L`uso responsabile del denaro in soggetti sovraindebitati e vittime di

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L`uso responsabile del denaro in soggetti sovraindebitati e vittime di
Psicologia e Giustizia
Anno VI, numero 1
Gennaio - Giugno 2005
L’USO RESPONSABILE DEL DENARO IN SOGGETTI
SOVRAINDEBITATI E VITTIME DI USURA
Laura Volpini1, Antonella Tucciarone 2, Gaetano De Leo3
Abstract
Questa ricerca esplorativa, intende approfondire il concetto di “uso
responsabile del denaro” e il rapporto tra Autoefficacia e gestione del denaro,
ipotizzando
che
l’autoefficacia
possa
influenzare
il
processo
di
sovraindebitamento intervenendo nei giudizi sulla rischiosità delle situazioni, nel
comportamento dell’individuo e nella gestione del denaro. Alla ricerca hanno
partecipato 80 soggetti, suddivisi in 8 gruppi in base al genere e all’età, ai quali
è stato somministrato un questionario ad hoc per persone sovraindebitate i cui
item rilevano livelli di autoefficacia percepita nella soluzione dei problemi,
autoefficacia empatica percepita e autoefficacia sociale percepita (Caprara,
2001); gli ultimi 6 item sono stati costruiti al fine di rilevare il senso di
autoefficacia nell’uso responsabile del denaro. I punteggi medi evidenziano
livelli di autoefficacia più bassi riportati dalle donne e livelli di autoefficacia
medio-bassi da parte di tutti i gruppi nella gestione del denaro (bassa capacità
di trovare strategie, sottostima delle uscite, difficoltà nel compiere scelte
adeguate, ecc.). I risultati della ricerca sottolineano l’influenza esercitata dalle
convinzioni di autoefficacia percepita, dall’autoefficacia interpersonale e
dall’“efficacia
nell’uso
responsabile
del
denaro”
in
situazioni
di
sovraindebitamento, poiché definiscono il comportamento dell’individuo, la
soluzione dei problemi, la capacità di attivare e gestire le relazioni interpersonali
e soprattutto la gestione del denaro da parte degli individui.
1 Docente di Psicologia Sociale,Università degli Studi “La Sapienza di Roma
2 Dottore in Scienze e Tecniche Psicologiche, Collaboratrice Cattedra di Psicologia Giuridica, Università
degli Studi di Roma “La Sapienza”
3 Ordinario di Psicologia Sociale e Giuridica,Università degli Studi di Bergamo, Docente Psicologia
Giuridica Università degli Studi di Roma “La Sapienza”
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Introduzione
Il fenomeno del sovraindebitamento s’inserisce in un quadro complesso e
articolato, in cui interviene l’interazione circolare tra più fattori: economici,
sociali, individuali e relazionali. L’attuale società consumistica, dove domina il
desiderio di possedere beni, rappresenta uno degli sfondi sui quali si articola il
fenomeno. Un altro contesto è la povertà e precarietà economica o l’eccessivo
indebitamento di alcune famiglie, intrecciate talora ad eventi urgenti e
contingenti. Vi è poi la grande area di tutti gli operatori commerciali ed
imprenditori con difficoltà finanziarie legate, generalmente, alla fase di avvio
dell’attività. La presente ricerca esplorativa, che analizza il rapporto tra
Autoefficacia (Bandura, 1996) e gestione del denaro, rientra in un più ampio
programma di ricerca (De Leo, Volpini, Landi, 2003) che analizza i fenomeni
dell’usura e del sovraindebitamento in modo globale al fine di aumentare il
grado di conoscenza degli operatori e la possibilità di potenziare le competenze
tecniche per prevenire e intervenire sul problema. In particolare la ricerca si
propone di approfondire il rapporto tra Autoefficacia e uso responsabile del
denaro, in quanto, sulla base di quanto emerso dalle precedenti ricerche (De
Leo, Volpini, Landi, in corso di stampa), si ritiene che l’autoefficacia possa
costituire
in
alcuni
casi
un
fattore
facilitatore
del
processo
di
sovraindebitamento, o, secondo il suo modularsi, può agire in senso inverso in
altre situazioni, intervenendo sempre nelle scelte e nel comportamento
dell’individuo e dunque nella gestione del denaro.
1. Aspetti socio-psicologici del sovraindebitamento
Secondo l’approccio sistemico-relazionale e costruzionista-complesso
dell’analisi dell’azione (De Leo, Patrizi, 1999) che fa da cornice alla presente
ricerca, l’individuo, mediante le proprie azioni e le proprie scelte, cresce
nell’ambiente e con l’ambiente in un sistema di interazioni complesse in cui i
significati delle azioni personali e altrui assumono un’importanza fondamentale.
L’azione diventa quindi un’unità di analisi importante che permette di valorizzare
la dimensione individuale e sociale dei soggetti. Facendo riferimento al concetto
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di “uso responsabile del denaro” in rapporto al comportamento e alle percezioni
di
autoefficacia
nell’individuo
possiamo
dunque
dedurre
che
il
sovraindebitamento può essere visto come una possibile conseguenza di
comportamenti o stili di vita disfunzionali che possono risalire ad una struttura di
personalità e/o ad un ambiente di provenienza caratterizzati da un insieme di
variabili dette variabili della disfunzionalità (Sulprizio, 1998) relative al piano
personale, sociale, interpersonale, ecc. Il progetto, di cui è parte la ricerca, ha
l’obiettivo di approfondire le conoscenze sui meccanismi psicologici e
interpersonali che hanno condotto alcuni soggetti al sovraindebitamento o
all’usura. Il percorso delle vittime dell’usura è stato analizzato utilizzando il
modello sequenziale per l’analisi dell’azione proposto da De Leo e Patrizi
(2002) che considera i cambiamenti nel comportamento percepito, ed è stato
suddiviso in alcune fasi (Antecedenti storici, Crisi, Stabilizzazione, Riapertura).
