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ECONOMIA
Corriere della Sera Martedì 18 Novembre 2014
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Dopo l’uscita di UnipolSai
Galateri: le Generali restano in Ania
Il piano dopo i test Bce
La filiale svizzera e i diamanti
Viola: Montepaschi, serve un socio strategico Hsbc, indagine in Belgio per evasione fiscale
Generali non intende uscire dall’Ania. Lo ha detto ieri il presidente del
Leone, Gabriele Galateri, a chi gli ha chiesto se, dopo l’annuncio
dell’uscita di UnipolSai dall’associazione delle compagnie , sia
prevedibile un effetto-domino. «Non per quanto riguarda Generali»,
ha risposto Galateri, «Siamo nell’Ania, non mi risulta ci siano
atteggiamenti diversi. Le associazioni sono utili. Naturalmente
devono essere efficienti, rappresentano i diversi mondi dei settori».
«La mancanza di investitori strategici di lungo periodo rende
difficile» il percorso da fare. Per questo servono soci che abbiano
«una view di lungo periodo». Parole di Fabrizio Viola, amministratore
delegato di Mps che in un convegno a Piazza Affari ha parlato
dell’istituto di credito senese e del lavoro dei prossimi giorni. «Gli
advisor stanno lavorando - ha detto Viola -, non c’è una tempistica.
Quando ci saranno delle cose concrete le comunicheremo».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Nuova inchiesta su Hsbc in Belgio per evasione fiscale. La divisione
svizzera di private banking del colosso britannico è accusata di
«seria e organizzata» frode fiscale, riciclaggio e offerta di servizi
illegali, dal 2003 a oggi, per centinaia di milioni di euro. Hsbc avrebbe
aiutato un migliaio di ricchi belgi — soprattutto attivi nel commercio
di diamanti — a spostare i conti dalla Svizzera a Panama e nelle Isole
Vergini britanniche. A giugno Hsbc era già stata accusata di aver
aiutato clienti belgi ad aprire conti non dichiarati in Svizzera.
Google, editori all’attacco
«Pubblicità senza trasparenza»
Investindustrial
Noleggio low cost,
Bonomi
compra l’80%
di Goldcar Spain
Fieg: raccoglie un miliardo, metà del sistema tv. Ricorso al Tar con l’Agcom
La vicenda
 La Fieg ha
depositato ieri
un intervento
presso il Tar del
Lazio nel
giudizio che
vede
contrapposta
Google
all’Autorità per
le garanzie
nelle
comunicazioni
sull’obbligo di
rendere
pubblici i dati
del fatturato
pubblicitario
italiano
MILANO Nel
1995, a un anno dal
lancio del primo browser Internet, Netscape, e mentre sul
mercato compariva Explorer, la
raccolta pubblicitaria totale in
Italia era pari a 4,4 miliardi di
euro, dati Nielsen. Oggi la stessa cifra è stata raccolta nei primi nove mesi dell’anno (4,36
miliardi). È vero, manca un trimestre. Ma considerando che
nel frattempo è esploso il web
— e anche al netto della innegabile crisi — c’è qualcosa che
non torna. Ed è su questo qualcosa che non torna che ieri la
Fieg, la Federazione Italiana
Editori Giornali, presieduta da
Maurizio Costa, ieri è andata all’attacco depositando un intervento nel giudizio al Tar del Lazio che vede contrapposti Google all’Autorità per le Garanzie
nelle Comunicazioni sull’obbligo di rendere pubblici i dati del
fatturato pubblicitario realizzato in Italia. L’obiettivo: «Rendere esplicito quello che finora risulta oscuro, superando il paradosso della Rete tra traspa-
renza dichiarata e opacità
praticata da Google».
Lo scontro tra Google ed editori non è una novità in Europa.
Scambi all’arma bianca si sono
già consumati in Francia e in
Germania. A giudizio degli editori italiani «appare assurda la
pretesa di Google di non essere
inclusa tra i soggetti obbligati a
comunicare i propri ricavi pubblicitari all’autorità di settore,
sottraendosi così al complesso
delle regole poste dal legislatore nazionale e comunitario a
tutela della concorrenza e a
 Per ciascuno
è stato fatto il
confronto tra lo
stipendio del
2004 e quello
del 2013. La
distanza in
busta paga si è
ridotta in modo
evidente a tutti
i livelli. Nel caso
dei manager
le retribuzioni
in Cina e
Brasile oggi
superano già
quelle italiane
Tv
Gen-set 2014
Online*
4,3 miliardi
2,4 miliardi
327 milioni
Gen-set 2013
4,5 miliardi
2,4 miliardi
326 milioni
Fonte: Nielsen
* esclusa Google
d’Arco
«Casa, in 3 anni da 9 a 25 miliardi di tasse»
Le tasse sugli immobili sono
passate dai 9 miliardi di euro
del 2011 ai quasi 25 del 2014,
«colpendo fortemente un
settore già in crisi da alcuni
anni. Si potrebbe dire che il
prelievo immobiliare sia una
vera patrimoniale, utile per
compensare i tagli statali agli
enti locali». È quanto emerge
da una ricerca di Assoimpredil
Ance sull’incidenza della
fiscalità nel processo di
trasformazione immobiliare.
presidio del pluralismo informativo». La società famosa per
l’algoritmo di ricerca non rientra in effetti nemmeno nel Sic,
il sistema integrato di misurazione, pur essendo non solo un
soggetto importante ma anche
di grande peso. La Fieg stima
— ma d’altra parte è il consensus del mercato — che il motore di ricerca che in Europa detiene il 90% delle ricerche online raccolga in Italia «oltre un
miliardo». Le ragioni dell’opacità sono note: la società californiana non paga le tasse in
loco.
