4° La Vedova Allegra Bambino Bisonte Storie nel Tepee Oylem
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4° La Vedova Allegra Bambino Bisonte Storie nel Tepee Oylem
4° La Vedova Allegra Operetta di Victor Léon e Leo Stein Compagnia d’operetta di Corrado Abbati Anna Danilo Valencienne Barone Zeta Njegus Adriana Casartelli Domingo Stasi Antonella de Gasperi Fabrizio Macciantelli Corrado Abbati 5° Oylem Goylem (fuori abbonamento) Marlene di e con di Moni Ovadia Giuseppe Manfridi e con Associazione Teatrale Pistoiese e Argot Produzioni Moni Ovadia Stage Orchestra violino contrabbasso flauto tromba clarinetto fisarmonica cymbalon Janos Hasur Luca Garlaschelli Emilio Vallorani Massimo Marcer Paolo Rocca Albert Mihai Marian Serban Musiche Franz Lehár All’ambasciata del Pontevedro a Parigi, c’è grande fermento. Sta arrivando la Signora Anna Glavari, giovane vedova del ricchissimo banchiere di corte. L’ambasciatore, il Barone Zeta, ha ricevuto l’incarico di trovare un marito pontevedrino alla vedova e questo per conservare i milioni di dote della signora, in patria. Infatti se la signora Glavari passasse a seconde nozze con un francese, il suo capitale lascerebbe la Banca Nazionale Pontevedrina e per il Pontevedro sarebbe la rovina economica. Njegus, cancelliere dell’ambasciata, è un po’ troppo pasticcione per una simile impresa ma c’è il conte Danilo che potrebbe andare benissimo. Njegus e Zeta tentano di convincerlo ma lui non ne vuole sapere. Tra Danilo e Anna c’era stata una storia d’amore finita male a causa della famiglia di Danilo. Da parte sua la vedova, pur amando Danilo, non lo vuole dimostrare e fa di tutto per farlo ingelosire. Frattanto si snoda un’altra storia d’amore che vede protagonisti Valencienne, giovane mogliettina di Zeta, e Camillo de Rossillon, un diplomatico francese che la corteggia con assiduità. I due si danno convegno in un chiosco. Li sta per sorprendere il barone Zeta quando Njegus riesce a fare uscire per tempo Valencienne ed a sostituirla con Anna. La vedova sorpresa con Camillo! Tutti sono sconvolti, Danilo furioso abbandona la festa. Tutto ormai sembra compromesso ma Njegus, vero Deus ex-machina, riesce a sciogliere gli equivoci e a far confessare ad Anna e Danilo il loro reciproco amore. La patria è salva. D’ora in poi la signora Glavari non sarà più “La vedova allegra” ma la felice consorte del conte Danilo Danilowitch. 6° La lingua, la musica, e la cultura Yiddish, quell’inafferrabile miscuglio di tedesco, ebraico, polacco, russo, ucraino e romeno, la condizione universale dell’Ebreo errante, il suo essere senza patria sempre e comunque, sono al centro di “Oylem Goylem”. Si potrebbe dire che lo spettacolo ha la forma classica del cabaret comunemente inteso. Alterna infatti brani musicali e canti a storielle, aneddoti, citazioni che la comprovata abilità dell’intrattenitore sa rendere gustosamente vivaci. Ma la curiosità dello spettacolo sta nel fatto di essere interamente dedicato a quella parte della cultura ebraica di cui lo Yiddish è la lingua e il Klezmer la musica. Moni Ovadia e i suoi musicisti danno vita a una rappresentazione basata sul ritmo, sull’autoironia, sull’alternanza continua di toni e di registri linguistici, dal canto alla musica; una grande carrellata di umorismo e chiacchiere, battute fulminanti e citazioni dotte, scherzi e una musica che fa incontrare il canto liturgico con le sonorità zingare. Uno spettacolo che “sa di steppa e retrobotteghe, di strade e sinagoghe”. Tutto