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STUDENT’S GUIDE
Acqua
La stanza dell’
Federico Motta Editore
ACQUA
Mike Goldwater
FEDERICO
MOTTA
EDITORE
Sotto l’Alto Patronato del
Presidente della Repubblica Italiana
GREEN
CROSS
WATER FOR LIFE
AND PEACE
Acqua
La stanza dell’
fotografie di Mike Goldwater
testi scientifici di Mario Tozzi
sedi e date
Milano, Palazzo Reale
19 marzo - 2 giugno 2003
Napoli, Città della Scienza
4 luglio - 10 agosto 2003
Potenza, Museo Provinciale
28 settembre - 9 novembre 2003
Genova, Festival della Scienza
23 ottobre - 3 novembre 2003
Roma, Palazzo Valentini
14 novembre 2003 - 11 gennaio 2004
© 2003 Mike Goldwater/Network,
rappresentato in Italia dall’Agenzia
Grazia Neri
© 2003 Federico Motta Editore S.p.A.,
Milano
Proprietà artistica e letteraria
riservata per tutti i Paesi
Ogni riproduzione, anche parziale,
è vietata
Le immagini sono tratte
dal volume Acqua edito
da Federico Motta Editore
Si ringrazia Grazia Neri
per le immagini qui riprodotte
Prima edizione: marzo 2003
Stampato da Arti Grafiche Motta, Milano
Assobase
Associazione Nazionale
chimica di base
Federico Motta Editore
PRESENTAZIONE
“Cloro Amico Mio”, il logo simbolo cui le aziende produttrici di cloro hanno dato vita, ha partecipato con grande interesse ed entusiasmo alla
realizzazione della sezione didattica della mostra
Acqua, essendo l’acqua uno degli elementi che
maggiormente usufruisce dei vantaggi offerti dal
Cloro.
È questa una grande occasione per testimoniare e
sottolineare l’insostituibilità di un bene così prezioso anche attraverso la promozione di una conoscenza corretta, attuale e completa di un elemento molto importante per la qualità dell’acqua.
Il Cloro, infatti, rende l’acqua sicura (in Europa Occidentale ne potabilizza il 98%). La clorazione è il
sistema più efficace. Economica, facile da installare
e da controllare per rendere l’acqua potabile e
mantenerla tale fino al suo utilizzo: la persistenza
dell’azione biocida, cioè la capacità di distruggere o
diminuire l’attività degli agenti patogeni, è una caratteristica specifica del Cloro. I Paesi che l’adotta-
no sistematicamente hanno sconfitto malattie come colera, tifo, dissenteria, mentre si stima che
l’80% delle epidemie che affliggono i Paesi in via di
sviluppo sono causate dall’utilizzo di acqua non potabile.
Il Cloro è insostituibile anche per igienizzare l’acqua delle piscine, per trattare le acque reflue urbane e industriali, per disinfettare gli ambienti interni, dagli ospedali alle comuni abitazioni, ed è elemento indispensabile nella produzione di
innumerevoli prodotti (dai medicinali alle materie
plastiche, dai detersivi all’elettronica).
Per saperne di più è possibile visitare il sito:
www.cloro.org
PREMESSA
È SEMPRE LA STESSA ACQUA
Da dove viene l’acqua della Terra?
Quando la Terra era appena nata – 4,5 miliardi di anni fa
– era caldissima e tutto il vapore che usciva dai vulcani non
diventava mai liquido; nel momento in cui ha cominciato a
raffreddarsi il vapore diventò pioggia che cadde per tantissimo tempo e si trasformò in oceani. A questo si deve
aggiungere l’arrivo di qualche cometa dallo spazio: il
nucleo ghiacciato incontra il pianeta ancora caldo e fonde
aggiungendosi all’acqua dei vulcani.
L’acqua che vediamo è sempre la stessa
Oceani, ghiacciai, piogge, nuvole, torrenti, fiumi, acque sotterranee: si tratta sempre della stessa acqua che si sposta
da un parte all’altra della Terra. Seguiamo una goccia d’acqua dall’inizio alla fine: da una nube scende una goccia
d’acqua e precipita verso il suolo, lì può essere assorbita
dalle piante o può evaporare immediatamente una volta
toccata terra e tornare a far parte delle nubi. Oppure può
scorrere sulla superficie della Terra e finire in un torrente
e poi in un fiume e infine in mare, da dove prima o poi
evapora e torna nelle nubi. O, ancora, può infiltrarsi nel
sottosuolo e alimentare quella gigantesca spugna sotterranea che è il terreno e rifornire di acqua i pozzi e gli acquedotti dell’uomo. Dagli acquedotti finirà nelle nostre case,
sarà bevuta o usata e finirà di nuovo nei fiumi attraverso
gli scarichi e, quindi, in mare e poi di nuovo evaporare fra
le nubi e così via.
Unicità dell’acqua
L’acqua non ha una sua forma, ma acquisisce, come tutti i
liquidi, quella del recipiente in cui viene contenuta; al contrario degli altri liquidi però aumenta di volume se viene
portata allo stato solido. L’acqua non può essere ridotta di
volume se viene compressa e, a causa delle impurità sempre disperse al suo interno, è un buon conduttore di corrente elettrica. Ma la proprietà più straordinaria è che l’acqua è in grado di sciogliere un buon numero di sostanze
(tranne quelle grasse come l’olio), basta darle il tempo sufficiente per farlo.
Mario Tozzi
10
La molecola d’acqua
Mario Tozzi
14
L’origine dell’acqua sulla terra
Mario Tozzi
SOMMARIO
16
È sempre la stessa acqua:
il ciclo idrologico
Mario Tozzi
20
Troppa acqua:
il diluvio universale
Mario Tozzi
24
Senza acqua: il sistema solare
Mario Tozzi
28
Il lavoro dell’acqua
Mario Tozzi
30
I ghiacciai
Mario Tozzi
34
Le falde acquifere
Mario Tozzi
38
Senza acqua:
disponibilità e disuguaglianze
Mario Tozzi
42
Troppa acqua:
inondazioni e alluvioni
Mario Tozzi
46
L’acqua miracolosa
Mario Tozzi
48
L’acqua e i vulcani
Mario Tozzi
52
Energia dell’acqua: le dighe
Mario Tozzi
56
Il cloro
Quella che impropriamente chiamiamo elemento è –
invece - un composto: due atomi di idrogeno e uno di
ossigeno nell'unica formula chimica che tutti abbiamo
imparato fino dai primi anni di scuola. Un composto che,
però, è solo apparentemente molto noto: tanto per fare
un esempio concreto, quando diventa solida non diminuisce di volume, come tutti gli altri liquidi, ma aumenta: grazie a una rete molecolare deformata e "difettosa" rispetto
a quella del ghiaccio, le molecole riescono a occupare
alcuni spazi che nel ghiaccio restano invece vuoti, spiegando così la maggiore densità dell’acqua liquida rispetto alla
sua fase solida.
