Pondaël - Aymavilles
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Pondaël - Aymavilles
Pondaël Ricostruzione dell’acquedotto romano del del I sec. AC Premessa Venticinque anni di ricerche amatoriali. I sentieri della ricerca personale sul tracciato dell’acquedotto romano sono stati calcati a partire dagli anni a cavallo del 1970, corrispondenti alla fondazione del Centre Culturel d’Aymavilles, nei ritagli di tempo libero: ricerche di carattere spontaneo, amatoriale, sorrette dal fascino dei misteri sepolti tra i dirupi vallivi dal tempo. I risultati conseguiti sono stati la scoperta della presa, della Tseriete, dell’Entonoir, del village Chantier, in pratica di tutti quegli elementi che hanno permesso la ricostruzione di tutto il tracciato dalla presa al ponte-acquedotto. L’incarico dell’Assessorato all’Ambiente. L’incarico del 1993 affidato all’architetto Bochet Louis da parte dell’Assessorato all’Ambiente per la predisposizione del progetto esecutivo per la salvaguardia e valorizzazione delle Gorges della Grand Eyvia e della zona Xerotermica del Pondel, ha permesso da una parte di scoprire ulteriori reperti di importanti opere, realizzate in parallelo all’acquedotto quali la Ponteille di Charpinel e lo Meleun d’Aberio, e dall’altra di rivelare sistematicamente i punti più importanti e significativi dell’opera. Metodologia di ricerca. La ricerca sul territorio si è basata sui metodi delle isoipse, dell’analisi degli elementi emergenti dal suolo (rocce, muri), dall’analisi delle infrastrutture e delle colture. La ricerca bibliografica ha preso soprattutto in considerazione gli autori illustri Piero Barocelli e Carlo Promis che per primi hanno sviluppato in merito studi e ricerche sistematiche. Anche la tradizione orale è stata tenuta in debita considerazione. Difficoltà e casualità delle scoperte. Due esempi significativi: - l’approccio alla lettura degli elementi della presa è possibili solo in presenza di poca acqua cioè d’inverno nei periodi di assenza di neve; - la scoperta della Ponteille di Charpinel è strettamente legata alla comparsa di due macchie scure regolari presenti su un masso nel campo visivo dei binocoli, puntati casualmente sul torrente Grand Eyvia ai piedi della parete Charpinel da una stazione di rilevamento. Il rilievo dei reperti. Il rilievo dei reperti principali ed il loro collegamento topografico è stato eseguito in modo estremamente scientifico mediante distanziometro a laser e, in alcuni casi, come ad esempio al braccio ipotetico di St. Léger, con ripetizione delle battute. La suddivisione del lavoro. 1 La rappresentazione dei risultati del lavoro è strutturata in schede corrispondenti ai punti principali, rilevati, dell’opera romana, corredate da disegni e fotografie e dai risultati di rilievo con distanziometro graficamente elaborati al computer. Le crocette che compaiono sulle pagine elaborate dal computer corrispondono al posizionamento cartografico in scala appropriata dei punti battuti con il distanziometro; accanto alle crocette figurano inoltre i rispettivi numeri di catalogazione, riferimento utile per gli studiosi che vogliano approfondire l’analisi dei dati delle coordinate e delle quote battute in una raccolta di materiale specifico allega I collaboratori nelle ricerche. Il Centre Culturel d’Aymavilles, il Geom. Ildo Villerin, la guida François Empereur, il dott. Carol Vrysen, il sig. Michelino Fazzari. I collaboratori del rilievo. Il Geom. Ildo Villerin, il Geom. Giorgio Grinfan, il Geom. Gian Franco Stroppa, il sig. Stefano Jacquemod. L’alluvione. Si ritiene infine opportuno sottolineare il valore del lavoro in riferimento alle scoperte documentate di quei reperti che sono stati cancellati per sempre dall’alluvione del 24 settembre 1993, e che hanno permesso di collocarla storicamente come l’alluvione più rovinosa nell’arco di ben duemila anni. La suddivisione del lavoro Il lavoro è stato suddiviso nelle seguenti 15 schede tecniche, numerate secondo il percorso di scorrimento dell’acqua dalla presa al ponte : I II a II b III a III b IV a IV b Va Vb VI VII VIII IX X XI La presa La parete di Charpinel La ponteille di Charpinel L’anfiteatro di Meuleun Lo Meuleun d’ Aberro Il sistema de l’ Eteley Les gordzes de l’Eteley I muri megalitici Il villaggio del cantiere L’anfiteatro di Pognon La diramazione della Camagne - la Sabla La Tseriete L’imbuto Il Ponte-acquedotto L’ipotetica diramazione del Ru verso St. Léger Architetto Bochet Louis 2 SCHEDA TECNICA I La presa Il sito . torrente Grand Eyvia, a monte dei quattro ponti di Chevril di cui uno solo in esercizio; . tangente alla strada statale per Cogne all’altezza della Barma Piremo; . punto marginalmente interessato da frane che scendono da un canalone del versante del Tsantì; . immediatamente sopra il fazzoletto di terra rubato all’alveo del torrente, su cui nel tempo si è sviluppata la micro-siderurgia di fondovalle in relazione alla potenzialità di combustibile documentata dalle numerose carbonaie, attualmente risultante un terreno agricolo con tipico fabbricato rurale e con alcune scarse tracce del passato industriale; . punto situato all’altezza della seconda curva della S del tracciato del torrente, condizionato dalla trasversalità della barriera rocciosa emergente della Barma Piremo: punto quindi di decelerazione della corsa dell’acqua. Elementi archeologici - della derivazione del Ru: les Tserietes . allineamento nell’alveo del torrente di quattro pietre superstiti, les Tserietes, incastrate di coltello nella sabbia secondo una disposizione tale da permettere la individuazione e la geometria del braccio di derivazione dell’acqua: tre di esse segnano la sponda di valle, una la sponda di monte; . il masso semi sepolto da frana, tagliato secondo un piano verticale allineato con la sponda di monte; . l’enorme masso galleggiante su letto di sabbia pianeggiante disposto a protezione di detto sistema come deviatore principale di tutta la corrente impetuosa sul lato destro e come fronte sicuro di una zona di una zona di calma per il ritorno parziale dell’acqua verso il centro secondo lo schema di un ampio mulinello; . il masso a lato della corrente con il lato rettilineo disposto a formare un angolo articolato con l’enorme masso di cui sopra: funzione di deviatore secondario contro la corrente a protezione dell’angolo estremo dello specchio della calma d’acqua in regime ordinario; - della diga . la serie di cinque enormi pietre ai lati di un torrione roccioso emergente al centro, disposte e organizzate per la creazione di una specie di diga con l’importante funzione sia di rottura della forte corsa dell’acqua su fondo in costante discesa, sia di ripiano (unico in un tratto di più di un chilometro), per la formazione di una zona di calma da cui poter derivare l’acquedotto; - della vasca di decantazione . la vasca di decantazione sul lato sinistro, più bassa di due metri circa e delimitata, contro il monte, da una grande parete verticale di roccia, difesa naturale, e, contro la diga, da un masso dai bordi smussati per lo scivolamento morbido dell’acqua; 3 - del primo tratto del Ru . la pietra piatta del troppo pieno immediatamente dopo la vasca, punto di partenza del Ru vero e proprio tuttora sepolto sotto una coltre di detriti; . una serie di pietre di alveo lungo il bordo della sponda sinistra del torrente, disposte con la faccia a vista apparentemente tagliata, formanti un allineamento riconducibile ad un lato dell’acquedotto; . il foro su di un masso nel torrente sito nelle vicinanze; - di altre opere . alcuni massi a monte della presa: le loro disposizioni e configurazioni possono aprire finestre sulla pluralità delle soluzioni che l’architetto senz’altro studiò per far fronte alle situazioni estreme del regime torrentizio nel periodo di magra, di piena e delle alluvioni. Elementi ambientali . l’alveo del grande torrente di montagna; . il contesto dei quattro ponti; . il nucleo rurale di Chevril; . i caratteri morfologici e geologici della vallata in uno dei suoi punti a V più stretti. Forma vedere disegno Dimensioni . le Tserietes: la distanza tra le facce delle pietre dell’allineamento del sistema di derivazione è mediamente di 1,20 m, riconducibile quasi alla larghezza del tratto di Ru in roccia dell’Eteley; l’altezza della parte emergente dalla sabbia all’incirca di 60 cm; . la vasca: larghezza mediamente di 2,50 m, lunghezza approssimativa di 8,50 m, desunta da calcoli grafici in quanto non è possibile effettuare una misurazione diretta a causa di una frana che ha parzialmente sommerso la vasca; . diga: altezza media di circa 3,50 m, lunghezza 25m; . ripiano:larghezza massima 16m; . roccia galleggiante: valore approssimativo 300 tonnellate. Data . realizzazione: prima decade a. c.; . scoperta del 5/11/1989 da parte di Bochet Louis. Etimologia nessuna indicazione. Tradizione nessuna indicazione. Stato fisico 4 . la presa è stata parzialmente sepolta da un cumulo di grosse pietre cadute da uno dei canaloni dei monti di Tsantì e da altri che sono stati buttati durante i lavori di sistemazione e sgombero della tangente sede stradale; . la parziale sepoltura della presa è stata la causa della sua tarda scoperta; . le opere a monte (reti metalliche, sopraelevazioni di murature) realizzate a garanzia della sicurezza della strada nel corso dell’ultimo decennio dovrebbero offrire anche un grado maggiore di protezione all’opera; . unico pericolo, a meno quello di una gigantesca frana di versante, rimane la discarica di materiale lapideo di manutenzione ordinaria e straordinaria o di sgombero della strada; . merita di essere sottolineata l’estrema razionalità tecnica della scelta progettuale che vede la roccia con parete verticale alta circa 5 m e delimitante la presa e la vasca di decantazione, quale elemento baluardo nel ruolo di protezione contro il materiale di scivolamento di versante, funzione svolta con efficacia nel corso di due millenni. Il Rilievo . il rilievo effettuato con il distanziometro a laser è stato limitato ai punti principali anche in riferimento all’unico periodo in cui è possibile operare nell’alveo cioè in inverno. Valutazione - la lettura. La parziale sepoltura dell’opera non pregiudica la lettura della traccia degli elementi chiave: il barrage di massi, il ripiano d’acqua, la roccia galleggiante con funzione di deviatore, le pietre tserietes e il braccio di derivazione, la vasca di decantazione, la pietra del troppo pieno. Gli allineamenti delle pietre, la loro configurazione e disposizione costituiscono un documento per esperti ; la stessa posizione di compressione spaziale determinata dal tracciato stradale a ridosso del torrente preclude un progetto di visitazione aperto a tutti. - la fotografia inalterata del sito. Causa di una forte perplessità iniziale è stata la fotografia della mancanza di trasformazioni subite dal sito, a meno della frana di cui si è accennato sopra, nell’arco di due millenni di fronte all’azione dinamica costante di erosione dell’acqua teorizzata da più parti,che avrebbe dovuto comportare un certo qual abbassamento del fondovalle. L’elemento di conforto alla sensazione che l’alveo del torrente non avesse subito alcuna significativa modifica durante tutta l’era cristiana fu lo scoprire un tronco di albero incastrato in profondità sotto la pietra del troppo pieno della vasca di decantazione completamente intasata di sabbia. Sia il profondo incastro conseguente all’esistenza di un vuoto originario progressivamente riempitosi con annegamento del legno intruso, sia il riempimento di sabbia possono essere considerati come dati che dimostrano il sollevamento del piano dell’alveo in quel punto. La teoria della fotografia inalterata è stata definitivamente confermata dalla scoperta delle tracce a pelo d’acqua della ponteille di Charpinel realizzata a servizio dell’ardito cantiere messo in opera per lo sfondamento del rimo tratto in roccia lungo più di 200 m! 5 Sulla base dei risultati di queste ricerche e scoperte e delle recenti teorie sull’arretramento dei ghiacciai e del clima mite nel periodo romano si può affermare che il fondovalle non ha subito effetti di erosione evidenti e sostanzialmente la configurazione dell’alveo ha vissuto solo ordinari assestamenti fisiologici. - la quota della presa: 975 msl. L’analisi delle pendenze del tracciato dell’acquedotto fino al risvolto delle gordzes dell’Eteley – tratto lungo quasi 1600 m, in assoluto il più difficile a causa dei 420m di roccia strapiombante da attraversare – evidenzia che esso fu concepito con una pendenza omogenea valutabile intorno allo 0,4 – 0,5% ad eccezione di alcuni punti pianeggianti come quelli delle pareti di Charpinel e dell’Eteley, del tratto dei megaliti. La pendenza minima è legata presumibilmente alla necessità di non perdere troppa quota rispetto alle gorges dell’Eteley,alla natura del terreno scosceso esigente un lento deflusso dell’acqua, alla necessità di ridurre il trasporto di sabbia per facilitare la manutenzione. Il confronto con il Ru d’Aberio, che serve la media collina di Aymavilles e Jovençan e si sviluppa sulla sponda orografica destra derivando l’acqua circa 600m sopra in linea d’aria, consente di stabilire che l’opera romana lungo questo tratto doveva avere una pendenza minore più della