santa estasi - Emilia Romagna Teatro
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santa estasi - Emilia Romagna Teatro
SANTA ESTASI ATRIDI: OTTO RITRATTI DI FAMIGLIA U N P R O G E T T O S P E C I A L E D I R E T T O D A ANTONIO LATELLA 19 APRILE - 12 GIUGNO TEATRO DELLE PASSIONI, MODENA www.emiliaromagnateatro.com ALLA TAVOLA DEGLI ATRIDI I PERSONAGGI DELLA SAGA INTERVISTANO ANTONIO LATELLA A uno dei sedici allievi del Corso di Alta Formazione Santa Estasi è stata assegnata la borsa di studio “Matteo Latino”: un progetto di raccolta fondi supportato dall’Associazione Culturale Probasis onlus in memoria di Matteo Latino, giovane attore e regista scomparso prematuramente il 30 marzo 2015. Clitemnestra Buongiorno, sono Clitemnestra, moglie di Agamennone, regina di Argo, di questa casa e di questa tavola (tutti tossicchiano in segno di disapprovazione). L’abbiamo invitata per porle alcune domande. Inizio io. Secondo lei quando una madre scopre e si rassegna a una relazione che avviene davanti ai suoi occhi, tra la figlia e il marito, quanto è assoluto poi l’amore verso la figlia? Non so se può capire. Antonio Penso di poterla capire… ma per lei è più importante controllare che ciò che succede in casa non si sappia, per difendere il trono, la corona; anche per quelli che verranno dopo, Oreste in particolare. Clitemnestra Amo i miei figli? Antonio Sono i figli di Agamennone. Oreste Perché tutti si ricordano che sono biondo, mentre non lo sono mai stato? Antonio Me lo sono chiesto anche io, ma mamma è veramente bionda? (Oreste fa cenno di no) Diciamo che somiglia più a papà. Egisto Qual è il mio rapporto con i nobili di Argo? Antonio Lei ha un rapporto con i nobili di Argo? Egisto Faccio delle affermazioni importanti… Antonio Ma le fa all’aperto o al chiuso? È una risposta. Maestro Je suis le maître. Parlo in italiano, sì. Dunque, se Oreste non è biondo di chi sono i capelli sulla tomba? Antonio Li ha veramente visti? Anche l’impronta del piede? Come fa a riconoscere l’impronta di un piedone rispetto all’impronta di un piedino quale quello che aveva Oreste l’ultima volta che lo ha visto? Maestro Mi sta dicendo che non lo vedo veramente? Antonio Dico che lei afferma di vedere, ma non so se ciò che afferma è verità. Lei è un Maestro, un altro Maestro dice che la menzogna è necessaria. Maestro Egisto ha sangue reale, è figlio di Tieste, quindi potrebbe starci anche lui al potere, io avrei comunque la mia parte. Quindi se appoggio il piano di Elettra e Oreste è solo per fedeltà ad Agamennone? 19 aprile - 12 giugno 2016 Teatro delle Passioni - Modena SANTA ESTASI Antonio Fedeltà ad Agamennone è fedeltà a un pensiero, a una modalità di governare; lei sa che Egisto non è più controllabile in questo momento. Non fa star tranquillo nessuno, neanche Clitemnestra. ATRIDI: OTTO RITRATTI DI FAMIGLIA PROGETTO E REGIA ANTONIO LATELLA Cassandra Perché sono identica a Clitemnestra? Nei sogni, nei morti, negli occhi, nei capelli… Foto di Brunella Giolivo Ifigenia Volevo chiederle… è stata colpa mia? Sono stata io a cominciare con mio Antonio Lo sta dicendo lei, e io non credo a quello che dice. 3 padre? Come si può sopravvivere, non intendo biologicamente, ma come si può sopravvivere sessualmente a questa cosa? Teoclimeno Lei mi sta dicendo che l’Egitto è finto e sono un’illusione nella testa di Menelao? Antonio Mi sta dicendo che ha avuto una relazione con suo padre? Antonio Finto Egitto? Io stavo parlando con Menelao. Ifigenia Diciamo che lo sto facendo… È un gioco, no? Teoclimeno Ma io ho sentito tutto. Antonio Io penso che a lei piaccia giocare forte. Ma è sicura che vuole che si sappia questa cosa in giro? In Tauride incontra un uomo da cui impara molto sulla sopravvivenza e sull’evoluzione. Attraverso la conoscenza, la scienza, impara a giustificare determinate cose. O meglio a capire che nulla è per caso. Antonio Questo è un suo problema. Sente troppo. Achille Scusi, io voglio fare la guerra, cosa stiamo facendo? (gran confusione, poi torna la calma) Apollo Mi paleso: sono Apollo. Tutti mi chiamano tutti mi amano tutti mi vogliono, ma io chi sono non l’ho mica capito. Antonio Non ho mai creduto in Apollo. Apollo Allora sono nella testa di qualcuno, lì posso esistere? A quel punto però non siamo più sulla terra, ma sulla luna. Elettra Quando Egisto e mamma mi mandano via, cosa faccio per sette anni? E come faccio a sapere tante cose di Egisto? Tra me e mio fratello le idee geniali le ho io, perché non uccido mamma e Egisto da sola? Antonio In sette anni ha imparato a fare tante cose: cucinare, coltivare la terra, prendere l’acqua, tutte cose che prima non faceva. Poi ha mantenuto vivo il ricordo del papà e del fratello. Ha delle amiche che vivono in città e vengono a trovarla, e sono un bel pozzo di informazioni. Altra questione: lei non può vendicare, può pianificare. E in questo ultimo strano giorno cosa fa? Elettra Scrivo per lasciare una memoria. Perché ho deciso di uccidermi. Antonio E se volesse uccidersi andando a palazzo? Antonio Sarebbe bello avere la luna. Ma lei m’insegna che la luna non si può avere. Clitemnestra Se so che mio figlio farà ciò che deve, scelgo di morire? La poesia è un linguaggio in codice? Tantalo jr Se a un certo punto siamo nella testa di Oreste, prima dove siamo? Antonio La poesia è un linguaggio necessario. Qualcuno dice a Elettra: “ io sono quello che ha insegnato a tuo padre l’amore”. Quando si insegna l’amore nasce il dubbio. La poesia appartiene a quel mondo lì. Antonio Lei muore all’inizio della storia. Poi la vedo apparire tante volte, ogni volta con un costume diverso. Tantalo jr Ma se tutti mi vedono e dialogano con me, siamo tutti… Antonio Sì ma nessuno lo sa ancora. Dobbiamo arrivare all’ultima puntata. Ecuba Durante l’assedio di Troia sono già distrutta o inizio a piegarmi dall’ingresso di mia figlia Cassandra per crollare con la morte di mio nipote? Coro Noi Antonio Lei è una regina, nonostante la sconfitta alza la testa comunque e sempre. La piega solo davanti al piccolo, perché le scappa quel “lascialo andare” che la fa sentire colpevole. Coro2 facciamo un viaggio Astianatte Qual è la fine della vicenda? Se dovesse raccontarla a un bambino… Coro1 fino in Aulide… perché? Antonio C’è bisogno che muoiano tutti perché possa nascere una nuova possibilità. Coro2 Per prenderci un eroe? Agamennone Rispetto al dubbio… Io ne porto uno dall’inizio… chiedo se “ha senso dire o non dire, rappresentare o non rappresentare”. È un dubbio che mi fa soffrire ma sono anche contento di avere questa responsabilità. Però l’unica volta che parlo a mio figlio direttamente, gli presento questo dubbio. Dopo lui parla, sicuro, senza dubbi e non crede nel teatro, ma crede nel fantasy e allora io vorrei spaccargli la testa. In quel momento impazzisco. Se da morto decido di essere lì, nelle Eumenidi, come in Elettra, non me ne vado…vuol dire che credo ancora… Coro1 Eh, che fai lo catturi? Antonio Siete esaltate dalla paura, eccitate, vivissime. Elena Sono unica io? Antonio Ne è convinta. Menelao Io ho una nebulosa il cui titolo è: Egitto. Succede? Non succede? E poi, ho come l’impressione che Teoclimeno si sia accorto del piano che io e Elena abbiamo escogitato per scappare; ma perché non finisce a botte? Antonio Quale Egitto? Quello che so è che lei ha fatto la guerra, ha preso Elena l’ha messa su una nave ed è tornato a casa. 4 Antonio I fantasmi esistono fin quando non li lasci andare. Non sono i fantasmi che decidono di restare. Il fantasma di mio padre resterà con me fin quando io non lo lascerò andare, non è lui che decide di restare con me. Agamennone Però quello che porta quel fantasma lo ha sempre presente. Antonio Quello che voglio credere che porti quel fantasma, è sempre presente. Fin quando Oreste non riuscirà a liberarsi dei fantasmi totalmente non potrà 5 essere l’uomo che deve essere. Rispetto al fantasy tenga presente che suo figlio con quel discorso perde. Lui rivive la discussione in assemblea e fa un discorso, molto sicuro di sé, con argomenti che nessuno