La molecola d’acqua è una molecola piegata composta
da un atomo di ossigeno e due di idrogeno inclinati in
modo da coprire un angolo di 104,5° che è fisso e caratteristico per ogni singola molecola d’acqua, sia nel mare
che nei fiumi o nelle nubi, sulla Terra come su un altro pianeta. In realtà la forma dell’acqua è un tetraedro, una figura geometrica solida con al centro l’atomo di ossigeno,
due vertici occupati da due atomi di idrogeno e gli altri
due occupati da due coppie isolate di elettroni (coppie
solitarie) che “avanzano” dall’atomo di ossigeno stesso non
facendo direttamente parte del legame.
Se il tetraedro fosse perfetto quell’angolo dovrebbe
comunque essere di 109,5°, ma la repulsione fra le coppie
isolate di elettroni è maggiore di quella fra ciascuna di esse
e gli atomi di idrogeno (che così risultano più vicini, chiudendo quell’angolo a 104,5°). Le cose si complicano se si
prendono in esame più molecole, questo perché esiste
un’interazione fra un atomo di idrogeno di una molecola
e l’atomo di ossigeno di un’altra, anzi: l’atomo di idrogeno
va precisamente dove sono gli elettroni della coppia soli-
10
Un nuovo pozzo trivellato da un’agenzia di aiuto internazionale nella campagna cambogiana.Aprile 1987
H2O
La molecola d’acqua
H2O
-
-
0
-
-
+
-
104,5°
–
12
-
H
-
H
–
Agricoltori colpiti dalle alluvioni pescano per procurarsi il cibo. Mombane, Mozambico, febbraio 2000
taria formando il cosiddetto “legame (o ponte) idrogeno”.
Quello che ne risulta è una molecola “uncinata” in cui
ogni atomo si lega agli altri come persone distese che si
tengano per i polsi e per le caviglie con altre persone. Da
questa particolare disposizione nascono tutte le proprietà
dell’acqua. Il segreto dell’acqua non sta tanto - come in
genere nei liquidi - nelle forze repulsive a livello atomico,
quanto piuttosto in quelle attrattive che recano all’acqua
una struttura insolitamente ordinata per un liquido, molto
più simile a un cristallo che non a un gas. I modelli elaborati al computer indicano che le molecole dell’acqua formano una specie di rete continua, ma disordinata e in
perenne movimento, in cui ogni molecola si collega al massimo con altre cinque molecole.
La capacità di coesione dell’acqua è alla base delle sue
proprietà: i ponti idrogeno conferiscono all’acqua la forma
giusta per espandersi nello spazio come nessun altro liquido e per conquistare la terza dimensione.
L'origine dell'acqua sulla Terra va ricercata soprattutto
nell’analisi della composizione delle acque marine, quelle
più abbondanti sulla Terra. Elementi chimici come cloro,
bromo e zolfo risultano più abbondanti nell'acqua degli
oceani che nella crosta terrestre.Visto che essi rappresentano un prodotto della degassazione dei vulcani - cioè
della emissione abbondante di vapore acqueo e gas
durante le eruzioni - la loro maggiore abbondanza nel
mare potrebbe indicare il fatto che gli oceani sono una
conseguenza diretta dell'attività vulcanica della Terra.
L'acqua dell'idrosfera e dell'atmosfera dunque può
essersi generata attraverso le innumerevoli eruzioni vulcaniche che hanno interessato la Terra dal passato più remoto fino ai giorni nostri e che, in altre ere, erano più frequenti di oggi. C'è poi un’altra possibilità, che almeno il
20% dell’idrosfera si sia generata grazie alle comete provenienti dallo spazio profondo.
Un nucleo cometario ghiacciato avrebbe potuto entrare in collisione con la crosta terrestre oltre 3 miliardi di
anni fa, quando gli impatti cosmici all’interno del sistema
solare erano molto più frequenti, e sciogliersi improvvisamente creando le prime pozze oceaniche e innescando un
primo rudimentale ciclo idrologico.
14
Mandriani nomadi raggiungono l’acqua per i loro cammelli scavando nel letto asciutto di un fiume. Eritrea, aprile 1983
H2O
L’origine dell’acqua sulla terra
Il 71% della Terra è coperta da acqua (il gigantesco
guscio idrico che chiamiamo idrosfera, termine che comprende l'insieme delle acque sia salate che dolci, ghiacciai
inclusi), ma oltre il 97% dell’acqua del pianeta è costituito
dagli oceani, mentre il 2,1% si trova nelle calotte polari e
nei ghiacciai e solo lo 0,65% è concentrato nei fiumi, nei
laghi, nelle falde acquifere sotterranee e nell’atmosfera. In
un anno la quantità totale di acqua che circola nell'atmosfera è di circa 380.000 km3 (come se tutta la superficie
della Terra fosse ricoperta da uno strato di acqua alto
circa un metro), di cui circa 60.000 km3 evaporano e circa
36.000 km3 rimangono in superficie per contribuire all’erosione del rilievo terrestre. L’evaporazione comprende,
alla fine, circa 320.000 km3 di acqua.
Il ciclo dell’acqua è alimentato dall’energia del Sole e
avviene all’interfaccia fra atmosfera e idrosfera, comprendendo anche le acque sotterranee che partecipano a
questo continuo riciclaggio con un “ritardo” dipendente
dalla natura del sottosuolo (lo scorrimento in profondità
sarà molto lento in rocce poco permeabili e più veloce in
quelle molto permeabili). Il ciclo idrologico può essere
schematizzato seguendo un’ipotetica goccia d’acqua che
si trovi in uno degli oceani della Terra: a un certo punto,
per l’azione del Sole, la goccia evapora e viene portata in
circolo nell’atmosfera.
Qui la goccia di provenienza oceanica entra a far
parte delle nubi e persiste nell’atmosfera fino al momento in cui si trasforma in precipitazione che può di nuovo
portarla a cadere nell’oceano da cui era partita o in un
altro mare sopra il quale si può essere spostata. Ma le
nubi possono essersi mosse verso i continenti e allora la
16
Agricoltori palestinesi a Gerico utilizzano l’irrigazione a goccia per le piante di pomodoro. I fogli di polietilene conservano l’acqua e proteggono le piante dal calore.Territori palestinesi, novembre 1992
H2O
È sempre la stessa acqua:
il ciclo idrologico
380.000 km3=totale dell’acqua evaporata
evaporazione
60.000 km3
evaporazione
320.000 km3
precipitazioni
284.000 km3
scorrimento superficiale
36.000 km3
oceani
18
scorrimento sotterraneo
terraferma
Una foresta allagata dalle piogge eccezionali e dall’alto livello del mare. Harirampur, Bangladesh, settembre 1998
goccia può precipitare direttamente sulla terraferma e
finire in un fiume e, prima o poi, ancora, nel mare. Ovvero
la goccia può essere catturata dal manto vegetale ed
essere restituita all’atmosfera per evapotraspirazione.
