Rapporto 2016 Community Cashless Society

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Rapporto 2016 Community Cashless Society
Community Cashless SocietyÊ
LA DIFFUSIONE
DEI PAGAMENTI ELETTRONICI:
UNA PRIORITË PER LA CRESCITA E LA
COMPETITIVITË DELLÕITALIAÊ
Rapporto 2016Ê
Main partner
Partner
Rapporto realizzato da The European House - Ambrosetti con il supporto di American Express, BancoPosta, BNL - Gruppo
BNP Paribas, Iccrea Banca, InfoCert, MasterCard, PayPal, SETEFI, Telepass e Transcom Worldwide per la Community
Cashless Society.
Ê
I contenuti del presente rapporto sono di esclusiva responsabilitˆ di The European House - Ambrosetti.
Ê
© 2016 The European House - Ambrosetti S.p.A. TUTTI I DIRITTI RISERVATI. Il presente documento  di proprietˆ di
The European House - Ambrosetti S.p.A. Nessuna parte di esso pu˜ essere in alcun modo riprodotta senza lÕautorizzazione
scritta di The European House - Ambrosetti S.p.A.
Community Cashless SocietyÊ
LA DIFFUSIONE
DEI PAGAMENTI ELETTRONICI:
UNA PRIORITË PER LA CRESCITA E LA
COMPETITIVITË DELLÕITALIAÊ
Missione
ÒRafforzare il dialogo e le relazioni
tra gli attori dellÕindustria dei pagamenti, la comunitˆ imprenditoriale
ed industriale e quella istituzionale e
produrre conoscenza e proposte per promuovere la cashless society
e opportunitˆ di crescita e di modernizzazione del Sistema-PaeseÓ
INDICE
LA COMMUNITY CASHLESS SOCIETY: PROTAGONISTI, OBIETTIVI E ATTIVITÀ 3
I membri della Community Cashless Society e gli altri attori del progetto
3
Missione, logiche e metodologia di lavoro della Community Cashless Society
5
I 10 PUNTI PIÙ IMPORTANTI DEL RAPPORTO
8
CAPITOLO 1
LO SCENARIO DEI PAGAMENTI ELETTRONICI E IL POSIZIONAMENTO
DELL’ITALIA
13
CAPITOLO 2
L’IMPORTANZA DEI PAGAMENTI ELETTRONICI E I BENEFICI PER L’ITALIA
22
2.1. La riduzione del costo del contante
22
2.2. L’emersione dell’economia sommersa
24
2.3. L’incremento del ciclo dei consumi
26
2.4. La sicurezza delle transazioni
27
2.5. Lo stimolo all’innovazione
29
CAPITOLO 3
LA “CASHLESS SOCIETY” NEL MONDO: ANALISI DI ALCUNI CASI
INTERNAZIONALI
30
3.1. I Paesi scandinavi: pratiche virtuose per una società non-cash based
31
3.2. Estonia: il ruolo trainante della P.A. per la realizzazione della e-society
32
3.3. Francia: una strategia per la competitività della filiera dei pagamenti
34
3.4. Regno Unito: un sistema di governance multi-stakeholder per diffondere
i pagamenti elettronici nella vita quotidiana
36
3.5. Polonia: un programma d’azione per accelerare la modernizzazione
del Paese
37
3.6. Corea del Sud: un approccio di sistema per la diffusione dei pagamenti
digitali
39
3.7. I Paesi dell’America Latina e le misure di incentivazione dei pagamenti
elettronici
40
3.8. Considerazioni di sintesi dai casi internazionali
41
1
CAPITOLO 4
LA SURVEY 2016 DELLA COMMUNITY CASHLESS SOCIETY: I PAGAMENTI
ELETTRONICI E IL PUNTO DI VISTA DELLA BUSINESS COMMUNITY DEL PAESE 43
4.1. Il giudizio della business community sullo stato dell’arte dei pagamenti
elettronici in Italia
44
4.2. Le principali barriere alla diffusione della cashless society secondo i
business leader italiani
47
4.3. L’opinione della business community sulle possibili leve d’intervento
per la diffusione dei pagamenti elettronici nel Paese
50
CAPITOLO 5
LE PROPOSTE DELLA COMMUNITY CASHLESS SOCIETY PER ACCELERARE LA
DIFFUSIONE DEI PAGAMENTI ELETTRONICI IN ITALIA
51
5.1. Una strategia nazionale per la diffusione dell’uso dei pagamenti
elettronici in Italia
51
5.2. Sensibilizzazione, informazione ed educazione degli utilizzatori (Asse 1)
55
5.3. Razionalizzazione e semplificazione normativa (Asse 2)
57
5.4. Sicurezza delle transazioni elettroniche (Asse 3)
60
5.5. Innovazione e competitività dell’industria nazionale dei pagamenti
(Asse 4)
62
5.6. Fattori acceleratori (Asse 5)
63
2
LA COMMUNITY CASHLESS SOCIETY: PROTAGONISTI, OBIETTIVI
E ATTIVITÀ
I
MEMBRI DELLA
COMMUNITY CASHLESS SOCIETY
E GLI ALTRI ATTORI DEL
PROGETTO
Il presente Rapporto, realizzato da The European House - Ambrosetti, riassume e
sistematizza gli indirizzi, le riflessioni e i risultati del lavoro della Community
Cashless Society.
La Community è composta da:
Main Partner:
― BANCOPOSTA – POSTE ITALIANE: Walter Pinci (Responsabile Sistemi di Incasso e
Pagamento) con Lavinia Mancini (Responsabile Conti Correnti e Carte)
― ICCREA BANCA: Leonardo Rubattu (Direttore Generale) con Antonio Galiano
(Responsabile E-Bank)
― SETEFI – INTESA SANPAOLO: Andrea Lecce (Responsabile della Direzione
Marketing, Intesa Sanpaolo), Massimo Tessitore (Responsabile della Direzione
Multicanalità Integrata, Intesa Sanpaolo) e Stefania Gentile (Direttore Generale,
SETEFI)
― TELEPASS: Ugo de Carolis (Amministratore Delegato) con Gianfilippo Lena
(Responsabile Business Innovation)
― TRANSCOM WORLDWIDE: Roberto Boggio (General Manager Continental Europe
ed Executive Vice President)
Partner:
― AMERICAN EXPRESS: Melissa Peretti (Country Manager Italy)
― BNL - GRUPPO BNP PARIBAS: Marco Tarantola (Vice Direttore Generale) con
Arianna Azzolini (Responsabile Prodotti e Servizi Privati – Direzione Retail e
Private)
― INFOCERT: Danilo Cattaneo (Amministratore Delegato) con Carmine Auletta
(Chief Innovation Officer), Marco Di Luzio (Direttore Consulenza per la
Dematerializzazione) e Igor Marcolongo (Senior Consultant Consulenza di
Processo e Normativa)
― MASTERCARD: Paolo Battiston (Division President Italy & Greece) con Piero
Crivellaro (Vice President Public Policy Southern Europe) e Jean-Thomas
Sauerwein (Vice President - Head of Non Traditional, Government and
Corporate Customers)
― PAYPAL ITALIA: Angelo Meregalli (General Manager)
3
La Community è gestita e coordinata da The European House - Ambrosetti:
― Valerio De Molli (Managing Partner)
― Lorenzo Tavazzi (Responsabile Area Scenari e Intelligence, Project Leader della
Community)
― Pio Parma (Senior Consultant, Area Scenari e Intelligence; Project Coordinator
della Community)
― Matteo Zaupa (Analyst, Area Scenari e Intelligence)
― Benedetta Brioschi (Analyst, Area Scenari e Intelligence)
― Ines Lundra (Segreteria della Community)
La Community, tra le attività, ha sviluppato una approfondita mappatura delle
iniziative e delle soluzioni adottate nei Paesi benchmark, ingaggiando business leader,
rappresentanti delle istituzioni e stakeholder di riferimento. Si ringraziano per i
contributi e i suggerimenti offerti:
― Niklas Arvidsson (Associate Professor in Industrial Dynamics, KTH Royal
Institute of Technology)
― Wioletta Barwicka (Adviser in the Payment Systems Department, National
Bank of Poland)
― Oriol Borrell Vilaseca (Deputy Director General Informatics Services, La Caixa
– SILK, Spagna)
― Pawel Bulgaryn (Coordinator of the Payment Systems and Service Unit,
Financial Market Development, Ministry of Finance of Poland)
― Iker Chinchetru Perez (Head of Digital Payments, BBVA, Spagna)
― Grzegorz Dlugosz (President of the Board, Polish Payments Standard, Polonia)
― Francesco Javier Elorza Cavengt (Ambasciatore della Spagna in Italia)
― Alexander Gee (Deputy Head of the Payments Unit, Directorate-General
Competition, Commissione Europea)
― Jesùs Lopez Pedruelo (Division Chief of Payment System, Banco de España)
― Alberto Martìn del Campo (Deputy Director General, Spanish Treasury)
― Tomasz Orlowski (Ambasciatore della Polonia in Italia)
― Piotr Pilat (Director of the Financial Markets Development Department,
Ministry of Finance of Poland)
― Christopher Prentice (Ambasciatore del Regno Unito a Roma)
― Birger Riis-Jorgensen (Ambasciatore della Danimarca a Roma)
― Robert Rydberg (Ambasciatore della Svezia a Roma)
― Javier Santamaría (Chairman, European Payments Council - EPC)
― Adam Tochmański (Director of the Payments System Department, National
Bank of Poland)
― Rita Wezenbeek (Head of Payment Systems Unit, Directorate-General
Competition, Commissione Europea)
4
Il lavoro della Community ha riguardato anche un costruttivo scambio di opinioni e di
punti di vista con i rappresentanti delle istituzioni italiane e delle organizzazioni di
riferimento. Un particolare ringraziamento a:
― Sergio Boccadutri (Membro della V Commissione “Bilancio, Tesoro e
Programmazione”, Camera dei Deputati; Componente, Intergruppo Innovazione
dei parlamentari italiani; Coordinatore Area Innovazione, Partito Democratico)
― Vieri Ceriani (Consigliere per gli Affari Fiscali del Ministro dell’Economia e delle
Finanze)
― Paolo Coppola (Componente della IX Commissione “Trasporti, Poste e
Telecomunicazioni”, Camera dei Deputati; Presidente, Tavolo permanente per
l'innovazione e l'agenda digitale italiana; Componente, Intergruppo Innovazione dei
parlamentari italiani – Partito Democratico)
― Federico D’Incà (Membro della V Commissione "Bilancio, Tesoro
Programmazione"; Capogruppo del gruppo parlamentare Movimento 5 Stelle)
e
― Massimiliano Dona (Segretario Generale, Unione Nazionale Consumatori)
― Massimo Doria (Direttore della Divisione Strumenti e Servizi di Pagamento,
Banca d’Italia)
― Roberto Garofoli (Capo di Gabinetto del Ministro, Ministero dell’Economia e
delle Finanze)
― Antonio Longo (Presidente, Italian E-payment Coalition - IEPC; Presidente,
Movimento Difesa del Cittadino)
― Luigi Marroni (Amministratore Delegato, CONSIP) con Francesco Licci
(Direttore Supporto Operazioni, CONSIP)
― Stefano Quintarelli (Componente della III Commissione “Affari esteri e
comunitari” e della “Commissione di studio per la redazione di principi e linee
guida in tema di garanzie, diritti e doveri per l'uso di Internet”, Camera dei
Deputati; Componente, Intergruppo Innovazione dei parlamentari italiani –
Gruppo Misto)
― Antonio Samaritani (Direttore Generale, Agenzia per l’Italia Digitale - AgID)
MISSIONE, LOGICHE
CASHLESS SOCIETY
E
METODOLOGIA
DI
LAVORO
DELLA
COMMUNITY
Sulla spinta della digitalizzazione della società, dei continui sviluppi tecnologici e degli
investimenti in innovazione e sicurezza, gli strumenti di pagamento alternativi al
contante (“cashless”) stanno assumendo un ruolo sempre più centrale.
Nel mondo, sempre più governi spingono oggi per una transizione verso la “cashless
society”, nel riconoscimento dei benefici che possono essere ottenuti, a partire della
riduzione dell’economia sommersa e dallo stimolo ai consumi.
Già nel settembre 2014 The European House - Ambrosetti ha realizzato una Tavola
Rotonda sul tema “Come ottimizzare lo sviluppo dei sistemi di pagamento in Europa e
in Italia e migliorarne la competitività”, un momento di discussione di alto livello, con
la partecipazione di oltre 50 rappresentanti dell’industria dei pagamenti elettronici,
5
delle istituzioni bancarie e finanziarie, del Governo e del Parlamento italiani, delle
autorità di regolamentazione e delle associazioni di consumatori.
Come prosecuzione di questo percorso di lavoro, nel 2015 The European House Ambrosetti ha costituito la Community Cashless Society con la missione di:
“Rafforzare il dialogo e le relazioni tra gli attori dell’industria dei pagamenti, la comunità
imprenditoriale ed industriale e quella istituzionale e produrre conoscenza e proposte per
promuovere la cashless society e opportunità di crescita e di modernizzazione del Sistema-Paese”
La Community si pone i seguenti obiettivi:
― Creare una piattaforma permanente di confronto costruttivo in tema di pagamenti
elettronici, coinvolgendo gli attori di riferimento.
― Essere lo strumento per raggiungere posizioni condivise su temi prioritari per lo
sviluppo della “cashless society”.
― Produrre idee e conoscenza nuova e sviluppare proposte argomentate da presentare
ai policymaker.
― Agevolare lo scambio di esperienze e un networking qualificato tra i membri della
Community e gli stakeholder pubblici e privati.
― Aumentare la consapevolezza della business community e dei decisori del Paese
circa l’importanza dei pagamenti elettronici per la competitività del Sistema-Italia.
Riunioni
periodiche della
Community
Casi studio e
benchmark
internazionali
Rapporto
annuale
Scenario dei
pagamenti nel
mondo e in
Italia
Community
Cashless
Society
Incontri con
stakeholder
nazionali ed
europei
Indagine presso
i business
leader
Lettere
Ambrosetti Club
Tavola
rotonda
Dibattito e
confronto
Ascolto e
sensibilizzazione
Intelligence e
proposizione
Figura 1. La piattaforma di lavoro e le attività della Community Cashless Society. Fonte: elaborazione The European
House – Ambrosetti, 2016
I lavori della Community, per il suo primo anno di programmazione, si sono svolti tra
l’autunno del 2015 e la primavera del 2016 e si sono articolati in una serie di attività tra
loro collegate secondo una metodologia di lavoro multi-livello che ha integrato
momenti di dibattito, ascolto e sensibilizzazione, intelligence e proposizione:
― Riunioni periodiche della Community. Gli incontri hanno rappresentato
momenti di confronto e brainstorming su temi prioritari e di maggiore attualità
6
legati alla diffusione dei pagamenti elettronici in Italia, a partire dalle esperienze e
competenze proprie di ciascun membro della Community e dagli approfondimenti
realizzati dal Gruppo di Lavoro The European House - Ambrosetti.
― Incontri con gli stakeholder di riferimento. Nell’ottica di condividere
esperienze e riflessioni sul tema, sono incontrati e/o invitati ad intervenire alle
riunioni della Community selezionati rappresentanti del mondo istituzionale,
politico ed imprenditoriale del Paese.
― Analisi dello scenario dei pagamenti. Il Gruppo di Lavoro The European
House - Ambrosetti ha esaminato l’evoluzione dello scenario dei pagamenti
elettronici, nel mondo e in Italia, al fine di costruire un osservatorio strutturato in
tema di pagamenti elettronici, mettere a punto gli strumenti per monitorare i
risultati dell’Italia e valutare il contributo dei pagamenti elettronici allo sviluppo del
Paese.
― Analisi di benchmark e casi studio internazionali. Sono state approfondite,
a vari livelli e anche attraverso interviste ed incontri one-to-one in Italia e all’estero,
le principali esperienze legate a modelli, strumenti e soluzioni cashless
sperimentate in altri Paesi europei (Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia,
Germania, Polonia, Regno Unito, Spagna e Svezia) ed extra-europei (Argentina,
Brasile, Canada, Colombia, Corea del Sud, Turchia, Stati Uniti d’America, Sudafrica
e Uruguay). La selezione dei 18 casi studio internazionali è stata guidata dalla
volontà di individuare esperienze di successo a cui ispirarsi per soluzioni e
strumenti adattabili anche alla realtà italiana.
― Sondaggio sul punto di vista dei business leader del Paese. Nel corso del
progetto è stata condotta una indagine indirizzata alla business community del
Paese per evidenziarne il giudizio su stato dell’arte dei pagamenti elettronici in
Italia, comprendere le barriere percepite alla diffusione della cashless society e
l’opinione sulle possibili leve d’intervento su cui agire.
― Elaborazione delle proposte della Community al Paese. Alla luce delle
analisi svolte, la Community, ha individuato i principali “cantieri di lavoro”,
prospettato una visione di sviluppo e un metodo di intervento, e proposto possibili
azioni operative da implementare in Italia.
― Redazione del Rapporto annuale della Community. I risultati del lavoro
svolto nel primo anno di attività della Community sono sintetizzati nel presente
Rapporto annuale che, in uno spirito di contribuzione positiva al miglioramento del
Sistema-Paese, ha l’obiettivo di delineare il posizionamento dell’Italia nel confronto
europeo, e – alla luce dei gap da superare e in considerazione dei benefici associati
ad una maggior diffusione degli strumenti di pagamento alternativi al contante –
fornire alcune proposte per supportare e accelerare il pieno raggiungimento della
cashless society in Italia.
― Tavola Rotonda finale. La presentazione e discussione dei risultati e delle
proposte della Community, ospitata a Villa d’Este di Cernobbio (7 aprile 2016),
intende rappresentare un momento di confronto tra i business leader e le
Istituzioni, nello spirito di fare squadra e sviluppare azioni a beneficio del Paese.
7
I 10 PUNTI PIÙ IMPORTANTI DEL RAPPORTO
1.
A livello globale, gli strumenti cashless si diffondo rapidamente, ma
l’Italia mostra una situazione di arretratezza e, alle condizioni attuali,
il divario rispetto ai Paesi più avanzati è destinato ad aumentare.
― Tra il 2009 e il 2013, il tasso medio annuo composto di crescita del numero di
transazioni cashless è stato pari a +7,4% a livello globale e ha interessato tutte
le aree geografiche, con in testa i Paesi emergenti dell’Asia (+20,9%) e
dell’America Latina (+10,4%), rispetto +4,3% dell’Europa e al +4,2% del Nord
America.
― L’utilizzo dei moderni strumenti di pagamento elettronici è ancora contenuto
tra gli italiani (33,5 transazioni pro-capite con carte di pagamento rispetto
alla media UE-28 di 93,2) e i tassi di sviluppo sono bassi (tra 2008 e 2014,
crescita dell’utilizzo pro-capite delle carte del 6,2% rispetto al +7,8% medio
nell’UE-28).
― Sull’indicatore Cashless Society Index (CSI 2016) messo a punto da The
European House - Ambrosetti, l’Italia si colloca in quartultima posizione tra i
Paesi dell’UE-28, con un punteggio pari 2,99 (su una scala da 1 a 10),
distanziata anche rispetto a nostri diretti competitori come Spagna (4,58),
Germania (4,69), Francia (5,03) e Regno Unito (6,37).
― Anche la velocità con cui l’Italia si sta muovendo per realizzare la cashless
society entro il 2025, raggiungendo il livello di transazioni pro-capite con
carte di pagamento dei top performer europei (Svezia, Finlandia e
Danimarca) è inadeguata: il punteggio del nostro Paese sul Cashless Society
Speedometer (CSS 2016), è di 6,6 (su una scala da 0 a 100) rispetto alla media
UE-28 di 24,3.
2.
Il contante ha costi diretti e indiretti significativi e l’Italia è ancora
un’economia cash-based.
― Nel nostro Paese, la carta moneta è usata per circa l’83% delle transazioni
totali (16 punti percentuali più della media europea).
― Dal 2008 il contante in circolazione in Italia è aumentato (ad oltre 180
miliardi di Euro a fine 2015) ed incide per circa il 10,6% sul PIL nazionale
(rispetto al 9,7% dell’Eurozona, all’8,6% della Francia e al 3,6% del Regno
Unito).
― I costi di gestione del contante ammontano per il nostro sistema economico a
circa 10 miliardi di Euro all’anno, pari allo 0,53% del PIL (rispetto allo 0,45%
nell’UE-28).
― Dal punto di vista del sistema economico, il contante ha costi più elevati di
altri mezzi di pagamento cashless: in termini pro-capite, si tratta di 133
Euro/anno per abitante contro gli 11 Euro delle carte di credito e i 18 Euro
delle carte di debito.
8
3.
I benefici associati alla diffusione dei pagamenti cashless in Italia
sono significativi e riguardano molteplici ambiti.
― Riduzione del costo del contante. Grazie al maggiore utilizzo dei pagamenti
elettronici, se l’Italia si allineasse alla incidenza media europea dei costi del
contante sul PIL, potrebbe risparmiare fino a 1,5 miliardi di Euro all’anno.
― Riduzione dell’economia sommersa e recupero IVA. L’evasione fiscale costa
all'Italia 47,5 miliardi di Euro all’anno (primo Paese in Europa per valore
assoluto dei mancati introiti da IVA), pari a oltre un terzo del gettito per lo
