intervento forum turistico - Area Vasta Tarantina

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intervento forum turistico - Area Vasta Tarantina
COMUNE DI PULSANO (TA) – SETTORE URBANISTICA –
INTERVENTO FORUM TURISMO
ASSUNTO
L’attenzione e la corsa impetuosa verso il turismo che molti paesi in via di sviluppo
hanno avviato da almeno 20 anni, è stata sollecitata dalla constatazione che il turismo
è uno dei motori di riequilibrio dello sviluppo più potenti ed efficaci nel mondo ; tra le
economie rilevanti, il
particolare, unica :
turismo rappresenta
una leva di sviluppo economico molto
il flusso monetario che viene trasferito non è un obbligo o un
piacere da fare a favore della destinazione che si presceglie, ma è un piacere per se
stessi.
IL TERRITORIO DI RIFERIMENTO
La costa ad est della città di Taranto, che denuncia una configurazione ben diversa da
quella occidentale, nel corso dei suoi trenta km. di estensione lineare, è caratterizzata
da profonde diversità geomorfologiche, con la presenza di paesaggi totalmente diversi.
- La prima tratta, comprensiva dei territori comunali di Leporano ed in parte Pulsano,
per la sua zona occidentale, si presenta a scogliera medio bassa con rientranze e
sporgenze , con profonde insenature , per l’intensa erosione marina delle rocce
affioranti, con limitate tratte di costa sabbiosa alla radice delle insenature-porti .
-
Per la tratta da Pulsano, versante est, sino ad est di torre dell’Ovo, la costa ha
andamento rettilineo, con litorale sabbioso, interrotto da alcuni promontori rocciosi;
all’interno è compresa la tratta appartenente al territorio dell’isola amministrativa del
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Comune di Taranto, caratterizzata da un paesaggio a dune, che si sviluppano a
notevole altezza ( 6,00-7,00 ), il cui sedime interessa sia il versante a sud che quello a
nord della strada litoranea salentina , il cui tracciato si evidenzia come una profonda
cicatrice del sistema dunale che, durante il periodo invernale, con frequentazioni di
uomini e mezzi minima e venti frequenti, tende a riappropriarsi dello spazio sottrattogli.
-
L’ultima tratta , sino al confine provinciale ad est, è caratterizzata da spiaggia
sabbiosa,
bordata verso l’interno da una costa un po’ più alta
arretratesi
progressivamente sotto l’azione del moto ondoso, che funziona da contenimento per il
successivo cordone dunale, ricco di vegetazione costituita da un centinaio di specie di
cui sono tipici il timo, il ginepro, il lentisco, la gramigna delle sabbie, il rosmarino.
A nord, sono presenti siti a macchia mediterranea su terreno vegetale, non sabbioso,
con specie ricorrenti quali il pero, il cisto, il mirto, il lentisco.
Nel 2002 è stato istituito il Sistema delle Riserve Naturali Regionali Orientate del
Litorale Tarantino Orientale nell’ambito delle Aree Naturali Protette della Regione
Puglia i cui elementi e nuclei principali sono costituiti dalle dune di Campomarino,
ampie distese di sabbia con particolari configurazioni, ricoperte da rigogliosa e
profumata macchia mediterranea; dal Fiume Chidro, il principale fiume del Salento, che
ha le sue scaturigini in un ampio cratere subacqueo generato dalla forza erosiva delle
acque che con impeto sgorgano dal sottosuolo;
dalla Vecchia salina di Torre
Colimena, specchio acqueo dall’aspetto di ampio stagno, separato dal mare da una
sottile linea di verdeggianti dune, che ha la particolarità di non possedere sorgenti
sotterranee e che, in tempo passato, fu sede di produzione del sale, elemento principe
dell’alimentazione ed unico “ conservante “ per generi alimentari, prima della
affermazione dei prodotti “ chimici “ , di tale attività sono conservati i ruderi delle
strutture costituite dai vecchi magazzini del sale e da una torre di protezione interna;
dalle Paludi del Conte.
I tre nuclei costituiscono una vasta zona umida di richiamo e di nidificazione per
l’avifauna in uno con la rarissima tartaruga palustre europea che ha in questi siti uno
dei suoi ultimi rifugi e le sue parenti marine, che depositano le uova sulla bianca
spiaggia a sabbia finissima.
Il descritto sistema delle Riserve Naturali è completato , a nord , dai Boschi Cuturi,
con macchia mediterranea e maestose querce, ultimo lembo di quella che fu la grande
foresta Oritana impostata dall’imperatore Federico II di Svevia , oggetto di
perimetrazione all’interno sempre delle riserve naturali orientate della Regione Puglia.
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Le dune di Campo Marino e di Torre Columena sono classificati quali Siti di Importanza
Comunitaria .
Sono state evidenziate le caratteristiche orografiche-paesaggistico-ambientali delle
varie tratte di coste che costituiscono il
“ sistema della costa “ , che all’attualità
presenta :
-
totale assenza di una politica ambientale di salvaguardia e di sviluppo
del
territorio , legato principalmente al comparto turistico;
-
totale assenza di darsene ed approdi turistici di supporto alla ricettività e di tutte
le altre attività di interesse turistico.
-
totale assenza di spazi di aggregazione, attività culturali ed per il tempo libero,
attività sportive, con particolare riguardo alla risorsa mare
-
notevoli carenze localizzative e funzionali delle aree previste per la balneazione;
OBIETTIVI STRUTTIURALI
Da tempo, a seguito di leggi Nazionali che si sono poste come obiettivo l’utilizzo della
costa a fini turistici, la Regione ha in atto la redazione, con il competente assessorato
allo sviluppo del territorio, di un Piano Regionale di Utilizzo delle Aree Costiere e, con
l’assessorato al turismo, affronta le problematiche specifiche della portualità turistica al
fine dello sviluppo del turismo nautico e da diporto. I Comuni, nelle more dell’attuazione
dei piani-programmi a livello regionale, avanzano “ proposte “ di “Piano delle Spiagge” ,
da intendersi quali contributi alle problematiche complessive oggetto di studio da parte
dei competenti Organi Regionali.
Nell’affrontare le politiche di riqualificazione e di sviluppo del settore turistico legato alla
risorsa mare, occorre innanzi tutto affrontare il problema in termini di “ sistema “ esteso
a tutto il litorale jonico tarantino orientale, con l’individuazione di un insieme di strutture
tra di loro “ complementari “ e “ differenziate “ con il risultato finale di offrire all’utente
un’ampia gamma di scelte differenziate. All’uopo :
-
curare il collegamento via terra , ai fini di una integrazione ed un coinvolgimento
delle risorse ambientali-rurali-ricettive-servizi
presenti nelle aree interne, ed
attualmente escluse dai vantaggi sociali ed economici prodotti dal comparto
turistico;
-
curare il collegamento via mare tra i poli primari di attività legate al turismo
marino;
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-
prevedere parchi acquatici, parchi di divertimento, parchi a tema di livello
sopraterritoriale, funzionalmente collegati alle reti previste in precedenza;
-
prevedere , in linea con le direttive dell’assessorato al turismo regionale, uno o
più porti turistici, al fine di colmare il deficit all’oggi evidente di tali strutture,
presenti con una sola unità asll’estremo est ( campo marino ), a fronte della rete
riscontrabile nel contiguo litorale leccese;
-
prevedere aree ed adeguate strutture per lo sviluppo della piccola pesca e della
pesca
turismo
costiera
di
cui
al
D.M.