vuol sentire. Nega l’esistenza di cose in cui hanno creduto tutti prima di lui; sta inventando un genere, una nuova possibilità, e perde perché nessuno vuole questo cambiamento, nemmeno Elettra lo vuole. Al di là della parola fantasy, che può essere sostituita con un’altra parola. Non troviamo nessuno che agisca per creare un cambiamento. Tornando ai fantasmi, esistono solo per chi vuole tenerseli vicino. È Elettra che la tiene vivo, le parla tutti i giorni. Quelle di Oreste, invece, sono delle allucinazioni, potentissime. Oreste Quindi lei e gran parte delle persone a questo tavolo pensate che io sia scemo? Antonio No. Ma penso che non sia abbastanza forte da fare questo cambiamento da solo, ha bisogno di Pilade. Ecco forse Pilade è l’unico che crede veramente nel cambiamento. Plistene Rispetto al tenere i fantasmi con sé, a me e mio fratello chi ci tiene? Antonio Alla fine dite di essere Oreste. Ifigenia Se loro sono morti e possono decidere di tornare e perseguitare, perché io non lo faccio? Perché non posso decidere di essere nella testa di mio fratello o di mia madre? Antonio Deve prima risolvere la relazione con suo padre. È una lunga attesa. Ifigenia Toante è un fantasma? Un mio fantasma? Antonio Dobbiamo scoprirlo. Egisto Quando incontro Oreste so che è lui? Antonio Il suo incontro con Oreste mi diverte perché lo racconta un messaggero, ma non so se è andata veramente così. Mi viene raccontato che Egisto gira per i campi ma non so se raccoglie fiori o piante velenose per uccidere tutti. Crisotemi A tratti sì. Pilade Io non parlo perché tutto sta andando esattamente come credo che debba andare? Antonio Per dare un senso al suo grande silenzio credo che Oreste abbia bisogno di uno spettatore che lo accompagni, o non sarebbe in grado di prendere la sua vita in mano. Come gli uomini di grande cultura che si sono avvicinati alla politica e hanno governato, hanno sempre avuto uno spettatore affianco con cui continuare a parlare. È un modo di parlare a se stessi. Lei è il suo spettatore ma decide di esserlo, perché crede che in lui ci sia una possibilità. Pilade Però mi stufo di Oreste… Antonio Non ne può più di lui, però continua a stargli vicino, perché, come mi ha insegnato anni fa un maestro: tu sei anche ciò che scegli, anche le persone che frequenti. Oreste La mia follia finisce davvero con le Eumenidi? Antonio Non penso che lei è folle, è talmente lucido da vedere oltre. Elena Queste storie sono raccontate tutte dalla stessa persona? Antonio Il punto di vista è sempre quello del regista, se è questo che mi sta chiedendo. No, non ho deciso che siete tutti una proiezione di un unico personaggio. Achille E invece siamo un’unica proiezione di un pubblico che non vuole lasciare andare certi fantasmi? Antonio (silenzio) … È una domanda che mi spiazza ma mi verrebbe da rispondere che se è così, se siete la proiezione di un pubblico che non vuole lasciare andare certi fantasmi, può essere che è perché non li conosce veramente. Achille E li conoscerà mai? Menelao Dov’è la verità scenica? Antonio No. Antonio Non c’è la verità scenica, c’è la menzogna scenica. Io credo alla capacità di saper mentire benissimo e far credere che è vero. Ma non credo alla verità. Devi saper mentire così bene che io penso che è vero quello che dici. Questo tavolo è vero, il bicchiere è vero, e questo mi basta. Poi posso prendere questa scatola che è sul tavolo e farla diventare una bara di un bimbo, dipende da come lo dico. Ma sia chiaro: per me voi personaggi siete fondamentali. So anche che gli attori vanno tolti dalle loro sicurezze e infilati nei dubbi. E stare a guardare cosa succede di fronte al dubbio. Silenzio. Tutti si alzano, si allontanano dalla tavola. Ogni personaggio raggiunge il proprio attore. Teoclimeno Cosa pensa lei di una frase di un autore che scrisse che la recitazione deve “reggere lo specchio alla natura”? Antonio Nel momento in cui dici “questa è tempesta” e io ci credo, sei al livello della natura. Capita raramente di crederci, ma quando accade ha a che fare con la potenza creativa della parola. Non la citazione della parola, la creazione. E chiamo in causa Pilade… lei non parla mai… (silenzio) Crisotemi, come va? Le piace stare chiusa nell’armadio? 6 7 ATRIDI: OTTO RITRATTI DI FAMIGLIA La scuola di Alta Formazione di ERT ha avuto una prima fase svoltasi alla Corte Ospitale di Rubiera, incentrata sulla pedagogia e lo studio delle tragedie, parallelamente alla stesura degli otto testi in cui si è scelto di declinare il mito e le vicende della stirpe degli Atridi. Attori e drammaturghi, guidati da Antonio Latella, hanno lavorato allo studio dei materiali, alla sperimentazione e all’allenamento a un modo di “stare in scena” che potesse indagare i confini dell’atto rappresentativo. Parte del lavoro sulla recitazione è consistita nel proporre agli attori una duplice possibilità interpretativa, che da un lato raccogliesse in sé la prospettiva del bambino, sguardo infantile su un mondo eroico spesso messo in discussione, dall’altro l’assunzione del ruolo del personaggio-eroe in senso stretto, in una dimensione di gioco teatrale volto a smontare e ricomporre senza interruzione il corpo di ciò che comunemente chiamiamo “tragedia”. Santa Estasi, il titolo dato all’intero percorso, ha a che fare proprio con la condizione dell’attore che si lascia attraversare dalle parole, dal mito, dagli archetipi, dalla frammentazione del pensiero in tutti i suoi piani; è anche la febbre delle Erinni che abitano chi affronta il proprio limite e il proprio destino e si lancia nella creazione del proprio io. Dopo una parentesi di un paio di mesi (periodo in cui gli attori sono stati invitati a tenere un diario relativo al lavoro), la seconda fase del progetto si è concentrata sullo studio dei testi prodotti nel primo periodo e sulla preparazione degli spettacoli. Nell’ottica di un unico grande spettacolo diviso in otto movimenti, la costruzione dei singoli lavori ha proseguito per percorsi paralleli, anche nel rispetto di una visione musicale che prevede l’attraversamento e la sperimentazione dei diversi linguaggi teatrali con cui gli attori hanno dovuto confrontarsi. uccidendo sia Clitemnestra che il suo amante. La stirpe degli Atridi, però, non trova pace e Oreste è tormentato dalle Erinni, che lo accusano di matricidio, nonostante alle sue spalle ci sia la guida e la protezione di Apollo. Elettra lo assiste insieme al fedele amico e cugino Pilade. Oreste viene processato e assolto grazie all’intervento di Atena. Nell’ultimo capitolo della saga vediamo Oreste e Pilade arrivare in Tauride e incontrare Ifigenia, diventata sacerdotessa del culto di Artemide: secondo il mito la giovane al momento del sacrificio in Aulide fu sostituita, dalla dea stessa, con un cervo, e portata in salvo. Oreste, Pilade (nel frattempo riconosciuto come promesso sposo di Elettra), e la ritrovata Ifigenia lasciano la Tauride, alla volta di Argo. Ad aspettarli ci sarà forse, insieme a Elettra, la quarta dei figli di Agamennone, Crisotemi. Ma questa storia non è mai stata scritta. Federico Bellini e Linda Dalisi LA STORIA, IL MITO. Tutto ha inizio con il peccato di hybris di Tantalo che sfida gli Dei violando la loro mensa, prima rubando l’ambrosia per servirla agli uomini, poi servendo loro ad un banchetto il proprio figlio Pelope, per mettere alla prova il loro potere e la loro onniscienza. Pelope, riportato in vita dagli Dei stessi, inorriditi del misfatto, genera due figli: Atreo e Tieste, a cui tramanda il suo ariete dal vello d’oro: chi lo possiede ottiene anche il regno. La contesa per il potere che nasce tra i due fratelli culmina in un banchetto in cui Atreo serve al fratello la carne dei suoi piccoli figli, Tantalo e Plistene. La maledizione continua a scorrere per abbattersi sui figli di Atreo, Agamennone e Menelao. La guerra di Troia che scoppia in seguito al rapimento di Elena, moglie di Menelao, da parte di Paride, genera un’altra catena di eventi: Agamennone è chiamato a sacrificare sua figlia Ifigenia per