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IL CULT MAGAZINE DELLA DJ CULTURE MONDIALE
Poste Italiane Spa - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L.27/02/2004 n.46)art.1 comma 1, Aut.C/RM/29/2012
LIVING AND BREATHING DANCE MUSIC
INTERVISTE ESCLUSIVE
DISCLOSURE I DUKE DUMONT
AXEL BOMAN I CASH CASH
SHLOHMO I DETROIT SWINDLE
ELITA 2014
A MILANO SCENDE IN PISTA
LA DESIGN CULTURE
TECH
PIONEER DDJ SZ I VESTAX VCI 400 DJ
KRK ROKIT 5 G3 I MAGMA RIOT PACK
9 772037 549005
40039
APRILE 2014
NUMERO 39
EURO 3,90
DJMAGITALIA.COM
DJMag edizione italiana | Mensile | numero#39
Direttore Responsabile Paolo Corciulo | [email protected]
Direttore Artistico Marco Mazzi | [email protected]
Coordinamento editoriale Giulia Mazzi | [email protected]
Traduzioni e adattamento Gaia Negroni
Grafica Cecilia Giorda
Pubblicità
Maurizio Massarotti
mobile 335.76.03.234
[email protected]
Hanno collaborato a questo numero:
Mirko Avanzi | Luka Bernaskone | Andrea Camerino | Alberto Campo
Davide Cucchi | Edgard Davids | Antonio Di Gioia | Giosuè Impellizzeri
Luca Marano | Dan Mc Sword | Pierfrancesco Pacoda | Andrea Pomini
Stefano Rapisardi | Marco Ricompensa | Riccardo Sada | Alberto Scotti
Daniele Spadaro | Giorgio Valletta | Vivien Bass Island | Mick Wilson
Direzione, Redazione e Amministrazione
Casella Postale 18340 - Roma Bravetta
Tel. 06.44.70.26.11 | Fax 06.44.70.26.12 | www.djmagitalia.com
Abbonamenti e diffusione [email protected]
Arretrati [email protected]
Amministrazione Maria Grazia Concutelli
[email protected]
Distributore per l’Italia
Press-di Distribuzione Stampa e Multimedia S.r.l.
20134 Milano
TO BE BRO TODAY
“Suonano sempre i soliti”, “Se non conosci non suoni”, “Suoni solo
se porti gente”. Quante volte abbiamo ascoltato queste parole?
Quante volte abbiamo sentito parlare di meritocrazia negata e di
sfiducia? Ci facciamo tanto paladini della meritocrazia ma allo
stesso tempo cerchiamo scorciatoie (spesso poco edificanti) che ci
spianino la strada o che perlomeno ce la rendano più veloce. Che ci
faccia rabbia negli altri ciò che non accettiamo di noi, rientra nella
branca della psicologia delle chiacchiere da bar, ma è una teoria
molto vicina alla realtà. Le reti sociali hanno accelerato ogni forma
di comunicazione, hanno abbattuto barriere e accorciato la catena
dell’informazione. Oggi sei tu a decidere chi essere, chiunque tu
sia. Tanti invocano una meritocrazia che stride con questa politica
dell’autocelebrazione insita nel sistema così com’è stato concepito
e per come si è evoluto. Ed è così che non basta più essere, ma
bisogna che il tuo essere venga mutuato, certificato da qualcuno
che stia più in alto di te, che abbia più “likes” e “followers” di te. E
poi bisogna essere amici, non tanto amici, ma avere tanti amici;
famosi, in vista, esclusivi, trend setter. E poi anche questo non
basta più. Bisogna diventare grandi amici, fratelli, grandi fratelli,
super fratelli, meglio se questi fratelli sono importanti, molto
importanti, non più V.I.P., ma V.I.B.: Very Important Brothers. Il
punto è che di questo passo non riesco più a immaginare un domani
migliore; se non decidiamo di cambiare l’oggi, quello che abbiamo
scelto fino ad ora, sarà quello che sceglieremo domani. Dobbiamo
diventare responsabili, felici a prescindere, ma soprattutto
consapevoli. Ecco, ci vuole consapevolezza, quella consapevolezza
la cui mancanza ci ha spinto a crederci meritevoli senza meriti,
credibili senza credibilità, autorevoli senza autorevolezza. Quella
mancanza di consapevolezza che ci ha allontanato dalla realtà e
dall’obiettività. Non lasciamo che ci rubino la speranza. Non
lasciamoci rubare un sogno.
PAOLO CORCIULO
Stampa
Arti Grafiche Boccia | Via Tiberio Claudio Felice 7
84131 Salerno
Tel. 089.30.33.11 | Fax 089.77.10.17
[email protected]
DJMag edizione italianat3FH5SJC3PNBOEFM
è una pubblicazione
Direttore editoriale Paolo Corciulo
ISSN 2037 - 5492 dj (Roma) © VARIEDEVENTUALI
Manoscritti, foto e originali, anche se non pubblicati, non si restituiscono. È vietata la riproduzione, anche parziale, di testi, documenti e fotografie senza l’autorizzazione scritta dell’Editore.
Finito di stampare nel mese di marzo 2014.
DJMAG ITALIA published under license of Thrust Publishing Ltd.
...vi manda a pagina 11
5
Contents
20
Benny Benassi
Benny and Friends
28
Duke Dumont
Il duca della House e delle classifiche
32
Axel Boman
Qualità svedese
34
Cash Cash
I bancomat dell’EDM
36
Disclosure
The rookies of the year
40
Shlohmo
Shlohmo spacca
42
Detroit Swindle
La grande truffa house
44
Miss Djax
La forza della Techno
46
Speciale grafica
Groove in the (graphic) art
50
Electro funk
L’alba del futuro
96
Off the Club
Eno “ambientale”
upfront
08 Top 100 Clubs preview
10 The Italian DJ Contest
11 News
12 Laura Jones
14 60” with... Zomboy
16 60” with... Uner
18 Fashion
34
on the floor
54 Sensation
40
56 Festival
58 Design Week Festival
music
64 Killers
66 Wax lyrical
67 Singoli
76 Album
80 Compilation
tech
82 Tech News: Pioneer DDJ-SZ e
Remix Station 500
86 A moment of your time
88 Vestax VCI-400 DJ
90 In the studio with... Gigi
Barocco
92 Magma Riot Backpack
94 Tech Producer
42
44
20
6
www.djmagitalia.com
UPFRONT
I FANTASTICI
Sono stati selezionati
i dieci finalisti. Il pubblico
potrà ancora una volta
esprimere la propria preferenza
per fare arrivare il migliore
sul podio dei vincitori.
Ma conosciamoli meglio.
DI RICCARDO SADA
L
a terza edizione di The Italian Dj Contest di
Pioneer riserva ancora sorprese. Arrivato
alla seconda attesissima fase, quella in
cui anche il pubblico vota, il concorso per
aspiranti dj più atteso a livello nazionale,
attraverso le preferenze, contribuirà a questo
punto a individuare i magnifici 10 che si sfideranno
durante la finalissima. E questo grazie anche alla
selezione curata dalla Giuria tecnica.
La fase di selezione è durata un mese e ha raggiunto
un numero elevatissimo di iscritti (più di 500):
giovani di tutta Italia appassionati di musica
dance, che hanno voluto dimostrare la loro abilità
impegnandosi con entusiasmo e determinazione
a superare la prima selezione (a cura della Giuria
tecnica di Pioneer).
“Ancora una volta una scelta non semplice,
considerando l'abilità dimostrata alla consolle da
questi ragazzi che, seppur molto giovani, hanno
sfoderato grinta e capacità davvero inaspettate”,
ha commentato Roberta Bontempi, Responsabile
Marketing e Communication di Pioneer Italia. Amici,
parenti, fan o semplicemente appassionati di musica
adesso sostengono il proprio dj preferito (votando
direttamente sul sito www.theitaliandjcontest.it).
Tutti i voti raccolti online si sommeranno a quelli
della giuria, che come sempre esprime il proprio
giudizio durante le semifinali. I migliori tre dj,
secondo i tradizionali parametri (quali: genere
musicale, mixaggio, preparazione tecnica,
creatività, qualità della produzione e presenza
scenica) verranno annunciati a breve dal sito di
Piooner e da quello di DJ Mag Italia. Itanto vi
presentiamo i “Fantastici 10”:
Giacomo Bernini (Jack Bernini)
Da Parma, 20 anni. Obiettivo:
trovare i propri limiti e superarli.
Suona perché... “solo così è
possibile riuscire a esprimere quello
che si ha nella testa”.
Nicola Boi (Nicostyle)
Vive (“con orgoglio”) a Iglesias
(“una città mineraria”) e ha 25
anni. Ha iniziato cinque anni fa
con il vinile per poi passare ai
CDJ. Lavora in diversi locali. Ha
già partecipato a contest classificandosi sempre
nelle prime posizioni. Sogna di avere uno studio
di registrazione. Varia tra diversi generi: hip-hop,
funky e house. Ama fare scratch.
Michelangelo Fasano (Michi
Fasano)
Da Putignano (Bari), ha 30 anni.
Nasce con la dance anni ‘90 e fa il dj
da 15 anni. Inizia con il vinile e poi
passa ai lettori cd. Dj producer per
la Net’s Work Record, con cui ha diverse produzioni
all’attivo, ama la musica e il confronto con il
pubblico.
Pietro Loi (Dj Loi)
Da Pozzomaggiore (Sassari), ha
28 anni. Fa il dj da quando ne ha
16. A 18 la sua prima performance
in discoteca. Ha lavorato come
resident in vari locali della sua zona.
Nel 2012 vince un contest in Sardegna. Tra i generi
musicali preferiti, la commerciale e la electro house.
Ma è pronto a spaziare anche in altri territori sonori.
In rigoroso ordine alfabetico…
Elia Baldi (DJ Elia)
Da Porto Cesareo (Lecce), 19 anni.
Dj e producer, non ha mai suonato
in un club ma nel 2009 ha creato
uno show in giro per le piazze del
Salento. Fa il dj dal 2008 e si è
classificato tra i primi 10 alle
semifinali di The Italian Dj Contest 2012.
10
Dante Marco Lupi (DJL)
Da Piombino (Livorno), 28 anni.
Suona nei principali locali della
zona, punta su tecnica e creatività.
Le sue serate sono vere e proprie
performance con scracth, loop e
mash-up. Ha un programma su Radio Piombino, “Only
Remix”. Ha iniziato a 16 anni con l'hip-hop e i vinili e
dal 2006 si è appassionati di house ed elettronica.
www.djmagitalia.com
Marco Patrizi
18 anni da Colleferro (RM). A 6
anni suona la chitarra elettrica
e a 11 si appassiona di musica
elettronica e dance. Fa il dj da
3 anni e ora anche il producer.
Studia ingegneria del suono. Vuole vivere di
musica. Divide il set in... “momenti”: quello
emotivo e quello euforico.