14/9/1999,
localizzandole,
preferenzialmente, in siti che nel passato erano caratterizzati da tale attività (
Torre Colimena, Torre Ovo, Baia di Luogovivo )
-
dotare, compatibilmente con le caratteristiche orografiche ed ambientali della
costa, punti di alaggio, dotati delle strutture per l’ammaraggio per lo sviluppo e la
pratica della “ barca meco “
-
dotare la costa di un sistema di stabilimenti balneari , di spiagge attrezzate e di
spiagge libere;
-
dotare le zone costiere che presentano emergenze subacque marine ed
archeologiche di strutture collettive ed individuali per la perlustrazione dei
fondali, con la presenza di personale specializzato nelle tecniche e
nell’illustrazione delle emergenze;
-
dotare tutte le strutture di adeguati spazi a parcheggio, al fine di ridurre la
pressione di mezzi privati sulla “ strada litoranea “ , che possano anche
funzionare quali aree di scambio tra mezzo privato e mezzo pubblico per
raggiungere la “ meta “;
-
dotare la
viabilità di accesso-penetrazione-distribuzione di spazi per pedoni,
ciclisti, con percorsi in sede propria e completati da strutture di servizio
-
dotare il sistema litoranea di idonea segnaletica personalizzata e differenziatas
a seconda della meta, del percorso, dell’emergenza, del servizio, etc…..indicato.
Il SISTEMA PRODUTTIVO - TURISMO
La presente analisi, ha affrontato le problematiche connesse allo sviluppo compatibile
del comparto turistico per quanto attiene le aree rurali, le coste; problematiche
affrontate in termini di “ sistema “ che prevede le interconnessioni con gli altri sistemi
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costituenti la realtà territoriale;
in questa “ sezione “ si affrontano sempre le
problematiche complessive, con particolare riguardo al settore della “ residenzialità
alberghiera ed extra-alberghiera “.
La struttura del “ comparto-distretto produttivo turistico “ del versante orientale della
Provincia di Taranto, come già evidenziato in precedenza, presenta notevoli deficienze
strutturali imputabili a :
1. difficoltà di accesso dovute a collegamenti inadeguati con la mobilità a livello
territoriale interessante i possibili fruitori provenienti dall’esterno della regione,
dalla regione, dalla provincia e province contermini; l’assenza di sistemi
alternativi al trasporto su gomma ( aria-ferro-mare ) , che si traduce in “
sofferenza “ per il traffico viaggiatori e merci;
2. insufficiente infrastrutturazione territoriale per quanto attiene la mobilità di
penetrazione e distribuzione alle aree interessate e la dotazione di infrastrutture
a rete per il ciclo delle acque, distribuzione elettrica e pubblica illuminazione,
ciclo dei rifiuti;
3. insufficiente politica ambientale “ globale “ che necessita un deciso
cambiamento di “ rotta “ che si ponga come obiettivi prioritari : per il pregresso,
la riqualificazione e riabilitazione dell’esistente, prodotto di logiche caratterizzate
dalla convinzione dell’inesauribilità delle risorse e dell’asservimento-consumo
dell’ “ambiente “ da parte dei vari attori partecipanti al processo di sviluppo e
trasformazione; per il futuro, l’attivazione di programmi e progetti “ compatibili e
sostenibili “ , caratterizzati da corretto inquadramento-inserimento territoriale e
con la previsione di strutture atte a mitigare-minimizzare gli impatti prodotti;
4. inesistenza di un sistema locale ” territoriale “, in alternativa alle imprese ed alle
reti di impresa, e di un sistema locale di offerta turistica, inteso come nuova
forma di aggregazione territoriale potenzialmente capace di coagulare ed
irrobustire le vocazioni, le attrattive, le dotazioni ed i servizi turistici insediati in
una determinata area, sulla base di unioni e/o associazioni tra attori privati e
pubblici ; di uno spazio in grado di proporre al visitatore un’offerta articolata ed
integrata , realizzando un sistema di ospitalità turistica specifica e distintiva che
valorizza le risorse e la cultura locale secondo l’approccio della Total Leisure
Experience ( T.L.E. )
: una accomodation territoriale in grado di soddisfare
motivazione di un’attrattiva di base ( cultura, natura, mare, beni monumentali ed
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archeologici, ambiente rurale, ambienti urbani, etc..) ed un appagamento
complessivo nell’uso del proprio tempo libero ( ricettività, strutture per il tempo
libero, enogastronomia, artigianato , prodotti tipici ed altro )
5. inesistenza di una rete “ completa “ di strutture ricettive alberghiere, strutture
ricettive all’ aria aperta, ostelli della gioventù , residenze turistiche , case ed
appartamenti per vacanze, case per ferie , esercizi di affittacamere, con
standards qualitativi e tecnici in linea con quelli offerti dal “ mondo “ delle realtà
antagoniste;
6. inadeguatezza-insufficienza di strutture turistiche complementari a quelle
ricettive e di completamento dello “ spazio turistico “ costituite prevalentemente
da stabilimenti balneari, spiagge attrezzate, darsene ed approdi turistici , servizi
sportivi, parchi ricreativi, etc………………………………
7. assenza di una efficace valorizzazione turistica delle attrattive culturali ed
ambientali da intendersi come
una ordinata interazione tra le emergenze
culturali ed ambientali che il territorio offre ed i servizi che le rendono fruibili per
accessibilità, accoglienza, informativa.
8. assenza di una corretta politica di eventi programmati da realtà territoriali localicomunali e sovracomunali con il risultato di scarso effetto e parziale
partecipazione ( coincidenza di date, ripetività, organizzazione deficitaria,
etc…..)
9. assenza di una politica di “ eventi straordinari di area “ con ripercussioni a
livello nazionale ed internazionale, anche con la valorizzazione “ corale “ di
avvenimenti che, attualmente, si sviluppano a livello locale, con scarse ricadute (
ad esempio “ Premio Satirion “, da inserire in un più ampio scenario che veda
interessati i parchi archeologici, i luoghi museali, le biblioteche, monumenti e siti
archeologici presenti nell’area )
10. scarsa valorizzazione prodotti tipici ed artigianato, necessità di
incoraggiare
emulazione tra produttori di area e di sito con l’offrire occasioni di ristorazione,
celebrazione, convivialità e festa soprattutto con prodotti trainanti di area ;
esaltazione delle cosiddette “ vie “ : vino, olio, prodotti freschi, prodotti
dell’economia pastorale, etc…) il tutto con : calendarizzazione coordinata;
coordinamento di area; innovazione creativa delle proposte ; verifica dei flussi;
co-marketing con forme di sponsorizzazione locale
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Per quanto attiene la “ ricettività “ gli obiettivi sono i seguenti :
1. alla realizzazione di un sistema che veda coinvolte le seconde case che già
all’attualità, con scarsa qualificazione, e negativa ripercussione sull’immagine
del territorio, svolgono funzione ricettiva limitata all’offerta di un “ tetto “ e di un
certo n° di posti letto, in totale assenza di offer ta di servizi complementari, di
partecipazione del “ turista “ alle opportunità offerte dal territorio e dai territori
contermini. La organizzazione del servizio comporterebbe la possibilità di
sviluppo di un settore che potrebbe vedere impegnati per tutto l’arco dell’anno
agenzie immobiliari, giovani locali, artigiani, giardinieri, guide turistiche, etc…….
