IIResidenziario 1.2007.3

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IIResidenziario 1.2007.3
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Il
R
O
ESIDENZIARI
La voce del residente “fuori sede”
LETTERA CIRCOLARE PER GLI OSPITI DEL RESIDENCE
EDITORIALE
Conosciamo
“Il Residenziario”
I servizi e le iniziative
delle nostre Residenze
IN QUESTO PRIMO NUMERO vogliamo iniziare a sottoporre sotto la lente d’ingrandimento alcuni servizi e iniziative che nel corso degli anni sono stati realizzati e che verranno
riproposti nelle residenze della Residence Luciani.
... incominciamo con l’Academy Card....
Già da un anno è in distribuzione all’interno delle residenze universitarie di Roma e Milano,
l’Academy Card. Tale carta nasce dall’esigenza di voler fornire a tutti i residenti uno strumento che permetta di ricevere agevolazioni di vario genere: dagli sconti su acquisti, ad
ingressi agevolati, etc.
La card è, dunque, collegata ad una serie di convenzioni che l’Azienda Residence Luciani
ha stipulato a livello nazionale con grandi Partners e a livello locale nelle città di appartenenza delle residenze...... Per tutti è possibile consultare l’elenco dei convenzionati nel sitoportale dell’Azienda www.residenceluciani.it, all’interno della pagina dedicata alla Card.
...proseguiamo con il Servizio di Consulenza medica on-line.
Come sappiamo la distanza dal luogo di residenza rende difficoltoso il rapporto con il proprio medico per qualsiasi esigenza più o meno contingente e come ben sappiamo capita
spesso di rivolgersi al medico di famiglia non solo per la cura di patologie in atto ma anche
per consigli o pareri. È sicuramente nella possibilità di instaurare un rapporto di fiducia a
sottolineare l’importanza che il proprio medico di famiglia assume nel tempo nei nostri
confronti. In quest’ottica si è, dunque, pensato di creare un’equipe medica che possa, se non
proprio sostituire la funzione del proprio medico, almeno svolgere il prezioso ruolo di
interlocutore competente e di fiducia. Tutto ciò attraverso un sistema di comunicazione
come quello “on-line” che permette di supplire al problema della distanza.
Nello specifico il servizio consiste nella possibilità, attraverso l’utilizzo del computer e delle
rete Internet di:
1. usufruire di una consulenza “a distanza” grazie all’invio di richieste ad un’ equipe
di medici esperti;
2. di avere a disposizione delle informazioni su tematiche mediche e alimentari
prescelte;
3. di conoscere, in forma anonima e autorizzata, i problemi presentati da altri utenti.
Al fine di conoscere ampiamente le caratteristiche del servizio si invitano i lettori a consultare le pagine web dedicate sempre nel sito www.residenceluciani.it
... L’Albo dei Residenti !
Come la tradizione vuole in alcuni colleges inglesi e americani, il presente Albo vuole avere
le caratteristiche di un Annuario dei residenti allo scopo di creare una sorta di “album”
storico o “dei ricordi”. In ciascuna struttura, si è pensato di realizzare un annuario in cui i
residenti ne potessero far parte, come ricordo e testimonianza della loro presenza nelle residenze della Residence Luciani.
L’Albo è costituito da schede che riportano alcuni dati e un commento personale sulla vita
di residenza.
Il primo annuario ad essere stato realizzato è stato quello dei residenti IULM, relativo all’anno accademico 2005-2006. La pubblicazione ha riscontrato un notevole successo. Su questo
esempio per l’anno accademico, appena iniziato, si vuole ripartire in tutte le altre residenze.
A tal proposito, chi volesse partecipare, potrà rivolgersi al proprio Responsabile di residenza
e attenersi alle informazioni che gli verranno fornite.
Anche qui vi sarà la possibilità di visionare l’Albo nel sito della Residence...
...e la Raccolta delle tesi !
La raccolta nasce per il duplice scopo di:
creare una raccolta cartacea di tesi degli studenti che sono stati residenti nelle Residenze
della Luciani, consultabili per finalità di studio;
inserire gratuitamente nella “raccolta” on-line del sito - portale della Residence Luciani
www.residenceluciani.it un suo estratto, per permettere alle Aziende interessate di poter
visionare l’opera, al fine di un possibile interessamento per fini lavorativi (Job link).
In virtù degli scopi suddetti l’iniziativa continua la sua “storia” e permette a tutti coloro che
stanno per lasciare l’Università e la Residenza da laureati, di dare un notevole contributo alla
divulgazione del sapere!
Queste non sono che alcune delle iniziative che hanno trovato il favore dei residenti, altre
sono in procinto di essere attivate e altre ancora nasceranno grazie, soprattutto, alle Vostre
idee!!
BO
ZZ
A
CARI AMICI,
è nato “Il Residenziario”, il giornale fatto da e per gli studenti delle
residenze universitarie della Residence Luciani.
Il giornale graficamente si presenta come un semplice e breve quotidiano, ma ha il carattere della rivista periodica, sia per i suoi contenuti e sia
per lo stesso formato con cui si presenta.
Questo primo numero è formulato per fare conoscenza con tutti Voi
studenti delle residenze e soprattutto per dare una prima voce a chi ha
voglia di dire e divulgare. Lo spirito del “giornale” è, infatti, proprio
quello di dar VOCE a tutti coloro che hanno voglia di “dire”, attraverso
il mezzo della carta stampata. Il “giornale” è scritto da studenti e da altri
collaboratori, tratta degli studenti e, in particolare, di quelli che vivono
nelle residenze di: Torre Maura e Casalbertone a Roma; Residence Iulm
a Milano. È già prevista la partecipazione, in futuro, delle redazioni
delle altre residenze di Torino “P. Borsellino” e “Villa Claretta”.
È importante sottolineare sin da subito che il giornale è apartitico,
apolitico, senza alcun preconcetto religioso e razziale. L’unico dogma è
il rispetto della diversità di pensiero, qualora miri ad arricchire e non a
sopraffare. “Il Residenziario” sarà consultabile anche on-line attraverso
il web site www.residenceluciani.it. Quindi, se le copie del giornale non
saranno più disponibili, avrete la possibilità di leggere il giornale on-line
e di consultare anche vecchie copie dall’Archivio che si sarà realizzato.
Il giornale come vedete è composto da otto pagine, sei delle quali sono
realizzate dagli articoli delle redazioni locali, ovvero dagli studenti di
ciascuna residenza. Infatti, si è pensato per questa uscita di dedicare
ampio spazio con ben due pagine per ogni residenza. I coordinatori di
tali redazioni sono gli stessi Direttori-Responsabili, che qui ringrazio
per la loro attenzione e dedizione nell’aiutare i ragazzi in questa loro
avventura “redazionale”. Si ringraziano, naturalmente, tutti i residenti
che hanno contribuito a scrivere alcuni “pezzi” e che hanno permesso,
così, di avviare il Giornale.
Nelle prossime uscite il giornalino avrà un maggiore carattere d’informazione e provvederà ad analizzare,studiare e commentare la situazione dell’offerta alloggiativa per gli studenti fuori sede e stranieri in Italia.
Non solo, verrà dedicato anche maggior spazio alle notizie provenienti
dal mondo Universitario e da quello riguardante i servizi per gli studenti
Universitari in contatto con i vari Enti per il Diritto allo Studio regionali.
Come in qualsiasi giornale i contenuti sono, comunque, oggetto di revisione da parte della redazione centrale di Roma, per permettere che non
vi siano testi con contenuti non pubblicabili. È per questo motivo che
chi partecipa alle redazioni locali è consapevole delle regole che stabiliscono come dev’essere scritto e realizzato un articolo. Per il resto tutto è
nelle mani, anzi nelle idee di Voi studenti-residenti.
L’invito da parte della redazione centrale è che possiate collaborare sempre più numerosi, infatti a tutti è data la possibilità di scrivere. Naturalmente, come per tutti i giornali, dev’essere presente sempre la serietà
professionale. Solo con il Vostro contributo “Il Residenziario” potrà continuare la sua storia e puntare come “sogno nel cassetto” ad una grande
risonanza e diffusione.
La nostra speranza è quella che il Residenziario possa dare il suo contributo, seppur piccolo, al superamento della concezione negativa di residenza quale mero “dormitorio” per studenti universitari. Forse, la piccola presunzione è quella che tale giornale possa dare il suo contributo a
fare assumere alla residenza universitaria il ruolo che certamente merita: un luogo di vita e di crescita (universitaria e non) integrato al mondo
dell’Università!
