Quelle cartoline da Foppolo La memoria di una comunità
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Quelle cartoline da Foppolo La memoria di una comunità
24 L’ECO DI BERGAMO LUNEDÌ 3 DICEMBRE 2012 Il libro Ieri & oggi a Quelle cartoline da Foppolo La memoria di una comunità Attraverso molti documenti e testimonianze i collezionisti Pinuccia Moioli e Nunzio Pezzotta raccontano i cambiamenti non solo del paese ma della Val Brembana e del suo sviluppo umano DI PINO CAPELLINI «T i manderò una cartolina». Una frase buttata lì alla partenza nel momento dei saluti, prima di salire in auto o sul treno. Quasi per attenuare il distacco o anche per rendere partecipe, chi resta a casa, del nostro viaggio, per motivi di lavoro o per una vacanza oppure per turismo. Tutto da declinare al passato ormai. Perché il rito della cartolina è quasi scomparso. Non più la scelta dei coloratissimi cartoncini con panorami o vedute di monumenti, non più la ricerca di una frase al di là dell’inevitabile «saluti e baci», e nemmeno il festoso annuncio è «arrivata una cartolina» che passava di mano in mano tra i commenti di tutta la famiglia, per essere alla fine conservata con ogni cura. Adesso c’è il telefonino e pensa lui a tutto. Con i messaggini, le fotografie scattate e inviate in tempo reale, vedute panoramiche comprese. Un mercato ormai poco appetibile, e lo si vede anche dalla qualità delle cartoline che oggi sono in vendita: spesso bruttine, vecchie e ripetitive. Ed è difficile trovare i francobolli anche in località molto frequentate: tanti tabaccai, unici rivenditori autorizzati, ne sono sprovvisti e non si curano di fare rifornimento. Un impiccio rispetto al ricavato. raccontando al tempo stesso una storia affascinante. Di Foppolo, naturalmente. Ma non è, come sottolineano, la storia di questa località, bensì del suo destino turistico, e poi c’è anche spazio per la Valle Brembana: ambiente, economia, popolazione, viabilità, trasporti, dati statistici. «La cartolina - scrivono nella premessa - è la nostra memoria, è il simbolo del passaggio che si è realizzato, la testimonianza di uno sviluppo non solo struttura- Nel 1903 sui prati innevati del piccolo paese si tiene la prima gara sciistica le, ma soprattutto dell’uomo, della sua responsabile partecipazione alla vita economica e sociale, con le sue scelte, i suoi errori, le sue fortune. Uno strumento per non dimenticare il cammino fatto». Un po’ troppo? Niente affatto. Basta sfogliare le quasi trecento pagine del volume (di grande formato e graficamente ben realizzato per l’editrice Grafica&Arte) per rendersi conto quale ruolo possa avere la cartolina nel raccontare le vicende di un luogo e di una comunità. La storia di Foppolo, quella turistica s’intende, sembra aver Una storia affascinante È quindi una graditissima sorpressa il volume «Foppolo-Il paese si racconta nelle vecchie cartoline» che gli autori, Pinuccia Moioli e Nunzio Pezzotta, presenteranno domani. Il titolo può trarre in inganno. Non si tratta di un libro di cartoline: queste ultime ci sono, e tante, e sono il filo conduttore dell’intera opera, che tuttavia non si limita a una sequenza di cartoncini illustrati. Pinuccia Moioli e Nunzio Pezzotta non sono solo una ben assortita coppia, anche nella vita, di collezionisti. Con tutte queste cartoline e con un’attenta ricerca tra documenti e testimonianze d’ogni genere, hanno dato alle stampe un bel libro In Sala Barbisotti A La presentazione domani a Bergamo A Il volume «Foppolo. Il paese si racconta nelle vecchie cartoline» verrà presentato domani a Bergamo alle ore 18,30 nella Sala Barbisotti di Ubi Banca, in via Fratelli Calvi 9. Interverranno con gli autori Pinuccia Moioli e Nunzio Pezzotta: Giuseppe Berera, sindaco di Foppolo, Tarcisio Bottani, presidente del Centro storico culturale Valle Brembana, Emilio Moreschi, amministratore delegato della Fondazione Bergamo nella storia. avuto una origine del tutto casuale. C’era ben poco che potesse attirare in quel minuscolo gruppo di case tra distese di prati, salvo il fatto di trovarsi in bella posizione tra le montagne. In particolare sul percorso che, dal versante bergamasco, portava alla cima del Corno Stella. Dai vasti panorami, era una meta classica del neonato alpinismo bergamasco, tanto che nel 1875 la sezione di Bergamo del Cai (fondata solo due anni prima) incaricò i fratelli