2. realizzazione di un sistema di “ borgo albergo “ e di “ bed & brekfast “ da
localizzare preferibilmente nei centri storici minori , offrendo al turista un
ambiente che si avvale delle tradizioni locali, delle feste religiose, di avvenimenti
civici, della opportunità offerte dall’artigianato e produzioni locali, come valore
aggiunto alla vacanza al mare; offrendo ai locali la possibilità di reddito
aggiuntivo e di sviluppo sociale.
3. realizzazione di “ alberghi dimora storica-residenza d’epoca “ interessanti
complessi di particolare valore storico-ambientale , dotati di arredi e strutture
atte ad ospitare utenza particolarmente qualificata
4. realizzazione di “ centro benessere “ con impianti e servizi di tipo specialistico
del soggiorno, finalizzato a cicli di trattamento terapeutico, dietetico,estetico o
relax
5. realizzazione di “ centro congresso “ dotato di strutture ricettive e complementari
per la celebrazione di eventi
6. riqualificazione funzionale delle strutture esistenti, ivi compresa l’opportunità di
ampliamenti da effettuarsi anche con tipologia a nuclei indipendenti ma organici
alla struttura di riferimento, da normarsi con puntualità all’interno dei regolamenti
edilizi comunali.
ELEMENTI STORICI: LE TORRI COSTIERE
Disseminate le torri lungo il litorale jonico per avvistare le incursioni dei nemici Saraceni
e Turchi, innalzate intorno al 1500 rappresentano dei veri gioielli di edilizia militare.
Esse si differenziano per dimensioni a cui corrispondeva una “funzione” specifica : torri
imponenti per la difesa di punti strategici armare di archibugiere e caditoie, oltre ad
artiglieria pesante ( torre Colimena ); torri di dimensioni più modeste , “ minori “ , che
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servivano solo da avvistamento , armate con archibugi e caditoie ( torre Saturo,
Castelluccia, Zozzoli, Ovo, delle Moline, Borraco, S. Pietro, Saline ) .
Originariamente a due piani fuori terra, con il piano terra inaccessibile dall’esterno,
adibito a deposito e cisterna, ed il piano superiore raggiungibile con una scala esterna,
il più delle volte ad una tesa a doppio invito; il piano terrazzo, con intorno un
coronamento apprestato a difesa, con falconare, archibugiere a feritoia e caditoie,
strategicamente disposte atte ad impedire la scalata o l’abbattimento della porta.
Nel corso dei secoli la quasi totalità delle torri ha subito interventi, anche di tipo
strutturale, con l’aggiunta di ambienti ad uno o due piani fuori terra e la realizzazione di
un piano superiore, destinato ad avvistamento ed a sede operativa di artiglieria
pesante.
Dell’originario sistema sono scomparse torre Canneto, insistente tra torre Ovo e torre
Zozzoli, e torre Rossa, tra torre Zozzoli e torre Castelluccia.
I promontori su cui sorgono le torri, e gli specchi acquei contigui, sono ricchi di reperti testimonianza di antiche civiltà; in alcuni casi, resti di precedenti postazioni per “
cavallari “ che, percorrendo il litorale, svolgevano funzione di “ sentinella “ che
comunicavano all’interno imminenti pericoli.
Le Torri sulle quali intervenire sono le seguenti:
TORRE COLIMENA, territorio di Manduria
TORRE SALINE, territorio di Manduria
TORRE SAN PIETRO, territorio di Manduria
TORRE BORACO, territorio di Manduria
TORRE DELLE MOLINE , territorio di Maruggio
TORRE DEL MONTE DELL’OVO territorio di Maruggio
TORRE ZOZZOLI- nota come TORRE SGARRATA territorio di Taranto
Torre CASTELLUCCIA territorio di Pulsano
Torre SATURO, territorio di Leporano
OBIETTIVI
Le torri, nella quasi totalità in completo abbandono e fatiscenti,
ai fini della loro
salvaguardia, necessitano di interventi di presidio statico e di “ manutenzione “
finalizzata a scongiurare il pericolo di ulteriori crolli e distruzioni.
Nelle more dell’attuazione di progetti organici di riqualificazione ed idonea destinazione
funzionale, relazionata alle caratteristiche “ filologiche “ di questi monumenti ,
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espressione di raffinata architettura militare, Il sistema delle torri “ di guardia “ costiere ,
considerata anche l’amenità dei siti di pertinenza e la loro facile accessibilità, può
costituire un percorso turistico da svilupparsi anche con motonavi-battelli - “ barconi “barche da diporto, da ancorarsi al largo, con sbarco a mezzo di vettori di dimensioni più
piccole, attrezzati con il fondo trasparente o con mezzi idonei ad apprezzare i fondali e
l’archeologia subacquea, e successivi percorsi pedonali e/o ciclabili, in quanto i siti di “
sbarco “ sono
integrati e contigui ad emergenze archeologico-ambientali e rurali di
notevole interesse, oltre a strutture per la balneazione , il tempo libero e la ristorazione
( in essere o da realizzarsi ).
GLI INSEDIAMENTI TURISTICO-RESIDENZIALI
Come riportato in precedenza, sino a tutti gli anni ’50 , prevalentemente raggiungibili
con viabilità
proveniente dall’interno, erano presenti sulla costa sparuti nuclei
residenziali, abitati per lo più da addetti alla pesca ed all’agricoltura ( in territorio di
Manduria San Pietro in Bevagna e Torre Columena; in territorio di Maruggio Campo
Marino; nel territorio all’attualità di Torricella Librari-Torre dell’Ovo; in territorio di
Pulsano-Leporano in prossimità della Baia di Luogovivo ).
L’entrata in esercizio della litoranea salentina, e la conseguente veloce raggiungibilità
dei luoghi, diede la stura al fenomeno della “ seconda casa” , localizzata, in notevole
percentuale, in aree aventi destinazione d’uso di tipo agricolo e sensibili dal punto di
vista paesaggistico ambientale.
Nuclei, quindi, sorti abusivamente, sanati nella loro globalità dalle leggi di condono
permissive ed omnicomprensive, che si sono succedute a partire dal 1985, e completati
dalle previsioni di aree di completamento e di espansione previste dagli strumenti
urbanistici adottati ed approvati negli anni 1970.
Per quanto sopra, quella che era stata prevista come strada “ paesaggistica “, di fatto in
moltissime tratte svolge la funzione di attraversamento di nuclei abitati, che si
distribuiscono sia a sud che a nord del suo tracciato, interessato, inoltre, da strade a
pettine di distribuzione alle residenze.
Nelle tratte non interessate da
gemmazioni residenziali continui, la circostante
campagna è punteggiata da case sparse ed a piccoli nuclei che depauperano il
paesaggio rurale, di notevole valore paesaggistico-ambientale.
