A pieno regime la filatura del Cotonificio Albini per
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A pieno regime la filatura del Cotonificio Albini per
10 Mercoledì 19 Dicembre 2012 Corriere della Sera BG Economia -0,3 3,384 per cento. Il calo su base annua delle imprese attive in provincia di Bergamo a quota 87.047, secondo la rilevazione della Camera di Commercio L’azienda Da gennaio ciclo continuo sette giorni su sette allo stabilimento di Ceto Lo schema del gruppo A pieno regime la filatura del Cotonificio Albini per prodotti d’alta gamma Fatturato «Un progetto strategico per controllare la qualità» Gli stabilimenti «Dopo 136 anni siamo entrati nella filatura, un settore che in Italia e in Europa si è ridimensionato, fin quasi a scomparire». Una scelta controcorrente, ma ben meditata quella del Cotonificio Albini, che vi attribuisce un valore strategico. «Siamo convinti che sia possibile in Italia produrre un certo quantitativo di filati di cotone di qualità elevata, attività necessariamente di nicchia — dice il consigliere delegato Silvio Albini —. Ma solo a condizioni di essere al top di gamma assoluto per le materie prime e per la tecnologia». Per entrare nella filatura, scelta «spinta» anche dalla chiusura l’anno scorso di un fornitore di fiducia, come la Newcocot (ex Legnano) di Perosa Argentina, il gruppo di Albino ha fondato una società dedicata, I Cotoni di Albini Spa, affidata all’amministratore delegato Daniele Arioldi. E oltre ad arruolare tecnici specializzati del settore, come lo stesso Arioldi, per acquisire un know how che non è quello dei tessuti per camicie tipico del gruppo, ha anche scelto un partner tecnico come la bresciana Niggeler & Kupfer. A seguito di un accordo definito a inizio anno, a metà settembre la produzione è stata avviata nello stabilimento bresciano di Ceto, vicino a Breno, della Niggeler & Kupfer, filatore che era già fornitore del gruppo Albini, con il quale curiosamente condivide anche l’anno di fondazione (1876). «La collaborazione con N&K ci ha permesso di concentrare l'investimento sulla tecnologia, utilizzando uno stabilimento già esistente — continua Albini —. Con una spesa di 2,5 milioni di euro, un po’ superiore rispetto alle previsioni iniziali, sono stati installati impianti al top della tecnologia, compresa una macchina che sarà messa in commercio La scheda Fatturato ed export «Quest’anno registreremo una crescita del 2% sul giro d’affari rispetto ai 121 milioni di euro del 2011: considerata la situazione generale, guardo il bicchiere mezzo pieno e quindi mi dichiaro soddisfatto», dice Silvio Albini, consigliere delegato del Cotonificio Albini. I cugini Andrea, Stefano, Silvio e Fabio (da sinistra, nella foto) sono la quinta generazione alla guida di un’azienda tessile familiare che ha avuto un grande sviluppo negli ultimi vent’anni, in particolare da quando nel 1992 ha acquisito gli storici marchi inglesi Thomas Mason e David and John Anderson, primo passo per una crescita internazionale. «L’export diretto, in oltre 80 Paesi, vale più del 70% del giro d’affari, ma anche buona parte delle vendite in Italia finiscono poi indirettamente sui mercati esteri, considerato che vendiamo a nomi come Brioni o Zegna». Gruppo, quest’ultimo, che apprezza Albini tanto da aver recentemente scelto l’esclusivo tessuto Giza 87 per una collezione limitata di 500 camicie bianche 1300 I dipendenti negli otto stabilimenti del gruppo (cinque dei quali in Italia), ai quali si aggiunge la filatura di Ceto. Il gruppo opera coi marchi Cotonificio Albini, Albiate 1830, Thomas Mason, David & John Anderson e Albini donna solo tra una decina di mesi, concessi in comodato d’uso alla N&K per produrre per nostro conto». Quest’operazione ha permesso un rafforzamento di Ceto, creando la massa critica necessaria per uno sviluppo dell’attività: ed il personale è salito da 35 persone a 65, in vista dell’avvio del ciclo continuo, a partire da gennaio. «La produzione, che nel 2013 avrà un valore di circa 9 milioni di euro, è arrivata a regime — dice Daniele Arioldi —. Attualmente si lavora cinque giorni a settimana, ma dal 2 gennaio si passerà a sette su sette, sabato e domenica inclusi». Complessivamente a Ceto sono in funzione 18.500 fusi (6.500 quelli «dedicati» ad Albini). Prima della filatura vera e propria, c’è però un’attività preliminare di non minore importanza che è quella della