Oppure può infiltrarsi nel sottosuolo ed entrare a far
parte di una falda acquifera e, solo dopo molto tempo,
tornare a riemergere per essere incanalata in un fiume e
finire successivamente, comunque, in mare.
Attraverso il ciclo dell’acqua, l’idrosfera riesce a contenere una vasta riserva di calore dato che assorbe,
immagazzina e mette in circolazione quello che si forma
e si accumula per effetto dell’energia solare che arriva
sulla Terra. Questo ruolo è di importanza fondamentale
per la distribuzione delle fasce climatiche del pianeta.
L’idrosfera, infine, è un’importante riserva di elementi e di
composti chimici disciolti di continuo nelle acque che arrivano agli oceani.
La Bibbia aveva ragione. Più o meno 7.500 anni fa l'acqua
sommerse la Terra, uccise gli animali, costrinse a lunghe
migrazioni gli uomini, cambiò le pianure in laghi e sconvolse gli equilibri del pianeta. Un diluvio vero, reale, non la
metafora di catastrofi mandate a punire gli uomini superbi, ma le acque di un mare intero che si rovesciano in quelle di un altro mare invertendo i rapporti e stravolgendo le
prospettive. Le acque scacciano gli uomini e l'esodo crea i
miti e informa le religioni: i poemi si basano su presupposti scientifici nella tradizione orale e nella canzone ciclica
che in tutta la Terra hanno poi raccontato la storia del diluvio.
Ma non si è trattato di un fenomeno universale e tanto
meno è stato preceduto da quaranta giorni di pioggia:
piuttosto un'unica grande catastrofe, localizzata, però, nella
culla tradizionale della cultura ancestrale del pianeta Terra,
in Asia, nella Mezzaluna fertile. Le analisi scientifiche rigorose di qualche lustro di ricerche danno un fondamento
impensabile prima, che nasce dalle decifrazioni delle antiche saghe e ci conduce verso il diluvio attraverso il lavoro
degli scienziati. Quella del diluvio è l'acqua della sommersione temporanea di una regione culturalmente tanto
dominante da aver trasmesso poi alla tradizione di tutta
l'Indoeuropa un mito tanto forte, ed è un'acqua, invece,
incredibilmente salata. Il diluvio non è piovuto dal cielo, è
venuto da un mare - il Mediterraneo - che si è scaricato
con violenza inaudita in un altro mare - il Mar Nero quando il secondo era ancora un grande lago di acqua
dolce dispensatore di agricolture e civiltà. In un attimo la
soglia del Bosforo, che ancora oggi li divide, cede di schianto nel 5600 a.C.: la differenza fra i due livelli era allora di
oltre 100 metri e ci vollero quasi tre secoli perché tor-
20
Charrapunjee,Assam, uno dei posti più umidi del pianeta, con precipitazioni annue di 1200 cm. India, luglio 1999
H2O
Troppa acqua:
il diluvio universale
22
A nuoto con un vaso per andare ad attingere acqua da una pompa rimasta al di sopra del livello dell’alluvione. Dacca, Bangladesh, settembre 1998
nassero a congiungersi. Campi coltivati, villaggi, armenti, ma
anche mura, palazzi, culture: ogni cosa rapidamente sommersa, tutto da abbandonare per sempre.
Grandi migrazioni di comunità umane seguirono lo schianto della diga naturale del Bosforo e della gigantesca inondazione che ne seguì, e dove potevano dirigersi quelle
popolazioni se non verso la Mesopotamia, nella Mezzaluna
fertile? E cosa potevano recare se non il ricordo terribile
del diluvio? Così nasce il mito di Gilgamesh, così arriva il
diluvio della Bibbia: un evento geologico raro - ma non
impossibile - che i geologi hanno cercato per decenni
scrutando le profondità del Mar Nero alla ricerca di indizi, come le incisioni di fiumi sottomarini in profondità o i
fossili marini al di sopra dei precedenti di acqua dolce,
prova inconfutabile che il lago era diventato un mare e
aveva preso subito a ospitare altre faune.
Settemilacinquecento anni fa il Mediterraneo si rovesciò
nel Mar Nero in una catastrofe che avrebbe prima sgomentato e poi ispirato gli uomini, e per sapere che è vero
basta guardare ancora oggi i pescatori del Bosforo: gettano un secchio nell'acqua più profonda e si fanno trasportare senza motori e senza vele dentro il Mar Nero, una
corrente profonda di acqua più densa che viene dal
Mediterraneo li trascina senza sforzi, un fiume sottomarino ultimo retaggio del diluvio universale.
L’acqua allo stato liquido esiste solo sulla Terra; su Marte
e sulla Luna, se c'è, è allo stato solido e solo un'eruzione
o l'impatto di un corpo celeste può provocarne il temporaneo scioglimento; sul Sole è gassosa, altrove ancora
ghiacciata e "sporca". Sulla Luna, per esempio, nella
depressione di Aitken (presso il polo sud lunare) le sonde
spaziali hanno successivamente messo in luce una specie
di freezer naturale in cui le temperature si mantengono
costantemente attorno ai -230°C a causa della profondità
di oltre 10.000 metri che impedisce l’arrivo dei raggi solari sul fondo. All’interno del cratere (che ha un diametro di
2.300 km, uno dei più grandi del sistema solare) c’è un
impasto presumibilmente durissimo di ghiaccio e polvere,
una specie di stagno fangoso congelato la cui profondità
è ancora incerta (fra 3 e 30 metri) e che potrebbe contenere centinaia di migliaia di metri cubi di acqua. Ci sono
però ancora molti dubbi: infatti gli apparecchi non hanno
realmente “toccato” la superficie dello stagno ghiacciato,
sono state le sonde che hanno rivelato la presenza di una
sostanza che ha una capacità di riflettere le onde dei
radar diversa da quella del suolo e delle rocce lunari tutto
attorno.
Ma sulla Luna non ci sono falde acquifere sotterranee
(tutti i campioni di rocce lunari analizzati sono “secchi”),
né c’è una circolazione superficiale di acque, ed è quindi
difficile spiegarsi da dove proviene quell’acqua. È probabile che una cometa, nell’impatto con la superficie lunare,
abbia potuto trasformare in acqua il suo corpo di ghiaccio.