metà (0,5% contro 1 – 1,5%) e una maggiore regolarità di tracciato. Con queste caratteristiche tecniche anche graficamente si potrebbe dimostrare la posizione della presa nel torrente Grand Eyvia. - i fattori di ubicazione. Pertanto la scelta del posto come punto di derivazione e quindi di presa della grande opera è sostanzialmente riconducibile ai seguenti fattori: . la barriera rocciosa emergente sulla sponda orografica dell’acquedotto quale sicuro baluardo; . il punto di decelerazione della corsa del torrente; . la quota altimetrica omogenea con la regolarità del tratto lungo 1600m; . la marginalità rispetto ai primi tratti di slavine e valanghe della vallata. L’allineamento delle pietre rilevate a valle della presa rispettivamente con i numeri 121, 122, 123, 124 riconduce ad un’opera tipo acquedotto con varie ipotesi: allineamento come resti dell’antico acquedotto romano oppure allineamento di un ruscello a servizio della piccola fabbrica metallurgica di fondovalle, ubicata poco più in basso, oppure ancora come integrazione delle due. Prospettive L’importanza del reperto porterebbe alla proposta del ripristino del settore sepolto, un’operazione tecnicamente non difficile, limitata essenzialmente allo spostamento di masse e alla sistemazione della scarpata stradale per un tratto di circa 60 m. Senza dubbio è urgente un intervento: la segnalazione del sito come area di salvaguardia ai vari operatori legati all’arteria stradale. Si potrebbe prospettare il seguente schema di interventi: . ripristino della presa; . pulizia e sistemazione della scarpata compresa tra la strada e il torrente; .tracciamento di un sentiero di visitazione per i soli addetti ai lavori; 6 . bloccare la massa nell’area del prospettato parco fluviale sottostante con un tabellone illustrativo dell’opera Alluvione 24/9/1993 Elementi sconvolti: . rottura del lato destro della diga; . scivolamento del deviatore principale, megalite di 300 tonnellate, di circa 3m; . scomparsa del deviatore secondario; . scomparsa di due tserietes; . rasatura e spostamento delle altre due; . modifica totale di tutta la parte a monte del primo deviatore; . riempimento di circa un metro di materiale vario della vasca di decantazione; . sepoltura della pietra del troppo pieno. Elementi dissepolti: della porta del Ru . la sua scoperta totale con i seguenti rinvenimenti: . l’imbocco del canale sotto la grande parete verticale; . i due rozzi incastri alla base, presumibilmente le sedi per il posizionamento in orizzontale di una travatura pesante con funzione di gradino-soglia per una ulteriore sedimentazione della sabbia; . il taglio orizzontale della roccia quale intradosso dell’architrave dell’imbocco. della vasca di sedimentazione . un tratto di roccia perfettamente tagliato della base della grande parete dl lato sinistro; . la testata del lato destro; . la parte a valle; . il masso con la base tagliata posto trasversalmente come lato di chiusura a valle; . la bocca di scarico orientata su un asse inclinato nella direzione della corrente inteso a facilitare la restituzione della sabbia nel torrente. altri reperti . un singolare lastrone di pietra di cinque metri circa di lunghezza, emergente dall’acqua ai piedi del tratto rotto di diga, probabilmente utilizzato, per la sua regolarità, a definizione del piano di sbarramento nella diga stessa. Annotazioni: la rovina del lato destro della diga ne ha reso più evidenti i termini tecnici dell’opera di sbarramento e di derivazione dell’acqua. La parziale distruzione dei reperti del braccio di derivazione non ha comunque cancellato tutte le trecce della sua memoria. La parte della vasca sommersa da materiale vario non è stata danneggiata. Estremamente positivo è stato l’intervento di pulizia e sgombero del pacchetto di accumulo vario che ha portato alla luce la porta dell’imbocco del Ru e la parte a valle della vasca di sedimentazione. Arch. Bochet Louis 7 SCHEDA TECNICA II a La parete di Charpinel Il sito . lenzuolo roccioso di circa 250m di altezza e 210m di larghezza, ai piedi dei monte di Pognon e lambente il torrente Grand Eyvia; . sotto il mayen Charpinel, da cui il nome, di fronte al nucleo rurale di Chevril; . punto di attraversamento obbligato per il tracciato del progetto del Ru; . sbarramento della continuità dei collegamenti del versante orografico sinistro: assenza assoluta quindi di vie di comunicazione. Elementi archeologici . la linea orizzontale a quota 973m sezionante la parete in tutta la sua lunghezza (210 m circa), corrispondente ai resti della traccia del piano di scorrimento dell’acqua, sopravvissuto all’azione distruttrice delle scariche naturali di materiale vario che periodicamente precipita dall’alto; . tre tipologie di sezioni tagliate in roccia per la realizzazione del passaggio del Ru, differenziate a seconda della sua natura geologica e conformazione stratigrafica: . sezione con parete di monte inclinata tipo tetto nel tratto di maggiore verticalità, soluzione mirata ad incastrare il Ru nella montagna; . sezione con parete di monte arcuata a causa del tipo di roccia; . sezione normale con parete di monte ortogonale rispetto alla base; . alcune tracce di roccia tagliata ai piedi della parete, presumibilmente punti con funzione di ripiani-appoggio delle travature dei ponteggi necessari per la strutturazione delle logiche piattaforme aeree del cantiere; . tutta la fascia di base lungo il torrente che, pur non presentando a prima vista segni particolarmente evidenti, può nascondere reperti interessanti in merito al suo fattore posizionale di piè d’opera delle suddette piattaforme. Elementi ambientali . l’imponente scenografia della parte in primo piano rispetto alla strada statale per Cogne; . le passeggiate aeree primaverili degli ungulati; . il cromatismo della roccia. Forma . Ru con sezione schematicamente a forma di U, interamente ricavato in roccia con taglio a regola d’arte e con parete a monte diversamente modellata a seconda della composizione e stratificazione della roccia. Dimensioni . lunghezza 210m; . altezza media rispetto alla Grand Eyvia, 50m; . larghezza: nessuna indicazione in sito a causa della rovina di tutto il lato a valle; riconducibile comunque a 1,10m per analogia con la sezione del tratto delle gorges dell’Eteley; 8 . pendenza: nulla per i primi trenta metri (misurazione sicura in quanto i punti battuti sono su roccia) e dello 0,5% per il rimanente tratto(misurazione indicativa poiché il punto terminale battuto si trova su terreno naturale ). Data epoca di costruzione: prima decade a. c.; Etimologia nessuna indicazione. Tradizione nessuna indicazione. Stato fisico . poco è rimasto di questa opera grandiosa in conseguenza delle scariche di pietra e di ghiaccio che sistematicamente rovinano sulla parete nel periodo del disgelo con tonnellate di materiale distruttore; . è ancora ben leggibile la linea orizzontale di attraversamento corrispondente ai rsti della base del Ru: il piano di scorrimento dell’acqua; . il materiale che vi si è depositato sopra permettendo la formazione di vegetazione erbosa radente può risultare un cuscinetto protettivo contro i “bombardamenti” dall’alto. Al contrario l’alberatura ad alto fusto che si è sviluppata spontaneamente, simbolo dell’attecchimento limite, risulta un elemento di rischio per un futuro dissesto della roccia; . la sponda a valle è stata completamente distrutta; . del piano di base sono rimasti i tratti più protetti dalla configurazione settoriale della parete; . la sponda è sparita in molti tratti a causa dei franamenti puntuali a blocco. Il Rilievo realizzato con distanziometro a laser. Valutazione . date le notevoli difficoltà tecniche si sono battuti solo i punti di facile accessibilità, che corrispondono a quelli estremi, ma sono anche i più significativi per definire le pendenze generali. Il tratto iniziale è caratterizzato dalla sezione con parete di monte aggettante, a testimonianza della necessità costruttiva di incastrare nella montagna la sede di scorrimento dell’acqua a causa della sua verticalità. All’incirca atre quinti della parete si trova il tratto singolare con sezione arcuata, forma conseguente forse alla combinazione di due fattori: il tipo di roccia che non presenta venature e la verticalità della parete. Nel quadro della ricerca rimangono ancora alcuni punti da chiarire: . la parete è stata tagliata in tutta la sua lunghezza oppure sono stati realizzati tratti anche in muratura? . esistono ancora tracce della sponda di valle? Tali domande si pongono in quanto tre quinti della parete non sono ancora stati ispezionati per le difficoltà tecniche e i pericoli oggettivi. Anche la parte bassa non è ancora stata setacciata con sistematicità: settore che ha avuto un ruolo importante come piede delle incastellature. 9 Prospettive obiettivi . ricerca: . riuscire ad ispezionare tutta la traccia orizzontale della parete in maniera tale da poter ricostruire integralmente il rilievo del tracciato; . setacciare a tappeto tutta la parte bassa, base delle piattaforme aeree; . fruizione: . realizzazione del sentiero d’accesso all’inizio della parete; . installazione di pannelli illustrativi sulla strada statale. Arch. Bochet Louis 10 SCHEDA TECNICA II b La parete di Charpinel Il sito . il torrente Grand Eyvia alla base della parete rocciosa di Charpinel, sponda orografica sinistra, in corrispondenza del nucleo rurale di Chevril, sponda orografica destra; . sul lato sinistro nessuna via di comunicazione o passaggio se non in senso alpinistico: l’immensa parete che si innalza direttamente dal torrente lungo un fronte alto non meno di 250 metri e largo mediamente più di 210 metri, taglia il versante della vallata dal basso in alto in due settori difficilmente collegabili tra loro; . nella direzione del Pondel, poco sopra la direzione del mulino di Cerignan-Ozein, la parete termina con un piede roccioso strapiombante sul torrente: punto di passaggio obbligato per il mantenimento della continuità dei lavori che i romani devono aver superato probabilmente con l’utilizzo di scale fisse; . nella direzione di Vieyes la parete confina con il bosco ad alto fusto ed è raggiungibile da una traccia di sentiero che parte dai ponti di Chevril; . sul lato destro il punto della ponteille è collegato sia al nucleo rurale di Chevril sia alla vecchia traccia di fondovalle per Cogne con tracce di due sentieri. Elementi archeologici - della spalla sinistra. . il masso arrotondato, spalla sinistra della ponteille, con: . i due incastri tagliati a sezione triangolare; . i tre fori sede delle staffature metalliche di ancoraggio delle travature: in uno è stato recuperato un pezzo di punta metallica; . un incastro-appoggio per montante di ponteggio; . i due fori realizzati su due masi posti in successione a monte, pressoché sull’asse degli incastri dei puntoni lignei della ponteille verosimilmente usati per ancorarne i tiranti di sicurezza contro a forza di trascinamento dell’acqua; - dell’appoggio centrale. . la roccia emergente in mezzo al torrente con: . l’incastro piatto a sezione triangolare quale appoggio di travatura orizzontale, . l’incastro per l’appoggio di puntone, . due tagli grossolani di spianamento. - della spalla destra. . quattro megaliti articolati ad appoggio; . opere murarie a secco di contenimento; . tracce del sentiero d’accesso. Elementi ambientali . l’alveo del torrente, immagine di natura integra e selvaggia; 11 . la base della parete di Charpinel, immagine del verticalismo della montagna con sensazioni dell’impari sfida della mente riflessa nell’opera realizzata prima dall’uomo e poi distrutta dalla natura. Forma . gli incastri dei montanti lignei della spalla sinistra sono uno a sezione rettangolare e l’altro a sezione trapezoidale: elementi particolari sono le tracce dei fori intagliati pressoché a tutti gli angoli, documento degli attenti accorgimenti tecnici utilizzati per la realizzazione degli incastri in un punto delicato di cambio di pendenza del masso e con un angolo dell’asse di perforazione ottuso rispetto al piano di tangente; . i fori di ancoraggio disseminati nella zona hanno sezioni circolari o assimilabili ad un triangolo equilatero curvilineo, varietà legata forse ad una differente mano di esecuzione o al tipo di roccia; . i megaliti della spalla destra sono pietre arrotondate di alveo. Dimensioni - spalla sinistra. . i due incastri: sezione mediamente di 15 per 24 cm e profondità pari a circa15cm; . i fori di ancoraggio: 3 cm di diametro, 12 cm di profondità; . lo spianamento della calotta del masso: 5 mq circa. - appoggio centrale. . appoggio piano a base triangolare di 45 per25 cm; . spianamento: superficie 6mq, altezza del gradone di taglio 65 cm circa. - spalla destra. . peso dei megaliti: 5-8tonnellate. Data . epoca storica: prima decade a. c. . scoperta il 21/3/93 da Bochet Louis casualmente con il binocolo nel corso del rilevamento topografico della parete di Charpinel. Etimologia . nessuna indicazione. Tradizione . nessuna indicazione. Stato fisico . i reperti chiave della spalla sinistra e dell’appoggio centrale appartengono a rocce solide. I megaliti della spalla sinistra sono posizionati in luogo sicuro a differenza delle altre opere circostanti che lo sono un po’ meno. Il Rilievo . effettuato con distanziometro a laser. Valutazione Certezza della ponteille. La dovizia di tracce e particolari rilevanti permette di ricostruire una configurazione di manufatto riconducibile esclusivamente e indiscutibilmente alla tipologia delle passerelle o dei ponticelli in legno. 