placare l’ira di Artemide, che ha fermato i venti per impedire all’esercito greco di salpare dall’Aulide alla volta di Troia. Dopo dieci anni di assedio e di guerra Troia è rasa al suolo, con ingenti perdite da entrambe le parti. Clitemnestra, moglie di Agamennone, aiutata dal suo amante Egisto (figlio di Tieste e quindi cugino dei figli di Atreo) si vendica della morte di Ifigenia, uccidendo l’eroe al suo ritorno. Elettra e Oreste, altri due figli di Agamennone, vendicheranno il padre 8 9 TANTALO DIONE PELOPE ATREO IPPODAMIA EROPE TIESTE PELOPIA TINDARO LEDA TANTALO (ZEUS) STROFIO ANASSIBIA PILADE IFIGENIA Altri personaggi presenti: AGAMENNONE ORESTE CLITEMNESTRA ELETTRA CRISOTEMI Coro, Capo Coro, Achille, Vecchio, Ecuba, Cassandra, Astianatte, Vecchia, Teucro, Teonoe, Teoclimeno, Messaggero, Guardiano, Araldo, Meschino, Maestro, Frigi, la Pizia, le Erinni, Apollo, Atena, le Moire, Toante, Mandriano 10 DIOSCURI ELENA PLISTENE EGISTO MENELAO ERMIONE Stirpe di Atreo Stirpe di Tieste Stirpe di Tindaro 11 SANTA ESTASI ATRIDI: OTTO RITRATTI DI FAMIGLIA UN PROGETTO SPECIALE DIRETTO DA ANTONIO LATELLA interpreti Alessandro Bay Rossi, Barbara Chichiarelli, Marta Cortellazzo Wiel, Ludovico Fededegni, Mariasilvia Greco, Christian La Rosa, Leonardo Lidi, Alexis Aliosha Massine, Barbara Mattavelli, Gianpaolo Pasqualino, Federica Rosellini, Andrea Sorrentino, Emanuele Turetta, Isacco Venturini, Ilaria Matilde Vigna, Giuliana Vigogna drammaturghi Riccardo Baudino, Martina Folena, Matteo Luoni, Camilla Mattiuzzo, Francesca Merli, Silvia Rigon, Pablo Solari drammaturghi al progetto Federico Bellini e Linda Dalisi allestimento e costumi Graziella Pepe musiche Franco Visioli luci Tommaso Checcucci duelli, movimenti e coreografie Francesco Manetti progetto video Lucio Fiorentino assistente al progetto Brunella Giolivo direttore tecnico Robert John Resteghini direttore di scena Madrilena Gallo capo elettricista Tommaso Checcucci fonico Alberto Irrera macchinista Sergio Puzzo sarta Graziella Pepe 13 19, 20, 21, 22 APRILE ORE 21; 23 APRILE ORE 20; 24 APRILE ORE 17 IFIGENIA IN AULIDE da ‘Tieste’ di Seneca e ‘Ifigenia in Aulide’ di Euripide adattamento Francesca Merli tutor Antonio Latella e Federico Bellini assistente alla regia Francesca Merli regia Antonio Latella PERSONAGGI E INTERPRETI Atreo Leonardo Lidi Tieste Ludovico Fededegni Tantalo e Plistene (figli di Tieste) Alessandro Bay Rossi e Isacco Venturini Agamennone Leonardo Lidi Menelao Ludovico Fededegni Vecchio Alessandro Bay Rossi Coro di due donne Mariasilvia Greco e Barbara Mattavelli Clitemnestra Ilaria Matilde Vigna Oreste Christian La Rosa Ifigenia Federica Rosellini Achille Alexis Aliosha Massine Messaggeri Isacco Venturini e Alessandro Bay Rossi e con Barbara Chichiarelli, Marta Cortellazzo Wiel, Gianpaolo Pasqualino, Andrea Sorrentino, Emanuele Turetta, Giuliana Vigogna Francesca Merli Diplomata in regia presso la Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi di Milano. Laureata in Discipline delle arti della musica e dello spettacolo (D.A.M.S), presso l’Università Roma Tre. È stata direttrice artistica per l’Associazione Culturale Sumup, con la quale ha vinto il progetto europeo Eurodynamics, prodotto dal programma LLP Grundtvig, dove ha diretto sei spettacoli diversi nei sei paesi partner del progetto con la collaborazione di 96 artisti internazionali. Si è occupata della direzione artistica di eventi culturali patrocinati e prodotti dal Comune di Roma come “Roma quando l’immigrazione produce” e “Iran Sguardi Sotterranei”. Ha lavorato con la compagnia di teatro e video-illustrazioni Encefalodrama per la quale firma la regia di Abitarsi, MelaniaKolé, FearTime e Seta e Cera. Debutta a Milano presso il Teatro Atir Ringhiera nel 2015 con lo spettacolo Maneki Dream, che è stato ospite a gennaio nell’ambito di Vicoli festival insieme a Danio Manfredini e Gardi Hutter al TNT. Nel 2015 partecipa al Festival Internazionale Fantasio dedicato alla regia, arrivando tra i sei registi finalisti. Fonda la compagnia Domesticalchimia attualmente impegnata nello spettacolo Il Contouring Perfetto, selezionato al Premio Anita Petroni di Residenze Idra e “XXL FAMILY”. 14 Due fratelli, Atreo e Tieste, lottano per il possesso del regno. Atreo teme che il fratello possa usurparglielo; per scongiurare definitivamente il pericolo, decide di organizzare un macabro banchetto: uccide i figli del fratello e glieli offre in pasto. Tieste, inconsapevolmente, mangia i suoi stessi figli e, per vendicarsi del fratello, maledice lui e la sua prole futura: Agamennone e Menelao. Trascorre il tempo di una generazione. Siamo ora nel porto di Aulide. La flotta greca sta per salpare per Troia sotto il comando del re Agamennone. La dea Artemide blocca la flotta con una bonaccia. L’unico modo per placare l’ira della dea è quello di sacrificare Ifigenia, la figlia tanto amata del re. Per attuare l’empio piano, il re manda una lettera ad Argo per far giungere la figlia all’accampamento con l’inganno di darla in sposa all’eroe Achille. Agamennone, tormentato dal dubbio, cerca di scrivere un secondo messaggio che annulli il precedente; questa nuova lettera viene tuttavia intercettata dal fratello Menelao. I due discutono del sacrificio di Ifigenia, la lite diventa personale e familiare. Agamennone rimane fermo nella sua decisione: il sacrificio è lecito. Tuttavia la regina Clitemnestra scopre lo scellerato progetto del marito e chiede aiuto ad Achille; ma Ifigenia, nel vedere l’importanza che ha questa guerra per il padre, prende la sua decisione: immolarsi come un’eroina. Il Coro è rappresentato da due donne della terra di Calcide, madri alla ricerca di marito, spettatrici che non agiscono. Sono la voce del popolo e della coscienza. Una stirpe maledetta da generazioni si scontra con i propri figli. S’indagano le origini della maledizione con un prepotente sguardo femminile. Perché sono proprio le donne a decidere di espiare o meno le colpe dei padri, mentre gli uomini-eroi che conosciamo si stanno lentamente sgretolando. Euripide svela in questa tragedia la dialettica del potere e pone la seguente questione: “Come si può fondare una società se i padri sono disposti a uccidere i loro stessi figli?” In questo adattamento di Ifigenia in Aulide viene mostrata la facciata familiare, quasi l’interno di famiglia che precede la catastrofe. Agamennone vive costantemente il suo segreto: l’amore non lecito che prova per la figlia. Vuole sacrificarla per una spedizione militare? O vuole sacrificarla per liberarsi di un peso? Questi eroi sono uomini fragili, oscillanti nei sentimenti e nelle scelte, ritratti nella loro condizione di relatività e privati di quel desiderio di assoluto che dovrebbe caratterizzarli. In questa tragedia tutti sanno e nessuno fa qualcosa. L’unico atto eroico appartiene ad una bambina, la cui ricerca d’identità si trasforma in sacrificio. Ifigenia dirige l’esecuzione del suo rito sacrificale, dettando le regole, salva il padre decidendo di fare qualcosa che rimanga per sempre; cerca, quindi, di raggiungere l’eternità. “L’essere eterni o provare a diventarlo” è l’atto più tragico e primordiale di ogni essere umano. 15 Francesca Merli 26, 27, 28, 29 APRILE ORE 21; 30 APRILE ORE 20; 1 MAGGIO ORE 17 ELENA da ‘Le Troiane’ e ‘Elena’ di Euripide adattamento Camilla Mattiuzzo tutor Antonio Latella e Linda Dalisi assistente alla regia Camilla Mattiuzzo regia Antonio Latella PERSONAGGI E INTERPRETI Elena Barbara Chicchiarelli Ecuba Giuliana VIgogna Cassandra Barbara Mattavelli Astianatte Gianpaolo Pasqualino Menelao Ludovico Fededegni Elena Coro di tutte le donne Teucro Isacco Venturini Vecchia e Servo Alessandro Bay Rossi Teonoe Gianpaolo Pasqualino Teoclimeno Alexis Aliosha Massine Messaggero Gianpaolo Pasqualino Dioscuri Isacco Venturini e Alessandro Bay Rossi e con Christian La Rosa, Leonardo Lidi, Andrea Sorrentino, Emanuele Turetta Camilla Mattiuzzo Camilla Mattiuzzo nasce a Roma il 10 marzo 1987. Nel 2011 si laurea in Filosofia presso l’Università Tor Vergata di Roma. Successivamente, decide di iscriversi alle selezioni per il corso di drammaturgia della Scuola di Teatro Paolo Grassi di Milano. Viene ammessa per il triennio 2012-2015 durante il quale si cimenta nella scrittura di testi teatrali, cinematografici, radiofonici e nella regia di un cortometraggio. A luglio 2015 vince il Premio Siae alla Creatività Teatrale con il testo “Perché a Woodstock ci ho lasciato il cuore” scritto durante l’ultimo anno di Accademia. A gennaio 2016 riceve la menzione speciale al “Premio Oltreparola” con il corto teatrale Libertà. Attualmente collabora come autrice e drammaturga con la Compagnia Bahamut e con la compagnia Domesticalchimia. 