OBIETTIVI
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Le gemmazioni residenziali insistenti sulle aree litoranee necessitano :
-
di opere di minimizzazione e mitigazione ambientale, a mezzo di aree di rispetto
e corridoi ecologici,
che costituiscano connettivo con l’immediato intorno e
svolgano in uno azione di inserimento;
-
all’interno ed ai margini di tali aree, individuazione di strutture complementari alla
residenza e funzionali all’elevazione qualitativa dell’ambiente turistico, che, in
funzione della localizzazione e della prevedibile consistenza superficiaria e
volumetrica, svolgano ruolo a livello di vicinato e/o territoriale;
-
adeguamento-riqualificazione
delle
strutture
viarie
di
penetrazione
e
distribuzione ai nuclei residenziali con la dotazione di idonee aree attrezzate per
il parcheggio e la sosta e , là ove possibile, inserimento di piste ciclabili e
pedonali, comprese in un disegno complessivo di mobilità alternativa, finalizzata
a a collegare i poli residenziali tra di loro e con i centri urbani consolidati, i poli
residenziali con aree a servizi e di interesse storico-culturale
-
realizzazione-completamento degli impianti a rete ( acqua, fogna, distribuzione
elettrica, pubblica illuminazione, etc……..)
LE MASSERIE- BENI AMBIENTALI
La cultura urbanistica ha sempre considerato il terreno agricolo , “ Verde Agricolo “ ,
quale il territorio non interessato da previsioni di infrastrutture lineari e di aree per
impianti tecnologici di interesse generale, non interessato da previsioni di zone
omogenee destinate ad attività residenziali, artigianali, produttive e servizi di cui al
D.M. 1444/68 : l’insieme, quindi, del territorio non urbanizzato o non urbanizzabile, su
cui, quasi indifferentemente, venivano consentite attività legate all’attività produttiva
agricola,
ad
attività
di
trasformazione
prodotti
agricoli,
alla
zootecnia,
etc…………………
L’ampio territorio che si sviluppa da sud, in contiguità del tracciato della litoranea
salentina, in direzione nord ed interessante i “ paesi di pianura “, sarà trattato, dal
punto di vista agricolo- produttivo, nel prosieguo; in questa fase della relazione, ci si
soffermerà
sulle caratteristiche paesaggistico-ambientali-strutturali che rendono
l’insieme un’area, nella sua globalità, appetibile ai fini di uno sviluppo turistico
sostenibile,
compatibile con le trasformazioni ed attività agricolo-pastorali ,
potenzialmente in grado di produrre un reddito aggiuntivo e differenziato rispetto a
quello squisitamente agricolo.
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La zona rurale in oggetto è caratterizzata da viabilità di attraversamento e di
collegamento che si sviluppa in direzione est-ovest ( che collega i paesi di pianura tra
di loro e con quelli contigui all’interno ed all’esterno del territorio provinciale ) ed in
direzione nord-sud ( collegamento con la costa con particolare riferimento alle zone in
cui sono presenti aree e strutture turistiche e servizi per la balneazione )
Innestate sulla precedentemente descritta “ armatura principale “ , una fitta rete di
strade che si adagiano sulla terra, senza alterarne il manto ondulante, acclivi e declivi,
ignare del “ livellamento artefatto “, si sviluppano sinuose, si curvano inutilmente, mai
monotone, chiuse sui due lati da muri a secco, con pietre ben giustapposte con , sopra,
una specie di “ cappello “ con pietre più grosse, aggettante, di spessore rigorosamente
costante; strade in più punti fiancheggiate da rustici agricoli, ad uso
deposito,
lavorazione del latte, rifugio per i contadini, e caratterizzate da bianche colonne in tufo
che sottolineano l’accesso alle masserie, i cui massicci volumi si intravedono fra le
folte chiome degli ulivi , e da edicole votive che sottolineano alcuni degli innumerevoli
incroci, costituenti deviazioni e/o direzioni improvvise .
L’esattezza e la perizia riscontrata nella costruzione dei muri, si dilaga al di là degli
stessi, nelle contigue aree coltivate a vite : talvolta a pergole basse, con i rami e le
foglie disposte con logica matematica ; altre volte come alberelli fioriti su una perfetta
trama di paletti e di fili ; altre ancora a “ tendone” , a formare un cielo verde continuo
sotto il quale spiccano grappoli dorati ; sempre, disposte le viti con una esattezza tale
che è difficile credere che, il tutto, sia opera delle mani che non hanno per guida se
non l’occhio e le braccia; l’impianto della vite, lungo il percorso, varia impercettibilmente
da luogo a luogo : la variazione di orientamento fa sì che il sole possa elargire i suoi
doni di calore sempre al massimo delle potenzialità ed
i venti alitare in modo da
incidere sul rendimento, qualità e varietà del prodotto.
Aree coltivate a vite che sembrano “ illimitate “ , tanta è la loro estensione ; dove la vite
scompare, corrono lungo i terreni, si spezzano senza un
plausibile perché, si
incontrano e si scontrano, i muri a secco, e formano maglie che irretiscono le terra
come se la imprigionassero, a formare “ le piantate “ : la terra è tutta una fioritura di
pietre, a volte frequentata da greggi, dal vello del colore dei sassi, che si nutrono
brucando sotto l’occhio vigile del pastore e dei suoi cani che non sono lì, in mezzo al
gregge, ma sul ciglio della strada, quella strada che non è un’anonima cicatrice che
esiste soltanto per il suo inizio e fine, ma costituisce servizio per il pastore, il gregge, la
terra petrosa che riveste ancora una funzione vitale.
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E proseguendo, la strada viene fiancheggiata da alberi alti e frondosi, spesso potati ed
ordinati come se la strada fosse il viale di un parco : compaiono gli ulivi, con tronchi
massicci e tormentati, con la chioma potata con il vuoto al centro, per accogliere il sole,
e la sommità rasa rigorosamente in orizzontale; disposti a volte a “ bosco “ , sembrano
cresciuti liberamente , alti ma sempre disuguali, altre volte ordinati e disciplinati, in filari
perfettamente disposti e squadrati tra di loro.
E, in successione, ampi appezzamenti a seminativo sempre contornati e definiti da
tortuosi muretti di pietrame calcareo a secco.
Architetture in pietra a vista ( trulli ), iazzi, parallelepipedi in tufo, strutture tradizionali
per l’irrigazione, orti di produzione e familiari, alberi di mandorle in gruppo e/o a filare,
ficheti completano questo ambiente, classico esempio di giardino mediterraneo diffuso.
A sud-est, in territorio di Manduria-Avetrana-Maruggio , ampie zone, estese centinaia di
ettari, costituenti alture che sovrastano la zona litoranea, si ritrova la testimonianza
degli ultimi lembi della grande foresta Oritana, cara all’imperatore Federico II di Svevia,
dove crescono maestose querce e la macchia foresta di leccio che, un tempo, si
spingevano sino al mare, come sembrano testimoniare alcune presenze isolate di
leccio di evidente significato relittuale.
Numerose sono le masserie , disposte a sciame sul territorio,
sorte con funzione
difensiva, e per questo strategicamente localizzate quali “ sentinelle “ del territorio in
genere e delle ampie aree di pertinenza in particolare; concentrato di ricchezza, sia in
termine di materie prime che in termini di animali, che infine di denaro liquido
necessario a pagare i salariati, le rendevano inevitabilmente esposte, prede ambite
all’attacco dei briganti ed alle scorrerie saracene e piratesche.
Costruite intorno al XVI secolo con elemento generatore una torre a base quadrata , di
forma tronco piramidale, ad un solo piano ed una sola entrata protetta da caditoia,
successivamente sono divenute a corte , adibite prevalentemente a cerealicoltura ed
all’allevamento del bestiame ovino e caprino, arricchendosi di vani per ricovero,
lavorazione del latte, deposito ed abitazione dei coloni.