Stato. Nell’ipotesi di un allineamento dell’Italia al numero di operazioni procapite con carte di pagamento pari alla media europea e a quella francese, si
potrebbe avere (stima teorica di massima) una riduzione rispettivamente di
2,6 e 4,8 punti percentuali del peso del sommerso sul PIL, pari ad un
recupero di circa 40,8 e 74,7 miliardi di Euro. Al contante è associata anche
minore trasparenza e possibilità di tracciare i pagamenti.
― Incremento del ciclo dei consumi. Una maggior penetrazione degli strumenti
di pagamento elettronici favorisce il ciclo dei consumi: in 70 Paesi, tra il 2011
e il 2015, il maggior utilizzo dei sistemi di pagamento elettronico ha generato
296 miliardi di Dollari di PIL (10,2 miliardi di Dollari in Italia) e stimolato
extra-consumi pari a +0,18% medio nel periodo (+0,19% in Italia).
― Sicurezza delle transazioni. I pagamenti elettronici riducono i rischi collegati
alla gestione del contante (in Italia, nel biennio 2013-2014 le rapine in banca
sono state oltre 1.500) e garantiscono maggiore sicurezza delle transazioni.
― Stimolo all’innovazione. Il settore dei pagamenti elettronici è in veloce
evoluzione e occorre stimolare innovazione e competitività; i pagamenti
elettronici incentivano lo sviluppo di nuove tecnologie e soluzioni (ad
esempio, software per pagamenti mobile e per l’e-commerce, sistemi per
l’efficienza e la sicurezza delle transazioni, ecc.).
4.
La survey condotta dalla Community Cashless Society presso la
classe dirigente del Paese conferma l’importanza attribuita allo
sviluppo dei pagamenti elettronici per la crescita dell’economia
nazionale e la necessità di colmare il gap attuale.
― La diffusione dei pagamenti elettronici è ritenuta un fattore importante o
molto importante per il Sistema-Paese e per il suo sviluppo dall’86,4% dei
rispondenti; tuttavia, meno dell’11% giudica lo stato di sviluppo dell’Italia sui
pagamenti elettronici medio-alto o alto.
― A livello di Sistema-Paese, per l’88,6% dei rispondenti si potrebbe fare di più
per la promozione dei pagamenti cashless.
― Nel Paese non vi è ancora una consapevolezza radicata delle esternalità
negative legate al contante. Secondo i business leader italiani, il problema è
soprattutto “culturale”: la scarsa alfabetizzazione digitale di clienti e
commercianti è tra i principali ostacoli alla diffusione dei sistemi di
pagamento cashless.
9
― Per il 91,5% dei rispondenti i pagamenti elettronici sono un importante mezzo
per ottenere informazioni sui clienti e, tramite queste, rafforzare le relazioni
con loro e sviluppare nuove soluzioni e servizi a valore aggiunto.
― Un mix di obblighi e incentivi, con un ruolo chiave della P.A. e
dell’informazione, sono le possibili aree d’intervento auspicate dalla classe
dirigente per promuovere i pagamenti elettronici in Italia.
5.
La Community Cashless Society propone di varare una strategia
nazionale per la diffusione dell’uso dei pagamenti elettronici in Italia,
guidata da una visione di medio-lungo periodo e articolata su 5 assi
prioritari d’intervento.
― La visione che deve guidare nel medio-lungo termine (2016-2026) la
strategia, nella proposta della Community Cashless Society, è: “affermare
l’Italia come un Paese non-cash based, capace di generare servizi avanzati e
innovazioni tecnologiche lungo la filiera, con una autorevole influenza a
livello europeo e che fa della transizione cashless un asset competitivo e di
sviluppo”.
― 5 assi d’intervento sono prioritari: 1) Sensibilizzazione, informazione ed
educazione degli utilizzatori; 2) Razionalizzazione e semplificazione
normativa; 3) Sicurezza delle transazioni elettroniche; 4) Innovazione e
competitività dell'industria nazionale dei pagamenti; 5) Fattori acceleratori.
― Per ciascun asse si dovranno identificare e definire: indicatori di risultato
(generali e specifici), attori coinvolti nelle specifiche azioni (e rispettivi ruoli)
e tempi di deployment della strategia.
― La strategia deve tendere al raggiungimento di almeno tre macro-obiettivi di
sistema, ciascuno agganciato a specifici indicatori di performance: a)
Consolidare la transizione verso la cashless society; b) Migliorare
l’alfabetizzazione finanziaria della popolazione; c) Avere una industry dei
pagamenti competitiva e una leadership europea su alcuni “fattori abilitanti”.
6.
Per sensibilizzare, informare ed educare gli utilizzatori (Asse 1), la
Community propone di:
― Promuovere, con la guida del Governo e in collaborazione con gli attori
dell’industry dei sistemi di pagamento: a) una campagna di comunicazione
sul modello “Pubblicità Progresso”, mirata ad informare sui pagamenti
elettronici e sui loro vantaggi; b) un programma nazionale di educazione
finanziaria per giovani e anziani che metta a sistema le iniziative già in essere;
c) l’introduzione di strumenti di gamification, come la “lotteria degli
scontrini”.
― Fornire – come iniziativa di sistema e ad integrazione di quanto richiesto
dagli adempimenti normativi comunitari e nazionali – prospetti informativi
semplificati (sul modello della “bolletta 2.0” adottata nel settore energetico)
inerenti ai costi delle operazioni con strumenti di pagamento elettronici.
10
7.
Per razionalizzare e semplificare l’assetto normativo attuale (Asse 2),
diminuendo gli oneri per gli operatori dell’industria dei pagamenti e
liberando risorse, la Community propone di:
― Avviare, anche sfruttando l’opportunità offerta dal recepimento della
Direttiva sui servizi di pagamento nel mercato interno (PSD2), un’azione di
forte razionalizzazione e semplificazione normativa, partendo da ambitichiave come la trasparenza.
― Rimuovere gli attuali limiti normativi all’utilizzo della carta di credito (fisica o
virtuale) come strumento di pagamento delle spese per beni o servizi della
Pubblica Amministrazione.
8.
Per contribuire al rafforzamento dei livelli di sicurezza delle
transazioni elettroniche (Asse 3), la Community propone di:
― Adottare, a tendere e in logica di piena applicazione dei requisiti di sicurezza
antiriciclaggio e antiterrorismo, il Sistema Pubblico di Identità Digitale
(SPID) come modalità (alternativa e non sostitutiva a quelle già esistenti) di
identificazione per le operazioni di onboarding e per la strong authentication
nelle operazioni di pagamento.
― Avviare un’azione di sistema, guidata dal Governo, volta a rendere disponibili
agli utilizzatori finali gratuitamente – bilanciando gli oneri economici tra i
diversi attori coinvolti (banche, operatori delle telecomunicazioni, ecc.)
secondo canoni di equità e sostenibilità economica e in linea con quanto
previsto dalla PSD2 sulla notification – sistemi di notifica real-time avanzati
per le transazioni elettroniche effettuate in ingresso e in uscita.
9.
Per sostenere l’innovazione e la competitività dell’industria nazionale
dei pagamenti (Asse 4), la Community propone di lanciare un
progetto di sistema finalizzato a:
― Creare le condizioni operative e organizzare le risorse per dare vita ad un
incubatore d’impresa per le start-up e fintech nel settore dei pagamenti
elettronici, creando soluzioni all’avanguardia, che possano anche affermarsi
come standard internazionali.
― Progettare ed emettere bandi di gara nazionali per progetti pilota industriali,
finanziati con fondi pubblici dedicati, su ambiti ad alto impatto per l’uso
quotidiano dei pagamenti cashless come trasporti, sanità e scuola, e/o su
temi-chiave per l’industry, come sicurezza/riconoscimenti, integrazione di
soluzioni di pagamento con servizi a valore aggiunto, ecc..
10. Come “fattori acceleratori” (Asse 5), la Community propone di:
― Rendere possibile il pagamento elettronico presso la P.A., nel canale fisico e
digitale, e mettere a punto e implementare un piano di progressivo “switchoff” del contante per alcuni pagamenti alla P.A., in linea con il progetto
PagoPA, con un roll-out pianificato nel medio termine, a partire da pagamenti
ricorrenti e ad elevati volumi verso la P.A. e i servizi di pubblica utilità (ad
11
esempio, biglietti dei mezzi di trasporto pubblico, servizi sanitari, bollo auto,
multe, spese scolastiche ed universitarie, ecc.).
― Lanciare delle “azioni d’urto” ad alto impatto comunicazionale di contrasto al
contante come il progressivo phase-out delle banconote di grosso taglio – da
portare come istanza a livello comunitario quale iniziativa politica dell’Italia –
e la sperimentazione di una tassa sui versamenti/prelievi di contante, con
aree di esenzione e scaglioni crescenti in funzione dell’ammontare
versato/prelevato, destinando gli introiti ad iniziative a beneficio diretto dei
cittadini-clienti (come il finanziamento delle campagne di sensibilizzazione ed
educazione di cittadini ed esercenti, sconti al consumatore finale o riduzione
di costi degli strumenti cashless).
― Varare un programma, sotto il coordinamento del MiBACT, volto a rendere
cashless-friendly le aree ad alta attrazione turistica del Paese , utilizzando
fondi nazionali dedicati (ad es., finanziati da quote di recupero dell’evasione
fiscale) da destinare ad interventi di potenziamento delle infrastrutture
(comprese banda larga e wi-fi), azioni di education, ecc..
12
CAPITOLO 1
LO
SCENARIO
DEI
PAGAMENTI
POSIZIONAMENTO DELL’ITALIA
ELETTRONICI
E
IL
Se da un lato, la maggior parte delle transazioni avviene in contante (con una quota
globale di circa l’85% del totale dei pagamenti retail), dall’altro, le operazioni di
pagamento cashless sono in crescita nel mondo.
Secondo recenti analisi1, tra il 2009 e il 2013 il volume delle transazioni non-cash è
passato da 269 a 358 miliardi (+7,4%) e si stima che il loro valore abbia raggiunto i
389,7 miliardi di operazioni nel 2014, con una variazione annua di +16,4% nei mercati
emergenti e del 6,1% nei mercati maturi rispetto al 2013. Tale crescita ha interessato
tutte le aree geografiche, con in testa i Paesi emergenti dell’Asia, che tra il 2009 e il 2013
hanno registrato un tasso di crescita annuo composto dei pagamenti cashless pari a
20,9%, rispetto ad una media globale di +7,4%.
20,1%
4,3%
4,2%
Nord America
7,4%
Europa
9,1%
Mondo
America Latina
Europa Centrale,
Medio Oriente e
Africa
Asia (emergenti)
10,4%
Asia
(economie
mature)
20,9%
Figura 2. Tasso di crescita annuo composto (CAGR) del numero di transazioni senza contante a livello globale e in
selezionate geografie (valori percentuali), 2009-2013. Fonte: elaborazione The European House - Ambrosetti su dati
“World Payment Report 2015”
L’aumento delle transazioni senza contante a livello globale è sostenuto dallo sviluppo e
dalla diffusione delle tecnologie digitali. Le competenze informatiche e
l’alfabetizzazione digitale sono infatti cresciute anche nei Paesi in via di sviluppo, mentre
le infrastrutture e le nuove tecnologie hanno permesso di raggiungere sempre più
persone in diverse parti del mondo e nelle aree rurali.
La diffusione dei pagamenti digitali è stata trainata anche dai player del settore
(tradizionali ed emergenti), che quasi ovunque hanno effettuato significativi
investimenti per sviluppare nuove soluzioni tecnologiche, migliorare l’esperienza utente
e garantire standard di sicurezza sempre più elevati. Solo nel 2015, su un campione
internazionale di 328 start-up attive nel settore dei pagamenti digitali, sono stati
1
Fonte: RBS, “World Payment Report 2015”.
13
raccolti oltre 3,2 miliardi di Dollari di finanziamenti2, mentre l’ingresso dei maggiori
player tecnologici mondiali nel settore dei pagamenti digitali ha determinato
l’intensificarsi della competizione nel comparto e ha permesso agli strumenti di
pagamento innovativi di raggiungere una base clienti sempre più ampia.
Box – Il mercato globale degli e-payment si apre ai grandi player tecnologici
Tra febbraio e marzo 2016, attraverso una partnership con UnionPay, sia Apple Pay che Samsung Pay sono
entrati sul mercato cinese, dove devono fronteggiare fornitori di servizi di pagamenti mobile – come Alipay di
Alibaba e WePay di Tencent – che vantano già una solida posizione nei confronti di consumatori cinesi.
Lo scenario degli e-payment è in continua evoluzione tecnologica: ad esempio, l’ultima release del wallet di
Google ha reso possibile inviare denaro attraverso un semplice messaggio di testo.
Guardando al nostro Paese, anche in Italia i pagamenti senza contante sono cresciuti:
secondo gli ultimi dati della Banca Centrale Europea, il valore delle transazioni con carte
di pagamento registrate in Italia è aumentato da 129 a 142 miliardi di Euro tra 2013 e
2014 (con una crescita del +19,3% rispetto al 2010)3.
La crescente diffusione di pagamenti senza contante è andata di pari passo con la
digitalizzazione della società – ad esempio, in termini di ricorso all’e-commerce da parte
dei privati (domanda) e delle aziende italiane (offerta) e di utilizzo dei servizi di internet
banking – e l’offerta sempre più vasta di soluzioni di pagamento elettroniche.
460
% di individui che ordinano beni
o servizi online
410
Vendite di aziende italiane
online (% del turnover totale)
360
310
260
% della popolazione che ha
utilizzato servizi di internet
banking
210
% della popolazione che legge
notizie online
% della popolazione (16-74
anni) con competenze digitali
medio-alte
160
110
Utilizzatori di internet regolari (%
popolazione tra i 16-74 anni)
60
2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015
Figura 3. Andamento della “digital society” in Italia (anno indice, 2005=100), 2005-2015. Fonte: elaborazione The
European House - Ambrosetti su dati Istat ed Eurostat, 2016
Un contributo rilevante a tale fenomeno proviene dai cosiddetti “new digital
payment”, che comprendono le transazioni effettuate attraverso personal computer,
tablet, mobile o soluzioni contactless. Infatti, il valore del transato con questi strumenti
Di questi, 1,4 miliardi di Dollari hanno finanziato soluzioni di digital commerce e e-wallet, mentre 924
miliardi di Dollari sono stati destinati a soluzioni di accettazione di pagamenti. Oltre 390 milioni di
Dollari sono stati investiti in soluzioni di pagamenti P2P (Peer-to-Peer) e 167 miliardi di Dollari per lo
sviluppo di criptovalute. Fonte: Politecnico di Milano, 2016.
3 Fonte: Banca Centrale Europea, “Payment Statistics”, ottobre 2015.
2
14
è passato, tra 2013 e 2015, da 14,7 a 21,3 miliardi di Euro4. In particolare, i pagamenti
tramite mobile hanno raggiunto nel 2015 un valore pari a 2,8 miliardi di Euro sul traino
della crescente quota di italiani che utilizzano questo strumento per pagare bollette,
bollettini5, servizi di trasporto e soste6.
Gli operatori del settore stanno inoltre sviluppando diversi servizi di pagamento
innovativi che fanno leva soprattutto sulla facilità di utilizzo: recentemente (dicembre
2015) sono stati presentati i primi servizi cloud-based commerciali, mentre un utente su
tre è in possesso di un device dotato di tecnologie NFC (Near Field Communication).
Crescono anche i mobile POS (passati da 45.000 a 70.000 nel biennio 2014-2015, per
un transato di 500 milioni di Euro nel 2015) e le carte contactless attive, che hanno
raggiunto i 3 milioni nel 2015 rispetto ai 1,2 milioni dell’anno precedente7.
Il mobile P2P in Italia, ancora minoritario in termini di transazioni (10 milioni di Euro
nel 2015), vede però diversi attori – tra cui i grandi player tecnologici globali come
Facebook, Twitter e Google – che si stanno muovendo per ampliare questo tipo di
offerta, caratterizzata da immediatezza e semplicità d’uso, estendendola anche a logiche
P2B8.
Nonostante il trend crescente, tuttavia, l’Italia rimane in una posizione di
arretratezza rispetto ad altri Paesi europei per quanto riguarda la diffusione dei
pagamenti senza contante: nel 2014, il numero di transazioni senza contante pro-capite
era pari a 78,8, un valore più alto in Europa solo a quello di Romania (22,1), Grecia
(23,1) e Bulgaria (43,5) e lontano rispetto alla media dell’UE-28 (202,5)9.
Box – L’Italia è ancora agli ultimi posti in Europa per pagamenti cashless
L’Italia mostra valori di transazioni pro capite senza contante inferiori ai suoi principali competitor europei (Regno
Unito 329,2, Francia 286,5, Germania 218,5 e Spagna 135,1) e alla media dei Paesi appartenenti al Committee
on Payments and Market Infrastructures - CPMI (84,0). I valori più elevati nell’UE-28, con l’esclusione del
Lussemburgo, si registrano in Danimarca (367), Paesi Bassi (382,7), Svezia (402,2) e Finlandia (402,8).
Fonte: Banca Centrale Europea, “Payment Statistics”, ottobre 2015
I pagamenti effettuati attraverso mobile, personal computer, tablet o tecnologie contactless sono
cresciuti in Italia tra 2013 e 2015 del 44,8%, mentre il valore transato attraverso gli altri strumenti di
pagamento digitali è cresciuto del 13%, sebbene i new digital payments ammontino solo al 13% del totale
dei pagamenti digitali in termini di valore transato (tale quota sul valore totale era pari al 10% nel 2013).
5 Nel 2015, il valore dei pagamenti di bollette e bollettini tramite mobile ha raggiunto in Italia un valore di
57 milioni di Euro, rispetto ai soli 21 milioni di Euro nel 2014. Fonte: Politecnico di Milano, “Mobile
Payments & Commerce: engage your customers”, 2016.
6 Nel 2015, in Italia sono stati acquistati attraverso questo strumento 6 milioni di biglietti per il trasporto
pubblico locale e sono state pagate 6 milioni di corse di car sharing e 3 milioni di soste. Fonte:
Politecnico di Milano, 2016.
7 Fonte: Politecnico di Milano, 2016.
8 Per pagamento P2P si intende lo scambio di denaro (generalmente in tempo reale) tra privati tramite
cellulare; Per pagamento P2B (Person-to-Business) si intende il pagamento di esercenti commerciali da
parte di clienti nello store fisico, trasferendo denaro in tempo reale con strumenti diversi dalle carte di
pagamento.
9 Fonte: Banca Centrale Europea, “Payment Statistics”, ottobre 2015.
4
15
Focalizzando l’analisi alle transazioni con carte di pagamento (lo strumento di
pagamento non basato sul contante relativamente più diffuso in Europa e nel mondo), la
posizione dell’Italia non migliora: anche in questo caso l’Italia è quartultima tra i
Paesi dell’UE-28 per numero annuo pro-capite di operazioni con carte di pagamento
(33,5 rispetto alla media europea di 93,2).
300
2014
2008
250
200
150
UE-28 = 93,2
33,5
100
50
Grecia
Bulgaria
Italia
Romania
Ungheria
Malta
Germania
Rep. Ceca
Cipro
Polonia
Croazia
Slovacchia
Lituania
Austria
Spagna
Irlanda
Slovenia
Lettonia
Belgio
Portogallo
Francia
Estonia
Lussemburgo
Paesi Bassi
Finlandia
Regno Unito
Danimarca
Svezia
0
Figura 4. Uso delle carte di pagamento: confronto tra l’Italia e gli altri Paesi europei10 (numero di transazioni procapite), confronto tra 2008 e 2014. Fonte: elaborazione The European House - Ambrosetti su dati Banca Centrale
Europea, 2016
Per valutare lo stato della digitalizzazione dei pagamenti in Italia a confronto con gli altri
Paesi Membri dell’Unione Europea, la Community Cashless Society ha elaborato un
indice composto che valuta non soltanto la componente relativa alle transazioni, ma
l’intero ecosistema a sostegno della loro digitalizzazione. La diffusione dei sistemi di
pagamento senza contante dipende infatti da molteplici fattori, che, se assenti, ne
frenano lo sviluppo e l’utilizzo. In particolare, queste condizioni sono categorizzabili in:

Abitudini di acquisto e pagamento dei consumatori.

Accettazione di questi strumenti di pagamento da parte di merchant e Pubblica
Amministrazione.

Disponibilità di infrastrutture abilitanti e di supporto alla transazione elettronica e
il loro grado di sviluppo tecnologico.

Evoluzione della società digitale, non strettamente legata allo stato dei pagamenti
elettronici, ma necessaria per la loro diffusione e il loro sviluppo (ad es., sviluppo e
disponibilità di servizi di e-commerce, competenze digitali della popolazione, ecc.).
Il Cashless Society Index (CSI) si propone di restituire una fotografia d’insieme dei
seguenti elementi, fornendo ai decisionmaker e agli operatori del settore un quadro
sintetico del posizionamento relativo del Sistema-Paese rispetto al contesto
europeo e permettendo allo stesso tempo il monitoraggio di molteplici elementi tra loro
Si evidenzia che il valore della Germania risulta particolarmente basso perché sono state considerate
esclusivamente le transazioni con carte di pagamento. Considerando il numero di transazioni pro-capite
del totale dei pagamenti senza contante, la Germania si colloca in decima posizione: questo perché i mezzi
di pagamento cashless più diffusi nel Paese sono addebiti diretti e bonifici.
10
16
interrelati, su cui specifiche azioni di policy possono agire per favorire una maggiore
diffusione dei pagamenti elettronici.
Nello specifico, il Cashless Society Index analizza 13 indicatori di base (Key
Performance Indicator - KPI), che compongono quattro sotto-indicatori (aree) riferiti a:
1. Diffusione e penetrazione dei pagamenti elettronici.
2. Readiness della società (cittadini).
3. Ecosistema business e corporate (aziende).
4. Dotazione infrastrutturale.
AREA
1. STATO DEI PAGAMENTI
ELETTRONICI
2. READINESS DELLA
SOCIETÀ
INDICATORE
 Numero di transazioni pro-capite (2014)
 Valore delle transazioni effettuate con carte di pagamento su PIL (2014)
 Valore dei prelievi di contante da ATM (in % dei consumi privati, 2014)
 Individui che hanno utilizzato Internet negli ultimi 3 mesi per attività di online banking
(% degli individui, 2015)
 Individui che ordinano beni online (% degli individui, 2015)
 Individui con Internet skill medio-alte (% degli individui, 2013)
 Individui che hanno interagito con la P.A. online negli ultimi 12 mesi
(% degli individui, 2015)
3. ECOSISTEMA BUSINESS
E CORPORATE
4. DOTAZIONE
INFRASTRUTTURALE
 Imprese che inviano o ricevono fatture elettroniche (% delle imprese, 2013)
 Imprese che vendono online (% delle imprese, 2015)
 Imprese con un alto livello di intensità digitale (% delle imprese, 2015)*
 Copertura Next Generation Access - NGA (% delle abitazioni, 2015)
 Numero di POS per milione di abitante (2014)
 Sottoscrizioni a broadband mobile (sottoscrizioni ogni 100 abitanti, giugno 2015)
(*) Imprese che utilizzano almeno 7 su 12 tecnologie digitali (utilizzo di Internet da parte della maggioranza dei dipendenti; accesso a competenze specialistiche ICT;
velocità della banda larga fissa>30 Mbps; dispositivi mobili utilizzati da >20% degli occupati; dotazione di un sito web; dotazione di alcune funzioni sofisticate sul sito web;
presenza sui social media; utilizzo di un software ERP; utilizzo di un software di CRM; condivisione di informazioni di gestione della supply chain; peso dell’e-commerce
per almeno l’1% del fatturato; utilizzo del canale B2C per le vendite online).
Figura 5. Metodologia del Cashless Society Index. Fonte: elaborazione The European House – Ambrosetti, 2016
Queste dimensioni sono state analizzate per i 28 Paesi dell’Unione Europea, in modo da
ricavare un unico indicatore di sintesi equi-ponderato sullo stato della cashless
society nei diversi Stati Membri.
Dal confronto emerge come l’Italia si trovi in una posizione di arretratezza, con un
debole sviluppo della cashless society (punteggio medio complessivo pari a 2,99
espresso su una scala crescente da 1 a 10), superiore soltanto alla situazione di Paesi
come Bulgaria, Romania e Grecia. La classifica è dominata dai Paesi del Nord Europa:
Danimarca (punteggio medio di 8,28), Finlandia (7,54) e Svezia (7,22).
In particolare, considerando le aree “Readiness della società digitale”, “Ecosistema
business e corporate” e “Dotazione infrastrutturale”, l’Italia si posiziona sempre al
terzultimo posto, mentre nella sotto-area riferita allo “Stato dei pagamenti elettronici” si
posiziona a metà della classifica (quattordicesimo posto), suggerendo così che un
miglioramento della situazione dei pagamenti senza contante in Italia sia strettamente
legato ad un miglioramento delle altre tre componenti della cashless society: società,
aziende e infrastrutture.
17
8,28
7,54
7,22
6,45
6,37
6,26
5,76
5,54
5,24
5,03
4,81
4,69
4,66
4,64
4,58
4,33
4,24
4,18
3,93
3,81
3,50
3,37
3,31
3,04
2,99
2,62
2,08
2,06
Danimarca
Finlandia
Svezia
Paesi Bassi
Regno Unito
Lussemburgo
Belgio
Estonia
Irlanda
Francia
Portogallo
Germania
Austria
Lituania
Spagna
Malta
Slovacchia
Lettonia
Rep. Ceca
Slovenia
Cipro
Polonia
Croazia
Ungheria
Italia
Bulgaria
Romania
Grecia
Figura 6. Cashless Society Index 2016 (CSI 2016): il posizionamento dell’Italia e degli altri Paesi EU-28 (scala
crescente da 1=min a 10=max). Fonte: elaborazione The European House - Ambrosetti, 2016
Un secondo indicatore sviluppato dalla Community Cashless Society è il Cashless
Society Speedometer (CSS). A differenza del CSI, che restituisce una fotografia della
situazione attuale della cashless society in ciascuno Stato Membro, lo speedometer
analizza la velocità con cui i 28 Paesi europei si muovono verso un obiettivo comune.
Tale obiettivo è stato fissato, come proposto dalla Community Cashless Society, nel
raggiungimento entro il 2025 del livello medio di transazioni pro-capite con carte di
pagamento dei tre best performer europei (Danimarca, Finlandia e Svezia), che
presentano una media di 260,8 transazioni pro-capite all’anno.
L’arco di tempo in cui è stata misurata la velocità di crescita delle transazioni con carte
di pagamento pro-capite è il periodo 2008-2014. Il Cashless Society Speedometer
assegna un punteggio su una scala da 0 a 100, a seconda della velocità con cui ciascun
Paese si è mosso per raggiungere l’obiettivo definito in tale arco temporale11.
Francia = 36,8
UE-28 = 24,3
Polonia = 21,0
SE 5,55
On track
Estonia = 86,1
Spagna = 9,1
Italia = 6,6
Germania= 6,4
UK = 95,0
Top 3 (Svezia,
Finlandia,
Danimarca)= 100
Figura 7. Cashless Society Speedometer 2016 (CSS 2016): il posizionamento dell’Italia e di alcuni Paesi europei.
Fonte: elaborazione The European House - Ambrosetti, 2016
I Paesi che sono cresciuti tra il 2008 e il 2014 ad un tasso tale da permettere di raggiungere l’obiettivo
stabilito entro il 2025 ottengono un punteggio compreso tra 50 e 100 (un tasso di crescita doppio ottiene
un valore di 100), mentre quelli con una decrescita (o nessuna crescita) o con una crescita insufficiente
nel periodo considerato ottengono un punteggio rispettivamente pari a zero oppure compreso tra 1 e 50.
11
18
Anche in questo caso l’Italia è in una posizione di arretratezza, mostrando, nel periodo
analizzato, una velocità inadeguata a raggiungere nel 2025 il livello attuale dei
tre Paesi top-performer europei.
Peggio del nostro Paese fanno soltanto
Grecia, Cipro, Bulgaria, Romania e Germania
(che sconta una bassa incidenza relativa delle
carte di pagamento in confronto ad altri
sistemi di pagamento cashless, ossia addebiti
diretti e bonifici).
Tra 2008 e 2014, il nostro Paese è cresciuto ad
un tasso medio annuo composto (CAGR) del
6,2% mentre la crescita media dell’UE-28 è stata
del 7,8%.
Alle spalle dell’Italia, tra i Paesi “EU Big-5”, vi
sono Francia e Spagna mentre Regno Unito e
Germania mostrano un CAGR rispettivamente di
8,5% e 6,2%. Tuttavia, la Francia parte da un
numero di transazioni pro-capite superiore di oltre
quattro volte quello del nostro Paese, mentre per
raggiungere la Spagna, a parità di condizioni,
all’Italia occorrerebbero oltre 30 anni.
0,9%
4,0%
3,4%
4,3%
4,5%
4,4%
5,9%
5,7%
6,2%
7,1%
6,2%
7,8%
7,6%
7,9%
7,9%
8,5%
9,2%
8,7%
10,5%
10,0%
13,2%
14,0%
Bulgaria
Rep. Ceca
Romania
Polonia
Slovacchia
Ungheria
Lettonia
Lituania
Malta
Lussemburgo
Estonia
Paesi Bassi
Regno Unito
Austria
Danimarca
UE-28
Belgio
Svezia
Germania
Italia
Irlanda
Francia
Finlandia
Portogallo
Spagna
Slovenia
Cipro
Grecia
14,0%
21,5%
20,9%
21,7%
21,7%
32,5%
Il divario italiano risulta quindi ancor più
preoccupante alla luce dei tassi di crescita
delle transazioni senza contante: se si
considera il tasso di crescita annuo composto
delle transazioni pro-capite con carte di
pagamento nel periodo 2008-2014 in
Europa, si nota che – a parità di condizioni
sistemiche e nonostante la crescita dell’Italia
– il gap rispetto agli altri principali
Paesi
europei
è
destinato
ad
aumentare.
Alle condizioni attuali, il divario dell’Italia
rischia di ampliarsi
Figura 8. Tasso di crescita annuo composto (CAGR) del numero di transazioni pro-capite con carte di pagamento
nei Paesi dell’UE-28 (valori percentuali), 2008-2014. Fonte: elaborazione The European House - Ambrosetti su dati
Banca Centrale Europea, 2016
Secondo una simulazione da noi effettuata sull’evoluzione dell’uso delle carte di
pagamento in Italia e in alcuni Paesi europei tra 2008 e 202512, emerge che, a parità
delle condizioni attuali, il nostro Paese registrerà (come la Spagna) una moderata
crescita, a differenza del marcato aumento registrato nell’area scandinava, in Francia e
nell’UE-28.
12
Applicazione del CAGR 2008-2014 al numero di transazioni pro-capite con carte di pagamento.
19
500
Transazioni pro-capite
450
Media Top-3 (Sve, Fin, Dan)
400
350
Francia
300
250
Media UE-28
200
150
Spagna
100
50
Italia
2008
2009
2010
2011
2012
2013
2014
2015
2016
2017
2018
2019
2020
2021
2022
2023
2024
2025
0
Figura 9. Evoluzione nell’uso di carte di pagamento nell’UE-28 e in Paesi selezionati (numero di transazioni procapite), 2008-2025e. Fonte: elaborazione The European House - Ambrosetti su dati Banca Centrale Europea, 2016
Secondo gli ultimi dati di Banca d’Italia, l’83% dei pagamenti è effettuato in
contante: si tratta di una quota considerevole, soprattutto se confrontata con la media
europea, pari al 67%. Se consideriamo i consumi delle famiglie italiane, il contante
ammonta al 56% del totale, per un valore pari a 430 miliardi di Euro nel 201513.
17,3%
33,4%
Pagamenti cashless
82,7%
Italia
66,6%
Pagamenti con contante
UE-28
Figura 10. Stima dell’utilizzo degli strumenti di pagamento sul totale dei pagamenti (percentuale delle operazioni
totali), 2014. Fonte: elaborazione The European House - Ambrosetti su dati Banca Centrale Europea e Banca
d’Italia, 2016
Ad oggi, l’economia italiana è ancora fortemente basata sul contante: quello
in circolazione nel 2014 ammontava a 170,7 miliardi di Euro14, pari al 10,6% del PIL
nazionale. È una quota superiore a quella di diversi Paesi europei15 e in crescita: nel
2008 il peso del contante su PIL era dell’8,1% e il valore del contante circolante in Italia
era inferiore di 42,8 miliardi di Euro.
13 Fonte:
Banca d’Italia, 2016.
A fine novembre 2015 (ultimo dato disponibile da Banca d’Italia), il contante in circolazione è aumentato
ulteriormente, arrivando a 180 miliardi di Euro.
15 La media dell’Eurozona è del 9,7%, quella della Francia dell’8,6%, mentre nel Regno Unito soltanto del
3,5%.
14
20
2010
10,6%
10,1%
9,6%
8,9%
2009
Eurozona
9,7%
8,1%
2012
9,3%
170,7
162,8
2011
9,0%
2010
154,3
143,6
2009
151,7
2008
136,8
127,9
CAGR=
+4,9%
2013
2014
2008
2011
2012
2013
2014
Polonia
UK
Danimarca
2,0%
3,0%
Francia
7,4%
8,6%
Eurozona
3,5%
Italia
9,7%
10,6%
Figura 11. Contante in circolazione in Italia (miliardi di Euro, grafico di sinistra) e incidenza del contante circolante
sul PIL italiano (valori percentuali, grafico di destra), 2008-2014. Fonte: elaborazione The European House Ambrosetti su dati Banca d’Italia e Banca Centrale Europea, 2016
Svezia
Figura 12. Incidenza del contante circolante sul PIL (valori percentuali): confronto tra Italia, Eurozona e alcuni Paesi
europei, 2014. Fonte: elaborazione The European House - Ambrosetti su dati Banca Centrale Europea e Banche
Centrali nazionali, 2016
Anche il valore dei prelievi di contante da sportelli ATM è cresciuto, nel 2014, dell’85%
rispetto al 2008, a fronte di consumi delle famiglie italiane sostanzialmente stabili.
185
185
175
Valore dei prelievi da
ATM
165
155
Contante circolante
145
135
133
Prodotto Interno Lordo
125
115
105
102
101
100
95
2008
2009
2010
2011
2012
2013
Consumi delle famiglie
2014
Figura 13. Andamento di alcuni aggregati economici e delle transazioni con contante in Italia (numero indice,
2008=base 100), 2008-2014. Fonte: elaborazione The European House – Ambrosetti su dati Istat, Banca Centrale
Europea e Eurostat, 2016
21
CAPITOLO 2
L’IMPORTANZA DEI PAGAMENTI ELETTRONICI E I BENEFICI PER
L’ITALIA
Avere un’economia “cash-based” rappresenta, nel contesto attuale, un freno alla
modernizzazione e alla competitività e genera costi ed esternalità negative.
All’incremento e allo sviluppo dei pagamenti elettronici sono, viceversa, associati
benefici in molteplici campi:
1. La riduzione del costo del contante.
2. L’emersione dell’economia sommersa.
3. L’incremento del ciclo dei consumi.
4. La sicurezza delle transazioni.
5. Lo stimolo all’innovazione.
m
Riduzione del
costo del contante
Stimolo all’innovazione e
alla modernizzazione del
Sistema-Paese
Sicurezza delle
transazioni
Emersione del
sommerso
Stimoli ai consumi
Figura 14. I principali benefici connessi ai pagamenti senza contante. Fonte: elaborazione The European House Ambrosetti, 2016
2.1. LA RIDUZIONE DEL COSTO DEL CONTANTE
Innanzitutto, una maggior diffusione di strumenti di pagamento non-cash based porta
come conseguenza una riduzione del contante, non soltanto nel numero di transazioni,
ma anche a livello sistemico, riducendo i costi diretti e indiretti ad esso connessi.
Ciascuno strumento di pagamento ha infatti dei costi, definiti come “costi sociali”.
Il costo sociale complessivo di tutti i servizi di pagamento al dettaglio in Italia è stimato
dalla Banca d’Italia nel 2009 come superiore a 15 miliardi di Euro (pari all’1% del PIL e a
260 Euro in termini pro-capite).
22
Box – La stima dei costi sociali associati agli strumenti di pagamento in Italia
Il più recente studio sui costi dei sistemi di pagamento è stato effettuato da Banca d’Italia, all’interno di una più
ampia iniziativa promossa dalla Banca Centrale Europea. In questa analisi viene analizzato il “costo sociale”
degli strumenti di pagamento, costruito come somma dei costi sostenuti dai singoli operatori (i c.d. costi privati)
ricompresi nel perimetro dell’indagine al netto dei flussi intermedi fra gli operatori (ad esempio, le commissioni
pagate dagli esercenti alle banche). L’indagine di Banca d’Italia si è concentrata sui costi sostenuti
nell’offerta/utilizzo dei servizi di pagamento da parte dei soggetti che partecipano alla catena del valore: banche,
Poste Italiane, esercenti commerciali, imprese di pubblica utilità. Si guarda unicamente ai pagamenti di importo
inferiore a 50.000 Euro; quelli di importo superiore (c.d. “all’ingrosso”, in larga parte riconducibili a transazioni
interbancarie o commerciali tra grandi imprese) vengono invece escluse. L’indagine non ha riguardato
direttamente l’utente-consumatore, i cui costi espliciti sono essenzialmente rappresentati dalle commissioni
pagate per l’utilizzo dei servizi di pagamento e che, di conseguenza, rappresentano ricavi per i fornitori di servizi
di pagamento, elisi nel calcolo del costo sociale. È anche esclusa una serie di costi impliciti a carico dell’utenteconsumatore normalmente non percepiti/monetizzati, quali quelli legati a perdite o a furti, al costo opportunità sui
saldi infruttiferi, al tempo necessario per rivolgersi allo sportello bancario o alla ricerca dell’ATM.
Fonte: Banca d’Italia, “Il costo sociale degli strumenti di pagamento in Italia”, novembre 2012
Contante
% PIL
Carte di credito
€ per abitante
1,07%
18,1€
0,07%
1,95%
11,2€
0,04%
2,00%
0,53%
132,8€
Il contante, lo strumento di pagamento più diffuso, costa complessivamente al sistema
economico italiano circa 10 miliardi di Euro (pari allo 0,53% del PIL): il valore
dell’Italia è superiore alla media UE (0,45%) e a quello stimato dalle altre Banche
Centrali che hanno partecipato all’indagine promossa dalla Banca Centrale Europea sui
costi connessi agli strumenti di pagamento16, con l’eccezione dell’Ungheria (0,79%).
Carte di debito
In rapporto al valore medio per operazione
Figura 15. Il costo sociale degli strumenti di pagamento senza contante in Italia (peso percentuale e valore in
Euro/abitante), 2009. Fonte: elaborazione The European House - Ambrosetti su dati Banca d’Italia, 2012
Il costo delle carte di credito e di debito incide per lo 0,04% e lo 0,07% sul PIL
nazionale. In termini pro-capite, il costo sociale del contante è di 133 Euro/anno per
abitante contro gli 11 Euro/anno delle carte di credito e i 18 Euro/anno delle carte di
debito.
La carta moneta è dunque lo strumento di pagamento più costoso in termini sia di peso
sul PIL e costo per abitante che di costo sociale rapportato al valore medio per
Hanno partecipato allo studio le Banche Centrali di Danimarca, Estonia, Finlandia, Grecia, Irlanda,
Lettonia, Paesi Bassi, Portogallo, Romania, Spagna, Svezia, Ungheria.
16
23
operazione (2% del contante rispetto a 1,95% delle carte di credito e 1,07% delle carte di
debito).
Questi costi sono sostenuti per oltre il 60% dalle banche e dai gestori delle
infrastrutture. La quota restante è invece in capo ad imprese ed esercenti, dato che lo
studio di Banca d’Italia non considera i costi in capo ai singoli individui17. Tali costi sono
da tenere presenti, soprattutto perché è spesso diffusa una percezione di “costi
nulli” per le transazioni in contante da parte dei consumatori che lo utilizzano e dei
commercianti che lo accettano.
Nell’ipotesi di allinearsi alla incidenza media nell’UE-28 dei costi del contante sul PIL,
grazie al maggiore utilizzo dei pagamenti elettronici, l’Italia potrebbe risparmiare fino a
1,5 miliardi di Euro all’anno.
2.2. L’EMERSIONE DELL’ECONOMIA SOMMERSA
Alla maggior diffusione di contante è tendenzialmente associata una quota più elevata di
economia sommersa. Questa correlazione è stata studiata da numerose Banche
Centrali (inclusa la Banca Centrale Europea) e da diversi studi indipendenti: secondo
uno studio della Johannes Kepler University di Linz18, un aumento del 10% annuo nelle
transazioni elettroniche per almeno 4 anni consecutivi porterebbe ad una riduzione
dell’economia sommersa del 5%.
Incidenza % dell'economia sommersa sul PIL nazionale
(media 2010-2014)
35
BG
30 RO LI
EE
LV
GR
25
PL
HU
20
SI
UE-28
IT
CZ SK
BE
ES
DE
15
10
PT
FI
EI
AT
NL
FR
DK
SE
UK
LU
5
-
2
4
6
8
10
Valore transato con carte di pagamento pro-capite
(media 2010-2014, '000 €)
12
14
Figura 16. Correlazione tra volume transato pro-capite con carte di pagamento (migliaia di Euro) e peso
dell’economia sommersa sul PIL nazionale (valori percentuali) nei Paesi dell’UE-28, media 2010-2014. Fonte:
elaborazione The European House - Ambrosetti su dati BCE e Johannes Kepler University of Linz, 2016
17 Il
costo del contante qui espresso risulta quindi almeno in parte sottostimato. L’indagine infatti esclude
dal perimetro di rilevazione i costi di produzione e circolazione delle banconote a carico delle banche
centrali (per cui è stato assunto un importo dello 0,02% del PIL) e i costi degli utenti-consumatori
connessi a furti o ai tempi necessari per l’approvvigionamento di contante o per l’esecuzione del
pagamento con i diversi strumenti. Ne deriva quindi una parziale sottostima dei costi sociali complessivi,
in particolare del contante.
18 Fonte: Journal of Money Laundering Control, “Shadow economy and tax evasion in the EU”, 2016 e
Johannes Kepler University of Linz, F. Schneider, 2013.
24
8%
8%
10%
9%
11%
13%
12%
13%
13%
15%
14%
15%
19%
16%
19%
19%
21%
23%
22%
24%
24%
25%
27%
27%
28%
28%
Bulgaria
Romania
Croazia
Estonia
Lituania
Lettonia
Polonia
Slovenia
Grecia
Ungheria
Italia
Portogallo
UE-28
Spagna
Belgio
Rep. Ceca
Slovacchia
Svezia
Germania
Finlandia
Danimarca
Irlanda
Francia
Regno Unito
Paesi Bassi
Lussemburgo
Austria
31%
L’economia sommersa dell’Italia è stimata in circa il 21% del PIL19, l’unico dei
“Big-5” europei con un peso superiore al 19% medio dell’UE-28.
Figura 17. Incidenza dell’economia sommersa sul PIL nei Paesi dell’UE-28 (valori percentuali), 2014. Fonte:
elaborazione The European House – Ambrosetti su dati Banca Centrale Europea e Journal of Money Laundering
Control, 2016
Considerando unicamente i dati relativi a dimensione dell’economia sommersa in
percentuale su PIL e il numero di transazioni pro-capite con carte di pagamento – ed
escludendo dal perimetro di analisi i molteplici elementi che influiscono sul
mantenimento o la riduzione dell’economia sommersa – è stata effettuata una
simulazione di impatti che intende offrire un dimensionamento economico di
massima sugli effetti in termini di valore economico della riduzione dell’economia
sommersa attraverso una maggior diffusione delle carte di pagamento.
Secondo tali simulazioni, se l’Italia si allineasse alla media dell’Unione Europea nel
numero di transazioni con carte di pagamento, potrebbe recuperare fino a 40
miliardi di Euro, riducendo così il peso dell’economia sommersa in percentuale sul
PIL di 2,6 punti percentuali. Allineandosi invece alla media francese, la riduzione del
peso del sommerso sarebbe di 4,8 punti percentuali, pari a quasi 75 miliardi di Euro.
Questo permetterebbe inoltre di ridurre il mancato gettito IVA: secondo le stime
della Commissione Europea20, l’evasione fiscale costa all’Italia 47,5 miliardi di Euro
all’anno (primo Paese in Europa per valore assoluto dei mancati introiti da IVA), pari a
oltre un terzo del gettito per lo Stato.
Le simulazioni elaborate indicano che un allineamento alla media dell’Unione Europea
nel numero di transazioni con carte di pagamento consentirebbe all’Italia di recuperare
circa 4 miliardi di Euro di gettito IVA, cifra che potrebbe salire ad oltre 6 miliardi
di Euro nell’ipotesi di un allineamento alla media francese.
Le stime del sommerso variano considerabilmente, in relazione alla difficoltà di identificazione del
fenomeno e del perimetro di riferimento (ad es. inclusione di alcune voci dell’economia illegale). Per l’Italia
la forbice è compresa tra un valore minimo del 13% (Fonte: Istat) ad oltre il 30% (Fonte: Eurispes).
19
Fonte: Commissione Europea, “Study to quantify and analyse the VAT Gap in the EU-27 Member
States Final Report”, 2015.
20
25
%
50
45
40
35
30
25
20
15
10
5
0
45%
40%
35%
30%
25%
20%
15%
10%
5%
0%
Italia
Germania
Regno Unito
Francia
Spagna
Polonia
Romania
Grecia
Rep. Ceca
Austria
Belgio
Ungheria
Slovacchia
Danimarca
Paesi Bassi
Svezia
Lituania
Portogallo
Irlanda
Finlandia
Bulgaria
Lettonia
Estonia
Malta
Lussemburgo
Slovenia
Mld €
Incidenza del mancato gettito su incasso IVA teorico
Mancato gettito IVA (mld €)
Figura 18. Mancato gettito dall’evasione dell’IVA e incidenza del mancato gettito IVA in percentuale sull’incasso IVA
teorico nei Paesi europei (miliardi di Euro e peso percentuale), 2013. Fonte: elaborazione The European House –
Ambrosetti su dati Commissione Europea – DG TAXUD, “Study to quantify and analyse the VAT Gap in the EU-27
Member States Final Report”, 2015
Le stime di cui sopra devono essere intese come quantificazioni di massima, che non
considerano i molteplici elementi che influenzano il fenomeno dell’evasione fiscale, il
dimensionamento dell’economia sommersa e il mancato gettito dall’imposta sul Valore
Aggiunto: lo scopo è fornire un ordine di grandezza dei “valori in gioco”.
2.3. L’INCREMENTO DEL CICLO DEI CONSUMI
I pagamenti senza contante hanno un importante ruolo di stimolo sui consumi e
sull’attività economica: la migrazione verso sistemi di pagamento retail più efficienti
e basati su piattaforme elettroniche favorisce sia i consumi e il commercio, che
l’economia in generale. Analizzando il trend registrato negli Stati Membri dell’UE-28 tra
2010 e 2014, si rileva infatti l’esistenza di una correlazione tra l’andamento del valore
transato con carte di pagamento e l’andamento dei consumi privati.
100%
LT
Transazioni con carte (var.%)
90%
80%
LI
HU
70%
60%
50%
IT
40%
FR
30%
20%
SL
GR
DK
EU-28
SE
AT
FI
IE
DE
MT
BE
UK
EE
PT ES
10%
0%
-20%
ND
-10%
0%
10%
20%
Consumi dei privati (var.%)
30%
40%
Figura 19. Correlazione tra andamento del valore transato con carte di pagamento e dei consumi privati (valori a
prezzi correnti) in alcuni Paesi europei (variazioni percentuali), 2010-2014. Fonte: elaborazione The European House
– Ambrosetti su dati Eurostat, 2016
26
Secondo stime della Banca Centrale Europea, se i pagamenti con carte di pagamento
nell’Unione Europea crescessero di 1 milione di Euro (pari ad un aumento nella
penetrazione delle carte di pagamento dell’1,2%), allora il livello del PIL crescerebbe
dello 0,07% (pari a 6 milioni di Euro)21.
Altre recenti analisi22 evidenziano che, a
livello globale, tra il 2011 e il 2015
l’incremento nell’uso di carte di pagamento
ha generato:

un aumento dei consumi pari a 296
miliardi di Dollari, stimolando extraconsumi pari a +0,18% medio nel
periodo (+0,19% in Italia);

un aumento del PIL globale di 74 miliardi
di Dollari l’anno (+0,1% circa a livello
globale e +0,12% circa in Italia, pari a
10,2 miliardi di Dollari nel periodo
considerato);

