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Luglio - Ottobre 2010
Anno II - Numero 4
P
ERCORSI
Quadrimestrale edito da A.N.F.E. Associazione Nazionale Famiglie Emigrati
Delegazione Regionale Sicilia
Magazine di cultura, turismo, lavoro e politiche migratorie
Mondiali in Sudafrica
Trionfano le “furie rosse” della Spagna.
Ma da Johannesburg a New York,
da Buenos Aires a Palermo,
sono tutti pazzi per il calcio
Mediterraneo
Arena della formazione
e della ricerca
Turismo ecosostenibile
Una sfida per un mercato
tutto nuovo
Intervista
Il mare di Joe
al governatore della Sicilia Dopo aver sbancato Miami
Raffaele Lombardo
si candida al “SoleLuna”
Miss Italia nel mondo
Vent’anni dedicati
alla bellezza italiana
PERCORSI
Lo straniero
che abita presso di te
non lo molestare
è come il tuo compatriota
Levitico 19, 18
Foto di Achille Domenico
In questo
Edito da A.N.F.E.
Associazione Nazionale Famiglie Emigrati
Delegazione Regionale Sicilia
Presidente nazionale
Learco Saporito
Vicepresidente nazionale e Delegato regionale Sicilia
Paolo Genco
Magazine di cultura, turismo, lavoro e politiche migratorie
Mondiali in Sudafrica
Trionfano le “furie rosse” della Spagna.
Ma da Johannesburg a New York,
da Buenos Aires a Palermo,
sono tutti pazzi per il calcio
Anno II - numero 4
Luglio - Ottobre 2010
Direttore responsabile
Antonella Caradonna
[email protected]
Redazione
Redazione di Palermo: Walter Viviano
Da New York: Marco Scapagnini, Paolo Tartamella
Da Buenos Aires: Mirko Peddis
[email protected]
Hanno collaborato
Letizia Airos, Sandro Billi, Giovanna Bongiorno, Maurizio Carta,
Giuseppe Cassarà, Marcello Cerasola, Giovanna Cirino, Maria Garcia,
Silvia Lo Verde, Mimmo Merendino, Antonino Pioppo, Paola Pottino
Fotografie
Maria Jose Garcia Aramburu, Dario Corso, Pepito Torres, foto di stock.
Le foto delle pagine 50 e 51 sono tratte dal sito Internet ufficiale del
Museo di Paterna. Illustrazioni di Vincenzo Corona ed Esther Trimboli
Mediterraneo
Arena della formazione
e della ricerca
Turismo ecosostenibile
Una sfida per un mercato
tutto nuovo
Intervista
Il mare di Joe
al governatore della Sicilia Dopo aver sbancato Miami
Raffaele Lombardo
si candida al “SoleLuna”
Formazione. Chiave di volta
per lo sviluppo di un mondo
che si muove
Paolo Genco
“Mondo e mondiali”
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Qui Johannesburg
di Walter Viviano
11
Qui Buenos Aires
di Mirko Peddis
13
Qui New York
Traduzioni
Denis Gailor, Miguel Angel Marcos Martin
20
[email protected] [email protected]
Coordinamento generale e redazione grafica
Direzione Comunicazione e Immagine
A.N.F.E. Delegazione Regionale Sicilia
Vincenzo Corona (direzione artistica, progetto grafico)
Rosanna Maranto (coordinamento tecnico)
Alessandro Serrago, Esther Trimboli (grafici)
Redazione e uffici
Centro di Coordinamento Delegazione Regionale
A.N.F.E. Sicilia - via della Ferrovia, 54 - 90146 Palermo
Tel. +39.091.6710267 Fax +39.091.6716972
Per informazioni sulla distribuzione, inviare una mail all’indirizzo
[email protected]
www.sicilia.anfe.it
Miss Italia nel mondo
Vent’anni dedicati
alla bellezza italiana
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Stampa
Tipografia Priulla - Palermo
Ufficio marketing e pubblicità
Responsabile: Rossella Catalano
Luglio - Ottobre 2010
P
ERCORSI
Quadrimestrale edito da A.N.F.E. Associazione Nazionale Famiglie Emigrati
Delegazione Regionale Sicilia
Quadrimestrale di cultura, turismo, lavoro e politiche migratorie
Registrazione Tribunale di Palermo
numero 1153 del 20/03/2009
Anno II - Numero 4
numero
di Paolo Tartamella
Qui Palermo
di Paola Pottino
24
Migrazioni e “fughe di
cervelli”. Il contributo
dell’Anfe
di Learco Saporito
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Insieme per crescere
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Mediterraneo, come arena
della formazione e della
ricerca
di Maurizio Carta
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Cooperazione
per lo sviluppo
di Marcello Cerasola
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Profondità del
tridimensionale
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La sfida del
nuovo mercato
del turismo ecosostenibile
58
Light of Life: per tanti
quella luce risplende ancora
di Antonino Pioppo
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Il cinema riparte
dal Mare Nostrum
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di Sandro Billi
SalinaDocFest.
Le immagini, i suoni,
le realtà del Mediterraneo
34
66
37
di Maria Garcia
Il portale SiciliaNatura
presentato a New York
Intervista
al Governatore della Sicilia
Raffaele Lombardo
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La Sicilia candidata ideale
per la governance delle
politiche del turismo nell’area
mediterranea
di Giuseppe Cassarà
44
La Carta di Burgio.
Il sistema dei Musei
della ceramica di Sicilia
di Giovanna Cirino
49
Le rotte mediterranee
della ceramica
di Giovanna Bongiorno
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Miss Italia nel mondo.
Vent’anni dedicati alla
bellezza italiana
70
In un mare d’arte.
A Favignana per...
parlare di mare
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Salute. Dieta mediterranea,
patrimonio dell’umanità
di Mimmo Merendino
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Speciale pesca.
Una pesca antica quasi
quanto l’uomo
A cura dell’Assessorato delle
Risorse Agricole ed Alimentari
della Regione Siciliana
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What’s up.
Mattonelle d’autore
esposte al Museo di Gala
In giro per il mondo.
A cura di Simona Gazziano
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Libri. L’Aquila nel mondo
di Giovanna Cirino
Mentoring: contrasto
al disagio giovanile ed
alla dispersione scolastica
di Silvia Lo Verde
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Un posto d’onore per
l’Anfe alle celebrazioni
del 30° anniversario della
costituzione della NOIAW
90
di Letizia Airos
Editoriale
ANFE
Formazione
Chiave di volta per lo sviluppo
Q
di un mondo che si muove
uando, in occasione di incontri internazionali, di eventi culturali o ancora di convegni che trattano temi di
politiche migratorie, viene illustrata
l’attività dell’Anfe Sicilia, non è raro
che mi venga posta la domanda: “Formazione professionale? Ma cosa c’entra con l’emigrazione?”.
La risposta è semplice e vorrei approfittare delle colonne
di “Percorsi” per rispondere.
È appena terminata la seconda guerra mondiale e
l’Italia si appresta ad affrontare il difficoltoso compito di
risorgere dalle ceneri di un devastante periodo. Anche
il resto del mondo è sconvolto, ma le condizioni socioeconomiche in cui versa l’Italia costringono molti ad individuare nell’espatrio l’unica possibilità di speranza per
il futuro. Alla stazione ferroviaria di Roma, o al porto di
Napoli, non è raro vedere aggirarsi freneticamente una
figura femminile che si prodiga nel dare assistenza e conforto alle migliaia di persone che, in condizioni di fortuna
e in uno stato di prostrazione psicologica, si apprestano
a lasciare la propria terra alla volta di un ignoto destino.
Quella donna è Maria Federici, fondatrice dell’Anfe, che
ha già chiaro, nella sua mente e soprattutto nel suo cuore il progetto di costituzione di un organismo a servizio
degli italiani all’estero.
La Federici fu una delle 21 donne che contribuirono alla
nascita della Costituzione della Repubblica Italiana e fu
in grado, già il secolo scorso, di immaginare e organizzare una struttura di rete come sistema capace di garantire
mutua assistenza, materiale e culturale, ai connazionali
Italiani costretti a lasciare la Patria.
Il suo encomiabile sforzo si tradusse in uno Statuto che,
fin dal suo secondo Articolo, tra i compiti dell’Associazione, cita testualmente: “organizzare colonie, corsi, scuole
ed altre iniziative di carattere assistenziale per la difesa
e il potenziamento dell’unità familiare e per la preparazione psicologica e culturale dei movimenti migratori;
attuare corsi di formazione professionale per rimuovere
le condizioni di disoccupazione ed offrire possibilità di
qualificazione e specializzazione”.
Questa, dunque, la risposta.
La formazione professionale, già più di sessant’anni fa
veniva individuata come strumento in grado di elevare la
condizione umana. Nello scenario attuale, in cui i termini
delle migrazioni sono ribaltati e le condizioni sociali sono
esasperate da un diffuso senso generale di crisi, un’organizzazione di rete capace di accogliere, alfabetizzare e
migliorare le condizioni lavorative degli immigrati da una
parte e potenziare il tessuto produttivo delle popolazioni
residenti dall’altra, diventa non solo utile, ma addirittura
indispensabile.
Adesso sono io che pongo una domanda: è possibile
che in questa terra le istituzioni non siano in grado di raccogliere e incrementare i frutti della lungimirante semina
di una donna, che seppe prevedere e guidare il destino di
tanti italiani che, anche grazie a lei, oggi ricoprono ruoli
di prestigio nell’intero globo?
Paolo Genco
Vicepresidente nazionale Anfe
e Delegato regionale Sicilia
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PERCORSI
MONDO
E MONDIALI
Qui Johannesburg
Da Siracusa a Durban
Storie di
persone
e di tifosi
la
Mande
Nelson
di Walter Viviano
J
OHANNESBURG - 11 giugno 2010. Si comincia.
Sembra ieri ma sono già passati quattro anni
da quella magica serata di Berlino, quando Fabio Cannavaro, capitano della nazionale azzurra, alza
la coppa al cielo. La coppa più importante, la coppa del
mondo. Germania quattro anni fa, Sudafrica oggi. Per
la prima volta un Paese africano ospita il campionato mondiale. Doveva succedere già nel 2006 ma, alla
fine, solo per qualche punto, venne affidato ai tedeschi. Quest’anno, però, l’Africa è finalmente padrona
di casa. Grazie anche alla figura di Nelson Mandela,
PERCORSI
10
Qui Johannesburg
MONDO
E MONDIALI
che avrebbe dovuto presenziare alla partita d’esordio
della nazionale dei “bafana bafana” la cui traduzione,
in lingua zulu, è “ragazzi ragazzi”, come vengono affettuosamente chiamati gli atleti ma che, purtroppo,
ha declinato a causa della tragica morte, avvenuta a
seguito di un incidente stradale, di una delle sue pronipoti di soli tredici anni, mentre faceva ritorno in auto
con i parenti subito dopo la festa di presentazione
della competizione. Ma è Mandela stesso che, con un
messaggio diffuso dai maxischemi dello stadio, rassicura giocatori e tifosi esprimendo tutto il suo dolore
ed affermando che il mondiale è una festa di tutti e
che tutti devono godersela comunque.
Leader anche nel dolore!
La località che ospita i nostri giocatori è Centurion,
una cittadina a pochi chilometri da Pretoria, sede dell’Ambasciata italiana. Il nostro ambasciatore in terra
d’Africa si chiama Elio Menzione e parla dei mondiali
come di “una sfida ed un motivo d’orgoglio per il Paese che si è impegnato moltissimo nell’organizzazione
dell’evento, rendendo stadi, centri sportivi e infrastrutture efficienti e soprattutto sicure”.
In Sudafrica vivono circa 30.000 connazionali italiani provenienti principalmente da Piemonte, Veneto
e Toscana e per la maggior parte sbarcati nell’Antico
Continente alla fine della seconda guerra mondiale.
Qui lo sport nazionale è il rugby, ma il calcio, che prima era seguito solo dai neri, adesso sta conquistando
e appassionando l’intera popolazione. E poi il mondiale è il mondiale. Di siciliani in Sudafrica non ce ne
sono tantissimi. È una piccola comunità che vive tra
Johannesburg, Capetown e Durban, dove si trovano i
consolati. Giuseppe, Peppino per tutti, è uno di loro. Il
padre arrivò a Durban a metà degli anni ’50 da Siracusa, insieme alla moglie. Peppino è nato qui ma è stato
iscritto dai genitori all’anagrafe consolare italiana e
gode della doppia cittadinanza: «Sono contento che i
miei abbiano scelto di mantenere le mie origini. Quando posso torno in Italia con piacere, conosco la città
dei miei antenati, e la Sicilia in generale. Qui mi sono
integrato in maniera naturale. Sono un bianco che ha
sposato una donna nera, cosa non molto comune da
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PERCORSI
MONDO
E MONDIALI
Qui Johannesburg
queste parti, adesso abbiamo due figli: Jonathan e
Fiona. I nomi li ha scelti mia moglie...», dice sorridendo. Lavora in una azienda che si occupa di strutture in
legno lamellare.
Qui i bianchi hanno ancora il controllo di quasi tutta
l’economia che conta, soprattutto per ciò che riguarda
l’estrazione dei minerali e dei diamanti, mentre gran
parte dei neri vive al di sotto della soglia di povertà. La
società sudafricana è stata infatti classificata come la
seconda più ineguale del mondo dopo quella brasiliana.
«Io riesco a vivere “all’occidentale”, anche se la situazione per i neri non è delle migliori. Ma c’è fiducia e
speranza. Anche il fatto di ospitare i mondiali fa capire
come il Sudafrica sia il punto di riferimento dell’intero continente – ci dice Giuseppe –. Sono orgoglioso,
come tutti gli italiani che vivono qui, di rappresentare
la nostra nazionale, che arriva con la coppa tra le mani.
PERCORSI
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Ho ancora in mente la scena di quattro anni fa, anche
se devo confessare che Totò Schillaci rimane il mio
mito. Seguirò le partite degli azzurri assieme ai miei
amici italiani, ma non nascondo che tiferò anche
per i bafana bafana tanto, almeno nelle fasi iniziali,
non dovrebbero scontrarsi. Mi piacerebbe una finale Italia-Sudafrica». Alla domanda “E per chi tiferai
in tal caso?” non ha risposto, almeno non a parole,
la moglie è lì accanto a lui… ma il suo sorriso è stato
più che eloquente.
È proprio vero, come recitava la colonna sonora di
Messico ’86: “il mondo gira come un pallon!”.
P.S. : purtroppo il desiderio di Peppino non si è avverato. La nostra nazionale e quella dei padroni di casa
sono state eliminate al primo turno, in uno dei campionati mondiali più brutti disputati dall’Italia. Campione uscente in tutti i sensi…
MONDO
E MONDIALI
Foto di Maria Jose Garcia Aramburu
Qui Buenos Aires
Il mondiale sudafricano
visto dall’Argentina
Passione,
rivalità con l’Italia
e miti popolari
di Mirko Peddis
B
UENOS AIRES - C’è un paese, che non è
l’Italia, dove la stragrande maggioranza degli appassionati di calcio conosce parola per
parola “Un’estate italiana”, il celebre brano musicale
che fu la colonna sonora dei mondiali di calcio giocati in Italia nel 1990. Quel paese è l’Argentina. Il fatto
che gli argentini amino tanto quella canzone, legata a
un mondiale che per altro non hanno nemmeno vinto
(persero in finale con la Germania), la dice lunga sulla
acerrima rivalità che i fratelli latino-americani nutrono
nei confronti della nazionale azzurra. Se si parla di cibo,
moda, musica o automobili, l’amore argentino verso il
made in Italy rimane immutato, ma, se l’argomento è
il calcio, la musica cambia. Eccome se cambia!
Gli italiani che vivono in Argentina, oltre ad aver sposato, come spesso accade, un abitante del luogo, sposano anche la Selección, la nazionale argentina.
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PERCORSI
Qui Buenos Aires
Foto di: Maria Jose Garcia Aramburu
MONDO
E MONDIALI
Micol, per esempio, è arrivata a Buenos Aires per seguire il suo amore porteño, Joaquin, e per fare un dottorato in neuroscienze. In Capital Federal, cosi viene
chiamata la capitale, come lei stessa racconta, questo
significa vivere tutto al doppio.
«Mi divido tra gli amici italiani e quelli argentini e farò
il tifo per entrambe le squadre, almeno fino a quando
non si scontreranno tra loro».
Diverso il discorso per Ruben, discendente italiano di
seconda generazione, oggi in pensione, che sperava di
“trovare un’altra squadra sudamericana in finale con
l’Argentina”, visto che los tanos – definizione generica
per gli italiani – hanno giocato peggio di quanto ci si
potesse aspettare”.
Non la pensava così Luigi, manager italiano da sei
anni in Argentina, che ad inizio Mondiali diceva pieno
di speranza: «Se passiamo il primo turno il Mondiale lo
vinciamo noi…».
Un altro mito argentino sulla nazionale italiana si
chiama “siamo fuori dalla coppa”, ovvero le parole
pronunciate da un cronista, sempre nel mondiale del
’90, subito dopo l’eliminazione degli azzurri. Qualsiasi italiano che si avventuri a parlare di calcio a queste
latitudini, sentirà ripeterle fino allo sfinimento.
Le radici di questo tormentone risiedono in quello
stesso mondiale in cui gli azzurri vennero eliminati,
in casa loro, proprio per mano della Selección.
PERCORSI
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A quell’esclusione i tifosi italiani risposero, sommergendo di fischi l’inno argentino nella seguente finale
di Roma. Gesto poco carino che, da queste parti, è
tutt’altro che dimenticato.
Per noi italiani “mondiale” va a braccetto con estate,
vacanze e mare, mentre qui, adesso, è pieno inverno.
Nonostante il clima rigido, però, le occasioni per riscaldarsi non mancano: basta fare un salto nella centralissima Plaza San Martin mentre giocano i ragazzi di Maradona per essere trascinati in un caldissimo clima di festa.
Decine di migliaia di tifosi si assiepano, urlano, cantano e
soffrono davanti al megaschermo che trasmette le partite, creando un’atmosfera elettrica e magica allo stesso
tempo. Da questo punto di vista ci si sente un po’ a casa.
Quando gioca la nazionale, infatti, anche qui il mondo si
ferma. E non è solo la Plaza San Martin ad essere invasa,
ma anche tantissimi bar del centro.
Victoria, argentina, che ha seguito gli ottavi di finale
in uno di questi bar assieme agli amici, confessa: «Se
la mia nazionale, Dio non voglia, dovesse essere eliminata, non mi rimarrebbe che sperare nell’eliminazione
del Brasile».
E in effetti anche con i “verdeoro”, pentacampeones,
la rivalità è fortissima, ma in questo caso c’è anche un
fattore di vicinanza. Andrea, giornalista marchigiano,
che vive tra Buenos Aires e Santiago del Cile dice che,
“Maradona a parte”, l’Argentina è la più forte.
Lorenza, clown terapeuta veronese trapiantata a
Buenos Aires da quattro anni e l’italo-argentina Luciana avrebbero entrambe voluto una finale Italia
- Argentina, salvo però a trovarsi d’accordo sul vincitore del match… ma questa ormai è un’altra storia.
Qui New York
MONDO
E MONDIALI
New York batte
al ritmo dei mondiali
Indagine tra
i marciapiedi della
Grande Mela
alla scoperta del
cuore italiano
di Paolo Tartamella
N
EW YORK - Bar, panetterie e macellerie
sono più deserte del solito. C’è Italia-Slovacchia e l’unico incrocio di strade newyorkesi
dove c’è vera attenzione – vera come comunità – è nel
Bronx, tra Arthur Avenue a la 183ª strada. Parcheggiata davanti all’idrante, c’è l’usuale autobotte dei vigili
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PERCORSI
MONDO
E MONDIALI
Qui New York
del fuoco. Quattro di loro sono a far la spesa (salumi
e mozzarella), mentre i quattro che li attendono a
bordo non hanno bambini a cui dispensare sorrisi,
perchè sono le dieci del mattino e, a quell’ora, le
scuole sono ancora aperte.
Qui e lì passano giovani con magliette degli Azzurri dai fasti passati: Del Piero, Vieri. Davanti al mercato al coperto (voluto negli anni Quaranta dal sindaco italiano Fiorello La Guardia, che volle ripulire
le strade dagli ambulanti chiassosi) c’è la pasticceria
“Morrone”. Mentre dagli altri negozi si possono udire gli Azzurri cantare l’inno di Mameli, i dipendenti
di Morrone guardano un talk-show messicano.
Da Palombo, altra pasticceria, non c’è Tv, ma un vivace gruppo di ultrasettantenni italoamericani. Carmela De Benedictis e Gina Neglio parlano di più degli uomini: «Sessant’anni fa eravamo 40 mila, oggi
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siamo rimasti in 4 mila – dice Carmela, genitori napoletani, nata alle porte di New York, nel Westchester –. Io resto qui, gli affitti sono bassi. Ma quando
noi vecchi italoamericani moriremo, la Little Italy
del Bronx resterà in mano ai latini. Vuole vedere la
partita? Vada al marketto».
La conversazione avviene in inglese. Il marketto,
nella contaminazione italiana dell’inglese, è il mercato al coperto, dove in effetti odori e sapori hanno
un’origine italoamericana.
Il calcio, ogni quattro anni, fa rinsaldare i flebili
legami italiani di una comunità che ha sempre un
nome, ma non più un quartiere. Le Little Italy del
Bronx e di Brooklyn sono un po’ come i templi greci
di cui restano mozziconi di colonne. Come a Selinunte, col mare sullo sfondo e la polvere dominante. Il calcio italiano, però, vale più di ogni elezione,
Qui New York
di ogni premio Nobel. Perchè l’americano medio sa
che agli italiani piace il “soccer” e che, per un pallone, arrivano anche a malmenarsi. Da cui, arguisce,
che deve trattarsi di una cosa seria.
Dentro il mercato, da Mike Deli, un dipendente,
Mike Fava, corrobora la teoria dell’italoamericano che nell’immagine dei più è relegato a ricordi
e mozzarella: «A New York è dura, gli italiani sono
pochi e devono rivaleggiare con gli altri immigranti. Il martedì e il giovedì le guide turistiche portano
dei gruppi dall’Italia che vengono per mangiare.
Ma sono solo turisti».
Sotto una gigantesca provola, Mike affonda la
lama: «Nel ’98 ho visto Italia-Francia a Palermo.
Mio padre chiuse la macelleria e ci concentrammo
sulla partita. Qui devo contemporaneamente lavorare, è un po’ strano…».
MONDO
E MONDIALI
Dietro il bancone, al suo fianco, c’è Umberto Milucci: «Se l’Italia esce, tiferò per gli Stati Uniti, ma
solo per... rassegnazione».
“The Beautiful Game” lo chiamano gli americani.
Quest’anno ESPN, il network sportivo posseduto
dalla ABC, ha stravolto i palinsesti e affidato alla
Coppa del Mondo un ruolo da star.
Usa-Ghana, gara degli ottavi che ha sancito l’eliminazioni degli americani, ha registrato ascolti da
capogiro, ovvero uno share superiore all’8%: oltre
8 milioni di telespettatori. Su scala nazionale sono
numeri magri, ma non per il calcio che, durante la
“World Cup”, ha ricevuto spazi fotografici quotidiani sulle prime pagine di Usa Today, New York Times
e sinanco sul Wall Street Journal. Per gli italoamericani il “soccer” è un fenomeno pittoresco, non solo
uno sport; un affare da domenica in famiglia; da
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PERCORSI
MONDO
E MONDIALI
Qui New York
papà e mamma seduti sul sofà per 90 minuti, evento
che non accade neppure col baseball. Susanna Cioci,
figlia di napoletani ma americana del Westchester,
attraversa la strada con due borse della spesa. Indossa una sgargiante maglietta tricolore. «Mio marito è
americano, ma abbiamo fatto in modo che gli piacesse
il calcio. Tutte le domeniche siamo davanti alla Tv per
le partite del campionato, qualunque partita. Del resto
non tifiamo in modo praticolare per nessuna squadra.
Con noi ci sono anche mio padre, mia madre e i miei
nipoti. Adesso, però, mi scusi: mia madre aspetta in
auto, è nervosa, vuole andare a vedere la partita». La
conversazione è stata – ad intermittenza – in italiano.
A Great Neck, zona residenziale di Long Island,
propagine di New York, c’è casa Jaus. I figli sono
quattro: Andrew, 32 anni ingegnere edile, Rick, 29
anni, che lavora nella produzione dell’unica radio
PERCORSI
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italiana di New York, Victoria, 19 anni, universitaria
a Syracuse e Andrew, studente di 16 anni. Massimo,
il papà, ha il cuore giallorosso, e non c’è figlio che
esiti, quando devono rispondere cosa abbiano ereditato da lui.
Robert: «Mio padre adora il calcio e la Roma. Ha
cercato di trasmettere questa passione a noi figli. È
stato il mio primo allenatore, il mio primo portiere, il
primo massaggiatore, sempre lì, col ghiaccio, a bordo campo. La domenica mattina in casa era, ed è, un
rito: partite in televisione al profumo del ragù. Perchè
mio padre guarda il calcio mentre prepara il pranzo
della domenica. La domenica mi sveglio quando sento l’urlo: “Gol!” – aggiunge Victoria – oppure “No!”. Poi
annuso l’odore della salsa».
Andrew rammenta i mondiali di Germania: «Mentre ero al campeggio estivo lui mi ha registrato tutte
Qui New York
le partite. Quando sono tornato le abbiamo viste insieme». Papà Massimo ha giocato con tutti e quattro
i figli e di tutti è stato allenatore. «Nel nostro villaggio
era conosciuto come The Italian Coach. I miei amici
volevano giocare nelle squadre dove allenava perchè,
con lui, si vinceva».
Per chi tiferebbero nella famiglia Jaus, padre giornalista e madre americana, assistente procuratore del
Tribunale di Brooklyn, se Italia e Stati Uniti giocassero
contro? «Usa» risponde Rick.
Stesso cuore americano per Daniel e Cristopher Delli
Carpini, figli di genitori italiani, nati a New York. «La
passione per il calcio ci è stata trasmessa dal nostro
babbo. Guardare la partita con lui è una tradizione e
una passione che coinvolge tutti, nonna e mamma
comprese. La cosa più bella di questo mondiale è seguire le partite con la famiglia. E non solo quelle del-
MONDO
E MONDIALI
l’Italia, ma anche quelle degli Usa, la nazionale per cui
tifiamo. Perchè noi siamo americani».
I figli degli italiani in America passano dal calcio,
questo è certo. Del resto il “soccer” negli Stati Uniti è
una disciplina scolastica molto diffusa e ogni angolo
di Central Park ha la sua scuola-calcio privata. Il vantaggio del calcio sugli altri sport è anche quello dell’età
perchè bambini e bambine sino a cinque anni hanno
nel calcio una scelta obbligatoria: è troppo presto per
baseball o basketball.
Del 1990, anno in cui gli Usa hanno ospitato i Mondiali per la prima volta, la diffusione culturale dello
sport è stata portata ad un livello superiore. Negli ultimi due anni, si è anche assistito all’esplosione della copertura televisiva, essenzialmente dovuta al continuo
flusso immigratorio ispanico. Fox Soccer, Gol TV (ambedue canali esclusivamente calcistici), Fox Sports
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PERCORSI
MONDO
E MONDIALI
Qui New York
Español, ESPN, ESPN Deportes, Telemundo, Galavision, Univision, Telefutura, portano le immagini
del calcio russo, australiano, colombiano, oltre a
quelle dei maggiori campionati europei e alla Primera Division messicana.
Il “soccer” gode di una visibilità così estesa da non
lasciare scampo anche all’italoamericano.
Ma gli italiani ultra cinquantenni non possono non
rammentare le domeniche mattina al Walker Theatre
di Brooklyn (18th Avenue e 64th Street), alla Academy
of Music (14th Street a Manhattan) e, per gli incontri
più importanti, al Madison Square Garden. Siamo nel
1972, i collegamenti si interrompono di frequente, i
cronisti del giornale comunitario (Il Progresso Italoamericano) ascoltano “Tutto il calcio minuto per minuto” con una radio Geloso a onde corte riempiendo,
con la fantasia, gli spazi di partita in cui la radio non
PERCORSI
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riusciva a fare menzione. Da quei tempi eroici vengono gli italoamericani di oggi.
