Scheda Paese Nigeria

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Scheda Paese Nigeria
SCHEDA PAESE – NIGERIA
Benin City, 2014
Secondo l‟analisi delle statistiche raccolte dal ricercatore1 L. Akor del Dipartimento di Sociologia della Kogi State
University (Nigeria), circa il 70% del numero totale di donne africane vittime di tratta in Italia sono
nigeriana; nel suo articolo pubblicato nel 2011 nel Corvinus Journal of Sociology and Social Policy riporta un
dato pari a circa 500.000 donne di nazionalità Nigeriana che sono destinate ogni anno allo sfruttamento
sessuale ed alla servitù domestica negli Stati Uniti ed in Europa.
La rotta migratoria che collega la Nigeria con l‟Italia si è andata formando verso la fine degli anni ‟80,
particolarmente legata all‟impiego di manodopera Nigeriana nel settore agricolo.
Altri studi fanno risalire l‟arrivo delle Nigeriane in Italia al 1992. Dalle informazioni raccolte sulla base delle
testimonianze delle vittime2, risulta però che i primi arrivi in Italia risalgano alla fine degli anni ‟80 (F. Prina, 2003).
Alcune fonti3 tratte da articoli di giornale nigeriani fanno risalire la prima presenza di donne nigeriane in Italia
verso la metà degli anni ‟80, impegnate in attività di commercio di accessori per l‟abbigliamento e scarpe che
rivedevano successivamente in Nigeria.
Il ricercatore sopra menzionato, in un articolo4 pubblicato nel 2011, propone una sintesi efficace delle concause
che hanno contribuito a determinare la rilevante esposizione di donne e minori di origine nigeriana al fenomeno
della tratta.
Un primo elemento di carattere storico da tenere in considerazione è la particolare esposizione della regione alla
Trafficking of women in Nigeria: causes, consequences and the way forward, Linus Akor, Corvinus Journla of Sociology and social policy
Vol. 2, 2011.
2
La Tratta e lo sfruttamento della prostituzione di minori e giovani donne nigeriane in Italia, Franco Prina, A cura di, Rapporto di ricerca
Luglio 2013, Dipartimento di Scienze Sociali – Università di Torino.
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Nigerian prostitutes in Europe: driven to the trade by greed or economic reasons, Aisagbon Omogiade 20.02.2009 - www.edoworld.net
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Trafficking of women in Nigeria: causes, consequences and the way forward, Linus Akor, Corvinus Journla of Sociology and social policy
Vol. 2, 2011.
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tratta degli schiavi. La “Costa degli Schiavi” rappresentò un importante centro di commercio di
schiavi tra il XVI ed il XIX secolo e giocò un‟importante ruolo nella tratta atlantica,
ricomprendendo le coste degli attuali stati del Togo, del Benin e delle coste occidentali della Nigeria. Lagos era
uno dei mercati utilizzato per la compra-vendita degli schiavi.
Nonostante l‟area fosse già in passato caratterizzata dalla tratta degli schiavi interna al continente africano,
l‟impatto della rotta atlantica fu significativo nella regione, perdurando sino ai primissimi anni dell‟‟800. E‟ difficile
comprendere come – a distanza di più di 200 anni – la tratta di esseri umani continui in Nigeria.
Nonostante la Repubblica Federale della Nigeria sia uno dei paesi più popolosi al mondo, dotato di ingenti
ricchezze naturali (incluso il petrolio, del quale la Nigeria oggi giorno è il primo produttore nel continente africano
ed il sesto produttore a livello globale), la povertà nel paese è pressante e diffusa. E‟ importante in premessa
sottolineare che la Nigeria non è un paese povero dal punto di vista meramente economico, né tantomeno le
principali aree di origine delle vittime della tratta di donne e minori rappresentano le aree più povere del paese.