12 Opera romana. La certezza che i reperti scoperti appartengano all’epoca romana è fondata sull’eccezionalità della loro posizione, spiegabile solo come struttura di servizio all’acquedotto ai piedi del tratto in roccia dell’enorme parete di Charpinel. Ogni altra ipotesi è annullata dalle considerazioni sviluppate nella presentazione del sito. I tesori nascosti e il lavoro amatoriale. La casualità e le modalità della scoperta della ponteille, di cui non era mai stata immaginata l’esistenza, mettono in evidenza da una parte le potenzialità degli orizzonti nascosti e dall’altra la necessità di dare un assetto più organico al ruolo del lavoro di ricerca amatoriale. La portata della scoperta, che consente di aprire un’importante finestra archeologica sul sito di Chevril, porta d’ingresso della valla di Cogne, è eccezionale anche per i seguenti motivi: - la documentazione delle tecniche costruttive alla base della realizzazione dei fori per gli ancoraggi e degli incastri tagliati in roccia; - la conseguente possibilità di lettura diversificata degli altri reperti del comprensorio e del loro confronto analogico in riferimento soprattutto alle ipotesi della loro datazione (1); - la dimostrazione della così detta fotografia inalterata dell’alveo fluviale nell’arco degli ultimi duemila anni di vita; - la dimostrazione del basso regime d’acqua esistente all’epoca romana, valutazione in perfetta sintonia con la tesi ormai sostenuta dalla più parte degli esperti di una modesta glaciazione in quel periodo. (1) L’applicazione del parametro del confronto analogico permette di stabilire che : . la presa del mulino di Cerignan e Ozein è di epoca romana; . i grandiosi reperti del ru pensile presenti nelle gorges della Grand Eyvia all’altezza della centrale idroelettrica possono essere riconducibili all’epoca romana; . le numerose tracce di fori su pietra nel comprensorio Champagnolle- PondelChevril possono essere reperti collocabili nello stesso periodo. Prospettive Ricerca. . completare il rilievo delle opere minori nella zona della spalla destra; . ispezionare ulteriormente l’alveo del torrente; . studiare e rilevare la sovrastante antica strada per Cogne. Fruizione. In riferimento alla particolare bellezza del sito e all’importanza del reperto, è proponibile un percorso di visitazione strettamente collegato alla zona del mulino con partenza dall’agglomerato rurale di Chevril. Alluvione 24/9/93 Danni: nessun danno ai reperti chiave. Livello dell’acqua: superiore allo spuntone più alto del roccione centrale. Arch. Bochet Louis 13 SCHEDA TECNICA III a L’ anfiteatro di Meuleun Il sito . corrisponde al tratto compreso tra le due pareti rocciose di Charpinel e dell’Eteley. La prima parte è un terreno in forte declivio con stratificazione rocciosa affiorante, quella intermedia un bosco e la parte estrema verso le gorges dell’Eteley è costituita da campi destinati ad essere invasi dal bosco; . la conformazione dell’insieme: un anfiteatro tagliato al centro da due canaloni scavati dai piccoli torrenti primaverili; . i reperti scoperti si trovano tra l’uscita dalla roccia di Charpinel e il primo canalone, tratto che si sviluppa interamente nel bosco, elemento di spiegazione della loro sopravvivenza; . il secondo tratto sviluppandosi tra terrazzamenti di colture non presenta tracce particolarmente evidenti o interessanti per le trasformazioni operate dall’uomo; . il territorio è servito da un piccolo sentiero che parte dall’Eteley e va a raggiungere un traliccio dell’alta tensione; . il fondovalle è ricco di carbonaie. Elementi archeologici - del primo tratto. . primo reperto: traccia di muro della sponda a valle, tessuto murario di grosse pietre; . secondo reperto: ripiano; . quarto reperto: terrapieno; . quinto reperto: traccia di muro con pietre normali; . sesto reperto: serie di muri; - della roccia sottomurata. . pietra tagliata secondo la configurazione dello slargo; . slargo del canale, probabilmente pensato per ridurre la velocità dell’acqua in corrispondenza del punto di attraversamento di un torrentello stagionale su alveo morenico dai versanti instabili; . spalla destra dell’attraversamento realizzata con tecnica di megaliti sovrapposti su sperone roccioso; . spalla sinistra dell’attraversamento formata da un megalite con una traccia orizzontale, riconducibile verosimilmente più ad un appoggio di travature lignee di sostegno di una canalizzazione tipo Artse che ad una imposta di volta a causa del suo minimo dislivello rispetto al piano della spalla destra; . la sovrapposizione delle pietre nell’alveo come tecnica di consolidamento del terreno instabile del canalone attraversato; . la sottomurazione a secco di una roccia dal profilo basso e molto aggettante sotto cui scorreva il Ru; . la tracce di murature lungo i bordi di rocce affioranti; . le murature di protezione dell’opera a monte; - del tratto dei campi. . alcuni terrazzamenti e ripiani; 14 - del fondovalle. . le carbonaie. Elementi ambientali . bosco di latifoglie e conifere; . terrazzamenti delle antiche colture; . le carbonaie; . detriti rocciosi. Forma . muratura modellata secondo la conformazione del suolo. Dimensioni . il tratto dei reperti è lungo circa 270m, con pendenza iniziale quasi nulla e con pendenza generale dell’ordine dello 0,5%; . l’altro tratto è lungo circa 330m, con pendenza media dell’ordine dello 0, 46%; . ipotetico attraversamento su Artses: lunghezza 6,5m, larghezza 1,40m; . larghezza del Ru prima dello slargo al lordo della muratura di valle: due metri circa. Data . periodo di costruzione: prima decade a. c.; . scoperta successive agli anni 70 effettuate dal Centre Culturel di Aymavilles, da Louis Bochet e da Ildo Villerin. Etimologia nessuna indicazione. Tradizione nessuna indicazione. Stato fisico . i muri sopravvissuti, interamente costruiti a secco e di importante consistenza di massa fisica, si trovano in uno stato di conservazione da considerarsi soddisfacente in quanto sono ubicati in posizioni favorevoli; . le tracce di muratura sono invece in balia dei rischi ordinari del territorio. Il Rilievo effettuato con distanziometro a laser. Valutazione Il primo lavoro di rilievo. Il primo intervento di rilievo è stato quello della battuta in successione di tutti i punti Di reperti trovati lungo la ricostruzione del tracciato, visibili da una stazione posta sul Ru d’Aberio di fronte all’anfiteatro sulla sponda orografica destra. Risultati: . i reperti evidenti sono stati tutti individuati e posizionati; . si sono potute inoltre stabilire delle pendenze intermedie con alcune interpretazioni correttive di quote circa il piano di scorrimento dell’acquedotto in riferimento ai fenomeni naturali della sovrapposizione di stratificazioni di vario tipo e dell’assestamento del terreno nel corso dei millenni. 15 Il secondo lavoro di rilievo. Il secondo intervento è stato il rilievo del sistema della roccia sottomurata con stazioni posizionate direttamente sul posto: la scelta è legata alla maggior complessità del sito e dei suoi reperti. Il lavoro ha permesso di cogliere elementi dell’applicazione di tecniche di: - sottomurazione a secco di roccia; - consolidamento di terreno friabile; - sovrapposizione di megaliti; - opere di protezione a monte. Il maggior interesse del sito è legato al punto obbligatorio di attraversamento dell’unico canalone morenico con torrentello stagionale: l’instabilità dei versanti ha obbligato l’architetto a ricorrere all’applicazione di tutta una seria di tecniche costruttive empiriche mirate alla risoluzione della garanzia della stabilità temporale dell’opera di attraversamento del canalone, largo 7m e al mantenimento della regolarità del deflusso stagionale del torrentello. L’ipotesi delle Artses. L’analisi delle possibili tipologie di attraversamento esclude l’ipotesi dello sbarramento del vallone inteso a confluire il torrente nel Ru a causa dell’esistenza delle due spalle laterali, un elemento che porta in primo piano l’attenzione usata dal costruttore nel perseguire gli obiettivi di salvaguardare: - il normale deflusso del torrente senza incorrere nei possibili inconvenienti causati sia dalle spinte sotterranee di scivolamento del terreno sbarrato,non drenato,sia dalle piene d’acqua non controllabili; - la regolarità del flusso d’acqua del Ru; - la riduzione dei rischi di un suo intasamento da parte di materiale vario. L’ipotesi dell’Artses come tipologia di attraversamento si fonda sul dislivello di soli 70-80 cm della traccia d’appoggio rispetto alla quota di scorrimento dell’acqua del Ru, un dislivello cioè troppo piccolo per fungere da imposta di un’arcata.Un altro elemento che supporta questa tesi è costituito dalla larghezza di 1,4m della traccia stessa, che può corrispondere a quella della tipologia lignea. Un ricordo del sito: a 20 m di distanza il lato sinistro del canalone risvolta formando una cresta morenica sulla quale compare la traccia di un fossa apparentemente riconducibile all’acquedotto in virtù della sua complanarità: la guida del posto ha dichiarato di ricordare essere quella buca del palo di partenza di una teleferica realizzata per il trasporto del legname sull’altro versante della valle, vicino alla sede stradale. La ricerca. Altri due punti meriterebbero di essere rilevati con il distanziometro a laser al fine di migliorare la comprensione dell’opera dal punto di vista tecnico; le difficoltà alla loro accessibilità sono dovute alla fitta vegetazione. Prospettive La conservazione. Il problema della conservazione si pone soprattutto per il sistema della roccia sottomurata poiché le varie pietre si trovano sopra un terreno instabile, come risulta dai cumuli ammassati poco più in basso, e risulta assai facile spostarle. 16 Anche gli altri reperti meritano un’analisi conservativa più approfondita nonostante la presenza di una fitta vegetazione. La fruizione. Il problema della fruizione dei reperti deve tener conto della delicatezza degli stessi: una pietra, traccia di muratura, è facilmente movibile; se ciò accadesse verrebbe compromesso irreversibilmente un documento storico di estrema importanza! Pertanto la proposta è di: - impedire l’accesso libero in questi punti a rischio; - collocare tabelloni informativi lungo il sentiero di collegamento PondelMeuleun passante per le carbonaie. Arch. Bochet Louis 17 SCHEDA TECNICA III b Lo Meuleun d’Aberio Il sito - torrente Grand Eyvia, sponda orografica destra, nel punto sottostante la rampa d’Aberio, il tratto della strada di Cogne in forte salita; - immediate vicinanze delle gorges dell’Eteley; - luogo completamente isolato: unico collegamento il sentiero verso l’agglomerato di Chevril; - piccolo ripiano ai bordi del torrente, unico sul versante per una lunghezza di più di un chilometro e mezzo. Elementi archeologici - del settore della presa. - la roccia tagliata per la posa delle Artses, la canalizzazione in tavole di legno; - gli incastri dei puntoni lignei di sbarramento delle Artses, in roccia a sezione rettangolare; - i fori quali sedi delle staffature metalliche di ancoraggio dei legni; - la sagoma in roccia a forma di placca modellata, presumibilmente un ancoraggio speciale; - del settore della Fortse- mulino. - i ruderi di un fabbricato elementare; - il cortile, un quadrilatero ribassato rispetto al terreno circostante; - la barma sotto la roccia; - la carbonaia; - alcuni allineamenti di pietre. Un foro singolare. In questo capitolo possiamo collocare un reperto molto particolare, ubicato un centinaio di metri a monte sul lato sinistro del torrente: un foro a 2 metri circa di altezza dall’alveo del torrente in roccia strapiombante sull’acqua, segnalato dalla guida Empereur François. Elementi ambientali - il paesaggio integro dell’alveo del torrente; - la vicinanza delle gordzes dell’Eteley; - il vecchio tratto della prima strada carrabile di fondovalle. Forma - della presa. - taglio della roccia a L con sviluppo segmentato quale sede piana della canalizzazione lignea con sezione ortogonale; - gli incastri dei puntoni: sezione rettangolare, analoghi a quelli della ponteille di Charpinel; - i fori di ancoraggio: sezione circolare o triangolare curvilinea, analoghi a quelli della ponteille; - stampo di piastra d’ancoraggio su roccia: rettangolare con cavità per elemento appuntito; 18 - della Fortse. - fabbricato: pianta rettangolare, due piani di cui il primo seminterrato con volta a botte. Dimensioni - quattro incastri rettangolari: due grandi di sezione 25 x 17 cm e 21 x 18 cm, uno piccolo di circa 12 x 8 cm, e una traccia di circa 20 x 15 cm, tutti con profondità variabili non superiori a 13 cm; - undici fori di ancoraggio con diametro medio di 3 cm; - tratto di roccia tagliato: lunghezza presunta 17 m, lunghezza scoperta 11,5m, larghezza variabile con un massimo di 70 cm, altezza variabile tra i 15 e i 30 cm; - canalizzazione in legno, Artses: lunghezza totale 56 m circa, larghezza variabile tra65 e 70 m, altezza non definibile, pendenza media del tratto in roccia 1,5 %, pendenza de tratto rimanente 4,4 % circa; - fabbricato: superficie di 25 mq; - barma: superficie di circa 17 mq; - cortile quadrilatero: superficie di circa 42 mq; - carbonaia: 100 mq circa. Data - la presa ed il cortile quadrilatero sono riconducibili al periodo della realizzazione Dell’opera romana sulla base del confronto analogico della tecnica espressa nei reperti e della necessità di avere sia una fucina di supporto dei vari cantieri aperti per sfondare mezzo chilometro di roccia circa, sia un mulino per macinare tonnellate di grano per il sostentamento del migliaio (cifra simbolica) di schiavi salasi piegati al servizio della grandiosità colonizzatrice romana; - dello stesso periodo potrebbero essere la barma e la carbonaia in quanto la prima fungeva da ricovero degli addetti alle mansioni di fucina e mulino, e la seconda era una fonte di carbone attaccata alla fucina; - il fabbricato così come si presenta si può collocare attorno al diciassettesimo secolo: esso figura in catasto; - l’insieme è da sempre noto agli abitanti di Chevril. Etimologia nessuna indicazione. Tradizione Il sito è chiamato Meuleun de Cerignan e Ozein e purtroppo non si hanno elementi di quando esso era in funzione; il fabbricato fu abitato fino intorno al 1930 da Jean Jorrioz, detto Gian Carbunera, addetto alla sovrastante carbonaia che ne causò l’incendio in un momento di sua assenza. Stato fisico - i reperti della presa si trovano su roccia compatta, non sono quindi vulnerabili; - la parte terminale della roccia è ancora sepolta da terra di scivolamento di falda, - il tratto di raccordo con il Meuleun è un prato cespugliato non rilevato; - il fabbricato senza copertura ha un impianto murario di base ancora in discreto stato di conservazione; - ben definiti sono il quadrilatero - cortile, la barma e la carbonaia. Il Rilievo effettuato con distanziometro a laser. 