In una città come New York, dove ogni cittadinanza
ha i suoi ristoranti, circoli e bar (New York Times e Wall
Street Journal hanno disegnato la geografia dei posti
di ritrovo delle 24 etnie del mondiale), la Coppa del
Mondo costituisce la sublimazione dell’appartenenza
nazionale.
«Vivere il tifo a New York ci dà una carica maggiore – sostiene Mauro Trabalza, chef di Sora Lella
nella Little Italy di Manhattan –. Un conto è gioire
in Italia, un conto è farlo lontano da casa. Qui il senso di appartenenza diventa ancor di più motivo di
orgoglio e, la nostra nazionalità, un onore». In un
ridente angolo di Carroll Garden a Brooklyn, c’è un
circolo dedicato a uno sconosciuto musicista di origini olandesi nato a Mola di Bari, Nicolò Van Weste-
Qui New York
rhout. Rievoca i circoli di paese, dove il passatempo
dominante è quello di giocare a carte. «Seguire le
partite della nazionale tutti insieme è un rituale che
la nostra italianità quasi ci impone» sostiene il tesoriere, Giuseppe De Mattia.
Al Van Westerhout tanti soci, oggi in pensione,
sono passati anche attraverso l’immigrazione argentina. Così, in tanti, si sono rifugiati nella nazionale di Maradona, quando quella di Lippi è tornata a
casa. «Accogliamo italoamericani da tutta New York
– ricorda il presidente, Allegrino Sale –. Per noi emigrati il trasporto è istintivo dal momento che siamo
lontani. La cittadinanza è un orgoglio e la tradizione
più radicata».
A New York non esistono più le squadre formate
solo da italiani o da italo-americani come accadeva
sino a quarant’anni fa (grazie alla Liac, Lega italo-
MONDO
E MONDIALI
americana calcio). Il calcio, oggi, è sempre più un
evento per le popolazioni latinoamericane. Il campionato principe, la Major League Soccer, adocchia,
infatti, soprattutto i campioni sudamericani, ma resta anni luce attardata in termini di interesse generale, con i suoi 19 mila spettatori di media a partita.
Gli stipendi medi dei giocatori non sono paragonabili a quelli dei colleghi di baseball e basketball e il
livello tecnico è molto modesto.
In attesa del futuro, valgono i ricordi anche per
Thomas Toscano, compositore e direttore d’orchestra di Williamsburgh (Brooklyn). Nonni originari
di Vizzini e Mascali (Catania) e Terrasini (Palermo),
Toscano è uno degli esempi di italoamericani che
abbracciano la cultura degli avi con ardore, mentre
i genitori hanno seguito una totale integrazione.
«Molti italoamericani sono divenuti estremamente
americanizzati. È il caso della mia famiglia». Thomas conobbe il calcio attraverso il nonno Francesco Mazzoni, nel circolo La Società di White Plains
Road e 231st.
«Durante i mondiali mio nonno guardava le partite a casa. Ma, nel mio rapporto col calcio, divenne
decisivo l’arrivo di mio cugino Ciccio, nel 1965. Nel
’69 mi indusse a diventare giocatore della prima
squadra fondata in città, a Mahopac (New York),
che esiste ancora. Eravamo ridicolizzati perchè non
allora non esisteva niente che non fosse baseball o
football. Non divenni mai bravo come mio cugino
Ciccio».
Toscano ha avuto l’opportunità di lavorare in Brasile e di assistere ai Mondiali da Rio de Janeiro (l’edizione italiana del ’90). «In Italia e in Brasile si ferma
tutto, la gente guarda l’orologio aspettando la partita e, se la squadra di casa vince, lo spettacolo di
follia che ne consegue è da serbare nel cuore».
Rick Jaus conclude con un desiderio. «Se gli Usa
avessero vinto la Coppa del Mondo, lo avrei preferito a qualsiasi World Series degli Yankees o alla vittoria dei Giants nel Superbowl».
Ma, a guardarlo nel profondo degli occhi, sembra
solo una bugia.
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PERCORSI
MONDO
E MONDIALI
Qui Palermo
Un mondiale “collante” di etnie
Palermo
Nei vicoli della città vecchia
tra i profumi del medioriente
risuona l’inno
della nazionale italiana
di Paola Pottino
P
ALERMO - Sembra passato un secolo da
quando i mondiali venivano visti da milioni
di telespettatori fagocitati da enormi televisori che trasmettevano i programmi esclusivamente in bianco e nero. Oggi, con i potenti mezzi
della tecnologia multimediale, pensare a quegli
anni sembra quasi impossibile, specie per le nuove
generazioni nate nel boom dell’era informatica. Il
calcio infatti è per antonomasia un “gioco a colori”
e non soltanto da un punto di vista telematico ma,
soprattutto, perché viene giocato e seguito praticamente dall’intero emisfero.
Così se, per caso, ci si trova a Palermo durante i
mondiali di calcio, passeggiando per le vie del centro storico può accadere che in alcune piccole case
o improbabili abitazioni, tra aromi speziati e odori
mediorientali, vi siano famiglie che, come noi, sono
riunite intorno a un televisore a guardare la partita
e a tifare per la squadra del cuore. Ma se è l’Italia
a giocare, a prescindere dalle recenti tragiche figure agonistiche, ogni famiglia che da tempo vive a
Palermo, ognuna a suo modo, con i propri riti scaramantici, con le personali tradizioni, fa il tifo per
la Nazionale. «Quando ha giocato l’Italia – ricorda
Vikash Nunko, mauritiano, da piu di 15 anni a Palermo – io e miei due bambini eravamo emozionati
PERCORSI
22
Qui Palermo
MONDO
E MONDIALI
Vikash Nunko
davanti al televisore, mentre mia moglie cucinava
in fretta un buon piatto di spaghetti. Nessun rito
scaramantico, ma tanta concentrazione ed apprensione per questa squadra che, però, ci ha lasciato
ricordi estremamente amari, così come hanno fatto altre grandi squadre europee. Quest’anno non
è stato davvero un bel mondiale, ma ritrovarsi in
famiglia, con i miei piccoli tifosi che sgranocchiano
patatine e fanno il tifo per il paese nel quale sono
nati, è stata davvero una bella emozione. Però,
oggi – continua Vikash –, gli immigrati in Italia non
vivono un bel momento. La vita è diventata sempre
più difficile e mi auguro che quando i nostri figli cresceranno saranno nelle condizioni di poter condurre una vita normale al pari degli altri cittadini».
Un momento di aggregazione, dunque. Il mondiale, un gioioso rituale da condividere con altri amici, indipendentemente dalla nazionalità di origine
dove un ragazzo originario di Mali si ritrova a guardare le partite insieme a compagni del Ghana o
della Costa d’Avorio. È il caso di Thiero Sory, per gli
amici Johnny, africano, 30 anni, deluso per la pietosa figura fatta dall’Italia: «...il cuore mio e quello
dei miei amici, durante questo mondiale, era diviso
tra Italia e Costa d’Avorio. Penso che sia divertente
guardare le partite insieme agli amici, fare un po’ di
festa, mangiare qualcosa di semplice e tifare tutti
insieme, per gridare quando la nostra squadra segna il gol : “bip”. Proprio così noi, nel Mali, non esultiamo dicendo gol, bensì “bip!”».
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PERCORSI
MONDO
E MONDIALI
Qui Palermo
Al centro della foto, la... cronista
Proseguendo il nostro cammino per una insolitamente silenziosa Palermo, ci soffermiamo dinnanzi ad una piccola abitazione dalla quale escono
bambini gioiosi con il pallone stretto tra le braccia.
Anche loro del calcio percepiscono l’emozione e insieme ai loro genitori seguono il mondiale alla Tv.
Anche se di fatto lo Sri lanka è un paese al di fuori
degli schemi e delle tradizioni calcistiche, il calcio
viene ugualmente seguito. «Io amo il calcio e amo
seguire le partite – conferma Anton Antohnipillai
tamil, 20 anni, ma a Palermo da quando ne aveva
10, come si evince al suo accento tipicamente siciliano –. Insieme ad amici e parenti abbiamo seguito
tutte le partite, esultando per i successi e fischiando
i fallimenti. Devo ammettere che il mio cuore batte
pure per il Brasile ma, quando ha giocato l’Italia, è
chiaro che abbiamo tifato per la nazionale, anche
se i risultati sono stati davvero mortificanti!».
Concorda, con quanto detto dall’amico, R. Sivakumay che, insieme alla bella moglie e ai figlioletti, ha
fatto il tifo per il nostro Paese. Sorridenti e disponibili a parlare di calcio, ecco che i nostri testimonial
del calcio multicolore, oltre a ricordare alcuni momenti dei mondiali giocati da un Italia scalcinata,
desiderano immortalare con un click la cronista appena conosciuta.
PERCORSI
24
Fratelli d’Italia?
L’Italia s’arresta...
Uno dei peggiori mondiali degli azzurri
(fuori nei gironi non succedeva dal ‘74),
inconsistenti, deludenti, a tratti irritanti.
Ma a chi si fosse lamentato della brutta finale
del 2006, consigliamo di rivedere Spagna Olanda, finalissima 2010 tra due squadre che
mai avevano vinto la coppa del mondo.
A Berlino - a parte la testata di Zidane - si
giocò a calcio. Stavolta si sono presi a calci.
Forse per sconfiggere la noia.
U
na débâcle, senza attenuanti e senza gloria, quella dell’Italia di Marcello Lippi, che
ha restituito il titolo di campione del mondo con
la consapevolezza, quasi, di non meritarlo più.
I cinquanta e passa milioni di commissari tecnici di cui disponiamo nel Bel Paese, hanno già
emesso le loro sentenze, promuovendo e bocciando questo e quell’altro, teorizzando moduli
che dovevano essere applicati e, soprattutto,
rimpiangendo supercampioni che non sono stati convocati, Cassano, Balotelli e Miccoli su tutti.
Non torniamo, dunque, su queste dolenti note.
Ma della finalissima, ne vogliamo parlare?
Una partita brutta, troppo tirata, dove la maggior parte del tempo è stata impiegata dai
calciatori a dare gran calci, non già al pallone,
ma agli avversari; ed il rimanente, ad evitare
di prenderle. La tensione di chi sapeva di poter
entrare nella storia calcistica del proprio paese,
forse, ha svolto un ruolo eccessivo, ma stiamo
parlando di professionisti stranavigati, avvezzi
a confrontarsi su palcoscenici internazionali,
nonostante la giovane età. Allora, più che di tensione, non è - forse - di mera convenienza che si
dovrebbe parlare? Ha vinto, di poco, la Spagna,
onore al merito. L’Olanda resta una magnifica
perdente. Ma forse, in questo mondiale, il vero
ed unico vincitore è il Sudafrica, Paese capace
di mostrarsi al mondo come, appena vent’anni
fa, era impensabile che accadesse.
FORMAZIONE
Medici italiani si formano negli Usa
e medici americani vengono in Italia
Politiche migratorie e “fuga di cervelli”.
Il contributo dell’Anfe
di Learco Saporito
L
e questioni che riguardano le politiche
migratorie sono tante e tutte di stretta
attualità. Le molteplici ragioni inerenti
le necessità di chi è costretto a lasciare la
propria terra, esponendosi all’ignoto, noi
italiani, le conosciamo bene perché le abbiamo vissute.
Dapprima come protagonisti di una diaspora in più
tempi e verso più luoghi, dalla vicina Svizzera, alla lontana Argentina, dall’estraneo Belgio, alla remota Australia, quindi come spettatori dell’attuale diaspora di
“altri” che – così come noi facemmo allora – fuggono
dal proprio passato, pur non avendo la benché minima
idea di cosa riservi loro il futuro.
Oggi, i fenomeni migratori sono molto più complessi di quanto lo furono appena sessanta o settant’anni
fa. Volendo azzardare una similitudine, potremmo dire
che hanno avuto la stessa rapidissima curva evolutiva
dell’aviazione, passata in meno di cento anni dai primi
rischiosi tentativi dei fratelli Wright, agli attuali jet-liner
che trasportano centinaia e centinaia di passeggeri per
volta, comodamente, attraverso i continenti.
Poco meno di cento anni fa gli italiani partivano poiché, in Patria, non c’erano le condizioni per avere accesso al soddisfacimento minimo dei bisogni primari e
il più delle volte ciò si poteva ricondurre alla mancanza
di un lavoro, con conseguente impossibilità di risolvere
la prima esigenza fisiologica dell’uomo: la fame.
E se, da una parte, tale condizione è rimasta oggi
immutata (basti pensare agli sbarchi dei “viaggi della
disperazione” sulle nostre coste meridionali), dall’altra il fenomeno si è stratificato in tutta una serie di
sfaccettature, che comprendono il disagio sociale,
politico o religioso, le catastrofi naturali, le ricorrenti e
devastanti crisi economiche e, non ultima, la volontà
di chi – una volta non più assillato dall’esigenza primaria della fame – vuole semplicemente migliorare la
propria condizione di vita, o di lavoro.
PERCORSI
26
Questo conduce ad un’amara riflessione: sessanta o
settant’anni fa gli italiani emigravano per fame, oggi
emigrano sì, per fame, ma intellettuale, mancando talvolta, nel nostro Paese, le condizioni per poter esprimere il proprio talento o dare seguito ad un lungo ed impegnativo ciclo di studi.
Proprio facendo riferimento alla cosidetta “migrazione di cervelli”, voglio collegarmi a quanto l’Anfe, interpretando con passione e determinazione il proprio
Statuto, ha realizzato con “Light of Life”, il progetto di
cooperazione tra ospedali italiani e americani, peraltro
approfondito in un servizio su questo stesso numero
di “Percorsi”, per la cura dei bambini nati prematuri ed
affetti da una grave patologia della retina che può condurre alla cecità.
Con un duplice obiettivo – evitare i “viaggi della speranza”, difficoltosi e spesso impossibili e fare in modo
che i nostri “cervelli” possano essere in grado di esprimersi pur restando in Patria – l’Anfe, attraverso la meritoria ed instancabile opera di Teresa Nascimbeni,
delegata di Detroit, ha dato avvio ad una serie di iniziative che hanno consentito il raggiungimento di risultati
straordinari. Medici italiani che vanno negli Usa per apprendere tecniche chirurgiche d’avanguardia, medici
americani che vengono in Italia per partecipare a convegni e condividere “know-how”, piccoli pazienti che
potranno continuare a vedere, attraverso i propri occhi,
un mondo che, di sicuro, ha molti problemi da risolvere
ma che, altrettanto sicuramente, rimane meraviglioso,
soprattutto se visto dagli occhi di un bambino.
I problemi inerenti ai fenomeni migratori, di certo, restano pressanti e necessitano di soluzioni, anche politiche, altrettanto urgenti. L’Anfe è pronta, alla luce della
sua esperienza, a dare il proprio contributo. Nel frattempo, però, abbiamo alcune singole “missioni compiute”
di cui siamo fieri. E “Light of Life” è una di queste.
Società di partenza
società di arrivo
FORMAZIONE
Insieme
per
U
crescere
Le foto di questa pagina sono di Dario Corso
na società progredita e in armonia si
misura soprattutto dall’integrazione
tra i suoi membri. Poco importa che
questi siano nati nello stesso luogo
o che, nello stesso luogo, si trovino a
vivere. Lo sa bene l’Anfe, che dell’integrazione e della
convivenza pacifica di civiltà diverse ha fatto fin dagli
esordi una bandiera.
Figlio di queste idee è il corso “Insieme per crescere”
che si è da poco felicemente concluso, con una festa
multietnica, al centro “Santa Chiara”, anch’esso punto
cardine della città di Palermo nell’accoglienza di chi,
spesso in condizioni disperate, abbandona la propria
terra per cercare in Italia, in Sicilia in particolare, condizioni di vita migliori per sé e per il proprio nucleo familiare. Finanziato con i fondi dell’Assessorato Regionale
della famiglia delle politiche sociali e del lavoro, con il
contributo del Fondo per l’inclusione sociale degli immigrati, il corso, destinato a candidati di età compresa
tra i 18e i 65 anni di età, si è caratterizzato per la sua
immediata spendibilità nella vita di tutti i giorni. Spesso, infatti, le maggiori difficoltà riscontrate da chi arriva
nel nostro Paese sono di carattere linguistico: in molti
arrivano senza conoscere una parola d’italiano, e questo aggiunge difficoltà a difficoltà.
L’attività formativa si è sviluppata in 80 ore di lezione
frontale, in cui ogni allievo è stato attentamente seguito dai formatori per permettere un rapido apprendimento dei fondamenti di italiano. A queste ore se
ne sono aggiunte altre venti, in cui i partecipanti sono
stati accompagnati nel processo di compilazione della
modulistica di base, altro scoglio da affrontare per chi
arriva in Italia, e altre tre per omogeneizzare
il gruppo.
Un gruppo, quello di “Insieme per crescere”,
tutto al femminile. «La presenza di queste
dieci donne straordinarie – dicono i formatori, Sabina Perrone e Maresa Schembri – testimonia quanto l’elemento femminile venga
sempre più rivalutato in ogni civiltà. Iniziative
del genere sono la prova di quanto le donne
siano un punto cardine in ogni società, anche
in quelle che immaginiamo così distanti dalla
nostra». Saranno ancora una volta le donne, dunque, a fare da ponte tra la società
di provenienza e quella di arrivo.
27
PERCORSI
FORMAZIONE
Programmare lo sviluppo
nel “continente liquido”
Mediterraneo
come arena
della formazione
e della ricerca
di Maurizio Carta
D
allo scongelamento dei “Tre Mondi” successivo alla fine della Guerra Fredda sono
emersi i “continenti” geopolitici dei Nord e
Sud globali, poli di cambiamenti demografici, sociali,
economici e culturali in perenne conflitto. Questa orogenesi ha prodotto l’indebolimento di stati nazionali
e l’affermarsi di istanze locali, di autonomie o di frammenti di pianeta, ma ha anche generato l’emersione
delle “terre di mezzo”, luoghi molteplici e plurali in cui
le differenze si fanno valore. E quale migliore terra di
mezzo se non il “continente liquido” Mediterraneo,
PERCORSI
28
Programmare lo sviluppo
nel “continente liquido”
FORMAZIONE
luogo molteplice per eccellenza, luogo di frontiera,
ma anche luogo di incontro, di osmosi e di contaminazione tra culture e modelli, tra visioni e strumenti, tra
popoli e desideri.
Nell’attuale ridefinizione di paradigmi che la crisi
economica del modello bipolare impone, il Mediterraneo perde la sua identità mitologica - et in arcadia
ego - sfuma la sua retorica e diventa arena della responsabilità e utopia dell’impegno di una nuova classe
dirigente: luogo geografico ma anche culturale, luogo
economico ma anche sociale e, quindi, politico.
Attingendo ad un recente libro di Franco Cassano,
possiamo riconoscere tre paradigmi per definire il rapporto dell’Europa continentale con il Mediterraneo.
Il primo è quello della dipendenza, che considera il
Mediterraneo come luogo dello sfruttamento, come
mercato di espropriazione e spoliazione delle risorse
a favore delle aree forti, il quale ha generato storicamente un atteggiamento paternalista da parte degli
uni ed uno di rammarico e di disperazione da parte degli altri, limitandosi a chiedere un risarcimento.
Il secondo paradigma è quello della modernizzazione, che vede il mediterraneo in condizione di ritardo
rispetto a processi di sviluppo considerati ineluttabili.
Il Mediterraneo, in questa visione, entra in un gioco
come pedina di una concezione dello sviluppo lineare
e diffusiva. L’opzione operativa di tale paradigma è che
il Mediterraneo debba essere sollecitato dall’esterno e
dall’alto, attraverso politiche capaci di promuovere le
forze più innovative e allargare lo sviluppo e il benessere, riproducendo i modelli di sviluppo e gli obiettivi di
crescita continentali e nei fatti alimentando quest’ultimi ampliando il mercato delle risorse e dei consumi.
Infine, il terzo paradigma, quello dell’autonomia
culturale, vede il Mediterraneo come punto di vista
critico, come frutto di un “pensiero laterale” capace
di sfuggire alla coercizione del punto di vista monoculare per proporre una nuova prospettiva. Capace quindi di sfuggire alla situazione di scacco in cui lo hanno
relegato gli altri due paradigmi rovesciando la scacchiera e rimettendo in discussione l’assunto principale
della questione meridionale. Viene infatti rifiutata
29
PERCORSI
FORMAZIONE
Programmare lo sviluppo
nel “continente liquido”
la condizione patologica e con essa le categorie di
“ritardo” e di “arretratezza” (tutto sommato consolatorie) per proporre una visione del Mediterraneo
come possessore di uno statuto diverso, un Mediterraneo politico-culturale piuttosto che economico-geografico.
Il Mediterraneo come “avanguardia” seduce le nostre menti e mette a dura prova la nostra capacità
diagnostica e operativa, stimola il coraggio di scelte
e richiede una classe dirigente adeguata ad un “continente liquido” che oggi possiede una popolazione
potenziale di 438 milioni di abitanti, paragonabile
all’intera popolazione dell’Unione Europea e che nel
2050 avrà più di 570 milioni di abitanti (superando sia
l’UE che gli USA). Il Mediterraneo si propone quindi
come un potente produttore di domande, ambizioni
e progetti a cui dare risposte.
Spetta alle classi dirigenti della nuova Unione del
Mediterraneo, lanciata nel 2007, scoprire rotte che
spesso sono antiche, figlie di una stratificazione culturale conservata nel genius loci meridiano. Spetta
alle classi dirigenti – esistenti, se capaci, o nuove,
se necessarie – immettere tessere di qualità in un
mosaico che non è ancora completo, ma rischia di
essere definito da altri.
La sfida che attende il Mediterraneo è quella di
individuare un progetto collettivo che sia in grado
di agire da catalizzatore delle diversità, che sappia
costruire quel tessuto culturale, sociale e civile che
funga da “patto costitutivo” del nuovo soggetto politico. E questo progetto non può che passare dalla formazione e dalla ricerca, tessuto sull’armatura
delle università e degli istituti di formazione e di ricerca, reso solido non solo dallo scambio di studenti
e di studiosi, ma dalla costruzione di programmi formativi comuni e di progetti di ricerca transnazionali,
costantemente interconnesso dai flussi di capitali
culturali e cognitivi che lo attraversano. Non si tratta di ripercorrere il vecchio rapporto coloniale della
formazione offerta ai paesi della sponda sud, non
dobbiamo più limitarci ad intessere rapporti economici con il Maghreb o con l’Egitto attraverso la
PERCORSI
30
Programmare lo sviluppo
nel “continente liquido”
FORMAZIONE
strada della formazione e dell’affiliazione delle sue
classi dirigenti. È invece il riconoscimento di obiettivi comuni la vera sfida, è l’individuazione di filiere
formative transmediterranee, legate dall’indispensabilità di una formazione integrata, nonché di cluster
di ricerca che attingano al miglior milieu culturale dei
paesi delle diverse sponde. Solo il riconoscimento di
un vero “spazio euromediterraneo della formazione e
della ricerca” può consentire la nascita di un analogo
soggetto politico, solido, interconnesso, profondo e
non solo alimentato da un opportunismo relazionale
e di contrasto agli egoismi continentali.
Quali sfide possono essere le prime cellule del nuovo
tessuto connettivo della formazione e ricerca? Alcune
sono già individuabili per essere affrontate immediatamente, anzi per le quali è necessaria tale ampiezza
di visione: la gestione integrata delle coste e l’integrazione dei porti, l’innovazione energetica e la sostenibilità ambientale, la conservazione, il restauro e la valorizzazione dei beni culturali in un’ottica di distretto,
il turismo relazionale e le filiere produttive connesse,
l’agricoltura e la enogastronomia. Sono campi in cui
già esistono i germi di una collaborazione che deve
uscire dall’episodicità e attingere alla strutturalità,
agevolando la costruzione di quello spazio transnazionale della formazione e ricerca che oggi è necessario
per vincere la sfida dell’innovazione già intrapresa dagli USA e in piena ascesa da parte di India e Cina.
Ripensare il Mediterraneo sotto il profilo dell’autonomia culturale e della formazione integrata sollecita
l’impegno di contribuire a ridisegnare nuove traiettorie complessive per il futuro. La questione non può
essere affrontata solo in maniera settoriale e non può
riguardare solo l’industria culturale. Il Mediterraneo
della conoscenza deve essere basato su una crescita
della cittadinanza e della responsabilità da parte delle
classi dirigenti: non è un vessillo sotto le cui insegne
ripararsi, ma ci chiama alla battaglia per un progetto
culturale e politico.
31
PERCORSI
FORMAZIONE
Dall’altra parte
dell’Oceano
Cooperazione per lo sviluppo
Responsabilità, sostenibilità, condivisione
di Marcello Cerasola
D
a anni l’Anfe Sicilia è impegnata, grazie a
finanziamenti garantiti dal Ministero del
Lavoro della Repubblica Italiana, nella realizzazione di iniziative formative rivolte a cittadini italiani residenti all’estero e finalizzate a migliorarne le
condizioni di vita e lavorative. Facendo leva sul ruolo
di eccellenza riconosciuto al sistema agroalimentare
italiano, ma anche sul ruolo di “Ambasciatori di cultura” rivestito dagli italiani residenti all’estero, dal 1998
ad oggi l’ANFE Sicilia ha realizzato diverse iniziative
di formazione e sviluppo locale ed aiutato numerose
microimprese a nascere, crescere e radicarsi localmente.
Con il Progetto Agriquality si intende fornire a tecnici
di origine italiana e ad operatori del settore residenti nelle circoscrizioni di Porto Alegre e Buenos Aires,
una importante opportunità di formazione nel settore
della trasformazione del latte, aprendo così nuove e
concrete opportunità di crescita professionale e di miglioramento dei redditi lavorativi dei partecipanti.
Mentre a Buenos Aires le attività di aula hanno avuto
un recente avvio, a Porto Alegre si sono ormai concluse e nel mese di giugno gli allievi sono stati protagonisti di una intensa attività di stage condotta a Ragusa
presso il CORFILAC (Consorzio Ricerche Filiere Lattiero Casearie) dove per 12 giorni hanno avuto modo
di appropriarsi progressivamente del ruolo professionale nel settore della produzione lattiero-casearia
di qualità, attraverso l’elaborazione personale della
propria esperienza operativa, ma anche valutando le
possibilità di trasferimento, nel contesto sociale ed
economico ciascuno opera, di metodologie e tecniche
PERCORSI
32
Agriquality, un progetto
di cooperazione per la
formazione di operatori e
per il miglioramento della
qualità delle produzioni
di una importante filiera
produttiva in Brasile
ed in Argentina
apprese in Italia. Dalla certificazione delle produzioni
alla vigilanza e controllo, dalle analisi microbiologiche
a quelle sensoriali, dalla cura del benessere della vita
degli animali alla raccolta e trasporto del latte, dalla
sua trasformazione alla promozione e vendita.
Completata l’intensa esperienza a Ragusa e rientrati
a Porto Algre o a Buenos Aires, gli allievi parteciperanno ad una ulteriore fase di stage, anch’essa della durata di 100 ore. In Argentina, queste attività di stage saranno svolte a novembre presso l’Università di Lujan
che dispone di un centro pilota per la produzione ca-
searia molto moderno e completo. Per il Progetto di
Porto Alegre, invece, lo stage verrà Svolto dal 5 al 19
luglio presso il centro “ASCA – EMATER” di Montenegro, una importante struttura di formazione nel
settore agricolo gestito dal servizio federale brasiliano di assistenza tecnica in agricoltura, partner del
Progetto AGROBIO.
Alle attività parteciperà, oltre a personale tecnico
dell’EMATER, un mastro casaro italiano che opera
presso il Consorsio CORFILAC di Ragusa. L’obiettivo è
che ciascun allievo possa imparare a realizzare direttamente, con tecniche artigianali, i prodotti caseari
sulla base delle indicazioni fornite dallo staff docente.
In una successiva fase, gli allievi interessati saranno
assistiti, per una durata di due mesi, da personale tecnico nella elaborazione di un proprio piano di impresa
nel settore lattiero caseario. In questa direzione, alcune imprese siciliane hanno manifestato l’interesse di
promuovere accordi di produzione o joint ventures,
magari contribuendo alla costituzione di società
miste con il conferimento di tecnologie casearie
sottoutilizzate. In questo modo le imprese siciliane potrebbero perseguire un importante
obiettivo di internazionalizzazione, aprendosi a nuovi
mercati ed a nuove sfide.