Non mi resta che augurarVi buona lettura!
STAMPATO IN PROPRIO
La Redazione
DAL RESIDENCE UNIVERSITARIO IULM
Il residence
un’esperienza
da vivere
ORE OTTO E QUINDICI del mattino, strani
suoni sibilano nelle tue orecchie; dopo un minuto di confusione ed intontimento post-apertura degli occhi, riesci a collegare il significante al suo significato: è la sveglia!!!
Fuori è una classica mattina di fine novembre,
Milano è già sveglia, il traffico è intenso, il cielo è coperto da nubi minacciose;
la tua camera però è un mondo a parte, un
microcosmo di silenzio, serenità e temperature
gradevoli; ma bisogna tirarsi su, la lezione è alle
nove ed il professore non è un fan degli studenti
ritardatari; dopo una rapida doccia ed un altrettanto veloce scelta di maglione e jeans, che spesso, nel rispettoso buio della stanza, fai fatica a
trovare (ah, se per una volta ci si preparasse i
vestiti dalla sera precedente, come la mamma
ripete da anni…) sei pronto ad affrontare l’ennesima gelida giornata di lezioni accompagnate dalla malinconica pioggia ambrosiana.
Ignorando il compagno che si lamenta per i troppi rumori, esci dalla stanza, “chiami” l’ascensore perennemente affollato, ed in quaranta secondi, a meno di possibilissime consegne di
“comunicazioni urgenti” da parte del portiere, e
nonostante gli occhi stanchi e le gambe indolenzite, sei già in università.
Solitamente le lezioni si protraggono fino alle
tredici e trenta, orario in cui puoi finalmente dare
sfogo ad i tuoi bisogni fisiologici mangiando
tutto ciò che la mensa universitaria (che la borsa di studio rende peraltro gratuita) offre, senza
dare troppo peso al tuo lato schizzinoso che ti
ha accompagnato fino ai vent’anni; i tre quarti
d’ora di pausa rimanenti prima della consueta
lezione delle quindici li passi tra un indispensabile sorsata di rigenerante caffè ed una breve
partita a ping-pong nella sala hobby del
residence; con il morale a terra per l’ennesima
sconfitta rientri in aula a seguire le ultime due
lezioni del giorno; alle diciotto, dopo aver finito di seguire i corsi, ti concedi una sigaretta con
gli amici, e, tra una critica ad un professore ed
un’imprecazione conto il temporale in arrivo,
tra le lamentele per il sonno arretrato ed i discorsi sul freddo pungente, ti ritrovi a parlare di
quanto sei fortunato a vivere a cinquanta metri
dall’università e di quanto sarebbe pesante farsi
un’ora di viaggio o magari mettersi a lavorare
per pagare eventuali affitti di case con rate ben
più care del mezzo milione mensile(scarso) del
residence.
L’arrivo dell’ora di cena è preannunciato dagli
schiamazzi provenienti dalla cucina; le urla contorte e la fila degna di un ufficio postale ti portano ad aggirare l’ostacolo andando in camera
della tua amica a chiacchierare dei programmi
televisivi della serata o degli eventi politici e di
cronaca riportati dal quotidiano comprato dopo
pranzo; lo “spuntino serale” slitta così alle
ventidue, ventidue e trenta, quando i fornelli
sono liberi e gli sbadigli pian piano sostituiscono i sorrisi; l’avvicinarsi del momento in cui si
chiuderanno gli occhi in cerca del riposo reclamato tutto il giorno rende il residence romantico, immerso in un piacevole silenzio, con i discorsi che si fanno via via più impegnativi e le
parole che diventano più leggere, più interessanti, meno stressanti; nel bel mezzo di questi
discorsi tra il paranoico ed il sognante arriva il
portiere a chiudere la cucina; le ultime anime
pensanti sparse per l’edificio scivolano silenti
nelle proprie camere ed anche tu, salutata la tua
amica, sei pronto a dialogare con Morfeo della
bellezza di un rapporto, quello tra uomo e sera,
che, Foscolo docet, è da sempre sinonimo di
inquietudine e dolcezza.
E’ mezzanotte e trenta, entri in camera, poggi la
testa sul cuscino ed in un tempo piccolissimo
stai già dormendo; neanche il tempo di sognare
che il solito suono martella la tua mente confusa; è già giunto il momento del risveglio (Morfeo
traditore) e tu sei sempre il solito: non hai preparato i vestiti, hai un sonno tremendo e non sai
in che aula è la lezione delle nove.
Pensa un po’ se abitassi a Lotto…
ESPERIENZA DA ERASMUS
BO
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A
CAMBIAMENTO, disorientamento, responsabilizzazione. È un climax di sensazioni che possono investire un ragazzo che decida di intraprendere la carriera universitaria. E poi lezioni
da seguire, esami da preparare entro scadenze
prefissate, vita da gestire e a volte persino da
ricostruire daccapo. Ma un’università che funzioni deve saper far fronte a questi problemi ed
accogliere nel migliore dei modi i suoi iscritti.
È ciò che si propone la nostra università Iulm
che offre nuove occasioni, un ventaglio di opportunità, porte che si aprono e universi che si
allargano. Uno sguardo sul mondo lavorativo,
una finestra aperta sulle possibilità future.
Ma non è tutto, perché l’università Iulm offre
anche l’opportunità di condividere questa esperienza scegliendo di abitare insieme a persone
che hanno intrapreso lo stesso percorso di vita.
Il residence dell’università, infatti, situato all’interno del campus, con i suoi confortevoli servizi, cerca di offrire ospitalità soprattutto a ragazzi che, provenienti da zone esterne all’area milanese, si trovassero a dover affrontare anche il
problema della distanza e della lontananza da
casa.
La convivenza nel residence aiuta a sviluppare,
di certo, un senso di socialità e disponibilità
verso gli altri e rappresenta anche un modo per
mettersi alla prova in una situazione in cui un
clima di collaborazione e fiducia non possono
mancare. Per non dimenticare, inoltre, i proficui scambi culturali di idee ed esperienze che
sono favoriti dalle convivenze con studenti stranieri, fruitori di progetti Erasmus o di Exchange
Programme, sempre messi a disposizione dal
circuito accademico. Insomma un’esperienza
che, se possibile, vale la pena di essere vissuta
se non altro perché porta ad una sicura crescita
personale.
Ilaria Trisolino
Il residence tra vizi e virtù
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Stefano Molle
UN’ESPERIENZA INTENSA
L’ANNO SCORSO, ho deciso di fare l’Erasmus. All’inizio ero un po’
titubante perché non sapevo cosa aspettarmi fino in fondo. Alla fine
però ha prevalso la mia voglia di vedere un’altra visione di vita, per
poter apprezzare con occhi diversi anche quella che avevo già.
Sicuro della mia decisione non ho più esistato: ho comprato il biglietto
aereo e sono partito per l’Italia. Dopo un iniziale spaesamento appena
arrivato a Milano, il giorno dopo ho potuto trasferirmi nel Residence
IULM e per è stato molto importante trovare la mia nuova casa. È
iniziata così l’avventura italiana da universitario. Nei primi due mesi ho
incontrato le solite difficoltà che può incontrare una persona che non
conosce bene la lingua, oltre al fatto di dover condividere gli spazi con
un’altra persona, cosa a cui non ero abituato vivendo da solo a Lisbona.
In un primo momento queste situazioni non mi hanno facilitato l’integrazione piena nel residence, e alcune volte ho avuto la tendenza a
chiudermi in me stesso. Fortunatamente tutto è cambiato grazie alle
conoscenze che ho fatto in cucina, che mi è sembrato l’unico posto
dove tutte le persone riuscivano ad esprimersi ed a fare amicizia. In
tutto questo credo di aver avuto una grande fortuna perché sono andato
ad abitare nell’edificio del residence dove la maggioranza era costituita
da italiani, mentre gli altri erasmus restavano fra di loro. Io non ho fatto
questo errore, certo era più facile uscire e condividere momenti con
persone nella mia stessa situazione, simili a me per lingua e per cultura,
ma a me sembrava senza senso. Così da quel giorno ho passato sempre
più tempo con i miei amici italiani, facendo sempre più conoscenze.