Nicola Pigini
Da Castelfidardo (AN), ha 22
anni. Studia comunicazione di
massa. Inizia con la chitarra
classica che gli regala il nonno.
Alle scuole superiori si innamora
della musica elettronica e si avvicina al djing. Va
a ballare e si piazza dietro la consolle a scoprire i
trucchi del mestiere. Inizia a fare il dj la domenica
pomeriggio”. Lavora in una radio regionale e ama
la professione dello speaker radiofonico.
Dario Profeta (Dario Profeta DJ)
Da Osio Sotto (BG), ha 24 anni. Il
padre gli ha trasmesso la passione
per la musica. A 14 anni fa il dj in
Sicilia (dove è nato) nelle feste
private. A 19 si trasferisce a
Bergamo e frequenta un corso per perfezionare
la sua tecnica. Studia pianoforte per iniziare a
produrre brani.
Luciano Trenta (Lucio
Marchegiano)
Da Genova, 28 anni. Si è
classificato 3° alla scorsa edizione
di The Italian Dj Contest. Quasi
non si ricorda più il suo nome
all’anagrafe, perché ormai tutti lo conoscono
come Lucio Marchegiano. Studia musica e
pianoforte. Sperimenta un nuovo stile che unisce
musica live e dj set. La sonorità è progressive e
trance.
Website
www.theitaliandjcontest.it
In studio suonate, componete e producete. Poi?
Masterizziamo. E questo è utile perché a volte
solo due vanno in tour mentre uno resta in studio
a lavorare a dei remix o a della nuova musica o al
nostro radio show, il Royalty Radio, e la cosa ci aiuta
a essere più efficienti e indipendenti. Remixare è
una parte molto importante del nostro lavoro e se
fossimo tutti in tour sarebbe impossibile portarla
a termine. E inoltre tre persone in consolle forse
sarebbero troppe. Troppi gomiti.
Bagnata dallo champagne e della gloria, la band di Paul
Makhlouf, Alex Makhlouf e Samuel Frisch, i Cash Cash,
vive di musica e live, risultando una delle più prolifiche in
circolazione. Incassa, crea business. E avverte: “nella vita
bisogna solo osare”
DI RICCARDO SADA
D
opo i remix per Nicky Romero
(‘Symphonica’), Capital Cities (‘Safe
And Sound’), Vicetone (‘Heartbeat’) e
Krewella (‘Alive’), e saliti alla ribalta per
le rielaborazioni di ‘Treasure’ di Bruno
Mars, ‘Let’s Go’ di Calvin Harris e ‘Reason’ di Nervo
& Hook N Sling, via Big Beat, il gruppo dei Cash
Cash va alla conquista dell'Europa già con ‘Take Me
Home’, singolo interpretato da Bebe Rexha. Jean
Paul Makhlouf, Alex Makhlouf e Samuel Frisch sono
amanti dell'EDM.
tutto dalla produzione, dalla
grandezza della location e
dalle limitazioni relative ai
trasporti. In ogni caso,
dovunque siamo, c’è
sempre da divertirsi
e c’è sempre la
possibilità di ritrovarvi
spruzzati con dello
champagne.
Siete sempre alla ricerca del giusto mix in tutto.
Anche nei live. Cerchiamo di avere sempre un giusto
equilibrio fra tracce nuovissime e meno nuove, così
come tracce più up tempo e altre più lente. Se suoni
in un set solo tracce super tirate, la gente inizia a
stancarsi a metà, per questo noi amiamo che i bpm
crescano col set. Ci piace anche mischiare vocal di
vecchi pezzi su nuovi beat o viceversa. Sta tutto nel
provare nuove cose. Bisogna assumersi dei rischi.
Non è facile mettere
in piedi band nel
settore della musica
dance.
Non è facile far andar
d'accordo tutti. Siamo
fortunati, noi, perché
siamo parenti e Sam è
come un terzo fratello,
lo conosciamo da
una vita. Ovviamente
litighiamo anche noi,
ma abbiamo imparato a
conoscerci bene. Siamo
complementari. E molto
uniti. Siamo insieme da
anni, fin da quando non
avevamo nulla. Abbiamo
imparato a stare insieme e a
tirare fuori il meglio di noi, per
questo facciamo musica insieme
da un decennio.
Vi considerate un gruppo di produttori o una band
live?
Tutti noi suoniamo degli strumenti e cantiamo e
questo è fantastico perché la cosa ci dà sia una
base musicale in studio che un aiuto negli show
dal vivo. Siamo sostanzialmente un gruppo di dj
produttori che usa il djing come spazio live. Quando
siamo nei club suoniamo solo con i cdj, così è anche
tutto più facile negli spostamenti. Il nostro live
sta tutto nella scelta musicale, nell’interazione
con la gente, le luci, i visual e tutto quello che
rende la notte energica. Ci divertiamo anche a fare
dei mash-up o bootleg in diretta aggiungendo le
versioni acappella. Quando invece suoniamo in
location più ampie, aggiungiamo alla performance
anche tastiere, talk box, sampler e altro. Dipende
Non è comunque facile
riprodurre il suono da studio in
un contesto live.
In realtà siamo dei dj e suoniamo
delle tracce. Ci piace comunque fare
delle edit inedite dal vivo e creare
mix unici per rendere le cose più
eccitanti e personali. A volte iniziamo
a mettere una traccia nella versione
originale, poi la mashuppiamo con
un remix e poi torniamo all’originale
o aggiungiamo un’altra traccia o
una vocal diversa sopra. Dipende
da come ci sentiamo, dobbiamo
andare e suonare per capire
veramente cosa ci va di fare.
È Jean Paul che parla a nome del trio.
Conosco Sam dai tempi della scuola e Alex è mio
fratello minore. Produciamo musica insieme da
tantissimi anni. Ammiriamo i Daft Punk, e non
solo per la musica ('One More Time' è la nostra
preferita), hanno sempre fatto cose incredibili da
un punto di vista creativo e anche il modo in cui
si gestiscono e si presentano al mondo è geniale,
certamente ci hanno ispirato nel nostro cammino.
34
www.djmagitalia.com
Quando siete entrati in studio per la prima volta?
Abbiamo iniziato molti anni fa per registrare dei
demo con il nostro vecchio PC con programmi come
Tonos TC8, Acid Pro e SoundForge. Suonavano
malissimo ma ci hanno aiutato a cominciare,
abbiamo lavorato come pazzi per risparmiare e
comprarci attrezzatura da studio, poi abbiamo
lavorato anche come stagisti in alcuni studi e
questo ci ha aiutato, anche se le cose più importanti
le abbiamo imparate con le nostra ricerca e una
costante sperimentazione.
Dove vivete?
Nel New Jersey, qui c'è sempre stata una scena
dance fantastica. Siamo vicini a New York e ci sono
un sacco di club e locali per suonare. È facile così
trovare tra il pubblico nuovi fan.
E dell'Italia, che immagine avete?
Quella di Benny Benassi, che è un incredibile
produttore, lo consideriamo un pioniere della
dance. Io e Alex poi siamo italiani d’origine, per
metà, e non vediamo l’ora di venire a suonare da voi.
E l'EDM? Una bolla pronta a esplodere?
La community dance è veramente forte, più forte di
ogni altra, il supporto e l’entusiasmo fra i dj è unico.
Nel rock ognuno si fa i fatti suoi, nell’indie sono
super presuntuosi e il pop è come una confraternita.
La scena dance è divertente: tutti si scambiano
remix, bootleg, tutti vanno in studio con tutti,
anche i fan sono attivi, i commenti che lasciano
sono pertinenti, è meraviglioso. Credo che il futuro
sia nelle mani dei produttori. Il pubblico della dance
ha bisogno di cose fresche e nuove, questo aiuta la
scena a evolversi. Guardate Avicii che cose incredibili
ha fatto mixando differenti stili e generi. C’è molta
collaborazione e questo aiuta a mantenere la scena
giovane e vivace. I festival sono un altro dei fattori
che rendono la musica elettronica viva.
Ma siete al lavoro su un album?
Abbiamo pubblicato un e.p. dal titolo 'Overtime' e
un altro uscirà il 24 maggio, in cui ci sarà un nuovo
singolo, 'Lightning', con la voce di John Rzeznik dei
Goo Goo Dolls. Seguiranno dei remix. Lavoreremo a
un album vero e proprio a giorni, quando finiremo
il tour. Settimane fa abbiamo finito un pezzo con
Christina Perri e iniziato una collaborazione
con Capital Cities.
Quindi siamo in dirittura di un
dopo ‘Take Me Home’?
Abbiamo uploadato sulla nostra
pagina di Souncloud l'appena
citato ‘Lightning’ e siamo molto
contenti della reazione. Siamo
cresciuti come fan dei Goo Goo Dolls
e quindi fare un pezzo con il loro
cantante per noi non ha prezzo.
Abbiamo anche fatto una traccia
club col nostro amico Adrian Lux
che si chiama 'Bullet' e remixato
'Dare You' di Hardwell.
Avete firmato un contratto in
esclusiva con Big Beat e Atlantic Records
esattamente un anno fa. Avete già fatto un
bilancio?
Siamo stati in svariate label prima, dalle indie alle
major, e ora abbiamo capito di aver fatto la scelta
giusta. Big Beat e Atlantic ci supportano nelle
nostre scelte e non cercano mai di forzarci. Sono
come una famiglia.
Alcune delle più belle tracce sono spesso figlie di
collaborazioni fra produttori dance e popstar.
Prendiamo David Guetta e Calvin Harris e le loro
collaborazioni fantastiche. Bene, noi vorremmo
collaborare con Adam Levine, Katy Perry, o Kelly
Clarkson nel pop. E nella dance ci piacerebbe fare
delle cose con Dillon Francis, Zedd, Hardwell, Calvin
Harris e con uno dei ragazzi della Swedish House
Mafia (…).
Ma perché Cash Cash?
Siamo cresciuti suonando in gruppi diversi senza
avere un nome, poi nel 2008 abbiamo firmato il
primo contratto e non avere un nome era un vero
problema. Avevamo un vecchio agente che cercava
di rubarci soldi e poi abbiamo incontrato gente che
cercava di incastrarci con contratti terribili. Quando
abbiamo pensato a un nome, ho detto: perché non
ci chiamiamo Cash Cash? Tutti cercano i nostri soldi
anche se ancora non li abbiamo. Ci siamo guardati e
abbiamo riso. Era fatta.
Ma descrivere il vostro sound in due righe?
Proviamo. Facciamo electronic dance pop music.
Abbiamo una forte influenza house ma non
vogliamo limitarci a un genere preciso, cerchiamo
sempre di fare cose nuove e collaborare con vari
generi musicali e provare nuovi stili.
www.djmagitalia.com
35
Pier Galliani
DI RICCARDO SADA
P
ier Galliani col suo studio sta sopra
la Lito Poliglotta Srl, una società
specializzata in stampa di volantini e flyer
per discoteche. Dice: “È una tipografia
storica, qui mezza Milano veniva a ritirare
gli inviti delle discoteche. Oggi ormai è tutto web”.