In particolare, per la ricerca, risulta di particolare importanza l’analisi della prima
fase che riguarda gli antecedenti storici; le carenze, le condizioni iniziali
problematiche dell’individuo, della famiglia, del sociale. Questa fase corrisponde
al passaggio da una situazione economica precaria ma non ancora a rischio, ad
uno stato di sovraindebitamento, definito come una situazione di scoperto
finanziario, di passivo economico. Tra gli elementi che costituiscono delle precondizioni che facilitano la crisi finanziaria, troviamo le difficoltà economiche del
soggetto o dei familiari conviventi e spesso, anche se in maniera più indiretta, il
basso status socio-economico della famiglia d’origine, che contribuisce a porre
il soggetto in una condizione di assenza di risorse e prospettive. Per quanto
riguarda i tempi in cui si sviluppa il sovraindebitamento, è emerso che il
dissesto finanziario nella maggioranza dei casi non è mai improvviso, ma è il
frutto di un lungo percorso caratterizzato da spese eccessive e scelte
economiche errate a cui i soggetti non hanno saputo trovare soluzioni e in molti
casi dalla difficoltà da parte dei soggetti a rendersi conto tempestivamente delle
proprie difficoltà economiche. Tra i fattori che possono influenzare o facilitare il
percorso di sovraindebitamento particolarmente rilevanti risultano essere fattori
psicologici, sociali, relazionali e elementi quali il ruolo e il sostegno della rete
familiare e sociale. In particolare, la possibilità di utilizzare la rete familiare
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come fattore protettivo è legata alla capacità del soggetto di percepirla come
una risorsa in grado di fornire un supporto economico e psicologico. Le cause
del sovraindebitamento risultano presenti in particolare all’interno di tre aree in
interazione tra loro:
• Area individuo/famiglia (problemi di accesso al credito, divorzio, problemi
lavorativi, mantenimento dei figli);
• Area psico-sociale (pressione sociale al consumo, tossicodipendenza,
gioco d’azzardo, mantenimento/raggiungimento di uno standard sociale
medio-alto);
• Area dell’uso del denaro (cattiva gestione del denaro, elevata
propensione all’indebitamento, incapacità di valutare impegni finanziari,
spese superiori alle entrate).
Nella ricerca ci occupiamo dell’area dell’uso del denaro al fine di costruire uno
strumento in grado di far emergere comportamenti, aspetti e tendenze degli
individui che intervengono nella corretta gestione del denaro. Per uso
responsabile del denaro s’intende la capacità di monitoraggio delle uscite, di
previsione delle entrate e di assolvere debiti contratti.
2. L’autoefficacia nell’uso responsabile del denaro
In base a quanto detto fin’ora possiamo ipotizzare che il senso di
autoefficacia influenzi l’uso responsabile del denaro da parte dell’individuo,
assumendo un ruolo rilevante nel mediare i comportamenti che possono
condurre ad uno stato di sovraindebitamento. E’ quindi importante considerare
l’influenza di questo fattore nell’analisi dei processi che hanno fatto presumere
al campione della presente ricerca di essere in grado di gestire le complicazioni
finanziarie e non. Il “senso di autoefficacia” non va inteso solo in senso
positivo, come un fattore che facilita e promuove il benessere e la realizzazione
personale. “Quando le persone sbagliano le loro autovalutazioni, generalmente
sovrastimano le proprie capacità. Nel caso di attività rischiose, le valutazioni di
efficacia ottimistiche sono uno svantaggio mentre i giudizi esatti possono
essere autolimitanti” (Bandura, 2000). In momenti di tensione, infatti, dovuti, ad
esempio, a difficoltà economiche, le convinzioni generali di efficacia possono
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costituire una risorsa o viceversa un fattore di vulnerabilità personale. La
mancanza di autoefficacia può condurre alla ricerca di possibili pericoli e
soluzioni rischiose, perché, ad esempio, nonostante la bassa efficacia, le
aspettative di risultato (di risolvere il problema) possono essere elevate, e
influenzare la motivazione all’azione. Il senso di efficacia influenza inoltre la
valutazione della rischiosità della situazione (Bandura, 1997, Caprara, 1997) e
può influenzare le strategie di coping attivate dall’individuo dinanzi a difficoltà
economiche. La “sopravvalutazione” del senso di efficacia per l’autoprotezione
dai rischi e le aspettative positive di risultato, potrebbero inizialmente indurre le
persone ad usare in maniera non responsabile il denaro. Nel caso specifico, i
soggetti sovraindebitati che hanno partecipato alla ricerca potrebbero aver
affrontato periodi di crisi durante i quali la mancanza di denaro, l’incapacità di
sostenere eventuali debiti, i problemi economici, possono generare insicurezza
circa le proprie prospettive di vita future e un indebolimento della capacità di
esercitare un controllo sulla propria vita, con conseguenze a lungo termine
come scoraggiamento, disperazione, depressione, perdita di strategie di
fronteggiamento positive, di efficacia autoregolatoria e rinuncia al controllo
personale della situazione con ricorso ad aiuti esterni. Mentre si attraversa
questa fase, la disponibilità percepita di fonti di sostegno potrebbe aiutare a
ridurre le valutazioni negative e contribuire al benessere fisico e psicologico. Ai
fini della ricerca può dunque essere utile valutare l’azione preventiva
dell’autoefficacia
in
relazione
al
sovraindebitamento,
in
particolare
dell’autoefficacia interpersonale, che può favorire l’attivazione di relazioni
interpersonali positive come fonte di aiuto e sostegno. Gli aspetti
dell’autoefficacia percepita che maggiormente possono influenzare le relazioni
con gli altri sul versante della sensibilità e dell’accettazione reciproca sono
maggiormente sviluppati in due dimensioni di efficacia prese in considerazione
in questa ricerca: L’Autoefficacia Empatica Percepita e l’Autoefficacia Sociale
Percepita (Caprara, 2001) che si associano positivamente a indicatori di
benessere e atteggiamenti interpersonali positivi che favoriscono, e nello stesso
tempo costituiscono, degli indicatori di un buon adattamento sociale. Queste
due dimensioni di efficacia, insieme con l’Autoefficacia Percepita nella
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Soluzione di Problemi (Caprara, 2001), riteniamo possano costituire variabili
importanti
per
comportamento
questa
ricerca
delle
persone
poiché
rappresentano
sovraindebitate
o
precursori
vittime
del
dell’usura
influenzandone scelte e reazioni dinanzi alle difficoltà.
3. Obiettivi e ipotesi della ricerca
L’obiettivo della ricerca è di approfondire la conoscenza dei fattori
psicologici e sociali che conducono al sovraindebitamento e all’usura per
fornire conoscenze e strumenti che consentano agli operatori di trattare il
fenomeno del sovraindebitamento in modo più completo e preventivo. In
particolare la ricerca mira ad approfondire il rapporto tra Autoefficacia e uso
responsabile del denaro in quanto si ipotizza che l’autoefficacia influenzi scelte
e comportamenti degli individui nel passaggio da una fase all’altra del percorso
di vittimizzazione (De Leo, Volpini, Landi, in corso di stampa) e che il
sovraindebitamento sia influenzato da fattori quali: l’autoefficacia nella gestione
delle relazioni interpersonali, nella soluzione dei problemi e nell’attivazione della
rete sociale e familiare, e soprattutto nella gestione del denaro. Ad esempio, le
persone con alta efficacia Empatica percepita e Sociale percepita sono
maggiormente orientate verso il benessere e l’adattamento sociale, sono più in
grado di gestire situazioni stressanti e riescono a gestire adeguatamente le loro
relazionali interpersonali (Caprara, 2001). Tutto ciò può farci ipotizzare che
esse siano in grado, dunque, di gestire adeguatamente il proprio denaro, di
trovare soluzioni alternative all’usura in caso di crisi economica, di trovare
sostegno nella rete sociale e familiare da coinvolgere e utilizzare come risorsa.
