Slow Food Ticino

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Slow Food Ticino
Epistula
Slow Food Ticino
N. 56
Novembre 2016
Attività future
Voler bene alla Terra
13 novembre
A ném in òca
Con questo motto si è tenuta, a Torino, la ventesima edizione del Salone del Gusto promosso da Slow Food. Dal 22 al 26 settembre la città ha ospitato, non più
nell’ex stabilimento industriale del Lingotto, ma in molte aree pregiate del centro
città, oltre 7’000 delegati provenienti da 147 paesi. Il bello ha dunque ospitato il
buono! Anche dal Ticino, dove Slow Food conta 150 membri, sono giunti numerosi
partecipanti, sensibili ad un cibo buono, pulito e giusto. L’afflusso di pubblico è
stato enorme a dimostrazione di quanto l’evento oggi interessa a livello nazionale
e internazionale.
La manifestazione è stata messa sotto un nuovo nome: “Terra Madre Salone del
Gusto”, per sottolineare l’attenzione centrale che oggi Slow Food porta alla difesa
della terra e di chi la lavora, quale base fondamentale per assicurare prodotti sani
e di qualità.
Difendere la diversità
Voler bene alla Terra significa infatti difendere la diversità in tutte le sue forme, dando valore ai prodotti dell’arca, ai presidi del gusto, agli orti urbani e alle comunità
del cibo sparse in tutto il mondo, ai mercati della terra e all’alleanza tra cuochi e
contadini. Su tutti questi piani oggi Slow Food sviluppa la sua variegata attività con
iniziative estremamente concrete in ogni angolo della terra.
Terra Madre, movimento sviluppato a partire dal 2004, costituisce oggi una rete di
iniziative, sparse in tutto il mondo, volte ad assicurare l’autonomia alimentare ed
economica a molte comunità, nella diversità delle loro storie e delle loro culture.
Essa rappresenta una grande alleanza tra agricoltori, pastori, pescatori, cuochi, comunità indigene, consumatori di ogni angolo del mondo. Torino è stato il luogo di
scambio delle loro esperienze e motore per far crescere nuove iniziative.
Voler bene alla terra non può essere solo un motto ma deve trasformarsi in un’azione capillare. Una manifestazione concreta di questo intento è l’Arca del gusto
che ogni anno prende a bordo nuovi prodotti da proteggere tanto che oggi sono
3100. Ma lo fa anche con i Presidi del gusto volti a proteggere piccole produzioni
regionali che rischiano di scomparire. A Torino vi sono stati 57 nuovi presidi provenienti da 18 paesi e si è raggiunta così la quota di 500 presidi. Tra i nuovi presidi
citiamo il sale di Baleni del Sud Africa, il cacao porcelana della Colombia, il cece di
Navelli in Calabria, ecc… I presidi non cercano di salvare solo un prodotto ma anche
le caratteristiche di un territorio, i saperi legati a tecniche di produzione particolari
e nel contempo una certa autonomia economica.
Contro la mercificazione della Terra
Voler bene alla terra vuole dire sottrarla alla spietata mercificazione a cui oggi assistiamo. Il trattato transatlantico tra America ed Europa, va in questa direzione;
la prospettata fusione Bayer Monsanto va pure verso modelli di industrializzazione dell’agricoltura i cui effetti devastanti sono ormai sotto gli occhi di tutti con la
progressiva eliminazione delle famiglie contadine in tutto il mondo accrescendo la
massa di poveri concentrati nelle città.
La sproporzione delle forze in campo è certo evidente ma Torino, tramite le alleanze
di cui si è detto sopra, cerca di dare risposte più sensate alla qualità del vivere, del
mangiare, dello stare assieme.
Questa sensibilità, da più anni si sta diffondendo anche da noi in Svizzera e in Ticino, tramite nuove politiche agricole, con le iniziative preziose di molte associazioni
che concretamente costruiscono questa nuova alleanza con la Terra e con tutte le
presenze vitali cha la compongo.
