Donne e spazi di potere (2
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Donne e spazi di potere (2
Donne e “spazi” di potere in Africa sub-sahariana Nicoletta Varani Università di Genova Il contributo presentato al Convegno “Potere negato. Approcci di genere al tema delle disuguaglianze” intende richiamare l'attenzione sulla condizione oggi della donna in Africa subsahariana. Se in Occidente, infatti, per le donne lavoro significa quasi sempre solo emancipazione, realizzazione personale e autonomia, nei Paesi africani la questione diventa vitale: parlare di lavoro, infatti, porta il discorso sulla vita stessa delle donne, sul loro valore e sulla loro sopravvivenza. Non esiste, in Africa, donna che non lavori, e la sua è una forza doppiamente produttrice in quanto donna-madre-nutrice e donna-lavoratrice. Da più parti si è letto e sentito dire che le donne sono “mani silenziose che plasmano il Continente africano”: nel 2012 lo stesso Forbes, per dar voce a queste mani silenti, ha stilato la classifica delle venti donne africane più potenti che con il loro lavoro, con il loro impegno e la loro voglia di fare stanno cambiando in meglio il volto dell'Africa. É proprio la nuova generazione di donne a svolgere un ruolo chiave nello sviluppo economico e tecnologico dell'Africa, e l'Unione Africana, conscia della grande importanza del female empowerment , ha dichiarato il decennio 2010-2020 come quello della “rivincita delle donne africane”. Obiettivo della ricerca è stato quello di fornire un quadro il più possibile esaustivo ed aggiornato di quali siano oggi le donne che hanno raggiunto posizioni di “potere” e in quali ambiti. Non ci sono solo presidenti e donne di stato, ma compaiono anche manager, scienziate e semplici imprenditrici, molte di loro con una missione nel sociale da portare avanti. Sono tutte donne “afro-globali”, tutte con storie di successo raggiunto dopo anni di fatica, e sono tutte donne che mostrano un'altra immagine dell'Africa, nonostante le difficoltà e le situazioni di discriminazione e marginalizzazione che molte donne continuano a subire. La ricerca ha preso in considerazione anche l’ampia letteratura sulle Conferenze internazionali incentrate sulla condizione della donna dedicando particolare analisi ai documenti prodotti sia quelli della Convenzione CEDAW (Convention on the Elimination of Discrimination Against Women ) delle Nazioni Unite del 1979 sull’ eliminazione di tutte le forme di discriminazione verso le donne, che rappresenta il principale testo giuridicamente vincolante sui diritti delle donne, sia quelli inerenti la Conferenza mondiale sulle donne di Pechino (1995), in particolare la “Piattaforma d’Azione” in cui si è proclamato che “i diritti delle donne sono diritti umani” che, ad oggi, risulta essere il testo politico più rilevante e tuttora più consultato dalle donne di tutto il mondo1. 1 La Piattaforma ha individuato 12“aree critiche” che costituiscono ostacoli alla promozione delle donne e che quindi devono essere oggetto di azioni specifiche riguardano: le donne e la povertà; l’ istruzione e la formazione delle donne; le donne e la salute; la violenza contro le donne; le donne e i conflitti armati; le donne e l’ economia; le donne, il Poiché è grazie alle indicazioni e all’applicazione di alcune norme presenti nella legislazione internazionale che poi a ”pioggia” sono state elaborate legislazioni regionali, è stato prioritario analizzare la documentazione e la legislazione più importante e significativa riferita alle donne africane. Particolare analisi è stata dedicata al Protocollo di Maputo (adottato nel 2003 ma entrato in vigore nel 2005) protocollo attuativo della “Carta africana dei diritti dell’uomo e dei popoli relativo ai diritti delle donne in Africa” (1998) che nei 32 articoli di cui è composto sancisce un impegno degli Stati firmatari ad attuare delle misure affinché venga punita ogni azione pregiudizievole2 e ogni forma di discriminazione3 nei confronti delle donne. Nello specifico nella ricerca sono stati individuati due casi di studio riferiti che mettono in luce differenti aspetti di empowerment uno riferito alla Nigeria, Paese in cui le first lady e le donne, mogli e/o compagne di uomini stato, utilizzano la loro posizione sociale per promuovere un sostanziale miglioramento della condizione femminile puntando soprattutto sull’educazione e l’istruzione, e l’altro al Rwanda Stato in cui dopo il genocidio del 1994 le donne sono divenute protagoniste assolute non solo della ricostruzione materiale e morale ma anche dello sviluppo socioeconomico del Paese. potere e il processo decisionale; i meccanismi istituzionali per la promozione delle donne; i diritti umani delle donne; le donne e i mass-media; le donne e l’ ambiente; le giovani donne . 2 Il Protocollo per "Pratiche pregiudizievoli" intende ogni comportamento, atteggiamento e/o pratica che influenza negativamente i diritti fondamentali delle donne e delle bambine, come il loro diritto alla vita, alla salute, alla dignità, all'educazione, all'integrità fisica 3 Il Protocollo per "Discriminazione contro le donne" intende ogni distinzione, esclusione o restrizione o qualsiasi trattamento differenziale basato sul sesso il cui scopo o il cui effetto sia compromettere o distruggere il riconoscimento, il godimento o l'esercizio da parte delle donne, indipendentemente dalla loro condizione maritale, dei diritti umani e delle libertà fondamentali in qualunque sfera della vita;