Per quanto riguarda l’Autoefficacia Percepita nella Soluzione di problemi,
anch’essa può influenzare il comportamento e le scelte delle persone in senso
positivo o negativo. Infatti può contribuire al benessere, all’adattamento, alla
soluzione di problemi e l’assunzione di responsabilità, aiutando la persona a
compiere scelte adeguate ed evitare quelle pericolose, ma potrebbe anche
intervenire in maniera negativa, in quanto un’eccessiva convinzione di poter
risolvere i problemi può comportare una maggiore presunta sicurezza e minore
responsabilità nella gestione del denaro. Abbiamo visto inoltre come le persone
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dotate di un alto senso di efficacia personale siano più propense ad
intraprendere attività rischiose, percepite come sfide, quindi possiamo
ipotizzare che, sopravvalutando le proprie abilità e competenze, siano più
disponibili a correre rischi in situazioni di incertezza e ad usare non
responsabilmente il proprio denaro, convinti di poter gestire le conseguenze. E’
anche vero però che un alto senso di efficacia e di autoregolazione, è
indispensabile per l’utilizzo di strategie di fronteggiamento positive dinanzi a
problemi economici. In base a quanto è emerso da precedenti ricerche (De Leo,
Volpini, Landi, 2004) possiamo ipotizzare che l’autoefficacia influenzi il giudizio
sulla capacità di gestire il rapporto usuraio e di trovare soluzioni legali per far
fronte ad una situazione di difficoltà economica, in quanto è stato rilevato che
molte persone sono ricorse all’usura proprio perché convinte erroneamente di
poter gestire la situazione o perché, al contrario sono poco efficaci nella
gestione del denaro. Nella presente ricerca analizzeremo dunque la presenza di
diverse dimensioni di autoefficacia personale e interpersonale nelle tipologie di
persone considerate sovraindebitate, l’influenza dell’autoefficacia nelle scelte e
nei comportamenti degli individui e nei percorsi che li hanno condotti al
sovraindebitamento al fine di individuare fattori preventivi e protettivi del
fenomeno, cercando in particolare di approfondire il rapporto tra il senso di
autoefficacia e l’uso responsabile del denaro, e dunque l’influenza di esso sui
fattori che comportano uno stato di sovraindebitamento.
4. Metodo e strumento della ricerca
La ricerca si propone finalità puramente esplorative e di approfondimento
dei fattori che intervengono nell’uso responsabile del denaro in relazione al
quale si analizza il concetto di Autoefficacia. In particolare abbiamo preso in
considerazione diverse dimensioni di autoefficacia che si presume possano
influenzare il comportamento dell’individuo e le relazioni con gli altri. Attraverso
la creazione di una “Scala di Autoefficacia percepita nella gestione del denaro”
si intende valutare come l’autoefficacia percepita nell’uso responsabile del
denaro possa incidere nel percorso degli intervistati. L’incidenza delle varie
dimensioni di autoefficacia sul comportamento dell’individuo nel rapporto con il
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denaro è approfondita attraverso la costruzione di un questionario ad hoc rivolto
a soggetti sovraindebitati e a vittime dell’usura allo scopo di analizzare le
dinamiche psicologiche e sociali che conducono al problema, e con l’obiettivo di
approfondire le loro caratteristiche e i loro percorsi, l’influenza delle loro
percezioni di autoefficacia sull’uso responsabile del denaro, delle convinzioni di
efficacia personale e interpersonale nella gestione di problemi, allo scopo di
individuare indicatori di rischio e di protezione, per potenziare risorse che
favoriscano un percorso ottimale di sviluppo e cambiamento. Lo strumento di
rilevazione dei dati costruito è un questionario composto da 30 item che
misurano diverse convinzioni di Autoefficacia su una scala Likert a 7 punti (per
nulla capace - del tutto capace). Il questionario va ad approfondire alcune aree
psicologiche come ad esempio: rapporto con il denaro, soluzione dei problemi,
capacità di attivare e gestire i rapporti interpersonali, autoefficacia percepita.
Nei diversi item, a seconda delle dimensioni di efficacia misurate, le persone
giudicano la loro capacità di superare gli impedimenti, di saper eseguire le
attività implicate, di produrre determinati livelli di prestazione, di saper gestire
adeguatamente le relazioni interpersonali ecc. Al fine di ottenere maggiori
informazioni riguardo ai soggetti sovraindebitati, i soggetti sono stati valutati e
confrontati in relazione a diversi livelli di autoefficacia rilevati attraverso item
diversi selezionati dalle Scale di Autoefficacia percepita nella Soluzione dei
problemi, Autoefficacia Empatica percepita, Autoefficacia Sociale percepita
(Caprara, 2001).
4.1 Scala di Autoefficacia percepita nella Soluzione dei problemi
I primi otto item del questionario sono stati selezionati tra i 14 della Scala
di Autoefficacia percepita nella Soluzione di problemi (APSP). Le affermazioni
descrivono alcune situazioni che possono essere difficili da affrontare, come
può essere, nel nostro caso, una situazione di difficoltà economica. Gli item
selezionati da questa Scala sono quelli che valutano quanto la persona sia in
grado di affrontare situazioni nuove, individuare soluzioni, procurarsi
informazioni e saperne valutare la credibilità e le intenzioni di chi le trasmette.
Per quanto riguarda la nostra ricerca, questi item ci aiutano a rilevare quanto la
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persona è in grado di valutare e adottare soluzioni efficaci dinanzi a difficoltà
economiche, che non portino al sovraindebitamento.
4.2 Scala di Autoefficacia Empatica percepita
Altri otto item del questionario sono selezionati tra i 12 della Scala
dell’Autoefficacia Empatica Percepita (AEP/A). Gli item selezionati rilevano in
particolare la capacità di riconoscere richieste e sentimenti altrui in diverse
situazioni, di mettersi nei panni degli altri e capire l’effetto delle proprie azioni
sugli altri, che potrebbero rivelarsi utili nel facilitare la capacità del soggetto di
attivare la rete sociale e familiare durante una situazione di crisi che può agire
come fonte di sostegno.