preparazione. «Acquistiamo e gestiamo 2.800 balle di cotone all’anno, pari a circa 750 mila chilogrammi, che vengono sistemate in un magazzino a Trieste per la fondamentale selezione, in modo da creare miscele dalle caratteristiche omogenee, una condizione base per un prodotto di qualità — continua Arioldi —. Nello stabilimento di Ceto gestiamo circa 400 mila chilogrammi di cotone che vengono per metà filati in loco e per metà inviati in Egitto per essere lavorati da filatori esterni partner». Quindi a Ceto vengono realizzati filati finissimi, destinati per il 70% a tessuti per camicie del gruppo Albini, e per il 30% a tessuti per maglieria, venduti a operatori internazionali. Accordi sono già stati presi con clienti giapponesi, tedeschi e svizzeri interessati alla massima qualità. Con la filatura il Cotonificio Albini completa anche la filiera, dalla materia prima al finis- euro. È la quotazione raggiunta ieri, ai massimi da fine marzo, dal titolo Ubi Banca, con un rialzo del 4,25% rispetto alla seduta precedente Valori in milioni di euro 145 169 123* 115 121 102 La nuova filatura del gruppo 2007 2008 2009 2010 2011 2012 * stima 1996 Finissaggio 2002 Lethorad Tessitura Brebbia 2003 Mottola (Taranto) Tessitura EGITTO 2009 Borg El Arab, Alessandria (Egitto) Tessitura Mediterranean Textile fatturato che dai 15milioni di euro del 2011 è balzato quest’anno a 20 milioni (più 33%), con un export del 96%. Nelle tre sedi di Bonate Sotto lavorano circa 100 dipendenti provenienti per la maggior parte dalla zona dell' Isola e per un 10% stranieri. «Oltre alla certezza del lavoro che non è poco nel periodo di crisi che stiamo attraversando - sottolinea Donadoni -, i cento dipendenti fanno di tutto per promuovere la valorizzazione del La crescita Balzo del 33% dei ricavi per il gruppo produttore di impianti per infustamento L’azienda Nata nel 1990, ha tre stabilimenti a Bonate Sotto che danno lavoro a un centinaio di persone Polo Ufficio Logistico commerciale CINA 2011 Shanghai (Cina) Ufficio commerciale D’ARCO saggio, dato che da tre anni ha un suo campo di cotone in Egitto, dove ottiene i pregiati Giza 87 e Giza 45: quest’anno il raccolto, su 240 acri, è stato di La filiera Completato il ciclo produttivo, dalla materia prima coltivata in Egitto, al finissaggio 200 balle, nel 2013 con un raddoppio delle superfici è atteso a 500. Ma ci sono anche accordi di produzioni in esclusiva, come il rarissimo Sea Island Cotton alla Barbados (65 balle) o Corcoran dagli Stati Uniti. «Grazie al fatto di avere una filatura, ci siamo assicurati un controllo totale su una filiera di eccellenza — aggiunge Albini —. Rispetto ad altri tessitori abbiamo il vantaggio di non dovere dipendere dalle propo- ste della filatura, ma di chiedere noi cosa vogliamo. Soprattutto però questo ci dà un’offerta unica al mondo, con i filati più fini, elemento di distinzione e differenziazione dalla concorrenza. È questo, insieme al servizio, al marketing, alla logistica e a una clientela globale e internazionale, che ci permette di stare sul mercato». Stefano Ravaschio © RIPRODUZIONE RISERVATA Metalmeccanici Borella (Fiom): «Ammortizzatore ancora poco utilizzato» Solidarietà antiesuberi alla Sitt Ieri è stato firmato un contratto di solidarietà per tutto il 2013 per 27 dei 78 lavoratori della Nuova Sitt di Verdellino (stampaggio), che evita i 12 esuberi a conclusione della cassa integrazione ordinaria in scadenza a fine settimana. «L’intesa prevede una riduzione media dell’orario contrattuale del 43% con uno stipendio integrato che — sottolinea Claudio Ravasio della Fiom-Cgil di Bergamo — risulta comunque più alto rispetto al trattamento economico previsto dalla Cassa integrazione». Salgono così a 14 i contratti di solidarietà (806 i lavoratori coinvolti) nella metalmeccanica bergamasca secondo la rilevazione della Fiom-Cgil. «Lo strumento andrebbe maggiormente utilizzato», sostiene il segretario gene- rale Eugenio Borella, commentando il crescente utilizzo degli ammortizzatori sociali nel settore. In un anno le aziende interessate sono salite da 189 a 280 (più 48%), con richieste che coinvolgono 11.535 persone (più 39%). «La situazione è in peggioramento, anche perché bisogna considerare che dal 2010 ogni anno sono entrate nelle liste di mobilità tra i 1.700 e i 1.750 metalmeccanici», aggiunge Borella. Dalla rilevazione della Fiom risultano al momento aperte 10 