16 Elena era la figlia di Leda e di Tindaro, il re di Sparta. Secondo una leggenda, però, pare che il suo vero padre fosse Zeus che, tramutatosi in cigno, aveva sedotto Leda sulle rive del fiume Eurota. Ancor prima di nascere, Elena aveva già a che fare con l’eros e la seduzione. Non è un caso, quindi, che una volta nata è diventata l’emblema della bellezza e dell’amore travolgente, desiderata dagli uomini e odiata dalle donne. Nelle varie narrazioni del mito di Elena (rapita da Paride dalla reggia di Menelao come premio promesso da Afrodite se avesse assegnato a lei il pomo d’oro destinato alla più bella, nella disputa con Era e Atena, di cui Paride stesso era giudice) si inseguono già nell’antichità interpretazioni contraddittorie: da un lato una visione di una Elena responsabile delle sciagure legate alla guerra di Troia, dall’altro lato un tentativo di deresponsabilizzarla. Nella sua tragedia del 412 a.C. Euripide ci presenta una versione dei fatti a dir poco singolare, ispirata a quella più antica del poeta siciliano Stesicoro. L’Elena di Euripide è un personaggio nuovo, sorprendente, le cui vicissitudini non hanno niente a che vedere con la “fama” che fino a quel momento l’aveva preceduta. Nel lungo prologo esplicativo lei stessa racconta al pubblico di non aver mai tradito il marito Menelao. Vinta da Paride ad un concorso di bellezza come ricompensa, è stata però a lui negata da Era, furiosa per la sconfitta. Al suo posto è stato consegnato a Paride un fantasma con le sue fattezze, fatto con l’aria del cielo. Lei, invece, la vera Elena, è stata portata in Egitto e affidata al buon re Proteo, il quale avrebbe dovuto preservarla intatta fino alla fine della guerra. Ma Proteo è morto, e il successore, il figlio Teoclimeno, si è innamorato di lei e vuole a tutti i costi sposarla. E allora lei, fedele nel corpo e nella mente a Menelao, passa le sue giornate accoccolata sullo spazio sacro e inviolabile della tomba del re, in attesa di qualcosa. Possono due testimonianze così diverse, due versioni dei fatti così opposte e radicali, convivere in un’unica rappresentazione? Se attribuiamo a Elena entrambi i punti di vista, la vicenda rischia di apparire paradossale. A meno che… non sia lei stessa un personaggio paradossale, diviso, scisso, quasi schizofrenico, che gioca continuamente ad essere sé e il contrario di sé, presentando ogni volta una verità che è la negazione della precedente. Ed è proprio in questo vortice di possibilità sempre nuove che Elena compie il suo percorso verso la perfezione, forgiando ogni volta la sua identità in base al desiderio dell’interlocutore e creando, in questo modo, una realtà dove la finzione è la base dell’esistenza. Camilla Mattiuzzo 17 3, 4, 5, 6 MAGGIO ORE 21; 7 MAGGIO ORE 20; 8 MAGGIO ORE 17 AGAMENNONE da Eschilo adattamento Riccardo Baudino tutor Antonio Latella e Federico Bellini assistente alla regia Riccardo Baudino regia Antonio Latella PERSONAGGI E INTERPRETI Guardiano Gianpaolo Pasqualino Capo Coro Mariasilvia Greco Coro Alessandro Bay Rossi, Barbara Chichiarelli, Marta Cortellazzo Wiel, Ludovico Fededegni, Christian La Rosa, Alexis Aliosha Massine, Federica Rosellini, Andrea Sorrentino, Giuliana Vigogna Clitemnestra Ilaria Matilde Vigna Egisto Emanuele Turetta Agamennone Leonardo Lidi Cassandra Barbara Mattavelli Araldo Isacco Venturini Riccardo Baudino Riccardo Baudino, nato a Treviglio (BG) il 16/07/1986. Laureato in Lettere Moderne presso l’Università degli Studi di Milano. Diplomato in Drammaturgia presso la Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi di Milano. Nel 2012 ha vinto il premio Subway Poesia. Ha lavorato per Treccani.it e Garzanti Scuola. Autore del testo teatrale Maneki Dream, che ha debuttato all’ATIR Teatro Ringhiera di MIlano nel 2015. Conduce laboratori di teatro per le scuole di Bergamo e Milano. Lavora come autore e dramaturg nella compagnia teatrale Domesticalchimia. 18 L’Agamennone di Eschilo è un testamento. Volendo credere alle favole eroiche, scientifiche e tragiche dei letterati, ci troviamo davanti al primo capitolo della sola trilogia sopravvissuta al rogo dei papiri: l’Orestea, origine del teatro occidentale. Cosa accadde ad Atene nel 458 Avanti Cristo? È bello immaginare che l’anziano poeta Eschilo (425 - 456) vinse le Grandi Dionise. Agamennone, Le Coefore, Le Eumenidi: un unico monolite musicale che racconta il sogno di un uomo. Eschilo, il poeta guerriero, dopo aver combattuto contro i Persiani a Maratona, Salamina e Platea, vedendo morire il fratello, ebbe la forza di donare all’umanità il suo sogno. Un sogno che, nel mezzo della decadenza della democrazia, suona per un ordine nuovo, dove la violenza sia un argomento da condividere e il destino un concetto da amare e su cui discutere tra uomini nei tribunali, nei teatri, in casa e per la strada. Si parla della famiglia troppo umana degli Atridi. Dopo la guerra di Troia, Agamennone torna ad Argo, dove lo attende la regina Clitemnestra, sua moglie. Clitemnestra ha scelto come suo amante Egisto, figlio di Tieste, fratello di Atreo, padre del re Agamennone e di Menelao. Atreo uccise i figli di Tieste, li fece cucinare e con l’inganno li fece mangiare al fratello. Ora, Clitemnestra e Egisto vogliono uccidere Agamennone: Egisto per vendicare il padre; Clitemnestra per vendicare la figlia, Ifigenia, che Agamennone sacrificò affinché il vento potesse soffiare per gonfiare le vele delle navi greche dirette contro Troia. Spietato e ineluttabile, il delitto si compie. Testimone impotente è il coro dei nobili anziani di Argo, incapace di agire e di prendere una posizione. Come accostarsi all’Agamennone - un’opera perfetta - con l’umiltà e l’arroganza necessarie a tradurla per la contemporaneità? Fortunatamente un’opera perfetta è eterna. Forse basta - anche se è molto difficile - ascoltarla. Il nostro tentativo drammaturgico e registico è stato proprio questo: ascoltare la musica di Eschilo - attraverso l’originale e le grandi traduzioni di Cantarella e Pasolini - per poi scegliere. Per il coro abbiamo optato per una evoluzione linguistica - dal greco antico, passando per il latino, l’italiano “eroico” di Alfieri e Leopardi, la poesia del ‘900, fino al rap - che esprimesse la mutevole volontà e le contraddizioni di chi è governato; mentre per i cosiddetti eroi, abbiamo scelto una lingua “eterna”, immobile - anche se vivissima - per esprimere le contraddizioni fondanti dell’uomo di ogni tempo. La cellula base di tutta la lingua del nostro libretto è una terzina “pasoliniana”, liberissima e franta, la forma che ci è sembrata più adatta per tradurre, oggi, la musica che noi abbiamo sentito nelle parole di Eschilo. La regia ha incarnato i versi, dando spazio, potenza e centralità alle figure dei “senza nome”, i meschini della tragedia e della vita, primo fra tutti, il Guardiano, il cane degli Atridi, costretto dalla regina Clitemnestra a scrutare il buio nell’attesa della fiamma, il segnale di fuoco che annuncia la fine della guerra e il ritorno del re Agamennone. Riccardo Baudino 19 10, 11, 12, 13 MAGGIO ORE 21; 14 MAGGIO ORE 20; 15 MAGGIO ORE 17 ELETTRA da Euripide adattamento Matteo Luoni tutor Antonio Latella e Linda Dalisi assistente alla regia Matteo Luoni regia Antonio Latella PERSONAGGI E INTERPRETI Agamennone Leonardo Lidi Elettra Marta Cortellazzo Wiel Meschino Alexis Aliosha Massine