4.3 Scala di Autoefficacia sociale percepita
I successivi otto item del questionario sono selezionati tra i 15 della scala
di Autoefficacia Sociale percepita (ASP/A) che misura le convinzioni relative alla
propria capacità di inserimento sociale, di sentirsi a proprio agio tra gli altri, di
svolgere un ruolo proattivo in situazioni nuove e di saper gestire le relazioni
sociali, tutte capacità che consentono alla persona di prendere iniziativa,
utilizzare al meglio la rete familiare e sociale, gestire adeguatamente le proprie
relazioni interpersonali, così da far emergere caratteristiche uniche e favorevoli
all’adattamento, alla soluzione di problemi.
4.4. Area dell’autoefficacia percepita nella gestione del denaro
Il nostro strumento si compone infine di altri 6 item che misurano
dimensioni di efficacia che si ipotizza possano influenzare scelte e
comportamenti dell’individuo in maniera ancora più specifica per quanto
riguarda il rapporto con il denaro agendo in maniera preventiva rispetto al
sovraindebitamento o all’usura. Questi 6 item misurano infatti il Senso di
Efficacia Percepita nell’utilizzo responsabile del denaro, e cioè il grado di
controllo che la persona ritiene di avere nel gestire adeguatamente il proprio
denaro in diverse circostanze. La presenza o meno di questo tipo di efficacia ci
consente
di
indagare
le
variabili
cognitivo-sociali
collegate
al
sovraindebitamento e alle modalità con le quali le persone reagiscono a crisi
economiche, e di valutare e capire le strategie economico-finanziarie
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dell’individuo. Quella che segue è la descrizione degli item ideati per rilevare il
“senso di Autoefficacia nell’uso responsabile del denaro”:
• Item 25: valuta quanto il soggetto si sente capace di “fare previsioni
corrette rispetto alle entrate e alle uscite del proprio budget familiare”, e dunque
contenere le spese entro il proprio budget senza andare incontro a spese
eccessive che possono condurre al sovraindebitamento a causa, ad esempio,
di una sovrastima delle entrate o sottostima delle uscite;
• Item 26/27 : rilevano quanto la persona si sente capace di “saper
valutare le priorità di spesa in base al suo budget familiare” e “rinunciare ad una
spesa, anche se importante, se questa la espone ad un rischio finanziario”, e
dunque la capacità del soggetto di saper decidere, saper valutare la priorità di
certe spese, saper rinunciare a spese per non esporsi al rischio di
indebitamento. Questi fattori sono di particolare importanza per prevedere e
capire le cause del sovraindebitamento. Una bassa efficacia, ad esempio, nel
fare previsioni corrette rispetto alle entrate e alle uscite del proprio budget
familiare, può favorire il cosiddetto “Sovraindebitamento Attivo” (Anderloni,
2001) (Fiasco, 2001) o sottostima delle spese, a causa di un’eccessiva fiducia
nelle capacità reddituali presenti e future e di un conseguente eccesso di
spesa. L’incapacità di mantenere un rapporto equilibrato tra il proprio reddito e il
tenore di vita molto spesso è alla base di errori che l’individuo compie nel
gestire
il
proprio
denaro,
errori
che
lo
espongono
a
rischio
di
sovraindebitamento;
• Item 28: valuta quanto l’individuo si sente capace di “trovare soluzioni
quando le spese sono in accesso rispetto alle entrate”, e dunque valuta le
modalità con le quali gli individui reagiscono ai problemi, a una situazione
economica precaria. La mancanza di responsabilità nel gestire i debiti assunti
può produrre un livello insostenibile di indebitamento, al contrario, l’uso
responsabile del denaro può essere il miglior modo di combattere l’usura e
prevenire il sovraindebitamento;
• Item 29: valuta la reazione del soggetto dinanzi ad una situazione di
sovraindebitamento, in quanto misura quanto il soggetto si sente capace di
“trovare strategie legali di accesso al credito per far fronte ad una situazione
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debitoria”. Quest’item ci consente dunque di valutare la capacità di coping del
soggetto, di confrontarsi con realtà e consapevolezza con i problemi e trovare
strategie, permettendoci inoltre di analizzare le modalità di risposta a periodi di
crisi durante i quali il soggetto manifesta un’incapacità di sostenere il debito e
può decidere di attivare la rete sociale, rivolgendosi ad operatori, banche, ecc,
oppure risolvere la situazione debitoria adottando altre strategie non legali.
• Item 30 : l’ultimo item del questionario, valuta quanto l’individuo si sente
capace di “gestire delle soluzioni non legali di accesso al credito per far fronte
ad una situazione debitoria”, che influenza, come per gli item precedenti, le
modalità con le quali le persone reagiscono ai problemi economici, ad una
situazione di sovraindebitamento. Anche in base ai risultati di ricerche
precedenti condotte da De Leo, Volpini e Landi, possiamo ipotizzare che
l’individuo che è sicuro di poter gestire strategie non legali di accesso al credito,
tende a sottovalutare il rischio dell’usura, a non anticiparne gli effetti negativi, a
non vedere l’usuraio come una fonte di pericolo e a sopravvalutare la propria
capacità di saper gestire il rapporto usuraio. L’item può inoltre essere utile a
valutare la presenza di elementi di sfida nel comportamento dell’individuo
dinanzi alla situazione rischiosa, la presenza di competenze devianti in coloro
che si giudicano “bravi nell’illegalità”, di un mancato confronto reale con il
problema.
5. Campione e metodologia utilizzata per l’analisi dei dati
La ricerca ha coinvolto numerose associazioni presenti sul territorio
nazionale alle quali si rivolgono persone sovraindebitate e vittime dell’usura, per
avere accesso ai fondi di prevenzione e di solidarietà. Il questionario è stato
somministrato alle persone presenti in diverse associazioni in città diverse alle
quali sono stati illustrati i principali obiettivi della ricerca e le caratteristiche dello
strumento; la compilazione del questionario è stata svolta in forma anonima, i
dati raccolti convergono in un’analisi complessiva. In totale il campione si
compone di 80 soggetti e nell’elaborazione dei dati è stato suddiviso in base al
genere e all’età in 8 gruppi. Per quanto riguarda l’analisi dei dati, in base
all’alternativa scelta dai singoli soggetti di ogni gruppo sulla Scala Likert, è stato
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calcolato un punteggio medio di autoefficacia per ogni gruppo di soggetti in
relazione ad ogni item. I punteggi medi arrotondati (approssimazione del
numero decimale all’unità) rispondono ai livelli di autoefficacia indicati sulla
Scala Likert, e ci informano sul livello di Autoefficacia presente in ogni gruppo di
soggetti per ogni situazione descritta dagli item, e, complessivamente, per ogni
area (Autoefficacia percepita nella Soluzione dei Problemi, Autoefficacia
Empatica percepita, Autoefficacia Sociale percepita, Autoefficacia percepita
nella gestione del denaro).