Anche un solo progetto può concorrere nel favorire
la creazione di un ideale ponte che leghi operatori economici italiani residenti sia in Italia che all’estero. Una
sorta di metadistretto produttivo, quindi, capace di coniugare la grande disponibilità di latte del sud america
con il contesto socio-economico locale (solo il Brasile
ha oltre 200 milioni di abitanti ed una crescita annua
del PIL del 6-7%) e con le migliori tradizioni culturali e
produttive italiane nel settore lattiero-caseario.
Le attività si concluderanno, sia a Porto Alegre che
a Buenos Aires, con un Forum internazionale sull’agricoltura sostenibile che, in due giorni di attività,
intende presentare i risultati conseguiti dal Progetto
Agriquality ma, soprattutto, programmare in forma
partecipata un piano di azione sul tema che possa rappresentare uno strumento condiviso verso cui impegnare le forze sociali, associative, culturali, formative,
istituzionali, economiche, tecniche e scientifiche
dei due Paesi che parteciperanno all’evento:
cooperare per crescere in forma responsabile,
sostenibile e condivisa.
33
PERCORSI
FORMAZIONE
Magie dell’animazione 3D
Profondità del tridimensionale
C
he la formazione professionale siciliana
“ordinaria” (ovvero
quella regolamentata
dalla legge 24 del 1976) produca
molte eccellenze è fatto poco noto
poiché l’intero settore, che in Sicilia vede impegnati – tra operatori
e allievi – migliaia di persone l’anno, è molto più spesso oggetto di
pesanti critiche ed accuse di inefficienza. Eppure, numerosissimi
sono i partecipanti ai corsi Anfe
Sicilia che, alla fine del periodo
formativo, trovano occupazione,
anche grazie alle politiche di facilitazione all’incrocio domanda/offerta di lavoro portate avanti dagli Sportelli multifunzionali, strutture che l’Anfe Sicilia gestisce per conto
dell’Agenzia Regionale per l’Impiego.
E altrettanto numerose sono le figure professionali
quotidianamente impegnate in qualità di formatori che
contribuiscono a decretare il successo di molti progetti
formativi. C’è una grande componente legata alla passione per l’insegnamento che conduce questi professionisti
ad impiegare i tre quarti del proprio tempo, dal lunedì al
venerdì, rinunciando magari ad incarichi molto più remunerativi. Sono professionisti di valore assoluto che, pur
avendo un rapporto contrattuale a tempo indeterminato,
continuano ad aggiornarsi e a mantenere elevatissimo il
Un software che è in grado
di contribuire, in modo
determinante, alla produzione
di animazioni sempre più diffuse,
tra l’altro, anche in ambito
cinematografico, ma che richiede
grande competenza. L’Anfe Sicilia
annovera tra i formatori dei suoi
corsi uno tra gli specialisti più
apprezzati a livello mondiale.
PERCORSI
34
proprio livello di competenza. Uno
di questi si chiama Dario Passariello,
formatore di riferimento del corso “
Sviluppatore grafico 3D” dell’Anfe Sicilia, che ha partecipato alla cerimonia
di premiazione dei migliori operatori e
specialisti tecnici di grafica 3D a livello
mondiale, tenutasi a Los Angeles lo
scorso 11 agosto.
Un riconoscimento, questo, del
massimo prestigio: ogni anno infatti
i membri della comunità del 3D sono
invitati a nominare i colleghi più meritevoli del premio. Successivamente,
la stessa comunità proporrà i finalisti
per gli “Autodesk Masters” dalla lista dei nominati. Una
giuria indipendente aggiudica i voti e procede alla selezione finale.
Tra i 10 candidati che concorrevano al prezioso riconoscimento figuravano nomi del calibro di Paul Neale, Andrea
Maiolo e Piyush Patel, che realizzano effetti speciali per
case di produzione quali la Walt Disney o per film come
“Matrix”. Trentadue anni, palermitano, Dario Passariello è certificato “Autodesk Approved Instructor” e la
struttura dove svolge la sua attività professionale privata è stata premiata quale migliore “Centro Autodesk
d’Italia” nel 2006/2007 e nel 2008/2009. Autodesk è una
delle più importanti aziende produttrici di software dedicato del mondo.
Insieme a Francesco Di Cristofalo, direttore del Centro
formativo Anfe Sicilia “Palermo 2”, inoltre, ha organizzato, nel 2007, la prima manifestazione del 3D in Sicilia dal
nome “Digital 3D Meeting” che ha riscosso un notevole
consenso ed una grande attenzione, soprattutto nella comunità del Web dove è attivissimo il “tam tam” su questo
genere di argomenti.
«Ma la cosa migliore che sono riuscito a realizzare – dice
Dario – è stata quella di aver contribuito allo sviluppo, a
Palermo e nel sud dell’Italia in generale, della grafica 3D e,
grazie all’Anfe, ente per cui lavoro, di riuscire ad insegnarla
ad un crescente numero di giovani motivati ed interessati.
I corsi nei quali insegno sono sempre pieni e siamo costretti a ricorrere a stringenti selezioni. L’interesse degli utenti
e i risultati che otteniamo ogni anno sono per me motivo
di grande gratificazione».
Ecosostenibilità
e turismo
FORMAZIONE
Foto Pepito Torres – © 2010
di attività in modo di renderli in
grado di operare con completa
autonomia a partire dal prossimo anno.
«Le difficoltà ci sono» dice Rosario Airò Farulla, presidente della
cooperativa Sicilia & Natura che,
ispirandosi al nome al progetto,
intende promuovere e commercializzare beni e servizi delle microimprese locali, sensibili ai temi
della qualità e della sostenibilità,
«specialmente nel portare avanti
un progetto sperimentale che non
mi risulta abbia uguali nel mondo
per ampiezza e numero di soggetti
coinvolti». La cooperativa, formata
da sedici ex allievi selezionati con
criteri di attitudine e preparazione,
è il braccio operativo territoriale
della rete: i “SiciliaNatura points”. Distribuiti in tutte le province
hanno il compito di fare crescere
il numero di aderenti e promuovere il sistema. Alcuni di loro hanno
avuto la possibilità di confrontarsi
con il mercato a livello internazionale. «Sono veramente stupita e
positivamente impressionata» dice Maria Luisa Cantoni,
che ha gestito lo stand SiciliaNatura durante un evento
fieristico, «dell’interesse che la Sicilia e le sue opportunità di turismo suscitano in chi cerca luoghi dove vivere una
vacanza, magari anche solo un fine settimana, a contatto
con la natura».
I parchi e le riserve sono una risorsa ineguagliabile, sia
quelli all’interno dell’isola sia quelli marini, e permettono
di realizzare percorsi unici. «Ma non è l’unica risorsa - sostiene Maria Chiara Doria, una delle responsabili della provincia di Messina -, visto il grande interesse manifestato
per la cultura, anche immateriale, della nostra isola: il cibo,
i vini, le leggende e le storie che hanno contribuito a rendere unica la Sicilia».
La cooperativa Sicilia & Natura non è l’unica impresa
“spin off” del progetto. Altre due realtà sono nate sulla
scia del percorso formativo, consentendo di portare così
al 15% il numero di ex allievi coinvolti direttamente da attività legata al progetto, oltre a quelli che hanno trovato
la propria strada applicando le nozioni e le esperienze
SiciliaNatura
alla sfida del nuovo mercato del
turismo ecosostenibile
di Sandro Billi
N
ei primi mesi dell’anno il progetto SiciliaNatura è entrato in una nuova ed importante fase.
Terminata la parte di ricerca, di formazione e di
stage, gli allievi che hanno seguito i corsi hanno
ora l’opportunità di attivare la loro impresa, in forma individuale o di società, e di affrontare il mercato. All’interno
del progetto infatti, concluse le attività formative, i “promotori del turismo sostenibile” beneficiano di un servizio
di consulenza ed accompagnamento alla creazione di
impresa che li accompagna per otto mesi. Utilizzando conoscenze e competenze acquisiti durante i mesi del corso
gli allievi, con l’appoggio dello staff di A.N.F.E. e dei consulenti esperti interni, stanno mettendo a punto una serie
35
PERCORSI
FORMAZIONE
Ecosostenibilità
e turismo
apprese in altri contesti turistici e naturalistici. Francesco Lapiana, attraverso la neofondata casa editrice Antipodes, produrrà materiali informativi, guide e libri che
saranno pubblicizzati e distribuiti anche nei canali di SiciliaNatura.
La cooperativa Silene di Edoardo Di Trapani, Calogero
Muscarella, Giovanna Cessati e Mario Azzarello, quattro
allievi della provincia di Palermo, svolgerà invece attività di educazione ambientale sia stanziale, presso scuole
ed altri gruppi prevalentemente giovanili, sia attraverso
escursioni nei parchi e nelle riserve.
L’entusiasmo non manca, come conferma la dott.ssa
Anna Lanzarone che ha seguito da vicino la nascita
delle iniziative imprenditoriali per conto del progetto,
«anche se il periodo è difficile, sia per la crisi sia per il
tipo di attività che si intende svolgere», aggiunge «ma
i ragazzi ne sono consapevoli e stringono i denti, investendo tempo, energie e spesso anche capitali, convinti che passione e professionalità siano la formula
giusta per affrontare la sfida».
SiciliaNatura quindi non finisce con il progetto ma vuole essere un sistema in grado di rappresentare un vero
motore di sviluppo per l’economia. Secondo le più recenti stime la vacanza verde sarà scelta nel 2010 dall’8% degli italiani che, per più di un terzo, cercano il contatto con
la natura, per il 15% relax e tranquillità ma anche sport,
attività all’aria aperta in generale e, cosa non secondaria,
prezzi favorevoli.
Sono valori interessanti che ancora una volta confermano la validità della scelta effettuata da Anfe Sicilia nel
promuovere ed appoggiare il progetto SiciliaNatura.
SiciliaNatura
presentato a
New York
N
EW YORK. Il turismo sostenibile proposto
da SiciliaNatura, progetto integrato per lo
sviluppo del turismo nelle aree protette siciliane, intriga ed affascina a qualsiasi latitudine ed
in modo particolare sono stati intrigati ed affascinati
i numerosi operatori presenti presso la sede Enit di
New York dove, nei giorni scorsi, Gaetano Calà, Fa-
PERCORSI
36
Foto Pepito Torres – © 2010
Il portale di
Ecosostenibilità
e turismo
dell’enogastronomia, basata su degustazioni in loco
di prodotti tipici, visita a produttori e cantine ed educational sulle produzioni biologiche e biodinamiche.
Il forte interesse mediatico verso il progetto, da
parte degli interlocutori americani, è stato sancito
dal prestigioso organo di informazione “AmericaOggi”, diretto da Andrea Mantineo, che ha pubblicato
un servizio sulla presentazione, con un’intervista al
direttore dell’Anfe Sicilia, Gaetano Calà.
Un importante network cinese di New York (NDTV),
inoltre, ha seguito interamente l’evento ed investito
molto tempo nella promozione del portale e del sistema SiciliaNatura. Poco dopo la presentazione all’ENIT, infatti, Marco Sparagnini e Giovanna Taviani,
accompagnati dal direttore dell’ENIT Riccardo Strano, sono stati invitati a partecipare ad un Live Show
Foto Pepito Torres – © 2010
bio Galluzzo e Marco Scapagnini hanno presentato le
numerose opportunità offerte dall’iniziativa, alla presenza del “padrone di casa” Riccardo Strano, direttore
Enit di New York, del console generale Francesco Talò
e di Giovanna Taviani, regista, creatrice e promotrice
del SalinaDocFest, la rassegna cinematografica eoliana a cui l’Anfe è legata a filo doppio (vedi il servizio a
pagina 66 di questo numero).
Il progetto SiciliaNatura punta sulla veicolazione attraverso Internet delle proprie istanze e, in
ragione di ciò, sono stati anticipati alcuni dei contenuti che sono stati resi fruibili dagli internauti a
partire dallo scorso 30 giugno: possibilità di gestire
una completa panoramica dell’offerta di turismo
sostenibile dell’intera Sicilia attraverso un database; possibilità di prendere visione dell’articolato
panorama dei parchi e delle riserve naturali, terrestri e marine, che può vantare la Sicilia; possibilità
di organizzare un viaggio all’interno di questi, con
ampie possibilità di personalizzazione; un corollario
di servizi aggiuntivi, tutti selezionabili online, quali passeggiate a cavallo, gite in bicicletta, acquisto
di prodotti tipici e tanto altro ancora, completano
il quadro di fruizione del portale. Ma la novità interessante è rappresentata dalla possibilità di interazione da parte di un operatore turistico o un agente
di viaggi che, attraverso l’acquisizione di password,
potrà richiedere direttamente alla piattaforma
Sicilia Natura l’organizzazione di un itinerario personalizzato.
A New York, alla presenza di oltre 60 operatori turistici, giornalisti ed agenti di viaggio interessati al
turismo naturalistico e sostenibile, molti sono stati
i quesiti a dimostrazione di un interesse sempre più
crescente da parte della domanda del mercato dei
viaggi americano, sempre più attento al rispetto per
la natura ed ai i viaggi personalizzati.
A dimostrazione della buona riuscita dell’operazione
l’ENIT di New York si è fatto promotore della selezione di 30 operatori turistici e giornalisti che parteciperanno ad un educational tour, organizzato da SiciliaNatura nel mese di Settembre: un viaggio attraverso
parchi e riserve naturali, oltre ad importanti siti storici ed archeologici. Non mancherà il valore aggiunto
FORMAZIONE
sul network cinese che ha ulteriormente promosso
l’iniziativa. I cinesi che abitano a New York sono oltre
un milione, ma in tutti gli Stati Uniti arrivano a quasi
20. Un mercato in crescita e molto attento alle bellezze mediterranee.
Oltre a tutti gli elementi che caratterizzano da
sempre il turismo in Sicilia, ora – grazie anche a SiciliaNatura – si vengono ad aggiungere altri importantissimi fattori: il rispetto della natura, la sostenibilità
ambientale, la scoperta dell’universo protetto delle
aree naturalistiche dell’Isola.
37
PERCORSI
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Emigrazione, formazione, sviluppo, turismo
Temi di un’unica grande storia
che la Sicilia deve cominciare a
scrivere
Il grande argomento dell’emigrazione, che è uno
dei mandati statutari di questa testata, si apre ad
un’infinita rosa di spunti di riflessione.
Incontriamo il Governatore della Regione Siciliana, on.le Raffaele Lombardo, al quale chiediamo di tracciare un breve profilo della storia
dell’emigrazione meridionale.
39
PERCORSI
di Antonella Caradonna
«Non posso non approfittare dell’occasione che
ci offrono le celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’italia per proporre una rilettura di questo
triste fenomeno le cui cause, secondo me, sono da
ricollegare a quanto accaduto proprio 150 anni fa.
L’altra sera mi trovavo a Catania alla presentazione dell’ultimo libro di Pino Aprile, “Terroni” e del
film di Pasquale Squitieri, “Briganti”. Entrambe le
tesi di queste due opere riscrivono la storia dell’Unità d’Italia che, oggi, per la verità si celebra,
stentatamente e con poco entusiasmo, secondo
i crismi della storiografia ufficiale che parla di liberazione del sud dal sottosviluppo, dalla miseria
e dalla schiavitù borbonica. In realtà le cose andarono ben diversamente. Si trattò infatti di una
guerra violenta. Un vero genocidio da parte dell’esercito piemontese, con deportazioni di superstiti, stupri e massacri di bambini. In quegli anni fu
PERCORSI
40
ingaggiata una guerra civile per la resistenza, ma
mentre quella dei partigiani viene ricordata come
la grande resistenza, giustamente eroica, quella
dei meridionali contro l’invasione barbarica dei
piemontesi, operata da Garibaldi, viene ricordata
come “brigantaggio”. Dopo l’impresa dei mille,
che mille non erano, ma molte migliaia, al soldo
delle massonerie anglo-piemontesi, il sud conobbe la piaga dell’emigrazione. Migliaia di persone,
dalla Puglia alla Calabria cominciarono ad andar
via. Oggi, purtroppo, non parte meno gente di allora. Facciamo andar via da casa nostra 70 mila
ragazzi, che non vanno più a fare i manovali oltreoceano, ma che spesso sono laureati alla Bocconi. Questo comporta, oltre ai sacrifici personali
che le famiglie debbono affrontare, anche uno
spreco di migliaia di euro che la loro formazione
in patria è costata e che poi, paradossalmente
viene beneficiata dai grossi nomi di aziende e imprese estere».
Nelle foto, da sinistra: un’immagine di Garibaldi, per alcuni “l’eroe dei due Mondi”, per altri un figura alla quale attribuire, seppure
indirettamente, l’attuale “gap” del Mezzogiorno d’Italia; una delle prime mappe che raffiguravano l’Italia unita; la bandiera della Sicilia.
Quello della formazione è uno dei temi caldi di
questo momento storico del governo siciliano.
Fuor di polemica quale potrebbe essere una soluzione praticabile?
«La formazione non può camminare disgiunta
dal potere economico e al momento questo è fragilissimo, dunque piuttosto che formare diecimila
persone, quando il mercato ne assorbe mille, forse
varrebbe la pena di investire di più nello sviluppo e
meno nella formazione. Il che, naturalmente, non
significa licenziare la gente, ma piuttosto limitare
le assunzioni selezionando i dipendenti che hanno
le capacità e lasciando fuori quelli che intendono
solo lucrare. Inoltre è diventato ormai improcrastinabile mettere una netta linea di demarcazione
tra gli enti che hanno un curriculum serio e che dimostrano di avere i numeri in termini di risultati e
quelli nati per scopi diversi. La formazione non può
investire il 90% della spesa in stipendi e il 10% per
tutto il resto. La vostra rivista dimostra che avete
una sensibilità culturale e informativa e mi pare che
essa racchiuda il moderno mandato dell’associazione Anfe. Emigrazione, formazione, sviluppo e aggiungerei turismo, sono un’unica grande storia».
Come vede il futuro del turismo in Sicilia?
«Il turismo in Sicilia oggi dovrebbe puntare, almeno per una buona fetta, a recuperare i milioni di emigrati, che hanno trasformato la vecchia
valigia di cartone in una lussuosa Vuitton e che,
se correttamente sollecitati e invogliati da offerte interessanti e competitive, potrebbero fare la
scelta di una meta, per così dire, del recupero della memoria, cosa che per il nostro turismo sarebbe una risorsa straordinaria. Credo che in questo
senso le associazioni come l’Anfe potrebbero dare
un aiuto determinante, proprio per i contatti che
in questo arco di secolo hanno mantenuto e incrementato con i nostri connazionali d’oltreoceano e
in tutto il mondo»
41
PERCORSI
TURISMO
Nuovi assetti
e nuovi scenari
La Sicilia candidata ideale
per la governance
delle politiche del turismo
nell’area mediterranea
di Giuseppe Cassarà
I
l sogno di una grande area che abbia anche la
connotazione di una importante realtà economica sembra farsi avanti più rapidamente
del previsto. Come accade spesso, la realtà anticipa la progettualità politica e, a volte , anche quella
economica.
Né si può dubitare del coinvolgimento a pieno titolo del turismo, non solo come fattore economico tra
i più rilevanti, ma anche come momento conoscitivo
di realtà diverse, di scambio di esperienze umane e
sociali, oltre che di apprezzamento diretto di culture
e testimonianze importantissime.
Il Mediterraneo possiede questa importante attrattiva e contiene questi valori, antichi ed ancora oggi
testimoniati, ed è per questo che il movimento turistico ha già anticipato il disegno strategico dell’area
sia al fine di un indispensabile coordinamento, sia
anche per un suo sviluppo più ordinato.
In questo quadro, non possiamo non tenere conto
che, già nel 2008, gli arrivi nell’area sono stati 300
milioni e rappresentano il 32,4% degli arrivi mondiali
mentre, se andiamo a vedere più specificamente le
diverse “sottoaree” che compongono il Bacino, scopriamo che 30 milioni di turisti arrivano nell’area est,
14,5 milioni nell’area balcanica, 29 milioni nell’area
sud-mediterranea, mentre 200 milioni di arrivi si verificano annualmente nell’area nord-mediterranea,
che poi è quella più direttamente apprezzabile dall’Italia e dalla Sicilia in particolare.
PERCORSI
42
È di tutta evidenza l’importanza turistica dell’area
del Mediterraneo ed è altrettanto facile prevedere
un suo ulteriore sviluppo. Fra alcuni anni, infatti, verosimilmente la domanda crescerà in una sintesi di
scelte comparate fra le grandi aree del mondo, a cominciare da quella mediterranea per andare a quella
caraibica e così via, e non c’è alcun dubbio sul fatto
che, se gli stati interessati non si organizzeranno
bene, prevarranno – fatalmente – altri mercati .
Il Mediterraneo, nelle sue varie articolazioni territoriali, può contare su un patrimonio culturale ed
artistico- monumentale ineguagliabile, su un clima
difficilmente apprezzabile altrove, oltre che su solide tradizioni sociali che ne costituiscono un mercato
fra i più interessanti della Terra.
Purtroppo non sempre è stata considerata nella
sua giusta importanza la necessità di un “governo
turistico” dell’area o almeno di un coordinamento
delle attività turistiche con particolare riferimento
all’incoming.
In realtà alcuni tentativi in questo senso sono stati
fatti con l’obiettivo di dar voce e visibilità alle varie
destinazioni dell’area dove tutti gli operatori interessati (albergatori,operatori, agenti di viaggi etc.)
possano, concretamente, dare un valido supporto
all’ampia offerta degli Stati che si affacciano sul Mediterraneo.
È stata fondata, infatti, a Parigi nel 2008, la “META”
(Mediterranean Travel Association), un’Associazione che raggruppa alcuni operatori dell’area e che
si accinge alla realizzazione di un portale dedicato
all’offerta specifica. Purtroppo, in questa prospettiva organizzativa, la Sicilia è ancora colpevolmente
43
PERCORSI
TURISMO
Nuovi assetti
e nuovi scenari
assente, mentre potrebbe diventare, per vocazione
culturale e geografica naturale, il centro di interesse
e coordinamento avendo, più di tutti, gli elementi
più importanti di un “prodotto” competitivo sul mercato mondiale.
Occorre rapidamente dare corpo ad un nuovo progetto, ampiamente discusso e condiviso, confrontato con i Governi interessati e con gli operatori,
immaginando una “Borsa del turismo del Mediterraneo” che possa diventare una vetrina importante
delle varie realtà sociali e culturali per uno scambio
più efficace domanda-offerta.
E qui dovrà essere invocata anche la partita Euromediterranea: siamo ormai in molti i paesi del Mediterraneo che apparteniamo all’Unione Europea,
e come tali, possiamo diventare l’anello di congiunzione con i paesi arabi e con altre realtà sociali che,
avendo interessi comuni, possono realizzare una
sintesi storica, economica e sociale senza precedenti; evolverci – cioè – da antichi popoli di tendenza dominante in moderni operatori di pace e di amicizia.
In fondo uno degli obiettivi importanti del turismo
è proprio quello dello scambio delle esperienze e
delle conoscenze sociali in un quadro di pace e di
possibile sviluppo delle economie creando ricchezza
e benessere.
Noi abbiamo le condizioni per realizzare questo
grande progetto, dobbiamo lavorare tanto per raggiungere almeno gli obiettivi a medio termine lavorando insieme agli altri e la Sicilia non può sottrarsi
ad uno sviluppo del movimento turistico dell’area,
rimanendo assente rispetto alle iniziative che vanno
crescendo, pena il rimanere isolata ed un destino che
la vedrebbe “trascinata” dalla corrente impetuosa
del progresso. E sarebbe un peccato, un’occasione
storica perduta pur avendo le migliori caratteristiche culturali, climatiche ed artistico – monumentali
Non dobbiamo più guardarci dentro ignorando gli
altri. Occorre allungare lo sguardo alla grande area
mediterranea che, insieme all’Europa, è la nostra
nuova Grande Patria.
PERCORSI
44
LO STILE E LO CHARME NEL CUORE DI PALERMO.
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CULTURA
Ceramica siciliana
La Carta di
Burgio
Il sistema dei Musei della ceramica di Sicilia
di Giovanna Cirino
L
a revanche, la vendetta della ceramica, o per
meglio dire il riscatto dell’umile argilla che
nonostante le semplici origini, è sempre stata
presente nella vita quotidiana, dalla preistoria in poi.
Viene dal basso, dalla terra, mischiata con l’acqua,
forgiata con le mani, essiccata ed infine cotta nei forni. Kéramos era il termine greco che indicava quel
materiale capace di essere plasmato con facilità e
utilizzato per realizzare vasellame e altri oggetti indispensabili per la conservazione del cibo e delle bevande. Ma non solo: preziosa materia dalle svariate
forme e disegni usata per decorare giardini, ville e
palazzi, cupole e pavimenti in chiese e moschee. Impiegata nella gioielleria, in architettura e nell’arredo
urbano e protagonista di numerose collezioni, sempre disponibile sul mercato sotto forma di porcellane,
busti, mattonelle, alberelli, crateri, vasi o piatti, in
molteplici sfumature di colore, stili e disegni.
L’arte della ceramica risale circa a 10.000 anni fa e si
sviluppa per la prima volta in Mesopotamia, mentre
l’uso del tornio si diffonde a partire dal 3.000 a.C. Nell’area mediterranea compare nel VI millennio a.C. con
forme semplici e funzionali che diventeranno sempre
più di qualità migliore e finemente decorate. Quando
i Greci s’insediano in Sicilia, aprono numerose officine
PERCORSI
46
e ne raffinano le tecniche di lavorazione. Con l’arrivo
dei Romani viene privilegiata la ceramica a rilievo, di
produzione quasi industriale, ma saranno gli arabi nel
827, ad introdurre nell’isola “l’invetriatura”.
Le migliori maestranze s’incontrano a Caltagirone,
Palermo, Sciacca, Siracusa, e Agrigento. Crescono
con successo anche le officine di Burgio, Collesano,
Santo Stefano di Camastra e Patti, opifici che rimarranno attivi sino ad oggi.
Agli inizi del XX secolo s’inaugura in Sicilia la fase
della produzione industriale fittile con gli “stazzuni”
della Ceramica Florio di stile liberty, dai motivi vegetali e floreali e dalle linee sinuose, che riesce a diffondersi in tutto il mondo. Patrimonio identitario, attività lavorativa che ancor oggi rappresenta una risorsa
economica importante, testimoniata dalla richiesta
dei turisti che viaggiano nell’isola a caccia di souvenirs
e soprattutto dalla domanda dei mercati stranieri. Un
universo artigianale e artistico declinato da un’antica
sapienza.
Un’eredità culturale che deve essere tutelata e valorizzata, sia per quella fetta di mercato di nicchia che si
richiama alle antiche forme e ai tradizionali decori, sia
nella produzione di larga scala che coniuga ceramica
e design, con un’ampia gamma di texture e formati.
Ceramica siciliana
Un prodotto versatile e resistente che si consolida
come materiale funzionale, perfettamente adattabile a tutti gli stili.
L’industria ceramica italiana vanta il primato assoluto a livello mondiale ed il Salone internazionale
di Bologna, Cersaie, (dal 28 settembre al 2 ottobre),
rappresenta il principale appuntamento per gli operatori del settore; quest’anno coinvolge gli studenti
delle facoltà di architettura e design con un concorso di grafica e promuove lo sviluppo sostenibile pre-
CULTURA
sentando collezioni nel rispetto dell’ambiente che
hanno come leitmotiv il fenomeno dell’impatto dei
cambiamenti climatici che minacciano di trasformare il pianeta.
La ceramica dunque sta vivendo una seconda giovinezza e dopo il crollo nelle esportazioni registrato
nel 2009, offre nuovamente segnali incoraggianti.
Purtroppo però, nonostante abbia contribuito alla
ricchezza economica di numerosi centri sviluppando commerci e scambi non solo nell’area del bacino
47
PERCORSI
CULTURA
Ceramica siciliana
mediterraneo, la sua produzione artigianale rischia
l’estinzione: «Mancano sempre più infatti i tornitori – ci
ricorda l’imprenditrice Rossana Giacalone Caleca, direttrice del MACC “Museo d’Arte e Ceramica Contemporanea”, organizzatrice dal 2003, della mostra internazionale di ceramica “Artisti nel piatto” – una figura
artigianale di grande rilievo nell’universo ceramico».
Bisogna dunque garantire particolare attenzione alla
formazione e sostenere tutto l’indotto che ruota intorno alla produzione per non condannare l’antico materiale all’oblio e alla dispersione.