Una maggior penetrazione degli strumenti di
pagamento elettronici favorisce il ciclo dei
consumi
L’analisi svolta da Moody’s Analytics sull’utilizzo
dei sistemi di pagamento elettronico tra il 2011 e il
2015 in 70 Paesi evidenzia che a ciascun
incremento dell’1% nell’uso di tali strumenti è
associato, in media, un incremento annuo nel
consumo di beni e servizi di circa 104 miliardi di
Dollari.
Fonte: Moody’s Analytics, “The impact of electronic
payments on economic growth”, 2016
un aumento di 2,6 milioni di posti di lavoro (in Italia tale aumento è stato stimato in
quasi 26mila posti di lavoro).
2.4. LA SICUREZZA DELLE TRANSAZIONI
I pagamenti elettronici offrono un sostanziale contributo alla sicurezza delle transazioni.
Alla natura stessa degli strumenti di pagamento fisici sono infatti associati maggiori
rischi di furti e illeciti e minore trasparenza e possibilità di tracciare i pagamenti. A titolo
di esempio, in Italia: nel biennio 2013-2014 (ultimo dato disponibile) vi sono state oltre
1.500 rapine in banca; nel 2014 la Guardia di Finanza ha sequestrato banconote false
per un valore di oltre 350 milioni di Euro.
Il rischio di maggiore illegalità associato all’utilizzo del contante: evidenze empiriche da uno studio sui
Comuni italiani
Secondo un recente studio di Banca d’Italia, il legame tra gli indicatori di criminalità e l’uso del contante è
positivo. Maggiore è il numero di reati pro-capite, più elevata è – a parità di condizioni – la quota di versamenti di
contante osservata nei Comuni italiani. È stato stimato che:
- a un incremento dell’1% nel numero pro-capite di reati connessi ad attività illecite (scambi illeciti di beni e
servizi) corrispondono, in media all’anno, +4 milioni di Euro circa di versamenti in contanti per Comune;
- a un incremento dell’1% nel numero pro-capite di reati legati al controllo del territorio (ad esempio,
estorsioni e attività delittuose collegate al controllo del territorio da parte della criminalità organizzata)
corrispondono, in media all’anno, +2 milioni di Euro circa di versamenti in contanti per Comune.
Fonte: Banca d’Italia, quaderno UIF “Anomalie nell’utilizzo del contante e riciclaggio: un’analisi econometrica a livello
comunale. Estratto non tecnico”, gennaio 2016
Stime relative all’anno 2013 su dati del periodo 1995-2009.
Analytics, “The impact of electronic payments on economic growth”, 2016. I dati si riferiscono
agli impatti calcolati su un campione di 70 Paesi.
21
22 Moody’s
27
In Italia, l’incidenza delle frodi sulle transazioni con carte di pagamento è
bassa, sia in valore assoluto (5,9 ogni 1.000 carte), sia relativamente agli altri principali
Paesi europei (la media della Single Euro Payments Area-SEPA è pari a 14,9). Nel 2014,
inoltre è diminuito il valore delle transazioni non riconosciute rispetto al totale dei
pagamenti genuini mediante carta (dallo 0,0195% allo 0,0189%).
0,9
1,1
1,0
1,2
1,1
1,8
1,8
2,4
2,0
3,0
2,9
5,4
3,5
5,9
6,0
5,9
6,8
6,2
9,1
7,1
9,4
9,1
14,9
10,2
27,5
22,2
Francia
Irlanda
Regno Unito
Danimarca
SEPA
Lussemburgo
Spagna
Belgio
Austria
Malta
Svezia
Cipro
Finlandia
Germania
Italia
Paesi Bassi
Estonia
Lettonia
Rep. Ceca
Portogallo
Slovenia
Grecia
Slovacchia
Polonia
Bulgaria
Ungheria
Lituania
Romania
28,3
42,3
Tutti gli attori della filiera hanno compiuto importanti investimenti per aumentare il
livello di sicurezza delle transazioni elettroniche, rispettando gli standard europei in
questo settore e perseguendo al contempo il mantenimento o il miglioramento della
user experience23.
Figura 20. Incidenza della frodi sulle transazioni con carte di pagamento nei Paesi dell’UE-28 (numero di frodi ogni
1.000 carte), 2014. Fonte: elaborazione The European House - Ambrosetti su dati Banca Centrale Europea, “Fourth
report on card fraud”, 2015
Nonostante tali evidenze, secondo la percezione dei consumatori italiani, la
sicurezza delle transazioni elettroniche e degli acquisti online rimane ancora oggi un
nodo centrale, sia per quanto riguarda l’integrità dei propri dati, sia per quanto riguarda
l’eventualità di furti e truffe sul transato. Considerando una indagine24 condotta su oltre
800 italiani tra i 16 e i 69 anni di età attivi online:

il rischio di frodi su Internet è percepito come di livello “medio” dal 34,5% dei
partecipanti ed elevato dal 44,4% dei partecipanti;

il 17,3% teme per la violazione delle password per i servizi di pagamento online,
mentre il 23,8% esprime preoccupazione per il furto dei dati associati alla propria
carta;

Il 64,6% del campione, inoltre, dichiara che comprerebbe “più spesso” e “molto più
spesso” online a fronte di un miglioramento della sicurezza dei dati.
Tali elementi mettono in luce una carenza e una ignoranza informativa su cui occorre
agire con azioni mirate. Su questo punto si ritornerà nelle proposte d’azione elaborate
dalla Community Cashless Society (Capitolo 5).
Ministero dell’Economia e delle Finanze, Dipartimento del Tesoro, “Rapporto statistico sulle frodi con
carte di pagamento”, n.5/2015.
24 Studio Paysafecard, 2015.
23
28
2.5. LO STIMOLO ALL’INNOVAZIONE
Lo sviluppo dei pagamenti online permette di stimolare l’innovazione e
l’economia digitale.
La filiera relativa alle transazioni elettroniche
comprende numerosi attori appartenenti a
diversi settori (da quello bancario a quello
delle infrastrutture fisiche e digitali, dagli
schemi di pagamento alle start-up fintech, dal
retail marketing alla sicurezza)25.
Crescono anche in Italia i servizi di pagamento
ad elevato contenuto tecnologico
I pagamenti innovativi, effettuati attraverso mobile,
pc, tablet o tecnologie contactless sono cresciuti
in Italia da 14,7 miliardi di Euro nel 2013 a 21,3
miliardi di Euro nel 2015 (+44,8%), mentre il
valore transato attraverso gli altri strumenti di
pagamento digitali è cresciuto del 13%.
Si generano così nuove accelerazioni e spinte
innovative, abilitate da tecnologie (come i
sistemi mobile, cloud, blockchain, ecc.) e
modelli di business (sevizi a valore aggiunto, Big Data analytics, segmentazione della
clientela, ecc.) alla frontiera dell’innovazione, da cui traggono beneficio utenti e sistema
in generale.
Alcune delle numerose soluzioni tecnologiche sviluppate negli ultimi anni in materia di
sicurezza (che fanno uso di geolocalizzazione, sistemi biometrici e cloud-computing),
semplicità d’uso (soluzioni per il pagamento di soste e trasporti, tecnologie
contactless, P2P payment, ecc.), consapevolezza finanziaria (app e soluzioni per la
gestione del bilancio e degli incassi, alert in tempo reale, ecc.), gestione della
relazione con il cliente (couponing, promozioni basate sulla geolocalizzazione, ecc.)
fanno percepire l’elevato potenziale associato ai sistemi di pagamento innovativi.
A livello globale, le start-up di mobile payment ed e-commerce hanno ricevuto nel 2015 finanziamenti
per un valore complessivo di oltre 3,2 miliardi di Dollari.
25
29
CAPITOLO 3
LA “CASHLESS SOCIETY” NEL MONDO: ANALISI DI ALCUNI CASI
INTERNAZIONALI
Lo scenario dei pagamenti digitali è molto diversificato, a livello globale e all’interno
dell’Unione Europea, come evidenziato dai risultati del Cashless Society Index 2016.
Per una miglior comprensione del fenomeno e a supporto delle proposte formulate
dalla Community Cashless Society per il Sistema-Italia, sono stati selezionati ed
approfonditi alcuni casi studio e best practice a livello internazionale d’interesse sulla
promozione dei pagamenti non basati sul contante26.
I casi-Paese sono stati identificati in base a fattori quali il livello di penetrazione degli
strumenti di pagamento elettronici, la rapidità della loro diffusione e l’avvio di strategie
nazionali o misure specifiche di policy finalizzate ad incentivare lo sviluppo e i risultati
ottenuti dall’adozione di strumenti di pagamento non cash-based.
La casistica analizzata è stata sviluppata sulla base di interviste con esponenti delle
Istituzioni e della financial community, esperti e opinion leader dei Paesi approfonditi
e di dati e informazioni di pubblico dominio (siti web istituzionali ed aziendali,
presentazioni pubbliche, bilanci e altra documentazione pubblica) disponibili al
momento della redazione del documento.
Finlandia
Canada
Stati Uniti
Regno Unito
Svezia
Danimarca
Estonia
Francia
Polonia
Spagna
Turchia
Sud Corea
Colombia
Australia
Brasile
Argentina
Uruguay
Sudafrica
Figura 21. I principali casi di internazionali e benchmark di interesse analizzati dalla Community Cashless Society.
Fonte: elaborazione The European House – Ambrosetti, 2016
Le analisi sono state condotte per mettere in evidenza specifici aspetti che
caratterizzano e differenziano le realtà indagate e i relativi strumenti adottati.
Si propone di seguito una sintesi dei seguenti casi di successo27:

Paesi scandinavi (Danimarca e Svezia);
Si ringraziano, in particolare, le Ambasciate di Spagna, Regno Unito, Polonia, Danimarca e Svezia per il
supporto offerto alle attività della Community di analisi sui rispettivi casi-Paese.
27 Il materiale raccolto rappresenta una base informativa più ampia di quella presentata in questo
Rapporto. The European House - Ambrosetti è disponibile a darne evidenza agli interessati.
26
30

Estonia;

Francia;

Regno Unito;

Polonia;

Corea del Sud;

Paesi dell’America Latina.
Sono inoltre presentati degli highlight su Finlandia, Spagna e Australia. Per gli altri casi
internazionali si rimanda agli altri Capitoli del Rapporto.
3.1. I PAESI
SCANDINAVI: PRATICHE VIRTUOSE PER UNA SOCIETÀ NON-CASH
BASED
I Paesi scandinavi sono i precursori in Europa della cashless society: Svezia, Danimarca
e Finlandia si posizionano infatti ai primi posti nell’UE-28 per numero di transazioni
pro-capite con carte di pagamento28, per effetto di un diffuso orientamento verso i
pagamenti non-cash da parte della popolazione e dell’utilizzo degli strumenti digitali
anche nella Pubblica Amministrazione.
In Danimarca, che si è posta l’obiettivo del 2030 per diventare una cashless society,
solo il 6,4% dei pagamenti è effettuato in contanti ed il 40% della popolazione utilizza
una app di mobile payment. Inoltre, nel canale retail, gli stessi esercenti sono in prima
linea nella lotta al contante e nell’impegno per la diffusione di strumenti di pagamento
digitali (come la carta Dankort, posseduta da circa l’80% dei cittadini danesi, che
prevede condizioni vantaggiose per i commercianti ed è utilizzata per l’85-90% degli
acquisti online)29.
Box – La sfida della digitalizzazione del settore pubblico in Danimarca
L’Agenzia per la Digitalizzazione fa capo al Ministero delle Finanze danese ed è stata istituita nel 2011 per
accelerare i processi di digitalizzazione necessari per modernizzare il Paese, a partire dal settore pubblico. La
visione sottostante è la creazione di una P.A. sempre più digitale per il Governo centrale, Comuni e Regioni che
possa migliorare l’efficienza, liberare risorse e modernizzare l’erogazione dei servizi a cittadini e imprese.
In tale perimetro rientra la “eGovernment Strategy 2016-2020”, che intende offrire un servizio pubblico
accessibile, tempestivo e conveniente a supporto della crescita di nuove attività imprenditoriali. Allo stesso
tempo, la nuova strategia dovrebbe contribuire a liberare un notevole potenziale economico del settore pubblico
entro il 2020 facendo leva su alcuni pilastri come: l’automazione delle procedure amministrative pubbliche,
migliori esperienze utente per cittadini e imprese, welfare digitale, condivisione e protezione di dati, nuove
soluzioni IT (hardware e software). In questo quadro, l’evoluzione e il potenziamento degli strumenti di
pagamento elettronici è un tassello chiave della più ampia strategia di sviluppo digitale del Paese.
Fonte: Governo danese, 2016
Il numero di transazioni pro-capite con carte di pagamento nel 2014 ammonta rispettivamente a 270,2
per la Svezia, 268,7 per la Danimarca e 243,6 per la Finlandia.
29 La Camera di Commercio danese ha avanzato una proposta di legge che da diritto ai commercianti (con
eccezione di medici, dentisti, negozi di prodotti alimentari e di pochi altri servizi ritenuti essenziali) di
rifiutare pagamenti in contanti a vantaggio dei pagamenti con carta di pagamento o via smartphone.
28
31
Anche la Svezia punta a diventare la prima “nazione cashless” al mondo. Pur in
assenza di una strategia nazionale, la diffusione dei pagamenti elettronici conta sulla
stretta collaborazione tra Istituzioni, sistema bancario – con un ruolo di driver svolto
dalla Banca Centrale svedese – e industria. Tale collaborazione si è concretizzata già a
partire dagli anni Novanta, con la costruzione delle necessarie infrastrutture
informatiche, l’introduzione di misure a sostegno della digitalizzazione (come la
possibilità di pagare gli stipendi in contante o in formato elettronico e l’apertura delle
filiali digitali dai primi anni Duemila) e, negli ultimi anni, lo sviluppo di fintech attive
nel segmento dei pagamenti, favorite dall’elevato tasso di utilizzo di Internet.
Nel settore retail, circa l’80% delle transazioni sono effettuate con carte di pagamento,
a fronte di una costante crescita. Inoltre, tra il 2011 e il 2015, il contante in circolazione
si è ridotto del 22% (da 99 a 77 miliardi di Corone svedesi)30.
Similmente alla Danimarca, l’utilizzo degli e-payment è consolidato tanto nella P.A.
svedese (ad esempio, nel 2015, 5,4 milioni di persone hanno presentato la loro
dichiarazione dei redditi elettronicamente, con una crescita nell’utilizzo della app
Mobile BankID, passata da 660.000 a 1,5 milioni di utenti31) che nei servizi di trasporto
locale.
Box – Uno sforzo congiunto per la modernizzazione dell’industria dei pagamenti: il caso della Finlandia
La Finlandia si posiziona seconda nel Cashless Society Intex 2016 e terzo Paese per numero di transazioni procapite con carte di pagamento. E’ inoltre primo Paese a livello globale nel Digital Money Index 2016 (indice
dell’Imperial College di Londra, promosso da City Group, in cui l’Italia si posiziona 36° su 90 Paesi analizzati).
Questo risultato è in parte frutto dell’elevata propensione dei consumatori e delle imprese finlandesi all’adozione
di nuove tecnologie ed innovazioni, in parte risultato di uno sforzo coordinato tra tutti gli attori per sviluppare un
sistema di carte di pagamento efficiente, incentrato su un prezzo competitivo e trasparenza. In parallelo, la
Banca Centrale finlandese ha creato un’entità unica, centralizzata, responsabile per la gestione dell’intera filiera
del contante, portando ad una riduzione dei costi di gestione del contante di 32 milioni di Euro.
Fonte: City Group Digital Money Index e Bank of Finland, 2016
3.2. ESTONIA: IL RUOLO
DELLA E-SOCIETY
TRAINANTE DELLA
P.A.
PER LA REALIZZAZIONE
L’Estonia ha realizzato la piena integrazione tra pagamenti elettronici ed
ecosistema digitale.
La repubblica baltica è infatti un precursore a livello europeo nella digitalizzazione
dell’intero Sistema-Paese e un caso unico di sviluppo di una vera e propria “e-society”
su cui si sono innestati i pagamenti digitali.
Ad esempio, tra il 2008 e il 2014, i pagamenti pro-capite con carte di pagamento in
Estonia sono cresciuti mediamente del 69,7% rispetto al 2008, raggiungendo 187,7
operazioni di pagamento con carte pro-capite nel 201432.
30
31
32
Fonte: Sveriges Riksbank, 2016.
Fonte: Agenzia Svedese delle Entrate (Skattevertet), 2016.
Fonte: Banca Centrale Europea, “Payments Statistics”, ottobre 2015.
32
180
169,7
156,6 160
171,6
160,3
120
93,2
85,9
100
79,1
148,4
74,0
125,5
68,2
116,0
63,1
100
110,6
150
100
59,5
200
140
187,7
250
80
60
40
50
Numero indice (2008=100)
Numero di transazioni pro-capite con carte di pagamento
300
20
0
0
2008
Estonia
2009
UE-28
2010
2011
2012
Estonia (2008=base 100)
2013
2014
UE-28 (2008=base 100)
Figura 22. Andamento dei numero di transazioni pro-capite con carte di pagamento (valori assoluti) e dei pagamenti
digitali (numero indice, anno 2008=base 100): confronto tra Estonia e UE-28, 2008-2014. Fonte: elaborazione The
European House - Ambrosetti su dati Banca Centrale Europea, 2016
A partire dal 1998 il Governo estone ha avviato un importante programma di
digitalizzazione del Paese. Uno degli obiettivi era di facilitare le relazioni tra cittadini e
P.A. attraverso il programma nazionale “e-Estonia”.
Le componenti abilitanti del sistema sono state, in particolare, la carta di identità
elettronica, collegata ad un sistema di identità digitale, e la piattaforma X-Road,
l’infrastruttura di connessione delle banche dati del settore pubblico e privato del
Paese, concepita in modo da risultare scalabile, decentrata e integrare man mano nuovi
e-service con le relative piattaforme (oltre 170 banche dati collegate ad X-Road e oltre
2.000 servizi utilizzati su X-Road in Estonia).
Box – Le funzionalità della carta d’identità digitale estone
La carta di identità estone, introdotta nel 2002 e disponibile in versione mobile dal 2007, ha raggiunto tassi di
adozione pari al 90% dei cittadini e abilita oltre 600 servizi digitali, tra cui:
-
il voto online (I-voting, che ha registrato nel 2015 un tasso di utilizzo pari al 30,5% degli elettori estoni);
la compilazione online della dichiarazione dei redditi;
le prescrizioni mediche digitali, che nel 2013 rappresentavano il 95% del totale;
la gestione dei consumi energetici attraverso smart grid;
il registro d’impresa online, con una riduzione a due ore del tempo necessario per avviare una nuova attività
imprenditoriale.
Gli effetti del processo di digitalizzazione della popolazione in Estonia si riflettono in
alcuni risultati, tra cui:

La crescita dei pagamenti con carte, pari al 75% delle transazioni eseguite nel
Paese (oggi l’Estonia è in sesta posizione nell’UE-28 per transazioni pro-capite con
carte di pagamento, il cui numero, tra 2008 e 2014, è aumentato da 111 a 188).

Il calo dei prelievi di contante del 35% negli ultimi 10 anni.

La diffusione dei servizi di internet banking (il 98% delle transazioni bancarie
in Estonia avviene online).
33

Il pagamento di parcheggi e servizi di trasporto pubblico attraverso canali digitali (il
90% dei cittadini estoni paga i parcheggi pubblici attraverso servizi di m-Parking).

La compilazione delle dichiarazione dei redditi e il pagamento delle tasse in formato
elettronico (circa il 95% delle dichiarazioni è compilata elettronicamente
attraverso la piattaforma E-Tax, lanciata nel 2000 dall’Estonian Tax and Customs
Board).