Per i trent’anni di Slow Food Ticino
Presso Agriturismo La Ciossa, Cadenazzo
ore 11:00
Storia e gastronomia dell’oca in Lomellina:
i salumi d’oca di Vigevano
Introduce: Franco Lurà
Intervengono: Gianluca Bellazzi - titolare di
Oca Sforzesca a Vigevano
Marco Furmenti - gastronomo
ore 12:30 Pranzo:
Armonia di Salumi d’oca di Vigevano
Risotto al Salame cotto d’oca di Vigevano e
zucca
Oca arrosto, allevata da Claudio Guerra
Strudel di mele con salsa vaniglia e gelato
Costo per soci fr. 50.-, per non soci fr. 55.vini esclusi
Iscrizioni entro l’8 novembre
presso Agriturismo La Ciossa, Cadenazzo
Tel: 091 858 15 66
18-20 novembre
Slow Food Market
Pour le droit au plaisir du goût
Messe Zürich Halle 3 + 4
www.slowfoodmarket.ch
Ricordiamo che i soci Slow Food potranno
nuovamente approfittare di prezzi ridotti,
quindi ricordatevi di portare la tessera!
1° dicembre
Pane lento
Poetico documentario “Pain vivant”di Lila
Ribi (durata 15 minuti) sulla vita di un
panettiere.
Seguiranno delle testimonianze di contadini
che si impegnano ancora nella coltivazione
di cereali, di panettieri che lavorano farine
locali, varietà antiche, lieviti naturali, lieviti
madre e di un cuoco specialista nell’utilizzo
dei cereali integrali nell’alimentazione.
Per concludere si potranno degustare diverse varietà di pane e un aperitivo bio.
22 gennaio 2017
Bollito misto a Montalbano
A mezzogiorno, Slowfood Ticino
in collaborazione con Claudio Croci Torti
vi propone presso il ristorante Montalbano
di Stabio, un piatto tipico della tradizione
culinaria piemontese, lombarda e ticinese
Siete invitati a segnare la data; in un secondo tempo riceverete informazioni precise.
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Mario Ferrari
Presidente Slow Food Ticino
Dieci anni di Cicitt
Slow Food: 10’000 orti in Africa
Sottolineare i 10 anni del presidio dei Cicitt
delle Valli del Locarnese, nel contesto del
Teatro Paravento, è stata un’emozione
forte.
Semplicità e intensità profonda si sono mescolate attorno al libro di Doris Femminis:
Chiara Cantante e altre capraie, da poco
apparso nelle librerie.
Un racconto che si radica nei ricordi e nelle
storie della nonna di Femminis e poi in
quelli di un’altra donna: chiamata appunto
Chiara a cui piaceva cantare.
Vita dura e difficile nelle Valli del Locarnese,
a cavallo tra prima e seconda guerra mondiale. Vita, quella delle donne, dedita alla
famiglia, alla terra e all’allevamento delle
capre: “la mucca dei poveri”.
Le letture di parti del romanzo, davanti
ad un pubblico numeroso e attento,
si sono susseguite armoniosamente delineando tratti di vita in Val Bavona e non solo.
Sull’onda del successo e dell’adesione riscontrata in tutto il mondo, il progetto
di Slow Food che in origine era “1000 Orti in Africa” è rapidamente diventato
“10’000 Orti in Africa”. Un’iniziativa che rispecchia perfettamente il motto di Slow
Food “buono, pulito, giusto”. Anche Slow Food Ticino ha permesso l’avvio di un
orto in Ruanda.
Negli anni 2012-2014, il presidente di Slow Food Carlo Petrini lanciò la campagna
“1000 Orti in Africa”. Dentro e fuori il Movimento l’iniziativa ebbe un grande successo, per cui, all’ultimo Congresso Internazionale lo stesso Petrini propose come
obiettivo di arrivare ad adottare 10.000 orti prima del 2017. Un grande progetto
che comportava la creazione di una rete di giovani attivisti africani disposti a lavorare
per salvaguardare la biodiversità dell’Africa. Il sostegno di questa iniziativa è oggi
garantito dalla Fondazione per la Biodiversità di Slow Food, che gestisce da sempre
il progetto e che si è impegnata ad aumentare il numero di agronomi e veterinari,
a organizzare scambi di esperienze (Terra Madre) e a mettere a disposizione borse
di studio per studenti africani a Pollenzo all’Università di Scienze Gastronomiche.
