Rapporto annuale 2011 - amnesty :: Rapporto annuale
Transcript
Rapporto annuale 2011 - amnesty :: Rapporto annuale
ACQUISTA ONLINE > AFRICA SUBSAHARIANA 11 DUEMILA SENEGAL 2_AFRICA SUBSAHARIANA:Layout 1 04/05/11 11.28 Pagina 146 RAPPORTO 2011 MISSIONI E RAPPORTI DI AMNESTY INTERNATIONAL Delegati di Amnesty International hanno visitato il Ruanda a marzo e settembre. Rwanda: Politician charged, was not ill-treated (AFR 47/002/2010) Rwanda: End human rights clampdown before presidential elections (AFR 47/003/2010) Investigate murder of Rwandan journalist, Jean Léonard Rugambage (AFR 47/004/2010) Completing the work of the International Criminal Tribunals for the former Yugoslavia and Rwanda (REG 01/005/2010) Safer to stay silent: The chilling effect of Rwanda’s laws on “genocide ideology” and “sectarianism” (AFR 47/005/2010) Rwanda: Pre-election attacks on Rwandan politicians and journalists condemned, 4 agosto 2010 Rwanda: Opposition leader must receive fair trial (PRE 01/139/2010) Rwanda: Intimidation of opposition parties must end (PRE 01/058/2010) SENEGAL REPUBBLICA DEL SENEGAL Capo di stato: Abdoulaye Wade Capo del governo: Souleymane Ndéné Ndiaye Pena di morte: abolizionista per tutti i reati Popolazione: 12,9 milioni Aspettativa di vita: 56,2 anni Mortalità infantile sotto i 5 anni (m/f): 125/114‰ Alfabetizzazione adulti: 41,9% Durante la prima metà dell’anno sono aumentati gli scontri nella Casamance meridionale tra l’esercito e un gruppo armato; civili sono stati rapiti e uccisi. La polizia ha fatto regolarmente ricorso alla tortura, tollerata dalla magistratura, causando la morte di almeno un detenuto. Nonostante le rinnovate promesse del governo, il processo all’ex presidente del Ciad, Hissène Habré, non è iniziato. 146 Rapporto annuale 2011 - Amnesty International 2_AFRICA SUBSAHARIANA:Layout 1 04/05/11 11.28 Pagina 147 AFRICA SUBSAHARIANA CONTESTO Il conflitto tra l’esercito e il Movimento delle forze democratiche della Casamance (Mouvement des forces démocratiques de Casamance – Mfdc) si è intensificato. A marzo, l’esercito ha bombardato le postazioni dell’Mfdc nei villaggi situati nei dintorni di Ziguinchor (la città principale della Casamance), dopo i costanti attacchi sporadici da parte di membri dell’Mfdc contro obiettivi militari e civili. Nonostante l’aumento della tensione, che ha ulteriormente compromesso l’accordo di pace del 2004, entrambe le parti hanno continuato a dichiarare ufficialmente di essere pronte a impegnarsi in colloqui che però a fine anno non erano ancora iniziati. A luglio e agosto, migliaia di manifestanti sono scesi per le strade di Dakar, la capitale, per protestare contro i frequenti tagli all’elettricità. ARRESTI DI LEADER DI UN GRUPPO ARMATO L’esercito ha detenuto per brevi periodi diversi leader dell’Mfdc e alcuni avrebbero subito maltrattamenti. A marzo, due leader del braccio armato dell’Mfdc, Bourama Sambou e Boubacar Coly, sono stati arrestati nel villaggio di Belaye. I due sono stati trattenuti senza accusa per due giorni e, secondo quanto denunciato, hanno subito maltrattamenti presso la gendarmeria di Ziguinchor. A maggio, quattro leader dell’Mfdc, Mamadou Teuw Sambou, Pape Tamsir Badji, Joseph Diatta e Ansoumana Diédhiou, sono stati arrestati a Dakar dopo essere rientrati dal Gambia, dove avevano trascorso quattro anni in carcere. Sono stati rilasciati due settimane dopo senza accusa. VIOLAZIONI DA PARTE DI GRUPPI ARMATI Molti civili, anche giovani ragazze, sono stati rapiti; secondo le notizie ricevute, alcuni hanno subito abusi sessuali da parte di membri dell’Mfdc. Presunti membri di questo gruppo hanno inoltre ucciso arbitrariamente dei soldati. A gennaio, Didier Coly, un ex caporale dell’esercito, è stato ucciso a colpi d’arma da fuoco nel villaggio di Bourafaye Bainouk da presunti membri dell’Mfdc i quali, a quanto pare, sospettavano fosse un informatore dell’esercito. A settembre, combattenti dell’Mfdc hanno rapito quattro ragazze nel villaggio di Waniak per poi rilasciarle alcuni giorni dopo; secondo quanto riportano hanno subito abusi sessuali. TORTURA E ALTRI MALTRATTAMENTI La polizia ha torturato regolarmente persone sospettate. Rapporto annuale 2011 - Amnesty International 147 2_AFRICA SUBSAHARIANA:Layout 1 04/05/11 11.28 Pagina 148 RAPPORTO 2011 A luglio, Abdoulaye Wade Yinghou, di 29 anni, è stato arrestato mentre camminava dietro a una manifestazione, in un sobborgo di Dakar. Testimoni hanno visto la polizia colpirlo con il calcio del fucile, mentre veniva arrestato e portato presso la stazione di polizia. Il giorno seguente, la sua famiglia è stata informata dagli agenti che era morto a seguito di un