro scomparve prontamente nella stanza adiacente e
iniziò a rovistare tra i suoi vestiti.
“Inoltre,” continuò Jason, alzando leggermente la voce. “Avrete bisogno di un autista per la notte.
Sarebbe logico portarmi con voi.”
Jean-Claude guardò Asher. « Ha ragione su questo punto. »
Asher scrollò le spalle. “Non m’importa.” Camminò per la stanza, ispezionando i vestiti sparsi di
Jason mentre aspettavano che finisse di vestirsi. “Potrebbe benissimo esserci utile stanotte.”
“Super!” si entusiasmò Jason, uscendo dall’altra stanza per riunirsi ai vampiri. Si era tolto la felpa e
si era messo un paio di pantaloni neri aderenti e una canottiera di cuoio nero, del gel nei corti capelli
biondi per scolpirli in punte arruffate e si era spruzzato una colonia dall’odore muschiato.
Il due vampiri lo esaminarono attentamente. Asher alzò un sopracciglio, Jean-Claude corrugò la
fronte.
“Dove hai intenzione di portarci esattamente?” chiese, avvicinandosi a lui per serrare il cuoio nero
della canottiera di Jason.
Jason andò dietro Jean-Claude e raccolse in alto i suoi lunghi capelli neri nelle sue mani. “Solo in
un uno di quei piccoli club fuori mano che ho scoperto recentemente. È nuovo, ma di sicuro molto
animato. Vi piacerà, ve lo prometto.”
Jean-Claude voltò la testa per guardare dietro di sé. Jason stava ancora passando la mano tra i suoi
capelli. “Cosa stai facendo lì dietro?”
“Rilassati,” lo esortò. “Stavo solo pensando, che potresti volerci andare in incognito. Aiuterebbe
fare qualcosa di diverso coi tuoi capelli. Sai, fare un treccia o tirarli su o qualcosa che non fai
normalmente. E mettere un paio di occhiali di sole. Sei troppo riconoscibile così e non sai mai dove
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si apposti la stampa in questi giorni. Tu non vuoi essere inseguito dai reporter per tutta la notte,
vero? Per non menzionare quelle tue pollastrelle gotiche e i groupie.”
“Mmm, ha ragione, mon ami,” convenì Asher. “E i paparazzi sono ovunque. Non rendergli la vita
facile. Hai bisogno di girare alla larga dalla stampa per un po’.”
Jean-Claude sospirò. « Molto bene. Vai avanti,” acconsentì e incrociò le braccia al petto. “Lo dovrò
fare, comunque. Ma non ho un paio di occhiali da sole. Non conosco nessun vampiro che ce li
abbia.”
Con un affabile sogghigno, Jason indicò un piccolo cesto di plastica su una mensola accanto alla
porta della stanza. “Asher tira fuori alcuni occhiali,” gli disse, mentre era impegnato ad a fare una
treccia dei lunghi capelli di Jean-Claude.
Il vampiro biondo si mise le mani sui fianchi. “Non sembrerà strano? Occhiali da sole di notte?” ma
andò lo stesso verso la mensola e iniziò a cercare tra la collezione di occhiali di Jason.
“Nah,” lo rassicurò il mannaro. “Fa parte del look ora. È una moda. Non ha niente a che fare con la
praticità.”
Scrollando le spalle, Asher si mise a scegliere tra gli occhiali e ne prese fuori un paio esaminandolo
e poi porgendolo a Jean-Claude.
“Non c’era una canzone una volta?” chiese Jean-Claude tardivamente, accettando gli occhiali da
Asher e provandoli. “Sunglasses at night?”
Asher sbuffò. “Non lo so, mon ami. In questi giorni si canta ormai su tutto.” Arretrò per valutare
l’aspetto dell’amico. “Ah, molto bello.”
Jason si sporse oltre le spalle di Jean-Claude per vedere da sé. “Oh sì. Non puoi sbagliarti coi Ray
Ban. Finì di fare la treccia a Jean-Claude e la legò con un elastico giallo. “A proposito, dovremo
prendere la tua macchina. La mia corvette ha solo due posti.”
“La limousine?” chiese Jean-Claude, togliendosi gli occhiali da sole e scrutando il giovane lupo
mannaro. “Pensavo che lo scopo di tutto questo travestimento fosse essere non dare nell’occhio…”
Scrollando le spalle, Jason si mise davanti al vampiro e si mise le mani dietro la schiena, assumendo
un’aria modesta.
“Andiamo, Jean-Claude. Al giorno d’oggi, le limousine sono un luogo comune. Nessuno le guarda
due volte. Non vuoi andare in giro con stile?”
Asher sogghignò e indicò Jason. “Con un autista vestito così, dubito che chiunque penserà che
siamo persone importanti.”
Jean-Claude cercò di non sorridere. Andò verso Jason e strofinò le nocche giù per la guancia di
Jason con ovvio affetto. “Possiamo prendere la limousine,” covenì, placandolo.
Jason sorrise da un orecchio all’altro. “Tutto bene allora!” Passò lo sguardo da Asher a JeanClaude. Poi s’accigliò improvvisamente e guardò Jean-Claude con disapprovazione scuotendo la
testa. “Ah, un’altra cosa, Jean-Claude. Quella camicia. Deve sparire.”
Jean-Claude guardò la camicia che indossava come se avesse bisogno di un promemoria di quello
che si era messo. Era una delle sua numerose camicie bianche di pizzo annodate alla gola.
“Cosa c’è che non va nella mia camicia?”
Cogliendo l’impazienza nel tono della voce del vampiro, Jason alzò le mani. “Niente, niente. È solo
che… tu sei noto per indossare cose come quelle. Hai bisogno di qualcosa di un po’ più
tradizionale.”
“Non ho lacuna intenzione di ritornare nelle mie stanze,” gli disse Jean-Claude. “Valentina potrebbe
essere ancora lì.”
Jason scosse la testa. “No. Non ce ne sarà bisogno. Penso di avere qualcosa che ti vada bene.”
“Mon Dieu,” mormorò Asher. « Posso solo immaginarlo. »
Jean-Claude tirò il colletto della camicia per allentare il nodo alla gola. “Vai a prenderlo allora,”
disse a Jason. “Suppongo che sia giusto. Ho manipolato il tuo abbigliamento abbastanza volte per
adeguarlo a miei scopi e gusti.” Sbottonò la camicia mentre Jason scappò rapidamente nell’altra
stanza per rovistare nel suo armadio.
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Il lupo ritornò proprio mentre il vampiro si stava togliendo la camicia. Corse verso di lui con in
mano quella che sembrava essere una t-shirt nera senza maniche. La porse a Jean-Claude esitante.
“Qualsiasi altra cosa potrebbe essere un po’ troppo attillata, temo,” si dispiacque Jason. “Ma questa
andrà bene.”
Jean-Claude la prese per esaminarla, poi la ridiede a Jason disgustato.
“Una t-shirt? Ti aspetti che mi metta una t-shirt? Non ti ho insegnato niente sui bei vestiti?”
“Non è una t-shirt, è un’A-shirt ed è di Calvin Klein,” obbiettò Jason.
Jean-Claude aggrottò la fronte. « Qual è la differenza? ‘Una rosa con un altro nome, avrà sempre lo
stesso dolce profumo,’” citò.
Jason guardò verso Asher in cerca di aiuto.
Il vampiro biondo si schiarì diplomaticamente la gola. “E’ l’ultima cosa che chiunque ti conosca si
aspetterebbe che indossassi, Jean-Claude,” lo consigliò Asher. “Ricorda, vuoi andare in incognito.
Non vuoi essere riconosciuto.”
Malvolentieri, Jean-Claude accettò la maglietta dal suo pomme de sang e fece per indossarla.
“Bene, ora non voglio certamente essere riconosciuto,” borbottò, slacciandosi la cintura e infilando
la maglietta nei pantaloni. “Tutto quello di cui ho bisogno è un pacchetto di Marlboro e un tatuaggio
per completare il look.”
“Mi dispiace, non fumo,” gli fece notare Jason.
Jean-Claude lo esaminò attentamente e si accigliò.
Asher andò verso di lui e spazzolò via qualche filo immaginario dalla sue spalle. “Non c’è bisogno
di fare il broncio così, mon ami,” disse a Jean-Claude sorridendo. Il morbido cotone della maglietta
nera aderiva strettamente al suo corpo, abbracciando ogni curva del torso muscoloso del vampiro,
mettendo in evidenza il suo corpo snello e la vita sottile e affusolata. La scollatura della maglietta
era così profonda da mostrare i neri peli del petto e la mancanza di maniche mostrava i muscoli ben
definiti delle braccia. Asher sospirò malinconicamente “In verità, sei molto sexy vestito così.”
L’espressione di Jean-Claude si ammorbidì. “Davvero?”
Jason era d’accordo e annuì rapidamente. “Ha ragione. Odio ammetterlo, ma rendi più giustizia a
questa maglietta di quanto abbia mai fatto io. Puoi benissimo tenertela. Non la metterò più.
Al che il Master fece un gran sorriso. “Una piccola compensazione per dovermi sottoporre ad una
tale indegnità, ma comunque una compensazione.” Tacque e indicò la porta. “Ora che finalmente
incontro la tua approvazione, possiamo andare?”
“Nessun dubbio che Valentina se ne sia andata oramai. È il momento giusto per andarcene,” disse
Asher. “Ma è comunque meglio uscire di qui il più velocemente possibile. Giusto nel caso.”
Jason fece un passo avanti e aprì la porta di uno spiraglio, sbirciò fuori annusando l’aria. Diede
un’occhiata alle sue spalle e sorrise.
“La via è libera, capo. Possiamo andare.” Aprì la porta e scivolò fuori facendo segno ai due vampiri
di seguirlo.
Il trio aveva appena raggiunto l’antica porta di legno che portava fuori dal Circo dei Dannati quando
sentirono il lieve tocco di una presenza familiare dall’altro lato.
Jason e Jean-Claude si scambiarono un’occhiata mentre Asher apriva la porta. Richard era lì davanti
a loro, sorpreso di vederli quanto loro di vedere lui.
“State andando da qualche parte?” tirò ad indovinare l’Ulfric, squadrandoli con calma. Diede
un’altra rapida occhiata stupito a Jean-Claude quando l’occhio gli cadde su di lui. “Sai, Halloween è
fra cinque mesi buoni, Jean-Claude. Perché questa tenuta?”
Guardando dall’alto in basso il re dei lupi mannari vestito in modo piuttosto trasandato, JeanClaude mise le mani sui fianchi e lo guardò torvo. Con grande dispiacere del vampiro, Richard
appariva regale e solenne, anche nei suoi jeans consunti e scoloriti e nelle sua camicia denim
sfilacciata. Un look che Jean-Claude sapeva che probabilmente non sarebbe riuscito a mettere a
segno con lo stesso successo.
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“Cosa vuoi, Richard?” gli chiese Jean-Claude impaziente. “Hai ragione. Stavamo uscendo.”
Richard corrugò la fronte. “Non ti sto fermando. Ma ho bisogno di parlarti prima di domani notte, e
non sei esattamente accessibile durante il giorno.”
Jean-Claude abbassò gli occhiali da sole sulla punta del naso e lo scrutò al di sopra di essi. “Ci vorrà
molto?”
Il lupo mannaro scrollò le spalle. “Non lo so. Dipende. Volevo solo discutere di alcune idee con te.
Penso di aver sistemato tutte le scappatoie con il mio ultimo emendamento, ma mi piacerebbe che
tu mi dicessi cosa ne pensi prima che lo presenti al branco al lupanare domani.” Tacque e si leccò le
labbra. “Ho provato a chiamare prima Anita, ma non risponde al telefono.”
Jean-Claude sospirò forte. « Sì, lo so.”
“Forse,” cominciò Asher, rivolgendosi all’Ulfric, “Potresti semplicemente venire con noi. Tu e
Jean-Claude potreste parlare della cosa mentre andiamo.”
“Più siamo meglio è,” aggiunse Jason.
“Sicuro, sono della partita,” disse loro Richard, scrollando le spalle.
Tutti gli occhi erano ora puntati su Jean-Claude. Guardò ognuno dei compagni, poi increspò le
labbra e concentrò la sua attenzione su Richard.
“Molto bene,” disse rassegnato il vampiro. “Ma se per te è lo stesso, preferirei non passare tutta la
notte a discutere di leggi del branco con te.”
Chiaramente colto di sorpresa dal tono petulante del vampiro, la bocca di Richard si spalancò per la
sorpresa e scosse la testa.