Loro mi hanno aiutato molto ad evolvermi linguisticamente e socialmente ed io in cambio mi sono aperto con loro perché mi sono sentito a
mio agio, sicuro di poter cominciare da zero. Rapidamente sono migliorato e mentre cercavo di conoscere la cultura italiana sono riuscito a
dare facilmente ben otto esami. Non ci avrei mai creduto prima! Ma in
questi mesi non ho solo fatto questo, ho viaggiato molto in Italia e per
l’Europa, per maturare e conoscere sempre di più. In Italia sono stato in
Trentino, a Venezia, in Liguria, In Toscana, in Emilia Romagna ed ho
girato tutta la Lombardia, tutti viaggi on the road perché quando sono
partito avevo già intenzione di fare questo ed ho portato con me la mia
macchina. Ed ora mi trovo a Luglio soddisfatto del mio anno in Italia
che è stato unico – una cosa non quantificabile nel valore – per le amicizie che mi ha portato, alcune davvero sincere ed importanti, che credo
porterò con me per tutta la vita. Vi ringrazio di cuore per l’ospitalità,
non lo dimenticherò e spero di tornare ancora a settembre per dare ancora due esami e, cosa più importante, dire ciao a tutti.
Tiago Lopes Jorge
IlRESIDENZIARIO
DAL RESIDENCE UNIVERSITARIO IULM
LE VEDIAMO ogni giorno e non sappiamo chi sono, vengono nella nostra
stanza e non le conosciamo, se non con
strani e allegri vezzeggiativi. Sono le signore delle pulizie.
na che avete visto nelle stanze del
residence?
La signora Eined non ha voluto che scrivessi questa risposta, ma niente di molto grave
o eclatante.
E’ giunta l’ora di conoscerle, di illuminare questo lato oscuro del residence,
dando anche loro, come diceva qualcuno, i famosi 15 minuti di notorietà.
Siete conosciute come “le signore delle pulizie” oppure come “dieci minuti” e “permesso”, vi piacciono questi appellativi?
Sono indifferenti, non mi piacciono ma non
sono nemmeno i miei preferiti
Iniziamo con la cosa più importante, il
vostro nome?
Eined Piyadasa
Da dove viene?
Sri Lanka
Preferireste altri pseudonimi o più semplicemente i vostri nomi?
A volte mi chiamano signora, ma non mi
piace tanto, crea delle distanze, preferisco
essere chiamata Eined o Mali, il mio
nickname.
BO
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A
ARRIVAI QUA una mattina di quasi tra anni
fa, piccola, magra e con due valigie di speranze
per il futuro. Una casa nuova, una città nuova,
un’altra vita. Fu una ragazza albanese, la mia
prima compagna di stanza, a spiegarmi tutto.
Mi raccontò che c’era una cucina più pulita, un
portiere più simpatico, un vicino più molesto.
Era una vera esperta.
Dovrebbe esserci un corso introduttivo che ti
spiega un po’ le dinamiche, che ti informa del
fatto che qui si vive in pochi metri, che ci sono
delle regole, delle dinamiche di relazione abbastanza complesse. Che non esiste la privacy, che
non ti puoi cucinare le lasagne.
Però non si è mai mai mai soli, nel bene e nel
male. Non ho potuto dire una sola volta che mi
ero pentita della scelta, nonostante tutto, perché
queste ristrettezze sono tutto quello che poteva
servirmi per vivere. È una casa, una grande famiglia. Perciò si litiga, si convive, ci si disturba
ma non si sente il disagio dell’appartamento
vuoto. Quando hai 20 anni e vieni da 800 chilometri di distanza il residence fa davvero la differenza: ti coccola, ti vizia, ti ripara dalla realtà.
Però poi ti insegna seriamente cos’è lo scontro
tra culture. È come una grande stanza vuota con
dentro 140 persone: non si può che vivere di
relazioni e si finisce con l’aiutarsi.
Oggi sono grande, grossa e laureata e le mie
valigie sono piene di ricordi. Sono un’altra persona e il residence senz’altro ha dato una svolta
decisiva alla mia crescita. Non è sempre stato
semplice ma è stato giusto. Mi ha dato amici,
lezioni, delusioni, fatiche. Come la vita fuori,
ma diverso. Avrei potuto crescere anche vivendo in un appartamento, indubbiamente, ma non
così. È un’esperienza che consiglio, se non altro perché capita una sola volta nella vita.
Maria Rosaria Sanna
Da quanto lavorate qui?
Due anni, forse più di due
Cosa ne pensate del residence e dei suoi
residenti?
Mi piace, vedo gente diversa e allegra a
differenze di quello che potrei vedere facendo la domestica.
Quali sono gli aspetti positivi e quelli
negativi nel suo lavoro?
Il mio lavoro mi piace, è più bello che fare
la domestica, non è pesante, sono solo
quattro ore e quando finisco posso andare
a casa; gli aspetti negativi potrebbero essere i ragazzi che ci dicono di aspettare e
noi non abbiamo tempo, oppure la sporcizia in cucina o in sala video per la finale
dei mondiali.
La cosa più strana che vi è capitata qui
dentro? Qual è invece la cosa più stra-
LE NOSTRE INTERVISTE
Quella mattina THE DARK SIDE
era solo l’inizio OF THE RESIDENCE
Ultima domanda, davanti a voi ci sono
tutti, residenti e personale del residence,
cosa vorreste dire?
Sono tutti delle brave persone, ad esempio,
i portieri e la direttrice ci aiutano se abbiamo problemi, e molti ragazzi ci offrono il
caffè anche se noi non possiamo accettare
perché dobbiamo pulire e abbiamo poco
tempo. Vorrei dire, per i ragazzi che lo pensano, che noi non siamo cattive, dobbiamo
solo lavorare e abbiamo poco tempo per fare
tutto.
La signora Manias non ha voluto essere
intervistata, ha rinunciato ai suoi minuti
di fama, ma Eined per molte risposte ha
usato il plurale, quindi possiamo dire, almeno per certi aspetti, di avere le ambedue opinioni.
Rizzello Antonio
Io utilizzo due spazzolini da denti
IO UTILIZZO due spazzolini da denti, di due marche diverse. A seconda dell’umore scelgo. Il mio dentifricio è sbiancante. O quello o niente.
Il mio porta–bagnoschiuma è rotto: pende verso sinistra. Anche l’appendi-accappatoio è rotto. L’ho prontamente sostituito con quello del mio coinquilino.
Ora il suo è rotto. A Natale Valeria mi ha regalato una saponetta alla cannella. La
vorrei utilizzare ma ho ancora la mia vecchia saponetta comprata al Carrefour a
34 centesimi. E’ un peccato gettarla. Sul mio water sfoggio un maialino rosa che
mi hanno regalato Giorgia e Chiara per i miei 20 anni a Milano. Irrinunciabile.
Odio la polvere sotto il letto, le gocce d’acqua e il dentifricio nel lavandino, i
capelli nella doccia, il tappetino blu del bagno quando è bagnato, quello rosso
quando è macchiato. Pulisco il bagno con il Cif il sabato sera già vestito per
uscire mentre aspetto che mi passino a chiamare. Così quando torno stanco
trovo tutto lindo. Apro sempre la finestra. Ho un bisogno continuo di aria fresca,
anche quando nevica e la temperatura è sotto zero. Il mio balcone è la finestra sul
mio mondo personale. La via d’accesso al cambiamento. E’ morta la mia piantina
di basilico che mi avevano regalato quelli di Sky. Non l’ho uccisa io, ma qualcuno non le ha dato da bere per una settimana. Cambio le lenzuola ogni domenica
mattina tra le undici e le undici e venticinque. Alle undici e trenta chiamo i
nonni. Le lenzuola che mi passa il Residence sono bianche. Come quelle degli
ospedali e degli hotel di bassa categoria. Ora ho sostituito il copriletto standard
blu con uno mio. Arancione. La mia scrivania deve sempre essere libera da libri,
computer, riviste. Solo il telefono e la mia nuova lampada di Kartell. Ho bisogno
di spazio. Lavo sempre le pentole e le posate. Lo faccio anche nelle stanze degli
altri, pur di non vederli in giro. Uso piatti di plastica e tovaglioli di carta, li getto
IlRESIDENZIARIO
dopo l’uso e tutto torna in ordine.
Mangio il pane Mulino Bianco. Costa poco e non fa briciole sul pavimento.
Faccio la spesa all’Esselunga di viale Cassala. E’ vicino casa. Compro tutti i
prodotti in sconto e quelli che regalano tanti Punti Fragola, per accelerare la
raccolta della mia Fidaty Card. Anche il modello Michael Kenta fa la spesa lì.
Lui beve acqua Evian. Io quella del rubinetto.
Adòro i risotti pronti Star, odio gli spaghetti alle vongole Knorr.
