Geografia e qualità della vita
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Geografia e qualità della vita
1 Società Geografica Italiana Associazione Italiana Insegnanti di Geografia Associazione dei Geografi Italiani Centro Italiano per gli Studi Storico-Geografici Società di Studi Geografici di Firenze La geografia per l’ ambiente e la salute Camera dei Deputati – Roma, 30 Aprile 2010 GIACOMO CORNA PELLEGRINI [email protected] Geografia e qualità della vita Qualità della vita significa essenzialmente benessere della popolazione di un certo territorio: con ciò non si intendono soltanto le sue condizioni economiche, ma anche quelle della propria personale sicurezza, libertà e possibilità di espressione umana nel presente, con prevedibile loro continuità anche per le generazioni future. Insomma, la qualità della vita è molto vicina ai concetti di felicità e di sviluppo umano sostenibile, peraltro così difficili da definire. Studiano la qualità della vita, oltre la geografia, anche l’ ecologia, la medicina, l’ urbanistica e l’ architettura, la psicologia, la sociologia, l’ economia e perfino la filosofia e l’ etica. Gli indicatori ambientali sono tra gli strumenti principali utilizzati, nella ricerca scientifica dalla maggior parte di queste discipline, ma anche altre metodologie di indagine e riflessione sono in molti casi necessarie per rappresentare la qualità della vita. Non a caso essa è stata alla attenzione di tutte religioni e delle principali ideologie dei popoli della Terra. Il particolare apporto che la geografia dà alla conoscenza e al miglioramento della qualità della vita è legato all’ interesse che da sempre questa scienza ha riservato al complesso delle condizioni ambientali in cui si colloca la vita umana: da quelle morfologiche a quelle climatiche, economiche, religiose e perfino psicologiche e spirituali. E’ singolare che la profondità della riflessione filosofica di Emanuele Kant sia nata proprio dalla sua esperienza di grande geografo del suo tempo. Del resto, di qualità della vita si era già occupato Aristotele nella sua Etica Nicomachea e Platone nel suo trattato La Repubblica. La geografia è essenzialmente attenzione a quel tipo di lettura del nostro mondo (ormai condivisa a livello internazionale dalla maggior parte dei geografi), che non si limita, come per lungo tempo era stato, ad una corretta esplorazione e descrizione naturalistica dei diversi territori e dei loro abitanti, ma si impegna sempre (nella misura del possibile) anche ad una loro interpretazione e spiegazione. La geografia, 2 così intesa, è per ogni uomo una grande risorsa per vivere e un significativo strumento per capire la realtà; nonché un positivo congegno intellettuale e metapolitico per la coesistenza di persone e popoli, nel rispetto reciproco e nella pace. Alla geografia, come ad ogni cognizione umana, non è possibile ovviamente conoscere tutto, descrivere e capire tutto: di un territorio preso in esame o addirittura del mondo intero. Almeno si può però tentare di capire le atmosfere di uno specifico luogo, così come si cerca di coglierle, per esempio, anche nell’ intenso racconto di un viaggio che percorra quel territorio. Geografia è dunque descrivere e cercare di capire cosa è un luogo e come gli uomini si sentono in esso: in Patagonia, oppure in Cina, ovvero nella ricchezza di una città americana o nella povertà di una bidonville africana. A questo scopo, la collocazione di ogni luogo sul pianeta Terra è sempre fondamentale, perchè ogni singolo luogo è diverso dagli altri per posizione cosmica, morfologia e paesaggio climatico. Poi del luogo si cerca il nome, oppure gli si dà un nome. Non a caso la geografia è spesso identificata soltanto con cartografia e toponomastica. La localizzazione del territorio e la attribuzione di un nome ai luoghi che lo connotano sono, però, soltanto il punto di partenza di ogni riflessione geografica. Nella vera geografia contemporanea vi è molto di più: la spiegazione (o almeno il tentativo di spiegazione) della realtà che essa descrive. In questo sta la sua ricchezza, il patrimonio che essa offre agli uomini. La ricerca geografica consiste in varie fasi: a) descrizione della organizzazione territoriale di uno specifico territorio, con principale attenzione alla vita umana in esso realizzata o realizzabile; b) individuazione delle correlazioni o influenze reciproche esistenti tra i diversi fenomeni fisici o antropici