Schema strutturale prevalente è costituito da portale di ingresso che immette nella
corte attorno alla quale si dispongono i ricoveri per il bestiame, eventuali depositi per
attrezzature; addossato ad un lato della cinta muraria , il corpo di fabbrica principale, di
solito a due piani, che contiene la dimora del massaro, magazzini ( a volta ubicati ad un
piano intermedio tra terra e primo ) e le stalle. In alcuni casi, locali per la produzione e
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la conservazione dei formaggi. All’esterno della corte, torri colombarie, alveari, pollai,
etc….
Durante il XVIII secolo, con l’espansione del latifondismo, furono realizzate tipologie di
masserie somiglianti a palazzotti signorili-castelli, che hanno conseguito il loro massimo
splendore dagli inizi del XIX agli inizi del XX secolo con aggiunta di vani adibiti a
trappeti e palmenti.
L’ “ organico ambiente “ costituito da strade comunali, vicinali, rurali definite da preziose
architetture in pietra costituite dai muretti a secco ed in alcune tratte sottolineate da
strutture rurali ed intersecate da tratturi che raggiungono masserie, rustici, impianti
della antica operosità contadina e contigue a siti archeologici, testimonianza della
continuità di vita che ha interessato questo “ immenso “, per conformazione oltre che
per dimensioni, territorio rurale, è stato vivo e vitale sino a tutto il XIX secolo ed alla
metà del XX secolo, integro nella sua sostanza, e solo in una minima parte della
superficie interessato a sfruttamento agricolo “ improprio “ , avendo investito
l’agricoltura sistemi dunali, aree a macchia, e boschive, ed interessato ambiti contigui
a zone di elevata valenza paesaggistico-ambientale .
Dalla metà degli anni ’50 e sino a gran parte degli anni ’80, del secolo scorso, si è
assistito :
-
al proliferare dei terreni abbandonati, incolti;
-
all’abbandono
degli insediamenti agricoli, dei fabbricati rurali, delle strutture
complementari e delle emergenze architettonico-ambientali nonché alla
distruzione di antiche testimonianze della economia agricolo-pastorale , rurale
tradizionale.
Solo nel 2003, con legge dello Stato ( n° 37 8 del 24/12 ), le diverse tipologie di
architettura rurale,
realizzate tra il XIII ed il XIX secolo, su proposta delle
Regioni interessate, sono individuate con Decreto del Ministero per i beni e le
attività culturali, di concerto con il Ministero delle politiche agricole e forestali,
dell’ambiente e della tutela del territorio ; lo stesso Decreto definisce altresì i
criteri tecnico-scientifici per la realizzazione degli interventi necessari per la
conservazione degli elementi tradizionali e delle caratteristiche storichearchitettoniche-ambientali degli insediamenti, alla tutela delle aree circostanti,
dei tipi e metodi di coltivazioni tradizionali, all’insediamento di attività compatibili
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con le tradizioni culturali tipiche, ivi comprese le attività agrituristiche come
normate dalla L.R. n° 34/85
-
al proliferare di nuclei, gemmazioni turistico-residenziali ed edilizia sparsa, a
sciame con la conseguente creazione di aree interessate da attività incompatibili
non connesse con all’agricoltura, che mettono a rischio sia il ruolo tradizionale
dell’agricoltura sia i ruoli emergenti legati alla produzione di paesaggio ed alla
conservazione dell’ambiente, con la presenza di pluralità di edifici, capannoni,
materiali dissonanti, recinzioni invasive, sistemazioni improprie dei cigli delle
strade, manufatti tipici dell’ambiente urbano e/o di ambienti esotici.
OBIETTIVI:
-
al fine di salvaguardare l’ambiente rurale, le coltivazioni tradizionali, le tipologie
di architettura rurale realizzate ra il XIII ed il XIX secolo , i siti di interesse
archeologico, nel rispetto delle procedure a livello regionale e nazionale,
procedere all’apposizione di idonei
“ vincoli attivi “ , atti e finalizzati alla
valorizzazione dei beni ed ad una loro compatibile utilizzazione economica, per
far fronte al pericolo di distruzione di siti , come avvenuto in parecchi casi negli
ultimi anni, ed ad attività agricole-colturali in contrasto con l’orografia e le
caratteristiche paesaggistico ambiemntyali dei siti.
-
regolamentare con provvedimenti comunali l’uso delle diverse tipologie stradali
ivi comprese quelle interpoderali, i tratturi, al fine di sviluppare una percorribilità
pedonale, ciclistica, a cavallo, dotata di strutture pubbliche e/o private di sevizio
per i fruitori ( parcheggi auto e/o mezzi per cambio vettore a favore del cavallo,
della bicicletta, etc… dotati di idonei servizi, spazi di commercializzazione
prodotti tipici delle campagne circostanti, etc….. )
-
prevedere un piano di riqualificazione ambientale della viabilità esistente
adeguandola alle esigenze del paesaggio e dei fruitori
-
promuovere la realizzazione di spazi per lo sport ed il tempo libero con
particolari
caratteristiche
ambientali
e
funzionali
,
a
complemento-
completamento del reddito agricolo;
-
promuovere la realizzazione di agriturismi volti a favorire lo sviluppo del
territorio, agevolare la permanenza dei produttori agricoli nell’ambito delle zone
rurali attraverso l’integrazione dei redditi aziendali ed il miglioramento delle
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condizioni di vita, ad utilizzare meglio il patrimonio rurale esistente sia edilizio sia
naturale a fini turistici , a valorizzare i prodotti tipici e le tradizioni locali
-
promuovere la realizzazione di spazi aperti destinati alla sosta di campeggiatori
e di turisti dotati di mezzi autonomi per il pernottamento , con la possibilità di
riservare apposite aree attrezzate con unità abitative fisse dotate di servizi , in
rapporto percentuale da definira in relazione alla legge vigente;
-
promuovere la realizzazione, nei territori di parchi naturali e riserva regionali e
nelle adiacenti zone di protezione, di campeggi naturalistici a scopo di stuidio in
osservanza di apposito regolamento
-
promuovere l’organizzazione di attività ricreative e culturali, con particolare
riguardo allo sviluppo delle tradizioni e della cultura locale, nell’ambito delle
aziende secondo itinerari agrituristici integrati
-
promuovere somministrazione pasti e bevande costituiti prevalentemente da
prodotti propri, ricavati da materie prime dell’azienda agricola
I CENTRI STORICI
Nell’ambito della struttura insediativa del settore sud-orientale della Provincia di
Taranto, per funzioni e localizzazione, si individua una serie di paesi che sembra abbia
avuto timore tanto del mare quanto delle Murge ed è rimasta schiacciata in pianura : a
distanza di sicurezza dalla costa, la quasi totalità dei centri è stata fondata intorno al
XIII-XIV secolo, in alcuni casi su preesistenze, che non hanno avuto continuità di vita,
con la realizzazione di strutture difensive intorno alle quali successivamente si sono
sviluppati il castello, edifici religiosi, e le abitazioni dei contadini, protetto il tutto da
mura e porte che si aprivano prevalentemente in direzione mare, in direzione Taranto,
su viabilità storica di collegamento tra i vari centri.