6. Risultati e commenti
• Area dell’Autoefficacia percepita nella soluzione dei problemi: per quanto
riguarda il livello di autoefficacia percepita nella soluzione dei problemi,
analizzando le risposte al questionario è emerso che gli uomini riportano valori
più alti, e si giudicano “capaci” rispetto alle donne che invece si giudicano
complessivamente “mediamente capaci” nella soluzione dei problemi,
nell’affrontare e risolvere problemi in modo creativo, critico e innovativo. In
particolare gli uomini fino a 30 anni riportano complessivamente valori più alti
rispetto agli altri gruppi giudicandosi infatti maggiormente “capaci” di agire in
autonomia, rispetto alle coetanee donne e a persone più adulte. Questi soggetti
sostengono di sapersi adattare all’ambiente, di contare sulle proprie risorse
personali nella gestione di situazioni nuove, di utilizzare le proprie capacità
creative e innovative senza affidarsi ad altre persone e/o dipendere da esse.
Bisognerebbe approfondire se si tratta di un “sopravvalutazione delle proprie
abilità” che può comportare una mancanza di responsabilità e una maggiore
esposizione al rischio. Una tendenza opposta è mostrata invece dalle donne
fino a 30 anni che riportano punteggi più bassi di efficacia rispetto a tutti gli altri
gruppi, giudicandosi, ad esempio, poco efficaci nel “riconoscere ciò che una
persona dice rispetto a ciò che vuole ottenere”. L’incapacità di riconoscere le
vere intenzioni di una persona, e dunque la maggiore insicurezza, può costituire
un fattore che può esporle maggiormente a rischio di sovraindebitamento. Tra i
gruppi di donne solo coloro con oltre 55 anni si giudicano più capaci.
Confrontando le risposte ai diversi item della scala si è notato un andamento
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costante, con punteggi più alti riportati dagli uomini fino a 30 e tra 30 e 45 anni.
Questi ultimi, in particolare si giudicano molto capaci di cercare ulteriori
informazioni dinanzi a dubbi su quelle possedute rivelando una capacità di
valutare e riflettere su diverse possibilità per risolvere un problema che nel
nostro caso può essere di difficoltà economica, di approfondire le proprie
conoscenze, riflettere dinanzi a dubbi e trovare il modo di gestire situazioni di
incertezza e ambiguità esercitando un controllo sulla situazione. Questa
maggiore capacità riflessiva e di controllo potrebbe consentire a questo gruppo
di soggetti di essere meno influenzabile rispetto agli altri gruppi, e favorire la
capacità di trovare soluzioni alternative all’usura per risolvere un problema di
sovraindebitamento. Uomini e donne di oltre 55 anni si giudicano mediamente
capaci, riportando spesso risposte simili. Una certa concordanza nelle risposte
è presente anche tra uomini e donne tra 45 e 55 anni, che complessivamente
riportano punteggi più bassi rispetto agli altri gruppi, giudicandosi meno capaci
di “accertare la credibilità delle fonti di informazioni”, agire in autonomia,
riflettere su varie soluzioni, cercare informazioni, ecc., anche se gli uomini tra
45 e 55 anni si giudicano più capaci rispetto a tutti gli altri gruppi nell’“affidarsi
all’intuito”. Per quanto riguarda la ricerca in particolare, è importante rilevare
quanto l’individuo nel rapporto e nella gestione del denaro agisce in maniera
istintiva, se intraprende attività rischiose a causa di una sopravvalutazione delle
proprie capacità che non gli consente di regolare il proprio comportamento con
cautela realistica. Dunque affidarsi poco all’istinto nella gestione del denaro, o
saperlo regolare, potrebbe denotare maggiori capacità autoregolatorie,
maggiore riflessività che favorisce la distinzione tra diverse situazioni di rischio
e la previsione di possibili situazioni minacciose su cui intervenire in maniera
responsabile.
• Area dell’Autoefficacia Empatica percepita: per quanto riguarda la
seconda area esaminata, tutti i gruppi di soggetti hanno riportato un livello di
autoefficacia empatica percepita medio, compreso tra i valori 4 e 5 della Scala
Likert, con valori leggermente più bassi per il gruppo di donne con età
compresa entro i 45 e i 55 anni. Complessivamente tutti i gruppi si sentono
mediamente capaci o capaci di mettersi nei panni degli altri, intuirne gli stati
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d’animo, riconoscerne emozioni, sentimenti e necessità, anticiparne le richieste
di aiuto ed esser loro di sostegno nelle situazioni avverse. In particolare,
analizzando le risposte agli item della Scala AEP/A emerge, anche in questo
caso, come per l’area precedentemente esaminata, una tendenza a giudicarsi
più efficaci da parte degli uomini rispetto alle donne. Punteggi più alti sono
riportati dagli uomini di oltre 55 anni che mostrano una maggiore autoefficacia
empatica percepita rispetto agli altri gruppi. Tra le donne maggiore efficacia
empatica è mostrata dal gruppo di età tra 30 e 45 anni; tra gli uomini, invece, i
punteggi più bassi sono riportati dai giovani entro i 30 anni che si giudicano
meno capaci nel riconoscere sentimenti ma soprattutto si giudicano “poco
capaci” insieme alle coetanee donne nel “capire lo stato d’animo degli altri
quando sono coinvolti in una discussione” e scarsamente capaci nel “capire
l’effetto delle proprie azioni sui sentimenti degli altri” mostrando dunque una
tendenza opposta rispetto alle risposte alla scala precedente forse, in base a
quanto emerso ascoltando le loro storie, a causa di una minore pazienza,
riflessività e attenzione nei rapporti con gli altri e una maggiore centratura su se
stessi e sui propri bisogni e stati d’animo. La mancanza di empatia, di
regolazione delle emozioni nelle relazioni interpersonali, sembra essere alla
base di comportamenti maladattivi dell’individuo che aumentano il rischio di
trovarsi in situazioni di pericolo a causa della perdita di controllo sulla situazione
e della capacità di far fronte a incertezze e cambiamenti. La capacità empatica
dell’individuo favorisce invece condotte orientate positivamente e un maggiore
adattamento psicologico e affettivo (Caprara, 2001). Inoltre la capacità di
gestire le relazioni e riconoscere richieste e sentimenti altrui è di particolare
importanza in quanto i fattori di rischio spesso riguardano problemi nelle
relazioni familiari, ma anche perché dinanzi ad un problema, ad uno stato di
sovraindebitamento, le relazioni con gli altri e il proprio grado di empatia nei
rapporti con la famiglia possono agire come fonte di supporto, e ostacolare ad
esempio, il ricorso all’usura per risolvere problemi economici.
