La vita di Kheir-ed-Din, Hayreddin, Haradin, Ariadeno Barbarossa

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La vita di Kheir-ed-Din, Hayreddin, Haradin, Ariadeno Barbarossa
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La vita di Kheir-ed-Din, Hayreddin, Haradin, Ariadeno
Barbarossa
BARBAROSSA (Kheir-ed-Din, Ariadeno Barbarossa, Hayreddin, Haradin) Di Mitilene, di
padre greco (o albanese) e di madre andalusa. E’ probabile che entrambi i genitori siano
stati entrambi di origine ebraica. Battezzato con il nome di Khizr. Fratello di Arouj, cognato
di Sinan. Signore di Algeri e di Tlemcen.
1466 – 1546 (luglio)
Anno, mese
Stato, in
proprio
………............... In
proprio
Avversario Azioni intraprese ed altri fatti salienti
Il padre è un rinnegato greco dell’isola di
Mitilene (Mitilini); ex giannizzero, sposa una
donna di Mitilene, vedova di un pope greco
ortodosso. Fa fortuna come vasaio e diviene
padrone di una nave con la quale batte le coste
dell’arcipelago dopo la conquista ottomana della
regione. Il figlio Barbarossa esercita nella sua
gioventù la pirateria nell’arcipelago greco, finché
le galee dei cavalieri di Rodi pongono fine alla
sua attività al largo dell’isola di Candia (Kriti) in
un combattimento in cui cade ucciso il fratello
Elias ed il fratello Arouj viene fatto prigioniero. Si
reca a Bodrum ed offre invano 1000 dracme per
il riscatto del fratello sopravvissuto allo scontro.
Quest'ultimo, da parte sua, dopo essersi
guadagnata la fiducia dei membri dell’ordine
gerosolomitano, riesce ad evadere ed a
raggiungere prima le coste della Caramania
(Karaman), indi Castelrizzo (Megisti), infine
Mitilene. Barbarossa milita nella squadra del
Camali. Il fratello Arouj si ammutina sulla galea
in cui è imbarcato e ne uccide uno dei
proprietari; in questo contesto, al Barbarossa
viene dato il comando del brigantino che viaggia
di conserva con la galea comandata dal
fratello. Barbarossa diviene molto ricco; guida
alcune navi nelle acque di Negroponte (Evvoia);
rientra a Mitilene ed abbandona l’isola allorché vi
si rifugia il sultano di Adalia (Antalya), Corcut. La
lascia per non compromettersi con il sultano di
Costantinopoli (Istanbul); si dirige verso
Ponente. Tocca Gerbe (Djerba), vi vende del
frumento e con il ricavato acquista 95 schiavi
negri. Fa ritorno in Turchia; sbarca a Benifxe,
vende la sua nave, acquista numerosi cavalli, si
reca al mercato di Maxcolor per vendere i suoi
schiavi. Si porta in Serbia a Semendria
(Sant'Andrea) sulla sponda destra del Danubio.
Arma una fusta per scorrrere le coste ai danni
dei cristiani. Compra un'altra imbarcazione, la
carica di remi e di altro legname e la invia a
Djerba..
1503
In
proprio
Si ricongiunge con il fratello Arouj. Conquista
l’isola di Djerba e la trasforma in base per le sue
spedizioni.
…………............. In
proprio
Si trasferisce a Tunisi; si accorda con il re Abu
Abdallah Mohammed, della famiglia dei Beni
Haffs; per avere l’appoggio del sovrano moresco
gli offre in cambio non l’usuale quinta parte dei
guadagni, bensì la terza.
Primavera
Salpa da Tunisi con le sue galee ed altre 2
galeotte, una di 15 ed una di 9 banchi: in questo
suo primo viaggio barbaresco, durato ventuno
giorni, cattura una galeotta di 12 banchi, un
galeone genovese che trasporta panni ed una
nave carica di frumento: quest’ultima, a seguito
di un aspro scontro. Nel rientro a Tunisi
consegna al re la quota di bottino pattuita; fatte
molte elemosine per i poveri e le moschee,
divide il resto in dodici parti, delle quali ciascuno
dei capitani prende la sua quota. Il resto (sotto
forma di panni, di tela e di denaro) è dato ai
membri degli equipaggi.
1504
In
proprio
Cattura un bastimento francese, che trasporta
panni, ed invia il relativo carico a Costantinopoli
per mezzo di un nipote del Camali, Muhieddin
Rais. Con il fratello ha in dono dalla Porta 2
galee ed alcuni caffetani.
………….............
Estate
In
proprio
Chiesa
Spagna
Alla testa di 4 fuste, sempre con il fratello,
cattura nei pressi dell’isola d’Elba, in due azioni
distinte, 2 galee dello stato della Chiesa: sulla
prima imbarcazione viene fatto prigioniero Paolo
Vettori. Barbarossa naviga, poi, con 3 navi, al
largo dell'isola di Lipari: si impossessa in tale
occasione di una nave spagnola, la “Cavalleria”,
in rotta dalla Spagna verso Napoli. A bordo vi
sono 300 soldati, 80 marinai e 60 cavalieri
aragonesi: l’inseguimento dura un intero giorno.
Alla fine gli avversari vengono costretti alla resa:
da essi non è opposta alcuna resistenza, perché
a causa di una tempesta la nave ha ricevuto
grossi danni e tutti gli uomini sono intenti alle
pompe. Barbarossa rientra festante a Tunisi:
sulla nave predata sono trovati 80 falconi ed altri
uccelli, nonché 30 cani di varie razze. Il tutto
viene deposto nella torre di La Goletta. Da
lì Barbarossa invierà in dono al sultano 2
ufficiali spagnoli fatti prigionieri, 2 cammelli, i 60
cavalieri e 2 donne con 2 mule. In
contraccambio, gli saranno riconosciuti da
Costantinopoli alcune vesti e 2000 ducati.
1505
In
proprio
Spagna
…………............. In
proprio
1508
Fa vela verso le coste della Calabria: respinto da
alcune galee amalfitane, deve ritirarsi.
Scorrazza intensamente dalla foce del
Guadalquivir fino al golfo del Leone. La sua
flotta ora ammonta a 12 unità, di cui 8 di sua
proprietà e 4 appartenenenti ad altri capitani
turchi.
In
proprio
Genova
Devasta le coste liguri, in particolare Diano
Marina.
…………............. In
proprio
Spagna
Arma 10 navi per scorrere contro Bougie
(Bejaia) e Cherchell sulla costa africana.
1509
Si reca a Tunisi e vi trova sia le 2 galee
speditegli da Costantinopoli, sia il fratello Ishak
che ha lasciato Mitilene per raggiungerlo.
………….............
1510
Febbraio
Invia 1000 mori al recupero di un castello: i suoi
uomini sono pesantemente sconfitti dai difensori,
rafforzati nell’occasione da milizie spagnole.
………….............
Si stabilisce a Djerba.
1511
Agosto
In
proprio
Spagna
A fine mese 60 navi accostano nella rada di
Calamizzi, vicino a Reggio
Calabria. Barbarossa si dirige verso la località,
si apre un varco e dilaga nelle vie cittadine.
Sono incendiate innumerevoli case e sono
spogliate molte chiese. Il viceré di Napoli
Raimondo di Cardona spedisce da Napoli 20
galee e 4 tartane al comando del marchese di
Bitonto: i soccorsi arriveranno in ritardo. I danni
al territorio sono di tale entità che alla città verrà
accordata l’esenzione fiscale per due anni.
1512
Luglio agosto
In
proprio
Spagna
Arriva a Djerba l’emissario del re di Bougie,
scacciato dal trono dagli spagnoli due anni
prima. Lascia la città con il fratello per assalire
Bougie, distante 500 miglia. Il viaggio dura
quindici giorni a remi. L’esercito dei due corsari
è rappresentato dalle 12 galeotte, sulle quali
vengono trasportati un migliaio di turchi e molti
pezzi di artiglieria: 3000 mori, seguaci dell’ex re,
affiancano gli attaccanti. Ad agosto la squadra
entra nella baia. Inizia il bombardamento del
forte: dopo otto giorni viene distrutta la torre ed è
aperta una breccia nelle mura. Gli assalitori si
arrampicano sulla scarpata di pietre frantumate:
i difensori rispondono con il fuoco. Viene ferito
gravemente Arouj Barbarossa ed i corsari
rientrano verso Tunisi.
…………............. In
proprio
Spagna
Genova
Desola le coste dell’Andalusia impossessandosi
di alcune piccole imbarcazioni e causando gravi
danni nelle sue discese a terra. Si imbatte in una
galeotta genovese diretta all’isola di Tabarca,
vicino alla baia di Alicante. La nave appartiene ai
Lomellini, signori di Tabarca e proprietari delle
imprese cittadine della pesca del corallo: a
bordo vengono trovati gioielli e ricche
mercanzie. La nave è rimorchiata a Tunisi. Nel
proseguio della campagna recupera la galea di
Dadi, un centro della Turchia europea, catturata
dagli spagnoli nella rada del porto di Minorca
(Menorca). Barbarossa sbarca, a sua volta, in
tale isola alla ricerca di vettovaglie; conquista
una torre e sconfigge nei pressi 300 fanti e 60
cavalli leggeri. Sono fatti schiavi 90 cristiani.
Prosegue indi verso la Liguria; si apposta nelle
vicinanze di Genova e cattura 4 navi.
All’avvicinarsi delle galee della repubblica,
inizialmente si ritira; contrasta, alfine, i nemici. Si
impadronisce della capitana genovese e
recupera 2 sue navi che in un primo momento
sono cadute in potere degli avversari. Nel giro di
un mese riduce in schiavitù 3800 persone, fra
uomini e donne, e si impadronisce di 21 vascelli
mercantili. Ritorna a Tunisi con il fratello.
………….............
Si sta intrattenendo nel suo harem allorché
viene assalito dai genovesi nel porto di La
Goletta. Barbarossa affonda nel porto 6 delle
sue galeotte per impedire ai nemici di
impadronirsene e di rimorchiarle. Fa vela con le
altre 6 per dare battaglia. E’ sconfitto. Gli
avversari sbarcano, ricacciano i turchi entro le
mura di Tunisi, radono al suolo il forte di La
Goletta, si impossessano delle 6 galeotte
abbandonate e della galeotta “Lomellina”,
predata in precedenza, e le trainano in trionfo a
Genova.
1513
Primavera
Costruisce 3 nuove galeotte, riportando la sua
flottiglia a 9 unità. Impianta a Djerba una
fabbrica di polvere da sparo per rendersi
autonomo nell’armamento.
…………............. In
proprio
Inghilterra
Francia
Con il fratello esce in crociera alla testa delle
sue navi e di altre 7 appartenenti al re di Tunisi.
Avvista 4 navi inglesi dirette in Francia con un
carico di mercanzie e di panni: scambiato per
una galea cristiana, è seguito nottetempo da tali
imbarcazioni. All’alba queste gli si arrendono
senza opporre resistenza. Cade pure in suo
potere una nave francese che trasporta tavole;
sulle coste catalane cattura altre 4 navi che,
viceversa, hanno tentato di opporglisi.
Spagna
Genova
Spagna
Assedia la guarnigione spagnola di Bougie. In
pochi giorni un piccolo forte sul lido viene raso al
suolo dall’ artiglieria; assedia un secondo
castello che sorge pure esso sulla spiaggia. Con
l’avvento delle prime piogge gli alleati berberi
abbandonano il campo per dedicarsi ai lavori dei
campi. Si avvicinano le navi spagnole con 14000
uomini in soccorso dei difensori. Barbarossa
toglie l’assedio e punta con 12 galeotte (sulle
quali sono imbarcati 1000 turchi) alla volta di
Ceuta; toglie ai genovesi Gigeri (Djidjelli), vi
cattura 100 uomini del presidio e fa della località
la sua nuova base operativa. Cadono in suo
potere anche molti porti del regno di Tunisi.
Ovunque amplia gli arsenali e ripara le mura, in
particolare a Mehedia (Al Mahdiyah). Riprende il
mare da Djidjelli. Con il tempo che volge al bello
le sue 12 galeotte prendono il largo. Si
disperdono nella vasta zona di mare tra la
Sicilia, la Sardegna, le isole Baleari e la costa
spagnola. Raggiunto il luogo stabilito, in genere
un punto a 60/70 miglia a sud di Capo
Spartivento, esse si mettono alla caccia delle
loro prede. Vengono catturati 3 grossi mercantili
che stanno rientrando in Spagna: questi
1514
Agosto
novembre
In
proprio
vengono rimorchiati a Djidjelli prima che abbiano
inizio le tempeste invernali.
1515
Maggio
In
proprio
Luglio
In
proprio
Nel golfo di Tunisi con 15 fuste e 2 galee. A fine
mese giunge sulle coste provenzali, alle isole di
Hyères, con 4 galee, 11 fuste, 11 barche ed altre
imbarcazioni. Le navi catturate nell'occasione
sono portate a Port-Cros per essere disarmate e
demolite. Quanto non viene utilizzato è dato alle
fiamme.
Spagna
Novembre
In una sua spedizione prende la galea di
Maiorca, 3 barze ed alcuni galeoni. Rientra nel
golfo di Tunisi con 6 fuste.
A Bougie.
1516
Maggio
………….............
