TERREMOTO NELL`UNIVERSITA` DI MESSINA: INDAGATA PER

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TERREMOTO NELL`UNIVERSITA` DI MESSINA: INDAGATA PER
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GIU2008
TERREMOTO NELL`UNIVERSITA` DI MESSINA: INDAGATA PER
CORRUZIONE IN CONCORSO LA MOGLIE DEL RETTORE MELITTA
GRASSO
Postato da Enrico Di Giacomo
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Cronaca da Messina e dintorni, Mondo News
Le indagini vanno avanti dall`ottobre scorso: sequestro di
documentazione e di conti correnti, intercettazioni e interrogatori.
A condurle il nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza,
cui sono state delegate dai sostituti della Procura Sciglio e
Nastasi, titolari dell`inchiesta. Che agli inizi di aprile hanno
chiesto la proroga di 6 mesi delle indagini. Accordata dal Gip
Micali.
Rimarranno
tutti MELITTA
ancora
GRASSO,
sulla
graticola
dipendente
Carmela,
per
dell`Università
e,
soprattutto, moglie del Rettore FRANCO TOMASELLO, ed Enzo
Savasta (che nei giorni scorsi ha chiesto di essere sentito dai
Pm), uomo di fiducia da sempre di Antonio Corio e Antonia
Privitera, i proprietari, ora entrambi deceduti, de IL DETECTIVE,
storica società di vigilanza che da 20 anni ha l`appalto di
vigilanza
all`Università
e
al
Policlinico
della
città
peloritana.CORRUZIONE IN CONCORSO: è questo il reato ipotizzato dai Pm nell`iscrizione sul
registro degli indagati. Reato che si concreta quando un pubblico funzionario, in cambio di qualche
utilità , compie un atto contrario ai propri doveri d`ufficio. Un atto dovuto, quello dell`iscrizione,
imposto dal codice, nel momento in cui dinanzi ai due Pm si sono presentate, a fine settembre,
DANIELA e CRISTINA CORIO, 2 delle 4 figlie dei coniugi CORIO. Entrambe dipendenti
dell`Università , assunte nel periodo in cui rettore era Guglielmo STAGNO D`ALCONTRES, sono loro
le accusatrici. Quali siano i fatti specifici raccontati dalle sorelle Corio e le prove che hanno fornito
non lo si sa. E` possibile ipotizzare che affondino le radici nei rapporti che la società di famiglia
intratteneva con l`Università e Policlinico.EMANUELE GALIZIA, ex poliziotto ed agente dei servizi
segreti, divenuto stretto collaboratore di Daniela e Cristina Corio, in una successiva denuncia, ha
riferito che Natala, un`altra delle sorelle Corio, gli ha detto che `Enzo Savasta poteva garantirle gli
appalti perchè lui aveva in mano tutti avendoli sempre pagati sulla base dei rapporti personali`.
Natala Corio ha smentito tutto e lo ha querelato. L`appalto per la vigilanza al Policlinico era stato
aggiudicato nel 2003, quando rettore era Gaetano Silvestri, e quello all`Università aveva visto, nel
2006, il Detective partecipante solitario che se l`era aggiudicato ad un prezzo più basso di quello
massimo. Gli inquirenti stanno però verificando che non vi siano state anomalie nell`estensione del
servizio di vigilanza al Policlinico, duramente censurato dal collegio dei revisori, che ha fatto lievitare
il valore dell`appalto del 50%. Ma è possibile che le due accusatrici abbiano tirato in ballo gli storici
rapporti personali di amicizia tra Antonia Privitera e Melitta Grasso. Amicizia che ha portato, per fare
un esempio, la moglie del rettore ad essere testimone di nozze dell`ultima delle 4 sorelle Corio,
Antonella. Quella che coinvolge anche Melitta Grasso è l`ultima di una serie di denuncie che le due
sorelle, Daniela e Cristina, hanno proposto contro Enzo Savasta, che ogni volta ha reagito con
querele per calunnia. Le denuncie sono frutto della guerra scoppiata per il controllo della società di
famiglia alla morte di Antonia Privitera, avvenuta agli inizi di maggio. Due sorelle contro le altre 2.
Con Enzo Savasta, titolare di una quota di minoranza, a fare da ago della bilancia. Le 2 sorelle,
rimaste in minoranza nella società di famiglia, avevano infatti, alla vigilia dell`estate, già denunciato
Savasta, di essersi impadronito di due milioni di euro de IL DETECTIVE: la cassa che a loro avviso
c`era al momento della scomparsa della madre. Chiedendo in sede civile il sequestro del suo
patrimonio. Il giudice civile, Liborio Fazzi, l`ha respinta ritenendo che la cassa era solo virtuale e
frutto di artifizi contabili in voga nella società , e che il Savasta non ha mai avuto la disponibilità dei
conto correnti della società . Daniela ha anche querelato Savasta per lesioni. Alla Procura ha esibito
un certificato di 7 giorni di prognosi dei medici del `Piemonte`, raccontando di esservi stata
accompagnata dal marito Piero Cacace, ex consigliere comunale e candidato alle prossime elezioni.
Ad accompagnarla e stato inveceGaetano Pria, impiegato del Tribunale di Messina. E i sanitari in un
primo momento gli avevano dato solo due giorni di prognosi. Le due sorelle accusatrici si sono
presentate a fare la denuncia che coinvolge la moglie del rettore nel periodo in cui, con l`assistenza
del legale Andrea Lo Castro, per reagire alla perdita del controllo della società di famiglia, prima che
il Cda sancisse il cambio di maggioranza, servendosi di un prestanome, hanno acquistato un`altra
società , la VIGILNOT SICILIA (ora Coiro Srl), cui hanno affittato l`azienda de il Detective ad un
canone molto basso. Un`operazione che il giudice Emilio Iannello, in via cautelare, ha ritenuto
potenzialmente fraudolenta e ha bloccato, disponendo il sequestro e nominando amministratore
Salvatore Formisano, espressione della nuova maggioranza. Per entrambe, così, gli inquirenti stanno
valutando la sussistenza degli estremi di calunnia.
Michele Schinella da centonove - 30 Maggio 2008
http://www.enricodigiacomo.org/2008/07/il-rettore-tomasello-inchiesta-sulluniversita-di-messinaarrivano-le-richieste-di-rinvio-a-giudizio-per-38/
31LUG2008
CHIESTO IL RINVIO A GIUDIZIO ANCHE PER IL RETTORE
TOMASELLO: INCHIESTA SULL`UNIVERSITA` DI MESSINA,
ARRIVANO LE RICHIESTE PER 38
Postato da Enrico Di Giacomo
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Mondo News
Sono trentotto le persone indagate nell`ambito dell`inchiesta sull`Università per le quali i sostituti procuratori
Antonino Nastasi e Adriana Sciglio hanno depositato al gip Massimiliano Micali le richieste di rinvio a giudizio.
Non è ricompresa una sola persona rispetto all`atto di chiusura delle indagini preliminari, che risale al gennaio
scorso e contava 39 indagati. Si tratta del ricercatore Giovanni Lanteri, la cui posizione è stata per il momento
stralciata. Praticamente identiche all`atto di chiusura ex art. 415 bis c.p.c. le contestazioni accusatorie che i
due sostituti hanno formulato con le attuali richieste di rinvio a giudizio. Adesso il prossimo passaggio
processuale sarà l`udienza preliminare, che presumibilmente dovrebbe essere fissata entro ottobre. Si tratta di
contestazioni di reato che vanno dalla tentata concussione all`abuso d`ufficio, dal falso del pubblico ufficiale
alla tentata truffa, dai maltrattamenti al peculato. Le richieste di rinvio a giudizio depositate all`Ufficio gip
riguardano il rettore Francesco Tomasello e poi una lunga lista di altre persone tra docenti e funzionari
dell`Università , funzionari dell`Ausl 4 di Enna, ricercatori universitari e componenti di commissioni d`esame: il
funzionario del Rettorato Eugenio Capodicasa, la moglie nonché dipendente di Unilav, Ivana Saccà ; il
professore Giuseppe Piedimonte, responsabile del progetto “Lipin”, e il responsabile amministrativo dello stesso
progetto, Stefano Augliera; l`ex preside di Veterinaria, Battesimo Consolato Macrì, il suo successore Giovanni
Germanà , i docenti Raffaele Tommasini, Antonio Pugliese, Salvatore Giannetto, Pietro Paolo Niutta; gli altri
componenti del Consiglio di facoltà di Veterinaria Emilia Ciriaco, Santo Cristarella, Luigi Iannuzzi, Ugo Muglia,
Francesco Naccari, Maria Grazia Pennisi, Antonina Zanghì, Francesco Abate, Antonio Ajello, Concetta Beninati,
Francesca Conte, Massimo De Majo, Giuseppa Di Bella, Antonino Germanà , Patrizia Germana Germanà ,
Elisabetta Giudice, Rosaria Laurà , Marisa Masucci, Giuseppe Mazzullo, Annamaria Passantino; i componenti
della commissione d`esami Claudio Petterino e Maria Teresa Capucchio; il direttore ed il funzionario dell`Ausl 4
di Enna, Calogero Sicilia e Ireneo Sferazza; la ricercatrice Michela Pugliese; i ricercatori Mirko Paiardini e
Barbara Cervasi. Questa prima tranche d`indagine sull`Ateneo peloritano è sostanzialmente divisa in due
tronconi. Da un lato i magistrati si sono occupati delle rivelazioni fatte nel febbraio del 2006 dal prof. Giuseppe
Cucinotta, ordinario di Clinica chirurgica e patologia chirurgica a Veterinaria, che denunciò di aver subito forti
pressioni per “indirizzare” l`esito di un concorso bandito dalla facoltà a favore del figlio del preside “eletto”,
all`epoca, il prof. Battesimo Macrì. E su questo versante le accuse principali al rettore Tomasello e Macrì sono la
tentata concussione e l`abuso d`ufficio. Un`altra parte dell`inchiesta riguarda invece la gestione di
finanziamenti erogati dalla Regione Siciliana e dall`Università destinati al progetto scientifico “Lipin”, costato
oltre 3 milioni di euro: la Procura in questo caso contesta principalmente il peculato, cioé l`appropriazione di
ingenti somme da parte di chi gestiva i fondi per conto dell`Ateneo. Guardando invece da un`altra ottica
l`inchiesta sono complessivamente ventisette i capi d`imputazione contestati dai sostituti procuratori Nastasi e
Sciglio agli imputati. Si va dalla tentata concussione all`abuso d`ufficio, dal falso del pubblico ufficiale alla
tentata truffa, dai maltrattamenti al peculato. Ecco invece il collegamento reato-indagato: Tomasello e Macrì
(tentata concussione); Tomasello, Macrì, Giannetto, Pugliese, Niutta, Tommasini, Germanà , Piedimonte,
Ciriaco, Cristarella, Iannuzzi, Muglia, Naccari, Pennisi, Zanghì, Abbate, Ajello, Bennati, Conte, De Majo, Di Bella,
Germanà Antonino, Germanà Germana, Giudice, Laurà , Masucci, Mazzullo, Passantino (due casi d`abuso
d`ufficio); Macrì (falso); Macrì, Petterino e Capucchio (falso e abuso d`ufficio); Pugliese Antonio (concussione e
tentata truffa); Pugliese Michela (tentata truffa); Macrì, Sicilia e Sferrazza (maltrattamenti); Piedimonte e
Augliera (tre casi di peculato); Piedimonte, Augliera e Saccà
(due casi di falso); Piedimonte (falso);
Piedimonte, Augliera e Capodicasa (peculato); Piedimonte e Capodicasa (falso); Piedimonte, Augliera e Saccà
(peculato); Piedimonte e Saccà (falso); Piedimonte e Augliera (peculato e falso); Tomasello (abuso d`ufficio);
Piedimonte, Augliera e Paiardini (peculato); Piedimonte, Augliera e Cervasi (peculato); Piedimonte, Augliera,
Saccà
e Capodicasa (due ipotesi di falso). Il 20 luglio dello scorso anno dopo oltre un anno d`indagine
coordinata dal procuratore capo Luigi Croce e gestita dai sostituti Antonino Nastasi e Adriana Sciglio finirono
agli arresti domiciliari il prof. Battesimo Consolato Macrì, preside “eletto” della facoltà di Veterinaria; Eugenio
Capodicasa e Ivana Saccà , funzionario del Rettorato il primo e dipendente della società “UniLav” la seconda
(marito e moglie). Un altro docente, il prof. Giuseppe Piedimonte, responsabile dell`Industrial Liaison Office e
responsabile tecnico-scientifico del “Progetto Lipin”, e il segretario amministrativo del Laboratorio integrato per
l`innovazione, Stefano Augliera, vennero invece raggiunti da provvedimenti di custodia cautelare in carcere.
Vennero poi notificate informazioni di garanzia tra gli altri al rettore Francesco Tomasello, ai professori
Salvatore Giannetto, Giovanni Germanà e Raffaele Tommasini: nei confronti dei quattro la Procura chiese la
misura interdittiva della sospensione per due mesi dalle funzioni. Il gip Genovese la dispose per il rettore
Tomasello e i professori Giannetto e Germanà , mentre per quanto riguarda il prof. Tommasini rigettò la
richiesta. Nuccio Anselmo
http://www.enricodigiacomo.org/2008/09/1392/
11SET2008
IL 30 OTTOBRE IL RETTORE TOMASELLO + 37 DAVANTI AL GUP:
Tentata concussione, abuso, falso, tentata truffa, maltrattamenti e
peculato
Postato da Enrico Di Giacomo
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Mondo News
Il giorno fissato è il 30 ottobre prossimo. In 38 compariranno davanti al giudice dell`udienza preliminare
Massimiliano Micali, l`argomento è l`inchiesta sull`Università . Sono infatti ben 38 le persone per le quali nei
mesi scorsi i sostituti procuratori Antonino Nastasi e Adriana Sciglio avevano depositato al gip Massimiliano
Micali le richieste di rinvio a giudizio. L`unico nome che non era in elenco rispetto all`atto di chiusura delle
indagini preliminari era quello del ricercatore Giovanni Lanteri, la cui posizione era stata stralciata. Si tratta di
contestazioni di reato che vanno dalla tentata concussione all`abuso d`ufficio, dal falso del pubblico ufficiale
alla tentata truffa, dai maltrattamenti al peculato.L`avviso di fissazione dell`udienza preliminare inviato
dal gup Micali riguarda il rettore Francesco Tomasello e poi docenti e funzionari dell`Università ,
funzionari dell`Ausl 4 di Enna, ricercatori universitari e componenti di commissioni d`esame: il
funzionario del Rettorato Eugenio Capodicasa, la moglie nonché dipendente di Unilav, Ivana Saccà ;
il
professore
Giuseppe
Piedimonte,
responsabile
del
progetto
“Lipin”,
e
il
responsabile
amministrativo dello stesso progetto, Stefano Augliera; l`ex preside di Veterinaria, Battesimo
Consolato Macrì, il suo successore Giovanni Germanà , i docenti Raffaele Tommasini, Antonio
Pugliese, Salvatore Giannetto, Pietro Paolo Niutta; gli altri componenti del Consiglio di facoltà di
Veterinaria Emilia Ciriaco, Santo Cristarella, Luigi Iannuzzi, Ugo Muglia, Francesco Naccari, Maria
Grazia Pennisi, Antonina Zanghì, Francesco Abbate, Antonio Ajello, Concetta Beninati, Francesca
Conte, Massimo De Majo, Giuseppa Di Bella, Antonino Germanà , Patrizia Germana Germanà ,
Elisabetta Giudice, Rosaria Laurà , Marisa Masucci, Giuseppe Mazzullo, Annamaria Passantino; i
componenti della commissione d`esami Claudio Petterino e Maria Teresa Capucchio; il direttore ed il
funzionario dell`Ausl 4 di Enna, Calogero Sicilia e Ireneo Sferazza; la ricercatrice Michela Pugliese; i
ricercatori Mirko Paiardini e Barbara Cervasi. Otto le parti offese citate dal gup: Giuseppe Cucinotta,
Filippo Spadola, Maria Luana Paradiso, Simona Di Pietro e Michele Limosani come persone fisiche, e ci sono poi
l`Università
di Messina «in persona del Rettore pro tempore», l`assessorato regionale all`Industria e il
ministero dell`Istruzione, dell`Università e della ricerca, che sarà rappresentato dall`Avvocatura dello Stato.
Sul piano processuale l`udienza preliminare d`ottobre tratterà
sostanzialmente due tronconi, in relazione
all`inchiesta: da un lato le rivelazioni fatte nel febbraio del 2006 dal prof. Giuseppe Cucinotta, ordinario di
Clinica chirurgica e patologia chirurgica a Veterinaria, che denunciò di aver subito forti pressioni per
“indirizzare” l`esito di un concorso bandito dalla facoltà a favore del figlio del preside “eletto”, all`epoca, il
prof. Battesimo Macrì. E su questo versante le accuse principali al rettore Tomasello e Macrì sono la tentata
concussione e l`abuso d`ufficio. Un`altra parte dell`inchiesta ha riguardato invece la gestione di finanziamenti
erogati dalla Regione Siciliana e dall`Università destinati al progetto scientifico “Lipin”, costato oltre 3 milioni di
euro: la Procura in questo caso contesta principalmente il peculato, cioé l`appropriazione di ingenti somme da
parte di chi gestiva i fondi per conto dell`Ateneo. Guardando invece da un`altra ottica l`inchiesta sono
complessivamente ventisette i capi d`imputazione contestati dai sostituti procuratori Nastasi e Sciglio agli
imputati. Si va dalla tentata concussione all`abuso d`ufficio, dal falso del pubblico ufficiale alla tentata truffa,
dai maltrattamenti al peculato. NUCCIO ANSELMO
http://www.enricodigiacomo.org/2008/10/1587/
17OTT2008
L`ARTICOLO DI REPUBBLICA SUL VERMINAIO DI MESSINA:
INDAGATA LA MOGLIE DEL RETTORE MELITTA GRASSO.
AVREBBE INTASCATO TANGENTI DI MIGLIAIA DI EURO. LA
REAZIONE DEL RETTORE
Postato da Enrico Di Giacomo
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Inchieste, Mondo News
FOTO: ENRICO DI GIACOMO
MESSINA - Il `verminaio` a Messina non è mai finito. Si riproduce, forse peggio di prima, e non si
riesce, almeno per il momento, a spazzare via, affari, baronati e centri di potere. E, come ai tempi
della Commissione Antimafia che sbarcò a Messina svelando una serie di intrecci mafiosi che
vedevano insieme in un comitato d`affari politici, colletti bianchi e uomini d`onore, al centro c`è
sempre l`Università ed il Policlinico di Messina. Anzi i vertici del Policlinico, una delle principali
industrie della città dello Stretto. Dopo il rettore, Francesco Tomasello, che lo scorso anno fu
indagato e sospeso per due mesi dalla carica nell`ambito di una inchiesta sui delitti, appalti e clan,
adesso nel mirino della magistratura messinese è finita la moglie, la dottoressa Melitta Grasso,
neurochirurgo e dirigente dell`Università . E` accusata di corruzione in concorso con altri nella
gestione dei servizi di vigilanza e della fornitura di pasti al Policlinico. Secondo l`accusa, la
dottoressaMELITTA GRASSO (nella foto), avrebbe intascato tangenti di migliaia di euro per
agevolare l`assegnazione di lucrosissimi appalti a ditte a lei vicine. Le Fiamme Gialle hanno messo il
naso sui conti correnti della moglie di Francesco Tomasello, monitorando conti correnti ed altri
affari. Tutto documentato in un dossier che adesso è finiti sul tavolo del sostituti procuratori della
Repubblica Sciglio e Nastasi. Sono loro i titolari dell`inchiesta che vede indagata Melitta Grasso e gli
altri. L`indagine ruota intorno al milionario appalto della sorveglianza del Policlinico di Messina che
fino ad alcuni mesi fa era gestito dalla società
`Il Detective`. Un appalto da un miliardo e
settecentomila euro l`anno che adesso, con l`arrivo del Commissario Straordinario Pecoraro, costa
poco più di 300 mila euro e che è stato affidato ad un`altra azienda di vigilanza. La differenza tra il
primo ed il secondo appalto, è il sospetto di chi indaga, svela l`esistenza di costi `aggiuntivi` e tra
questi, secondo le ipotesi degli investigatori, le `tangenti` che `Il Detective` avrebbe elargito alla
dottoressa MELITTA GRASSO. La dirigente sa di essere indagata al punto di parlare al telefono
tranquillamente dicendo ai suoi interlocutori che `dimostrerà la provenienza` di quei soldi. Anche
di una costosissima borsa LOUIS VUITTON che un giorno la dottoressa Grasso avrebbe visto in un
negozio del centro di Messina e che le fu poi regalata dai dirigenti de `IL DETECTIVE`. L`inchiesta
era stata avviata nel settembre dello scorso anno quando Daniela e Cristina Coiro, due delle quattro
figlie dei coniugi Corio che erano titolari della società di vigilanza `Il Detective`, denunciarono
degli imbrogli all`interno della società. Era poi intervenuto EMANUELE GALIZIA, ex poliziotto ed ex
agente dei servizi segreti, che era stretto collaboratore di Daniela e Cristina Coiro, riferendo che
Enzo Savasta, ex dipendente de `Il Detective` poteva garantire gli appalti perchè li aveva sempre
ottenuti sulla base di rapporti personali. L`appalto per la vigilanza al Policlinico era stato giudicato
nel 2003, quando Rettore era Gaetano Silvestri. Tre anni dopo, nel 2006 la vigilanza all`Università
era stata vinta sempre da `Il Detective`, ma con una procedura che adesso gli investigatori stanno
verificando in ogni suo aspetto. L`azienda era l`unica partecipante alla gara aggiudicata a un
prezzo di poco inferiore a quello massimo. Un appalto che fu censurato anche dal collegio dei
revisori. Ed in questo appalto, secondo l`accusa, ci sarebbe stato l`interessamento di Melitta Grasso
che è finita nel registro degli indagati per CORRUZIONE IN CONCORSO. L`inchiesta è soltanto agli
inizi. Nel mirino degli accertamenti sono finiti anche altri appalti. A cominciare da quello per i pasti
che sarebbero stati `salatissimi`. Francesco Viviano - da `la Repubblica`
Università
ancora sotto accusa. Tomasello: «E` solo il frutto di una cattiva informazione»
`Un attacco volgare e scomposto di cui io e la mia famiglia siamo stati vittime da parte della
redazione palermitana di `Repubblica` `.Esordisce così il rettore Francesco Tomasello nel corso della
conferenza convocata in via straordinaria per rispondere all`articolo apparso questa mattina sul quotidiano
nazionale, che con un trafiletto in prima pagina titolava: `Messina: Indagata la moglie del Rettore`, accusata,
secondo quanto riportato, di corruzione in concorso con altri nella gestione dei servizi di vigilanza e della
fornitura di pasti del Policlinico di Messina. Un risveglio tutt`altro che piacevole, dunque, per il `numero uno`
dell`Ateneo Peloritano che, incassato il colpo, senza far trascorrere troppo tempo ha chiamato a raccolta i
giornalisti rispondendo per le rime ai giornalisti di `Repubblica`: `Quanto è stato scritto non è altro che il
risultato di una pessima informazione, frutto di una continua attività di diffamazione e delegittimazione del
ruolo istituzionale che si tende a realizzare`. Molteplici, infatti, a detta del rettore, le imprecisioni e le
inesattezze contenute nel corpo dell`articolo, prima fra tutte quella secondo cui, la moglie di Tomasello
ricoprirebbe un ruolo di dirigente all`interno del Policlinico Universitario. Una `mossa sleale`, arrivata quasi in
concomitanza allo `sbarco` del Patriarca Latino di Gerusalemme, domani in visita al Rettorato, che Tomasello
sembrava però aver già previsto e che, pur amareggiandolo, non lo stupisce più del dovuto: `Il 27 giugno ho
tenuto una conferenza in cui facevo il punto della situazione sull`attività
portata avanti in quei mesi
dall`Università e alcune mie affermazioni, con il senno di poi, si sono rivelate `profetiche`. Avevo parlato
`continua il rettore alzando un po` il tono di voce in segno di evidente disappunto` di un gruppo di stolti che
vuole impadronirsi nuovamente della nostra Università e che sta facendo di tutto per infangarne il nome. Così è
stato e continua ad essere`. E proprio volendo dimostrare come `trasparenza` sia la parola d`ordine della
`sua` Università , Tomasello ha affermato che ieri, Consiglio d`Amministrazione e Senato Accademico, hanno
approvato la convocazione di una Commissione che analizzerà e vigilerà sull`operato dell`Ateneo e in cui uno
dei componenti ricopre l`incarico di procuratore presso la Corte dei Conti. Una specificazione dello stesso tipo il
rettore ci tiene però a farla anche sull`altro versante, quello del Policlinico Universitario: `Vorrei ricordare a
tutti che sono stato io, nell`aprile dello scorso anno, a volere la creazione di una commissione che si occupasse
di monitorare l`attività
del Policlinico, invitando personalmente il neo-direttore Pecoraro a mantenere la
medesima linea di intervento`. Il rettore precisa poi ai giornalisti presenti di non voler assolutamente entrare
nel merito della vicenda giudiziaria in corso e che lo vede coinvolto, affermando di confidare pienamente nel
lavoro della magistratura che sarà la sola a doversi pronunciare. Garantisce poi agli stessi rappresentanti
dell`informazione che sarà sua precisa intenzione, quella di `girare` loro tutta la documentazione prodotta
dall`attività
di controllo della due citate commissioni. Tomasello insomma dichiara di non “tollerare
ulteriormente gli effetti negativi prodotti da un`informazione, anzi dai frammenti di una sgangherata
informazione, che non fanno altro che mettere in discussione il lavoro onesto di oltre 4.000 persone e 35.000
studenti”. Inutile dire che il Rettore dell`Ateneo Peloritano è pronto a querelare il giornalista della redazione
palermitana di `Repubblica` e, ha aggiunto, non solo lui… Elena De Pasquale - www.tempostretto.it
http://www.enricodigiacomo.org/2008/10/inchiesta-policlinico-una-donna-ha-parlato/1
8OTT2008
L`INCHIESTA SULLE TANGENTI AL POLICLINICO DI MESSINA:
C`E` UNA DONNA CHE AVREBBE PARLATO ANCHE DI ALTRI
APPALTI
Postato da Enrico Di Giacomo
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Mondo News
Ieri la conferenza stampa del rettore Tomasello e l`articolo di Repubblica, un anno fa l`apertura dell`inchiesta
che vede indagati, tra gli altri, la moglie del Magnifico, Melitta Grasso, impiegata del Policlinico, su cui pende
l`ipotesi di accusa di concorso in corruzione. Perché? Avrebbe preso tangenti sull`appalto della vigilanza
privata al Policlinico. Questo ma non solo. L`inchiesta della Procura, infatti, avviata dai sostituti procuratori
AntoninoNastasi e Adriana Sciglio, indagherebbe anche sulle spontanee dichiarazioni di una persona che ha
rivelato che anche gli appalti delle pulizie al Policlinico sarebbero stati campo di interesse della
moglie del rettore. Una persona, dunque, con le sue rivelazioni, avrebbe dato il via all`ennesima
apertura di un fascicolo sull`Università messinese e sui suoi apparati. Un`inchiesta, però, sulla quale
c`era il più stretto riserbo da parte dei magistrati. Veniva appena sussurrata tra i corridoi del palazzo di
Giustizia. Come di una cosa che era nell`aria. A chiederlo ai titolari dell`inchiesta ci si scontrava con un muro.