19 Valutazione Un’opera romana. Il sito da sempre noto agli abitanti di Chevril come mulino di Cerignan e Ozein, senza però nessuna notizia storica, si trova rispetto ai due agglomerati, molto più alti, in un punto tale da rendere impensabile l’attribuzione della sua scelta come progetto studiato e voluto dagli abitanti stessi. Questo a causa sia della posizione più profonda e lontane nelle gordzes, sia del circolo vizioso dei vari tracciati di collegamento sia dell’esistenza di risposte molto più logiche a questo servizio come l’uso diretto della forza motrice che avrebbe reso il Ru d’Aberio più accessibile e avrebbe richiesto minor onere nella realizzazione. La fucina e il mulino. La scoperta della Ponteille di Charpinel, le analogie delle tecniche costruttive, l’esigenza di una fucina e di un mulino a supporto dei cantieri dell’acquedotto, la posizione baricentrica rispetto agli attraversamenti in roccia delle pareti di Charpinel e dell’Eteley costituiscono gli elementi di lettura del complesso in chiave di struttura realizzata dai romani. Lo stesso piccolo ripiano, unico nel versante, può essere inteso come ripiano artificiale ricavato ai piedi della montagna in un punto logistico per la fattibilità dell’importante impianto di supporto. Il nome Meuleun de Cerignan e Ozein. E presumibile che, ultimato l’acquedotto e smantellati i cantieri, la struttura continuò a funzionare esclusivamente come mulino dei cereali di Cerignan e di Ozein fino alla suo graduale abbandono dovuto soprattutto ad un fattore posizionale negativo: da qui il nome legato alle due località, sopravvissuto nella tradizione senza nessuna altra notizia. Le Artses: importante scoperta. La scoperta del tipo di canalizzazione in legno di nome Artse, secondo la tradizione locale, è di enorme importanza per l’interpretazione di altre opere quali: - la tipologia usata dai romani per l’attraversamento del tratto di acquedotto impostato sulle murature dei megaliti immediatamente dopo l’uscita dalla parete dell’Eteley; - la collocazione storica romana o di influenza romana delle tracce del Ru pensile all’altezza della centrale della Grand Eyvia. Prospettive Ricerca. Le caratteristiche del sito e gli elementi archeologici di rilevante interesse culturale e ambientale consigliano l’acquisizione dell’area da parte dell’ente pubblico, sia per l’approfondimento delle ricerche, sia per renderla accessibile alla visitazione. Fruizione. Nel quadro del progetto dell’itinerario generale di visitazione del museo all’aperto, tratto Pondel-Chevril, sarebbe interessante prevedere un attraversamento del torrente: il punto di collegamento potrebbe essere lo stesso Meuleun, grazie alla sua posizione di cerniera e alla presenza di grandi massi nel centro dell’alveo che fungerebbero facilmente da appoggi per piccole passerelle. 20 Alluvione del 24/9/93. Danni: roccia della presa. - sparizione di tre fori; - slabbratura del tratto iniziale del bordo del ripiano di roccia tagliata; settore del Meuleun. - deposito di materiale vario; - sepoltura dell’ipotetico piano d’arrivo della canalizzazione. Scoperte: - disseppellimento di tutta la roccia della presa nelle sua lettura integrale; - conseguente rinvenimento su di essa di altri fori; - scoprimento di un nuovo masso posto sul tragitto intermedio con due fori; - rinvenimento nell’alveo di un masso con foro e traccia di foro passante 25 m a valle (ancoraggio di una fune di teleferica rudimentale per il trasferimento del materiale leggero dal Meuleun ai cantieri siti sull’altra sponda?). arch. Bochet Louis 21 SCHEDA TECNICA IV a Il sistema dell’Eteley Il sito . Et-eley: luogo degli Elei? Se nella ricerca etimologica del nome Eteley si seguisse la pista greca delle migrazioni di attraversamento delle Alpi avvenute, a detta degli storici, nel periodo pre-romano, annoverando nel gruppo anche gli Elei, popolazione greca del Peloponneso, si potrebbe spinger la fantasia a tal punto da intravedere nella conformazione morfologica del plateau dell’Eteley la riduzione in scala ridottissima della loro penisola d’origine,giustificandone così la derivazione del nome. Comunque l’immagine dell’Eteley ridotto a penisola calza abbastanza in quanto per tre quinti è circondato dal torrente Grand Eyvia secondo un solco profondo mediamente un centinaio di metri. Eteley: sbarramento roccioso sulla strada dell’acquedotto romano. In riferimento al tracciato dell’opera romana il plateau dell’Eteley si erge come un ostacolo apparentemente insuperabile dal punto di vista costruttivo con tecniche diverse dalla dinamite: è 35 metri più alto della presa la cui isoipsa passa attraverso l’immensa parete strapiombante delle gordzes. Come mai l’architetto non si tenne più alto con il tracciato onde trovarsi in quota sopra il plateau ed evitare la sfida contro la muraglia? La logica domanda potrebbe trovare delle risposte nella seguente serie di annotazioni: . l’incontro di grossi rischi contro la sicurezza dell’opera nel derivare più in alto la presa dal torrente a causa dei tratti di slavine e valanghe che incominciano a comparire nella vallata poco più in alto; . l’allungamento del tracciato a monte avrebbe comportato il superamento di un altro problema: l’attraversamento di torrentelli più rovinosi; . un forte incremento delle difficoltà di attraversamento della parete di Charpinel sia per l’aumento della lunghezza di roccia da tagliare, sia per la l’innalzamento dell’altezza delle incastellature dei ponteggi delle piattaforme aeree erette sull’isoipsa del traforo. Elementi archeologici - il plateau. . il plateau: la base logistica del cantiere installato per tutte quelle operazioni necessarie alla realizzazione ed al servizio delle piattaforme aeree di sfondamento, calate sugli strapiombi delle gordzes, sulle quali operavano gli schiavi. - il Ru - tratto interamente scavato in roccia. . la porta d’entrata alle gordzes; . il tratto lungo tutta la parete strapiombante delle gordzes; - il Ru - tratto dei megaliti. . il tratto immediatamente dopo l’uscita dalla parete strapiombante realizzato tutto su muratura di megaliti; 22 - il villaggio. . il sistema di varie opere murarie riconducibili verosimilmente al villaggio del cantiere; - altro. . lo Berio di Senti: megalite piatto di circa 70 quintali, approssimativamente semicircolare, posto a lato del sentiero che porta all’Eteley nel punto in cui esso scende nell’anfiteatro del Meuleun, ai piedi di un terrapieno simile a quello che si trova sopra il braccio adduttore del ponte-acquedotto, scoperto quale luogo di sepoltura nel 1960 nel corso dei lavori di restauro del ponte. Elementi ambientali . le gordzes; . la spettacolarità delle visuali sulle stesse e sull’anfiteatro dei monti degradanti dalla Grivola; . la vegetazione tipica di zona xerotermica; . le rocce e il loro cromatismo; . la miniera d’oro in fondo alle gorges. Forma . morfologicamente è un promontorio roccioso risultante ai piedi della confluenza dei due anfiteatri che si dipartono dalle pendici dei monti di Pognon; . geologicamente è una barriera rocciosa che si innalza dal fondovalle e che i ghiacciai non riuscendo a sfondare hanno scavalcato, rasato il plateau dell’Eteley prima e, originando il ripiano di fondovalle dell’agglomerato del Pondel dopo; . corrisponde all’inizio delle gordzes vere e proprie che si sviluppano a valle per circa quattro chilometri, caratterizzando e segnando profondamente tutto il corso del torrente Grand Eyvia fino al ponte Marese di fondovalle. Dimensioni superficie territoriale orientativa del sistema: cinque ettari circa. Data periodo di costruzione delle opere romane:prima decade a. c. Etimologia nessuna indicazione a meno dell’ipotesi iniziale. Annotazione: il sito comprende un terreno chiamato Tsan di Saraseun, ovvero campo del (grano) saraceno. Altri nome di zona: Ecly, Gramoentse, Tsampeille. Tradizione nessuna indicazione. Stato fisico vedere schede successive. Il Rilievo effettuato con distanziometro a laser. Valutazione a metà tra il Pondel e Chevril, piattaforma rialzata al centro della valle, di facile accesso pedonale su un tracciato esistente, è un sito interessantissimo per quanto riguarda l’aspetto ambientale, geologico, archeologico, panoramici che lo contraddistinguono. 23 Prospettive Ricerca. . si propone il rilievo di tutto il plateau. Salvaguardia. . vedere le schede successive di settore. Fruizione. . punto centrale del museo all’aperto. Arch. Bochet Louis 24 SCHEDA TECNICA IV b Les gordzes de l’Eteley Il sito . le gordzes de l’Eteley sono profonde più di cento metri e molto strette, con punti di larghezza inferiore ai cinque metri. . la parete sinistra che dall’omonimo pianoro cade a strapiombo sul torrente è lunga più di 225 metri. Elementi archeologici - della porta delle gordzes. . il gradone roccioso iniziale di rialzo del letto di scorrimento, ideato forse per la sedimentazione della sabbia prima della grande traversata; . la lunghezza dello stesso, di difficile interpretazione a meno della fragilità della natura rocciosa; . il gradone finale di ripristino di quota in corrispondenza della porta, ideato forse per dare all’acqua un’accelerazione d’ingresso per affrontare meglio il lungo tratto scavato in roccia; . tracce affioranti di muratura della sponda di valle; . il masso emergente sul lato meridionale del pianoro, antico campo di segale; . la muratura a secco a lato dello stesso. - del Ru interamente tagliato in roccia. . il tratto riportato alla luce caratterizzato dalla perfetta sezione a U; . il tratto ancora sepolto o parzialmente franato; . la linea di pendenza tracciata in roccia ad un’altezza di un metro circa; . alcuni speroni rocciosi di base che vanno a creare come delle strettoie della canalizzazione, verosimilmente lasciati per non indebolire troppo la sponda di valle o per creare ad arte un particolare effetto cinematico nella stratificazione di fondo dell’acqua. Elementi ambientali . le gordzes; . le visuali sulle gordzes. Forma . il Ru tagliato in roccia è perfettamente a forma di U; . tracciato a sviluppo lineare variamente segmentato e curvilineo, modellato all’andamento della roccia. Dimensioni . sezione tipo: larghezza 1,10 m; altezza roccia tagliata, lato monte, variabile con un valore massimo di 5,5 m; altezza roccia tagliata, lato valle, variabile con valore massimo di 3,50 m; . sezione d’ingresso: lato a valle 2,20 m, larghezza 1,1 m ; lato a monte 3,80 m; . gradone: altezza 45 cm; lunghezza 9,0 m; . lunghezza totale del tratto in roccia, circa 200 m; . lunghezza del tratto scoperto 75 cm circa; . dislivello rispetto al plateau 29 m; . pendenze: tratto scoperto pianeggiante (vedere scheda “murs mégalithiques”). 