• Area dell’Autoefficacia Sociale percepita: anche per quanto riguarda la
terza area esaminata, tutti i gruppi di soggetti presentano un livello medio di
autoefficacia sociale percepita con valori leggermente più bassi per le donne.
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Dunque, i soggetti si giudicano mediamente capaci o capaci nel prendere
l’iniziativa, rappresentare i propri punti di vista, inserirsi facilmente in un gruppo,
collaborare, svolgere una parte attiva nel rapporto con gli altri, sentirsi a proprio
agio in situazioni sociali, nel saper gestire le relazioni sociali. Un buon grado di
autoefficacia sociale percepita favorisce benessere e un buon adattamento
sociale. I valori più bassi nelle risposte agli item di quest’area si riscontrano
ancora una volta nelle donne di età entro i 30 anni e compresa tra 45 e 55 ma
anche negli uomini di età tra i 45 e i 55 anni, che si giudicano
complessivamente “poco capaci”. Valori più alti sono riportati dagli uomini fino a
30 anni (come per la Scala di Autoefficacia percepita nella soluzione di
problemi) e tra 30 e 45 anni, che si giudicano “molto capaci” di collaborare con
persone che non conoscono bene. Questo significa che questi gruppi ritengono
di essere particolarmente capaci, rispetto agli altri, di collaborare e inserirsi
facilmente nell’ambito di un gruppo e svolgere un ruolo proattivo in situazioni
sociali, sentirsi a proprio agio con altre persone, scambiando e valutando
informazioni differenti per risolvere e discutere dinanzi a situazioni ambigue o
problematiche. Le risposte dei gruppi agli item della scala si mantengono
costanti; differenze sono riscontrabili soltanto nelle risposte agli item 23 e 24
(“invitare nuovamente ad uscire una persona che in passato si era dichiarata
indisponibile” e “telefonare a una persona conosciuta che si vorrebbe
conoscere meglio”), si rileva infatti un cambiamento di tendenza nei punteggi di
autoefficacia degli uomini fino a 30 anni (finora con punteggi elevati) che si
giudicano in questo caso “poco capaci” dimostrando di non essere in grado di
prendere l’iniziativa nelle relazioni interpersonali e di recuperare legami familiari
e amicali deteriorati a causa, ad esempio, di una situazione problematica, come
può essere una situazione di disagio economico, per utilizzarli come aiuto e
sostegno, a differenza degli uomini con oltre 55 anni che invece si giudicano
“capaci” e presentano punteggi più alti rispetto agli altri nelle risposte a questi
item, mostrando maggiore maturità, iniziativa e interesse nelle relazioni.
• Area dell’Autoefficacia Percepita nella Gestione del Denaro: per quanto
concerne l’ultima area riguardante la percezione di autoefficacia nella gestione
e uso responsabile del denaro, tutti i gruppi di soggetti riportano, come previsto,
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un’autoefficacia “medio-bassa” nella gestione del denaro. La maggior parte dei
gruppi si giudica mediamente capace di “fare previsioni corrette rispetto alle
entrate e alle uscite del proprio budget familiare” (item 25), escluso i gruppi di
uomini e donne con età compresa tra i 45 e i 55 anni che si giudicano poco
capaci di risolvere un problema di deficit finanziario, dimostrando difficoltà
nell’evitare spese eccessive. I maschi con età compresa tra i 30 e i 45 anni e
con oltre 55 anni riportano punteggi più alti e si giudicano capaci nel valutare le
priorità di alcune spese (item 26), fare stime adeguate delle entrate e delle
uscite, saper contenere le spese; tutte capacità incongruenti con quanto
emerso dalle storie personali degli individui, i quali hanno dichiarato che una
delle cause che li ha condotti al sovraindebitamento è stata proprio la tendenza
ad affrontare spese eccessive in rapporto al proprio budget. L’incapacità nel
saper decidere, saper valutare la priorità di certe spese in base alla propria
disponibilità potrebbe rappresentare una delle cause che hanno condotto
queste persone in una situazione di difficoltà economica. Gli uomini con oltre 55
anni si giudicano “molto capaci” anche nel “rinunciare ad una spesa, anche se
importante, se questa espone loro ad un rischio finanziario” (item 27) ma questo
dato è incongruente con la situazione di difficoltà economica che il soggetto
vive, e forse deriva da una sovrastima della propria efficacia nel risolvere i
problemi. Dunque, anche se complessivamente i gruppi si giudicano
mediamente capaci, i punteggi medi oscillano tra il 3 e il 4, con punteggi più
bassi riportati dalle donne, che si giudicano complessivamente “poco capaci”,
riportando valori più bassi rispetto agli altri gruppi, come nelle risposte agli item
della Scala AEP/A. Molto spesso le persone si giudicano poco capaci nella
gestione del denaro perché riconoscono di avere un problema, ad esempio di
sovraindebitamento, ma non riescono a trovare delle strategie adeguate per
risolverlo. Altre volte invece alcuni meccanismi cognitivi influenzano la
percezione del rischio e la valutazione delle proprie capacità di controllo e
portano le persone ad usare in modo non responsabile il proprio denaro, con la
conseguenza che esse finiscono per dilapidare i propri risparmi e con
l’indebitarsi oltre le proprie capacità di spese. Nonostante ciò, molti dei soggetti
hanno dichiarato di sentirsi capaci di un uso responsabile del denaro e ciò rivela
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la mancanza di un confronto reale con il problema. Questo fattore può costituire
un problema, in quanto proprio la sopravvalutazione della propria efficacia può
indurre le persone a intraprendere attività più rischiose, talvolta percepite come
sfide, sostenuti dalla convinzione di saper gestire il rischio. Chi invece si giudica
mediamente capace nella gestione del denaro, ha iniziato forse un processo di
consapevolezza ed è alla ricerca di strategie adeguate. Analizzando le risposte
ai singoli item si osserva un andamento costante delle risposte, con punteggi
più alti, come per la Scala AEP/A da parte degli uomini con oltre 55 anni, i quali
riportano invece un basso livello di autoefficacia nel “gestire soluzioni non legali
di accesso al credito per far fronte ad una situazione debitoria” (item 30),
mostrando dunque adeguate strategie di coping per far fronte al problema
economico. In particolare, tutti coloro che hanno riportato bassi punteggi di
autoefficacia nel rispondere all’item 30, si percepiscono invece più efficaci nel
“saper trovare delle strategie legali di accesso al credito per far fronte ad una
situazione debitoria” (item 29). Infatti, coerentemente con le risposte ad altri
item, tutti i gruppi si giudicano mediamente capaci di saper trovare delle
strategie legali di accesso al credito per far fronte ad una situazione debitoria
(item 29), tranne il gruppo di uomini e donne con età compresa tra i 45 e i 55
anni che invece si giudicano “poco capaci”. Questo item è importante in quanto
il non sentirsi capace di trovare strategie legali per far fronte al debito, può
favorire il ricorso a quelle illegali. Coloro che si sentono capaci, sono ancora gli
