L`incontro. - RobertoGassi.it

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L`incontro. - RobertoGassi.it
L’incontro.
(racconto da playa)
Sabbia immobile.
Nitido
il
ricordo
del
male
che
ci
siamo
procurato.
Non
dimentichiamo, ne portiamo i segni, tutti visibili.
Mi aspetto il vento all’improvviso e invece niente.
Aria immobile.
Mi aspetto un repentino movimento di nuvole che renda il cielo
cupo e lo oscuri, un’avvisaglia su quel che sta per accadere,
invece niente.
Cielo limpido e immobile.
Mi aspetto uno tzunami che travolga la spiaggia e l’entro terra
tutto
fino
alle
campagne,
spazzando
via
l’intero
paese
e
le
masserie, ma nulla.
Mare liscio e immobile.
Una pavimento d’acqua in linea con l’orizzonte e la terra. La
quiete del silenzio, il respiro lento dei miei amici stesi sui
loro teli, alcuni sprofondati nella sabbia.
Mi
aspetto
una
nave
di
contrabbandieri
che
cerca
d’approdare
seguita dalla guardia costiera che li mitraglia per fermarli.
Mi aspetto un barcone di profughi che cerca di raggiungere la riva
e l’esercito che invade la spiaggia per accoglierli.
Mi aspetto l’imprevisto, il terremoto che ti impedisca di arrivare
a me, un qualcosa che si frapponga fra noi rendendo impossibile
l’incontro.
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Mi volto e sei qui dietro di me. Faccio finta di niente e mi
ripiego sul mio telo. Un mio amico ritorna dal mare e ti ci
scontri. Ti saluta e tu ricambi. Gli chiedi di me e lui mi indica.
Tu mi chiami e mi scopri. Mi alzo per salutarti e risponderti. Mi
dici che avresti voluto chiamarmi, ma per mesi non l’ho hai fatto.
Mi racconti di te anche se non ti ho chiesto niente. Continui e
fai battute, e ridi, senza accorgerti del mio imbarazzo, del mio
viso smunto, della mia voce senza ritmo. Ti lascio fare e dire
cose inutili, frasi sterili, una storia che non m’interessa. Sono
indifferente alla tua vita, a quello che ti capita e che per il
mondo comporta.
Parole
sprecate
hai
pronunciato
solo
per
una
questione
di
circostanza, per non essere ineducata, perché in fondo si fa così,
perché queste sono le buone maniere.
Resto nella mia indifferenza, ti guardo escludendo il suono. Non
hai
volume.
Sei
solo
un
immagine
sbiadita,
un
ricordo
vivo
a
volte, ma fai meno male. La lama non sa più penetrare a fondo.
Vuoi che ti racconti il mio mondo?
A che servirebbe?
A fare una cortese conversazione?
Grazie tante ma faccio senza, il silenzio è la mia risposta alla
tua ostinata facciata di gradevolezza.
S’alza una brezza che increspa lievemente il mare. Cerco ancora
all’orizzonte
una
nave
di
pirati,
bagnanti
sotto
l’attacco
di
squali affamati, serpenti marini. Tarantole giganti che spuntino
da sotto la sabbia.
Tutto è immobile e certo.
Tu
sei
qui
davanti
a
me
e
non
molli
un
secondo,
non
un’improvvisazione che tradisca il copione. Hai qualche problema
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di dizione, ma come si dice, l’imperfezione rende più elegante
l’abito.
Ora, per completare l’opera, passi a chiacchierare con
la mia
amica. Le racconti le stesse cose coinvolgendomi con lo sguardo di
tanto in tanto. Lei ti ascolta e ti sorride, ma con un’espressione
incerta perché si domanda cosa vuoi da lei.
C’è un poi?
Dovrà ricambiare il tuo riassunto di vita con il suo o ti è
bastato che ascoltasse?
Spero ancora in un fulmine che ti colga, che lo starnuto del mio
amico
generi
vendicativo
costume
un
nascosto
pieno
scivolando
tornado
di
sulle
che
nella
dinamite.
onde
a
ti
travolga,
sabbia,
Una
mille
che
balena
miglia
o
in
un
salti
fuori
ubriaca
che
all’ora
tuo
ora,
ti
dritta
ex
col
stenda
sulla
spiaggia. Un sortilegio che renda mobili le sabbie sotto i tuoi
piedi mandandoti giù.
Il momento del commiato.
Ci
salutiamo
con
rispetto,
come
due
cari
colleghi
che
hanno
condiviso un progetto di lavoro, indipendentemente dall’esito, con
gratitudine
per
la
reciproca
collaborazione.
Come
si
saluta
l’inquilino del piano di sotto quando lo s’incontra in ascensore o
nel portone mentre uno rincasa e l’altro va fuori, o viceversa.
Come un rivale politico di cui non si condividono le idee ma non
si escludono cambiamenti di pensiero. Come uno che hai conosciuto
la sera prima e non sai se domani sarà ancora nella tua vita a
dividere minuti e ore con te. Uno dei tanti nonostante il passato
condiviso, quello che ci si è preso e quello che ci si è dato,
rubato, di cui ci si è privati.
La lama non riesce a scalfire. Una leggera puntura d’insetto. Un
fastidio. Sopportabile.
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Sabbia immobile.
Sole barocco.
Ti vedo allontanarti indenne, ma ho fiducia nel fato e in quelle
gobbe
che
si
muovono
nella
sabbia.
Qualcosa
striscia
silente.
Spunta un’enorme testa di serpente alle tue spalle.
Gnam!
Non sei più niente. Solo orme sulla sabbia fino alla prossima
folata di vento.
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