Pier abbozza, rielabora, crea e impagina ad hoc
giornali che vanno dalla moda alla musica. C'è la
sua mano dietro alla copertina del Papa su DJ Mag
Italia dello scorso dicembre. I lavori per riviste come
Tendence, Kult, JMag lo hanno particolarmente
ispirato. “Ultimamente sto lavorando per il Fashion
Cafè, un locale che fa parecchie one-night. Qui da
me sono venuti Frankie Knuckles, David Morales,
Killer Faber, per il quale ogni tanto lavoro ancora
oggi. Faccio ancora flyer, ma meno di una volta”.
Il mercato è cambiato. È stato stravolto prima dai
computer e poi dalla rete. “Prima i personaggi
erano di nicchia e i protagonisti nella grafica sui
volantini erano ben altri. Il mondo era totalmente
underground, la distribuzione era massiccia e
localizzata in alcuni dei quartieri più in delle città,
come corso Como a Milano. Ho la sensazione che
oggi la grafica sia diventata fine a se stessa”.
Ma cosa è cambiato? Sicuro: l'identità. “La grafica
dei locali era più riconoscibile perché affidata a
singoli creativi. Le immagini erano tutte trafugate
da qualcosa, da riviste straniere soprattutto, e si
tendeva a stare alla larga da personaggi conosciuti,
volti noti che avrebbero impedito la pubblicazione
della loro faccia su un volantino che non gli
apparteneva. Con le banche immagini invece
oggigiorno hai tutto. Con i programmi di fotoritocco
poi puoi fare l'impossibile. È tutto uniformato e non
emergono stili e look nuovi. È aumentata la qualità
ma solo a livello tipografico”. La crisi ha tarpato le
ali allo sviluppo dell'immagine. “Che avrebbe potuto
evolversi. Oggi quelli che (mi) commissionano i
flyer, intendo ovviamente quelli cartacei, sono solo
i discobar”. E il flyer nasce quasi d'istinto. “È un
mondo che viaggia a mille all’ora, questo. Ti chiama
il pr, quello che ben sa a chi è indirizzato il lavoro.
Dopo lo speciale su font
e immagini dei dj
internazionali e non,
l’indagine prosegue negli
studi di grafica. Alla scoperta
dello stile che si rinnova.
E che dà un volto alle colonne
sonore più di tendenza.
SPECIALE GRAFICA
50
www.djmagitalia.com
Altrimage
Deep Service
conoscerlo a fondo e
instaurare con lui un
feeling che va oltre
al normale rapporto
lavorativo. Vogliamo
entrare nella sua testa e
capire le sue idee, per poi
trasformarle in grafica”. E
la concorrenza? E i grafici
improvvisati? “Sono
sempre più numerosi e
sempre più economici e il
lavoro, di conseguenza,
non potrà che essere, nella
migliore delle ipotesi, di
scarso impatto. Affidarsi a
dei professionisti conviene
sempre”.
Just Entertainment
È tutta una questione legata al target: locale, età,
pubblico, musica. Locale commerciale o ‘pettinato’,
dipende, poi una bella donna in primo piano e il
nome del dj. Old Fashion, De Sade, Hollywood, per
loro ne realizzo ancora. Nell’underground invece si
deve essere più trasgressivi. Solitamente al cliente
sottopongo 2-3 soluzioni”.
L'idea di Sergio Cerruti della Just Entertainment
è semplice, l'esigenza era quella di cominciare a
progettare il restyling del logo da associare al nuovo
payoff: music, passion, ideas. Di musica e passione
Cerruti ne ha sempre messa nel settore. Mancava
la grande idea ed è arrivata dalla grafica. “Per
fare tutto questo, abbiamo cercato di soddisfare
due requisiti fondamentali”, spiega. “Primo:
'rinfrescare' l'immagine aziendale rendendola più
accattivante e al passo con i tempi, in concomitanza
anche con il decimo compleanno che cadrà tra
qualche mese. Secondo, rivedere il nostro vecchio
logo, che era composto da un lettering non
scomponibile e che ci limitava in parecchi utilizzi
(soprattutto nei gadget e nel merchandising). Il
nuovo logo invece è formato anche da un logotipo e
può essere scomposto adattandosi meglio ai diversi
impieghi e versioni”. C'è anche un'adorazione
nei confronti del marchio del Ministry Of Sound.
“MOS, quello è un marchio davvero versatile, ottimo
per qualsiasi utilizzo. Tra i dj faccio il nome di
deadmau5. Mi auguro sempre che dietro l'ideazione
di un logo ci sia un processo più ampio, fatto di
idee e creatività oltre che di marketing puro. Ogni
logo credo dovrebbe avere una propria anima e
una propria identità. Spesso però non è così e ci
troviamo di fronte a compitini eseguiti alla gelida
perfezione. Credo che ormai, come nella musica,
ci si sieda a tavolino cercando di decodificare il
successo di altri tradendo così il principio base
dell'ispirazione e dell'originalità”. Il logo JE e tutto
il suo studio, nonché la “guideline”, sono stati
concepiti e realizzati all'interno di casa JE. “Sono
il frutto della collaborazione di tutti. Ma per dovere
di cronaca dico che l'esecutore materiale è il nostro
creativo, Stefano Savi, nonché RD della JE”.
Un'agenzia che si occupa di grafica e pubblicità
a 360 gradi, la Deep Service. “Lavoriamo in tutti
i settori, quindi non ci occupiamo prettamente
di design e comunicazione riguardante il mondo
della notte. Da qualche anno c'è stato anche un
buon incremento di lavoro”, dicono da Trevi. Qui
apprezzano molto lo stile grafico dei flyer del Djoon
Club di Parigi. Ma anche quello del Cocoricò di
Riccione. “L'idea è semplice ma geniale e d'impatto
allo stesso tempo”. Alla Deep Service piace lavorare
a stretto contatto con il cliente. “Dobbiamo prima
is in the
www.djmagitalia.com
Grafica e comunicazione
per il mondo della notte,
interior e lighting design.
Serena Raso e Feliciano
Musillo, i ragazzi di
Altrimage, non si fermano
mai. “Cerchiamo di offrire
ai club e ai promoter o
etichette discografiche
di musica elettronica un
servizio professionale
a 360 gradi. Siamo
un’agenzia giovane e
stiamo vivendo un trend
positivo. Di anno in anno
il nostro lavoro è sempre
più apprezzato e abbiamo
nuovi clienti, non saprei
dire se questo sia legato
all’esplosione della musica
EDM oppure a un nostro trend di crescita”. Ci sono
molti eventi in circolazione. “Sopravvivrà chi saprà
investire anche in un progetto di comunicazione
valido e affidare questa parte a persone competenti
e qualificate che possano valorizzare l’iniziativa
stessa”.
Non è facile trovare un progetto grafico continuativo
e dagli importanti contenuti. “La nostra visione
è studiare per i nostri clienti una linea grafica
personalizzata, che sviluppi un tema ed esprima
dei concetti e dei contenuti. Pensiamo che la linea
grafica di Music On, per il party a Ibiza, sia stata ad
esempio studiata veramente bene”.
Il logo più bello di una discoteca? “Quello del
Fabric di Londra. Mentre come immaginario e
51
DJ Emir
importanza storica, pensiamo che le ciliegine del
Pacha rimarranno immortali”. Interfacciandosi con
un nuovo cliente si prova a capire sempre più il suo
gusto. “Il più delle volte è un lavoro psicologico:
infatti il cliente quasi mai sa cosa vuole fin quando
non lo vede realizzato. Quindi sta al professionista
capace trovare la strada più veloce per arrivare al
risultato desiderato. Preferiamo comunque, se
possibile, incontrare il cliente e parlare del progetto
che si deve realizzare”. Spesso accade che anche
gli stessi promoter di eventi o club si affidino a
dilettanti. “Lo fanno solo per risparmiare. Non
pensano al fatto che la comunicazione è un tassello
fondamentale della buona riuscita di un evento. C’è
anche capitato di lavorare con un promoter solito
pagare i lavori di grafica in free drink e ingressi”.
Avete lavorato per anni con Amnesia Milano
curando la grafica per i party dell’etichetta
Memento, di Idriss D e Fabrizio Maurizi, e per Loud
Ltd, la onenight del Macarena Club di Barcellona.
“Lavoriamo con Only300, una crew di Milano
che organizza party sia in città che a Barcellona
durante la settimana del Sonar. Curiamo anche la
comunicazione web per Föhn, stabile al Tunnel di
Milano. Inoltre, abbiamo sviluppato un progetto
grafico con immagine coordinata per un nuovo party
nella città di Mantova, il Qloom”.
Slaven Kosanovic da dj è passato a fare il grafico.
Si fa chiamare Lunar, è un esperto di musica
elettronica e vicino all'universo della band virtuale
e mini etichetta Yammat, che gestisce il progetto
Nipplepeople. “Sono tutte opere molto coraggiose,
come se fossero state create quasi per un bordello
parigino: sposano uno stile coerente, in linea con la
grafica più innovativa. La mia più grande ispirazione
proviene da quello che fa Flemming Dalum,
un artista che viene dalla Danimarca”, spiega
Kosanovic. Che tra l'altro ama sound e visual della
prima Italodisco. In fondo la musica elettronica, con
le copertine dei suoi vinili, non è mai stata popolare
tra i Balcani. “Solo un minimo numero di persone
è riuscito a gradire il genere Italodisco e le sue
correlazioni. Io ho intenzione di includere, in alcuni
degli eventi che sto andando ad allestire, anche
qualche frammento di quel passato.”.
L'azienda marchiata Lunar è una piccola e
artigianale realtà creata da un solo uomo che dedica
Lunar
ore e ore alla ricerca. “Lunar fa progettazione
grafica, illustrazione e pittura su qualsiasi superficie
possibile. Io ho cominciato da ragazzo, amavo
disegnare. Ho scoperto le bombolette spray nell'89.
Da quell'istante tutto è cambiato, per me. Avevo
intuito le potenzialità dello strumento prima del
pieno degli anni '90. Così mi sono buttato nella
grafica e nell'illustrazione più underground. La
musica è sempre stata una delle mie priorità. I miei
clienti sono spesso giovani e creativi, di mentalità
aperta. Ho prodotto una certa quantità di materiale,
spesso per la scena hip-hop croata, negli anni '90.
Non sono molto vicino al settore dell'EDM”.
I materiali lavorati più belli Kosanovic li ha visti
in alcuni club di Amsterdam. “C'è un dj da seguire
ed è un artista a tutto tondo, si chiama Dadara.
Ha uno stile unico”. Il pensiero poi è quello di
creare qualcosa di fuori dal comune per i clienti.