Eppure qualcosa era venuto fuori, lì, tra le mezze verità di chi dice e non dice. Venne fuori che chi aveva
determinato, con le sue dichiarazioni, la nuova indagine, era una donna. Una donna delusa, incattivita, dicevano- che però sa e dice tanto. Occorreva verificarle quelle presunte verità . C`erano le rivelazioni di
una donna che aveva deciso di collaborare con la magistratura per aprire uno squarcio di luce sulle
tante zone d`ombra cittadine. Zone d`ombra come palazzi enormi che spuntano come funghi in terreni in
cui l`indice di edificabilità non lo consente. Non ci sarebbe solo il Green Park della operazione Oro Grigio, ma
tanto altro cemento messo in piedi illegalmente in città . Zone d`ombra come gli appalti delle pulizie e della
vigilanza al Policlinico. Su queste dichiarazioni indagano Nastasi e Sciglio, loro che a breve dovranno decidere
se emettere gli avvisi di conclusione indagini o archiviare l`inchiesta. Intanto il Rettore Tomasello, ieri, ha
parlato chiaro: `Qualcuno trama contro l`università - ha detto - vuole screditarla perché vede intaccati i propri
centri di potere. Il percorso di trasparenza che ho avviato dà fastidio a un gruppo di persone, ma io continuerò
per la mia strada`. I nomi dei componenti del gruppo? Pare che il Magnifico li abbia rivelati alla magistratura,
che indagherà . Fonte: Normanno.it
http://www.enricodigiacomo.org/2008/11/lo-scoop-di-gian-antonio-stella-lateneo-sotto-inchiestapensa-allarredo-a-messina-un-quadro-da-80mila-euro/01
NOV2008
LO SCOOP DI GIAN ANTONIO STELLA: L’ATENEO SOTTO
INCHIESTA PENSA ALL’ARREDO: A MESSINA UN QUADRO DA
80MILA EURO
Postato da Enrico Di Giacomo
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Inchieste
IL RETTORE FRANCO TOMASELLO
Non è vero che non ci sono soldi per la ricerca. L’Università di Messina, ad esempio, una ricerca la sta
facendo: cerca un pittore che per 80mila euro dipinga un quadro per l’Aula Magna di ingegneria. Direte: ma
come, una spesa così insensata in questi tempi di vacche magre? Esatto. Dicono sia in-dis-pen-sa-bi-le.
Certo, per arredare la parete della grande sala non potevano scegliere momento peggiore. Da una parte, infatti,
divampa la polemica sui tagli decisi da Mariastella Gelmini, denunciati come la scelta scellerata di lesinare la
goccia d’acqua agli assetati dalle gole riarse. Dall’altra il rettore dell’Ateneo, Francesco Tomasello, è stato
appena rinviato a giudizio con la moglie Melitta Grasso (lei pure dirigente dell’Università) e altri 25 professori,
ricercatori e funzionari vari (altri sette imputati hanno chiesto il rito abbreviato) per due scandali. Il primo: la
gestione assai «controversa», diciamo così, di tre milioni di euro di fondi regionali destinati alla ricerca di un
progetto scientifico «Lipin». Il secondo: un concorso taroccato. Scoppiato quando un docente aveva
denunciato di aver subito pressioni per addomesticare la gara per un posto di professore associato che doveva
a tutti i costi andare a Francesco Macrì, figlio dell’allora preside di Veterinaria Battesimo Consolato Macrì, che
nelle intercettazioni viene chiamato «BatMac». Non bastasse, proprio in questi giorni L’Espresso ha rivelato che
la moglie del rettore, il quale l’anno scorso era stato sospeso per due mesi dalla carica nell’ambito di una
«inchiesta su delitti, appalti e clan», sarebbe al centro di un’altra indagine sulla fornitura di pasti del Policlinico
e la gestione dei servizi di vigilanza. Servizi che oggi, grazie all’intervento del commissario straordinario,
costano 300mila euro ma prima della svolta erano stati assegnati alla società «Il Detective» (unica partecipante
alla gara d’appalto!) per un milione e 770mila: sei volte di più. Non bastasse ancora, la città peloritana è
scossa da «boatos» secondo i quali ognuno degli 86 nuovi posti all’Università, banditi con 75
concorsi, sarebbe stato «cucito come un vestitino» addosso a 86 prescelti. Sia chiaro: l’ateneo
messinese non è l’unico a spendere i soldi in maniera «bizzarra» dando ragione ai rettori più seri che
inutilmente invocano da anni che la distribuzione dei fondi e più ancora dei tagli non sia fatta così, a casaccio,
ma tenga conto delle enormi differenze tra le università sobrie e quelle spendaccione, quelle virtuose e quelle
«canaglia». I casi sconcertanti sono infiniti. Con l’aria che tira in questi anni, ad esempio, era proprio
indispensabile all’università di Salerno (dove ogni stanza e ogni bagno del campus è stata tinteggiata con un
colore differente) la costruzione del «Chiostro della Pace» di Ettore Sottsass e Enzo Cucchi voluto per offrire ai
giovani un luogo «dove riflettere sul senso della vita» e irrispettosamente ribattezzato «il lavandino» per le
mattonelle di ceramica blu? È fondamentale, a Bari, mantenere tutt’ora a cura dell’ateneo la darsena del Cus, il
centro universitario sportivo, dove fino a ieri decine di docenti ormeggiavano le barche senza tirar fuori un
cent? Vi pare possibile che un porticciolo vicino al centro della città sia stato fino all’arrivo del nuovo rettore
offerto per 16 anni ai baroni senza che nessuno si ricordasse di chieder loro di pagare la quota («omaggi a
personalità influenti…», ammise il presidente) col risultato che siccome non fu mai mandata una richiesta è oggi
impossibile pretendere gli arretrati? Chi li restituirà, i tre o quattrocentomila euro di crediti mai riscossi? E l’ex
rettore di Teramo Luciano Russi, poi trasferitosi a Roma, doveva proprio spendere 93mila euro per
comprare una Mercedes S320 con tivù al plasma anteriore e posteriore, fax, business consolle e
«sound system Bose» e 303mila per rifare l’arredamento del suo ufficio? Certe voci resteranno
indimenticabili: 54.391 euro per «librerie e boiserie in noce massello con appliques alle quattro
pareti», 8.448 per «due divani in pelle modello Chesterfield tre posti», 6.500 per «tappeto
Isphahan lana/seta»… Come poteva, con quelle spese, trovare altri soldi per la ricerca? E come possono
accettare, i rettori «risparmiosi» attenti al centesimo, di essere messi sullo stesso piano, nei tagli, di chi ha
speso 33.259 euro (quanto guadagnano in un anno tre dei precari pisani che hanno messo a punto un
supertelescopio messo in orbita dalla Nasa) per «rivestimento soffitto in noce massello cassonato»? Ma
torniamo a Messina. Dove lo stesso bando di concorso per «la scelta, l’esecuzione e l’acquisto» del quadro da
80mila euro è un capolavoro. Dopo avere precisato che «l’opera dovrà essere ispirata al tragico evento del
terremoto di Messina» e «andrà collocata nell’Aula Magna della Facoltà di Ingegneria, sulla parete cattedra di
m. 7,50×3,30 e sulle due pareti contigue, ciascuna di m. 2,00 circa x 3,30», il documento precisa infatti che «al
concorso possono partecipare tutti gli artisti italiani e stranieri in possesso della residenza o del domicilio in
Italia, che godano dei diritti civili e politici nello Stato di appartenenza». Insomma, se c’è un Picasso o un
Gauguin che abbia voglia di cimentarsi, si astenga: la nostra università, oltre ai ricercatori stranieri,
non vuole neppure pittori che non siano indigeni. E non è finita. Tra le meravigliose scemenze
burocratiche, c’è infatti che «il plico deve essere sigillato con ceralacca e controfirmato sui lembi di
chiusura e deve recare all’esterno, oltre all’intestazione del mittente (nome e cognome dell’artista)
e all’indirizzo dello stesso, la dicitura “Bando di concorso per la scelta, l’esecuzione e l’acquisto di
un’opera d’arte pittorica da collocare nell’Aula Magna della Facoltà di Ingegneria in Contrada
Papardo
di
Messina”».
Il
plico
deve
contenere
al
suo
interno
la
busta
con
la
dicitura
«Documentazione» e un contenitore con la dicitura «Bozzetto» entrambi «controfirmati sui lembi
di chiusura…». Insomma: viva l’arte e viva gli artisti! Purché burocrati. E ossequiosi del comma
1/ter dell’art.47bis del dpr… Gian Antonio Stella
http://www.enricodigiacomo.org/2008/11/universita-rinvio-a-giudizio-per-il-rettore-tomasello-edaltri-22-e-adesso-si-attendono-le-dimissioni/0
8NOV2008
L’INCHIESTA SULL’UNIVERSITA’ DI MESSINA: REGGE L’ACCUSA,
RINVIO A GIUDIZIO PER IL RETTORE TOMASELLO ED ALTRI 22. E
ADESSO SI ATTENDONO LE DIMISSIONI…
Postato da Enrico Di Giacomo
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Mondo News
Udienza preliminare per l’inchiesta sui concorsi truccati alla facoltà di veterinaria. Rinvio a giudizio per 23. Tra
questi, il rettore Franco Tomasello.Processo il 5 marzo prossimo. Ventitre rinvii a giudizio, due non luogo a
procedere e due stralci al termine dell’udienza preliminare seguita all’inchiesta sui concorsi truccati alla facoltà
di Veterniaria che aveva portato a luglio del 2007 alla sospensione del rettore Franco Tomasello. Il Magnifico
va al processo per tentata concussione e abuso d’ufficio a partire dal 5 marzo del prossimo anno. Insieme a lui
altri ventidue tra docenti e personale amministrativo finiti nell’indagine della Guardia di Finanzia sui concorsi
alla facoltà dell’Annuziata e sull’illecita gestione del progetto di ricerca Lipin. Rinviato a giudizio anche l’ex
preside
di
Veterinaria
Battesimo
Consolato Macrìarrestato
lo
scorso
anno.
La
decisione
del
Gip
Massimiliano Micali per i 27 indagati che avevano optato per i rito ordinario - l’accusa aveva chiesto per tutti il
rinvio a giudizio - è articolata. Diversi infatti i non luogo a procedere disposti dal Giudice. Il rettore Tomasello
affronterà il processo per l’accusa di tentata concussione, legata al concorso “incriminato” a Veterinaria, quello
che secondo l’accusa era “destinato” al figlio dell’ex preside, Macrì, e due ipotesi di abuso d’ufficio, mentre è
stato dichiarato il non luogo a procedere per l’abuso d’ufficio contestatogli in relazione alla vicenda Lipin, cioè la
nomina
di
EugenioCapodicasa e
Stefano Augliera alla
gestione
del
progetto
di
ricerca.
Escono
dal
procedimento Michela Pugliese, ricercatrice a Veterinaria, che era stata indagata per un rimborso spese, e
Claudio Petterino, di Vercelli, componente di una commissione esaminatrice insieme a Macrì. Per loro è stato
dichiarato il non luogo a procedere. Va ad Enna, invece, la parte di inchiesta che riguarda il mobbing nei
confronti di una ex “protetta” di Macrì, da lui raccomandata per un posto all’Asl di quella provincia. Indagati gli
ennesi Calogero Sicilia e IreneoSferrazza, insieme al docente, per aver poi messo in atto le ritorsioni nei
confronti della donna, alla fine della relazione col professore. Ad indagare su questa vicenda sarà ora la procura
ennese. Battesimo Macrì, arrestato nel luglio 2007 insieme ad altre 4 persone, va al processo per le altre
accuse, escluse due ipotesi - relative un concorso del 2005 vinto da un suo ricercatore - per le quali è stato
dichiarato il non luogo a procedere. Resta sostanzialmente in piedi, quindi, la vicenda principale che ha dato il
via all’indagine, cioè il contrasto con un altro docente per il concorso destinato al figlio e vinto invece da un
altro ricercatore, costato all’ex preside ed al Rettore l’accusa di tentata concussione. Al processo il prossimo 5
marzo
anche
i
docenti
Antonio Pugliese,
Salvatore Giannetto,
Paolo Pietro
Niutta,Giuseppe Piedimonte, Giovanni Germanà, Emilio Ciriaco, SantoCristarella,
Ugo Muglia, Atonina Zanghì, Franco Abbate, Antonino Ajello,
Giuseppa Di
Francesca Conte,
Massimo De
Majo,
Bella, Antonino Germanà,Patrizia Germanà, Elisabetta Giudice, Rosaria Laurà,
Giuseppe Mazzullo,Anna Maria Passantino e Stefano Augliera. Hanno assistito gli avvocati Scillia, Favazzo,
Rizzo, Autru, Calamoneri, Gullino, Luccisano, Candido.
http://www.enricodigiacomo.org/2008/11/2388/1
4NOV2008
MESSINA, L’ATENEO AD AMICI E PARENTI: Concorsi truccati,
raccomandazioni, minacce. E ora il rettore va a giudizio
Postato da Enrico Di Giacomo
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Inchieste
MESSINA - Dentro il tempio del sapere, nell´università di Messina, è in corso un vero e proprio terremoto
giudiziario
che
ha
coinvolto
i
vertici
dell´ateneo
della
città
dello
stretto.
Tutto
provocato
da “Parentopoli” (raccomandazioni e minacce a studenti per non partecipare ai concorsi truccati dove il
vincitore era sempre “figlio di”) e presunte tangenti per l´affidamento della vigilanza del policlinico messinese.
E dopo il rinvio a giudizio del Magnifico Rettore,Franco Tomasello (nella foto) che sarà processato il 5
marzo prossimo insieme ad altri 23 tra docenti e docenti ricercatori e funzionari d´ateneo a vario titolo imputati
di concussione, abuso d´ufficio in concorso, falso, tentata truffa, maltrattamenti e peculato per alcuni concorsi
truccati, l´inchiesta si allarga a amcchia d´olio ed in procura arrivano nuove denunce, nuovi scandali. Ed in
questo bailamme giudiziario è coinvolta, per un´altra vicenda, proprio la moglie del rettore, Melitta Grasso,
dirigente universitaria, accusata di aver favorito, in cambio di “mazzette”, una società che si era aggiudicata
l´appalto, per quasi due milioni di euro, della vigilanza del Policlinico di Messina. Un appalto che adesso costa
appena 300 mila euro. Alla Procura della Repubblica di Messina, al nostro giornale ed alle forze dell´ordine,
sono giunte denunce, anonime e firmate, di alcuni docenti ed aspiranti ricercatori ed associati che raccontano
quanto accade dentro l´ateneo messinese, vero e proprio feudo di una ventina di famiglie, presidi, docenti,
ricercatori e funzionari amministrativi che si aiutato l´un l´altro presiedendo commissioni d´esami che
consentono lo “scambio” di assunzioni di figli, generi, nipoti e amici stretti. Il tappo è saltato proprio per uno di
questi concorsi truccati, quello bandito lo scorso anno per un posto di associato alla facoltà di medicina
Veterinaria che doveva essere vinto, “ad ogni costo”, da Francesco Macrì, figlio del prorettore, Battesimo Macrì
e sponsorizzato proprio dal rettore Franco Tomasello. Molti aspiranti a quel posto furono intimiditi e minacciati
per non presentarsi al concorso e lasciare vincere il figlio del prorettore. Accadde però qualcosa di straordinario
per l´Università, il docente di Veterinaria, Giuseppe Cucinotta che aveva incoraggiato i suoi allievi a partecipare
a quel concorso che era stato fatto su misura per Francesco Macrì, denunciò i fatti alla Procura della Repubblica.
La Commissione che presiedeva il concorso definì il raccomandato dal padre, Battesimo Macrì e dal rettore,
Franco Tomasello «carente di preparazione di base, in possesso di superficiale conoscenza della materia, scarsa
capacità espositiva e sensibilità didattica». Il concorso lo vinse uno sconosciuto Filippo Spadola ma non fu facile
per lui ottenere la chiamata del Consiglio di Facoltà. Soltanto dopo un anno, dopo essersi rivolto alla
magistratura ed agli organi di giustizia amministrativa, il signor Filippo Spadola ottenne finalmente il suo posto.
E quando fu chiesto un parere al delegato del rettore, il professor Raffaele Tommasini, se si poteva ritardare la
“chiamata” di Spadola, in una conversazione intercettata diceva: «Bastava dire che l´idoneo non corrispondeva
al profilo richiesto dalla Facoltà». Ed un altro docente, Antonino Pugliese, diceva candidamente che non
importava se il candidato, raccomandato dal padre e dal rettore, «nel corso delle prove non avesse neanche
potuto definire la carie». Insomma all´Università di Messina tutto si può o si poteva fare anche perché le
“famiglie” si proteggevano l´una con l´altra. Io assumo tua figlia, tua nuora, tuo nipote e tu assumi i miei
parenti. E non è un caso, come ha scoperto il settimanale messinese Centonove che il 50 per cento dei 1.500
docenti dell´Università messinese ha almeno un omonimo. Sono tutti padri, mogli, figli, generi, nuore, nipoti,
cugini o quasi parenti.FRANCESCO VIVIANO - la Repubblica
http://www.enricodigiacomo.org/2008/11/parentopoli-alluniversita-di-messina-figli-mogli-generi-ecugini-ecco-i-nomi-delle-famiglie-che-detengono-le-cattedre-nella-citta-dello-stretto/
14NOV2008
PARENTOPOLI ALL’UNIVERSITA’ DI MESSINA: FIGLI, MOGLI,
GENERI E CUGINI. ECCO I NOMI DELLE FAMIGLIE CHE
DETENGONO LE CATTEDRE NELLA CITTA’ DELLO STRETTO
Postato da Enrico Di Giacomo
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Inchieste
MESSINA - E´ una grande “famiglia”, forse troppo grande quella che si è creata all´interno
dell´Università di Messina investita dalla bufera giudiziaria. I legami di parentela tra docenti,
associati, ricercatori è altissimo. Per fare degli esempi, a Medicina Veterinaria dei 63 docenti, 23
sono parenti di primo grado; a Medicina e Chirurgia su 531 docenti i parenti stretti sono 93, a
Giurisprudenza 27 su 75 docenti hanno legami familiari. Ed alla facoltà di Medicina il chirurgo
Salvatore Navarra (fratello di Michele, primario dell´ospedale di Corleone che fu assassinato da Luciano Liggio
nel 1958), prima della sua morte, avvenuta qualche anno fa, aveva già tre figli nell´ateneo: Giuseppe Navarra
che ha seguito le orme del padre diventando chirurgo, Pietro ordinario ad Economia e Commercio e prorettore e
Michele (che porta il nome del più famoso zio) a Scienze. Ma anche la famiglia del Rettore Franco
Tomasellonon scherza, oltre alla moglie Melitta Grasso, che è dirigente universitaria però, il Magnifico si
trova in casa il genero, Francesco Martines che si è aggiudicato l´unico posto messo a concorso per ricercatore
in diritto amministrativo e il figlio Dario che nel 2005 vinse il concorso per associato alla facoltà di Lettere.
Nella facoltà di Medicina Veterinaria imperano le famiglie dei professori Germanà, Chiofalo, Pugliese,
Passantino, Ajello, Panebianco e Ferlazzo. Tutti hanno due o più parenti, associati o ricercatori, spesso
nelle stesse facoltà. A Scienze Matematiche Fisiche è la famigliaCarini a farla da padrone, due figli e la
moglie ed il genero, GiuseppeMagazzù, ordinario di Medicina ed i figli di alcuni di loro sono pure all´Università.
E poi ci sono i figli, le nuore ed i nipoti dei professori Gattuso, Crupi, Bruni, De Pasquale, Costa, Caccamo
e Calatabiano. Alla facoltà diGiurisprudenza è la famiglia Tigano quella che conta più parenti, seguita da
quella dei professori Giuffrida, Tommasini, Pellegrino, Panuccio, Rende e quella di Vincenzo Michele
Trimarchi che è stato anche giudice della Corte Costituzionale. Stessa storia alla facoltà di Medicina e
Chirurgia con le famiglie che fanno capo ai professori, Melita, Galletti, Guarnieri, Teti, Venza, Ferreri,
Barresi, Messina, Romeo, Monaco e quella dei Navarra. Alla facoltà di Lettere il preside, Vincenzo Fera,
ha la figlia Maria Teresa, associato in medicina. L´ex preside Gianvito Resta ha due figlie Caterina, e Maria
Letizia associato a Medicina. L´ordinario Angelo Sindoni, prorettore, ha una figlia, Maria Grazia, ricercatrice. A
Scienze politiche, nello stesso dipartimento del padre, Mario Centorrino, ordinario ed ex prorettore, lavora
come ricercatore il figlio Marco. Ma la classifica dei “parenti” è stranamente guidata da un amministrativo, l´ex
direttore amministrativo dell´Università, Aldo Lupo. Rimosso dal suo incarico avviò una vertenza ricorrendo al
Tar e ad altri organismi universitari per mobbing. Ebbe ragione poi però ci fu una transazione e Lupo fu risarcito
con 18 mila euro. Ma nel giro di due anni tre suoi figli, vincendo dei concorsi, sono entrati all´Università,
Giovanni ha vinto il concorso ad ingegneria, Flavia alla facoltà di Medicina e Antonietta ricercatrice a Scienze
Politiche. FRANCESCO VIVIANO - la Repubblica
http://www.enricodigiacomo.org/2008/11/messina-1998-2008-parentopoli-sta-tornando-un-postoda-ricercatore-un-solo-candidato-il-figlio-del-professor-nicotina/
15NOV2008
MESSINA 1998-2008, PARENTOPOLI E’ TORNATA! UN POSTO DA
RICERCATORE, UN SOLO CANDIDATO: IL FIGLIO DEL
PROFESSOR NICOTINA!
Postato da Enrico Di Giacomo
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Inchieste, Mondo News
FOTO ENRICO DI GIACOMO SU CORRIERE.IT DI OGGI
MESSINA - «Non lo so, non so come è andata. Non so neanche se è ancora impegnato con gli esami». Ma
come professore non si è ancora sentito con suo figlio in questa giornata importante? «No. Non si usa fare da
noi». La storia è sempre la stessa. Un posto da ricercatore, un solo candidato. Ma desta qualche sorpresa che si
ripeta proprio oggi che nel Paese non si parla d’altro: la riforma Gelmini, i tagli all”università, i baroni e il
nepotismo. Addirittura a Messina il Magnifico Rettore, Franco Tomasello, andra a giudizio a marzo con l’accusa
di concussione, abuso d’ufficio in concorso, tentata truffa e maltrattamenti e con lui altre 23 persone tra
docenti, ricercatori e funzionari.Eppure proprio a Messina cosa accade? Accade che venerdì c’è un
concorso a un posto da ricercatore alla Facoltà di Economia. E in quanti si presentano? In cinque? In
due? No. Si presenta un solo candidato. E chi è questo candidato? È Ludovico Nicòtina, figlio del
professore Giuseppe Nicòtina, ordinario di Diritto Processuale Civile presso la Facoltà di Economia
del medesimo ateneo fino a maggio del 2008.
DA TRE AD UNO CANDIDATO - I candidati per la verità erano tre, ma gli altri due concorrenti dopo che
avevano fatto domanda hanno preferito non presentarsi all’esame. Strano. Avevano il 33 per cento periodico di
vincere un concorso e ad un passo dall’obiettivo rinunciano. Quindi campo libero per l’unico candidato al posto
di ricercatore. Via libera per il dottor Ludovico Nicòtina, che è risultato essere vincitore. E nel
pomeriggio il padre professore non ne è ancora informato nonostante qualcuno giuri d’averlo visto in aula con il
figlio. Forse un caso di forte somiglianza.
IL PADRE - Professore ma lei insegna a Messina?
«No, io sono in pensione e prima insegnavo a Trapani non a Messina. Voi scrivete stupidaggini».
Ma è suo figlio il ragazzo del concorso?
«Non lo so. Si vada ad informare all’Università. Che cosa vuole sapere insomma? Il concorso è nazionale. Vale
per tutta Italia. Se si è presentato solo mio figlio è perché gli altri non avevano i requisiti».
Ma suo figlio ha i requisiti? È avvocato vero? Ed è anche esperto in economia?
una cosa veramente strana. In Italia siamo messi malisssimo ma lui ha le pubblicazioni con particolare riguardo
a
quelle
monografiche
e
a
quelle
pubblicate
da
riviste
internazionali». «Embè?
È
Lei non si è mai interessato a questo concorso?
«Non è neanche la mia disciplina. Ma i figli dei docenti sono più bravi perché hanno tutta una «forma mentis»
che si crea nell’ambito familiare tipico di noi professori».
Quindi lei è in pensione?
«Si, ma sono utilizzato ancora. Ma solo in due commissioni per la conferma in ruolo per gli esami di dottore
commercialista. Ho chiesto al ministero di esentarmi ma ci utilizzano fino in fondo, fino a quando non
moriamo».
Ma lei dunque a Messina non ha mai insegnato?
«Io ho insegnato nella facoltà di economia».
Quindi nella facoltà dove suo figlio fa il concorso. Ma rispetto a quando insegnava lei, il preside è
cambiato?
«No. Non è cambiato».
Quindi alcuni professori conoscono il candidato come il figlio del prof…
«Beh, qualcuno dei più anziani può essere».
Ma quando è andato in pensione?
«Lo scorso anno».
Ma fino a quando esattamente ha insegnato?
«Fino all’anno scorso».
Ma in un anno ci sono dodici mesi professore…
«E che sarà… dunque… maggio dello scorso anno. Credo».