In
proprio
Genova
Spagna
Armate 14 navi a Tunisi, si collega
con Curtogoli che ne conduce altre 14; sbarca
nell’isola d’Elba e ne assedia il castello. Naviga
nel mar Ligure ed ha senza colpo ferire 28
imbarcazioni. Al ritorno, i 2 corsari ne catturano
altre 12, che da Genova sono dirette in Sicilia
cariche di armi, panni e ferro. Parte delle prede
sono condotte a Tunisi tramite il Curtogoli e
parte a Djidjelli.
Da Djidjelli attacca uno sceicco tributario degli
spagnoli (7000 ducati in frumento, 100 buoi,
1000 montoni e 14 cavalcature con le loro
bardature), lo coglie alla sprovvista e lo
imprigiona con tutti i suoi famigliari. Accordatosi
con quest’ultimo, lo fa liberare e gli fa restituire
tutti i suoi beni. Assale Ténès e nel porto si
impadronisce di 4 galee spagnole; nei giorni
seguenti irrompe nel castello e vi cattura 300
spagnoli che vi si sono riparati: la preda
ammonta a 50 quintali di spezie varie, 300
pezze di panno per abiti, 4000 braccia di tela,
600 quintali di cera e 400 schiavi. Con il fratello
ora appoggia Salim-ed-Terimi, un arabo di
Bildah, contro gli spagnoli al blocco della
fortezza del Pennone di Gomez de la Gomera,
costruita su un’isola del porto di Algeri. Segue
Salim-ed-Terimi con la flotta (18 galeotte e 3
galee cariche di cannoni) verso Algeri, mentre il
fratello marcia contro la città alla testa di 800
turchi, 3000 uomini reclutati fra i sudditi e 2000
volontari mori. Il fratello Arouj strozza Salim e si
impossessa del potere. Barbarossa si conduce
presto a Delis, stabilisce in ogni paese ricevitori
delle imposte, elegge funzionari per il governo e
la difesa delle varie località.
1517
In
proprio
Spagna
Barbarossa continua con le sue incursioni nelle
terre dei cristiani. Sbarca a Capo Limiti, nella
Calabria orientale; da qui raggiunge Isola di
Capo Rizzuto che investe con estrema violenza.
79 persone perdono la vita e 295 sono ridotte in
schiavitù..
Maggio
Algeri
Tunisi
Viene lasciato dal fratello al governo di
Algeri. Barbarossa gli invia in soccorso a Quila il
fratello Ishak con 600 soldati e 2000 cavalli
comandati dal suo luogotenente Eskender
Chetosa. Alla morte in combattimento di Arouji,
viene eletto re al suo posto.
Agosto
Algeri
Impero
A metà mese Algeri è assalita da un esercito
spagnolo comandato da Ugo di Moncada e da
Martin de Argote (7500 uomini, con 30 vascelli,
8 galee ed alcuni brigantini partiti da Napoli).
Sbarcano di sorpresa 1500 soldati che
occupano una collina davanti alla città: tali forze
si attestano sul luogo in attesa che giungano
loro di rinforzo le truppe beduine dello sceicco di
Tlemcen Buhammud, loro alleato. L’attesa dura
sette giorni; Ugo di Moncada, visto il continuo
crescere delle forze a disposizione del
Barbarossa, impegna i turchi con continue
scaramucce. Non comparsi dopo altri tre giorni i
suoi alleati, decide di reimbarcare i soldati a sua
dispozizione perché non dispone di abbastanza
truppe per potere assediare con efficacia la città.
Una furiosa tempesta sopravviene e fa sbattere
le navi contro gli scogli: 26 di queste colano a
picco con 4000 uomini. Ugo di Moncada ritira in
fretta e furia i soldati sbarcati, abbandona sul
terreno munizioni e pezzi di artiglieria, punta su
Ibiza. Barbarossa fa tagliare le narici e gli
orecchi dei cristiani già morti. Invia,
successivamente, a Meliala il proprio
luogotenente Caythasan con 600 turchi e 2000
cavalli: più di 20000 mori si uniranno alle truppe
di quest’ultimo. Il Moncada riesce a sfuggire alla
cattura: viene gravemente ferito al viso a bordo
della sua nave; si nasconde sotto alcuni
cadaveri. Di notte lo spagnolo scivola in acqua
grazie alla catena dell'ancora; nuota nel porto
1518
finché si mette in salvo su un'imbarcazione
diretta a Bougie, porto controllato dai suoi
compatrioti.
.....................
Ad Algeri i prigionieri sono così numerosi
che Barbarossa, temendo che essi facciano causa
comune con la popolazione locale, ne fa massacrare
3000 a colpi di scimitarra. Sono risparmiati,
inizialmente, solo 25 capitani napoletani di nobile
famiglia. In un secondo momento il corsaro rifiuta le
somme che gli vengono proposte dall'imperatore
Carlo V per il loro riscatto, li fa giustiziare e gettare i
loro cadaveri in mare.
Dicembre
Conquista Tlemcen e ne assedia invano il
castello. Con i fuoriusciti di Tlemcen ed i turchi al
suo seguito, sconfigge i mori che signoreggiano
la città e la occupa. Entra, alfine, nel castello a
seguito della fuga del locale sceicco. Viene
nominato re dal popolo. Venuto a sapere da una
schiava che 160 notabili arabi hanno ordito una
congiura ai suoi danni, li convoca con un tranello
nella moschea: ne fa chiudere le porte e li fa
arrestare dai suoi soldati. 20 di costoro sono
decapitati. Barbarossa si impossessa del tesoro
della corona, valutato in un milione e mezzo di
ducati. L’ex-sceicco Buhammud fugge ad Orano
(Oran) e chiede nuovamente l’aiuto degli
spagnoli: si muovono da Cartagena alla difesa di
Orano 500 fanti e 150 schioppettieri.
1519
…………............. Algeri
…………............. In
proprio
Tunisi
Alla morte di Buhammud, ristabilito sul trono di
Tlemcen dagli imperiali, Barbarossa appoggia
Muley-Abd- Allah contro il fratello Messaur,
appoggiato dagli avversari. Riconquista
Tlemcen. Il re della Tunisia Mulah Mohammed
gli aizza contro gli sceicchi che governano le
tribù arabe ad est ed a ovest di Algeri, primo fra
tutti Ahmed-ben-el-Kadì, che aveva già
abbandonato il fratello Arouj nella battaglia del
Rio Salado. Le milizie del Barbarossa marciano
su Tunisi; vengono attirate in un’imboscata dal
traditore e sono sterminate. Ahmed-ben-el-Kadì
marcia ora contro Algeri dove Barbarossa si
asserraglia a difesa della città.
Salpa da Djidjelli con 9 navi alla caccia di navi
cristiane; si imbatte in 9 legni carichi di frumento,
miele, formaggi ed olio. Ne affonda uno ed
ottiene la resa degli altri 8, sui quali sono
imbarcati 700 uomini. Ritorna a Djidjelli con le
navi conquistate, le prede e gli schiavi.
Rifornisce di grano la città ed Algeri, già colpita
dalla carestia. Riparte e cattura altre navi, fra le
quali una carica di sale.
…………............. Impero
Impero
ottomano
Invia un’ambasciata a Costantinopoli per offrire
al sultano Selim Algeri ed un tributo annuo al
fine di averne la protezione. Viene nominato
beilerbey (governatore generale) dell’Algeria; gli
è consegnato il caffetano per l’investitura
ufficiale e gli sono inviati in aiuto 2000
giannizzeri. Tali soldati saranno accolti da 1500
colpi di cannone sparati dalla fortezza e dalle
navi ancorate nel porto. Costoro si riveleranno
uomini temibili, soldati malvisti dalle popolazioni
di Algeri e di Tlemcen; saranno accusati, fra
l’altro, di fumare l’oppio o l’hashish, o di bere il
maslach, una bevanda inebriante. Con tali
truppe Barbarossa recupererà agli spagnoli,
una ad una, le città della costa e sottometterà i
mori ed i beduini del comprensorio. Nell’estate
batte Ugo de Moncada nei pressi di Ibiza e gli
conquista 3 galee; il capitano spagnolo, ferito da
un colpo di lancia al volto e da un colpo di
archibugio all’omero, si salva a stento a Marsala.
Continua a resistergli solo la fortezza del
pennone di Velez de la Gomera, isola fortificata
all’ingresso del porto di Algeri.
…………............. In
proprio
Francia
Conduce la guerra di corsa con 25 galee nelle
acque della Provenza (Provence), tra Tolone
(Toulon) e le isole di Hyères.
…………............. Algeri
Tunisi
Con l’avvicinarsi dell’inverno gli arabi ritornano ai
loro villaggi ed i berberi alle loro montagne. Benel-Kadì offre la pace al Barbarossa: il corsaro
accetta la proposta. Approfitta, in ogni caso, dei
mesi invernali per vettovagliare e rifornire le sue
truppe.
1520
………….............
Riprende le sue scorrerie non più come capo
isolato, ma come comandante di un insieme di
flotte. Tenta, invano, di avere per trattato con il
governatore della città, Bona (Annaba).
Respinto, bombarda la località finché non è
costretto a ritirarsi perché non ha sufficienti forze
a disposizione. Sul litorale cattura una nave
genovese. Un colpo di artiglieria sfiora la sua
testa: per vendetta farà decapitare il capitano e
tagliare il naso ai bombardieri della stessa.
Rientra a Djerba dove si trova con Aydin,
Dragut, Sinan, Salech Rais e Tabach Rais.
Assale Bona una seconda volta con Sinan; litiga
con quest’ultimo ed affida il capitanato generale
ad Aydin Rais.
Salpa da Djidjelli; sottomette Bona, Colle (Al
Khol) ed ottiene spontaneamente Costantina
(Constantine). Ben-el-Kadì gli manda
nuovamente contro il suo esercito. Barbarossa
non lo attende sotto Algeri; previene gli avversari
e li sbaraglia nella pianura di Mitidja. Ad un certo
punto sta per essere sconfitto: nella circostanza
viene salvato dall’intervento di 500 giannizzeri e
di 60 spagnoli, che hanno già militato contro le
sue truppe. Liberatosi da questo pericolo, ne
deve subito parare un altro rappresentato dal
tradimento di un corsaro che milita ai suoi ordini,
Kara Hasan. Costui, dopo avere inseguito Benel-Kadì sulle montagne della Kabilia, cede,
infatti, alle profferte di quest’ ultimo e stipula un
trattato di alleanza con l’ex-nemico. I due
eccitano i mori alla rivolta ed ordiscono una
congiura ai danni del Barbarossa nella
medesima Algeri. I nemici assalgono la Djenima
e vengono respinti dai giannizzeri che ne fanno
strage. 20 cospiratori vengono decapitati. La
macchinazione è sventata; le province, tuttavia,
sembrano perdute: a levante, Blida, Milanah, il
paese di Temet-el-had sono in potere di Ben-elKadì; Kara Hasan, insediatosi a Cherchell, la
Julia Caesarea dei romani, signoreggia, invece,
a ponente. Barbarossa lascia Algeri e si
trasferisce a Djidjelli da dove intensifica la sua
attività di corsaro.
………….............
1521
Febbraio
Primavera
Ha il comando di una flotta ottomana per
combattere i cavalieri di Rodi.
In
proprio
Tunisi
Cattura sulle coste della Sardegna, nei pressi di
Cagliari, 5 navi cariche di frumento ed una di
sale. Con tali derrate rifornisce gli abitanti di
Djidjelli, colpiti dalla carestia. Nello stesso tempo
per punire il re di Tunisi, ne preda tutti i
bastimenti che incontra lungo le coste e li fa
rimorchiare a Djidjelli. In sostanza dal 1521 al
1525 attenderà alla riconquista del governo di
Algeri. Appena è informato che ad Algeri viene
dato per morto e che lo sceicco Ben-el-Kadì si è
impadronito della città, invia nella città una sua
galeotta. La nave è presa a cannonate dalla
fortezza del porto e viene affondata. Barbarossa
raduna i suoi seguaci e s’imbarca per Algeri. Gli
abitanti uccidono lo sceicco e gli si sottomettono:
paga 4000 ducati per la testa mozza del suo
rivale, ammazzato da un sicario, che gli viene
consegnata sulla punta di una lancia. La stessa
cosa accade a Cherchell: piomba sulla località e
gli abitanti gli consegnano il corsaro Kara
Hasan. A decapitare costui provvede egli stesso
dopo averlo fatto prigioniero con altri 13 suoi
collaboratori: tutti costoro condivideranno la
medesima fine cruenta del loro capo. Ad Algeri,
da ultimo, su consiglio del rinnegato spagnolo
Amete, non rispetta la promessa di fare rientrare
liberi nel loro paese i 60 soldati spagnoli che lo
hanno servito fedelmente; li fa incatenare e
porre in prigione. In pochi mesi 40 di costoro
moriranno in carcere.
…………............. In
proprio
Impero
Ogni anno nella tarda primavera, stabilizzatosi il
tempo, Barbarossa salpa da Algeri e scorrazza
nel Mediterraneo al largo della costa spagnola e
delle isole Baleari. Non manca di avventurarsi al
di là dello stretto di Gibilterra per intercettare il
naviglio spagnolo di ritorno dall’America del Sud
ed in rotta per Cadice (Cadiz).
.....................
Il fratello di Ben-el-Kadì, Hussein, continua la
guerra ai danni di Barbarossa, partendo dalle
montagne di Cuco (Konko), alla testa di 1500
mori e di 300 archibugieri. Barbarossa
gli muove contro e viene sconfitto con la perdita
di 400 turchi.
………….............