“Cerca di non sembrare così entusiasta,” ghignò. “Sai che non sarei venuto da te per le normali
questioni del branco, ma sei tu che hai suggerito per primo questo emendamento. È a te a cui piace
avere le mani in pasta dappertutto. Dovresti essere contento che abbia deciso di darti voce in
capitolo in questa questione.” Richard interruppe la sua tirata, cercando di calmarsi. “Che succede
Jean-Claude? Ti sei alzato da lato sbagliato della bara stanotte?”
Agitando la mano in aria per porre fine alla questione, Asher si voltò verso Richard. “Vacci piano
con lui stanotte, Richard. Non è dell’umore migliore. Martedì non hai visto il notiziario delle sei?
Quella piccola intervista rilasciata da Jean-Claude lo ha fatto cadere in disgrazia con tu-sai-chi. Io e
Jason lo portiamo fuori in città per fargli dimenticare le sue pene.”
Jean-Claude lanciò ad Asher un’occhiata feroce. “Perché non risparmi il fiato, mon ami, e non
organizzi una conferenza stampa,” ringhiò. “In questo modo potresti diffondere la notizia molto più
velocemente.”
Imperturbato, Asher sorrise. “Vedi?”
Quella notizia sembrò illuminare significativamente l’umore dell’Ulfric. Richard ridacchiò,
chiaramente divertito.
“Ti ha messo a cuccia! Non riesco a crederci!” lo stuzzicò, ma sembrò guardare il Master con una
nuova empatia. “Bè, non prendertela così tanto, Jean-Claude. Siamo tutti caduti in disgrazia con
Anita prima o poi.”
Jason si schiarì la gola. “Io non sono mai…”
Asher e Richard lo guardarono di traverso interrompendolo. Apparentemente, Jason colse
l’allusione e si diresse verso la limousine senza dire un’altra parola. Gli altri lo seguirono.
“E così, ti sta evitando da alcuni giorni,” Richard consolò Jean-Claude mettendogli la mano sulla
spalla, “Almeno non sei nella sua lista nera permanente come me.”
Jean-Claude scosse la testa, lo sguardo fisso sulla mano dell’Ulfric in una sorta di stordimento. Di
solito per Richard era una questione essenziale non toccarlo mai e il fatto che lo stesse facendo ora a
causa di un distorto senso di cameratismo maschile fece sentire al vampiro il bisogno di ricambiare.
“Neanche tu sei in quella lista, Richard,” rispose Jean-Claude.
Facendo scivolare il braccio giù dalla spalla del vampiro, il mannaro si raddrizzò e allungò il passo,
passando avanti a Jean-Claude. “Sì, certo,” borbottò. “Lei semplicemente mi evita come la peste.”
9
Asher s’inserì tra Richard e Jean-Claude e li rimproverò scuotendo l’indice. “Lo scopo di
quest’uscita è di cercare di dimenticare i nostri problemi col gentil sesso. Quindi non voglio sentire
un’altra parola sull’argomento.”
Richard gettò uno sguardo ad Asher e sorrise. “Non dirmelo. Anche tu, Asher?”
Asher mosse il pollice in direzione di Jean-Claude. “Dimentichi, mon ami. Quando lei lo rifiuta,
neanch’io ne guadagno.”
“E quando evita questi due, io potrei benissimo non esistere,” S’intromise Jason. “E così, tutti noi
siamo al momento sulla stessa barca.” Camminando attorno alla limousine, Jason aprì
doverosamente le porte per i suoi passeggeri e fece un cenno con la mano per invitarli ad entrare.
Chiuse le porte dietro di loro e si sedette sul sedile dell’autista e si mise il cappello dell’autista che
era accanto a lui inclinandolo sulle ventitré. Girò la chiavetta dell’accensione e abbassò il divisorio
dietro di lui. “Ma quale migliore opportunità per una serata fuori solo tra noi ragazzi, eh?” continuò
entusiasta. “Una possibilità di essere noi stessi, rozzi e rudi, per una volta. E dunque accomodatevi,
amici miei, e preparatevi per una notte senza legge à la Schuyler.”
Roteando gli occhi, Asher si sporse in avanti e colpì forte il giovane lupo mannaro col suo dito.
“Parti e basta,” borbottò, “Non diventiamo certo più giovani qui dietro.”
Jason rise. “Va bene! Sto andando! Calma! È una serata tutta per noi, ricordi? Yeehaw!” con
questo, inserì la retromarcia e sgommò fuori dal parcheggio.
Mentre Jean-Claude e Richard discutevano degli emendamenti che intendeva proporre al lukoi
l’indomani notte, Asher si accontentò di guardare fuori dal finestrino. Una figura familiare che
usciva da un lavasecco alla sua sinistra attirò la sua attenzione. Asher sogghignò e diede un colpetto
sulla spalla di Jason.
“Ferma la macchina,” ordinò. “Accosta.”
“Che succede?” chiese Jason, accostando al marciapiede.
Jean-Claude e Richard smisero di parlare e sbirciarono fuori dal finestrino nella direzione indicata
da Asher.
“E’ Micah,” annunciò inutilmente Richard.
Jason suonò il clacson un paio di volte finché Micah guardò nella loro direzione.
Spostando gli occhiali da sole sulla testa, Jean-Claude abbassò il finestrino mentre il Nimir-Raj
attraversava la strada con suo pacco di vestiti e si avvicinava alla limousine che l’aveva chiamato
con cautela.
“Pardonnez moi, Monsieur,” lo salutò Jean-Claude. « Avete tempo? »
Quando Micah riconobbe chi l’aveva chiamato, sorrise e si rilassò visibilmente e si voltò per fare un
cenno con la mano a Merle, che sedeva in una macchina parcheggiata proprio fuori il lavasecco.
“Ho sempre tempo per te, Jean-Claude,” il leopardo mannaro lo salutò con una strizzatina d’occhio
sorniona. “Che succede?” Sbirciò il sedile posteriore della limousine scrutando l’improbabile
assortimento di occupanti.
“Oh, ci stiamo semplicemente avventurando fuori per assaggiare un po’ di vita notturna, per così
dire.” Spiegò il vampiro. Indicò i compagni. “I miei amici si sono assunti questo compito per
impedirmi di deprimermi accanto al telefono un’altra notte in attesa di una chiamata di Anita.”
Micah annuì. “Oh sì. Ho sentito,” rispose. “Anche Anita è stata tutt’altro che allegra recentemente e
se ti può essere di consolazione, anche lei è triste. Un paio di volte ti stava per chiamare, ma non
l’ha fatto. Immagino che ritenga che tu non sia stato punito abbastanza per la tua piccola
indiscrezione.”
“Anche Anita è depressa?” ripeté Jean-Claude e fece un gran sorriso. “Si, lo trovo abbastanza
consolante.” Indicò il pacco della lavanderia che Micah teneva in mano. “E’ un vestito? Hai dei
programmi per stasera? Se no, sei il benvenuto se ti vuoi unire alla nostra piccola soirée. Come
Jason ama dire, più siamo, meglio è.”
10
Al che, Micah piegò la testa e sembrò piuttosto mortificato. “Bene, no. In realtà questi sono di
Anita. Mi ha chiesto di farle alcune commissioni stanotte. A dire il vero, non ho nient’altro in
programma.”
Richard scosse la testa insegno di ammonizione. “Adesso lei ti fa andare a ritirare i suoi vestiti al
lavasecco?” Lo prese in giro l’Ulfric, cogliendo il disagio del leopardo mannaro. “Attento, Micah.
La prossima volta ti farà correre al supermercato a comprarle gli assorbenti.”
“Bè… lei lavora stanotte,” spiegò velocemente Micah, “e il negozio chiude alle 10. Li voleva per il
weekend e quindi mi sono offerto di ritirarli per lei.”
Jean-Claude si sporse in avanti. “Non ascoltarli, mon ami. Sei un brav’uomo. Sei una persona di
buon cuore.”
“Il cuore certo, ma le sue palle sembrano essere scomparse,” Richard lo schernì.
Micah si voltò a guardare l’Ulfric. “Sono felice di fare queste cose per lei.”
Jason fece schioccare una frusta immaginaria nell’aria, accompagnata da un distinto suono
crepitante che fece scoppiare a ridere tutti gli occupanti della limousine a spese di Micah. Asher si
allungò e afferrò i pacco di vestiti dalle mani del Nimir-Raj che stava diventando sempre più rosso.
“E cos’è così importante per lei da non poter aspettare fino a lunedì?” chiese il vampiro biondo,
aprendo il pacco e sbirciando dentro. Allungò la mano e tirò fuori un teddy di pizzo nero, una veste
da camera in raso e una canottiera di seta grigia.
Un pesante silenzio cadde improvvisamente sugli occupanti della limousine mentre guardavano la
provocante lingerie.
Jason fischiò tra i denti. “Bene, suppongo che ora sappiamo che cosa ha in programma per il
weekend.”
Si voltarono tutti come se fossero un unico corpo e guardarono Micah. Sorrise maliziosamente
riprendendosi il pacco del lavasecco e il suo contenuto.
“Io verrò pure frustato, ma posso orgogliosamente dire di essere l’unico tra di voi ad essere in
benvenuto nel suo letto stanotte.”
Gli uomini all’interno della limousine si agitarono a disagio sui loro sedili. Asher gemette e scosse
la testa.
“Chi vogliamo prendere in giro? Veniamo tutti…. frustati.”
Richard si schiarì forte la gola. “Bene, io non lo sono e se dobbiamo andare, andiamo. Avrei proprio
voglia di birra ghiacciata ora.”
Jean-Claude gli sorrise con indulgenza. “E una doccia fredda, forse?” si voltò e guardò Micah.
“Vieni con noi. Approfitta di questa rara opportunità di indulgenza verso noi stessi che così
raramente abbiamo.”
Micah si morse il labbro indeciso.
Jason gli indicò il sedile posteriore della limousine. “Andiamo. C’è un sacco di spazio. Prometto di
riportarti a casa prima che la carrozza si trasformi in zucca,” lo incalzò.
Asher si mosse sull’altro lato del sedile per far spazio al Nimir-Raj. “Jason ci ha promesso una notte
senza legge. Vivi un po’, mon ami, mentre sei ancora vivo.”
Alla fine, Micah annuì. “Va bene. All’inferno,” acconsentì. “Lasciatemi solo mandare il mio
secondo a casa con la roba.” Quindi si voltò, attraversò a grandi passi la strada fino alla macchina
parcheggiata di fronte al lavasecco.
Quando ritornò alla limousine, Jason saltò fuori dal sedile del guidatore e aprì la porta per lui,
facendoli strada verso l’interno dell’auto. Il leopardo mannaro prese posto accanto ad Asher e si
appoggiò contro la lussuosa tappezzeria con un sospiro pago.
“Allora, dove andiamo?” chiese, sbirciando al di sopra della spalla di Jason che aveva ripreso il suo
ruolo di autista.
Tutti scrollarono le spalle, ma Jason sogghignò e si rimise in strada. “Non preoccuparti,” rassicurò i
suoi passeggeri ancora una volta. “Voi ragazzi amerete questo posto.”
11
Guardando fuori dal finestrino la grande tenda che sfavillava sgargiante sopra di loro, Jean-Claude
scosse la testa per la decima volta, completamente umiliato. Richard stava discutendo con Jason,
Asher stava disperatamente cercando di non ridere e Micah era raggomitolato accanto a lui,
rifiutandosi persino di riconoscere il fatto che si erano fermati dove si erano fermati.
“A cosa stavi pensando?” Richard rimproverò il membro del suo branco. “Questo posto è un
bordello.”
“Ma è una serata solo per noi ragazzi,” replicò Jason. “Guarda, potrebbe non sembrare un granché
da fuori, ma dentro è un locale di classe.”
“Quindi sei già stato qui?” chiese Micah al giovane lupo mannaro.
Jason annuì. “Oh si. È splendido.”
“Completamente nude, dal vivo e sul palcoscenico,” lesse Asher, sbirciando fuori dal finestrino al
di sopra della spalla di Micah. “Ragazze, ragazze, ragazze.”
“Non posso entrare,” sussurrò Jean-Claude. Guardò ancora in su al tendone illuminato e si fece
piccolo piccolo. “La stampa avrà una vera giornata campale se mi scoprono qui e Anita non mi
parlerà più per un anno. Cioè se sono fortunato e lei sarà comprensiva.”
Richard aggrottò le ciglia. “Primo, Anita non scoprirà mai che tu sei qui,” lo rassicurò. “E due,
anche nell’improbabile eventualità che lo scopra, tutto quello che devi fare è dirle la verità. I tuoi
fuorvianti ma devoti compagni ti hanno portato qui solo per divertirti. Lei capirà. L’amicizia e la
devozione sono cose che lei comprende appieno.”