Nel corso dei secoli, alcune antiche impostazioni e costruzioni sono state distrutte per
opera di “ incursioni “
da parte di saraceni, pirati e briganti
e per necessità di
espansione; in particolare, durante i secoli XVI e XVII e successivi, alcuni impianti
urbani e strutture architettoniche sono state oggetto di riqualificazione in funzione delle
esigenze produttive ed abitative espresse dalla nuova nobiltà e dai proprietari
latifondisti.
In linea con il dettato della legge 17 agosto 1942 n° 1150, sino alla fine degli anni ’60,
lo sviluppo e l’edificabilità della quasi totalità dei territori comunali, era governato da “
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Regolamento Edilizio “ con allegata “ Planimetria “ generale che contenevano
indicazioni esclusivamente per i centri abitati, delegando all’applicazione del Codice
Civile l’edificabilità al di fuori degli stessi.
Con il successivo obbligo della redazione ed approvazione di strumenti urbanistici
guida per lo sviluppo del territorio comunale, la quasi totalità dei Comuni di modeste
dimensioni superficiarie e demografiche si è dotata, a partire dalla seconda metà degli
anni ’60, di Programmi di Fabbricazione che hanno individuato l’espansione del centro
abitato e l’espansione della zona territoriale costiera con definizione di zone di
completamento e di zone di espansione, in assenza di un corretto dimensionamento
che considerasse prioritariamente le reali esigenze espresse dalla collettività e di una
corretta localizzazione la tutela dei territori con il perseguimento di uno sviluppo
compatibile e rispettoso delle caratteristiche orografiche-ambientali-paesaggistiche.
Nella realtà territoriale costituita dai paesi di pianura ( Leporano, Pulsano, TorricellaMonacizzo, Mareggio, Avetrana ) , dalla sentinella orientale Lizzano e dalla città
dell’interno Fragagnano, gli antichi nuclei abitati sono stati considerati come “ insulae “
autonome, escluse dai processi di sviluppo turistico-ricettivi , che hanno riguardato in
particolare le aree della “ costa “.
Oggi, gli antichi nuclei, si presentano , nella quasi totalità dei casi, come “ nocciolo “
centrale, circondato su tutti i lati da zone di completamento ed espansione, da cui si
diparte la viabilità di collegamento con la costa e con i centri viciniori..
L’impianto degli antichi nuclei ha notevole valore ambientale, che produce spazi urbani
con notevole potenzialità di fruizione a fini residenziali-turistici. Sinuose strade “
principali “, delimitate su ambo i lati da edifici che si sviluppano ad uno o due piani fuori
terra, con le pareti trattate da spesso intonaco tinteggiato in bianco, o realizzate con
materiale lapideo prodotto in loco ( spesso proveniente dallo scavo per la realizzazione
degli interrati ) trattato a vista, a volte impreziosite da mensole, lesene, elementi
architettonici baroccheggianti , interessate lungo il loro percorso dalla confluenza di
viuzze di distribuzione, strette ed “ ombrose “, e da slarghi e piazze, su cui insistono
edifici civili, pubblici e privati,
e religiosi caratterizzati da volumi ed assetto
architettonico di notevole impatto visivo ed ambientale.
La gestione urbanistica dei programmi di fabbricazione degli anni ’70 ha consentito
interventi diffusi di sostituzione, demolizione e ricostruzione, per cui ampie zone sono
state snaturate e con evidenza denunciano i nuovi innesti.
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Negli ultimi anni si è assistito ad operazioni di riqualificazione degli spazi urbani , a
mezzo di rifunzionalizzazione degli stessi ( isole pedonali, ridisegno delle piazze,
creazione di spazi a verde ed alberature lineari, etc…) ,
ricostituzione di antiche
pavimentazioni ed impianti di pubblica illuminazione , adozione di elementi di arredo
urbano che nel loro complesso hanno riconsegnato dignità all’ambiente, in uno con il
recupero e valorizzazione di tratte di cortine urbane fatto ad opera dell’Ente Locale e
dei Privati.
Siamo quindi in presenza di strutture urbane con castelli-palazzi padronali, chiese e
conventi, torrioni, reperti archeologici e monumentali, quali elementi emergenti rispetto
ad una diffusa architettura umile che si dispiega lungo stradine strette, ombreggiate e
“ fresche “, che,
in uno con slarghi e piazze,
costituiscono ambienti di notevole
suggestione e di potenziale valore turistico.
Caratteristiche salienti dei centri minori costituenti l’insieme dei comuni :
OBIETTIVI:
I centri storici costituenti i paesi di pianura della costa orientale della Provincia di
Taranto, presentano :
- notevole valore ambientale impreziosito dalla presenza di emergenze architettoniche
laiche e religiose testimonianza delle loro antiche origini;
- notevole potenzialità atta ad offrire un ambiente turistico-residenziale complementare
ed alternativo a quello costituito dai nuclei costieri, con notevole valore aggiunto
rappresentato dalla possibilità di usufruire-partecipare alle tradizioni e cultura locale.
Per tradurre i valori e le potenzialità “ non espresse “, “ non concretizzate “ da un
disorganico sviluppo di tipo turistico , necessita :
-
perseguire la centralità dei centri storici dotando gli stessi di tutti i sevizi di “
ordine “ superiore di cui necessita il turista : Centro Assistenza Turisti, con
strutture di accoglienza, uffici informazioni, materiale documentativi, terminal
per la partenza per itinerarti turistici, non necessariamente concentrato in
un’unica struttura, preferenzialmente di tipo “ diffuso “ in breve raggio, al fine di
ampliare l’area di interesse all’interno del centro;
-
procedere-intensificare la riqualificazione-riabilitazione ambientale degli spazi
pubblici ed assumere linee guida per il recupero dei volumi costituenti le quinte
urbane;
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-
sviluppare i servizi culturali con la riqualificazione di strutture architettoniche di
pregio, con la realizzazione di spazi espositivi dedicati a reperti archeologici e
storici di cultura e storia locale; biblioteche, sale di conferenze, utili a fini turistici
e per l’elevazione sociale e culturale della comunità residente
-
dotare i centri storici di locali
commerciali, botteghe artigiane, locali
degustazione e dimostrazioni eno-gastronomiche, botteghe artigiane con
annessi spazi laboratorio, etc…….. in aggiunta e completamento di quelli da
prevedere nei siti di produzione
-
dotare i centri storici di residenzialità
alberghiera anche di tipo diffusa,
bed&brekfast, etc.. per turismo di èlite e sociale, etc…..
I BENI ARCHEOLOGICI – SPAZI MUSEALI – BIBLIOTECHE
Il territorio a s-e di Taranto, è limitato a n-ne dalle prime balze murgiane, dominato da
due grandi insediamenti proto-storici e storici , Monte Salete e Masseria Vicentino,
arroccati a guardia della viabilità di lunga percorrenza verso est e verso nord e della
ampia valle che li collegava alla costa, solcata dalla lunga e bassa Serra di Faggiano.
Quest’ area era sede di fasci di strade che si sviluppavano in direzione della penisola
salentina, attraversata in direzione no-se dall’itinerario viario “ strada sallentina “ che
assolveva al compito di costituire un percorso para costiero parallelo alla costa e
possibilmente a vista sia verso le linee delle rotte marittime che ai grandi insediamenti
verso l’interno; tra questi si collocavano Monte S. Elia, Faggiano, S. Crispieri,
Manduria, Li Castelli ; lungo la costa si collocavano gli insediamenti di Gandoli-Saturo,
la Lama, Luogovivo, roccaforte di Torre Castelluccia, lo scalo portuale di Torre Ovo e
Madonna d’Altomare; assi da considerarsi di collegamento dal mare verso il grande
porto di Taranto e verso la viabilità interna dell’Italia Centrale.