L’accessibilità dei servizi di welfare e delle prestazioni sociali attraverso una
piattaforma online.
Box – La digitalizzazione dei rapporti Stato-cittadini in Spagna
In Spagna i pagamenti digitali sono uno strumento all’interno di una più ampia strategia finalizzata alla
digitalizzazione delle relazioni della P.A. con i cittadini, facendo leva sull’identità digitale e lle transazioni on-line.
Pur in assenza di un programma governativo sugli e-payment, il sistema bancario ha svolto un ruolo attivo per
promuoverne l’evoluzione tra i cittadini, agendo ad esempio sulla riduzione della soglia legale dei pagamenti con
contante e dell’Interchange Fee per le transazioni con carte (anche come mezzi di contrasto al sommerso e di
maggior trasparenza e tracciabilità delle operazioni).
A fronte dell’esistenza di alcune barriere “culturali”, per incoraggiare l’uso, l’accettazione e il consumo con
pagamenti elettronici, è stata varata nel giugno 2015 la campagna “Promuovere l’uso delle carte nel commercio”,
promossa da Euro 6000 e ServiRed in collaborazione con SEC e CEC (Spanish European Consumer Centre).
3.3. FRANCIA:
UNA STRATEGIA PER LA COMPETITIVITÀ DELLA FILIERA DEI
PAGAMENTI
La Francia ha varato, nell’ottobre 2015, una strategia nazionale sugli strumenti di
pagamento, promossa dal Ministero delle Finanze e dei Conti Pubblici e dal Ministero
dell’Economia, dell’Industria e del Digitale, articolata nel periodo 2015-2020.
La strategia si focalizza su 4 macro-obiettivi:
1. Rispondere alle aspettative dei consumatori nell’utilizzo di mezzi di pagamento
nella vita quotidiana e nell’esercizio dell’attività professionale.
2. Rafforzare la sicurezza dei mezzi di pagamento, a partire da quelli digitali e per il
commercio elettronici.
3. Sviluppare la capacità competitiva e innovativa dell’industria francese dei
pagamenti e il suo contributo alla crescita e all’occupazione, oltre che alla
modernizzazione del sistema-Paese.
4. Rafforzare l’influenza della Francia negli organismi europei ed internazionali, in
tema di pagamenti elettronici e loro sviluppo.
Associati a questi ambiti, il Governo ha definito un quadro di misure puntuali che
coinvolgono – con ruoli definiti – i diversi attori dell’”ecosistema dei pagamenti”,
pubblici e privati (Ministeri e Istituzioni di riferimento, banche e filiera dei pagamenti,
operatori di telecomunicazioni, rappresentanze dei consumatori, ecc.) secondo un
approccio collaborativo.
34
OBIETTIVI
ATTORI (principali)
ASSI DI INTERVENTO PER IL PERIODO 2015-2020
 Rispondere alle
aspettative dei cittadini e
imprese nell’uso dei
mezzi di pagamento
 Rafforzare la sicurezza
dei pagamenti, a partire
dal commercio online
 Sviluppare l’industria
francese dei pagamenti e
il suo contributo a
crescita e occupazione
 Rafforzare l’influenza
della Francia negli
organismi europei ed
internazionali
Bisogni dei consumatori: aumento possibilità di uso delle carte
di pagamento, sostegno ai pagamenti in mobilità, maggiore
velocità delle operazioni, roll-out degli assegni
Sicurezza dei mezzi di pagamento: lotta alle frodi
(autentificazione rafforzata), potenziamento dell’Osservatorio
sulla sicurezza sulle carte
Competitività e innovazione: sostegno alla filiera nazionale
(incubatori e startup, istruzione, open innovation), progetti
industriali di settore, collegamento con i programmi nazionali per
la digitalizzazione
Miglioramento della governance: istituzione del Comitato
Nazionale dei Pagamenti con il coinvolgimento di offerta
(associazioni professionali, istituti di credito, circuiti di
pagamento,...), domanda (associazioni dei consumatori, grandi
imprese, PMI,...) e Istituzioni (Banca di Francia, Min.
dell’Economia, Finanze...)
 Min. Finanze
 Min. Economia e
Industria
 Min. Innovazione
 Banca di Francia
 Sistema bancario
 Industria
pagamenti
 Operatori TLC
 Pôle Finance
Innovation
 Associazioni
industriali e
professionali
33
Figura 23. Obiettivi, ambiti d’intervento e attori identificati dal Governo francese nella “Stratégie nationale sur les
moyens de paiement”. Fonte: elaborazione The European House - Ambrosetti su dati del Governo francese, 2016
Tra i diversi ambiti d’intervento, particolare rilievo riveste il sostegno alla filiera
nazionale dei pagamenti elettronici, che si articola in una serie di azioni
specifiche (come la creazione di incubatori d’impresa, la valorizzazione dei temi dei
pagamenti elettronici nella didattica, il rafforzamento della presenza degli attori
francesi nelle organizzazioni internazionali per gli standard, lo sviluppo di progetti
innovativi a livello di sistema-Paese, ecc.), per ciascuna delle quali sono definiti tempi,
modalità e attori coinvolti.
Azione
Tempi
Modalità
Attori coinvolti
Creazione di incubatori d’impresa
2016-2017
Studio e progetto
operativo
Valorizzazione dei temi dei pagamenti
elettronici nella didattica
2016-2017
Consultazione
Ministero dell’Università e della
Ricerca, Pôle Finance Innovation
Integrazione nella
strategia nazionale
digitale
Ministero dell’Economia, Pôle Finance
Innovation, associazioni industriali del
settore
2015-2017
Gruppo di lavoro
Ministero dell’Economia, associazioni
industriali del settore
2015-2016
Studio
2016-2017
Gruppi di lavoro
Incentivo ai progetti di innovazione nel
settore dei pagamenti
Integrazione con le strategie industriali
nazionali «objets intelligents» e «confiance
numérique»
Rafforzamento della presenza degli attori
francesi nelle organizzazioni internazionali
per gli standard
Sviluppo di progetti innovativi a livello di
sistema-Paese
2016-2017
Pôle Finance Innovation
Comitato Nazionale dei Pagamenti,
Banche, Banca di Francia, GIECB,
CFONB, AFNOR
Ministero dell’Economia, banche,
fornitori e distributori dei servizi di
pagamento
Figura 24. Principali azioni a sostegno dell’industria dei pagamenti elettronici francese e alle sue filiere previste dalla
“Stratégie nationale sur les moyens de paiement”. Fonte: elaborazione The European House - Ambrosetti su dati del
Governo francese, 2016
35
3.4. REGNO UNITO:
UN SISTEMA DI GOVERNANCE MULTI-STAKEHOLDER PER
DIFFONDERE I PAGAMENTI ELETTRONICI NELLA VITA QUOTIDIANA
Nel Regno Unito, a partire dal 2014, i pagamenti cashless hanno superato quelli con i
contanti (52% rispetto al 48%).
Il Paese è tra i più avanzati per quanto riguarda i pagamenti elettronici, posizionandosi
quarto dopo i tre leader nord-Europei per transazioni con carte pro-capite e quinto nel
Cashless Society Index 2016. A partire dal 2007 e fino al 2015, il Paese ha sviluppato un
sistema di governance integrato sul tema dei pagamenti senza contante, che ha riunito
le istituzioni finanziarie britanniche, gli attori dell’industry dei sistemi di pagamento e
il Governo. Questo organismo era volto a fornire un indirizzo strategico e a sviluppare i
pagamenti senza contante nel Paese attraverso concrete soluzioni di policy. Ogni anno
veniva pubblicato il “National Payments Plan” contenente la strategia per lo
sviluppo dei sistemi di pagamento del Paese. Dal 2015 i poteri regolatori dell’organismo
sono stati trasferiti al neo-costituito Payment System Regulator, mentre
l’associazione di settore ha assunto il nome di Payments UK.
I pagamenti cashless nel Regno Unito sono particolarmente avanzati nel settore dei
trasporti pubblici: nel 2003 è stata introdotta a Londra la Oyster Card, un titolo di
viaggio elettronico che permette di utilizzare i sistemi di trasporto pubblico gestiti dal
Transport for London. La tessera Oyster integra oggi soluzioni contactless estese sulla
quasi totalità della rete di trasporti. A titolo di esempio, da luglio 2014 il servizio di
trasporto sugli autobus cashless dovrebbe generare risparmi attesi per circa 24 milioni
di Sterline all’anno con risparmi complessivi di circa 130 milioni di Sterline entro il
2023 grazie al minor utilizzo di contante33. Il sistema ha avuto grande successo: le carte
Oyster emesse sono passate, tra metà 2012 e fine 2014, da 43 ad oltre 47 milioni e ad
esse si aggiungono le normali carte di pagamento contactless che possono ugualmente
essere utilizzate per pagare i servizi di trasporto pubblico cittadino.
Box – Australia: inclusione finanziaria e propensione all’uso di strumenti di pagamento innovativi
In Australia, ad oggi oltre il 50% dei pagamenti sono effettuati elettronicamente (nel 2013 i pagamenti in
contante sono scesi al 47%, rispetti al 70% del 2007). Una delle ragioni che ha permesso un simile sviluppo è
l’elevato livello di inclusione finanziaria della popolazione: il 99% dei cittadini australiani sopra i 15 anni d’età
possiede infatti un conto bancario.
Nel Paese si osserva una elevata propensione da parte dei consumatori all’utilizzo di strumenti di pagamento
innovativo: a titolo di esempio, oltre l’80% degli australiani possessori di uno smartphone dichiara che vorrebbe
poter effettuare qualsiasi pagamento attraverso App.
Inoltre, la Banca Centrale australiana ha posto in essere una governance centralizzata basata su meccanismi
cooperativi e la partecipazione di istituzioni bancarie e operatori dell’industry dei pagamenti, al fine di dare un
indirizzo allo sviluppo dei pagamenti innovativi ed aumentare l’efficienza e la trasparenza del sistema. Casi simili
si possono individuare anche in Norvegia, Canada e Regno Unito.
Fonte: MasterCard Cashless Journey, Australian Payments Clearing Association, Westpac Bank, “Westpac Cash Free
Report”, 2015
33
Fonte: Transport for London (TfL), 2016.
36
3.5.
POLONIA:
UN
PROGRAMMA
D’AZIONE
PER
ACCELERARE
LA
MODERNIZZAZIONE DEL PAESE
La Polonia, similmente alla Francia, ha delineato un articolato programma di cash
turnover per il periodo 2014-2020, a partire dalla realizzazione di una accurata
analisi realizzata tra il 2012 e il 2013 dalla Banca Centrale Polacca (NBP) sulla
situazione del Paese e sulle barriere esistenti, accompagnata dall’elaborazione di
raccomandazioni per il Governo.
Valutazione della BCE sul
sistema dei pagamenti polacco e
raccomandazione di creare
politiche a sostegno dei
pagamenti non-cash
2009-2011
2002
2004-2007
Attività di promozione
dei pagamenti non-cash
Analisi della situazione di partenza e
delle barriere ("Development diagnosis
of non-cash turnover") da parte della
NBP e sviluppo di raccomandazioni per il
Governo
Creazione della Coalition for the Noncash Payments and Micropayments
su iniziativa dell’Associazione Bancaria
Polacca con sostegno di NBP e
Ministero delle Finanze (2007)
2008
2012-2013
2020
Attività del Ministero delle Finanze sul programma
governativo (incompiuto)
Decisione di creare e
implementare una strategia
di medio termine (20092013)
2014-2015
Definizione e avvio della nuova
strategia (non governativa) 20142020
Accettazione della strategia da parte del sistema
bancario e della NBP (2009)
Valutazione dello stato di avanzamento
del programma
Figura 25. Il percorso verso il piano d’azione nazionale polacco sui pagamenti elettronici. Fonte: elaborazione The
European House - Ambrosetti su dati Narodowy Bank Polski, 2016
Attualmente il mercato dei pagamenti in Polonia sta attraversando una fase di sviluppo
e progressivo consolidamento, ma deve confrontarsi con alcuni fenomeni, tra cui:

il basso livello di bancarizzazione di ampie fasce dei cittadini: con riferimento ai
dati 2015, il 22% della popolazione polacca sopra i 15 anni di età non possiede un
conto corrente bancario (rispetto al 10% medio europeo); tale valore si attesta al
47% tra i giovani tra i 15 e 24 anni di età e al 22% tra gli over 5534;

l’utilizzo del contante come principale mezzo di pagamento per l’82% della
popolazione. Le motivazioni della prevalenza del contante sono riconducibili non
solo al mancato possesso di una carta di pagamento (40% dei casi), ma anche alla
debole accettazione della carta presso gli esercenti (34%) o alla preferenza esplicita
da parte dei cittadini per il contante, anche in presenza di possesso della carta o
della sua accettazione (26%)35. In generale, solo il 62% della popolazione è dotata di
un conto corrente, di una carta di pagamento ed ha accesso all’online banking.
Nel complesso, si sta assistendo però al rapido e crescente utilizzo dei mezzi di
pagamento elettronici, trend accentuatosi nel biennio 2014-2015: il numero di
transazioni pro-capite con carte in Polonia – pur essendo ancora lontano dalla media
europea (48,7 rispetto a 93,2) – è più che triplicato dal 2008 (15,1 per abitante). Anche
il numero annuo di transazioni con carta per POS (4.560) è oggi superiore alla media
europea (4.167).
34
35
Fonte: Narodowy Bank Polski (NBP), “Development diagnosis of non-cash turnover”, 2015.
Fonte: Narodowy Bank Polski (NBP), “Payment habits of Poles”, 2013.
37
La strategia varata, a livello non governativo, intende porre le condizioni affinché entro
il 2020 la Polonia possa trarre i massimi benefici dallo sviluppo dei pagamenti digitali e
dalla loro diffusione tra cittadini, imprese e P.A..
Non-Cash Turnover Development
Program in Poland 2014-2020
Documento
strategico
Piano
operativo
Linee guida
per il Governo
Piano
operativo
2014-2016
Piano
operativo
2016-2018
Piano
operativo
2018-2020
5 obiettivi specifici
21 linee d’azione
110 interventi di dettaglio
VISIONE AL 2020
Entro il 2020 essere un Paese in cui:
 Società civile, imprese e P.A. utilizzano
strumenti di pagamento non-cash
consapevolmente e diffusamente; usano
strumenti di pagamento innovativi nella
consapevolezza dell’efficacia e della sicurezza
delle operazioni di pagamento
 Sono state assicurate le condizioni favorevoli
per l’uso sicuro e cost-efficient dei pagamenti
cashless e per un sistema dei pagamenti
moderno e competitivo in Polonia
 Non ci sono barriere all’accesso e all’uso dei
servizi di pagamento non-cash
Figura 26. Articolazione del piano d’azione del programma polacco per lo sviluppo dei pagamenti non-cash e la
Visione al 2020. Fonte: elaborazione The European House - Ambrosetti su dati Narodowy Bank Polski e Coalition for
Non-cash Turnover and Micropayments, 2016
Nel complesso, lo sviluppo e la diffusione di sistemi di pagamento innovativi (in
particolare, contactless e mobile) in Polonia è il risultato di azioni combinate di diversi
attori e investimenti, che hanno permesso alla Polonia di affermarsi come un “pioniere”
europeo nello sviluppo degli Immediate Payment Systems. Gli investimenti in
innovazione hanno riguardato più ambiti:

carte di pagamento ibride, passate da 8 milioni nel 2009 a 32,6 milioni nel 2015,
con un incremento della sicurezza: la Polonia è tra i primi Paesi europei per
sicurezza nelle operazioni di pagamento (il numero di frodi è 7 volte inferiore
rispetto alla media UE-28);

carte contactless: ad oggi l’80,6% delle carte di pagamento in circolazione sono
contactless, portando ad una maggior semplicità d’uso e propensione all’uso di
questi strumenti;

pagamenti mobile: nel 2015 è stato lanciata Blink, una piattaforma di pagamenti
mobile dotata di standard open, cui tutte le banche del territorio possono aderire;
si tratta un esempio di collaborazione tra competitor per la diffusione di uno
standard innovativo.
Il Paese è inoltre intervenuto sull’educazione e informazione della popolazione
(soprattutto pensionati e giovani) sui moderni strumenti di pagamento.
38
Box – Il programma “Academy of Accessible Finance” della Polonia
Per sensibilizzare i cittadini sulle opportunità offerte dai mezzi di pagamento elettronico, la Banca Centrale
Polacca (NBP), in collaborazione con altri partner istituzionali*, ha lanciato nel 2011 e reso operativo da maggio
2012 un programma di lungo termine rivolto alla popolazione over 65 (2012-2016) e ai giovani di 18-24 anni (dal
2016). L’obiettivo è raggiungere le fasce della popolazione non bancarizzate o utilizzatrici del contante ed
educarle – in collaborazione con le 16 filiali regionali della NBP – alle opportunità legate al conto in banca e
all’uso attivo dei moderni strumenti di pagamento, come carte di credito e servizi bancari elettronici.
A fine 2015, l’“Accademia della Finanza Accessibile” ha realizzato:
-
15 incontri con autorità locali/portavoce (“ambasciatori delle transazioni senza contanti”) su base
trimestrale, con la partecipazione di oltre 800 “ambasciatori”;
azioni di sensibilizzazione della popolazione attraverso articoli su stampa locale (300mila persone
raggiunte), interviste radio (oltre un 1 milione di persone) e TV (1,5 milioni di persone);
incontri educativi e altri eventi su base locale organizzati da esperti delle filiali regionali del NBP (più di 500
eventi e oltre 30mila persone coinvolte).
National Insurance Company (ZUS), Polish Association of Retired People, Pensioners and Disabled Persons (PZERiI), Association of
Third Age Universities (SUTW), Polish Bank Association e Banking Guarantee Fund (BFG).
(*)
Fonte: Narodowy Bank Polski (NBP), 2016
3.6. COREA
DEL
SUD:
UN APPROCCIO DI SISTEMA PER LA DIFFUSIONE DEI
PAGAMENTI DIGITALI
In Asia, alla fine degli anni Novanta la Corea del Sud si è distinta per un approccio
sistemico nel promuovere i pagamenti digitali. Fino agli anni Novanta, il Paese aveva
uno dei tassi di penetrazione di carte di pagamento più bassi al mondo (5%), mentre
oggi è tra i più alti a livello globale (oltre 75% nel 2012). Inoltre, nel 2013, il 74% dei
cittadini sudcoreani dichiarava di preferire i pagamenti con carte.
Nell’ottica di raggiungere questi risultati, il Paese ha introdotto nel tempo una serie di
misure integrate per la lotta al contante, tra cui:

l’uso
obbligatorio
di
pagamenti
elettronici per spese sopra i 42 Dollari;

una deduzione del 20% dell’IVA per i
consumatori che spendono più del 10%
del loro reddito con carte36; fino al 2011,
inoltre, era in essere una deduzione
dell’IVA per i commercianti fino al 2,6%
degli incassi con carta;

un sistema pubblico di lotteria
legato alle carte di pagamento finalizzato
a premiare i possessori di carta e i
commercianti
tramite
estrazioni
Il sistema pubblico di lotteria sugli scontrini
per i pagamenti con carta di credito nella
Corea del Sud
Il sistema sudcoreano di lotteria sugli scontrini dei
pagamenti effettuati con carte è finanziato dal
Governo e prevede un doppio schema
(consumatori e commercianti) con premi fino a 1
milione di Won. La lotteria è stata cessata nel
2006 (all’epoca, le vincite totali ammontavano a
80 milioni di Won) ed è servita a contribuire alla
crescita del tasso di penetrazione di pagamenti
con carte.
Quando il consumatore spende più del 10% del proprio reddito con carte di pagamento, ha diritto ad una
detrazione del 20% sull’ammontare della spesa che supera il 10% del reddito (fino a un massimo di 3.000
Dollari all’anno).
36
39
pubbliche mensili collegate agli scontrini di pagamento;

sanzioni per i commercianti che non accettano i pagamenti con carte o applicano
sovrapprezzi.
L’approccio integrato adottato dal Governo sudcoreano ha portato ad importanti
risultati:
L’uso del contante è diminuito, passando dal 95% delle transazioni nel 1999 al 28%
nel 2011; inoltre il gettito IVA è cresciuto del 50% e l’imponibile del 130%.
2010
2011
2012
2013
260,8

228,5
Il numero di transazioni con carte è cresciuto dell’85% (da 7 a 13 miliardi) tra il
2010 e il 2014, così come il numero di carte di pagamento (a fine 2013 erano state
emesse oltre 270 milioni di carte di pagamento). Nel 2014 i pagamenti pro-capite
con carte ammontavano a 260,8 (un valore superiore ai 243,6 della Finlandia).
197,9

168
La spesa totale con carte di pagamento è arrivata a 512 miliardi di Dollari nel 2011
(pari a circa il 43% del PIL nazionale).
143,6

2014
Figura 27. Transazioni pro-capite con carte di pagamento nella Corea del Sud (valori assoluti), 2010-2014. Fonte:
elaborazione The European House - Ambrosetti su dati Bank for International Settlements, 2016
3.7. I PAESI
DELL’AMERICA
LATINA
E LE MISURE DI INCENTIVAZIONE DEI
PAGAMENTI ELETTRONICI
In America Latina sono numerosi i Governi che hanno promosso misure di
incentivazione per l’utilizzo delle carte di pagamento da parte dei consumatori (ad
esempio, restituzione di una quota dell’IVA) e di contrasto all’uso del contante e
all’economia sommersa. Si tratta di Paesi che presentano problemi simili a quelli
dell’Italia (in termini di elevata incidenza dell’economia sommersa) e hanno deciso di
intervenire aumentando la trasparenza e la tracciabilità delle transazioni:

In Argentina, nel 2001 i pagamenti in contanti sono stati limitati a 1.000 Pesos
(pari a 1.000 Dollari) e non possono beneficiare di riduzioni fiscali; fino al 2011 i
consumatori hanno beneficiato di una restituzione del 4,13% dell’IVA sulle
transazioni con carte di pagamento (aumentata rispetto al 3% in vigore fino al
2007).

Nel 2010 il Governo della Colombia ha approvato una restituzione per i
consumatori del 2% dell’IVA per le transazioni con carte di pagamento. Nel 2012 ha
40
inoltre istituito un fondo di 1,7 milioni di Dollari, assegnati a tre progetti per lo
sviluppo dei pagamenti elettronici di tre differenti istituti di credito. Accanto a
queste misure, sono state inoltre varate misure per facilitare l’inclusione finanziaria
della popolazione (ad esempio, permettendo l’apertura di conti correnti senza la
necessità della presenza fisica del richiedente). Ad oggi i pagamenti senza contante
nel Paese sono il 9,7% del totale per numero di transazioni, ma il 69% del totale per
valore.

In Uruguay, il decreto del 22 luglio 2014 ha introdotto una restituzione del 2%
dell’IVA per i commercianti per pagamenti con carta. Inoltre, al fine di promuovere
l’accesso ai servizi bancari nel Paese, per effetto della “Financial Inclusion Law”
(entrata in vigore nel maggio 2015), il Governo ha imposto una soglia a 5.000
Dollari per disincentivare i pagamenti in contante, richiedendo che tali acquisti
passino attraverso il sistema bancario.