Appoggi vengono anche da diverse province italiane, dall’Associazione italiana allenatori di calcio, da numerosi comuni e regioni, da banche , assicurazioni, camere
di commercio, club di varia natura, istituti agrari, personalità del mondo culturale,
scienziati e tecnici. Senza dimenticare le numerose condotte di Slow Food sparse nel
mondo che aderiscono con convinzione al progetto. In Svizzera sostengono concretamente l’iniziativa le condotte di Berna, Zurigo e Ticino. Berna e Zurigo hanno
adottato gli orti scolastici rispettivamente di Guda e di Keyere, in Uganda, mentre
il Ticino è presente con l’orto scolastico di Kabwende, in Ruanda. Da segnalare che
il nostro socio Daniele Bigger, a titolo personale, ha da parte sua contribuito alla
creazione di due orti in Kenya, a Ngenda (est) e a St. Mary, nella Rift Valley. Slow
Food Svizzera si è poi gemellato con le comunità degli orti di Lieusien (Camerun) e
Kundorwahn (Sierra Leone).
La realizzazione di un orto comporta diverse fasi preliminari:
A far da ponte tra il romanzo e la realtà
attuale è stata Cristiana Vedova, coordinatrice della Fondazione Centro Capra
e lei stessa allevatrice di capre. Il Centro in
questi anni ha dato stimoli interessanti nel
campo della formazione di chi alleva
le capre e ha consolidato questo settore,
che, dopo un grosso tracollo nel dopoguerra, dà oggi segni di ripresa.
Oggi chi affronta questa strada lo fa per
scelta, non per costrizioni ataviche, lo fa
dunque con consapevolezza e anche con
gioia, pur in un contesto non facile e di
certo duro.
Quindi anche il presidio dei Cicitt potrà
essere rafforzato da questa nuova dinamica, come ha sottolineato, introducendo la
serata, Giorgio Romano.
Difendere un prodotto, la sua storia, la sua
qualità significa difendere anche una valle
dall’omologazione, dallo snaturamento.
Significa difendere la sua specificità, la sua
diversità. Ed è appunto attorno al tema
della diversità, quale colonna portante della
filosofia di Slow Food, che Mario Ferrari ha
sviluppato la sua riflessione. Solo preservando la diversità, preserviamo la qualità
alimentare. I cicitt ne sono un esempio interessante e significativo per l’intero Ticino.
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• un sopralluogo per verificare le condizioni del posto e le persone che saranno
coinvolte;
• incontri con le comunità locali (capo villaggio, autorità governative) per sensibilizzare sul progetto;
• incontri di formazione con studenti, insegnanti e amministrazione scolastica per
spiegare il senso del progetto e dare assistenza tecnica (agronomica).
Solo dopo queste fasi inizia la realizzazione concreta, con la consegna di attrezzature e l’accompagnamento dei primi preparativi del suolo. Tutto il processo della
creazione di un orto comporta una spesa di ca 900 Euro.
Chi ha un po’ di esperienza in aiuto e collaborazione con i Paesi in via di sviluppo
sa che, oltre alla realizzazione, bisogna puntare sulla continuità dei progetti. Slow
Food ha perciò deciso che gli orti non saranno solo creati, ma adottati, per far sì che
non scompaiano dopo pochi anni. Ciò significa che un responsabile del Movimento
seguirà lo sviluppo di questi orti durante un periodo di circa dieci anni dopo la loro
creazione. A tutt’oggi, in Africa sono 2540 gli orti creati ed adottati dalla Fondazione della Biodiversità dal 2012. Certo, siamo ancora lontano dai 10.000 auspicati da
Carlo Petrini prima della fine del suo mandato, previsto nel 2017, ma le iniziative
a sostegno si stanno moltiplicando rapidamente. Scuole, aziende agricole, associazioni, personalità del mondo politico, scientifico e culturale stanno raccogliendo
fondi e dimostrando solidarietà. Anche le osterie italiane della Guida gastronomica
organizzano cene benefiche in tutte le regioni.
Tra gli scopi che Slow Food si era prefisso, la campagna “10. 000 Orti in Africa” doveva servire da stimolo e modello per i giovani africani, doveva contribuire a stabilire
una rete di amicizie e collaborazione per migliaia di persone di quel continente. Un
altro obiettivo era quello di non derubare l’Africa della sua gioventù, facendo comprendere come sia importante per le nuove generazioni restare nel proprio paese e
lavorare la terra. Per questo gli orti del progetto sono stati realizzati da una comunità locale, non hanno bisogno di grandi spazi, puntano sulla biodiversità, producono
i semi di cui hanno bisogno e preservano le risorse idriche. Sono queste le premesse
che dovrebbero fare della campagna “10.000 Orti di Africa” un progetto veramente alternativo, sostenibile e destinato a durare negli anni.