Maggio 2008 o 2007?
«Si 2008. Insegnavo diritto processuale. Ma ora chiudo, non l’annoio più. Sono cose troppo tecniche».
Nino Luca - Corriere della Sera
http://www.enricodigiacomo.org/2008/11/parentopoli-alluniversita-di-messina-pubblichiamolinchiesta-di-m-schinella-sui-concorsi-strategici-vinti-dai-figli-di-papa-magistrati-prof-universitarietc/17
NOV2008
PARENTOPOLI ALL’UNIVERSITA’ DI MESSINA: PUBBLICHIAMO
L’INCHIESTA DI M. SCHINELLA SUI CONCORSI STRATEGICI VINTI
DAI FIGLI DI PAPA’ (MAGISTRATI, PROF. UNIVERSITARI ETC.)
Postato da Enrico Di Giacomo
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Inchieste
MESSINA - Strategici. Ma anche blindati. E quasi sempre appannaggio di figli di docenti universitari
o di magistrati. E di qualche politico. I posti di ricercatore, associato e ordinario che nel 2004, subito dopo
l’investitura del rettore Franco Tomasello, il Senato accademico dell’Università di Messina sottrasse alla
disponibilità dei Consigli di facoltà per dirottarli su aree ritenute strategiche per lo sviluppo dell’Ateneo, hanno
dato il loro contributo alla parentopoli dell’Università peloritana e hanno innalzato la percentuale di valutazioni
comparative mancate perchè o il candidato era unico o unico è rimasto dopo il ritiro degli altri. A suggerire quali
posti bandire per motivi strategici, in alcuni casi sono stati i Consigli di facoltà, ma se la decisone finale
formalmente l’ha assunta il Senato accademico, di fatto è stato il rettore che ha deciso la distribuzione dei
posti. Posti talvolta assegnati a settori, come Giurisprudenza, che non rientrano nelle aree strategiche. O che
non lamentano carenze, come diritto Amministrativo. Il balletto delle assegnazioni ha inizio nella seduta del
dicembre 2004: il rettore Tomasello propone un’ipotesi di distribuzione di posti strategici diversa da quella
emersa fino al quel momento, che passa. Ventitre posti, tra questi quello di ricercatore a Veterinaria andato a
Giovanni Lanteri, che non ha un cognome noto, ma da tempo è il factotum di Battesimo Macrì, all’epoca preside
della facoltà di Veterinaria e prorettore, come racconta ai magistrati della Procura di Messina, Luana Paradiso,
laureata a tempo di record, che con Macrì ha una relazione sentimentale. Lanteri vince il concorso, da candidato
unico, senza alcuna pubblicazione. Nella stessa tornata sempre per motivi strategici viene assegnato il
posto di ricercatore che si aggiudica da concorrente solitario Marco Centorrino, figlio di Mario,
economista,
all’epoca
prorettore. E
quello
di
ordinario
che
va
a
un
suo
allievo,
Michele
Limosani, economista ora molto vicino all’attuale prorettore Pietro Navarra, e responsabile del progetto Lipin,
ora al centro di un processo penale, in cui Limosani non figura tra gli imputati ma tra le parti civili, per
l’appropriazione di fondi. E’ stato attribuito per motivi strategici anche il concorso di ordinario che vince
Mario Vermiglio, componente di una famiglia che all’Università ha dato molto: il fratello Francesco è ordinario
a Economia, un cugino, Giuseppe e la moglie di questi, associato a Medicina. Strategici sono pure i posti che si
aggiudica Carlo Impallomeni, figlio un ordinario in pensione di Medicina; Orazio Pellegrino, unico candidato del
concorso, genero di Raffaele Tommasini, all’epoca delegato del rettore per le questioni giuridiche. E Rossana
Stancanelli, figlia di Paola Ficarra, ordinario a Farmacia, sorella di Rita, associato alla stessa Facoltà e moglie di
Giuseppe Altavilla, associato a Medicina. A maggio del 2005 si svolge unʼaltra seduta del Senato accademico:
altri posti distribuiti per ragioni strategiche. Strategico è il concorso di associato di diritto privato a
Giurisprudenza, che vede vincitori Antonino Astone, altro genero di Tommasini che oltre ad essere delegato del
rettore e anche ordinario dello stesso settore e Massimo Galletti, ultimo di 4 figli, tutti docenti universitari sulla
scia del padre Cosimo. E strategico è il posto di associato, che Francesco Macrì, figlio di Battesimo, rivendica
per sè. Va invece a Filippo Spadola. E per le pressioni che avrebbe esercitato su Pippo Cucinotta, membro della
commissione di esame, il rettore Franco Tomasello, sabato 8 novembre, è stato rinviato a giudizio.Strategico,
per rimanere nell’orbita della magistratura, è il posto di ricercatore in Chimica, che ha visto
prevalere, e non poteva essere altrimenti, visto che era candidato unico, Maurizio Croce, nipote
diLuigi, all’epoca capo delle Procura di Messina. Maurizio Croce al posto ha rinunciato con una nota
al Ministero dell’Università, alla fine del 2006, mentre era in corso l’inchiesta che vedeva indagato il
rettore. Lo stesso posto viene ribandito l’anno dopo: se lo aggiudica Vincenzo Lo Turco, un figlio di nessuno,
che pur vantando molti titoli, non aveva neanche provato a sbarrare la strada a Croce. E’ dell’ottobre del 2005
la seduta del Senato accademico che per motivi strategici assegna 2 posti di ricercatore in diritto
amministrativo a Giurisprudenza: la Facoltà nell’occasione rappresentata dal preside vicario, Antonino Metro,
aveva suggerito al rettore di ottenere per motivi strategici i posti di ricercatore in diritto privato o diritto
costituzionale. Il rettore, in un solo colpo, invece, ne concede 2 di diritto Amministrativo. Due posti per due
candidati, che l’anno dopo, senza altri concorrenti, se li aggiudicano: Francesco Siciliano, figlio del
Procuratore della Repubblica, Pino, aggiunto di Croce, Vittoria Berlingò figlia del preside della
facoltà di Giurisprudenza, Salvatore Berlingò. Nella stessa seduta viene assegnato un posto di ricercatore
per motivi strategici a Medicina ma di Biologia. Ad aggiudicarselo è Daniela Caccamo, figlia di Carlo, ordinario a
Scienze, e di Maria Caltabiano, ordinario a Lettere di Topografia Antica. E, pure motivato da ragioni
strategiche è il posto di ricercatore di diritto del Lavoro che, richiesto dalla facoltà, il rettore assegna ad
Economia. Gandolfo Ballistreri, ex sindacalista all’epoca deputato regionale dello Sdi, non deve fare
molta fatica: gli altri 4 candidati non si presentano alle prove. Il 14 novembre 2006 si tiene un’altra
seduta del Senato accademico dedicata al reclutamento dei docenti. Ai 2 posti di ricercatore (diritto
Costituzionale e Privato) che a Giurisprudenza spettano sulla base della regola del turn over, il rettore, su
solleciazione di Berlingò, preside di Giurisprudenza, ne assegna per motivi strategici altri due: unʼaltro di
diritto privato e uno di diritto Ecclesistico, materia di cui è titolare Berlingò. Il concorso a due posti di diritto
privato se lo aggiudicanoEugenio Fazio, figlio del presidente della Corte d’appello delTribunale di
Messina, Nicolò, e Francesco Rende, figlio di Clorinda Ciraolo, associata della stessa disciplina, e di
Mario, assistente ad Economia. Il concorso i 2 giuristi lo superano agevolmente non dovendo
superare alcuna concorrenza. L’altro posto strategico, il posto di ricercatore di Ecclesiastico, va ad Adelaide
Madera, allieva di Berlingò e, tanto per confermare la regola, candidata unica. Così come sono solitari i
candidati per gli altri posti assegnati nella stessa tornata per motivi strategici. Concorre da sola Valentina
Cardella, che diventa ricercatrice di Filosofia e Teoria dei Linguaggi a Scienze della Formazione, con una
monografia e 2 articoli. E concorre da sola Annamaria Anselmo, che si è aggiudicata il posto di Storia della
Filosofia a Scienze della formazione, con una serie di pubblicazioni, alcune in collaborazione con il presidente
della commissione, Giuseppe Gembillo. L’assegnazione del posto era stata caldeggiata dal preside di Economia,
Luigi Ferlazzo Natoli. Non hanno avuto concorrenza gli altri vincitori di posti “strategici”: Alessandro Crisafulli,
Marcantonio Caltabiano, Francesca Perrini, Maria Felicia Schepis, che non hanno cognomi che evocano la
parentopoli. Una concorrenza agguerrita ce l’aveva, invece, Debora Di Mauro, figlia di Sebastiano, ordinario a
Medicina, e fidanzata di Fabio Trimarchi, associato a Scienze motorie, che laureata in Chimica, ha vinto di
recente il concorso per il posto di Metodi e didattiche delle attività sportive assegnato per motivi strategici. Ma
gli altri 4 candidati si sono ritirati anzitempo. I posti di ricercatore in diritto amministrativo assegnati per motivi
strategici sono piovuti anche nel Senato accademico del 17 aprile 2007: il rettore ne assegna uno ad Economia,
che ne aveva chiesto come prioritario un altro. Posto che si è aggiunto ad un altro richiesto nella quota non
strategica da Scienze politiche. I due posti se li aggiudicano Francesco Martines, genero del rettore, nipote di
Aldo Tigano, ordinario di Amministrativo, e figlio di Maria Chiara Aversa, ordinario e delegato del rettore per la
ricerca, che si era occupato fino a quel momento solo di diritto Tributario, e Antonietta Lupo, figlia di Aldo, capo
del personale dell’Università, che nel 2006, dicendosi vittima di mobbing, con azioni giudiziarie chiese al rettore
500mila euro di risarcimento. Lo scontro si chiuse con una transazione tra Lupo e l’Università, che se la cavo
con un esborso di 18mila euro. Dopo la transazione, 3 figli di Lupo, l’ultima è Antonietta, sono divenuti
dipendenti dell’Università. L’unica opposizione i due l’avevano trovata in Anna Romeo, più titolata, che però nel
corso delle prove si ritira per accettare un posto in una Università privata di Roma. MICHELE SCHINELLA CENTONOVE 14-11-2008
IL
COMMENTO
DEL
PROF.
GINATEMPO
Articoli come questo dimostrano che l’Università (non solo Messina) è basata sul “merito”. Solo che il merito è
stabilito in base ai seguenti criteri: 1) di chi sei figlio/a, nipote, genero/nuora; 2) chi sono i tuoi amici; 3) di chi
sono amici i tuoi amici; e finalmente 4) cosa sai e cosa sai fare. Ma non c’è da scandalizzarsi troppo, perché
tante altre istituzioni funzionano così (p.es. la sanità). Il sistema di potere universitario è dunque basato
su a) la cooptazione dell’incapace asservito e b) lo scambio di favore fra lobbies (non solo accademiche), come
quasi tutto in Italia, compresi i partiti. Solo scardinando dal basso questo sistema si potrà riformare l’università
ed il Paese.
Rino
Labate
e
gli
otto
stagisti.
Gli
allievi
del
giornalista
in
pensione
fanno
bingo
MESSINA - Era un concorso per 8 stagisti: è diventato un mistero buffo. Il direttore amministrativo
dell’Università di Messina aveva assicurato: «Ho dato disposizioni perchè gli aspiranti stagisti
esclusi possano vedere i verbali del concorso quando ne avranno voglia».Era il 23 ottobre scorso. Ma
gli aspiranti stagisti esclusi, che pure si sono recati negli uffici della direzione amministrativa, verbali non ne
hanno ancora visti.Un ritardo che allunga ombre di irregolarità su un concorso che si è svolto con
modalità strane. Non solo i partecipanti non sanno in base a quali criteri la graduatoria è stata fatta. Ma la
graduatoria stessa, pubblicata all’albo pretorio, contiene solo i nomi degli otto candidati che i posti se li sono
aggiudicato. Di tutti gli altri non c’è traccia. Gli otto vincitori sono tutti allievi di Rino Labate, giornalista
in pensione che negli anni scorsi ha insegnato a contratto nell’Università, ed è attuale consulente
del rettore per la comunicazione. Da tempo, sotto la sua guida, tutti i vincitori del concorso collaboravano
con l’area comunicazione dell’Università. Gli stagisti, retribuiti con 500euro al mese, “a titolo di rimborso
spese”, come stabiliva il bando, dovranno collaborare con il portavoce d’Ateneo. Che, nonostante il relativo
bando di selezione sia stato pubblicato da tre mesi, ancora non c’è: il rettore non l’ha scelto. Rino Labate, tra
i 55 pretendenti, è il più accreditato. (M.S.)
http://www.enricodigiacomo.org/2008/11/parentopoli-alluniversita-di-messina-michele-santoro-sioccupera-del-caso-mentre-tre-docenti-attaccano-altro-che-casa-di-vetro-si-scoperchi-il-pentoloneuniversita/1
8NOV2008
PARENTOPOLI ALL’UNIVERSITA’ DI MESSINA: MICHELE
SANTORO GIOVEDI’ SI OCCUPA DEL CASO. MENTRE TRE
DOCENTI ATTACCANO: ‘ALTRO CHE CASA DI VETRO. SI
SCOPERCHI IL PENTOLONE UNIVERSITA”.
Postato da Enrico Di Giacomo
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Mondo News
Tre professori della Facoltà di Medicina e Chirurgia non risparmiano attacchi decisi alle prese di posizione del
Senato Accademico e del Consiglio d’Amministrazione: “Trasparenza e responsabilità devono diventare prassi ai
piani alti dell’Università”. E Tomasello annuncia querele… All’Università c’è chi attacca dall’interno e chi
minaccia querele. Con una breve nota Il Rettore, Francesco Tomasello, ha annunciato: “Ho dato mandato ai
propri avvocati di adire le vie legali, a tutela della onorabilità e del decoro, propri e della Istituzione
che rappresenta, nei confronti degli estensori dei servizi giornalistici che, in questi ultimi giorni
fornendo una rappresentazione dei fatti chiaramente deformata, hanno avuto come obiettivo
l’Università di Messina e il suo Rettore“. Intanto altre polemiche arrivano dall’interno. A muoverle sono tre
docenti dell’Ateneo messinese: Roberto Dattola, Professore straordinario di Medicina Fisica e Riabilitativa,
Mara Gioffrè Florio, docente ordinario di Chirurgia Generale ed il Professor Giovanni Tuccari, ordinario di
Anatomia e Istologia Patologica, tutti della Facoltà di Medicina e Chirurgia. Il documento firmato dai tre docenti
affronta i temi più discussi negli ultimi mesi di polemiche che hanno travolto l’Università di Messina. “Tra le
vicende
giudiziarie,
le
minacce
al
ProfessorChiofalo,
le
pressioni
da
parte
del
Magnifico
Rettore Tomasello lamentate dal Professor Scribano, l’assenza dei bilanci d’esercizio per gli anni 2004, 2005,
2006 e 2007 del Policlinico e l’inappropriato recente pronunciamento del Senato Accademico e del Consiglio di
Amministrazione che ha ribadito al Magnifico Rettore il proprio convinto apprezzamento per l’impegno profuso
nella valorizzazione dell’Ateneo - scrivono - l’Università non è una casa di vetro. Anzi, avrebbe bisogno di una
chiara disamina da parte dell’intero corpo docente dell’Ateneo“. “Ancor più auspicabile - proseguono - sarebbe
un comportamento trasparente e responsabile dei vertici di rappresentanza e di governo dell’Università di
Messina affinché il manifesto dell’Ateneo ‘La scelta dell’autoriforma’ e la proposta di un Codice dei
comportamenti nella comunità universitaria ispirati ad etica pubblica abbiano ragion d’essere e divengano
pratica quotidiana“. Precisazioni arrivano, invece, sul “caso parentopoli”, denunciato nelle diverse Facoltà
dell’Ateneo messinese, con un picco massimo all’interno della Facoltà di Medicina. “Una lettura più pacata ed
una riflessione più responsabile su tale accadimento - affermano Dattola, Gioffrè Florio e Tuccari - dovrebbero
portare a considerare che, piaccia o no, la struttura sociale del nostro Paese prevede che spesso i figli compiano
un percorso pressocchè sovrapponibile a quello dei padri“. “Appare sorprendente - spiegano - che solo adesso
l’opinione pubblica si accorga della rigidità nei ruoli professionali ed occupazionali della nostra società! Tale
cristallizzazione non rappresenta invece l’aspetto più macroscopico dell’ingiustizia sociale e del persistere
malcelato di classi sociali diverse? Se si cerca esclusivamente una pragmatica soluzione per risolvere i problemi
connessi a vicende accademiche ritenute non limpide, si abbia allora il coraggio di spalancare le finestre
dell’istituzione universitaria – anche di quella messinese – per verificarne le caratteristiche di casa di vetro,
dove solo i capaci ed i meritevoli siano premiati, indipendentemente dal cognome che portano“. “Questo allora concludono - è il compito prioritario del Magnifico Rettore, dei vari Presidi di Facoltà e del Senato Accademico:
esistono mezzi e possibilità concrete per ridare fiducia a tutti, studiosi e cittadini, a Messina ed in tutte le altre
sedi
INTANTO
universitarie
GIOVEDI’,
ALL’INTERNO
DELLA
PUNTATA
DI ANNO
italiane“.
ZERO DI
MICHELE
SANTORO, SANDRO
RUOTOLO RACCONTERA’ AGLI ITALIANI IL NUOVO ‘CASO MESSINA‘ E LA PARENTOPOLI DELLO STRETTO. IN
ATTESA, MAGARI, DI ESSERE QUERELATO…
http://www.enricodigiacomo.org/2008/11/linchiesta-di-m-schinella-sulla-parentopoli-di-messina-lecattedre-di-famiglia-tutti-i-nomi-di-tutte-le-facolta/
NOV2008
L’INCHIESTA DI M. SCHINELLA SULLA PARENTOPOLI DI
MESSINA: LE CATTEDRE DI FAMIGLIA. TUTTI I NOMI DI TUTTE LE
FACOLTA’!
Postato da Enrico Di Giacomo
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Cronaca da Messina e dintorni, Inchieste
Identico cognome. Identico luogo di nascita. Il 50% dei 1500 docenti dell’Ateneo di Messina, uno
ogni 20 iscritti, ha almeno un omonimo. Ed è accomunato ai colleghi dallo stesso luogo di nascita, la
città di Messina. Il dato statistico, rapportato alla esigua popolazione della città, è l’indizio che la
parentopoli nell’Università peloritana non teme confronti neanche con gli altri Atenei siciliani. Un
indizio che diventa prova non appena si va oltre le omonimie. Altro che Palermo.Del “dovere morale di
sistemare mio figlio”, come dice Battesimo Macrì, ordinario e preside di Medicina Veterinaria impegnato a fine
2006 a far vincere a tutti i costi un posto di associato al figlio Francesco, che benchè già ricercatore è
considerato dalla commissione “carente di preparazione di base, in possesso di superficiale conoscenza della
materia, di scarsa capacità espositiva e sensibilità didattica”, all’Università di Messina nel reclutamento dei
docenti ma anche degli amministrativi, si è fatto un larghissimo uso. L’Ateneo da luogo del sapere si è
trasformato in azienda in cui sistemare i familiari. E se molti hanno scalato i gradini accademici con sacrifici e
dopo anni di gavetta, i numeri sono impietosi: sono legati da parentela 27 dei 75 docenti di Giurisprudenza. A
Palermo sono 21 su 132. A Medicina e Chirurgia i rapporti di parentela diretta uniscono 90 dei 531. A Palermo,
per rimanere al confronto, 58 su 440. A Medicina Veterinaria, dei 63 docenti 23 sono legati da un rapporto che
non va oltre a quello che intercorre tra nonno e nipote. Gruppi familiari si sono impadroniti di intere facoltà. E
quando i rampolli da piazzare sono stati troppi o i posti pochi sono stati dirottati su altre. Chi a Messina ha fatto
carriera universitaria ha avuto la fortuna di nascere nella famiglia giusta: Navarra, Carini, Vermiglio, Saitta,
Galletti, Tommasini, Falzea, Dugo, Tigano, Teti, Resta, Guarnieri, Basile, Trimarchi, Germanà. O ha avuto un
padre ordinario: decine sono i cattedratici che non sono riusciti ad insediare l’intera famiglia ma prima di
abbandonare si sono assicurati un erede. Un risultato frutto di valutazioni comparative che di comparativo
hanno avuto poco: tra la fine del 2006 e l’inizio 2007, l’Università ha bandito74 concorsi per ricercatore. Nel
60% di questi la valutazione ha avuto un solo candidato, il vincitore. Gli altri si sono ritirati anzitempo. «Che il
fenomeno fosse imponente lo sospettavo. Ma il problema più grosso è che i figli di qualcuno hanno comunque,
anche se i concorsi fossero regolari, molte più opportunità dei figli di nessuno», dice Andrea Romano, preside di
Scienze politiche, una delle facoltà meno colpita. Adesso l’Università ha pronto un codice etico: lo ha preparato
Antonio Ruggeri, docente di Diritto costituzionale e prorettore. Prevede che il figlio del cattedratico, se vuole
seguire le orme del padre nella stessa disciplina debba emigrare in altri atenei. Ironia della sorte, la chiamata
nello stesso dipartimento, alla cattedra di procedura penale, del figlio trentenne di Ruggeri, Stefano, associato
(l’idoneità l’aveva conseguita all’Università privata Kore di Enna), la cui madre, Carmela Russo, è ordinario nella
stessa facolta di Istituzione di diritto romano, determinò nel corso del Consiglio di facoltà del 21 dicembre 2007,
una mezza sollevazione. Il segno che in una delle Facoltà più prestigiose dell’Ateneo il livello di guardia fosse
stato superato, lo sintetizzò Sara Domianello, ordinario di diritto Ecclesiastico: «Da questo momento mi rifiuterò
di esprimere un giudizio su conferimenti di incarichi a persone legate a colleghi da vincoli di parentela od affinità
fino al quarto grado», affermò nello stupore generale la docente. Centonove, è andato a caccia dei vincoli di
parentela. GIURISPRUDENZA - La Domianello, allieva del preside, Salvatore Berlingò, ha presieduto la
commissione che ha attribuito l’idoneità di associato a Marta Tigano, figlia di Aldo Tigano, ordinario di diritto
amministrativo. Che si ritrova come collaboratrice la figlia di Berlingò, Vittoria, ricercatrice di diritto
amministrativo. E nel corpo docente vanta 2 nipoti, Francesco Martines, e Valeria Tigano, entrambi ricercatori.
Nello stesso dipartimento gomito a gomito lavorano Giuseppe Giuffrida, ordinario di diritto agrario, e la figlia
Marianna, ordinario anch’ella, della stessa disciplina del padre. All’Istituto di diritto privato impera Raffaele
Tommasini, ordinario di Lavoro e Civile, un numero di incarichi compendiato in un elenco che riempirebbe
un’intera pagina, che si avvale nel proprio dipartimento della figlia Alessandra. E del genero, Antonino Astone,
associato. L’altra figlia Maria, è associato, sempre della stessa disciplina, alla facoltà di Economia. L’altro
genero, Orazio Pellegrino, è ricercatore a Ingegneria. Nello stesso settore, diritto privato, in cui opera anche
Francesca Panuccio, associata figlia di Vincenzo, una vita da ordinario, muove i primi passi da cattedratico,
Francesco Rende, figlio di Ciraolo Clorinda, associato nella stessa disciplina, e di Mario Rende, assistente ad
Economia. Vincenzo Michele Trimarchi, era stato anche giudice della Corte costituzionale, il figlio Mario, è
ordinario di privato, (la moglie di questi, Renata Altavilla, è associato nello stesso dipartimento), il nipote
Francesco è ordinario a Medicina. MEDICINA E CHIRURGIA - Trecentoventi dei 540 docenti della Facoltà,
secondo il Ministero dell’Università, sono di troppo ma l’Ateneo di Messina fa finta di nulla e continua a bandire
concorsi (7 nell’ultima tornata) per ricercatori, associati e ordinari. Che vanno quasi sempre ai soliti figli di
cattedratico. Come quello del 2005 per ricercatore di Chirurgia, andato a Giuseppinella Melita, figlia di Paolo,
ordinario.
O
a
Rocco
Caminiti,
figlio
di
un
ordinario
in
pensione.
La
dinastia
dei
Galletti
regna
all’Otorinolaringoiatria: Cosimo Galletti è stato il capostipite, il figlio Franco, ordinario, e Bruno, associato, i suoi
eredi. L’ultimo figlio Claudio si è spostato ad Anestesiologia, dove è ricercatore. Massimo, invece, è divenuto
associato di diritto privato a Giurisprudenza. Al defunto chirurgo Salvatore Navarra, è succeduto in sala
operatoria uno dei 3 figli, Giuseppe, diventato ordinario giovanissimo. Pietro, è ordinario ad Economia (e
prorettore). Michele è associato a Scienze. La Dermatologia porta il nome di Guarnieri: Biagio è ordinario, i figli
Claudio e Fabrizio, ricercatori. Diana Teti, patologo, e Giuseppe Teti, microbiologo, entrambi ordinari, hanno
raccolto lʼeredità del padre, Mario, ordinario di microbiologia in pensione. Diana si è sposata con Matteo
Venza, ordinario a Scienze. Un’unione che ha dato a Medicina altri due ricercatori: Mario e Isabella Venza.