PERCORSI
48
In occasione della recente inaugurazione del Museo della ceramica di Burgio, è stata presentata dall’Assessore
regionale per i Beni culturali e per l’identità siciliana, Gaetano Armao, la “Carta sul sistema dei Musei della ceramica di Sicilia”. La Carta di Burgio, come è stata chiamata,
mira al recupero delle attività artigianali e industriali siciliane ed alla valorizzazione di un antico know-how, che
può essere rivisitato con tecnologie d’avanguardia e realizzato attraverso un sistema di collaborazione degli Istituti museali e grazie all’interscambio di best practices tra
Istituzioni, Enti e realtà culturali ed economiche del ter-
Ceramica siciliana
ritorio regionale. Obiettivo: consolidare i rapporti tra
gli stessi e migliorare la specifica offerta delle numerose realtà museali, private, pubbliche, grandi e piccole.
La costante collaborazione su questi temi si configura
come strategia essenziale per lo sviluppo dell’Isola. In
linea con le direttive programmatiche 2007-2013 dell’Assessorato dei Beni Culturali Ambientali e dell’Identità siciliana la Carta di Burgio intende perseguire: Il
recupero dell’identità storico-culturale della ceramica;
La valorizzazione dei luoghi di lavoro connessi (fornaci, ”stazzuna”) e l’inserimento nel sito web di ciascun
museo, di itinerari dedicati. Tale portale dovrà essere
realizzato con il coordinamento ed il sostegno dell’U.
O. XXI del Dipartimento Regionale BB. CC. AA. e I.S.
CULTURA
e verrà gestito come dinamico accesso al patrimonio
ceramico isolano nella sua accezione più completa.
La gestione museale innovativa, attraverso adeguate
prassi espositive e di comunicazione, coerenti con gli
orientamenti europei in tema di Musei, con l’Atto di indirizzo sui criteri tecnico-scientifici e sugli standard di
funzionamento e sviluppo dei musei. L’adozione della
Carta delle professioni museali ed il Codice etico per i
musei. Un’adeguata programmazione e la condivisione di progetti comuni da attuare, consentiranno di assolvere alle funzioni sociali, civili ed economiche insite
nella gestione del patrimonio culturale dell’Isola, di cui
quello ceramico rappresenta un considerevole valore materiale ed immateriale.
49
PERCORSI
Vie delle migrazioni,
vie dell’arte
CULTURA
Le rotte
mediterranee
della ceramica
Sette secoli
di arte e storia,
da Baghdad
a Siracusa,
passando per la
Spagna e Napoli
I
di Giovanna Bongiorno
l Museo Regionale della Ceramica di Caltagirone, i cui reperti raccontano millenni di storia legati a quest’arte che ha accompagnato
il cammino della civiltà sin dal suo nascere,
tra le sue splendide dotazioni, conta quelle
di meravigliosi manufatti ceramici, a lustro dorato,
rinvenuti 50 anni or sono a Siracusa ed a suo tempo
datati al XV secolo per l’innegabile analogia con simili
forme ceramiche e decorative che compaiono in opere di Antonello da Messina.
La presenza di questi manufatti nella città aretusea,
è da correlare al periodo storico nel quale, la Corona
d’Aragona, fu rappresentata con grande sfarzo e potere a Siracusa, città sede della Camera Reginale, e
luogo in cui, una classe dirigente e nobiliare, d’origine
spagnola, non tralasciò l’abitudine d’imbandire mense
opulente per i cibi e sfavillanti d’oro e di colori sontuosi
per le stoviglie, in sintonia con un fasto e con un gusto
architettonico che, ancor oggi, permangono cifre culturali identificative e prevalenti della città.
Queste splendide maioliche, sontuose come gioielli e
fragili come cristalli, comunemente designate ispanomoresche e ritenute opera di maestranze di matrice
giudaica, probabilmente d’origine valenziana, significativamente rappresentate nella città a quel tempo già
fortemente ebraizzata, sono state poste a confronto,
già dal 1998, con una significativa rappresentanza di
manufatti ceramici della stessa classe, patrimonio dei
Musei napoletani e spagnoli, tra i quali quello di Pater-
51
PERCORSI
CULTURA
Vie delle migrazioni,
vie dell’arte
Una rassegna di reperti del Museo di Paterna
na, che da anni ha dedicato lunghe ricerche all’origine
ed alla scoperta dei segreti di tali produzioni.
I reperti a lustro metallico del Museo di Paterna, recuperati anche in aree limitrofe, quali Manises o Malaga sono, per filiazione, prodotti derivanti dalla grande
tradizione orientale, detta poi ispano-moresca, nata
intorno al IX secolo nell’area medio orientale e traslata, attraverso l’espansione araba, da Damasco a
Baghdad, da qui a Keruan e poi alla penisola Iberica,
per giungere, tra il XIII ed il XV secolo, durante il regno
d’Aragona, a Napoli ed in Sicilia.
Questa tipologia di ceramica, originariamente attestata anche in Persia ed in Egitto, è frutto di una ingegnosa innovazione che, semplificando, deriva dalla
tecnica di ricopertura dei manufatti, già cotti, con una
patina di invetriatura stannifera, dall’impiego dell’ossido di cobalto e del colore dorato già in uso, nel IX
secolo, per la decorazione del vetro.
PERCORSI
52
L’esempio più antico e celebre di questa tecnica, è
costituito dal rivestimento ceramico del mhirab della moschea di Kerouan, luogo santo tra tutti i luoghi
santi dell’Islam, la cui decorazione, risalente al IX
secolo, venne eseguita da un artigiano di Bagdad
su commessa di un facoltoso privato che, avendola
prima destinata alla propria dimora, la donò, poi,
per la gloria di Allah, all’erigenda moschea.
Lo sfolgorio che accende queste maioliche, quando la luce le percorre, è ancora il segreto non svelato dell’artista di Baghdad, un segreto che la ricerca
scientifica, in questi anni, sta tentando di decodificare, ripercorrendo, attraverso scavi archeologici e
studi specifici, le rotte di questa ceramica a lustro
dorato, dai luoghi delle produzioni originarie sino
a quelli di massima diffusione avutisi, per motivi
storici, di migrazioni e commerciali, nel bacino del
Mediterraneo.
Vie delle migrazioni,
vie dell’arte
A Paterna, la produzione di ceramica a riflesso dorato, si attesta tra la fine del XII secolo e l’inizio del XIII.
Sorgono due quartieri artigiani con i loro laboratori.
Uno detto Les Oleries Menor, l’altro Les Oleries Major,
entrambi in luoghi ricchi d’acque e d’argilla.
Gli scavi condotti in loco, dal Servizio Archeologico di Paterna, sin dagli anni ‘80, attestano e confermano la presenza di edifici e di forni appartenuti a
laboratori dediti, sin dal XIII secolo, alle produzioni
di ceramica dorata di altissima qualità, caratterizzata dalla lucentezza metallica e da decori, prevalentemente, color blu cobalto.
I pezzi prodotti a Paterna sono tra i primi manufatti di età cristiana della regione di Valenzia e
coevi di quelli medievali, persiani ed egiziani, del
Regno di Granada.
Il XIII secolo resta il “secolo d’oro” di questa abbondante produzione caratterizzata da pezzi di forme
CULTURA
raffinate, da decori eleganti e calligrafici d’ispirazione
orientale e da una continuità di fabbricazione protrattasi almeno per mezzo millennio.
Nei secoli XIV e XV la produzione “si industrializza”;
le forme si impastano e i decori, anche se ancora molto elaborati, sono meno eleganti rispetto a quelli del
periodo precedente. Vi si coglie ancora una fortissima
influenza mussulmana che riflette, di fatto, la grande
ammirazione per la cultura islamica e la sua sopravvivenza, come dato estetico persistente, in una società
già fortemente cristianizzata e vicina alla grande stagione del Rinascimento. Tra la fine del XV e l’inizio del
XVI secolo, nuove forme si affacciano alla produzione
che, però, raramente si sottrae alla monotonia di decori stereotipati, quali quelli a foglia d’edera o di vite.
Nel XVII secolo le fogge di queste ceramiche a lustro
dorato seguono esigenze d’uso legate a nuove abitudini alimentari ed i decori appaiono sempre meno
curati. Ma durante questi cinque secoli di evoluzione
della ceramica ispano-moresca di Paterna, la qualità
del dorato rimase di bella fattura, testimoniando la
vitalità straordinaria dei laboratori di questo centro le
cui produzioni rimasero sempre al vertice degli artigianati valenziani.
Fuori dal dato cronologico, la varietà dei decori di
queste ceramiche è veramente straordinaria e si
estende dall’allusione naturalistica, all’astrazione del
segno grafico delle note musicali, dall’eleganza dei
motivi araldici, alla scrittura i cui caratteri, cufici, gotici o unciali, compongono invocazioni ad Allah come
a Dio, evocando un mondo culturale mussulmano e
cristiano o evidenziando, attraverso il segno che segue la forma plastica, figure muliebri di modernissima sintesi grafica.
Il recente rinvenimento delle fornaci di Paterna pone
ora, per queste straordinarie opere d’arte presenti in
splendide collezioni tanto a Napoli che in Sicilia, forse,
una rilettura di attribuzioni e collocazioni all’interno
delle rotte della ceramica mediterranea, rivelando,
sin dal segreto dell’artigiano di Baghdad, nuove relazioni intercorse, certamente, tra i centri di produzione
e di commercio di questi preziosi manufatti, passioni
estetiche, vicende dinastiche e storie urbane di adattamento e trasformazione di quel tardo medio evo nel
quale, il Regno d’Aragona, segnò una pagina tra le più
interessanti e vivaci della storia siciliana e dell’intero
Mediterraneo.
53
PERCORSI
CULTURA
Insolite collezioni
Mattonelle
d’autore
esposte al
Museo di Gala
di Giovanna Cirino
L
a misura è quella standard 30x30 ma il risultato è hors du commune, fuori dal comune.
Una collezione di novecento mattonelle firmate dai più rappresentativi pittori, scultori, grafici, poeti, architetti, del panorama dell’arte contemporanea internazionale.
Espressioni culturali tra le più significative dal secondo dopoguerra ad oggi: Corrente, Neorealismo,
Astrattismo, MAC, Movimento Spaziale, Pittura
Nucleare, Realismo Esistenziale, Informale, Azimuth, Arte programmata, New Dada, Fluxus, Nuova
Figurazione, Minimalismo, Land Art, Mec-Art, Pop
Art, Arte Povera, Poesia Visiva, Nuova Pittura, Design, Nuovi Nuovi, Anacronismo, Nuova maniera italiana, Nuova scuola romana, Post-Astrazione, Nuovi
Selvaggi, Nuovo Futurismo, Giovane Figurazione...
L’importante raccolta di mattonelle d’autore è
esposta al Museo Epicentro di Gala, contrada di cruda bellezza naturale di Barcellona Pozzo di Gotto,
nella provincia messinese.
Dopo la vittoria di Ruggero I sui Saraceni, è stata
un fervido centro basiliano per le prerogative speciali che il Conte normanno aveva concesso all’Ordine
di San Basilio, del cui antico monastero non rimane
che uno svettante campanile. Da qualche anno Gala
PERCORSI
54
ospita la ricca collezione ideata dallo scultore siciliano Nino Abbate: «Cominciai nel ’94 sperando nel
successo dell’idea. Al di là delle più rosee aspettative
– ci racconta Abbate – centinaia di artisti hanno risposto all’appello ed oggi ben sei ambienti dello spazio espositivo hanno le pareti piene di opere».
Epicentro è ormai una realtà conosciuta e apprezzata. Il sistema di raccolta funziona così: Abbate
invia una mattonella agli artisti più noti ma anche a
giovani emergenti, che offrono il loro contributo gratuitamente, sapendo che qui sono esposte le opere
dei principali esponenti storici dei movimenti e delle
tendenze che hanno fatto la storia dell’arte degli ultimi 60 anni.
Nomi noti che esprimono visioni differenti. Il primo
a rispondere è stato Emilio Isgrò, subito seguito dalle
testimonianze di Pietro Consagra, Gillo Dorfles, Piero Guccione, Alberto Sughi, Carla Accardi, Paolo Borghi, Bruno Caruso, Alberto Abate, Aldo Borgonzoni.
Per arrivare a Virginia Ryan con le sue tematiche ecologiste; passando per Caterina Davinio una pioniera
dell’arte digitale italiana e della computer poetry; sino
a Bobo Ivancich eclettico artista italo-cubano che si
distingue per le provocazioni post-duchampiane e
neo-futuriste.
A Gala, che ha dato i natali a Santa Venera, martirizzata nel X sec. dell’era cristiana e nel cui monastero
basiliano studiò il dotto teologo Eutichio Aiello, oggi
si giunge per poter visitare un’insolita collezione di ceramica d’arte contemporanea che punta sul fascino di
un materiale antico e suggestivo quale è la terracotta, la cui versatilità permette agli autori di realizzare
opere uniche eseguite attraverso molteplici tecniche,
materiali e linguaggi: collage, piccole installazioni,
vetro, pittura, design, mosaico, scultura, fotografia.
Un museo da tutelare e valorizzare, un laboratorio di
idee che riunisce espressioni a tema libero di artisti
provenienti da Paesi anche lontani e che ad Epicentro
trovano ospitalità.
Nino Abbate possiede anche 500 volumi d’arte, cui
bisogna trovare una dignitosa collocazione, e una ricca documentazione epistolare. Di recente ha realizzato 18 opere, tra sculture e pitture, che saranno esposte
il prossimo settembre durante la presentazione del libro appena ultimato sulla storia del Museo.
Museo Epicentro
via Mercurio, 7
Gala, Barcellona Pozzo di Gotto (Messina)
tel.+39.090.9771552
e-mail [email protected]
Direttore responsabile: Nino Abbate
aperto tutti i giorni: 9.00 - 19.00
costo ingresso euro 2,50
Come raggiungerci:
Il Museo si può raggiungere in auto, dal
Municipio di Barcellona Pozzo di Gotto
proseguire in direzione Santa Venera Gala (lato monte).
Giunti a Gala svoltare a sinistra sulla via
Mercurio, a 100 metri circa, sulla sinistra,
si trova il museo.
Mentoring
Contrasto al disagio giovanile
ed alla dispersione scolastica
L’A.N.F.E Delegazione Regionale Sicilia incontra l’Associazione Mentoring USA/Italia e
nasce un protocollo d’intesa e la comune intenzione di collaborare per realizzare iniziative
e progetti finalizzati alla solidarietà sociale, all’intervento nelle situazioni di disagio sociale,
nelle sue molteplici forme e manifestazioni, alla promozione della cooperazione ed alla
diffusione di iniziative culturali nel settore.
D
di Silvia Lo Verde
a molti anni l’Anfe porta avanti progetti
rivolti a ragazzi in situazione di disagio
e di rischio, a minori inseriti nel circuito
penale, a giovani che hanno bisogno di
orientarsi in ambito formativo e lavorativo e di essere aiutati ad elaborare un proprio progetto
di vita. L’accordo con l’Associazione Mentoring USA/Italia
si inserisce all’interno del sempre crescente interesse dell’Anfe per queste tematiche e rappresenta un’occasione
per far incontrare e convergere esperienze, modelli e metodi d’intervento.
Un accordo che si è già tradotto in fattiva collaborazione
per “Percorsi di Legalità”, un progetto finalizzato all’accompagnamento e all’inserimento lavorativo di minori e
giovani adulti provenienti dall’area penale. L’Anfe, inoltre,
è stata invitata dalla Presidente dell’Associazione Mentoring USA, la signora Matilda Raffa Cuomo, a partecipare
all’annuale WordlForum 2010, sulla condizione dell’infan-
PERCORSI
56
zia nel mondo e sul benessere dei bambini, che si terrà a
New York dall’8 all’11 novembre 2010.
L’Associazione “Mentoring USA/Italia - Onlus”, di cui Matilda Raffa Cuomo è Presidente Onorario e Sergio Cuomo
Presidente e Coordinatore Generale, dal 1998 dà seguito
in Italia al Programma Mentoring, sperimentato efficacemente negli Stati Uniti.
«Il mio impegno nel Mentoring è cominciato nel 1986,
quando mio marito mi mise a conoscenza dell’allarmante
tasso di abbandono scolastico dello Stato di New York e
della necessità di trovare una strategia vincente per incoraggiare i bambini a restare a scuola. Cercava idee che lo
aiutassero ad affrontare il problema e io gli dissi che tutte
le mie esperienze come bambina, insegnante e madre
sembravano convergere su una direzione: affiancare ogni
bambino a rischio con un volontario adulto e addestrato
che se ne prendesse cura, un “mentore”». È quanto afferma Matilda Raffa Cuomo, ideatrice del metodo ono-to-
Mentoring
one, raccontando come è nato il Programma Mentoring,
realizzato negli Stati Uniti a partire dal 1986. Da allora
migliaia di ragazzi hanno beneficiato del supporto fornito
dal Programma Mentoring. Pur essendo stato sperimentato in diversi contesti, l’ambito elettivo di applicazione
del metodo mentoring è quello scolastico e le finalità
che persegue quelle di stimolare l’autostima, aumentare
la capacità di dare voce al proprio mondo emotivo, promuovere lo sviluppo delle potenzialità del ragazzo e la
loro valorizzazione, prevenire l’abbandono della scuola.
Come spiegato dal dott. Vito Giacalone, Direttore Generale Programmi Mentoring USA/Italia - Onlus, contribuisce ad arginare il fenomeno della dispersione scolastica e
a prevenire le varie forme di disagio giovanile. Quello della
dispersione scolastica è un fenomeno complesso, le cui
origini sono multifattoriali, che si manifesta con un’alterazione del normale svolgimento del percorso scolastico
di un ragazzo nei diversi ordini e gradi della scuola. Con il
termine dispersione non s’intende soltanto l’abbandono,
ma anche l’irregolarità della frequenza, le ripetenze, le
interruzioni. Un percorso scolastico caratterizzato da tali
eventi, spesso, sfocia nell’uscita anticipata del ragazzo dal
circuito scolastico, nel mancato assolvimento dell’obbligo
scolastico e nella sua “dispersione”. Il fenomeno della dispersione scolastica nella realtà italiana è tuttora di vaste
dimensioni, soprattutto in regioni del Sud, come Sicilia e
Campania. Dall’analisi dei dati statistici diffusi dal Ministero della Pubblica Istruzione, dell’Università e della Ricerca
riferiti all’A.S. 2006/2007, emerge un numero di ragazzi
“dispersi” pari a 2.792 nella scuola secondaria di primo
grado (circa lo 0,1%) e di circa 44.664 nella secondaria di
secondo grado (circa l’1,6%), con una concentrazione del
fenomeno nel primo anno di corso.
I programmi di Mentoring USA/Italia, finalizzati proprio
alla prevenzione della dispersione scolastica e al contrasto
del disagio giovanile, sono stati attivati in molte regioni:
Abruzzo, Basilicata, Campania, Lazio, Lombardia, Puglia,
Toscana, Veneto e Sicilia.
COOPERAZIONE
Il termine mentore, divenuto oramai d’uso comune,
richiama proprio l’idea di una persona saggia, ricca ed
equilibrata che conduce l’altro, lo guida alla scoperta delle
proprie risorse e potenzialità, a partire da una relazione
caratterizzata da fiducia reciproca. Nel mentoring secondo il metodo one-to-one, il mentore (l’adulto) si affianca
al mentee (il ragazzo) e con lui svolge una serie di attività,
con frequenza settimanale e per un intero anno scolastico, solo parzialmente strutturate. Centrale è la relazione
diretta che si instaura tra il mentore e il mentee, che deve
essere costruita sulla base di una reciproca fiducia, di un
autentico interesse.
Proprio per la consapevolezza dell’importanza del ruolo
che ricopre, viene posta particolare attenzione alla scelta
del mentore, alla sua motivazione, alla sua preparazione
e formazione. Durante tutta la durata del suo intervento
partecipa ad iniziative di formazione e di supporto. Il mentore è un volontario adulto, un cittadino attivo, spesso uno
studente degli ultimi anni delle scuole superiori o universitario, in ogni caso una persona particolarmente sensibile
alle problematiche dei ragazzi e dei giovani. Mentore e
mentee vengono abbinati sulla base di affinità e interessi
comuni. Ciò permette di avvicinarli e di gettare le basi per
la creazione di una relazione di vicinanza.
I mentee in genere sono studenti che manifestano delle
difficoltà all’interno del contesto scolastico, presentano
un rendimento spesso insoddisfacente, non mostrano interesse per le attività proposte. Ragazzi, quindi, che vivono una condizione di disagio che spesso li porta ad avere
una frequenza irregolare o ad abbandonare del tutto la
scuola. Non si tratta di ragazzi portatori di problematiche specifiche, che richiederebbero il supporto di figure
specializzate; piuttosto hanno problemi di introversione
ed eccessiva timidezza, d’inibizione, di scarsa autostima.
Hanno difficoltà relazionali, manifestazioni comportamentali caratterizzate da aggressività. Si tratta di difficoltà che hanno una ricaduta, oltre che sul rendimento scolastico, anche sul loro modo di stare a scuola, in famiglia,
con gli amici. Beneficiarie indirette del
mentoring sono anche le famiglie, che
hanno l’opportunità di aderire al programma e di sostenere indirettamente
i propri figli, dando loro la possibilità di
superare le diverse forme di disagio, di
trasferire in altri contesti quanto sperimentato nella relazione con il mentore
e di cambiare il proprio modo di stare
nel mondo.
Da sinistra, nella foto, Vito Giacalone, Sergio Cuomo,
Monica Greco, Mario e Matilda Cuomo, Paolo Genco,
Gaetano Calà
57
PERCORSI
COOPERAZIONE
30 anni della NOIAW
Ringraziamenti nella
Grande Mela
Un posto d’onore per l’Anfe alle celebrazioni
del 30° anniversario della costituzione della NOIAW
N
Da sinistra, Aileen Riotto, presidente della NOIAW,
Paolo Genco, vicepresidente Anfe e Nino Strano, assessore del Turismo della
Regione Siciliana durante il viaggio dell’Associazione americana a Palermo
PERCORSI
58
EW YORK - Nella sontuosa Balloon del Waldorf Astoria, posizionata al 18° piano dello
splendido hotel newyorkese, l’Associazione
NOIAW (National Association of Italian American Women) ha celebrato ufficialmente, lo scorso 10 giugno, i
suoi 30 anni dalla fondazione.
Gli illustri ospiti della serata alla presenza del Console generale d’Italia a New York Francesco Maria Talò e
dei coniugi Cuomo, hanno celebrato Lidia Bastianich,
membro onorario della NOIAW, famosissima chef e
conduttrice televisiva di un programma di cucina che
viene seguito da oltre 50 milioni di cittadini a puntata.
È stata proprio Lidia a studiare il ricercato menù per
l’occasione, un menu che ripercorresse tutta la cucina
tradizionale italiana, dalle crespelle fiorentine al brasato alla piemontese, fino al parfait di mandorla alla
siciliana. Presente anche la delegazione ANFE, rappresentata dal suo direttore Gaetano Calà e dal delegato ANFE New York e console onorario a Long Island,
Tony Tufano. La delegazione è stata onorata, fra i ringraziamenti, sia dalla Presidente Aileen Riotto, sia dal
Console Generale.
Nel precedente mese di Aprile, infatti, una delegazione della NOIAW, composta da 30 membri selezionati,
fra consiglio direttivo e soci, era stata ospite dell’Anfe
in Sicilia per celebrare, in maniera istituzionale, ma
anche turistica, i trent’anni dalla propria fondazione.
30 anni della NOIAW
COOPERAZIONE
Un momento del convegno tenutosi nella Sala Gialla di Palazzo dei Normanni, a Palermo
Sono stati sei giorni molto intensi per la delegazione rosa americana, inaugurati da un convegno sul
volontariato al femminile.
La Noiaw ha incontrato nella sede del Governo
regionale siciliano, il Palazzo dei Normanni di Palermo, il gotha delle associazioni femminili dell’Isola che si sono distinte nel sociale. Il tour è proseguito nel trapanese, con la visita alla splendida
Erice ed all’isola di Mothya, ospiti della Fondazione
Whitaker, per poi toccare Monreale, con una visita
esclusiva al Duomo ed una cena di gala all’interno
del complesso monumentale, per poi avere un momento di grande intensità emotiva nel piccolo borgo di Villarosa in provincia di Enna, paese dal quale
proviene la famiglia della presidente Aileen Riotto.
Tutto il paese attendeva la delegazione che è stata ac-
colta dal sindaco e dalla banda musicale del paese. A
seguire, il riconoscimento della cittadinanza onoraria ai
membri della famiglia Riotto. Il tutto si è concluso con
un bouffet di prodotti tipici locali, nei pressi del suggestivo museo della civiltà rurale ricavato in una bella villa
a pochi chilometri dal centro urbano.
Ultima tappa Catania, con visita alla famosa Taormina
e cena di arrivederci nell’incantevole terrazza sul mare
del Grand Hotel Baia Verde. Il viaggio italiano della
NOIAW si è poi concluso a Roma, dove l’Anfe ha organizzato una visita privata al Senato della Repubblica, accolti dal vicepresidente Domenico Nania, e un incontro
alla sede di Marevivo, nota associazione ambientalista
fondata e gestita da donne, situata su un’imbarcazione
ancorata lungo il fiume Tevere.
59
PERCORSI
COOPERAZIONE
Light of Life
Per tanti quella luce
risplende ancora
Prosegue con successo il protocollo d’intesa tra ospedali di Palermo
e Detroit, reso possibile anche grazie ad Anfe, in favore dei neonati affetti
da malattie della cornea
di Antonino Pioppo
A
Paolo Genco, vicepresidente Anfe (a destra) offre una targa ricordo
al Dott. Antonio Capone, “Retina Consulting” del Beaumont Hospital di Detroit.
In basso, la cartolina progettata da Esther Trimboli utilizzata dall’Anfe per la raccolta
dei fondi da destinare all’iniziativa.
PERCORSI
60
cinque anni dalla firma del protocollo di intesa tra gli ospedali di Detroit e di Palermo
un qualificato staff di medici oculisti italiani
e americani prosegue nel delicato e sinergico lavoro
di formazione del personale medico-sanitario finalizzato all’assistenza ed alle cure dei bambini che, nati
prematuri, risultano affetti da ROP, acronimo americano della retinopatia del pretermine. Nel 2005, dietro input della sede Anfe di Detroit, magistralmente
coordinata dalla delegata Teresa Nascimbeni, che da
tempo accompagnava e assisteva i bambini malati
italiani che si rivolgevano alla città americana per
cure specialistiche, venne siglata una collaborazione tra l’unità operativa complessa di oculistica dell’azienda ospedaliera di Villa Sofia e il gruppo della
retina consultans del Beaumont Hospital Royal Oak del Michigan nell’ambito del progetto “Ligth of life”,
ideato e promosso dalla stessa Teresa Nascimbeni e reso possibile
dall’incessante raccolta di fondi
da dedicare all’iniziativa da parte
di tutte le delegazioni Anfe nel
mondo.
L’accordo aveva lo scopo, attraverso borse di studio mirate,
Light of Life
di formare medici oculisti specializzati in questa grave
malattia della retina che, se non diagnosticata in tempo e non adeguatamente trattata, può portare alla
cecità. In questo modo si sarebbero evitati ai pazienti
le difficoltà e i disagi dello spostamento, lavorando a
favore di una riduzione dei, purtroppo ancora frequenti, viaggi della speranza.
Oggi gli sforzi di questi anni vengono testimoniati
dal riconoscimento che l’Anfe ha voluto attribuire al
dott. Antonio Capone, retina consulting dell’Ospedale
di Detroit e referente americano del progetto: una targa che recita “Maestro di scienza e umana generosità
per l’amoroso impegno in favore dei bambini e nell’addestramento degli oculisti”.
Attualmente il progetto è in progredito stato di
avanzamento, è stata conseguita la fellowship al Beaumount Hospital alla dott.ssa Paola Scibetta, sono stati
COOPERAZIONE
applicati i protocolli di diagnosi e terapia laser americani ai nostri piccoli pazienti con brillanti risultati
clinico-funzionali. L’unità operativa di oculistica, con
l’aiuto del dott. Angelo Trapani, è diventata il centro
di riferimento per la ROP, non soltanto della città di
Palermo, ma anche per tutta la Sicilia occidentale.
