realtà economica Lione
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IL FUTURO DELLE AUTOSTRADE URBANE, ANALISI ECONOMICA DELLA TANGENZIALE DI MESTRE E CONFRONTO CON ALTRE REALTÀ INTERNAZIONALI. Jérôme MASSIANI1,2 1. Introduzione Il contributo che l'analisi economica può fornire per una migliore inserzione paesaggistica e ambientale delle infrastrutture di trasporto in generale e, in particolare, della tangenziale di Mestre ci sembra meritare alcuni approfondimenti che sono oggetto dei seguenti paragrafi. E’ comune aspettarsi dagli economisti un contributo essenzialmente sotto forma di una stima dei costi (e, quando occorre, di ricavi). In realtà tale concezione dell'analisi economica appare estremamente riduttiva e neanche tanto specifica (dei costi o dei ricavi, li possono calcolare anche dei geometri, degli ingegneri) e ci sembra che, trattandosi nello specifico di un oggetto d’analisi di forte impronto pubblico - sia per la natura del soggetto pianificatore che per il carattere collettivo del servizio fornito, sia più rilevante interessarsi a contenuti prettamente "normativi” dell'analisi economica, concentrandosi sulla questione se sia migliorativo o peggiorativo un determinato intervento sull’infrastruttura, piuttosto che sulla questione descrittiva: “quanto costa ?”- andando a mobilitare anche 1 Università degli studi di Trieste, DICA, [email protected], piazzale europa 1, 34127 Trieste. IUAV, Tolentini, Venezia. 2 gli sviluppi della welfare economics, o quella di lettura più agevole dell’analisi costi-benefici. Per realizzare quest’analisi ci sembra necessario, in una prima sezione, anche a finalità didascaliche, rievocare, seppure in modo molto sintetico, i contributi più significativi dell'analisi economica per lo studio delle infrastrutture in interazione con il territorio, andando a sottolineare la varietà degli “oggetti” che l’analisi economica ha considerato nel suo “corpus” e fornendo sintetiche indicazioni sui metodi utilizzabili. In una seconda sezione, ci interesseremo al modo in cui il futuro delle autostrade urbane è stato trattato negli ultimi anni in varie metropoli del mondo industrializzato. L’intento non è di proporre un naif trasferimento delle strategie messe in opera in una certa realtà verso il contesto mestrino, dotato di tratti squisitamente propri, ma di avvicinarsi a possibili proposte con la consapevolezza di quanto è stato già sperimentato in altri contesti. In una terza sezione, ci concentreremo sul caso della tangenziale mostrando gli indirizzi che l’analisi economica suggerisce per tale infrastruttura. 2. Le infrastrutture e il territorio: i risultati dell’analisi economica Andando oltre i più evidenti aspetti di costi e ricavi, i lavori degli economisti si articolano secondo angolature molto diverse fra loro, ma comunque riconducibili a due componenti. In primo luogo si considera come l’infrastruttura fornisce accessibilità. In secondo luogo, si considerano diversi aspetti più strettamente negativi delle infrastrutture, legati all’esistenza di esternalità. L'infrastruttura al servizio dell’accessibilità La raison d’être dell’infrastruttura è di migliorare l’accessibilità, e non a caso si verifica che la maggiore parte dei benefici di un’infrastruttura deriva dalla riduzione dei cosi detti costi generalizzati di spostamento. Particolare rilievo é dato ai risparmi di tempo che nelle analisi costi-benefici rappresentano spesso più del 70 % dei benefici (Massiani, 2005). La comprensione completa di questi benefici comporta comunque qualche complessità in quanto i risparmi di tempo sono, secondo consolidata osservazione empirica, reinvestiti in un aumento delle distanze di percorso, maggiore espansione delle aree di spostamento, tipicamente illustrate dalla diffusione delle aree residenziali negli hinterland delle metropoli. Quest’osservazione è conosciuta sotto il nome di congettura di Zahavi, sulla costanza dei budget di tempo (ore giornaliere mediamente dedicate allo spostamento che rimangono sostanzialmente costanti nel tempo. Zahavi e Talvatie, 1980). L’esistenza di questi effetti indiretti non intacca comunque, almeno nelle sue grandi linee, la presa in considerazione dei risparmi di tempo come maggiore componente dei benefici delle infrastrutture, in quanto il reinvestimento dei risparmi di tempo in maggiori distanze di percorso è una conversione, più che un annullamento, dei benefici. Si può dunque in sintesi parlare di egemonia dei risparmi di tempo, seppure ritrasformati dai soggetti in altri benefici. Se l’accessibilità e, in particolare, la riduzione dei tempi di percorrenza, costituisce un elemento essenziale dell’analisi economica delle infrastrutture, tale analisi si è interessata sempre di più negli ultimi anni a considerare altri aspetti dell’interazione infrastrutture-territorio. Lungi dal poter dare un’immagine esaustiva di questi sviluppi, vogliamo nei paragrafi che seguono fornire alcuni elementi illustrativi dei principali oggetti di interesse per gli economisti, considerando successivamente il paesaggio e il verde urbano, “l’effet coupure” e la densità urbana. Il valore del paesaggio e del verde urbano Anche se di sviluppo relativamente recente, l'analisi economica dei paesaggi ha conosciuto un grande sviluppo negli ultimi vent’ anni. L'angolazione più frequente di questi lavori é di misurare l'importanza che vari elementi del paesaggio hanno per i soggetti economici. In altri termini, si tratta di dare un contro-valore (monetario) a caratteristiche paesaggistiche. Molti di questi lavori si concentrano su paesaggi di campagna (ad esempio: l’effetto degli elettrodotti sui paesaggi del Veneto (Tempesta e Marangon, 2007)). Alcuni lavori, meno numerosi, sono invece concentrati su paesaggi urbani. Uno degli esempi di punta di questi approcci é Gao e Asami (2007). In quest’ultimo studio si valuta l'effetto di alcune caratteristiche morfologiche della singola strada o del quartiere (ad esempio : “la continuità delle costruzioni sulla strada”) sul valore di loti edificabili in due metropoli giapponesi. Si evidenzia con questo tipo di ricerca quanto queste caratteristiche influiscono in maniera significativa sui prezzi ai quali sono venduti questi loti, informazione in base alla quale si può ricavare una quantificazione del valore di queste caratteristiche. Riguardo ad altri elementi di analisi, una vastissima letteratura é stata dedicata al valore dei parchi o, più in generale, alla presenza degli elementi del mondo vegetale (presenza di un singolo albero, di una foresta) nella città. Ad esempio, é stato studiato in vari contesti l'effetto della presenza di parchi sui valori immobiliari. Si può considerare questo campo come maturo, con disponibilità di risultati consolidati e possibilità di paragonare risultati ottenuti in contesti diversi. Rimane tuttavia intatta una difficoltà spesso presente in questo specifico tipo di studio, difficoltà che riguarda la metrica con la quale è misurata la presenza del verde: ciascuna valutazione sembra concentrarsi su un particolare aspetto della presenza dei parchi: dimensione, forma, distanza. Sono ovviamente tutte dimensioni che si combinano nella realtà per dare corpo alla presenza del verde nelle città: nessuno di questi indicatori è, da solo, in grado di fornire una descrizione esauriente di tale presenza. Ora resta che i risultati di studi di questo genere sono contingenti alla metrica scelta per l’analisi: in altre parole si può misurare il valore dell’essere più vicino a un parco, si può misurare