Jean-Claude scrutò con curiosità l’Ulfric, colpito dalla sua scelta di parole. “Grazie, Richard,” disse
semplicemente. “Se questo improbabile evento dovesse accadere, terrò a mente il tuo consiglio.”
Tacque e scosse la testa per l’undicesima volta. “Non so. No. Non posso.”
Jason sospirò. “Rilassati. Questo è il motivo per cui ho suggerito un travestimento. Nessuno ti
riconoscerà. Non da lontano, comunque.”
Richard si sporse e diede una gomitata all’affranto vampiro. “Davvero, Jean-Claude, cos’è il peggio
che potrebbero dire? – allontanato dalla sua serva, il Master di St. Louis cerca una terapia con la lap
dance professionale.”
Micah lanciò uno sguardo al lupo mannaro e si accigliò. “Oh, potrebbero dire molto peggio di
questo. Se qualcuno lo riconoscesse…”
“Nessuno lo riconoscerà,” disse Asher, interrompendo il Nimir-Raj. “Questo non è esattamente
fuori mano come aveva affermato Jason, ma dubito che ci siano dei reporter dietro i cespugli che ci
aspettano per tenderci un’imboscata. Se ci comportiamo in modo naturale, chiunque ci vedrà
penserà semplicemente che siamo i tipici americani vigorosi che sono usciti per divertirsi.”
Jason annuì incoraggiante a Jean-Claude. “Hai detto che volevi toglierti dalla mente Anita. Bene,
eccoci. C’è una frotta di bellezze qui nelle quali puoi affondare i denti.” Tacque e si schiarì la gola,
cogliendo il gioco di parole. “Uh, solo per dire.”
Jean-Claude guardò con incredulità il giovane lupo mannaro.
“In che modo occhieggiare donne nude tutta la notte mi farà scordare Anita?” il vampiro disse
indignato. “Vedere una donna nuda mi fa pensare al sesso e dato che Anita è la sola persona sulla
faccia della terra con cui mi è permesso fare sesso, tendo a pensare a lei quando penso al sesso.”
Jason si accasciò sul sedile. “Bene, signori, in un modo o nell’altro, dobbiamo prendere una
decisione. Sto bloccando il traffico qui.”
Micah si alzò e guardò gli altri uno ad uno. “Io dico di andare.” Tutti lo fissarono sorpresi. Micah
sogghignò e si allungò verso lo sportello. “Vi farò vedere chi è quello che viene frustato.”
Richard fece un gran sorriso e annuì. Asher ridacchiò di gioia. Cercando di non sorridere, JeanClaude scosse infine le spalle, rassegnato.
Jason ululò e saltò fuori dal sedile del guidatore per aprire lo sportello ai suoi passeggeri. “Serata
fuori per i ragazzi! Serata fuori per i ragazzi!” scandì a voce alta mentre gli uomini uscivano dalla
limousine e si dirigevano verso lo strip club. “Vado a parcheggiare questa bambola,” aggiunse
Jason, ritornando in macchina. “Ci vediamo dentro.”
12
Asher e Micah si voltarono e fecero un cenno con la mano a Jason per fargli capire che lo avevano
sentito. Jean-Claude e Richard si guardarono in faccia, fecero simultaneamente un respiro profondo
in anticipazione e aprirono le pesanti doppie porte.
“Geez, se è buio qui dentro,” notò Richard, pagando i 30 $ del coperto e muovendosi per portarsi
accanto a Asher. “Per questo prezzo, è meglio che il palco sia ben illuminato.”
Musica a tutto volume rimbombava dietro un altro paio di doppie porte. Micah si spinse verso di
loro e le aprì appena per infilare la testa dentro la sala principale. Asher si avvicinò e si fermò
accanto a lui, scuotendo i capelli per sistemarseli attorno al viso per nascondere le cicatrici. Aprì un
altro po’ la porta così da poter guardare anche lui dentro. Richard camminò di fianco al vampiro
biondo cercando di vedere cosa li avesse tutti fatti immobilizzare.
Asher fece un debole fischio di apprezzamento attraverso i denti.
Il palco, una passerella rialzata con tre pali posti ad uguale distanza nel mezzo, correva per l’intera
lunghezza della sala principale, dividendo il pavimento in due diverse sezioni. Sembrava più una
passerella per sfilate di moda che un palco, ma permetteva a un maggior numero di clienti di stare
in prima fila a seconda di dove le donne in scena stessero danzando.
Bagnata da una brillante luce bianca, la donna nuda attualmente sulla passerella avvolse il suo corpo
agile ma formoso attorno ad uno dei tre pali e mosse i fianchi giù lungo il palo. I suoi movimenti
sfacciatamente sessuali ipnotizzavano gli uomini che la stavano guardando e lo sguardo negli occhi
di lei era bruciante e seducente. Si stava chiaramente divertendo, stuzzicando sfrontatamente gli
uomini più vicini a lei, ipnotizzandoli e rendendoli niente più che automi. Ovviamente, era molto
brava in quello che faceva.
“Quindi cosa ne pensate?” gridò improvvisamente Jason da dietro il gruppo di uomini accalcati
dietro la porta mezz’aperta, facendoli trasalire.
Fecero tutti un salto all’indietro colpevoli e lasciarono chiudere ancora la porta, voltandosi per
guardare il giovane lupo mannaro, ma poi tutti si misero a guardare alle sue spalle. Jason si voltò
rapidamente.
Di fronte a loro c’era una “dea” scarsamente vestita, alta e bella in modo abbagliante con lunghi
capelli biondi, grandi occhi color nocciola e labbra rosse e piene. Fece un sorriso disarmante e
incrociò le braccia al petto ampiamente dotato.
“Benvenuti da Diego,” mormorò con una pronuncia strascicata del sud. “Il mio nome è Ginny e
sono la vostra accompagnatrice per la serata.” I suoi occhi scivolarono lentamente su ognuno degli
uomini accalcati davanti a lei e sogghignò compiaciuta. “Come sono fortunata.” Si leccò le labbra e
aggrottò la fronte. “C’è qualche posto in particolare dove vi piacerebbe sedervi?”
Per un attimo, nessuno si mosse o disse nulla, poi, inaspettatamente, Asher fece un passo in avanti e
le porse un biglietto da 100 $.
“Forse, avete un tavolo in un piccolo angolo discreto e buio,” suggerì il vampiro. “Non troppo
lontano dal palco?”
Gli occhi di Ginny si serrarono su Asher mentre lei s’allungava a prendere i soldi nella sua mano.
Annuì leggermente, le labbra aperte per la sorpresa per la mancia che le veniva offerta.
“Sì,” sussurrò. “Tutto quello che desidera.”
Asher trattenne il suo sguardo e di proposito strofinò le punta delle dita sulla mano di lei mentre lei
prendeva i soldi da lui. L’accompagnatrice sbatté gli occhi e poi li chiuse. Il suo corpo tremò
delicatamente e lei piegò la testa all’indietro, emettendo un gemito basso e prolungato. Asher
sorrise e allungò il braccio per far scorrere le dita lungo la sua gola.
Jean-Claude sospirò. « Lasciala, mon ami, » disse con fermezza. “Stiamo cercando di non dare
nell’occhio stanotte, ricordi?”
Asher lo guardò in cagnesco. “Mi sto solo divertendo un po’, Jean-Claude. Ho raramente la
possibilità di toccare una donna coi miei poteri. Mi comporterò bene d’ora in poi, se insisti.”
13
“Insisto,” disse aspramente l’altro vampiro. “Non voglio che queste donne ci seguano a casa, Asher.
Conosci bene come me gli effetti che hanno i tuoi poteri sui mortali.”
Asher sospirò. “Oh, calmati,” rispose. “Non succederà niente di tutto questo. L’ho appena toccata.”
Liberò l’accompagnatrice ipnotizzata e arretrò.
Ginny batté le palpebre, la mano ancora tesa, afferrando strettamente il biglietto da 100 $. Sorrise in
modo ampio e fece un respiro profondo.
“Le mie scuse,” disse Asher, piegando la testa verso l’etraineuse in un leggero inchino. “Non
intendevo farti del male. Semplicemente non ho potuto resistere a una donna così affascinante e
seducente.” Le prese la mano, l’aprì e vi mise un altro biglietto.
Gli occhi di Ginny si spalancarono. “Non c’è nessun bisogno di scusarsi, tesoro,” sussurrò. “E’ stato
molto più dolce di un pizzicotto sul culo.” Lo guardò. “Mi sento quasi colpevole per averci preso
dei soldi. Quasi,” aggiunse facendogli allusiva l’occhiolino. Arretrò e indicò agli uomini di seguirla.
“Da questa parte, signori.”
Jason quasi inciampò su Micah cercando di aprirle la porta. L’aprì e la tenne aperta per lei,
sorridendo da un orecchio all’altro.
Ginny rise, gli diede benevola un buffetto sulla guancia e condusse gli uomini nella sala principale
fino ad un tavolo che si trovava a due file dal palco nell’angolo più lontano. Apparentemente, la
donna era appena entrata in scena. Era ancora completamente vestita, ma stava ballando in modo
piuttosto provocante attorno ad uno dei pali. Gli uomini la fissarono per alcuni secondi prima di
riunirsi attorno al tavolo per prendere posto.
“Ah, perfetto, Mademoiselle,” le disse Asher, esaminando il posto scelto.
“Prego,” rispose, mettendosi la mano sul cuore e sorridendogli adorante. “Ora, se c’è qualcosa che
posso fare te, fammelo sapere.”
Jean-Claude andò da lei e le diede un’altra mancia. “Grazie,” mormorò. “E, ancora, le nostre più
sincere scuse per la piccola impulsività del mio amico.”
Accettando il denaro, Ginny rise allegramente e guardò Jean-Claude con uno sguardo
d’apprezzamento. “Oh, ma voi siete tutti così belli.” Si accarezzò il petto alcune volte come se gli
uomini radunati davanti a lei le stessero facendo battere forte il cuore. “Ricordate, se c’è qualcosa di
cui avete bisogno, non esitate a chiedere. Lori starà la vostra cameriera per stanotte. Sarà qui fra
poco per prendere le ordinazioni.” Tacque e sorrise ancora ad Asher. “Cioè, se voi bevete.” Con
questo, si voltò e se ne andò.
Prendendo posto sul lato più lontano del tavolo, Richard incrociò le braccia di fronte a sé e si sporse
verso Asher, che gli sedeva di fronte.
“Grande,” borbottò Richard. « Ora pensa che siamo tutti vampiri.” Annuì indicando l’entraineuse
che si stava allontanando. “Cosa le hai fatto?”
Asher gettò uno sguardo di scusa a Jean-Claude che sedeva accanto a lui. Jean-Claude gli sorrise
rassicurante, poi si voltò verso Richard.
“L’ha toccata. Asher ha ragione. Quel tipo di potere non ha effetti durevoli. Non c’è niente di cui
preoccuparsi. Non avrei dovuto essere così brusco con lui.”
“Chi ha detto che ero preoccupato?” rispose Richard, guardando la donna ora nuda sul palco. “Ero
solo curioso.”
Jason, che era seduto accanto a Richard dall’altro lato di Jean-Claude, sogghignò e si sporse in
avanti.
“Sì, ma come, e soprattutto, dove, l’hai toccata?” chiese il giovane lupo mannaro. “Normalmente le
donne non reagiscono in questo modo quando qualcuno tocca loro la mano.”
Asher scosse la testa e sorrise. “Ti piacerebbe saperlo, piccolo lupo.”
“Non sapevo che potessi farlo,” commentò Micah, seduto alla sinistra di Asher accanto a Richard.
“Ma ho sentito delle cose su di te…”
Jean-Claude rise. « Sembra che tu ti stia facendo conoscere un’altra volta, Asher. Presto dovrai
respingerle con un bastone.”
14
Guardando la spogliarellista sul palco per alcuni momenti, Asher si appoggiò alla sedia. “Giusto.
Quello sarà un gran giorno. La mia reputazione non è mai stata così impressionante” mormorò,
piuttosto preoccupato.
Fece scorrere la mano attraverso i lunghi capelli, spingendoli abitualmente sul lato destro del viso.
Non sfuggì all’attenzione di Jean-Claude che lui aveva anche scelto per sedersi il lato più buio del
tavolo. Asher diventava sempre più sicuro ogni giorno che passava, ma abitudini vecchie di secoli
erano dure a morire.
“Non impressionante?” Jason disse improvvisamente a voce alta. “Diavolo, questo non è quello che
ho sentito.”