Due laboratori sulle leguminose
2016, Anno internazionale dei legumi
Slow Food Ticino ha organizzato due
momenti per avvicinare soci e persone
interessate al diversificato mondo delle
leguminose.
Il 2016 è stato dichiarato dalla FAO “Anno internazionale dei legumi: semi nutrienti
per un futuro sostenibile”, e Slow Food Ticino ha colto la palla al balzo per tornare
a parlare di questo tema nella speranza di far meglio conoscere questo importante
ma negletto alimento ai suoi soci. Con la parola “leguminose” vengono designati
i semi commestibili seccati prodotti da piante della famiglia delle Fabacee. Ve ne
sono di diversi tipi e imparare a conoscerle può essere visto come interessante bagaglio storico-culturale che risulta essere nel contempo molto utile per diversificare
la nostra alimentazione e renderla più salutare. La storia delle leguminose è lunga
millenni e ha avuto inizio, come per i cereali, con la sedentarizzazione dell’uomo
e lo sviluppo delle civiltà; le leguminose sono presenti in tutto il mondo e le specie
originarie si sono diffuse grazie all’uomo in tutti i continenti.
L’obiettivo dell’Anno Internazionale dei Legumi 2016 è di sensibilizzare l’opinione
pubblica sui benefici nutrizionali dei legumi come parte di una produzione alimentare sostenibile finalizzata alla sicurezza alimentare e alla nutrizione. La FAO ne
auspica infatti un aumento della produzione e del consumo.
Sabato 10 settembre vi è stato un Laboratorio del gusto a Lortobio di Gudo organizzato da Meret Bissegger, Pierluigi Zanchi e
Elena Camponovo, in collaborazione con
Lortobio, ConProBio e la Società ticinese di
scienze naturali. Questo momento è stato
pensato e ideato già nel corso dell’inverno
affinché i responsabili de Lortobio potessero procurarsi i semi necessari e pianificarne la semina all’interno del bellissimo
orto sinergico da loro gestito. Purtroppo la
primavera è stata molto piovosa e specie
che necessitano di un clima secco, come ad
esempio le lenticchie, non hanno sopportato il terreno inzuppato d’acqua; numerose
altre specie e varietà hanno comunque potuto essere coltivate. I partecipanti hanno
potuto vedere in campo sia “leguminose”
di cui viene mangiato anche il bacello,
come ad esempio i fagiolini, quindi leguminose nel senso botanico e non al senso
della FAO (Organizzazione delle Nazioni
Unite per l’alimentazione e l’agricoltura),
sia numerose varietà di borlotti, fagioli dai
colori sgargianti e…le arachidi, curiosa
leguminosa il cui frutto si sviluppa sottoterra. Dopo il giro in campo si sono potute
finalmente degustare, frutto del lavoro e
dell’instancabile entusiasmo di Meret Bissegger, una gran varietà di leguminose sia
semplicemente bollite, per sentirne il gusto
“in purezza”, sia utilizzate nella preparazione di piatti, come le frittelle di farina di ceci
e verdure, il dahl indiano di lenticchie o la
purea di azuki dolci. Molti i partecipanti,
tutti molto contenti di quanto proposto.
Un mese più tardi, il 16 ottobre, in occasione della manifestazione Street Food
di Agno, alla quale Slow Food Ticino era
presente con una bancarella allestita da
Marie-Jeanne Tabet e Lucia Pollini, sono
state presentate al pubblico una gran varietà di leguminose. Molta la gente che si è
fermata nel corso della giornata, interessata
al tema, per raccontare la sua esperienza
e utilizzo fatto delle leguminose, o per
chiedere informazioni sulle nostre attività. I
due momenti, in cui si sono potuti provare
12 tipi di leguminose, hanno purtroppo
avuto scarso successo in quanto tutti erano
più propensi a godersi il sole e il cibo delle
varie bancarelle che non a fermarsi per un
laboratorio del gusto. I pochi che si sono
presi il tempo di farlo si sono però divertiti
ad assaggiare prodotti mai visti prima come
Roveja, cicerchie o fagioli arborei africani.
Un grazie va anche a “Maistà”, negozio
di specialità alimentari di Lugano, che ci
ha fornito il fagiolo di Controne, presidio
Slow food, e i ceci di Controne, entrambi
eccellenti prodotti, ma di difficile reperibilità dalle nostre parti.