Doma la resistenza di Muley-Abd-Allah che, più
volte sconfitto, si sottomette e gli riconosce un
cospicuo tributo.
1525
………….............
Compie un’ultima spedizione contro il re di
Konko: essa si conclude con l’incendio della
città, la strage degli uomini e la cattura delle
donne e dei bambini. Viene consolidato in tal
modo definitivamente il suo dominio in Algeri.
Giugno
Infesta con 2 galee e 5 fuste i mari della
Sardegna.
Settembre
All’isola di Djerba con 80 fuste. Un suo capitano
occupa Bona per la terza volta.
Ottobre
Naviga con 40 fuste al largo di Bona e di Bougie.
1526
Febbraio
Prende la strada di Djerba e si dirige a
Costantinopoli.
Marzo
A Zizercuri (Kuriat) presso le coste della Tunisia
con 7 fuste; ne aspetta altre per la prossima
campagna. Sono presto pronte 26 fuste. Alcune
di queste, prima di raggiungere Tunisi, catturano
una nave ragusea (di Dubrovnik) a Santa Maria
di Leuca.
Maggio
In
proprio
Impero
E’ pronto a lasciare Djerba con 8 galee e 30
fuste. Saccheggia le coste di Crotone, dà alle
fiamme un galeone ed una fusta spagnole,
assale Castignano; tocca Capo Spartivento.
Giugno
In
proprio
Chiesa
Malta
Sbarca a Reggio Calabria; è respinto con la
perdita di 200 uomini; transita davanti al Faro di
Messina ed espugna il castello sul porto.
Compare nelle acque della Toscana con 16
navi. Viene sorpreso nelle acque di Piombino
dalla flotta pontificia condotta da Andrea Doria e
da 3 galee dei cavalieri di Malta, comandate da
Ludovico dal Pozzo. Obbligato a fuggire, lascia
nelle mani dei suoi nemici 15 navi, tra brigantini,
fuste e galeotte: centinaia di uomini delle sue
ciurme sono ridotti in schiavitù e sono rinchiusi
nelle prigioni della darsena di
Civitavecchia. Barbarossa si salva a stento con
la sua galeotta, a lungo inseguito dal cavaliere di
Malta Paolo Simeoni. Nel contempo, un suo
luogotenente, che opera al largo di Valencia con
3 galee e 15 fuste, si scontra per due giorni con
un galeone biscaglino di 2500 salme che
trasporta minerale di ferro. Molte sono in questo
caso le vittime fra i corsari; 7 sono gli spagnoli
uccisi e diversi i feriti. Il galeone, nonostante che
venga disalberato dai barbareschi, riesce a
raggiungere Malta. A seguito della pesante
sconfitta Barbarossa ripara a Djdjellj per
ricostituire la sua flotta. Disdegna, d’altra parte,
di vivere ad Algeri dove capisce che la
popolazione araba gli è ostile; anche certi sogni
avuti in una notte d’incubo, che sembrano
predicargli solo sfortuna, lo spingono in tal
senso.
Luglio
1527
A Messina e verso le coste della Campania.
In
Esce in mare con numerose fuste e galeotte;
proprio
depreda numerose località costiere d’Italia e di
Spagna.
1529
Maggio
Algeri
Impero
Costringe alla resa i difensori della fortezza del
pennone di Velez de la Gomera dopo un
bombardamento continuativo di quindici giorni.
La posizione è, infatti, molto importante perché
gli spagnoli, grazie a tale piazzaforte, possono
impedire a tutte le imbarcazioni l’ingresso o
l’uscita dal porto di Algeri: le navi devono così
essere tirate a riva all’esterno e l’operazione non
si presenta priva di difficoltà. Dopo inutili
tentativi Barbarossa introduce in essa 2 mori
che fingono di volersi convertire alla fede
cristiana: sono scoperti mentre fanno segnali
all’esterno; sono immediatamente impiccati ad
una forca molto alta ben visibile dalla città.
Decide di vendicarsi; un galeone francese si
incaglia nelle secche di Cherchell antistanti la
costa d’Algeri. Ne sequestra i cannoni e li
utilizza per battere contro le mura del forte: lo
bombarda per sedici giorni consecutivi con le
artiglierie delle sue 30 navi e con le batterie
costiere. Le mura sono diroccate; Barbarossa
scaraventa nella mischia 1200 uomini. I difensori
superstiti (25 uomini sugli iniziali 150) sono
costretti alla resa: il castellano, Martino de
Vargas è catturato dopo essere stato ferito.
Subito i prigionieri verranno utilizzati per la
ricostruzione del minareto della grande moschea
abbattuto nel corso della battaglia. Il corsaro
farà, inoltre, radere al suolo il forte ed inizierà la
costruzione del grande molo, lungo 200 metri,
che unirà alla terraferma l’isolotto del Pennone:
in tal modo Algeri sarà dotata d’un più sicuro
riparo per le navi corsare. L’opera richiederà per
due anni l’impiego di migliaia di schiavi cristiani.
Due settimane dopo la caduta del Pennone
appaiono 9 caracche spagnole, cariche di truppe
e di munizioni, inviate in soccorso della
guarnigione. La squadra, comandata da Giorgio
Ruiz de Alarçon, esegue una ricognizione.
Quando l’ammiraglio nemico si accorge della
caduta della fortezza, vira di bordo per rientrare
in Spagna; viene prontamente assalito da 30
navi del Barbarossa che si appropriano di tutto il
convoglio. Sono fatti 2700 prigionieri che
andranno pure essi ad ingrossare il numero di
coloro che sono impiegati nella costruzione delle
opere pubbliche programmate dal signore di
Algeri; è pure catturata una grande quantità di
approvvigionamenti in termini di munizioni,
cannoni e viveri. Barbarossa invia al sultano
Solimano, quali suoi doni personali, alcuni
cannoni ed i più prestanti prigionieri.
Agosto
Impero
Impero
ottomano
E' bloccato ad Algeri da problemi di politica
locale mentre i suoi luogotenenti Aydin Rais,
Salech Rais e Sinan assalgono le coste
spagnole con la sua flottiglia. D’accordo con i
moriscos approda con 36 galeotte nella contrada
di Oliva, in Spagna. In una volta ne imbarca
10000; fa 7 viaggi per cui 70000 moriscos
possono abbandonare l’Andalusia. Ad Algeri, fra
i 7000 schiavi cristiani si trovano anche i capitani
e l’equipaggio della flotta di Rodrigo Portundo
vinta da Aydin Rais. Per il riscatto dei 20
principali prigionieri Barbarossa esige 20000
ducati. Nel novembre dell’anno successivo un
traditore spagnolo, Francisco de Almança, lo
informa che 7000 prigionieri suoi connazionali,
rinchiusi nei bagni (i luoghi dove vivono gli
schiavi), sono riusciti a procurarsi molte armi e si
accingono a ribellarsi. Il corsaro soffoca nel
sangue la rivolta e fa mettere a morte 20
gentiluomini, capi della sommossa. Martin de
Vargas è fatto uccidere a colpi di bastone ed il
suo cadavere viene gettato in mare; Barbarossa
rinuncia ad un'offerta di riscatto di 9000 ducati e
fa tagliare la testa a 17 capitani ed a altri uomini
di conto. Domingo Portundo, figlio
dell'ammiraglio sconfitto a Formentera, viene
impalato; Luigi di Siviglia è crocifisso ed arso a
fuoco lento. Altri saranno buttati dalle torri sopra
i ramponi delle mura, altri ancora saranno
squartati da cavalli in corsa, oppure verranno
tagliati a pezzi, sempre in modo lento e
metodico al fine da prolungarne il supplizio. Per
tutti costoro, da ultimo, Barbarossa ne
impedisce la sepoltura sotto pena di morte. Gli
altri ribelli saranno risparmiati, perché nelle mani
degli spagnoli si trovano due sempre validi
corsari quali Salech Rais e Tabach Rais. In
questo periodo la flotta di Barbarossa
comprende una quarantina di galeotte che
desolano l'intero Mediterraneo, dal golfo di
Gabes, allo stretto di Messina, l'Adriatico
meridionale e, talvolta, anche le isole dell'Egeo.
Ai suoi ordini sottostanno le "taife" dei rais, lle
milizie dei giannizzeri ed i moriscos fuggiti dalla
Spagna.
1530
Gennaio
In
proprio
Impero
Depreda le coste siciliane.
Febbraio
E’ chiamato a Costantinopoli per assumere il
comando della flotta ottomana. Al suo posto
diviene viceré di Algeri Hassan Agà.
Marzo
Si presenta nelle vicinanze delle isole Baleari ed
al largo di Marsiglia (Marseille). Sbarca sulle
coste corse e fa alcuni prigionieri.
Giugno
Luglio
Algeri
Impero
A Bougie ed a Orano con Sinan, alla testa di 45
vele (fra cui 11 galee). Andrea Doria si scontra
nelle vicinanze di Algeri con 14 legni della sua
flotta (2 galee, 3 galeotte e 9 fuste) capitanati da
Ali Caraman. Le navi barbaresche sono alla
fonda nel porto di Sercelli (Cherchell)). Andrea
Doria fa sbarcare 1500 archibugieri; i corsari si
rifugiano nel castello di Sativa. Gli uomini della
flotta spagnola si diperdono per saccheggiare le
navi. 500 turchi escono con il Caraman dal
castello e, con i mori e gli arabi dei dintorni,
attaccano spagnoli e genovesi. Di questi ultimi
sono uccisi o fatti prigionieri 314 uomini, fra cui
Giorgio Pallavicini con alcuni capitani.
L’operazione non risulta del tutto negativa per gli
assalitori: sono liberati dal remo 800 cristiani,
sono incendiate a terra 5 fuste e vengono
recuperate 2 galee di Napoli, conquistate dal
Caraman alcuni giorni prima, 3 galeotte e varie
fuste. Per rappresaglia, Barbarossa punta su
Maiorca, Minorca e la costa di Malaga. Giunge
alle isole Hyères con 10 galee e 40 fuste (il
numero delle imbarcazioni a sua disposizione
nell'occasione, in realtà, varia secondo le fonti
da 12 galee e 34 fuste a 10 galee, 17 fuste e 15
galeotte). Gli schiavi cristiani di una fusta (75)
uccidono i corsari a bordo e riparano nel castello
di Bregançon. A metà mese Barbarossa scende
a terra sulla costa provenzale, a La
Napoule. villaggio cede dopo alcuni assalti; i
prigionieri sono condotti sulle navi dei vincitori.
Solo il castello resiste ai corsari. La Napoule è
data alle fiamme.
Si collega con Aydin Rais e Sinan e con 44 vele
(fra cui 13 galee) si sposta verso le isole della
Provenza: suo obiettivo è quello di cogliere in
imboscata Andrea Doria che sta ritornando dalla
Spagna. Mette a ferro e fuoco La Napoule. Nel
mare Ligure cattura 2 navi cariche di munizioni
destinate alla flotta avversaria e le rimorchia ad
Algeri.
Agosto
Sulle coste sarde con 7 galee e 36 fuste.
Ottobre
Nel canale di Piombino con 24 fuste. 7 fuste
prendono una barza di Viareggio, diretta a
Palermo, della portata di 1300 salme e con
merci a bordo valutate in 12000 ducati. I marinai
fuggono a terra. I corsari barbareschi si
impossessano pure di una barza francese
(carica di zucchero) e di 2 altri galeoni che
trasportano vettovaglie. In Calabria, negli stessi
giorni, agiscono 4 fuste della sua flottiglia le
quali si appropriano di 2 navi (che trasportano
formaggi). Rientra ad Algeri ed invia in dono al
sultano 15 giovani schiavi, 3 leoni e 2 leopardi.
Sono ancorate nel porto, della sua squadra, 9
galee e 25 vele tra fuste e galeotte:
temporaneamente, una tempesta metterà fuori
uso un buon numero di tali bastimenti. Nel
periodo alla difesa di Algeri sono segnalati 7000
turchi.
Dicembre
Si porta nelle Baleari con 24 vele, 7 galee e 17
fuste; occupa il castello di Cabrera e lo utilizza
come sua base logistica.
1531
Gennaio
E’ convocato a Costantinopoli con Sinan.
Febbraio
A Smirne (Izmir) ed a Costantinopoli. E’
nominato ammiraglio in Ponente; gli sono
affidate dal sultano 4 galee e gli è concessa una
patente di corsaro. Tra le sue limitazioni ha
quella di non danneggiare le navi battenti
bandiera veneziana.
Maggio
In
proprio
Malta
Al comando di 25 navi con Sinan, sorprende
all’isola di Favignana, o a quella di Levanto, la
grande caracca di Malta che proviene da
Tolone. La nave è comandata da Francesco
Touchebeuf (il Claramont). L’attacco viene
respinto; i 2 corsari preferiscono, allora, puntare
sulle coste calabresi e su quelle pugliesi.
Ritornano quindi in Calabria e, al largo di
Messina, danno alle fiamme una nave
dell’ordine gerosolomitano, che, carica di carni
salate, sta dirigendosi da Napoli a Malta.
………............... Algeri
Malta
Si accosta con le sue navi a Tagiora ed attacca
Tripoli. Il governatore Gaspar de Sanguesa si
difende con coraggio e lo costringe a ritirarsi.
Ottobre
Impero
Infesta le coste spagnole.
Algeri
1532
Gennaio
Invia soccorsi ad Aydin Rais assediato in
Tagiora da Muley Hassan. Dal canto suo tiene
Maiorca quasi sotto assedio.