Lungo questa viabilità, sorgono strutture fortificate, di avvistamento e di armamento,
volute dal governo aragonese, le torri costiere e le numerose torri interne ( inglobate
successivamente in strutture rurali )
Ogni insenatura paleo-fluviale caratterizzata da abitati antichi a continuità di vita e da
strutture produttive, era collegata alla via sallentina da diversi assi viari che si
sviluppavano in direzione nord-sud .
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A completamento, esistono diverse strade orientate in direzione e-o e n-s che ricalcano
antiche divisioni agrarie greche e romane, tra queste il valico Faggiano-Roccaforzata, il
tratto Maruggio-Monacizzo_Pulsano –Leporano ; la realizzazione di grandi masserie
fortificate produttive nel corso dei secoli XVII e XVIII ha perpetrato la loro funzione e ne
ha permesso la conservazione sino ad oggi.
Grande rilievo , dal punto di vista archeologico e documentale , assumono le antiche
masserie, la maggior parte delle quali , nei terreni contigui, interessate da siti oggetto
di interesse archeologico con villaggi neolitici , protostorici; resti di mura di cinta e
frammenti ceramici di età ellenistica; fattorie tardo repubblicane; vlle romane di epoca
imperiale con aree termali;
tombe ellenistiche; postazioni di cavallari di età
rinascimentale; impianti produttivi di età ellenistica, romana-tardo antica, medievale;
cave
per
l’estrazione
di
materiale
lapideo,
di
commercializzazione, dall’età greca sino ai nostri giorni;
cui
è
documentata
la
nodi su cui confluiscono
carrarecce che si dipartono in varie direzioni lambiscono aree e siti archeologici e nel
loro percorso sono segnate da pozzi e cisterne in una forte connessione tra posti
d’acqua e viabilità.
La localizzazione di tali emergenze
testimonia
le evoluzioni subite dall’assetto
produttivo e della vita contadina, nel corso dei secoli ; In età romana furono
abbandonati i siti di collina e le attività si spostarono a valle, in terreni più fertili e
raggiungibili e con più facile reperibilità idrica. Si svilupparono fattorie e villae rustiche.
Il crollo dell’impero romano e le invasioni succedutesi sin dal V e VI secolo p.c.n.
determinarono la crisi insediativa di tipo aperto, con occupazioni di si ti più nascosti e
riparati.
Nell’alto medio evo,
al centralismo ed all’agibilità si sostituiscono la dispersione e
l’inaccessibilità, con interessamento di siti raggiungibili con difficoltà, con centri di vita
autarchici che sviluppavano economia agricola di allevamento e raccolta organizzando
autonomamente trasformazione e conservazione dei prodotti alimentari. Nel XVI e XVII
secolo, con la realizzazione delle masserie attualmente presenti nelle campagne, si
ritornò al concetto dell’assetto di epoca romana, anche se con costruzioni fortificate.
Questa utilizzazione del territorio, condizionata da “eventi storici” si legge chiramente
nella localizzazione delle aree di interesse archeologico con reperti di varia data.
I siti elencati, risultano nella totalità non visibili e non fruibili in quanto :
- privi di una viabilità turistica pedonale, preferibilmente, e carrabile;
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- ricompresi in aree di proprietà privata;
- oggetto di campagne di scavo con successivo ricoprimento-interramento, a fini di
tutela, dei reperti deteriorabili quando esposti all’atmosfera ed oggetto di atti vandalici;
- in parte visibili e riconoscibili, ma inaccessibili e non segnalati;
- in parte si presentano come blocchi sparsi sul terreno, lastre e/o fosse
In sintesi, fanno parte di una categoria di beni testimonianza della ininterrotta vita dei
siti , di notevole interesse scientifico, storico, culturale, turistico, in parte in “ estinzione”
ed in parte “ inesistenti “ per la impossibilità di fruizione.
Siti per i quali sarebbe opportuno raggiungere accordi con i privati proprietari, per
l’accessibilità, e promuovere percorsi turistici “ ragionati “ per tipologia ed epoca di
insediamento , a mente il loro inquadramento in un ambito paesaggistico-ambientalenaturale di notevole interesse.
Alla tipologia sopra esaminata, si affiancano i beni archeologici ricompresi in aree
soggette, previo Decreto Ministeriale individuo, a Vincolo Archeologico Diretto, che
presentano le stesse negatività sopra elencate, con il vantaggio, in alcuni casi, di
essere protette da recinzione e vigilate.
Anche in questo caso, si impone la necessità di curare l’accessibilità al sito ed
evidenziarlo con opportuna cartellonistica didattico-illustrativa, nell’attesa di poter
operare-pianificare interventi sistematici compatibilmente con il valore scientifico dei
reperti e la loro reale valorizzazione-fruizione.
Tali aree potrebbero essere anche destinate a parchi urbani nell’ambito della
strumentazione urbanistica comunale, con modalità di uso e tipologia di interventi
concordate con le strutture territoriali rappresentative del Ministero titolare del vincolo.
Tipologia particolare è rappresentata dalle aree archeologiche “ subacque “ e da quelle
che non presentano evidenze in superficie e che si sviluppano essenzialmente in
sotterraneo.
Le aree subacque sono presenti
a Saturo , la cui insenatura è interessata ad est da una struttura realizzata da grossi
massi che si sviluppano a curva a costituire una struttura portuale –diga frangiflutti,
opera che doveva necessariam,ente emergere dal livello del mare e presumibilmente
irrigidita da pali lignei. La baia in più punti presenta sul fondo materiale ceramico di
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varia tipologia, in parte imputabile a carichi di navi “ affondate “ i cui resti non sono
presenti, ed in parte a sversamenti che venivano effettuati dall’interno, residui di
lavorazioni ceramiche deteriorate.
Torre Castelluccia,con resti di porto romano e relitto di nave ;
baia di Torre Ovo ( Torricella-Maruggio ) conserva strutture semi-sommerse in blocchi
di età greca , vasche di età romana per la lavorazione del pesce, impianto per la
porpora; santuario dedicato ad Eracle; strutture della pesca del tonno che si praticava
in loco sino ad un decennio orsono; sono visibili il molo e le peschiere
in San Pietro in Bevagna, a cento metri dalla costa, a 6-7 mt. di profondità, giace sul
fondo marino un carico di una nave romana costituito da una ventina di sarcofagi in
marmo di provenienza orientale.
Essenzialmente in sotterraneo si sviluppano le pregevoli opere rappresentate dalle
strutture dell’Acqedotto Romano di Saturo :
lungo nella sua totalità 12 km.
congiungeva Leporano con Torre d’Ajala, per poi proseguire con le condotte cittadine i
cui resti sono visibili in c.so Italia a Taranto; interrato nel territorio comunale di
Leporano, nei pressi della Salina Grande e della salina Piccola, canale sopraelevato su
archi.