Coro Mariasilvia Greco e Barbara Mattavelli Oreste Christian La Rosa Pilade Andrea Sorrentino Maestro Gianpaolo Pasqualino Clitemnestra Ilaria Matilde Vigna Egisto Emanuele Turetta Messaggero Isacco Venturini Dioscuri Isacco Venturini e Alessandro Bay Rossi Matteo Luoni Matteo Luoni (Busto Arsizio, 1987) si laurea in Comunicazione all’Università San Raffaele di Milano nel 2009. Studia e lavora nella comunicazione e nella produzione audiovisiva in Italia e a New York prima di avvicinarsi al teatro grazie all’incontro con la compagnia cagliaritana Teatro dallarmadio, con la quale collabora per la realizzazione di progetti teatrali e cinematografici. Nel 2012 intraprende il percorso di studi alla Scuola Paolo Grassi, nel corso di drammaturgia coordinato da Renato Gabrielli. Nel maggio 2015 esordisce con L’anatomia degli affetti curandone la drammaturgia e la regia, con la supervisione artistica di Lucia Calamaro. “Tre figlie ho io, nel palazzo ben costruito / Crisotemi, Laodice ed Ifianassa”. È Agamennone a parlare, nel Libro IX dell’Iliade. Offre una delle sue figlie ad Achille perché torni a combattere. Colpisce il nome di Laodice, “giustizia comunitaria”, e sorprende la mancanza di quello di Elettra. Forse Laodice è Elettra, quell’Elettra che è diventata àlektron, “ ignara di letto”, dopo la morte del padre. Quella morte da cui è nato tutto. Da cui è nata anche Elettra. Benché Esiodo la citi, nel suo catalogo delle donne, come una ragazza che “per bellezza rivaleggiava con le dee immortali”, Elettra non appartiene al mito. È un’invenzione letteraria, che prenderà vita solo nel teatro classico dell’Atene del IV-V secolo a.C. È una strana genesi, che appartiene alla scrittura più che all’oralità, perché infatti essa è, tra tutte le tragedie, quella più riscritta. Si contano più di 200 adattamenti, tra teatrali e cinematografici, ma il numero potrebbe anche arrivare al migliaio. Elettra è un personaggio, ma è anche una vicenda: il compimento dell’assassinio di Egisto e di Clitemnestra da parte di Oreste, che vendica così l’uccisione di Agamennone, suo padre, re di Argo. È Oreste che impugna la spada, sarà Oreste a dover scontare il terribile castigo delle Erinni. Elettra, allora... che cosa c’entra? Sin da Eschilo, Sofocle, Euripide, Elettra viene cristallizzata nel suo rapporto con Agamennone: è quella che piange la morte del padre, è quella che odia la madre, e che vive di rabbia. Un carattere o uno stereotipo che rende poco onore a un personaggio tanto complesso da essere inafferrabile. Forse è l’addomesticare quest’inafferrabile che ha dato tanta pena a chi nei secoli ha provato a riscriverla. Come se la riscrittura fosse un processo di disseppellimento di un personaggio nascosto tra una zolla e l’altra delle campagne ai confini di Argo. Ma risolvere Elettra non è possibile. La figlia di Agamennone è irrisolvibile perché essa stessa irrisolta. Privata di un padre, di una madre, di una famiglia, ma soprattutto di un’identità: non più principessa, bensì esule, sposa di un misero contadino. Non più a palazzo, ma in una capanna. Incapace di essere moglie e determinata a non diventare madre di un figlio che non possa fregiarsi del titolo di principe. L’unico germe di identità a cui Elettra è ancora legata è quello di essere sorella di Oreste. Oreste: un vagabondo senza padre e senza patria, a cui nessuno ha mai insegnato cosa vuol dire essere re. Perché Elettra vive nella vicenda del matricidio non come colei che impugna il coltello. Elettra è il coltello. Una volte inferte le ferite mortali, una volta compiuto l’irreparabile, diventerà ruggine tra le mani di Oreste e memoria sempre viva di un delitto. La ritroveremo nelle vicende successive, ancora al fianco del fratello e di Pilade, suo futuro sposo. Ma non sarà più lei. Forse sarà tornata a chiamarsi Laodice. O forse non sarà mai più. Matteo Luoni 20 21 17, 18, 19, 20 MAGGIO ORE 21; 21 MAGGIO ORE 20; 22 MAGGIO ORE 17 ORESTE da Euripide adattamento Pablo Solari tutor Antonio Latella e Federico Bellini assistente alla regia Pablo Solari regia Antonio Latella PERSONAGGI E INTERPRETI Oreste Christian La Rosa Elettra Marta Cortellazzo Wiel Pilade Andrea Sorrentino Elena Barbara Chicchiarelli Ermione Mariasilvia Greco Coro Mariasilvia Greco e Barbara Mattavelli Menelao Ludovico Fededegni Tindaro Gianpaolo Pasqualino Messaggeri Alessandro Bay Rossi e Isacco Venturini Servi Frigi Alexis Aliosha Massine e Emanuele Turetta Apollo Gianpaolo Pasqualino e con Leonardo Lidi, Federica Rosellini, Ilaria Matilde Vigna, Giuliana Vigogna Pablo Solari Regista, classe 1989, nato a Cattolica (RN). Laureato in Scienze Politiche presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore. Si forma come regista presso l’Accademia di Arte Drammatica Paolo Grassi di Milano nel 2015. Esordisce a teatro con Scusate se non siamo morti in mare (2016) di Emanuele Aldrovandi, spettacolo finalista Premio Scenario 2015 e testo finalista Premio Pier Vittorio Tondelli 2015. Vive e lavora tra Lima e Milano. Collabora attivamente con l’ Ass. Centro Teatrale MaMiMò di Reggio Emilia. È artista residente presso il Centro Cultural Juan Parra De Riego di Lima, Perù. È presidente fondatore dell’Ass. Culturale Arte Combustibile di Milano. ORESTE Il potere, la ricchezza, niente vale come un vero amico. Sei stato al mio fianco in tutti i pericoli. Ora anche nella vendetta. Non è questo però il momento dei complimenti. Voglio sputare l’anima, morire dopo aver punito i miei nemici, rovinare i traditori. Sangue. Sono il figlio di Agamennone, capo di tutti i Greci, eletto, non tiranno; padre con la forza di un Dio. Non morirò da schiavo, ucciderò da uomo libero, onorerò il nome della mia stirpe. Uccidere per non morire. Accusato di matricidio ed in preda alle Erinni, l’ultimo degli Atridi è un ragazzo vittima del peso della storia e dell’inevitabilità dei suoi crimini. Un viaggio iniziatico verso la maturità e l’età adulta; Pilade ed Elettra, fedeli ed amati compagni, lo seguiranno famelici e tragici, come un branco di lupi in preda alla fame di vita. Oreste, eternamente figlio di Agamennone, responsabile del futuro della sua dinastia; figlio predestinato al crimine, al matricidio, assassino di quella madre tanto odiata che lo ha esiliato, costretto a crescere lontano da Argo perché pericoloso per il nuovo regime politico. Ma si può odiare una madre? Quale forza spinge il coltello nel grembo di Clitemnestra? La maledizione? La responsabilità verso il padre? La fame di potere? Quali le conseguenze? Il crimine è, in questo caso, redenzione e libertà? Ma questa redenzione può cancellare il senso di colpa? Euripide fa di Oreste un uomo pieno di dubbi, costretto a perdere violentemente la propria innocenza, in preda alla maledizione famigliare e alle Erinni interiori che lo divorano. Un fratello non in grado di badare alla propria sorella, Elettra, che tanto lo ha aspettato, innamorata; quell’Elettra che tanto amava suo padre e che tanto ha bisogno di Oreste. Pilade, un amico, un compagno. Ha sacrificato il proprio passato, rinnegato dalla sua casata e dalla sua città, legato nella lotta insieme ad Oreste fino alla morte: morte o gloria. È il nuovo ordine contro il vecchio. È la lotta dei figli contro i genitori. Argo e i suoi cittadini osservano e giudicano il matricida; una capitale morta, una politica in preda alla demagogia e al populismo, un palazzo decaduto, senza padrone, senza un re. Oreste non è eroe, non è un re, non è Agamennone, non è Atreo. Oreste è debolezza, paura, confusione, amore, passione, vita, luce. Ma Oreste è pronto a diventare re? È pronto a diventare uomo? È pronto a guardarsi allo specchio? Pablo Solari 22 23 24, 25, 26, 27 MAGGIO ORE 21; 28 MAGGIO ORE 20; 29 MAGGIO ORE 17 EUMENIDI da Eschilo adattamento Martina Folena tutor Antonio Latella e Linda Dalisi assistente alla regia Martina Folena regia Antonio Latella PERSONAGGI E INTERPRETI la Pizia Giuliana Vigogna Apollo Gianpaolo Pasqualino Oreste Christian La Rosa Clitemnestra Ilaria Matilde Vigna Coro