Su Marte le evidenze del passaggio di acqua sono ormai
palmari: alvei di corsi d’acqua ormai secchi vengono
messi in luce in molte immagini da satellite e dimostrano
24
Nomadi chiedono acqua a un camion di passaggio di un’agenzia di aiuti. Sahara, Mali, luglio 1984
H2O
Senza acqua:il sistema solare
Un tratto della grande depressione Valles Marineris,
lunga più di 5000 km e caratterizzata da strutture
di tipo “fluviale” e da grandi frane
26
La cascata di Mae Klang, nel Parco Nazionale Doi Inthanon. Chang Mai,Thailandia, marzo 2002
che, se non oggi, in passato di acqua libera sul pianeta
rosso ce ne è stata parecchia. Oggi due enormi calotte
glaciali occupano i poli di Marte e conservano allo stato
solido tutta l’acqua del pianeta a causa della temperatura superficiale molto bassa (attorno ai -50°C).
Un’eruzione vulcanica o l’impatto con una meteorite possono temporaneamente sciogliere grossi volumi d’acqua
e farla scorrere per centinaia di metri o addirittura per
chilometri, fino a quando si ghiaccerà di nuovo, magari
dopo essersi concentrata in un piccolo lago. Va però
ricordato che, nel caso di Marte, si tratta di un’acqua particolare, di composizione differente rispetto alla “nostrana” H2O.
Normalmente l’acqua penetra nelle fessure delle rocce
superficiali e produce un gran lavoro fisico di erosione:
infatti, quando la temperatura scende, si trasforma in
ghiaccio, aumenta di volume e rompe letteralmente la roccia frantumandola in un fenomeno che va sotto il nome di
crioclastismo. Il crioclastismo funziona a pieno regime
quando l’escursione termica è significativa e porta le minime sotto lo zero, come nelle zone di montagna, ed è
anche condizionato dall’andamento delle stagioni.
Ma il lavoro più importante le acque superficiali lo compiono sfruttando il loro chimismo, in particolare la loro eventuale “aggressività” che deriva, in genere, dalle impurità sempre presenti al loro interno. L’ossigeno, per esempio, provoca ossidazioni e dà luogo alla ruggine, ma il maggior responsabile dell’alterazione chimica è senz’altro il biossido di carbonio, disciolto nell’acqua sotto forma di acido carbonico.
Quando sono attaccate dall’acido carbonico le rocce,
come il granito, subiscono una serie di trasformazioni che
hanno come risultato finale la produzione di sali, silice e
minerali residuali (come l’argilla).
mancanza di suolo
perché il pendio
suolo trasformato formatosi
è troppo ripido
su sedimenti non consolidati
suolo residuale sviluppatosi
su roccia madre in posto
roccia madre in posto
suolo poco spesso sul pendio
a seguito della maggiore erosione
sedimenti non consolidati
28
Fango lasciato dalle acque dell’alluvione dopo che si sono ritirate. Mozambico, febbraio 2000
H2O
Il lavoro dell’acqua
I ghiacciai
H2O
I ghiacciai sono enormi masse di ghiaccio che si formano nelle regioni fredde e in alta montagna a causa della
compattazione e ricristallizzazione della neve. Per quanto
contrasti con l’esperienza comune e con l’immagine che se
ne ha, i ghiacciai si muovono e, anzi, la loro mobilità ne rappresenta una delle caratteristiche distintive. Il movimento
lentissimo dei ghiacciai è la causa del modellamento della
superficie terrestre nelle aree dove si trovano, o si trovavano, estese coperture di ghiaccio.
L’hotel di ghiaccio. Svezia, dicembre 2001
ghiacciaio
principale
30
Fontanella, Evian. Francia, maggio 2002
I ghiacciai sono preziose riserve di acqua potabile (il
2% dell’idrosfera, cioè 30 miliardi di m3) e svolgono una
fondamentale funzione di regolatori ecologici del clima. Se
è vero che il continuo innalzamento della temperatura e i
mutamenti climatici stanno lentamente intaccando l'integrità di queste fonti, facendo aumentare gli ormai noti
fenomeni di scioglimento, le ricerche svolte hanno ormai
dimostrato che l'azione spesso irresponsabile dell'uomo,
che sfrutta i ghiacciai a scopo tecnico-sportivo, incrementa e amplifica sensibilmente i fenomeni di degrado.
Di conseguenza anche l'acqua, riserva di cui i ghiacciai
sono ricchi, è in grosso pericolo. Per quello che riguarda il
loro possibile futuro scioglimento va ricordato che, se si
sciogliessero tutti, la superficie del livello del mare salirebbe di oltre 70 metri, ma l’unico contributo significativo lo
darebbero i ghiacciai continentali e quelli alpini: infatti se si
fondesse la sola banchisa del Polo Nord (cioè l’acqua del
mare ghiacciata) il livello del mare non aumenterebbe
neppure di un centimetro, avendo il ghiaccio un volume
maggiore dell’acqua liquida.
32
Le acque fossili e tutte le acque che si trovano nella
crosta terrestre (escluse quelle di origine vulcanica) sono
di origine piovana, visto che possono derivare da viaggi
sotterranei lunghissimi. L’acqua però non riposa in grandi
cavità sotterranee come si potrebbe pensare, anche se
qualche volta è effettivamente così, come nelle regioni carsiche dove si rinvengono grotte con veri e propri laghi di
grandi dimensioni. È quanto avviene nella zona del Carso
- dal Friuli fino in Slovenia - dove si verifica uno dei processi erosivi più caratteristici nelle regioni carbonatiche
della Terra, il carsismo. Dove abbondano i calcari, il biossido di carbonio contenuto nell’acqua “aggredisce” chimicamente i rilievi fino a creare un paesaggio ricco di forme
dolci, inghiottitoi naturali e doline, depressioni circolari dal
fondo piatto dove corsi d'acqua e veri e propri fiumi si
immergono nel sottosuolo per continuare a scorrere in
profondità e riemergere anche a parecchi chilometri dal
punto di immersione.
L’acqua sotterranea è, invece, più comunemente, contenuta nelle rocce come in enormi spugne, e questo processo di accumulo è di straordinaria importanza perché
rappresenta la riserva e la fonte delle acque che escono
dai nostri rubinetti. Benché solo lo 0,6% dell’acqua si trovi
nel sottosuolo, nei primi 800 metri di crosta dei continenti ce ne è una quantità di migliaia di volte maggiore di quella contenuta in tutti i fiumi del globo. Una falda acquifera è
una porzione del sottosuolo in cui tutti gli spazi vuoti nei
sedimenti e nella roccia sono pieni di acqua a saturazione;
la superficie freatica è il limite superiore di una falda. In
genere la superficie freatica ha la stessa forma del rilievo
sotto il quale si trova ed emerge in superficie alimentando
le sorgenti o direttamente fiumi, laghi e paludi.