25 Data . periodo di costruzione: prima decade a. c.; . scoperta avvenuta nell’anno 1960 ad opera di Teofile Bochet e Gervais Montovert, due abitanti di Pondel addetti ai lavori di restauro del ponte-acquedotto intrapresi dalla Sovrintendenza, i quali, mossi da curiosità, iniziarono a perlustrare la zona dell’Eteley in seguito al rinvenimento del braccio interrato adduttore al ponteacquedotto (lato orografico sinistro). Etimologia nessuna indicazione. Tradizione nessuna indicazione. Stato fisico la parete del lato di monte del tratto di Ru ripulito è in buono stato, la sponda del lato a valle è invece rovinata in alcuni punti mentre in altri punti il piano inclinato di scivolamento della stratificazione rocciosa crea precarietà negli equilibri dei blocchi tagliati. Il Rilievo effettuato con distanziometro a laser con due verifiche. Valutazione . si tratta di uno dei punti più arditi dell’intera opera romana a causa della verticalità della parete, della sua lunghezza e dell’impossibilità di attaccarla e domarla dal basso (a differenza della parete di Charpinel e dell’attraversamento del baratro del Pondel, gli altri due punti di analoghe difficoltà), della necessità di calare gli schiavi dall’alto del plateau, nel vuoto, sulle piattaforme volanti per consentir loro di tagliare la roccia con cinque miliardi di colpi di punteruolo e mazzetta; . è un punto di osservazione spettacolare grazie alla panoramica sulle gordzes; . il primo intervento di scavo fu effettuato nello stesso anno della sua scoperta mentre il secondo venne eseguito dalla Sovrintendenza nel 1992, fino al punto in cui la sponda di valle è franata completamente. Prospettive Fruizione. . il sito, per le sue particolari caratteristiche ambientali, potrebbe costituire un importante punto di interesse per il pubblico. Mediante modesti interventi di protezione si può rendere il tratto sicuro. Consolidamento. . opere di consolidamento dovrebbero essere eseguite sulla roccia della sponda di valle dell’ingresso onde contenere i rischi di scivolamento delle stratificazioni rocciose sovrapposte. La prosecuzione degli scavi. . l’idea di proseguire sulla strada del ripristino del Ru lungo tutta la parete è allettante, non tanto per gli aspetti scientifico-archeologici pressoché ripetitivi, quanto per la continuità della traversata: le difficoltà sono i raccordi dei tratti completamente crollati con quelli integri. Arch. Bochet Louis 26 SCHEDA TECNICA Va I muri megalitici Il sito è il versante nord dell’Eteley che si stacca dal plateau in dolce declivio per finire a strapiombo sul torrente Grand Eyvia: un terreno sostanzialmente a base rocciosa su cui si è formato nel tempo uno strato di depositi inorganici e vegetali che hanno favorito la crescita di una vegetazione rada ad alto fusto. A tre quarti del versante si sviluppa il tratto del Ru, interamente su muratura a secco di megaliti, con partenza dal curvone che corrisponde al cambio di direzione delle gordzes, immediatamente dopo l’uscita dalla grande parete. Non esiste un sentiero vero e proprio d’accesso; il sito è facilmente raggiungibile dal plateau fiancheggiando il bordo delle gordzes. In fondo è situata la miniera d’oro, accessibile solo mediante soluzioni di carattere alpinistico. Elementi archeologici . il serpente di muratura continua, eretta a definizione del ripiano d’imposta del canale, interamente realizzata con megaliti di facile posa e derivazione per la loro appartenenza a stratificazioni scistose dello stesso versante sfruttato come cava ; . le differenti tipologie di fondazione: quelle impostate direttamente su roccia, quelle con un gradone e quelle due gradoni; . un masso murato con una traccia di foro, a testimonianza della tecnica di lavorazione; . una pietra, sezionata in corrispondenza di un foro passante e annegata nel terrapieno dall’epoca romana; essa costituisce un eccezionale documento della tecnica di perforazione già nota al tempo dei romani, scoperta che permette una dilatazione della lettura e della collocazione storica dei reperti analoghi presenti nel comprensorio; . la traccia del sentiero al termine della muratura dei megaliti, probabile accesso di valle per la manutenzione. Elementi ambientali . le spettacolari visioni sul gomito delle gordzes di levante; . la vegetazione radente la roccia. Forma . lo sviluppo generale è un serpentone che segue l’andamento e le sinuosità del versante; . il piede della sezione di muratura nei tratti di appoggio precario è a gradoni; . la superficie è un perfetto piano orizzontale, rovinato solo in alcuni punti di cedimento; . il foro della pietra-documento sezionata è circolare. Dimensioni . muratura: lunghezza dello sviluppo esistente 110 m;lunghezza del tratto crollato all’uscita dalla parete dell’Eteley, 15 metri circa; altezza massima della sezione 3,80 m; . terrapieno : larghezza variabile tra un valore minimo di 2,5 m e un massimo di 6 m; . pendenza media: pressoché in orizzontale; . due tratti sbrecciati, uno di 4 e l’altro di 14 metri di lunghezza; 27 . dimensione dei megaliti, superiori a 4 tonnellate; . foro sezionato della pietra-documento: altezza 25 cm, diametro 3 cm; . traccia di foro della pietra murata: sezione ellittica di 6 x 4 cm. Data . periodo di costruzione: prima decade a. c.; . le pietre con foro sono state scoperte il 5 Maggio 1993 nel corso dei rilievi topografici da Louis Bochet, Giancarlo Contini, Giorgio Grinfan e Stefano Jacquemod. Etimologia nessuna indicazione. Tradizione nessuna indicazione. Stato fisico . la muratura è rimasta in piedi per quasi tre quarti della sua lunghezza, in virtù forse della posizione territoriale estrema e non favorevole allo sviluppo delle attività tradizionali di pascolo e di silvicoltura; . i punti di cedimento sono stati: - l’uscita dalla roccia dell’Eteley, base scistosa con forte inclinazione verso l’esterno, predisposizione quindi per gli scivolamenti. - altri punti (vedere disegno). Il Rilievo effettuato con distanziometro a laser. Valutazione . si tratta di un notevole documento di tecnica muraria a secco con megaliti disposti Su di un terreno reso difficile dalla pendenza e dalla scistosità della roccia d’appoggio. Il discreto stato di conservazione ne permette una lettura pressoché integrale. L’opera risulta chiara mentre invece lo è meno la ricostruzione ipotetica della canalizzazione a causa delle caratteristiche della superficie del terrapieno: un piano perfetto, regolare, senza corrugamenti che somiglianza più ad una strada che ad un canale. Il Ru solcava il terrapieno dei megaliti? . dalla perfezione e dalla regolarità del suo piano sembrerebbe di no. Altri elementi ci aiutano a capire questa affermazione: . la mancanza di tracce di sezione di canale nei punti di rottura del serpentone; . la marginalità del sito rispetto agli intervanti antropici. Infatti se il Ru fosse stato scavato nel terrapieno, oggi, nei suoi punti di rottura trasversale caratterizzati da profili, quasi sezioni di scavo, si dovrebbe trovare qualche indizio invece del nulla; così come sulla superficie del terrapieno,che è perfettamente piana, qualche segno di avvallamento residuo dell’ipotetica trincea sarebbe certamente sopravvissuto, vista la mancanza sul posto di occasioni per il suo livellamento sia in chiave naturale che artificiale, sottolineata dall’assenza di colture e dalla mancanza a monte di terra. Altro elemento negativo per il percorso dell’acqua in trincea potrebbe essere lo stesso tessuto murario megalitico caratterizzato da grandi vuoti e da interstizi di difficilissima impermeabilizzazione. 28 La risposta negativa scientifica. . il lavoro di ricerca ha permesso di individuare nel punto terminale del tracciato dei megaliti la porta d’uscita, caratterizzata da una base rocciosa affiorante e rasata contro cui termina il terrapieno e che delimita il salto roccioso susseguente secondo un piano di rottura netto e verticale. Contemporaneamente il rilevamento a laser ha permesso di stabilire che la sua quota altimetrica più bassa risulta un centimetro più alta del tratto iniziale (110metri di sviluppo dei megaliti), definendone quindi la sua complanarità con il sistema. La configurazione della roccia della porta d’uscita e la sua quota annullano l’ipotesi del Ru in trincea, teoricamente più basso di 80-100 cm. L’ipotesi delle Artses. . da tali conclusioni che negano l’ipotesi del tracciato in trincea e dalla scoperta delle Artses, la tipologia di canalizzazione lignea utilizzata dai romani al Meuleun d’Aberio, si consolida fortemente la teoria dell’applicazione del sistema delle Artses anche al serpentone dei megaliti, la cui perfezione di livellamento ben s’addiceva alla posa di una sovrastante struttura lignea di canalizzazione. Verosimilmente i costruttori hanno impostato il superamento del tratto secondo uno schema di tecnica costruttiva rispondente alla seguente logica concettuale: . abbandono immediato del taglio in roccia della trincea (sistema operativo di sfondamento base utilizzato per l’attraversamento della parete verticale dell’Eteley) dettato da motivi di ordine economico e tecnico di fronte al cambio delle caratteristiche di versante: un pendio roccioso con inclinazione del 50-60 %, scistoso con piani di scivolamento esterni e paralleli al pendio; . realizzazione della muratura di sostegno e di contenimento del terrapieno, quale base d’appoggio, tipologia di opera ordinaria, più economica e di più facile gestione; . definizione e modellamento del terrapieno secondo un piano di riferimento per la posa della canalizzazione sovrastante; . accantonamento della soluzione del Ru in muratura cementata a causa del sovraccarico e della sua rigidità poco indicata su muratura di megaliti, elementi stabilizzati nella posa più dal proprio peso che dalla calazione, suscettibili quindi di micro assestamenti di difficile controllo; . scelta della tipologia delle Artses, collaudata, snella e leggera; . posa sul terrapieno di un’orditura di travature in larice, molto pesanti, per la distribuzione longitudinale dei carichi, protette dall’umidità del suolo da banchine in legno di castagno, distanziate quel tanto da permettere l’ispezione dell’intradosso delle tavole del piano della canalizzazione; . sovrapposizione delle traversine, probabilmente di tre metri e mezzo di lunghezza con funzione di piano di chiodatura delle tavole della canalizzazione e di ancoraggio delle saette a sostegno delle sponde; . chiodatura delle tavole del fondo della canalizzazione, immaschiate e disposte longitudinalmente, sigillate con la pece nei punti di giunzione; . posa delle sponde composte da tavole anch’esse immischiate, contraffortate da saette puntate sulle traversine; . sopraelevazione della quota del piano di scorrimento dell’acqua rispetto al terrapieno valutabile attorno a 80-100 cm; 29 Il problema dei dislivelli in riferimento alle Artses. . il terrapieno è più basso di 280 cm rispetto al tratto in roccia tagliata dell’Eteley, punto antecedente, e di 90 cm rispetto all’inizio del tratto in terra, punto susseguente. La teoria della canalizzazione delle Artses, che comporta una sopraelevazione strutturale tecnica lignea, risponde pure perfettamente alla risoluzione di tali dislivelli. La lunghezza dello sviluppo delle Artses. . il sistema di canalizzazione basato sulle Artses è stato utilizzato per raccordare il punto d’uscita del Ru dalla parete strapiombante di Eteley e il tratto su terra all’inizio dell’anfiteatro dei monti di Pognon passando ovviamente per il terrapieno dei megaliti: la sua lunghezza totale ricostruita è di circa 195 metri. Il problema delle pendenze e il tipo di struttura lignea. . il rapporto tra i 195 m di lunghezza e i 190 cm di dislivello è risolto con una pendenza media dell’1%. Se si seguisse l’ipotesi dell’applicazione della pendenza regolare del tracciato all’1% nella realizzazione del tratto, cambierebbe la definizione della struttura lignea di supporto, non più basata su un’orditura di travi di distribuzione ma su uno schema di impalcatura con punti d’altezza massimi di 250 cm circa. Altrimenti,se si mantiene in piedi la prima ipotesi dell’orditura di travi di supporto, bisogna ammettere che lungo il tracciato terminale di 135 m della parete dell’Eteley il Ru si sarebbe dovuto abbassare di circa un metro, un metro e mezzo di quota, particolare questo che lascia una certa perplessità poiché il tratto scoperto in roccia è perfettamente in piano. Prospettive Ricerca. . nessuna indicazione sull’approfondimento della ricerca archeologica in quanto il lavoro svolto sinora ha raggiunto ottimi risultati. Si ritiene invece utile uno studio specifico sulla stabilità delle fondazioni dei megaliti, franate in alcuni punti, in riferimento alla loro conservazione, obiettivo primario da perseguire. Fruizione. . in assenza dello studio specifico di cui sopra, si propone un tipo di fruizione guidato. Arch. Bochet Louis 30 SCHEDA TECNICA IV b Il villaggio del cantiere Il sito . è un angolo del versante Nord del plateau, a metà strada tra lo stesso e le murature dei megaliti; . il contesto è caratterizzato da una serie di nervature rocciose emergenti, articolate secondo una configurazione che definisce angoli riparati e autoprotetti rendendo difficile la loro scoperta; . non esiste allo stato attuale delle ricerche un sentiero di collegamento con il plateau o con i megaliti. Elementi archeologici . il sistema delle sei cellule abitative; . il tratto di muratura semicurva della seconda cellula riconducibile ad un angolo camino; . la serie di allineamenti di muratura a gradinata che collegano il blocco abitativo al recinto con l’angolo del fuoco; . lo stesso recinto; . il blocco dei servizi, leggermente appartato. Elementi ambientali Forma . l’articolata conformazione rocciosa in mezzo alla quale sono state realizzate le opere murarie. . le singole cellule presentano forme di espressione organica nel senso che sono la conseguenza del modellamento del loro tracciato alla configurazione spaziale della natura circostante ed agli incastri con le rocce esistenti con un risultato davvero singolare. Dimensioni . superficie territoriale interessata: 500 mq; . cellule abitative: n. sei, superficie totale al lordo 106 mq, superfici al netto delle singole cellule rispettivamente 16, 13, 10, 8, 6, 17 mq; . murature a secco: spessore massimo 1,20 m; . il recinto con focolare: superficie di 36 mq; . il blocco latrina: superficie di 11 mq; . altro blocco: superficie di 17 mq. Data . periodo di costruzione: prima decade a. c.; . scoperta fatta dall’architetto Louis Bochet nel 1988. Etimologia Tradizione nessuna indicazione. nessuna indicazione. Stato fisico . resti di muratura a secco ancora in piedi per un massimo di 1,5 m di altezza, tracce di muratura affiorante a definizione di allineamenti significativi e cumuli di pietre di murature cadute ne definiscono lo stato di degrado molto avanzato che però non ha subito sconvolgimenti tali da compromettere la ricostruzione del sistema. Il Rilievo effettuato con distanziometro a laser. 