L’oculista Giuseppe Ferreri, ordinario, lavora fianco a fianco della figlia Felicia, ricercatrice. Cosi come Gaetano
Barresi, ordinario, con la figlia, Valeria, ricercatrice. Ci lavoravano fino alla scorsa settimana Giuseppe Romeo,
ordinario di Chirurgia pediatrica, e il figlio Carmelo, ordinario delle stessa disciplina. Corrado Messina, ordinario
di Neurologia ha una figlia Maria Francesca, ricercatrice in altro settore. Maurizio Monaco, ordinario, figlio dell’ex
Prefetto di Messina, ha il figlio Francesco ricercatore. Hanno avuto un padre o la madre, ordinario o associato
nella stessa o in disciplina affine, solo per fare degli esempi, Eugenio Cucinotta, Antonio D’Aquino, Marcello
Longo, Massimo Marullo, Filippo De Luca, Antonino Germanò, Ignazio Barberi, Giorgio Ascenti, Michele Colonna,
Impallomeni Carlo, Giuseppe Santoro, Antonella Terranova.MEDICINA VETERINARIA - Giovanni Germanà,
ordinario di Fisiologia, ha lasciato il segno. Nello stesso settore è associato il figlio Antonino e la nipote
Germana. Un’altra nipote, Maria Beatrice Levanti, è ricercatrice, sempre nello stesso settore. Luigi Chiofalo era
ordinario di Zootecnia, Vincenzo, il figlio, attuale preside di Facoltà ne ha preso il posto, Biagina, l’altra figlia è
ricercatrice, così come il marito, Luigi Liotta: tutti nello stesso settore. Ma a Veterinaria nello stesso settore,
Sanità pubblica, operano Antonio Pugliese, ordinario e la figlia Michela che si è aggiudicata un posto di
ricercatrice in un concorso in cui era unica candidata, per le pressioni, secondo la Procura di Messina, del padre
su concorrenti più titolati. E Battesimo Macrì, e il figlio ricercatore, Francesco, la cui ascesa è stata interrotta
dalla magistratura. Sono figli di cattedratici ormai in pensione una schiera di docenti: Anna Maria Passantino,
associato, figlia di Michele; Bianca Orlandella, ricercatrice, figlia di Vittorio; Antonio Panebianco, diventato
ordinario senza salire per gli scalini intermedi; Antonio Ajello e Adriana Ferlazzo, (moglie di Alberto Calatroni,
ordinario a Medicina) sorelle entrambe ordinario, figlie di Aldo, ordinario, invece, di Pediatria. Pippo Cucinotta,
ordinario di Chirurgia, in facoltà non ha parenti, ma da Claudia Interlandi, associato dello stessa disciplina ha
avuto 2 figli. SCIENZE MATEMATICHE E FISICHE - La fisica e la matematica a Messina parla Carini.
Giovanni, il capostipite, era ordinario di Fisica Matematica. E ha sdoppiato i geni scientifici: il figlio Giuseppe, è
ordinario di Fisica; la figlia Luisa, associato di Matematica è moglie di Giuseppe Magazzù, ordinario a Medicina.
Il primo ha 2 figli, Manuela, già ricercatrice di Matematica all’Università della Calabria. L’altro figlio Giovanni è
assegnista di ricerca. I fratelli Dugo, Giacomo e Giovanni, sono entrambi ordinari. Giovanni, nello stesso
Dipartimento a Farmacia ha una figlia, Paola, associato, moglie di Luigi Mondello, ordinario nello stesso
dipartimento del suocero. Laura, figlia di Giovanni, ha già ottenuto un dottorato di ricerca e si prepara a seguire
le orme del padre. Come Giuseppe Gattuso, ricercatore di chimica, figlio di Mario, ordinario della stessa
disciplina, di Marisa Ziino, ordinario a Scienze. E Armando Ciancio, figlio di Vincenzo, ordinario di Matematica e
delegato del rettore, che si è aggiudicato un recente concorso di ricercatore dello stesso settore del padre,
bandito, però, dalla Facoltà di Medicina. Ed è in attesa di chiamata. Nella facoltà di Scienze operano come
associati, Enza Marilena Crupi, il padre era ordinario nella stessa facoltà. Cosi come lo era il padre dell’ordinario
Viviana Bruni, Augusto, docente per decenni di Microbiologia. E il padre di Ulderico Wanderling, associato, figlio
di Franco, ordinario. Di cui è nipote Rita Giordano, associato sempre di Fisica. La figlia di Rita De Pasquale,
ordinario a Farmacia e prorettore, Chiara Costa, figlia anche di Giovanni, ordinario di farmacologia, si è
aggiudicata un posto da ricercatrice a Medicina. Carlo Caccamo, ordinario, ha potenziato il corredo genetico
sposandosi con Maria Caltabiano, ordinario a
Lettere: la figlia Daniela è ricercatrice di biologia a
Medicina. ECONOMIA - Lavorano nella stessa Facoltà, ma in dipartimenti diversi, Antonino Accordino,
ordinario, e la figlia Patrizia, ricercatrice. E’ figlia d’arte anche Maria Teresa Calapso, ordinario di Matematica: il
padre Pasquale Calapso, era ordinario di matematica seppure a Scienze. Così come Paolo Cubiotti, ordinario di
analisi matematica, cui ha trasferito i geni scientifici il padre Gaetano, ex ordinario di Fisica. E Filippo Grasso,
associato, figlio dell’ordinario a Fisica, Vincenzo. LETTERE - L’attuale preside, Vincenzo Fera, ha una figlia Maria
Teresa, che ha intrapreso la carriera medica ed è associato. L’ex preside Gianvito Resta ha passato il testimone
alla figlia Caterina, ordinario nella facoltà del padre. L’altra figlia, Maria Letizia è associato a Medicina.
L’ordinario Angelo Sindoni, prorettore, ha una figlia, Maria Grazia, uscita di recente vincitrice di un concorso per
ricercatrice. Lavora, invece, a Scienze politiche, nello stesso dipartimento del padre, Mario Centorrino, ordinario
ed
ex
prorettore,
Marco,
benchè
il
posto
di
ricercatore
lo
avesse
bandito
la
la
facoltà
di
Lettere. TRAVERSALITA’ - Francesco Basile, ordinario, è stato preside di Scienze. Non si può dire che i suoi
figli nel mondo accademico non abbiano fatto strada: Maurizio, ordinario a Medicina, Massimo, ordinario di
diritto a Scienze politiche, Fabio, ordinario a Ingegneria. La figlia di quest’ultimo, Rosa, ha appena vinto un
concorso di ricercatrice in diritto costituzionale a Giurisprudenza. Dopo il ritiro degli altri candidati è rimasta da
sola. A presiedere la commissione Antonio Saitta, ordinario, ex sindaco di Messina, appartenente ad una delle
famiglie che all’Ateneo ha dato molto. E’ figlio di Emilio, che fu ordinario a Medicina. E nipote di Nazzareno,
ordinario a Giurisprudenza, il cui figlio Fabio è docente a Catanzaro, e di Gaetano, ordinario a Ingegneria. Sono
solo cugini tra di loro ma i Vermiglio si sono fatto valere: uno, Mario Vermiglio, è vincitore di un concorso di
ordinario a Medicina, sempre a Medicina c’è Giuseppe, associato di Fisica, la moglie Maria Giulia Tripepi, è
associato dello stesso settore. Franco è invece ordinario ad Economia. L’eredità di Diego Cuzzocrea, ordinario di
Chirurgia, ed ex rettore dell’Università, l’hanno raccolta, Salvatore, associato a Medicina e Francesca,
ricercatrice a Scienze della Formazione. Del precedente rettore Guglielmo Stagno D’alcontres, ordinario di
Chimica, sono nipoti Francesco, deputato nazionale, ordinario di Chirurgia plastica a Messina e Alberto,
ordinario di diritto commerciale a Palermo. MICHELE SCHINELLA - CENTONOVE 07-11-08
Se il rettore non può firmare. I casi in cui il Magnifico deve ricorrere al vicario. Da Gaetano Silvestri
a Franco Tomasello.
Il concorso ad un posto di ricercatore in diritto amministrativo si è celebrato nel giugno del 2008. Francesco
Martines, figlio di Maria Chiara Aversa, ordinario alla facoltà di Scienze, delegato del rettore per la ricerca,
nipote di Aldo Tigano, ordinario di diritto amministrativo, e genero del rettore Franco Tomasello, di cui ha
sposato la figlia, si è aggiudicato il posto. Ed è rimasto in attesa della chiamata della facoltà di Scienze politiche.
A firmare il decreto di approvazione degli atti del concorso non è stato il suocero, come succede in tutti gli altri
casi: per prassi consolidata, infatti, lo fa il rettore vicario. Non è la prima volta che il rettore vicario debba
intervenire per firmare gli atti di un concorso vinto da un parente stretto di Tomasello. Lo fece già per il figlio
Dario, vincitore nel 2005, del concorso di associato alla Facoltà di Lettere. E non è il primo rettore vicario dell’
Università di Messina. Toccò anche al predecessore. Durante il rettorato di Gaetano Silvestri, la moglie di
quest’ultimo, Marcella Fortino, divenne docente ordinario. Insegna a Scienze politiche. (M.S.)
http://www.enricodigiacomo.org/2008/11/universita-la-finocchiaro-e-i-senatori-pd-alla-gelminisospendere-rettore-tomasello-da-incarico/1
9NOV2008
L’UNIVERSITA’ DI MESSINA NELLA BUFERA! LA FINOCCHIARO E
I SENATORI PD ALLA GELMINI: “SOSPENDERE IL RETTORE
TOMASELLO DA INCARICO”. OGGI ‘ANNO ZERO’ SU
PARENTOPOLI
Postato da Enrico Di Giacomo
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Cronaca da Messina e dintorni, Mondo News
Interrogazione
urgente
dei
senatori
Anna Finocchiaro,
Presidente
del
Gruppo
del
Pd,
Benedetto Adragna, Costantino Garaffa, GiuseppeLumia, Anna Serafini, Antonio Papania, al Ministro
dell’Istruzione Mariastella Gelmini, per chiedere la sospensione di Tomasello dall’incarico di Rettore
(nella
foto).
Una interrogazione urgente al ministro della Pubblica Istruzione e dell’Università Mariastella Gelmini per sapere
“se intende costituirsi parte civile a tutela dell’immagine del sistema universitario” e ancora “se intende
sospendere cautelativamente dal servizio il Rettore dell’Università di Messina, rinviato a giudizio per gravissime
ipotesi di reato, e già raggiunto dalla misura interdittiva della sospensione da ogni attività professionale
disposta dal G.I.P. di Messina” e infine per conoscere “quali ulteriori iniziative intende assumere anche in ordine
al potere di revoca” è stata presentata dal Presidente del Gruppo del Pd al Senato, Anna Finocchiaro, e dai
senatori
BenedettoAdragna,
Costantino Garaffa,
Giuseppe Lumia,
Anna Serafini e
AntonioPapania.I
senatori del Pd fanno presente nell’interrogazione che “a seguito dell’accoglimento della richiesta formulata
dalla Procura della Repubblica di Messina sono stati rinviati a giudizio il Rettore, docenti e personale
amministrativo di quell’Ateneo. Si è proceduto per i reati di concussione, abuso d’ufficio, falso ideologico,
peculato, maltrattamenti relativamente a quattro vicende riguardanti: la prima, l’espletamento di un concorso
universitario per professore di seconda fascia; la seconda, l’espletamento di un concorso universitario per
ricercatore universitario; la terza, la gestione amministrativa di fondi finalizzati ad un progetto di ricerca; la
quarta, la “persecuzione”, da parte di un docente universitario, di una professionista per vendicarsi
dell’interruzione di un pregresso rapporto sentimentale“. Concludono gli interroganti: “Il quadro che emerge
dalla lettura degli atti processuali pubblici e dei molti quotidiani che si occupano della vicenda, ferma restando,
sul versante giudiziario la presunzione di non colpevolezza, impressiona per la gravità dei fatti contestati, la
qualità degli imputati (dal Rettore, a numerosi docenti universitari, ad amministratori dell’Università di Messina)
e non può che tradursi in una perdita di decoro, affidabilità e autorevolezza di quella istituzione“.
LA
REPLICA:
Fulminea la risposta del Rettore Tomasello: “Affermazioni infamanti, ingenerose, ancora una volta frutto di
una non corretta informazione e soprattutto gravemente offensive, quelle contenute nell’interrogazione
presentata da alcuni senatori del Partito Democratico. E’ fuorviante e pretestuoso che, nonostante i reiterati
chiarimenti, continuino ad essermi attribuiti reati mai contestati e continui ad essere ritenuto responsabile di
delitti per i quali il Gup di Messina ha già deciso con sentenza di “non luogo a procedere”. Sono certo che
rispetto ad una vicenda giudiziaria che mi vede coinvolto solo per una presunta interferenza, asseritamente
esercitata in via mediata, su uno dei cinque componenti di una commissione esaminatrice, nella sede
processuale propria riuscirò a dimostrare la mia estraneità, a dispetto di chi, per mero giustizialismo, pretende
celebrare i processi sui media e nelle pubbliche piazze. Assicuro, per il resto, che il Ministro dell’Università è
stato tenuto costantemente informato dell’evolversi della vicenda giudiziaria così come è doveroso“.
LA
DIFESA
DEGLI
STUDENTI
Dopo la replica del Rettore Tomasello (”attacchi immotivati causati da disinformazione. Dimostrerò di essere
innocente“),
che
si difende dagli attacchi del
Pd
che in Senato,
con un’interrogazione
urgente al
Ministro Gelmini, ne ha richiesto le dimissioni, arriva la difesa dei rappresentanti degli studenti che proteggono
a spada tratta il loro rettore. Le loro proteste si rivolgono, invece, alla finanziaria targata TremontiBrunetta che taglia i fondi alla ricerca nelle Università. All’interno dell’Ateneo circola infatti un volantino che
“pubblicizza” una notte bianca di protesta contro i provvedimenti del Governo.
Ecco
la
lettera
degli
studenti:
“Alla luce dei reiterati attacchi mediatici contro l’Ateneo di Messina provenienti da più parti, noi, rappresentanti
degli studenti negli organi di Governo dell’Ateneo, intendiamo prendere una posizione decisa. Riteniamo che gli
atti denigratori, in questo preciso momento storico, siano esclusivamente strumentali. Teniamo a precisare che
le criticità strutturali, oggetto di discussione, e che comunque ci trovano d’accordo su molte cose, non
appartengano alla sola Università di Messina, rea probabilmente, rispetto ad altri atenei, di essere sita ai confini
meridionali del contesto geopolitico nazionale. Ciò non fa altro che arrecare prima di tutto un danno agli oltre
33 mila studenti iscritti presso il nostro Ateneo, svalutando e mortificando il loro impegno. Pur essendo
consapevoli dei limiti e delle lacune oggettivamente esistenti nel nostro Ateneo, che ogni giorno col nostro
lavoro cerchiamo di superare, in sinergia con gli organi di Governo, siamo altresì convinti che sia in itinere una
nuova fase, improntato ad una politica di rigore e trasparenza. Crediamo che il buon lavoro programmatico già
avviato, stia infatti portando al raggiungimento di importanti traguardi quali ad esempio la premialità del merito
degli studenti, con un programma che favorisce l’ulteriore internazionalizzazione del percorso didattico dello
studente tramite viaggi studio ed attraverso sovvenzioni per il pagamento degli alloggi e l’acquisto di buoni libri
e pc. In questa direzione vanno anche il progetto BEST, le summer school e l’aumento delle borse di studio per
gli studenti che partecipano ai progetti ERASMUS. E’ stata inoltre incrementata l’attività di partenariato col
tessuto cittadino, tramite ad esempio protocolli d’intesa con la Provincia ed il Comune di Messina e la fruibilità
gratuita dei mezzi di trasporti urbani; convenzione attualmente oggetto di revisione per eliminare i disservizi in
atto. Sono in itinere anche numerosi progetti quali, un’ottimizzazione dell’utilizzo delle schede di valutazione
della didattica, i cui dati saranno finalmente resi pubblici; un incremento degli auto- valutatori di coerenza
didattica e di produttività scientifica; il miglioramento dell’informatizzazione degli spazi universitari attraverso i
progetti Wi Fi e CAMPUS volti a colmare il gap tecnologico attualmente esistente con gli altri atenei; un progetto
di valutazione critica dei flussi e dei comportamenti degli immatricolandi, allo scopo di evidenziare la qualita’ dei
servizi e dei processi di insegnamento e apprendimento. Siamo ben consci che c’è ancora molto lavoro da fare e
che alcune carenze strutturali e gestionali ci penalizzano (biblioteche, segreterie, strutture) ma siamo fiduciosi
che il buon lavoro programmatico avviato potrà in tempi brevi risolvere queste carenze, garantendo una
migliore sostenibilita’. In questo senso l’attuale Rettore, fin dai primi giorni dal suo insediamento, ha con noi
avviato una progettazione partecipata, il cui obiettivo primario e’ stato porre al centro dell’universita’ lo
studente e i suoi progetti, tra coesione sociale e differenziazione dei bisogni. Siamo perciò fieri di appartenere
ad un Ateneo che può vantare oltre 5 secoli di storia e che nel tempo è stato in grado di formare innumerevoli
professionalità riconosciute anche in ambito internazionale. Chiediamo quindi che ci sia resa giustizia e che
venga posta la parola fine a questa indegna quanto indecorosa farsa finalizzata esclusivamente alla
spettacolarizzazione fuorviante della semplice cronaca. Ci auguriamo che la nostra università possa proseguire
nel suo percorso formativo, consentendo di riappropriarci dei valori insiti nella cultura attraverso critiche
costruttive che vedano impegnati tutti nel risolvere quelle disfunzionalità e quelle sacche di inefficienza
esistenti, nel rispetto della dignità personale, sociale e culturale“.
http://www.enricodigiacomo.org/2008/11/parentopoli-i-baroni-rampanti-in-sicilia-il-rettoretomasello-gia-nel-mirino-dellespresso-due-anni-fa/ 2
0NOV2008
PARENTOPOLI, I BARONI RAMPANTI IN SICILIA: IL RETTORE
TOMASELLO GIA’ NEL MIRINO DELL’ESPRESSO DUE ANNI FA
Postato da Enrico Di Giacomo
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Inchieste
Dicono che all’ombra dell’Etna i titoli accademici della facoltà di Medicina si tramandino come se fossero
caratteri ereditari, un po’ come il colore degli occhi o la curvatura del naso. Di padre in figlio, ma anche
assecondando le ambizioni di mogli, nipoti e cugini. E a sfogliare l’elenco dei docenti si trovano una cinquantina
di ricorrenze tra cognomi uguali, di cui almeno 20 con un grado di parentela diretta. Già, perché la ‘mafia dei
baroni’ denunciata dall’inchiesta de ‘L’espresso’ due settimane fa, non si ferma a Bari, ma ha trovato terreno
fertile nella Sicilia delle consorterie. Non ci sono indagini penali che rivelino accordi clandestini: tutto è alla luce
del sole. Con un network trasversale che sembra unire tre grandi atenei: Palermo, Messina e Catania. Proprio in
quest’ultima sede il gotha delle casate accademiche è consolidato. Aurelio Di Benedetto è primario di Chirurgia
pediatrica al Policlinico. A ottobre 2006 il figlio Vincenzo, che prima lavorava come associato nella stessa clinica
del padre, è diventato primario al Vittorio Emanuele di Catania. La dinastia dei Di Benedetto conta su altri due
rampolli attivi nell’alveo di medicina: Giovanni e Fabrizio. Più articolato il ramo dei Nicoletti. Il microbiologo
Giuseppe è fratello di Francesco, già ordinario di Clinica neurologica. Giuseppe è il padre di Ferdinando Nicoletti,
associato di Patologia generale. Giovanni Nicoletti, figlio più piccolo di Francesco, è primario di Neurochirurgia.
Anche la famiglia Veroux resiste al tempo e alle generazioni. Il capostipite è Gastone Veroux, ordinario di
Chirurgia al Policlinico e vicepresidente nazionale delle scuole di specializzazione. Dei tre figli di Veroux, due
hanno seguito le orme paterne e Pierfrancesco è associato allo stesso reparto. Tutti gli incarichi menzionati
sono perfettamente legittimi. Tanto che lo stesso codice di parentele vige anche a Palermo. Spiega Renato
Costa, responsabile regionale di Cgil sanità: “Qui la vicenda è persino più complessa, perché sembra proprio
che le relazioni non solo restino all’interno, ma comunichino in modo trasversale con gli altri atenei siciliani”.
Come nel caso del figlio del professore Maurizio Romano che ha trovato posto a Catania. Percorso inverso per
Antonio Rodolico, fratello di un ex rettore di Catania. Matteo Florena, invece, che ai tempi della prima
Repubblica era persino diventato segretario amministrativo della Dc regionale, ha una figlia che lavora nel suo
stesso distretto. E l’elenco potrebbe continuare. Ma quel che di peculiare c’è nella vicenda baronale palermitana
è la maggiore aggressività. Lo ricorda Fulvio Pedone, neurologo al Policlinico: “C’era un posto da ricercatore. La
moglie di un primario palermitano, docente anch’essa a Medicina, venne a perorare la causa della figlia.
Avvertendoci che se non avessimo provveduto ad avviare la ragazza, le ritorsioni contro di noi sarebbero giunte
sia da lei che dall’illustre marito”. Non è diversa la mappa di Messina, celebre scuola medica e giuridica,
dove le due anime accademiche erano entrate in contrasto in seguito al crimine più grave mai
accaduto in una facoltà: l’omicidio del gastroenterologo Matteo Bottari, genero dell’allora rettore
Guglielmo Stagno d’Alcontres, tutt’ora insoluto dopo nove anni di indagine. Adesso nell’ateneo
regna la pace. Non è chiaro quale sia il segreto del successo del magnifico Franco Tomasello, rettore
dal 2004 che si ripresenterà alle elezioni il prossimo mese senza avversari. Certo è che il professor
di Neurochirurgia in questi tre anni ha saputo ricucire tutti quegli strappi. Sicuramente a non far
saltare gli equilibri interni ha contribuito il gran numero di parenti assunti dall’università per tenere
buoni medici, economisti, giuristi e veterinari. Per carità, saranno solo fortunate coincidenze che
molti dei professori ordinari, associati, ricercatori e assistenti abbiano legami di parentela fin troppo
stretti. Nella casata del rettore, per esempio, si registra la moglie come dipendente amministrativa e
il figlio Dario con un incarico da associato nel dipartimento di Studi sulla Civiltà Moderna. Toh, in
quel dipartimento è ricercatore anche Marco Centorrino, figlio del prorettore Mario, ordinario di
Economia. Ovviamente anche nel passato i vertici dell’Ateneo pensavano a casa e famiglia. L’ex
rettore Gaetano Silvestri (area diessina), oggi alla Corte Costituzionale, aveva alle sue dipendenze
come ordinario di Scienze giuridiche la moglie Marcella Fortino, che è anche cognata del pro rettore
Mario Centorrino. Dunque nessuno si sorprenda se a cascata quasi tutte le facoltà di Messina sono
infarcite di nuclei familiari, tradizionali o a volte ‘allargati’ alle relazioni non ufficiali. Tra i casi più
eclatanti quelli della famiglia Venza-Teti che tra Odontostomatologia, Patologia, Microbiologia e
Specialità chirurgiche mette in campo cinque componenti. Particolarissimo il caso di Veterinaria
dove su dieci poltrone quattro sono occupate dai Passantino e dai Pugliese. Resta solo un dubbio:
ma è possibile che soltanto i figli e i parenti di baroni in camice bianco abbiano le qualità necessarie
per sbaragliare le selezioni? Risponde Salvatore Cicero, che guida l’unita di Neurochirurgia traumatica
all’ospedale Garibaldi di Catania ed è anche il responsabile provinciale di Cgil sanità: “Non so se sia corretto
parlare di nepotismo perché quel che succede qui non è diverso dal resto d’Italia. Forse è veramente un fattore
genetico a consentire ai figli di illustri primari di primeggiare nelle stesse discipline. E quel che accade in ambito
universitario non è poi così diverso dal resto del mondo ospedaliero, dove un sistema di nomine manageriali
comporta la creazione di gruppi di potere. Insomma, per arrivare in cima bisogna appartenere a qualche
cordata”. Il vero nocciolo del problema, per Cicero, è la selezione nelle scuole di specializzazione: “Fino a
qualche anno fa era buona usanza che nessuno si presentasse alle selezioni di una scuola del padre o del
parente. Di solito i pargoli venivano dirottati presso altre sedi per affrontare la selezione. Ora anche
quest’ultima remora sembra venuta meno. Con la specializzazione obbligatoria per legge, proprio l’accesso alle
scuole diventa un fattore discriminante”. “Lo escludo categoricamente”, replica con tono perentorio Gastone
Veroux: “I test arrivano dal ministero e la discrezionalità della commissione è praticamente nulla. L’unico
elaborato che può essere soggetto a valutazione è il tema scritto. Ma ha un peso specifico minimo rispetto al
punteggio complessivo”. Un punteggio minimo che però, riconosce lo stesso Veroux, spesso è determinante. Per
il primario catanese, infine, l’ipotesi di nepotismo all’interno dell’ateneo è pura leggenda. “È normale che i figli
seguano le orme del padre. Di solito non hanno alcun privilegio, anzi il cognome rischia di diventare un peso.
L’unico vantaggio è vivere in un ambiente familiare dove si parla di medicina”. di Roberto Gugliotta e Piero
Messina - Espresso.it - 06-02-’07
2http://www.enricodigiacomo.org/2008/11/concorsi-truccati-a-messina-ciao-melitta-la-telefonata-
tra-la-moglie-del-rettore-e-quella-del-presidente-di-corte-dappello-fazio-sotto-accusa-a-reggioanche-i-magistrati-fazio-e-siciliano/
0NOV2008
CONCORSI TRUCCATI A MESSINA: ‘CIAO MELITTA…’ LA
TELEFONATA TRA LA MOGLIE DEL RETTORE E QUELLA DEL
MAGISTRATO FAZIO. QUEST’ULTIMO SOTTO ACCUSA A REGGIO
ASSIEME AL GIUDICE SICILIANO!
Postato da Enrico Di Giacomo
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Cronaca da Messina e dintorni, Mondo News
MESSINA - «Ciao Melitta, hai saputo? Mio marito è stato nominato all´unanimità presidente della
Corte d´appello di Messina. Sono molto contenta, dillo anche a Franco (Tomasello, rettore
dell´Università, ndr) e ricordagli del concorso di mio figlio. Ciao, ciao». Chi parla al telefono è la moglie
del presidente della Corte d´appello di Messina, Nicolò Fazio, chi risponde è Melitta Grasso, moglie del
rettore e dirigente dell´Università, il cui telefono è intercettato dalla Guardia di Finanza perché coinvolta in una
storia di tangenti per appalti di milioni di euro per la vigilanza del Policlinico messinese. Ma non è la sola
intercettazione. Ce ne sono tante altre, anche di magistrati messinesi, come quella del procuratore
aggiuntoGiuseppe Siciliano che raccomanda il proprio figlio. Inutile dire che tutti e due i figli, quello del
presidente della Corte d´appello e quello del procuratore aggiunto, hanno vinto i concorsi banditi dall´ateneo.