34
Un membro dell’Ufficio per il Controllo della Qualità dell’Acqua della California con un campione di acqua prelevata dal New River nel punto in cui entra negli Stati Uniti. Risultati di analisi precedenti avevano
dimostrato la presenza di batteri 40.000 volte superiori ai limiti di sicurezza. Calexico, California, agosto 2000
H2O
Le falde acquifere
pozzo asciutto
pozzo produttivo
ifera superficie freatica emunta
acqu
falda spesa
so
corso d’acqua
sorgente
strato impermeabile
superficie frea
livello della
falda dopo
lunga siccità
area di
36
satura
zione
(falda
acquife
ra)
tica principale
Rifugiati del Tigray nel campo di Wad Kowli, Sudan, traggono acqua da un fiume inquinato scavando buche lungo la riva sabbiosa. Gennaio 1985
Non tutte le rocce possono contenere la stessa quantità d’acqua, tutto dipende dalla loro capacità a farsi attraversare, cioè dalla loro permeabilità, che dipende dalla
percentuale di vuoti e di fratture che la caratterizzano.
Naturalmente più piccoli sono i vuoti, più lento è il passaggio dell’acqua: è il caso dell’argilla che, per questa ragione, può essere considerata impermeabile.
Ogni anno la domanda di acqua mondiale incrementa
e sempre più uomini e animali si trovano in difficoltà, anche
se l’acqua sulla Terra resta più o meno quella, ragione per
cui le falde vengono continuamente sovraescavate e in
molte regioni scoppiano veri e propri conflitti per la sete.
I consumi d’acqua sulla Terra sono molto diversi da continente a continente: nell’America del Nord ogni famiglia
consuma circa 350 litri al giorno, mentre in Europa il consumo scende, di media, a 165 litri al giorno e in Africa precipita a soli 20 litri.
Del tutto particolare è il caso di Roma che ha una
disponibilità di acqua (di qualità) straordinaria: ogni famiglia
romana dispone di 500 litri al giorno convogliati da cinque
grandi sorgenti e quattro campi alimentati da pozzi per un
totale di 23 m3/s su una rete idrica di 6.000 km.
Nei prossimi 20 anni la quantità media di acqua procapite diminuirà di un terzo rispetto a oggi, contribuendo,
fra l’altro, ad aggravare i problemi della fame nel mondo.
Ogni anno muoiono oltre 2 milioni di persone per malattie causate dall’acqua inquinata e oltre 650.000 persone
sono rimaste vittime, nell’ultimo decennio, degli effetti
catastrofici di eventi naturali provocati dalle inondazioni.
Ma anche gli altri esseri viventi soffrono: le specie acquatiche sono diminuite drasticamente, dal 10 % di quelle ittiche al 24 % in meno dei mammiferi.
Le necessità quotidiane di acqua potabile per gli esseri umani sono in realtà basse: quattro - cinque litri per persona, ed è noto che i nomadi del deserto sono in grado
di lavarsi completamente con il contenuto di una sola bottiglia di acqua. Ma produrre generi alimentari per gli uomini necessita di molta più acqua, da 2000 a 5000 litri al giorno: è in questo campo che si dovrebbe risparmiare recu-
38
Una bambina riempie bottiglie d’acqua da una piccola fonte ad Abi Adi sull’altopiano etiopico durante la terribile siccità del 1984-1985. Etiopia, gennaio 1985
H2O
Senza acqua:
disponibilità e disuguaglianze
perando acqua già usata e utilizzando finalmente metodi di
irrigazione per sgocciolamento e non più per canalizzazione. Basterebbe poco: migliorando l’efficienza dell’acqua
dell’1% si guadagnano circa 200.000 litri di acqua dolce per
ettaro per anno.
L’acqua non è presente in modo omogeneo sul pianeta Terra e di fronte ad aree che ne sono ricchissime - e
nelle quali dell’acqua si fa uso e abuso - ne esistono molte
altre che ne dispongono in quantità insufficienti, tanto che
la continua riutilizzazione per usi diversi della poca acqua
a disposizione la rende anche veicolo di infezioni e malattie. Tuttavia l’acqua è presente in quantità abbondanti in
tutti i continenti: basta dare uno sguardo al planisfero, ai
grandi bacini fluviali e ai grandi laghi per rendersene conto.
Addirittura ogni uomo (se non vogliamo considerare gli
altri esseri viventi) ha teoricamente a disposizione circa
18.000 litri di acqua al giorno! Il problema è che mentre
nel “nord” ce ne è comunque di più e viene ben distribuita, nel “sud” ce ne è di meno e viene poco e male distribuita.
L’EMERGENZA IDRICA
1
Groenlandia (Dan)
2
Alaska (Usa)
3
Gujana francese
10.767.857
4 Islanda
609.319
1.563.168
5 Gujana
316.689
812.121
107 ITALIA
3.325
ACQUA NEL SOTTOSUOLO (in Km3)
Europa
1.600.000
Nord America
4.300.000
Sud America
3.000.000
40
Africa
5.500.000
Asia
7.800.000
Australia
1.200.000
Siccità.Villaggio Meshal, Eritrea, aprile 1991
Chi ha più acqua (in metri cubi annui pro capite)
Più di tremila anni fa le regolari esondazioni del Nilo e
dei grandi fiumi mesopotamici erano considerate con
favore dalle popolazioni locali, visto che portavano sedimenti nutrienti per il suolo (il famoso “limo”), diminuivano
l’arsura e impedivano le fastidiose tempeste di polvere.
Presso tutte le civiltà dell’uomo il fiume era indispensabile
alla vita e veniva venerato come una divinità: il Tevere era
un “padre” per Roma e non c’è ragione di pensare che
così non fosse il Po per gli antichi popoli padani e veneti.
Cosa sia improvvisamente e drammaticamente cambiato
negli ultimi decenni resta un vero mistero: qualcosa si è
rotto nell’equilibrio idrogeologico del territorio e sembra
essere superato il punto di non ritorno.
Quando c'erano boschi ben tenuti e mancavano
opere di canalizzazione esasperata, le acque meteoriche
impiegavano il doppio del tempo per raggiungere il fiume;
in altre parole lo scorrimento superficiale era più lento, le
possibilità di evaporazione e di infiltrazione erano maggiori e il territorio ne risultava, di conseguenza, più protetto.
Permeabilità del suolo, tipo e densità della vegetazione
sono dunque fattori decisivi a parità di pioggia caduta:
opere di irregimentazione indiscriminata, disboscamenti e
incendi "preparano" il terreno a un'erosione accelerata le
cui inevitabili conseguenze catastrofiche si fanno sentire al
primo evento piovoso al di sopra delle medie stagionali.
Quando i fiumi scorrono liberi nelle loro grandi pianu-
terrazze
zone collinari
grondaia
zone
collinari
diga
argini
terreni
inondati
tombino
strada
alveo
cementificato
42
insediamento
Alte quantità di sostanze nutritive utilizzate dall’agricoltura intensiva provocano un aumento delle alghe, con una conseguente riduzione dell’ossigeno nell’acqua e la morte per soffocamento dei pesci.