Inoltre, in occasione della recente venuta del dott. Capone in Sicilia, sono stati visitati a Villa Sofia neonati
da tutt’Italia e perfino da molti paesi europei.
Molto è stato fatto. Purtroppo, non sempre basta
una diagnosi col conseguente trattamento laser,
perché a volte forme particolarmente aggressive ci
costringono ancora ad inviare i pazienti a Detroit per
essere sottoposti ad intervento chirurgico.
Il prossimo e definitivo passo a cui ci accingiamo
sarà quello di trattare chirurgicamente i bambini
qui a Palermo.
61
PERCORSI
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per
PERCORSI
62
Soleluna Festival
SPETTACOLO
Il cinema riparte dal
Mare Nostrum
Dopo la vittoria al SicilianFilm di Miami, “Il mare di Joe”
approda nella rosa dei finalisti al SoleLuna Festival
L
o sviluppo economico e sociale è sempre stato favorito dagli scambi e dalla
comunicazione ed il mare ne è stato
l’attore protagonista. In particolare il
Mediterraneo, sin dall’antichità bacino
d’incontro e confronto tra numerose culture, religioni
e popoli. Certo, le acque del Mare Nostrum, sono state
anche teatro di scontri violenti che hanno alimentato
paure, insofferenza ed incomprensioni. Il rifiuto della
diversità, il timore verso lo “straniero”, spesso derivato dai fenomeni globali della migrazione, dell’esodo,
dell’esilio, non aiutano lo sviluppo del dialogo tra Occidente ed Oriente, tra Nord e Sud del mondo. Che
fare? La soluzione più semplice potrebbe essere quella
di conoscersi meglio per non sentirsi così “lontani” ed
“estranei”.
SoleLuna Festival di Documentari sul Mediterraneo e
l’Islam è un concorso cinematografico internazionale
che si tiene a Palermo, dal 18 al 25 luglio, alla Galleria
d’Arte Moderna, GAM, in Piazza Sant’Anna (due sale
di proiezioni simultanee nei due cortili del Complesso).
Giunta alla quinta edizione, la manifestazione è stata
63
PERCORSI
SPETTACOLO
Soleluna Festival
ideata dalla onlus SoleLuna - Un ponte tra le culture,
nata con l’intento di promuovere la comprensione di
mondi distanti e delle loro tradizioni. Lucia Gotti Venturato, Giovanni Massa e Gabriella D’Agostino, rispettivamente presidente, direttore artistico e direttore
scientifico del festival sono convinte che attraverso
la cinematografia sia più semplice veicolare concetti
fondamentali come il rispetto e la valorizzazione delle
differenze.
I documentari in concorso provengono quest’anno
da più di 85 paesi. Tra gli autori saranno presenti alcune figure di spicco del panorama cinematografico italiano e internazionale: Peter Webber, il regista inglese
de “La ragazza con l’orecchino di perla” e di “Hannibal
Lecter”, che partecipa in concorso al Festival con una
coproduzione Gran Bretagna-Qatar; Eyal Sivan, regista israeliano, noto soprattutto per il documentario
“The specialist”, ispirato al libro di Hanna Arendt “La
PERCORSI
64
banalità del male” con il quale ricostruiva il processo
ad Adolf Eichmann; Marco Simon Puccioni, regista
(“Riparo”, “Quello che cerchi”) unico documentarista
italiano in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia
nel 2009 con “Il colore delle parole”.
Il tema del mare – che non è solo uno spazio geografico da attraversare – ricorre con una certa frequenza
nelle opere di scrittori e filmakers. “Non un mare e un
universo di pensiero, ma infiniti mari e infiniti pensieri”, parafrasando Fernand Braudel. Come nel caso de
“Il Mare di Joe. Dalla Sicilia all’Alaska” di Enzo Incontro, direttore dell’Area Marina Protetta del Plemmirio,
a Siracusa. Il docu-film già vincitore lo scorso aprile del
Sicilian Film Festival di Miami, in Florida, nella sezione
documentari, sarà proiettato a Palermo, il 23 luglio. “Il
mare di Joe” è il primo episodio di una trilogia per raccontare le più affascinanti vicende di italiani emigrati
in America e Australia. Cinque anni di ricerche, due
Soleluna Festival
mesi di riprese, quattro di montaggio e più di diecimila chilometri percorsi in un lunghissimo viaggio che
da Marettimo, isola dell’arcipelago delle Egadi, porta
fino alle acque gelide dell’Alaska, dove alla fine dell’Ottocento gli emigranti siciliani hanno dato origine
al mito dei top fishermen, pescatori di straordinaria
resistenza ed abilità che trovarono la loro fortuna con
i salmoni d’oltreoceano. Questo intenso lavoro è stato co-prodotto dall’Anfe (attraverso il finanziamento
della Regione Siciliana, del Ministero delle Politiche
Agricole, Alimentari e Forestali della Repubblica Italiana e della Provincia Regionale di Trapani), dalla
Scuba Film Production di Siracusa e dalla Ethnos film
di Bologna, avvalendosi della professionalità di Marco Mensa, co-regista e direttore della fotografia e di
Guido De Gaetano che ha realizzato la straordinaria
colonna sonora, insieme al gruppo siciliano dei Sun.
L’Anfe, già ringraziata nei titoli di coda del premio
SPETTACOLO
Leone d’Argento 2006 per “Nuovomondo” di Crialese
(per il supporto scientifico alla ricostruzione storica)
e protagonista nella produzione di “Molo Nord” – un
documento sugli italiani d’Argentina che ha comportato la realizzazione di un film (regia di Sandro Dieli, con musiche dei Sun), di un reportage fotografico
(di Ernesto Bazan) e di un libro (di Roberto Alajmo),
conferma ancora una volta, con “Il Mare di Joe”, il suo
sostegno alla realizzazione di opere riguardanti i temi
delle migrazioni e prosegue in questa direzione contribuendo alla realizzazione, a settembre, del Salinadocfest di Giovanna Taviani.
«Personalmente è un grande onore, oltre che un piacere, avere la consapevolezza che il nome di Anfe sia
associato a quello di registi del calibro di Crialese, della
Taviani, di Incontro – dice Gaetano Calà, responsabile
del Dipartimento Politiche migratorie dell’Anfe Sicilia
–, ma credo sia quasi un dovere, per l’Ente, mettere a
disposizione di tutti l’immenso patrimonio culturale
che i nostri archivi della memoria rappresentano».
«La soddisfazione incomparabile per un autore non
è tanto la vittoria ad un festival internazionale – dichiara Enzo Incontro – quanto il successo di una storia di siciliani, la nostra storia, fatta di emigrazione e
sofferenza, che può finalmente fare il giro del mondo,
raccontata e vista con occhi diversi: un’espressione di
grande dignità umana, un’immagine di siciliani veramente leggendari».
Il SoleLuna Festival dedicato al Mediterraneo, all’Islam ed al vicino ed estremo Oriente, racconta tante storie passate e recenti, sempre attuali.
«La memoria è un meccanismo dinamico che si
costruisce e ricostruisce a partire dalle sollecitazioni
del presente. “Jaffa, the orange clockwork”, uno dei
film in concorso quest’anno – spiega Alessandro Rais,
direttore Sicilian Film Commission –, è un documentario esemplare di questa procedura, simbolo della
rinascita sionista e dello stato di Israele».
Il festival è inaugurato dal concerto di Karim Said,
enfant prodige, pianista, compositore, direttore d’orchestra di origine palestinese. Karim Said, suona il
pianoforte da quando aveva cinque anni. Scoperto
da Daniel Barenboim, Karim è cresciuto nella West
Eastern Divan Orchestra, fondata dallo stesso Barenboim e da Edward Said, composta da giovani musicisti arabi e israeliani.
65
PERCORSI
SPETTACOLO
Il SalinaDocFest
Mediterraneo
Le immagini, i suoni, le realtà
Grandi ospiti nelle Eolie per festeggiare il quarto compleanno
del SalinaDocfest, il festival del documentario narrativo
I
identità. Femminile e maschile, pubblica e privata, individuale e politica per capire chi siamo
e dove andiamo. È il tema del SalinaDocFest,
festival del documentario narrativo ideato e diretto da
Giovanna Taviani, che giunge quest’anno alla sua quarta edizione. Il progetto nasce nel 2007, focalizzato, sin
dalle sue origini, sulla centralità del Mediterraneo, cul-
PERCORSI
66
la e crocevia di popoli, civiltà e culture, fulcro ideale e
politico di un impegno che vede, da sempre, la Regione Sicilia in prima linea e che, proprio da quest’anno, in
concomitanza con l’avvicinarsi della ricorrenza dei 150
anni dell’Unità d’Italia, si fa forte di un nuovo slogan:
“Uniti dal Mediterraneo”, titolo della tavola rotonda
che chiuderà il ciclo di incontri del festival.
Il SalinaDocFest
Giovanna Taviani
Al centro dell’edizione 2010, un tema davvero importante per il racconto della nostra storia e del nostro
presente: l’identità. “Ridefinire il concetto di identità,
femminile e maschile, privata e pubblica, individuale e
politica, in un paese diviso e separato come il nostro,
dove l’anomalia è diventata la norma e il paradosso si è
accampato sul senso comune – dichiara il direttore artistico - ci sembra un punto di partenza fondamentale per
capire chi siamo e da dove veniamo.” Il tema attraversa
come un filo rosso tutte le sezioni del Festival, a partire
dal “Concorso internazionale”, cuore della manifestazione, attraversando la sezione “Reperti di memoria”,
intitolata “Lo sguardo dei documentaristi di oggi sull’identità italiana”, e animando incontri, dibattiti, eventi,
alla ricerca di immagini e voci che possano costituire un
patrimonio di riferimento dialettico per la definizione di
un’identità collettiva storicamente fondata. Radicato in
una tradizione che dà alle isole Eolie un ruolo fondamentale nella storia del documentario italiano – è qui del resto, nella sede dell’Ariana
al porto di Rinella che fu
fondata l’ormai mitica Panaria Film, il festival di Salina è portavoce ideale di
questa missione e dopo
aver confermato anche
quest’anno il gemellag-
SPETTACOLO
gio con la Mostra Internacional de Cinema de Sao
Paulo, ha già cominciato ad allargare i suoi orizzonti,
portando il suo messaggio non solo a Roma, con una
grande festa eoliana a Campo dei fiori, ma addirittura Oltreoceano. Infatti, grazie all’ospitalità dell’ENIT
(Agenzia Nazionale del Turismo) e del CUNY (John D.
Calandra Italian American Institute), con la collaborazione di ANFE, SiciliaNatura e I-Italy.org, Giovanna
Taviani e Gaetano Calà, direttore di ANFE hanno presentato il SalinaDocFest a New York nel giugno scorso, annunciando la prossima apertura di un nuovo
‘ponte culturale’, che dal prossimo anno collegherà
la sponda siciliana a quella atlantica, per celebrare la
memoria dei nostri migranti.
Un lavoro destinato a svilupparsi nell’edizione 2011,
nell’ambito del progetto ANFE Archivio permanente
“La Memoria documentata” per il “Ponte Sicilia-America: quando gli emigranti eravamo noi”. Nella finestra
newyorkese e romana, anche l’illustrazione dei nuovi
pacchetti turistici offerti dagli albergatori dell’Associazione SalinaIsolaVerde (partner del SalinaDocFest)
e la presentazione dei tour cinematografici, alla ricerca dei volti e dei paesaggi che ispirarono Rossellini,
Antonioni, De Seta, Dieterle e i fratelli Taviani. Guida
d’eccezione dei tour sarà la stessa Taviani, tornata in
quei luoghi con il suo nuovo documentario, “Fughe e
approdi”. Ritorno alle Eolie tra cinema e realtà.
Tra gli ospiti previsti in questa edizione: Valerio Mastandrea, Roberto Herlitzka, Lello Arena e Ruggero
Cappuccio, Stefano Savona, l’antropologo Franco
La Cecla, Claudio Giovannesi, il direttore di Cinecittà Luce Luciano Sovena, Pietro Marcello, professore
Antonty Tamburri professore del Calandra Cuny New
York, la direttrice di I-Italy Letizia Airos, Igiaba Scego
(scrittrice e giornalista), Amara Lakhous (scrittore),
Dagmawi Yimer, Roy Paci e Radio Dervish.
Il premio “Dal testo allo schermo”, consegnato nelle
scorse edizioni a Roberto Saviano, Vincenzo Consolo
e Moshin Hamid, sarà assegnato a un nome di grande
prestigio internazionale.
67
PERCORSI
SPETTACOLO
Miss Italia nel mondo
Vent’anni dedicati alla
bellezza italiana
nel mondo
di Maria Garcia
E
ra originaria della città di Cosenza la bisnonna, per parte di padre, di Miss Italia nel Mondo
2010, la ventiduenne Kimberly Castillo Mota,
eletta il 30 giugno. Lo ha detto lei stessa mentre posava
per delle foto. La sua bisnonna si chiamava Lucia Siciliano. La pronuncia della Miss, a dire il vero, ha reso un po’
ostico comprendere l’esatto cognome. “Ceciliano”, ha
PERCORSI
68
detto Kimberly, poi guidata nella giusta pronuncia. Ed
infatti Siciliano è un cognome molto diffuso nella città
dei Bruzi. Nata a Higuey, nella Repubblica Dominicana,
il 26 agosto dell’88, Kimberly è alta 1.80, ha i capelli castani e gli occhi marroni. È una modella e studia architettura. Ha due fratelli e tre sorelle. Abbandonata dalla
mamma quando era piccola, è cresciuta con la nonna
And the winner is...
K
e con il padre Antonio. È la prima
volta che viene in Italia. Ovviamente, non ha mai visto Cosenza. Diana Curmei, la Miss
“uscente” ha consegnato la sua corona. Alla Miss
Italia 2010 ne è stata consegnata una tutta nuova
arricchita da 1.800 diamanti. Per la prima volta in Italia, Kimberly ha una grande attrazione per il nostro
paese ed in particolar modo, essendo appassionata
di architettura, è affascinata dal Colosseo e dal Vaticano. La seconda classificata è Miss Italia Germania,
Giuseppina Cannella, mentre la terza è Miss Italia
Amazzonia, Esmeralda Yaniche, ripescata dalla giuria presieduta da Mara Venier.
La città di Jesolo e la regione Veneto hanno ospitato per la quarta volta le 50 ragazze delle Comunità
italiane di 42 Paesi che in un programma televisivo
diviso in due parti (29 e 30 giugno) si sono contese
il titolo di più bella del Mondo. Inedita la coppia di
conduttori: accanto a Massimo Giletti, non nuovo a
imberly Castillo Mota, Miss Italia nel Mondo
2010, è nata a Higuey, nella Repubblica Domenicana, il 26 agosto 1988. È alta m. 1.80, ha capelli castani e occhi marroni. Studentessa universitaria alla
facoltà di architettura, e contemporaneamente modella dall’età di 16 anni, Kimberly ha due fratelli e tre
sorelle. Separatasi dalla mamma quando era piccola,
è cresciuta con la nonna e il papà Antonio, al quale
deve le origini italiane, calabresi, della provincia di Cosenza. Un distacco difficile quello
dalla mamma Angeda, che si è stabilita in
Svizzera, ma che non ha mai allentato il legame forte che c’è sempre stato tra le due.
La decisione di Angeda di allontanarsi dalla
propria famiglia è stata infatti dettata dalla sua voglia di avere una vita migliore per
dare a Kimberly in primo luogo qualcosa
di più. Ragazza dal cuore d’oro, a Santiago Kimberly fa parte di un gruppo giovanile che lavora
nel volontariato, occupandosi di bambini orfani
che vivono per strada. Nello specifico, li aiuta a
relazionarsi con i loro coetanei che fanno invece
parte di una classe più agiata. Per la prima volta
in Italia, Kinberly ha sempre sognato di venire nel
nostro Paese. Sin da piccola quando i parenti del
papà andavano a trovarla, chiedeva loro di raccontarle aneddoti sull’Italia.
Generosa e attaccatissima alla sua famiglia – oltre ai cinque fratelli ha
22 cugini – Miss Italia nel Mondo 2010 è stata selezionata per il concorso durante la settimana della moda a Santo Domingo. Ma alla sfilata
era presente anche il cantante Julio Iglesias che, appena l’ha vista, ha
cercato di ingaggiarla come corista.
Davanti alla ragazza, appena ventiduenne, si è presentata una dura
scelta: seguire Julio Iglesias durante i suoi concerti in giro per il mondo
o partecipare al concorso di Enzo e Patrizia Mirigliani, con la paura nel
cuore di non farcela a passare le selezioni e dunque di aver perso entrambe le occasioni. Dice che nel nostro Paese si sente a casa. «Credo
che le similitudini tra la Repubblica Dominicana e l’Italia siano molte.
All’Italia non manca nulla. Gli italiani sono accoglienti, generosi e calorosi, proprio come i dominicani. Oggi nella mia vita ci sono entrambi
questi due paesi, cui sento di appartenere. E per questo mi sento completa».
SPETTACOLO
Miss Italia nel mondo
Miss Italia nel Mondo, ecco Cristina Chiabotto, la Miss
del 2004 rivelazione televisiva a “Ballando con le stelle”,
che non si è più fermata. È un vero e proprio evento da
rimarcare perché non capita spesso ad una ragazza di
compiere un percorso così perfetto fino a tornare tra le
miss come protagonista della tv.
Una serata dedicata alla bellezza internazionale delle
ragazze italiane prende il posto dei mondiali di calcio
per festeggiare le venti edizioni del Concorso ideato
da Enzo Mirigliani e condotto dalla figlia Patrizia, nuova patron, e i venti anni di trasmissioni di Raiuno. «Abbiamo portato a Jesolo il nostro campionato del mondo – sottolinea Patrizia Mirigliani –; è un torneo della
bellezza, ma anche la manifestazione concreta dell’affetto per i nostri connazionali, un tempo “emigranti” e
oggi più semplicemente “cittadini del mondo”».
«Il Veneto – mette in evidenza il governatore Luca
Zaia – ha trasformato il concorso in una grande festa
e le ragazze vivono gli straordinari giorni della loro
avventura circondate dal calore della regione e della
sua gente, “tra” e “con” gli abitanti e gli ospiti di una
delle più belle località balneari del Paese». Come dice
il sindaco, Francesco Calzavara, la bellezza costituisce
PERCORSI
70
l’evento che travolge Jesolo con tutta la sua carica di
gioventù, moda e fascino: the city beach del Veneto,
che ha scelto l’armonia delle forme anche nella programmazione urbanistica, ha preparato un calendario di eventi che culmineranno in una parata delle
miss tra migliaia di persone, italiane e straniere.
La finale di Raiuno, in diretta in tutti i continenti, è
naturalmente al centro dell’interesse perché conclude con uno spettacolo di grande qualità e con giurati, ospiti e conduttori molto attesi, un rodeo che ha
coinvolto festosamente migliaia di ragazze in tutto il
mondo. Il main sponsor del concorso, l’azienda Sasch,
ha accompagnato le miss anche quest’anno in tutte
le selezioni e curerà l’abbigliamento delle candidate
nella serata dell’elezione della Miss. Servizi fotografici, assegnazione dei numeri di gara, preparazione
delle prime coreografie in vista della finale e una partenza! Intensi preparativi per le cinquanta concorrenti
di Miss Italia nel Mondo. Al Teatro Vivaldi di Jesolo le
ragazze hanno posato per alcuni dei servizi fotografici in programma in questi giorni e sono state divise in gruppi per l’assegnazione di quei numeri che le
accompagneranno nel loro percorso fino all’elezione
della più bella italiana all’estero. Un lungo
incontro con gli autori e con i tecnici Rai è
stato poi seguito dall’inizio dei primi lavori
per la preparazione delle coreografie e dei
balletti in vista della finale del 30 giugno, in
onda dal Palazzo del Turismo di Jesolo e in
diretta su Raiuno.
Il weekend si avvicina e le miss sembrano
più rilassate. La tensione legata all’arrivo
e alla sistemazione è ormai passata e ha
lasciato spazio alla spensieratezza e alla
voglia di godersi questo periodo insieme.
Ed ecco che le ragazze svelano i primi
aneddoti e le prime curiosità. Cominciano
a raccontare le esperienze della loro giovane vita e le loro aspirazioni, a rivelare
inconsuete particolarità del loro carattere.
Come Sara Johanna Angelini Giacché, Miss Italia Venezuela
Caracas, che, da sempre attenta alla salvaguardia degli animali, ricorda che all’età di undici anni ha salvato e portato
a casa con se un pipistrello che i suoi compagni di scuola
stavano maltrattando. «Lo stavano usando come palla e ci
giocavano a football!». Mamma valdostana e papà veneto,
Miss Italia Venezuela Caracas, 22 anni, coltiva il sogno di
aprire un rifugio per animali abbandonati di tutti i tipi, non
solo i classici cuccioli domestici a quattro zampe.
Torna a casa per un giorno Valentina Troni, Miss Italia
Spagna, che a Madrid discuterà la tesi di laurea. «È capitato proprio nei giorni del concorso. Mi laureo in giornalismo, pubblicità e pubbliche relazioni», dice la miss,
che rassicura: «Domenica sarò di nuovo a Jesolo!». Nata
a Roma da papà «romanista» e mamma spagnola, Valentina, 23 anni, si racconta. «Quando sono a Madrid corro
tutto il giorno. Oltre all’università, sto facendo il praticantato in una compagnia pubblicitaria». Impegnata
contemporaneamente su diversi fronti, la miss confessa
che studiare non le piace molto. «Penso non piaccia a
nessuno. Ma io voglio sapere, conoscere. E l’unico modo
per farlo è appunto quello di imparare. Imparare sempre
e il più possibile».
SPETTACOLO
In un mare d’arte
A Favignana per...
parlare di mare
I
temi del mare e della pesca e, più in generale, delle tradizioni dei popoli che vivono sulle
sponde del Mediterraneo sono indagati, attraverso la lente dell’arte, nel corso di un evento
che aprirà le manifestazioni che, quest’anno, animeranno la neorestaurata Tonnara Florio di Favignana. Un consorzio di enti, tra cui l’associazione
PERCORSI
72
Fuoriorario Production, che apre il calendario, il FAI,
la Fondazione Buttitta, La Fondazione Witaker, la
Fondazione Sambuca, su incarico dell’Assessorato
regionale dei Beni Culturali, hanno stilato un folto
ed interessante calendario di eventi, ognuna secondo i propri ambiti di competenza che, quest’anno, renderanno le Egadi particolarmente appetibili
In un mare d’arte
anche per i turisti più esigenti. Si comincia con “In
un mare d’arte”, un evento che attraverso l’interdisciplinarietà di diverse forme artistiche parlerà, a
grandi e piccini, dell’importanza che ricopre il Mediterraneo con le sue diverse ed inesauribili fonti
per tutte le popolazioni che, da secoli, si affacciano
sulle sue sponde.
SPETTACOLO
La giornata sarà aperta dai saluti istituzionali di
quanti hanno contribuito alla realizzazione dell’evento: l’assessore regionale dei Beni Culturali e
dell’Identità Siciliana, Gaetano Armao, l’assessore
regionale delle Risorse Agricole ed Alimentari, Titti
Bufardeci che, attraverso il Distretto della Pesca,
ha finanziato il progetto, l’assessore regionale del
73
PERCORSI
SPETTACOLO
In un mare d’arte
Turismo, Nino Strano, che patrocina la manifestazione, oltre al sindaco dell’isola, Lucio Antinoro e
all’assessore della Cultura, Maria Guccione.
Seguirà una tavola rotonda con esperti antropologi, biologi, giornalisti, tecnici e scrittori il cui dibattito si accende sul tema del mare e dei suoi tesori.
Soggetto principale della tavola rotonda è la pesca
ed i moderni obiettivi cui tende, che sono molteplici e diversificati ma, certamente, convergono tutti
nei concetti-base di pesca responsabile e di rispetto del mare e delle sue immense risorse.
Una pesca responsabile in grado di provvedere efficacemente alla conservazione, alla gestione ed allo
sviluppo delle risorse acquatiche viventi, nel debito
rispetto dell’ecosistema e delle biodiversità, affinché
la generazione in corso – e quelle future – possano
PERCORSI
74
beneficiare di una fonte vitale di cibo, ma anche di
occupazione, di svago, di scambi di benessere economico e culturale per la popolazione.
È necessario, dunque, modernizzare il concetto
di pesca e di pescatore, riscoprendone il più appropriato “fruitore del mare”, piuttosto che “predatore”, ridurre e riequilibrare lo sforzo di pesca,
valorizzare le specie ittiche dal punto di vista gastronomico, interagire con i settori del turismo e
dell’arte, significa mutare certi atteggiamenti di
sfruttamento, attuando una gestione più razionale e consapevole che non impoverisca il mare ma
che, al contrario, lo sostenga. Un’azione di informazione e di divulgazione soprattutto tra le nuove
generazioni, è un modo efficace per consegnarlo al
futuro ancora generoso e fecondo, ma anche per
In un mare d’arte
mantenere vive ed integre le sue tradizioni secolari e la sua storia. Questo lo scopo di “In un mare
d’arte” che si rivolge anche ai giovani parlando il
loro linguaggio, quello ludico di una penetrazione sentimentale ed epidermica della conoscenza,
come quella acquisita attraverso un laboratorio
artistico a cielo aperto, dove un gruppo di giovani
artisti intratterrà gli ospiti più piccoli creando insieme a loro oggetti di ceramica e sculture di tufo,
naturalmente su soggetti che rimandano al mare.
Poi, i giovani artisti, tra un sorso di aranciata e
una fetta di torta, potranno ascoltare, dalla voce
suadente di un attore, narrazioni di mare tratte
dai capolavori internazionali di letteratura per
ragazzi. Ai grandi invece è riservato un prelibato
buffet di sapori mediterranei, tra i quali i prodot-
SPETTACOLO
ti ittici di conservazione di un’azienda storica locale, da gustare sorseggiando un buon bicchiere
offerto dalle enoteche Viino davanti al tramonto
della Playa.
Quando, più tardi, le stelle si accenderanno come
riflettori sull’affascinante palcoscenico dell’isola, la
musica esploderà declinando i suoni della Spagna,
dell’Africa e delle altre melodie mediterranee in
un concerto guidato da Alejandra Bertolino Garcia che, col suo gruppo FlamenJaz, farà vibrare
le corde della sua splendida voce all’unisono coi
suoni della natura. Il suo corpo di ballo, che si esibirà nelle danze della tradizione etnica dei paesi
del Bacino, dalla nostrana tarantella alla più esotica danza del ventre, fino al passionale flamenco,
faranno il resto.
75
PERCORSI
Dieta mediterranea
Patrimonio dell’umanità
Forse non tutti sanno
che il termine ‘dieta
mediterranea’ fu introdotto
dagli americani agli inizi
degli anni ‘60, dapprima
nel linguaggio scientifico
e, poi, in quello collettivo
quotidiano
Dieta mediterranea
SALUTE
di Mimmo Merendino
L
a vicenda ebbe inizio al termine dell’ultimo
conflitto mondiale, quando il medico statunitense Ancel Keys notò che le popolazioni
povere di alcune zone dell’Italia meridionale
presentavano un tasso di mortalità da malattie cardiovascolari di gran lunga più basso rispetto alla
popolazione americana. Ben presto si pensò che questo
dato fosse da porre in relazione alle abitudini alimentari
dell’area mediterranea e gli studi epidemiologici, che da
quel momento cominciarono a fiorire, quasi subito confermarono l’ipotesi iniziale e cioè che la dieta mediterranea fosse lo stile alimentare più idoneo a prevenire le
malattie cardiovascolari; e non solo. Infatti, tutti i lavori
scientifici hanno dimostrato che il regime alimentare ispirato a regole ed abitudini proprie della tradizione mediterranea è l’unico a prevenire diverse forme tumorali, in
primis il cancro dell’intestino e quello della prostata.
Ma non solo, la dieta mediterranea rappresenta anche
un vero patrimonio storico e culturale di particolare rilievo e si propone come simbolo di una cucina la cui semplicità, fantasia e sapori sono apprezzati in tutto il mondo:
non a caso, anche per questo motivo, è candidata ad
essere proclamata dall’UNESCO patrimonio culturale
immateriale dell’umanità.
I piatti tipici della dieta mediterranea rappresentano un’eccellenza gastronomica e nutrizionale di prima
grandezza. La breve cottura, inoltre, esalta i profumi ed
i sapori di tutti gli ingredienti, ognuno dei quali esprime
decise proprietà nutritive e protettive.