Magari facendosi influenzare quando si bazzica
nelle gallerie d'arte. “D'altra parte, conoscendo
gli artisti, si tratta solo di avere l'idea giusta al
momento giusto. Gli approcci sono così tanti e
diversi. In questo campo c'è di tutto. Tranne le
regole, fortunatamente”. E il talento? È qualcosa
che punta dritto verso l'olimpo della genialità. “Ma
ti rende un artista al 5 per cento: il restante 95 per
cento è lavoro duro, costante. Io ho iniziato come
dj e sono finito per fare il grafico. Non tornerei
indietro. Il mio animo da musicista non è morto:
alimenta l'artista visivo che è in me. Amare la
musica ed esserne dipendenti mi ha solo portato
a collezionare delle compilation. Un'invasione
Daniels
Studio
52
www.djmagitalia.com
maniacale che mi ha stravolto la casa. E la vita”.
DJ Emir non è solo un dj ma anche il proprietario
di un'importante agenzia specializzata in grafica e
nella realizzazione di flyer e loghi per discoteche,
eventi e disc jockey. Da Denver, ecco lavori eseguiti
in modo veloce e professionale a partire da 150
dollari. Lo staff di DJ Emir, che si dichiara mago di
Photoshop, sviluppa creazioni in seguito a interviste
ai clienti, includendo da due a tre revisioni a
lavoro. Ogni stile grafico può essere sviluppato in
un'immagine coordinata e integrato a siti internet e
quanto altro (poster, banner, striscioni).
Daniels Studio lavora a stretto contatto con eventi,
locali e artisti. Si occupano soprattutto di pubblicità
e dello sviluppo di brand, in questa moderna realtà
del Bellunese. Nina Daniels, titolare del marchio,
parlando di flyer dice di essere “rimasta molto
colpita dai lavori di Erik Johansson, un fotografo
svedese che vive in Germania e che utilizza la tecnica
del fotomontaggio (per realizzare immagini fuori dal
comune e di impatto)”. Degno di menzione è anche
Martijn Van Dam, grafico olandese conosciuto anche
come Super Silo. Ma come fanno al Daniels Studio a
capire e catturare il gusto del cliente? “La diffusione
di internet ha permesso di accorciare le distanze
e lavorare con persone all’altro capo del mondo,
spesso quindi non è possibile incontrarle di persona.
Ma prima di iniziare un progetto vogliamo arrivare
a intuire l’immagine adatta. D’altronde un marchio
rappresenta quello che l’azienda è. E sappiamo che
le immagini suscitano punti di vista, emozioni e
ricordi. Senza poi tralasciare le
tendenze del momento”. Spesso,
nei periodi di crisi, si è tentati
d tagliare sulle spese legate alla
di
p
propria
immagine e alla pubblicità.
“Q
“Questo
però si rivela solitamente
un boomerang, in quanto si perde il
con
contatto
diretto col proprio target di
pub
pubblico. Non è un caso se le grandi
azie
aziende di successo spendono milioni
do
di dollari
in pubblicità cercando sempre
proge
progettisti creativi che li aiutano a farsi
notar
notare dal mercato”.
TRANCE / PROGRESSIVE REVIEWS
[email protected]
QUICKIES
Nicologik
#ATD2014
Jordan Suckley &
Paul Webster
Graygoo Purple
8.5
Se piace a uno dai gusti difficili come Ferry
Corsten, significa che questo pezzo del dj
e produttore italiano ha davvero colpito
nel segno. Ripresa una sua vecchia traccia,
intitolata ‘After The Dawn’, Nicologik l’ha
rivista e corretta per il mercato odierno
tirandoci fuori addirittura due versioni.
Nasce da qui l’acronimo ‘#ATD2014’. La
Original Mix ha una visione più moderna
(cassa e basso... gommosi, pad d’atmosfera
e suoni plucked; ripartenza secca e decisa),
poi c’è una rivisitazione in chiave uplifting,
la Up Mix, che è veloce, aggressiva, esplosiva
e non dà tregua. Tenete d’occhio questo
produttore. Riccardo Sada
Help!
Damaged Records
7.0
La terza uscita della
Damaged Records
finisce dritta nella
puntata 650 di A State
Of Trance. Si tratta
di una psytrance che
strizza l’occhio alla
tech-trance. Energia
e devastazione per
una ritmica davvero
indiavolata. R.S.
IKO
Heart Of Stone
Fatum with Natalie Peris
Words
Magik Muzik
7.5
Nei pezzi Black Hole magari a
volte manca un gap. A volte manca
un’idea. La garanzia di un suono
devastante però risiede in ogni
uscita. Quando arrivano i vocal, i
dj della casa discografica olandese
si motivano e prendono il volo.
È il caso dei Fatum, che hanno
collaborato con la croato-canadese
Natalie Peris, capace con la sua
voce di infondere un’atmosfera
molto deep anche ai pezzoni più
trance e progressivi. Energia,
sequencer, suoni devastanti e
pause epiche per mettere in risalto
una melodia che cattura al primo
ascolto. Riccardo Sada
Fabio Xb & Liuck feat.
Christina Novelli
Back To You
DS-R / Enhanced Music
8.0
Che bello assegnare con
disinvoltura un voto alto
a un italiano. E che bello
sapere che nel nostro Paese
c’è ancora qualcuno che va...
controcorrente: non si converte
all’EDM, crea sante alleanze
e sceglie cantanti di spessore
internazionale. Fabio “XB”
Carrara per il suo nuovo singolo
non solo ha collaborato con il
prode Liuck ma ha anche portato
in studio una fuoriclasse come
Christina Novelli. Così è nato
‘Back To You’, suonato da Armin
van Buuren nel suo A State Of
Trance. In fase di remix ha poi
detto la sua Wach, dj che dalla
Tunisia punta tutto su una ritmica
perforante. Riccardo Sada
Rank 1 & Dennis Sheperd
Freudenrausch
High Contrast Recordings
6.5
Benno De Goeij e Piet Bervoets
74
amano fare pezzi pazzi. Acrobati
dell’audio, dopo il loro ‘13.11.11’
i due olandesi hanno mandato
una mail al collega tedesco Dennis
Sheperd per dare un’impronta
indie rock alla produzione. Ora,
dire che questa è trance è davvero
dura. Forse sarebbe meglio dire
indietrancerockprog. La scelta
è coraggiosa. La trance è quel
genere che accetta meno le
sperimentazione, è conservatrice
e raramente si fa contaminare da
generi e stili. Tuttavia, la High
Contrast non ha preconcetti e
punta tutto su questa release
davvero atipica. Riccardo Sada
Carlo Calabro
Cereal Killer
In Charge Recordings
6.5
Sulla label di Marco V, distribuita
Be Yourself Music, il produttore
polacco di origini italiane mette
insieme suoni e ritmiche per
quella che è la nuova deep trance
tanto in voga in certi club. Suoni
strappati dalle big room e ritmica
quasi da aperitivo. Ma c’è uno
spessore epico che porta dritto
verso il clubbing. Insomma, è
come prendere della uplifting e
rallentarla sino a farla diventare
qualcosa di nuovo, di diverso
e comunque di raffinato. Sono
124 i bpm, eppure è trance, slow
trance. Niente è lasciato al caso,
dagli arpeggi ai suoni di synth e
lead. Riccardo Sada
SHato & Paul Rockseek
Whispering
Vandit
7.0
Uno è ceco e l’altro è slovacco.
Con la progressive trance di ‘Deer
Friends’ SHato e Paul Rockseek
avevano fatto bene su Vandit
l’anno scorso. Ora, rieccoli con
un follow-up davvero degno
di nota, ‘Whispering’, in cui
sembra ci sia lo zampino di Alex
M.O.R.P.H., Maarten de Jong,
Claudia Cazacu e tanti altri. Con
i suoi loop percussivi filtrati,
con un ritmo in cui si incastrano
archi che sembrano strappati da
una sessione a La Scala, il brano
dimostra di avere un’atmosfera
davvero particolare. Riccardo Sada
Driftmoon & Andy
Blueman feat. Dsharp
Leviticus
Italian Groove
Connection feat.
Sash!
Mysterious Times
2k14
Dancetool Records
6.0
Nato da una idea
di Italian Groove
Connection (Fabio Lenzi
e Charlie Dee), questo
rifacimento è stato
inviato direttamente
a Sash! che ha voluto
apparire nella release
come artista. Due le
versioni, una più pop e
l’altra più prog. R.S.
Pure Trance Recordings
Ari Kyle vs Koka
6.5
Magari è un già sentito.
Ma piacevole. Sana
uplifting da Iko che
proviene anche da
produzioni di colonne
sonore. Effettivamente
il pezzo suona
cinematico. Solarstone
ama questa traccia e
infatti l’ha presa per la
sua label. R.S.
Rule
Magic Island Records
7.5
Dalla California ecco
Ari Kyle. Spesso lavora
nei Pyramind Studios
di San Francisco. Con
l’amico marocchino Koka
ha realizzato un pezzo
pure trance condito
da una ritmica molto
techno. R.S.
A State Of Trance
6.5
La label dell’Armada accusa degli
alti e bassi. Dove sono finiti i
fenomeni? Tutti a fare EDM? Van
Buuren e Pyron facciano un po’
d’ordine, tamponino le cose
più deep e pensino che il core
business sta ancora qui, in mezzo
alla trance vera, quella che ha
consacrato il marchio olandese
grazie all’ASOT e ai dj che credono
in un suono che non morirà
mai. Pertanto, viva Driftmoon
e viva Andy Blueman che con il
violino D-Sharp hanno messo in
piedi una traccia davvero ricca di
magia. Riccardo Sada
Korean & Vini
Feel The Wife Vibe
Perfecto
7.5
Uno dei migliori A&R in
circolazione? Senza dubbio Paul
Oakenfold, che non si fa mai
prendere dal panico e che ascolta
con dovizia ogni mp3 finito
nella sua posta elettronica. Ivi
compreso quello di DJ Korean, che
non è un disc jockey che arriva
dall’Estremo Oriente bensì un
produttore competente moscovita.