il valore legato alla dimensione di un parco, si può anche valutare la sua forma, ma un parco reale è definito congiuntamente da tutte queste dimensioni mentre l’approccio analitico riesce difficilmente a coglierle simultaneamente. Malgrado questa difficoltà, ci sembra rilevante soffermarsi su applicazioni empiriche di tale metodo. Considerando, in primis, il contributo di un singolo albero al benessere delle popolazioni: si trovano valori di circa 50 dollari all'anno per un albero grande (“a 2002 analysis of Western Washington and Oregon cities indicates that per tree average annual benefit were (…) 48 to 53 $ for a large tree”. (Wolf, 2004). Tale ammontare è ottenuto considerando le economie d'energia, la riduzione del CO2, il miglioramento della qualità dell'aria, il controllo delle acque piovane e l'estetica. Considerando adesso risultati più complessivi, si può citare lo studio della Trust for Public Land (2009) che stima il controvalore economico di alcuni parchi nelle città statunitensi. Tali risultati sono presentati nel Riquadro 1 a titolo illustrativo. Riquadro 1 - valore economico dei parchi la presenza dei parchi a Washington aumenta di 1,2 miliardi di dollari annui, il valore degli immobili situati nella loro vicinanza (sulla base di un aumento di 5 % del valore delle proprietà situate a meno di 500 piedi da un parco) i parchi urbani di San Diego provvedono a un beneficio netto (in sostanza, si desume, ascrivibile al concetto di valore aggiunto) di 40 milioni di dollari per l'anno 2006. il contro valore del gradimento dell'utilizzo del parco da parte degli utenti, stimato per Boston a 354 milioni di dollari (anno 2006) il miglioramento delle condizioni di salute dei residenti legato alle attività fisiche (anche moderate) realizzate nei parchi. Si stima che nel caso di Sacramento riducono i costi del sistema sanitario di 19 milioni di dollari (2007) la capacità dei parchi di contribuire alla coesione, che lo studio propone a minimo di stimare attraverso le azioni di volontariato e le donazioni fatte ad associazioni che curano e promuovono questi parchi. Nel contesto di Philadelphia ammontano a 8,6 milioni di dollari per anno. la riduzione dei costi di trattamento delle acque piovane: 5 milioni di dollari (Philadelphia). la riduzione dell'inquinamento atmosferico: 19 milioni di dollari (Washington) Fonte : Trust For public land (2009) Questi risultati sono anche, per alcuni aspetti, soggetti ad approfondimenti o critiche, ma suggeriscono comunque con ragionevolezza che la messa in gioco non sia trascurabile e che sia doveroso per l'analisi economica del territorio prendere in considerazione il verde urbano. La strada come separazione e il valore della “pedonabilità” Oltre a produrre accessibilità, le infrastrutture contribuiscono paradossalmente a ridurla, almeno per gli spostamenti ortogonali al loro asse. Potremmo parlare usando termini stranieri di “effet coupure”, di “severance”. Le infrastrutture separano fisicamente due “aree” rendendo più difficili gli spostamenti ortogonali, in particolare gli attraversamenti pedonali, ma anche quelli automobilistici. Questo effetto è stato analizzato in termini piuttosto semplici da parte degli economisti. Uno dei motivi risiede verosimilmente nel fatto che i flussi ortogonali all’asse infrastrutturale sono di solito molto inferiori a quelli assiali (é proprio per questo motivo che l’infrastruttura segue il suo asse) o se non lo sono, tali flussi ortogonali sono spesso e volentieri accomodati nell’infrastruttura con attraversamenti: l’effet coupure non è totale, sussiste una certa pervietà. Quando si prende in considerazione questo effetto “coupure”, lo si fa nella forma di tempi addizionali di percorrenza (pedonali o automobilistici). Sarebbe facile suggerire come tale approccio possa essere in generale riduttivo, in quanto l’effet coupure agisce in realtà anche su vari aspetti del comportamento di spostamento. Ad esempio, utilizzando le varie componenti della “catena modellistica” utilizzata in ingegneria dei trasporti: l’effet coupure dovrebbe incidere sulla generazione di spostamenti, la loro distribuzione, la scelta modale e infine la scelta d’itinerari e non solo sull’ultima come sembra considerare la pratica valutativa attuale. Tale critica è giusta ma va temperata: secondo ogni probabilità, nella maggior parte dei casi, non incide molto sulle valutazioni che si possono fare essendo già di per se l’effet coupure un effetto di poco conto, almeno se lo consideriamo sulla base dei risultati disponibili (si veda l’analisi della RN 13 a Neuilly-sur-Seine, Heran e Darbera, 2006). Altro tema legato al precedente e di apparizione recente nell’economia dei trasporti è quello del valore della pedonabilità (“walkability”). Littman ( 2003) propone 8 componenti nei benefici economici della pedonabilità. Accessibilità Risparmio di costo per i consumatori Risparmio di costi per il settore pubblico. Efficacità nell’utilizzo del suolo Qualità della vita Effetto sulla salute Sviluppo economico Equità Anche se la conoscenza di ognuna di queste componenti ha un diverso grado di maturità, sembra oggi non solo doveroso ma anche possibile almeno per alcune voci (suggeriamo: il risparmio di costi per i consumatori e per il settore pubblico, l’effetto sulla salute, e in parte l’equità). La questione della densità urbana: il punto di vista degli economisti Oltre agli oggetti citati in precedenza, gli economisti si sono anche interessati ai fenomeni secondo una scala più globale considerando non singole realtà (il parco, l’infrastruttura) ma principi di sviluppo urbano legati alle infrastrutture. In particolare, si sono interessati al tema della densità urbana, in quanto fortemente determinata, a monte, da scelte pianificatorie (attribuzione di diritti edificatori in zone centrali o periferiche) e infrastrutturali (costruzione di tangenziali) e fortemente determinante a valle: distanze di percorrenze delle mobilità quotidiane, scelta modale. Queste preoccupazioni trovano la loro espressione più paradigmatica nei lavori di Newman e Kenworthy (1999), illustrati sulla Figura 1, dove emerge la relazione fortemente decrescente fra densità di alcune realtà urbane attraverso il mondo e consumi energetici individuali per trasporto privato. Figura 1 - Densità abitativa e consumi energetici Fonte: Millennium Cities Database for Sustainable Transport (1999) Figura 2 – localizzazione abitativa e scelta modale a Mestre Fonte: comune di Venezia, 2009 Più vicino al nostro contesto di interesse, esistono anche dati a supporto dell’esistenza di una virtuosa relazione fra scelte insediative “compatte” e uso dei trasporti pubblici. Tale relazione può essere illustrata dalla Figura 2 estratta dal Piano Urbano della Mobilità di area vasta di Venezia dove si mette in evidenza (porzione verde di ogni cerchio) il peso più importante del trasporto pubblico per gli spostamenti da/verso le aree più centrali di Mestre. In conclusione, dunque, oltre ai singoli oggetti, l’analisi economica è anche in grado di fornire qualificate (e, a volte, quantificate) indicazioni sulla validità di alcuni principi di pianificazione. Indicazioni che mettono anche in evidenza come il futuro delle infrastrutture stradali non può essere concepito solo in considerazione degli interventi sull’infrastruttura stessa ma anche in base a interventi più sistemici. 