questo è ciò che Moni Ovadia chiama il “suono dell’esilio, la musica della dispersione”: in una parola della diaspora. La Moni Ovadia Stage Orchestra si rifà alla tradizione della musica klezmer nell’incrocio di stili, nell’alternanza continua dei toni e degli umori che la pervadono, dal canto dolente e monocorde che fa rivivere il clima di preghiera della sinagoga all’esplosiva festosità di canzoni e ballate composte per le occasioni liete. “Oylem Goylem” è un esempio di come in uno spettacolo di centoventi minuti si possono fondere umorismo e tradizione, intelligenza colta e gusto popolare in una formula linguisticamente internazionale. con Pamela Villoresi e David Sebasti e con la partecipazione di Orso Maria Guerrini Regia Maurizio Panici “Marlene”, come Marlene Dietrich, e la Dietrich è la protagonista di questa commedia che, penetrando nel “dietro le quinte” della sua vita, scandisce in tre capitoli le vicende di un’avventura umana sensazionale. Il primo capitolo è ambientato a Londra, nel 1954. Hollywood sembra aver voltato le spalle all’attrice, e il teatro si propone alla Dietrich come un’importante occasione di riscatto artistico. Siamo in un’elegante suite d’albergo. È la mattina del giorno in cui Marlene, cinquantenne, dovrà debuttare con un fastoso recital al `Cafè de Paris´, sala da duemila posti che si annuncia esaurita. Lo spirito dell'atto è brillante, di estrema leggerezza, e sfocia nel confronto tra la diva e il suo grande pigmalione, Joseph Von Sternberg (regista de “L’Angelo azzurro”), insieme al quale la donna rivivrà l’incredibile provino in cui lui la scelse per la parte di Lola. Il secondo capitolo ci porta a un pomeriggio di sei anni dopo, nel 1960. L’azione è ambientata nel camerino di un teatro di Berlino, città dove Marlene è tornata dopo molti anni di assenza. Anche stavolta siamo a poche ore da un concerto. Coprotagonista dell’atto è il musicista Burt Bacharach, a quell’epoca trentenne, di grande avvenenza, ancora semisconosciuto, ma dal talento assai percepibile. Marlene deve a lui gran parte delle orchestrazioni per i suoi concerti. È evidente che fra i due vibra una potente corrente erotica. Il terzo capitolo ci fa fare un balzo nel tempo ancora più brusco. Siamo nel 1975. A Toronto. Di nuovo in una suite d’hotel ma tradotta in camerino. Marlene, infatti, sempre più incline all’alcool e afflitta da varie sofferenze fisiche, è da un paio d’anni costretta a esibirsi negli stessi alberghi in cui alloggia. È sera, e il “Chi è di scena” annuncia che manca mezz’ora all’aprirsi del sipario. Questa terza parte corrisponde a un faccia a faccia impietoso, ma anche ironico e divertente, con la figlia Kater, creatura costretta a una vita defilata e sempre rimessa al servizio di una madre tanto ingombrante. A chiudere il capitolo e la commedia sarà un colpo di scena decisivo che chiamerà nuovamente in causa Sternberg, il Mefistofele a cui Marlene si è offerta per tutta la vita come a un seducente e pericoloso Faust. Lo spettacolo prevede un’importante presenza musicale, con l’esecuzione di alcuni brani resi celebri dalla Dietrich: su tutti, “Lilì Marlene”. Bambino Bisonte Storie nel Tepee Teatro dell’Orsa - Teatro Immagine di e con Bernardino Bonzani, Monica Morini, Franco Tanzi Scene e oggetti Franco Tanzi Tecnica utilizzata: teatro d’attore, di narrazione e di figura (marionette, oggetti, maschere) Temi Apprendimento e crescita - Conoscenza degli elementi Rispetto e valore della natura - Tolleranza