Tutti gli sguardi erano ora rivolti verso di lui.
“Oh, e con chi avresti parlato?” chiese Asher dubbioso.
Il lupo mannaro sogghignò. “Anita. Chi altro? Ha detto che sei incredibile a letto.”
Asher sbatté le palpebre stupito. “Incredibile? Lei ha detto questo?”
Jason annuì.
Jean-Claude si protese verso Asher e gli accarezzò i capelli. “Jason avrebbe potuto benissimo
parlare con me. Anch’io so, per averlo provato in prima persona, quanto tu sia incredibile a letto.”
Micah e Jason si guardarono divertiti. Richard scosse la testa e distolse lo sguardo, focalizzando la
sua attenzione sul palco mentre un’altra spogliarellista prendeva il posto di quella che se n’era
appena andata.
Però Asher non stava prestando alcuna attenzione ai licantropi o alla spogliarellista. Si voltò per
guardare Jean-Claude, piegandosi verso di lui, lo sguardo adorante che lo divorava.
“Fai meraviglie per il mio ego, mon ami,” tubò e depose un veloce bacio sulle labbra di JeanClaude.
Richard si schiarì la gola con tatto e alzò lo sguardo con un movimento esagerato. La cameriera era
apparsa e stava guardando gli uomini al tavolo in attesa.
Era giovane, appena ventenne, alta e piuttosto allampanata, ma estremamente – quasi
sospettosamente – ben dotata. Aveva lunghi capelli neri e occhi azzurri che sembravano brillare
anche nella semioscurità.
“Ciao. Il mio nome è Maureen. E sarò la vostra cameriera stanotte!” disse piuttosto
entusiasticamente.
Richard e Micah si scambiarono un’occhiata.
“Ci era stato detto che la nostra cameriera era Lori,” le disse Micah.
Maureen lanciò un veloce sorriso, piegandosi verso il tavolo, e mostrando ampiamente e
chiaramente l’incavo dei seni mentre metteva i tovagliolini da cocktail davanti a ciascuno degli
uomini.
“Lori ha perso a testa e croce,” spiegò Maureen. “Cosa desiderate?” Si raddrizzò e tirò fuori un
piccolo notes dalla tasca sul fianco sinistro e una matita da dietro l’orecchio.
“Cosa vuoi dire con ‘ha perso a testa o croce’?” chiese Richard.
Maureen si morse il labbro, togliendosi uno strato di rossetto rosa brillante nel processo. “Bè, vi
abbiamo guardato bene quando voi ragazzi siete entrati e Lori già aveva tre tavoli. Tutte noi ci
siamo azzuffate per decidere chi vi avrebbe servito, quindi Ginny ha suggerito di lanciare una
moneta e scommettere.” Tacque e sorrise ancora. “Ho vinto!”
“Bene, congratulazioni, Maureen,” disse Jason con un sorriso sornione. “Hai reso la mia notte
significativa dicendomi che delle donne si sono azzuffate per me per decidere chi doveva servirmi.
Cos’hai alla spina, amore?”
Maureen elencò obbediente la scelta di birre.
“Michelob,” le disse Jason.
« Heineken,» disse Richard.
„Guinness,“ ordinò Micah.
Maureen guardò Asher, ma il vampiro stava già scuotendo la testa.
“Niente per me, grazie.”
15
Maureen d’improvviso lo guardò solidale. “Sei l’autista per la serata? Ti posso portare una coca o
qualcosa di non alcolico, nel caso.”
Asher sogghignò. “No, ma grazie.” Rivolse lo sguardo verso Jason e aggrottò la fronte. Il giovane
lupo aggrottò le ciglia e scosse la testa, schiarendosi la gola per attirare l’attenzione di Maureen.
“D’accordo, cancella la Michelob,” disse Jason alla cameriera. “Sono io ‘l’autista designato’ e
quindi è meglio che mi porti una club soda.”
Maureen annuì e apportò i necessari cambiamenti sul suo notes, poi guardò Jean-Claude. La sua
bocca si spalancò quando lo fece e abbassò il notes, stringendolo forte al seno. Jean-Claude le parlò,
dicendole gentilmente che neanche lui beveva, ma la sua espressione leggermente atterrita tradiva il
fatto che lei non aveva sentito una parola di quello che gli aveva detto. Sembrava in trance.
Allarmato, Jean-Claude si allungò verso di lei e le diede un colpetto sul braccio. “Mademoiselle?
Mi sentite?”
“Dirò,” Maureen sospirò. “Hai una voce veramente, ma veramente bella.” Si fermò e raccolse un
sorriso piuttosto civettuolo. “Adoro il tuo accento. Scommetto che non sei originario di queste
parti.” Rise allegramente. “Certo che non lo sei! Dio, come sono stupida!” Arrossì graziosamente.
“Stai visitando la nostra bella città o sei qui per affari?”
Jean-Claude aggrottò la fronte. Aprì la bocca per rispondere, ripensò a ciò che stava per dire e poi
semplicemente offrì alla ragazza un sorriso disarmante.
“Sono solo in visita,” mentì.
“Mi dispiace,” annunciò Maureen con un pesante sospiro. “Hai detto che neanche tu non vuoi
niente? Oh, aspetta, tu sei quello della Michelob, giusto? Okay, sarò presto di ritorno. Con le vostre
birre.” Fece per andarsene, distogliendo lo sguardo dal vampiro. Si voltò bruscamente e fece un
gesto a Jason. “Cosa hai preso? Ci sono tre cose segnate per te.”
Jason si accigliò. “La club soda.” Indicò Micah. “Guinness per lui.” Poi Richard “Heineken.“
Maureen annuì. „Oh, giusto. Ce l’ho.” Ridacchiò fanciullescamente e corse via, sbirciando JeanClaude da dietro la spalle mentre se ne andava e quasi travolgendo uno dei tavoli vicini.
Micah, Asher e Jean-Claude cominciarono a ridere istericamente una volta che se n’era andata.
Jason scosse la testa e Richard roteò gli occhi.
“Oh, sì, un posto veramente di classe,” commentò Richard. “Non ho mai visto un servizio così.”
“In questo caso, vuoi dire che non c’è nessun servizio bar.”1 Scherzò Micah.
Jean-Claude tornò a sedersi. “Abbiate pietà della povera ragazza,” disse, gettando uno sguardo alla
donna sulla passerella davanti a lui. “Noi cinque assieme l’abbiamo sopraffatta. Penso che i
crescenti livelli di estrogeni nel suo corpo abbiano contribuito al deterioramento delle sue capacità
professionali.”
Guardando anche lui la spogliarellista, Richard scosse la testa. “No. Aveva occhi solo per te, JeanClaude. Non le importava niente di noi.”
Asher gettò uno sguardo al vampiro accanto a lui. “Stava bene finché non ti ha guardato,” disse
aggrottando le sopracciglia. “Le hai fatto qualcosa?”
Jason incrociò le braccia al petto fingendo di fare il broncio e si volse verso Richard. “Merda.
Perché noi non possiamo ipnotizzare le donne come loro?” Fece un brusco gesto verso Jean-Claude
Asher. “Non è giusto.”
“Perché noi non siamo vampiri” disse Richard a bassa voce.
Micah liquidò l’argomento con un gesto della mano. “Ogni uomo può affascinare una donna con
un po’ di esperienza e un sacco di spacconeria.”
“Per tua informazione,” protestò Jean-Claude, “non ho usato i miei poteri su di lei.”
“Come no!” esclamò sarcasticamente Jason, gli occhi che seguivano la spogliarellista lungo la
passerella.
“Sì, donne sconosciute semplicemente si beano alla luce della tua presenza, vero, Jean-Claude?”
aggiunse Richard.
1
N.d.T. il gioco di parole è intraducibile in italiano. Eccovi la versione originale: “The service is bar none I see.” “In
this case, bar none meaning there is no bar service.”
16
Jean-Claude fece un largo sorriso. “Non mi piace vantarmi… ma è vero.”
“Ne sei così maledettamente pieno,” lo prese in giro Asher.
Micah rise. “Niente poteri soprannaturali?” chiese. “Solo sex appeal, huh?”
Jean-Claude annuì. « Lo giuro, non l’ho ipnotizzata.”
“E’ come fargli scivolare un sonnifero nel drink,” continuò Richard, ignorando le proteste
d’innocenza del vampiro. “Non sanno attrarre le donne senza prima ‘drogarle’.”
Asher si sporse attraverso il tavolo. “Sembri un po’ geloso, mon ami.”
Il lupo mannaro lo guardò indignato con derisione. “Per niente.”
Distogliendo gli occhi dal palco, Jason sogghignò. “C’è una scommessa nell’aria.”
Congiungendo le mani davanti a lui sul tavolo, Asher sorrise. “Eccola. Pagherò a tutti da bere
stanotte, se riesci a fare venire qui al tavolo la prossima spogliarellista e a farti baciare da lei… sans
poteri soprannaturali.”
“Nessun problema,” disse Richard e sogghignò. “Ci sto, faccia zannuta.”
Alzando la mano, Micah si schiarì la gola. “Aspetta. Che cosa ottiene Asher se vince?”
Il vampiro biondo sbuffò e sistemò meglio la sedia per vedere meglio il palco. “Oh, per favore,”
affermò. “La mera soddisfazione di vedere il nostro presuntuoso Ulfric rimesso al suo posto sarà per
me una ricompensa sufficiente.”
Jason rise. “Oh, questa la devo vedere.” Indicò il palco illuminato. “Tenetevi pronti, ragazzi, eccola
che arriva.”
La canzone, ‘Like A Prayer’ di Madonna, iniziò a suonare in sottofondo e una donna vestita da
suora uscì sulla passerella.
Micah ridacchiò e diede una gomitata a Jean-Claude. “Attento. Se tira fuori un rosario, voi ragazzi
siete fritti,” li prese in giro.
Jean-Claude si allungò verso di lui. “In un certo qual modo, non penso che lei sia, come potremmo
definirla, il ‘tipo religioso’.”
Come per provare che il vampiro aveva ragione, la donna improvvisamente si strappò il velo dalla
testa mentre la musica esplodeva, liberando una cascata di capelli rosso fiamma. Mentre il ritmo
della canzone diventava più veloce, lei fece un salto atletico e tempestivo sul palo più vicino. Vi
ruotò attorno diverse volte: la lunga tonaca nera girava vorticosamente e fluidamente attorno a lei,
rivelando uno spacco fino alla vita nella gonna, che, a sua volta, mostrava le calze nere della donna,
giarrettiere di cuoio e tacchi a spillo da sette centimetri.
Un sospiro di apprezzamento collettivo sfuggì dalle labbra dei cinque uomini seduti al tavolo in
terza fila e tutti si sporsero inconsciamente un po’.
Jason fece un enorme sorriso. Mise il gomito sul tavolo e fece cadere la testa sulla mano. “Oh, sì,
baby, fallo, fallo,” incitò mentre la spogliarellista si apriva il davanti della tonaca.
Se la tolse e la gettò da parte con un abile gesto plateale, poi si fermò momentaneamente mentre il
ritmo della musica rallentava ancora, alzando le braccia e mettendole come se stesse pregando. Le
rimasero addosso solo lo stretto corsetto e il piccolo perizoma, entrambi di cuoio, come per
simboleggiare la sua caduta dalla grazia. Poi sorrise lascivamente mentre la musica riacquistava
ancora una volta velocità e scattò in una danza magnificamente coreografata. Sulla sua cintura
borchiata c’era un assortimento di manette d’argento e una frusta attorcigliata. Afferrò la frusta e la
fece schioccare mentre ballava facendo indietreggiare gli uomini della prima fila.
“Dolce fornicazione,” mormorò Asher, gli occhi che seguivano la donna lungo il palco.
“Peccaminosa,” disse Jean-Claude e schioccò la lingua.
“Guardala,” sospirò Micah. “Proprio… come una preghiera.”
“Lei è costruita come una preghiera,” aggiunse Jason. “Le mie, ad ogni modo.”
La spogliarellista ritornò con passi misurati all’inizio del palco, rivolgendo momentaneamente la
sua attenzione agli uomini sul lato opposto della passerella, muovendo i fianchi contro uno dei pali,
dando agli uomini sull’altro lato una vista piuttosto provocante del suo posteriore ben tonico.
17
Micah si voltò per dare una gomitata a Richard ma con la coda dell’occhio notò che stava scrivendo
qualcosa su uno dei tovagliolini. Non stava neanche guardando la spogliarellista. Poi Richard si
piegò in avanti e diede un colpetto sulla spalla di Asher.