Erinni Isacco Venturini e Alessandro Bay Rossi Atena Barbara Mattavelli Pilade Andrea Sorrentino Tantalo (capostipite) Isacco Venturini Agamennone Leonardo Lidi le Moire Alessandro Bay Rossi Tantalo e Plistene (figli di Tieste) Isacco Venturini e Alessandro Bay Rossi Menelao Ludovico Fededegni Elena Barbara Chichiarelli Elettra Marta Cortellazzo Wiel e con Mariasilvia Greco, Alexis Aliosha Massine, Federica Rosellini, Emanuele Turetta Martina Folena Maturità classica, diplomata in regia teatrale alla Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi, Martina Folena (18.03.1993) si occupa principalmente di teatro per l’infanzia e di narrazione. Le sue esperienze in materia spaziano dall’Italia al Canada alla Scozia. Si forma come narratrice professionista durante il Servizio Civile presso la Biblioteca Comunale di Trento. All’ultimo anno di accademia viene selezionata all’interno del progetto “Finestra sulla drammaturgia tedesca” e va in scena al Teatro delle Passioni con Sono come voi, amo le mele di T. Walser. È fondatrice di Selkie, compagnia teatrale per la valorizzazione del fiabesco come schema di elaborazione della realtà. Guardami, Oreste, guardami in faccia lasciati stringere da questi miei lacci lascia che morda le vene del polso lascia che succhi il tuo sangue denso lascia che arrivi questo grande dolore lascia che bruci la tua carne mortale Tempo che invecchia non passa e non cura Tempo è condanna per chi soffre paura Io offro le ali per prendere il volo ma prima accompagnami nel sottosuolo. Oreste ha ucciso la madre e l’amante della madre, è stato condannato a morte dalla sua città natale, ha tentato il colpo di Stato, ha rapito sua cugina e minacciato di dare fuoco al palazzo. Noi lo incontriamo adesso: con le mosche nel cervello, perduto nel mondo dei sogni. Eumenidi significa “le benevole”. È l’appellativo con cui la dea Atena rinomina le Erinni, terribili creature ancestrali dedite alla vendetta degli omicidi famigliari, placate solo dalla promessa di essere venerate nella città di Atene. Eschilo scrisse Eumenidi, capitolo conclusivo della trilogia dell’Orestea, come monito alla città di Atene scossa dai cambiamenti politici: era necessario che le antiche tradizioni fossero assimilate dall’ordine nascente per creare un nuovo equilibrio. In tutto ciò Oreste, il matricida, restava quasi muto, trasognato, in balia degli dèi. È nel suo punto di vista che vogliamo calarci riscrivendo Eumenidi. La punizione divina è un delirio autoinflitto, un travaglio che Oreste deve attraversare per diventare uomo. “Pàthei màthos” scrive Eschilo: attraverso il dolore la conoscenza. Le Erinni sono un pensiero fisso, ma sono benevole perché costringono a guardare in faccia il proprio dolore e ad accettarlo dentro di sé: una consapevolezza che porta libertà. Nel suo Appunti per un’Orestiade africana, Pasolini definisce le Erinni “dee del sogno”. È il mondo dei sogni il luogo dell’incontro di tutti i fantasmi che popolano il palazzo di Argo, costruito sulle ossa dei due bambini che il patriarca Atreo uccise e servì come banchetto al padre degli stessi. Oreste è l’ultimo erede della maledizione degli Atridi: sangue chiama sangue, la condanna originaria che finora ha governato la vita di tutti e anche di Oreste. Per liberarsi Oreste deve affrontare i propri mostri laddove li ha nutriti per anni. Nel mondo dei sogni c’è la soluzione. Il testo di Eschilo diventa quindi il punto di partenza per un altrove. Attraverso una riscrittura in versi, in parte fedele all’originale e in parte pura invenzione, questo viaggio nel mondo dei sogni condurrà Oreste a superare di gran lunga quei limiti che l’eroe del mondo antico doveva onorare. L’attraversamento del dolore lo condurrà a ben altra consapevolezza, spingendolo ad un nuovo colpo di stato, stavolta nei nostri confronti. Martina Folena 24 25 31 MAGGIO, 1, 3 GIUGNO ORE 21; 4 GIUGNO ORE 20; 2, 5 GIUGNO ORE 17 Perché quando si mangia il gelato viene mal di testa? Perché quando ci si annoia si sbadiglia? da Euripide adattamento Silvia Rigon tutor Antonio Latella e Federico Bellini assistente alla regia Silvia Rigon regia Antonio Latella Ifigenia vive ora in Tauride: un’isola ai confini del mondo. È figlia di Agamennone e Clitemnestra. Ventiquattro anni prima, un oracolo l’aveva designata come vittima sacrificale necessaria perché le navi greche potessero salpare per Troia. La dea Artemide decise di salvarla e la sostituì con una cerva al momento del massacro. Divenuta sacerdotessa di Artemide, ritroviamo Ifigenia occuparsi, in Tauride, di sacrifici umani insieme a Toante, sovrano di questo Paese di confine. IFIGENIA IN TAURIDE PERSONAGGI E INTERPRETI Toante Leonardo Lidi Ifigenia Federica Rosellini Oreste Christian La Rosa Pilade Andrea Sorrentino Mandriano Ludovico Fededegni e con Alessandro Bay Rossi, Barbara Chichiarelli, Marta Cortellazzo Wiel, Mariasilvia Greco, Alexis Aliosha Massine, Barbara Mattavelli, Gianpaolo Pasqualino, Emanuele Turetta, Isacco Venturini, Ilaria Matilde Vigna, Giuliana Vigogna Silvia Rigon Silvia Rigon (1987, Milano) ha lavorato come assistente alla regia per Il clan delle divorziate con la regia di Hazis Varzar, ha partecipato come relatrice al Festival di teatro di Bejaia in Algeria e ha lavorato in produzione a Spoleto58 Festival dei 2Mondi seguendo in particolare lo spettacolo Jadasmeeristblau con Adriana Asti. È regista della compagnia Diodolab che collabora con l’Università di Fisica di Milano per la divulgazione del pensiero scientifico. Tiene corsi di propedeutica all’apprendimento dell’arabo e del francese attraverso il teatro. Oreste, suo fratello, sbarca senza saperlo in questa terra alla ricerca della statua di Artemide che crede lo possa liberare dalle Erinni che lo perseguitano per aver ucciso sua madre. Quella stessa notte Ifigenia ha un incubo che interpreta come segno della morte del fratello, che lei attendeva per essere riscattata e nel quale confidava per il perpetuarsi della propria stirpe e quindi del suo stesso futuro. Uno degli interrogativi centrali da cui è partita questa riscrittura verte su cosa rappresenti, di fatto, la statua di Artemide. In scena, Ifigenia e il suo re seguono l’antico rituale di immolare alla Dea gli stranieri, segnatamente greci, per la ricerca della conoscenza; studiano infatti il corpo umano, ma anche le stelle e la natura e parte di ciò che oggi chiameremmo, forse, scienza. Ma dove può portare la conoscenza? Quali sono i suoi limiti? Qual è il rapporto tra scienza ed etica? Quali sono i meccanismi che ci muovono? Sono alcune delle domande che i protagonisti si pongono. Ifigenia in Tauride è una tragedia atipica: non vi sono omicidi o mattanze, apparentemente non succede nulla, le situazioni paradossali vissute dai personaggi innescano meccanismi comici e alla fine i protagonisti escono apparentemente illesi dalla vicenda. In questo caso però la salvezza non è sinonimo di lieto fine. Il nucleo tragico consiste nella crisi dell’idea di un futuro positivo che marchia tutti i sopravvissuti: dovranno “accettare l’odio degli altri per primeggiare” (Pericle). In questa tragedia, Ifigenia e Oreste segnano definitivamente la nascita di un nuovo linguaggio: assistiamo al crollo definitivo degli eroi e alla presa di consapevolezza dell’impossibilità di un futuro ideale. Ai personaggi di Ifigenia Taurica si ispirano numerosi personaggi del nostro immaginario odierno come Lara Croft, Santa Tecla e Indiana Jones. Nessuno li ha mai visti sbadigliare. Silvia Rigon 26 27 7, 8, 9, 10 GIUGNO ORE 21 CRISOTEMI di Linda Dalisi assistente alla regia Linda Dalisi regia Antonio Latella PERSONAGGI E INTERPRETI Crisotemi Giuliana Vigogna Clitemnestra Ilaria Matilde Vigna Agamennone Leonardo Lidi Elettra Marta Cortellazzo Wiel Oreste Christian La Rosa Ifigenia Federica Rosellini Pilade Andrea Sorrentino Tantalo e Plistene Alessandro Bay Rossi e Isacco Venturini Menelao Ludovico Fededegni Elena Barbara Chicchiarelli Apollo Gianpaolo Pasqualino Donne Coro Mariasilvia Greco e Barbara Mattavelli Egisto