3. L’evoluzione delle autostrade urbane Esiste une dialettica fra due dimensioni contrapposte, i due visi dell’infrastruttura: da un lato, l'infrastruttura nella sua funzione a sopporto alla mobilità, dotata di molteplici virtù; dall'altra parte l'infrastruttura come ferita del territorio: infrastruttura che emette rumore, che separa i quartieri, che crea intrusione visiva... In merito a questa duplice funzione, forse non esiste situazione più paradigmatica che proprio della tangenziale di Mestre. Per capire meglio questa duplice natura dell'infrastruttura e mostrare la sua dimensione economica ci proponiamo, senza rinunciare a capire pienamente la specificità della tangenziale, di esaminare come altre metropoli hanno effettuato delle scelte riguardo a infrastrutture autostradali in contesto urbano. Oltre a mostrare la varietà delle risposte, ci interesserà capire quanto queste risposte siano legate a elementi specifici del contesto. In quest’analisi ci concentreremo sulla riconversione o l’evoluzione d’infrastrutture esistenti, essendo tale la tangenziale di Venezia. Ci riferiremo a materiale di tipo accademico (Cervero, 2006 ; Lessard et al, 2006 ; Masenten, 2004) o professionale (Société du Havre de Montréal 2004, Waterfront Toronto, 2009 ). Daremmo volutamente meno importanza alle autostrade di recente costruzione in contesti urbani o periurbani (tratto della E18 a Stoccolma, A100 a Berlino, A86 nella periferia di Parigi, parti più recenti delle Ramblas di Barcellona, espansione della rete autostradale in certe città dei paesi emergenti (caso emblematico: Santiago del Cile)). Non si vuole in questo modo ignorare le lezioni fornite da tali realizzazioni. Anzi forniscono notevoli insegnamenti in particolare attraverso il loro rifiutare un modulo unico ma, al contrario, proporre sequenze di elementi progettuali pensati in funzione di una lettura fine del territorio (esemplare il camaïeu di tunnel, ponti e sezione a raso della nuova E18 a Stoccolma, o le sequenze della A86 a Nanterre) e comunque confermano una forte attenzione all’inserzione ambientale con sezioni prevalentemente interrate o trattato come Boulevard urbain (Barcellona). Il Riquadro 2 elenca una serie di situazioni d’interesse per il futuro delle autostrade urbano, cioè situazioni dove amministrazioni si sono trovate o si trovano di fronte a decisioni da prendere in merito. Fatta questa premessa, ci concentreremo nella parte successiva su un numero limitato di progetti, scelti in quanto rappresentano delle situazioni ben distinte. Il futuro delle autostrade urbane: strategie e situazioni a confronto Questi interventi possono essere caratterizzati secondo due assi che riproducono le due facce dell’ infrastruttura. L’asse orizzontale rappresenta la capacità di scorrimento offerta dall’infrastruttura. L’asse verticale rappresenta il grado d’integrazione paesaggistico - ambientale dell’infrastruttura. Si mettono in evidenza, attraverso diverse localizzazioni dei progetti su questi due assi (Figura 3), diverse tipologie di progetto. Figura 3 - il futuro delle autostrade urbane: situazioni a confronto Fonte: elaborazione degli autori 1 – Smantellamento Partendo dall’alto a sinistra si trovano le situazioni più audaci, in controtendenza rispetto all’impostazione infrastrutturante della modernità, delle strategie. Sono strategie che mirano a una riduzione della capacità complessiva di scorrimento del traffico offerta dalla specifica realtà. Casi emblematici di tale strategia sono il Cheong Gye Cheong a Seul, dove un’autostrada urbana in viadotto sopra l’alveo di un torrente è stata smantellata riportando alla luce il vecchio corso d’acqua (Figura 4). Altro caso emblematico è quello di Milwaukee dove la Parkland Freeway, autostrada in viadotto vicino al centro della città è stata abbattuta per lasciare il campo a un boulevard urbano. Altri esempi significativi sono Portland, precursore nella materia, in quanto realizzo’ un’operazione di questo tipo più di trent’anni fa, e San Francisco che ha smantellato due bretelle autostradali: Embarcardero Freeway e Central Freeway. Riquadro 2 – il futuro delle autostrade urbane: una problematica mondiale AMERICA DEL NORD ASIA Canada Corea Gardiner Expressway, Toronto Bonnaventure Expressway, Montréal GCG, Seul EUROPA Messico Germania Torres Satelite, Mexico City Stati Uniti Embarcadero freeway, San Francisco Buffalo Bayou Park, Houston, (TX) Louisville Waterfront Park, Louisville, (KY) Central Artery, Boston Central freeway, San Francisco Alaskan way Viaduct, Seattle Park east corridor, Milwaukee Allegheny Riverfront Park, Pittsburgh Brooklyn Waterfront Park, Brooklyn Harlem Piers Park, Harlem (NY) Splash Pad, Oakland (CA) Freeway Park, Seattle Olympic Sculpture Park, Seattle Grand Central Station, New York George Washington Bridge, New York Central Artery, Boston Mount Baker Tunnel, Seattle Capitol Mall Tunnel: I395, Washington DC I 81, Syracuse Skyway, Buffalo Route 5, Buffalo WestShoreway, Cleveland Riverfront Parkway, Chattanooga East river esplanade, New York Whitehurst freeway, Washington DC Harbour Drive, Portland (OR) A100, Berlino Schlangenbader Strasse, Berlin-Wilmersdorf Spagna Moll de la Fusta, Barcelona Cobertura da la Ronda, Barcelona Placa de Glories Catalanes, Barcelona Trinitat Cloverleaf Park, Barcelona Cinturon, Barcelona m30, Madrid Francia Les arches du viaduc, Issy les Moulineaux (Paris) A86, Nanterre (Paris) A1 , Saint Denis (Paris) A6-A7, Lyon A7, Marseille A199 , Torcy-Champs sur Marne A4, Reims A31, Metz Boulevard circulaire, la Défense RN13, Neuilly-sur-Seine Paesi Bassi A8ernA, Zaanstadt Carrasco Square, Amsterdam Groene Loper-A2, Maastricht Svezia E18, Stoccolma 10 Figura 4 - il Cheong Gye Cheon a – prima dell’intervento b – dopo l’intervento 2 – Adattamento o sostituzione migliorativa Una seconda strategia mira soprattutto a migliorare l’inserimento paesaggistico delle autostrade senza portare significativi cambiamenti alla funzione di scorrimento dei flussi. In realtà questo insieme riguarda due situazioni ben distinte. 2 - a: in alcuni casi si cerca di tirare il miglior partito possibile della presenza senza modificare l’assetto viario. Emblematica di quest’approccio è il progetto A8rena a Zaanart in Olanda dove gli spazzi sotto un viadotto sono stati utilizzati per istallare diverse amenities o servizi: pista per roller, negozi, parcheggi, piccola darsena, con particolare cura nella finitura degli spazzi. Altro esempio di intervento “fine” di questo tipo riguarda il progetto di les Arches à Issy-les-Moulineaux (nella periferia di Parigi), dove gli archi sottostanti a un viadotto (ferroviario in questo caso, ma l’esempio ci sembra di interesse al di là della diversa modalità di trasporto che serve) sono stati utilizzati per ricavare degli edifici addebiti a funzioni culturali, secondo un modulo architettonico che sottolinea la peculiarità degli spazzi utilizzati. Altri interventi appartenenti a questo insieme riguardano il recupero a parco delle aree sottostanti a grandi nodi autostradali: realizzazione di un parco a Louisville (Kentucky) e a Houston (Texas), due realizzazioni che si caratterizzano per la conservazione dell’assetto viario, dalle grandi superfici oggetto dell’intervento e da una funzione prevalentemente ricreativa (verde urbano). 2 - b: In altri casi s’incontrano progetti che necessitano di un intervento palese sulla viabilità, tali interventi, intesi come sostituzione migliorativa, non portano a un aumento, se no marginale, della capacità dell’infrastruttura ma consentono una migliore inserzione paesaggistica e ambientale. Di solito si tratta di progetti che necessitano l’interramento di una viabilità precedentemente a raso (RN 13 a Neuilly-sur-Seine alle porte di Parigi, Error! Reference source not found.) o la copertura di un’infrastruttura in trincea (A1 a Saint Denis alle porte di Parigi, o anche numerosi interventi sul Boulevard Périphérique de Paris - ad esempio Porte de Bagnolet). 