Si tratta in realtà di Pavel Loginov,
che grazie all’apporto dell’amico
Vini ha realizzato un pezzo davvero
melodico. Vecchio di cinque mesi,
il brano è stato remixato proprio
da Oakenfold che ha sfruttato al
meglio ogni frammento sonoro
originale. Riccardo Sada
www.djmagitalia.com
NICOLA MADDALONI FUTURE FOCUS
01. NICOLA MADDALONI ‘Limbus (Farzam Remix)’ Silver
Waves
02. NICOLA MADDALONI ‘Freedom’ Future Focus 138
03. T4L FEAT PLASTER ‘BACK IN TIME (NICOLA
MADDALONI REWORK)’ In Trance We Trust
04. T4L ‘Good Nightmare’ In Trance We Trust
05. DRIFTMOON ‘Bittersweet’ Always Alive
06. DARREN PORTER ‘Terraforming’ Monster Digital
07. MHAMMED EL ALAMI & ILLITHEAS & JOHANNES
FISCHER ‘Breath Of Life’ Abora Skies
08. HARMONIC RUSH ‘Complicated’ Dark Soho
09. INDECENT NOISE ‘Warsaw 2.0’ Mental Asylum
10. ARMIN VAN BUUREN ‘Ping Pong (Simon Patterson
Remix)’ A State Of Trance
ALBUMS REVIEWS
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Kassem Mosse
Workshop 19
Workshop
La Mosse del giaguaro
9.0
In tempi di uffici stampa assatanati e PR che
vengono (spesso, purtroppo) prima della
musica, qualcosa di piacevolmente inaudito: uno
dei creatori di techno e house più venerati della
scena underground, attivo da otto anni con
uscite sempre più affascinanti, debutta su album
dando un peso quasi nullo a concetti come
marketing, promozione, visibilità, immagine. Il
titolo è il numero di catalogo, i titoli dei nove
pezzi non esistono, i comunicati stampa
trionfanti diffusi due mesi prima nemmeno, la
musica è tutto. Ma quando si ha musica di questo
livello a disposizione, forse fottersene viene più
facile: il solo primo lato del doppio vinile manda
a casa più o meno chiunque per creatività,
passione, cura dei dettagli, inventiva, sorprese.
Il suono è notturno e vibrante, sa di tutto quello
che di buono Detroit e il vecchio continente
hanno detto, ma con gusto nuovo. Combina
l’energia dei quattro quarti, la ricerca
dell’avanguardia e lo spirito del jazz senza
curarsi delle convenzioni, in tracce capaci di far
sognare sia in pista sia in cuffia. In una parola:
essenziale. Andrea Pomini
6th Borough Project
Chet Faker
Christian Löffler
Dillon
Borough 2 Borough
Built On Glass
Young Alaska
The Unknown
Delusions of Grandeur
Downtown/Future Classic
Ki-Records
Bpitch Control
di quartiere in quartiere
soul-pop sotto vetro
passaggio a nordovest
profondo nord
8.5
Graeme Clark (ovvero The Revenge)
e Craig Smith tornano a farsi vivi con
un album a tre anni da ‘One Night In
The Borough’, e le undici tracce (più
un’’Intro’, un ‘Interlude’ e una ‘Outro’)
del loro secondo lavoro sulla lunga
distanza riescono egregiamente nell’arte
dell’ipnotismo a mezzo di groove
dalla battuta lenta e concentrici nel
loro svolgimento. La loro disco-house
minimalista conosce maggior respiro
melodico in episodi come la sensuale
‘The Call Back’, nel languido sax di ‘Walk
Away’ oppure in una ‘Think It Over’ che
non sfigurerebbe nel repertorio di Tiger
& Woods. Se a questo aggiungiamo la
destrutturazione electro-disco geniale
di ‘F.E.E.L.’ e il boogie-funk sintetico
di ‘Back To Black’, con un appeal che
potrebbe piacere a una platea di dj e
clubber davvero trasversale, il risultato
è decisamente positivo e si colloca senza
dubbio fra le migliori uscite di questa
prima parte del 2014. Giorgio Valletta
7.5
C’entrano molto il mini album di
debutto Thinking in Textures (2012)
e Lockjaw, EP firmato a quattro mani
con Flume lo scorso anno, nell’attesa
enorme che circonda il primo album
dell’australiano Nicholas James Murphy.
Ma c’entrano anche i tempi fattisi
nuovamente propizi per il matrimonio
fra elettronica e soul, e la sempre
maggior attenzione del pubblico. Chet
Faker è indubbiamente uno che nel
campo ci sa fare: canta bene, produce
bene e sa scrivere belle canzoni. Come
‘Gold’ o ‘Blush’, che uniscono la potenza
serena di certo pop pianistico anni ‘70 e
il fascino del migliore trip hop. O come
‘Melt’, sistemata su cadenze hip hop
e splendidamente cantata in coppia
con Milo Kish, con un tocco di gospel.
O come ‘1998’, che spinge sui quattro
quarti di un gommoso ritmo disco/
garage. Tutto molto radiofonico, e meno
personale di altri suoi colleghi. Ma non
lamentiamocene troppo. Andrea Pomini
7.5
‘A Forest’ del tedesco Christian Löffler
era stato una delle sorprese del 2012.
Un debutto che colpiva nella sua
maturità di essere album, di raccontare
una storia emotiva ed emozionale
attraverso scenari elettronici perturbati
da melodie melanconiche (‘Notes’).
Come prima di lui avevano fatto gente
come Trentemøller e Moby, Löffler era
riuscito a conquistare una platea più
ampia, oltre il pubblico dei club. Una
ricetta che viene riproposta in questo
secondo LP. Nulla di male in questo,
soprattutto quando il risultato assume
la dolorosa bellezza di ‘Beirut’, o la
giocosa sofferenza pop di ‘All Comes’
(purtroppo uno dei pochi numeri vocali).
La sensazione, però, è che Löffler abbia
voluto giocare sul sicuro, tipo far vibrare
gli arpeggiatori e dilatare i campioni
vocali (‘Mt.Grace’), prendendosi pochi
rischi. Il risultato è un album delizioso,
ma che poco aggiunge a ciò che già
apprezziamo. Marco Ricompensa
7.0
È sempre difficile trovare un equilibrio
tra voce e suoni che non risulti
meccanico in maniera ineluttabile.
Un risultato che l’album di Dillon
raggiunge sia con levità che con
discrezione, con quelle atmosfere
sempre un po’ malinconiche che
caratterizzano le produzioni che
arrivano dal Nord Europa, come nel
caso di questo album che esce con
Bpitch Control. Il tutto viene reso un
poco più hot dalla voce della brasiliana
Dillon, autrice in gran parte dei
testi di quasi tutte le tracce di ‘The
Unknown’. Le emozioni più intense
arrivano con ‘You Cover Me’, al punto
di sentirsi quasi trasportarsi all’interno
di un’aurora boreale, così come i
primi beat veri e propri spuntano in
‘Forward’. La scena indie è pronta per
la nuova erede di Bjork? Riparliamone
almeno tra un paio d’album, ma l’esame
di ammissione alla ardua contesa può
dirsi superato. Dan Mc Sword
76
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ALBUMS REVIEWS
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Downliners Sekt
Efdemin
Silent Ascent
Decay
InFiné
Dial Records
Enfasi post-dubstep
altro che decadenza
8.0
Senza dubbio uno degli album più attesi,
a giudicare dai numerosi e crescenti
consensi intorno al duo di Barcellona.
‘Silent Ascent’ non delude, già a partire
da ‘Soul Débris’ e dalla title track, che
si dimostrano esemplari nella sintesi
e nella divulgazione del suono del
duo, delineandone le caratteristiche
principali: tessiture dalle sottili trame
ambient sospinte dalla continua
ricerca ritmica che, oltre a distinguersi
per soluzioni e originalità, si rivela
il vero motore dei dodici brani che
formano un album contraddistinto
dall’impeccabile accuratezza formale
degli arrangiamenti. In altri casi
affiorano dall’oscurità voci ricorrenti,
come in ‘Eiger Dreams’, mentre in
episodi quali ‘Junior High’ e ‘Etern’ lo
slancio ritmico diminuisce, lasciando
spazio a una sorta di piacevole ambient
d’atmosfera. Isolazionismo post-dubstep
a tinte scure, ma comunicativo e dalla
forte emotività. Antonio Di Gioia
7.5
Terzo album per il tedesco Phillip
Sollmann che si rilancia dal cul de
sac post minimale in cui si era un po’
incagliato. Il ritorno è strettamente
legato alla deep techno anni ‘90
– si ascolti a riguardo la millsiana
‘Solaris’ – e a solide strutture
ritmiche imbevute nel dub su cui si
schiudono piano piccole melodie
sonore (‘Transducer’). Anche un
certo amore per i droni – che il Nostro
aveva coltivato in alcune uscite a
suo nome – traspare (‘Parallaxis’),
così come non manca una puntata a
Chicago, reminiscenza del precedente
album, nell’ottima ‘Track 93’. Una
tensione creata dalle rigide strutture
geometriche (post)minimali del
groove contrapposte alla bellezza,
quasi naturalistica, delle melodie
(quelle invernali e abbacinanti della
title). Ipnotico, trascendentale,
coinvolgente.
Marco Ricompensa
Moodymann
Moodymann
KDJ
musica maestro
First State
Luke Vibert
Full Circle
Ridmik
Magik Muzik / Black Hole
Hypercolour
la musica da camera incontra la
trance
303 fuori dagli schemi
8,5
All’olandese Sander van der Waal
piace collaborare con cantanti e
autori di spessore. Questo perché
ogni professionista dà il proprio
personalissimo contribuito alle
canzoni. In questo album ci sono
personaggi come Fenja, Eric Lumiere,
Sarah Howells, Relyk, Tyler Sherritt
e altri ancora, che hanno portato
davvero un importante stile artistico.
In complesso, ‘Full Circe’ è un progetto
composto da brani ricercati ma
nello stesso tempo facili nei quali si
avverte molto la mano del dj, sempre
molto aggiornato su cosa va o no in
ambito radiofonico e club. La trance
presente pertanto è contaminata
da quel fenomeno chiamato EDM
che vuole tanta energia alternata a
intervalli ricchi di atmosfera. Lo si
nota sia nelle tracce cantate (‘Seeing
Stars’) che in quelle strumentali
(‘Anunnaki’). Riccardo Sada
8.5
7.5
Luke Vibert ha rappresentato senza
dubbio l’ala più avventurosa, ma non
priva di sense of humour, dell’elettronica
inglese degli anni novanta. A suo nome,
così come Wagon Christ e Plug, ha scritto
pagine importanti assecondando con
entusiasmo la propria vena creativa.