Costruito intorno al I secolo p.C.n., restò in uso sino a tutto il X secolo; del tipo “ misto “
a pelo libero, interamente scavato nella roccia, struttura composta da un reticolo di
gallerie drenanti secondarie che captano la rete capillare delle falde superficiali
convogliando le acque nel collettore principale ; il collettore durante il suo tracciato
presenta volte a botte, volte piane e volte ad arco a tutto sesto; pareti generalmente
verticali, fondo con cabaletta centrale per convogliamento acque; altezza media in
sommità delle volte mt. 2,50. In superficie presenti alcuni pozzi, solo alcuni dei quali
antichi , realizzati per ispezionare il percorso; altri, di epoche recenti, per emungere
acqua..
Elemento di spicco per il sistema archeologico è rappresentato dai Parchi Archeologici,
di recente istituzione, che posti in “ rete “ con la consistente realtà archeologica del
Comune di Taranto, costituita dai noti spazi museali, dalle raccolte documentali, e da
siti e parchi archeologici visitabili e fruibili, potrebbero sostanziare, insieme,
un
percorso turistico di grande rilievo tanto più che ciascuno di essi vanta tra i punti di
forza la possibilità di immediati collegamenti con altre risorse del territorio costituite da
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evidenze
archeologiche,
paesaggistiche,
ambientali,
centri
storici,
monumenti
dell’architettura rurale.
Il sistema dei parchi archeologici è costituito da parchi ciascuno dei quali riveste , per
motivi diversi, specifico e grande interesse scientifico :
PARCO ARCHEOLOGICO DELLE MURA MESSAPICHE - MANDURIA
si segnala per i resti monumentali ancora in vista quali il sistema mura-fossati-porte e
postierle, triplice cerchia di mura megalitiche con attigui i resti di una grande necropoli;
il Fonte Pliniano ; la Chiesa di S. Pietro Mandurino con la cripta ipogea; una porta della
città con carraie di accesso, che fanno parte di un sistema di carrarecce che si sviluppa
in direzione sud, verso la borgata di Uggiano Montefusco e prosegue verso il bosco di
Cuturi , il sistema delle antiche masserie.
PARCO ARCHEOLOGICO DI SATURO-LEPORANO
È uno dei più noti luoghi della letteratura archeologica, strettamente collegato alla
fondazione di Taranto, ove è possibile ripercorrere la frequentazione umana attraverso
l’età del bronzo, l’età del ferro, il periodo greco, con la presenza dei resti del maggior
santuario extraurbano della polis tarantina, e quello romano con i resti di una villa
romano-imperiale
PARCO ARCHEOLOGICO MONTE S. ELIA – ROCCAFORZATA
Dal punto di vista archeologico è il sito meno noto dal punto di vista archeologico, in
quanto l’esplorazione è avvenuta solo di recente. E’ sede di un villaggio dell’età del
ferro e di un insediamento greco con continuità di vita a partire dal VII secolo a.C. sino
ad età ellenistica, conosciuto soprattutto per lo scavo di una necropoli. All’interno della
struttura del parco, è stato recuperato un antico frantoio ipogeico che è previsto possa
essere utilizzato come zona espositiva della documentazione del Parco.
I parchi, così come delimitati e le aree contigue,
offrono ancora ampi margini di
esplorazione per cui in essi in futuro potranno essere portati in luce contesti di grande
interesse scientifico e turistico.
LA AZIONI IN ESSERE
I comuni della fascia orientale di Taranto, sin dal 2001 hanno avviato una serie di azioni
ed iniziative volte a migliorare l’assetto complessivo del territorio, queste sono state
fatte generalmente con interventi di tipo puntuali ed in alcuni casi con la proposizione,
poi concretizzata con Progetti Integrati Settoriali attualmente in fase di esecuzione.
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In un primo momento (anno 2001) i comuni di Leporano, Pulsano, Lizzano, Toricella e
Maruggio hanno proposto interventi in tema di riqualificazione ambientale ottenendo i
benefici del POR Puglia 2000-2006 Misura 5.2.
Conseguentemente a queste attività, e grazie all’assiduo lavoro degli amministratori
che nel tempo hanno avuto l’onere della guida politica dei propri territori, vi è stata un
ampliamento della “base” con i comuni di Avetrana e Fragagnano, dando vita
all’Unione dei comuni Terre del Mare e del Sole che si propone, tra i propri compiti
istituzionali il perseguimento di un miglioramento generale territoriale inteso come
“sistema d’insieme” date le caratteristiche di omogeneità dei territori amministrati.
In particolare, le azioni già avviate/attuate, ad esempio nel Comune di Leporano, quali:
dotazione del sistema fognante nella zona a mare, finanziamento per il Parco
Archeologico di Saturo, la sistemazione generale della strada provinciale litoranea, il
potenziamento della dorsale idrica di adduzione per l’intero territorio troverebbero
naturale definizione con il finanziamento di altre importanti e strategiche opere che si
ritengono improcrastinabili e da inserire nel progetto strategico di Area Vasta, quali:
Completamento della riqualificazione del Castello Muscettola, riqualificazione del
Centro Storico, riqualificazione della batteria Cattaneo con Polo d’Eccellenza
istruzione/formazione scuola superiore nell’ambito del Turismo Nautico e Beni
Archeologico Monumentali, recupero strutture dell’archeologia militare, parco naturale
di tipo A con antistante stazione Idrovia (già finanziata) e completata da alaggio per
turismo nautico, completamento Parco Archeologico Saturo, con indirizzi di
riqualificazione aree contigue e acquedotto romano.
Quanto esposto per il Comune di Leporano, in termini di necessità di intervento, è
sostanzialmente replicabile, pur con le dovute puntualizzazioni, per i rimanenti sei
comuni dell’Unione Terre del Mare e del Sole in quanto le singole amministrazioni
comunali hanno con i POR 2000-2006, avviato una serie di interventi per i quali è viva
l’esigenza di completamento con opere annesse e/o complementari.
I comuni dell’Unione hanno anche avviato diverse azioni politico-amministrative sempre
sulla traccia di quanto esposto con la presente relazione, ottenendo e disponendo in
alcuni casi sostanziali azioni di portata consistente, quali ad esempio quella del
comune di Pulsano, dove la nuova strumentazione urbanistica (P.U.G.), vede la
possibilità di concretizzare il parere favorevole reso dalla Regione Puglia sul Contratto
di Programma “lido Silvana” parere reso con delibera di G.R. 1555/02; come la
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esecuzione del Programma Triennale dell OO.PP. con l’esecuzione del Porto Turistico
finanziato con il sistema del Progetto di Finanza.
Queste considerazioni finali, se pur di massima, esplicitano la necessità di prevedere
nel Piano strategico di Area Vasta una prospettiva di insieme che traguardi al turismo
come settore prioritario di scelta per la vita economica e sociale del territorio (quindi
cultura ed organizzazione per l’accoglienza); tale ipotesi dovrà necessariamente essere
condivisa dalla pluralità delle singole amministrazioni comunali con la consapevolezza
e la ragione di chi, per ottenere un risultato sa di dover rinunciare a storiche posizioni di
vantaggio. Sul punto è d’esempio la frase iscritta sulla facciata principale del Casinò di
Venezia (sul Canal Grande), costruito per raccogliere i fondi necessari al Ponte della
Libertà (di collegamento alla terraferma), campeggia ancora la scritta NON NOBIS.
Pulsano, 30 luglio 2008
Arch. Mimmo Netti
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