Saltan Sea, Stati Uniti, giugno 2000
H2O
Troppa acqua:
inondazioni e alluvioni
La vasca per il parto in un centro per il parto naturale a nord di Londra. Inghilterra, gennaio 1996
re alluvionali, le onde di piena non provocano danni, anzi
sono viste in maniera positiva anche dagli uomini perché
lasciano terreni più fertili dietro di sé (succede ancora oggi
nelle regioni più povere della Terra). Le cose peggiorano
quando l'uomo decide di proteggere i suoi insediamenti
con la costruzione di argini (in genere dopo aver abbattuto boschi per far spazio agli insediamenti stessi).
L'acqua del fiume acquista così maggiore velocità ed
erode considerevolmente il suo letto, permettendo sì di
evitare le normali ondate di piena, ma preparando il
campo a disastri di grandi proporzioni nei casi eccezionali. La sopraelevazione continua degli argini aumenta poi il
potere distruttivo delle acque: una volta superatili la "ricaduta" sulle campagne da altezze maggiori provoca danni
più gravi.
44
Le fonti miracolose sono una costante dell’Europa e del
Medio Oriente, soprattutto lungo i percorsi dello spirito che
portavano da Canterbury a Compostela e poi in Palestina
passando per Roma. Le Terme di Mosè a Tiberiade e le altre
fonti di acqua calda a Gadara, il fiume Giordano, il Mar Morto,
le fonti delle antiche foreste della Francia e dell’Italia del
Nord, le sorgenti mineralizzate della Toscana e dell’alto Lazio
(l’acqua santa di Roma, protetta dalla ninfa Egeria) erano tutti
riferimenti obbligati per i pellegrini del Medio Evo e presso
quelle fonti avvenivano i miracoli più insperati. Le acque calde
sanavano i lebbrosi e lenivano la gotta, quelle minerali aiutavano i paralitici e i rachitici, mentre tutti traevano giovamento per polinevriti, glaucomi, tracomi e cecità di vario tipo.
Presso le sorgenti più efficaci nascevano veri e propri
santuari e ancora oggi cippi ed edifici ricordano le virtù taumaturgiche dei vari santi delle fonti. Lo stato di abbandono
degli acquedotti e la mancanza di acqua fresca delle zone di
origine della povera gente che si metteva in marcia verso i
luoghi del sacro, la malnutrizione e le condizioni igieniche
deprecabili favorivano senz’altro malattie come la poliomielite. Non appena ci si spostava - però - le cose cambiavano:
i conventi lungo la strada fornivano ignem e panem e le fonti
davano finalmente acqua corrente fresca e, semplicemente,
molto migliore di quelle bevande terrose e putride cui ci si
era assuefatti in patria. Dunque i pellegrini stavano subito
meglio e qualcuno vedeva regredire la propria malattia fino
a scomparire, insomma guariva miracolosamente.
La fonte diventava subito la sede del miracolo e veniva
protetta diventando meta per altri pellegrini dopo essere
stata associata al santo locale. Ecco come nascono i miracoli delle fonti, con una sola responsabile, l’acqua, dispensatrice
di una nuova vita, in realtà riconquista di un diritto negato.
46
I pellegrini arrivano a Lourdes ogni anno per i poteri miracolosi della sua acqua. Lourdes, Francia, maggio 2002
H2O
L’acqua miracolosa
I vulcani sono i responsabili principali della presenza di
acqua sulla Terra: le volute di fumo bianco che oggi vediamo uscire dai crateri attivi del pianeta non sono altro che
vapore acqueo che ancora si aggiunge a quello già presente in atmosfera. Ma le aree vulcaniche attive del mondo
sono anche quelle in cui si scatenano gli eventi dalle conseguenze più catastrofiche per gli esseri umani, le colate
rapide di fango.
I geologi chiamano così (oppure lahars) tutti i flussi
d’acqua - originatisi da laghi vulcanici, dal repentino scioglimento delle nevi o, semplicemente, dalle piogge che sempre accompagnano un’eruzione vulcanica per via del
vapore acqueo appena eiettato -, carichi di materiale
detritico di origine vulcanica, come ceneri, scorie, blocchi o
lapilli, o preso in carico lungo il percorso. Il termine lahar sinonimo di colata di fango - deriva dalle lingue indonesiane e ciò testimonia quanto questo tipo di fenomenologia
sia diffusa anche in altre parti del mondo.
Le colate di fango sono una delle fenomenologie vulcaniche più pericolosa e che causa più vittime, soprattutto
perché nessuno si può ritenere al sicuro, anche a molte
decine di kilometri dal centro vulcanico, vista la velocità di
un lahar, che - dagli oltre 40 metri al secondo lungo i fianchi - resta, comunque, elevata anche a 50 kilometri di
distanza (da 5 a 15 metri al secondo).
Le colate di fango sono più pericolose di quelle laviche,
molto più lente e prevedibili (ma che, nell’immaginario collettivo, inducono maggiore attenzione). Una colata di fango
è difficile da prevedere, può avvenire in concomitanza con
l’eruzione, qualche giorno dopo (come a Ercolano) o
anche settimane o mesi dopo. Nel caso della Campania, le
colate di ceneri originate dal Vesuvio avvengono fino a
48
A pesca in una risaia allagata vicino ad Harirampur.Bangladesh,settembre 1998
H2O
L’acqua e i vulcani
PIZZO D’ALVANO
SUBSTRATO
CARBONATICO
COPERTURA
DI CENERI
VULCANICHE
ALTERATE
E DETRITI
STRADE
SUPERFICIE
DI CONTATTO
PAESI PEDEMONTANI
50
Durante la migrazione verso il Sudan causata dalla siccità in Etiopia, una madre dà alla sua bambina malnutrita qualcosa da bere in un centro di assistenza lungo il percorso.Tigray, Etiopia, dicembre 1984
migliaia di anni dopo gli eventi eruttivi, anche su aree
molto lontane dal vulcano, come dimostra il tragico caso
di Sarno nel maggio del 1998.
Il diritto universale all’acqua per tutti non sembra
garantito dalle grandi infrastrutture come le dighe che in
tutto il mondo certamente assicurano energia elettrica
senza emissioni inquinanti, garantiscono acqua e salvaguardano dalle piene, ma che, altrettanto certamente, sconvolgono i regimi e le portate dei fiumi, compromettono l’assetto idrogeologico, annegano siti archeologici, riducono la
biodiversità e costringono alla deportazione milioni di
uomini. La moltiplicazione delle dighe ha raggiunto dimensioni impressionanti, facendo dimenticare che, se si vuole
garantire una gestione sostenibile della risorsa acqua, è
indispensabile non alterarne gli equilibri naturali.