Faccio la spesa una volta a settimana, spendo mediamente 24 euro. Pago in
contante. Bevo ogni giorno 245 ml di latte scremato Esselunga con un pugno di
cereali Special K con cioccolato. A volte metto il miele che ho preso in hotel a
Parigi, ma sta per finire. Da due anni la mia tovaglietta della prima colazione è
quella plastificata che ho preso a Montecarlo. Me ne hanno regalata una Lavazza,
ma è verde acido. Mi mette di malumore di prima mattina.
Quando appendo qualcosa alla parete deve sempre essere perfettamente in linea
con il resto. Se no mi sembra che il mio mondo stia cadendo. Porto io giù l’immondizia, faccio la raccolta differenziata carta, plastica, vetro. Spazzo per terra
solo nella mia metà di stanza. E nel bagno. Il mio armadio è diviso in (da sinistra
a destra): jeans, pantaloni neri e verdi, piumini, giacca a vento, cappotti, giacche
invernali, giacche primaverili. Concordano in colore e stagione. Le magliette
sono piegate e messe in seconda fila, i maglioni di lana in prima.
Nel cassetto superiore tengo la biancheria intima, nell’altro le camicie. Nel ripiano scorrevole le scarpe. Ma eri così curioso di conoscermi che sei arrivato fino
all’ultima frase?
Andrea Caravita
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DALLA RESIDENZA UNIVERSITARIA TORRE MAURA
Il codice
Torre Maura
CHI HA BISOGNO
DEI SUPEREROI?
ESISTE UN POSTO al di là della semplice idea
di università, questo posto non è altro che la residenza Torre Maura. Qui vi abitano studenti
provenienti dai quattro angoli dell’Italia meridionale, per lo più, frequentano da fuori sede le
varie facoltà dell’ateneo, è sono qui non solo
per volontà divina ma anche per aver vinto il
posto alloggio annesso alla medesima borsa di
studio LAZIOADISU in concorso per studenti
italiani e stranieri poco agiati dal lato economico. Oltretutto in questa cornice confluiscono
anche gli Erasmus, che non sono altro che un’
origine protetta dall’UE di studenti internazionali di transito, per pochi mesi nel nostro ateneo,
da ogni parte del mondo.
Ed è proprio grazie a questa mescolanza etnica
che rende la residenza universitaria una moderna babele a pochi passi anzi a tanti passi da
Roma. Questo mondo in scatola, in realtà non è
altro che una semplice e graziosa costruzione
che domina dall’alto il viale di Torre Maura, chi
ci passa la riconosce subito, anche perché è l’unica in mezzo al nulla.
Ciò che attrae di questa residenza, non è certamente la collocazione, bensì l’oggetto più importante che la storia abbia mai creato, l’opera
su cui ha avuto sviluppo la civiltà come la conosciamo noi, quasi paragonabile al Santo Graal
non solo perché emana fumo, è questa non è
altro che l’acquasantiera profumata in reception.
Un’opera di valore inestimabile, si narra che fu
costruita nell’era paleolitica da uno studente di
ingegneria fuori corso, quello che la storia chiama vecchio ordinamento.
Protetto durante i secoli da una ordine creato
durante le crociate erasmus in mensa, molto più
potente e sindacalizzato dei templari, ed è quello dei custodi, il primo fu l’Elia. Successivamente nel corso dei secoli se ne persero le tracce, la leggenda inserita nel sacro bando narra
che addirittura Leonardo Da Vinci si mosse in
giro per l’Europa per cercarlo e ricostruirlo, facendo mille lavori, il cosiddetto “ progetto
Leonardo”.
Ulteriori testimonianze, vennero anche dal primo erasmus a Torre Maura, Erasmo Da
Rottherdam che, allora laureando, esclamò davanti al sacro oggetto la famosa frase : “ era
meglio che rimanevo a casa”.
Ai nostri tempi, comunque, l’acquasantiera rimane ancora un mistero, che effetto ebbero i suoi
fumi profumati di cannella durante la seconda
guerra mondiale? Non lo sapremo mai.
Cosa rappresenta quell’opera in chiave jazz?
un’altra domanda da cui non troveremo valide
risposte, se c’è uno cosa che la storia ci ha insegnato, e magari darò anche l’esame, e che per
entrare a Torre Maura per visitare il mausoleo
dove è custodia la reliquia fumante, non si deve
far altro che aprire la porta d’ingresso.
Tommaso Barone
IN RESIDENZA la vita di noi studenti si intrecciano proprio come la trama di un film. Ed i
corridoi ne sono le pellicole sulla quale si impressionano.
Tutti attori protagonisti, tutti registi.
Siamo sempre immersi a capire l’intricata
sceneggiatura che scandisce i nostri giorni qui.
C’è chi canta che la vita non è un film (Articolo
31, n.d.r.) ...Ma non ne sarei troppo sicura, consapevole comunque che il lieto fine delle migliori commedie sdolcinate e romantiche di rado
esiste.
Il cinema oltre ad essere un efficace metafora per descrivere il dispiegarsi delle nostre
esistenze che vivono a “Torre Maura” è un
punto fermo degli appuntamenti di vita comunitaria.
Grazie alla passione dei nostri rappresentanti
cine-fili , ogni settimana nella nostra sala conferenze viene proiettato un film.
Le pellicole vengono scelte cercando di assecondare i gusti della maggior parte dei residenti
da un piccolo gruppo guidato dai rappresentanti nell’arduo compito di amalgamare gli interessi di tutti.
Quest’ anno la programmazione avrà fra le proiezioni più interessanti : Ti Amo In Tutte Le Lingue Del Mondo, Man On Fire, Superman
Returns (aspettando a gennaio l’uscita in dvd),
FBI - protezione testimoni 2, La Fabbrica Di
Cioccolato, Romanzo Criminale, Dick & Jane,
Il Codice Da Vinci, Notte Prima Degli Esami,
V Per Vendetta.
Ho assistito all’anteprima di “Superman
returns”. Non sono certamente una fan di
supereroi da fumetto, quindi questo film non
suscitava in me particolare interesse, ma ci sono
certamente molti spunti di riflessione.
Superman, nei soliti panni di Clark Kent nella
sua vita quotidiana, ritorna sulla terra dopo aver
constatato che il suo pianeta d’origine, Krypton,
BO
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è stato distrutto a causa dell’esplosione della
supernova vicina.
Ovviamente dovrà affrontare il suo nemico di
sempre: Lex Luthor ed il filo conduttore che
guida la sua malvagità va rintracciato nel mito
di Prometeo, che Luthor perfettamente spiega
in una delle scene che preferisco di questa pellicola. In effetti la tecnologia purtroppo detiene
il potere del mondo al giorno d’oggi.
E la tecnologia degli effetti speciali, più o meno
credibili, ha in potere milioni di spettatori che
rimangono incollati durante la proiezione del
film.
Clark si rituffa nella sua quotidianità e ritorna a
lavorare nella redazione del Daily Planet dove
lavora anche la donna della sua vita, Loise Laine.
Con suo sommo sbigottimento Kent scopre che
la sua innamorata ha vinto il premio Pullizer con
l’articolo dal titolo “ Who need superman?”
E questo è un altro interessante spunto di riflessione. Abbiamo ancora bisogno di credere ai
supereroi? Forse la generazione d’oggi così assuefatta dall’aver sempre tutto ciò che desidera
ha smesso di sentire la necessità di immergersi
nella mondo dei fumetti, fatto solo di semplice
fantasia. Anche perché tutti i bambini presenti
in sala non facevano altro che chiedere quando
finisse il film.
Forse si è perso il gusto di stare su un letto a
fantasticare di essere un supereroe che salva il
mondo dal male. Troppo fatica quando si può
stare alienati davanti ad un massacrante e violento videogioco.
Forse Superman piace più a noi ventenni che da
piccoli abbiamo avuto più modo di esercitare il
potere della fantasia e che abbiamo ancora in
mente la lezione di Exupery e del suo Piccolo
Principe.
Ma bastano un paio di occhiali neri dalle lenti
spesse a camuffare tra la folla un supereroe?
Valeria Annaro
4
Waiting
for
the 558
UNA CORSA dell’autobus numero 558 dell’Atac, un viaggio tra
il delirio e la sregolatezza del trasporto pubblico romano. Un’esperienza probante sia per chi vi sale al capolinea di Viale delle
Gardenie in zona Prenestino, sia per chi parte da Viale delle
Ghiandaie in zona Torre Maura, proprio a poche centinaia di metri
dalla nostra residenza e non vi dico cosa potrebbe voler significare
aspettarlo in una delle ultime fermate in entrambe le direzioni.