Ma tanto per intendersi: senza Google il mercato online vale nei nove mesi, sempre per
Nielsen che raccoglie i dati di
Fcp-Assointernet, 327 milioni,
in apparente staticità sullo
stesso periodo del 2013. Mentre è probabile che, inglobando
i numeri Google, in grande crescita, il mercato online apparirebbe ben diverso.
Massimo Sideri
© RIPRODUZIONE RISERVATA
I manager cinesi e brasiliani
hanno buste paga più ricche
L’Italia superata dai Bric
 Mercer ha
considerato
5 categorie
professionali
(operai
specializzati,
impiegati,
senior
manager ed
executive) in
quattro Paesi:
Italia, India,
Cina
(Shanghai) e
Brasile.
Totale
La ricerca Assoimpredil Ance
Confronto sugli stipendi
Il rapporto
La pubblicità in Italia
In Italia le retribuzioni sono più basse
che in Brasile. E segnano il passo anche rispetto
alla Cina. Cronache da un domani lontano anni
luce? Non proprio. Il futuro sembra essere già arrivato. Almeno per quanto riguarda i livelli professionali elevati. E’ quanto mostra un’indagine
sul costo del lavoro svolta per il Corriere da Mercer, società internazionale di consulenza per lo
sviluppo del capitale umano.
Oggi un manager italiano senior con una busta paga da 100 mila euro lordi l’anno per lo stesso lavoro in Brasile guadagnerebbe di più: 105
mila euro. Dieci anni fa le cose erano diverse. Lo
stesso manager in Italia guadagnava 70 mila euro mentre il collega parigrado brasiliano non arrivava a 50 mila. «Non c’è dubbio, gli ultimi dieci
anni hanno cambiato le cose. Ai livelli dirigenziali le retribuzioni italiane sono state superate
da quelle brasiliane. In alcuni casi anche dalle cinesi. La cosa ha sorpreso anche noi», commenta
Elena Oriani, responsabile banche dati per le politiche delle risorse umane di Mercer Italia.
Il fenomeno diventa ancora più evidente ai livelli manageriali più alti, quelli dei cosiddetti
executive. Nel 2004 gli italiani guadagnavano 105
mila euro lordi l’anno contro gli 88 dei brasiliani, gli 84 dei cinesi e i 69 degli indiani. Insomma,
avevamo diverse migliaia di euro di distacco. Oggi i supermanager tricolori hanno toccato quota
145 mila euro lordi l’anno. Ma sono stati superati
sia dai cinesi (192 mila) che dai brasiliani (197
mila). Solo gli indiani sono ancora dietro di noi
con 79 mila euro lordi l’anno.
Se si osservano le qualifiche più basse il divario in questi anni si è ridotto in modo non trascurabile. Nel 2004 un impiegato indiano guadagnava il 12,6% di un italiano, oggi si parla del
22%. Il colletto bianco cinese è passato dal 33 al
40% della nostra busta paga. Il brasiliano dal 45
al 68%. Più difficile la risalita per gli operai specializzati. Passati dall’11 al 16% delle nostre buste
paga in India, dal 25 al 27,6 in Cina e dal 34 al
45% in Brasile.
Rita Querzé
@rquerze
MILANO
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Chi è
 Maurizio
Costa, 66 anni,
è presidente
della Fieg ,
Federazione
italiana editori
di giornali dal
luglio scorso.
 È stato Ceo
di Mondadori
per 16 anni, dal
‘97 al 2013
Andrea Bonomi investe nel
noleggio auto low cost.
Investindustrial, operatore di
private equity che fa capo
proprio alla famiglia Bonomi,
ha acquisito l’80% del capitale
di Goldcar Spain, società del
noleggio auto con una
rilevante quota di mercato in
Spagna e una presenza
significativa in Italia,
Portogallo e Malta. Il restante
20% del capitale resterà di
proprietà dei fondatori e
attuali proprietari. Non è la
prima volta che
Investindustrial punta al
settore del tempo libero e
dell’automotive, con i passati
investimenti in Gardaland
e in Ducati e Aston Martin.
I termini dell’operazione
Goldcar Spain non sono stati
resi noti ma la società di
noleggio auto, che gestisce
una flotta di oltre 32.000
veicoli, prevede di chiudere il
2014 con vendite per circa 225
milioni di euro e un margine
operativo loro di oltre 100
milioni.
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