tra i popoli. Nel caldo tepore del tepee, una vera tenda degli indiani d’America, i bambini sono invitati a entrare per un viaggio di iniziazione, di ascolto, nel tempo antico del racconto. La leggenda di Bambino Bisonte è la storia di crescita e di scoperta di un piccolo pellerossa, inviato sulla terra dal mondo dello spirito e destinato a diventare guida della propria gente. “Bambino Bisonte” intraprende un percorso che lo porterà ad affrontare e sconfiggere le paure, a superare prove e a comprendere che la terra non ci appartiene, ma noi apparteniamo alla terra. Lo spirito del popolo pellerossa parla del rispetto per animali, fiori, piante, pietre e uomini, come un tutto inscindibile. Questo noi sappiano: tutte le cose sono collegate, diceva Capo Seattle come il sangue che ci unisce. Noi non tessiamo la trama della vita, siamo solamente un filo in essa. Qualunque cosa facciamo al tessuto, la facciamo a noi stessi. Storie che vengono da lontano, di saggezza antica, un incontro con gli oggetti, i colori e le parole del popolo delle praterie. Info: Ufficio Turistico Busseto Piazza Giuseppe Verdi, 10 Busseto (PR) Tel. 0524 92487 - www.comune.busseto.pr.it 2008-2009 Presentazione Lo scorso anno, presentando la stagione di prosa, avevo parlato di “sogno” e di “sfida”, di un progetto, cioè, che nasceva in un contesto privo di reali punti di riferimento per chi lo aveva costruito e lo stava presentando al pubblico, quindi con le incognite proprie di tutto ciò che sa di nuovo. Il successo che il pubblico ha decretato a quella proposta culturale è stato superiore ad ogni ragionevole aspettativa; c’era (c’è) quindi bisogno, da una parte, di “andare a teatro” e dall’altra di “ aprire il teatro”con offerte di alto profilo artistico. Dopo l’esperimento positivo dell’anno scorso, la nuova sfida è dunque quella di continuare sulla strada intrapresa, coniugando le attese degli spettatori con i problemi (soliti) di bilancio dell’Amministrazione, non rinunciando, però, alla ricerca della qualità che vuole continuare ad essere, per noi, la peculiarità dell’impegno che portiamo avanti a Busseto. Il cartellone che presentiamo in questo 2° anno di attività cerca di tener presente diverse esigenze del pubblico e spazia dal classico per eccellenza, Pirandello, alle gags scoppiettanti di Cochi e Renato, dal sempre verde e piacevole mondo dell’operetta al fascino di un “mostro” del palcoscenico come Moni Ovadia, fino alla dolcezza ed alla classe di una Signora del teatro qual è Pamela Villoresi. A ciò aggiungiamo uno spettacolo per bambini e ragazzi, come promesso, per “educare” le nuove generazioni all’amore per il teatro e preparare nel contempo il pubblico di domani ed una proposta nuova per la nostra città, una serata dedicata al jazz, con il famoso Giovanni Tommaso Quintet con un programma molto accattivante per tutti, anche per i non appassionati del genere. Mi auguro che lo sforzo compiuto possa essere apprezzato dai più e che ancora tante persone diano il loro appoggio al lavoro che presentiamo: sono convinto che insieme potremo compiere un cammino culturale molto interessante, ricco di stimoli, di cui tutti ci sentiremo, alla fine, intimamente arricchiti. L’Assessore alla Cultura Emilio Mazzera 1° Sei personaggi in cerca d’autore di Luigi Pirandello regia Giuio Bosetti I personaggi della commedia da fare Il Padre Gli attori della compagnia La Madre Il Direttore-Capocomico Edoardo Siravo La Figliastra La Prima Attrice Giovanna Rossi