Alcuni hanno messo in discussione la bontà ed il primato della dieta mediterranea sugli altri modelli alimentari
osservando che il flagello dell’obesità non risparmia per
nulla i paesi europei che si affacciano sul mar mediterraneo e meno che mai l’Italia dove la percentuale di popolazione obesa e in sovrappeso è tra le più alte d’Europa.
Costoro, però, dimenticano che la nostra dieta non è
più esclusivamente mediterranea e che, a partire dagli
anni del boom economico, da quando, come direbbe
Cesare Marchi “ non siamo più povera gente”, il nostro
modo di alimentarci è stato sempre più contaminato da
altre culture gastronomiche (cucine esotiche, fast food)
che hanno finito con lo stravolgere le abitudini a tavola
degli italiani.
Per finire a tutto ciò si aggiunge l’ormai largo impiego di panna da cucina, bevande, snack dolci ed altre
“prelibatezze” simili che ha enormemente aumentato
gli apporti calorici a fronte di una riduzione sempre più
marcata dell’attività fisica e del conseguente dispendio
energetico.
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PERCORSI
REGIONE SICILIANA
Assessorato Regionale delle Risorse Agricole ed Alimentari
Una pesca
antica
quasi quanto
l’uomo
PERCORSI
SPECIALE PESCA
REGIONE SICILIANA
Assessorato Regionale delle Risorse Agricole ed Alimentari
Una pesca
antica
quasi quanto
l’uomo
P
ensi alla mattanza dei tonni o alla leggenda di Colapesce e subito la mente ti porta
in Sicilia, questo triangolo incastonato
nel Mediterraneo che, con il mare e con
le sue creature, ha un rapporto che trascende il tempo. Ogni costa, ogni litorale, rievocano un mondo
costruito su un legame antico, quello tra l’uomo e la
natura.
Così come il Trapanese, ad esempio, è celebre per
l’ormai scomparsa mattanza dei tonni, così Messina è da sempre protagonista della lotta ancestrale
tra l’uomo e il pescespada. Il teatro è il mare dello
Stretto, vivo e guizzante, che sembra dotato di una
personalità propria. Una pratica, quella della pesca
al pescespada, le cui origini si perdono nella notte
dei tempi: alcuni reperti di questo abitante del mare
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PERCORSI
Una pesca
antica
quasi quanto
l’uomo
Una pesca
antica
quasi quanto
l’uomo
Ai tempi di Omero
la pesca del
pescespada nel
Mediterraneo era
conosciuta fin nei
minimi dettagli,
come noti erano gli
attrezzi utilizzati per
l’impresa. Per secoli,
a farla da padrone
nelle acque dello
Stretto di Messina è
stato il luntro, agile,
quanto elegante,
imbarcazione a remi
che prevedeva un
equipaggio di sette
persone...
REGIONE
SICILIANA
Assessorato
Regionale
delle Risorse
Agricole
ed Alimentari
sono stati addirittura rintracciati in un villaggio dell’età del bronzo e alcune testimonianze mostrano
che nell’area dello Stretto la pesca al pescespada veniva praticata a partire dal quindicesimo secolo a.C.
Ai tempi di Omero, poi, la pesca del pescespada nel
Mediterraneo era conosciuta fin nei minimi dettagli,
come noti erano gli attrezzi utilizzati per l’impresa.
Per secoli, a farla da padrone nelle acque dello Stretto di Messina è stato il luntro, agile, quanto elegante,
imbarcazione a remi che prevedeva un equipaggio
di massimo sette persone. All’interno dello scafo
era infisso un albero, detto fareri, in cui si puntellava
un pescatore in osservazione. Questi – seguendo le
indicazioni dello ‘ntinneri, l’osservatore della barca
madre, la feluca – avvertiva il gruppo degli spostamenti dei pesci, con indicazioni sincopate.
Negli anni ‘50, l’avvento dei motori porta a una radicale trasformazione del luntro, a cui viene applicata
una passerella che porterà a un nuovo tipo di imbarcazione. Per un po’ la pesca al pescespada vive una
seconda stagione di gloria poi, i problemi diventano
pressocché gli stessi della pesca del tonno: un rapido
impoverimento delle risorse ittiche, la scarsa reddi-
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PERCORSI
Una pesca
antica
quasi quanto
l’uomo
REGIONE
SICILIANA
Assessorato
Regionale
delle Risorse
Agricole
ed Alimentari
per sostenere l’economia siciliana
Intervista a Gianmaria Sparma
direttore Generale del Dipartimento
pesca della Regione Siciliana
di Rossella Catalano
È
tività economica ed una competizione non sempre
leale da parte di chi utilizza metodi di pesca allo spada
non selettivi. In pochi decenni, moltissime passerelle
(questo il nome delle nuove imbarcazioni) vengono dismesse e il fascino di quella lotta ancestrale tra l’uomo
ed il mare si ritiene, forse, perso per sempre.
Oggi si sta aggiustando il tiro, attraverso un approccio
sostenibile che non faccia perdere le tradizioni e che,
soprattutto, sia premiante verso un tipo di pesca “rispettosa” che veda, nel mare, una risorsa da potenziare, piuttosto che una miniera da cui estrarre indiscriminatamente.
Una risposta potrebbe essere quella fornita dalla “pescaturismo”, attività che sta riscuotendo un grande
successo e che dimostra l’intelligenza di una accorta
politica dello sviluppo.
Ma qual è lo stato dell’arte della pesca dello spada nel
Messinese? Oggi gli unici attrezzi consentiti sono il palangaro e l’arpione, quest’ultimo già in dotazione alla
feluca. A partire dal 2001, i regolamenti europei hanno
vietato la pesca con le reti e, quindi, interdetto anche
l’utilizzo delle spadare. Sono una decina le feluche che
ogni anno solcano le acque dello Stretto nel periodo da
PERCORSI
Aiutare la pesca,
84
ormai tempo di bilanci e di rendiconti. I progetti che
stanno marciando sono molti. E molte anche le idee
ancora da realizzare: pesca sostenibile, tutela e cura delle
antiche tradizioni, sostegno alla ricerca scientifica. Di questo e molto altro ancora ci parla, nell’intervista concessa a
Percorsi, il direttore generale del dipartimento pesca della Regione siciliana, Gianmaria Sparma.
Direttore, il crescente afflusso di turisti interessati a seguire le antiche arti
della pesca fa pensare
che sia ancora possibile
salvare, come nel caso
delle passerelle o delle
feluche, ciò che sembrerebbe perso per sempre.
Come intendete salvaguardare tali ricchezze?
Negli ultimi anni, a causa dei nuovi e sempre più
aggressivi metodi di pesca, si è assistito ad una rapida diminuzione della pesca del pescespada nello
Stretto di Messina e, di conseguenza, anche ad un
rapido declino dei metodi di pesca tradizionali, non
ultimo quello delle “feluche”. Il recupero delle antiche tradizioni è una delle nostre priorità. Stiamo
cercando di agire su due fronti: quello della pesca,
in senso stretto, e quello della cosiddetta pesca-turismo. Nel primo caso, cercheremo di creare una
serie di condizioni che permettano a tutti coloro
che svolgono queste antiche attività artigianali,
di avere un proficuo ritorno economico. Una soluzione, per esempio, sarebbe quella di assegnare a
ciascuna imbarcazione delle quote di tonno specifiche, ovviamente nel rispetto delle dotazioni nazionali, in modo da consolidare la loro attività di
pesca. Per quanto riguarda il secondo aspetto, la
Regione Siciliana, ormai da tempo, sta cercando di
puntare sul comparto pesca-turismo. Forse sarebbe opportuno fare quello che fanno già nei paesi
caraibici o nel Golfo del Messico, dove le comunità locali, grazie anche all’intervento del governo,
organizzano per i turisti vere e proprie battute di
pesca – e qui mi viene in mente il famoso romanzo di Hemingway “Il vecchio e il mare” ambientato
proprio nel mar dei Carabi – favorendo quell’attrazione turistica che noi non sappiamo ancora valorizzare al meglio.
Una pesca
antica
quasi quanto
l’uomo
Il nuovo regolamento mediterraneo sulla pesca approvato
il primo giugno ha tra i suoi principali obiettivi quello di tutelare le specie ittiche, imponendo precise distanze di pesca
dalla costa. Quanto e come incide tutto ciò sulla libera attività di pesca?
Il regolamento mediterraneo sulla pesca approvato dalla commissione europea ha come obiettivo la tutela delle specie a
rischio e il nutrimento dei pesci adulti. Nello specifico, il regolamento impone nuove distanze dalla costa: non meno di 1,5
miglia per le reti gettate sotto costa e 0,3 per le draghe usate
per la cattura delle specie che vivono a pochi metri dalla costa.
Al di là dei buoni principi, resta il fatto ineluttabile che molte
specie (seppie, calamaretti, bianchetti e molti altri ancora) che
fanno parte della nostra tradizione gastronomica, rischiano di
andare perdute. Il regolamento impone una serie di restrizioni
alle marinerie dell’Unione Europea che si affacciano sul Mediterraneo. Ragion per cui, la Regione Siciliana ha chiesto e ottenuto a metà giugno una deroga a tale restrizione, riducendo
la distanza dalla costa da 1,5 miglia a 0,7 miglia. In Italia, solo
la Sicilia, la Liguria e il Veneto hanno ottenuto questa deroga
mentre la richiesta da parte delle altre regioni è stata rigettata. Altra norma che rischia di incidere pesantemente sulla nostra attività di pesca è quella che impone l’allargamento della
maglia della rete da pesca. Il rischio più rilevante è che alcune
specie ittiche – il “calamaricchio”, il “cicirello”, il “cappuccetto”
e molti altri ancora che, per natura, mantengono piccole dimensioni anche in età adulta – potrebbero sparire definitivamente dalle nostre tavole. A tale proposito, è stata avviata in
questi giorni una ricerca condotta dall’Ispe e dal Cnr, allo scopo
di dimostrare come la nuova normativa sulle dimensioni delle
maglie di pesca impedisca definitivamente la cattura di queste
specie. Intendiamo dimostrare, inoltre, con un preciso apporto
scientifico, che la quantità di specie piccole e giovani pescate
con le nuove maglie imposte dalla commissione europea, sarebbe in media la stessa di quella che può essere pescata con
la vecchia maglia. La campagna di ricerca in corso, che va da
Sciacca fino a Trapani, durerà quattro mesi; in autunno ci potremo così presentare a Bruxelles con una richiesta di modifica del regolamento. Naturalmente non sarà facile, ma sono
convinto che con il supporto di organismi scientifici la nostra
richiesta non potrà che essere ascoltata.
È chiaro ormai a tutti che, negli ultimi anni, il settore della
pesca si trova in una crisi dovuta sia a cause strutturali che
contingenti. Tra queste, appunto, la nuova normativa sul
Mediterraneo. Come pensate di intervenire per supportare
la crisi del sistema pesca?
Sono già stati compiuti molti interventi. Un primo passo è
stato quello di valorizzare la produzione ittica di allevamento attraverso un maggiore supporto agli istituti di ricerca. Si
è tentato, e si tenta ancora, di rafforzare le attività collaterali
alla pesca tradizionale, quali l’acquacoltura, la maricoltura ed
il pescaturismo. È chiaro che i passi da compiere sono ancora
tanti. Ad esempio occorre incentivare, attraverso una serie di
accordi programmati, lo sviluppo commerciale; al contempo,
bisogna intervenire sull’intero territorio con una serie di azioni
strutturali, in modo da rafforzare il sistema produttivo e ridurre
il peso dei costi. Senza mai, ovviamente, perdere di vista il rispetto per l’ecosistema marino. C’è poi da considerare l’aspetto
più strettamente economico, visto che a rischio ci sono anche
numerosi posti di lavoro di pescatori. Qui, una cosa da fare subito è quella di adottare nuove misure di sostegno al reddito.
Ovvero?
Intanto, un più facile accesso al credito da parte delle aziende.
Il sistema pesca è oggi tra i sistemi economici imprenditoriali
italiani più deboli. Lo si percepisce dal numero di richieste di
accesso ai finanziamenti del Fep (Fondo europeo per la pesca,
ndr). Finora le istanze presentate sono state finanziate, tanto
che l’intero budget a nostra disposizione è stato consumato.
Con la legge 16 del 2008 è stato possibile creare un fondo (500
mila euro iniziali) per andare incontro alla crisi delle imprese
ittiche, ma resta ancora molto da fare. Un appello a tale proposito va rivolto alle banche, affinché diano fiducia alle imprese
che operano nel settore. Aiutare la pesca significa aiutare gran
parte dell’economia siciliana. Per molti piccoli centri e per molte marinerie la pesca rappresenta l’unica attività economica
esistente.
Oggi si parla molto di specie ittica alternativa. Vuole spiegarci meglio?
La recente normativa sulla pesca mediterranea pone come
obiettivo quello di tutelare le specie ittiche a rischio di estinzione (tonno e pescespada) attraverso una serie di limitazioni,
che gravano sull’economia della pesca. Se da un lato, dunque,
l’attuazione di tale normativa tutela l’ecosistema marino, dall’altro grava sullo sviluppo della pesca tradizionale. Una soluzione per ovviare a tale problema potrebbe essere quella di
spostare l’attenzione dei consumatori su altre specie di pesce
poco note ma altrettanto degne di fare parte del nostra cultura gastronomica: per esempio capone, alalunga e polpo.
Esistono, insomma, alcune specie di pesce che noi trascuriamo, ma che possono dare alle nostre industrie conserviere dei
successi commerciali altrettanto adeguati. È chiaro che sarà un
processo lento, in quanto non è facile trasformare i gusti dei
consumatori, legati a una tradizione forte e antica. È importante, quindi, avviare e sostenere una campagna di promozione
all’educazione alimentare che modifichi, seppur lentamente, il
gusto dei consumatori.
Qual è ancora oggi la tipologia di pesca più diffusa nel mare
di Sicilia?
Sicuramente quella delle piccole imbarcazioni, con una netta
prevalenza del sistema a strascico, molto in uso a Mazara del
Vallo, marineria dove è presente la flotta a strascico più importante – e non solo a livello regionale – sia per numero di
imbarcazioni che per dimensioni. Non dimentichiamo, inoltre, che la flotta siciliana rappresenta il 30% dell’intera flotta
nazionale.
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REGIONE
SICILIANA
Assessorato
Regionale
delle Risorse
Agricole
ed Alimentari
PERCORSI
Una pesca
antica
quasi quanto
l’uomo
REGIONE
SICILIANA
Assessorato
Regionale
delle Risorse
Agricole
ed Alimentari
maggio ad agosto. Il mercato dello spada si esaurisce
nel territorio dove questo
pesce è, ancora, il sovrano
incontrastato della cucina
locale. Ma che ne è stato del
luntro che, una volta, solcava
felicemente i mari quale valida guida della feluca?
L’ultimo esemplare è conservato alla fondazione
“Horcinus Orca”; l’imbarcazione è stata recuperata
e restaurata nel 1982 dal Comune di Messina, dopo
essere rimasta, per tanti anni, in uno stato di abbandono. Prima di venire esposto, però, il luntro
aveva fatto il suo ultimo ingresso in scena nel 1989,
sul lago di Ganzirri, in occasione della ricostruzione
della tradizionale pesca al pescespada. Un’epopea
finita? Pare proprio di no, a giudicare dall’afflusso
di turisti a bordo delle feluche, ansiosi di scoprire
l’antica e suggestiva arte patrimonio dei marinai
siciliani.
PERCORSI
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Regione Siciliana
ASSESSORATO REGIONALE DELLE RISORSE
AGRICOLE ED ALIMENTARI
Dipartimento degli interventi per la pesca
Via degli Emiri, 45 - Palermo
tel. 091/7079733 - fax 091/7079731
http://pti.regione.sicilia.it
mail: [email protected]
What’s up
di Simona Gazziano
Montagne del
Trentino
U
nire le grandi passioni per
l’arte e l’ambiente in un teatro
naturale che non ha paragoni:
le montagne del Trentino. Ecco “I Suoni
delle Dolomiti”, un ciclo di concerti
all’insegna della libertà e della naturalità in luoghi di straordinaria suggestione
dove la musica viene proposta in piena
sintonia con l’ambiente circostante. Al
Festival partecipano musicisti di fama
internazionale, artisti e amanti della
montagna che nel rispetto dell’ambiente si uniscono al pubblico e raggiungono
a piedi i luoghi dei concerti, strumento
in spalla. In cammino verso l’arte e la
natura. Tra gli appuntamenti: il trekking
in val Genova con Marco Paolini, una
cantata per la pace di Noa ai piedi della
Pale di San Martino, una passeggiata
notturna in compagnia di Paolo Rumiz
e Moni Ovadia. E poi, ancora l’Orchestra di Piazza Vittorio a Vallagarina, e
imperdibile, Erri De Luca con “Il peso
della Farfalla” al Rifugio Petrini in Val di
Fassa. Per conoscere i luoghi e i rifugi
dove si terranno le manifestazioni:
cliccare su www.isuonidelledolomiti.it .
Fino al 27 agosto.
PERCORSI
88
Ferrara
S
i chiama Street dinner, il social
event che permette di incontrare
persone nuove, scoprire le bellezze artistiche di una città ed apprezzare
i piatti tipici della zona. E tutto in una
sola notte. Il 4 settembre nella splendida città di Ferrara, si svolgerà il primo
evento del genere in Italia: i turisti
ma anche gli stessi ferraresi potranno
scendere per le vie del centro armati di
tavolo, sedia e cibo. Trecento posti sono
già disponibili e le prenotazioni si possono effettuare sul sito: www.streetdinner.info. L’evento inizierà con una caccia
al tesoro via sms: il primo messaggio
svelerà dove si terrà l’aperitivo. Con
il secondo si scoprirà dove ritirare il
tavolo e le sedie e la Street dinner bag,
la borsa che contiene tutto il necessario per preparare la tavola. E, a trenta
minuti dall’inizio della cena, arriverà
l’informazione sul luogo in cui gli invitati
potranno accomodarsi e scoprire chi è
il loro vicino di sedia. Buon appetito e
buon divertimento!
Val di Sella
(Trento)
È
stata inaugurata da poco nel
Bosco della Valsugana, la nuova
installazione dell’artista inglese
Chris Drury, intitolata “Sky Mountain
Chamber”. Vista da fuori assomiglia
un po’ a un nuraghe: un cono di pietre
a secco, primitivo, essenziale. Ma
dentro è un luogo delle meraviglie,
perché sulle sue pareti bianche, al buio,
si riflettono le nuvole di passaggio e
le vette innevate dei monti. Grazie al
principio della camera oscura: basterà
un unico foro nella pietra, dotato di
una lente, e il paesaggio circostante
si proietterà capovolto all’interno,
creando un effetto magico. Un angolo
di sbalordita riflessione. Ma l’opera di
Drury non è l’unica creazione del luogo:
il bosco della Val di Sella, infatti, è uno
straordinario museo d’arte contemporanea dove gli artisti lavorano con criteri
ecologici rigorosi del movimento Art in
Nature, erede della famosa Land Art.
Segnaliamo la splendida “Cattedrale
Vegetale” di Giuliano Mauri, e il “Teatro
Naturale” di Roberto Conte, dove il 29 e
30 luglio si terranno due spettacoli del
violoncellista Mario Brunello con voce di
Marco Paolini.
What’s up
Roma
Milano
Spoleto
P
A
È
er lui è un po’ un ritorno a Roma,
la sua città. Che ha lasciato nel
’96, quando ha scelto di vivere
e dipingere a New York. “Me ne sono
andato dall’Italia” dice Bernardo Siciliano “per seguire un amore e perché ero
arrabbiato con il nostro mondo culturale
e dell’arte. Ora ogni tanto mi chiedo se
è arrivato il momento di fare di nuovo le
valigie, ma intanto passa il tempo e non
mi decido a tornare indietro”. Fino al
25 luglio il Macro La Pelanda di Roma
dedica a Siciliano una mostra, “Nude
City”, che già dal titolo richiama le
atmosfere di The Naked City, il film di
Jules Dassin del 1948. Nelle venti tele di
grandi dimensioni sono rappresentate,
oltre che scorci di “città nuda”, diversa
da quella turistica e famosa, alcune figure femminili, raccontate attraverso il
loro corpo quasi desiderando che questi
soggetti e questi nudi potessero “respirare”, grazie ad una narrazione niente
affatto naturalistica, legata invece a una
ispirazione e a un vero proprio sentimento di classicità. “Racconto” dice l’artista “la New York più difficile e nascosta
agli occhi dei turisti e le sue donne cariche
di sensualità e di erotismo”.
biti d’epoca, stampe, oggetti del
periodo napoleonico raccontano
la moda come fenomeno di
costume e potere. Si inaugura a Milano
“Napoleone e l’Impero della Moda”,
un percorso espositivo che narra un
periodo fondamentale della storia del
costume, attraverso la quotidianità del
periodo napoleonico con le diverse mise
legate alle stagioni e le diverse occasioni, le acconciature elaborate e la nascita
della prima rivista di moda: “Costume
Parisien”. Questo periodo sancisce
anche la nascita delle prime “fashion
victims” della storia e si pongono le basi
dell’industria moderna. La mostra è
stata curata da Cristina Barreto e Martin
Lancaster che hanno messo a disposizione le loro collezioni private frutto
di intenso lavoro di ricerca e passione
personale per il periodo settecentesco.
Completano la rassegna migliaia di
stampe e accessori. La mostra sarà
visitabile fino al 12 settembre alla
Triennale di Milano.
stato inaugurato da poco a
Spoleto il Palazzo Collicola Arti
Visive – Museo Carandente. La
dimora del Settecento, che raccoglie
nella cittadina umbra la collezione dello
storico Giovanni Carandente, scomparso nel 2009, si candida a diventare un
nuovo spazio di riferimento del contemporaneo in Italia. Prova ulteriore,
questa, di come la provincia attraverso
i musei nati negli ultimi anni – dal Man
di Nuoro al Marca di Catanzaro – si stia
aprendo sempre più ai linguaggi dell’oggi. Disposto su cinque livelli, Palazzo
Collicola ospita, tra le altre, le opere di
Alexander Calder, Sol LeWitt, Richard
Serra, Alberto Burri e una biblioteca
tematica che conta 50 mila volumi. “In
programma diverse mostre” spiega il
direttore del Museo Gianluca Marziani
“dal Pop Surrealism, il movimento
nato circa quindici anni fa in California,
all’installazione sonora dell’americano
Tristan Perich, al progetto Cosmogonia
che ospiterà artisti del calibro di Maurizio Cattelan , Adrian Tunick (il fotografo
dei nudi di massa) e Piero Golia”.
89
PERCORSI
What’s up
Londra
A
Londra, da quest’estate, il
nostro cellulare diventa una
sorta di macchina del tempo
e dà la possibilità di ammirare la città
in una maniera inedita. Per i nostalgici della città in bianco e nero che
possiedono l’iPhone, il Museum of
London propone l’applicazione gratuita
Streetmuseum, che manda in pensione
la guida tradizionale e sorprende anche
in tempi di overdose tecnologica. Il
servizio fornisce centinaia di immagini
della vecchia città, da quelle del grande
incendio che la distrusse quasi interamente nel 1666, alle vie che furono
teatro della “Swinging London” negli
anni sessanta. Passeggiando per la
città si potrà scegliere la destinazione
sulla mappa e, puntando l’iPhone verso
uno dei luoghi di interresse segnalati,
si vedrà apparire, quasi per incanto,
un’immagine fotografica del passato
che si sovrapporrà a quella attuale.
Come una finestra aperta sul tempo.
PERCORSI
90
Normandia
Svezia
L
V
a Normandia celebra l’Impressionismo sui prati che l’hanno
ispirato. In decine di città della
regione francese, culla del movimento artistico di fine Ottocento, a fine
giugno, sono partiti i primi appuntamenti che andranno avanti per tutta
la stagione estiva, di picnic lungo le
rive della Senna. Un modo per rivivere
l’atmosfera di “Le Déjeuner sur l’herbe”
(la colazione sull’erba, del 1863) il capolavoro di Edouard Manet che raffigura
una donna nuda seduta accanto a due
uomini vestiti di tutto punto. E per
rendere omaggio anche all’altrettanto
celebre “Le Déjeuner des canotiers” di
Pierre Auguste Renoir. L’iniziativa che
prevede scampagnate e balere popolari
è organizzata dal Festival Normandie
Impressioniste e si preannuncia come
il principale evento culturale dell’estare
2010 in Francia. Oltre ai picnic, sono
tanti gli eventi culturali organizzati per
l’occasione. Evento-clou l’attesa mostra
“Une ville pour l’impressionisme:
Monet, Pissarro e Guauguin a Rouen”
proposta dal Museo di Belle Arti di
Rouen.
isitare un museo non deve
essere necessariamente una
full immersion di tele, oggetti
e sculture da osservare in percorsi al
chiuso dove spesso occorre sgomitare per un’occhiata fugace all’opera
preferita. Anzi, accade che il museo
sperato si trova all’aria aperta, magari
intorno a castelli medioevali e a ridosso
di uno splendido lago. Parliamo della
Wanas Foundation (www.wanas.se)
nella punta meridionale della Svezia, un
parco che raccoglie oltre 40 installazioni
di Land Art, tutte disposte intorno al
castello medioevale, meta obbligata di
appassionati viaggiatori. Il celebre sito,
perfetta combinazione tra arte, natura
e storia, propone passeggiate alla
scoperta delle presenze lasciate dalle
tre artiste Roxy Paine, Ann-Sofi Siden
e Anne Thulin, che ogni anno conducono workshop residenziali con giovani
emergenti di land art internazionale.
Per saperne di più sulla Land Art si può
consultare il sito: www.bbk.ac.uk/sculptureparks , un elenco globale “work in
progress” di queste meraviglie immerse
nella natura.
What’s up
New York
Buenos Aires
New York
T
È
C
imes Square si tinge di blu
contro il riscaldamento globale.
Molly Dilworth, l’artista di
Brooklyn nota per avere portato l’arte
fuori dai musei trasformando i tetti di
New York in un mosaico variopinto,
è al lavoro, già da fine di giugno per
decorare la Broadway, dalla 42° alla 47°
strada. L’incredibile progetto s’intitola
“Cool Water Hot Island” ed è un’opera temporanea che durerà diciotto
mesi: il segmento di Times Square che
l’amministrazione ha chiuso al traffico
sarà dipinto con tutte le sfumature del
blu che, oltre a ricordare ai residenti e
ai turisti gli effetti dannosi dei cambiamenti climatici, rifletteranno la luce del
sole, raffredderanno l’asfalto e bilanceranno lo scintillio delle luci e dei neon
dei tabelloni pubblicitari perennemente
accesi. Esistono tantissimi modi per
“parlare” di riscaldamento globale: il
sindaco di New York in comune accordo
con la Dilworth, hanno deciso di iniziare
raffreddando l’asfalto!
in programmazione fino al
2 agosto presso il MALBA, il
Museo de Arte Latinoamericano di Buenos Aires, la mostra: Eros
and Order, prima retrospettiva mai
realizzata in Argentina, interamente
dedicata alla figura del fotografo Robert
Mapplethorpe. Per l’occasione infatti,
durante l’inaugurazione, oltre ai media
e agli artisti locali, erano presenti
anche Michael Stout – Presidente della
Fondazione Robert Mapplerthorpe e
Anne Tucker – curatrice per la fotografia
del Museum of Fine Arts di Houston. La
mostra presenta oltre 130 scatti, presi
tra il 1975 e il 1988, che illustrano la
costante ricerca di un’ideale perfezione
plastica da parte del visionario e trasgressore artista. I lavori appartengono
alle famose serie delle vite floreali, le
sculture, i nudi di uomini e di donne, le
immagini erotiche e sadomaso, i ritratti
di artisti celebri come quelli di Patti
Smith, Arnold Schwarzenegger e Susan
Sontag e gli autoritratti.
asa dolce casa. Per chi ne
cerca una, per chi è stanco di
condividere lo stesso tetto e
chi un tetto non ce l’ha proprio, arriva
una soluzione semplice e alla portata di
tutti: arredare la pensilina, alla fermata
dell’autobus. Si chiama Home Sweet
(Bus Stop) Home che il designer Mark
Reigelman (fondatore di uno studio
a New York che porta il suo nome)
ha creato per denunciare il crescente
numero dei senzattetto. Reigelman ha
realizzato una casa lillipuziana con tanto di tavolo da pranzo apparecchiato,
sedia, abat-jour e finestre con tendine,
trasformando la fermata dell’autobus.