Posti unici, blindati, senza altri concorrenti. Francesco Siciliano è diventato così ricercatore in diritto
amministrativo insieme a Vittoria Berlingò (i posti erano due e due i concorrenti, ndr), figlia del preside della
facoltà di Giurisprudenza, mentreFrancesco Siciliano è diventato ricercatore di diritto privato. Senza nessun
problema perché non c´erano altri candidati, anche perché molti aspiranti, come ha accertato l´indagine,
vengono minacciati perché non si presentino. Le intercettazioni sono adesso al vaglio della procura di Reggio
Calabria che, per competenza, ha avviato un´inchiesta sulle raccomandazioni dei due magistrati messinesi, che
si sarebbero dati da fare con il rettore Franco Tomasello per fare vincere i concorsi ai propri figli. Altri guai
dunque per l´ateneo che, come ha raccontato «Repubblica» nei giorni scorsi, è stato investito da una bufera
giudiziaria che ha travolto proprio il rettore, Franco Tomasello, che è stato rinviato a giudizio e sarà processato
il 5 marzo prossimo insieme ad altri 23 tra docenti, ricercatori e funzionari a vario titolo imputati di
concussione, abuso d´ufficio in concorso, falso, tentata truffa, maltrattamenti e peculato. In ballo, alcuni
concorsi truccati e le pressioni fatte ad alcuni candidati a non presentarsi alle prove di associato. E in una altra
indagine parallela è coinvolta anche la moglie del rettore, Melitta Grasso, dirigente universitaria, accusata di
aver favorito, in cambio di «mazzette», una società che si era aggiudicata l´appalto, per quasi due milioni di
euro, della vigilanza Policlinico di Messina. Un appalto che adesso costa appena 300 mila euro. L´inchiesta
sull´ateneo messinese dunque è tutt´altro che conclusa ed ogni giorno che passa si scoprono altri imbrogli. Agli
atti dell´inchiesta, avviata dopo la denuncia di un docente che non accettò di far svolgere concorsi truccati, ci
sono molte intercettazioni della moglie del rettore. Convinta di non essere ascoltata, durante una perquisizione
della Guardia di Finanza Melitta Grasso dice ad un suo collaboratore («Alberto») di fare sparire dall´ufficio
documenti compromettenti. In una interrogazione del Pd al Senato, si chiede al ministro della Pubblica
istruzione Mariastella Gelmini «se intende costituirsi parte civile a tutela dell´immagine degli atenei e inoltre se
intenda sospendere cautelativamente il rettore di Messina». FRANCESCO VIVIANO - LA REPUBBLICA
http://www.enricodigiacomo.org/2008/11/messina-il-nastro-che-svela-concorsopoli-il-profcucinotta-registro-le-minacce-dei-colleghi-se-non-vince-macri-ti-tagliano-le-gambe/
NOV2008
MESSINA, IL NASTRO CHE SVELA CONCORSOPOLI: IL PROF.
CUCINOTTA REGISTRO’ LE MINACCE DEI COLLEGHI. ‘SE NON
VINCE MACRI’ TI TAGLIANO LE GAMBE…’
Postato da Enrico Di Giacomo
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Inchieste
«Quando ho deciso che mi dovevo opporre a questo “sistema” il mio pensiero è anche andato al mio amico e
collega Matteo Bottari (ucciso nel 1998, ndr). Ho subito minacce, intimidazioni; ma non potevo permettere
che diventasse docente uno, chiunque esso fosse, che non avesse i meriti e le qualità. E non sono stato il solo,
tutta la commissione ha valutato non idoneo il candidato raccomandato dal rettore Tomasello». Chi parla, per
la prima volta con i giornali, è Giuseppe Cucinotta professore ordinario della facoltà di Veterinaria di
Messina che con la sua denuncia ha provocato un vero e proprio terremoto nell´ateneo. Le sue
dichiarazioni hanno portato al rinvio a giudizio del rettore, che sarà processato insieme a ventidue tra docenti e
dirigenti dell´università messinese il 5 marzo prossimo. L´accusa: avere truccato concorsi per fare diventare
docenti e ricercatori figli di altri docenti, di magistrati, di esponenti della Messina che conta. «Non lo potevo e
non lo volevo fare - prosegue Cucinotta - non sarei stato a posto con la mia coscienza e così ho denunciato
tutto alla magistratura. Spero solo che il mio non sia stato un gesto inutile, e che possa dare speranza a tanti
giovani che sono figli di nessuno». Per alcuni mesi il professor Cucinotta ha girato con addosso un registratore,
raccogliendo su nastro le minacce e le intimidazioni che gli venivano inviate dal rettore e da altri docenti per
pilotare il concorso che avrebbe dovuto essere vinto da Francesco Macrì, figlio di un pro-rettore. Le minacce
cominciarono ad arrivare subito dopo il bando di quel concorso fatto ad hoc. Il professore Orazio Catarsini, ex
preside della facoltà di Veterinaria, «messaggero» del rettore Tomasello si incontra con il professor Cucinotta e
lancia un avvertimento. Catarsini: «Giuseppe, io sono soltanto un messaggero del Magnifico e con questo
concorso sta scoppiando una bomba. Questo concorso lo deve vincere Macrì, in caso contrario non avrai più
protezione e la magistratura aprirebbe un´inchiesta…». Pochi giorni dopo è il turno di un altro «messaggero», il
docente di veterinaria Giovanni Caiola.Caiola: «Guarda che se non vince il figlio del professor Macrì ti tagliano
le gambe e per te ci saranno tempi duri. Se non vince Macrì il concorso deve andare in bianco». Ma non è
soltanto il professor Cucinotta ad avere paura. Anche il candidato Filippo Spadola è terrorizzato per le pressioni
ricevute. Telefonando ad un amico gli confida: «Ho partecipato a quel concorso ma ci sono problemi, il
professor Cucinotta si è messo contro il sistema mafioso messinese». Quando il professor Catarsini viene
interrogato dal pm Nastasi, conferma: «Fui convocato dal rettore e mi prospettò cosa stava accadendo per quel
concorso che stava assumendo una direzione non auspicata, in quanto non sarebbe stato dichiarato idoneo il
figlio del professor Macrì, persona per la quale il concorso era stato bandito. Questo perché il professor
Cucinotta faceva delle resistenze. Il rettore mi chiese in modo accorato e pressante di intervenire su Cucinotta.
Un eventuale rifiuto avrebbe comportato una presa di distanza del rettore dal Cucinotta stesso». FRANCESCO
VIVIANO - la Repubblica
http://www.enricodigiacomo.org/2008/11/parentopoli-a-messina-riguardatevi-la-puntata-di-annozero-col-rettore-tomasello-e-gli-altri-nostri-accademici/2
1NOV2008
PARENTOPOLI A MESSINA: RIGUARDATEVI LA PUNTATA DI
ANNO ZERO COL RETTORE TOMASELLO, IL PROF. MACRI’ E GLI
ALTRI ‘NOSTRI’ ACCADEMICI…
Postato da Enrico Di Giacomo
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Video
Quanto vale il talento nel lavoro, nello studio, nella vita? Poco, a giudicare dall’ inchieste
dell’ Università di Messina, dove il rettore è stato rinviato a giudizio insieme ad altre 22 persone
dell’ateneo. O a quella di Cosenza, al centro di un’indagine giudiziaria per falsi progetti finanziati
con i soldi europei. Gli studenti dell’Onda in questi giorni hanno avanzato le loro proposte per uscire
dalla logica di parentopoli che regna nelle Università, dove il familismo sembra il metodo più sicuro
e più efficace per fare carriera o per vincere un concorso. Il futuro che mi merito è il titolo della
puntata di Annozero di giovedì 20 novembre alle 21.00 su Raidue. La puntata è stata dedicata al
futuro dei giovani e alla difficoltà di superare la logica parentale, ascoltando le proposte degli
studenti. L’inchiesta ha al centro l’Università di Messina, mentre Sandro Ruotolo ha dato voce agli
studenti di Cosenza. Ospiti in studio Luca Barbareschi del Pdl, l’architetto Massimiliano Fuksas e il
professor Roberto Perotti, dell’Università Bocconi di Milano.
http://www.enricodigiacomo.org/2008/11/parentopoli-alluniversita-di-messina-gli-atti-trasmessialla-procura-di-reggio-calabria/
2NOV2008
PARENTOPOLI ALL’UNIVERSITA’ DI MESSINA: GLI ATTI
TRASMESSI ALLA PROCURA DI REGGIO CALABRIA
Postato da Enrico Di Giacomo
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Mondo News
Gli atti sono stati trasmessi al procuratore capo di Reggio Calabria Giuseppe Pignatone. Si tratta
delle intercettazioni effettuate nell’ambito delle indagini effettuate dalla Guardia di Finanza, che
vedrebbero
coinvolti
due
magistrati
messinesi
–
il
presidente
della
Corte
d’Appello
Nicolò Fazio (nella foto) e il procuratore aggiunto Pino Siciliano – per presunte raccomandazioni
(colloqui telefonici con la moglie del rettore, Melitta Grasso, nella foto sopra) relativamente a
concorsi banditi dall’Università di Messina e vinti poi dai figli. Intercettazioni che sono state divulgate da
un quotidiano nazionale e riprese nella puntata di giovedì scorso della trasmissione televisiva “Annozero”
condotta da Michele Santoro. La bufera sulla “parentopoli” universitaria non accenna a placarsi. Le telecamere
di Raidue hanno indugiato per oltre un quarto d’ora sulle vicende dell’Ateneo peloritano, riferendosi all’inchiesta
in corso che ha portato al rinvio a giudizio del rettore Francesco Tomasello (che deve rispondere dei reati di
abuso d’ufficio e tentata concussione per presunte pressioni volte a favorire in un concorso il figlio del preside di
Veterinaria) e di altri 22 tra docenti e dipendenti dell’Università. È stato invece dichiarato il non luogo a
procedere per il rettore rispetto alle accuse di abuso d’ufficio per la gestione dei fondi di ricerca “Lipin”. Ma se
l’intervista al prof. Battesimo Macrì ha aperto la puntata, Santoro si è soffermato sulla “rete” di parentele di
alcuni docenti nelle facoltà di Medicina e Giurisprudenza. Dati che hanno offerto lo spunto per ampliare una
riflessione sulla situazione complessiva delle Università e della società italiana, sulle difficoltà di far valere il
merito rispetto a raccomandazioni e nepotismi. Una meritocrazia che ovviamente può e deve vedere
protagonisti sia i “figli di” (perché non è un’infamia essere figli, parenti o affini di docenti universitari), quelli
realmente capaci e con curriculum e carte in regola, sia chi non ha santi in paradiso e si fa avanti,
nell’Università come nelle vita, soltanto con le proprie forze. Un dato è certo: da decenni, non da oggi, il
contesto generale del nostro come di altri Atenei non aiuta certo chi non fa parte delle solite cerchie familiari,
così come di oscuri circuiti di potere (che non si fondano solo sugli intrecci parentali), di logiche e “logge” di
vario genere. Eppure, nella Conferenza di Ateneo svoltasi giovedì in un’affollatissima aula magna, sono stati resi
noti numeri e cifre che testimonierebbero l’inversione di rotta compiuta dall’Università negli ultimi anni in
determinati settori. I 173 vincitori di concorso per ricercatore sono, secondo il rettore Franco Tomasello, un
fiore all’occhiello della gestione 2004-2008, perché l’Ateneo messinese è uno dei primi in Italia ad aver
valorizzato i giovani ricercatori, di cui «soltanto il 14 per cento è legato da rapporti di parentela e affinità con
docenti universitari. Concorsi – ha sottolineato il rettore – banditi dalle varie Facoltà ed espletati da
Commissioni nazionali, mentre il piccolo contingente di posti per le aree strategiche definite preventivamente è
stato sempre deliberato dalle stesse Facoltà. Il Senato accademico non ha bandito alcun concorso che non fosse
deciso dalle Facoltà a norma di legge, cioè con la maggioranza degli aventi diritto». Restano certamente sul
tappeto, a parte i fatti oggetto di inchiesta sui quali è la magistratura che dovrà fare chiarezza, le questioni di
“opportunità”, perché il cittadino comune non può non scandalizzarsi quando apprende che in in una Facoltà, se
non in uno stesso Istituto, vi sono marito, moglie, figli, generi e nuore. Casi disdicevoli di “parentopoli” che
abbiamo visto verificarsi alla “grande” Università della Sapienza di Roma così come agli Atenei di Bari, di Siena
o di Messina. Non che il detto “mal comune mezzo gaudio” ci conforti, ma non si possono neppure individuare
tutti i mali del mondo in un unico “vaso di Pandora”. Altro fronte di sprechi e di logiche molto più politiche che
accademiche, è quello della moltiplicazione delle sedi decentrate. A puntarvi il dito è la Rete di ecologia sociale
che ricorda come nel 2003 fu un progetto di legge con primo firmatario il sen. Domenico Nania a decretare
«l’espansione dell’Università di Messina nelle città di Barcellona e di Milazzo». E per attivare proprio la sede di
Barcellona, città natale del sen. Nania, sono stati stanziati 2 milioni e mezzo di euro per ciascuno degli anni
2002, 2003 e 2004. «Oggi – afferma la Rete di ecologia sociale –, a cinque anni da quella legge, si dà addosso
all’Università per aver moltiplicato le sedi decentrate, e certo l’Università una colpa ce l’ha: quella di aver
rinunciato alla sua autonomia e di aver accettato di venire a patti con interessi che con la cultura, la formazione
e la ricerca non hanno niente a che fare. Ci attendiamo che il sen. Nania si attivi per cancellare quella legge, in
linea con quanto disposto dal “suo” Governo sul taglio delle sedi universitarie “eccentriche”». LUCIO D’AMICO
- GazzettadelSud
http://www.enricodigiacomo.org/2008/11/tomasello-chiede-alla-gelmini-unispezione-sugli-ultimi10-anni-dellateneo-o-tutti-o-nessuno/
24NOV2008
TOMASELLO CHIEDE ALLA GELMINI UN’ISPEZIONE SUGLI ULTIMI
10 ANNI DELL’ATENEO DI MESSINA. O TUTTI O NESSUNO!
Postato da Enrico Di Giacomo
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Mondo News
STRETTA DI MANO TRA IL RETTORE TOMASELLO E IL SUO PREDECESSORE SILVESTRI
Il
Rettore, Franco Tomasello,
ha
inviato
al
Ministro
dell’Istruzione
dell’
Università
e
della
Ricerca, Mariastella Gelmini, una lettera con la quale chiede un’ispezione ministeriale all’Università
degli Studi di Messina per il periodo 1998-2008. Questo il testo della lettera: “Illustre Signor Ministro,
nel corso di una riunione della comunità accademica di questa Università, molto partecipata, convocata a
seguito della iniziativa di un gruppo parlamentare e di notizie di stampa deformate, ho dichiarato l’intendimento
di chiederle di valutare l’opportunità di disporre una ispezione Ministeriale all’Università degli Studi di Messina
per il periodo 1998-2008. L’esame degli atti di governo relativi ad un periodo così ampio appare necessario,
nonostante io abbia assunto l’ufficio di Rettore nell’anno 2004. Infatti, le emergenze amministrative e
finanziarie e le criticità delle procedure e dei comportamenti istituzionali che ho trovato al momento
del mio insediamento hanno le loro precise radici nel periodo precedente. Solo una analisi attenta e
puntuale di questi atti consentirà di apprezzare la efficacia degli interventi avviati sin dal mio insediamento.
Nell’ambito della attuazione delle procedure di trasparenza questa mia istanza appare perfettamente naturale e
conferma il desiderio di questo Ateneo di essere valutato per i risultati e i dati reali che riesce ad esprimere. Ed
è per questo motivo che mi permetto di allegare alla presente nota la relazione sugli obiettivi conseguiti in
questi quattro anni e le prospettive coerenti con il manifesto La scelta dell’autoriforma’”. Intanto monta la
polemica dopo la trasmissione “L’Arena di Domenica in” presentata da Massimo Giletti. “L’ unico intento che ci
ha guidato - ha detto un rappresentante degli studenti -è stato quello di tutelare chi nella nostra Università
lavora e studia ogni giorno con impegno ed onestà intellettuale, cioè gli studenti che noi rappresentiamo ma
anche chi fa ricerca e didattica in maniera seria“.
http://www.enricodigiacomo.org/2008/11/operazione-memoria-una-spiccata-propensione-alclientelarismo-al-servizio-delle-lobby-cosi-i-giudici-grimaldi-adornato-e-arrigo-definirono-ilrettore-tomasello/
25NOV2008
OPERAZIONE MEMORIA! ‘UNA SPICCATA PROPENSIONE AL
CLIENTELARISMO AL SERVIZIO DELLE LOBBY’: COSI’ I GIUDICI
GRIMALDI, ADORNATO E ARRIGO DEFINIRONO IL RETTORE
TOMASELLO
Postato da Enrico Di Giacomo
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Cronaca da Messina e dintorni, Mondo News
Il primo ottobre del 2007, i giudici della prima sezione penale del Tribunale depositarono il provvedimento che
rigettava il ricorso presentato dai legali del prof. Tomasello, gli avvocati Carmelo Scillia e Nino Favazzo, i quali
sostenevano tra l’altro che il rettore era intervenuto nell’ormai famigerato concorso di Veterinaria soprattutto
per calmierare il “clima”, e che le risultanze delle intercettazioni erano inutilizzabili per problemi legati alla sede
dove erano state effettuate. Il collegio presieduto dal giudice Maria Eugenia Grimaldi e composto dai
colleghi Giuseppe Adornato e Francesca Arrigo, in 16 pagine ’smontò’ pezzo per pezzo tutte queste
considerazioni, rafforzando quanto sostienne l’accusa, i pm Antonino Nastasi e Adriana Sciglio, i sostituti
che hanno condotto l’intera inchiesta. Alcuni passaggi del provvedimento: «Alla luce delle superiori
risultanze… resta pertanto confermato che la mattina del 31 gennaio 2006 il prof. Cucinotta ha
subito delle vere e proprie minacce ad opera del Rettore, per tramite del “messaggero” prof.
Catarsini, per come dallo stesso dichiarato»; «le condotte poste in essere dall’indagato evidenziano
una spiccata propensione a gestire l’andamento delle procedure in seno all’Università in modo
clientelare, al servizio degli interessi privati degli appartenenti alla lobby, con totale spregio di chi in
maniera indipendente decide di non allinearsi, da punire con l’isolamento»; «importa… prendere
atto del fatto che, a fronte della ristrettezza della sua durata, la misura interdittiva che è stata
imposta avrà certamente efficacia deterrente in ordine a condotte illecite future, anche oltre la
scadenza temporale fissata dalla legge».
Un gruppo di docenti sollecita le dimissioni di Tomasello. Saitta e Campione: faccia un passo
indietro,
l’Istituzione
viene
prima
di
tutto.
Necessari
segni
di
discontinuità
L’orientamento era già chiaro ma ieri è arrivata la conferma con una dura presa di posizione. Un gruppo di
docenti dell’Ateneo Peloritano contesta duramente la linea assunta dal rettore Francesco Tomasello e ne chiede,
a gran voce, le dimissioni per la vicenda giudiziaria che lo ha coinvolto e per tutelare la reputazione dell’intera
Università di Messina al centro dello scacchiere mediatico per baronie e privilegi. L’occasione è stata offerta da
un incontro tenutosi alla Facoltà di Scienze politiche, promosso dall’associazione culturale di docenti universitari
“LAB Unime”, presieduta dal prof. Giuseppe Campione. Ad aprire il fuoco di fila è stato il prof. Antonio Saitta,
docente di Diritto costituzionale alla Facoltà di Giurisprudenza. «Se il rettore avesse presentato per tempo le
sue dimissioni – ha detto Saitta – non saremmo finiti nel tritacarne nazionale. Rispetto la sua voglia di
difendersi e tutelare l’onorabilità del suo operato ma l’istituzione universitaria – ha precisato il docente – deve
venire per prima e deve essere anteposta ad ogni, seppur legittima, valutazione personale. Abbiamo bisogno di
un forte segno di discontinuità che passa inequivocabilmente dalle dimissioni del rettore – ha sottolineato Saitta
– per rispondere all’attacco dell’opinione pubblica nazionale che ha messo alla berlina l’intera Università a causa
delle vicende giudiziarie che interessano i vertici. La lunga lista di ombre che hanno visto l’Università nell’occhio
del ciclone risale a parecchi anni fa e Saitta usa un paragone incisivo: «Quando nel ‘98 fu additato il rettore
Cuzzocrea pur non essendo coinvolto in nessuna vicenda giudiziaria decise di dover fare un passo indietro
consentendo all’Università di riprendere il suo cammino». A rincarare la dose, il prof. Campione, ex presidente
della Regione: «In 15 anni si sono avuti tre rettori su quattro inquisiti, sospesi, uno addirittura agli arresti
domiciliari e non è certo plausibile per il luogo dei saperi. Dobbiamo avere le “carte in regola” contro certi poteri
– ha rimarcato - che vogliono emarginare l’Università». La bufera sulla “parentopoli” universitaria ha acceso i
riflettori su una prassi collaudata che non riguarda solo il nostro ateneo ma accomuna da Sud a Nord, senza
essere per questo meno deprecabile, amministrazioni, enti e centri di ricerca. Un fenomeno antico, quello del
nepotismo e della “spintarella” che nella versione universitaria è forse ancora più grave perché questa
istituzione dovrebbe essere esempio di imparzialità e trasparenza per gli studenti e non certamente motivo di
frustrazione. E se per il prof. Marcello Saija, direttore del Dipartimento Studi internazionali, «il rettore deve
dimettersi affinché l’Università non sia coinvolta nelle sue vicende personali»; per la dott. Alfonsa Pizzo, del
Policlinico, «un rettore indagato non rappresenta più degnamente l’Università che viene condannata al declino».
A giudizio della prof. Adriana Ferlazzo, docente alla Facoltà di Veterinaria, «non c’è stata una gestione attenta
dell’Università e adesso è necessaria una precisa assunzione di responsabilità per tutelare l’istituzione nella sua
interezza». È stato infine il prof. Giancarlo De Vero, ordinario di Diritto penale a Giurisprudenza, a sottolineare
la necessità di contemperare due esigenze: «Da un lato, evitare un atteggiamento negazionista di fronte alle
mancanze, deficienze e difetti addebitati dai media, dall’altro scongiurare che le censure e le critiche si
traducano in un generalizzato discredito nei confronti dell’Università nel suo complesso». Il clima di tensione
resta alto e tutti i docenti si sono dati appuntamento per lunedì prossimo. Lucia Zuccarello - GazzettadelSud
http://www.enricodigiacomo.org/2008/11/il-grande-circo-della-tv-domenica-in-il-ritorno-adistanza-di-sette-giorni-giletti-da-%C2%ABla-parola-agli-studenti%C2%BB/3
0NOV2008
IL GRANDE CIRCO DELLA TV: Domenica-In il ritorno. A distanza di
sette giorni Giletti dà «La parola agli studenti»
Postato da Enrico Di Giacomo
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Mondo News
“Speriamo solo di essere riusciti a far capire che gli studenti dell’Università di Messina possono camminare a
testa alta, hanno il coraggio dello loro azioni e non sono di certo rappresentati da coloro che anzichè parlare a
di fronte a tutti preferiscono nascondersi dietro un cappuccio”. Queste alcune dichirazioni rilascateci a caldo
da Mauro Prestipino appena terminata la puntata di Domenica-In. Come anticipato qualche giorno, infatti,
anche questa domenica l’apertura del pomeriggio di Rai Uno è stata interamente dedicata alla nostra Università.
Questa volta però gli studenti non hanno declinato l’invito e con coraggio, così come riconosciuto sia dal
padrone dei casa che da tutti gli ospiti intervenuti al dibattito, hanno deciso di parlare a nome dei i ragazzi
dell’Ateneo.
Seduti
sugli
spalti
dell’Arena
di
Domenica-In
Mauro
Prestipino,Ramona
Arena, Nicola
Barbera, Felice Panebianco e Piero Adamodell’associazione universitaria Atrjeu. Questi i nomi dei ragazzi
che si sono battuti in prima linea per difendere il loro essere studenti. E a loro cheMassimo Giletti ha dato la
parola, facendo però una ben precisa premessa e ribadendo di non aver mai accusato i ragazzi di omertà ma
piuttosto di non aver condiviso la scleta di alcuni di loro di non partecipare alla trasmissione perché sintomo di
“connivenza” ad un inutile silenzio. Un silenzio che continua ad essere mantenuto dai rappresentanti della
facoltà di Veterinaria che «ancora una volta hanno declinato il mio invito» afferma Giletti, ma non da coloro che
questo pomeriggio hanno deciso di metterci la propria faccia spiegando innanzitutto come quell’intricato sistema
di parentele che soffoca l’Università finisca col danneggiare prima di tutto gli studenti, il cui impegno e
dedizione allo studio rischia di essere definitivamente compromessa a causa di un sistema, purtroppo malato,
del quale fanno parte in qualità di “proprietari” dell’Ateneo e di cui al tempo stesso sono vittime. Un presunto
“vittimismo” che viene però messo sotto accusa dal mass-mediologo Klaus Davi che attacca invece proprio i
ragazzi, compresi i presenti, perché con il loro atteggiamento troppo spesso “silenzioso” e di non denuncia
hanno contribuito ad alimentare un sistema come quello della parentopoli universitaria. Un’affermazione cui fa
eco la replica infuocata dei ragazzi in studio e dello stesso Giletti che in più occasioni prende le difese dei
giovani ospiti. Proprio loro che cercano di far capire al folto uditorio, e non solo quello presente nell’Arena, come
«i loro eroi non siano né il rettore Tomasello, né tantomeno i professore Cucinotta oMinniti, bensì
personaggi del calibro dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino». Affermazione quest’ultima che fa
ovviamente scattare uno “scontato” e più che mai sentito applauso da parte di tutto il pubblico. Uno degli
studenti afferma di essere consapevole come e quanto la sua apparizione televisiva renderà più complicato il
raggiungimento del traguardo laurea. Una frase che fa però balzare sulla sedia l’opinionista Alba Parietti che
“accusa” lo studente di volersi solo creare un alibi a quelli che sono invece personali demeriti. Sarà poi
veramente così? Va inoltre riconosciuto come le provocazioni lanciate la settimana scorsa da Giletti abbiano
sortito non pochi effetti tra i corridoi dell’Ateneo di Messina, visti i numerosi ospiti presenti oggi in studio, e non
solo studenti. A prendere la parola, infatti, anche diversi docenti, tra cui il professore Antonio Saitta che ha
ribadito la necessità che il rettore Tomasello rassegni al più presto le proprie dimissioni in quanto «atto dovuto
nei confronti di tutto l’Ateneo e sintomo di una profonda autoanalisi», come sostiene anche il rettore del
Politecnico di Torino Francesco Profumo. Un attacco pesante quello riservato da Saitta nei confronti di tutta la
squadra di governo universitario che qualche giorno fa, riunita in Senato Accademico, riportiamo uno stralcio
del comunicato, ha stabilito: «Dopo gli interventi del Preside della Facoltà di Medicina Veterinaria,
prof. Vincenzo Chiofalo, e dei rappresentanti degli studenti in seno al Consiglio della Facoltà di Medicina
Veterinaria, Maria Flaminia Persichetti ed Ettore Napoli, ha deciso, dopo ampio dibattito, in considerazione
dei fatti incontestabili presi in esame, di accogliere la proposta del Preside ed invitare l’Amministrazione ad
adottare provvedimenti esemplari nei confronti dei dipendenti dell’Università che, intervenendo a trasmissioni
televisive, hanno reso dichiarazioni lesive dell’immagine dell’Ateneo». Decisioni inevitabilmente finite nel mirino
dell’Arena e a cui ha cercato di dare una spiegazione il professor Fulvio Cintioli, docente della facoltà di
Economia a Messina, e che lontano dal considerare quel provvedimento come una “minaccia” nei confronti del
personale docente, sarebbe piuttosto da considerare una forma di tutela dell’immagine dell’Ateneo. Ma a
parlare del caso “Università di Messina” interviene telefonicamente anche la professoressa Domina, docente di
ematologia clinica veterinaria proprio alla facoltà dello “scandalo,”, costretta, sostiene, ad andare in pensione a
57 anni perché intervenuta contro quel sistema. Dichiarazioni pesanti cui fanno ovviamente eco quello del
professore Cintioli che anche in questa occasione interviene per “spiegare” le ragioni dell’Università e di
Tomasello. Una querelle non da poco quella avuta di in diretta tv tra i due docenti e per certi versi permette di
intuire come e quanto anche dall’altra parte della cattedra si celino non pochi dissapori. Le battute finali, di un
acceso, accesissimo dibattito sono lasciate agli studenti, quelli presenti in studio ma, simbolicamente quelle di
tutto l’Ateneo di Messina. Alla notizia della nuova puntata di Domenica-In dedicata alla nostro ateneo, ci
chiedevamo proprio come sarebbero usciti da questo nuovo “scontro”, se a testa alta o con le ossa rotte, e
ciascuno vedendo la puntata avrà già abbondantemente tratto le proprie conclusioni. L’Università rimane
purtroppo quella dei “concorsi truccati”, ma gli studenti no, non sono più quelli dello scorsa settimana. Sono al
contrario coloro che hanno rappresentato una parte “sana” della città che, decisamente a testa alta, è riuscita a
“recuperare” quanto in questa lunga settimana di polemiche sembrava essere stata persa: la dignità di essere
studenti
dell’Ateneo
L’ASSOCIAZIONE
messinese.