Asher si voltò.
“Ho questo in tasca,” disse al vampiro. “Voglio vedere i soldi sul tavolo prima di fare la mia
mossa.”
Asher rise e scosse la testa, ma pescò alcuni biglietti e li gettò a Richard.
L’Ulfric aspettò che Asher si fosse voltato, poi prese i soldi dal tavolo con un veloce “Grazie!”
Micah osservò Richard mentre piegava accuratamente i soldi nel tovagliolino sul quale aveva
scritto.
“Cosa stai facendo?” chiese il leopardo mannaro, voltando la testa per gridare nell’orecchio di
Richard.
Richard di mise un dito sulle labbra e sorrise subdolamente.
Il rumore nel club era diventato assordante ora che la spogliarellista si stava lentamente slacciando
il corsetto. Le grida di incoraggiamento e i fischi che riempivano l’aria avevano quasi coperto la
musica rimbombante. La spogliarellista ballava lungo la passerella, volteggiando e girando attorno
ad ognuno dei pali in un’esibizione licenziosa.
Richard si alzò improvvisamente dalla sedia e si mosse lentamente verso il palco mentre la
spogliarellista si avvicinava. Lei lo vide e si diresse prontamente verso di lui, tenendo il passo a
tempo con la musica. Richard si fermò di fronte a lei e sollevò la mano, mostrandole i soldi. Lei
mosse i fianchi verso il basso finché questi ultimi furono a livello della mano tesa e rallentò i suoi
movimenti compiacente.
Il lupo mannaro poteva sentire le grida d’incitamento dei suoi compagni al tavolo. Con
determinazione, infilò il biglietto e i soldi sul davanti del perizoma della spogliarellista e si
allontanò in fretta dal palco.
La canzone finì e la spogliarellista fece un veloce inchino, poi saltò giù dal palco per applaudire
entusiasta mentre una altra ballerina prendeva il suo posto.
Richard ritornò al tavolo ai propri applausi e a molti colpi sulla schiena per congratularsi della sua
azione audace. In sua assenza le bevande erano arrivate e si lasciò cadere sulla sua sedia e prese il
bicchiere.
“Su i bicchieri, signori!” annunciò e rese onore al vampiro biondo. “Asher pagherà il conto!”
Anche Jason e Micah resero onore ad Asher, applaudendolo rumorosamente. “Qui! Qui!”
Asher si voltò a guardare Richard con un sorriso compiaciuto. “L’accordo era che tu la portassi qui,
mon ami, non che tu andassi da lei.”
Jean-Claude incrociò le braccia davanti a sé e si piegò in avanti.
“Hai un asso nella manica, Richard?” chiese, lanciandogli un’occhiata diffidente.
“Vedrai,” gli disse il lupo mannaro e sorrise.
“Su la testa, Asher,” disse improvvisamente Jason e sorrise in modo perfido. “Sembra che tu abbia
visite.”
Asher si girò lentamente e si ritrovò all’improvviso a livello del latteo incavo dei seni della
suora/dominatrice che aveva appena finito di ballare sul palco. Lei gli stava davanti in una corta
vestaglia nera di raso, i lunghi capelli rossi sciolti sulle spalle come un fiume di lava su un vulcano.
Era ancora ansante per lo spettacolo appena concluso e un leggero velo di sudore le bagnava la
frangia, ma fece un gran sorriso e rise allegramente all’espressione piuttosto allarmata del vampiro.
“Chi di voi è Asher?” chiese senza fiato.
Richard, Jean-Claude, Jason e Micah indicarono tutti simultaneamente il vampiro biondo.
“Oh bene,” sogghignò e si piegò. “Ho un messaggio per te, biondino.” Afferrò la testa di Asher con
le mani e rapidamente coprì la sua bocca con un bacio divorante.
Asher dovette afferrare le sue braccia per impedirle di rovesciarlo indietro sul tavolo. Alla fine si
ritrasse, leccandosi le labbra e facendo diversi profondi respiri.
18
“Questo è il tuo premio di consolazione. Mi è stato detto di dirti, hai perso. Presumo che sappia
cosa intendo. Io no.”
Asher annuì, ancora piuttosto stordito. “Sì, sì, lo so,” le disse e sparò a Richard un’occhiata
pungente.
Jean-Claude rise di gioia e applaudì la vittoria di Richard. Micah e Jason si unirono prontamente a
lui. Il re dei lupi si alzò in piedi e un cortese inchino.
La donna scosse le spalle, sorrise comprensiva ad Asher, poi si voltò per andarsene.
“Aspetta!” la fermò Asher. “Devo sapere. Come ti ha convinto a venire qui?”
La spogliarellista mise la mano nella tasca della vestaglia e tirò fuori il biglietto e i soldi che le
aveva dato Richard e li fece vedere ad Asher.
“I soldi fanno girare il mondo, biondino,” disse con un sorriso astuto e se ne andò via.
Asher fronteggiò Richard. “Quelli erano i miei soldi, vero?”
Richard rise. “Questo è il motivo per cui pensavo che fosse giusto che fossi tu ad avere il bacio. Hai
detto che tutto quello che dovevo fare era farla venire qui, ma non ha specificato come.”
Cercando di non sembrare arrabbiato, ma fallendo, Asher alla fine si arrese e sorrise. “Capisci, mon
ami, che questo prova soltanto che tu non sei meglio di noi. Solo che invece di ‘drogare’ le donne,
tu devi ‘corromperle’.”
“Ah, touché!” Jean-Claude lodò Asher, guardandolo con affetto segreto prima di voltarsi a guardare
il palco.
Era cominciata un’altra canzone e un’altra donna camminava ora impettita sulla passerella. Era un
tipo latino, con capelli neri lunghi fino alla vita, pelle color del miele e grandi occhi scuri. Ballava
energicamente sulla versione di Touch di Joan Jett e si era spogliata fino a restare solo con le calze
rosse. Quando aveva finito il suo numero, gli uomini nella stanza si agitavano a disagio nelle loro
sedie, allentandosi le cravatte e sbuffando nelle loro birre.
Il suo sex appeal non era sfuggito neanche ai tre licantropi e ai due vampiri. Dopo che se n’era
andata, si strinsero attorno al tavolo, fissando semplicemente la grana del legno del tavolo come se
stessero cercando una momentanea sospensione dall’implacabile assalto dei loro ormoni.
Alla fine, Jason tracannò il resto della sua club soda e si asciugò la bocca col dorso della mano.
“Mi sento svenire,” mormorò. “Penso di aver bisogno di bere qualcosa.”
“Penso che tu debba andarci piano con quel superalcolico, figliolo,” lo prese in giro Richard e prese
un lungo sorso della sua birra. “Per dio, non c’è niente come una birra ghiacciata in una calda notte
estiva.”
Asher gettò altri 50 $ sul tavolo. “Ecco. All’inferno. Compratevi un altro giro,” borbottò.
Micah sorrise e afferrò una delle banconote e la sventolò in aria per attirare l’attenzione della
cameriera. “Perbacco, ma come è generoso da parte tua.”
Maureen era davanti a loro in un battito di ciglia, sorridendo radiosamente agli uomini prima di
fissare lo sguardo su Jean-Claude.
“Vuoi un’altra Michelob, dolcezza?”
Tutti cominciarono a ridacchiare e all’improvviso Jean-Claude capì che stava parlando con lui. La
guardò e sorrise.
“Ah, no, Mademoiselle. Non per me, ma per i miei amici,” disse con un gesto.
“Sicuro?” chiese Maureen, il sorriso che appassiva leggermente.
Jean-Claude sospirò. « Oh… bene. Portami una Michelob. »
L’espressione di Maureen si animò e scrisse diligente l’ordine del vampiro sul suo notes.
“E un altro giro per il resto di noi,” aggiunse svelto Richard prima che lei se la svignasse ancora.
Asher iniziò a ridere. “Non sapevo che avessi sviluppato una predilezione per la birra chiara
fermentata, mon ami,” rivolgendosi a Jean-Claude.
“Non ho nessuna intenzione di berla,” rispose superfluo il Master, appoggiandosi allo schienale
della sedia. “Se lei non si fa viva con il resto delle bevande, voi tre potete dividere la mia.”
Jason sbatté giù sul tavolo il bicchiere vuoto per la frustrazione. “Dannazione, cosa non darei per
avere questo tipo di effetto sulle donne,” si lamentò.
19
“Non ricominciare,” lo avvertì Richard, agitando il dito contro di lui.
Asher allungò la mano e tirò scherzosamente la treccia di Jean-Claude. “Succedeva sempre così
ogni volta che andavamo da qualche parte insieme,” disse agli altri. “Tutte le cameriere e le donne
di servizio gli davano uno sguardo e s’innamoravano all’istante. Vedo che niente è cambiato.”
Jean-Claude lo scrutò attentamente. “Non farlo sembrare come se non ti prestassero alcuna
attenzione, Asher. Mi sembra di ricordare un’equa parte di ‘donne di servizio’ che soccombevano al
tuo fascino.”
Sorridendo allusivamente, Asher scosse le spalle. “Solo perché sapevano che pagavo bene per i loro
servigi.”
“Ho notato che dai buone mance,” commentò Micah.
“Le gratifiche che dava loro, comunque, non erano sempre monetarie,” insinuò Jean-Claude, dando
ad Asher una gomitata nelle costole.
Asher sollevò il mento e guardò arrogante l’altro vampiro dall’alto in basso. “Senti da che pulpito
viene la predica.”
Scuotendo la testa, Jason rise e si sporse in avanti e strinse fra le mani il bicchiere vuoto.
“Sheesh, le storie che voi due potreste raccontare,” disse piuttosto malinconico.
“Uno di voi due ha qualche idea di quanti amanti avete avuto nel corso dei secoli?” chiese Richard.
Jean-Claude e Asher si guardarono inespressivi. Poi Asher si voltò verso Richard e scosse le spalle.
“Ho smesso di contare molto tempo fa,” ammise.
“Non mi sono mai preso il disturbo di contarli,” aggiunse Jean-Claude. “A che scopo farlo?”
qualunque sia il totale, non mi sembra il modo giusto di misurare la virilità di un uomo.”
Micah sogghignò. “Parla come un vero gentiluomo.” Alzò il bicchiere e finì la sua birra, poi guardò
verso il palco. Diede un colpetto a Richard accanto a lui. “Hei, guardala.”
Tutti gli sguardi si concentrarono ora sul palco dove stava camminando un’altra donna. Prese posto,
appoggiandosi al palo più vicino. Indossava un lungo trench, cappello, guanti e occhiali scuri. Tutto
ciò che si vedeva del viso era la pelle pallida del suo mento spigoloso e sue labbra rosse e lucide.
Anche vestita, c’era qualcosa che teneva fissa l’attenzione in lei, che sembrava tenere gli uomini
nella stanza innaturalmente affascinati. Iniziò a muoversi non appena la canzone cominciò,
togliendosi uno dei guanti e gettandolo via. Scivolò attorno al palo con grazia e fluidità inumana,
inchiodando ulteriormente ogni uomo che la stava guardando.
Jean-Claude e Asher si scambiarono un’occhiata prima di tornare a guardare la spogliarellista. Il
potere che emanava da lei era inconfondibile.
“E’ un vampiro,” disse Asher a nessuno in particolare.
Jason si sporse in avanti e si strofinò le mani. “Questa deve essere brava.”
Micah fece un gesto verso di lei. “Questo spiega questa strana sensazione. Sta usando i suoi poteri
sul pubblico.”
“Chi è lei? La conosci?” chiese Jason ai vampiri.
Asher scosse la testa. “Non. È giovane, comunque. Sotto i sei mesi, direi.”
La spogliarellista si slacciò il cappotto e lo fece cadere a terra, rivelando una gonna molto corta e
una giacca. Afferrò un palo e vi volò senza sforzo attorno.
“E’ una dei tuoi?” chiese Micah a Jean-Claude.
Il Master annuì. “Apparentemente sì. È stato uno dei miei vampiri a crearla. Il suo potere mi suona
familiare quando tocco la sua mente.”
Intrigato, Jean-Claude si sporse leggermente in avanti e la chiamò. La sua chiamata sembrò
catturare immediatamente l’attenzione della donna. Si voltò di scatto e guardò direttamente verso di
lui, tornando indietro ballando verso di lui sulla passerella, ancheggiando e togliendosi la giacca nel
frattempo. Poi allungò le mani dietro di sé e tirò giù la zip della gonna. Facendola lentamente
scivolare giù dai fianchi, si piegò e dimenò il posteriore per gli uomini dall’altro lato della
passerella.