3 – Espansione e miglioramento Una terza categoria di progetti si caratterizza per la ricerca simultanea di una facilitazione dei flussi e di un miglioramento dell’inserzione ambientale e paesaggistica. Il progetto più emblematico in merito è il Big Dig di Boston, progetto complesso dal punto di vista tecnico che implica l’interramento di un’autostrada nel centro di Boston e la costruzione di diversi ponti e tunnel per offrire percorsi alternativi a quello preesistente. In questa categoria si collocano anche alcune realizzazioni in contesto periurbano dove autostrade sono state costruite in trincea con copertura. Ad esempio la A86, che svolge di secondo anello autostradale attorno a Parigi contiene numerose tratte di questo tipo: a Nanterre ha preso il posto di una strada statale a raso e lo spazio ricreato in superficie, dopo la costruzione dell’autostrada in trincea coperta, è stato ricuperato per creare parchi, mercati ecc. 4 – Infrastrutturazione Infine si aggiunge una quarta tipologia di interventi, meno originale, e che ha costituito per anni l’asse essenziale di sviluppo delle autostrade in ambito urbano. L’A100 a Berlino, le autostrade urbane di Santiago del Cile (Autopista Vespucio Norte Express o Autopista Costanera Norte aperta nel 2005), la E18 di Stoccolma rappresentano vari esempi di espansione attuale della rete autostradale in contesto urbano. Questi tre esempi fanno tuttavia apparire la diversità delle situazioni: in un caso un paese emergente, caratterizzato da forti tassi di crescita, con forte espansione dell’uso e della proprietà dell’automobile ; in un altro caso, l’A100 a Berlino, legata al processo di ricucitura delle due parti della città separate per decenni. L’obbiettivo è, in prima istanza, di tipo trasportistico, anche se il progetto include alcune misure di mitigazione, l’impatto paesaggistico ambientale può difficilmente essere giudicato positivo. Infine la situazione della E18 fa apparire maggiore complessità, in una situazione di rete autostradale matura, con costruzione di alcune tratte in tunnel o in ponte e smantellamento di alcune tratte di tipo autostradale in contesto urbano. Emergono in questo modo diverse orientazioni da parte del decisore pubblico sul futuro delle autostrade urbane. Nella sezione che segue ci concentriamo sulla maniera in cui ognuno dei diversi percorsi progettuali sono in gran parte determinati da alcuni elementi di contesto. Degli interventi fortemente dipendenti dal contesto Le evoluzioni messe in opera nei vari contesti sono fortemente determinate dalle caratteristiche stesse del contesto (Napolitan e Zegras, 2008). Questo è particolarmente visibile per quanto riguarda le operazioni di smantellamento che fanno apparire caratteristiche non banali. Sono spesso caratterizzate dall’esistenza di dissesti più o meno seri dell’infrastruttura (di seguito a eventi catastrofici come a San Francisco o Seattle, o comunque di invecchiamento precoce come a Seul) ; sono spesso infrastrutture di distribuzione terminale del sistema autostradale (San Francisco Embarcadero), se non tronchi monchi di un progetto autostradale di più ampia scala non interamente realizzato (Milwaukee) mentre sono raramente parte di un attraversamento delle città. Inoltre sono molto spesso siti di rilevanza paesaggistica, in particolare lungo rive lacustri (Buffalo), fluviali (Milwaukee), o marine (San Francisco) o, come nel caso di Seul, sopra il letto di una roggia. Appare dunque chiaramente che queste condizioni non sono comuni. Sono inoltre caratteristiche di aree del mondo con forte dotazioni autostradali, dove l’utilità marginale di alcuni tronchi, per adottare i termini micro economici, può aver raggiunto livelli mediobassi. Sono più rari, invece, le situazioni corrispondenti alla seconda categoria: adattamento (2-a), almeno quelli di qualche entità, documentabili nella letteratura scientifica o professionale. In realtà, basta che l’infrastruttura offri un “sotto” per fare in modo che, considerando anche la scarsità di terreni immanente ai contesti urbani, ci sia un processo di utilizzo (vedasi l’esempio del viaduc des arts a Parigi, per anni interessato da autorimesse e autoriparatori prima di essere oggetto di una riabilitazione di stampo più pregiato). In realtà, queste situazioni di adattamento potrebbero non essere rare, ma essere spesso realizzate in modo spontaneo, e per questo stesso motivo, poco documentate. Quando invece, adattamenti di questo tipo acquisiscono un carattere pianificatore, si tratta in generale di luoghi con caratteristiche architettoniche di rilievo, in contesti segnati in generale da una grande visibilità, e in contesti politico-istituzionali caratterizzati da una forte presenza del settore pubblico e da una cultura amministrativa a favore dell’innovazione (Francia, Paesi Bassi ad esempio). Per quanto riguarda gli interventi di sostituzione migliorativa (RN13 a Neuilly-sur-Seine, A1 a Saint Denis), s’incontrano situazioni di forte densità di traffico (che rende difficilmente attuabile una riduzione della capacità) e di forte densità abitativa o forte intensità di funzioni (A7 in Marsiglia, A2 in Maastricht), che rendono pesanti le esternalità del traffico. Questo tipo di interventi sembra, come la precedente categoria, legato all’esistenza di una rete autostradale estesa e a una cultura politica intervenzionista. Per quanto riguarda, infine, gli interventi destinati ad aumentare la capacità della rete e, nel contempo, migliorare le condizioni paesaggisticheambientali lungo l’asse autostradale, appartengono soprattutto alla categoria dei mega progetti, come esemplificato dal Big Dig bostoniano. Si caratterizzano da forte intensità di traffico e forte densità abitativa con alti livelli di ricchezza. Al di là delle proprie singolarità di ogni tipo di progetto, appare anche l’impossibilita di trovare degli interventi che siano facilmente paragonabili alla situazione di Mestre. E’ vero che nell’effettuare il presente lavoro, sono state anche trovate alcune situazioni con forti similitudini con la Tangenziale di Venezia, ma corrispondono a situazioni di sostanziale fermo (in assenza di un vero e proprio progetto alternativo) , o a situazioni molto a monte, dove il progetto si esprime ancora in termini molto generali. Interessante a questo proposito è la situazione della A6-A7 sulla Presqu’ile di Lione, le cui funzioni potrebbero essere ridefinite dopo l’apertura di un passante autostradale che allontana il traffico di transito dal centro della metropoli (ma, a differenza di Mestre, l’autostrada passa in una zona rinchiusa della città, con limitata incidenza sul vivere della città). Interessanti sono anche le situazioni della A31 a Metz e della A4 a Reims, tutte e due cittadine del nordest della Francia, in quanto corrispondono ad autostrade in ambito urbano, che lambiscono il centro città, con forte incidenza del traffico, sollevate dalla costruzione in corso di infrastrutture di “contournement” (ma anche lì ci sono differenze in quanto non sono costruite in viadotto, sono più nettamente separate dall’abitato e, inoltre, corrispondono, per ora, solo a “concetti”, idee, dibattiti, e non a un vero e proprio progetto). Analisi costi-benefici dei progetti di