Chi non conosce la situazione reale penserà che sia una fortuna
visto che oltretutto prendendolo in una direzione si giunge dopo
poco ad una fermata della metro e nell’altra, scendendo dopo due
fermate, si può andare verso l’università.
Se andiamo a vedere sul sito internet dell’ ATAC (ndr. agenzia per
la mobilità del comune di Roma) la frequenza prevista è di una
corsa ogni 7 o 9 minuti a seconda delle fasce orarie della giornata
e che diventano 18 dopo le ore 21, per la bellezza di 118 corse
giornaliere in entrambe le direzioni.
Questo in teoria, visto che in pratica dando come prova la mia
esperienza quasi biennale e quella di coloro che abitano da più
tempo di me in residenza, posso assicurare la totale incongruenza
tra l’evidenza empirica dei transiti e gli assunti a priori delle tabelle degli orari.
Per dar modo di capire meglio ai nostri lettori faremo qualche esempio tratto da episodi realmente accaduti, in cui si narrano le gesta
di qualcuno dei nostri eroici “vincitori di posto alloggio”: sono le
IlRESIDENZIARIO
DALLA RESIDENZA UNIVERSITARIA TORRE MAURA
Terzani e Fallaci, un filo invisibile che lega due vite parallele
disperato tentativo pieno di amore e comprensione con il solo intento di voler fare comprendere un punto di vista, una cultura diversa, ma
non per questo errata.
L’11 settembre aveva obnubilato molte menti e
la guerra tornava ad essere proposta all’Occidente, piuttosto che come una possibilità estrema, quasi come uno strumento indispensabile
per difendere la propria integrità (insieme con i
ricchi interessi dei petrolieri della Casa Bianca). Mentre una curiosità particolare mi veniva
dal suo aspetto di vecchio dalla barba lunga e
bianca come le sue vesti, una simpatia partigiana nei suoi confronti me la destava il fatto che
quegli scritti fossero il contraltare alle invettive
anti-islamiche, delle reprimende all’Occidente
molle e inflaccidito, soccombente all’assalto
islamico della sua concittadina Oriana Fallaci.
Sembra quasi che un filo sottile abbia legato le
esperienze di questi due fiorentini e i loro percorsi in un confronto a distanza, anche nell’affrontare la stessa malattia che li ha accompagnati fino alla fine dei loro giorni, le loro idee
sono sempre contrapposte.
Infatti in Un altro giro di giostra Terzani dà una
lettura della malattia e dell’approssimarsi della
morte come un cammino. Curato nel centro più
avanzato al mondo, dopo aver sperimentato le
medicine tradizionali asiatiche, giunge sull’Himalaya in una solitudine quasi assoluta che lo
conduce fino alla “scoperta di sé stesso”, fino a
vivere il cancro come una “benedizione”, la
quale gli apre le porte della rivelazione di una
morte amica, che lo raggiunge all’Orsigna, tra i
monti dell’Appennino toscano.
Per la Fallaci dell’Apocalisse, invece, la sua
malattia, “l’alieno” che è in lei, è accostata al
cancro morale che rode l’occidente, fatto, a suo
dire, di antioccidentalismo, di filoislamismo,
fino a spingerla al parallelo tra l’Europa del 1938
e l’Eurabia d’oggi, con il nuovo nazifascismo
che avanza vestito da nazi-islamismo. Ella si
rinchiude nelle gabbie dell’Occidente, nella pa-
ura delle sue aperture, in una vita ritirata che si
svolge tra New York e Firenze, dove termina i
suoi giorni.
I parallelismi fra queste due figure del giornalismo degli ultimi decenni sono davvero parecchi, due biografie interessanti, due testimoni del
nostro tempo, che, pur con le loro contraddizioni, lasceranno tracce originali e indelebili.
E non esiste modo migliore per chiudere questo
articolo ricordando le commoventi parole di
Terzani che concludono la lettera alla Fallaci
sopracitata. Parole che dovremmo aver sempre
presenti quando la rabbia ci toglie lucidità, quando il nervosismo annebbia i nostri pensieri. Parole da ricordare per sforzarci di comprendere
gli altri, per capirli. Parole che ci spingono al
dialogo, al cambiamento, ma soprattutto alla
voglia e alla forza di cambiare il nostro mondo,
in meglio per quanto sia possibile.
Scrive così Terzani: “Ancor più che fuori, le
cause della guerra sono dentro di noi. Lentamente bisogna liberarcene. Dobbiamo cambiare atteggiamento. È il momento di uscire allo
scoperto; è il momento d’impegnarsi per i valori in cui si crede. Una civiltà si rafforza con
la sua determinazione morale molto più che con
nuove armi.
[...] La natura è una grande maestra, Oriana,
e bisogna ogni tanto a tornarci a prendere
lezione. Tornaci anche tu. Chiusa nella scatola di un appartamento dentro la scatola di
un grattacielo, con dinanzi altri grattacieli
pieni di gente inscatolata, finirai per sentirti
sola davvero: sentirai la tua esistenza come
un accidente e non come parte di un tutto
molto, molto più grande di tutte quelle torri
che hai davanti e di quelle che non ci sono
più. Guarda un filo d’erba al vento e sentiti come
lui ti passerà anche la rabbia.
Ti saluto Oriana e ti auguro di tutto cuore di
trovare pace. Perché se quella non è dentro di
noi non sarà mai da nessuna parte.”
Valeria Annaro
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POCO TEMPO FA è morta la giornalista-scrittrice Oriana Fallaci.Il 28 luglio 2004 moriva
Tiziano Terzani. Due vite che si muovevano parallele senza mai incontrarsi. Adesso forse in un
posto che la credenza popolare chiama al di là i
due si sono sfiorati. Mi piacerebbe sapere cosa
potrebbero dirsi. Mi piacerebbe credere che quest’incontro avvenga davvero. Che le loro ideologie così contrapposte, così diverse si confrontino in una realtà che non esiste che sia l’inferno o il paradiso. O forse entrambi al purgatorio
parleranno del loro scambio epistolare mai avvenuto. Dei loro racconti di guerra. Delle loro
vite, lei a New York, lui in India.
Entrambi inviati di guerra, entrambi morti di una
malattia (il cancro) della quale hanno scritto,
Oriana nella sua Apocalisse, Terzani nel suo Un
Altro Giro Di Giostra, eppure approdati a sponde così diverse, nelle quali gli accenti tradizionali della maschilità sembrano appartenere più
a lei, mentre quelli della femminilità a lui.
Proprio nell’estate del 2004 leggevo
l’Apocalisse, Oriana Fallaci intervista Oriana
Fallaci. Più leggevo più rimanevo sconcertata
e turbata. Da quelle ideologie, da quelle parole
di odio, rabbia. Veleno assoluto contro una cultura che non si conosce, ma soprattutto con un
astio di chi di comprendere un altro punto di
vista non ne avvertiva la minima necessità. Avevo 18 anni, avevo appena finito gli esami di
maturità e la mia testa così pregna di utopie rimaneva come violentata da quelle parole.
Fu un regalo a farmi pensare che non ero la sola
a rimanere sbigottita nel leggere quel libro. Fu
quel regalo a donarmi la voglia di sperare ancora in quelle strane e anacronistiche parole: dialogo e pace. Quel regalo meraviglioso era il libro di Tiziano Terzani, Lettere contro la guerra. Fra quelle lettere ve ne è una dedicata alla
Fallaci, quando all’indomani dell’11 settembre
lei pubblica per il Corriere della Sera un intervento estratto dalla Rabbia e L’orgoglio. Una
lettera carica di buon senso, voglia di dialogo,
ore 11:40 di un caldo e assolato sabato di metà primavera quando
Anacleto (chiameremo così il nostro protagonista per non incorrere in sanzioni amministrative per aver violato il diritto sulla privacy), carico di valige esce dalla residenza e si reca alla fermata
del 558 esattamente dall’altra parte della strada, alla stazione
Anagnina lo aspetta, così pensa lui, il pullman di linea regionale
che lo porterà a casa con partenza alle ore 12:30, quindi ha ben 50
minuti di anticipo.