Se assumiamo come indicatore della ricchezza economica del paese il Prodotto Interno Lordo, sulla base di una
rivalutazione dell‟indicatore avvenuta nel 2013 la Nigeria possiede la più grande economia africana, superando
anche il Sudafrica. Nel 2014 - secondo i dati forniti dalla Banca Mondiale - la Nigeria si colloca al 22° posto nella
classifica mondiale redatta sulla base della rilevazione del PIL. Ciò nonostante, se si prendono in considerazione
indicatori più complessi, la Nigeria si colloca su livelli significativamente più bassi della classifica mondiale,
collocandosi ad esempio al 123° posto nella classifica redatta dalla Banca Mondiale sulla base del Reddito Pro
Capite e al 152° posto nella classifica redatta dall‟UNDP basata sulla misurazione dell‟Indice di Sviluppo Umano.
L‟ultimo rapporto5 pubblicato dall‟UNDP, posiziona la Nigeria tra i paesi caratterizzati da un basso indice di
sviluppo umano; pesano in particolare le basse performance nei livelli di alfabetizzazione della popolazione
adulta (soltanto il 51,1%), il tasso di mortalità materna (663 su 100.000), l‟accesso all‟istruzione (il tasso di
iscrizione alle scuole secondarie è pari al 44%).
Un dato allarmante è la crescita della povertà: secondo le statistiche elaborate dal governo Nigeriano più del 60%
di abitanti del paese vive al di sotto della linea di povertà assoluta; l‟UNDP riscontra che ameno circa il 68% della
popolazione vive con meno di 1,25$ al giorno.
Un altro paradosso Nigeriano riguarda la distribuzione della ricchezza tra il nord ed il sud del paese; la povertà è
molto più diffusa e profonda negli stati del nord, mentre la Nigeria sud occidentale ed orientale è relativamente
più ricca. La crisi militare e politica che sta duramente colpendo gli Stati del nord a seguito dell‟escalation di
violenza legata all‟emergere del gruppo Boko Haram, è causa ed al contempo effetto di tale divario. La povertà
che cronicamente da anni imperversa nella regione ha dato spazio all‟emergere di gruppi estremisti di matrice
islamista come Boko Haram anni addietro ed oggi ciò ha prodotto una vera e propria crisi umanitaria. Gli attacchi
militari condotti dal gruppo Boko Haram hanno avuto avvio nel 2009; attualmente sono contrastati da una
coalizione militare composta da truppe degli eserciti della Nigeria, del Cameroon, del Chad e del Niger. Quale
esito del conflitto e delle violenze perpetrate da Boko Haram, ad oggi si contano almeno 1,5 milioni di sfollati e si
stima che almeno 4 milioni di persone siano a rischio di insicurezza alimentare a causa del conflitto nel nord est
del paese, in una regione caratterizzata da un vasto degrado ambientale e da un crescente fenomeno di
desertificazione. Amnesty International nel marzo del 20156 ha denunciato la scomparsa di almeno 2.000 donne
e ragazze per opera di Boko Haram sin dall‟inizio del 2014; risulta che molte delle donne e giovani rapite sono
divenute vittima di sfruttamento sessuale o forzate a prendere parte ai gruppi armati. Almeno 5.500 civili sono
morti tra il 2014 ed il 2015 nel nord est del paese.
Per comprendere le cause della diffusa è necessario volgere lo sguardo addietro.
Lo sviluppo socio-economico squilibrato del paese è stato certamente segnato dalla scoperta di ingenti
giacimenti petroliferi; l‟espansione del mercato del petrolio ha generato una forte crescita economica negli anni
„70, poi seguita negli anni ‟80 da un brusco declino, generato dal crollo nel prezzo del petrolio.
Prima del boom petrolifero, l‟agricoltura era il settore trainante dell‟economia Nigeriana: la Nigeria era il secondo
produttore al mondo di cacao ed il primo esportatore di olio di palma; importanti erano anche le esportazioni di
altri prodotti come il cotone e la gomma. Negli anni ‟60 la ricchezza del paese si fondava per il 60% sul settore
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Sustaining Human Progress: Reducing Vulnerabilities and Building Resilience, UNDP, 2014
https://www.amnesty.org/en/latest/news/2015/04/nigeria-abducted-women-and-girls-forced-to-join-boko-haram-attacks/
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agricolo e circa il 95% del fabbisogno alimentare delle popolazioni era soddisfatto dalla
produzione locale. Con la scoperta e l‟avvio dello sfruttamento dei giacimenti petroliferi, la
produzione agricola è stata disincentivata, in particolare da una politica commerciale che ha reso i prezzi dei
prodotti agricoli eccessivamente bassi e dunque ha disincentivato le produzioni locali; anche molti settori
manifatturieri in quegli anni furono scoraggiati da una politica commerciale che disincentivava la produzione di
tutti i prodotti non petroliferi.