20
“Pensavo che il tendone dicesse ragazze VIVE, nude,”2 s’intromise Richard. “Se hanno un vampiro
sul libro paga, questa è pubblicità ingannevole.” Sogghignò mentre Asher si voltava e faceva una
smorfia.
La spogliarellista era ora rimasta solo con la biancheria. Il riflettore accentuava il pallore della sua
pelle facendola quasi brillare. Si tolse il cappello, facendolo roteare in modo esperto giù dal braccio
per poi prenderlo con l’altra mano. Il suoi capelli erano di un luminoso color rame, lisci – ma
pettinati disordinatamente attorno al viso. Sorrise lentamente, mostrando provocante le zanne, il che
fece incalzare con grida e urlare gli uomini del pubblico.
“Branco di necrofili,” mormorò Richard.
Asher guardò Jean-Claude.
“Turisti,” dissero insieme e cominciarono a ridere.
La spogliarellista riportò la sua attenzione su Jean-Claude. Gli fece un grazioso inchino, usando il
cappello con un esagerato svolazzo, prima di gettarglielo. Quando lui lo prese, lei sorrise e gli
mandò un bacio, poi si voltò e si piegò, dandogli la possibilità di vedere il suo sedere formoso e le
lunghe gambe vestite con calze a rete.
“Sei sicuro di non conoscerla?” chiese Jason a Jean-Claude. “Di sicuro lei si comporta come se ti
conoscesse.”
“Sta solo facendo il suo lavoro,” rispose Richard, incrociando le braccia al petto.
Jean-Claude si voltò e mise il cappello della spogliarellista in mezzo al tavolo. “Lei sa chi sono.”
“Quindi è ambiziosa,” suppose Micah. “Forse pensa che se ti adula, si accattiverà il tuo favore.
Essendo giovane, probabilmente vuole il potere. È un gioco di potere da parte sua.”
“Sì, se non sono i soldi, allora è il potere,” borbottò Richard e finì la sua birra.
“Più probabile che voglia infilarsi nelle sue mutande,” mormorò Asher e si abbassò velocemente
per evitare il prossimo pezzo di vestiario che la spogliarellista aveva lanciato a Jean-Claude.
Jason guardò in su giusto in tempo per ricevere in faccia il reggiseno della spogliarellista. Lo
sollevò e lo mise riverente accanto al cappello. “Sono d’accordo con Asher. Ti vuole.”
Jean-Claude rise e scosse la testa. “Sì. Bene. Sono già preso.”
“Forse non capisce che hai già la ragazza,” disse Micah, afferrando le mutandine che la
spogliarellista gli aveva lanciato. Aggiunse il capo alla pila crescente nel mezzo del tavolo.
Jason allungò il braccio e sollevò le mutandine dal loro nascondiglio e vi fece scorrere le dita
amorevolmente. Sogghignò e alzò lo sguardo, poi fece cadere le mutandine come se il pizzo gli
avesse bruciato le dita.
“Merda!” esclamò all’improvviso il lupo mannaro, gli occhi che si spalancavano per lo shock e lo
spavento. “Parlando di ragazze…”
Tutte le teste scattarono nella direzione che Jason stava indicando.
“Oh cazzo,” disse Asher, scuotendo la testa incredulo.
Richard quasi sputò la birra che stava bevendo.
Troppo scioccati per parlare, Jean-Claude e Micah fissavano semplicemente l’oscurità a bocca
aperta.
All’altro capo della stanza, davanti alle doppie porte, Anita e il sergente Zebrowski stavano
parlando con l’entraineuse, Ginny. Gli occhi di Anita erano fissi sulla donna ormai completamente
nuda sul palco.
“Pensavo che avessi detto che lavorava stanotte!” farfugliò Jason, prendendosela con Micah.
Il Nimir-Raj si leccò nervosamente le labbra. “Lei è al lavoro!” replicò. “E’ con quel detective! Non
penserai mica che sarebbe venuta qui di sua scelta, vero?”
“Devono stare indagando sul qualcosa qui,” suppose Asher, passandosi la mano sul viso per
l’esasperazione.
Richard scoppiò a ridere. “Di tutte le bettole di questo mondo, doveva proprio entrare nella mia,”
citò, facendo una cattiva imitazione di Humphrey Bogart. “Oh è assurdo! Ecco qua tutti i ragazzi di
2
N.d.T. ancora un gioco di parole intraducibile in italiano, basato sul doppio significato di ‘live’: dal vivo e, appunto
vivo. Il tendone al di fuori del locale diceva infatti ‘totally nude, live, and on-stage’.
21
Anita, pescati con le mani nel proverbiale vaso dei biscotti.” Rise più forte e allungo il braccio per
dare un colpetto a Jean-Claude. “E’ meglio che ti abitui alla cuccia in cui sei, amico, perché sarà la
tua casa per molto tempo, ora.”
“Non lasciamoci prendere dal panico,” consigliò a sangue freddo Asher, lanciando a Richard uno
sguardo ammonitore. “Nessuno è ancora stato sorpreso. Non credo che sappia che siamo qui.
Potremmo ancora riuscire a strisciare fuori di qui prima che si accorga di noi.”
Jean-Claude inghiottì il nodo che gli stringeva la gola. Improvvisamente indicò la lingerie sul tavolo
e praticamente ringhiò a Jason. “Fai qualcosa con quelli!”
Jason afferrò gli oggetti scartati dalla spogliarellista, li ficcò nel cappello e lo gettò sotto al tavolo.
“mi chiedo se ci sia una porta posteriore in questo posto,” sussurrò ad alta voce, passandosi una
mano fra i capelli, scompigliandoli tutti.
“Se ci muoviamo adesso, attireremmo sicuramente la sua attenzione,” disse Micah.
“Comportiamoci normalmente, guardiamo la ragazza e quando è ora, ce la filiamo di qui.”
Jean-Claude fece un profondo respiro per calmarsi e guardò Anita. Il cuore batteva nel petto, ma
questo non poteva essere attribuito completamente alla paura di essere sorpreso qui da lei. Vederla
gli faceva rimescolare il sangue. I suoi occhi scivolavano su di lei con desiderio, notando il modo in
cui i suoi lunghi cappelli neri cadevano in morbide onde sulle sue spalle, la piega elegante della
braccia, la pienezza dei fianchi e la curva dei seni sotto la camicetta. Voleva andare da lei e
prenderla tra le braccia e baciarla profondamente – gettarsi ai suoi piedi e implorare perdono per
l’insensibilità che aveva mostrato che aveva causato la spaccatura iniziale tra loro. Se fosse stato in
qualunque altro posto, l’avrebbe fatto. Ma ora, la sola speranza che aveva di essere mai perdonato
era scappare da lei prima che scoprisse la sua trasgressione.
Avendo finito la sua esibizione, la spogliarellista vampiro s’inchinò al pubblico e si tuffò tra le
tende del backstage mentre un’altra spogliarellista prendeva il suo posto sulla passerella.
Zebrowski e Anita si diressero all’improvviso verso di lei, correndo sui gradini che conducevano
sul palco e scomparendo dietro le tende.
“Guarda! È lei che stanno cercando,” affermò Asher, tirando in piedi Jean-Claude mentre si alzava.
“Ecco la nostra possibilità!” gridò Jason, saltando in piedi.
“Andiamo!” disse Richard, spingendo Micah. “Fuori!”
“Camminiamo come se nulla fosse,” ordinò Jean-Claude. “Non attiriamo l’attenzione.” Fece cenno
ai compagni e si voltò a guardare nelle direzione in cui era scomparsa Anita. Esitò un attimo, poi
sentì la mano di Asher sulla spalla.
“Vieni, mon ami,” disse dolcemente. “Dobbiamo andare adesso.”
Jean-Claude annuì, si avviò riluttante.
Ginny, l’entraineuse apparve all’improvviso davanti a loro, bloccandogli la strada.
“Ve ne andate di già?” Chiese. “Va tutto bene?”
“Va tutto bene, cherie,” sussurrò Asher. “E’ solo ora di andare per noi.” Le mise le mani sulle
braccia e la spostò.
Richard, Micah e Jason avevano raggiunto le doppie porte e guardavano dietro di loro ansiosi,
facendo loro cenno di proseguire.
Ginny si fece da parte, ma seguì Asher da vicino. “Oh, che peccato. Odio vedervi andare via. Se
aspettate qui, vi farò portare il conto da Maureen.”
Jean-Claude roteò gli occhi. “Per favore non chiamarla,” la pregò, sapendo che la cameriera li
avrebbe fatti ulteriormente ritardare.
Asher indicò il tavolo. “Non sarà necessario,” le disse. “Ci sono 56 $ sul tavolo. Ditele di tenere il
resto.”
Ginny sorrise allegramente. “E’ molto generoso da parte vostra. Spero che ritorniate molto presto.”
“Sì, promettiamo,” disse Asher annuendo. “Bonsoir, Mademoseille.” Si chinò e le diede un veloce
bacio sulla guancia, poi le sorrise. “Le mie scuse. Non ho potuto resistere.”
Ginny rise, poi si voltò bruscamente verso il palco mentre l’urlo di una donna coprì all’improvviso
la musica.
22
“Dov’è l’incendio?” mormorò e si diresse verso la fonte del suono.
La spogliarellista sul palco smise di ballare e si fermò alla fine della passerella confusa. Un altro
urlo e diversi colpi sordi riempirono l’aria e spinsero la donna a rientrare rapidamente tra la folla.
Asher e Jean-Claude si scambiarono una cauta occhiata e si diressero rapidamente verso l’uscita.
“Fermati o sparo!” risuonò la voce di Anita, tagliando il silenzio stupito che aveva preso i clienti del
night club.
Asher e Jean-Claude si fermarono sul posto, poi si voltarono lentamente.
Ma Anita non si stava rivolgendo a loro. Anita non era in vista. Tutto all’improvviso, la
spogliarellista vampiro ancora nuda spuntò strappando le tende del palco, gli occhi spalancati per la
paura. Fece un salto inumano dalla passerella sul pavimento senza rallentare o cambiare l’andatura.
Pochi attimi dopo, Anita e Zebrowski apparvero attraverso le tende del backstage lanciandosi
all’inseguimento in flagranza. Anche Anita saltò giù dal palco con una strana agilità che uno
normalmente non attribuirebbe ai semplici umani. A riprova di questo, anche Zebrowski saltò, ma
atterrò di schianto su uno dei tavoli, mettendo in fuga i clienti.
Con sgomento del vampiro, la spogliarellista in fuga si diresse dritta verso di loro, e con un
istrionico melodramma, si gettò ai piedi di Jean-Claude e gli strinse le gambe con le braccia.
“Master, salvami!” singhiozzò. “Abbi pietà di me, per favore! Pietà!”
Il cuore di Jean-Claude sprofondò. Sentiva i passi di Anita avvicinarsi e sapeva che evitarla non era
più un’opzione possibile. Rassegnato, alzò lentamente gli occhi per affrontarla.
Alla sua vista, Anita si agghiacciò e per un attimo brevissimo sembrò troppo stupita per muoversi.
Batté le palpebre come se non si fidasse veramente di ciò che i suoi occhi le stavano mostrando.
Comunque si riscosse preso e si diresse verso di lui con fermezza, tenendo la pistola puntata al
vampiro che piangeva ai suoi piedi.
“Brie Michaels, sei in arresto!” sibilò Anita, gli occhi stretti per la rabbia. “Perché non mi aiuti,
Jean-Claude?” guardò giù verso la donna stretta a lui, poi gli diede uno sguardo truce. “Ti è mai
venuto in mente di fare un tentativo di togliertela di dosso, di sembrare almeno un pochino
mortificato, o in qualche modo a disagio, considerando il fatto che c’è una donna nuda appiccicata
al tuo corpo e la tua ragazza è qui di fronte a te?” Anita lo fissò un altro po’, poi rivolse l’attenzione
di nuovo alla spogliarellista singhiozzante. “Allontanati da lui!”
Jean-Claude sentì le braccia delle donna stringersi ancora di più attorno a lui e sospirò. “Posso
chiederti di cosa è accusata?” chiese calmo.
Gli occhi di Anita sfrecciarono vero quelli di lui. Mentre lo faceva, vide gli uomini che gli erano
venuti accanto. Restò a bocca aperta e il viso impallidì dall’incredulità. Lentamente passò lo
sguardo da Asher a Micah a Richard e infine a Jason prima di riportare lo sguardo su Jean-Claude,
scuotendo la testa.
“Lei… lei è accusata di controllo mentale illegale,” balbettò Anita, ancora piuttosto sorpresa.