Marzo
Le sue fuste e le sue galee catturano, dopo
accanita resistenza, sulle coste africane 2 navi
che conducono un carico di frumento a Lisbona:
uno dei bastimenti è di Cattaro (Kotor).
Aprile
Raccoglie a Modone (Methoni) 60 vele. Giunge
personalmente a Tagiora con Al-Rashid alla
testa di molti vascelli. Entra nel canale di Sfax
(Safaqis) ed obbliga Muley Hassan a levare
l’assedio.
Giugno
Si sparge la voce della sua uccisione dal parte di
Sinan: la voce rimbalza con soddisfazione da
Nizza (Nice) a Genova, finché arriva a Venezia.
1533
Maggio
Impero
Impero
ottomano
Viene chiamato a Costantinopoli dal sultano
Solimano per assumere la carica di qapudan, la
seconda dignità dell’impero che comporta il
comando supremo della flotta. Monta sulla sua
capitana e salpa le ancore alla testa di 7 galee e
di 11 fuste. Anziché navigare direttamente verso
Levante, risale il Tirreno, piomba sulle coste
meridionali della Sardegna razziandovi schiavi e
bottino. Avvista alcune navi ferme in una piccola
isola: appartengono al corsaro di Djerba Delisof,
che sta incrociando nei pressi con una galea e
15 fuste. I 2 si salutano; Barbarossa
prega Delisof di viaggiare di conserva con le
sue navi sulle coste siciliane. Tocca le Bocche di
Bonifacio e l'isola di Montecristo. Uno schiavo,
originario dell'isola d' Elba promette ai 2 corsari
di indicare loro un buon obiettivo per una
scorreria in tale isola in cambio della sua
liberazione. Vi è uno sbarco notturno nell'isola d'
Elba; Barbarossa segue la sua guida e vengono
catturati molti abitanti sorpresi nel sonno. Gli
abitanti di Grassera si ritirano nella fortezza di
Giove ed oppongono una fiera resistenza. Il
paese è distrutto con la chiesa di San Quirico.
Naviga, successivamente, nel canale di
Piombino e conduce un inutile inseguimento ai
danni di una nave che si salva al riparo dei
cannoni del locale forte. Sempre in tale canale
scorge 13 imbarcazioni di Genova cariche di
frumento; ne prende 8 e le fa dare alle fiamme di
fronte a Piombino. 5 riescono a fuggire: Delisof
le insegue ed entra in lotta con una di queste. Si
avvicina in soccorso del corsaro barbaresco una
fusta del Barbarossa; nella colluttazione con gli
avversari rimane ucciso per un colpo di
archibugio lo stesso Delisof: Dell'uccisione (fonti
veneziane) è sospettato come mandante lo
stesso Barbarossa al fine di impadronirsi della
sua galea, del suo equipaggio e dei 400
prigionieri spagnoli che vi sono trattenuti a
bordo. Barbarossa continua a depredare le
coste meridionali della Sicilia; dà la caccia a 5
navi biscagline, dirette nei porti siciliani per
caricarvi frumento: queste sfuggono alla cattura
con il favore del vento e si rifugiano nell'isola di
Pantelleria. Scende a Lampedusa; si
impossessa di altre 18 navi davanti a Messina,
le svuota degli equipaggi e le dà alle fiamme
davanti al porto. 1400 sono i sardi ed i siciliani
da lui fatti prigionieri nel corso della spedizione.
Ad Alessandria (Al Iskandariyah) lascia una
nave ponentina di 400 botti da lui conquistata in
precedenza; la invia in dono, con altri presenti,
al gran visir Ibrahim Pascià.
Giugno
Si trovano a bordo delle sue navi 1000 uomini.
Devasta le coste calabresi: si presenta davanti a
Taranto con 12 fuste. I suoi scendono a terra e
vi fanno qualche prigioniero; predano pure del
bestiame. Rientra, infine, nelle acque di Algeri
per affrontarvi eventuali attacchi degli imperiali.
Incrocia la costa con 35 fuste e 7 galee.
Luglio
Scorre alla volta di Siracusa con Aydin Rais:
sono catturate 2 navi il cui carico è valutato in
100000 ducati. A La Goletta arrivano 2 galee,
mandategli dal sultano, cariche di artiglierie e di
uomini.
Agosto
Manda 25 navi contro Andrea Doria che si sta
portando da Prevesa (Préveza) a Brindisi dopo
avere liberato Corone (Koroni) dall’assedio. Si
impadronisce di 7 galee; entra in Costantinopoli,
dopo averne raccolte alcune per strada, alla
testa di 40 legni. Nella capitale gli è destinato il
magnifico palazzo di Aya Sofia; si presenta una
volta di più al sultano Solimano con ricchi
presenti. Dalle sue navi sbarcano, infatti, 100
cammelli carichi di sete, panni d'oro ed altri beni
preziosi di Spagna e d'Italia, 200 donne vestite
in modo suntuoso, ciascuna con in mano un
vaso d’oro, una folla di eunuchi e di giovani
vestiti con ricercatezza; per ultimi compaiono nel
corteo anche alcuni leoni del
deserto. Barbarossa bacia con 8 dei suoi rais la
destra del sultano; costui onora tutti regalando
loro dei caffetani; assegna a tutti uno stipendio.
Il corsaro si reca, infine, a cavallo con i suoi
compagni ad Aleppo (Halab) dove si trova il gran
visir Ibrahim Pascia che ha caldeggiato la sua
nomina ad ammiraglio. Dopo venti giorni è di
ritorno a Costantinopoli; per strada, si trattiene
devotamente a Cania alla tomba di Gelaleddin
Rumi ed a Brusa a quella del Seid Buchari.
Riceve, alfine, le insegne di qapudan ed ha
ufficialmente il comando supremo dell’armata.
Acclamato e poi corteggiato, egli diverrà un
uomo di stato; si troverà a capo di un partito
sempre più potente, in quanto estremamente
abile nell’ordire intrighi, sia nel serraglio che
nell’harem. Barbarossa risulterà uno dei più
validi partigiani del gran visir e della sua alleata,
una delle sultane, la schiava circassa Gulbahar:
contrasterà, in tal modo, il partito del capo degli
eunuchi Amber Aga e quello della sultana
Rossana, figlia di un pope delle sponde del
Dniepr, a sua volta rapita da bambina dai turchi
per essere, di seguito, venduta all’asta.
………….............
Fa costruire sotto la sua direzione nuove navi
nell’arsenale; 18 ne ha portate da Algeri ed altre
5 sono di proprietà di vari corsari: la flotta
risulterà di 84 vele, la più potente di quante
mai i turchi abbiano lanciato in mare fino a
questo momento. Il legname proviene dalle
foreste dell’ Anatolia (Anadolu), il ferro dalla
Bulgaria, la canapa dalla Crimea e dalla Grecia,
la stoppa dalla Macedonia, il sego dalla Tracia.
1534
Aprile
Oltre ad avere il comando della flotta ottiene la
nomina di sangiacco di Rodi (Rodhos) e di
Negroponte; gli sono concesse le imposte di
Chio (Khios). Allestisce una flotta di 61 galee e
prende il mare da Costantinopoli; si dirige verso
occidente. Assale a Corone il presidio spagnolo
lasciatovi da Andrea Doria, riconquista la località
e ne massacra il presidio di 3000 spagnoli
comandato dal Machicao. Recupera, poi,
Patrasso (Patrai) e Lepanto (Navpaktos).
Maggio
A fine mese salpa da Costantinopoli con 52 galee; a
Gallipoli (Gelibolu) ne dispone di 82. Trasporta sulle
sue navi, per la prossima campagna, 60000 quintali di
biscotto; altri 36000 ne sono caricati a Negroponte. In
ogni galea si trovano dai 100 ai 120 uomini. Tutte le
galee sono armate con petrieri; solo una ha a bordo un
basilisco a prua (peraltro utilizzabile per un solo
colpo) e 34 pezzi da campagna in bronzo. Ogni galea,
infine, dispone di 100 proiettili in pietra e di 34
quintali di polvere da sparo.
Luglio
Attraversa lo stretto di Messina, cattura e dà alle
fiamme davanti al faro una nave carica di carni
salate, diretta da Napoli a Malta. Prosegue su
Reggio Calabria e si impossessa di tutto il
naviglio che si trova in rada, oltre che di alcune
centinaia di schiavi cristiani. Il giorno seguente
espugna il castello di San Lucido (900
prigionieri); continua la spedizione verso nord ed
effettua in ogni dove continui colpi di mano.
Incendia l’abitato di Cetraro ed il relativo
arsenale dove si trova il legname raccolto per la
costruzione di alcune imbarcazioni e lo scafo di
7 galee, quasi ultimate. Fa altresì bruciare le
messi già mature nelle campagne dei pressi.
Sbarca a Capri: l’isola è messa a sacco,
devastata e data alle fiamme; spaventa Napoli;
soono incendiati alcuni bastimenti nel golfo;
mette a ferro e fuoco Procida; bombarda Gaeta
e distrugge Sperlonga. Gli abitanti di questo
centro vengono ridotti in schiavitù.
Agosto
Dispone ora di 70 galee e di 12 galeotte. Ai primi
del mese, appoggiato da alcuni rinnegati del
regno di Napoli, sbarca con 2000 uomini nei
pressi di Fondi: si propone di rapire Giulia
Gonzaga (ritenuta la più bella donna in Europa)
per destinarla all’ harem del sultano. I
corsari superano dell'abitato le mura e vi
penetrano nottetempo. La donna, balza dal letto
e, vestita con la sola vestaglia, riesce a calarsi
da una finestra e si mette in salvo a cavallo con
la scorta di un domestico. Più tardi costui sarà
fatto condannare a morte dalla Gonzaga con
l’accusa di avere tenuto un atteggiamento
intraprendente nei suoi confronti durante la
cavalcata notturna. Barbarossa, infuriatosi per
l’occasione persa, fa mettere Fondi sottosopra
dai suoi 2000 uomini per quattro giorni; gli
uomini vengono uccisi, mentre donne e bambini
sono portati via per essere venduti come schiavi;
sono scelte tra i prigionieri 14 ragazze da
destinare all'harem del sultano. Nell’ulteriore
svolgimento delle operazioni, dà alle fiamme
Terracina; nella città sono rimasti solo gli
ammalati che verranno tutti uccisi; sono
saccheggiate le chiese della località. Compare
anche sulla foce del Tevere e fa sbarcare i suoi
uomini ad Ostia. Roma è messa in allarme. Da
ultimo, risale la costa tirennica ed arriva a fare
alcune razzie nell'isola d'Elba.
Settembre
novembre
In
proprio
Tunisi
Rifornita la flotta con l’acqua del Tevere, fa
legna nei boschi vicini, scende giù per il Tirreno,
piega verso l’isola di Ponza, naviga tra la Sicilia
e la Sardegna ed approda a Biserta (Banzart). Si
getta sulla Tunisia ai danni del ventunenne
Muley Hassan, che, alla morte del padre, ha
fatto massacrare i suoi fratelli ed esporre le loro
teste per le strade di Tunisi. Barbarossa ha ai
suoi ordini numerosi giannizzeri, dispone di
800.000 ducati e di una flotta di 80 navi. Si serve
di Al-Rashid, l’unico fratello scampato alla
strage. Costui gli offre Biserta per avere il suo
appoggio. Il corsaro medita, al contrario, di
impadronirsi di tutto il regno a nome del sultano.
Si impossessa pertanto di Biserta ed entra nel
porto di Tunisi; bombarda La Goletta, fortezza
che protegge la città; fa sbarcare due
contingenti, di cui uno è condotto dal figlio
adottivo, nonché suo luogotenente, Hasan Agà,
e l’altro da Ali di Malaga che comanda 1000
giannizzeri. Muley Hassan fugge; Barbarossa,
grazie al tradimento di 2 rinnegati spagnoli al
servizio del re rivale, irrompe nella città dal lato
della porta del lago e si impadronisce della
rocca. Tunisi è conquistata in un solo giorno. E’
accolto con applausi; gli abitanti, però, non
vedono giungere con le sue truppe Al-Rashid,
da lui inviato in catene a Costantinopoli. Per tale
motivo nella città sorgono alcuni tumulti ed i
ribelli richiamano Muley Hassan: costui si
presenta alla testa di tribù berbere. Una sortita
delle milizie del Barbarossa, realizzata
muovendo da due porte cittadine, respinge
l’antico signore nel deserto. Il capo dei ribelli
muore e l’ex-re ripara a Costantina. Kairouan
viene incendiata. Sempre tra la fine d’ottobre e
di novembre Barbarossa deve anche affrontare
la rivolta dei giannizzeri. Una prima volta, rischia
di perdere la vita: nell’occasione si vede
costretto, per venire incontro alle loro richieste, a
prelevare denaro dalle sue riserve personali. La
seconda volta, invece, li fa attaccare dalle sue
milizie capitanate dai rinnegati ai suoi ordini.
Nello scontro restano uccisi 200 giannizzeri;
coloro che verranno fatti prigionieri sono
impiccati ai merli delle mura.
Si impossessa del forte di La Goletta; ne
migliora le fortificazioni con nuovi e più saldi
bastioni, restaura alcuni edifici di Tunisi.
………….............