Emanuele Turetta Achille Alexis Aliosha Massine Crisotemi è figlia di Agamennone e Clitemnestra, dunque appartiene alla stirpe degli Atridi al pari di Ifigenia, Elettra e Oreste, eppure nessun tragediografo del V secolo l’ha presa in considerazione se non per fare da contraltare alla furia vendicatrice di Elettra, nonostante fosse già citata da Omero. Dovrà aspettare il ’900 per essere protagonista di un poema di Ritsos, testo comunque incentrato sull’assenza dell’azione e sul senso politico dell’assistere in modo silenzioso agli eventi. Abbiamo quindi lavorato sull’assenza di questo personaggio dalla “saga degli Atridi”, sul senso di una tragedia basata sul non-essere, un personaggio che ammuffisce nei secoli in attesa che un autore lo riporti nel suo tempo. Ma la sua distanza dalla maledizione di sangue che da Tantalo in poi si abbatte sulla discendenza, la rende anche un’ipotetica sopravvissuta, una sorta di testimone degli eventi. Quella che potrà raccontarli. All’inizio per questo nome – Crisotemi – immaginavo una sorta di riscatto, un testo che la rendesse tragica eroina, anche a costo di cambiare la storia spostandone gli equilibri rispetto a come ci è stata raccontata. Poi però considerando il fatto che si tratta comunque dell’ottavo di otto testi, che arriva dopo sette lavori e soprattutto dopo che tutto è già stato raccontato, il testo è diventato un atto finale senza parole: una lunghissima sequenza di ricongiungimento dei personaggi in un aldilà sospeso, con le parole affidate alla registrazione di una voce proveniente da un altro tempo; il silenzio rotto solo dal suono delle stoviglie di un grande banchetto e da un brindisi conclusivo. Per dare voce all’ultima dei figli di Agamennone, poi, questo grande quadro ha trovato delle parole e un corpo che la creassero sulla scena. Nell’etimologia del nome Crisotemi c’è il tema della legge, dell’ordine delle cose, e quello dell’oro e dello splendore, come se ella racchiudesse in sé il destino splendente di una legge della vita dell’uomo comune. Tragico anch’esso? In che misura? Quest’ordine delle cose, questa “aurea regola”, è diventato anche una chiave per la composizione di un testo che racchiudesse frammenti dei testi precedenti, disponendoli in un andamento elicoidale che suonasse come il ripetersi di uno stesso giorno verso il centro finale del ricongiungimento con tutti i familiari. Con Antonio Latella abbiamo cercato anche una lingua e una poetica dichiaratamente novecentesche come ultimo approdo di tutto il percorso drammaturgico. Gli spunti sono stati Beckett per lo stile da ricercare nelle parole, Simone Weil per la poetica, Angelopoulos per rintracciare il sapore storico-politico che ha dato alla sua versione dell’Orestea ne La recita. Crisotemi resta chiusa in un armadio. È un’immagine che deriva da Anna Maria Ortese che in una lettera definì un poeta “un drago chiuso in un armadio”, per il suo essere schivo profeta del suo tempo. Probabilmente stare a guardare da lì dentro il mondo, gli eventi, le partenze, la guerra, era l’atto più eroico che Crisotemi potesse fare, leggendo le maglie del destino nei suoni a lei cari che – immobilizzati su un nastro - si fanno memoria. E proprio la memoria del senso tragico diventa centrale, mi ricorda che studiare il passato offre materiale vivo per i processi creativi del presente, e la culla di questa possibilità è la scuola, oggi vittima di uno scempio criminale che gradualmente vorrebbe mutilarla del mondo antico. Materia viva, vitale, sempre giovane, che aspetta nei secoli di essere scoperta. Linda Dalisi 28 29 ALESSANDRO BAY ROSSI MARTA CORTELLAZZO WIEL Nasce il 23 gennaio del 1993 a Pinerolo, in provincia di Torino. La prima esperienza teatrale risale al terzo anno delle scuole medie con l’adattamento teatrale de Il fantasma di Canterville di Oscar Wilde. Dopo il diploma entra alla Scuola d’arte drammatica Paolo Grassi di Milano, percorso concluso lo scorso luglio con lo spettacolo Natale in casa Cupiello. All’origine della sua aspirazione alla recitazione c’è la passione per il cinema. Questa esperienza con Antonio Latella è la sua prima vera e propria esperienza professionale. Nasce a Treviso il 30 settembre 1993, nel 2012 si diploma al liceo classico di Treviso. Durante il liceo studia canto moderno e pianoforte, dopo la maturità inizia la scuola del Teatro Stabile di Torino diretta da Valter Malosti. Nel 2011 partecipa alla Summer School della LAMDA (London Academy of Music and Dramatic Art). Si diploma nel 2015 presso la Scuola del Teatro stabile di Torino con lo spettacolo L’Arialda e La Maria Brasca tratto dal ciclo “I segreti di Milano” di Giovanni Testori con la regia di Valter Malosti. Subito dopo il diploma collabora con il Teatro Stabile di Torino e Museo Egizio per gli spettacoli Akhenaton e Antonio e Cleopatra regia di Valter Malosti. BARBARA CHICHIARELLI LUDOVICO FEDEDEGNI Nasce a Roma il 20/05/1985. Sin da piccola si avvicina al teatro e alla danza, passioni che continuerà a coltivare anche durante tutto il percorso di studi classici. Dopo aver iniziato a frequentare la facoltà di arti e scienze dello spettacolo a Roma, decide di dare corpo e spazio alle sue passioni, approfondisce cosi i suoi studi grazie a stage, spettacoli e corsi professionali di danza e teatro, e nel 2010 entra all’Accademia Silvio D’Amico dove si diploma nel 2013. Negli anni di formazione, e nei successivi due anni ha lavorato con professionisti di alto livello in campo teatrale e cinematografico. 30 Nasce e cresce a Fiesole. Si avvicina al teatro grazie ai laboratori organizzati dall’Associazione Magamagò. A 19 anni inizia una collaborazione con la compagnia Pupi e Fresedde del teatro di Rifredi. È attore in regie di Angelo Savelli. Contemporaneamente scopre l’esistenza del “Metodo Mimico” di Orazio Costa grazie ad un incontro con Alessandra Niccolini. A 22 anni l’ammissione in Paolo Grassi. Durante il triennio studierà con vari insegnanti fra cui Marco Maccieri, Maria Consagra, Maurizio Schmidt e Antonio Latella. Quest’ultimo per fortuna riesce ad inseguirlo fin qui a Modena. Negli anni consolida una buona conoscenza di pianoforte e chitarra. 31 MARIASILVIA GRECO Nasce a Cosenza nel 1988, si trasferisce a Roma per frequentare la facoltà di Giurisprudenza, interrompe gli studi per l’ammissione all’ Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio d’Amico, dove si diploma nel 2014. Vince la menzione speciale per Odisseo, che fai, adesso, piangi? di Mariagiulia Colace al Premio Giovani Realtà di Udine. Nel 2015 scrive Se (D)io vuole che debutta al Teatro Due di Roma. Nello stesso anno lavora ne Le mille e una notte di Andrea Baracco e in Note di cucina, regia di Giuseppe Roselli. CHRISTIAN LA ROSA Nasce a Saluzzo (CN) il 21/06/1986. Dopo la laurea triennale in Storia del Cinema, si diploma nel 2012 alla scuola del Teatro Stabile di Torino. Nello stesso anno prende parte al laboratorio diretto da Luca Ronconi presso la Biennale di Venezia. In teatro lavora con Carmelo Rifici (La Rosa Bianca, L’Officina - storia di una famiglia e Sanguinare inchiostro), Valter Malosti (Sogno di una notte di mezza estate e Amleto), Massimo Sgorbani (Fiorirà la Mandragola), Andrea Chiodi (Lungh ‘me la Fabrica del Domm) e registi esordienti come Livia Ferracchiati, Riccardo Mallus e Francesca Merli. Prende parte inoltre a progetti cinematografici indipendenti e fiction, affiancando all’attività di attore quella di doppiatore. 