Da quel momento l‟economia del paese è stata interessata dalle politiche di ristrutturazione proposte dalla
Banca Mondiale e dal Fondo Monetario Internazionale, attraverso i Programmi di Aggiustamento Strutturale.
Tali programmi sono stati avviati nel 1986 in Nigeria; la ristrutturazione fu anche il risultato degli alti livelli di
indebitamento raggiunti dal paese. I programmi strutturali hanno disincentivato gli investimenti pubblici ed hanno
favorito la privatizzazione di diversi settori economici. Le politiche infrastrutturali hanno generato la perdita di
potere di acquisto in valuta locale da parte della popolazione ed un declino nel reddito pro-capite, oltre che un
collasso del sistema dei servizi sociali e sanitari.
Ciò generò soprattutto un‟iniqua distribuzione delle risorse economiche tra le aree rurali ed urbane che nel tempo
si è andata accentuando. Al contempo la disoccupazione si è accresciuta anche nelle aree urbane; la fiducia
nelle istituzioni si è di conseguenza ridotta e sono emersi fenomeni quali: l‟incremento della criminalità, il traffico
di armi, la prostituzione, la tratta di donne ed il traffico di droghe. La povertà si è manifestata in particolare in alti
tassi di analfabetismo, disoccupazione ed in standard di vita molto precari per una vasta porzione di popolazione.
Il prolungato regime militare che dal 1983 fino al 1998 si instaurò nel paese, contribuì anch‟esso alla crescita
della violenza e delle tensioni sociali ed inter-etniche e ad una vasta violazione dei diritti umani.
In tale contesto generale, in particolare nelle aree rurali le famiglie più numerose provarono a migrare in direzione
delle zone urbane e - tra le strategie alternative adottate per la sopravvivenza – si lasciava che i figli fossero
ospitati da altri membri della famiglia o conoscenti in cambio di denaro; in tale contesto, lo sfruttamento lavorativo
dei minori subì un incremento. Il numero di minori, di giovani ragazze e di donne che lavoravano in strada crebbe.
Ancora oggi i dati sul lavoro minorile sono significativi: secondo l‟UNDP (2014) circa il 25% della popolazione di
età compresa tra i 5 ed i 14 anni è impiegata in attività lavorative.
Molti minori sono oggi giorno reclutati dalle aree rurali per essere sfruttati nelle grandi città.
Lagos oggi è considerata una “megacity” che si stima abbia superato i 20 milioni di abitanti; Benin city, capitale
dello Stato di Edo, si stima si collochi all‟8° posto per popolosità; la crescita demografica di Benin City si è
concentrata negli ultimi 50 anni, pur essendo un centro abitato da circa sette secoli.
Da tale analisi emerge la rilevanza del fenomeno della tratta in primo luogo come tratta di donne e soprattutto
di minori all’interno del paese. In qualche modo, è possibile tracciare un filo rosso che lega lo sfruttamento dei
minori in campo lavorativo con la tratta dei minori e delle donne all‟interno del paese e la tratta di donne e minori
(ragazze ed adolescenti) verso i paesi Europei ed altre destinazioni. Inoltre è necessario ricordare che la Nigeria
è paese di destinazione e di transito di minori provenienti dagli stati del Togo e del Benin.
Nel 1999, la stabilizzazione democratica del paese ha fatto sì che le diverse forme di violazione dei diritti umani in
qualche modo emergessero nell‟agenda politica federale, inclusa la tratta di donne diretta principalmente in
Europa e che coinvolge donne e ragazze minorenni nel racket del prostituzione.