31 Valutazione Il sistema insediativo. . si tratta di una struttura complessa distribuita su circa 500 mq di terreno e divisibile in tre parti: il blocco delle cellule abitative, di chiara interpretazione, il recinto con focolare, strettamente collegato con sopra, e infine il blocco dei così detti servizi, di più difficile interpretazione. Le ipotesi sulla sua origine sono due: villaggio preromano oppure villaggio del cantiere dell’acquedotto. L’interpretazione più accreditata è la seconda in forza della sua posizione a ridosso delle opere dell’Eteley che richiedevano la costruzione in sito di una struttura ricettiva completa di servizi per le maestranze del cantiere, divisa dall’accampamento degli schiavi relegati in tende il cui sito è tuttora da scoprire. Il blocco abitativo. . la trama muraria che si sviluppa tra una roccia e l’altra a definizione di spazi naturali protetti forma un reticolo spaziale che da origine a sei cellule, presumibilmente camere, differenziate per dimensione e posizione a seconda del grado delle maestranze. Attualmente si riescono ad individuare: - tre accessi esterni atre diverse cellule; - la mancanza di collegamenti interni tra loro; - il particolare della muratura semicircolare che con ogni probabilità è riconducibile ad un angolo focolare. Non esiste nessuna traccia del possibile tipo di copertura. Il terrapieno con focolare. . è situato ai piedi del blocco abitativo ed è collegato ad esso tramite un sistema di allineamenti di murature tipo gradinata che parrebbero sottolineare la loro stretta correlazione funzionale. Probabilmente la sua funzione era quella di spazio mensa all’aperto, protetto con con una copertura lignea o con frasche. L’angolo del focolare è rozzamente definito. Il blocco dei servizi. Leggermente appartato dal resto appare un blocco disaggregato in due cellule: una normale, corrispondente ad uno spazio definito da tracce di opere murarie organizzate attorno ad una parete di roccia, e un’altra molto più significa per via della sua singolare configurazione ma soprattutto per un particolare costruttivo speciale collocato nella muratura del lato a settentrione, riconducibile ad una apertura bassa con funzione di deflusso dell’acqua: proprio tale particolare è alla base dell’ipotesi del blocco come servizio igienico. Prospettive La ricerca. . è una zona di interesse archeologico ancora da approfondire. La salvaguardia. . lo stato dei reperti e la natura a secco delle opere murarie ne consigliano una chiusura al pubblico. La fruizione. . visita guidata. Arch. Bochet Louis 32 SCHEDA TECNICA VI L’anfiteatro di Pognon Il sito . tra il plateau dell’Eteley e lo Tsablo che precipita sul ponte romano: la forma del territorio è riconducibile ad un anfiteatro che si sviluppa ai piedi del crinale di Pognon; . è attraversato dal sentiero che parte dal ponte, disimpegna prima tutta la parte bassa del versante e si inerpica poi zigzagando verso il colle; . terreno morenico di fondovalle un tempo coltivato a prati e cereali, attualmente occupato quasi interamente da bosco di latifoglie e da vegetazione cespugliosa. Elementi archeologici . gli unici reperti individuati e rilevati appartengono al settore immediatamente successivo all’uscita del Ru dal tratto dei megaliti, e precisamente sono: - le tracce del sentiero, presumibilmente di servizio, d’accesso al tratto dei megaliti; - tracce di roccia tagliata con funzione di appoggi di muratura o travature; - la parete rettilinea e verticale che delimita il confine tra il plateau e l’anfiteatro; - tracce di muratura alla base della stessa, probabilmente resti di pilastro a sostegno della struttura del Ru costruito con il sistema delle Artses; - una serie di allineamenti di murature affioranti; - lo Berio Rebécò con tracce di tagli in roccia e di resti di muratura; - parte di muro a secco. Elementi ambientali . le varie componenti agro-silvo-pastorali. Forma . un aspetto caratteristico è costituito dal profilo concavo naturale della parete del Berio Rebécò, punto di passaggio del Ru; la parete di monte del Ru era quindi una sezione a forma di arco: si tratta del secondo caso riscontrato lungo il tracciato ricostruito dopo quello ubicato al centro della parete di Charpinel. Dimensioni . tratto totale: lunghezza 835 metri circa, pendenza media del 4,5%; . tratto rilevato: lunghezza 6 m, larghezza media 20 cm; . tratto della parete verticale: lunghezza 30 m; . presunto pilastro di sostegno: altezza ; . tratto in terra: larghezza presumibile. Data periodo di costruzione: prima decade a. c. Etimologia nessuna indicazione. Tradizione nessuna indicazione. Stato fisico . le tracce in roccia non comportano problemi particolari; . le tracce di muratura sulle pareti inclinate sono a rischio in quanto è assai facile manometterne la posizione originaria o farle cadere a valle dato il loro equilibrio precario; 33 . le tracce di muratura affioranti dal terreno sono parzialmente rovinate ma il reperto rimane abbastanza protetto dall’avvolgente vegetazione. Il Rilievo effettuato con distanziometro a laser. Valutazione . a meno del tratto iniziale di circa m, che corrisponde all’uscita del Ru dal serpentone dei megaliti, il restante tratto del percorso è, allo stato attuale delle ricerche, privo di reperti visibili, a causa della natura del terreno agricolo , coltivato in passato, privo di rocce e legato alle trasformazioni delle colture. Esistono molti terrazzamenti: senza dubbio alcuni di questi nascondono il tracciato del Ru. Le varie campagne di “ricerche epidermiche” effettuate nel corso di questi decenni non hanno sortito alcun risultato: le stesse caratteristiche di regolarità e di semplicità del tracciato in questo tratto non costituiscono uno stimolo all’approfondimento della ricerca. Per quanto riguarda le tipologie di canalizzazione utilizzate dai costruttori per attraversare l’anfiteatro si può affermare che esse sono state differenziate a seconda della natura del terreno: il tratto dell’uscita dal serpentone dei megaliti è stato realizzato interamente secondo il prolungamento e la continuità del sistema delle Artses fino al termine della parete verticale; il Ru proseguiva poi seguendo il facile schema del tracciato scavato in trincea. Prospettive Ricerca. . proposta di uno scavo archeologico in uno dei presunti terrazzamenti di passaggio, allo scopo di verificarne le caratteristiche costruttive, le dimensioni di trincea, lo spessore dei depositi di sabbia e altro di modo che si arrivi ad un approccio all’ipotesi della durata del funzionamento dell’opera. Salvaguardia. . proteggere parte del tratto rilevato. Fruizione. . nessuna proposta. Arch. Bochet Louis 34 VII La diramazione della Camagne – La Sabla SCHEDA TECNICA Il sito . corrisponde al tratto territoriale dell’anfiteatro del crinale di Pognon compreso tra lo Tsablo in corrispondenza del ponte-acquedotto e la Camagne; . è attraversata nella parte bassa dal sentiero Pondy-Camagne, denominato sulle carte catastali Strada vicinale del Pont d’El, cerniera del versante, diramazione dell’asse viario Pont de Marese-Seissogne-Pognon e continuazione di quello denominato strada da Villeneuve al Pont d’El che parte dal borgo, passa per Saburey e prosegue verso la grandze di Seissogne; . zona xerotermica, territorio caratterizzato da colture a terrazzamenti; . durante il processo dello sviluppo idroelettrico del comprensorio avvenuto all’inizio del secolo, il versante è stato tagliato dalla cascata artificiale, scarico della vasca realizzata sul crinale di Pognon a quota 1250 m s.l.m. alla confluenza dei due canali adduttori le acque del torrente Savara e della Grand Eyvia alle condotte forzate della cantrale di Chavonne; l’operazione determinò un profondo solco nel terreno morenico e nelle colture a terrazzamenti tagliando l’andamento pianeggiante del sentiero principale; in alternativa al tracciato originario, la società idroelettrica realizzò una bretella più a monte caratterizzata da un tratto completamente in galleria, passante sotto la cascata e lungo 86 m. Elementi archeologici Il reperto base. . l’insieme di tracce in roccia, quota – 54,30 (vedere tavole Arbre muséè du Pondy), punto d’intersezione di un sentiero di pendio con il secondo Tsablo di versante; Altri reperti significativi. . la base della roccia sotto il tratto orizzontale del sentiero del Tsablo del ponte; . l’allineamento roccioso presumibilmente tagliato lungo circa m; . un masso arrotondato con la faccia a valle presumibilmente tagliata; . l’insieme di massi di cui uno con faccia tagliata, incastrato a lato del sentiero corrispondente alla derivazione del braccio del Pondy (vedere scheda Entonoir). Elementi ambientali . la zona xerotermica; . le colture a terrazzamenti. Forma nessuna indicazione. Dimensioni . lunghezza del tratto Tsablo del ponte – sentiero dell’Entonoir; . lunghezza del tratto sentiero Entonoir – Tsariete. Data . periodo di costruzione: prima decade a. c.; . la scoperta dei reperti base è avvenuta nel corso delle ricerche risalenti al 1990 effettuate dall’architetto Louis Bochet e dal geometra Ildo Villerin. 35 Etimologia nessuna indicazione. Tradizione nessuna indicazione. Stato fisico . i reperti non corrono rischi particolari essendo di natura rocciosa e parzialmente sepolti in zona attualmente occupata da bosco cespugliato con prevalenza di latifoglie. Il Rilievo effettuato con distanziometro a laser. Valutazione . la scoperta dell’acquedotto romano proiettato direttamente verso la Campagne e in maniera indiretta, soltanto, verso il Pondy, permette una più chiara lettura del significato globale e degli obiettivi dell’imponente opera romana in quanto evidenzia l’importanza dei territori situati sulla direzione della Campagne e oltre, vale a dire Seissogne e Champagnolle, e fa emergere il bipolarismo vettoriale dei due versanti alla base del progetto contro l’obsoleta teoria che vorrebbe il Pondy come unico polo di riferimento. Infatti se così non fosse bisognerebbe cercare una ragionevole e plausibile giustificazione alla mancata scelta da parte dei costruttori di seguire il tracciato più breve cioè il collegamento diretto plateau dell’Eteley-ponte, che avrebbe comportato una riduzione del tracciato di ben 1200 metri! Prospettive Ricerca. . proposta di eseguire scavi nei punti più strategici: incrocio con Tsablo del ponte, base dell’allineamento roccioso, incrocio con secondo Tsablo, incrocio con sentiero dell’Entonoir. Salvaguardia. . secondo le indicazioni delle ricerche. Fruizione. . visitazione indiretta mediante pannelli illustrativi posti sul sentiero sottostante. Arch.Bochet Louis 36 SCHEDA TECNICA VIII La Tseriete Il sito . si trova immediatamente a monte del sentiero che collega Pondy alla Campagne, a 632 metri dal ponte. Elementi archeologici . la Tseriete, pietra posizionata di taglio, incastrata tra un muro di sostegno ed il corrispondente terrapieno, secondo il modello funzionale di sponda di ruscellamento del lato a valle in un tratto di discesa; . il muro di sostegno della Tseriete; . la parete di roccia, presumibilmente tagliata, lungo cui si sviluppa il tratto in discesa del Ru; . il diedro ortogonale alla base della parete al termine della discesa, inizio dello slargo, con funzione di vaso di espansione ideato per frenare la velocità dell’acqua e ridurre gli effetti collaterali; . una sezione dell’alveo di rottura naturale da cui risulta acciottolato di fondale, sabbia e misto di torrente, incrostazioni calcaree e ferruginose. Elementi Ambientali . zona xerotermica. Forma . la Tseriete: lastrone regolare, di forma rettangolare; . il diedro della base della parete risulta uno spigolo verticale tagliato a 90°. Dimensioni . Tseriete: lunghezza 12° cm, larghezza 20-25 cm, altezza della parte emergente 50 cm; . muro addossato alla Tseriete: spessore 80 cm, altezza dal piede 200 cm; . Ru, tratto di discesa: larghezza 220-230 cm, lunghezza 24 m, pendenza media 38%; . parete: lunghezza del presunto tratto di roccia tagliata 19metri; . distanza del diedro dal muro del sentiero 230 cm, e dall’asse del sentiero 380 cm. Data . periodo di costruzione: prima decade a. c.; . scoperta avvenuta il 5/11/1972 ad opera dell’architetto Louis Bochet. Etimologia nessuna indicazione. Tradizione nessuna indicazione. Stato fisico . elementi che costituiscono un possibile rischio: il pascolo, l’uomo, la silvicoltura. Il Rilievo . effettuato con distanziometro a laser. 