Il Figlio Il Primo Attore Elio Aldrighetti Il Giovinetto La Bambina La Seconda Donna Anna Canzi L’Attrice Giovane Caterina Bajetta Madama Pace Un’Altra Attrice Nadia Moretti L’Attor Giovane Dario Merlini L’Attore-Segretario Giuseppe Scordio Il Suggeritore Vladimir Todisco Grande Il Direttore di scena Mario Andri Il Macchinista Gregorio Pompei Antonio Salines Nora Fuser Silvia Ferretti Umberto Terruso Marina Bonfigli Costumi Carla Ricotti Musiche Giancarlo Chiaramello Movimenti mimici Marise Flach “Sei personaggi in cerca d’autore” è il dramma più famoso di Pirandello. Fu rappresentato per la prima volta il 9 maggio 1921 al Teatro Valle di Roma dalla Compagnia di Dario Niccodemi con esito tempestoso. Fu importante, per il futuro successo dell’opera, la terza edizione del 1925, in cui l’autore aggiunse una prefazione nella quale chiariva la genesi, gli intenti e le tematiche fondamentali del dramma: “Posso soltanto dire che, senza sapere d’averli punto cercati, mi trovai davanti, vivi da poterli toccare, vivi da poterne udire perfino il respiro, quei personaggi che ora si vedono sulla scena. E attendevano, lì presenti, ciascuno col suo tormento segreto e tutti uniti dalla nascita e dal viluppo delle vicende reciproche, ch’io li facessi entrare nel mondo dell’arte, componendo delle loro persone, delle loro passioni e dei loro casi un romanzo, un dramma o almeno una novella. Nati vivi, volevano vivere. E allora, ecco, lasciamoli andare dove son soliti d’andare i personaggi drammatici per aver vita: su un palcoscenico.” È considerata la prima opera della trilogia del teatro nel teatro, comprendente “Questa sera si recita” a soggetto e “Ciascuno a suo modo”. Mentre una compagnia drammatica prova “Il gioco delle parti” di Pirandello, sulla scena appaiono misteriosamente sei personaggi: il Padre, la Madre, la Figliastra, il Figlio, due bambini. Essi nascono, spiega il Padre, dalla fantasia di un autore che però non seppe o non volle farli vivere in un’opera d’arte, ma smaniano di esprimere il loro dramma e vogliono che gli attori lo recitino. La loro storia è questa: la Madre, dopo aver dato alla luce il Figlio, si è innamorata del segretario del Padre, creatura dimessa e semplice come lei. Il Padre si è fatto da parte, e dalla nuova unione sono nati tre figli. Dopo molti anni il Padre, inconsapevole, incontra la Figliastra in una casa d’appuntamenti: un rapporto incestuoso è evitato solo perché sopravviene la Madre. Il Padre, pieno di vergogna, accoglie in casa tutta la famiglia, ma viene a crearsi una situazione insostenibile: il Figlio si chiude in un mutismo ostile, la bambina cade nella vasca del giardino e il ragazzo, che l’ha osservata morire senza intervenire, si uccide con una rivoltellata. Il Capocomico è, suo malgrado, affascinato dalla materia teatrale che gli viene proposta: ma qui si crea il secondo dramma dei personaggi. Non si riconoscono nella recitazione degli attori; solo essi possono rappresentare, o meglio, vivere la tragedia, che è poi la loro realtà, una realtà che si ripete nell’eternità dell’arte. 2° Una coppia infedele con Cochi e Renato e con I Goodfellas Tutto il meglio per Cochi e Renato in questo nuovo spettacolo che ancora alternerà canzoni demenziali, gag surreali, riflessioni insensate, battute fulminanti per una coppia che non smette di stupire e colpire pubblico e pubblici di ogni tipo. Definire la loro comicità, il loro modo di essere teatro comico è un’impresa ardua, perché sarebbe come sforzarsi