Il Brasile ha attivato un sistema di lotteria e, attraverso la “Nota Fiscal Paulista”
del 2011, ha permesso al consumatore una restituzione del 30% dell’IVA pagata dal
commerciante su presentazione del codice fiscale durante l’acquisto. A fine 2015 gli
utilizzatori del servizio erano oltre 17 milioni, mentre l’incremento del gettito nei
primi tre anni di applicazione è stato pari al 23,3%.
3.8. CONSIDERAZIONI DI SINTESI DAI CASI INTERNAZIONALI
Pur non esistendo un modello unico di riferimento, le esperienze estere mettono in luce
almeno quattro fattori “invarianti” per il successo della cashless society:
a) Una chiara visione di sviluppo di lungo periodo (espressa tipicamente all’interno
dei più ampi processi di digitalizzazione del sistema-Paese).
b) Una governance e un coordinamento efficace delle policy e degli attori, ai fini di
bilanciare gli interessi dei vari stakeholder e garantirne l’equità degli oneri e dei
benefici.
c) Una articolazione degli interventi con mix di obblighi/incentivi e azioni di
repressione, per lo stimolo di comportamenti virtuosi e la repressione di quelli
illegali.
d) Puntuali azioni di ingaggio e sensibilizzazione della popolazione, creando education
e dando gli strumenti operativi e concettuali necessaria all’uso consapevole dei
nuovi mezzi di pagamento.
Su questi aspetti si ritornerà nel Capitolo 5 dedicato alle proposte d’azione per l’Italia.
Per quanto riguarda nello specifico la dimensione delle policy e degli strumenti, emerge
un orientamento all’utilizzo integrato di più leve che riguardano gli aspetti di incentivo
– tipicamente bilanciati sia sul lato dei consumatori che dei commercianti – e di
obbligo di utilizzo dei pagamenti cashless (o di disincentivazione dell’uso del contante).
Inoltre, in molti casi, la Pubblica Amministrazione, o i servizi di pubblica
utilità (ad esempio, i trasporti), sono stati oggetto di iniziative e di programmi mirati
all’ampliamento della base di accettazione e all’aumento delle occasioni d’uso degli
strumenti di pagamento elettronici, rappresentando così un volano di accelerazione dei
processi in corso nel Paese.
41
Paese
Danimarca
Svezia
Focus
Risultati ottenuti
 Pagamenti elettronici elemento-chiave della
 Obiettivo al 2030 di diventare una cashless
strategia di sviluppo digitale (eGovernment
Strategy 2016-2020)
 Esercenti parte attiva nella diffusione di
strumenti di pagamento digitali
society (268,7 transazioni pro-capite con carte
di pagamento, 2 in UE-28)
 Oggi solo 6,4% dei pagamenti è effettuato in
contanti, carta Dankort posseduta da >80%
dei cittadini
 Banca centrale di Svezia come pivot della
 80% transazioni retail effettuate con carte di
collaborazione tra istituzioni e industria
 Sostegno ai processi innovativi e alle fintech e
alla digitalizzazione della P.A.
 Contante ridotto del 22% dal 2011
 Il 75% della popolazione interagisce online con
pagamento
la P.A. (+23 p.p. rispetto alla media UE-28)
 Integrazione tra pagamenti elettronici ed
Estonia
Francia
Polonia
Regno
Unito
Sud Corea
America
Latina
ecosistema digitale
 Identità digitale e piattaforma tecnologica
nazionale (X-Road) come fattore acceleratore
 75% delle transazioni effettuate con carte
 98% delle transazioni bancarie online
 >600 servizi abilitati da identità digitale
 Stratégie nationale sur les moyens de
 Volumi di pagamenti con carte aumentato di
paiement (2015-2020)
 Sostegno all’industria nazionale dei pagamenti
come asset competitivo del Paese
 Transato dei consumi privati con carte di
 Programma di cash turnover per il periodo
 80,6% delle carte di pagamento in circolazione
2014-2020
 Programmi di educazione e informazione della
popolazione e investimenti in innovazione
 Numero di transazioni pro-capite con carte di
 Sistema di governance integrato dei pagamenti
 Dal 2014, i pagamenti cashless hanno
cashless
 Elevato tasso di sviluppo dei pagamenti
elettronici nel trasporto pubblico
superato quelli con contanti (52% rispetto al
48%)
 Nel settore dei trasporti pubblici a Londra,
emesse oltre 47 milioni di Oyster Card
 Dagli anni ’90, misure integrate per favorire
 Tasso di penetrazione di carte di pagamento
l’adozione di strumenti di pagamento cashless
e scoraggiare l’evasione
 Sistema di lotteria abbinata ai pagamenti con
carte rivolta a consumatori e commercianti
>110 miliardi di Euro dal 2008
pagamento incrementato dal 2008 del +25%
è contactless
pagamento triplicato dal 2008
dal 5% (1990) a >75% (oggi)
 Tra il 2010 e il 2014 N transazioni con carte:
+85% (da 7 a 13 miliardi)
 Meccanismi di restituzioni IVA per pagamenti
 Diffusione generalizzata di strumenti di
con strumenti cashless come forma di lotta al
sommerso
 Introduzione di soglie al contante
pagamento cashless (in Colombia sono il 69%
del valore delle transazioni)
 Contrasto all’evasione e aumento
dell’inclusione finanziaria (in Brasile +23%
gettito)
Figura 28. Visione sinottica dei casi internazionali con principali caratteristiche e risultati raggiunti. Fonte:
elaborazione The European House - Ambrosetti, 2016
42
CAPITOLO 4
LA SURVEY 2016 DELLA COMMUNITY CASHLESS SOCIETY:
I PAGAMENTI ELETTRONICI E IL PUNTO DI VISTA DELLA
BUSINESS COMMUNITY DEL PAESE
La Community, con l’obiettivo di aprire una finestra di osservazione sul sentiment dei
business leader del Paese rispetto alla “cashless society”, ha realizzato un’indagine
strutturata, condotta nella primavera del 2016.
La survey, pur non avendo finalità statistiche, presenta un alto valore qualitativo,
avendo coinvolto un campione molto qualificato e rappresentativo della classe
dirigente italiana. Le risposte ottenute (circa 130) hanno interessato per il 45%
Amministratori Delegati, Presidenti e Consiglieri di Amministrazione e per il restante
55% Direttori Generali e Responsabili di Funzione di grandi gruppi italiani e
multinazionali (appartenenti ai servizi Ambrosetti Club e Aggiornamento Permanente
di The European House - Ambrosetti).
DG e Resp. di
Funzione
55%
AD, Presidenti e
Membri del
C.d.A.
45%
Figura 29. Carica dei rispondenti all’indagine (valori percentuali). Fonte: elaborazione The European House Ambrosetti, 2016
In particolare, l’indagine, articolata in 15 domande a risposta chiusa e aperta, ha voluto:

Evidenziare il giudizio dei business leader sullo stato dell’arte dei pagamenti
elettronici in Italia.

Comprendere le principali barriere percepite alla diffusione della cashless
society, dal lato della domanda e dell’offerta.

Raccogliere l’opinione
d’intervento.
della
business
community
sulle
possibili
leve
Si presentano di seguito le principali indicazioni emerse dall’indagine.
43
4.1. IL
GIUDIZIO DELLA BUSINESS COMMUNITY SULLO STATO DELL’ARTE DEI
PAGAMENTI ELETTRONICI IN ITALIA
La diffusione dei pagamenti elettronici è ritenuta un fattore importante o molto
importante per il Sistema-Paese e per il suo sviluppo dall’86,4% dei rispondenti.
Poco importante
5,4%
5,5%
Molto importante
40,5%
Mediamente
importante 8,1%
86,4%
Importante 45,9%
Figura 30. Riposte alla domanda “Quanto giudica importante per il Sistema-Paese e per il suo sviluppo la diffusione
dei pagamenti elettronici?” (percentuale delle risposte). Fonte: risultati della survey della Community Cashless
Society di The European House – Ambrosetti, 2016
A fronte della valutazione positiva sull’elevato potenziale del settore come leva di
crescita per l’economia nazionale, tuttavia meno dell’11% dei rispondenti giudica lo
stato di sviluppo dell’Italia sui pagamenti elettronici medio-alto (8,1%) o alto (2,7%).
Tale ritardo è evidenziato anche dal 57% delle risposte, per le quali il giudizio sul
posizionamento dell’Italia è basso (40,5%) o molto basso (16,2%).
Alto 2,7%
Medio-alto
8,1%
Medio-basso
32,5%
32,4%
Molto basso
16,2%
Basso 40,5%
Figura 31. Risposte alla domanda “Nel complesso, come giudica il grado di sviluppo del Paese rispetto ai pagamenti
elettronici?” (percentuale delle risposte). Fonte: risultati della survey della Community Cashless Society di The
European House – Ambrosetti, 2016
44
Una particolare criticità è associata al ruolo svolto dagli interventi di policy. Infatti,
per quasi l’87% dei rispondenti all’indagine, negli ultimi anni i Governi italiani non
hanno sostenuto a sufficienza la promozione dei pagamenti effettuati con strumenti
alternativi al contante.
88,6%
8,5%
2,9%
Sì
No
Non so
Figura 32. Risposte alla domanda “Secondo Lei, negli ultimi anni i Governi italiani hanno promosso adeguatamente i
pagamenti cashless?” (percentuale delle risposte). Fonte: risultati della survey della Community Cashless Society di
The European House – Ambrosetti, 2016
A conferma di tale giudizio, per circa il 68% dei rispondenti la decisione di innalzare il
limite legale all’uso del contante – da 1.000 Euro a 3.000 Euro con effetto dall’inizio di
gennaio 2016 – è negativa (52,8%) o molto negativa (13,9%).
Molto positiva
8,3%
Molto negativa
52,8%
Positiva
11,1%
67,7%
Abbastanza
positiva
13,9%
Negativa
13,9%
Figura 33. Risposte alla domanda “Come giudica la recente decisione del Governo di innalzare il limite all’uso del
contante?” (percentuale delle risposte). Fonte: risultati della survey della Community Cashless Society di The
European House – Ambrosetti, 2016
Un terzo dei rispondenti, al contrario, esprime apprezzamento circa l’innalzamento
della soglia per i pagamenti in contante: tale risultato può essere analizzato anche
considerando le motivazioni che “inducono” a detenere contante, come rivelano altre
indagini condotte in Italia.
45
Box – Perché molti italiani esprimono una preferenza per il contante rispetto ai pagamenti elettronici?
In Italia il contante è ancora oggi uno strumento di pagamento ampiamente utilizzato: secondo una recente
indagine, quando si esce di casa, si detiene denaro in tasca (il 40% ha più di 50 Euro) così come il 77% del
target non vi rinuncerebbe. Le motivazioni che spingono ad avere contante in tasca sono legate ad ostacoli di
natura pratica, come:
― limitazione all’uso delle carte nei punti vendita (ad esempio, indisponibilità o mancato funzionamento dei
POS, utilizzo consentito solo sopra una certa soglia, ecc.) per il 64% dei rispondenti;
― utilità per il pagamento di piccole spese (come parcheggio, acquisto del giornale o del biglietto del mezzo
pubblico, ecc.) per il 59% dei rispondenti;
― possibilità di gestire liberamente un’emergenza per il 48% dei rispondenti.
Frodi, furti o clonazioni costituiscono una barriera solo per una residua parte del campione intervistato (18%).
Fonte: PayPal-Duepuntozero Doxa, “Let the shopping begin. Indagine sull’atteggiamento nei confronti degli acquisti e
profilazione degli online shopper”, luglio 2015
In considerazione del diffuso utilizzo del contante nel nostro Paese (83% dei pagamenti
e 56% dei consumi delle famiglie), un tema molto dibattuto presso l’opinione pubblica
riguarda i costi associati alla gestione del contante (come le spese di stampa,
conservazione, sicurezza, trasporto, ecc.).
Secondo le ultime stime di Banca d’Italia, il costo del contante in Italia ammonta tra gli
8 e i 10 miliardi di Euro all’anno (pari allo 0,53% del PIL nazionale). Si riscontra una
scarsa consapevolezza circa la reale dimensione del fenomeno: ad esempio, meno
di un terzo dei rispondenti è consapevole del corretto ammontare dei costi del
contante in Italia.
>10 mld €
15%
7 - 10 mld €
31%
< 1 mld €
3%
1 - 3 mld €
22%
4 - 6 mld €
29%
Figura 34. Risposte alla domanda “Secondo Lei, a quanto ammontano i costi annui della gestione del contante
(stampa, conservazione, sicurezza, trasporto, ecc.) in Italia?” (percentuale delle risposte). Fonte: risultati della survey
della Community Cashless Society di The European House – Ambrosetti, 2016
46
4.2. LE
PRINCIPALI BARRIERE ALLA DIFFUSIONE DELLA CASHLESS SOCIETY
SECONDO I BUSINESS LEADER ITALIANI
Una seconda area di focalizzazione della survey ha riguardato i problemi che ad oggi
ostacolano la piena diffusione dei sistemi di pagamento non-cash based in Italia.
Per quanto riguarda gli utilizzatori, i rispondenti all’indagine indicano tra le principali
criticità la scarsa cultura digitale di cittadini (punteggio medio di 4,6 su una scala
crescente da 1 a 6) e commercianti (4,4), seguite dalla percezione di costi elevati delle
transazioni effettuate con carte di pagamento (4,1). Tali risultati confermano
l’importanza di intervenire sul fronte “culturale” e sui comportamenti degli utilizzatori,
anche nella direzione di comunicare correttamente le opportunità offerte dai moderni
sistemi di pagamento o, per converso, i reali costi ad essi associati.
In minor misura, sono indicati tra i fattori ostativi: la preoccupazione per la sicurezza
dei pagamenti elettronici (punteggio medio di 3,7), carenze infrastrutturali (3,7) –
come la disponibilità di terminali POS o di banda larga – e i vincoli di tipo normativoregolamentare (3,0).
Infine, ulteriori aspetti sollevati da alcuni rispondenti riguardano l’assenza di incentivi
o detrazioni fiscali delle spese effettuate tramite pagamenti elettronici, l’elevato peso
dell’economia sommersa, lo scarso sostegno a trasparenza e tracciabilità, unitamente
alla mancanza di un piano d’azione con interventi coordinati.
4,6
Scarsa cultura digitale da parte dei clienti
Scarsa cultura digitale da parte dei
commercianti
4,4
4,1
Costi della transazione
Preoccupazione per la sicurezza delle
transazioni (es. frodi, ecc.)
3,7
Carenze infrastrutturali
3,7
Vincoli della regolamentazione e della
normativa
3,0
Figura 35. Risposte alla domanda “Quali sono secondo Lei i problemi principali per la diffusione dei sistemi di
pagamento senza l'uso del contante?” (scala da 1=minore criticità a 6=maggiore criticità; punteggio medio). Fonte:
risultati della survey della Community Cashless Society di The European House – Ambrosetti, 2016
Relativamente alla percezione dei maggiori ostacoli all’offerta di opzioni di pagamento
non-cash based da parte delle aziende, i costi connessi alle transazioni elettroniche
sono il primo fattore indicato dai rispondenti (punteggio medio di 4,2 su una scala
crescente da 1 a 6), seguiti in seconda e terza posizione dalle difficoltà nell’applicazione
front-end in termini di sicurezza, user experience, ecc. (3,8) e dalla disponibilità di
competenze interne alle aziende per implementare i sistemi di pagamento elettronici
(3,6).
47
Costi connessi alle transazioni elettroniche a carico
dell’azienda (es., merchant fee)
4,2
Difficoltà nell'applicazione front-end (es. sicurezza,
user experience, ecc.)
3,8
Disponibilità di competenze all'interno delle aziende
per implementare i sistemi di pagamento elettronici
Scarsa domanda/utilità percepita da parte dei clienti
finali
3,6
3,5
Difficoltà nell'implementazione e nell'integrazione con
il back-office dell'azienda
3,3
Aspetti legati alla sicurezza delle transazioni
3,3
Figura 36. Risposte alla domanda “Quali ritiene che siano i maggiori ostacoli all'offerta di opzioni di pagamento
senza contanti da parte delle aziende?” (scala da 1=ostacolo di minor peso a 6=ostacolo di maggior peso; punteggio
medio). Fonte: risultati della survey della Community Cashless Society di The European House – Ambrosetti, 2016
Con riferimento alla percezione sul livello dei costi connessi ai pagamenti con
strumenti elettronici (indicati come terzo ostacolo per la diffusione delle transazioni
cashless sul lato della domanda, e primo sul lato dell’offerta), circa il 69% dei
rispondenti li reputa ancora alti, nonostante gli effetti della recente normativa europea
che ha ridotto sostanzialmente le fee per le transazioni elettroniche37.
68,6%
40,0%
25,7%
22,9%
5,7%
5,7%
0,0%
Molto basso
Basso
Medio-basso
Medio-alto
Alto
Molto alto
Figura 37. Risposte alla domanda “Anche alla luce della recente normativa europea che ha ridotto le fee per le
transazioni elettroniche, come giudica l’attuale livello dei costi associati ai pagamenti con strumenti elettronici?”
(percentuale delle risposte). Fonte: risultati della survey della Community Cashless Society di The European House
– Ambrosetti, 2016
Per quanto riguarda l’attuale grado di sicurezza delle transazioni elettroniche
in Italia, si ravvisa una diffusa percezione di adeguatezza dei sistemi di sicurezza: per
quasi l’86% dei top manager coinvolti nell’indagine il livello è “alto” o “medio-alto”.
Da giugno 2015 è entrato in vigore il Regolamento (UE) 2015/751 sul tetto alle commissioni che vengono
applicate nel rapporto fra banca del negoziante e banca del consumatore per i pagamenti effettuati
attraverso carte di credito e di debito (Interchange Fee), la cui soglia massima, a valere dal 9 dicembre
2015, viene fissata a 0,3% per le transazioni effettuate con carta di credito e a 0,2% per le transazioni
abilitate tramite carte di debito. Questa misura risponde all’obiettivo auspicato dalla Commissione
Europea di ridurre i costi per retailer e consumatori, aumentando la trasparenza sulle operazioni e
ponendo le basi per un mercato europeo integrato anche sul fronte delle commissioni.
37
48
Tale risultato deve essere analizzato anche in considerazione della composizione del
campione, che risulta tendenzialmente più “preparato”, e quindi consapevole, rispetto
al cittadino medio, per il quale, al contrario, il timore di possibili frodi nell’effettuare
pagamenti con carta o elettronicamente rappresenta spesso una barriera all’utilizzo di
tali strumenti, come emerge da altre survey di tipo generalista indirizzate alle diverse
fasce della popolazione38 (si veda anche quanto detto prima).
Basso
2,9%
Mediobasso
11,4%
Alto
40,0%
Medio-alto
45,7%
Figura 38. Risposte alla domanda “Come giudica l’attuale livello di sicurezza delle transazioni elettroniche in Italia?”
(percentuale delle risposte). Fonte: risultati della survey della Community Cashless Society di The European House
– Ambrosetti, 2016
Quanto ai vantaggi associati all’utilizzo dei moderni sistemi di pagamento, per oltre il
91% dei top manager coinvolti nell’indagine i pagamenti elettronici sono un
importante mezzo per ottenere informazioni sui clienti e, tramite queste, rafforzare
le relazioni con loro e sviluppare nuove soluzioni e servizi a valore aggiunto.
Molto basso
Basso
14,3%
42,9%
2,9%
5,6%
0,0%
34,3%
91,5%
Medio-basso Medio-alto
Alto
Molto alto
Figura 39. Risposte alla domanda “Secondo Lei, quanto sono importanti i pagamenti elettronici come mezzo per
ottenere informazioni sui clienti e, tramite queste, rafforzare le relazioni con loro?” (punteggio crescente da 1=“molto
basso” a 6=“molto alto”; percentuale delle risposte). Fonte: risultati della survey della Community Cashless Society di
The European House – Ambrosetti, 2016
Una recente indagine sulle abitudini di acquisto e pagamento condotta in Italia rivela che: il rischio di
frodi su Internet è ritenuto di livello “medio” dal 34,5% degli italiani, ma “elevato” dal 44,4%; il 64,6%
degli italiani comprerebbe “più spesso” e “molto più spesso” online a fronte di un miglioramento della
sicurezza dei dati; Il 58,2% dichiara di prestare “molta attenzione” alla propria sicurezza quando effettua
acquisti sul web. Tuttavia, il 23,8% degli italiani dichiara di essere preoccupato dal possibile furto di dati
dalla propria carta di credito, mentre il 17,9% teme la violazione delle password dei servizi di pagamento
online. Fonte: indagine Paysafecard, maggio 2015.
38
49
4.3. L’OPINIONE DELLA BUSINESS COMMUNITY SULLE POSSIBILI LEVE
D’INTERVENTO PER LA DIFFUSIONE DEI PAGAMENTI ELETTRONICI NEL PAESE
I business leader sono stati anche interrogati sulle possibili aree d’intervento per
promuovere i pagamenti elettronici in Italia.
Innanzitutto, viene attribuito un ruolo chiave alla P.A. per aumentare l’accettazione
degli strumenti cashless per i pagamenti (punteggio medio di 5,4 su un valore massimo
di 6). Anche la deduzione di alcune categorie di spesa a condizione che siano pagate con
strumenti alternativi al contante è apprezzata dai rispondenti (punteggio medio di 5,3),
così come la previsione di incentivi fiscali e finanziari a commercianti e consumatori,
che ricevono un punteggio medio pari rispettivamente a 5,1 e 5,0.
Tra le indicazioni ricevute dalla classe dirigente del Paese, ottengono un riscontro
positivo anche la realizzazione di campagne di education e informazione (punteggio di
4,8), l’introduzione dell’obbligo per l’utilizzo di strumenti di pagamento elettronici per
alcune tipologie di spesa (4,5) e della tassazione sul prelievo di contante (3,6).
Aumentare l'accettazione degli strumenti di
pagamento cashless nella PA
Possibilità di dedurre alcune categorie di spesa
solo se sostenute con pagamenti cashless
5,4
5,3
5,1
Incentivi fiscali e finanziari ai commercianti
5,0
Incentivi fiscali e finanziari ai consumatori
4,8
Campagne di education e informazione
Obbligo di pagamento elettronico per alcune
tipologie di spesa
Tassazione sul prelievo di contante
4,5
3,6
Figura 40. Risposte alla domanda “Quali leve di intervento ritiene più efficaci per la promozione dei pagamenti
elettronici in Italia?” (scala da 1=minima efficacia a 6=massima efficacia; punteggio medio). Fonte: risultati della
survey della Community Cashless Society di The European House – Ambrosetti, 2016
50
CAPITOLO 5
LE PROPOSTE DELLA COMMUNITY CASHLESS SOCIETY PER
ACCELERARE LA DIFFUSIONE DEI PAGAMENTI ELETTRONICI IN
ITALIA
Le analisi svolte mostrano che il nostro Paese deve risolvere alcune criticità di tipo
“strutturale” ma, allo stesso tempo, può fare leva su opportunità da sfruttare in chiave
di “fattori abilitanti” per la diffusione dei pagamenti elettronici.
Nello specifico:

L’Italia si trova in una posizione di arretratezza sulla diffusione degli strumenti di
pagamento elettronici (33,5 transazioni pro-capite con carte di pagamento rispetto
alla media UE-28 di 93,2 nel 2014) e i tassi di sviluppo sono bassi (tasso medio
annuo composto di crescita nell’utilizzo pro-capite delle carte nel periodo 20082014 pari a +6,2% rispetto al +7,8% medio UE-28).

Non vi è ancora una consapevolezza radicata delle esternalità negative legate al
contante (il denaro in circolazione è amentato mediamente del 5% all’anno tra
2008 e 2014, così come sono in crescita i prelievi da sportelli ATM, +85% nel 2014
rispetto al 2008), anche in termini di minor modernità del sistema nel suo
complesso.

Gli utilizzatori finali (cittadini, esercenti, ecc.) scontano una “ignoranza
informativa” diffusa circa le realtà (costi, condizioni di utilizzo, ecc.) e i benefici
associati ai pagamenti cashless, sia fisici che digitali.