Non è più il tempo delle grandi opere, come la diga di
Assuan che ha costretto per sempre il Nilo nel suo alveo,
che trattiene tutto il suo prezioso limo all’interno del bacino artificiale di Nasser e che ha obbligato allo spostamento i templi millenari di Abu Simbel. Il clima locale nell’Egitto
meridionale è stato stravolto e l’umidità incrementata
esponenzialmente, fino al punto di tornare a compromettere l’integrità dei monumenti di arenaria innalzati in un
clima decisamente molto secco e destinati ormai a un’erosione accelerata. Le tre grandi dighe dello Yangtze in
Cina costituiranno lo sbarramento più grande del mondo
e costringeranno a pagare un prezzo ambientale di cui
ancora non si consoce l’entità. Allo stesso modo lungo
l’Orinoco in Venezuela, lungo il Niger in Africa, lungo il
Mekong nel Sud-Est asiatico e lungo la Vistola nell’Est
europeo si progettano e si realizzano sbarramenti di cui il
solo interesse che si intuisce è quello dei grandi gruppi
economici.
In Italia ci sono addirittura centinaia di dighe (soprattutto in terra e di dimensioni ridotte) abusive, cioè non
52
Le porte dello sfioratore della diga Itaipu, costruita attraverso il fiume Paranà, sul confine Paraguay-Brasile, vengono aperte per la prima volta. Per fornire elettricità ai due Paesi confinanti la diga
ha inondato vaste aree di terreno arabile e ha costretto 40.000 persone a trasferirsi. Ottobre 1982
H2O
Energia dall’acqua:
le dighe
54
Gli abitanti di un villaggio in lotta contro la costruzione della diga del Sardar Sarovar svolgono una cerimonia sulle rive del fiume Narmada,sotto il villaggio di Jalsindi che verrà presto sommerso.
Gujarat,India,luglio 1999
sottoposte agli indispensabili controlli: dopo la poderosa
fase realizzativa degli anni ‘60 del XX secolo - quando
l’”oro bianco” fu la base del boom economico - nel nostro
Paese non ci sono più grandi corsi d’acqua da sbarrare, ma
proliferano le piccole centraline idroelettriche spesso fuori
controllo. Le cave in alveo e le opere ingegneristiche di
sbarramento (dalle briglie alle dighe) sono ormai ritenuti
danni gravi all’equilibrio dei fiumi e alla gestione delle
acque dolci. A ciò si aggiunga che ogni bacino artificiale è
destinato - in tempi brevi - all’interramento, cioè a essere
colmato dai sedimenti, rivelando la sua natura inevitabilmente effimera.
Il primo produttore di Cloro è la natura, il secondo l’uomo.
In natura, mari, fiumi, piante e animali lo contengono in grande quantità.
Nell’uomo è nel sangue, nella pelle e nei denti.
Il Cloro è presente in più di 2400 composti che costituiscono rispettivamente lo 0,045% della crosta terrestre e il 2,9% di mari e oceani della
Terra.
Il Cloro è un gas giallo-verde che in natura si trova però in combinazione con altri elementi, cioè in forma di derivato, come il sale.
L’uomo, che produce molto meno Cloro di quanto non esista in natura,
lo utilizza nel 55% di tutti i processi chimici, nella produzione del 50% di
materie plastiche e fibre sintetiche e dell’85% dei farmaci, e nel 96% dei
prodotti chimici che in agricoltura servono per proteggere le colture. Il
Cloro rende l’acqua sicura (in Europa Occidentale ne potabilizza il 98%).
Per produrre l’elemento Cloro, si utilizza un processo elettrolitico (passaggio di corrente) di una soluzione di sale in acqua, con la produzione
congiunta di soda caustica (utilizzata per molti tipi di produzioni, dall’alluminio ai detersivi) e di idrogeno.
Il Cloro ha un’importanza estrema nella vita dell’uomo: richiede però una
gestione attenta e rispettosa per esprimere tutte le potenzialità in modo
sicuro e affidabile.
UN’AVVENTURA COMINCIATA NEL 1774
Primo degli alogeni allo stato libero, il Cloro fu scoperto dallo svedese
Carl Wilhelm Scheele nel 1774, che lo ottenne per ossidazione dell’acido
cloridrico con il biossido di manganese. Davy, nel 1810, espresse l’idea che
il gas scoperto da Scheele fosse un elemento e lo chiamò cloro (che in
greco significa verde). Questa ipotesi fu definitivamente accettata dopo gli
studi di Gay Lussac.
NUMERI & PERSONE
In Europa Occidentale, dove sono attivi 82 siti produttivi localizzati in 14
Paesi, l’industria del Cloro, con una produzione di oltre 9 milioni di tonnellate di Cloro, garantisce direttamente ed indirettamente attraverso i
settori industriali collegati a valle quasi due milioni di posti di lavoro e un
fatturato di circa 103 miliardi di euro l’anno.
In Italia il Cloro viene prodotto in 10 impianti. Il Cloro coinvolge nel
nostro Paese più di 67.000 persone con un fatturato che è intorno a oltre
16 miliardi di euro.
IL CLORO AL PLURALE
Il 50% delle materie plastiche prodotte in Europa utilizza il Cloro per la
sua fabbricazione. Le più importanti sono:
Il PVC (policloruro di vinile), la plastica più usata nel mondo dopo il
Polietilene. Si utilizza fra l’altro per produrre materiali isolanti, tubazioni,
56
Oasi artificiale nel deserto della California. Palm Springs, Stati Uniti, agosto 2000
CLORO
UN AMICO DI NOME CLORO
Ulteriori importanti applicazioni sono:
I gas refrigeranti dei frigoriferi e dei condizionatori d’aria;
I derivati clorati per produrre il silicio ultrapuro che serve per realizzare
i semiconduttori indispensabili per i chip dei computer e per i pannelli
solari;
Il biossido di titanio, alla base fra l’altro di vernici, siliconi, lubrificanti aerospaziali, sigillanti;
I prodotti farmaceutici e i fito sanitari.
COME SI USA
Il Cloro è un elemento estremamente reattivo che favorisce reazioni chimiche che richiederebbero altrimenti maggiori quantità d’energia e viene
utilizzato per realizzare più di 10.000 prodotti. Esso viene usato:
Direttamente, ad esempio per disinfettare l’acqua e renderla potabile;
Come materia prima per la produzione di derivati contenenti cloro, come
alcune plastiche, i fito sanitari, alcuni medicinali;
Come agente reattivo per la produzione di prodotti non clorurati, che una
volta terminata la reazione non contengono più il cloro che è servito a
produrli (come ad esempio la Vitamina C).
COME SI PRODUCE
Le principali tecnologie applicate nella produzione del Cloro sono l’elettrolisi (passaggio di corrente) con cella a catodo di mercurio, con cella a
diaframma e con cella a membrana, usando principalmente cloruro di
sodio come alimentazione o in misura minore cloruro di potassio per la
produzione di idrossido di potassio.
I processi con cella a diaframma (1885) e con cella a catodo di mercurio
(1892) sono stati introdotti alla fine dell’800, mentre il processo con cella
a membrana è stato sviluppato in epoca molto più recente (1970).