uomini con oltre 55 anni e entro i 30 anni. L’ultimo item del questionario
(“gestire soluzioni non legali di accesso al credito per far fronte ad una
situazione debitoria”) è particolarmente importante per la ricerca, in quanto ci
consente di rilevare quanto la percezione di efficacia del soggetto nel proprio
rapporto con il denaro possa influenzare le modalità di risoluzione dei problemi
e talvolta facilitare il ricorso a strategie illegali supportate dalla convinzione di
poterle gestire. Altre volte il ricorso a strategie illegali può essere la
conseguenza di un mancato confronto reale con il problema, dell’incapacità di
attivare risorse proprie e della rete sociale e familiare, di trovare soluzioni
alternative. Per quanto riguarda le risposte all’item 30, i gruppi di maschi con
età entro i 30 anni, 30 e 45 e con oltre 55, e di donne di età compresa tra i 45 e
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i 55 si giudicano poco capaci. La bassa capacità di gestire soluzioni non legali
di accesso al credito per far fronte ad una situazione debitoria, influenza la
reazione dinanzi a problemi economici, e favorisce il ricorso a strategie legali
che, come abbiamo visto nelle risposte precedenti, le persone ritengono di
saper gestire meglio, ad eccezione del gruppo di donne tra i 45 e i 55 anni di
età, che si giudicano poco capaci sia di gestire soluzioni legali che illegali,
mostrando dunque un’assoluta mancanza di strategie di ogni genere dinanzi ai
problemi. Il gruppo di uomini con età compresa tra i 45 e i 55 anni, che finora
aveva riportato valori bassi, e di donne entro i 30 anni di età e con oltre 55 anni,
si giudicano capaci. Inoltre, bisognerebbe valutare se le persone che si
giudicano capaci nell’illegalità percepiscono le situazioni pericolose come sfida.
Abbiamo dunque visto come questi due ultimi item siano importanti nel valutare
la possibile reazione del soggetto sovraindebitato rispetto alla ricerca di una
soluzione ai problemi economici, il quale può cercare di risolverli con soluzioni
legali, ad esempio rivolgendosi a banche, operatori, ecc. oppure può adottare
altre strategie, non legali, come il ricorso all’usura a seconda anche, a nostro
avviso, delle proprie strategie di coping, del proprio background culturale, ecc.
7. Conclusioni
Nella ricerca abbiamo analizzato indicatori sui soggetti con problemi
economici riguardo il rapporto con la gestione del denaro, rispetto al quale si è
cercato di approfondire l’influenza del concetto di autoefficacia. Dall’analisi delle
risposte del nostro campione emerge una certa coerenza nelle risposte agli
item riferiti a dimensioni diverse di Autoefficacia, che può farci dunque
ipotizzare una relazione e un’influenza congiunta delle diverse dimensioni di
autoefficacia sul comportamento degli individui. Complessivamente gli uomini
riportano giudizi di efficacia più elevati; in particolare coloro che mostrano
maggiore efficacia nella soluzione dei problemi (Scala APSP) e maggiore
autoefficacia sociale percepita (Scala ASP/A) risultano essere gli uomini entro i
30 anni che mostrano maggiori capacità di coping dinanzi ai problemi, di ricerca
di strategie, capacità di utilizzare e attivare al meglio la rete sociale e familiare,
ecc. Maggiore autoefficacia empatica e nella gestione del denaro è mostrata
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invece dagli uomini con oltre 55 anni, che riportano valori più alti rispetto agli
altri, giudicandosi più saggi e responsabili nonostante si trovino ad affrontare
problemi economici. Punteggi più bassi sono riportati dalle donne, in particolare
entro i 30 anni e nella fascia d’età 45-55, che riconoscono la propria scarsa
capacità nel risolvere i problemi, instaurare relazioni interpersonali positive, ma
soprattutto si giudicano poco capaci nell’utilizzo responsabile del denaro e si
giudicano però, coerentemente con le altre risposte, maggiormente capaci
rispetto agli uomini di gestire soluzioni illegali per far fronte a problemi
economici (soprattutto le donne entro i 30 anni), non riuscendo ad intervenire
con strategie legali. Ipotizzando che il sovraindebitamento sia influenzato da
fattori quali: l’autoefficacia nella gestione delle relazioni interpersonali, nella
soluzione dei problemi e nell’attivazione della rete sociale e familiare dinanzi ad
essi, e soprattutto nella gestione del denaro, abbiamo cercato di rilevare
attraverso la somministrazione del questionario la percezione di autoefficacia
nei soggetti sovraindebitati e vittime dell’usura. Una percezione di autoefficacia
elevata, soprattutto nella gestione del denaro, evidenzia, a nostro avviso, una
sopravvalutazione delle proprie capacità (ad esempio nel gestire soluzioni
illegali di accesso al credito) o, in altri casi, un’incapacità nell’indirizzare tale
autoefficacia in scelte adeguate, vista la condizione di sovraindebitamento in cui
si trovano i soggetti. La percezione di invulnerabilità o ottimismo realistico
(Weinstein, 1980, 1982; Fuligni, Romito 2002) è un bias a favore del sé che
consiste nel ritenere che i risultati positivi accadano con maggiore probabilità a
noi stessi e che quelli negativi interessino invece in maggior misura gli altri. Una
percezione del rischio a proposito di sé sottovalutato rispetto a quello per gli
altri e il fatto di non aver mai sperimentato conseguenze negative in relazione
alle proprie modalità di gestione del denaro, possono contribuire a incentivare
forme di ottimismo e credenze di essere in qualche modo immune dal rischio di
sovraindebitamento, portando le persone ad usare in modo non responsabile il
proprio denaro. Probabilmente le persone sopravvalutano la capacità di
esercitare un controllo attivo sulle situazioni perché ne sottovalutano la
pericolosità (Grasso,1999), ma anche perché si considerano meno esposti a
eventuali conseguenze negative rispetto alle altre persone. Complessivamente
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nel nostro caso quasi tutti i gruppi riportano autoefficacia “medio-bassa” nelle
diverse aree esaminate e ciò, abbiamo detto, ipotizziamo possa favorire una
situazione di sovraindebitamento. Anche coloro i quali si giudicano più capaci,
come, ad esempio gli uomini, comunque non mostrano alta efficacia in tutte le
aree, giudicandosi, ad esempio, poco capaci nella gestione del denaro. Le
risposte del nostro campione al questionario ci fanno dedurre che spesso le
persone quando si rivolgono alle associazioni lo fanno perché spinti da qualcun
altro o dopo aver già cercato o pensato a rimedi illegali anche a causa della
rigidità dell’attuale sistema economico-bancario. Ciò dovrebbe farci riflettere
sulla necessità di un intervento volto a sensibilizzare maggiormente le persone
dinanzi al problema del sovraindebitamento e dell’usura, sulla necessità di
diffondere maggiori informazioni sia sul fenomeno che sulle modalità per
combatterlo, sulla possibilità di accedere ai fondi di prevenzione e di solidarietà
cercando di intervenire preventivamente sul fenomeno (Busà, Fiasco, 1994).