infarto o per una malattia. Un’autopsia ha rivelato ferite al volto e la frattura di alcune costole. È stata aperta un’inchiesta ma a fine anno i risultati non erano stati ancora resi pubblici. IMPUNITÀ Malgrado le promesse ufficiali, la maggior parte dei funzionari responsabili di atti di tortura e altri reati ai sensi del diritto internazionale ha continuato a godere dell’impunità. La tortura è stata tollerata dalla magistratura, con pubblici ministeri che si sono rifiutati di aprire inchieste su denunce di tortura e giudici che hanno condannato persone sulla base di informazioni estorte sotto tortura. L’impunità è stata favorita dal fatto che i procedimenti giudiziari nei confronti di membri delle forze di sicurezza potevano aver luogo solo con l’autorizzazione del ministro dell’Interno (nel caso di poliziotti) o del ministero della Difesa (nel caso di gendarmi e personale militare). Inoltre, nonostante una legge approvata nel 2009 con cui è stata creata la figura dell’osservatore nazionale dei luoghi di privazione della libertà, un provvedimento chiave per prevenire la tortura in detenzione, alla fine del 2010 nessuno era stato nominato per questo ruolo. GIUSTIZIA INTERNAZIONALE – HISSÈNE HABRÉ A 10 anni dalla denuncia che alcune vittime dell’ex presidente del Ciad, Hissène Habré, avevano presentato contro di lui in Senegal, la magistratura senegalese non aveva ancora aperto alcun procedimento penale. Le autorità hanno continuato a sostenere che l’unico ostacolo era quello finanziario e che la comunità internazionale doveva trovare una soluzione. A luglio, a seguito di una missione congiunta Au-Eu, è stata annunciata una tavola rotonda per definire i termini finanziari del processo a carico di Hissène Habré. L’incontro si è tenuto a novembre e i donatori europei e africani hanno concordato di contribuire al finanziamento del processo. Tuttavia, nonostante la promessa fatta a ottobre a una delegazione di Amnesty International, a Dakar, che il procedimento giudiziario sarebbe iniziato molto presto, a fine anno non c’era stato alcun progresso. Hissène Habré e i suoi avvocati hanno continuato a contestare la giurisdizione del Senegal. A maggio, la Corte di giustizia comunitaria dell’Ecowas ha dichiarato ammissibile il ricorso contro il Senegal presentato nel 2009 da Hissène Habré. Questo si basava sul 148 Rapporto annuale 2011 - Amnesty International 2_AFRICA SUBSAHARIANA:Layout 1 04/05/11 11.28 Pagina 149 AFRICA SUBSAHARIANA fatto che la pubblica accusa avesse violato il divieto di leggi penali retroattive contenuto nella Carta africana dei diritti umani e dei popoli, anche se i presunti reati costituivano tutti violazioni del diritto internazionale già quando furono commessi. A novembre, la Corte dell’Ecowas ha stabilito che il Senegal poteva processare Hissène Habré soltanto istituendo una giurisdizione speciale o ad hoc. MISSIONE E RAPPORTO DI AMNESTY INTERNATIONAL A settembre, una delegazione di Amnesty International ha visitato il Senegal in occasione della pubblicazione di un rapporto sull’impunità e ha incontrato le autorità. Senegal: Land of impunity (AFR 49/001/2010) SIERRA LEONE REPUBBLICA DELLA SIERRA LEONE Capo di stato e di governo: Ernest Bai Koroma Pena di morte: mantenitore Popolazione: 5,8 milioni Aspettativa di vita: 48,2 anni Mortalità infantile sotto i 5 anni (m/f): 160/136‰ Alfabetizzazione adulti: 39,8% Il governo ha continuato la riorganizzazione delle istituzioni e delle infrastrutture avviata subito dopo la guerra civile, promovendo lo sviluppo e fornendo il servizio sanitario e scolastico di base. Il governo ha introdotto un sistema di cure mediche gratuite per le donne in gravidanza e per i bambini sotto i cinque anni, per cercare di ridurre l’elevato tasso di mortalità materna. Malgrado alcuni progressi, tuttavia, il paese ha continuato a soffrire di una povertà diffusa, collegata a violazioni dei diritti socioeconomici; di un elevato tasso di violenza sessuale e di genere; di violazioni dei diritti dei minori; dell’impunità per i passati crimini contro l’umanità; della debolezza del sistema giudiziario; della mancata applicazione di raccomandazioni cruciali della Commissione verità e riconciliazione (Truth and Reconciliation Commission – Trc); di una corruzione imperante; e dell’incombente minaccia della violenza etnica. CONTESTO La Sierra Leone ha continuato nel suo percorso per superare l’eredità della guerra civile, durata 11 anni, dal 1991 al 2002, che aveva determinato una devastazione economica, il crollo delle infrastrutture, sfollamenti di massa e atrocità come la schiavitù sessuale, Rapporto annuale 2011 - Amnesty International 149