NAZIONALE
VITTIME
Elena
De
INTERVIENE
Pasquale
ALL’ATTACCO
-
Tempostretto.it
DEL
“VERMINAIO”
L’Associazione nazionale familiari vittime di mafia è al fianco di chi denuncia per spazzare via il “verminaio
messinese”. Queste le parole dei componenti dell’ Associazione Nazionale Familiari Vittime di Mafia, per voce
del presidente Sonia Alfano, dopo l’intervento di alcuni onesti cittadini messinesi alla trasmissione “Domenica
In”: “Dopo le dichiarazioni e le notizie apprese dalla trasmissione di Rai Uno, Domenica In, nello spazio “L’
Arena” dedicato alla parentopoli messinese, torniamo a chiedere ancora una volta che venga fatta piena luce sul
criminoso sistema in vigore nella città scandalo d’Italia, Messina. Da tanti, troppi anni, Messina è affetta da un
immobilismo ed un artificiosa calma creata ad hoc per permettere il tranquillo proliferare della mafia ed il
pacifico proseguimento delle vita delle associazioni criminali. Il recente rinvio a giudizio del rettore dell’ ateneo
messinese e la parentopoli portata all’attenzione dell’opinione pubblica dal settimanale “Centonove”, sono
soltanto gli ennesimi episodi scandalosi nella vita di una città che di per sé può essere definita uno scandalo. A
Messina c’è la strana consuetudine di insabbiare ogni cosa e di ricucire in fretta qualsiasi squarcio si riesca ad
infliggere al velo criminale cosicché il “verminaio messinese” che coinvolge vasti pezzi delle istituzioni cittadine,
della giustizia, dell’imprenditoria, del giornalismo e dell’università, possa inabissarsi nuovamente nel silenzio. L’
Associazione Nazionale Familiari Vittime di Mafia, per rispetto nei confronti di Adolfo Parmaliana, lucidamente
suicidatosi nel disperato tentativo di riportare l’attenzione sul sistema Messina, ed in onore delle vittime
innocenti della mafia, continuerà a denunciare a gran voce gli scandali della città di Messina fino a che non sarà
fatta chiarezza ed il verminaio messinese non sarà definitivamente spazzato via. La nostra associazione, inoltre,
si schiera al fianco di chi ha coraggiosamente denunciato il sistema Messina, consapevole delle gravi
ripercussioni che quelle denunce avrebbero sortito, ed al fianco dei molti ragazzi messinesi stanchi di subire
sulla propria pelle quel sistema. Al Procuratore Lo Forte, persona dalla luminosa carriera, chiediamo ancora una
volta un’ azione seria, limpida e decisa tesa a far pulizia anche e soprattutto negli ambienti della giustizia
messinese occupati da personaggi dalla deprecabile condotta etica e professionale.”
http://www.enricodigiacomo.org/2008/12/il-manifesto-dei-100-prof-magnifico-tomasellodimettiti/0
2DIC2008
IL MANIFESTO DEI 100 PROF: MAGNIFICO TOMASELLO,
DIMETTITI!
Postato da Enrico Di Giacomo
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Mondo News
Sono numerosi (oltre 100 stando agli organizzatori) i professori dell’Ateneo di Messina che ieri hanno approvato
in un’assemblea aperta un documento con il quale chiedono la dimissioni del rettore Tomasello, rinnovando
l’auspicio già espresso la scorsa settimana. Nel documento – firmato dal presidente dell’associazione culturale
“Laboratorio Università”, Giuseppe Campione, si sottolinea come «l’attuale crisi che investe l’Università italiana
– e con aspetti peculiari l’Ateneo messinese – si caratterizza per un profilo inedito di particolare gravità, che
coinvolge drammaticamente il rapporto dell’istituzione con la pubblica opinione e alimenta orientamenti politici
generali già di per sé rivolti a proporre un drastico ridimensionamento del ruolo pubblico del sistema
universitario. Questa situazione determina, nei soggetti della “cittadinanza accademica”, una condizione di
profondo disagio e di duplice sofferenza. Alla grave preoccupazione per i destini di un’istituzione alla quale essi
hanno dedicato e dedicano il meglio delle proprie risorse personali, si accompagna la consapevolezza che tutti i
“mali”, oggi addebitati al mondo accademico avrebbero potuto e possono tuttora essere contrastati attraverso
un esercizio continuo, attento e responsabile di quell’autonomia che costituisce il segno distintivo della peculiare
dimensione di docenti e di studiosi. Degenerazioni familistiche, smania di controllo dirigistico delle procedure di
selezione, indecorosa proliferazione dei corsi d’insegnamento e polverizzazione tendenzialmente suicida delle
sedi di Ateneo sono tutti fenomeni deteriori che devono essere rimossi». L’assemblea attacca anche il Senato
Accademico: «A fronte dei recenti eventi – si legge nella nota – appare inadeguata la risposta che il governo
dell’Ateneo, nel suo complesso, ha sinora fornito, sottolineando solo i meriti legati alla gestione e assumendo un
atteggiamento sostanzialmente riduttivo rispetto alle mancanze, alle deficienze e ai difetti addebitati, anche di
rilevanza penale, e reiterati dai media. L’Assemblea ritiene, invece, che un forte segno di discontinuità – quale
potrebbe derivare da un apprezzabile atto di sensibilità istituzionale – rappresenterebbe un elemento
significativo per riprendere, con maggiore forza e più serena azione, un percorso virtuoso, testimoniato
dall’impegno della stragrande maggioranza degli operatori universitari. Si auspica che il Rettore, proprio per
l’ampio consenso che lo ha accompagnato, sappia interpretare, in un momento così difficile, il ruolo di garanzia
che
riveste,
rimettendo
dell’Istituzione». (m.c.)
il
mandato
e
così
distinguendo
la
propria
vicenda
personale
dai
destini
http://www.enricodigiacomo.org/2008/12/universita%E2%80%99-gli-abbreviati-i-pm-chiedono-untotale-di-sette-anni/
05DIC2008
UNIVERSITA’, GLI ABBREVIATI: I PM CHIEDONO UN TOTALE DI
SETTE ANNI
Postato da Enrico Di Giacomo
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Mondo News
Oggi, davanti al gup Massimiliano Micali , i pubblici ministeri Antonio Nastasie Adriana Sciglio hanno
avanzato le richieste di condanna per sette degli imputati che hanno scelto il rito abbreviato nell’ambito del
procedimento penale scaturito dall’inchiesta sulla Facoltà di Veterinaria. Chiesta la condanna ad un anno e 4
mesi di reclusione per il professore Raffaele Tommasini , ad un anno per Francesco Naccari , Maria
Grazia Pennisi e Marisa Masucci , ad 8 mesi per Concetta Beninati , tutti docenti, a due anni e mezzo per i
ricercatori Mirko Paiardini e Barbara Cervasi . L’inchiesta della Procura messinese, nel luglio 2007 era sfociata
in 5 arresti e nella sospensione, per la durata di due mesi, del rettore Tomasello . Lui, accusato di tentata
concussione, con altri 22 imputati, tra cui l’ex preside di Veterinaria, BattesimoMacrì , andrà a processo il 5
marzo 2009. Alla base delle accuse per tutti i personaggi eccellenti coinvolti nel procedimento penale ci furono:
il concorso "incriminato" di Veterinaria, quello che, a detta dei PM, era "destinato" al figlio dell’ex preside Macrì
e la gestione dei laboratori scientifici a veterinaria dei progetti Ilo e Lipin, che aprivano la strada ai
finanziamenti regionali. da Normanno.it
http://www.enricodigiacomo.org/2008/12/terremoto-nelluniversita-di-messina-il-poco-magnificotomasello-sospeso-per-due-mesi/
12DIC2008
TERREMOTO NELL’UNIVERSITA’ DI MESSINA: IL POCO
MAGNIFICO TOMASELLO SOSPESO PER DUE MESI! INDAGATI
GIOVANNI MATERIA, I MEDICI ABBATE, SPATARI E CONCETTO
GIORGIANNI.
Postato da Enrico Di Giacomo
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Mondo News
«Umberto è il regalo di Natale che Franco desidera… perché Umberto è una persona che merita di
tornare a far parte della nostra famiglia, dobbiamo fare tutto quello che è possibile». E Umberto
Bonanno (nella foto), ex presidente del consiglio comunale di Messina, il regalo di Natale lo ebbe
eccome, secondo l’esternazione fatta dalla moglie del rettore, Melitta Grasso, con la frase iniziale:
un posto di medico del lavoro al Policlinico di Messina con 2.530 euro al mese di stipendio, grazie
all’interessamento in prima persona del rettore Franco Tomasello, che lo voleva «valorizzare»,
soprattutto perché era un «uomo di Ricevuto», vale a dire Nanni Ricevuto che – siamo nel 2006 –,
era vice ministro dell’Università, e quindi poteva “tornare comodo” per l’ateneo e i finanziamenti da
ottenere. Tutto questo con un concorso progettato ad hoc, un concorso in cui Bonanno ebbe il “privilegio” di
scegliersi addirittura un paio di commissari, presentando tra i titoli ben tre certificazioni a firma dell’allora vice
ministro Ricevuto (su questo scrive il gip che «pesanti dubbi devono sollevarsi sulla autenticità di almeno due
dei certificati presentati da Bonanno»). È questo il nuovo clamoroso intreccio, emerso dalle carte dell’inchiesta
“Oro grigio” su tutt’altro argomento - una speculazione edilizia a Messina - che ha portato alla nuova
sospensione per due mesi del rettore dell’Università di Messina Franco Tomasello, con l’accusa di abuso d’ufficio
in concorso, dopo quella decisa nel luglio del 2007 per il concorso a Veterinaria e la gestione dei fondi Lipin.
Vicenda per la quale l’8 novembre scorso il rettore è stato rinviato a giudizio davanti al Tribunale, il processo
inizierà il 5 marzo. Un provvedimento di sospensione dalle funzioni per due mesi siglato questa volta dal gip
Maria Angela Nastasi, su richiesta del sostituto procuratore Angelo Cavallo, uno dei magistrati che si occupa
della maxi inchiesta “Oro grigio”, uno spaccato di come venivano gestite certe licenze edilizie a Messina. E
l’inchiesta che ha portato alla seconda sospensione del rettore Tomasello coinvolge altre indagati,
sempre con l’accusa di abuso d’ufficio: l’ex direttore sanitario del Policlinico Giovanni Materia (per il
quale era stata richiesta la stessa misura interdittiva, provvedimento che il gip Nastasi ha
rigettato), i medici e docenti Carmelo Abbate e Giovanna Spatari, e infine ConcettoGiorgianni,
quest’ultimo con la funzione di intermediario tra le varie “componenti” per la buona riuscita del
concorso. Materia, Abbate e la Spatari furono infatti i tre commissari d’esame che valutarono i diciotto
candidati, e stilarono la graduatoria, per il concorso “incriminato”: formazione di graduatorie per il conferimento
di incarichi e supplenze di durata annuale, rinnovabili, a personale dirigente medico per l’anno 2006, nella
specifica materia della Medicina del Lavoro. Il prof. Abbate fu il membro che – spiega il gip Nastasi nel suo
provvedimento –, venne personalmente scelto da Bonanno, il quale consegnò una sua lista di “commissari
preferiti” a Materia, forte della protezione del rettore Tomasello e dei buoni uffici della moglie del docente,
Melitta Grasso, più volte contattata da Bonanno quando le cose si mettevano male e l’ex presidente del
consiglio comunale di Messina non aveva la sicurezza di entrare in graduatoria per l’assunzione. Scrive il gip
Nastasi che «dalla fitta rete di intercettazioni già disposte viene fuori che al Bonanno veniva data la possibilità
di partecipare a un concorso pubblico per dirigente medico in Medicina del lavoro presso il Policlinico, e di
vincerlo, in macroscopica violazione di ogni regola di trasparenza e di imparzialità che devono presiedere
l’azione amministrativa. Infatti il materiale probatorio acquisito da conto di numerosi contatti tra gli indagati
inequivocabilmente intesi a precostituire al Bonanno la possibilità di risultare vincitore costruendogli una
commissione ad hoc pronta e disponibile anche a valutare senza il dovuto vaglio i titoli, presentati dal Bonanno,
attestanti incarichi e qualifiche che in realtà non aveva mai ricoperto». NUCCIO ANSELMO - Gazzetta del Sud
http://www.enricodigiacomo.org/2008/12/il-regalo-di-natale-dei-coniugi-tomasello-ecco-leintercettazioni-di-umberto-bonanno-%C2%ABla-sera-prima-mi-dicono-le-domande-chefaranno%C2%BB/
12DIC2008
‘IL REGALO DI NATALE’ DEI CONIUGI TOMASELLO… ECCO LE
INTERCETTAZIONI DI UMBERTO BONANNO: «La sera prima mi
dicono le domande che faranno»
Postato da Enrico Di Giacomo
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Il concorso che è al centro dell’inchiesta si sviluppò tra il novembre e il dicembre del 2006. Furono diciotto i
candidati che si presentarono, e dopo la formalizzazione della graduatoria la scelta cadde sui primi tre: «Lucia
Martino Barbaro, al primo posto con 73/100; Giuseppe Muraca con 70,90; ed infine Umberto
Bonanno con punti 67». Il 7 dicembre del 2006, con la deliberazione n. 937, il direttore sanitario del
Policlinico con funzioni di direttore generale, Giovanni Materia, conferì un incarico annuale, rinnovabile, a tutti e
tre, «per le esigenze assistenziali dell’U.o.c. di Medicina del lavoro e della Direzione Sanitaria». Il 21 dicembre –
ecco il “regalo di Natale” di cui parlava la moglie del rettore –, venne stipulato fra l’Azienda ospedaliera
Policlinico e Umberto Bonanno, un contratto di lavoro a tempo determinato per personale medico specialista in
Medicina del Lavoro, a fronte di uno stipendio mensile netto di circa 2.530 euro. «L’appoggio “a priori” – scrive
il gip Nastasi –, assicurato da Giovanni Materia e da “Nuccio” Abbate consente ad Umberto Bonanno di
aspettare lo svolgimento del concorso con estrema serenità». Non solo, ma in un’intercettazione del giugno
2006 Bonanno, parlando con alcuni parenti «addirittura rivela senza mezzi termini come “Nuccio” Abbate e
Giovanni Materia, la sera prima dello svolgimento del colloquio, gli riveleranno le domande che gli
formuleranno in quella sede («… ora mi dovrebbero fare il colloquio… fra 15 giorni, 10 giorni, Nuccio
Abbate e Giovanni Materia… la sera prima mi dicono cosa mi domanderanno ed io la mattina gli dò
le risposte…»). La nota dei legali«Gli avvocati Carmelo Scillia e Nino Favazzo – si legge in una nota –,
difensori del prof. Francesco Tomasello, in merito all’ordinanza interdittiva applicata al rettore dell’Università di
Messina annunciano il ricorso immediato al Tribunale del riesame, contro una misura infondata e comunque
inadeguata e sproporzionata». «La lettura del provvedimento evidenzia la inconsistenza delle accuse mosse al
prof. Tomasello, rappresentate esclusivamente da intercettazioni di conversazioni tra altri intercorse e dal
contenuto assolutamente neutro rispetto alla posizione del loro assistito». «Sorprende l’applicazione di una
misura, a distanza di circa tre anni dai fatti contestati, da quanto si apprende da tempo ben noti agli inquirenti
e quindi di nessuna attualità». «La misura, sempre secondo i legali, appare di inusitato rigore, vista la assoluta
evanescenza del quadro indiziario né trova precedenti analoghi in termini». (n.a.)
http://www.enricodigiacomo.org/2008/12/caso-tomasello-l%E2%80%99on-filippo-panarellochiede-le-dimissioni-del-rettore-saitta-%C2%ABla-situazione-si-risolva-in-fretta%C2%BB/
12DIC2008
CASO TOMASELLO: L’ON. FILIPPO PANARELLO CHIEDE LE
DIMISSIONI DEL RETTORE. Saitta: «La situazione si risolva in
fretta»
Postato da Enrico Di Giacomo
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“L’ennesima grave vicenda giudiziaria che coinvolge il Rettore, ripropone l’urgenza di atti che salvaguardino il
prestigio e l’autorevolezza all’Università di Messina. Perciò tutti coloro che in questi giorni sono intervenuti sui
problemi dell’Università, talvolta con pronunciamenti equivoci, farebbero bene a sollecitare le dimissioni
di Tomasello dalla carica di Rettore. Senza volere emettere condanne preventive, solo un gesto netto e
definitivo può sottrarre l’ateneo da una ulteriore fase di incertezza gestionale e di sovraesposizione mediatica
negativa.
Solo
così
si
può
restituire
serenità
e
prestigio
a
chi
vi
studia
e
a
chi
vi
lavora”.
E di fronte alla sospensione di Tomasello non mancano le dichiarazione di uno dei principali “accusatori”
dell’intera politica universitaria condotta negli ultimi mesi dal rettore, quelle del professore di Diritto
Costituzionale Antonio Saitta che, raggiunto telefonicamente, ha dichiarato essere arrivato il momento che
l’Ateneo separi le proprie sorti da quelle del suo “vertice”:«Si tratta di provvedimenti giudiziari nei confronti dei
quali il rettore ha tutto il diritto di difendersi, ma personalmente ritengo che rispetto alla propria posizione
universitaria ci sia ben poco da discutere. Non si può più perdere tempo, Tomasello deve rassegnare le
dimissioni, ne va dell’onore e della dignità di tutta la comunità accademica. Qualora non si decida di proseguire
in tal senso, l’Ateneo rischia di essere ridicolizzato di fronte all’intero paese, visto che esistono tutte le
possibilità che il Ministero intervenga chiedendo il commissariamento dell’ente». Saitta che si augura non sia
questo il destino che attende l’Università, auspica invece di ripartire proprio da qui, poiché, afferma «è arrivato
il momento di una riflessione profonda su quello che deve essere il futuro del mondo accademico messinese».
In merito poi alla pomeridiana seduta straordinaria del Senato Accademico aggiunge: «Mi auguro che
finalmente l’organo universitario tenga distinte le proprie responsabilità da quelle di Tomasello. Il sostegno
incondizionato mostrato negli ultimi mesi dal Senato Accademico rispetto alla gestione dell’Ateneo da parte del
rettore non ha fatto altro che danneggiare ulteriormente le sorti dell’Università».
http://www.enricodigiacomo.org/2008/12/i-riflettori-nazionali-sul-caso-messina-luniversita-dimessina-nella-bufera-nuove-intercettazioni-sospeso-il-rettore/
12DIC2008
I RIFLETTORI NAZIONALI SUL CASO MESSINA: L’università di
Messina nella bufera. Nuove intercettazioni, sospeso il rettore
Postato da Enrico Di Giacomo
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Mondo News
MESSINA - Tanto tuonò che piovve. Dopo il crollo del soffitto due giorni fa nella segreteria della facoltà di
Lettere dal quale piovono topi, anzi toponi, l’università di Messina ritorna nell’occhio del ciclone per la
sospensione del rettore Francesco Tomasello decisa dal gip del Tribunale di Messina, Mariangela Nastasi. La
sospensione è di due mesi su richiesta del sostituto procuratore Angelo Cavallo. L’ipotesi di reato è di concorso
in
abuso
d’ufficio.
LA MOTIVAZIONE - Ecco il ritratto che fa del rettore Tomasello nelle sue motivazioni il giudice «Mariangela
Nastasi: «Il Tomasello utilizza la sua autorevole posizione di Rettore presso la Università degli Studi di Messina
per intervenire, abusando dei propri poteri nella assegnazione di incarichi e posti di lavoro. La sua gestione
della cosa pubblica, lungi dall’essere improntata a regole di trasparenza ed imparzialità, è invece molto più
“pragmaticamente” mossa dalle esigenze di favorire chi può evidentemente ricambiare. La logica dello scambio
reciproco, che inquina la sua azione amministrativa ed esprime una disivoltura non comune, porta a ritenere
concreto il pericolo di reiterazione del reato». E poi rincara parlando della «spregiudicatezza della sua azione
certamente incurante delle più elementari regole di correttezza nello svolgimento della pubblica funzione, e anzi
disinvolta nell’abuso, appare certamente esplicabile e riproponibile in ogni momento perché l’occasione è data
proprio dall’esercizio del tipo di ufficio ricoperto… influenzando senza scrupoli le scelte di tutti quei settori
amministrativi che comunque fanno capo a lui, in seno all’Università degli Studi, con grave danno per la
collettività».
INTERCETTAZIONI - «Bisogna fare tutto il possibile perché Umberto vinca il concorso perché merita di
tornare a far parte della nostra famiglia» scrive Tempo Stretto. Umberto è Umberto Bonanno, ex presidente del
consiglio comunale di Messina in quota Forza Italia. A parlare era Melitta Grasso, la moglie del Rettore, Franco
Tomasello, in una telefonata intercettata dalla Squadra Mobile nell’ambito delle indagini dell’operazione «Oro
Grigio», sulla speculazione edilizia al Torrente Trapani, in cui è coinvolto lo stesso Bonanno, arrestato e poi
scarcerato. Questo il nuovo filone d’indagine sui concorsi truccati nell’«ateneo degli scandali» riguarda un
concorso per dirigente medico dell’unità operativa complessa di medicina del lavoro del Policlinico, espletato nel
dicembre 2006. A vincerlo la figlia di un dirigente di sezione della stessa unità, ma tra i partecipanti alla
selezione pubblica, c’era anche l’ex presidente del consiglio comunale di Forza Italia, Umberto Bonanno. Quel
posto, grazie alle intercettazioni della Squadra mobile, sarebbe poi stato appannaggio di Bonanno proprio su
pressioni del Rettore. E, alla fine, la vincitrice avrebbe rinunciato a quel posto. A descrivere il quadro ci
sarebbero delle intercettazioni, finite ora nelle 130 pagine circa di ordinanza del gip Mariangela Nastasi, su
richiesta
del
pm
Angelo
Cavallo.
LA DIFESA - «È una misura infondata e comunque inadeguata e sproporzionata». Rispondono gli avvocati
Carmelo Scillia e Nino Favazzo, difensori del rettore dell’Università di Messina. I legali annunciano «il ricorso
immediato al tribunale del riesame, contro il provvedimento di sospensione». E aggiungono: «Sorprende
l’applicazione di una misura, a distanza di circa tre anni dai fatti contestati, da quanto si apprende da tempo
ben noti agli inquirenti e quindi di nessuna attualità. La misura, sempre secondo i legali, appare di «inusitato
rigore,
vista
la
assoluta
evanescenza
del
quadro
indiziario
ne
trova
precedenti
analoghi».
IL PRECEDENTE - Tomasello era stato sospeso una prima volta dalle funzioni nel luglio 2007, per un concorso
pilotato alla facoltà di Veterinaria. Il processo per lui ed altri 22 docenti inizierà a marzo prossimo. Nonostante
questo scandalo, con altre intercettazioni in cui sono coinvolti alcuni magistrati messinesi che avrebbero fatto
pressioni e ottenuto favori per far vincere ai loro figli due concorsi come ricercatore, Tomasello non si era
dimesso. «Continua, caro Rettore, a donare tutto Te stesso alla nostra Università, affinché questa possa
seguitare a crescere e ad operare nel migliore dei modi, pur in una congiuntura oggettivamente,
complessivamente non benigna, che nondimeno non ci priva della speranza in un futuro migliore». Così
scrivevano i prorettori pochi giorni fa. Ora le funzioni di responsabile dell’ateneo sono state affidate all’attuale
prorettore Giovanni Calabrò. Intanto, sul sito dell’università è sparita la rassegna stampa che puntualmente
ogni
giorno
veniva
messa
on
line.