riqualificazione di autostrade urbane In questa sezione, l’intenzione nostra è di esaminare i risultati forniti da diversi studi di valutazione socio-economica o, in altri termini di “analisi costi-benefici”. Si tratta di una tecnica dell’economia normativa che ha come scopo di misurare con una singola metrica (quella monetaria) i diversi vantaggi e svantaggi di un determinato intervento. A differenza di altri rami dell’analisi economica, l’analisi costi-benefici non si limita a considerare l’effetto di un intervento su una determinata categoria di utenti (profitto delle aziende, spese del settore pubblico ad esempio) bensì di rapportare l’insieme dei costi sostenuti dal sistema economico con i benefici che ne derivano. Questa tecnica tende ad assumere un’importanza sempre maggiore nel contesto delle scelte pubbliche. In diversi paesi del mondo industrializzati, sottoporre un progetto stradale a un’analisi di questo tipo secondo criteri predefiniti fa parte dell’iter approvativo (cf per la Francia: Ministère de l’Equipement, 1998, o in Inghilterra le procedure descritte nel COBA Manual). In alcuni paesi, i cambiamenti della regolamentazione devono essere valutati attraverso un’analisi di impatto (per esempio, negli Stati Uniti: Regulatory Impact Assessment) che si apparenta a un’analisi costibenefici. Infine, nel contesto della pianificazione territoriale, hanno luogo evoluzioni, in particolare sotto la spinta di nuove normative comunitarie (Direttiva 2001/42 sulla valutazione ambientale strategica dei documenti di pianificazione) che tendono a imporre un’analisi sistematica degli impatti degli interventi prospettati dal decisore pubblico. In questo contesto, risulterebbe utile mettere in luce alcuni risultati esistenti su progetti di riqualificazione di autostrade urbane, non tanto nell’idea ingenua di poterli ricalcarli tali e quali sul caso veneziano ma nell’idea di mettere in evidenza alcuni risultati salienti o alcune domande da avere in mente per la valutazione della situazione mestrina. Dei dati frammentari e non sempre paragonabili Una prima difficoltà, già di per se dirimente, riguarda la difficoltà a disporre di indicazioni di costo coerenti per i singoli progetti (si veda Figura 5 per una panoramica sulla base dei dati disponibili). Nella maggior parte dei casi, l’informazione disponibile sui costi non è propriamente definita. In alcuni casi, non è fornita indicazione di chi (in estrema sintesi pubblico e privato) sopporta il costo, il che comporta una rilevante differenza per l’attuazione di un’analisi costi-benefici (il costo privato è un costo che gli operatori acconsentono di accollarsi, il costo pubblico, facendo rientrare la capacità coercitiva da parte dello Stato, introduce distorsioni di cui l’analisi deve tenere conto: “a public project is a disturbance to an economy in equilibrium”, Bell e Devarian, 1983). In molti casi, sorgono anche difficoltà interpretative quando il progetto genera anche dei ricavi per l’autorità che lo intraprende: situazione che occorre non raramente (offerta di nuovi diritti edificatori per i developers, concessione autostradale che genera royalties, cambiamento delle basi imponibili che modifica i ricavi fiscali), che in generale non sono considerati nei dati disponibili. Figura 5 - costi di diversi progetti di interventi su autostrade urbane Nota: Ogni cerchio è centrato sul progetto che riguarda. Il cerchio che occupa la quasi totalità del grafico corrisponde al progetto di Boston. Fonte: elaborazione degli autori. Fatta presente questa difficoltà, se ne incontra una seconda legata alla scarsa disponibilità di risultati di analisi costi-benefici. Dall’insieme dei progetti presentati in questo documento, solo due sono oggetto di una propria analisi costi-benefici, e di questi solo uno è sufficientemente documentato in una lingua a noi accessibile: l’analisi del progetto di interramento della RN13 à Neuilly-sur-Seine (Ministère de l’Equipement, 2006, Heran e Darbera, 2006; Heran, 2009). Il secondo progetto, Cheong Gye Cheong è documentato in modo molto aneddotico in inglese3. Tale limitatezza dei dati disponibili non è solo ascrivibile alla discrezionalità con la quale alcune amministrazioni vogliono trattare questo tipo di 3 Alcuni dati sono anche disponibili riguardante il Big Dig di Boston (Anderson, 2006) ma ci sembra che il caso sia troppo distinto della situazione di Venezia per fornire utili insegnamenti. investimento. Si spiega anche da specifiche difficoltà dell’analisi costibenefici che ricorono in contesti urbani. Come ricordava Quinet (1998), in contesti urbani s’incontrano: “rendimenti crescenti e esternalità d’agglomerazione, forti esternalità negative ambientali, interazioni forti fra trasporto, utilizzo dei suoli, evoluzione dei sistemi urbani, tre elementi segnati da effetto di soglia, non linearità, irreversibilità e distorsioni". Non a caso la maggiore parte delle linee-guida emanate dalle amministrazioni incaricate della valutazione di investimenti riguardano contesti extraurbani (si veda Ministère de l’équipement, 1998, che si riferisce esplicitamente a progetti in “rase campagne” cioè campagna aperta.) Fatte queste premesse, giove presentare i risultati disponibili. L’analisi costi-benefici dell’interramento della RN13 a Neuilly-surSeine Una presentazione sintetica dei costi e benefici socio-economici del progetto di interramento della RN13 a Neuilly-sur-Seine è presentato nella Tabella 1. Questa tabella riporta il valore attualizzato (rapportato all’anno di realizzazione dei calcoli) dei costi e dei benefici generati dalla realizzazione del progetto. Si mette in evidenza come il risultato sia quasi unicamente determinato da due voci: il costo di realizzazione e l’effetto sui tempi di spostamento. Emerge anche il saldo negativo dell’operazione. Quest’ultimo risultato ci sembra, tuttavia, non essere molto probante. Come specifica il dossier d’informazione pubblica dal quale è estratta la Tabella 1, i risparmi di tempo sono compiutati unicamente sulla tratta oggetto dell’operazione4. Non è qua il luogo per discutere dell’adeguatezza del metodo finalmente ritenuto nel dossier public, ma rimane un’avvertenza sulla contingenza del risultato ottenuto riguardo a un’ipotesi fortemente condizionante. 4 Chi estende queste linee per aver proprio lavorato su questo progetto, sa che questo tipo di ipotesi sono tali da cambiare l’esito della valutazione socio economica : se si prendono in considerazione le variazioni di tempi di percorrenza consentiti, per effetto indiretto, al di fuori dell’infrastruttura i risparmi di tempo possono essere moltiplicati per un fattore quattro o cinque, un elemento tale da modificare il segno del risultato complessivo. Tabella 1 – costi e benefici ( milioni di Euro, valore attualizzato) Costi: Costruzione Manutenzione Totale: 530 21 551 Risparmio di tempo Incidenti Distanza Rumore Inquinamento Totale: 115 7 0 25 0 147 Benefici: Fonte: Ministère des Transports, (2006) Al di là di questi elementi, opinabili, e dell’esito globalmente negativo della valutazione,difficilmente generalizzabile, quello che illustra l’esempio della RN13 è il carattere dominante dei risparmi di tempo nella valutazione. Tale constatazione rimane valida anche alla luce degli approfondimenti realizzati successivamente con particolare attenzione agli altri elementi della valutazione (cf. Heran, 2009, per un’analisi dettagliata dell’effet coupure). Cheong Gye Cheon Sono pochi gli elementi disponibili sulla valutazione socio-economica dello