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I legumi sono altamente nutrienti
Caratterizzati da un basso contenuto di grassi e una grande ricchezza di sostanze
nutritive e di fibre, i legumi sono una importante fonte di amminoacidi e proteine;
l’Onu si aspetta che nel 2020 rappresentino il 20% del totale delle proteine consumate a livello mondiale.
I legumi hanno benefici importanti per la salute
Sono particolarmente efficaci nel mantenere in salute l’apparato digerente e nel gestire il colesterolo. Essi rappresentano l’ingrediente principale di quasi tutte le diete
volte a rinforzare le difese dell’organismo e prevenire la maggior parte dei disturbi
cronici. Il loro alto valore nutritivo li rende strumenti ideali per combattere la malnutrizione (sia la denutrizione che l’eccesso di calorie). Ricchi di ferro vanno mangiati
accompagnati dalla vitamina C.
I legumi sono economicamente accessibili e contribuiscono alla sicurezza
alimentare a tutti i livelli
Sono una fonte di proteine a basso costo, facilmente conservabili e coltivabili ovunque, diventando così una delle fonti principali di proteine per i piccoli agricoltori che
consumano gran parte dei loro prodotti. La loro conservazione non implica catena
del freddo o sostanze conservanti e questo ne diminuisce lo spreco dopo la raccolta.
I legumi promuovono l’agricoltura sostenibile e aumentano la fertilità dei
suoli
La loro coltivazione migliora i sistemi di coltura in cui crescono, aumentando l’efficienza dell’irrigazione (molte specie riescono a prelevare in profondità l’acqua), riducendo la quantità di fertilizzanti necessari e l’emissione di gas serra e arricchendo
la biodiversità e la salute del suolo. Le leguminose hanno la capacità, grazie a dei
batteri simbionti, di fissare l’azoto atmosferico nel suolo trasformandolo e rendendolo disponibile agli esseri viventi per costruire proteine e DNA.
Bellinzona: concorso per formaggi d’alpe
Questione di chimica:
E se per pasta, riso e patate
avessimo un sesto gusto?
Quando si dice un palato raffinato. Alla
lista dei gusti fondamentali (dolce, salato, aspro, amaro e il meno noto umami)
pare che se ne possa aggiungere un sesto:
“starchy” in inglese, “amidoso” in italiano.
È il gusto associato ai carboidrati complessi
presenti in cibi tanto amati come patate,
pasta, pane e pizza (ma anche riso).
A suggerirne l’esistenza lo studio di alcuni
ricercatori della Oregon State University
pubblicato sulla rivista Chemical Senses.
Finora, nessuno aveva pensato che i carboidrati complessi come l’amido fossero riconosciuti come tali dalle papille gustative.
Dato che gli enzimi salivari li trasformano
subito in zuccheri semplici, non vi era dubbio che il loro sapore rientrasse nel dolce.
Ipotesi smentita dalla ricerca nella quale 22
volontari hanno assaggiato soluzioni di carboidrati riferendo di aver sentito un sapore
“come di amido”.
E l’hanno fatto anche dopo che i recettori
del dolce arano stati inibiti, fornendo la
prova che esistono recettori che riconoscono il sapore dei carboidrati complessi
prima che vengano trasformati in zuccheri
semplici.
Possiamo dunque aggiungere il neologismo
al vocabolario? Non ancora, per gli stessi
motivi per cui altre proposte come il gusto
ferroso del sangue o quello oleoso dei
grassi non hanno avuto il beneplacito della
comunità scientifica.
Ci sono tre criteri da soddisfare affinché un
gusto sia definito tale: essere riconoscibile,
avere propri recettori e innescare una risposta fisiologica riconoscibile che ne giustifichi
l’utilità.
I ricercatori pensano che l’amidoso potrà
soddisfare tutti e tre i requisiti: è probabile,
dicono, che l’importanza energetica dei
carboidrati abbia favorito l’evoluzione di un
gusto esclusivamente dedicato a loro.