In lontananza si vede arrivare un bus e lui che non ci sperava proprio inizia pensare che forse questa volta riusciva a non arrivare
alla stazione all’ultimo momento, ma si rende conto presto che
quello che sta arrivando va al DEPOSITO. Niente di irreparabile
in fondo ho ancora + d’ora – questo il pensiero che ha per la testa
il nostro stoico, 45 minuti che diventano presto mezz’ora prima di
scorgere un altro autobus, che lo illude ancora, è un 554 che non lo
porta dove deve andare, poi ne arriva un secondo che però è diretto
al deposito. Dopo altri 10 minuti il nostro Anaclerio inizia a spazientirsi quando gli passa d’avanti un quarto mezzo del trasporto
pubblico, inspiegabilmente reca il numero 312, che solitamente fa
un percorso decisamente diverso. E’ passato anche mezzogiorno
ma il 558 ancora no. Alle 12 e 20 minuti prima transita un bus
senza alcuna indicazione sul numero della linea e subito dietro
questo, Anaclerio come se fosse vittima di un miraggio vede un
558, gli sembra ancor di più un illusione perché in fila ce ne sono
IlRESIDENZIARIO
altri due...sgomento, abbastanza arrabbiato e poco speranzoso sulla possibilità di raggiungere la stazione in 10 minuti scarsi sale sul
primo e come non fa quasi mai tira fuori dalla tasca un vecchio
biglietto usurato comprato un paio di mesi prima e mai usato, e lo
timbra.
Questo particolare si rivelerà non di poco conto qualche secondo
dopo visto che alla fermata successiva ad aspettare ci sono ben 5
controllori, e Anacleto, che in un anno e mezzo che vive a Roma
per studiare non ne ha mai visto uno, tira un sospiro di sollievo
pensando alla beffa nel caso in cui non avesse obliterato il biglietto
com’è solito fare, oltre ai 40 minuti in mezzo alla strada si sarebbe
potuto prendere una “bella” multa di 101+.
Alla fine dovendo scendere dal 558 e attendere il passaggio di un
altro autobus, il numero 20, che lo portasse alla stazione in poco
più di cinque minuti, il nostro affranto amico è arrivato quando il
pullman per la sua città era partito da più di dieci minuti, costringendolo ad un’ulteriore attesa di un’ora quando sarebbe partito il
successivo.
Questa è solo una delle tante esperienze che chi vive nella residenza di Torre Maura ha fatto aspettando il 558, e nemmeno una delle
più raccapriccianti visto che un venerdì sera c’è chi per vederne
uno e tornare al numero 81 di viale di Torre Maura ha dovuto aspettare un’ora e un quarto.
Francesco Di Palma
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DALLA RESIDENZA DI CASALBERTONE
BREVE STORIA
DELLO STUDENTATO
BEN COLLEGATA e poco distante dalla stazione Tiburtina, troviamo
piazza Tommaso De Cristoforis. Ad attirare l’attenzione il gran flusso di
ragazzi che coinvolge il civico n. 6, proprio qui, infatti, è sito il Residence
Luciani che ospita gli studenti fuori sede dell’Università Roma Tre.
Il palazzo ha una struttura imponente: quattro scale, cinque piani, per un
totale di sessantatre appartamenti.
La struttura offre ai suoi residenti diversi luoghi di incontro, tra cui: una
sala studio, una sala multimediale con quattro postazioni internet e una
lavanderia.
Quest’ultima opportunità è riservata a chi vive nella residenza come vincitore del posto alloggio ADISU: infatti, proprio in lavanderia, tra un
lavaggio e un’asciugatura, possono nascere interessanti amicizie..
I ragazzi che popolano l’immobile sono di età compresa tra i 19 e i 30
anni e per la maggior parte sono studenti o neo-laureati in cerca di lavoro. Si tratta di ragazzi provenienti da ogni parte d’Italia e non solo. Infatti, ci sono inquilini provenienti anche da diverse e lontane parti del mondo. Questi, convivendo tutti insieme ci danno un bellissimo esempio di
come diverse culture e diversi modi di vivere possono incontrarsi e stare
insieme rispettandosi reciprocamente.
Trattandosi di ragazzi non si può comunque negare che il Residence
Luciani vanti la fama del “palazzo più vivace della piazza”: ma a questa
vivacità tipica degli ambienti giovanili, è affiancata la paziente fermezza
della Direzione, sempre pronta a risolvere con fermezza i problemi più
disparati.
Grazie alla sua locazione, il Residence offre ai suoi inquilini una serie di
servizi indiretti; a pochi metri possiamo trovare: un centro commerciale,
una copisteria, un ufficio postale, una banca e naturalmente le fermate
degli autobus che permettono i collegamenti con tutta la città, indispensabili per chi studia e “non ha tempo da perdere”.
Michela Delli Santi
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A
IL RESIDENCE di Casal Bertone nasce negli anni ’80 per dare ospitalità agli studenti fuori sede che frequentavano le università romane.
Luogo d’incontro, un punto di partenza e di ritorno allo stesso tempo;
partenza per l’esperienza unica degli anni universitari, della formazione
culturale e umana degli uomini studenti, e di ritorno ad un’atmosfera più
intima e molto simile a quella paesana, pettegola e chiusa, ma anche
sensibile e consolante. Il palazzo era frequentato da ragazzi che provenivano dalla stessa estrazione sociale e quindi in cerca di un alloggio a
buon prezzo coadiuvato alla presenza d’altri ragazzi nelle medesime
condizioni, da qui nasceva quella amicizia reciproca che portava all’unione e al divertimento collettivo (partite di calcio, uscite di gruppo,
gite ecc). Oggi purtroppo questa omogeneità è venuta scemando col tempo
fino alla quasi scomparsa dei rapporti tra gli inquilini del palazzo, ossia
tra “noi”. I motivi sono imputabili sicuramente al ricambio generazionale, cambiano i tempi e inesorabilmente cambiano e si moltiplicano gli
stili di vita, le mode. Un’altra causa di questa eterogeneità è la questione
degli stranieri. Il palazzo conta circa settanta posti letti per borsisti dell’Università “Roma Tre”, dei quali la maggior parte sono occupati da
studenti Albanesi, ciò porta alla formazione di appartamenti composti
interamente da ragazzi stranieri, di conseguenza diminuiscono le possibilità d’integrazione e scambio culturale e sociale. C’è poi una certa chiusura da ambo le parti, verso la reciproca convivenza, dovuta probabilmente ad un eccesso di diffidenza gli uni verso gli altri.
Bisogna dire a questo punto che, se esiste pregiudizio reciproco, questo
deriva da fatti che non concernono espressamente i residenti del palazzo,
ma piuttosto da un fenomeno di sussidiarietà di cui usufruiscono, e da
eventi che quotidianamente accadono o sono accaduti.
Tale pregiudizio se non viene meno il risultato, è quello che si sta verificando: una chiusura sempre maggiore.
La vita del “palazzo” è stata per molti un’esperienza in ogni modo indimenticabile e, probabilmente, ci rendiamo conto d’ogni suo mutamento
perché rimpiangiamo i suoi anni migliori.
Anonimi
Il residence di Roma Tre:
la convivenza
all’insegna della vivacità
RESIDENCE, DOLCE RESIDENCE
FINALMENTE a casa, cioè, casa si...ma ’’dello
studente’’.
Sono quasi le sette e dopo tutta una giornata
passata all’università è così bello varcare la porta
dell’ appartamento C2, buttare lo zaino sul letto
e trovare le tue coinquiline lì, non dico proprio
ad aspettarti, ma comunque lì, ad accoglierti
magari con un abbraccio…
Sono al III anno di lettere e, fortuna ha voluto
vedermi una delle ‘‘favorite’’ inquiline del
Residence Luciani, che ospita gli studenti, anche quelli vincitori di borsa di studio, come me
e molti altri ragazzi.
Ed eccomi qua ’’catapultata’’ in una ’’Babele’’
di convivenze casuali.
Sono arrivata i primi giorni di gennaio, eppure
mi pare di esserci da molto più tempo.
Per una ragazza come me, abituata alla tranquillità della ‘‘periferia’’, all’atmosfera familiare del
paesino, trovarsi nella caotica urbe è stato quasi
uno shock, ho dovuto svegliarmi dal mio bel
sonno d’ilarità..
Cambiare ambiente può essere anche molto divertente, ma a lungo andare ti viene nostalgia e
comunque saltano fuori delle difficoltà...magari
di adattamento o di organizzazione per esempio. Io sono arrivata a Roma da sola, visto che i
miei amici hanno intrapreso strade diverse e
devo ammettere che adesso, alzarsi la mattina
insieme alle mie compagne ’’d’avventure romane’’ è rincuorante.