32 LEONARDO LIDI Nato nel 1988, si diploma al Teatro Stabile di Torino. Debutta nel ruolo di Socrate nel Simposio di Platone per la regia di Andrea De Rosa (Cantiere ERT) nella riscrittura di Federico Bellini. A 23 anni è il giovane protagonista dell’Amleto firmato Valter Malosti, con il quale già aveva affrontato Shakespeare nel ruolo di Bottom per il suo Sogno di una notte di mezza estate. Intraprende una tournèe internazionale di due anni con il regista georgiano Levan Tzuladze in Memorie di un pazzo di Gogol’ (ERT). Scrive e dirige Peter Pan_Il sogno di Wendy prodotto dallo Stabile di Torino. Firma la regia del monologo Angelo della Gravità di Massimo Sgorbani da lui interpretato. Per il cinema lavora con Losi, Bellocchio e Ferrario. ALEXIS ALIOSHA MASSINE Nasce a Roma l’11 luglio del 1991. Figlio d’arte, con padre e nonno coreografi, a cinque anni intraprende lo studio della danza classica alla scuola di ballo del Teatro dell’Opera di Roma. Fa il suo debutto all’età di nove anni al Teatro Costanzi di Roma, danzando sulle note di Tchaikovsky. Lascia lo studio della danza all’età di 14 anni per dedicarsi a quello della recitazione iscrivendosi ad una piccola scuola di Roma, che frequenta nei pomeriggi, dopo il liceo. In seguito debutta a sedici anni come attore lavorando per due anni al fianco di Sergio Fiorentini, suo grande maestro. Nel 2012 entra nella scuola per attori del Teatro Stabile di Torino, che frequenterà fino al gennaio 2015. Oltre a lavorare come attore nel cinema e nel teatro, è anche autore, sceneggiatore e regista. 33 BARBARA MATTAVELLI Nasce l’11 gennaio 1991 a Vimercate (MB). Inizia a studiare teatro a Monza, per poi spostarsi a Venezia ed infine diplomarsi nel 2015 alla Scuola del Teatro Stabile di Torino diretta da Valter Malosti. Si diploma con lo spettacolo L’Arialda e La Maria Brasca di Giovanni Testori regia di Valter Malosti e nell’estate 2015 recita in Antonio e Cleopatra, scene dal dramma di William Shakespeare e Akhenaton, con la regia dello stesso Malosti, prodotti dal Teatro Stabile di Torino in collaborazione con il Museo Egizio. Prende parte alla fiction Fuoriclasse 2, regia di Riccardo Donna. GIANPAOLO PASQUALINO Nasce a Catania il 4 aprile 1993, dove incontra il teatro esordendo giovanissimo con compagnie di tradizione siciliana, con le quali lavora a lungo come attore e assistente alla regia. Appena conseguita la maturità classica, entra nel 2012 alla Scuola d’Arte Drammatica Paolo Grassi di Milano, dove collabora con maestri e artisti tra cui Maurizio Schmidt, Kuniaki Ida, Maria Consagra, Antonio Latella, Arturo Cirillo, Marco Plini, Spiro Scimone, Francesco Sframeli, Michele Bottini. Parallelamente alla carriera da attore, si dedica a progetti drammaturgici e registici indipendenti. 34 FEDERICA ROSELLINI Classe 1989, dopo gli studi di canto e violino, si diploma alla Scuola del Piccolo (2011) e si specializza con N. Karpov e T. Ostermaier. Ha lavorato con Luca Ronconi (I beati anni del castigo), Pierpaolo Sepe (Il corsaro nero), Carmelo Rifici (Giulio Cesare), Massimo di Michele (Faust Marlowe Burlesque), Antonio Calenda (Hedda Gabler), Monica Conti (La mite), Matteo Tarasco (Alice). È stata assistente alla regia per Luca Ronconi in Panico. Ha fondato la compagnia Ariel dei Merli. È regista dello spettacolo Polka Dots selezionato da AllinFestival 2015 e di Bigodini (Oh, Mary) (Teatro dell’Orologio 2015). Vincitrice del Premio Hystrio alla vocazione 2011 e del Premio Virgin Active 2014 come miglior attrice. ANDREA SORRENTINO Classe 1988, dopo il diploma al liceo classico di La Spezia si trasferisce a Roma per frequentare l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio d’Amico. Frequenta inoltre il Centro di formazione teatrale Santacristina diretto da Luca Ronconi, e la Biennale College Theatre con Antonio Latella e Francesco Manetti. Nella stagione 2013-2014 lavora con Luca Ronconi in In cerca d’autore - Studio sui “Sei personaggi” e dal 2014 al 2015 è coprotagonista al fianco di Giuseppe Battiston nel Falstaff di Andrea De Rosa. Nel 2014 forma la compagnia Borgobonó con la quale realizza lo spettacolo originale In Ogni Caso Nessun Rimorso, in scena dal 2015, vincitore del Premio Nazionale Giovani Realtà del Teatro e Giovani Direzioni. 35 EMANUELE TURETTA Attore, classe 1989, nato a Milano (MI). Si forma come attore presso l’Accademia d’Arte Drammatica Paolo Grassi di Milano dove si diploma nel 2012. Nell’estate del 2012 partecipa al Festival d’Avignone con lo spettacolo Mistero Buffo e altre storie tratto da “Mistero buffo” di Dario Fo. Nel 2013 è Paride in Romeo e Giulietta di William Shakespeare prodotto dal Teatro dell’Elfo di Milano. Nel 2015 è parte del cast del musical Teen Dante prodotto dalla RSI - Radio Televisione Svizzera Italiana. Dal 2013 è parte del progetto formativo dell’ Ass. culturale Fuoco alla paglia, basato sullo studio delle tecniche di lavoro in etjud, incentrato sull’opera di Anton Čechov. ISACCO VENTURINI Nasce il 21 maggio 1992. Abita a Pescantina, in provincia di Verona. Si avvicina al teatro con la scuola amatoriale veronese Estravagario Teatro - Laboratorio Musical. Dal 2012 al 2015 frequenta la scuola per attori del Teatro Stabile di Torino diretta da Valter Malosti. Nell’estate 2014 collabora con Michela Lucenti e Balletto Civile per il progetto “In-Erme”. Lavora per il Teatro Stabile di Torino nell’estate 2015 al Museo Egizio con Antonio e Cleopatra di Shakespeare e Akhnaton di Agata Christie, diretti da Valter Malosti, con il quale collabora anche nel gennaio 2016 per L’Arialda, di Giovanni Testori. 36 ILARIA MATILDE VIGNA Nasce a Trecenta (RO) il 06/05/1988. Dopo la maturità scientifica si trasferisce a Gorizia dove si laurea in Scienze Internazionali e Diplomatiche con un’esperienza a Londra. Prosegue gli studi a Roma dove completa la laurea magistrale in Relazioni Internazionali. Durante gli studi collabora con Greenpeace, studia basso elettrico e teatro. Nel 2012 viene ammessa alla Scuola del Teatro Stabile di Torino diretta da Valter Malosti dove si diploma nel 2015 con I Segreti di Milano di Giovanni Testori nel ruolo di Arialda. Sempre con la regia di Malosti è Ottavia in Antonio e Cleopatra prodotto dal Teatro Stabile di Torino. GIULIANA VIGOGNA Nasce l’11 ottobre 1988. Dopo aver conseguito la laurea in Economia e Management, frequenta l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio d’Amico, dove si diploma nel 2014. Nel corso del 2015 partecipa allo spettacolo in scena a Roma Se (D)io vuole, adattamento di “Tre sorelle” di A. Čechov. A marzo dello stesso anno è coprotagonista del film Senza fiato al fianco di Francesca Neri e Fortunato Cerlino, per la regia di Raffaele Verzillo. Nella stessa estate frequenta il corso di perfezionamento “Il corpo nelle parole” presso il Centro di alta formazione teatrale Santacristina. 37 ATRIDI: OTTO RITRATTI DI FAMIGLIA CICLO DI INCONTRI SUGLI ARCHETIPI DELLA TRAGEDIA A CURA DI CLAUDIA BARACCHI CON LA PARTECIPAZIONE DEI DRAMMATURGHI DEGLI SPETTACOLI Partendo dagli otto ritratti, un ciclo di incontri che anticiperanno le rappresentazioni per provare a riflettere insieme sul senso e sull’essenza della tragedia e sulle grandi figure archetipiche dell’antichità del mondo greco. Otto ritratti di famiglia, otto sguardi sui protagonisti della nascita dell’uomo contemporaneo che abbandonano l’istinto per dare alla ragione lo spazio necessario alla costruzione di una civiltà. GLI INCONTRI SI SVOLGERANNO AL CAFFÈ DELLE PASSIONI, ALLE ORE 18.30, INGRESSO LIBERO Martedì 19 aprile IFIGENIA IN AULIDE incontro con Claudia Baracchi e i drammaturghi Francesca Merli, Federico Bellini Martedì 26 aprile ELENA incontro con Claudia Baracchi e i drammaturghi Camilla Mattiuzzo, Linda Dalisi Mercoledì 4 maggio AGAMENNONE incontro con Claudia Baracchi e i drammaturghi Riccardo Baudino, Federico Bellini Martedì 10 maggio ELETTRA incontro con Claudia Baracchi e i drammaturghi Matteo Luoni, Linda Dalisi Martedì 17 maggio ORESTE incontro con Francesco Gori e i drammaturghi Pablo Solari, Federico Bellini Martedì 24 maggio EUMENIDI incontro con Francesco Gori e i drammaturghi Martina Folena, Linda Dalisi Martedì 31 maggio IFIGENIA IN TAURIDE incontro con Francesco Gori e i drammaturghi Silvia Rigon, Federico Bellini Martedì 7 giugno CRISOTEMI incontro con Claudia Baracchi e la drammaturga Linda Dalisi 38 39 Foto © Brunella Giolivo Grafica Teatro delle Passioni viale Carlo Sigonio 382 – Modena Tel. 059.301880 www.matitegiovanotte.biz Emilia Romagna Teatro Fondazione viale Carlo Sigonio 50/4 – Modena Tel. 059.2136011 www.emiliaromagnateatro.com