Le iniziative lanciate nel tempo, anche a livello politico, non sono sempre state
coerenti tra loro e hanno generato messaggi discordanti.

La revisione della Direttiva sui Servizi di Pagamento nel mercato interno (PSD2) e il
suo recepimento a livello nazionale aprono una finestra di opportunità per
riordinare la struttura di regole vigenti.

Il settore dei pagamenti elettronici è in veloce evoluzione ed occorre un
bilanciamento tra strutture tariffarie sostenibili dei servizi e investimenti in
tecnologica e sicurezza.
Si deve quindi definire un intervento, a livello nazionale, di natura sistemica che
possa intervenire sui fattori ostativi e valorizzare i fattori acceleratori la diffusione
dell’uso dei pagamenti cashless.
5.1. UNA
STRATEGIA
NAZIONALE
PER
LA
DIFFUSIONE
DELL’USO
DEI
PAGAMENTI ELETTRONICI IN ITALIA
La Community Cashless Society propone di varare una strategia nazionale per la
diffusione dei pagamenti elettronici, finalizzata a:
a) Dare un indirizzo (in termini di ruoli, funzioni e poteri) di medio-lungo termine e
razionalizzare le iniziative sui pagamenti cashless.
b) Fissare obiettivi condivisi con gli stakeholder (industry, istituzioni, consumatori).
51
c) Implementare regole, standard e priorità per strutture tariffarie sostenibili dei
servizi e garantire la disponibilità tecnologica.
d) Attivare le competenze interdisciplinari (normative, tecnologiche, ecc.) necessarie a
governare la transizione verso la cashless society e trarne i massimi benefici.
e) Garantire un ruolo politico forte sul tema dei pagamenti elettronici, anche per
portare le istanze dell’Italia in Europa.
La strategia deve essere guidata da una chiara visione di sviluppo di medio-lungo
periodo - ad esempio, 10 anni (2016-2026) come lungo termine e 5 anni come medio
termine. La Community propone la seguente visione:
“Affermare l’Italia come un Paese non-cash based, capace di generare servizi avanzati e innovazioni
tecnologiche lungo la filiera, con una autorevole influenza a livello europeo e che fa della transizione
cashless un asset competitivo e di sviluppo”
La Community Cashless Society ha individuato 5 assi prioritari d’intervento: 1)
Sensibilizzazione, informazione ed educazione degli utilizzatori; 2) Razionalizzazione e
semplificazione normativa; 3) Sicurezza delle transazioni elettroniche; 4) Innovazione e
competitività dell’industria nazionale dei pagamenti; 5) Fattori acceleratori.
A seguito di una attenta diagnosi sullo stato dei pagamenti elettronici in Italia
(orientata a delineare un quadro informativo dettagliato sulla situazione di partenza del
Paese), ciascun asse deve essere declinato in:

azioni prioritarie, organizzate secondo un mix di misure incentivanti e di misure
repressive; di seguito, si presentano le proposte messe a punto dalla Community;

indicatori di risultato (generali e specifici);

identificazione degli attori coinvolti nelle specifiche azioni;

definizione dei rispettivi ruoli;

definizione dei tempi di deployment della strategia e loro aggiornamento.
La Community propone inoltre tre macro-obiettivi di sistema a cui tendere,
associati alla strategia d’azione nazionale e agganciati a puntuali indicatori di
performance:
1. Consolidare la transizione verso la cashless society, allineando il punteggio
dell’Italia nel Cashless Society Index da 2,99 (valore attuale del CSI 2016) a 5,03
(valore della Francia) e individuando come sotto-indicatori l’allineamento del
nostro Paese alla media europea con riferimento a:
-
operazioni con contante dell’Europa (dall’83% al 67% delle operazioni totali);
-
consumi transati con strumenti alternativi al contante (dal 14% al 30%).
2. Migliorare l’alfabetizzazione finanziaria della popolazione, ai fini di aumentare la
capacità dei cittadini-utilizzatori di relazionarsi verso i pagamenti elettronici,
adottando come indicatore il miglioramento del posizionamento dell’Italia nel
52
Financial Literacy Index39 – ad esempio, passando da 37 (valore attuale dell’Italia)
ad almeno 67 (punteggio del Regno Unito).
3. Avere una industry dei pagamenti competitiva e una leadership europea su alcuni
“fattori abilitanti”, puntando su alcuni ambiti di focalizzazione come: sicurezza dei
pagamenti, pagamenti in mobilità, sinergia con il sistema di Identità Digitale
(SPID), servizi a maggior valore aggiunto40, ecc..
OBIETTIVI
A. Dare un indirizzo (ruoli, funzioni e
poteri) di medio-lungo termine e
razionalizzare le iniziative sui
pagamenti cashless
B. Fissare obiettivi condivisi con gli
stakeholder (industry, istituzioni,
consumatori, ecc.)
C. Implementare regole, standard e
priorità per strutture tariffarie
sostenibili dei servizi e garantire la
disponibilità tecnologica
D. Attivare le competenze
interdisciplinari (normative,
tecnologiche, ecc.) necessarie a
governare la transizione cashless e
trarne i massimi benefici
E. Garantire un ruolo politico forte sul
tema dei pagamenti elettronici,
anche per portare le istanze
dell’Italia in Europa
VISIONE
Affermarsi come un Paese non-cash based,
capace di generare servizi avanzati e
innovazioni tecnologiche lungo la filiera, con
una autorevole influenza a livello europeo e
che fa della transizione cashless un asset
competitivo e di sviluppo
ASSI PRIORITARI DI INTERVENTO
1. Sensibilizzazione, informazione ed
educazione degli utilizzatori
2. Razionalizzazione e semplificazione
normativa
3. Sicurezza delle transazioni elettroniche
STRUMENTI
Diagnosi non-cash turnover in
Italia (base informativa completa)
Azioni (per ogni asse
prioritario d’intervento, con un
mix di misure incentivanti e
repressive)
Indicatori di risultato generali
e specifici per area di priorità
(produzione e misurazione)
Ruoli (attori coinvolti nelle
specifiche azioni)
4. Innovazione e competitività dell’industria
nazionale dei pagamenti
5. Fattori acceleratori
Tempi di deployment della
strategia e loro aggiornamento
Figura 41. Obiettivi, visione, perimetro d’intervento e strumenti per una strategia cashless in Italia. Fonte:
elaborazione The European House - Ambrosetti, 2016
Box – L’alfabetizzazione finanziaria della popolazione è ancora bassa in Italia
Norvegia, Danimarca e Svezia hanno il tasso più alto di alfabetizzazione finanziaria (71% della popolazione
adulta) a livello globale. Anche Israele (68%), Canada (68%), Regno Unito (67%), Paesi Bassi (66%), Germania
(66%), Australia (63%) e Finlandia (63%) si posizionano nei prime 10 posizioni. Tra i Paesi del G7, l’Italia è
l’economia sviluppata con il più basso tasso di alfabetizzazione finanziaria (37%).
Tali evidenze sono confermate anche dalle analisi realizzate da The European House - Ambrosetti per il
Consorzio PattiChiari su un campione di 4.200 italiani. Nel 2008, l’indicatore del livello di cultura finanziaria (ICF
PattiChiari) era pari a 3,5 su una scala da 0 (assenza di conoscenza) a 10 (ottimale conoscenza), salito nel 2010
a 4,3, un valore ancora insufficiente.
Fonte: “Global Financial Literacy Survey”, 2015 e Consorzio PattiChiari – The European House-Ambrosetti, 2010
L’indagine “Global Financial Literacy Survey”, realizzata da Standard & Poor’s Ratings Services in
collaborazione con Banca Mondiale, George Washington University e Gallup, rappresenta ad oggi la più
ampia e completa misurazione del livello di alfabetizzazione finanziaria nel mondo (oltre 150.000 adulti
in 148 Paesi nell’edizione 2014).
40 Come servizi di couponing, promozioni geolocalizzate, servizi di consulenza finanziaria, gestione del
risparmio, ecc..
39
53
La strategia nazionale deve valorizzare e fare leva su alcuni elementi-chiave che
possono aiutare a traguardarne gli obiettivi di medio-lungo termine, da individuarsi
negli investimenti, pubblici e privati, in infrastrutture e digitalizzazione
realizzati in Italia negli ultimi anni per allineare il Paese ai mercati più evoluti in
Europa e sviluppare una industria dei sistemi di pagamento competitiva e moderna, nel
quadro normativo e nelle abitudini di consumo dei cittadini-clienti. L’Italia può
contare infatti su:

Una presenza capillare sul territorio nazionale dei circuiti BANCOMAT e
PagoBANCOMAT41 e di terminali POS (2 milioni di terminali, di cui 500mila
contactless, a fine 2015).

Lo sviluppo di altre infrastrutture per la dematerializzazione dei pagamenti nella
vita quotidiana, che consentono la tracciabilità delle operazioni e la semplificazione
della customer experience, favorendo un maggiore utilizzo dei pagamenti
elettronici rispetto al contante; ad esempio, con riferimento alla mobilità: nel 2015
le transazioni in Italia per biglietti dei servizi di trasporto pubblico locale sono state
6 milioni, 3 milioni quelle per soste e 6 milioni per car sharing; l’utilizzo dei sistemi
di pedaggio elettronico autostradale (come Telepass) è in crescita42.

La definizione di una normativa all’avanguardia in materia di digitalizzazione, tra
cui il Codice dell’Amministrazione Digitale (CAD) quale uno dei pilastri del
processo di rinnovamento della Pubblica Amministrazione. In tale contesto si
inseriscono l’avvio del Sistema Pubblico di Identità Digitale (SPID)43 e la
penetrazione della posta certificata (circa 215mila domini registrati e oltre 8 milioni
di caselle PEC in esercizio nel periodo luglio-agosto 2015; 8 milioni di certificati di
firma elettronica attivi per la dematerializzazione dei documenti).

La pervasività dei device di telefonia mobile: l’Italia ha 158 sottoscrizioni mobile
ogni 100 abitanti (rispetto alla media di 134 nell’UE-28) ed è il secondo Paese in
Europa in valore assoluto (nel 2014, 96,2 milioni di sottoscrizioni di carte SIM,
dietro alla Germania con 110,3 milioni); il tasso di penetrazione di smartphone è
pari a 75,3% e il 43% della popolazione utilizza Internet da dispositivi mobile.
A conferma dell’ampia diffusione e utilizzo dei due circuiti, le carte a marchio BANCOMAT e
PagoBANCOMAT in circolazione sono circa 36 milioni, i prelievi su circuito BANCOMAT ammontano a
circa 840 milioni e il numero di pagamenti su Circuito PagoBANCOMAT si attesta ad oltre 1,3 miliardi. Gli
sportelli ATM e i POS abilitati ad operare sul territorio sono rispettivamente 53.000 e 1,7 milioni, con 548
aderenti ai circuiti del consorzio. Fonte: Consorzio BANCOMAT, marzo 2016.
42 Telepass, società soggetta all’attività di direzione e coordinamento di Autostrade per l’Italia, è
specializzata nell’emissione, commercializzazione e gestione dei sistemi di pagamento elettronico Telepass
e Viacard. Oggi, la società conta 6 milioni di clienti Telepass, 12 milioni di titoli di pagamento attivi, a
fronte di 1 miliardo di transazioni elettroniche e quasi 5 miliardi di Euro transati nel 2015. Primario
operatore nei servizi di telepedaggio (con oltre il 30% dei dispositivi in circolazione nella Comunità
Europea), Telepass ha progressivamente ampliato il proprio raggio di azione, affiancando al pagamento dei
pedaggi presso i caselli autostradali, anche quello di parcheggi convenzionati, accesso alle aree ZTL, soste
sulle strisce blu (con dispositivo Telepass o l’app mobile Pyng) e il traghettamento sullo stretto di Messina.
Fonte: Telepass, marzo 2016.
43 SPID è la nuova piattaforma di accesso ai servizi online che – nell’ottica di semplificare i rapporti tra
cittadini, imprese e P.A. – permette di accedere con credenziali uniche ai servizi online della P.A. e dei
privati che vi aderiranno (entro giugno 2016, saranno oltre 600 i servizi che permetteranno l’accesso
tramite SPID); il sistema, grazie a tre tipologie di identità (a ciascuna delle quali corrisponde un crescente
livello di sicurezza), permetterà la piena protezione dei dati personali e la tutela della privacy.
41
54