Nel mio appartamento siamo sei, io che vengo
6
da Pontinia, luogo sperduto tra le paludi, la mia
compagna di stanza, Gentiana per gli amici
Genta, Genzy o Gentuzza, albanese, come le due
sorelline che sono con noi, Valentina e Suzanna,
e poi Gianna e Michela, entrambe pugliesi doc.
Con loro mi trovo abbastanza bene, sono ragazze socievoli e carine, ma devo dire che la convivenza con molte persone non è una cosa
semplice…da spiegare…
Ovviamente, ognuno di noi ha delle proprie abitudini, vizietti e modalità di condurre la vita,
giornalmente...e perché no, la differenza sta proprio nella mentalità.
Non parlo di cultura perché a mio avviso è un
termine che ha troppe incongruenze e ambiguità d’uso al suo interno.
Quindi mentalità è la parola più adatta ad esprimere quel modo di pensare e vedere le cose, di
comportarsi che, si, è tipico del gruppo di persone che crescono e vengono educate in uno
spazio abbastanza circoscritto, però poi si
personalizza acquisendo sfumature diverse all’interno di ognuno di noi…
Ad esempio a casa mia si mangia a tavola con
la tovaglia, qui invece nessuna delle mie conviventi la usa, una cosa banale che però mostra la
differenza. E come questa piccola e apparentemente stupida cosa, ce ne sono altre mille.
Purtroppo alle volte sono proprio queste ‘‘sciocchezze’’ che accumulandosi giorno dopo giorno sfociano in discussioni più o meno effervescenti.
E’ normale, penserete, si, non lo metto in dubbio, ma ognuno di noi ha un carattere, Una personalità differente…quindi c’è chi è più permaloso, quello a cui dopo due minuti non importa
più nulla, quello che si tiene tutto dentro per poi
’’sbroccare’’ quando non ce la fa più…ecc...ecc.
Bisogna inoltre aggiungere il fatto che qui si sta
per studiare, soprattutto, e a volte capita che una
di noi stia in procinto d’esame quando invece le
altre hanno voglia di chiaccherare…o guardare
la tv, o ascoltare musica e farla sentire al vicino
del palazzo di fronte…
Io credo, comunque, che siano proprio queste
piccole questioni a farti crescere, e a farti capire che nella vita la flessibilità, la pazienza, l’adattamento e il rispetto siano virtù indispensabili,
specialmente nei rapporti sociali.
Nonostante gli screzi che possono sorgere giornalmente, convivere con altre persone trovo sia
un’esperienza interessante, ti dà la possibilità
di vedere con altri occhi, di confrontarti sulle
questioni più disparate, di apprezzare le minime cose alle quali prima non davi la giusta importanza, e poi, di intessere dei rapporti che
possono rivelarsi splendide amicizie.
Fare colazione insieme, studiare insieme, beh...ti
dà un gran senso di coraggio, per affrontare la
vita, la quotidianità, per arrivare ai traguardi,
piccoli o grandi che ognuno prefissa in cuor suo.
E stare qui per me è davvero importante. Spero
di riuscire a mantenere la mia borsa di studio e
rimanere un altro anno, e so già che si prospetta
pieno di novità e cambiamenti.
Valentina Mironti
IlRESIDENZIARIO
DALLA RESIDENZA DI CASALBERTONE
Studenti in terra straniera:
eroi della nostra generazione
sità e nemmeno i libri, che sono scritti in un italiano più tecnico e specifico”,
racconta ancora Genziana che, con diversi esami alle spalle, ha ormai superato
l’iniziale sconforto.
Sono diversi i ragazzi stranieri che raccontano di essersi sentiti persi all’inizio
della loro avventura, ma è un punto di vista comune quello secondo cui esperienze così dure siano anche positive. “E’ un percorso lungo e sfiancante, richiede buona volontà e forza d’animo, ma quando vediamo i primi risultati veniamo
ripagati di tutta la fatica fatta”, dice Susanna, 19 anni. Una crescita quasi forzata,
insomma, che mette i giovani stranieri davanti alle difficoltà quotidiane fin dai
18 anni, con l’ulteriore ostacolo della lingua e della cultura diverse. “Superare
un esame per noi è come averne superati tre” continua Susanna “ma l’energia ci
viene data dall’aspettativa di un lavoro soddisfacente in futuro”.
E’ quello, d’altronde, l’obiettivo primario, proprio come per gli studenti italiani.
Con la consapevolezza, però, che in Italia non è poi così semplice trovare una
stabilità lavorativa. Così la maggiorparte degli studenti stranieri pensa di tornare
nel Paese d’origine una volta conseguita la laurea, e solo pochi di loro desiderano stabilirsi in Italia. “E’ una questione di principio” dichiara Valentina “se tutti
i giovani di un Paese economicamente meno sviluppato dell’Italia venissero qui
a lavorare, la situazione rimarrebbe sempre la stessa, e non ci sarebbe modo di
migliorarla. I nostri genitori contano su di noi anche per questo”.
Risorse energiche e vitali, dunque, che non vanno spente ma anzi coltivate. E,
perché no, imitate.
BO
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STUDIANO L’ITALIANO su grammatiche e dizionari, sostengono esami di
lingua, trascorrono le notti con le dita incrociate e la valigia già carica di aspettative: sono gli studenti stranieri che, tra mille gatte da pelare e moduli da compilare, scelgono di compiere a Roma il loro percorso di studi.
Il Residence Luciani di Roma Tre ne ospita ben 40, in gran parte provenienti
dall’Albania, ma con il planisfero disegnato sul Dna. Con un bagaglio di almeno
due lingue (in alcuni casi anche quattro) e un’infanzia fatta di viaggi e trasferte,
infatti, sono loro i veri cittadini del mondo.
Il loro passaggio dalle superiori all’università è spesso travagliato, fatto di file
interminabili in questure e ambasciate, con diverse selezioni da superare. Perché
se “non vali abbastanza, torni da dove sei venuto”, racconta V¨<entina, 21 anni,
in Italia da due. Nell’istituto superiore albanese dal quale proviene è stata selezionata fra i numerosi studenti che avevano fatto richiesta di partire per la penisola italiana. Ma questa è stata solo la prima tappa, perché ci sono voluti ben due
esami di italiano, uno scritto e uno orale, per ottenere il permesso di fare le
valigie.
Per questo, una volta superate le prime difficoltà burocratiche, le matricole straniere si buttano a capofitto nelle materie di studio. “Speriamo di ripagare i sacrifici dei nostri genitori che sono lontani con l’impegno e i buoni risultati” conferma Gentiana, 21 anni, a Roma ormai da due “Ma non è semplice, e i primi tempi
sono i più duri, con una lingua da imparare e una metropoli in cui sopravvivere”.
Un altro ingombrante ostacolo da superare, infatti, è la lingua. Problema fondamentale non solo per l’interazione con gli altri studenti italiani, ma anche e
soprattutto per lo studio delle materie universitarie, ovviamente in italiano. “All’inizio mi sembrava di impazzire: non capivo i professori, i compagni d’univer-
LE NOSTRE NOTTI MONDIALI
VOGLIO RACCONTARVI una storia, una favola, talmente carica di emozioni che sarà arduo compito racchiuderla in poche righe fatte di banale inchiostro su misera carta. Voglio raccontarvi un sogno, cominciato in un caldo 12 giugno e terminato
in un rovente 9 luglio a Berlino, Germania, in
un’esplosione di gioia collettiva.
Come ogni favola che si rispetti tutto ha un inizio,
che a parer mio va fatto risalire all’anno del Signore
1982, anno in cui nacque il sottoscritto, anno in cui
tanti di voi ebbero i natali, anno dell’ultimo successo
mondiale azzurro. Qualcuno già c’era, ma era troppo piccolo per ricordarsi l’urlo e la corsa di Tardelli,
o la coppa alzata verso il cielo stretta tra le grandi
mani del mitico Zoff. Una favola che ci ha raccontato papà, uno zio, o un amico un po’ più grande di noi.
Oggi invece siamo stati partecipi del sogno e finchè
morte non ci separi rivivrà per sempre nei nostri occhi.
Ventiquattro anni dopo sono a Roma, come studente; è ormai quasi metà giugno, gli esami della sessione estiva sono decisamente alle porte, ma la testa è
altrove, i libri parlano una lingua per me incomprensibile e ogni singola pagina sembra che sia lunga
quanto la “Divina Commedia”. Ci provo, davvero,
ma alzo gli occhi e incrocio con lo sguardo il calendario e vedo una data cerchiata: 12 giugno. E’ ancora mattina, il tempo sembra non scorrere più, come
se appartenesse ad una clessidra tiranna che ha deciso di trattenere per sé ogni singolo granello di sabbia. Le sei del pomeriggio sono lontane. Basta! Mi
alzo: una liberazione. Chiudo il libro, capitolo non
terminato, ricordi nozionistici pari a zero. Pazienza.