Ginny si avvicinò e guardò ansiosamente Anita.
“Cosa succede? Avete detto che volevate soltanto parlarle.” Prima che Anita potesse rispondere,
Ginny si rivolse a Jean-Claude. “Perché ti ha chiamato Master? Chi sei?”
Jean-Claude gettò uno sguardo all’entraineuse. “Io sono il suo Master.”
“Lui è il Master vampiro di St. Louis,” aggiunse Jason. “Lui è Jean-Claude. »
Gli occhi di Ginny si spalancarono e esaminò lentamente il Master vampiro. “Oh mio dio, sei tu!”
esclamò. “Sapevo che eri un vampiro ma non ho fatto due più due. Ora che so chi sei, è chiaro come
il sole. Ho sempre voluto incontrarti! Oh, aspetta che lo dica alle ragazze quando torno a casa che
sei venuto al mio club.”
Jean-Claude sorrise appena, sembrando tutto meno che contento.
“Non voleva essere riconosciuto,” disse Richard. “Questa era l’idea.”
Anita si schiarì la gola. “Naturalmente. Nessuno deve pensare che il oh-quanto-è-colto Master della
Città frequenti squallidi locali di strip, vero?” fece un passo in avanti, tenendo gli occhi su JeanClaude.
23
Ginny si accigliò e si allontanò da Anita. “Andrò a prendere una vestaglia per Brie,” si offrì e corse
via.
“Buona idea.” Le gridò dietro Anita.
Jean-Claude aprì la bocca per parlare, ma Zebrowski apparve all’improvviso accanto ad Anita,
pulendosi le mani su un tovagliolo. Scoppiò a ridere nel vedere l’inaspettata e improbabile
adunanza che stava di fronte a lui.
“Bè, che sia dannato!” disse e fece un gran sorriso. “Cosa abbiamo qui? Una serata fuori dei
ragazzi?”
Jason fece un passo avanti. “Sì. Serata fuori per i ragazzi.” Guardò verso Anita. “Questo è quello
che è.”
Anita lo guardò truce prima di tornare a fissare il suo sguardo su Jean-Claude.
“Allontanati dal sospetto, per favore, Jean-Claude,” borbottò. “Non costringermi ad arrestarti JeanClaude per intralcio alla giustizia. Lo farei. Ti giuro che lo farei.”
Un silenzio stupito cadde tra gli uomini. Si scambiarono uno sguardo d’intesa. Se Anita stava
minacciando di arrestare Jean-Claude, ovviamente era più arrabbiata con lui di quanto facesse
trapelare.
Jean-Claude si limitava a fissarla e poi alzò il mento in segno di sfida.
“Questo è uno dei miei vampiri. La mia gente. Ho il diritto di sapere di cosa è accusata.”
Anita fece un profondo, misurato respiro. “So che probabilmente difficile per te concentrarti ora
dato che tutto il sangue del cervello è ovviamente migrato a sud, ma cerca di fare attenzione, questa
volta. Lei è accusata di uso illegale del controllo mentale.”
“Non ti riferisci ai poteri che usa sul palco, vero?” disse Asher ad alta voce. “Non penso proprio
che una cosa come quella sia illegale.”
Anita si voltò lentamente per guardare il vampiro biondo. “Avete visto il suo numero? E usa poteri
mentali anche sul palco?” tacque e sorrise senza allegria. “Non stai aiutando Asher, quindi non
impicciarti, okay?”
Zebrowski si schiarì la gola pieno di tatto e fece un passo avanti. “Abbiamo ricevuto numerose
lamentele su Miss Michaels. Sembra che abbia preso l’abitudine di attirare uomini nel backstage
dopo lo spettacolo con proposta di fare sesso, e poi li attacca e cena invece.”
“E’ non consensuale, e contro la legge,” sottolineò Anita.
Facendo un profondo respiro, Jean-Claude scrutò il vampiro stretto a lui. “E’ vero?” le chiese.
Brie Micheals lo guardò e annuì esitante.
“Ma non sapevo di fare qualcosa di sbagliato,” disse e tirò su col naso, le lacrime che scorrevano sul
viso lasciando tracce nere di mascara sulle guance.
Jean-Claude allungò le braccia e la fece alzare. Scosse la testa per ammonirla, ma le asciugò
teneramente le lacrime dal viso col pollice.
“E’ sbagliato,” le disse. “E’ contro la legge e anch’io lo proibisco. Chiunque ti abbia creata, avrebbe
dovuto metterti in guardia contro queste cose. Non ti ritengo responsabile, ma il tuo creatore sarà
punito. Per ora, devi andare con la polizia, ma dopo il tuo rilascio, mi dovrai fare rapporto. Allora tu
ed io faremo una lunga chiacchierata.”
“Ecco qui, Brie, amore,” disse Ginny, avvicinandosi alla ragazza tenendo in mano una vestaglia. La
aiutò ad indossarla. “Non ti preoccupare. Tutto andrà bene.”
Brie Micheals guardò Anita diffidente. “Non verrò giustiziata?”
L’espressione di Anita si ammorbidì un po’. “No,” rassicurò il vampiro. “Ma probabilmente dovrai
passare un po’ di tempo in prigione e comparire davanti a un giudice.”
Zebrowski ammanettò Brie Micheals e l’allontanò da Ginny.
“Ora venga con me, miss Micheals,” cominciò. “Penso che lo sceriffo Blake voglia parlare a questi
gentiluomini per un po’. Andiamo a sederci in macchina dove potrà raccontarmi la sua versione
della storia.”
“No,” disse Anita, rinfoderando la pistola, “Non ho niente da dire a nessuno di loro. Andiamo e
basta.”
24
“Anita,” disse Richard, andando verso di lei e afferrandola per un braccio. “Non essere così dura.”
Liberando il braccio dalla presa di Richard, Anita lo colpì duramente nel mezzo del petto con
l’indice.
“Cerca di fermarmi ancora, Richard, e vedrai quanto so essere dura!” gli disse con acredine. Detto
questo, girò sui tacchi e se andò via seguendo Zebrowski.
“Anita! Aspetta!” la chiamò Micah facendo un passo avanti. “So che sei sconvolta, ma non ce n’è
nessun motivo. Non abbiamo fatto niente di sbagliato. Ti stai comportando come se ti avessimo
ingannato o tradito in qualche modo. Niente può essere più lontano dalla verità.”
“Davvero?” disse Anita, fingendo sorpresa. “Dio, questo mi fa sentire meglio.” Gli voltò le spalle e
continuò ad andare verso l’uscita. “Vai all’inferno,” aggiunse e sbatté le doppie porte, facendole
sbattere violentemente contro il muro mentre le oltrepassava, scomparendo poi nel foyer buio.
Jason andò verso Micah e gli mise un braccio su una spalla. “Ah, benvenuto a cuccia, amico mio.”
“Oramai più che una cuccia è diventato un hotel,” disse Richard e sospirò. “E tutti abbiamo delle
prenotazioni. Non parlerà a nessuno di noi per lungo tempo.”
Jean-Claude si mise le mani sui fianchi, fissando inespressivo le doppie porte, pensieroso. Infine,
fece un profondo respiro e scrutò Asher.
Il vampiro biondo gli sorrise complice e annuì incoraggiante.
“Vai. Ti aspetteremo qui. Se a questo punto c’è qualcuno che può salvare i nostri culi collettivi
quello sei tu, mon ami.”
“Vai?” chiese Jason, andando accanto a lui. “Andare dove?”
Jean-Claude piegò la testa in direzione dell’uscita. “Ho deciso di seguire il tuo consiglio, mio lupo,”
disse con un veloce sorriso. “Augurami buona fortuna.” Si diresse verso le porte.
“Consiglio? Il mio consiglio?” Jason si voltò verso Asher con espressione leggermente spaventata.
“Che consiglio? Di cosa sta parlando?”
“Credo che si riferisse al consiglio che gli hai dato riguardo Valentina,” rispose Asher calmo con un
gesto della mano per porre fine alla questione.
Gli occhi di Jason si spalancarono. “Oh mio dio. Lui non starà… per mettersela sulle ginocchia,
vero?” il giovane lupo mannaro si ritrasse sembrando ora davvero ammalato.
“Ha funzionato piuttosto bene ne ‘La Bisbetica Domata’,” affermò Asher e sogghignò sornione.
Micah e Richard passarono lo sguardo da Asher a Jean-Claude, confusi. Jean-Claude allungò il
braccio e mise la mano sulla spalla di Richard.
“Non ho dimenticato ciò che hai detto prima,” disse. “Nell’improbabile evento…”
Richard rise di cuore, interrompendolo. “Improbabile, sì, l’ho detto vero? Bene, qualunque cosa
faccia, buona fortuna.”
Jean-Claude gli sorrise con calore, gli diede un colpetto sulla spalla e si diresse fuori a grandi passi
per andare a cercare la sua fidanzata arrabbiata.
“Sì, buona fortuna,” Jason gli gridò dietro, avvilito. “E’ stato bello conoscerti!”
Zebrowski era già in macchina con Brie Michaels al sicuro sul sedile posteriore. Anita aveva
allungato la mano verso la maniglia della portiera quando sentì la voce di Jean-Claude dietro di sé.
“Non andartene così,” disse dolcemente il vampiro.
Voltandosi rapidamente, Anita si allontanò con forza da lui. “Toccami con un dito, Jean-Claude, e
te lo strappo!” disse agitata.
Jean-Claude alzò le mani per mostrarle che non aveva nessuna intenzione di toccarla. “Ti chiedo
solo di ascoltarmi fino alla fine.”
Anita scosse la testa “Fottiti.”
Sospirando esasperato, Jean-Claude distolte momentaneamente lo sguardo da Anita per raccogliere
la sua risoluzione. Incrociò le braccia al petto e si appoggiò alla portiera della macchina,
impedendole di entrare.
25
“Dimmi la verità, Anita,” cominciò, la voce profonda e melodiosa conteneva una punta
d’irritazione. “Perché sei così arrabbiata? È gelosia? O forse è lo shock di scoprire che i tuoi uomini
posseggono un osso indipendente all’interno dei loro corpi?”
Anita squadrò il vampiro con occhi di fuoco. “Per tua informazione, non me ne potrebbe importare
di meno di come ve la spassate nel vostro tempo libero.”
“Rispondi alla mia domanda,” le ordinò Jean-Claude.
Il suo tono sembrò cogliere di sorpresa Anita. Distolse velocemente lo sguardo e piegò la testa.
“Solo… lasciami in pace, Jean-Claude. Spostati e lasciami in pace.”
Il vampiro Master non si mosse. Anita imprecò sottovoce e andò all’altro lato dell’auto. Spalancò la
portiera del lato del guidatore e fece un gesto secco a Zebrowski.
“Spostati, sto partendo!”
Jean-Claude le fu accanto in un momento, strappandole la portiera dalle mani e chiudendola prima
che potesse entrare in macchina. La strappò fisicamente via dal veicolo e la fece voltare per poterla
guardare in faccia. Ruotò il braccio per colpirlo, costringendolo a piegarsi per evitare di essere
colpito sulla bocca dal suo pugno. Lo mancò di poco, ruotando su sé stessa a causa della forza che
aveva messo nel pugno e quasi cadde. Jean-Claude l’afferrò e la rimise in piedi tirandosela contro di
sé, bloccandole le braccia ai fianchi.
Cominciò a prenderlo a calci negli stinchi, lottando spasmodicamente fra le sue braccia. Lui le
ringhiò nell’orecchio e rafforzò la sua presa su di lei, trascinandola di nuovo verso l’auto e
spingendola contro.
“Mi fai male!” la rimproverò, inchiodandola sul cofano dell’auto col peso del suo corpo.
“Bene!” rispose Anita, ancora lottando. “Ti avviso. Faresti meglio a lasciarmi andare, Jean-Claude.”
“Non credo proprio che ora tu sia nella posizione di costituire una minaccia per me, ma petite,” le
disse il vampiro, torcendole le braccia dietro la schiena e stringendole assieme i polsi con la mano.
La guardò piegata sulla macchina – era così provocante, il suo bel sedere rotondo così vulnerabile,
una vera tentazione. Jean-Claude si leccò le labbra. “Ma sei in una posizione eccellente per sentire il
peso della mia mano mentre amministra una punizione corporale basilare sul tuo dolce derrière se
non ti comporti bene.”
Anita smise immediatamente di lottare. “Non oseresti,” disse, senza fiato.