La crescita degli acquisti su canale elettronico e mobile: anche se l’Italia è ancora
lontana dalla media europea (53%), la quota di individui che ha effettuato acquisti
online negli ultimi 12 mesi è passata, tra 2010 e 2015, dal 15% al 26%; inoltre, i
pagamenti mobile o contactless sono cresciuti del 45% tra 2013 e 2015.
Di seguito sono dettagliati i 5 assi prioritari di intervento della strategia organizzati
nella descrizione del contesto di riferimento e delle proposte d’azione messe a punto
dalla Community Cashless Society per la promozione dei pagamenti elettronici in
Italia.
5.2.
SENSIBILIZZAZIONE,
UTILIZZATORI (ASSE 1)
INFORMAZIONE
ED
EDUCAZIONE
DEGLI
IL CONTESTO DI RIFERIMENTO
A differenza di altri Paesi europei, nella promozione dei pagamenti cashless l’Italia deve
fronteggiare alcune criticità legate ad aspetti di natura culturale e ad abitudini di
consumo. Ad oggi esiste nel Paese:
‒
Una diffusa ignoranza informativa degli utilizzatori finali sugli strumenti di
pagamento elettronici e sui loro benefici, all’interno di un contesto di bassa
alfabetizzazione finanziaria (anche nelle fasce giovani della popolazione).
Box – I giovani italiani e l’educazione finanziaria secondo l’indagine OCSE-PISA
Nella rilevazione del test PISA 2012, i risultati dell’Italia sono inferiori alla media dei 13 Paesi dell’OCSE che
hanno partecipato all’indagine: più di uno studente italiano di 15 anni su 5 (21,7% rispetto alla media OCSE del
15,3%) non riesce a raggiungere il livello di riferimento di alfabetizzazione finanziaria. Complessivamente, tra i
18 Paesi analizzati, gli studenti italiani totalizzano un punteggio pari a 466, rispetto alla media di 500 delle 13
economie dell’OCSE, 529 dell’Estonia, 510 della Polonia, 486 della Francia e 484 della Spagna.
Fonte: OCSE, Programme for International Student Assessment (PISA), indagine 2012
‒
La resilienza delle tradizionali abitudini di pagamento: ad es.il 15,5% degli
italiani paga in contante per acquisti online, pari a 3 volte il dato di Regno Unito,
Danimarca e Francia.
15,5%
12,5%
11,1%
5,6%
Italia
Svezia
Germania
Francia
5,0%
4,8%
Danimarca Regno Unito
Figura 42. Utilizzo di contante per acquisti online al momento della consegna in alcuni Paesi europei (percentuale
della popolazione), 2015. Fonte: elaborazione The European House – Ambrosetti su dati Commissione Europea,
“Consumer Conditions Scoreboard”, 2015
55
3%
2%
5%
4%
5%
9%
6%
11%
10%
13%
13%
13%
16%
16%
18%
16%
19%
22%
21%
25%
22%
26%
26%
28%
27%
28%
32%
Bulgaria
Romania
Grecia
Italia
Portogallo
Polonia
Croazia
Cipro
Lituania
Malta
Slovenia
Ungheria
Spagna
Lettonia
UE-28
Irlanda
Slovacchia
Belgio
Rep. Ceca
Austria
Francia
Germania
Estonia
Regno Unito
Finlandia
Svezia
Paesi Bassi
Danimarca
Lussemburgo
30%
Scarse competenze tecnologico-digitali nella popolazione: ad esempio, il 28%
degli italiani non ha mai usato Internet rispetto al 16% medio UE-28. Inoltre, solo il
18,6% degli italiani acquista online beni fisici (vs. il 76,2% del Regno Unito, il 66,4%
della Germania o il 50,1% della Francia) e il 13,4% acquista online servizi (rispetto
al 62,2% del Regno Unito, al 48,5% della Germania o al 40,4% della Francia).
35%
‒
Figura 43. Individui che non hanno mai utilizzato Internet nei Paesi dell’UE-28 (percentuale della popolazione),
2015. Fonte: elaborazione The European House – Ambrosetti su dati Eurostat, 2016
PROPOSTE D’AZIONE
A. Promuovere, con la guida delle Istituzioni e la collaborazione degli attori dell’industry dei sistemi di
pagamento, un’azione strutturata di sensibilizzazione ed educazione di cittadini ed esercenti attraverso:
- una campagna di comunicazione sul modello “Pubblicità Progresso”, mirata ad informare sui
pagamenti elettronici e sui loro vantaggi rispetto al contante (inclusi i costi), anche coinvolgendo
personalità note come “ambasciatori” del non-cash;
- un programma nazionale di educazione finanziaria per giovani e anziani, con strumenti diversificati
per categoria di destinatari44, che integri contenuti sull’uso di strumenti di pagamento elettronici e
metta a sistema le iniziative già in essere45;
- l’introduzione di strumenti di gamification, come la “lotteria degli scontrini”, anche eventualmente
utilizzando la piattaforma Italia Login come repository e test su categorie di transazioni.
Percorsi didattici nell’istruzione secondaria di 1° e 2° grado, con contenuti formativi certificati dalle
istituzioni competenti e con il coinvolgimento di famiglie e insegnanti per garantire un adeguato livello di
tutela dei minori; programmi informativi per anziani (ad esempio, in collaborazione con associazioni dei
consumatori, associazioni ed operatori del settore bancario-finanziario e Fondazioni/Onlus).
45 Tra gli altri: il progetto MIUR-Banca d’Italia “Educazione finanziaria nelle scuole”, avviato nel 2008, che
ha previsto anche la formazione di dirigenti e docenti (nell’a.s. 2014-2015 si sono svolti sul territorio 119
incontri di formazione per gli insegnanti e sono stati coinvolti oltre 60.000 studenti e circa 2.900 classi);
programmi speciali didattici (come “Economi@scuola”) promossi dalla Fondazione per l’Educazione
Finanziaria e al Risparmio nelle scuole italiane; progetti di alfabetizzazione economico-finanziaria rivolti
agli studenti (ad es. l’iniziativa “Young Factor” (500.207 studenti coinvolti nel 2015) dell’Osservatorio
Permanente Giovani-Editori (OPGE) in collaborazione con primari istituti bancari del Paese.
44
56
B. Fornire – come iniziativa di sistema e ad integrazione di quanto richiesto dagli adempimenti normativi
comunitari e nazionali – prospetti informativi semplificati (sul modello della “bolletta 2.0”, introdotta da
gennaio 2016 per i consumi di elettricità e gas naturale) inerenti ai costi delle operazioni con strumenti di
pagamento elettronici.
RACCOMANDAZIONE
Garantire la coerenza di fondo dei messaggi e delle azioni avviate a livello nazionale, secondo un mix
efficiente di misure di incentivo per stimolare l’utilizzo degli strumenti di pagamento cashless e di
repressione, per prevenire/ridurre comportamenti illeciti e/o illegali.
Un esempio circa la necessità di adottare una linea di posizione coerente, a livello
politico e nei fatti (come anche emerso dai risultati della survey della Community
indirizzata ai business leader del Paese), è offerto dalle modifiche apportate alla soglia
di utilizzo del contante per i pagamenti. Tale limite, tra il 2008 e il 2016, è cambiato
più volte in Italia, passando dai 12.500 Euro con il D.L. 112/2008 a seguito delle
modifiche alla normativa antiriciclaggio a 1.000 Euro nel 2011, e recentemente risalito
a 3.000 Euro dal 1° gennaio 2016 per effetto della Legge di Stabilità 201646.
€ 12.500
€ 5.000
€ 3.000
€ 2.500
€ 1.000
2008 - D.L. n.
112/2008
2010 - D.L. n.
78/2010
2011 - D.L. n.
38/2011
2011 - D.L. n.
201/2011
2016 - Legge di
stabilità 2016
Figura 44. Timeline delle misure-chiave sulla soglia legale del contante per i pagamenti in Italia, 2008-2016. Fonte:
elaborazione The European House – Ambrosetti su dati del Governo Italiano, 2016
5.3. RAZIONALIZZAZIONE E SEMPLIFICAZIONE NORMATIVA (ASSE 2)
IL CONTESTO DI RIFERIMENTO
Ad oggi, nel sistema bancario-finanziario e, più in generale, nella Pubblica
Amministrazione italiana, permangono alcuni elementi sul fronte normativo e
In deroga alle norme sul limite del contante, gli operatori del settore del commercio al minuto e agenzie
di viaggio e turismo sono autorizzati a vendere beni e servizi a cittadini stranieri extra-UE fino a 15.000
Euro. In Europa, tale soglia di 15.000 Euro per i non residenti fiscali vige anche in Spagna e in Francia
(dove sarà ridotta a 10.000 Euro a decorrere dal 2017, mentre il limite per i residenti è stato ridotto da
3.000 a 1.000 Euro da settembre 2015).
46
57
regolamentare che rischiano di frenare l’adozione e l’utilizzo degli strumenti di
pagamento cashless:
‒
‒
Le richieste e gli adempimenti normativi
negli ultimi anni sono cresciuti
significativamente (anche in modo non
sempre coordinato) e la compliance ha
costi ingenti e in aumento47.
Le spese della P.A. per acquisti di beni e
servizi sono una quota rilevante del PIL
italiano (circa 87 miliardi di Euro) ed
esistono spazi di efficientamento,
controllo
e
razionalizzazione
attraverso la modernizzazione delle
procedure e modalità di acquisto.
La pressione regolamentare per il settore
finanziario è in crescita a livello globale
Nel mondo, ci sono circa 155 alert al giorno su
cambiamenti della normativa (erano 68 nel 2012).
Inoltre, nel periodo 2014-2018, il quadro
normativo vede più di 20 nuove regolamentazioni
o adeguamenti, con impatti significativi sulle
banche italiane ed europee.
Fonte: Thomson Reuters Accelus, 2015
PROPOSTE D’AZIONE
A. Avviare, anche sfruttando l’opportunità offerta dal recepimento della Direttiva 2015/2366/(UE) sui
servizi di pagamento nel mercato interno (PSD2), un’azione di razionalizzazione e semplificazione
normativa, partendo da ambiti-chiave come la trasparenza e i flussi informativi.
B. Rimuovere i limiti normativi attuali all’utilizzo della carta di credito (fisica o virtuale) come strumento di
pagamento delle spese per beni o servizi della Pubblica Amministrazione.
Una operazione di semplificazione e razionalizzazione normativa deve essere uno
sforzo organico e di sistema che deve partire da un attento studio e prevedere un
rapporto collaborativo tra tutti gli stakeholder coinvolti (pubblici e privati). A titolo
esemplificativo, alcuni ambiti di semplificazione possono essere:
‒
Identificazione dei clienti (nuovi ed esistenti), facendo leva sulle informazioni in
possesso della banca tramite il Servizio di Allineamento Mandati SEDA (SEPA
Electronic Database Alignment) eliminando, di conseguenza, la necessità di
effettuare tutte le attività di adeguata verifica che sono state già eseguite dalla banca
stessa in fase di apertura di conto corrente. In questo quadro, è da valutare anche la
possibilità di identificazione del cliente anche tramite altre carte di credito o
prepagate.
‒
Rendere l’identificazione dei servizi trusted, regolata all’interno della normativa
eIDAS, valida ai fini del riconoscimento richiesto per i servizi finanziari secondo le
normative Anti Money Laundering (AML) in modo da permettere una acquisizione
dei clienti bancari, attraverso un processo di riconoscimento del cliente più robusto
dal punto di vista della sicurezza, ma snello dal punto di vista della procedura (si
veda il punto sopra), che rimuova la necessità di firma della documentazione
cartacea, del riconoscimento in presenza e l’obbligo di conservazione dei contratti
cartacei (favorendo così la dematerializzazione e remotizzazione del rapporto), in
La spesa IT delle banche italiane per la compliance è pari al 12,3% del cash-out totale; considerando i
costi “nascosti” (assorbimento personale, ecc.), tale valore può superare il 50%. Fonte: ABI Lab, 2015.
47
58
linea con gli orientamenti espressi dalla European Banking Authority (EBA) nel
documento EBA/DP/2015/03.
‒
Eliminazione dell’obbligo di aggiornamento delle informazioni per la clientela
acquisita mediante canale bancario (essendo tali informazioni già aggiornate dalla
banca stessa), oppure implementazione di un flusso informativo in logica “open”
con la banca che ha consentito l’acquisizione del cliente e che ha aggiornato i dati48.
‒
Integrazione dei flussi di reportistica all’Archivio Unico Informatico e all’Anagrafe
Tributaria, superando l’attuale duplicazione di dati.
Per quanto riguarda l’introduzione della carta di credito come strumento di
pagamento alternativo a quelli tradizionalmente utilizzati dalla P.A., tale
opzione risale alla Legge n. 549/1995, cui ha fatto seguito l’adozione delle disposizioni
regolamentari con Decreto del Ministro del Tesoro del 9 dicembre 1996. Tuttavia,
questi interventi normativi hanno previsto l’utilizzo della carta di credito da parte di
dirigenti e funzionari limitatamente al pagamento di alcune tipologie di spese ed
esclusivamente nel caso in cui non fosse “possibile o conveniente” ricorrere alle
ordinarie procedure di pagamento49.
Viceversa l’utilizzo delle carte per gli acquisti di beni e servizi nel settore pubblico
porterebbe importanti benefici50:
‒
Ridurre i costi (di processo, di transazione e di approvvigionamento) relativi alle
operazioni di acquisto eseguite dalla P.A. e completare il processo di
digitalizzazione dei pagamenti del settore pubblico italiano, ampliando le categorie
di spese della P.A. per le quali è possibile pagare con carta di credito.
‒
Avere uno strumento di performance management delle spese pubbliche,
permettendo così la definizione e la verifica del raggiungimento di benchmark di
spesa nella P.A., analogamente a quanto già avviene nel settore privato.
‒
Promuovere un maggiore “empowerment” mediante l’attribuzione di un immediato
potere di spesa al personale incaricato dell’approvvigionamento, con la possibilità
di attivare meccanismi premianti nei confronti delle Amministrazioni più virtuose51.
‒
Contribuire all’azione di contrasto all’economia sommersa in Italia, grazie
all’adozione generalizzata di soluzioni di pagamento elettronico tracciabili ed
efficienti da parte della P.A..
Il Governo dovrebbe inoltre implementare l’obbligo introdotto nel “Decreto Crescita
2.0” del 2012 che sancisce l’obbligo per la P.A. di dotarsi di POS e almeno dare seguito
alla Riforma della Pubblica Amministrazione (“Riforma Madia”) che richiede agli uffici
pubblici di dare priorità ai pagamenti elettronici rispetto ad altre forme di pagamento.
Vengono fatte salve altre modalità di identificazione dei clienti.
In aggiunta, queste norme regolamentari hanno limitato l’utilizzo della carta di credito alle sole spese
regolate in regime di contabilità speciale, per cui i pagamenti con carta di credito possono essere effettuati
nei limiti della somma oggetto dell’ordine di accreditamento in favore del funzionario delegato
dell’amministrazione interessata.
50 Ad esempio, negli Stati Uniti, dal 1999 l’utilizzo della Government Purchase Card ha permesso di
conseguire risparmi di costo pari a 7,1 miliardi di Dollari nel 2010. Nel Regno Unito, la Government
Procurement Card, introdotta dal 1997, ha generato risparmi pari al 20% dei costi relativi al procurement.
51 Ad esempio, la retrocessione di una parte dei risparmi conseguiti grazie all’utilizzo della carta di credito
per l’esecuzione delle proprie spese.
48
49
59
RACCOMANDAZIONE
Nel varo di nuove misure/interventi in tema di pagamenti elettronici, adottare come principio di riferimento,
quello di rendere più conveniente l’uso dei pagamenti cashless rispetto al contante.
Tra le possibili misure da adottare si potrebbe valutare, ad esempio, l’introduzione di: prezzi differenziati
tra titoli cartacei ed elettronici, sull’esempio di iniziative lanciate in altri Paesi (si pensi al caso della Oyster
Card londinese); semplificazioni amministrative e benefici fiscali.
5.4. SICUREZZA DELLE TRANSAZIONI ELETTRONICHE (ASSE 3)
IL CONTESTO DI RIFERIMENTO
I cambiamenti e l’evoluzione tecnologica del mercato dei pagamenti, globale ed
europeo, sul lato tanto della domanda quanto dell’offerta, impattano sui livelli di
sicurezza da garantire alle operazioni effettuate con strumenti di pagamento fisici e
virtuali, richiedendo un rafforzamento dei presìdi contro furti di identità, casi di
phishing e deviazioni di fondi52.
La sicurezza delle transazioni di pagamento è un elemento fondamentale per la
creazione e il mantenimento della fiducia nel sistema.
Da un lato, la pervasività delle tecnologie
digitali e la dematerializzazione delle
operazioni richiede infatti sistemi di
sicurezza e di autenticazione certificata,
anche per garantire il cliente-cittadino, che
rappresenta l’anello più vulnerabile e meno
“educato” dell’intera filiera.
I cyber attacchi sono in aumento
In Italia i danni derivanti da attacchi informatici
ammontano a circa 9 miliardi di Euro (pari allo
0,6% del PIL nazionale), con frodi via Internet in
crescita (+11% nel 2014).
Fonte: Clusit – Associazione Italiana per la Sicurezza
Informatica, 2016
Dall’altro, la stessa revisione della Direttiva
sui Servizi di Pagamento (PSD2) prevede un rafforzamento delle tutele per gli
utilizzatori degli strumenti di pagamento, in particolare circa la sicurezza, protezione
dei dati e autenticazione.
In un contesto in cui l’industry dei pagamenti ha effettuato ingenti investimenti per
garantire crescenti livelli di sicurezza nel settore, ad oggi gli strumenti posti in essere
per garantire la sicurezza delle transazioni elettroniche si traducono in interfacce,
sistemi di autenticazione/identificazione e soluzioni tecnologiche differenti, con una
frammentazione nella user experience e nel customer journey che rende complesso
l’approccio dei consumatori a queste soluzioni di pagamento.
A fronte di crescenti investimenti in sicurezza informatica (+8% nel 2014 a livello globale, nonostante il
perdurare della crisi economica), il numero e la gravità degli attacchi continuano ad aumentare, in un
contesto nel quale si stima che due terzi degli incidenti non vengano nemmeno rilevati dalle vittime e,
pertanto, inclusi nelle rilevazioni.
52
60
PROPOSTE D’AZIONE
A. Adottare – a tendere e in logica di piena applicazione dei requisiti di sicurezza, antiriciclaggio e
antiterrorismo – il Sistema Pubblico di Identità Digitale (SPID)53 come modalità (alternativa e non
sostitutiva a quelle già esistenti) di identificazione per le operazioni di onboarding e per la strong
authentication nelle operazioni di pagamento.
B. Avviare un’azione di sistema, guidata dal Governo, volta a rendere disponibili agli utilizzatori finali
gratuitamente – bilanciando gli oneri economici tra i diversi attori coinvolti (banche, operatori delle
telecomunicazioni, ecc.) secondo canoni di equità e sostenibilità economica e in linea con quanto previsto
dalla PSD2 sulla notification – sistemi di notifica real-time avanzati per le transazioni elettroniche
effettuate in ingresso e in uscita.
In particolare, l’utilizzo di SPID come ulteriore modalità di identificazione per le
operazioni di onboarding e per la strong authentication nelle operazioni di pagamento
può consentire di:
‒
dare impulso alla costruzione di una infrastruttura di identità digitale centralizzata
per l’Agenda Digitale del Paese e valorizzarla a servizio del Sistema-Paese (con
benefici in termini di crescita, semplificazione delle procedure e maggior
produttività);
‒
uniformare livelli di affidabilità, sicurezza ed esperienza utente, favorendo la
diffusione dei servizi di pagamento elettronico presso i cittadini;
‒
rafforzare la competitività dei service provider privati, che si affiancano agli altri
due soggetti chiave di SPID (ovvero la P.A. e i Gestori dell’Identità Digitale);
‒
offrire maggiori livelli di informazione e tutela del cliente, aumentando la sua
fiducia verso le operazioni e semplificando la gestione con maggiore consapevolezza
delle spese effettuate.
In questo contesto, al fine di favorire lo sviluppo e l’adozione di SPID da parte degli
operatori (attuali e futuri) – e valutate le condizioni tecniche, di fattibilità operativa e di
garanzia di sicurezza – potrebbero essere favorite logiche open-source.
RACCOMANDAZIONE
Promuovere l’utilizzo, anche dal punto di vista normativo, delle nuove tecnologie per la sicurezza (e che
migliorano la user experience) quali i profili reputazionali e/o comportamentali associati all’identità
dell’utente e/o i sistemi biometrici per azioni autorizzative e/o dispositive del cliente.
La sicurezza di una società cashless e con procedure dematerializzate può essere
irrobustita grazie alle opportunità offerte dagli strumenti di computer forensics e KYC
(Know Your Customers), che permettono di implementare servizi di prevenzione del
È la soluzione promossa dal Governo italiano per permettere l’accesso a tutti i servizi online della P.A. e
dei privati che aderiranno alla piattaforma con un’unica Identità Digitale certificata (Identità SPID).
53
61
cybercrime, intervenendo nel periodo di tempo che intercorre tra l’identificazione del
soggetto e l’effettuazione delle singole transazioni economiche.
‒
Un profilo reputazionale determinato da ranking oggettivi, generati incrociando
informazioni diverse relative all’identità (centrale rischi, carichi pendenti, protesti,
poteri di firma, ecc.) permette di avere anticipatamente – quando ancora la
potenziale frode economica non è stata consumata – informazioni sul livello di
rischio associato a una certa identità.
‒
L’associazione di profili comportamentali (IP address, importo medio transato,
geo-localizzazione, IMEI device, ecc.) consente azioni di early warning o escalation
di sicurezza, richiedendo ulteriori verifiche o azioni in via preliminare all’esecuzione
della transazione, fino ad agire direttamente sulle autorizzazioni di pagamento.
Box – Le opportunità dei sistemi biometrici alla diffusione delle transazioni elettroniche
In materia di strong authentication, uno dei trend globali è l’utilizzo della biometria come sistema di disposizione
dei pagamenti: l’utilizzo di tecniche biometriche, se opportunamente progettato e securizzato, consente un
aumento del livello di sicurezza, facilitando allo stesso tempo l’esperienza utente. Da un lato, la crescita
dell’interesse verso sistemi biometrici è evidente nel settore bancario, in cui l’esigenza di autenticare il cliente in
maniera coerente con l’approccio omni-channel (Internet banking, mobile, ATM, wearable device, ecc.) si
associa alla necessità di sistemi di autenticazione biometrici molteplici (e, in alcuni casi, multi-modali). Dall’altro, i
sistemi biometrici stanno conoscendo una sempre più diffusa accettazione da parte degli utilizzatori, anche
grazie a soluzioni applicate ai device mobili (come, ad esempio, la tecnologia TouchID di Apple).
In Italia, per l’utilizzo dei sistemi biometrici per azioni autorizzative e/o dispositive del cliente, il riferimento
normativo attuale per l’autorizzazione di trattamenti di dati personali di tipo biometrico è il “Provvedimento
generale prescrittivo in tema di biometria”, emanato dal Garante per la Protezione dei Dati Personali in data 12
novembre 2014: tale provvedimento autorizza solo alcuni tipi di trattamento e solo per alcune finalità (ad es.,
l’impronta vocale per l’autenticazione), obbligando a complesse procedure di autorizzazione i soggetti che
intendo adottare soluzioni differenti (face recognition, fingerprint centralizzato, ecc.).
5.5. INNOVAZIONE
PAGAMENTI (ASSE 4)
E
COMPETITIVITÀ
DELL’INDUSTRIA
NAZIONALE
DEI
IL CONTESTO DI RIFERIMENTO
Il settore dei pagamenti presenta ampi spazi di sviluppo e può utilizzare come leva
alcuni importanti infrastrutture del Paese:
‒
L’industry dei sistemi di pagamento elettronici sta assistendo ad una forte
accelerazione dell’innovazione nelle tecnologie, negli strumenti e nei servizi offerti.
‒
Alcuni grandi macro-trend di consumo (come la diffusione dell’e-commerce)
spingono verso la “delocalizzazione” e generano asimmetrie competitive.
‒
Diversi Paesi spingono per la competitività delle filiere nazionali del settore
riconoscendone il valore come assett competitivo (come ad esempio la Francia).
‒
L’Italia ha asset ed infrastrutture che possono essere valorizzate ulteriormente:
nell’UE-28, è prima per numero di dispositivi POS e seconda per diffusione dei
device mobili.
62
PROPOSTE D’AZIONE
Lanciare un progetto di sistema per la competitività nazionale finalizzato a:
- Creare le condizioni operative e organizzare le risorse per dare vita ad un incubatore
d’impresa per le start-up e fintech nel settore dei pagamenti elettronici, creando soluzioni
all’avanguardia54, che possano anche affermarsi come standard internazionali.
- Progettare bandi di gara nazionali per progetti pilota industriali, finanziati con fondi dedicati,
su ambiti ad alto impatto per l’uso quotidiano dei pagamenti cashless (trasporti, sanità e
scuola) e/o su temi-chiave per l’industry (ad esempio, sicurezza/riconoscimenti, integrazione
di soluzioni di pagamento con servizi a valore aggiunto, ecc.).
5.6. FATTORI ACCELERATORI (ASSE 5)
IL CONTESTO DI RIFERIMENTO
Lo scenario di partenza in Italia presenta alcune peculiarità su cui è possibile
intervenire attraverso azioni mirate da varare nel breve-medio termine. L’Italia mostra
infatti bassi tassi di diffusione dei pagamenti elettronici (23° Paese europeo sul
Cashless Society Speedometer) e, a parità di condizioni attuali, il gap è destinato ad
aumentare nei decenni a venire.
In questo contesto, la P.A. può agire da volano per la diffusione dell’accettazione dei
pagamenti elettronici e per creare una maggiore abitudine all’uso da parte dei cittadini.
Inoltre, per superare le resistenze all’utilizzo occorre “forzare” alcune abitudini di
consumo (il contante è usato per l’83% dei pagamenti), offrendo benefici tangibili.
450
400
350
300
250
200
150
100
50
2010
Francia
Regno Unito
2011
Germania
Spagna
2012
2013
Italia
Svezia
2014
Polonia
UE-28
Figura 45. Andamento dei pagamenti con strumenti alternativi al contante in Italia e in alcuni Paesi europei (numero
di transazioni pro-capite all’anno), 2010-2014. Fonte: elaborazione The European House – Ambrosetti su dati Banca
Centrale Europea, 2016
Ad es., tecnologie per wearable payments e IoT payments; sistemi per la sicurezza e prevenzione del
cyber crime (computer forensics, Know Your Customers, riconoscimento biometrico – si veda l’Asse 3).
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PROPOSTE D’AZIONE
A. Rendere possibile il pagamento elettronico presso la P.A., nel canale fisico e digitale, e mettere a punto
e implementare un piano di progressivo “switch-off” del contante per i pagamenti alla P.A., in linea
con il progetto PagoPA, con un roll-out pianificato nel medio termine, valutazione degli impatti ex-ante e
tutele per le fasce deboli della popolazione.
Lo switch-off dovrebbe privilegiare in primis i pagamenti ricorrenti e ad elevati volumi verso la P.A. e i
servizi di pubblica utilità, in grado di diffondere in modo radicato nuove prassi ed abitudini negli utenti
come, ad esempio: biglietti dei mezzi di trasporto pubblico, servizi sanitari, bollo auto, multe55, spese
scolastiche ed universitarie (ad es., rette di iscrizione, tasse e mense); ecc.. In una logica di evoluzione e
modernizzazione complessiva, lo switch-off dovrebbe tendere a tutti i pagamenti verso la P.A..
B. Lanciare delle “azioni d’urto” ad alto impatto comunicazionale di contrasto al contante. Tra le
possibili misure si propone di:
- Realizzare il progressivo phase-out delle banconote di grosso taglio (500, 200 e 100 Euro), da portare
come istanza a livello comunitario quale iniziativa politica dell’Italia.
- Studiare le condizioni per la sperimentazione di una tassa sui versamenti/prelievi di contante, con aree
di esenzione e scaglioni crescenti in funzione dell’ammontare versato/prelevato e destinare gli introiti
ad iniziative a beneficio diretto dei cittadini-clienti56.
C. Varare un programma, sotto il coordinamento del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del
Turismo, volto a rendere cashless-friendly le aree ad alta attrazione turistica del Paese57, utilizzando
fondi nazionali dedicati (ad esempio, finanziati da quote di recupero dell’evasione fiscale) da destinare ad
interventi di potenziamento delle infrastrutture (comprese banda larga e wi-fi), azioni di education, ecc..
Nello specifico, si potrebbe:
- partire dai primi 10 “hotspot turistici” italiani; e/o
- prevedere meccanismi competitivi (“beauty contest”) per Comuni di dimensioni medio-piccole, con fondi
incrementali attribuiti all’implementazione dei migliori progetti in chiave cashless (e ai relativi risultati).
Con riferimento allo switch-off del contante per alcuni pagamenti della P.A., tale
misura appare coerente con il progetto PagoPA, l’iniziativa dell’Agenzia per l’Italia
Digitale (AgID) e del Governo volta a consentire a cittadini e imprese di pagare la
Pubblica Amministrazione e i gestori di servizi di pubblica utilità in modalità
elettronica58, scegliendo liberamente il prestatore di servizi di pagamento, lo strumento
di pagamento e il canale preferito per le transazioni.
Ad esempio, anche con la possibilità di associare alla targa dell’autovettura una registered e-mail ed altri
canali certificati su cui ricevere notificare le multe da pagare elettronicamente.
56 Ad es.: finanziamento delle campagne di sensibilizzazione ed educazione di cittadini ed esercenti; sconti
al consumatore finale o riduzione di costi degli strumenti cashless – come l’eliminazione dell’imposta di
bollo sugli estratti conto delle carte di credito, l’eliminazione/riduzione dell’imposta sostitutiva (20% del
valore facciale) applicata ad alcuni premi dei programmi fedeltà come buoni sconto e buoni acquisto.
57 Tale azione colmerebbe un gap di user experience e permetterebbe di ottenere informazioni utili (ad es.
grazie alla tracciabilità e segmentazione geografica degli acquisti effettuati) per le politiche turistiche.
58 Secondo quanto disposto dall’art. 5 del Codice dell’Amministrazione Digitale (CAD) e dall’art. 15 del D.L.
179/2012, le Pubbliche Amministrazioni hanno l’obbligo di accettare i pagamenti – a qualsiasi titolo dovuti
– anche con l’uso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, avvalendosi per le attività di
incasso e pagamento della piattaforma tecnologica denominata “Nodo dei Pagamenti-SPC”. Con il nuovo
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Nello specifico, AgID sta definendo un
ecosistema di regole, standard e strumenti
accettati dalla P.A., dalle banche, poste ed
altri istituti di pagamento (prestatori di
servizi di pagamento - PSP) aderenti
all’iniziativa59 e ha realizzato l’infrastruttura
tecnologica Nodo dei Pagamenti-SPC, che
assicura l’interoperabilità fra gli attori
coinvolti nel sistema.
Cresce l’adesione a PagoPA
A fine 2015, erano circa 10.000 le amministrazioni
e gli enti pubblici aderenti al sistema dei
pagamenti elettronici, tra cui tutte le scuole
italiane, circa 800 Comuni (per il pagamento degli
oneri dello Sportello Unico Attività ProduttiveSUAP) e 19 tra Regioni e Province Autonome (per
il pagamento di bollo auto e ticket sanitario).
Fonte: AgID e Governo Italiano, 2016
Per quanto riguarda invece la promozione di
“azioni d’urto” per disincentivare l’utilizzo
del contante, si fa presente non solo che le Banche Centrali di alcune importanti
economie (si veda il Box seguente) hanno eliminato l’emissione di banconote di grosso
taglio, ma che anche il Presidente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi, ha
recentemente affermato (febbraio 2016) che è in corso di valutazione il possibile ritiro
dalla circolazione delle banconote da 500 Euro per evitarne l’uso “per scopi criminali”.
Box – L’eliminazione delle banconote di grosso taglio: alcuni esempi dall’estero
In diversi Paesi è stato deciso di porre un limite alla circolazione di banconote di grosso taglio:
Nel Nord America, dal 1969 la Federal Reserve ha iniziato a rimuovere dalla circolazione le banconote di
grosso taglio: oggi il massimo taglio emesso negli USA è pari a 100 Dollari. Una analoga decisione è stata
presa dalla Bank of Canada.
Nel Regno Unito, dal 2009 la Bank of England ha proibito la vendita e il cambio di biglietti da 500 Euro in
banca e presso i cambiavalute ed il taglio massimo in circolazione è pari a 50 Sterline.
In Norvegia, la banca DNB ha suggerito di smettere di utilizzare il contante o di iniziare a ritirare i tagli da
1.000 Corone; insieme a Nordea, ha cessato l’utilizzo del contante nelle rispettive filiali.
Fonte: Federal Reserve, Bank of Canada, Bank of England, DNB e Nordea, 2016
Codice tale obbligo viene semplificato e razionalizzato e la corretta autenticazione dei soggetti coinvolti nel
processo di pagamento è assicurato da strumenti condivisi di riconoscimento unificati.
59 Le Pubbliche Amministrazioni sono tenute ad aderire al sistema PagoPA, mentre i gestori di pubblici
servizi possono partecipare su base volontaria (articolo 15, comma 5-bis del D.L. 179/2012).
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