descritti; c) ricerca delle cause di ognuno di essi e delle loro interrelazioni. Oltre a ciò, una quarta fase può consistere nella: d) previsione dell’ evolvere futuro dell’ organizzazione territoriale sulla base di ipotesi diverse, anche relative ad interventi per modificare il divenire neutrale dei fenomeni in atto. E’ immediato riconoscere l’ utilità di indicatori ambientali (fisici, economici, sociali) per adempiere con rigore al primo, basilare compito geografico: quello di descrivere l’ intera superficie terrestre o una porzione di essa. Quanto più gli indicatori ambientali sono conosciuti per porzioni territoriali precise e circoscritte, tanto più essi consentono di evidenziare l’ estrema varietà di ognuna di loro. Proprio quella varietà è ciò che costituisce il fascino del pianeta Terra e dell’ indagine geografica sul suo sottile mantello superficiale. Fino a pochi decenni or sono quella descrizione doveva essere affidata solo a parole ed immagini di un genere letterario ricco di soggettivismi, anche quando il ricercatore si imponeva il massimo dell’ oggettività. In anni più recenti un numero sempre maggiore di caratteri fisici e antropici ha potuto essere misurato su una scala di valori 3 numerici (quantitativi o di valutazione quali / quantitativa) mediante misurazioni strumentali o statistiche più severe. (Una delle prime utilizzazioni degli indicatori ambientali nella ricerca geografica si deve a Christaller, nella sua ricerca sulle località centrali, del 1933). Ciò ha consentito non di archiviare meccanicamente la descrizione letteraria o pittorica di un paesaggio e di un ambiente umano, ma viceversa di garantire una maggiore esattezza della sua rappresentazione geografica. Inoltre, ha permesso di tradurre in espressione cartografica la distribuzione dei fenomeni misurati. La loro comparazione ha potuto così realizzarsi con modalità sempre più precise ed esaurienti. Di qui l’ immenso sviluppo della cartografia tematica, sia fisica che antropica, soprattutto attraverso i sistemi di espressione informatica GIS Geographical Information System. In taluni settori della cartografia fisica (come le carte meteorologiche) il monitoraggio continuo dei fenomeni consente ormai l’ aggiornamento in tempo reale anche della rappresentazione grafica. Problemi più complessi sussistono per la rilevazione di fenomeni economici e sociali, per consentire una loro corretta descrizione ed eventualmente una loro cartografazione. La diversa ampiezza delle aree statistiche di rilevazione, i metodi diversificati di raccolta ed elaborazione dei dati, l’ abituale impossibilità di rilevazioni frequenti di fenomeni, peraltro in continua evoluzione (tipicamente quelli demografici ed economici), sono tutti ostacoli, se non all’impiego, certo almeno alla interpretazione di molti indicatori ambientali. D’altra parte, proprio la disponibilità di misurazioni dei caratteri ambientali è una delle espressioni più significative del grado di sviluppo economico / sociale delle diverse parti della superficie terrestre: quella disponibilità è massima nelle regioni più sviluppate, minima invece in quelle che lo sono meno (1). ---------------------------(1) Dalla individuazione iniziale di una lista delle preoccupazioni sociali fondamentali, quali la salute, lo sviluppo della personalità attraverso l’ acquisizione di conoscenze, l’ impiego e la qualità della vita di lavoro, il tempo libero, i beni e servizi disponibili, l’ ambiente fisico, la sicurezza delle persone e l’ amministrazione della giustizia, la partecipazione alla vita collettiva, si è passati ad elaborare un insieme di indicatori destinati a misurare il livello di benessere rispetto a ciascuna delle preoccupazioni sociali individuate, ed a seguirne l’ evoluzione nel tempo. Raccolgono indicatori della qualità della vita a livello internazionale: ONU con Human Development Index, Organisation for Economic Cooperation and Development, The Economist, World Bank for Reconstruction and Development, World Health Organisation; per l’ Italia: Censis, Eurispes, Eurostat, ISTAT, Legambiente (io stesso ho applicato questa metodologia allo studio dei Comuni di alcune Province italiane negli anni ‘60). 