A partire da quel momento sono state realizzate diverse campagne di sensibilizzazione ed informazione e sono
state intraprese misure legislative e politiche volte ad affrontare il fenomeno, purtroppo ad oggi con pochi risultati.
Nel 2003 è stato promulgato il “Trafficking in Persons (Prohibition) Enforcement and Administration Act” ed a
partire da questo è stata creata nello stesso la “National Agency for the Prohibition of Trafficking in Persons
and other Related Matters” (NAPTIP). La normativa è stata emendata nel 2005 e nel 2015 è stata sostituita da
un nuovo strumento normativo: il “Trafficking in Persons (Prohibition), Enforcement and Administration Act”
(entrato in vigore il 26 Marzo del 2015). L‟Agenzia opera alle dirette dipendenze del governo federale, con compiti
soprattutto di investigazione, repressione e coordinamento.
Purtroppo i risultati ottenuti in più di 10 anni di lavoro da parte dell‟Agenzia non sono tanti.
Il numero di vittime registrato dall‟Agenzia è davvero esiguo se proporzionato alle dimensioni del fenomeno.
Nell‟ultimo rapporto riferito alle attività condotte dall‟Agenzia nel primo trimestre del 2015, sono 130 i casi di tratta
presi in carico. Il 25% dei casi riguarda minori vittime di sfruttamento lavorativo. La tratta diretta verso l‟estero ha
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riguardato soltanto 30 casi legati all‟ambito dello sfruttamento sessuale. Sono 30 anche le
persone identificate come autori del reato di tratta legata alla tratta di donne nigeriane all‟estero:
12 uomini e 18 donne. Soltanto 4 condanne sono state conseguite nel trimestre. Sono inoltre 38 le vittime di tratta
supportate dall‟agenzia nello stesso periodo di riferimento vittime di sfruttamento sessuale all‟estero (100%
donne), su un numero complessivo di vittime riabilitate pari a 185. Quasi il 100% delle vittime nel complesso
riabilitate da NAPTIP hanno un‟età compresa tra 0 e 27 anni. Le vittime hanno origine prevalentemente negli stati
di Akwa Ibom, Edo e Imo; altri stati interessati sono Delta, Benuè e Enugu. Tali dati non rispecchiano in parte un
trend registrato dall‟Agenzia nei due anni precedenti – 2013 e 2014 – con un numero consistente di vittime
provenienti anche dai paesi del nord del paese (Sokoto, Kano, Kaduna), sebbene la maggior parte delle vittime
nel 2014 provenisse da Edo (155 vittime identificate). Nel 2014 sono state identificate 169 vittime tra le donne
vittime di tratta destinate allo sfruttamento sessuale su un totale di 603 vittime identificate; inoltre è stato
identificato il caso di un uomo sottoposto alla stessa forma di tratta. I dati raccolti da Naptip stranamente, non
rivelano in nessuno dei tre anni una presenza significativa di minori vittime di tratta e sfruttate sessualmente
all‟estero.
E‟ importante sottolineare che dal 2003 al 2014 sono 3.329 le vittime identificate da NAPTIP per le diverse forme
di sfruttamento; il numero complessivo di casi oggetto di indagine sono 2.784; 218 sono le condanne emesse
relative a 257 persone accusate di reato. Le vittime reinserite sono 681 su un totale di 8.559 vittime supportate
direttamente o indirettamente dall‟Agenzia.
Una reale consapevolezza del fenomeno della tratta di donne nell‟ambito dello sfruttamento sessuale diretta
verso i paesi europei e non solo, si è andata tuttavia sviluppando molto lentamente. Interessante il discorso
proposto dal segretario esecutivo di NAPTIP proposto qualche anno addietro in occasione di una conferenza in
Europa7; il referente dell‟Agenzia riporta una diffusa discriminazione delle donne vittime di tratta, considerate alla
stregua di “prostitute” o al massimo di “migranti illegali o irregolari” che giustamente venivano deportate indietro in
Nigeria ed in altri paesi dell‟Africa Occidentale. Proprio in questa regione le vittime della tratta erano in effetti
percepite o come prostitute che sceglievano di lavorare nei bordelli o come persone più sfortunate che, rese
vulnerabili dalla condizione di povertà, erano disposte ad accettare qualsiasi tipo di lavoro si offriva loro in
contesti di sfruttamento lavorativo quali i campi agricoli, le piantagioni o le cave. Fino alla fine degli anni ‟90, le
autorità Nigeriane dunque negavano nei fatti l‟esistenza di una tratta di esseri umani all‟interno del proprio paese.