Berera, che gestivano un’osteria a Foppolo, di tracciare un fin sulla vetta del monte. Da locanda ad albergo Fu l’inizio. L’intraprendenza dei Berera fece il resto. Constatato che un buon numero di escursionisti frequentavano il nuovo sentiero, trasformarono la modesta locanda in un piccolo ma accogliente albergo. Come testimoniato nel 1878 nell’incerto italiano di un turista austriaco sul registro dell’albergo: «Io sono felice troppo che ho veduto questo luogo alpestre, ameno e bello e pittoresco, dove sono uomini bravi e cordiali». Qualche anno ancora, e Foppolo già stava cambiando scoprendo la sua vocazione turistica. Che fin dai primi anni del secolo si intuiva potesse avere un forte legame con lo sci. Nel 1903 sui prati splendidamente innevati del piccolo paese (del tipo Rio Bo: quattro case e una chiesa) si tiene la prima gara sciistica. Molto accortamente Pinuccia Moioli e Nunzio Pezzotta non incominciano subito a trattare questo argomento. Procedono per gradi nel raccontare, e illustrare, la storia della località. Perché per arrivare a Foppolo per prima cosa occorre una strada, che ancora non c’era. Ed ecco allora che i due autori, pescando una cartolina dopo l’altra dalla loro straordinaria raccolta raccontano la storia della viabilità brembana. Dalle strade più antiche, come la Priula (con emozionanti cartoline del passo e della Cà San Marco), alla ferrovia (e quindi lo sviluppo turisti- Dall’alto in basso tre cartoline pubblicate nel volume: Foppolo nei primi del ’900, i campi da sci e l’ultimo tratto della ferrovia della Valle Brembana, sul viadotto sul Brembo poco dopo la partenza dalla stazione di Lenna co di San Pellegrino), alle scomodissime carrozze che arrivavano fino a Branzi da dove si proseguiva a piedi o col mulo. Nonostante ciò a Foppolo, «stazione climatica alpina» come si presentava sulle prime cartoline, i turisti arrivano e trovano ad accoglierli l’albergo Corno Stella e la trattoria Alpinisti. L’inchiesta de L’Eco A Mezzo secolo fa inviate fino a 120 mila all’anno A I «portatori» di sci D’inverno a Valleve c’erano i «portatori»: di solito ragazzi che per pochi centesimi portavano a spalla gli sci fino a Foppolo. Nel 1934 arriva la strada, «solo per macchine piccole» come raccomanda il Touring Club in una guida, e subito nasce un servizio di trasporto pubblico. Auto e corriere salgono fin lassù a portare villeggianti e sciatori, addirittura con un collegamento diretto Milano-Foppolo. Nasce la Foppolo dello sci. Il tutto documentato e raccontato attraverso le cartoline, i testi e le note che li accompagnano: i primi impianti, la funivia, le piste, la Valgussera, la Quarta Baita, gli alberghi, il piazzale gremito di auto e di pullman. Tanti e tanti ricordi per generazioni di bergamaschi che lassù hanno calzato per la prima volta gli sci. Un com’eravamo sul filo della storia e ricco di suggestioni. ■ ©RIPRODUZIONE RISERVATA La funivia agli alberghi nel 1971 Negli anni Cinquanta L’Eco di Bergamo avviò una grande inchiesta sulla Bergamasca. La intitolò «Un Comune alla settimana» e i suoi cronisti andarono da un paese all’altro intervistando gli abitanti e raccogliendo una gran quantità di informazioni. La puntata numero 157 dell’inchiesta pubblicata il 27 luglio 1957 fu dedicata a Foppolo. In quell’estate di oltre mezzo secolo fa per il sindaco Ugo Berera la principale fonte economica era il turismo, che ri- chiedeva però opere e servizi. Il problema maggiore era costituito dalla strada che saliva da Branzi, così stretta e malconcia che si era dovuto istituire il senso unico. Sistemiamo e allarghiamo questa strada - diceva il primo cittadino per facilitare almeno il transito delle auto, e pazienza per i pullman. A Foppolo c’erano tre alberghi, due locande e un bar aperti tutti l’anno, cui erano da aggiungere oltre a dieci licenze stagionali; sette i televisori, tutti collocati in esercizi pubblici, dieci le radio, nove i telefoni privati, dieci le macchine per il caffè espresso ma neanche un biliardo. E che dimensioni aveva il fenomeno turistico? Nessun dato statistico, ma un elemento significativo era offerto dall’attività dell’ufficio postale, dal quale risultavano spedite dalle 100 alle 120.000 cartoline l’anno. Una gran bella quantità, sicuramente molto di più rispetto a quelle che venivano imbucate dai turisti che salivano a visitare la Bergamo alta e i suoi monumenti.