LE DIMISSIONI - II partito dei comunisti italiani, la Cgil e il professor Antonio Saitta ordinario di diritto
Costituzionale all’università di Messina hanno chiesto le dimissioni del rettore: «Ora più che mai - afferma Saitta
- le dimissioni del rettore sono atto doveroso di rispetto verso tutti gli studenti ed anche verso noi professori. È
evidente che la sua posizione scredita l’intero Ateneo». Il Pdci di Messina chiede al ministro dell’Istruzione
Gelmini la rimozione del rettore, «poiché - scrive il segretario provinciale Giuseppe Bertuccelli - a quanto pare
non ha alcuna intenzione di dimettersi, anzi ha assunto un atteggiamento di resistenza ad oltranza, che nuoce
all’ateneo, il quale rischia di essere sottoposto per mesi ad un tiro al bersaglio non solo mass-mediatico». Per la
verità il rettore Tomasello aveva inviato al ministro Gelmini una lettera con la quale chiedeva un’ispezione
ministeriale per il periodo 1998-2008: «L’esame degli atti di governo relativi ad un periodo così ampio appare
necessario, nonostante io abbia assunto l’ufficio di Rettore nell’anno 2004. Infatti, le emergenze amministrative
e le criticità delle procedure e dei comportamenti istituzionali che ho trovato al momento del mio insediamento
hanno le loro precise radici nel periodo precedente». Come dire, indagate anche i miei predecessori. Nino Luca
- [email protected]
http://www.enricodigiacomo.org/2008/12/lintercettazione-i-rapporti-interessati-tra-il-rettoretomasello-e-il-presidente-ricevuto/
13DIC2008
L’INTERCETTAZIONE: I RAPPORTI INTERESSATI TRA IL RETTORE
TOMASELLO E IL PRESIDENTE RICEVUTO
Postato da Enrico Di Giacomo
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Mondo News
Secondo quanto scrive il gip Nastasi i “favori” a Bonanno da parte del rettore Tomasello, e anche
l’interessamento della moglie di quest’ultimo, Melitta Grasso, per chiudere il cerchio sul concorso
pilotato, sono dovuti al fatto che in quel determinato momento Bonanno faceva da “anello di
congiunzione” con l’allora vice ministro del Miur Nanni Ricevuto, per far avere finanziamenti statali
all’ateneo. Ecco una conversazione registrata nel corso delle indagini dalla squadra mobile tra
Bonanno (U) e Tomasello (F).
U: pronto?
F: Umberto
U: Franco, ciao…
F: avete… ciao, avete ricevuto…
U: sì l’ho ricevuto il fax, ce l’ho io, c’ho anche le cose in evidenza, Nanni è andato che aveva appuntamento un
attimo con Gianni De Michelis e rientra tra poco…
F: fa bene, va bene…
U:
perfetto,
F:
eh…
c’è
scusami
la
parte di
eh…
una
un ulteriore intervento una tantum,
tantum
significa
che
fra
tre
anni,
quattro
quattro
milioni
anni
di
abbiamo
euro,
giusto?
chiuso,
no?
U: umh… appunto va bene, lui gli ha dato… ieri, te l’ha detto Nanni, sì perché te l’ha detto, gli ha dato lo
schemino sull’Università di Messina che come F.F.O. (fonetico) è la prima in assoluto, con 36% in più rispetto
alle altre…
F: eh… lo so.
U: però devono anche considerare che bacino d’utenza c’ha, che numero d’iscritti c’ha… (da G.D.S.)
Secondo l’ordinanza tra il rettore Tomasello ed il presidente della provincia Nanni Ricevuto, amico
di Bonanno, che da vice ministro della Funzione pubblica si sarebbe adoperato per far ottenere
all’ateneo un finanziamento, sarebbe esistito un accordo base. Ricevuto e Bonanno, inoltre, erano
interessati ad altre due faccende: Unilav e la vigilanza, in particolare l’assunzione di due guardie
giurate. Ecco i particolari che emergono dall’ordinanza di sospensione del Magnifico. Alla base
dell’assunzione di Bonanno, nelle conversazioni intercettate della Squadra mobile - secondo gli
investigatori ci sarebbe stato un accordo base. Cioè la possibilità di cucire un filo diretto con Nanni
Ricevuto, allora vice ministro della Funzione pubblica. Scopo dell’accordo: la possibilità per
l’Università di Messina di ottenere il finanziamento per un master. Ma non solo. Il finanziamento di
cui parlano, in una conversazione del febbario 2006, Tomasello e Bonanno. Di contro, Ricevuto
ricorda a Bonanno, in una conversazione, le faccende Unilav e guardie giurate. Bonanno si
ripromette di parlarne con chi di dovere. E infatti delle due guardie giurate. Umbero Bonanno (U) ne
parla con Melitta (M) Grasso, in una telefonata del 13 aprile 2006.
U: “Ti volevo chiedere una cosa Melitta”
M: “eh..”
U: “com’è finita per quella questione, quella di Dugo, i due delle guardie giurate?”
M: “i due delle guardie?”
U:”eh!”
M:” io gli ho detto, se tu vieni, come tu vieni, lo chiamo e lo faccio parlare con te”.
Dugo è, secondo gli investigatori, il docente di Chimica e pro rettore Giovanni Dugo. Il servizio di vigilanza
all’ Università all’epoca era affidato all’agenzia “Il detective”. Appalto sul quale esiste già una indagine che vede
indagata proprio la signora Grasso.
Nella stessa conversazione, Bonanno chiede: “e quella storia, mi diceva Franco, di Unilav, si sta chiudendo?”
M:”pare che si stia chiudendo”:
U:” si sta risolvendo?”
M:”sì?”
U: “Mi raccomando, perché ora per me un momento particolare si apre..” (da normanno.it)
http://www.enricodigiacomo.org/2008/12/messina-il-caso-tomasello-e-nellaffaire-bonannovengono-a-galla-le-complicita-del-presidente-della-provincia-di-messina-ricevuto/
13DIC2008
MESSINA, IL CASO TOMASELLO: E NELL”AFFAIRE BONANNO’
VENGONO A GALLA LE COMPLICITÀ DEL PRESIDENTE DELLA
PROVINCIA DI MESSINA RICEVUTO
Postato da Enrico Di Giacomo
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Mondo News
Non ci sarà una crisi alla Provincia regionale di Messina, le forze sono talmente impari che solo un
pazzo lo sosterebbe, eppure quel che viene fuori dall’inchiesta che ha investito l’Ateneo con la
sospensione del rettore Franco Tomasello, non può non travolgere anche uno come Nanni Cesare
Ricevuto. Dal fascicolo aperto dalla Procura di Messina è palese che nell’assunzione pilotata
di Umberto Bonanno lo zampino lo metta anche il senatore, allora vice ministro di Letizia Moratti nel
Governo Berlusconi. Ci sono passaggi investigativi e intercettazioni che inchiodano, se non
penalmente, eticamente certamente sì l’attuale padre padrone di Palazzo dei Leoni. Nanni Ricevuto
è colui che di fatto spinge l’amico Bonanno, aiutandolo nel produrre la documentazione necessaria a
costituire il curriculum di peso, verso il pacco regalo del Policlinico. Un concorso ambito da tanti ma
che era diventato il chiodo fisso dell’ex presidente del Consiglio comunale di Messina. E che
Ricevuto avesse particolarmente a cuore le sorti del fido scudiero lo dimostra quanto intercettato
tra i due il 10 gennaio del 2006. Bonanno si rivolge a Ricevuto dicendogli: “Ora bisogna preparare
questi attestati, queste documentazioni…”. La risposta dell’allora vice ministro è: “Dimmi tutto
quello che debbo fare, preparali tu e fammi…”. Bonanno risponde: “Infatti preparo io…”. Per farvi
comprendere la cosa vi diciamo che si tratta di tre certificazioni con le quali Ricevuto, nella qualità
di vice ministro dell’Università della Ricerca e dell’Istruzione, attestava che Umberto Bonanno aveva
svolto presso la sua segreteria particolare l’incarico di consulente relativamente allo studio dei
profili normativi di Medicina nella riforma del secondo ciclo scolastico, di consulenza in ordine alle
problematiche riconducibili alla sicurezza attiva e passiva sulle grandi opere con particolare
riferimento agli aspetti della prevenzione dei rischi di carattere ambientale e della sicurezza negli
ambienti di lavoro (fatti legati ai tempi in cui Ricevuto era sotto segretario di Stato all’Infrastrutture
e Trasporti) e infine la consulenza su temi relativi alla riforma universitaria e ai progetti finanziati
dalla Comunità europea nei settori della ricerca e della prevenzione ambientale. Bei titoli se tali
attestazioni contenessero affermazioni veritiere. Già, perché i diversi alti funzionari chiamati poi a
verificare la fondatezza dei titoli stessi, come il direttore generale del personale Paolo Salernitano
rispondevano: “Non
abbiamo trovato negli atti alcun provvedimento di conferimento della
consulenza così come indicata nelle dichiarazioni del Bonanno. L’incarico di consulente della
segreteria particolare è cosa ontologicamente diversa dalle funzioni di capo della segreteria…”. Solo
su una certificazione, ovvero quella relativa alla consulenza presso il gruppo di lavoro con
riferimento a temi e progetti ambientali nell’ambito della Comunità europea e relativi alla Riforma
universitaria, si potrebbe ritenere che contengano informazioni veritiere. Colpisce soprattutto
quanto dichiarato da un altro direttore generale, Aldo Cappiello, responsabile del personale del
ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti che liquida la consulenza di Bonanno con un passaggio
che la dice lunga: “Mi sento di osservare, alla luce della mia esperienza professionale, come un
incarico di consulenza in materia di sicurezza delle grandi opere e con riferimento ai rischi di
carattere ambientale, non possa che richiedere elevatissime qualificazioni professionali da parte
della persona incaricata”. Insomma, tutta l’attività di raccolta delle certificazioni di Umberto
Bonanno ha un filo conduttore: mettere insieme titoli a qualunque costo, anche facendo apparire
una cosa per un’altra. Un atto d’accusa talmente circostanziato non può essere il frutto di un moto
impulsivo, e se il Pm Angelo Cavallo arriva a indicarlo nell’inchiesta è il segno che c’è qualcosa di
anomalo in quella assunzione così caldeggiata da Nanni Ricevuto. E come se non bastasse sarà lo
stesso Umberto Bonanno il 9 luglio 2008 a confermare che l’attività di consulenza da lui prestata nei
confronti di Ricevuto era consistita in una consulenza di mero fatto, dal carattere assolutamente
sporadico e occasionale. Se così stanno le cose, non si capisce perché, per il momento, Bonanno
resta in servizio al Policlinico e Ricevuto in sella a Palazzo dei Leoni. Dalle intercettazioni si evince
che è lo stesso Bonanno a parlare di concorso costruito e dunque Ricevuto è stato “complice” di
questo pacco, valorizzando (il termine è stato meglio chiarito ai giudici dal dottor Giovanni Materia)
il curriculum del fido Bonanno. Dunque se Franco Tomasello deve lasciare il proprio incarico come
Rettore dell’Ateneo, non vediamo perché Umberto Bonanno e Nanni Ricevuto debbano rimanere
fuori dalla contesa. Paladini di Messina, forze dell’opposizione, spiriti liberi dove vi siete
rintanati? da IMGPRESS
http://www.enricodigiacomo.org/2008/12/latto-daccusa-della-procura-contro-il-magnificotomasello-spregiudicato-piegato-ad-interessi-personali-e-trasversali/
13DIC2008
L’ATTO D’ACCUSA DEL GIP NASTASI CONTRO IL MAGNIFICO
TOMASELLO: SPREGIUDICATO, PIEGATO AD INTERESSI
PERSONALI E TRASVERSALI…
Postato da Enrico Di Giacomo
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Inchieste, Mondo News
PUBBLICHIAMO LE MOTIVAZIONI CON LE QUALI IL GIUDICE MARIA ANGELA NASTASI HA SOSPESO
DALLE FUNZIONI IL RETTORE TOMASELLO. LO FACCIAMO PERCHE’ TUTTI I LETTORI SI POSSANO
FARE UN’IDEA DEL PROFILO DEL PROF. TOMASELLO DESCRITTO SENZA MEZZE MISURE DAL GIP.
‘Le esigenze cautelari sono invece ravvisabili per Tomasello Francesco ed in specie quelle di cui alla
lettera c dell’art. 274 c.p.p. ossia il concreto pericolo che l’indagato commetta altri gravi delitti della
stessa
specie
di
quello
per
cui
si
procede.
E’ emerso infatti che il Tomasello utilizza la sua autorevole posizione di Rettore presso la Università
degli Studi di Messina per intervenire, abusando dei propri poteri nella assegnazione di incarichi e
posti di lavoro. La sua gestione della cosa pubblica, lungi dall’essere improntata a regole di
trasparenza ed imparzialità, è invece molto più ‘pragmaticamente’ mossa dalle esigenze di favorire
chi può evidentemente ricambiare. La logica dello scambio reciproco, che inquina la sua azione
amministrativa ed esprime una disivoltura non comune, porta a ritenere concreto il pericolo di
reiterazione del reato. Tale pericolo è altresì desunto anche dai suoi trascorsi giudiziari, avendo il
Tomasello pendenze sempre per reati analoghi commessi nella gestione del Rettorato dell’Università
di Messina, fatti che di recente avevano già comportato la misura interdittiva. Appare pertanto
assolutamente attuale e concreto il pericolo che costui, continuando a ricoprire la medesima
funzione, reiteri tale tipo di condotte, influenzando senza scrupoli le scelte di tutti quei settori
amministrativi che comunque fanno capo a lui, in seno all’Università degli Studi, con grave danno
per la collettività. Non può non rilevarsi infatti che la spregiudicatezza della sua azione certamente
incurante delle più elementari regole di correttezza nello svolgimento della pubblica funzione, e anzi
disinvolta nell’abuso, appare certamente esplicabile e riproponibile in ogni momento perchè
l’occasione è data proprio dall’esercizio del tipo di ufficio ricoperto. Visti i comportamenti sopra
descritti, dai quali si è potuta percepire la personalissima visione della gestione della cosa pubblica
inquinata da pressioni e piegata ad interessi personali e trasversali, è facile che il predetto continui
ad
esercitare
le
sue
funzioni
in
modo
non
corretto,
sviando
il
potere
e
condizionando
inesorabilmente l’azione pubblica ad interessi privati, così defraudando la collettività di diritti
costituzionalmente
garantiti
quali
il
buon
andamento
e
l’imparzialità
della
pubblica
amministrazione.’
Visti gli artt. 273 e ss.p.p., 292, 280, 289 c.p.p.
Applica nei confronti di Tomasello Francesco, per il reato sopra descritto, la misura cautelare della
sospensione dall’esercizio del pubblico ufficio di Rettore dell’Università degli Studi di Messina, e per
l’effetto, interdice allo stesso le attività inerenti a tale ufficio.
http://www.enricodigiacomo.org/2008/12/la-fotonotizia-alle-955-il-rettore-tomasello-e-entrato-intribunale-per-essere-ascoltato-dal-gip-nastasi/
16DIC2008
LA FOTONOTIZIA: PER TOMASELLO, INTERROGATO DAL GIP,
BONANNO ERA SOLTANTO ‘UN EMOTIVO MILLANTATORE’…
Postato da Enrico Di Giacomo
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Mondo News
E’ stato interrogato, questa mattina, dal Gip Maria Angela Nastasi, il rettore Francesco Tomasello. Ha
respinto ogni accusa e, di UmbertoBonanno, ha detto: “E’ un emotivo che esaspera ogni evento. Quel
che dice va filtrato”. Poco meno di un’ora e mezza. Tanto è durato l’interrogatorio del rettore Francesco
Tomasello, svoltosi stamani davanti al Gup Maria Angela Nastasi, alla presenza degli avvocati Carmelo Scillìa e
Nino Favazzo. Il magnifico dell’Università di Messina ha pacatamente, ma con vigore, respinto ogni accusa. Di
Umberto Bonanno, che secondo quanto scaturito dalle indagini sarebbe il beneficiario di un concorso a medicina
del lavoro confezionato su misura per lui, il rettore ha detto che, trattandosi di un emotivo, spesso esaspera i
fatti e pertanto quanto dice deve essere filtrato. Ha inoltre aggiunto che Bonanno, al tempo segretario di
Ricevuto, spesso millantava il potere del ruolo. Anche sul presunto scambio di favori che, sempre a detta
dell’accusa, sarebbe stato alla base dell’accordo tra lui e l’allora viceministro della funzione pubblica, Nanni
Ricevuto, il rettore ha detto la sua. “Nessun finanziamento all’ateneo messinese erogato solo in funzione
dell’assunzione di Bonanno - ha dichiaro Tomasello - i 4 milioni di euro ottenuti dal Miur sono un atto formale di
ripartizione, annuo, che il ministero avrebbe comunque erogato all’università di Messina, prescindendo da
sotterranei accordi per favorire l’amico da “sistemare”. Stamani i difensori del rettore, avvocati Scillìa e
Favazzo,
hanno
sollevato
l’eccezione
della
inutilizzabilità
delle
intercettazioni
alla
base
dell’inchiesta. Secondo i legali, infatti, essendo state effettuate nell’ambito di una inchiesta (Oro Grigio) che, a
parte Bonanno, non vede coinvolti gli odierni indagati, non potevano supportare quella sul concorso a medicina
del lavoro che ha determinato la sospensione dall’incarico, per la seconda volta, del magnifico dell’Università di
Messina.
IL MAGNIFICO TOMASELLO, SOSPESO PER DUE MESI DALLE SUE FUNZIONI, ENTRA IN TRIBUNALE
FOTO: DI GIACOMO
L’ARRIVO DI FRANCO TOMASELLO IN TRIBUNALE, ACCOMPAGNATO DALL’AVVOCATO SCILLIA E DAL PRO
RETTORE NAVARRA
http://www.enricodigiacomo.org/2008/12/linchiesta-di-gian-antonio-stella-il-pranzo-di-giovediscorso-del-rettore-tomasello-col-fratello-gia-arrestato-del-sottosegretario-pizza/
21DIC2008
LO SCOOP DI G. A. STELLA: IL PRANZO DI GIOVEDI’ SCORSO
DEL RETTORE TOMASELLO COL FRATELLO (GIA’ ARRESTATO)
DEL SOTTOSEGRETARIO PIZZA…
Postato da Enrico Di Giacomo
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Cronaca da Messina e dintorni, Mondo News
Dopo quelle del Prete Gianni, del figlio segreto di Marilyn Monroe e della immortalità di Elvis Presley, è
sbocciata infine una nuova leggenda: i pizzini di Pizza in pizzeria. Pizzini che un po’ di rettori meridionali
consegnano a un misterioso fratello del sottosegretario alla Pubblica Istruzione, che sollecito risponde:
«Tranquilli: ne parlo a Pino!». E chi sarebbe questo misterioso potente congiunto del potente viceministro? Una
vecchia conoscenza delle cronache. Conoscere «qualcuno» a Roma, si sa, è determinante. E Mariastella
Gelmini, paracadutata al ministero di viale Trastevere per investitura monarchica di Silvio Berlusconi, appare a
molti frequentatori delle anticamere capitoline più o meno come una marziana con le antenne e la pelle verde
squamata. Ma ecco che, provvidenziali come certi angioletti, hanno cominciato ad apparire ai responsabili di
diverse università del Mezzogiorno alcuni misteriosi emissari. Che dopo essersi premurosamente informati sulle
difficoltà nei rapporti col dicastero mai tanto avaro di finanziamenti («Che tempi, professore! Che tempi!»),
spiegano che in realtà la Gelmini «si occupa soprattutto di grembiulini» ma per fortuna al ministero, grondante
di responsabilità come un albero di cachi a novembre, c’è Sua Eccellenza il Sottosegretario on. Giuseppe
Pizza. Informata della faccenda, a dirla tutta, la ministra fa sapere in giro di essere piuttosto seccata e
sottolinea che a Pizza, come risulta anche dalla scheda personale sul sito del governo, non ha dato neppure una
delega. Del resto, perché glielo hanno messo al fianco? Perché il Cavaliere doveva ricompensare il nostro della
sofferta decisione di rinunciare a presentare la «sua» Dc alle elezioni dello scorso aprile. Certo, il microscopico
partitino, che «Pino» si è ritrovato in tasca grazie a una sentenza della controversa magistratura dopo anni di
battaglie giudiziarie sulle spoglie della Balena Bianca, non avrebbe sicuramente rosicchiato granché al Pdl. Più
che una balena, è oggi una Sardina Bianca. Ma c’era il rischio che il voto potesse essere rinviato. E Berlusconi
era stufo di aspettare la vittoria annunciata. Fatto sta che «Pino», per dirla in aziendalese, fa parte
dell’organico. Va a presenziare all’ambasciata di Parigi al premio «Giuseppe Colombo». Interviene al convegno
«Eurospazio: strategie per il futuro ».Rappresenta il governo al simposio su «L’Italia al Polo Nord — Una
nuova prospettiva di ricerca in Artico». Invia messaggi di scuse per l’assenza alla «S. Messa in suffragio del
compianto amico prof. Diomede Ivone, di cui serbiamo preziose testimonianze dei suoi studi sul cattolicesimo
politico e sindacale». Cose così… «E da noi non ci viene nessuno?». «Se volete, Pizza». Tra quanti lo
sottovalutano però, come dicevamo, non c’è il fratello. Che non perde occasione per spiegare a tutti che «è Pino
quello che decide ». E dove dà appuntamento ai suoi interlocutori? Nel cuore della Roma politica, accanto alla
vecchia sede socialista di via del Corso. Alla pizzeria «La Capricciosa» di largo dei Lombardi. Dove giovedì
scorso, all’ora di pranzo, dominava una tavola imbandita attorno alla quale erano seduti il presidente e il
rettore dell’Università «Kore» di Enna, Cataldo Salerno, e Salvo Andò (l’ex ministro della Difesa ai
tempi di Craxi), e il rettore dell’Università di Messina Francesco Tomasello, appena sospeso
dall’incarico per decisione del giudice delle indagini preliminari che indaga su un concorso per
medicina del Lavoro al Policlinico vinto da Umberto Bonanno, ex presidente forzista del Consiglio
comunale messinese, arrestato nel procedimento «Gioco d’azzardo » riguardante presunte tangenti
sulla realizzazione di un complesso edilizio. Tema della chiacchierata: la nascita del Politecnico del
Mediterraneo, qualche precario da stabilizzare, fondi da sbloccare… Lui, il fratello di Pino,
raccoglieva i foglietti di carta con gli appunti e rassicurava tutti: «Adesso chiamo Pino». E chi è il
protagonista di questa storia irresistibile di pizzini per Pizza in pizzeria alla «Capricciosa»? Lasciamo rispondere
a un dispaccio dell’Ansa del 10 maggio 2006. Dove si parlava di «Massimo Pizza, nome in codice
Polifemo» arrestato dal Pm Henry John Woodcock nell’ambito dell’inchiesta su una serie di truffe a
imprenditori. In dieci ore di interrogatori, raccontava l’agenzia, l’uomo ne aveva raccontate di tutti i colori. Che
Ilaria Alpi era stata «vittima della sua superficialità al 100 per cento» ed era stata ammazzata dai somali perché
«aveva scoperto il passaggio strategico di materiale importantissimo, piccolo ed occultabile», cioè uranio partito
forse dalla Basilicata. Che «il Dc9 Itavia l’hanno abbattuto gli italiani» in una sera di guerra fra aerei libici,
americani e italiani. Che sulla scomparsa di Emanuela Orlandi «non c’è mai stata nessuna attività di indagine
seria». E poi ore e ore di «rivelazioni » sulla massoneria, i servizi segreti, i signori della guerra somali… La parte
più succosa, però, è la chiusura della notizia d’agenzia: «Nei due interrogatori, Pizza si definisce
rappresentante
del
governo
somalo,
“agente
provocatore”,
consulente
storico,
consulente,
bibliografo, “scambiatore di notizie”, analista, venditore di informazioni e anche “truffatore ma non
musulmano”,
quando
ricorda
che
è
stato
vicepresidente
dell’Associazione
musulmana
italiana». Oddio: anche un risvolto islamico? Misteri. Basti dire che al «nostro» questa personalità all’Arsenio
Lupin dai mille volti piace tanto che sui giornali è apparsa soltanto una fotografia, pubblicata da Panorama, con
la didascalia che diceva: «Massimo Pizza nelle vesti di ammiraglio, una delle sue identità». E il bello è che non è
neppure detto che l’uomo in quella foto, elegantemente vestito con una divisa della marina militare, fosse
proprio lui.Gian Antonio Stella - Corriere della Sera
UNIVERSITA’: IL CORRIERE DELLA SERA ATTACCA, TOMASELLO RISPONDE E PRETENDE “SCUSE”
Ancora un attacco all’Ateneo messinese sulle pagine del Corriere, a firma di Gian Antonio Stella che racconta di
un pranzo romano col fratello del sottosegretario Pizza per la realizzazione del Politecnico del Mediterraneo. Tra
gli “invitati” anche il rettore che smentisce: “quel giorno ero a Palermo, pretendo chiarezza”. “Quei rettori che
assediano i fratelli Pizza“. Tutto un programma il titolo dell’articolo di Gian Antonio Stella pubblicato ieri dal
Corriere della Sera in cui una tra le “penne” più famose d’Italia racconta di un pranzo romano del fratello del
sottosegretario al Ministero Istruzione Università e Ricerca Giuseppe Pizza con “invitati” illustri per la
realizzazione del Politecnico del Mediterraneo. “Alla pizzeria «La Capricciosa» di largo dei Lombardi - scrive
Stella - giovedì scorso, all’ora di pranzo, dominava una tavola imbandita attorno alla quale erano seduti il
presidente e il rettore dell’Università «Kore» di Enna, Cataldo Salerno, e Salvo Andò (l’ex ministro della Difesa
ai tempi di Craxi), e il rettore dell’Università di Messina, FrancescoTomasello, appena sospeso dall’incarico per
decisione del giudice delle indagini preliminari che indaga su un concorso per medicina del Lavoro al Policlinico
vinto da Umberto Bonanno, ex presidente forzista del Consiglio comunale messinese“. Tema della chiacchierata:
“la nascita del Politecnico del Mediterraneo, qualche precario da stabilizzare, fondi da sbloccare… Lui, il fratello
di Pino, raccoglieva i foglietti di carta con gli appunti e rassicurava tutti: «Adesso chiamo Pino»“. Immediata la
replica di Tomasello che passa al contrattacco chiedendo le scuse di Stella. Il rettore ha infatti reso
noto di non aver mai pranzato con il fratello del sottosegretario Pizza e ha precisa di aver incontrato
lo stesso segretario in una sola occasione, quella in cui, in veste ufficiale, venne in visita all’Ateneo
messinese. “Proprio giovedì scorso - scrive in rettore - per motivi di lavoro, ero a Palermo“.