smantellamento dell’autostrada Cheong Gye Cheon a Seul. Alcune indicazioni sono date in modo più che sintetico in alcune slide mostrate durante convegni internazionali (Soo Hong Noh, 2006). Si trova un riferimento a uno studio (Young-Sung, 2005), per altro non disponibile (almeno in inglese) secondo le nostre ricerche. I dati disponibili appaiono, dunque, molto superficiali e non consentono di farsi un’idea del saldo dei costi e dei benefici del progetto che richiederebbe invece la possibilità di indagare con sufficiente approfondimento le modalità di valutazione utilizzate5. Figura 6 – analisi costi-benefici del Cheon Gye Cheon Da: Soo Hong Noh (2006) Oltre a queste indicazioni sulla valutazione costi-benefici, si trovano più approfondite valutazioni riguardanti l’effetto dell’intervento sui valori immobiliari. Basarsi sui valori immobiliari per realizzare una valutazione dei benefici di un intervento pubblico, può essere di aiuto in quanto l’aumento dei prezzi è conseguenza di un maggiore gradimento da parte dei consumatori. In realtà, ci sono varie difficoltà nell’utilizzo dei valori fondiari, oltre a quelle legate alle diverse condizioni di ricchezza dei soggetti che possono essere avvantaggiati dall‘intervento pubblico (in estrema sintesi: l’aumento di valore degli immobili sarà tanto più forte quanto più le popolazioni che 5 Si nota anche che il riferimento al rapporto Benefici/Costi fornito da Soo Hong Noh (2006) non é rigoroso dal punto di vista dell’analisi economica (Rosen, 2004), almeno finche non è definito un modo univoco di distinguere un aumento di costo e una riduzione dei benefici. determinano questo cambiamento saranno caratterizzate da redditi elevati; una distorsione che il decisore pubblico potrebbe non voler accettare nella sua valutazione) e difficoltà legate al trattamento degli effetti di sostituzione: la procedura di valutazione dovrebbe prevedere un trattamento concettualmente rigoroso da eventuali perdite di valore di immobili che non sono nell’area di intervento. Un’altra difficoltà, di cui gli economisti sono di solito ben consapevoli –ma chi utilizza le loro analisi forse no– riguarda il rischio di doppio conteggio. In effetti, l’aumento di valore degli immobili è causata da fattori quali la riduzione del rumore o la maggiore amenità degli spazi. Se si contabilizzano come beneficio degli interventi sia questi benefici che gli effetti sui valori immobiliari, si conta due volte la stessa cosa. Dunque è necessario interrogarsi, prima di un’eventuale utilizzo dei valore immobiliari, su quali effetti sono capitalizzati in questi valori e quali non lo siano. In conclusione, non si può che essere cauti nel citare fonte giornalistiche che indicano aumenti dei valori immobiliari di 3 miliardi di dollari consecutivi al progetto Cheong Gye Cheon. Dei risultati distorti a favore dell’infrastrutturazione ? Per concludere questa presentazione sui pochi risultati disponibili in materia di valutazione costi-benefici di interventi su autostrade urbane, ci sembra utile soffermarci su alcune possibili distorsioni dell’analisi costibenefici che potrebbero tradursi da esiti esageratamente favorevoli alla realizzazione di infrastrutture o, comunque, all’aumento della capacità stradale. Un primo elemento, ben conosciuto ma di difficile soluzione, riguarda i cosi detti “intangibili”: cioè quelle modifiche di difficile valorizzazione. Per questo tipo di problematica la soluzione a volte adottata, di attribuire valore nullo a tali effetti, rischia spesso di introdurre distorsioni nell’analisi in quanto il valore 0 non è neutro ed è un’affermazione molto forte sull’effetto considerato. E’ lecito allora chiedersi in che senso agisce tale distorsione: se é a favore o a disfavore della realizzazione delle infrastrutture. Se da un lato sia i benefici che i costi di un’infrastruttura possono essere intangibili, dall’altro i costi delle infrastrutture includono numerosi elementi di difficile quantificazione come, ad esempio, gli “effet coupure”, o concetti più qualitativi come la “vita di quartiere”, la maggiore inclusione sociale che consente un sistema di trasporto con forte componente collettiva o, addirittura, i sistemi di valore promossi dalla civiltà automobile. In conclusione, sarebbe un controsenso voler dimostrare che gli intangibili influiscono a priori più fortemente sui benefici o sui costi di un progetto d’infrastruttura. Si può solo suggerire come più consone alla propria esperienza di valutatore, l’esistenza di importanti svantaggi intangibili dei progetti infrastrutturanti. Oltre a questa difficoltà, di carattere generale, ci sono due considerazioni di tipo più strettamente tecnico che rivestono grande importanza per inquadrare adeguatamente la portata delle valutazioni costibenefici. La prima, che abbiamo già citata, riguarda la conversione dei risparmi di tempo in scelte localizzative da parte degli utenti della rete di trasporto. In questo processo, è teoricamente giusto considerare che i benefici degli utenti non siano ridotti. Dunque rimane sostanzialmente giusto contabilizzare i risparmi di tempo come vantaggio dell’infrastruttura anche se annullati in ragione da ulteriori scelte da parte degli utenti. Tuttavia, in questo processo i consumatori spostano i loro consumi verso prodotti che hanno maggior esternalità (scegliendo di vivere più lontano del suo lavoro si consuma più mobilità automobile che è un prodotto con forte esternalità) e questo effetto non è preso in considerazione nelle modalità anche standardizzate di valutazione costi-benefici. Un altro problema sorge quando esiste una domanda latente di spostamenti automobili. Le procedure di calcolo utilizzate nella maggiore parte dei casi funzionano con una matrice degli spostamenti a quantità fissa. Questo non è coerente con il fatto che l’aumento della dotazione infrastrutturale può liberare una domanda di spostamenti automobilistici finora contenuta. Empiricamente si verifica che il traffico tende ad aggiustarsi alla dotazione infrastrutturale (Hansen e Huang, 1997) e questo ha implicazioni sui risultati dell’analisi costi-benefici: “The empirical results have an important policy implication for the evaluation of projects that increase road capacity, namely that standard methods of cost-benefit analysis may tend to overestimate the net benefits of such projects by a significant amount.” Romilly (2003). In conclusione, quello che suggerisce questo excursus nelle procedure di valutazione può essere sintetizzato in due punti. Da un lato, i risultati di analisi costi-benefici che sono di interesse per la situazione di Mestre appaiono poco numerosi, e poco trasferibili alla situazione di interesse. Tutt’al più pare interessante la situazione della RN13 a Neuilly-sur-Seine in particolare per l’attenzione con la quale è stato considerato il tema dell’effet coupure, in alcuni lavori di approfondimento, una dimensione sicuramente rilevante per la situazione veneziana. E’ interessante costatare che, malgrado l’attenzione dedicata a questo tema, i benefici legati alla diminuzione dell’effet coupure non riescono a emergere in confronto con altri aspetti (costo, risparmi di tempo di percorrenza). Da l’altro lato, emerge, comunque, un’interrogazione sulle procedure di analisi costibenefici in uso e sulle loro possibili distorsioni a favore della produzione di infrastrutture. 