4 Gli indicatori ambientali hanno ormai assunto un ruolo essenziale anche nella già ricordata seconda fase di analisi geografica, che riguarda la messa in luce di correlazioni ed influenze reciproche tra i fenomeni considerati. È proprio la misurazione quantitativa di molti di essi che ha permesso di sondare, mediante algoritmi matematico / statistici sempre più complessi, quel gioco di influenze reciproche, anche lievissime, che nessuna osservazione diretta o stima intuitiva avrebbe mai da sola consentito. Al confronto di serie statistiche si procede ormai abitualmente mediante computo di correlazioni, analisi di regressione ed in particolare (stante l’ elevato numero delle dimensioni considerate) mediante tecniche di analisi multivariata: dall’ analisi delle componenti principali e fattoriale, alla regressione multipla e all’ analisi dei cluster. Nell’ampliarsi dei campi di osservazione e di confronto la geografia moderna si è intrecciata sempre più profondamente con altre discipline fisiche ed umane, che impieghino analoghi strumenti di rilevazione dei fenomeni, oggetto della loro specifica attenzione. Molte differenziate banche dati si sono rese compatibili l’ una all’ altra e sono divenute capaci di scambiarsi informazioni con lo stesso linguaggio informatico; ognuno dei loro fruitori si è trovato in grado di giovarsi di un immenso e talora insospettato patrimonio di conoscenze, acquisite in altri campi di ricerca. Lo sfruttamento di queste connessioni è per ora agli inizi, ma i GIS lo stanno rendendo sempre più ampio in molti ambiti di ricerca. Alla terza fase della ricerca geografica, quella della scoperta delle cause della specifica organizzazione territoriale cui ogni territorio è sottoposto, gli indicatori ambientali offrono qualche aiuto: ma solo se si verificano precise condizioni, spesso inesistenti. La più importante fra esse è che la sequenza temporale delle misure in cui si esprimono gli indicatori stessi risalga addietro nel tempo, quanto basta per mostrare il diverso realizzarsi delle realtà misurate al variare dei fattori influenti su di esse. Quali però siano effettivamente tali fattori sfugge talora completamente, anche allorquando si conosca e si possa misurare l’ evoluzione del fenomeno(2). -----------------------------(2) Ad esempio, la progressione temporale di una sedimentazione marina poco ancora dice dell’ intrecciarsi di cause climatiche, orogenetiche o biologiche che possono averla influenzata. Per un esempio in campo antropico: la pur esatta misurazione della densità demografica territoriale in tempi successivi ancora ben poco dice sulle cause economiche, religiose o meramente climatiche che possono averla determinata. La conoscenza di indicatori ambientali (per altro più spesso possibile solo per quelli attuali e assai meno per quelli storici) non cessa di esigere quella sapienza e capacità di interpretazione che è propria della ricerca scientifica. 5 A maggior ragione ciò che si è appena osservato attiene la quarta ed ultima fase della ricerca geografica, quella cioè della previsione di un evolvere futuro dell’ organizzazione territoriale. La stessa difficoltà di evidenziare le cause di fenomeni già accaduti si propone con pari evidenza per il futuro. In più interviene talora la possibilità che cause del tutto nuove si aggiungano a quelle operative in passato e quindi che la loro prevedibilità sia ancora più difficile. Su nuovi assetti territoriali possono giocare, ad esempio, nuove tecnologie produttive, nuovi modelli di consumo e di vita, persino nuove e del tutto inedite ideologie, generanti nuove e mutevoli percezioni dell’ ambiente da parte dei loro fruitori. Tutto ciò è molto realistico, ma talora forse lo è anche perfino troppo. Al di là degli strumenti di misurazione della qualità della vita, la sua trasformazione ed eventuale miglioramento pone infatti anche problemi di rapporto con la situazione specifica delle persone interessate. Anche un contesto ad alta qualità della vita può risultare faticoso o negativo a chi stia soffrendo, per i motivi personali più vari. D’ altro canto, per molte persone la qualità della vita da loro percepita nel presente deve rapportarsi anche con la qualità della vita altrui, la speranza di un futuro migliore e addirittura di un avvenire ultraterreno. Religioni, grandi filosofie e gli stessi costumi sociali dei vari popoli danno risposte molto diverse a questo proposito. Avere spesso impostato il dilemma della modernizzazione, per migliorare la qualità della vita, solo nei suoi aspetti economici e tecnologici, ha impedito spesso di capire quel problema nei termini percepiti dalla gente, cioè in termini reali, quindi ha reso più difficile risolverlo. Sviluppo