“Oh, non oserei?” rispose Jean-Claude. “La mia pazienza ha raggiunto il limite. Non so più cosa
fare con te e sono più che deciso a fare qualsiasi cosa che c’è da fare per far sì che tu mi presti
attenzione.” Tacque e poi fece un profondo respiro. “Ora, mi faresti il favore di calmarti così che
possiamo discutere come due adulti razionali? Dimmi cosa c’è che non va.”
“In ME?” sibilò Anita. “Come osi insinuare che è tutta colpa mia?”
Jean-Claude sospirò. « Non ho insinuato niente di tutto questo. È solo che tu stai gonfiando la cosa
fuori ogni misura e voglio sapere perché.”
“Ti pesco in un night club sconcio per soli adulti e hai il coraggio di dirmi che sto esagerando?!”
gridò Anita. “Bè, scusami” a cosa stavo pensando? Dopo tutto, gli uomini sono uomini.”
“Devo essere punito solo per essere stato lì? Le chiese Jean-Claude. « Dimmi cosa pensi che io
abbia fatto di così sbagliato! Fammi capire, Anita. Come posso conoscere i miei limiti se tu non mi
parli?”
“Non sono dell’umore, dannazione!” disse Anita con voce sorda. “Lasciami andare!”
Il vampiro scosse la testa. “No, per una volta non ti lascerò fare a modo tuo. Non sgattaiolerò in un
angolo in attesa della tua assoluzione. Per una volta mi farò ascoltare prima che tu mi giudichi.”
“Non c’è niente, assolutamente niente che tu possa dire che io voglia ascoltare,” scattò Anita
arrabbiata, ma girò la testa dal vampiro e tirò su piano col naso.
Il cuore stretto all’inaspettato suono della sua tristezza, Jean-Claude si allungò verso Anita
teneramente le scostò i capelli dal volto e le accarezzò la guancia per calmarla.
“Allora sarò io ad ascoltarti,” le disse dolcemente. “Dimmi cosa c’è che non va, Anita. Non penso
che tu sia veramente arrabbiata, sei ferita e triste. Perché? Dimmelo, per favore.”
Anita tirò ancora su col naso. “No,” sussurrò.
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Sospirando, Jean-Claude si raddrizzò, portando con sé Anita. La prese fra le braccia e la tenne
stretta mentre si accasciava avvilita contro il suo petto.
“Ma petite, per favore dimmi cosa c’è.” Strofinò col naso i suoi capelli e le passò le mani
lentamente sulla schiena, depositando baci leggeri come piume sulla sua testa.
Anita si rannicchiò ancora più vicino a Jean-Claude e fece un respiro profondo. Alla fine, alzò lo
sguardo e una singola lacrima si spandette dai suoi occhi e rotolò giù per suo viso.
Jean-Claude abbassò indeciso la testa, non sicuro che avesse raggiunto il punto in cui gli avrebbe
permesso di baciarla, ma quando non si ritrasse, premette le sue labbra sull’occhio pieno di lacrime
e percorse l’umida traccia sulla sua pelle.
La sentì tremare tra le sue braccia. Incoraggiato, coprì la bocca di lei con la sua in un tenero
indugiante abbraccio.
Arrendendosi al bacio, Anita avvolse le braccia attorno alla vita del vampiro e s’appoggiò a lui,
emettendo un debole mugolio.
Dopo un po’, Jean-Claude si allontanò dalla sua bocca.”Perché stai piangendo, ma petite?” le
sussurrò contro le labbra.
Anita si ritrasse un altro po’. “Non sto piangendo,” gli disse e tirò su forte col naso.
“Certo,” ne convenne Jean-Claude. “Ma sei turbata.”
“Sì, sono turbata,” confessò e si liberò dall’abbraccio. “Penso di averne il diritto. Qualsiasi donna
sarebbe turbata nello scoprire il suo ragazzo, scusa, i suoi ragazzi, in un posto come quello.” Si
voltò e fece un brusco gesto in direzione del tendone dello strip club. “Le donne tendono a pensare
che, quando i loro mariti o amanti scovano questo tipo di intrattenimento, lo stanno facendo perché
non sono certo eccitati al pensiero di ciò che li aspetta a casa.” Anita fece una pausa e guardò JeanClaude e poi aggrottò le ciglia. “Sai, ad un certo punto della nostra relazione, non avrei battuto
ciglio a vederti in un locale di strip. Ma ora, è diverso tra di noi e pensavo che fossi al di sopra di
questo tipo di cosa. Mi fa male perché mi fa pensare che non sono più abbastanza per te. Non sono
abbastanza bella o sexy per te.”
“Anita,” disse Jean-Claude, l’espressione incredula che tradiva quanto fosse scioccato di sentire una
cosa del genere da lei. “Non ti ho mai, mai dato motivo di dubitare di ciò che significhi per me. Non
puoi startene lì e dirmi convinta che tu non mi soddisfi in ogni modo in cui una donna può
soddisfare una donna.”
Anita alzò la mano per fermare le sue proteste. “Non posso farne a meno,” gli disse dolcemente.
“Cerca di vederla dal mio punto di vista. Eccomi qui, a casa, col muso lungo a causa della nostra
ultima lite – sentendomi dispiaciuta per me stessa, sentendomi infantile ed egoista e vergognandomi
per averti trattato nel modo che ho fatto. All’improvviso, tu e il resto dei ragazzi siete in giro per la
città, sbavando dietro donne sconosciute come se non ve ne fregasse niente. Come se a te non
importasse.” Anita piegò la testa e distolse lo sguardo dal vampiro. “No, non è la tua indipendenza
che mi sciocca. È la tua apatia.”
Jean-Claude le andò ancora più vicino. “M’importa, ma petite. Sapendo che eri infelice a causa mia,
ero di cattivo umore – puoi chiedere ad Asher. Mi sei mancata terribilmente. Nei giorni scorsi era
molto spiacevole avermi vicino. Puoi domandare a chiunque. Così Asher ha avuto pietà di me e ha
suggerito che uscissimo.”
Anita aggrottò la fronte. “Oh. Quindi è stato Asher a portarti qui?”
Jean-Claude trasalì. « Non importa di chi sia stata l’idea. Nessuno mi ha costretto a entrare. Il punto
è che il loro intento era ammirevole.” Fece una pausa e fissò il night club. “Sono miei amici, ma
petite. Stavano solo cercando di tirarmi su il morale. E io ero felice, ma più per il cameratismo che
abbiamo condiviso che per il resto.”
Anita si voltò per guardarlo. Jean-Claude allungò il braccio e prese il suo mento fra le mani.
“Avrebbe fatto lo stesso per te. Ti adorano.”
Afferrando il polso di Jean-Claude, Anita guardò nei suoi occhi e fece scivolare la mano sul suo
braccio nudo. Sorrise, un po’ riluttante, e si strinse contro di lui.
27
“Lo so,” ammise. “Hai ragione. L’avrebbero fatto.” Iniziò a ridere allegramente, chiaramente
immaginando che tipo di serata sarebbe stata.
Gli occhi di Anita cominciarono a vagare sull’A-shirt che indossava Jean-Claude e il suo sorriso si
allargò. Allungò il braccio e toccò la treccia, sollevandola sopra la spalla e drappeggiandola sul suo
petto.
“Non ti ho mai visto vestito così,” gli disse in tono calmo. “Anch’io ti avevo riconosciuto a
malapena ad una prima occhiata.”
Jean-Claude sorrise. « Ti piace ? »
Anita ci pensò per un attimo poi annuì.
“Sì. È sexy.”
Jean-Claude aggrottò la fronte. « Sexy ? »
Anita annuì, poi scrollò le spalle. “Non esserne così sorpreso. Sai bene quanto me che tu riusciresti
a far sembrare sexy anche un sacco di iuta.”
Si alzò sulla punta dei piedi per baciarlo, avvolgendo le braccia attorno al suo collo e premendo
forte il suo corpo contro di lui.
Il vampiro si prestò gentilmente piegandosi verso di lei e incrociando le braccia dietro la sua
schiena. Lui voltò la testa, affondando le sue labbra in quelle di lei e aprendo la bocca per prendere
la sua calda lingua dentro di sé. Avrebbe dato qualsiasi cosa per essere con lei in un posto un po’
più intimo. Ogni volta che lo baciava così, di solito significava che voleva entrare ancora più in
intimità con lui.
Ma le cose stavano diversamente: Jean-Claude era più che consapevole della presenza di Zebrowski
e Brie Michaels che li stava guardando dal finestrino, così come dei quattro uomini preoccupati che
sbirciavano delle porte del night club. Si allontanò riluttante da Anita e sospirò tristemente.
Zebrowski colse l’opportunità che gli veniva data e uscì dalla macchina schiarendosi forte la gola.
“Sono così felice di vedere che voi due piccioncini vi siate baciati e abbiate fatto pace e so che non
c’è niente di meglio di un lieto fine, ma qui abbiamo un criminale citare in giudizio, Blake,”
borbottò il sergente.
Anita sospirò profondamente e fece un passo indietro, rubando piccoli baci mentre si allontanava.
“Devo andare,” gli disse. Si allungò e fece scorrere il dorso della mano lungo il suo viso. “Posso
chiamarti più tardi?”
Jean-Claude annuì. « Oui, » rispose ansante. Si fece da parte e l’accompagnò attorno all’auto al lato
del passeggero, aprendole la portiera. “Non vedo l’ora.”
Zebrowski ridacchiò. “Sai, devo farti i complimenti, Jean-Claude. Forse puoi darmi alcuni
suggerimenti quando sono nei guai con mia moglie. Il modo in cui hai ti sei comportato con Blake,
mi ha fatto volare via.” Fece una pausa e abbassò la voce. “Hei, dì qualcosa. Sul serio Blake russa?”
“Zebrowski,” ringhiò Anita, entrando in macchina. “La criminale, ricordi?”
Jean-Claude rise allegramente e scosse la testa. “No. Dorme come un angioletto,” disse al sergente.
Guardò Anita e sorrise.
“L’avevo immaginato che avresti ritrattato ora,” disse Zebrowski, roteando gli occhi per
l’esasperazione e tornando a sedersi al posto di guida. “Non posso dire di biasimarti.”
Jean-Claude chiuse la portiera e si abbassò per sbirciare Anita dal finestrino. Indicò il vampiro
seduto dietro.
“Vacci piano con lei, ma petite,” sussurrò nell’orecchio di Anita. “E’ molto giovane. Non sapeva.”
Anita annuì e strinse la mano di Jean-Claude. “Non ti preoccupare. Mi prenderò cura di lei,”
mormorò.
Si baciarono ancora con tenera, languida passione finché Zebrowski avviò la macchina. JeanClaude si raddrizzò e arretrò.
L’auto si staccò dal marciapiede e Anita lasciò la mano di Jean-Claude e gli soffiò un bacio. Il
vampiro sorrise e la guardò andare via, incrociando le braccia al petto, appagato. Poi si voltò
lentamente e guardò i quattro uomini alla porta.
“Potete uscire ora,” li chiamò. “E’ sicuro.”
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Asher scivolò fuori per primo e si avvicinò a Jean-Claude scuotendo la testa. “E’ stata vera poesia,
mon ami.”
“Così si fa,” si congratulò Jason, battendogli vigorosamente la mano sulla schiena. “Jean-Claude! Il
mio uomo!”
“Penso che siamo tutti abbastanza impressionati,” s’intromise Micah. Richard annuì.
“Tutto è bene ciò che finisce bene, immagino,” disse l’Ulfric. “Ma giusto per essere sicuri, meglio
???”
Tutti annuirono in accordo e scesero prontamente dal marciapiede per attraversare la strada dove era
parcheggiata la limousine.
“Vero,” disse Asher tranquillo.”Non vorrei tentare il fato venendo ancora qui, ma, devo dire, non
sarei contrario ad uscire tutti insieme ancora.”
“E’ stato… illuminante,” ammise Jean-Claude. “E arricchente.”
Jason sogghignò. “Sapete, dovremmo davvero farlo più spesso,” aggiunse. “Dovete ammetterlo, ce
la siamo spassata da matti.”
Piuttosto riluttanti, tutti scossero le spalle e annuirono.
“Solo, la prossima, volta, fate scegliere a me o a Micah il posto,” borbottò Richard.
Micah si avvicinò a Jean-Claude. “Forse, la prossima volta, andremo fuori città, solo per essere più
sicuri.”
Jean-Claude sorrise e gli mise il braccio attorno alla spalla.
La prossima volta, avevano detto i suoi amici. Quindi ci sarebbe stata una prossima volta. L’idea gli
piacque, ma sperava con tutto il cuore le circostanze per un’altra serata fuori tutti assieme sarebbero
state diverse. Per una volta, che ci stia qualcun altro a cuccia.
END
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