4. Il futuro della tangenziale di Mestre In quest’ultima sezione mettiamo in evidenza gli insegnamenti dell'analisi economica utili alla definizioni di indirizzi specifici per il futuro della tangenziale di Mestre. In una prima parte si mettono in evidenza alcuni elementi di contesto, successivamente si formulano alcuni indirizzi Elementi di contesto Sarebbe tentante, ma secondo noi sbagliato, volere, a questo punto dell’analisi concludere sul futuro della tangenziale di Mestre. Il rischio sarebbe, secondo noi, di seguire un’impostazione eccessivamente centrata sull’infrastruttura. A questo proposito ci sono quattro elementi che ci sembrano importante enfatizzare prima di procedere verso le conclusioni. Un primo aspetto riguarda una valutazione di massima sull’importanza delle esternalità legate ai trasporti, un secondo elemento riguarda alcune “leggi” o almeno regolarità costatate nella relazione fra offerta di capacità stradale e congestione. Un terzo elemento riguarda il contesto energetico che determina l’evoluzione prevedibile della mobilità meccanizzata individuale. Un quarto elemento, più centrato sul metodo, riguarda la necessità di riflettere prendendo in considerazione interventi che, per la loro natura, o la loro localizzazione non sono centrati sulla tangenziale ma possono comunque essere determinanti per il suo futuro. La rilevanza delle esternalità dei trasporti Una prima considerazione riguarda, dunque, il peso importante delle esternalità dei trasporti. Lo studio più completo in merito disponibile per l’Italia evidenzia come le esternalità negative legate ai trasporti siano tanto importanti da rappresentare, nel caso dell’Italia, il 6 % del PIL (Amici della terra e Trenitalia, 2005). Questa cifra ricopre realtà diverse nella loro natura (rumore, inquinamento atmosferico) e anche nel loro significato economico (in alcuni casi si tratta di spesa pubblica o privata per ovviare agli effetti dei trasporti ; in altri casi si tratta dell’equivalente della perdita di benessere causata da un danno). Una cifra che rapportata a stime del PIL locale dell’area (parte di Venezia su terra ferma) si aggira a 200 milioni d’euro annui, cifra che evidenzia il forte impatto delle esternalità dei trasporti sul benessere delle popolazioni. La tendenza alla saturazione delle infrastrutture periurbane In secondo luogo, preme evidenziare come, a parità di altri fattori, esiste una tendenza delle infrastrutture stradali periurbane a congestionarsi indipendentemente dell’espansione della capacità. Downs (1962, 1992) ha così formulato una “legge fondamentale della congestione”. Questo non implica, come si afferma a volte erroneamente, che le espansioni di capacità, ivi realizzate, siano inutili: il livello di congestione si realizza a capacità (e dunque a traffico) superiore. L’utilità delle infrastrutture è, allora, di consentire la realizzazione di un maggior numero di spostamenti (o di spostamenti più lunghi). Implica, invece, che la prospettiva di vedere la tangenziale di Mestre durevolmente liberata dalla congestione non è coerente con l’osservazione pregressa sulle autostrade urbane. Il depauperamento delle fonti di energia non rinnovabili Un terzo fattore, che si contrappone al precedente, riguarda la rarefazione delle fonti d'energia fossile; fenomeno che porta in sè ovvie conseguenze sul tipo di mobilità e sull'uso di infrastrutture autostradali. Il tema del depauperamento energetico, o le sue espressioni più estreme dell'esaurimento o della deplezione, ha anche preso importanza, se non nel dibattito politico, almeno nella percezione dell'opinione pubblica attraverso il sensibile aumento dei costi della benzina negli ultimi anni. Effettuare un ragionamento complessivo attento a tutti gli aspetti di questo tema, esula dal presente documento. In particolare, i meccanismi tramite i quali la limitatezza delle risorse fossili possono influire sugli stili di vita e sui tipi di consumi sono complessi e fanno intervenire numerose ''moli'' (intensificazione della ricerca dedicata al miglioramento dell'efficienza energetica, possibilità di sfruttare nuove fonti di energia, ...). Al di là della complessità dei meccanismi, va sostanzialmente sostenuto che la natura limitata delle risorse fossili, il carattere secondario (nel senso di derivato) di molte delle energie prospettate come sostitutivi delle energie fossili (elettricità, idrogeno, ma anche gli agro-carburanti), l'aumento dei costi marginali di estrazione, nonché last but not least, l'intensificazione dei consumi a scala planetaria, fanno prospettare a medio-lungo termine una tendenza al rialzo dei costi dell’energia utilizzabile per la mobilità. Non ci sembra ragionevole parlare del futuro della tangenziale di Mestre, senza avere in mente queste tendenze. La maggiore parte degli interventi che INfluiscono SuLla tangenziale non sono stricto sensu degli interventi sulla tangenziale Una quarta serie di considerazioni riguarda la necessità di pensare anche a interventi al di fuori del comprensorio autostradale per immaginare il futuro della tangenziale di Mestre. Molti interventi che determinano il futuro della tangenziale hanno luogo al di fuori della tangenziale. In particolare modo, i processi insediativi sono di primaria importanza nella determinazione dell’entità dei flussi. La ripartizione spaziale delle attività, il carattere multifunzionale degli insediamenti determinano la mole di spostamenti e la modalità di trasporto da esse utilizzati. Proseguendo in questo ragionamento si prospetta anche che la maggiore parte degli interventi che influenzeranno il futuro della tangenziale non saranno di tipo infrastrutturale (o fisici) ma di natura regolamentare. E’ ormai orientamento consolidato da parte dell’analisi economica riconoscere l’importanza centrale della regolazione. E’ anche un indirizzo costante nelle recenti analisi dell’economia dei trasporti considerare che i fenomeni trasportistici sono governati da un contesto regolamentare almeno quanto che da determinanti fisici (Atec, 1998). Tenendo presente queste considerazioni, si tenta ora di evidenziare quali possono essere gli indirizzi dell’analisi economica per il futuro della tangenziale di Mestre. Indirizzi per il futuro della tangenziale di Mestre In primo luogo, l’analisi economica consente di valutare dei precisi progetti di intervento. Ad esempio il progetto di interramento di una parte della tangenziale, come può essere descritto dal Piano Urbano della Mobilità (PUM), può essere oggetto di una valutazione (non lo è nel presente documento in quanto il progetto presentato nel PUM è comunque ancora un progetto preliminare, privo del livello di dettaglio necessario a questo tipo di analisi). La possibilità di realizzare un’analisi di questo tipo va comunque intesa rispetto agli elementi precedentemente discussi in questo documento: forte determinismo dei risparmi di tempo, difficoltà a prendere in considerazione gli intangibili, sostanziale distorsione a favore della mobilità automobile. In particolare, considerando l’importanza dei flussi sulla tangenziale, si può evidenziare come anche una variazione minore delle condizioni di traffico potrebbe avere un peso importante in un bilancio socio economico. Un solo cambiamento di un minuto dei tempi di percorrenza avrebbe un valore attualizzato (tasso di sconto 4 %, calcolo su 30 anni com’è consueto per questo tipo di calcolo) di poco inferiore a 200 milioni di euro6. Il punto critico é che é molto difficile trovare nelle altri voci, ad eccezione del costo dell'opera, elementi di peso paragonabile che possano invertire l'esito di una valutazione socio-economica di un progetto che crea risparmi/perdite