37 Valutazione . la Tseriete costituisce un importante documento di tecnica costruttiva applicata al tracciato in discesa del Ru in un terreno di campagna ed è preziosissima poiché è l’unico ad essere sopravvissuto a duemila anni di storia. Si è giunti alla sua scoperta seguendo la logica della pista delle rocce tagliate lungo intuitive e razionali isoipse. Per molto tempo la Tseriete è stata considerata il punto di biforcazione del Ru nei due bracci di Champagnolle e di Pondy, in quanto la configurazione spaziale dell’insieme dei reperti ne permetteva una logica lettura in tal senso, basata sui seguenti elementi: - la parete della grande roccia isolata, posta sul percorso del Ru e leggermente defilata verso il basso rispetto alle isoipse, come scelta del punto ideale per una parziale risoluzione del dislivello rispetto alla quota del ponte; - la Tseriete e la sezione del tratto in discesa, espressione di una raffinata tecnica costruttiva, quale sforzo realizzativo applicato ad un tratto importante come quello della biforcazione; - l’invaso ai piedi del diedro, punto terminale della discesa, quale vasca di derivazione dei due bracci; - le due peculiarità tecniche del sentiero principale in corrispondenza dell’invaso, punto contemporaneamente di tangenza e di vertice della confluenza dei due tratti rispettivamente di Pondy e della Campagne, quali segni territoriali sopravvissuti di coincidenza dell’attuale schema con le diramazioni dei due bracci e del Ru di cui sopra. La teoria della Tseriete come punto di biforcazione ha retto fino al 1991, anno in cui si è sviluppata la ricerca nel settore dell’Entonoir in seguito all’intuizione avanzata dal ricercatore Ildo Villerin secondo cui il sentiero a zig-zag sovrastante l’Entonoir poteva essere il tratto del Ru di risoluzione del dislivello di quote dell’acquedotto (vedere scheda dell’Entenoir). Ovviamente le due teorie possono coesistere nell’interpretazione dei fenomeni in chiave evolutiva. Il braccio di Champagnolle. . oltre la Tseriete le ricerche attualmente non hanno portato alcun rinvenimento particolare. E’ presumibile che il percorso fino alla grandze di Seissogne coincidesse più o meno con il tracciato del sentiero basso esistente. Tale ipotesi si fonda, oltre che sul parametro delle isoipse, sull’atipicità del tracciato, che esclude dal percorso l’agglomerato della Campagne, un aspetto, questo, che va contro la logica ricorrente negli schemi urbanistici viari arcaici di montagna. A supporto della teoria si ricorda anche un fatto storico a cavallo tra il XIV e il XV secolo (vedere scheda Ponte): l’irrigazione delle terre della grandze di Seissogne con l’acqua derivata da Pondy. Prospettive Salvaguardia. . proposizione di acquisto del terreno data la delicatezza dei reperti; . la protezione con sistemi adeguati. Fruizione. . posa di tabelloni illustrativi lungo il sentiero; . visita guidata. Arch. Bochet Louis 38 SCHEDA TECNICA IX L’ imbuto Il sito . ambiente di terrazzamenti, nel passato coltivati a cereali e a vigneti, attualmente zona prativa, con cespugli e con latifoglie. Elementi archeologici . la pietra nel punto di derivazione del braccio del Pondy; . la pietra con foro situata poco sotto nei prati; . il sentiero a zig-zag; . i due massi sentinelle lungo il sentiero Pondel-Camagne; . la pietra di Bruxelles. Elementi Ambientali . zona xerotermica. Forma . la pietra di Bruxelles: parallelepipedo quasi regolare con un lato ricurvo. Dimensioni . la roccia tagliata: lunghezza 8 metri circa; . la pietra di Bruxelles: 2,4 x (2,30 – 2,10) x 1,10 m, la freccia dell’arco sul lato 2,10 m; peso: 15 tonnellate circa. Data . periodo di costruzione: prima decade a. c.; . scoperta nell’autunno del 1990 dall’architetto Louis Bochet e dal geometra Ildo Villerin. Etimologia nessuna indicazione. Tradizione nessuna indicazione. Stato fisico nessuna indicazione. Il Rilievo . effettuato con distanziometro a laser. Valutazione . l’acquedotto attraversava l’anfiteatro dei monti di Pognon, versante orografico sinistro, seguendo un tracciato a mezza costa ad una quota superiore di circa 44 metri rispetto a quella del ponte all’altezza del villaggio di Pondy, situato sull’altro versante, e proseguiva la corsa verso le terre della Camagne, di Seissogne, di Champagnolle. Il braccio di ritorno verso il ponte doveva necessariamente risolvere il dislivello di 50 metri: un problema non indifferente in presenza di terreno di sedimentazione morenica. La prima ipotesi di biforcazione. . nel corso degli anni settanta, in seguito alla scoperta del sistema della Tseriete, si ritenne che il punto di biforcazione del Ru si trovasse ai piedi del diedro della roccia tagliata (vedere scheda La Tseriete). La nuova ipotesi di biforcazione. . nel corso della campagna di ricerca effettuata nell’autunno del 1990 sul tracciato del braccio di ritorno del Ru verso Pondy, l’attenzione si concentrò casualmente su 39 una presunta roccia tagliata che si trovava a valle del sentiero, in una posizione defilata, nascosta dalla vegetazione: dalla roccia tagliata si passò all’analisi di tutto l’intorno e nacque così il sistema dell’Entonoir ovvero dell’imbuto studiato in maniera tale da permettere all’acqua di scendere fino alla quota del ponte. - - - Gli elementi del sistema. il sentiero con i suoi caratteri peculiari: la singolarità nella zona, lo sviluppo a zig-zag lungo la linea di massima pendenza della montagna con innesto direttamente sul sentiero Pondy-Camagne, definito da due grossi massi collocati su ambo i lati come sentinelle di una porta,letto in trincea profonda con murature laterali; la configurazione geometrica a forma di piccolo anfiteatro del tratto del sentiero Pondy-Camagne che si trova immediatamente dopo il punto dell’innesto; configurazione verosimilmente realizzata ad arte, come traspare dal contrasto dei terrazzamenti rettilinei situati immediatamente a monte; l’Entonoir di natura rocciosa, un semi imbuto con apertura a monte e bordo dell’apertura delimitato dal sentiero; la roccia tagliata alla base del lato destro dell’imbuto; la pietra di Bruxelles, in posizione galleggiante e affiorante a filo del terreno. Presumibile funzionamento del sistema: . il sentiero a zig-zag fungeva da bretella di raccordo verticale tra il Ru in quota e l’Entonoir, come è facilmente deducibile dalla pietra tagliata che è posta al punto di derivazione, dalle murature laterali a definizione della trincea, dall’acciottolato del fondo a difesa dal fenomeno dell’erosione, dal disegno del tracciato spezzato al fine di rompere l’accelerazione dell’acqua e dalle due pietre, emblematiche sentinelle della porta, collocate forse come sistema di frangi corsa prima dell’immissione nell’Entonoir; . il tracciato del sentiero orizzontale ad anfiteatro costituiva il canale di gronda per la caduta dell’acqua nell’Entonoir; . l’acqua distribuita nell’Entonoir in maniera omogenea dal canale di gronda, scorreva riversandosi sull’intera parete tagliata; . ai piedi della parete si sviluppava la vasca di raccolta da cui partiva il braccio diretto al ponte secondo un tracciato orizzontale. Allo stato attuale delle ricerche non si conosce ancora con precisione il ruolo assunto dalla pietra di Bruxelles, che è un reperto di indiscutibile valore e significato nell’insieme in virtù della posizione ai piedi della roccia tagliata e delle sue caratteristiche geometriche. Prospettive . questo è un settore che meriterebbe un’ulteriore ricerca archeologica vista la grande complessità dell’insieme. Non ci sono grandi rischi su una possibile manomissione dei reperti. Il sito risulta attraversato dal sentiero principale che passa su tutta la zona xerotermica, quindi potrebbe diventare un punto di visitazione alla portata del pubblico. Per quanto riguarda l’aspetto della fruizione del luogo si propone il collocamento di un tabellone illustrativo e la visita guidata. Arch. Bochet Louis 40 SCHEDA TECNICA X Il Ponte – acquedotto Il sito . villaggio Pondel, comune di Aymavilles, valle di Cogne; . altitudine: 880 metri s.l.m.; . collegamento viario con la strada statale di Cogne, lungo 1,2 km, in corso di allargamento onde permettere l’accessibilità anche ai pullman; . parcheggio contenente circa 30 posti macchina, di recente realizzazione. Elementi archeologici . la grandiosa opera di ponte-acquedotto con il braccio sinistro di adduzione e quello destro di deflusso dell’acqua. Elementi ambientali . l’insediamento rurale; . le gordzes; . l’anfiteatro alpino definito a meridione dal monte Grivola, a ponente dai monti e dal crinale di Pognon e a levante dalla cornice rocciosa che delimita il terrazzamento glaciale di Ozein. Forma . vedere disegni elaborati al computer del projet Pondy, deuxième phase tav. nn, A 15, A 16, A 17, A18. Dimensioni . vedere disegni come sopra. Data . periodo di costruzione: dall’interpretazione dall’epigrafe incastonata nella muratura sopra la chiave di volta dell’arco di settentrione del ponte “Imperatore Caesare Augusto XIII consule designato”, l’opera risulterebbe risalire all’anno 749 dalla fondazione di Roma ovvero il terzo anno a. c. . l’opera è successiva al ponte-acquedotto di Gard, in Provenza, realizzato intorno al 19 a. c. al fine di potenziare le risorse idriche della città di Nimes in forte espansione, forse in concomitanza con il soggiorno di Agrippa; . la scoperta del braccio interrato del lato sinistro è avvenuta nel corso dei lavori di restauro del 1960 effettuati dalla Sovrintendenza e gli scavi di rinvenimento hanno dato alla luce anche resti di sepolture umane. Etimologia nessuna indicazione. 41 Tradizione Gli esperti. . Promis prima e Baroccelli poi, autori di due importanti campagne di rilevamento dell’opera, hanno negato al ponte la funzione di acquedotto andando controcorrente, ignorando le indicazioni locali e accantonando l’approfondimento analitico delle tracce dei reperti da loro stessi disseppelliti. Il disegno di Pignone. . su di un disegno del 1550 raffigurante il ponte, firmato da un certo Pignone antiquario, documento che è custodito presso il regio archivio di Stato di Torino, figura la scritta in latino “Super erat alius pons ubi erat aqaeductus. Aqua manabat ab occidente et ibat ad orientem et erant tubi plumbei”. Da tale scritta emergono due aspetti importanti: - il senso del percorso dell’acqua sul ponte dalla sponda orografica sinistra,a ponente, a quella destra, a levante; - la presenza sul ponte di tubi di piombo. La tradizione locale. . la tradizione orale ha sempre considerato l’opera come ponte-acquedotto; . la testimonianza di Renato Borney, abitante di Pondel: “Secondo il racconto tramandato dai vecchi, l’acqua passava dalla sponda destra a quella sinistra per seguire poi la direzione di Seissogne”. Dalla storia del Ru di Champlong. .secondo la testimonianza di Eligio David, originario e abitante della Campagne, all’atto della costituzione del consorzio creatosi attorno al XV secolo per la costruzione del Ru che derivando l’acqua dal torrente Savara avrebbe raggiunto e servito anche i territori della Campagne e di Champagnolle insistenti sul versante orografico sinistro della Grand Eyvia, i proprietari della grandze di Seissogne non vollero aderirvi in quanto “le loro tracce erano già servite dall’acqua proveniente da Pondy”, e solo successivamente, con l’opera già in esercizio, entrarono a far parte del consorzio, dietro versamento di imposte proporzionalmente alla superficie molto più elevate rispetto a quelle dei fondatori. Stato fisico nessuna indicazione in questa sede. Il Rilievo effettuato con distanziometro a laser. Valutazione La complessa funzionalità della macchina dell’acquedotto. . sulla base del rilevamento dei vari settori scoperti, della strutturazione globale dell’opera romana e dei pochi ma significativi dati ricavati dalla storia e della tradizione locale, si ottiene un quadro di elementi collegati tra loro da un rigoroso ragionamento che dà corpo ad un’organica e chiara interpretazione di questa imponente macchina nella sua natura ed evoluzione, sullo sfondo di due fasi distinte 42 di funzionamento: la prima fase, periodo romano, caratterizzata dal passaggio dell’acqua sul ponte dalla sponda sinistra verso la sponda destra come da progetto originario e la seconda fase, post-romana, contraddistinta dal passaggio dell’acqua in senso inverso al precedente. L’inversione funzionale è tecnicamente possibile in virtù della complanarità delle due pietre (vedere disegno), murate e situate sulle due testate del ponte, con funzioni iniziali rispettivamente di soglia, quella d’entrata e di gradone di sbarramento dell’acqua l’altra, inteso quale calma d’acqua, sofisticato accorgimento tecnico a servizio della protezione dell’intonaco contro l’abrasione dello scorrimento idrico e il mantenimento del grado costante dello stato idrometrico delle murature quale difesa contro le fessurazioni di ritiro collegate alle oscillazioni di esercizio. Prima fase: il percorso dell’acqua dalla sponda orografica sinistra a quella destra. La grande opera di derivazione dell’acqua dalla Grand Eyvia all’altezza