1535
Luglio
Tunisi
Impero
Carlo V raduna a Barcellona una flotta di 82
galee e di oltre 200 vascelli, al comando di
Andrea Doria, per rimettere sul trono di Tunisi
Muley Hassan. Barbarossa prepone alla difesa
della città i suoi corsari, come Sinan, Aydin Rais,
Salech Rais, Tabach Rais, il figlio adottivo
Hassan Agà e Giaffer Rais con i giannizzeri.
Egli, con 500 turchi della sua guardia, si colloca,
invece, nella fortezza munita di oltre 300 bocche
da fuoco di bronzo; nei magazzini vuoti sono fatti
rinchiudere gli schiavi cristiani, circa 7000. A sua
disposizione si trovano 9700 uomini, tre/quarti
dei quali sono di origine asiatica; il resto è
composto di africani che, per lo più, si
rifiuteranno di combattere. Viene bombardata La
Goletta e vi è aperta una breccia nei bastioni. Il
cavaliere di San Giovanni Cossier guida gli
imperiali nel varco e vi pianta il vessillo del suo
ordine. Sinan conduce tre vani assalti volti alla
sua riconquista. Barbarossa si pone alla testa
dei suoi uomini ed avanza per ostacolare la
marcia degli spagnoli sulla città. Spinge avanti la
cavalleria che è ributtata dagli uomini d’arme
avversari. Viene ora attaccato in Tunisi per cui
medita di fare saltare in aria i magazzini nei quali
sono rinchiusi gli schiavi cristiani. Ne è dissuaso
dai suoi sottoposti Aydin Rais e Sinan. Gli
schiavi trovano modo di liberarsi, grazie
all’azione di Paolo Simeoni che organizza la
rivolta dei prigionieri. Le sue truppe si
sbandano; Barbarossa si precipita fuori del
palazzo per un’uscita secondaria. Attraversa a
fatica le viuzze della casbah, sita sul lato sud
della città; appena fuori di tale quartiere, monta
su un cavallo e prende la via del deserto. In
Spagna ed in Italia si crede che Barbarossa sia
morto in battaglia: la notizia provoca
manifestazioni di esultanza popolare,
processioni e Te Deum di ringraziamento,
specie in Spagna. Barbarossa, più che mai vivo,
punta con Sinan e Aydin Rais a rifugiarsi prima
a Costantina e poi a Bona con 7000 turchi e
2000 mori. Nella seconda città, del resto, con la
sua solita previdenza ha lasciato 14 navi, fra
galee e galeotte. Tunisi sarà saccheggiata dagli
spagnoli per due giorni: 30000 sono i morti e
10000 gli abitanti ridotti in schiavitù. Al
Barbarossa resteranno il possesso di Bona, di
quello di Biserta e di Al Mahdiyah. Salpa da
Bona con 14 navi e si indirizza su Algeri. Lascia
il governo della città al figlio Hassan Agà con
l’assistenza di Salech Rais; fa decapitare un
rinnegato spagnolo, già castellano di Tunisi, sia
per non avere bene custodito gli schiavi cristiani,
sia per non avere bene provveduto alla difesa
della rocca. Riorganizza le sue file; prende altri
13 vascelli e si dirige sull’isola di Minorca per
rimettersi all’opera sfidando le flotte cristiane. Vi
si presenta inalberando la bandiera spagnola; gli
isolani pensano che le navi facciano parte della
flotta imperiale sulla via del ritorno e si
preparano ad accoglierlo in trionfo. La città e la
banchina del porto, dove è ormeggiata una
caravella portoghese proveniente da La Goletta
con un ricco carico, vengono sottoposte a sacco.
Assale quindi Mahon; i barbareschi ne
assediano la cittadella dove hanno trovato
rifugio 300 uomini. Dopo un assalto infruttuoso i
difensori si arrendono a patti. Anche in questo
caso la città è messa a sacco; sono uccisi 400
abitanti ed altri 6000 sono condotti in schiavitù:
la loro vendita gli procurerà più di 500000 ducati
sui mercati di Badestan, Costantinopoli ed
Alessandria. Anche il bottino si rivela
considerevole in termini di gioielli, stoffe
preziose, polvere da sparo ed armi d'ogni
genere. Da ultimo, Barbarossa fa decapitare il
viceré Martino Iduren. Al momento della
partenza non accoglie sulle sue navi i traditori
che hanno agevolato la sua azione. I 5 abitanti
che si sono particolarmente attivati per la resa
sono condannati a morte dal nuovo governatore
spagnolo: ad uno di essi viene prima amputata
la mano destra, quella che ha aperto al
Barbarossa la porta delle mura cittadine; al
secondo, è tagliato il piede destro per essere
entrato in Mahon al fianco dei corsari; anche gli
altri 3 sono parimenti mutilati. Tutti verranno
decapitati sulla pubblica piazza ed il loro corpo
sarà squartato. Teste e membra saranno
collocate in varie parti della città (palazzo
comunale, mura, porta verso il mare) a titolo di
monito.
Agosto
Si porta sulle coste italiane del Tirreno ed
apporta in ogni luogo che tocca lutti e rovine. Tra
l’altro sbarca nuovamente a Capri, si fortifica in
un castello sul litorale roccioso che sarà in un
secondo momento incendiato all’atto di
andarsene. Ricostruito in seguito, la fortezza
conserverà il nome di Barbarossa. Il corsaro
sfugge lungo la costa algerina alla caccia
organizzata ai suoi danni da Andrea Doria e da
Adamo Centurione; fa rotta su Costantinopoli
per offrire al sultano Solimano 5700 schiavi
incatenati nelle stive.
Settembre
Il conte di Alcaudete, governatore di Orano,
tenta di occupare Tlemcen: è respinto.
1536
A Costantinopoli, dove gli viene conferita
nuovamente la carica di grande ammiraglio: lo
accompagnano Tabach Rais, Salech Rais e
Mami Rais.
………….............
Aprile
Impero
Impero
ottomano
Esce dal distretto di Gallipoli con 40 galee, 20
galeotte e molte fuste; sulle navi sono caricati
scale, picconi e zappe; si dirige a Rodi, mentre
Sinan, con metà della squadra, punta su
Corone. Rimanda a Tagiora Aydin Rais. Si porta
nel golfo di Squillace, devasta le coste calabresi
e quelle napoletane; rientra a Costantinopoli.
Impero
Impero
ottomano Venezia
Chiesa
A fine mese salpa dai Dardanelli (Canakkale
Bogazi) per assalire le coste italiane.
1537
Aprile
Luglio agosto
Si muove con Lufty Bey. Devasta la costa della
Puglia ed occupa Castro per una decina di
giorni; entra in Ugento. Informato che Andrea
Doria si trova con la sua flotta sulla costa
albanese, si ritira portando con sé 10000
prigionieri. Ad agosto si sposta a Corfù (Kerkira)
e vi sbarca, a meno di tre miglia dal castello,
25000 uomini con 30 cannoni. Quattro giorni
dopo riceve in soccorso altre 25 navi da guerra.
E’ messo in azione il più grande cannone del
tempo, che spara palle del peso di 50 libbre: in
tre giorni sono tirati 19 colpi, dei quali solo 5
riescono a colpire la fortezza. Abbandona in
breve tempo le operazioni a causa del cattivo
tempo e del tiro efficace dell’artiglieria
veneziana: 5 galee sono, infatti, affondate dai
cannoni della Serenissima che colpiscono anche
la sua stessa capitana. Pure in questo caso il
bottino è ricco e comprende 7000 schiavi,
nonché una grande quantità di animali razziati.
Con 60 galee assale ora Malvasia
(Monemvasia) e Napoli di Romania (Navplion);
si rivolge alle isole dell’arcipelago, possedute dai
feudatari di origine veneziana, e senza
resistenza ha Schiro (Skiros), Egina (Aiyina),
Patmos, Stampalia (Astipalaia) (che appartiene
ai Querini), Paro (Sagredo), Nio (Pisani); si
presenta, infine, davanti a Nasso (Naxos), dove
Giovanni Crispo, duca del mare Egeo, per
mancanza di mezzi di difesa viene obbligato a
riconoscere un tributo al sultano.
Settembre
A metà mese ripiega e termina la stagione con
una spedizione nell’Adriatico settentrionale.
Rientra con migliaia di prigionieri tra i quali
figurano alcuni membri delle più antiche famiglie
di Venezia. Il bottino ascende a 400000 pezzi
d’oro, un migliaio di fanciulle e 1500 giovani. In
omaggio al sultano, invia a Solimano 200
giovani vestiti di scarlatto, ciascuno dei quali
porta una coppa d’oro e d’argento; altri 200
recano pezzi di fine drappo e 30 offrono
altrettante borse ben fornite.
1538
………….............
Invia a Tagiora Hassan Agà per continuare la
guerra contro le milizie di Muley Hasan.
Mar.
Lacia Costantinopoli con una flotta di 120 vele; fa
rotta sulle isole dell'Egeo. Congiuntosi con alcune
squadre corsare, naviga contro l'isola di Creta.
Attacca senza esito Retimo (Rethymon); dopo uno
sbarco, assale anche Cania (Chania) venendone
parimenti respinto. Vista l'nutilità dei propri sforzi si
volge verso Ponente. Si scaglia sulla città di Salou,
presso Tarragona; si impadronisce di alcune navi
cariche di olio, frumento e di altre mercanzie. Da
Barcellona si muovono 2 galee per contrastare la sua
azione. Nel proseguimento della sua azione minaccia
le coste della Sardegna.
Agosto
Batte il mare allorché viene informato che
Andrea Doria sta incrociando l’Adriatico. Ha alle
sue dipendenze 150 navi (94 galee, il resto
imbarcazioni minori); decide di rischiare lo
scontro con gli avversari anche se le forze a sua
disposizione sono nettamente inferiori. Sbarca
sulle coste dell’isola di Candia ; Retimo e La
Canea gli resistono; sono incendiati 80 villaggi
abbandonati dai loro abitanti. Da La Canea,
dove ha perso 1000 uomini, si getta contro
Scarpanto (Karpathos); si riposa a Piscopia e da
Stampalia invia alcuni corsari a scorrere il mare.
Sposta il campo operativo nello Jonio ed
individua gli avversari nella baia di Prevesa,
sulla costa albanese. Andrea Doria lo fronteggia
con 80 galee veneziane, 36 pontificie, 30
spagnole, 50 galeoni e 200 altre navi da guerra,
con a bordo 60000 uomini e 2500 cannoni.
Settembre
Le due flotte si avvistano; Barbarossa manovra
in attesa del vento favorevole. Si colloca al
centro del suo schieramento, Salech Rais
comanda l’ala destra e Tabach Rais l’ala
sinistra; Dragut viene posto all’avanguardia con
20 galee e 10 galeotte. In coda si trova un
grande numero di galeotte, di fuste e di
brigantini. Ha ai suoi ordini nel complesso 130
galee, senza contare i vascelli minori
(un'ottantina di navi). A fine mese Andrea Doria
gli viene contro; Barbarossa invia dapprima 6
galee in avanscoperta; respinte queste ne fa
uscire altre 6; sfrutta il vento favorevole, esce
con una quarantina di galee, seguite dal resto
della flotta. L’azione principale avviene nelle
vicinanze dell’isola di Santa Maura (Levkas) ove
il corsaro ha la meglio sul Doria con la cattura di
2 galee veneziane, di una galea pontificia e di 5
vascelli spagnoli; le forze degli avversari non
possono vantare la conquista o l’affondamento
di una sola nave turca. Solo un certo numero di
galee turche vengono danneggiate e sono
obbligate a ritirarsi per l’azione del gran
“Galeone di Venezia”, la nave ammiraglia della
flotta veneziana guidata da Alessandro
Bondumier. Altre fonti riferiscono della cattura di
2 galee veneziane, dell’affondamento di una
galea imperiale, che sta trasportando un
contingente di fanti, e di altri 2 mercantili dati alle
fiamme, uno sempre della Serenissima ed uno
di Ragusa . Gli imperiali si danno alla fuga. Dopo
la vittoria Barbarossa rientra nel golfo di Arta
(Amvrakikos) e lascia liberi i corsari di agire.
Spedisce il figlio Hassan Agà con 2 capitani a
Janbol dove si trova il sultano: per l’occasione la
città è illuminata a festa. Solimano gli aumenterà
la provvigione di 100.000 aspri l’anno. Di seguito
raggiunge l'isola di Paxo (Paxoi) da cui partirà il
mese successivo.
1539
Giugno agosto
Salpa da Costantinopoli con sole 40 galee,
invece delle 130 programmate nell’inverno: di
queste, 90 sono, infatti, ancora nella fase di
rimessaggio. Imbarca 3000 giannizzeri e si
dirige verso l’isola Sciathus, presso Capo Maleo.