Ciascuno di questi processi costituisce un metodo differente di tenere
separato il Cloro formatosi in corrispondenza dell’anodo dalla soda cau-
58
Un predicatore laico battezza un bambino nei territori controllati dalla guerriglia in El Salvador. Febbraio 1984
CLORO
infissi, pavimentazioni; strumenti chirurgici e attrezzature ospedaliere per
dialisi e trasfusioni. È largamente utilizzato nei settori dell’auto, dell’edilizia e dell’imballaggio.
I Poliuretani. Servono fra l’altro all’industria edile, tessile, automobilistica,
delle calzature, delle attrezzature sportive, dei mobili, dei frigoriferi.
I Policarbonati. Trovano applicazione nei vetri sintetici, nei materiali da
costruzione, nelle apparecchiature mediche e per telecomunicazioni, nei
compact disc e in molti componenti delle automobili.
Il PTFE (politetrafluoroetilene). Utilizzato per rivestimenti antiaderenti
resistenti ad alte temperature, per isolamento elettrico, per protezione
dagli agenti acidi.
Le Resine Epossidiche. Si utilizzano per produrre vernici, adesivi, pavimenti, dispositivi elettronici, materiali compositi per aerei, attrezzature navali.
Le Resine PVDC (polivinilidencloruro). Trovano vasta applicazione negli
imballaggi alimentari.
stica e dall’idrogeno, prodotti invece direttamente o indirettamente in
corrispondenza del catodo.Attualmente il 95% della produzione mondiale di cloro avviene con l’elettrolisi.
La distribuzione geografica dell’elettrolisi del Cloro varia in modo considerevole a livello mondiale (capacità di produzione del Cloro):
Europa occidentale, prevalenza del processo con cella a catodo di mercurio, 55%
Stati Uniti, prevalenza del processo con cella a diaframma, 75%
Giappone, prevalenza del processo con cella a membrana, >90%
Il processo con cella a membrana presenta vantaggi intrinseci dal punto di
vista ecologico rispetto ai due processi più datati, poiché non utilizza mercurio ne amianto e allo stesso tempo risulta il metodo più vantaggioso
sotto il profilo del consumo di energia. In Europa occidentale il passaggio
alla tecnologia con celle a membrana sta avvenendo in maniera graduale e
si prevede che nel medio termine questa tecnologia sostituisca totalmente quella a mercurio.
SICUREZZA RESPONSABILE
I produttori di Cloro sono i primi a preoccuparsi della sicurezza e della
salvaguardia dell’ambiente.
Se correttamente manipolato, l’elemento Cloro non dà luogo a rischi particolari: attenzione, prevenzione costante e intervento rapido sono gli
strumenti attraverso i quali migliorare costantemente questa affidabilità.
È essenziale innanzitutto che gli impianti vengano gestiti con corretti e
moderni criteri di esercizio. Oggi il rischio per gli addetti delle aziende che
producono Cloro – su una base di riferimento costituta da cento milioni
di ore di lavoro - vale 1,5 rispetto ad un valore da 3 a 5 per chi è occupato in industrie di tipo diverso.
Il trasporto del materiale è un momento di grande delicatezza. Oggi, pur
avvenendo in condizioni di assoluta sicurezza, la tendenza è quella di privilegiare che la produzione del Cloro avvenga nel luogo in cui verrà utilizzato, piuttosto che affidarla al trasporto.
In termini di sicurezza, l’Europa è all’avanguardia nelle strategie di riduzione e di prevenzione dei rischi: Responsible Care, una iniziativa dell’industria chimica mondiale, è il programma di riferimento in queste strategie.
Responsible Care, che a livello internazionale coinvolge oltre 10.000
imprese in più di 50 Paesi, è il modo attraverso il quale i produttori dimostrano che l’impegno sui temi dell’ambiente, della sicurezza e della salute
è concreto e in continuo, significativo e tangibile miglioramento.
Nell’ambito di Responsible Care le aziende organizzano corsi di formazione e di addestramento tecnico sia dei propri addetti che degli utilizza-
60
Un Water Bar che vende 100 acque minerali diverse provenienti da tutto il mondo. Parigi, Francia, maggio 2002
CLORO
La rimanente capacità di produzione del Cloro in Europa occidentale è
rappresentata dal processo con cella a diaframma: 22%, dal processo con
cella a membrana: 20%, e da altri processi: 3%.
tori e pongono le basi per un dialogo aperto con chi vive nelle aree interessate agli insediamenti industriali. In Italia il programma, avviato nel 1992
e gestito da Federchimica (l’Associazione Nazionale dell’Industria
Chimica), è seguito da 166 imprese.
LE MOLTE VITE DEL CLORO
Solo una parte, circa due terzi, del Cloro si fissa sui prodotti derivati. Un
terzo, grazie alle sue particolari caratteristiche di reattività, viene restituito, dopo essere stato utilizzato per produrre altri materiali, sotto forma
di prodotti secondari. Questi ultimi spesso costituiscono a loro volta
materie prime per ulteriori reazioni, come nel caso dell’acido cloridrico,
e produzioni di derivati clorurati (per esempio la chimica dei poliuretani,
degli isocianati e del PVC).
CLORO
WHO IS WHO
EURO CHLOR
Fondata quarant’anni fa, fu ricostituita nel 1991 per dare un’unica voce alle
Associazioni dei produttori di Cloro e dei suoi derivati. Euro Chlor rappresenta 41 produttori europei operanti in 18 paesi, che insieme occupano oltre 40.000 persone in 82 stabilimenti.
FEDERCHIMICA
È la Federazione Nazionale dell’Industria Chimica cui aderiscono oltre
1500 imprese raggruppate in 19 Associazioni di settore, a loro volta suddivisi in 47 gruppi merceologici.
ASSOBASE
Nell’ambito di Federchimica, è l’Associazione che inquadra il comparto
della chimica di base e rappresenta 50 aziende, prevalentemente multinazionali, che fatturano il 90% del fatturato del settore sul mercato italiano.
È organizzata in tre gruppi merceologici: Chimica Organica, Chimica
Inorganica,Tensioattivi e Materie prime per la detergenza.
Fulcro di tutta la comunicazione e punto d’incontro fra Cloro e società è
il sito www.cloro.org.
I produttori di Cloro sviluppano la comunicazione in più direzioni parallele e sinergiche:
Verso l’opinione pubblica in generale ed i giovani in particolare, con iniziative destinate a far familiarizzare con il Cloro, promuovendo situazioni
aggregative, come nel caso di concerti o gare sportive, in cui prodotti,
attrezzature e servizi realizzati con questo elemento sono presenti e insostituibili.Verso il mondo della scuola con un’opera di informazione e con
l’adesione al Premio Federchimica – sezione “Cloro Amico Mio”.
Verso i media, gli opinion leader e il mondo universitario organizzando
convegni e seminari e con iniziative di informazione mirata.
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