L’individuo che è sicuro di poter gestire strategie non legali di accesso al credito
tende a sottovalutare il rischio dell’usura, a non anticiparne gli effetti negativi, a
sopravvalutare la propria efficacia nel rimediare ad un problema di
sovraindebitamento. La consapevolezza di essere poco capaci di gestire
soluzioni illegali per far fronte ad una situazione debitoria potrebbe
rappresentare invece una premessa necessaria per non accostarsi a situazioni
a rischio di usura e per ricorrere invece a strategie legali di accesso al credito
per far fronte ad una situazione debitoria. Riteniamo che molto spesso il ricorso
a strategie illegali derivi da una serie di fattori individuali ma anche sociali, dal
proprio background culturale, che favorisce spesso l’insorgere di competenze
devianti. Con la presente ricerca esplorativa si è voluto presentare il fenomeno
del sovraindebitamento utilizzando una visione che tenga conto della
complessità del fenomeno, non solo in termini giuridico-economici, ma anche
sociali, individuali, e soprattutto psicologici, sperando di poter offrire più
interessanti prospettive a quanti svolgono la loro attività in termini di aiuto e
prevenzione. Il “disagio economico” può essere dunque visto come espressione
di un disagio più ampio (Bruno, De Gregorio, Garavini, Giordano, 1996; Serra,
2002) che scaturisce da un insieme dinamico e interattivo di fattori: individuali,
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socio-ambientali e relazionali. Ciò che accomuna molti casi esaminati non è
unicamente una condizione di debolezza economica, ma anche una carenza di
consapevolezza nell’uso del proprio denaro. Per questo è insufficiente pensare
di combattere l’usura ricorrendo soltanto a leggi e tribunali, bisogna aiutare la
vittime, ma anche far comprendere a tutti la necessità di impiegare con
responsabilità i propri soldi. Il fatto che una persona continui ad utilizzare in
maniera non responsabile il denaro o meno, dipende dall’interazione tra le
competenze personali, capacità autoregolatorie e tipo di influenze sociali
predominanti nella sua vita. Inoltre è importante considerare che, in termini di
processo, la soluzione usura è sempre l’ultima di una sequenza di azioni che
almeno in parte sono conseguenza di un sistema di valutazione della realtà
distorto e perdurante nel tempo. Da ciò deriva che le persone “usurate”, come
altre che vivono in uno stato di disagio e sofferenza, possono trovare una via
d’uscita solo attuando un ampio “progetto personale” finalizzato alla
ristrutturazione della propria vita nel senso più completo del termine.
Bisognerebbe dunque intervenire e rafforzare, dove possibile, il senso di
autoefficacia sul piano personale, sociale e interpersonale, nel rapporto con il
denaro. L’educazione ad un uso maturo dei propri soldi costituisce una misura
di prevenzione del fenomeno del sovraindebitamento. Per questo riteniamo sia
importante approfondire il concetto di Autoefficacia in relazione all’uso
responsabile del denaro, in quanto riteniamo che un “ottimismo irrealistico” nella
gestione del denaro porti il soggetto ad autoconvincersi che è in grado di gestire
situazioni di difficoltà economica, esponendolo al rischio di sovraindebitamento.
In particolare ciò che è emerso riguardo alla gestione di soluzioni non legali
costituisce un fattore di rischio che può essere utile per ridefinire gli strumenti e
le modalità di intervento da parte degli operatori che potrebbero prestare
maggiore attenzione agli aspetti da potenziare o da cambiare nel soggetto,
cercando di coinvolgere le persone in processi di acquisizione di capacità di
coping, strategie adeguate, attraverso feedback che stimolino la riflessione,
l’autoconsapevolezza dei soggetti. La ricerca potrebbe suggerire come
prospettive future l’approfondimento di altri fattori di influenza nel rapporto tra
persona e denaro, come ad esempio l’analisi della percezione del rischio nei
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soggetti sovraindebitati o del locus of control. Vista la complessità del fenomeno
si potrebbe agire sugli aspetti sociali e relazionali del soggetto, con il
coinvolgimento della rete familiare e amicale e l’intervento di diverse figure
professionali con formazione e competenze diverse. Gli interventi dovrebbero
prevedere l’individuazione e l’attivazione delle strategie di coping e di problem
solving presenti nel soggetto, nel sistema familiare, nella rete sociale di cui fa
parte, il potenziamento di queste nel caso siano strategie adattive, e il
cambiamento nel caso in cui risultino essere disadattive o a rischio, cercando di
sviluppare la capacità dei soggetti di esercitare un controllo attivo e
responsabile sulle proprie traiettorie di vita (Levitt e coll. 1991; Fuligni, Romito
2002). Per quanto riguarda dunque le implicazioni dei risultati fin qui discussi in
rapporto ai possibili interventi di prevenzione ci auguriamo che questa ricerca
possa
servire
ad
aumentare
l’informazione
sul
fenomeno
del
sovraindebitamento e una maggiore sensibilizzazione, per un progetto di
formazione indirizzato agli operatori bancari e sociali affinchè si possa arrivare
alla costruzione di strumenti di approfondimento per intervenire in modo più
flessibile, completo e preventivo rispetto al fenomeno, cercando di “educare” le
persone ad un uso responsabile del denaro.
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