Bombarda per sei giorni e sei notti il castello e lo
prende d’assalto il settimo dì: molti sono gli
uccisi, 3800 i prigionieri. Da Costantinopoli
giungono nel frattempo le altre 90 galee ed altre
20 condotte da Salech Rais. Barbarossa si
rivolge verso Schiro, isola posta di fronte
all’Eubea: gli abitanti si arrendono alla sua sola
comparsa: aggrava il loro tributo annuale di altri
1000 ducati. 7 navi cariche di bottino sono
indirizzate alla capitale. Il corsaro assogetta Tino
(Tinos), conquistata due anni prima, ed impone
agli isolani un tributo annuale di 5000 ducati;
Andro (Andros) e Serifo (Sérifos) seguono la
medesima sorte (1000 ducati ad isola di imposte
aggiuntive). Si pone davanti a Castelnuovo
(Herceg Novi, Montenegro), dopo avere lasciato
Cattaro dove il provveditore veneziano gli ha
fatto avere alcuni donativi. L’assedio di tale
località dura tre settimane. Si colloca a nord del
forte; altri due punti sono occupati dal sangiacco
Vlamano e da Salech Rais. Posiziona 80
cannoni, di cui 32 di fronte al bastione di Santa
Veneranda; fra questi vi sono 7 doppie colubrine
e 4 basilischi che lanciano palle di ferro con
peso superiore alle 100 libbre. I pezzi
d’artiglieria sparano 10000 colpi. Vengono dati
vari assalti ed in essi i turchi subiscono la perdita
di 8000 uomini. 2 disertori spagnoli rivelano al
Barbarossa che nella fortezza mancano le
vettovaglie e che la guarnigione del castello
superiore è ormai di soli 30 soldati, rispetto ai
700 uomini iniziali. Viene dato un nuovo assalto
ai primi di agosto sotto una forte pioggia che
impedisce l'uso degli archibugi. Lo scontro
avviene all'arma bianca. Francisco Sarmiento
resta con soli 300 fanti, sui 4000 che aveva a
disposizione agli inizi delle operazioni. I difensori
capitolano dopo che il Sarmiento rimane ucciso
in combattimento; i pochi superstiti, che pure si
sono arresi a patti, vengono incatenati per
essere trasportati a Costantinopoli. Solo il
capitano Martin de Munguia ed il vescovo di
Castelnuovo sono decapitati: il primo per le
risposte arroganti date al Barbarossa. ll giorno
seguente cade senza colpo ferire anche il forte
castello di Risano (Risan), controllato dai
veneziani. Il provveditore di Cattaro, Matteo
Bembo, manda al Barbarossa nuove offerte di
dolci e bevande; rifiuta, al contrario, di
arrendersi. Il presidio, marinai e soldati veneti,
romagnoli, marchigiani e dalmati oppone una
dura resistenza agli attaccanti. Sbarcano le
truppe turche e queste sono assalite dagli
stradiotti. Gli ottomani si salvano nascondendosi
tra i monti. Barbarossa si incontra con il
sopracomito Girolamo Cocco, si scusa e si
allontana; si indirizza verso Corfù e viene
salutato amichevolmente con salve d’artiglieria
dalla fortezza; gli vengono regalati secondo gli
usi del tempo rinfreschi e vesti; da parte sua, si
offre come mediatore di pace tra la Serenissima
e la Porta.
Settembre
E’ contattato da emissari del viceré di Sicilia
Ferrante Gonzaga e di Andrea Doria (Alonso di
Alarcon) che tentano, invano, di convincerlo a
mettersi al servizio dell’imperatore. Le trattative
saranno reiterate l'anno successivo
dall'amministratore della flotta Juan Gallego.
Esse non approderanno a nulla: si arriverà, da
parte degli avversari, a predisporre un progetto
di trattato con il quale Carlo V si impegna a
riconoscere al Barbarossa la sovranità su Tunisi
in cambio del servizio della sua flotta alla causa
imperiale.
1541
………….............
Si reca a Costantinopoli. Il suo posto ad Algeri è
preso dal figlio adottivo Hassan Agà: costui con
30 navi, fra galee e galeotte, continua a
danneggiare i paesi cristiani e fa molte prede.
Ottobre
Barbarossa ritorna ad Algeri per respingere
l’attacco portato dagli imperiali alla città.
1543
Aprile
Impero
Impero
Esce da Costantinopoli con 70 galee, 40
ottomano
Maggio
settembre
galeotte, 100 navi grosse sulle quali sono
imbarcati 14000 turchi. Le navi corsare, che
sono al suo seguito, sono comandate dal suo
luogotenente Nizzam. Lo accompagna Paulin de
la Garde, ambasciatore di Francesco I. A fine
mese salpa da Modone.
A seguito dell’alleanza di Solimano con il re di
Francia Francesco I Barbarossa viene inviato a
Marsiglia. Durante il viaggio (maggio) compie
qualche scorreria. Si presenta minaccioso nello
stretto di Messina: Diego Gaetani, governatore
di Reggio Calabria, rifiuta di trattare, cerca, anzi,
di reagire facendo tirare un colpo di artiglieria
contro la sua flotta che uccide 3 suoi marinai. Il
corsaro fa allora sbarcare 12000 uomini,
bombarda la città e la conquista. E’ messa a
sacco la rocca e sono catturati 70 spagnoli dai
giannizzeri: il francese de la Garde intercede a
favore del governatore. Tra i prigionieri vi è
anche la figlia dello stesso Gaetani, di nome
Flavia e dell’età di diciotto anni. Il Barbarossa se
ne invaghisce, l’ottiene in sposa nonostante la
differenza d’età (ha 77 anni) e, come regalo di
nozze, lascia liberi i genitori della donna
risparmiando nel contempo alla città un feroce
sacco. Mette a ferro e fuoco le coste campane
ed arriva sino alla foce del Tevere, da dove
minaccia la stessa Roma. Il francese de la
Garde gli impedisce di attaccare lo stato
pontificio; nel contempo, gli abitanti di Nettuno e
di Ostia riforniscono di vino e di viveri vari la sua
armata. Negli stessi giorni i corsari mettono a
sacco la Basilicata e la Puglia; sono anche qui
condotti alla flotta centinaia di schiavi, oltre a
provviste e beni razziati in paesi, città e villaggi.
Ai primi di luglio è accolto con tutti gli onori a
Marsiglia dall’Enghien: la bandiera
dell’ammiraglio francese, lo stendardo di Notre
Dame, viene ammainato ed al suo posto è
esposta la mezzaluna. Tutti rimangono ammirati
per il lusso e la ricchezza dell’ammiraglio turco
che è accompagnato da 2 pascià e da altri 12
dignitari vestiti con lunghe zimarre in oro; dietro
lo segue una folla di ufficiali, di segretari e di
interpreti. Invia Cussaim Celebi in Algeria con 25
galee per mettere al sicuro il bottino razziato fino
a quel momento; manda pure a Costantinopoli 4
grosse navi, cariche di 5000 cristiani, sia uomini
che donne, spediti in omaggio al sultano: a
bordo vi sono pure 200 monache, fatte
prigioniere in vari conventi italiani, quale suo
regalo personale di donne vergini a Solimano.
Tali navi non giungeranno mai a destino perché
verranno intercettate e catturate durante la
navigazione dalle galee di Napoli. Ad
agosto Barbarossa punta su Nizza,
possedimento dei duchi di Savoia; fa ancorare la
propria flotta nel porto di Villafranca
(Villefranche). A seguito di dodici giorni di
assedio e di tre assalti, la città si arrende a patti;
i suoi attacchi al castello sono, al contrario,
respinti dalla strenua difesa di Paolo Simeoni. Il
de la Garde, comandante della flotta francese,
promette ai nizzardi di risparmiare loro il
saccheggio; trova un’ostinata opposizione nei
turchi che, invece, lo pretendono. Il de la Garde
stesso corre il pericolo di essere ucciso mentre
si affanna a frenare gli alleati ed a placare il
Barbarossa furente; poco manca che il francese
non venga incatenato al banco di voga con
l’accusa di avere ingannato gli alleati. Ai primi di
settembre turchi e francesi si
ritirano: Barbarossa fa portare via 300 bambini
ed alcuni religiosi dai villaggi dei dintorni di
Antibes; getta, quindi, l’ancora all’isola SainteMarguerite, vicino a Cannes. Prende poi il mare
con 9/13 galee per saccheggiare la Liguria, in
particolare San Remo. Per non allarmare gli
abitanti passa al largo della costa procedendo
verso est, sorpassa la località, vira a nord ed
approda al Capo Verde. Discende a terra alle
prime luci dell’alba; altre 6 navi lo coadiuvano
nella sua azione. 1000 soldati sbarcano ed
assalgono invano per otto ore la città. Il podestà
Luca Spinola, informato in tempo, raduna molti
terrazzani, gli va incontro e lo respinge
infliggendogli forti perdite. Gli assalitori devono
desistere e si accontentano delle prede fatte nei
paesi vicini, in massima parte donne e bambini
fatti prigionieri. Barbarossa fa rientro a Nizza;
devasta La Turbie e Monaco. Nei medesimi
giorni i corsari scendono anche a Vallecrosia,
saccheggiano Vallebona e catturano 300
persone a Gorbio con la complicità di un
abitante che, in cambio della salvezza della
propria famiglia, indica loro l’accesso della grotta
dove si è nascosta l’intera popolazione del
paese. Il giorno seguente, con un’azione
pressoché analoga, gli ottomani calano in gran
numero da 22 galeotte sulle spiagge di
Bordighera e di Ospedaletti; si inoltrano nell’
entroterra, raggiungono Seborga e depredano la
località. Ridiscendono, infine, attraverso i boschi
e fanno prigionieri numerosi abitanti dei paesi
finitimi che vi si sono rifugiati. Alla volta di Nizza
ora si sta avvicinando l’esercito imperiale
condotto da Alfonso d’Avalos e dal mare si sta
approssimando Andrea Doria. Barbarossa deve
ritirarsi; ripiega in disordine verso Antibes; una
libecciata, nel contempo, getta sulla costa di
Villafranca la flotta nemica. Paulin de la Garde lo
incita ad approfittare della
situazione; Barbarossa preferisce restarsene
inattivo, si accontenta solo di spingere Salech
Rais a depredare le coste spagnole. Si colloca
sulla costa di Tolone ed entra una volta di più in
contrasto con i francesi. Fra i galeotti al remo vi
sono, infatti, molti transalpini che egli rifiuta di
liberare; una pestilenza ha decimato i galeotti ed
egli ha fatto sostituire i morti con i civili catturati
sulle vicine coste. Addebita, inoltre, interamente
al tesoro francese tutte le spese per la paga
delle truppe ed il mantenimento degli equipaggi.
Di tanto in tanto continua a spedire una squadra
verso la Spagna; altrimenti se ne resta ozioso a
Tolone. I francesi si stancano di tale situazione;
il re Francesco I cede su tutto, a fronte di un
impegno ottomano per la primavera dell’anno
seguente. Prima di iniziare il viaggio di
ritorno, Barbarossa preleva una forte somma
per sé e per i suoi uomini a copertura delle
spese fino al suo rientro nel Bosforo; riscatta
anche 400 schiavi musulmani condannati al
remo nelle galee cristiane.
1544
Inverno
Sverna a Tolone con 30000 uomini; si stabilisce
in una fabbrica di sapone che diviene ben presto
un fastoso palazzo. La cattedrale di Santa Maria
Maggiore è trasformata in una moschea; le
tombe dei nobili e dei notabili sono profanate e
saccheggiate. La moneta turca, supervalutata,
ha corso legale nel paese; nella città è proibito il
dare sepoltura religiosa agli schiavi cristiani che
muoiono in prigione; non viene tollerato il suono
delle campane di chiesa ( in quanto ritenuto un
suono offensivo per la tradizione islamica). Gli
uomini e le donne catturati dai turchi sono
venduti all’asta nelle isole di Hyères; i
giannizzeri rapiscono alcuni giovani in città ed
anche nei dintorni della campagna per metterli a
remare sulle galee. Vengono abbattuti tutti gli
alberi delle colline; da parte loro, i francesi sono
costretti a chiedergli in prestito polvere da sparo
e palle di cannone. Andrea Doria, sotto il
pretesto di uno scambio di prigionieri gli invia
alcuni messaggeri che sono accolti a bordo della
sua capitana.
Primavera
Maggio
Impero
Firenze
ottomano
Riprende il mare ed assale vanamente San
Remo; devasta i dintorni e mette a ferro e fuoco
Borghetto e Ceriale (Albenga), ove si appropria
di molte prede e riduce in schiavitù 200 persone
fra uomini, donne e ragazzi. Cattura anche una
nave savonese carica di merci. Si pone a Vado
Ligure ed i genovesi gli riconoscono un forte
riscatto. Lo stesso Andrea Doria tiene le proprie
galee alla fonda a Genova ed a La Spezia;
invece di contrastarlo, lo rifornisce di vettovaglie
e di acqua con lo scopo (la fonte è doriana) di
seminare discordie e sospetti fra lui ed i francesi.
I due ammiragli hanno un colloquio a terra a
Genova, a Fassolo nel palazzo dello stesso
Doria. Barbarossa si mette d’accordo con
l’ammiraglio imperiale per la liberazione di
Dragut, dietro il pagamento di una taglia di 3500
ducati. Invia, nel contempo, 25 galee ad
infestare le coste della Spagna. In Francia sono
ovunque saccheggi e requisizioni. Le vettovaglie
sono gratuitamente fornite ai suoi uomini; anche
gli stipendi degli addetti della flotta continuano
ad essere pagati dal re Francesco I. Per
mandare via Barbarossa i francesi gli devono
riconoscere una somma enorme, quantificata dai
contemporanei in 800000 ducati, senza contare
pezzi d’oreficeria e drappi in grande numero,
nonché viveri e munizioni. Il Contado Venassino
e Lione (Lyon) vengono sottoposti a prestiti in
natura, tutti di considerevole entità. Ricchi
ufficiali e signori, primo fra tutti Leone Strozzi,
devono accordare agli alleati turchi notevoli
somme di denaro a fondo perduto. Prima di
partire Barbarossa pretende che gli venga
affiancato un ambasciatore francese affinché
spieghi al sultano, a Costantinopoli, le cause
dell’inattività della flotta turca e giustifichi il suo
operato. E’ scelto lo Strozzi, priore di Capua.