Sorprende, dunque, ritrovarlo su una
delle più brillanti etichette house
inglesi, ma solo fino a un certo punto,
poiché si rivela intatta la sua visione
fuori dagli schemi. A partire da ‘Stabs
Of Regret’, gli incastri ritmici di Vibert
prendono il sopravvento, vero marchio
di fabbrica della casa, che proseguono
nelle simmetrie geometriche di ‘Six
Eight’ e nelle onnipresenti deviazioni
acid che si palesano in ‘Acrobot. E
l’incedere funk di ‘Acid Jaker’ dimostra
una volta di più l’abilità innata di Vibert
a coniugare un’attitudine prettamente
sperimentale con una significativa
predisposizione al dialogo con
l’ascoltatore. Antonio Di Gioia
Kenny Dixon Jr. tira le fila del
lavoro degli ultimi tre anni
coronandolo con un album che
riassume il moodymann-pensiero,
un distillato di musica black che va
dal soul e jazz fino alla house e
techno. Piccolo inciso sulle versioni
perché da quando Moodymann ha
fondato la sua KDJ è stato tutto un
florilegio di vinili a tiratura limitata
(che sono diventati costosi oggetti
da collezione), riedizioni e
ristampe. Per i fan hardcore del
nostro l’edizione di riferimento per
questo album è il doppio vinile: 12
tracce per una densissima mezzora
di musica inedita. Per gli altri, il CD
contiene 27 tracce ottenute
presentando singoli già pubblicati
in vinile (il tormentone ‘Freeki
Muthafucka’, la rarefazione
elettronica di
www.djmagitalia.com
‘IGuessuneverbeenlonely’ cantata
da Jeremy Greenspan dei Junior
Boys), abbozzi, reprise, campioni
vocali della durata di qualche
secondo e pure il viscerale remix di
‘Born 2 Die’ di Lana Del Rey. E poi il
mondo. ‘Lyk U Used 2’ con Andres
potrebbe essere un pezzo degli
OutKast più ispirati,‘Ulooklykicecre
aminthesummertyme’ è la traccia
jazzy-house definitiva per l’estate,
la desolazione analogica di ‘Radio’
viene controbilanciata dalla
dolcezza di ‘Watchin U’, fino alle
propaggini techy di ‘No’, uno dei
vertici dell’LP. E poi la chiusa che è
una rilettura di 11 minuti di ‘Cosmic
Slop’ dei Funkadelic, suonata
insieme ad alcuni membri della
band, che tira le fila del discorso.
It’s a Detroit thing.
Marco Ricompensa
77
QUICKIES
ALBUMS REVIEWS
Chopstick &
Johnjon
DJ 3000
Wide
Illogical Directions
Still Vor Talent
Twelve
Motech
Delsin
Intacto
maneggiare con cura
Suol
technocolour
mutazioni techno
cromatismo musicale
pop is the new house
7.0
Secondo album su Delsin e secondo nel
vero senso del termine, dopo la serie
uscita solo in digitale, per il produttore
berlinese. ‘Lichtbedingt’ lo mostra in
evoluzione, concentrato sul formato
album, appunto, e al lavoro su spazi e
profondità, come appare evidente già
in ‘Construction’, dove si appoggiano
funzionali voci trattate e dove predomina
la visione futuristica che avvolge il
lavoro. E se in ‘Emlo’ il riferimento
prossimo pare essere Detroit, in altri
episodi, come ‘Channeled’ e ‘Single
Action’, la cassa dritta detta le linee
guida creando monoliti enfatici e
coinvolgenti. Non mancano esperimenti
in ‘Movement’, che si accentuano negli
incastri asimmetrici di ‘Remove’, ma
sono numeri ‘ibridi’ come ‘Espace’
e ‘En Outre’ a esercitare il fascino
maggiore e che, oltre ad allontanarsi
dai suoni del precedente ‘Framework’, si
dimostrano interessanti anche in chiave
futura. Antonio Di Gioia
6.5
Un mix pastoso di tracce strumentali
e cantate, che fanno presupporre
un’attitudine ed un anelito smaccati
per l’universo pop, che non per
quello dance o elettronico che dir si
voglia. Alla prova decisiva del terzo
album, l’olandese Shinedoe mostra
di muoversi con perizia consumata
tra techno e sfumature jazz, tra funky
e dub. Ci si disimpegna con gusto
ascoltando il brano ‘Discourse My New
Romance’, che si avvale del featuring
di Karin Dreijer e che merita lo scettro
di miglior pezzo di tutto l’album, così
come God’s love sa molto di marcetta
anni novanta, giudizio da intendersi
senza alcun briciolo di involontaria
ironia. Con ‘Intacto’, Shinedoe
completa idealmente e concretamente
una trilogia che la colloca molto
distante dall’effimero e dal virtuale
che troppo spesso contrassegna il
mondo nel quale siamo abituati a
vivere e convivere. Dan Mc Sword
7.0
Siamo sicuri che Trainer
per il suo album di
debutto abbia avuto
modo di ispirarsi a
Claudio Simonetti e i
Goblin: brani introdotti
dai canti lodolai come
‘The Walk’ fanno pensare
ai film gialli, quando
si attende in maniera
spasmodica l’incedere
degli eventi. Il ricorso
alle chitarre acustiche
in “Come Alone” regala
atmosfere più rilassate.
Un giusto mix. D. Mc S.
7.0
Esordio su lunga distanza
per i boss dell’etichetta
con una collezione di
potenziali hit dalle
pregevoli rifiniture,
complice la voce di
Chris James che si rivela
protagonista e filo
conduttore dell’album.
Momenti di ripiego si
alternano ad altri dalle
dinamiche maggiormente
orientate al dancefloor,
pur senza mai pestare
sull’acceleratore. A. Di G.
7.0
Di origini albanesi ma
nato a Detroit, nel
suo quarto album (a
quattro anni da ‘Galactic
Caravan’) Franki Juncaj
enfatizza in maniera
appropriata l’elemento
melodico nella sua
techno, alludendo al
retaggio Underground
Resistance con
personalità e sfoggio
di suoni acustici,
fra percussioni e
occasionali chitarre chill
out. G. V.
Franco Cinelli
Lewis Fautzi
Groove Squared
All Frequencys
The Gare Album
Aaron
Esperanza
Soma
Coffy Rec.
i tempi che furono
stazione techno
di lotta e di governo
6.5
Cinelli punta deciso sui
beats e su una techno di
difficile posizionamento,
senza per questo
trascurare un metodico
utilizzo di filtri e di
sintetizzatori dal fiero
sapore quasi analogico:
valga per tutti il brano
‘Chi-Trax’, mentre ‘Cargo’
sembra riportare il
tutto agli scenari più
anarchici dei rave. Avrà
più successo in Europa
che non nel resto del
mondo. D. Mc S.
7.5
Intitolato in omaggio
al club di Porto (The
Gare, appunto) che è
stato la sua palestra
in fatto di techno,
l’album di debutto del
produttore lusitano
si muove su groove
scuri e industriali, con
le ossessive ‘Sick’ e
‘Range’ in primo piano,
insieme alle cruente
“guerre stellari” di
‘Binary’. Un lavoro senza
compromessi che farà
felici molti. G. V.
7.0
Secondo album per Paco
Terio, nove tracce che si
ispirano all’elettronica
nordica, senza per
questo rinunciare ad
intensi contributi vocali
e a suoni e richiami
analogici. Valga per
tutte la canzone
‘Chemistry’, autentico
manifesto musicale
riassuntivo dell’intero
progetto. Il tutto con
una serie di spruzzate
soul e funk che non
guastano. D. Mc S.
Mike Dehnert
Shinedoe
Lichtbedingt
Animal Trainer
STL
Zedd
At Disconnected Moments
Clarity (Deluxe Edition)
Smallville
Interscope
momenti di noia
perché gli ultimi saranno sempre
i primi
6.5
Primo album di Stephan Laubner (anche
noto come Lunatik Sound System)
per un’etichetta che non sia la sua
Something, e sette lunghe tracce di
techno dalle fattezze dub.
Musica che riesce nella mediazione
fra il suono house morbido ed
espansivo della casa di Amburgo e
l’approccio sporco, analogico e old
school dello schivo e semi-misterioso
produttore di montagna. Che regala
grandi soddisfazioni, tipo i quasi
dodici minuti con violini ed echi della
nebbiosa ‘Ghostly Ambit’ o i dieci
sognanti ma spediti di ‘Amelie’s Dub’,
ma che totalizzando un’ora e venti
minuti di durata -nella versione cd,
che è integrata da due tracce vecchie
(‘Neurotransmitting Clouds on the Secret
Freeway’ e ‘Silent State’, entrambe del
2009), mentre il doppio vinile ha un loop
inedito alla fine di ciascun lato- mette
davvero a dura prova la resistenza di chi
ascolta. Andrea Pomini
78
9.0
Esce finalmente anche in Italia,
in modo ufficiale e non più solo di
importazione, quello che è l’album (in
versione deluxe) dal quale si stanno
strappando singoli spaccaclassifiche.
L’EDM di Zedd va alla conquista delle
radio ma proviene dall’underground
e dalla passione del produttore per
tutto quello che confina tra dubstep
e pop dance. Dopo le melodie di ‘Stay
The Night’ e ‘Spectrum’ e il lancio di
Matthew Koma, e dopo ‘Clarity’ con
la voce di Foxes, si attendono altri
singoli tormentoni con interpretazioni
illustri (Lucky Date e Ellie Goulding a
breve con ‘Fall Into The Sky’). L’album
include i remix per Empire Of The
Sun (‘Alive’) e Skrillex and The Doors
(‘Breakn’ A Sweat’). Per il proprio
suono, Zedd resta il produttore più
seguito dai colleghi di tutto il mondo.
Un riferimento per ogni animale da
studio. Riccardo Sada
Besa
REPEATTHE LPS WE CAN’T LEAVE ALONE...
Katy B
Untold
Neneh Cherry
Little Red
Black Light Spiral
Blank Project
Rinse/Columbia
Hemlock
Smalltown Supersound
Il suo secondo album
inquadra con mirabile
accessibilità e con
un salutare approccio
pop il presente del
suono dance
britannico.
Ha ben poco di ballabile
e suona piuttosto
come un’esplorazione
ulteriore, fra techno di
frontiera, rumorismo e
rimasugli dub, densa e
astratta.
La musica è a cura dei
RocketNumberNine; la
produzione di Four Tet.
Ne risulta un suono
tagliato alla perfezione
per il cantato fragile e
grintoso di Neneh.
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COMPILATIONS REVIEWS
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AA.VV.
Dirtybird BBQ
Dirtybird
stagione da
barbecue
8.0
Sei mesi di tracce raccolte da
Claude VonStroke per la sua
etichetta, basata nella sua San
Francisco ma dall’attitudine sempre
più internazionale, in una
compilation che prende spunto da
un party all’aperto che da
fenomeno cittadino si è
trasformato in evento itinerante e
che è ancora una volta esplosiva.
Fra questi undici brani c’è un
riempipista da dancefloor già
consolidato quale ‘Okay’, firmato
dalla misteriosa rivelazione
francese Shiba San. Ma anche
altrove si trovano piacevole
conferme e motivi di interesse,
dalla ‘dj version’ di ‘Buggin’ per
80
l’inossidabile Justin Martin al neogarage dei lanciatissimi inglesi
SecondCity, qui con Tyler Rowe in
una ‘I Enter’ carica di bassi
profondi e risonanti. Gli
appassionati dei bassi sub più
oscillanti troveranno pane per i loro
denti anche in ‘Da Noyz’, firmata da
Nick Olivetti e Alli Borem, mentre il
duo Cause & Affect rispolvera ritmi
spezzati electro in ‘Tickle’, Justin
Jay va sul versante più morbido con
il funk melodico e rilassato di ‘Le
Voyou’ e l’iraniano (ma californiano
d’adozione) Ardalan chiude la
scaletta con la misteriosa ma
dinamica ‘No Excuses’.