Il noto creativo aveva già fatto scalpore
con “Bite”, il servizio di posate disegnate come fossero state prese a morsi, per
protestare contro l’iniqua distribuzione
delle risorse alimentare. Oggi, invece,
protesta contro il nostro sistema che
permette ad alcuni di vivere in immense
ville semidisabitate e costringe altri ad
abitare in una panchina.
91
PERCORSI
LIBRI
L’Aquila nel mondo
L’Aquila
nel mondo
Fatti ed eventi della Capitale d’Abruzzo
Per gentile concessione dell’editore
One Group, ecco un’anticipazione
della prefazione al volume, curata
da Letizia Airos, direttore
del portale multimediale
www.i-Italy.org e giornalista di
America Oggi, il quotidiano
italiano di New York. Per
scelta dell’editore, i proventi
derivanti dalla vendita del
libro saranno destinati
all’Istituto Cinematografico
dell’Aquila per contribuire al
restauro delle pellicole della
sua prestigiosa Cineteca
danneggiate dal terremoto.
L’uscita del volume in libreria
è prevista per metà maggio
e la presentazione per i
primi giorni di giugno.
PERCORSI
92
di Letizia Airos
L’Aquila nel mondo
N
EW YORK. La notizia della prima
scossa del terremoto per me è passata prima di tutto attraverso Facebook,
da L’Aquila a New York. Anzi da Roma L’Aquila verso New York. Un’amica della capitale mi racconta in diretta la scossa, subito dopo
cerco di rintracciare un parente che vive in Abruzzo.
L’avevo intravisto collegato poco prima. Guardo, mi
accorgo che è interrotto… Interrotto.
Ricordo quella notte come se fosse oggi, ho continuato a aspettare diverse ore invano un notiziario Rai
che mi aggiornasse. Lo hanno invece fatto le televisioni internazionali e prima di tutto la Rete. E proprio
grazie ad Internet, nonostante la distanza, ho sentito
quasi fisicamente quelle scosse. In pochi istanti ho ripercorso con la memoria quei luoghi dove mi portava
mio padre Nicola.
Ancora oggi, dopo mesi, riferirmi ai quei giorni, e scrivere la prefazione ad un libro intitolato “L’AQUILA NEL
MONDO – Notizie, fatti ed eventi” prima e dopo il terremoto del 6 aprile 2009, non è facile senza lasciarmi
andare a pensieri, ricordi. Viene facilmente meno quel
distacco che ogni giornalista deve sapersi imporre e, a
dire il vero, fa capolino anche un po’ di rabbia.
Ma sono contenta di scrivere queste righe che accompagnano il lavoro del “cesellatore” Palmerini. Gli scritti
che l’impagabile conterraneo ha messo insieme sono
stati realizzati e raccolti con la pazienza di un antico artigiano. Usando lo scalpello della sua onesta passione
per una comunicazione efficace ed immediata ci dona
lo spaccato di un Abruzzo vivo, che non hai mai smesso di respirare. L’Aquila “di prima” guarda con tenacia
all’Aquila di “dopo” e mantiene agli occhi di chi legge,
nonostante la tragedia che l’ha colpita, tutto l’orgoglio
di una terra che non si lascia abbattere mai. Neanche
dopo un terremoto.
LIBRI
Il filo rosso che unisce gli articoli raccolti da Palmerini è dunque un Abruzzo che respira, un Abruzzo di
persone, uomini e soprattutto donne, giovani, luoghi,
chiese, eventi, politiche, sport, che di pagina in pagina
stupisce ancora di più perché raccontato a cavallo tra
diversi continenti.
Ricevo, come tanti miei colleghi nel mondo, i comunicati, le foto, i video, gli articoli e le segnalazioni di
Goffredo Palmerini. Arrivano, tutti i giorni o quasi, e
li scorro insieme al mio cappuccino del mattino. Sono
sempre stimolanti perché raccolgono contributi eterogenei da tutto il mondo, e chi legge ha la possibilità di
trovarvi delle angolature tematiche insospettabili. Si
fanno delle vere scoperte.
E devo dire che questo è successo ancora di più nel
dopo-terremoto, quando molte sono state le segnalazioni che hanno fatto da contraltare ad un’informazione spesso troppo “istituzionale”, che raccontava più i
successi del Governo che le difficoltà e conquiste quotidiane delle persone. Negli articoli che il giornalista
abruzzese scrive o propone compare invece soprattutto la vita reale. Anche quelli che a prima vista possono
sembrare freddi resoconti nascondono dentro di sé
storie vere, piccole o grandi che siano.
Dobbiamo molto a Palmerini noi italiani all’estero. Ci
permette uno sguardo, anche disincantato, ad un’Italia
spesso imperscrutabile. Come un cesellatore appunto,
pian piano, consapevole dell’importanza della tecnologia per fare rete ed informare, ha messo su molto
più di un network giornalistico. Ha dato voce e fatto
passare voci che sarebbero a volte rimaste poco ascoltate. Lo ha fatto e lo fa sempre con discrezione e con la
delicatezza di chi sa proporsi senza essere invadente.
E sfogliando le pagine di quest’ultimo contributo in
carta ve ne renderete conto. Testate dall’Argentina,
Canada, Messico, Perù, Stati Uniti, Sud Africa, Svizzera... grazie a lui hanno raccontato la sua terra e gente
nel mondo. Gli argomenti affrontati sono i più vari: dall’emigrazione alla politica, dalla cultura allo sport, visti
fuori dall’Italia ed in Italia.
Palmerini racconta e lascia raccontare la realtà con
passione e lungimiranza, senza farsi affascinare da
certezze, raccoglie contributi diversi, magari anche
contraddittori, fa parlare attraverso le più svariate angolature l’emigrazione italiana all’estero e oggi anche
quella in Italia. La sua rete collega buona parte delle
realtà associative regionali all’estero che conosce
molto bene. Ed è grazie a questo rapporto con le associazioni, ed in particolare con l’Anfe, che ho avuto
93
PERCORSI
LIBRI
L’Aquila nel mondo
l’opportunità di incontrarlo personalmente un anno
fa a Palermo. Era una duegiorni sul rilancio del ruolo delle associazioni italiane ed ero stata chiamata
a coordinare i lavori in qualità di direttore del settimanale multimediale telematico che dirigo a New
York, www.i-Italy.org.
La domanda a cui si è cercato di dare una risposta
era: “Quali politiche innovative mettere in campo per
rilanciare il ruolo dell’associazionismo, perché sia in
grado d’innovarsi verso i giovani e contribuire alla ricostruzione della continuità culturale ed a custodire la
ricchezza della propria storia?”.
Parlarne a lungo con Goffredo per me è stato importante, ho apprezzato subito la sua apertura verso tutto
ciò che è nuovo e soprattutto il desiderio di rischiare,
senza ancore nel passato. Quei sessanta milioni d’italiani dislocati sui cinque continenti, che rappresentano
l’Italia all’estero e che ancora oggi attendono di essere riconosciuti ed ottenere finalmente il giusto peso,
necessitano anche di un po’ di autocritica. Ed è chiaro
che la spinta debba venire soprattutto dalle nuove generazioni che invece spesso vengono ancora arginate,
se non marginalizzate.
Da questo punto di vista c’è da lavorare molto sul
linguaggio e sui mezzi di comunicazione, utilizzando
le nuove tecnologie e tutti gli strumenti che la rete
consente. Questo è l’intento della testata che dirigo, e
con Palmerini su questo terreno si è creata subito una
simbiosi.
A lui in fondo dobbiamo, e da tempi insospettabili,
l’intuizione di tutto questo e alle sue semplici email,
con cui è riuscito a far comunicare Germania e Repubblica Dominicana, Australia e Canada, Stati Uniti
e Argentina e Brasile … creando insospettabili link,
connessioni vive in un percorso interattivo che ha attraversato i continenti.
Potrei definire Palmerini non un semplice giornalista italiano, ma un capo-redattore italico “glocale”
come direbbe l’intellettuale, politico ed imprenditore
Piero Bassetti. Per il modo in cui riesce ad unire e comunicare gli avvenimenti locali con quelli lontani che
hanno per protagonisti emigrati dall’Abruzzo o loro
discendenti. Questo è il Goffredo Palmerini giornalista; ma lo stesso avviene quando diventa editor, cesellatore come dicevo, che espande a macchia d’olio i
confini del suo, nostro Abruzzo. Ed è certo evidente, in
questo suo modo di comunicare, un approccio “politico” derivante probabilmente dalle sue intense attività
anche in questo campo.
PERCORSI
94
Ma torniamo all’Abruzzo che lui racconta in questo
libro e alla sua Aquila operosa, prima e dopo. Sono
stati e sono ancora momenti difficili. I titoli degli articoli parlano chiaro e conducono il lettore per mano, di
mese in mese. Eccone alcuni: L’Aquila risorgerà, il terremoto non la doma; Con il G8, per tre giorni L’Aquila
capitale del mondo; Un successo i lavori del G8, L’Aquila commuove il mondo;…
Affiancati a quelli pre-terremoto: In Bolivia un’emigrazione abruzzese tutta speciale; Gaetano Bafile,
una vita per il giornalismo; L’Aquila città degli studi per
giovani oriundi da tutto il mondo; Donne abruzzesi nel
mondo, zoom sull’emigrazione al femminile; … danno
la certezza di un’interruzione che è durata solo il tempo di riprendere fiato per guardare al futuro costruendo sulla propria storia.
Sono testimonianze che raccontano di una vitalità
e di una caparbietà unica. Lasciamoci andare quindi,
abruzzesi e non, ad una lettura che ripercorre il passato ma che vive di presente, con storie vere che hanno
come protagonisti uomini e donne veri. Storie che vivono nel loro essere appena passate.
Continuerò a seguire Palmerini da New York, felice
di essere nella sua rete, per vivere il presente, ma anche per rivivere il ricordo della terra di mio padre che
ho ritrovato, per esempio, in un articolo che citava lo
statista Lorenzo Natali, incontrato quando ero bambina. In quelle lunghe e bellissime vacanze estive sulla
spiaggia di Vasto.
PERCORSI
Worldwide
Passion, rivalry with Italy and popular myths.
The South African football worldcup seen from
Buenos Aires and New York
B
uenos aires - There is a country, that is not Italy,
where the vast majority of football fans know every
single word of “Estate italiana”, a famous song that was the
soundtrack of the World Cup held in Italy in 1990; that country is Argentina. The fact that the Argentines love that song
so much, tied to a worldcup that they haven’t won (they lost
in the final with Germany), says much about the feeling of
rivalry that Latin American brothers have against the italian
national team. If it’s about food, fashion, music or cars,
the love of the Argentines to what is made in Italy remains
unchanged, but if we talk about football the music changes,
you can bet on it.
NEW YORK - Little Italy in the Bronx is unusually deserted.
All over the streets, Italian coffee shops and bakeries are
showing the “Azzurri” on their TV screens although at “Morrone Pastry Shop” the employers are watching a Mexican
talk-show. “Forty years ago we were forty thousand Italians
and Italian-Americans - recalls Carmela De Benedictis - now
we are only four thousand. I’m still living here because rents
are cheap, but my kids moved to Westchester. When the
residents die, this neighborhood will be totally Hispanic”.
During Italy-Slovakia, at the indoor market (the so called
“marketto” in the Italian-American slang), Mike Fava remembers the exciting days of watching The Cup in Italy: “In
Palermo my father shuts down his butchery for two hours;
here we have to work… it is kind of weird”. In Brooklyn and in
The Bronx, both Little Italy looks like decrepit Greek Temples
whose remains are just chunks of columns. But every four
years the football World Cup (actually, the word “football”
in the United States becomes “soccer”) is the most popular
way to reunite youngsters, their parents, grandparents and
families members in front of the television for the Italian
National team games.
In the USA, the extended all year around TV coverage has
been improving the popularity of soccer and there is no way
that a young Italian-American can escape the Italian most
loved pastime and passion. Like Susanna Cioci, a middle
age Westchester resident who is walking the Bronx streets
loaded with shopping bags: “I am sorry, I’ve got to go; my
mother is anxious because she wants to watch Italia-Slovacchia. I love soccer - she says speaking back and fort in
Italian and English - my husband is American and we made
him like the sport. Every Sunday we sit on the couch with
my nephews regardless the teams that play”. In Great Neck
Long Island, just outside of New York City, the Jaus family
PERCORSI
96
live. The four children speak about sitting in the family room
on Sunday while their father is cooking fresh tomatoes sauce
and yelling at the TV screen.
In the old days it was very different. In New York, Italian
immigrants used to gather at the Walker Theatre in Brooklyn
(18th Avenue e 64th Street), at the Academy of Music (14th
Street in Manhattan) and, for the most important games, at
Madison Square Garden. That was in 1972, the satellite signal
was week and the reporters of the Italian daily newspaper (Il
Progresso Italoamericano) used to cover the games from an
old short waves radio by listening “Tutto il Calcio Minuto per
Minuto” (All Soccer Minute by Minute). They were forced to
make up most of the play by play.
“Growing up in a Sicilian-American family, I have early
recollections when on rare occasions I would accompany my
grandfather, Francesco Mazzoni from Vizzini, to La Società
on White Plains Road, near 231st - says the Brooklyn based
composer Thomas Toscano - . There, I would see people enthusiastically cheering for the Italian team. During the World
Cup, again, I remember the same grandfather, watching
at times at home - some games and Coppa del Mondo was
thrown around - I remember him being disappointed because they didn’t make the finals during that time. A few year
later - in 1969 - I became a member of the first soccer team
in our town. We were of course, extremely ridiculed, since
American football, basketball and baseball were all the rage
- but, we played many games and proudly founded the team
- which still exists - in Mahopac NY”.
PERCORSI
Worldwide
Governor Lombardo rereads the
history of the island and traces out
the lines of its future.
Emigration-training-developmenttourism: themes of a single great
story that Sicily has to start writing.
W
e ask the Governor of the Sicilian Region Hon.
Raffaele Lombardo to trace out a brief profile of
southern emigration. «We are now celebrating the 150th
anniversary of the Unification of Italy. Actually the causes of
this sad phenomenon are linked to what happened just 150
years ago.
Recently I was at the presentation of Pino Aprile’s latest
book, ‘Terroni’, and Pasquale Squitieri’s film ‘Briganti’.
Both works rewrite the history of the Unification of Italy,
which officially brought the liberation of the south from
underdevelopment, poverty and barbaric slavery.
Instead, it was a violent war, true genocide, with deportation of survivors, rapes and massacres of children.
Garibaldi’s defence of the South against the barbaric
invasion by the Piedmontese is erroneously referred to
as ‘brigandage’. Afterwards the situation was so bad that
thousands of people in the South began to emigrate. Even
now a lot of people emigrate. Seventy thousand young
people go away. This is a sacrifice for their families, and
all the money spent on training them is wasted. Training
must be linked to economic strength. Just now there isn’t
much of this. So, rather than training 10,00 people, when
the market can only absorb 1,000, perhaps it would be
better to invest more in development and less in training.
This doesn’t mean dismissing people, but taking on fewer
employees who have real skills».
How do you see the future of tourism in Sicily?
«Today tourism in Sicily should largely aim at recovering the
millions of emigrants, who could choose a destination for
the recovery of memory, which for our tourism would be a
remarkable resource. I believe that associations like Anfe
(National Association of Emigrants’ Families) could make
a decisive contribution, with the contacts that they have
maintained and increased overseas with our fellow-countrymen all over the world».
Sicily, an ideal candidate for the governance
of tourism policies in the Mediterranean area
T
he dream of a big area that also has the connotation
of an important economic reality seems to be coming
true faster than expected.
Already in 2008, 300 million people came to the Mediterranean area, amounting to 32.4% of world arrivals. Of these,
30 million tourists came to the eastern area, 14.5 million to
the Balkan area, 29 million to the southern area, and 200
million to the northern Mediterranean area, which is the
one that most affects Italy and Sicily.
The tourist importance of the Mediterranean area is very
evident and it is easy to foresee further development. In
a few years’ time, there will be an enormous increase in
demand, and people will soon be making comparisons
between the big areas of the world, starting from the Mediterranean and the Caribbean. If the countries involved do
not get well organized, other markets will fatally prevail.
The Mediterranean can count on a unique cultural and artistic-monumental patrimony, on an exceptional climate, and
on solid social traditions. All this potentially makes it one of
the most alluring markets in the world.
Unfortunately insufficient consideration has been given to
the need for “touristic governance” of the area or at least of
coordination of tourist activities.
Worldwide
Some attempts have been made to give a voice and visibility
to the various destinations in the area. For example, in
Paris in 2008 “META” (Mediterranean Travel Association)
was founded. This is an association of operators in the area,
which is preparing a portal devoted to offer. Unfortunately
in this organizational perspective Sicily is guiltily absent,
while it could become the centre of interest and coordination, having the most important elements for a competitive
“product” on the world market.
The game that has to be played out is a Euro-Mediterranean: many countries in the Mediterranean belong to the
European Union, and we can provide a link with the Arab
countries and with other ones, achieving an unprecedented
historical, economic and social synthesis, evolving into
modern operators of peace and friendship.
We must no longer look inside ourselves ignoring others,
but instead must look to the great Mediterranean area that,
together with Europe, is our new Great Country.
Pathways of emigrations pathways of art.
The Mediterranean ceramics routes.
Seven centuries of history and art, from
Baghdad to Syracuse, passing through Spain
and Naples
T
he splendid items at the Regional Ceramics Museum in
Caltagirone tell of millennia of history linked to this art.
Among them are marvellous ceramic articles with gilded shine, recovered 50 years ago in Syracuse and dated to the 15th
century. The presence of these manufactured articles in Syracuse is connected to the historical period in which the Crown
of Aragona was represented with great luxury and power in
Syracuse. These splendid majolica objects, as sumptuous as
jewels and as fragile as crystals, are commonly referred to
as Hispanic-Moorish. Actually the craftsmen probably came
from Valencia. Starting from 1998, these majolica objects
began to be compared with a significant representation
of ceramic articles of the same class, the patrimony of
Neapolitan and Spanish Museums, among them the Paterna
museum. The items with a metallic shine at the Paterna
Museum are products deriving from the great oriental
tradition, later called Hispanic-Moorish, which arose in about
the 9th century in the middle eastern area and through Arab
expansion went from Damascus to Baghdad, from here to
Kerouan and then to the Iberian peninsula, reaching Naples
and Sicily between the 13th and 14th centuries during the
Aragona reign. This type of ceramics is the fruit of a clever
innovation that, simplifying, derives from the technique of
PERCORSI
covering the manufactured articles, already baked, with a
patina of stanniferous glaze.
The oldest and most famous example of this technique is
constituted by the ceramic lining of the mhirab of the mosque at Kerouan, one of the holiest places of Islam. The shine
that lights up these majolica objects, when light crosses
them, is still the undisclosed secret of the Baghdad artist.
At Paterna, the ceramic production with gilded reflections
is attested in the late 12th century and early 13th century.
There were two craft areas with workshops, both in places
rich in water and clay.
The diggings carried out in the place by the Paterna Archaeological Service attest and confirm the presence of buildings and kilns that belonged to workshops dedicated, from
the 13th century on, to the production of high-quality gilded
ceramics, primarily characterized by metallic brightness and
decorations that were prevalently cobalt blue.
The 13th century remains the “golden century” of this abundant production characterized by pieces in refined shapes
and elegant and calligraphic decorations.
In the 14th and 15th centuries, production “was industrialized”, the shapes were mixed and the decorations were less
elegant than those of the preceding period. In them one can
still perceive a strong Muslim influence.
In the 17th century the styles of these ceramics adapt to
use requirements linked to new alimentary habits, and the
decorations appear to be less and less carefully done, but the
quality of the gilding continued to show beautiful facture.
Indeed, the variety of the decorations on these ceramics
is really extraordinary. The recent recovery of the Paterna
furnaces now prompts a rereading of attributions and placing along the routes of Mediterranean ceramics, revealing,
starting from the secret of the Baghdad craftsman, new
relationships that certainly arose between the production
and trading places of these manufactured jewels, aesthetic
passions, dynastic vicissitudes and urban stories of adaptation and transformation in that late medieval period.
Sole Luna Festival of Documentaries
on the Mediterranean and Islam
S
ole Luna Festival of Documentaries on the Mediterranean and Islam is an international cinema contest
on the theme of the Mediterranean. It has reached its
fifth edition. It was conceived by Sole Luna, which aims to
create a bridge between different cultures. “Difference is
a value in a precise sense: knowing others, other ways of
99
PERCORSI
PERCORSI
Worldwide
being, other cultures, is a way to live experiences that we
cannot have,” say Lucia Gotti Venturato, Giovanni Massa
and Gabriella D’Agostino, respectively president, artistic
director and academic director of the festival. This year
the documentaries come from more than 85 countries.
Among the directors there will be some outstanding
figures in the Italian and international cinema panorama.
Dates: Sunday 18 to Sunday 25 July (every evening 8 pm
to 12.30); Venue: Palermo, GAM Gallery of Modern Art,
Piazza Sant’Anna. On 18 July the Festival will be inaugurated by a concert by Karim Said, a pianist, composer and
conductor of Palestinian origin. www.solelunaunpontetraleculture.com
Twenty years devoted to “Italian” beauty
around the world
K
imberly Castillo Mota was elected Miss Italia in the
World on June 30, 2010. She was born at Higuey, in the
Dominican Republic, on 26 August 1988. She is 1.80 metres
tall, has light brown hair and brown eyes. She is a model
and studies architecture. This is the first time she has come
to Italy and feels a great attraction for our country and in
particular, being interested in architecture, is enchanted
by the Coliseum and the Vatican. Second in the contest
was Miss Italia Germany, Giuseppina Cannella, while the
third was Miss Italia Amazonia, Esmeralda Yaniche.
The city of Jesolo and the Veneto region have for the
fourth time hosted the 50 girls of the Italian Communities of 42 countries competing for the title of most beautiful Italian girl in the World. “Veneto” stresses president
PERCORSI
100
Luca Zaia, “has turned the contest into a big feast.” And
mayor Francesco Calzavara says beauty constitutes
the event that overwhelms Jesolo with all of its youth,
fashion and charm.
The main sponsor was the Sasch firm. The girls told
a few anecdotes and revealed a few curiosities. They
talked about experiences they had when they were
young. Sarah Johanna Angelini Giacché, Miss Italia Venezuela Caracas, remembered that at eleven she saved
and brought home a bat that her schoolmates were abusing. Valentina Troni, Miss Italia Spain, returned home
for one day to discuss her degree thesis in Madrid. Born
in Rome from a Rome supporter and a Spanish mother,
Valentina, 23, says “When I am in Madrid I run all day.
I am also training with an advertising company.”
The girls - The 50 girls that this year competed for
the title of Miss Italia in the World 2010 come from
42 countries. Some of them attend higher schools,
some are university students, and some already
work. The average age of the girls is 20. Four of them
are 25 years old. As regards the Italian origins of
the girls, the ancestors or relatives of 22 of the girls
originate from the North of Italy. For some of them
the Italian origin is linked to more than one region.
Seven girls are linked to central Italy, eighteen to the
South of Italy and ten are connected to the islands.
Most of them speak Italian, but 18 out of 50 only
understand it or only speak a little or not at all. Twenty-four girls have brown hair, five light brown and
five dark brown; there are 11 blondes, and five girls
with black hair.
PERCORSI
Worldwide
La pasión, la rivalidad con Italia y los mitos
populares. El mundial de Sud africa visto desde
Argentina
h
ay un país, que no es Italia, en donde la gran mayoría
de los aficionados al fútbol conocen palabra por palabra la “Estate Italiana”, una exitosa canción que fué la banda
sonora de la Copa Mundial que se jugó en Italia en 1990; ese
país es Argentina. El hecho de que a los argentinos les gusta
tanto esa canción, está relacionada con un mundial que ni
siquiera ganaron, porque perdieron en la final contra Alemania. Esto dice mucho sobre la rivalidad que los “hermanos”
latinoamericanos tienen contra los Azzurri. Si se trata de
comida, moda, música o autos, el amor argentino hacia Italia
no ha cambiado, pero cuando se trata de fútbol, la música
cambia, y mucho.
El gobernador Lombardo relee
la historia de la isla y traza las
líneas de su futuro.
Emigración-FormaciónDesarrollo-Turismo. Temas de
una única gran historia que Sicilia
debe empezar a escribir
e
l gran tema de la emigración, que es
uno de los temas principales de este
periódico se abre a una infinita gama de
sugerencias de reflexiones. Entrevistamos
al Gobernador de la Región Sicilia , Diputado Raffaele Lombardo, al cual le preguntamos que trace un breve perfil de las
páginas de la historia de la emigración meridional.
«No puedo no aprovechar la ocasión que nos ofrecen las
celebraciones del 150º aniversario de la Unidad de Italia
para proponer una relectura de este triste fenómeno cuyas
causas, según mi criterio, se deben reconectar a todo lo que
ha sucedido justo hace 150 años. La otra noche estaba en
Catania en la presentación del último libro de Pino Aprile:
Terroni y de la película de Pasquale Squittirei: Briganti.
Ambas tesis de estas dos obras rescriben la historia de la unidad de Italia, que hoy en realidad se celebra, con dificultad y
con poco entusiasmo, según los crismas de la Historiografía
oficial que habla de liberar el sur del subdesarrollo de la
miseria y de la esclavitud bárbara. En realidad las cosas son
distintas. Se trató efectivamente de una guerra violenta. Un
verdadero genocidio por parte del ejercito piamontés, con
deportaciones de supervivientes, violaciones y masacres de
niños. Durante esos años se emprendió una guerra civil por
PERCORSI
102
la resistencia, pero mientras la de los partisanos se recuerda
como la gran resistencia, justamente heroica, la de los meridionales contra la invasión barbárica de los piamonteses,
realizada por Garibaldi, es recordada como “bandolerismo”.
Después de la empresa de los Mil, que mil no eran, sino
muchos millares, reclutados por las masonerías anglo-piamonteses, el sur conoció la llaga de la emigración.
Miles de personas, desde Apulia hasta Calabria empezaron a
irse. Hoy, desgraciadamente no se marcha menos gente que
entonces. Dejamos que se vayan de casa 70 mil jóvenes, que
ya no van a trabajar de albañiles más allá del océano, sino
que a menudo son licenciados por la Bocconi. Esto comporta, además de los sacrificios personales que deben afrontar
las familias, también un derroche de miles de euro que ha
costado su formación y que, luego, paradójicamente es
aprovechada por las grandes empresas extranjeras».
El de la formación es uno de los temas de este momento
histórico del gobierno siciliano. Sin polémica, ¿cuál podría
ser una solución viable?
«La formación no puede separarse del poder económico que,
este momento, es muy frágil, por lo tanto, en lugar de formar a 10.000 personas, cuando el mercado absorbe a 1000,
tal vez valga la pena invertir más en el desarrollo y menos en
la formación. Eso, naturalmente, no significa despedir a la
gente, sino limitar las contrataciones, seleccionando a gente
capaz y dejando fuera a los que pretenden sólo beneficiarse.
Además, ya no se puede posponer la neta demarcación entre
las entidades que tienen un currículo serio y que demuestran
Worldwide
tener su seriedad en los resultados y las entidades nacidas
con finalidades diferentes. La formación no puede invertir el
90% del presupuesto en sueldos y el 10% en todo lo demás.
Su revista demuestra que tienen una sensibilidad cultural
e informativa y creo que esto coincide con el objetivo de la
asociación Anfe. Emigración, formación, y añadiría turismo,
son una única gran historia».
¿Cómo ve el futuro del turismo en Sicilia?
«El turismo en Sicilia hoy tendría que invertir, por lo menos
en gran parte, en la recuperación de millones de emigrantes que han convertido su vieja maleta de cartón en una
lujosa Vuitton y que, si se animan con ofertas interesantes y
competitivas, podrían decidir recuperar la memoria, algo que
para nuestro turismo sería un recurso extraordinario. Creo
que en este sentido las asociaciones como Anfe podrían dar
una ayuda determinante, justo por los contactos que han
mantenido e incrementado con nuestros compatriotas de
todo el mundo».