di tempo. Il caso di Seul sul quale i pochi risultati disponibili sembrano indicare un beneficio netto per la collettività non é sufficientemente documentato per invertire tale costatazione. Oltre alla valutazione dei singoli progetti, l’analisi economica mette in evidenza i seguenti elementi: 1 – Per il futuro della tangenziale, e più in generale del sistema tangenziale + passante, non sembra molto ragionevole prevedere interventi sulla capacità (se non per l’ampliamento della Venezia-Trieste). Si può dire che, con l’apertura del passante, si è creato un assetto viario che non ha motivi di essere mutato negli prossimi anni. In particolare, non sembrano riunite le condizioni che potrebbero portare a interventi di tipo “smantellamento”. Vista l’importanza del flusso veicolare che continua a utilizzare l’infrastruttura, sembra che la funzione di scorrimento dei flussi sia comunque dimensionante e sembrano difficilmente giustificabili gli interventi che porterebbero a una riduzione della capacità di scorrimento dell’infrastruttura. Tutt’al più la situazione di Mestre sembra più destinata a rientrare, nella tipologia da noi identificata, nella categoria degli adattamenti o della sostituzione migliorativa. Per valutare questo tipo di 6 Si tratta qua di una valutazione di massima, destinata a mettere in evidenza gli ordini di grandezza. La realizzazione di una vera e propria analisi costi-benefici necessiterebbe di dispore di dati piu numerosi e di effettuare dei calcoli più dettagliati. intervento, si potrà far uso delle tecniche di analisi costi-benefici, tenendo presente le eventuali distorsioni che abbiamo messo in evidenza precedentemente. 2 – Emerge, comunque, dalle analisi realizzate, che gli aspetti di maggiore criticità ambientale e paesaggistica della tangenziale attuale e in particolare l’impatto visivo, il rumore, l’effet coupure, non riescono neanche a emergere negli studi socio-economici di situazioni di riferimento. Questo non vuole dire che l’analisi economica tratti questi argomenti in modo disattento: ma vuole dire, al contrario, che sono fortemente dominati da altri effetti dell’infrastruttura. E’ vero che abbiamo anche potuto sottolineare come le procedure del calcolo economico che portano a questa conclusione sono verosimilmente distorte a favore della funzione di scorrimento delle infrastrutture. Questo difetto potrebbe dunque portare a raccomandazioni non così fortemente centrate sulla mobilità automobili ma che consentirebbero, invece, di accettare anche qualche sacrificio in termini di mobilità a favore di altri imperativi di tipo ambientale e paesaggistico. 3 – Un terzo elemento da considerare riguarda la tendenza del traffico a occupare lo spazio offerto dagli ampliamenti infrastrutturale. Come già affermato ci sono, per motivi di depauperamento delle risorse fossili, forti incertezze sul prolungarsi della tendenza, osservata su diversi decenni di sviluppo delle reti autostradali nei paesi industrializzati7. Questi due fenomeni sono in contrasto l’uno con l’altro, ma ci sembra che in fondo richiamano lo stesso tipo di intervento: in ogni caso gli interventi del settore pubblico devono mirare a privilegiare modalità di funzionamento che tendono a sollecitare meno l’uso di infrastrutture stradali. Rispetto a quest’indicazione, trovano pieno significato, raccomandazioni di natura regolatoria e che mirano a orientare gli insediamenti secondo localizzazioni più adatte a modalità di trasporto meno impattanti dal punto di vista ambientale. 7 Giove ricordare che il 2008 è stato il primo anno, da quando il dato è rilevato, dove il traffico autostradale in Italia è diminuito sia per gli automobili che per i camion (Aiscat, 2008) 5. Conclusioni In conclusione, vorremo innanzitutto sottolineare il cambiamento apparso negli ultimi anni riguardo al ruolo delle infrastrutture stradali in ambito urbano. E’ interessante costatare che, anche dal punto di vista linguistico, è stato un periodo di innovazione. Sono state coniate nuove parole per designare nuovi approcci in seno a quello che le lingue anglosassoni chiamano l’odologia (scienza delle strade). Il concetto di streetscape (paesaggio stradale) ricalca l’attenzione che si vuole attribuire alle caratteristiche paesaggistiche della viabilità. Anche il neologismo “to boulevardize” o il successo in lingua francese della locuzione “boulevard urbain” sottolineano l’importanza delle aspettative rispetto a tipologie viarie con migliore integrazione ambientale e paesaggistica. Questo avviene in contrasto con altri periodi dove la proliferazione di termini proposti come varianti della motorway (freeway, parkway, skyway, shoreway, driveway, ecc) sembrava più centrata sulla funzione di scorrimento del flusso che sulle qualità ambientale. In sintesi, il parkway è pensato per chi circola sopra (e può godere della vista del parco), il boulevard urbain è pensato anche per chi abita o cammina in prossimità. In questo contesto, bisogna costatare che gli interventi di tipo più infrastrutturalizzante, appartengono a un approccio che non è più della modernità (e ancora meno della post modernità). Il secondo punto che vorremmo sottolineare discende dal precedente: l’apertura del passante, se non è completata da altri interventi, appare come un gesto incompiuto. Questi altri interventi possono essere di due tipi. Il primo tipo raggruppa interventi diretti sulla tangenziale. In questo caso l’analisi economica non è in grado di proporre meglio dell’analisi costi-benefici, con la consapevolezza che potrebbero non rispondere alle forti attese a priori riguardo a certi elementi (effet coupure, impatto visivo) e che comunque esiste una possibile distorsione di questi elementi a favore dell’infrastrutturazione. Potrebbe essere deludente, o anche preoccupante, costatare, a questo punto, che l’analisi costi-benefici non é in grado di offrire risposte completamente soddisfacenti su questo punto. Questo pessimismo ci sembra in parte condivisibile ma deve essere temperato considerando che: le procedure di analisi costi-benefici sono una materia in evoluzione. L’analisi costi-benefici rimane una disciplina sottomessa a varie influenze, i suoi risultati possono essere in conflitto con le rappresentazioni comuni, o con le aspettative del decisore. Ciò ha condotto allo sviluppo di una pratica, a volte non rigorosa, della materia, che intacca l’applicazione del metodo ma non la sua validità intrinseca. Il peso che quest’approccio tende a prender nei processi decisionali, favorisce lo sviluppo di lavori scientifici rigorosi che si spera possano fecondare anche le procedure di valutazione. In sintesi, quello che è in causa non è la validità della disciplina, ma una pratica ancora poco sedimentata e consolidata nonché il rischio sempre presente di una cattura del valutatore da parte del decisore pubblico. Il secondo tipo di intervento riguarda azioni di più larga scala, dove il futuro della tangenziale è capito come risultante di molteplici determinanti. In merito a questo secondo tipo di intervento, l’analisi che abbiamo condotta suggerisce fortemente l’importanza degli interventi regolamentari sugli insediamenti e sulla densità urbana. Pensiamo che più che una visione centrata sulle infrastrutture, il futuro della tangenziale di Mestre richieda una visione allargata delle dinamiche che sono attive su questo territorio. 6. Riferimenti Amici della terra, Trenitalia, 2005, I Costi ambientali e sociali della Mobilità in Italia. 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