A fine mese lascia finalmente la Provenza e
salpa dall’isola Sainte-Marguerite. Si ripresenta
nella Riviera di Ponente, assale ancora una
volta invano San Remo. I corsari sfogano la loro
rabbia ai danni della chiesa di San Siro, posta
fuori le mura cittadine. Viene quindi alla fonda
nella rada di Vado. Genova gli invia un
emissario (Giorgio Ambrogio Gentile Odorico): il
capoluogo ed il suo territorio sono preservati
dalle sue razzie mediante l’esborso di un’ingente
somma.
Giugno
Si colloca alla fonda nell’isola d’Elba e minaccia
le coste di Piombino, nel caso che non venga
liberato da Jacopo d’Appiano un giovane
ottomano, figlio del corsaro Sinan, catturato dieci
anni prima al tempo dell’impresa spagnola di
Tunisi. Ancora la flotta presso le foci della
Bruna, fa mettere a sacco l’abitato di Castiglione
della Pescaia e conquista le Rocchette, il cui
possesso costa la vita a 1800 turchi. Si
impadronisce poi di sorpresa di Talamone, nei
pressi di Orbetello: quanti uomini sono trovati,
tanti sono subito fatti prigionieri, incatenati e
mandati a riempire le stive delle navi da carico o
a rinforzare le ciurme delle galee. In tale località
ha una vendetta da compiere: trae dalla tomba il
cadavere di Bartolomeo Peretti, lo fa bruciare e
ne disperde le ceneri. L’anno precedente, infatti,
il Peretti, alla testa di 3 galee pontificie, nello
scorrere il Levante aveva fatto dare alle fiamme
la villa che Barbarossa possiede a Mitilene.
Vengono profanate anche le tombe degli ufficiali
e dei servitori del Peretti; i relativi corpi verranno
ammucchiati ed arsi nella pubblica piazza. Di
seguito Barbarossa incendia Montiano, occupa
Porto Ercole e l’isola del Giglio: la prima località
gli si arrende e gli concede 30 uomini in cambio
della promessa di risparmiare il porto e la città; i
30 vengono messi in catene, il castello è
espugnato e messo a sacco; la città è data alle
fiamme: non vi resta intatta che una sola casa
dopo un incendio durato tre giorni. Nell’isola del
Giglio fa 632 prigionieri e fa decapitare tutti i
notabili del paese, fra i quali vi sono il sindaco, il
notaio ed il parroco. Tra i deportati vi è anche
Margherita Nanni Marsili, una donna di Siena,
sorpresa sulla spiaggia di Cala di Forno, poco
distante da Talamone. Costei sposerà più tardi il
sultano e, secondo la leggenda, spingerà
quest'ultimo a fare uccidere il figlio di una sua
concubina per assicurare la successione al
primogenito di nome Selim. Attacca l'isola
d'Elba; sbarca a Ferraia e dà alle fiamme il
paese. Mette a sacco Capoliveri; gli abitanti che
non riescono a salvarsi con la fuga sono ridotti in
schiavitù. Assedia, invano, il Volterraio; rade al
suolo Montemersale. Jacopo d'Appiano
consegna il giovane ai corsari. Barbarossa
continua nelle sue scorrerie ed assale con forza
Civitavecchia; ne è respinto da Francesco Nobili.
Leone Strozzi, che lo affianca con le galee
francesi, lo convince ad abbandonare l’impresa.
Nel proseguimernto della sua azione giunge nel
golfo di Salerno ed assedia Salerno ed Amalfi. Una
tempesta disperde la flotta ottomana provocando il
naufragio di alcune navi. Il fatto viene attribuito dagli
abitanti di Salerno all'intervento del patrono cittadino
San Matteo e, da quelli di Amalfi, ad un miracolo del
loro patrono Sant'Andrea. Due affreschi,
rispettivamente nel duomo di San Matteo Evangelista
nel primo centro ed in quello di Sant'Andrea
Apostolo nel secondo, testimonieranno, circa
cinquant'anni dopo, tale episodio. Barbarossa si
porta, infine, nelle acque della Sardegna. Alcune sue
navi penetrano nel porto di Oristano e si
impadroniscono di una imbarcazione. Questa viene
data alle fiamme presso Capo San Marco.
Luglio
La rabbia del corsaro-ammiraglio si scarica su
Ischia, feudo di Alfonso d’Avalos. Scende di
notte, riduce in schiavitù gran parte della
popolazione (1500 prigionieri) e dà alle fiamme
Forio; saccheggia Procida, minaccia Pozzuoli:
l’arrivo alla difesa della città, da Napoli, del
viceré don Pietro di Toledo con 1000 armati, lo
persuade a fare risalire i suoi uomini sulle navi.
Gli sta alle costole Giannettino Doria con 30
galee: Barbarossa gli dà la caccia e lo costringe
a spostarsi a sud verso la Sicilia ed a ripiegare
su Messina. I venti gli impediscono di aggredire
nuovamente Salerno; si trova alla volta di Capo
Palinuro. Nello stretto attacca Catona, Fiumara
di Muro, Calanna dove incendia le colture, fa
1000 prigionieri ed uccide 200 persone.
Continua le sue scorribande sulla costa
calabrese (Policastro) e nei paraggi di Reggio
Calabria e di Cariati. Compare, da ultimo, nei
pressi di Lipari: gli abitanti non vogliono
cedere. Barbarossa fa piantare 40 pezzi di
artiglieria nei paraggi della chiesa di San
Bartolomeo e bombarda la cittadina per quindici
giorni. Gli è offerto un riscatto di 15000 ducati;
ne esige uno di 30000, più la consegna di 200
ragazzi e di 200 ragazze. Giacomo Camagna
esorta i concittadini ad accettare la resa a
discrezione; costui viene sbeffeggiato. Per tale
motivo avvicina i turchi e promette loro la
consegna di Lipari dietro la promessa di avere
salva la vita ed i suoi beni per lui, i famigliari e
60 amici. La località è messa a sacco, viene
data alle fiamme ed è distrutta; 2000 uomini e
donne, scovati perfino nei rifugi più nascosti,
sono ammassati per essere venduti come
schiavi. Nella cattedrale i giannizzeri trovano un
certo numero di vecchi, uomini e donne: sono
tutti spogliati e squartati vivi. Sono profanati i
luoghi di culto, strappate le immagini dei santi; è
imbrattata di fango una statua del Cristo, dopo
che questa è stata gettata a terra per
scherno. Barbarossa ora si trova senza polvere
da sparo e con le stive piene di schiavi, tanto
che di costoro molti muoiono ogni giorno a
causa dei disagi sopportati. Un conto
approssimativo sul numero dei prigionieri presi
nella spedizione sulle coste italiane, porta ad
una cifra aggirantesi ai 15000-20000 uomini. Il
corsaro ritorna a Costantinopoli con alla catena
7000 cristiani: gli altri, sono stati buttati in mare
come cadaveri.
1545
In
proprio
Impero
Salpa da Costantinopoli, non perseguendo altro
disegno che quello di fare la corsa e di attaccare
le piazzeforti degli spagnoli. Incrocia, invano, di
fronte a Bona; piomba all’improvviso nell’isola di
Minorca ed a Mahon vi cattura 6000 persone.
Tornato di nuovo a Costantinopoli, vi fa costruire
un grande palazzo ed una superba moschea sul
Bosforo, nel quartiere di Buyukdéré. Rinuncia al
comando della flotta ed affida il governo di Algeri
al figlio Hassan Agà.
1546
Luglio
Ad aprile suoi corsari mettono a sacco il villaggio
di Uras in Sardegna. Barbarossa muore ai primi
del mese a Costantinopoli per febbre
(certamente non consumato dai vizi dell’ harem,
come si scrisse in un rapporto francese del
tempo). E’ sepolto vicino al Bosforo, a Besiktas,
a nord della città, in un mausoleo costruito dal
famoso architetto Sinan. Il luogo diviene il posto
dove i nuovi capitani generali della flotta
ottomana ricevono l'investitura della loro carica.
Molte leggende nascono dopo il decesso del
Barbarossa. Si racconta, fra l’altro, che il suo
cadavere sia stato trovato quattro o cinque volte
fuori della tomba per terra e che non sia stato
possibile tenerlo tranquillo fino al consiglio di un
mago greco di seppellirlo con il corpo di un cane
nero. Per molti anni dopo la sua morte nessuna
nave turca lascerà il Bosforo senza sparare un
colpo di artiglieria in segno di saluto per la sua
tomba; il suo sepolcro, inoltre, diverrà un luogo
di preghiera per i marinai musulmani.
CITAZIONI
“All’audacia e alla scienza militate d’Arouj egli accoppia la prudenza dell’uomo di stato, ciò
che lo innalzò dal livello di capo pirata alle cariche più elevate dell’Islam… La sua statura
era superiore alla media, il suo portamento maestoso; era ben proporzionato e robusto;
villosissimo, egli portava una barba folta e arruffata; le sue ciglia e sopracciglie erano
assai lunghe e spesse e prima che si brizzolassero i suoi capelli erano di un castano
lucente.” Gosse
-“Fu un comandante geniale e fantasioso.” Lingua
-“Di pelame rossiccio. Di barba folta, di mediocre statura, di forza erculea, era
specialmente sguardevole per un gran labbro spenzolato all’ingiù, che lo faceva alquanto
bleso nel favellare, e davagli l’aria di vero pirata. Superbo, vendicativo, spietato, traditore;
sapeva nondimeno pigliare le maniere graziose ed affabili, massime nel sorridere col volto
composto a dolcezza. Parlava molte lingue, a preferenza lo spagnolo. Coraggioso,
circospetto, amico dei suoi subalterni.” Guglielmotti
-“Barbarossa (per) gli italiani, Barbaroja (per) gli spagnoli, Barberouge (per) i francesi.
Superbo, crudele, vendicativo, traditore, era molto più irruente del fratello.” Panetta
-“Cuius virtus non semel in rebus navalibus erituit.” Conti
-“Famosissimo corsale.” Bosio
-“Additò a’ turchi il modo di ben munirsi sul mare, facendo guarnir le loro galee di schiavi,
laddove prima si provvedevano di gente rozza, e inesperta.” Diedo
-“Uomo assai noto per le sue guerriere azioni, e per le sue vicende.” Laugier de Tassy
-“Famoso corsaro.” Casoni
-“Più pirata che ammiraglio, fu il terrore delle coste spagnole ed italiane e divenuto
capitan-pascià di Solimano, riuscì a far primeggiare la marina turca nel Mediterraneo. Fu
uomo di acuto ingegno e la marina turca fu a lui debitrice di molte savie riforme, quali il
miglioramento delle navi che seppe rendere più leggere e più veloci e delle artiglierie che
aumentarono la gittata; il famoso porto di Algeri con le splendide artiglierie di cui era
munito, fu opera del Barbarossa.” Frignani
-“Cuius cognonominis et fortunae haeres multis rebus in Africa fortiter atque feliciter gestis,
terra marique rex metuendus evaserat, magno quidem fortunae ludibrio, si humilis piratae
dispiciendam ab initio conditionem reputemus, postquam ad id humanae superbiae
fastigium ascenderit, sicuti suo loco exordientes (con il fratello) a prima eius e patria Lesbo
(Mitilene) profectione diffuse narrabimus.” Bizari
-“Depredò navi venete, siciliane, napolitane e genovesi in tanta copia, che si rese
formidabile.” Sagredo
-“Famoso corsaro.” Soranzo
-“Una delle più singolari figure di pirata apparse a dominare le coste di Barberia.”
Monterisi
-“Questi sopravvisse ventotto anni al primogenito e per la leggenda, per la storia, per gli
scrittori che cantarono le imprese di quei grandi capitani, padroni del mare, temuti
ovunque e sempre vittoriosi, fu lui l’autentico Barbarossa, che, in memoria del fratello,
s’era fatto tingere barba e capelli con l’henné…Brantome dice, del primo dei Barbarossa,
uno degli eroi del suo tempo ..Sentiva il bisogno di riscrivere da capo la vita dei signori di
Algeri e di trovare per loro altre origini. Non mostrarli più turchi, ma veri cristiani,
avventurieri passati all’Islam. Egli non esitò perciò a fare l’eco, il più seriamente possibile,
ad un racconto fatto da qualcuno nel suo paese del Périgord e di Saintonge: il cavaliere
d’Authon, nobile del Saintonge, e il signore di Montsoreau s’erano arruolati..nella flotta
francese inviata in soccorso dei veneziani contro i turchi. Essi avevano piantato in asso il
loro capitano, avevano poi trascinato con loro altri disertori e armato una nave per la
corsa. Tornati per un po’ presso le rispettive famiglie, in Francia, ma delusi, non ottenendo
gli onori sperati, ripresero la via per l’Oriente e la loro vita da corsari. Si convertirono
all’Islam, si dichiararono figli di un rinnegato ebreo originario di Mitilene e presero i nomi di
Aruj e Khair ed-Din.” Heers
-“Costui molte cose in mare contro christiani fatto haveva, e per terra contro Moleassen re
di Tunisi, e parimenti scorrendo con suoi vascelli gran travaglio nella Spagna dato haveva.