Ho un impegno, abbiamo un impegno. Oggi cominciano le nostre notti mondiali.
Esco da casa: urgono hot dog e peroni a non finire.
Le strade di Casal Bertone (il mio quartiere romano)
trasudano tensione abilmente mascherata da centinaia di tricolori battenti speranza e passione. Incro-
IlRESIDENZIARIO
cio sguardi, tanti e tutti simili tra loro. Manca davvero poco; si sbrigano le ultime commissioni, gli ultimi riti scaramantici, perché tra meno di mezz’ora si
apriranno le danze, avrà inizio la battaglia e i nostri
gladiatori scenderanno in campo per inscenare il primo atto di un’opera che poco meno di un mese dopo
scopriremo essere un capolavoro.
Torno a casa. Ci siamo. Al momento dell’inno mi
guardo intorno e scopro di essere circondato dagli
amici più stretti, qualcuno di vecchia data, altri che
hanno incrociato la mia strada più tardi, con i quali
ho condiviso tutto, sogni, timori, passioni, paure,
pranzi e cene, feste e festini, la camera, le bollette, il
bagno. Inizia la poesia.
Meno di due ore dopo è gioia pura. Il nostro cammino mondiale è iniziato bene e noi tutti siamo lì, in
Germania, presenti con lo spirito, accanto ai 23 azzurri. E’ solo il primo passo, ma sentiamo che il sogno comincia a prender forma.
Tutti conoscono le tappe dell’iter che ci ha condotti a
Berlino. Dopo il Ghana la “guerra” contro gli U.S.A.;
poi la Rep. Ceca per chiudere i girone al primo posto. Gli ottavi contro l’Australia con quel rigore di
Totti, e quel suo sguardo… L’Ucraina di Shevchenko,
tre a zero, ”Toni come Paolo Rossi nell’82” e porte
spalancate per la semifinale contro la Germania. Una
gara fuori casa, che più fuori casa di così sarebbe
impossibile. La partita degli azzurri più esaltante che
abbia mai vissuto; la perla di Grosso al 118’, la sua
corsa verso una meta inesistente, placcato dai compagni dopo 30 metri di euforia e incredulità; il suo
“non ci credo” urlato e mimato, gli occhi bagnati
dalle lacrime, asciugate con l’erba di un prato che,
già lo immagino, da nonno calpesterà ancora con
accanto il nipotino e una sua storia da raccontare.
E poi… E poi Berlino, 9 luglio, la Francia, i cugini
d’oltralpe, un paio di vendette calcistiche da consumare.
I rituali: sempre gli stessi. I libri: impolverati. Gli
Giovanna Pisicoli
esami: Dio vedrà. La temperatura sale vertiginosamente all’interno della nostra cucina troppo piccola
per la mole di tensione che invade l’ambiente. Si
suda, e tanto. Il cuore palpita come non mai, temo
che esploda. L’arbitro fischia: inizia la finale. Oggi
manca mio fratello tornato a casa per le vacanze estive: soffrirà in famiglia. Emanuele lavora,staccherà
proprio alle venti e pur correndo con l’auto come un
disperato, ascolterà solo per radio il rumore tonfo del
pallone calciato da Zidane dagli 11 metri , che sbatte
sulla traversa. Urlo di gioia. Poi sconforto. Corri verso casa amico mio, la partita è ancora lunga. E’ vero,
inizia male. Ma Materazzi dopo pochi minuti ricorda che volare è uno dei suoi superpoteri, si alza verso
il cielo, direi che quasi lo riesca a toccare, e da lassù
non lo si ferma mica. Che goal!
Trascorrono 120 lunghi minuti. Nel frattempo il capitano francese ha lasciato il manto erboso infilando
il tunnel degli spogliatoi ( rosso diretto per un colpo
di testa mentale e reale ) e passando accanto all’ambito trofeo in un’immagine emblematica.
Si arriva ai calci di rigore, quegli odiati e maledetti
calci di rigore.
La nazione è immobile, in attesa. Tra pochi minuti
sapremo se il sogno si realizzerà o se cadremo nel
buio più pesto. Mi allontano dagli altri; voglio che
questo momento sia mio. La sequenza dei rigori, con
l’errore di Trezeguet, mette sui piedi di Grosso, il
ragazzone con gli occhi da cartone animato, la responsabilità di decidere le sorti azzurre. Gli occhi si
chiudono. Poi si riaprono. Io ci sono, tutti noi ci siamo. L’Italia entra nella storia dalla porta principale
senza chiedere il permesso. Scoppio in un pianto di
gioia quasi isterico, Francesco mi abbraccia: anche
lui piange. Le gambe non le sento, ma la voce mi è
tornata. Posso urlare a tutti, con i miei amici, fratelli,
che siamo sul tetto del mondo, per la quarta volta. Il
sogno è diventato realtà.
Siamo pronti per festeggiare insieme l’ultima delle
nostre notti mondiali per le strade della Capitale.
Antonio Serlenga
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A
LETTERA CIRCOLARE
PER GLI OSPITI DEL RESIDENCE
STAMPATO IN PROPRIO
LE RICETTE... “FUORI SEDE”
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CONSIGLI PRATICI PER NUTRIRSI CON DIVERTIMENTO
Cucina:
amore e fantasia tra i fornelli
PRIMO PIATTO: Pennette dell’amicizia
Tempo di preparazione: 25’ per il piatto e tutta
la vita per l’amicizia.
Ingredienti per 4 persone:
-pasta: 400gr di pennette rigate
-200g di zucchine
-1hg di prosciutto cotto magro
-4 sottilette
-40g di cipolla
-4 cucchiai di olio extra vergine
-4 cucchiai di parmigiano
-sale e fantasia q.b.
-una spruzzatina di amore
PREPARAZIONE
FASE 1: Taglia la cipolla a dadini molto piccoli
e intanto scalda l’olio in una padella di 18-20
cm di diametro; quando giungerà a temperatura
versa la cipolla e, girando energicamente, attendi che si imbiondisca.
Successivamente aggiungi le zucchine che precedentemente hai lavato e tagliato a cubetti di
dimensioni maggiori rispetto alla cipolla.
Sala e fai cuocere per 10/15 min.
FASE 2: In una pentola sufficientemente capiente versa l’acqua per la pasta; nel mentre controlla il condimento e taglia a quadratini le sottilette
e il prosciutto cotto. Si consiglia di scolare la
pasta un minuto prima rispetto al tempo di cottura indicato.
FASE 3: Aggiungi alla pasta il condimento di
zucchine e dopo circa dieci secondi il prosciutto
cotto e le sottilette. Mantecare a fuoco vivo per
1 minuto, spolverando con il parmigiano che
renderà il piatto più gustoso.
FASE 4: una spruzzatina di amore e passione
per la cucina e per i tuoi amici che mangeranno
con te nella cucina del Residence.
Servire con gioia.
Vino: bevi un buon bianco frizzantino poco
fruttato come il Verduzzo veneto o un Muller
Thurgau dell’Alto Adige.
“L’idea concepita in questo
numero potrà continuare grazie alla collaborazione che
tutti gli appartenenti alle redazioni locali delle Residenze
Universitarie saranno disposti a concederci, mandando
articoli o introducendo argomenti interessanti.
Per vedere pubblicati i vostri
lavori, non dovrete fare altro
che unirVi alle suddette redazioni, rivolgendoVi alle Direzioni delle Vostre Residenze.
Vi aspettiamo...!”
Alessandro Santoro
SONDAGGIO/L’articolo “più gettonato”
PER OGNI USCITA del giornalino si è pensato di farVi votare l’articolo che più vi è piaciuto, sia per il tema scelto, sia per come è stato scritto,
etc. Il senso del sondaggio è permettere di capire fra i vari temi che vengono affrontati, qual’è stato quello che vi ha maggiormente colpito e in
particolare sapere quale stile descrittivo Vi piace di più.
Fra coloro che invieranno gli articoli ogni nuova uscita sarà pubblicato il
nome dell’autore che ha ricevuto più voti, per dare un momento di notorietà, seppur limitata, a uno di Voi!
Puoi votare ritagliando il sottostante tagliando e inserirlo nell’apposita
urna della tua residenza oppure inviando una e-mail all’indirizzo seguente:
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8
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