E‟ stato soprattutto grazie al lavoro di alcune ONG nigeriane che è stato possibile prestare la giusta attenzione al
fenomeno e attivare una serie di incontri e negoziati multilaterali che in seguito hanno portato la Nigeria a siglare
il protocollo aggiuntivo della Convenzione ONU contro la criminalità organizzata transnazionale nel 2000.
A tutt‟oggi l‟Agenzia è molto impegnata anche nel campo della prevenzione, contribuendo alla realizzazione di
campagne informative rivolte alle potenziali vittime diffuse attraverso il supporto dei media (Tv, giornali, radio) ed
inoltre campagne informative rivolte alle scuole (primarie, secondarie, superiori).
La Nigeria a tutt‟oggi è interessata da diverse rotte della tratta di donne e minori.
Una mappa elaborata da NAPTIP nel 2005 identificava le seguenti rotte:
Benin – Lagos – Cotonou (Benin) – Abidijan (Costa d’Avorio)
Benin – Lagos – Ghana – Bamako (Mali) – Marocco – Spagna/Italia
Benin – Kano – Niger – Lybia – Italy
Lagos – Ibaka /Ibeno – (Akwa Ibom) - Malabo (Guinea Equatoriale) - Spagna/Italia
L‟Agenzia è consapevole della difficoltà di perseguire tale crimine che si lega a diversi fattori: le allocazioni
finanziarie destinate all‟agenzia spesso sono molto limitate per via del prevalere di altre priorità a livello
nazionale; il ricorso da parte dei network criminali al rito woodoo rende molto difficile la possibilità di avere
informazioni da parte delle vittime; secondo l‟Agenzia i principali responsabili del traffico (le Madame) in Europa
non sono sufficientemente sottoposte ad indagini e riescono ancora ad avere leva sulle giovani ragazze nelle
aree rurali del paese.
7 Fighting human smuggling and trafficking in human beings: Efforts in West Africa. A paper presentaton on the trans-atlantic sumposium
on dismantling transnational illicit networks, Lisbon, by the executive secretary of NAPTIP, Nigeria, Simon Chuzi Egede, 2011.
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Aldilà dei dati raccolti dall‟Agenzia, le stime confermano che le vittime della tratta nell’ambito
dello sfruttamento sessuale in Europa provengono prevalentemente dallo Stato di Edo
(95%) e, in parte più ridotta, dallo stato del Delta (5%); è emersa anche la vulnerabilità dell‟etnia Igbo. Secondo
Agathise (2002) l‟80 % delle donne nigeriane vittime di tratta in Italia provengono dallo stato di Edo.
In particolare la tratta delle donne nigeriane in Italia ha come suo fulcro di origine la città di Benin City.
Alcune fonti8 mettono in correlazione il fenomeno della tratta delle giovani donne nigeriane con l‟abbassamento
consistente registrato fin dalla fine degli anni ‟80 nell‟Università di Benin nelle iscrizioni delle studentesse.
Come precedentemente menzionato, la tratta di donne e minori sta interessando in modo crescente il nord del
paese, sebbene probabilmente a tutt‟oggi indirizzata verso altre regioni geografiche (ad esempio in Arabia
Saudita). Recentemente l‟Agenzia NAPTIP ha effettuato delle operazioni di investigazione nella città di Dubai.