Fu famosissimo corsaro..e tal fu il suo gran valore, e potenza, che diede terrore e
spavento non solo all’Africa tutta, ma anco a tutto il mare Mediterraneo, e a tutte le
spiaggie e riviere del nostro regno.” Summonte
-“Famoso corsale di mare.” Rosso
-“Grand’uomo di mare.” Alberi
-“Homme vaillant et expérimenté…Jamais, homme.. ne sut mieux que Khair-ed-Din
profiter des avantages que lui présentait la fortune. Comme tous ceux qui ont accompli de
grandes choses, il savait employer la ruse avant la force, et s’il exécutait avec vigueur, il
n’entreprenait rien qui n’eut été préparé avec une rare prudence. Il était adroit, insinuant,
souple, fort, terrible, et son génie s’exerçait d’abord à tromper. Il ne frappait qu’ensuite. Il
avait deviné que, seule, la violence est faible, mais qu’elle s’élève à une force irrésistible
quand elle s’appuie sur des intérets généraux, sur les passions populaires, on qu’elle a
soin de masquer ses projets sous le voile de la religion et du désintéressement. Personne
mieux que lui ne savait répandre des germes de division, et personne n’apercevait avec
autant de promptitude le pars qu’il en pouvait tirer.” De Rotalier
-“Il solo che si può dire simile al Doria, per età, esperienza di cose marine, per vigore di
spirito e per l’onore d’avere conquistato un regno.” Giovio
-“L’ideale eroico e di bellezza dei corsari.” Wilson
-“Fut un homme extraordinaire..Il montra de grands talents pour la guerre: ses actions
demanderoient qu’on le mit au nombre des hommes illustres; mais les crimes que son
caractère naturallement féroce lui fit commetre, révoltent la nature et rendent sa mémoire
odieuse.” Richer
-“Fu il promotore del prodigioso progresso nella costruzione di navi da parte degli ottomani
e immise tra le file dei comandanti navali del sultano alcuni uomini dello stesso suo valore
trasformando la marina turca nella più efficiente del Mediterraneo sotto ogni
spetto…Nonostante la testimonianza di molti cronisti, la leggenda del violento e piratesco
vecchio lupo di mare stenta a morire. E’ significativo peraltro che Barbarossa debba una
tale cattiva reputazione soprattutto ai francesi. Non è troppo difficile scoprirne la ragione.
Barbarossa era stato ingannato dai francesi che lo avevano lasciato nei guai. Inoltre
furono i francesi stessi a commettere più tardi quelle atrocità che poi trovarono
conveniente imputare all’ammiraglio del Sultano..La figura di Barbarossa, la cui grandezza
è stata riconosciuta dai cronisti contemporanei di Francia, Spagna e anche Inghilterra,
doveva poi venire travisata nei secoli successivi. I francesi si distinsero fra coloro che
fecero del loro meglio per screditarlo, sentendosi a disagio e vergognosi per quel periodo
della loro storia in cui erano stati alleati del nemico dell’Europa cristiana. In altri paesi gli
storici ebbero la tendenza a ridurlo a nulla più che una nota a piè di pagina..Ma i turchi non
hanno mai dimenticato di avere verso di lui un debito di riconoscenza. Nei nuovi stati
dell’Africa settentrionale, il suo nome è considerato al pari di quello di Nelson in
Inghilterra..la sua vita fu violenta, la sua morte pacifica, i suoi successi straordinari. Negli
annali turchi dell’anno 1546 si leggono queste semplici parole:”E’ morto il Re del Mare.””
Bradford
-“Può essere considerato uno dei più grandi comandanti della marina ottomana. Per molto
tempo gli storici occidentali, nel parlare della sua persona e delle sue imprese, hanno
utilizzato quasi esclusivamente fonti di provenienza occidentale, spagnole e italiane
soprattutto, che evidenziano verso il corsaro ottomano tutt’altro che simpatia o
benevolenza. Quelle fonti sono state utilizzate prendendo a volte per vere le affermazioni
inserite in alcuni racconti dei prigionieri dei bagni barbareschi, e talvolta più di un secolo
dopo le spedizioni di Khair ad-Din. Bisogna rifarsi a una data relativamente recente per
vedere utilizzate da parte di storici occidentali alcune fonti turche che hanno puntualizzato
con maggiore chiarezza e attendibilità fatti e personaggi, descrivendoli in un modo più
conforme alla realtà.” Bonaffini
-“E’ un uomo robusto, massiccio, con il labbro inferiore carnoso e sporgente e una folta
barba rossiccia che gli ha procurato il soprannome.” Fedozzi
-“Grand marin de Soliman le magnifique.” Petit
-“ Barbarossa remained one of the great figures of the court at Costantinopoli until his
death.” The New Encyclopedia Britannica
-“Mai, nemmeno fra i grandi conquistatori greci e romani di terre e reami ci fu un altro
come lui.“ Brantome
-“Le second barberousse n’était plus un aventurier chanceux, mais le chef d’une ville de
forbans. Il avait sous ses ordres d’excellents lieutenants.” Wismes
-“ Egli..era un uomo di mare eccellente e molto audace, tale che forse solo Andrea Doria,
in quel tempo, può essere considerato alla sua altezza.” Bragadin
-“All'audacia e alla scienza militare d'Arouj egli accoppiava la prudenza dell'uomo di Stato,
ciò che lo innalzò dal livello di capo pirata alle cariche più elevate dell'Islam." Gosse
-Con Dragut “ Famosi corsari turchi.” Manuele
-“Il Barbarossa mostrò..di non essere solo un coraggioso tagliagole ma anche un
eccellente politico. Approfittando delle profonde divisioni politiche e religiose che
andavano in quegli anni lacerando il fronte cristiano e sfruttando il progressivo
spostamento degli interessi spagnoli verso le rotte atlantiche, egli trasformò presto le
azioni di distrurbo delle sue squadre in un vero e proprio controllo del mare, organizzando
così la prima grande flotta da guerra musulmana, che iniziò a condurre di vittoria in vittoria,
grazie anche al contributo di un formidabile gruppo di spietati ma abilissimi
predoni…Parallelamente riscì ad imporre ai suoi corsari una sorta di codice “etico” che
limitò fortemente l’attività piratesca nei confronti almeno dei correligionari musulmani.”
Gargiulo
-“ Egli..era un uomo di mare eccellente e molto audace, tale che forse solo Andrea Doria,
in quel tempo, può essere considerato alla sua altezza.” Bragadin
-“Finì tranquillamente nel suo letto quest’uomo che fu ad un palmo dal capestro o dal
banco del galeotto, che scampò a naufragi, a inseguimenti, a congiure. Come il
Barbarossa di terra, anche dopo il Barbarossa del mare eccitò l’immaginazione dei suoi
fedeli che si gloriarono di seguirne l’esempio a noi tanto nefasto.” Bravetta
- "Possédait deux qualités principales: il avait un sens politique très développé et une
volonté indomptable qui faisaient l'admiration de ses ennemis...Avait adopté una sorte de
technique de la course contre les nations chrétiennes quoi qu'il se montrat magnanime à
l'occasion envers les navires français. Mais il se montrait impitoyable avec les Espagnols
qui étaient "l'ennemi numéro un" sur sa longue liste de plan d'action...le meilleur amital de
son temps." Coulet du Gard
-"Famoso corsario turco." Condeminas Mascarò
-"La aparencia exterior de Kair-ed-din era mas exagerada y sorprendente que la de su hermano. Su
estatura era aventajada, su porte majestuoso; de cuerpo robusto y bien proporcionado;
extremadamente velludo, con una barba larga y descuidada; cejas y pestanas extraordinariamente
abundantes y largas. Sus cabellos, antes de comenzar a poblarse de canas, eran de un color castano
dorado, desde luego no francamente rojizo como el de su hermano mayor...La fama de Babarroja,
como era de rigor, trascendio mucho antes de sa muerte, e inmediatamente después de ésta
circularon mukltitud de leyendas. La mas extendida, por se naturalmente la mas inverosimil, fue
que su cadaver se encontro varias veces desenterrado en la cercanias de la tumba, donde fue
depositado otras tantas veces. Ante hecho tan insolito se consulto a un hechicero griego, quien
aconsejo enterrar junto al cadaver del pirata un perro negro, extrana formula que segun dicha
leyenda fue la solucion definitiva. " Masia de Ros
-"Il est à louer d'où il soit, car il a non seulement épouvanté les Chrétiens, mais les Arabes et les
Maures, ayant fait la guerre aux uns et aux autres, et par mer et par terre, les ayant rendus
tributaires." Engel
-"Superior a él (il fratello) en osadia y en calidades de capitan, y fué famoso como enemigo mortal
de los cristianos, a los que causo grandes danos...El mas cruel y afortunado corsario de aquel
tiempo. " Salva
-"Capitan..exçeliente...Aca siempre ha sido valiente y animoso, y no menos sabio en todos las
guerras y batallas que ha dado y reçibido, asì por mar como por tierra... Fué muy nombrado capitan
en su tiempo, de grande animo, aunque malo, cruel y tiranico." Lopez de Gomara
-"Who has, by some curious process, come to be depicted in our latest histories as an "infamous
character" and "professional pirate", was in his own age reputed by Christians generally to be a wise
statesman, an able administrator, and a great soldier, noted for his orderly and civilized conduct of
war and courted in turn or simultaneously by the greatest princes, spiritual and temporal, of the
Mediterranean. His career was the subject of intensive propaganda for political purposes, not only
in his own lifetime but nearly three centuries later...Besides, presumably, Turkish, Arabic, and
Greek Kheir-ed-din spoke French well enugh to crate the belief that he was a native, and Spanish
fluently in spite of a lisp. He conversed in Italian with prisoners of war and perhaps with his second
wife, who was the daughter of the Governor of Reggio and an accomplished musician. Although the
poet Pietro Aretino is said to have received a very friendly and laudatory letter from Kheir-ed-din,
who clearly corresponded at times with various prominent Christians, only one letter appears to be
still extant, and even that may possibly be no more than an extract...The memory of few men has
been held in greater honour or more consistently cherished in their own country. He died loved and
lamented by all who served under him, and for generations to come no Turkish ship sailed past his
tomb on the banks of the Dardanelles without paying the tribute of a salute and prayer to the great
admiral. The naval supremacy, which Turkey owed to him, lasted long enugh to see its rule firmly
established on the southern shore of the Mediterranean, and the administrative system which he
inaugurated in Algiers was admired and regretted three centuriies later by its French conquerors. "
Fisher
-"Barberousse est resté insi plus de soixante ans debout, en première ligne, face à l'ennemi, cible
offerte, ostensible, enturbannée, signalée aux coups par sa haute taille, par ses vetements de grand
apparat, par son pavillon, par sa bouche tonnant au porte-voix les corps à corps et les
accostages...Barberousse comprend la vie comme un grand jeu. Il voit large. Il sait risquer, surtout
lorsq'il est lui-meme sa propre mise. Il sait renoncer à une rançon, honorer un vaincu, pardonner à
un traitre. Il est grand." Hubac
-"Valorous yet prudent, furious in attack, foreseeing in preparation, he ranks as the first sea captain
of his time." Lane-Poole
-" Famoso corsaro." Angius
-"Lui aussi excellent corsaire, mais (rispetto al fratello) bien plus fin politique." Garnier
-"His rise from a humble sailor to state builder, commander of the largest fleet in the world and one
of the Sultan's viziers, wa probably the most remarkable early modern career of a seaman." Glete
-"Fu Barbarossa di statura giusta e traversato: di volto colorito: d'occhi castagnicci: e capelli rossi."
Totti
-"Le imprese del più grande dei corsari barbareschi, Hayreddin, furono cantate dal contemporaneo
Sayyd Murad in un gazavatname, cioé in un poema epico." Fabris
-"Il vero campione della corsa barbaresca." Lenci
-Con il fratello "Que sembrarian el panico en el Mediterraneo y forjarian la Berberia Moderna."
L.L. Martinez-M.L. Martinez- E. Sola Castano
-"Lorqu'il meurt de vieillesse, en 1546, l'Empire ottoman perd l'un de ses plus puissants et brillants
corsaires et chefs de guerre, qui a accumulé victoires éclatatantes et titres prestigieux: Barberousse
était non seulement "kapudan pacha", mais aussi "beyberbey" des isles de la mer Egée, avec rang de
ministre siégeant au Conseil impérial, et responsable du pouvoir d'Alger, exercé par son Khulifat,
ainsi que sur l'ensemble de la politique suivie au Maghreb. Après sa mort, les grands amiraux n'ont
plus le controle direct des Régences barbaresque, uniquement celui des escadres; Kheir-Ed-Din a
donc joui d'une place à part dans le gouvernement ottoman, liée à la reconnaissance du sultan pour
ses conquetes africaines et pour le redressement de la flotte turque qu'il a operé, la rendant au milieu
du XVI siècle la plus puissante de Méditerranée." A. Brogini
-" Célèbre corsaire barbaresque, Khayr ed Din dit Barbarossa, Barbaros, Barberousse..Khair ed Din
est ainsi confondu avec son frère dit al Radj (le Roux). Nommé en 1520 beylerbey par le sultan de
Costantinople, Barberousse fut la terreur des flottes et populations chrétiennes. Particulierèment
craint par les Espagnols et Italiens (il était surnommé a Valence "Cachidiable"." Rigaud
-"Grande corsaro...la svolta decisiva nella storia del Mediterraneo si..(è) verificata con la comparsa
sulla scena di un terribile corsaro destinato a colpire la fantasia dei contemporanei. Agli abitanti
delle coste italiane, che vivevano nel terrore di vedere comparire le sue vele, egli era semplicemente
noto come Barbarossa." Barbero