di definire il “Big Bang”, o la materia di cui sono fatti i sogni, o il panettone. Loro sono Cochi e Renato e basta. Da qui è nato il nostro nuovo modo di ridere, di cantare, di guardare il mondo. Ed è ancora così. Con loro due in scena gli straordinari Goodfellas sette musicisti sette - ad accompagnare, ad interpretare canzoni di culto vecchie e nuove. Ma c'è di più. C’è l’intenzione (riuscita) di graffiare, di andare oltre il revival. Cochi e Renato cambiarono il cabaret degli anni ‘60, mettendosi sulla scia di Fo, Iannacci e Gaber. Ma questi erano anche altro, loro invece erano “solo” cabarettisti, che inventavano uno stile personale nella Milano dei maestri: la loro "normalità" consolidava uno stile nuovo. Oggi la loro normalità - che sta nell'accorta gestione e nel rinnovamento del repertorio - dice che il cabaret può uscire dalle secche in cui l'ha cacciato l'indigestione televisiva degli ultimi anni. E, soprattutto, che il cabaret può tornare a spaziare, inventando e raccontando storie, mescolando i linguaggi, sovvertendo sensi e significato. 3° Giovanni Tommaso Quintet in collaborazione con Piacenza Jazz Club Antonio Faraò (pianoforte) Daniele Scannapieco (sax) Luca Begonia (trombone) Giovanni Tommaso (contrabbasso) Massimo Manzi (batteria) Programma 17 novembre 2008 - ore 20,30 Giulio Bosetti “Sei personaggi in cerca di autore” 30 novembre 2008 - ore 20,30 Cochi e Renato “Una coppia infedele” 9 febbraio 2009 - ore 20,30 Jazz “Giovanni Tommaso Quintet” 15 aprile 2009 - ore 21,00 Corrado Abbati “La Vedova Allegra” La creatività e l’estro di uno trai più grandi musicisti jazz europei, al servizio delle più famose colonne sonore del nostro tempo. Un concerto indimenticabile, dove le emozioni del jazz si fondono con le immagini riprese dalla telecamera dei più grandi registi italiani. 21 aprile 2009 - ore 21,00 Moni Ovidia <<Quando ero giovane, il cinema mi faceva sognare e molti di questi sogni si sono incredibilmente avverati. Nel 2000 ho fatto una proposta alla CAM, l’etichetta a cui ero legato, per registrare un CD prendendo come spunto la musica di film italiani. Ci vollero appena cinque minuti per sigillare l’accordo. Ero piacevolmente sorpreso. Ho ascoltato centinaia di colonne sonore prima di scegliere i pezzi che volevo registrare. Alcune di queste composizioni mi portavano lontano dal Jazz, ma mi fidavo della mia intuizione e contavo sul fatto che gli arrangiamenti, e soprattutto i musicisti, avrebbero dato alla musica uno slancio Jazz vero. Questo era l’aspetto più divertente del progetto. Il CD è uscito subito dopo che l’avevamo registrato in studio e non potevo non intitolarlo “La Dolce Vita”. Ha avuto successo, anche se non mi aspettavo che vincesse il premio “Jazziz Critics Piks” negli Usa nel 2002 come migliore CD tra i primi dieci dell’anno. Grande soddisfazione! Quindi, ho deciso di incidere un altro CD, una specie di “seguito” basato sulla stessa idea dal titolo “Secondo Tempo”. “Progetto Cinema” è un concerto dal vivo che ripropone la musica di questi due lavori discografici.>> Giovanni Tommaso. 3 maggio 2009 - ore 21,00 Pamela Villoresi “Oylem Goylem” “Marlene” 18 aprile 2009 - ore 21,00 (fuori abbonamento) Franco Tanzi “Bambino Bisonte - Storie nel Tepee” PREZZI Abbonamento Platea/Palco € 111,00 + € 9,00 (diritto prevendita) Abbonamento Loggione € 66,00 + € 4,00 (diritto prevendita) Biglietto Platea/Palco € 23,00 + € 2,00 (diritto prevendita) Biglietto Loggione € 14,00 + € 1,00 (diritto prevendita)