Il quotidiano nigeriano “Vanguard”9 riporta l‟avvenuto arresto di 5 membri di una un gruppo organizzato che
operava nell‟ambito della tratta tra la Nigeria e Dubai nel mese di settembre del 2015; 2 ragazze sono state
portate a Dubai per essere sfruttate nel mercato del sesso di questa città ingannate che avrebbero lì trovato
lavoro in un salone di bellezza. L‟arresto è stato realizzato anche grazie al supporto dei social media, a seguito
della diffusione virale di un video dove una delle vittime appariva spogliata di fronte ad un sacerdote tradizionale;
il video era stato girato a Dubai e caricato su youtube dopo che la vittima era riuscita a sfuggire dal controllo delle
due mamam. Una delle persone fermate aveva affittato un appartamento a Lagos dove accoglieva almeno 7
ragazze prima di poterle inserire fruttuosamente nel mercato della prostituzione; ciascuna ragazza pagava
settimanalmente una commissione di 10.500 Naira (circa 50 Euro) alle mamam.
Alcuni ricercatori si sono chiesti quale sia la correlazione tra la violenza di genere molto radicata in Nigeria e la
tratta di esseri umani, in particolare la tratta delle donne.
Uno studio10 condotto da una ricercatrice Nigeriana dell‟Università di Lagos ha investigato l‟esistenza di una
possibile correlazione tra la tratta di giovani donne e la cultura maschilista e patriarcale; lo studio è stato
elaborato sulla base delle testimonianze di giovani ragazze e donne tra i 15 ed i 25 anni residenti a Benin City,
realizzato attraverso la somministrazione di questionari, interviste in profondità e focus group. Almeno 235
interviste sono state realizzate a giovani ed adolescenti vittime di tratta rientrate dall‟Europa.
Lo studio analizza come – nonostante nello stato di Edo sia stata da anni introdotta una normativa locale contro
la tratta e la prostituzione, il fenomeno non è mai declinato.
Lo studio analizza la struttura sociale della popolazione Bini. La lingua parlata è in prevalenza l‟Edo; la
popolazione è in maggioranza cristiana, sebbene l‟influenza della religione animista è ancora molto forte.
Nonostante Benin City sia la capitale dello stato con più di un milione di abitanti, l‟economia è di sussistenza,
legata all‟agricoltura e caratterizzata per un numero limitato di industrie.
La struttura sociale della popolazione Edo è patriarcale; il capofamiglia ha un potere assoluto sui membri della
propria famiglia; ad esempio, soltanto i figli maschi possano ereditare i beni e le proprietà della famiglia. Le donne
non sposate o vedove generalmente non sono rispettate come le donne spostate.
I vertici della società in scala gerarchica sono la figura dell‟Oba (il re), i capi tradizionali, i preti e poi gli uomini.
Lo studio pone luce sul ruolo che le famiglie stesse hanno nel destinare le giovani ed adolescenti ai gruppi
criminali; spesso le vittime sono ingannate dalle proprie famiglie o sottoposte ad una vera e propria coercizione;
in molte circostanze sono i capi famiglia che trattano con i trafficanti a nome e per conto delle vittime. Le giovani
donne ed adolescenti diventano dei beni economici per le famiglie ed è per questo che in molte circostanze sono
destinate a ripetere l‟esperienza anche più di una volta al fine di potere inviare le risorse economiche alle proprie
famiglie. Più del 50% delle vittime intervistate sono state proposte ai trafficanti dai propri genitori.
Con i soldi inviati dalle giovani donne a casa, le famiglie intraprendono anche diverse attività economiche (ad
esempio nel campo dei trasporti o in campo agricolo; acquistano automobili, case o pozzi.
In una delle interviste un uomo riporta quanto segue:
Nigerian prostitutes in Europe: driven to the trade by greed or economic reasons, Aisagbon Omogiade 20.02.2009 - www.edoworld.net
9 http://www.vanguardngr.com/2015/09/how-naptip-uncovered-human-traffic-syndicate/
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Chattels of their famiglie: trafficking of young women as gender violence, Franca Attoh, Department of Sociology, Lagos University.
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“Perché dovremmo preoccuparci della tratta? Quante imprese esistono a Benin City? Questo è
l’unico modo per noi di sopravvivere. Quando le nostre ragazze ci mandano i dollari noi
scambiamo la valuta e avviamo piccole attività economiche. E’ la nostra giusta ricompensa”.
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