Giorgio Valletta
AA.VV.
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5 Years Of No. 19 Music
Best of Ladies and Gentlemen
No. 19 Music
Ladies and Gentlemen
punto e a capo
(Deep) house is the answer
7.0
Anche l’etichetta fondata dal canadese
Jonny White, spesso in grado di scovare
nuovi e interessanti talenti, celebra
i suoi cinque anni di attività con una
compilation che assembla tredici tracce
nuove ed esclusive. In apertura ci
sono ovviamente gli Art Department,
progetto che White condivide con Kenny
Glasgow, che insieme a BLUD firmano
l’epica ‘Who Is Jake Holmes’, oltre
ad esser protagonisti di ‘Insomniac’,
qui in un magico remix realizzato
dall’emergente Eric Volta. Ma fra gli
highlight di quest’album ci sono anche
le prime prove firmate per questa label
da Oskar Offermann e Maher Daniel
(più convincente quest’ultimo con la
deep house di ‘Emotional Content’),
la competente house di Jakkin Rabbit
in ‘Moving’ e il contributo di Aquarius
Heaven (già vocalist con Wolf + Lamb)
insieme ai dOP nell’hip hop malato di
‘Nasty Boys’. Ora la sfida è quella di
rilanciare verso il futuro. Giorgio Valletta
6.5
Nuova compilation digitale, a distanza
di sette anni dalla sua nascita, per
l’etichetta di Phonique che, pur
rimanendo entro parametri stilistici
che si muovono essenzialmente tra
house e deep, seleziona alcuni tra
i picchi degni di nota. Partendo da
Phonique stesso, intanto, che si
conferma campione di deep house
raffinata e di atmosfera, sia in
compagnia di Sharam Jey che in veste
di remixer, o ancora remixato a sua
volta da Manuel Tur e Dplay, abili
a mettere le mani su ‘The Passion’,
una collaborazione tra il produttore
tedesco e Kiloo nonché uno dei primi
numeri di catalogo dell’etichetta.
Altre vette si rivelano i suoni gentili
di Vincenzo in ‘Return Of Sha’, già
prescelta per aprire la prima raccolta
digitale nel 2009, l’house orchestrale
dell’onnipresente Tigerskin e
l’avvincente deriva balearica di Gorje
Hewek & Izhevski. Antonio Di Gioia
Andy Daniell
Jack Beats
Bargrooves Disco
Fabriclive 74
Defected
Fabric
gli ultimi immortali
I’d rather Jack
7.5
Lunga vita alla label anglosassone
Defected, che si è ascritta il nobile
compito di salvaguardare il meglio
della house passata, presente e
futura, in tutte le sue declinazioni.
Con questa compilation Bargrooves,
ad esempio, si concentrano due
sessioni mixate di Andy Daniell ed
una autentica collection di tracce
evergreen, con il coinvolgimento di
icone assolute quali Arthur Baker
e Jimmy Sommerville e la loro ‘I
Believe in Love’, che viene riproposta
in anteprima assoluta con un nuovo
re-edit. E vengono sempre i brividi
quando si ascoltano ‘Thinking of
You’ delle Sister Sledge remixata
da Dimitri From Paris, oppure la
stessa ‘Love Saves The Day’ di Kaine
featuring Kathy Diamond. Groove
e liriche che non stancano mai,
perfette per ricordarci da dove
provenga la house music.
Dan Mc Sword
7.5
Una di quelle crew che fanno storcere
il naso ai puristi/snob della musica
dance “intelligente a tutti i costi” ma
che in realtà fanno il loro mestiere
egregiamente. In questa tracklist,
efficacemente assemblata e mixata,
si può trovare molta della musica
da dancefloor più significativa degli
ultimi mesi, dalla deep house a suoni
più mainstream ma non per questo
automaticamente disprezzabili: dal
capolavoro dei Ten Walls intitolato
‘Requiem’ ai Dusky di ‘Careless’, dal
suono neo-garage di Lxury alla deriva
ghetto in ‘Booty Bounce’ di GTA, dal
nu-rave di Panteros666 in ‘Hyper Reality’
fino all’esplosiva electro nella fase
finale del mix, con i vari Destructo e Flux
Pavilion. A completare il tutto, quattro
tracce firmate dagli stessi Jack Beats e
alcuni remix, fra cui la rilettura di ‘Free’
dei Rudimental con Emeli Sandé. Nulla
di straordinario, ma sicuramente un mix
album all’altezza. Giorgio Valletta
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COMPILATIONS QUICKIES
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AA.VV.
AA.VV.
AA.VV.
3 Years Of Fiakun
Desolat X-Sampler
hfn presents dock1
Tracks Volume 5
Fiakun
Desolat
HFN Music
Moda Black
Get Physical
basco disco
ex factor
la Moda del futuro
Ci vuole un fisico bestiale
7.0
Come Moda Black, anche il marchio di
DJ T. mette insieme un po’ di esclusive
di produttori poco noti, pescando per
la quinta volta dai demo ricevuti in
ufficio. Tutto di seguito l’ascolto risulta
un poco monocorde, con la totalità
delle dodici tracce sintonizzate su
coordinate house abbastanza simili.
Ma un pezzo alla volta vengono fuori
dei bei colpi: la scura atmosfera new
wave della potente ‘Sexual Strap’
(Jepe & Antonio Bastos), la tensione
erotizzante di ‘Boyz ‘N Girlz (7 a.m.
Mix)’ (Anton X), le rimembranze deep
classiche di ‘Adore’ (Julien Sandre & Ivo
Toscano), i minimalismi con svisate di
synth in libertà di ‘Splendid’ (Aaron), le
morbidezze cosmic di ‘Infinity Strange’
(FreakMe). Meno riusciti l’insolito
connubio piano/acid di ‘Impressionism’
(Satoshi Fumi), o i vocioni trattati
da Art Department di seconda mano
di ‘This Is It’ (Ordep Zerep & Alberto
Garanton). Andrea Pomini
6.5
12 brani per tre
generazioni di produttori
nella nuova compilation
pubblicata dall’etichetta
di Loco Dice e Martin
Buttrich. A rappresentare
la vecchia scuola house,
c’è Eddie Fowlkes qui in
buona forma con una
‘I’m Telling You’ dal
gusto contemporaneo.
Non male i brani di Argy
e il percussivo Joeski di
‘Beware Of The Drum’,
mentre il resto rimane
nella routine. G. V.
promesse amburghesi
(e non)
7.5
Una compilata non se la negano
nemmeno Jaymo ed Andy George. Otto
tracce esclusive su doppio 12”, e un’ora
di quella tech-house energica dal taglio
deep per cui l’etichetta britannica è nota
ed apprezzata. Non di totali sconosciuti
si tratta: Fauvrelle pubblica dalla fine
dei ‘90, Lrusse & Bleecker altri non
sono che Behling & Simpson, mentre
Sidney Charles, Dudley Strangeways
o Roberto Palmero hanno già un bel
po’ di 12” all’attivo. Ma tutti suonano
freschi e al meglio delle possibilità: Elias
Tzikas nella potente house filtrata con
incroci vocali da diva soul di ‘What Am
I’; Palmero nell’essenziale e old school
‘This Is Inside’, hi-hat indiavolato in
primo piano e bassline incalzante; Lrusse
& Bleecker con le oscurità dubbate di
‘Hats And Nuts’. Ma soprattutto, Javi
Bora e Le Vinyl nelle propulsioni tribali
di ‘Memories Of A Great Night’, inno da
sorgere del sole con il suo organo funky
psichedelico in libertà. Andrea Pomini
7.0
L’etichetta basca
mette un punto sui
suoi primi tre anni
di attività in attesa
del secondo album di
El_Txef_A, qui presente
con ben tre tracce
che ne confermano la
competenza nell’area
fra house e nu-disco.
Interessanti anche i
contributi di Robin
Masters Orchestra e
James Duncan. G. V.
AA.VV.
Dj Radhu
AA.VV.
AA.VV.
Futurists
Neun - mixed by Chris On Decks 2
Tietjen
Bbe
youAND:THEMACHINES
Don’t Be Leftout
‘Behind’ Reshaped
Leftroom
Ornaments
in fondo a sinistra
variazioni sul tema
6.5
Il boss di casa Leftroom e un quarto del
team Visionquest, insieme per mixare
un’ora abbondante di sole esclusive,
comprese tracce inedite dello stesso
Crosson da solo (‘Two One Three’) o
con Merveille come Sweatshop Boys
(‘Wanna Be More’), più edit e remix
firmati da Tolfrey (il Lil’ Mark molto acid
d’annata di ‘1994’, Haze e Villalobos
accennati in ‘The Darkest Disco’). O da
nientemeno che Larry Heard/Mr Fingers,
ipnotico e sognante su ‘Distant Story’
di Tolfrey. Una scaletta che si assesta
in zona deep, e da lì non si schioda
se non oltre la metà, con la pazienza
messa a dura prova. E quando lo fa, dura
poco: le citate ‘1994’ e ‘Distant Story’,
l’acidissima ‘Psycho Babble’ di Luke
Solomon, le movenze funk di Geddes in
‘Run For Your Money’, qualche puntata
più minimale. In pista anche Huxley con
Sam Russo, Pezzner, Benedetto & Farina
con Jaw dei dOP, H-Foundation con
Blakkat, Gavin Herlihy. Andrea Pomini
7.5
youAND:THEMACHINES è il progetto
solista di Martin Müller, metà del duo
berlinese youANDme. A quasi un anno
di distanza, i tredici brani del suo
album di debutto vengono affidati a
quindici remixer d’eccezione che ne
rielaborano le linee guida, in origine
influenzate da ambient house e dub
techno di matrice ambient. Tra le
diverse interpretazioni, spiccano per
il lavoro di rifinitura la continuità
ritmica di Marko Fürstenberg & Luke
Hess e di Sascha Dive, l’ipnosi di
Boo Williams, l’infallibile originalità
di Matthew Herbert, le tessiture
futuristiche di Legowelt e dello stesso
Müller a nome youANDme insieme
al sodale Daniel Ströter. Per la gioia
dei collezionisti, la raccolta esce in
edizione limitata e numerata con
artwork decorato a mano, sia in vinile
limitato a 333 copie che in cassetta
(contenente un ulteriore mix del duo
Freund Der Familie). Antonio Di Gioia
Drumcell
Reconnected 4
CLR
e nove!
lezioni di black
music
riconnessione in
corso
6.5
Chris Tietjen ha ora il
compito di fotografare
l’attuale suono Cocoon
in questo nuovo mix
album per l’omonima
etichetta. Aperto dalle
atmosferiche tracce di
Matt John e Minilogue,
il viaggio si sposta poi
verso un suono più da
club e la fase finale
giunge a una chiusura
“psichedelica” con
Uner e la ‘Argo’ di Mind
Against. G. V.