El Mediterráneo como arena
de la formación y la investigación
d
e la descongelación de los “Tres mundos” seguida a la
Guerra Fría han emergido los “continentes” geopolíticos del Norte y Sur globales, polos de cambios demográficos, sociales, económicos y culturales en perenne conflicto.
Esta orogénesis ha producido la debilitación de estados nacionales y el nacimiento de instancias locales, de autonomías
PERCORSI
o de fragmentos de planeta, pero ha generado también la
emersión de algunas “tierras intermedias”, lugares múltiples
y plurales en los que las diferencias se convierten en un valor.
Y, no hay mejor tierra intermedia sino el “continente líquido”
del Mediterráneo, lugar múltiple por excelencia, lugar
fronterizo, pero también lugar de encuentro, de osmosis y
de contaminación entre culturas y modelos, entre visiones e
instrumentos, entre pueblos y deseos.
En la actual redefinición de paradigmas que la crisis económica del modelo bipolar impone, el Mediterráneo pierde su
identidad mitológica - et in arcadia ego – difumina su retórica y se convierte en arena de la responsabilidad y utopía de
una nueva clase dirigente: lugar geográfico, pero también
cultural, lugar económico, pero también social y, por ende,
político.
Si nos remitimos a un libro reciente de Franco Cassano,
podemos reconocer tres paradigmas para definir la relación
entre Europa continental y Mediterráneo. El primero es el
de la dependencia, que considera el Mediterráneo como
lugar de la explotación, como mercado de expropiación y
expoliación de los recursos a favor de las áreas fuertes, que
ha generado históricamente una actitud paternalista de los
unos y desesperación de los otros, que se limitan a pedir un
resarcimiento.
El segundo paradigma es el de la modernización, que ve
el Mediterráneo en una condición de retraso respecto de
los procesos de desarrollo considerados ineluctables. El
Mediterráneo, en esta visión, entra en juego como ficha de
una concepción del desarrollo lineal y difusiva. La opción
operativa de este paradigma es que el Mediterráneo debe
ser impulsado desde fuera y desde arriba, mediante políticas
capaces de fomentar las fuerzas más innovadoras y ampliar
el desarrollo y el bienestar, reproduciendo los modelos de
desarrollo y los objetivos de crecimiento continentales y, en
la práctica, alimentando estos últimos ampliando el mercado
de los recursos y los consumos.
Finalmente, el tercer paradigma, el de la autonomía cultural,
ve el Mediterráneo como punto de vista crítico, como
fruto de un “pensamiento lateral” capaz de sustraerse a la
coerción del punto de vista mono-ocular para proponer una
nueva perspectiva. Capaz, por lo tanto, de eludir la situación
de jaque en la que la han relegado los otros dos paradigmas
volcando el damero y volviendo a poner en tela de juicio el
tema principal de la cuestión meridional. Se rechaza, de
hecho, la condición patológica y con ella las categorías de
“retraso” y “subdesarrollo” (al fin y al cabo, consoladoras)
para proponer una visión del Mediterráneo como posesor de
un estatuto diferente, un Mediterráneo político-cultural más
que económico-geográfico.
103
PERCORSI
PERCORSI
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El Mediterráneo como “vanguardia” seduce nuestras mentes
y pone a dura prueba nuestra capacidad diagnóstica y
operativa, estimula elecciones atrevidas y requiere una clase
dirigente adecuada a un “continente líquido” que hoy cuenta
con una población potencial de 438 millones de habitantes,
comparable con toda la población de la Unión Europea y que
en 2050 tendrá más de 570 millones de habitantes (superando tanto la UE como los EEUU). El Mediterráneo se propone
pues como un potente productor de preguntas, ambiciones y
proyectos a los que dar una respuesta.
Les corresponde a las nuevas clases dirigentes de la nueva
Unión del Mediterráneo, lanzada en 2007, descubrir rutas
que a menudo son antiguas, hijas de una estratificación cultural conservada en el genius loci meridiano. Les corresponde a las clases dirigentes – existentes, si capaces, o nuevas,
si necesarias – introducir teselas de calidad en un mosaico
que aún no está completo, pero que corre el riesgo de ser
definido por otros.
El reto que le espera al Mediterráneo es el de identificar
un proyecto colectivo que sea capaz de funcionar como
catalizador de las diversidades, que sepa construir ese tejido
cultural, social y civil que actúe como “pacto constitutivo” del
nuevo sujeto político. Y este proyecto no puede sino pasar
por l formación y la investigación, tejido en el armazón de
la universidad y de los institutos de formación e investigación, reforzado no sólo por el intercambio de estudiantes y
estudiosos, sino también por la construcción de programas
de formación comunes y de proyectos de investigación
transnacionales, proyecto constantemente interconectado
por flujos de capitales culturales y cognitivos que lo atraviesan. No se trata de volver recorrer la vieja relación colonial de
la formación ofrecida a los países del sur, ya no tenemos que
limitarnos a tejer relaciones económicas con Magreb o con
Egipto a través del camino de la formación y de la afiliación
de sus clases dirigentes. Es más bien el reconocimiento de
objetivos comunes el verdadero reto, es encontrar cadenas
de formación transmediterráneas, vinculadas a una formación integrada, pero también cluster de investigación que se
nutran del mejor milieu cultural de los países de las diversas
riberas. Sólo el reconocimiento de un verdadero “espacio
euromediterráneo de la formación e investigación” puede
permitir el nacimiento de un análogo sujeto político , sólido,
interconectado, profundo y no alimentado solamente por
un oportunismo relacional y de contraste con los egoísmos
continentales.
¿Cuáles retos pueden ser las primeras células del nuevo
tejido conectivo de la formación y la investigación? Algunas
ya son visibles para ser afrontadas inmediatamente, para
las cuales, además, es necesaria una amplitud de visión:
la gestión integrada de las costas y la integración de los
puertos, la innovación energética y la sostenibilidad del
medioambiente, la conservación, la restauración y la valorización del patrimonio cultural en una óptica de distrito, el
turismo relaciona y las cadenas de producción conectadas,
como la agricultura y la enogastronomía. Son ámbitos en los
que existe ya una colaboración incipiente que debe superar
su dimensión episódica y volverse estructural, facilitando la
construcción de ese espacio transnacional de la formación e
investigación que hoy es necesario para ganar el reto de la
innovación ya empezado en los EEUU y plenamente en desarrollo en la India y en China.
Concebir el Mediterráneo como una autonomía cultural y de
la formación integrada requiere el compromiso de volver a
diseñar nuevas trayectorias totales para el futuro. La cuestión no puede ser afrontada solo de manera sectorial y no
puede involucrar solo a la industria cultural. El Mediterráneo
del conocimiento debe basarse en el crecimiento de la ciudadanía y de la responsabilidad de las clases dirigentes: no es
un estandarte bajo el que resguardarse, sino un bandera que
nos llama a una batalla por un proyecto cultural y político.
Sicilia candidata ideal para la gobernabilidad de
las políticas del turismo en el área mediterránea
e
l sueño de una gran área que tenga también la connotación de una importante realidad económica parece
crecer más de lo previsto. Como sucede muchas veces la
realidad supera la proyectividad política y, a veces, también
la económica.
Ni se puede dudar de la implicación a todos los efectos
del turismo no sólo como factor económico entre los más
relevantes, sino también como momento de conocimiento
de realidades distintas, de intercambio de experiencias hu-
PERCORSI
Worldwide
manas y sociales, además de apreciación directa de culturas
y testimonios importantísimos.
El Mediterráneo posee este importante atractivo y contiene
estos valores, antiguos y todavía hoy testimoniales, y es
por esta razón que el movimiento turístico ya ha anticipado el diseño estratégico de la zona tanto con el fin de una
indispensable coordinación como también para su desarrollo
más ordenado.
En este sentido no podemos sino tener en cuenta que ya en
2008 las llegadas a la zona han sido 300 millones y representan el 32.4% de las llegadas mundiales, mientras, si miramos
en detalle las diferentes “microzonas” que componen la
Cuenca, descubrimos que 30 millones de turistas llegan a
la zona Este, 14.5 millones a la zona balcánica, 29 millones
a la zona Sur-mediterránea, mientras que 200 millones
anualmente a la zona Norte-mediterránea, que es la más
apreciable por Italia y Sicilia, en particular.
Es evidente la importancia turística del área del Mediterráneo y es igualmente fácil prever su sucesivo desarrollo. Dentro de algunos años, de hecho, la demanda verosímilmente
crecerá en una síntesis de elecciones comparadas entre las
grandes áreas del mundo, comenzando por la mediterránea
para ir a la caribeña, etcétera, no hay ninguna duda sobre el
hecho de que, si los estados interesados no se organizarán
bien, prevalecerán fatalmente otros mercados.
El Mediterráneo en sus distintas articulaciones territoriales,
puede contar con un patrimonio cultural y artístico- monumental único, con un clima difícilmente comparable, además
de sus sólidas tradiciones sociales que constituyen un mercado entre los más interesantes de la Tierra.
Desgraciadamente no siempre ha sido considerada en la
medida justa la necesidad de un “gobierno turístico” del área
o al menos de una coordinación de las actividades turísticas
con una referencia especial al incoming.
En realidad algunos pasos en esta dirección se han dado con
el objetivo de dar voz y visibilidad a las distintas destinaciones del área donde todos los interesados (hosteleros,
operadores, agentes de viajes, etc.) puedan apoyar la amplia
oferta de los Estados que se asoman al Mediterráneo.
De hecho ha sido fundada en París en 2008 la “META”
(Mediterranean Travel Association), que es una Asociación
que reagrupa a algunos operadores del área, que se dispone
a preparar un portal dedicado a la oferta y que tratará de
organizarse mejor en el futuro. Desafortunadamente en esta
perspectiva organizativa Sicilia está culpablemente todavía
ausente, mientras podría convertirse, por vocación cultural
y geografía natural, en el centro de interés y coordinación;
teniendo, más que cualquiera, los elementos más importantes de un “producto” competitivo en el mercado mundial.
Es necesario rápidamente dar cuerpo a un nuevo proyecto,
ampliamente discutido y compartido, comparado con los
gobiernos interesados y con los operadores, imaginando una
“Bolsa del turismo del Mediterráneo” que pueda transformarse en un escaparate importante de las distintas realidades sociales y culturales para un intercambio más eficiente
entre demanda-oferta.
Para esto habrá que invocar también al bloque Euromediterráneo: somos ya muchos los países del Mediterráneo
que pertenecen a la Unión Europea, y como tales, podemos
convertirnos en el nexo con los países árabes y con otras
realidades sociales que, teniendo intereses comunes,
Worldwide
pueden realizar una síntesis histórica, económica y social sin
precedentes; es decir, pasando de ser antiguos pueblos de
tendencia dominante a operadores de paz y de amistad.
En realidad, uno de los objetivos importantes del turismo es
justo el intercambio de las experiencias y de los conocimientos sociales en un marco de paz y de posible desarrollo de las
economías creando riqueza y bienestar.
Tenemos la posibilidad de realizar este gran proyecto,
tenemos que trabajar mucho para conseguir los objetivos
a medio plazo trabajando con los demás y Sicilia no puede
ausentarse del desarrollo turístico de la zona, quedándose aparte de las iniciativas que vayan surgiendo, so pena
de quedarse aislada y destinada a ser “arrastrada” por la
corriente impetuosa del progreso. Y sería también una pena,
perder una ocasión histórica teniendo las mejores características culturales, climáticas y artístico-monumentales.
No debemos mirarnos al ombligo ignorando a los demás, es
necesario alargar la mirada a toda el área mediterránea que,
junto a Europa, es nuestra Gran Patria.
La entrevista a Gianmaria Sparma,
Director General del Departamento
de Pesca de la Región Sicilia
d
irector, el nuevo reglamento mediterráneo sobre
pesca, que entró en vigor el 1 de junio, tiene como
objetivo tutelar las especies pesqueras con riesgo de
extinción...
Sí, es verdad, el reglamento mediterráneo sobre pesca aprobado por la comisión europea tiene como objetivo tutelar
las especies con riesgo y la nutrición de los peces adultos.
PERCORSI
Concretamente, el reglamento impone nuevas distancias a
la costa: no menos de 1’5 millas para las redes tiradas bajo
costa y 0’3 para las dragas usadas para la captura de las
especies que viven a pocos metros de la costa. Está claro que
más allá de los buenos principios que dicha reglamentación
impone en la tutela del patrimonio pesquero, queda el hecho
inevitable que muchas especies (sepias, calamares y muchas
otras) que forman parte de nuestra tradición gastronómica
se perderán.
¿Entonces cuál es la solución?
Es difícil decirlo, dado que peligran también muchos puestos
de trabajo de centenares de pescadores. Pero lo que seguramente hay que hacer inmediatamente es adoptar nuevas
medidas de apoyo a la renta.
¿O sea?
En primer lugar, facilitar el acceso a créditos por parte de las
empresas. El sector de la pesca está hoy entre los sectores
económicos empresariales italianos más débiles. Eso se
percibe por el número de solicitudes de acceso a la financiación del Fep (Fondo europeo para la pesca). Hasta ahora
las instancias presentadas han sido financiadas, tanto que
todo el presupuesto a nuestra disposición ha sido empleado.
Con la ley 16 del 2008 ha sido posible crear un fondo (500 mil
euros iniciales) para paliar la crisis de las empresas pesqueras, pero falta todavía mucho por hacer. Un llamamiento con
tal propósito va a los bancos para que den confianza a las
empresas que operan en el sector de la pesca. Ayudar la pesca significa ayudar gran parte de la economía siciliana. Para
muchos pequeños centros y para muchas marinas la pesca
representa la única actividad económica existente.
Hoy se habla mucho de especie pesquera alternativa.
¿Quiere explicárnoslo mejor?
La reciente normativa sobre la pesca mediterránea tiene
como objetivo tutelar las especies pesqueras con riesgo de
extinción (atún y pez espada) a través de una serie de limitaciones, que cargan sobre la economía de la pesca. Si por un
lado, pues, la puesta en práctica de tal normativa tutela el
ecosistema marino, por otro lado pesa sobre el desarrollo de
la pesca tradicional. Una solución para resolver tal problema
podría ser la de desplazar la atención de los consumidores
a otras especies de peces poco conocidas pero igualmente
dignas de formar parte de nuestra cultura gastronómica,
pienso por ejemplo en algún pescado azul y al pulpo. Existen,
en resumidas cuentas, algunas especies de pescado que no
consideramos, pero que pueden dar a nuestras industrias
conserveras éxitos comerciales igualmente adecuados. Está
claro que será un proceso lento, ya que no es fácil transformar los gustos de los consumidores, ligados a una tradición
fuerte y antigua. Es importante, por lo tanto, empezar y
107
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PERCORSI
Worldwide
apoyar una campaña de promoción a la educación alimenticia que modifique, aunque lentamente, el gusto de los
consumidores.
¿Cómo piensan intervenir para paliar la crisis del sector
pesquero?
Ya se han realizado muchas intervenciones. Un primer paso
ha sido el de valorizar la producción pesquera de piscifactoría
a través de una mayor inversión en los institutos de investigación. Se ha intentado y se sigue intentando potenciar
las actividades colaterales a la pesca tradicional, como la
piscicultura, la maricultura y el turismo pesquero. Está
claro que todavía faltan muchos pasos por dar. Por ejemplo
es necesario incentivar, a través de una serie de acuerdos
programados, el desarrollo comercial y, al mismo tiempo,
es necesario intervenir en todo el territorio, con una serie de
acciones estructurales, para reforzar el sistema productivo
y reducir el peso de los costes. Sin, obviamente, perder de
vista el respeto por el ecosistema marino.
¿Cuál es hoy la tipología de pesca más difundida en el mar
de Sicilia?
La más difundida es seguramente la de las pequeñas
embarcaciones, con una neta predominancia del sistema
de arrastre, muy común en Mazara del Vallo, donde se encuentra la flotilla de arrastre más importante, no sólo a nivel
regional, tanto por el número de embarcaciones como por
las dimensiones. No olvidemos, además, que la flota siciliana
representa el 25% de toda la flota nacional.
Veinte años dedicados a la belleza “italiana”
en el mundo
e
ra natural de Cosenza la bisabuela, por parte de padre,
de Miss Italia en el Mundo 2010, la chica de 22 años,
Kimberly Castillo Mota, elegida el 30 de junio. Lo ha dicho
ella misma mientras posaba para unas fotos. Su bisabuela
se llamaba Lucia Siciliano. El acento de la Miss, en realidad,
ha dificultado la comprensión del apellido. “Ceciliano” ha
dicho Kimberly , luego ayudada en la pronunciación correcta.
Y de hecho Siciliano es un apellido muy común en la ciudad
de los Bruzi. Nacida en Higuey, en la República dominicana,
el 26 de agosto de 198, Kimberly mide 1.80m, tiene el pelo
castaño y los ojos marrones. Es modelo y estudia arquitectura. Tiene dos hermanos y tres hermanas. Abandonada por su
madre cuando era pequeña, se ha criado con su abuela y con
su padre Antonio. Es la primera vez que viene a Italia. Desde
luego no conoce Cosenza. Diana Curmei, la Miss anterior le
ha entregado la corona. A la Miss 2010 se le ha entregado
una corona nueva, enriquecida con 1800 diamantes. Por
primera vez en Italia, Kimberly siente una gran atracción por
PERCORSI
108
nuestro país y, siendo apasionada de arquitectura, especialmente por el Coliseo y el Vaticano. La segunda clasificada es
la n. 28, Miss Italia Alemania, Giuseppin Cannella, mientras
que la tercera es la n. 50, Miss Italia Amazonia, Esmeralda
Yaniche, repescada por el jurado presidido por Mara Venier.
La ciudad de Jesolo y la región Veneto han acogido por
cuarta vez a las 50 chicas de las Comunidades italianas de 42
Paises que en un programa televisivo emitido en dos partes
(29 y 30 de junio) se han disputado el título de la más guapa
del Mundo. Inédita la pareja de presentadores: con Massimo
Giletti, veterano en Miss Italia en el Mundo, aparece Cristina
Chiabotto, la Miss de 2004, revelación televisiva en “Mira
quién baila”, que no ha dejado de trabajar. Es un verdadero
evento que hay que subrayar porque no es frecuente que una
chica cumpla un camino tan perfecto hasta volver entre las
misses como protagonista de la TV.
Una velada dedicada a la belleza internacional de las chicas
italianas sustituye el mundial de fútbol para celebrar las
veinte ediciones del Concurso ideado por Enzo Mirigliani y
realizado por su hija Patricia, nuevo patrón, y los veinte años
de transmisiones de Raiuno. “Hemos traído a Jesolo nuestro
campeonato del mundo – subraya Patrizia Mirigliani – es un
torneo de la belleza, pero también una manifestación del
afecto por nuestros connacionales, un tiempo emigrantes y
hoy más simplemente “ciudadanos del mundo”.
“Veneto – evidencia el presidente Luca Zaia - ha convertido
el concurso en una gran fiesta y las chicas viven los extraordinarios días de su aventura rodeadas por el calor de la región
y de su gente, ‘entre’ y ‘con’ los habitantes y los invitados de
una de las más bellas playas del País”. Como dice el alcalde
Francesco Calzavara, la belleza constituye el evento que embiste Jesolo con toda su carga de juventud, moda y glamur:
the city beach de Veneto, que ha elegido la armonía de las
formas también en la programación urbanística, ha prepa-
rado un calendario de eventos que se cerrarán con un desfile
de las misses entre miles de personas, italianas y extranjeras.
La final de Raiuno, en directo en todos los continentes, naturalmente constituye el centro del interés porque se concluye
con un espectáculo de gran calidad y con jurado, invitados y
presentadores muy esperados, un rodeo que ha involucrado
a miles de chicas en todo el mundo. El main sponsor del concurso, la firma Sasch, ha acompañado a las misses también
este año durante todas las selecciones y cuidará el vestuario
de las candidatas en la noche de la elección de la Miss.
Servicios fotográficos, entrega de los números a las concursantes, preparación de las primeras coreografías para la
final. Intensos preparativos para las cincuenta concursantes
de Miss Italia en el mundo. En el teatro Vivaldi de Jesolo, las
chicas han posado para algunos de los servicios fotográficos
programados para estos días y han sido reunidas en grupos
para la entrega de estos números que las acompañarán en
su recorrido hasta la elección de la italiana más guapa en el
extranjero. Un largo encuentro con los autores y los técnicos,
seguido por las primeras operaciones para la realización de
las coreografías y los bailes de la final del 30 de junio, emitida
desde el Palacio del Turismo de Jesolo por Raiuno.
El fin de semana se acerca y las misses parecen más relajadas. La tensión debida a la llegada ya ha pasado y ha dejado
sitio a la serenidad y las ganas de disfrutar juntos estos días.
Y ya las chicas revelan las primeras anécdotas y las primeras
curiosidades. Empiezan a contar las experiencias de su joven
PERCORSI
110
vida y sus aspiraciones, a revelar insólitos detalles de su
carácter. Como Sara Johanna Angelini Giacché, Miss Italia
Venezuela Caracas, que, siempre atenta a la protección de
los animales, recuerda que cuando tenía 11 años salvó y se
llevó a su casa un murciélago que sus compañeros estaban
maltratando. “Estaban jugando al fútbol con él, como si
fuera una pelota”. Su madre de Valle de Aosta y su padre
véneto, Miss Italia Venezuela Caracas, 22 años, sueña con
abrir un refugio para animales abandonados de todo tipo,
no sólo las típicas mascotas. Vuelve a casa un día Valentina Troni, Miss Italia España, que en Madrid defenderá la
memoria de fin de carrera.
«Coincide con los días del concurso. Me licencio en periodismo, publicidad y relaciones públicas», dice la miss,
que promete “El domingo estaré nuevamente en Jesolo”.
Nacida en Roma, de padre “romanista” y madre española,
Valentina, 23 años, cuenta: “Cuando estoy en Madrid corro
todo el día. Además de la universidad, estoy haciendo
prácticas en una empresa de publicidad”. Empeñada a la
vez en diversos ámbitos, la miss confiesa que estudiar no le
gusta mucho. “Creo que no le gusta a nadie. Pero yo quiero
saber, conocer. Y la única manera de hacerlo es aprender.
Aprender siempre y todo lo posible”. Las misses - Las 50
jóvenes que este año han participado en el concurso de
Miss Italia en el Mundo 2010 proceden de 42 países. Once
estudian en el instituto, mientras 23 en la universidad.
Entre las que ya trabajan (11) hay empleadas, manager
de pequeñas empresas, modelos. Las demás están en el
paro. La edad media de las chicas es de 20 años. Doce son
todavía menores de edad (siete tienen 16 años y cinco 17),
todas nacidas en 1993. Las chicas de 16 años, como dicta
el reglamento del concurso, cumplirán los 17 antes del final
de 2010.
Las mayores son 4 y tienen 25 años, tres nacidas en 1984 y
una en 1985: respectivamente Miss Italia Dinamarca, Miss
Italia Japón, Miss Italia Gran Bretaña y Miss Italia Benelux.
Por lo que se refiere a los orígenes italianos de las candidatas, las familias de 22 chicas provienen del norte de Italia.
Siete chicas tienen familia en Italia del centro. Del sur de
Italia proceden 18 concursantes. La mayoría, 32 de 50,
habla italiano, mientras que 18 lo entienden pero lo hablan
poco o no lo conocen. Veinticuatro tienen el pelo castaño;
las rubias son 11. Cinco tienen el pelo negro. Veintisiete
chicas tienen los ojos marrones, seis azules, 16 verdes y
solo una negros. Miden en media 1.73 m; miss Italia África
es la más alta (1.81 m).
I Tuoi diritti si muovono
con l’INAS
L’Istituto Nazionale di Assistenza Sociale
È l’Istituto di assistenza sociale promosso dalla CISL
(Confederazione Italiana Sindacati Lavoratori) creato
per offrire gratuitamente servizi e tutela per quanto
riguarda la previdenza, l’assistenza, la prevenzione
e la difesa della salute. È un Istituto di Patronato e
come tale è regolato, nella sua attività e nelle sue funzioni, da leggi dello Stato. Provvede a tutelare indistintamente e in modo gratuito tutti i lavoratori e i loro
familiari per la realizzazione dei loro diritti previsti da
leggi nazionali, regionali, dai contratti di lavoro, dalla
normativa europea e dagli accordi internazionali di
sicurezza sociale. Possiede una struttura articolata
su tutto il territorio nazionale e all’estero. Oltre 1.400
sono i suoi dipendenti che operano in circa 700 uffici
in Italia e in più di 100 uffici situati nei maggiori Paesi
di emigrazione italiana. L’INAS è finanziato attraverso
un apposito fondo derivante da un contributo diretto
dei lavoratori dipendenti e gestito dal Ministero del
Lavoro che ne controlla l’attività.
L’attività dell’INAS all’estero
Da oltre 60 anni l’INAS opera a favore dei lavoratori
migranti ed è attualmente presente in tutti i maggiori paesi di emigrazione italiana e precisamente
in Belgio, Francia, Germania, Gran Bretagna, Lussemburgo, Olanda, Slovenia, Spagna, Svizzera, Argentina, Brasile, Uruguay, Venezuela, Cile, Canada,
Stati Uniti e Australia. Inoltre il nostro Istituto ha una
propria rappresentanza in Senegal e in Marocco.
Per offrire una migliore tutela sindacale e sociale
ai nostri connazionali e a tutti i cittadini comunitari e non comunitari, l’INAS ha stipulato accordi di
collaborazione con le centrali sindacali dei paesi
di accoglienza aderenti alla CES e alla Confederazione Internazionale dei Sindacati e con numerose
associazioni.
L’attività di assistenza dell’INAS è completamente
gratuita e molto vasta. Gli assistiti si rivolgono alle
nostre sedi principalmente per la gestione delle
pratiche previdenziali italiane, estere e in conven-
www.inas.it
zione internazionale ma altrettanto importante resta l’attività volta al conseguimento delle prestazioni socio-assistenziali, l’attività di supporto alle
autorità diplomatiche e consolari italiane e quella
mirata a favorire l’integrazione sociale dei migranti nei Paesi in cui siamo presenti.
L’INAS con la sua rete di uffici sparsi in tutto il
mondo favorisce la comunicazione tra i sistemi
socio-previdenziali e asseconda le esigenze di tutela sociale che nascono dalla sempre crescente
mobilità internazionale. Per questo il nostro Istituto si qualifica come una componente importante
dei sistemi di welfare nei paesi in cui è inserito e
si pone come interlocutore delle amministrazioni
pubbliche e delle realtà del privato sociale per la
prestazione dei servizi ai cittadini e ai migranti.
L’attività dell’INAS in Italia per gli immigrati
L’INAS assiste in Italia i cittadini comunitari e non comunitari immigrati affinché possano godere dei diritti
e assolvere ai doveri previsti dalle leggi e dagli accordi internazionali, attraverso l’informazione e l’assistenza diretta. Insieme alla CISL, l’INAS è fortemente
impegnata nell’attività di assistenza e tutela lungo il
percorso che i cittadini non comunitari devono seguire per raggiungere l’inserimento lavorativo, sociale e
culturale. L’azione di tutela è rivolta quindi all’assistenza degli immigrati per tutti i problemi connessi
all’ingresso e al soggiorno in Italia. Particolare attenzione è rivolta ai problemi del lavoro, della famiglia,
del diritto allo studio e alla salute. Una speciale attività di consulenza riguarda i problemi previdenziali e
quelli dell’acquisizione della cittadinanza italiana.
L’INAS in Sud America
VENEZUELA
Caracas
CHACAO UNITAD
TECNICA DEL ESTE 4/12
1060 - CARACAS
CHACAO [VEN]
Tel. 0058-212-2668879
0058-212-2668879
Fax 0058-212-2676494
[email protected]
BRASILE
San Paolo
04017 - SAN PAOLO [BR]
Tel. 0055-11-55792358
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Fax 0055-11-55793482
[email protected]
URUGUAY
Montevideo
VAZQUEZ 1484
11200 - MONTEVIDEO
[U]
Tel. 00598-2-4081321
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Fax 00598-2-4085174
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ARGENTINA
Buenos Aires
AV. Indipendencia
1259/61
1099 - BUENOS AIRES
[RA]
Tel. 0054-11-43811509
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Fax 0054-11-43811196
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INAS CISL
Sede Centrale/Headquarters
Viale Regina Margherita 83/d - 00198 Roma - ITALIA
tel +39 06 844381 - fax +39 06 84438314
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CILE
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Rotonda La Capitania 490
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