di Chevril certamente perseguiva i seguenti obiettivi: obiettivi agricoli - - l’irrigazione della parte del versante orografico sinistro, potenzialmente ricca di risorse grazie alla presenza degli angoli xerotermici della Campagne, dei terreni pianeggianti di Champagnolle e di quelli di dolce declivio di Seissogne , e però secchi, senza acqua; zona strategica perché gravitante attorno al presidio militare romano di Chatel Argent, baluardo eretto per il controllo politico-territoriale di tutta l’alta valle d’Aosta; l’irrigazione del terrazzamento di prati pianeggiante che si sviluppa sul versante orografico destro a valle del villaggio Pondy, zona ritenuta porta della valle di Cogne, quindi di importanza logistica per il controllo delle miniere dei Salassi, del loro sfruttamento e del percorso del materiale estratto. obiettivi industriali - - lo sfruttamento delle ricche cave di sabbia di Champagnolle, visibili ancora fino agli anni ottanta e attualmente annullate dal riempimento di riporti di terra successivi (il valore della sabbia di cava all’epoca dei romani risulta implicito nell’indicazione tecnica dell’architetto romano Vitruvio a proposito della composizione del famoso “cemento romano” basato sul rapporto diversificato, a seconda del materiale, e precisamente di una parte di calce spenta con due parti di sabbia di fiume o di mare); alimentazione del villaggio Pondy, centro di fonderia di fondovalle, ipotesi conseguente alle sue caratteristiche posizionali ottimali secondo la teoria dei fattori di insediamento di tali strutture produttive. Lo schema del sistema di funzionamento dell’acquedotto era quindi il seguente: - derivazione dell’acqua immediatamente sopra Chevril, sul lato orografico sinistro; - percorso lungo il versante orografico sinistro; - divisione con biforcazione del Ru prima dei terrazzamenti della Campagne; - prosecuzione, braccio di Champagnolle, lungo lo stesso versante; 43 - inversione direzionale del braccio del Pondy, con attraversamento del ponte dal versante da sinistra a quello di destra. La lunga durata di questa fase di funzionamento è strettamente collegata alla potenza della struttura socio-economica delle due famiglie romane colonizzatrici degli Aimus e degli Avilius nonché alla disponibilità di una quantità ingente di forza lavoro, elemento assolutamente indispensabile per mantenere in esercizio l’acquedotto, il quale in alcuni tratti, come quello di Charpinel, era soggetto a continui rischi di crollo. Seconda fase: il percorso dell’acqua dalla sponda orografica destra a quella sinistra. Il funzionamento del sistema invertito inizia ovviamente nel momento in cui crolla definitivamente il tratto di Ru in roccia di Charpinel, comportando la fine dell’esercizio delle grandiose opere illustrate nelle schede precedenti. Tale sistema di funzionamento alla rovescia viene attivato per perseguire l’obiettivo del mantenimento dello sviluppo delle colture agricole sul fertile territorio di Champagnolle e Seissogne così duramente conquistato con il primo acquedotto. La derivazione dell’acqua può essere stata effettuata o da piccoli torrenti che scendono dal territorio di Ozein o addirittura direttamente dalla Grand Eyvia, lato destro, schema precursore del Ru d’Aberio. Naturalmente in tal modo il territorio servito del versante orografico sinistro si riduce notevolmente a causa della quota più bassa del tracciato di circa 30 metri di dislivello. Il documento di Pignone risalente al 1500, permette di schematizzare nel seguente modo il nuovo funzionamento dell’acquedotto: - riduzione della portata d’acqua a semplice ruscello; passaggio dell’acqua sul ponte in tubi di piombo, di relativamente facile posa, controllo e manutenzione. L’edicola, il sacello o la torre della testata destra. . il Dott. P. Baroccelli a seguito della sua campagna di rilevamento del 1920 espresse l’ipotesi dell’esistenza, sulla testata del ponte insistente sul villaggio, di un’edicola o di un saccello collegato o al culto di Ercole, diffusissimo specialmente oltr’alpe, o a quello di Mercurio, le cui immagini solevano essere collocate lungo le vie. Infatti esiste un diedro in muratura originaria posizionato all’angolo Sud-Est della testata, un manufatto molto singolare nel contesto generale, traccia di un corpo di fabbrica emergente rispetto al ponte. Dall’analisi comparata degli elementi di Barocelli emersi dagli scavi del 1920, effettuati dalla Sovrintendenza del Piemonte e della Liguria, e di quelli del rilievo con fotografie susseguenti agli scavi del 1992, effettuati dalla Sovrintendenza della Regione Autonoma Valle d’Aosta, si può pervenire ad un ulteriore approfondimento dell’ipotesi e verosimilmente parlare di una torre a base quadrata insistente sulla 44 testata con funzione o di sacello o di controllo e difesa del ponte o di entrambi. La sua dimostrazione si fonda, oltre che sull’esistenza del diedro, sui seguenti elementi: - la testa rasata del diedro, segno di una demolizione ad arte operatasi di un manufatto decisamente più alto; - un maggiore spessore della base del muro di levante (parete Est della torre) rispetto a quello dei parapetti, segno della necessità di supportare un carico maggiore e forse di contenere la spinta di una ipotetica volta di copertura; - la grande platea in muratura insistente sul filo della roccia tagliata in corrispondenza della sottostante porta del passaggio inferiore, dirimpetto al muro di cui sopra, quasi appoggio realizzato per l’erezione di una parete uguale e contrapposta (parete Ovest della torre); - la prima fessurazione verso l’angolo del diedro (vedere fotografia Baroccelli) coincidente con il piano di rottura verticale dei resti del muro emergente dal fronte meridionale del ponte, elemento che permette di ipotizzare una configurazione nella quale la parete, lato Sud della torre, si sviluppava alta verso - il ponte, si è fessurata e spaccata in due in concomitanza dei cedimenti delle fondazioni sottostanti, la parete verso il ponte fu abbattuta, l’altra venne lasciata in piedi con la sbrecciatura a vista come risulta dalle fotografie; - la seconda fessurazione sullo stesso muro, complanare e dall’andamento parallelo alla prima, posizionata all’incirca sull’allineamento esterno della grande platea, che permette di spiegare la radiografia della duplice rottura come un sistema di deformazione causato dalla presenza di un carico maggiore, la parete meridionale della torre, gravante e insistente sulle murature sottostanti fino all’altezza di suddetta fessura - il perfetto quadrato della torre risultante e delimitato dalle varie opere murarie (vedere disegno). La dimensione planimetrica della torre è legata ai seguenti elementi: - Prospettive il quadrato di 3,10 metri di lato in cui sono iscritti tutti i reperti; l’allungamento del risvolto a 90° definito dal posizionamento più avanzato della pietra squadrata, soglia dell’acquedotto, e coincidente con il termine della muratura del lato della parete Est, giustificabile solo come allineamento della parete Nord della torre; la funzionalità di una torre di controllo. . in questa fase nessuna indicazione. Arch. Bochet Louis 45 XI L’ ipotetica diramazione del Ru verso St-Léger SCHEDA TECNICA Il sito . la fascia di prati del terrazzamento glaciale che si sviluppa a valle dell’agglomerato del Pondy sul lato orografico destro e si infrange contro le due barriere rocciose trasversali che hanno originato la Coumba Pouieuisa. Elementi Archeologici . nessuna traccia del proseguimento dell’acquedotto romano è stata trovata sulle due barriere rocciose, punto obbligato di passaggio, così come nell’attraversamento dei prati e campi del terrazzamento. Elementi ambientali nessuna indicazione. Forma nessuna indicazione. Dimensioni nessuna indicazione. Data nessuna indicazione. Etimologia . si presentano alcuni nomi di prati della zona: - Veulletsan; - La Buià; - Pira fendua; - Lo Creton; - Rantsette; - Raffort; - Allué. Tradizione nessuna indicazione. Stato fisico nessuna indicazione. Il Rilievo . effettuato con distanziometro a laser da una stazione posta al villane de la Camagne in un punto di lettura diretta sia del ponte acquedotto che delle rocce della Coumba Pouieuisa. 46 Valutazione . il problema: l’acquedotto romano proseguiva oltre il Pondy verso Aymavilles? Sul significato dell’opera si è parlato parecchio e molte volte anche a sproposito come ha fatto l’Ing. Teresio Micheletti, autore del libro “L’immensa miniera dei Salassi”, in cui sostiene la tesi del ponte romano del Pondy quale parte centrale di un gigantesco acquedotto che, derivando l’acqua dalla Dora Baltea nella zona di Morgex, l’avrebbe condotta lungo tutto l’Envers fino a Monjovet, per poi dirottarla sull’altra sponda fino alla Serra eporediese nel punto delle miniere d’oro a cielo aperto con il preciso scopo di lavare la sabbia aurifera: l’arduo attraversamento della valle all’altezza di Monjovet sarebbe stato realizzato con un sistema di incastellature di travi lignee alto più di 150 metri . A parte questa fantastoria, esiste un’opinione diffusa che sostiene la tesi della prosecuzione dell’opera nella direzione di Aymavilles, e precisamente di St. Léger: tesi fondata forse sul buon senso comune che intravedrebbe nell’opera il perseguimento di un grande obiettivo agricolo: l’irrigazione di tutta la parte collinare di Aymavilles. Tale teoria si infrange di fronte all’esistenza dell’antichissimo Ru d’Aberio, tuttora in funzione, che, derivando l’acqua dalla Grand Eyvia direttamente sul lato orografico destro, segue un percorso tecnicamente molto meno difficile e ad una quota più alta di circa 100 metri, raggiungendo le terre di Jovençan, servendo quindi un comprensorio decisamente più vasto. Infatti a fronte dei risultati delle ricerche che hanno evidenziato in ogni minimo dettaglio la perfetta conoscenza della tecnica costruttiva da parte dei progettisti e dei costruttori, tale teoria ne metterebbe in discussione le loro somme capacità intuitive in quanto non avrebbero colto sul territorio il tracciato più semplice, più efficace, meno costoso e più produttivo. Risposta tecnica della ricerca: nessuna traccia. . I primi sopraluoghi nella zona del presunto passaggio del braccio dell’acquedotto di St. Léger sono stati effettuati con l’ausilio di normali altimetri: le verifiche, con risultati sempre negativi, non eliminavano le incertezze legate all’imprecisione della strumentazione. Pertanto, al fine di dissipare i dubbi, nel corso del 1990 e del 1993 si sono effettuate due campagne di rilevamento scientifico con distanziometro a laser secondo lo schema imperativo dettato dalla seguente logica: - misurare la quota altimetrica del piano di scorrimento dell’acqua sul ponte romano definendone la isoipsa; proiettare tale quota sulle due barriere rocciose della Coumba Pouieuisa, punto obbligatorio di passaggio dell’ipotetica continuazione del Ru verso Aymavilles; concentrare lo sforzo di ricerca di eventuali tracce nei punti che si trovano immediatamente sotto tale isoipsa. Il risultato, confrontato da due rilevamenti, è il seguente: - la prima barriera rocciosa verso il Pondy è la più alta; 47 - - il suo punto più alto è inferiore di un solo metro rispetto al ponte romano, quota di passaggio dell’acqua; la distanza tra i due punti è di circa 1450 metri, quasi di un chilometro e mezzo; per passare sopra tale punto roccioso l’acquedotto avrebbe dovuto correre con una pendenza pressoché nulla: impossibile tecnicamente a causa della lunghezza del tratto, della natura morenica e detritica del terreno, della morfologia del suolo, un piano inclinato di mezza costa (nota 1); sotto tale punto si sviluppa la parete rocciosa: nessuna traccia è stata trovata; nessuna traccia neppure sulla seconda barriera rocciosa; Va ricordato che tale metodo operativo basato sulla concentrazione della ricerca di tracce di reperto sulle rocce ed il loro intorno , è stato applicato sistematicamente nel tratto compreso tra la presa sopra Chevril e il ponte con risultati sempre soddisfacenti. In conclusione, a meno di eventi catastrofici che abbiano completamente modificato la facciata di queste pareti rocciose (ipotesi difficile da sostenere per la mancanza in sito di occasioni di erosione e per la fotografia bi – millenaria inalterata documentata nelle schede della prise du Ru e della Ponteille de Charpinel), sulla base del lavoro di rilevamento scientifico si può concludere che il braccio dell’acquedotto di St. Léger per Aymavilles non venne mai realizzato. Prospettive nessuna indicazione. Nota 1: In riferimento alle pendenze dell’acquedotto romano di Nimes in Provenza, valutate in 34 cm/km di pendenza media su 50 km di lunghezza con un massimo di 67 e un minimo di 7 cm/km, si potrebbe trasferire anche a questo tratto il dubbio della possibilità della prosecuzione per Aymavilles in quanto teoricamente la pendenza media risultante sarebbe di 66 cm/km misurata tra il ponte ed il punto A del rilievo. Comunque, ricordando la differenza sostanziale della natura delle rispettive sedi dei due acquedotti realizzate in muratura intonacata e roccia (acquedotto di Nimes) e in terra (l’eventuale tratto Pondy-St. Léger), si ritengono sempre valide le conclusioni di merito di questo studio. Arch. Bochet Louis 48