7.5
Basterà ascoltare la voce
di Stephanie Nicole in
‘Diligence’ per capire
quali vette musicali
possano essere ascese, e
in certi momenti sembra
sentir riecheggiare un
riverbero in stile Daft
Punk. Per tacere delle
rullate di batteria in
“Shangri LA”, dove si
capisce che andare a
tempo, senza computer e
controller, richiede classe
e ricerca. D. Mc S.
7.0
Il losangelino Moe
Espinoza confeziona
per l’etichetta di
Chris Liebing un
viaggione techno senza
compromessi, scuro e
martellante il giusto,
con prestigiose presenze
(Speedy J, Tommy Four
Seven, Terence Fixmer)
oltre ai brani firmati dai
succitati. G. V.
Cocoon
Matt Tolfrey & Ryan Crosson
7.0
L’etichetta di Amburgo
celebra un lustro di
attività con un minialbum che raccoglie
sette tracce inedite da
suoi promettenti artisti
come lo svedese Ebb o
talenti locali quali Gry
e Small Mountain, fra
elettronica intimista e
contaminazioni jazz o
blues. Ad aprire il tutto
invece è il consolidato
Kasper Bjørke con la
soffice ‘Kalopsia’. G. V.
REPEATTHE LPS WE CAN’T LEAVE ALONE...
Sean Brosnan
AA.VV.
Future Disco 7
Elaste 04
Brandt Brauer
Frick
Needwant
Compost
DJ-Kicks
Una compilation ideale
sia per le prime ore della
sera che per arrivare alle
luci dell’alba.
Dompteur Mooner mette
insieme una raccolta
di “futurismo vintage”
andando a pescare in
quella zona d’ombra fra
post-disco e protohouse.
!K7
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Tre musicisti tedeschi
noti per la loro via
“suonata” alla techno in
una selezione eclettica
e piena di piacevoli
sorprese.
81
DI RICCARDO SADA
TECH
In The Studio With… Gigi Barocco
Esperto in mix, mastering
e additional production,
Gigi Barocco, genio catanese,
cura personalmente ogni
trattamento sonoro.
Non fa il fonico per terzi.
Agisce invece da produttore.
E fa spesso la differenza.
ERUZIONI SONORE
E RITORNO ALLE ORIGINI
igi Barocco è un po’ come un
Vincenzo Bellini dei giorni nostri,
un perfezionista (del suono) dai
modi garbati che mai ti aspetteresti
di incontrare in una via nascosta dell’operosa
Milano. Ci fa accomodare nel suo ovattato e
quasi anecoico Studio 104 (“perché quando era
a Catania era a questo civico”), parla subito di
quanto suonino bene “le Barefoot Micromain
con quel doppio sub che ti cambia la vita perché
senti tutto”. Tuttavia, anche le sue Focal gli
“hanno cambiato la vita”. Racconta che il
progetto di insonorizzazione della stanza è opera
di TeetoLeevio. Il resto? Tutta farina del sacco
di questo barbuto campione della tecnologia
applicata al mix e alla registrazione sonora. “Ho
fatto dei rilevamenti, ho comprato materiali:
lana di roccia da 12 centimetri e inserti in legno
realizzati per rendere più naturale l’acustica
della stanza”. Tutto qui. Come il sale: quanto
basta. Quanto occorre per far suonare bene o
più che bene brani che vanno dall’EDM alla indie
dance, passano per l’electro e arrivando al pop
sanremese di Raphael Gualazzi e The Bloody
Beetroots. Perché ormai la vita di Gigi è stata
stravolta (nell’accezione positiva del termine)
dall’incontro con Bob Rifo.
G
90
Gigi, sei un noto produttore della dance. Starai
mica tornano al pop?
Ho iniziato a Catania a 6 anni a studiare chitarra
classica e nel periodo adolescenziale sono arrivato
ai live. Dal ‘99 ho iniziato a scoprire ogni faccia di
Cubase: ricordo che lo installai nel computer di mia
mamma, che era un 133 Mhz. Venne fuori un casino.
Allora vendetti la batteria e comprai un computer
tutto mio, che misi nella mia stanzetta insieme a una
Soundblaster. Con quello feci ‘Trustlab’ e usai il mio
vero nome, Luigi Barone. Era un cd autoprodotto e
autodistribuito. Vendendo la batteria, dovetti rifare
la ritmica con il computer. Poi, con un annuncio sul
giornale, cercai un trombettista.
la trance, il drum’n’bass, e questo mi spinse ad
andare oltre.
Nel 2005 ci fu l’addio a Catania.
Virlinzi, produttore di Carmen Consoli, mi chiamò
per delle collaborazioni. In studio da lui venivano
Paola Turci, Max Gazzè, Carmen Consoli. Con il
progetto CTLab ci organizzammo per dei live, c’era
tanta gente, tutta da coordinare. In quel periodo
facevo tante cose suonate dal vivo. Un giorno dissi a
me stesso: sono sette anni che faccio questo lavoro,
voglio uscire con un’etichetta. Feci il progetto
Break The Box. Capii che riuscivo a fare della musica
‘breaks’ in modo naturale ma anche che ci sono dei
generi che non si evolvono mai, come il breakbeat,
Ritieni che la musica dance sia superficiale?
Molte tracce hanno poco da dire, finiscono lì. Mi
riferisco all’EDM usa e getta, ovvio. Ma gente come
Zedd o deadmau5 hanno sempre una canzone
dietro.
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Date come se piovesse?
Feci i Breakspoll. Misi la cassa in quattro e iniziai
ad ascoltare i Crookers. Era il 2009, il tempo della
fidget. La cosa andò oltre le aspettative. Su Cheap
Thrills uscì ‘Puah’: era la prima volta che usavo il
sidechain. Mi chiamò Congorock e mi passò Bob Rifo.
Mi chiesero successivamente un remix di RedMan e
poi mi ha chiamato Steve Aoki di ‘I’m In a House’.
Lui ha creduto in me. E ora continuo a fare date.
Suono con l’accappatoio e la corona. Dei ragazzi a
carnevale si sono vestiti... da me.
Fai anche l’insegnante.
Quando sono venuto a Milano ho continuato ad
insegnare chitarra in scuole private dando anche
lezioni di Logic, dopo aver fatto la Sae. Ora faccio
delle masterclass qui in studio, di mix, mastering e
Logic. Non divulgare il proprio bagaglio secondo me
In The Studio With… Gigi Barocco
TECH
è una cazzata. Amo condividere. E comunque una
cosa è ‘sapere’ e una cosa è ‘saper fare’. E ancora:
una cosa è ‘saper fare’ e un’altra è... ‘fare bene’.
Hai parlato di mix, mastering e addictional
production.
Questo è il trattamento che faccio: io non faccio
il fonico per terzi, agisco da produttore. Facciamo
l’esempio di una qualsiasi produzione: se avverto
che una cassa non va, la riscrivo.
Sei anche un ghost producer?
Certamente. È un argomento che è diventato
molto hot ultimamente, ma la music industry
ha sempre funzionato in questo modo. Ci sono
autori ed esecutori. Naturalmente è più romantico
pensare che il proprio artista faccia tutto da solo,
ma spesso invece ci sono dietro dei meccanismi
molto meno romantici.
Ma oggi un brano che suona male ed è geniale
potrebbe funzionare, in questa era di clubbing
loudness war?
Un brano vive di vita propria, ha una personalità.
Mi è successo tante volte di fare un pezzo che non
suonasse benissimo ma che funzionasse più che
bene.
Girare il mondo è bello?
Quando sei un ventenne pensi alla fama e a tutte
queste cose qui; adesso per me non è importante
essere famoso ma avere successo in quello che
faccio, che è molto diverso.
Come si fa un basso alla Gigi Barocco?
Me lo chiedono tutti, è uscito anche un articolo su
Future Music UK. Occorre seguire alcuni passi. Venite
a una mia master class.
Ma il tuo studio è aperto anche a terzi?
Se uno ha un budget e gli piace quello che faccio, la
porta è aperta.
HARDWARE BASILARE
Scheda Prism Orpheus
Maselec Prism MLA3
Monitor Focal
Avid Artist controller
SOFTWARE BASILARE
Logic X
Massive
Overdrive di Logic
I BRANI USATI IN STUDIO COME
RIFERIMENTO
“Cambiano col passare del tempo. Ma
ormai questa cartella non la uso più.
Magari delle cose di Skrillex come
‘Holdin On’ in versione remix, Katy
Perry ‘Part Of Me’, Zedd ‘Sperctrum’ e
‘Clarity’”.
LE PRODUZIONI DALLO STILE PIÙ
MODERNO SECONDO GIGI BAROCCO
Flume
Ta-Ku
deadmau5
Madeon
SITO INTERNET
www.studio104.pro
Come nasce una tua produzione?
Dipende se un brano è commissionato.
Lasceresti mai l’Italia?
Se fossi insoddisfatto della mia vita, forse sì. Ma a
Milano mi trovo bene, faccio mille cose, ultimamente
mi sono appassionato alla nutrigenomica.
Hai appena cambiato banco (un Allen & Heath
bellissimo degli anni Ottanta): perché?
Sono cambiate le tempistiche di lavorazione dei
brani, ho la necessità di essere veloce. Ma ci sono
vari modi per riprodurre il suono analogico: sul
master ora uso il Maselec, e per la gestione del mix
Avid Artist 30 canali. Io sono veloce e il risultato
comunque il cliente lo sente.
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Quali sono i tuoi collaboratori?
Da gennaio ho una mole di lavoro incredibile e
ho preso un assistente di studio (Ercole Ghiozzi),
addetto alla ‘preparazione progetti’ e apprendista, e
anche altri tre collaboratori esterni.
C’è uno strumento che non è ancora stato
inventato?
Come plug-in c’è tutto. Ma su Logic quello che mi
cambierebbe la vita è uno short sulla channel strip.
Servirebbe una flag, dei plug-in preferiti in modo da
poterli richiamare con un click.
Cosa rispondi a coloro, soprattutto giovanissimi,
che dicono che basta un buon mastering per
sistemare una traccia?
Parliamo di gente che è entrata da poco nel mondo
dell’audio. Il mastering esalta le caratteristiche
del mix, se hai fatto un buon mix avrai un buon
risultato, ma se il mix è fatto male il mastering
non è un viaggio a Lourdes: la chiavetta usb
con l’mp3 non finisce nell’acqua santa. Il brano
alla fine deve suonare dinamico, equilibrato,
aperto stereofonicamente. Esiste uno standard
commerciale che deve essere rispettato.
Cosa usi per fare mastering?
Uso Brainworx, iZoptope, Waves, API, Nomad
Factory, URS. Suggerisco di fare uno ‘stem
mastering’ perché si riescono a correggere eventuali
errori di mix.
E in una traccia? Schiacci a manetta?
Spesso uso saturatori e i compressori
nativi di Logic.
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