Nel fine settimana del 15-16 ottobre scorso si è tenuta la quattordicesima edizione della rassegna dei formaggi d’alpe ticinesi. Una parte del tradizionale mercato
del sabato era occupato dalle bancarelle dei produttori di formaggio. Un’occasione
interessante per avere un’ampia visione sulla produzione lattiera d’alpe. La Società
dei Commercianti di Bellinzona, parallelamente al mercato, ha indetto una nuova
edizione del concorso per formaggi d’alpe. Quest’anno, anche su pressione dei produttori, per poter avere una diversa opinione rispetto a quella della classica giuria,
ha voluto coinvolgere Slow Food. La richiesta era di poter avere degustatori provenienti dalla sede centrale, ma visto i tempi ristretti, si è dovuto far capo alla vicina
condotta di Varese. Quest’ultima come giurati, oltre al presidente Claudio Moroni,
ha presentato Marco Imperiali, membro ONAF (Organizzazione nazionale assaggiatori formaggi), che hanno collaborato con il sottoscritto nella degustazione dei
formaggi.
Questa prima apparizione ha messo in allarme la giuria ufficiale capitanata dal signor Bontognali che ha chiesto di non rendere pubbliche le valutazioni della nostra
giuria, ma che si sarebbero unicamente indicate le classifiche per ogni singola categoria. Effettivamente, alla fine delle due degustazioni separate, alla chiusura delle
valutazioni i nostri punteggi erano del 10/15% inferiori a quelli della giuria ufficiale.
In ogni caso credo che per Slow Food sia un’ottima occasione poter partecipare ad
eventi del genere, infatti siamo stati contattati da diversi produttori per avere notizie
sulla nostra associazione. Contatti che ci potrebbero servire in futuro.
Per tornare alla cronaca, dobbiamo dire che siamo stati occupati il sabato dalle
ore 11.00 fino alle ore 15.00 per la degustazione. I formaggi erano suddivisi in tre
categorie: latte vaccino, latte misto e latte di capra. Nella prima categoria hanno
partecipato 25 formaggi, per la seconda 9 e per l’ultima 6. L’ottima qualità e le
molte similitudini nei prodotti presentati hanno fatto sì che il compito della giuria
non sia stato facile. Stilare la classifica dei tre meritevoli della menzione ha richiesto
un ulteriore esame dei primi in classifica. In conclusione: una bella esperienza che
ritengo Slow Food Ticino debba cercare di mantenere, magari con la richiesta di
poter presentare ufficialmente le valutazioni.
Per la cronaca, i risultati delle degustazioni sono:
Categoria latte vaccino:
Giuria SF 1° Alpe Vogornèss 80/100, 2° Alpe Piansegno 76/100, 3° Alpe Carì 74/100
Giuria uff. 1° Alpe Piora 97/100, 2° Alpe Pontino 95/100, 3° Alpe Pertusio 93.5/100
Categoria latte misto:
Giuria SF 1°Alpe Grossalp 81/100, 2° Alpe Porcaresch 78/100, 3° Alpe Robièi 76/100
Giuria uff. 1° Alpe Prato 93/100, 2° Alpe Campo Torba 88,5/100, 3° Alpe Grossalp
83/100
Categoria latte caprino:
Giuria SF 1°Alpe Cadin 87/100, 2° Alpe Stabveder 69/100, 3° Alpe Pozz 66/100
Giuria uff. 1° Alpe Cadin 89/100, 2° Alpe Pozz 84/100, 3° Alpe Montoia 83/100
Martina Saporiti (da Repubblica)
Luca Cavadini
L’opinione di Slow Food Ticino sul Parc Adula
Slow Food Ticino:
ora siamo anche su Facebook
Il Parc Adula che si basa sui principi della durabilità, che vuole favorire l’agricoltura
locale, la produzione e lo smercio di prodotti locali a km 0. Il turismo potrà svilupparsi, ma con precisi vincoli che ne faranno un elemento economico di sviluppo armonioso e di sensibilizzazione dei cittadini alle problematiche delle periferie alpine.
Il Parc Adula è una garanzia per la salvaguardia del patrimonio culturale e storico
di un’intera regione, che permetterà forse di evitare lo spopolamento delle valli
toccate. Non possiamo parlare di patrimonio culinario delle alpi e ignorare questo
progetto: il Parc Adula potrà essere all’origine di prodotti “buoni, puliti e giusti”.
Slow Food Ticino
Mario Ferrari
6864 Arzo
tel. 079 504 35 03
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Slow Food Svizzera
Flurin Conradin
3063 Ittigen
tel. 043 928 72 22
www.slowfood.ch
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Per nuove adesioni, cambiamenti di indirizzo, dimissioni:
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