vertenze sulla mobilità, per 89 persone, che si aggiungono però a casi dove la mobilità volontaria (ma in certi casi anche a scadenza) si affianca all’attuale ricorso alla cassa integrazione straordinaria. «Nonostante la proroga di sei mesi, resta poi l’incognita di come andrà loro potenziale e per azionare meccanismi che li autostimolino a fare sempre meglio. Il precariato c'è anche da noi ma solo in via transitoria». Una filosofia vincente per i quattro soci (Giorgio e Fabio Donadoni e Giuseppe e Marco Scuteletti) nati tutti a Bonate Sotto e con alle spalle una storia comune di amicizia, di percorsi scolastici e di interessi che agiscono con la convinzione che investire sulle persone contribuisca sempre e comunque a garantire il successo di un' impresa. Ma oltre al clima di benessere sociale e solidarietà tra i lavoratori, la tecnologia fa la sua parte. Tra le ultime innovazioni dispositivi che permettono di intervenire su parti danneggiate senza interrompere la produ- la cassa in deroga nel 2013 — dice Borella —. A fine anno, ad esempio, terminerà alla Comital, alla Frattini o alla Milanoflex e un centinaio di persone andranno in mobilità». Sostanzialmente stabile la cassa integrazione straordinaria, negli ultimi tempi stanno aumentando le richieste di Cassa ordinaria. «Arrivano anche da aziende che prima non avevano fatto richiesta, in particolare dell’impiantistica, legata all’edilizia — osserva Borella —. Se non c’è un aumento esponenziale dei lavoratori coinvolti rispetto al numero delle aziende è perché le nuove aziende coinvolte sono in prevalenza di piccole dimensioni». S.R. © RIPRODUZIONE RISERVATA Finite le agitazioni Contratto integrativo a Reggiani Macchine Attenzione al sociale, premio a Comac riusciti a destinare 10mila euro da elargire ai fondi per la lotta alla leucemia. Abbiamo istituito un fondo di solidarietà di 5mila euro e come soci stiamo fondando una onlus che dovrà essere il volano per lo stimolo al volontariato». Opere rese possibili grazie anche alla buona salute di cui gode l'azienda. Comac, nata nel 1990, si occupa della realizzazione d'impianti per l'infustamento di birra e soft drink ed ha un Gandino Albino 2008 Polo 1876 logistico Tintoria e tessitura 1998 ITALIA (Albino due) Tessitura per finissaggio 2010 Borg El Arab, Alessandria (Egitto) Tintoria Delta Dyeing L’iniziativa Confindustria assegna il riconoscimento «Categorie svantaggiate» Il premio «Categorie svantaggiate 2012», promosso dal Gruppo giovani di Confindustria Bergamo è andato alla Comac di Bonate Sotto. Un'azienda in controtendenza che ha fatto del sociale una ragione di vita. «Più che al profitto — ha spiegato Giorgio Donadoni, socio e responsabile della comunicazione — l'azienda deve avere come primo obiettivo il raggiungimento della valorizzazione del territorio ed il benessere sociale delle persone che lavorano con noi. Dobbiamo trasmettere ai lavoratori, oltre alla sicurezza del posto di lavoro, serenità e tranquillità che deve estendersi in iniziative esterne a beneficio dell'intera comunità. Grazie a una manifestazione organizzata a settembre, siamo Tintoria Finissaggio Ceto REP. CECA ITALIA Filatura Tessitura 2012 Filatura Vincitore Marco Bellini presidente dei Giovani Industriali (a sinistra), premia Giorgio Donadoni della Comac zione e progetti modulari che permettono anche futuri ampliamenti dell'impianto con l'apporto di semplici modifiche al layout, oltre a linee ad alta velocità che consentono l'infustamento di 1000 fusti da 50 litri ogni ora. Lillo Porto © RIPRODUZIONE RISERVATA Il raggiungimento dell’accordo per il rinnovo del contratto aziendale alla Reggiani Macchine di Grassobbio, ha chiuso lo stato d’agitazione dei circa 100 dipendenti. «Era stato proclamato il blocco degli straordinari, proprio per concludere la trattativa», ricorda Emanuele Fantini, della segreteria Fim-Cisl. Ieri l’assemblea ha approvato la bozza che prevede tra l’altro un premio di risultato che può arrivare ai 2700 euro lordi nell'arco dei tre anni di vigenza dell'accordo, che parte dal primo gennaio. Ci sono poi elementi di misurazione variabili sulla redditività, la produttività e l'efficienza; un nuovo premio variabile legato alla presenza; è stata negoziata una parte normativa che tocca temi come la formazione e la professionalità, il permesso per la nascita del figlio che si aggiunge a quanto previsto dalla «Fornero».