e sottosviluppo dei diversi territori e popoli della Terra sembrano talora in precario equilibrio tra l’ abbraccio di tecnologie sempre più innovative per migliorare la qualità della vita e, viceversa, la speranza di una nuova vita futura che oltrepassi il tempo e la morte. Immaginando supposte delizie di una vita sempre più modernizzata i detentori delle tecnologie più avanzate cercano nuove esperienze di produzione e di consumo. Anche i popoli dei Paesi sottosviluppati, avvicinando soprattutto con l’ immaginazione mediatica la vita modernizzata dei Paesi ricchi, si proiettano in quella realtà, spesso la invidiano, cercano di raggiungerla con ogni mezzo. Poi (ma solo più tardi) talora si accorgono “di che lagrime grondi e di che sangue”. In entrambe le situazioni è l’ immaginazione ad avere un ruolo determinante. Rispetto al fluire possente delle tecnologie innovative, capaci di cambiare in pochi decenni i paesaggi umani (così come di distruggerli), le speranze di un futuro ultraterreno rappresentano invece, per altri miliardi di uomini, punti di riferimento sicuri. L’ immaginazione di ciò che possa attenderli dopo la vita, offre una spinta decisiva ad orientarla attraverso comportamenti a ciò coerenti (la dedizione di se agli altri, ad esempio), o talora addirittura al sacrificio della propria stessa vita (il caso dei kamikaze). 6 Tecnologia e speranza nel domani ultraterreno sono due grandi molle del vivere. La tecnologia muove ogni passo partendo dalla realtà, ma utilizza di continuo l’ immaginazione per volgerla verso nuovi obiettivi, sempre altrettanto concreti. La speranza di un domani ultraterreno felice, ovvero il timore di un pessimo domani (... il paradiso o l’ inferno), consentono invece a molti di liberarsi della realtà di oggi e proiettarsi in un futuro, tanto più luminoso o terribile quanto più esso è ritenuto certo. Sembra dunque si possa dire che la qualità della vita, pur essendo una realtà, non è sempre misurabile, perché frutto anche di una percezione mutevole. Essa ha certamente delle componenti precise e quantificabili, ma viene percepita non soltanto nella sua concretezza, ma anche nel confronto con altre possibilità di vita terrena e perfino ultraterrena, che possono rendere la propria stessa esistenza più o meno stimabile, più o meno accettabile. Questo confronto è anche una molla importante all’ agire per modificare la propria qualità della vita, oppure semplicemente per difenderla. A questo proposito, varrebbero nuovi sforzi per capire meglio di che cosa si compongano la qualità e gli stili di vita dei diversi popoli, da dove derivino, come possano migliorare o peggiorare. Capire la varietà delle culture del mondo è sempre stato importante, ma oggi è essenziale per l’ intersecarsi sempre più profondo di quelle culture tra loro, quindi per gli inevitabili confronti che ciò propone. Procedere nelle ricerche di Geografia culturale potrà dunque forse rappresentare un contributo di grande importanza per il nostro futuro, in particolare per meglio conoscere e veramente migliorare la qualità della vita degli uomini d’ oggi e di domani. Università degli Studi di Milano Dipartimento di Geografia e Scienze umane dell’ ambiente 7 BIBLIOGRAFIA CORNA PELLEGRINI G., Varese, premesse alla programmazione, Amministrazione Provinciale Varese, 1963. Cremona, elementi d’ una politica di sviluppo, Amministrazione Provinciale Cremona, 1965. ID. Prontuario per una prima rilevazione nelle infrastrutture comunali, in Atti del V Convegno di studi giuridici sulle Regioni, Giuffré, Milano, 1970. ID., The Tertiary Sector, in Italy. in A Geographical Survey, a cura di Pinna M. e Ruocco D., Pacini, Pisa, 1980. ID., Gli indicatori ambientali nella ricerca geografica, Riv. Geo. It. Fasc. 2, 1985. Anche in Terra, Ambienti, Uomini. I geografi e gli indicatori ambientali, a cura di Manzi E. e Scmidt di Friedberg M., Marcors y Marcos, Milano, 1996. CHRISTALLER W., Die zentralen Orten in Sud-deutschland, Erlangen, 1933. FAST-SITE, Gli indicatori ambientali: valori e strumenti nello studio dell’ impatto ambientale, a cura di Schmidt di Friedberg, Fanco Angeli, Milano, 1984. OCDE, Liste de préoccupations soctales communes à la plupart des pays de l’OCDE, Paris, 1973. ID, Mesure du bien etre social, Paris, 1976. UNITED NATIONS GENERAL ASSEMBLY, Road Map Towards The Implementatio of The United Nation Millenium Declaration. 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