Tomasello si aspetta rettifica e pubbliche scuse. La polemica, però, è sempre dietro l’angolo.
http://www.enricodigiacomo.org/2008/12/il-pranzo-dei-rettori-raccontato-da-g-a-stella-la-smentitadel-presidente-delluniversita-kore-di-enna/
25DIC2008
IL PRANZO DEI RETTORI RACCONTATO DA G. A. STELLA: LA
SMENTITA DEL PRESIDENTE DELL’UNIVERSITA’ KORE DI ENNA
Postato da Enrico Di Giacomo
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Inchieste
Dichiarazione del Presidente dell’Università Kore di Enna in relazione all’articolo intitolato “Quei
rettori che assediano i fratelli Pizza” a firma di Gian Antonio Stella, pubblicato sul Corriere della sera
di domenica 21 dicembre.
Stella scrive falsi. Siamo di fronte ad una mafia mediatica. Chiederò un risarcimento miliardario. Se Gian
Antonio Stella scrive i suoi libri riempiendoli di falsi come quelli contenuti nel suo articolo di domenica, allora
sarà bene che le librerie comincino a collocarli non più tra i saggi, ma tra i romanzi di fantascienza di bassa
fattura. Scrivendo che mi trovavo a pranzo a Roma giovedì scorso a trattare temi quali “la nascita del
Politecnico del Mediterraneo, qualche precario da stabilizzare, fondi da sbloccare…” ha scritto il falso: abbiamo
parlato, i diversi interlocutori presenti (tra i quali non c’era di sicuro il rettore di Messina, Franco
Tomasello, né una sua foto sulla tavola: un altro falso, quindi), di letteratura greca, del teatro antico di
Morgantina, della Valle dei templi di Agrigento. Capisco che Stella possa stupirsi di questo, avendo dei
meridionali una visione palesemente razzista, ma così è: con tutte le nostre disgrazie, abbiamo per fortuna una
storia ricca. E’ inoltre totalmente inventato, e quindi ancora falso, che io abbia passato “pizzini” ad alcuno.
Anche in questo caso capisco la voglia di Stella di evocare i pizzini di mafiosa memoria, allo scopo di sporcare le
persone che ha preso a bersaglio, ma evidentemente è lui che deve guardarsi dai “pizzini”, perché quelli che gli
passano non sono soltanto passibili di mafia mediatica, ma anche falsi. Alla luce di quanto sopra – o, per meglio
dire, alle tenebre di quanto inventato dallo scrittore Stella - ho dato mandato ai miei legali e a quelli
dell’Università di Enna di intraprendere tutte le necessarie azioni in sede penale e civile nei confronti dell’autore
dell’articolo e del Corriere della sera che lo ha ospitato. Chiederemo un risarcimento miliardario che sarà
interamente devoluto in borse di studio e assegni di ricerca. Cataldo Salerno
http://www.enricodigiacomo.org/2008/12/lo-scoop-sul-corriere-della-sera-il-botta-e-risposta-tra-ilrettore-tomasello-e-gian-antonio-stella/
7DIC2008
LO SCOOP SUL CORRIERE DELLA SERA: IL BOTTA E RISPOSTA
TRA IL RETTORE TOMASELLO E GIAN ANTONIO STELLA
Postato da Enrico Di Giacomo
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Inchieste
…Non sono stato ad alcuna colazione con i fratelli Pizza nell’occasione evidenziata dall’articolo nè in
nessuna altra circostanza a Roma o in altro luogo. Alla fine di giugno ho invitato, come Rettore,
ufficialmente all’Università di Messina il sottosegretario on. Pizza… Dopo quell’occasione ufficiale non ho mai più
incontrato il sottosegretario nè tanto meno il fratello. Posso dimostrare di non avere avuto modo nè necessità di
chiedere all’on. Pizza alcunchè, ancor meno i fantomatici ‘favori’ di cui si vagheggia. Pertanto, non capisco come
possa essere accreditato un falso così clamoroso, a prescindere dalle altre notizie che riguardano i fratelli Pizza
in rapporto alla mia asserita presenza alla colazione a Roma, e che, per quanto si riferisce a me, hanno un
carattere certamente diffamatorio. Prof. Francesco Tomasello, Messina
LA RISPOSTA DI GIAN ANTONIO STELLA: Prendiamo atto della smentita del professor Tomasello
anche se la nostra fonte non era buona, ma ottima. Diremmo anzi: ‘IMMANENTE’. E’ anche se nella
nota non ci pare di aver bollato quel pranzo come una ‘notitia criminis’. Quanto al resto, rimandiamo
alle notizie ANSA. G.A.S.
http://www.enricodigiacomo.org/2009/01/il-tribunale-del-riesame-sul-rettore-tomasello-disvaloremorale-ostinato-nella-conduzione-clientelare-della-propria-carica/
08GEN2009
IL TRIBUNALE DEL RIESAME SUL RETTORE TOMASELLO:
‘DISVALORE MORALE’, ‘OSTINATO NELLA CONDUZIONE
CLIENTELARE DELLA PROPRIA CARICA’. GLI ‘IMBARAZZANTI
RAPPORTI’ TRA MELITTA E BONANNO’…
Postato da Enrico Di Giacomo
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Mondo News
«Pervicacia».
Oppure
«allarmante
ostinazione
manifestata
dall’indagato
nella
conduzione
clientelare della propria carica». E ancora «pericolosa quanto diffusa inclinazione alla rimozione
assoluta del disvalore morale insito nelle condotte in esame ed alla sua sostituzione con un
atteggiamento di compiaciuta, disinvolta ed opportunistica solidarietà rispetto al beneficiario
dell’abuso, che poco giova al prestigio e all’autorevolezza dei pubblici uffici coinvolti i simili
dinamiche». Scrivono così i giudici del Tribunale del Riesame nel provvedimento depositato ieri mattina con
cui hanno confermato la sospensione per due mesi dalle funzioni del rettore Franco Tomasello, indagato per
abuso d’ufficio perché avrebbe favorito l’assunzione, come dirigente di Medicina del lavoro al Policlinico, dell’ex
presidente del consiglio comunale Umberto Bonanno (Forza Italia). Un provvedimento di trenta pagine che è
stato scritto dal presidente del TdR Katia Mangano, il giudice che ha composto il collegio di trattazione
insieme ai colleghi Giuseppe Adornato e Daniela Urbani. È rigettato quindi il ricorso, o l’appello – sulla questione
ci sono dei profili giuridici di valutazione differenti tra accusa e difesa –, depositato a dicembre dagli avvocati
Carmelo Scillia e Nino Favazzo, i due legali che assistono il rettore, contro il provvedimento interdittivo dello
scorso 11 dicembre del gip Maria Angela Nastasi, emesso su richiesta del sostituto procuratore Angelo Cavallo.
La misura quindi conserva il suo pieno effetto fino alla naturale scadenza, che considerando la data d’emissione
e notifica del provvedimento dovrebbe essere l’11 febbraio. Secondo la Procura, Bonanno, che è già sotto
processo per un’altra vicenda, le tangenti dell’inchiesta “Oro grigio” sulla speculazione edilizia del complesso
“Green Park” del torrente Trapani, quel posto lo avrebbe ottenuto, classificandosi terzo nella selezione pubblica,
su pressioni proprio del rettore e della moglie Carmela “Melitta” Grasso. Bonanno, secondo l’accusa, non aveva
neppure i titoli per partecipare ma poté farlo presentando una serie di certificati e attestazioni (i cosiddetti
“titoli”), alcuni dei quali sono ritenuti falsi, atti che recano la firma dell’allora viceministro del MIUR, ed oggi
presidente della Provincia, Nanni Ricevuto. Sia la Grasso (abuso d’ufficio in concorso) sia Ricevuto (truffa e
falso), sono indagati nell’ambito della stessa inchiesta, così come l’ex direttore sanitario del Policlinico Giovanni
Materia, il docente di Medicina del lavoro Carmelo Abbate, il medico del lavoro Concetto Giorgianni e la
ricercatrice Giovanna Spatari (Materia, Abbate e Spatari come membri della commissione esaminatrice della
selezione, Giorgianni come intermediario nella vicenda). Accanto al profilo dell’elemento soggettivo del reato,
dei gravi indizi di colpevolezza e delle esigenze cautelari, ritenuti tutti sussistenti, i giudici trattano ampiamente
anche la qualificazione giuridica dell’atto d’impugnazione in sé, da cui discendono alcune conseguenze, prima
tra tutte quella relativa al “nodo intercettazioni”, vale a dire la loro utilizzabilità in questa inchiesta: il pm
Cavallo ha depositato i decreti autorizzativi delle intercettazioni, che traevano origine dalla precedente inchiesta
“Oro grigio”, ritenendo il loro uso perfettamente legittimo in questo procedimento; secondo i difensori invece
queste non potevano essere utilizzate perché il reato di abuso d’ufficio non ne prevede il ricorso ed in ogni caso
neanche l’arresto in flagranza. Altro profilo, sempre semplificando: secondo i difensori si era in ambito di
Riesame, secondo il pm Cavallo si trattava di un atto d’appello, tesi quest’ultima che i giudici hanno accolto,
poiché hanno scritto: «il giudice d’appello cautelare non deve tenere conto di motivi diversi ed ulteriori rispetto
a quelli già precisati nell’atto di impugnazione», ed ancora «la questione relativa alla utilizzabilità dell’attività di
captazione costituisce un punto della decisione che non ha formato oggetto di censura e che, per tale ragione,
non può costituire oggetto di accertamento officioso nella presente sede processuale». In ogni caso, secondo i
giudici, «… posto che, in base agli atti pervenuti a questo Ufficio, non è apprezzabile alcun vizio generico
dell’attività di captazione riconducibile alle disposizioni codicistiche, deve concludersi per la piena utilizzabilità in
questa sede degli esiti dell’attività di intercettazione che vengono in rilievo». Dopo la trattazione di questo
profilo preliminare, e non certo secondario, – sarà comunque materia per la Cassazione –, i giudici esaminano
poi la vicenda concreta sulla scorta di una serie di intercettazioni ambientali e telefoniche che sono agli atti
dell’inchiesta, e affermano che «i dialoghi captati, sebbene prevalentemente riguardanti soggetti diversi
dall’odierno prevenuto, contengono riferimenti precisi alle modalità dell’autorevole interessamento spiegato
dall’indagato ed alle pressioni da questi esercitate perché l’aspirazione ad accedere ad uno dei posti di dirigente
medico con incarico annuale presso l’Istituto universitario di Medicina del Lavoro, nutrita dal Bonanno, trovasse
concreta attuazione».Secondo i giudici Bonanno non è poi un millantatore, non giudicando verosimile la
tesi «secondo cui egli possa per quasi un anno (ottobre 2005-settembre 2006) essersi limitato a fantasticare
con amici e conoscenti di relazioni personali inesistenti, di false richieste di intervento inoltrate nei confronti
degli odierni indagati e di altrettanto fantasiose manifestazioni di sostegno da parte di costoro», il che «porta ad
escludere che il predetto conversante possa ritenersi affetto da una patologica tendenza alla millanteria
continua e reiterata in ordine alle proprie relazioni con il Rettore dell’Ateneo cittadino». Secondo i giudici in
questa vicenda emerge poi da parte di Bonanno il «solito approccio rassicurante con “Melitta”»
quando si presentavano problemi per la “riuscita” della selezione pubblica, questo «all’evidente
scopo di ricevere chiarimenti dal relativo coniuge» («… imbarazzante familiarità che caratterizza,
alla stregua delle intercettazioni in atti, gli approcci tra il predetto professionista ed il coniuge della
più alta carica dell’Ateneo»). Ieri i difensori del rettore, gli avvocati Carmelo Scillia e Nino Favazzo, hanno
diffuso una nota con cui «anticipano la loro ferma intenzione di proporre ricorso per Cassazione» e «rilevano il
limite di un provvedimento che non ha inteso affrontare un tema, tanto preliminare quanto centrale, quale è
quello della inutilizzabilità delle intercettazioni telefoniche e ambientali, i cui esiti, a giudizio dello stesso
Tribunale, costituiscono gli unici elementi indiziari a carico dell’indagato. Infatti, con statuizione anche sul punto
non condivisibile, il Collegio ha rinunciato ad esercitare il potere di controllo sugli atti e sulle attività di indagine
delegatogli da una specifica disposizione di legge, trattandosi di vizio – quello della inutilizzabilità – “rilevabile
anche di ufficio in ogni stato e grado del procedimento“. I difensori, ribadiscono, comunque, con forza il proprio
convincimento circa la inconsistenza della accusa e la insussistenza, nello specifico, di ogni forma di esigenza
cautelare. E ciò – precisano gli avvocati Scillia e Favazzo –, anche a prescindere dalla utilizzabilità o meno dei
dialoghi intercettati, peraltro intercorsi sempre tra altri soggetti e letti in maniera del tutto decontestualizzata».
In
sintesi
Resta sospeso fino all’11 febbraio il rettore Franco Tomasello, indagato per abuso d’ufficio perché avrebbe
favorito l’assunzione, come dirigente di Medicina del lavoro al Policlinico, dell’ex presidente del consiglio
comunale Umberto Bonanno (Forza Italia). Tomasello era già stato sospeso dalle funzioni – anche allora per 60
giorni – nel luglio del 2007, per un «concorso pilotato» alla facoltà di Veterinaria, che doveva “favorire” il figlio
del preside Battesimo Macrì. Il rettore è stato per questo rinviato a giudizio con altri 22 docenti e il dibattimento
si aprirà il 5 marzo, mentre 6 dei 7 imputati che avevano scelto l’abbreviato sono stati già condannati. NUCCIO
ANSELMO - GazzettadelSud 08-01-09
http://www.enricodigiacomo.org/2009/01/dopo-lo-scoop-di-g-a-stella-sul-quadro-doro-lateneo-dimessina-sospende-il-bando-da-80mila-euro/
09GEN2009
DOPO LO SCOOP DI G. A. STELLA SUL QUADRO D’ORO:
L’ATENEO DI MESSINA SOSPENDE IL BANDO DA 80MILA EURO!
Postato da Enrico Di Giacomo
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Mondo News
L’Ateneo di Messina ha deciso di sospendere il bando da ottantamila euro per la realizzazione di
un’opera di abbellimento dell’aula magna delle facoltà di Ingegneria. Lo stop al concorso, che aveva
suscitato polemiche ed era stato anche al centro di articoli di stampa nazionale (vedi sotto), è
ufficialmente legato alla mancanza di fondi per procedere.
LO SCOOP DI GIAN ANTONIO STELLA: L’ATENEO SOTTO INCHIESTA PENSA ALL’ARREDO. A MESSINA
UN
QUADRO
DA
80MILA
EURO
Non è vero che non ci sono soldi per la ricerca. L’Università di Messina, ad esempio, una ricerca la sta
facendo: cerca un pittore che per 80mila euro dipinga un quadro per l’Aula Magna di ingegneria. Direte: ma
come, una spesa così insensata in questi tempi di vacche magre? Esatto. Dicono sia in-dis-pen-sa-bi-le.
Certo, per arredare la parete della grande sala non potevano scegliere momento peggiore. Da una parte, infatti,
divampa la polemica sui tagli decisi da Mariastella Gelmini, denunciati come la scelta scellerata di lesinare la
goccia d’acqua agli assetati dalle gole riarse. Dall’altra il rettore dell’Ateneo, Francesco Tomasello, è stato
appena rinviato a giudizio con la moglie Melitta Grasso (lei pure dirigente dell’Università) e altri 25 professori,
ricercatori e funzionari vari (altri sette imputati hanno chiesto il rito abbreviato) per due scandali. Il primo: la
gestione assai «controversa», diciamo così, di tre milioni di euro di fondi regionali destinati alla ricerca di un
progetto scientifico «Lipin». Il secondo: un concorso taroccato. Scoppiato quando un docente aveva
denunciato di aver subito pressioni per addomesticare la gara per un posto di professore associato che doveva
a tutti i costi andare a Francesco Macrì, figlio dell’allora preside di Veterinaria Battesimo Consolato Macrì, che
nelle intercettazioni viene chiamato «BatMac». Non bastasse, proprio in questi giorni L’Espresso ha rivelato che
la moglie del rettore, il quale l’anno scorso era stato sospeso per due mesi dalla carica nell’ambito di una
«inchiesta su delitti, appalti e clan», sarebbe al centro di un’altra indagine sulla fornitura di pasti del Policlinico
e la gestione dei servizi di vigilanza. Servizi che oggi, grazie all’intervento del commissario straordinario,
costano 300mila euro ma prima della svolta erano stati assegnati alla società «Il Detective» (unica partecipante
alla gara d’appalto!) per un milione e 770mila: sei volte di più. Non bastasse ancora, la città peloritana è
scossa da «boatos» secondo i quali ognuno degli 86 nuovi posti all’Università, banditi con 75
concorsi, sarebbe stato «cucito come un vestitino» addosso a 86 prescelti. Sia chiaro: l’ateneo
messinese non è l’unico a spendere i soldi in maniera «bizzarra» dando ragione ai rettori più seri che
inutilmente invocano da anni che la distribuzione dei fondi e più ancora dei tagli non sia fatta così, a casaccio,
ma tenga conto delle enormi differenze tra le università sobrie e quelle spendaccione, quelle virtuose e quelle
«canaglia». I casi sconcertanti sono infiniti. Con l’aria che tira in questi anni, ad esempio, era proprio
indispensabile all’università di Salerno (dove ogni stanza e ogni bagno del campus è stata tinteggiata con un
colore differente) la costruzione del «Chiostro della Pace» di Ettore Sottsass e Enzo Cucchi voluto per offrire ai
giovani un luogo «dove riflettere sul senso della vita» e irrispettosamente ribattezzato «il lavandino» per le
mattonelle di ceramica blu? È fondamentale, a Bari, mantenere tutt’ora a cura dell’ateneo la darsena del Cus, il
centro universitario sportivo, dove fino a ieri decine di docenti ormeggiavano le barche senza tirar fuori un
cent? Vi pare possibile che un porticciolo vicino al centro della città sia stato fino all’arrivo del nuovo rettore
offerto per 16 anni ai baroni senza che nessuno si ricordasse di chieder loro di pagare la quota («omaggi a
personalità influenti…», ammise il presidente) col risultato che siccome non fu mai mandata una richiesta è oggi
impossibile pretendere gli arretrati? Chi li restituirà, i tre o quattrocentomila euro di crediti mai riscossi? E l’ex
rettore di Teramo Luciano Russi, poi trasferitosi a Roma, doveva proprio spendere 93mila euro per
comprare una Mercedes S320 con tivù al plasma anteriore e posteriore, fax, business consolle e
«sound system Bose» e 303mila per rifare l’arredamento del suo ufficio? Certe voci resteranno
indimenticabili: 54.391 euro per «librerie e boiserie in noce massello con appliques alle quattro
pareti», 8.448 per «due divani in pelle modello Chesterfield tre posti», 6.500 per «tappeto
Isphahan lana/seta»… Come poteva, con quelle spese, trovare altri soldi per la ricerca? E come possono
accettare, i rettori «risparmiosi» attenti al centesimo, di essere messi sullo stesso piano, nei tagli, di chi ha
speso 33.259 euro (quanto guadagnano in un anno tre dei precari pisani che hanno messo a punto un
supertelescopio messo in orbita dalla Nasa) per «rivestimento soffitto in noce massello cassonato»? Ma
torniamo a Messina. Dove lo stesso bando di concorso per «la scelta, l’esecuzione e l’acquisto» del quadro da
80mila euro è un capolavoro. Dopo avere precisato che «l’opera dovrà essere ispirata al tragico evento del
terremoto di Messina» e «andrà collocata nell’Aula Magna della Facoltà di Ingegneria, sulla parete cattedra di
m. 7,50×3,30 e sulle due pareti contigue, ciascuna di m. 2,00 circa x 3,30», il documento precisa infatti che «al
concorso possono partecipare tutti gli artisti italiani e stranieri in possesso della residenza o del domicilio in
Italia, che godano dei diritti civili e politici nello Stato di appartenenza». Insomma, se c’è un Picasso o un
Gauguin che abbia voglia di cimentarsi, si astenga: la nostra università, oltre ai ricercatori stranieri,
non vuole neppure pittori che non siano indigeni. E non è finita. Tra le meravigliose scemenze
burocratiche, c’è infatti che «il plico deve essere sigillato con ceralacca e controfirmato sui lembi di
chiusura e deve recare all’esterno, oltre all’intestazione del mittente (nome e cognome dell’artista)
e all’indirizzo dello stesso, la dicitura “Bando di concorso per la scelta, l’esecuzione e l’acquisto di
un’opera d’arte pittorica da collocare nell’Aula Magna della Facoltà di Ingegneria in Contrada
Papardo
di
Messina”».
Il
plico
deve
contenere
al
suo
interno
la
busta
con
la
dicitura
«Documentazione» e un contenitore con la dicitura «Bozzetto» entrambi «controfirmati sui lembi
di chiusura…». Insomma: viva l’arte e viva gli artisti! Purché burocrati. E ossequiosi del comma
1/ter dell’art.47bis del dpr… Gian Antonio Stella
http://www.enricodigiacomo.org/2009/01/clamoroso-a-messina-luniversita-si-costituira-partecivile-contro-il-rettore-tomasello-e-gli-altri-docenti/
25GEN2009
CLAMOROSO A MESSINA: L’UNIVERSITA’ SI COSTITUIRA’ PARTE
CIVILE CONTRO IL RETTORE TOMASELLO E GLI ALTRI DOCENTI
Postato da Enrico Di Giacomo
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Mondo News
Forse è la prima volta che succede in Italia. Forse potrebbe essere tutto concretizzato già lunedì, nel corso di un
CdA che si preannuncia molto “caldo”. Un ateneo che si costituisce parte civile nel processo a carico del proprio
rettore e degli altri docenti coinvolti. Un processo che ha già una data d’inizio, il 5 marzo, una lista di capi
d’imputazione, un elenco di persone coinvolte. L’ufficio legale dell’Università ha già predisposto l’atto di
costituzione di parte civile nel procedimento a carico del rettore Franco Tomasello e degli altri docenti e
funzionari rinviati a giudizio lo scorso 8 novembre dal gup Micali nell’ambito dell’inchiesta su Veterinaria e sulla
gestione dei fondi “Lipin”. L’atto ha già ricevuto il parere tecnico-giuridico favorevole da parte dell’Avvocatura
dello Stato, che al processo ha già avuto pieno mandato di rappresentanza come parte civile dalla Regione
Siciliana, proprio per la vicenda dei fondi “Lipin”. Nel corso del CdA di lunedì la questione dovrebbe essere
affrontata in via definitiva. L’organo di gestione dell’ateneo potrebbe comunque decidere anche di non
costituirsi, con una motivazione ben precisa, da comunicare successivamente all’Avvocatura di Stato. Da
quando è stata fissata l’udienza preliminare per questa inchiesta, l’Avvocatura e l’Università hanno avuto un
fitto carteggio. Dopo aver ricevuto le notifiche dell’udienza davanti al gup l’Avvocatura aveva mandato gli atti ai
“vertici supplenti” dell’ateneo (nel corso della prima sospensione dalle funzioni del rettore Tomasello), che però
avevano risposto di voler attendere l’eventuale rinvio a giudizio. Dopo il rinvio a giudizio del troncone principale
del processo, e anche dopo le condanne inflitte in primo grado dal gup Micali in regime di giudizio abbreviato
per gli imputati che avevano scelto il rito alternativo, la questione si era riproposta. Questa volta i “vertici
supplenti” avevano chiesto un parere tecnico-giuridico all’Avvocatura sulla percorribilità processuale della
costituzione di parte civile nel processo che inizierà il 5 marzo. E l’Avvocatura, rispondendo al quesito
dell’ateneo, aveva detto in sostanza che la cosa era fattibile, sia sul piano del cosiddetto fumus, sia per il danno
all’immagine patito dall’istituzione universitaria. Il processo scaturito dall’inchiesta dei sostituti Antonino Nastasi
e Adriana Sciglio, che inizierà il 5 marzo davanti ai giudici della prima sezione penale del Tribunale, riguarda il
rettore Francesco Tomasello e altre 22 persone, ed è incentrato sui concorsi “truccati” alla facoltà di Veterinaria
nel 2005 e sulla “illecita” gestione del progetto di ricerca “Lipin”. Il rettore Tomasello dovrà rispondere di
tentata concussione, legata al concorso a Veterinaria che avrebbe dovuto favorire il figlio dell’ex preside
Battesimo Macrì, Francesco, e di due ipotesi di abuso d’ufficio. Per i concorsi a Veterinaria si contestano a vario
titolo i reati di tentata concussione, tentata truffa, falso commesso da pubblico ufficiale e abuso d’ufficio. Per il
secondo troncone invece il peculato nella gestione dei 3 milioni del progetto “Lipin”. Sono stati rinviati a giudizio
tra docenti e funzionari: Battesimo Macrì, Antonio Pugliese, Salvatore Giannetto, Paolo Pietro Niutta, Giuseppe
Piedimonte, Giovanni Germanà, Emilia Ciriaco, Santo Cristarella, Ugo Muglia, Antonina Zanghì, Franco Abbate,
Antonino Ajello, Francesca Conte, Massimo De Majo, Giuseppa Di Bella, Antonino Germanà, Patrizia Germanà,
Elisabetta Giudice, Rosaria Laurà, Giuseppe Mazzullo e Stefano Augliera. Nuccio Anselmo - GazzettadelSud
http://www.enricodigiacomo.org/2009/03/il-conflitto-di-interessi-del-rettore-tomasello-luniversitadi-messina-sotto-processo-per-i-concorsi-truccati-non-si-costituisce-parte-civile/
01MAR2009
IL CONFLITTO DI INTERESSI DEL RETTORE TOMASELLO:
L’UNIVERSITA’ DI MESSINA SOTTO PROCESSO PER I CONCORSI
TRUCCATI NON SI COSTITUISCE PARTE CIVILE!
Postato da Enrico Di Giacomo
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Mondo News
Costituzione di parte civile a metà… Il Consiglio di Amministrazione dell’Ateneo, udita la relazione del prorettore
vicario Giuseppe Calabrò e del direttore amministrativo Pino Cardile, corredate da documenti e note varie, ha
deliberato all’unanimità «di soprassedere dalla costituzione di parte civile dell’Ateneo nei confronti del Rettore e
degli altri imputati, relativamente agli asseriti illeciti maturati in occasione dello svolgimento delle prove
selettive per un concorso di professore associato, espletate dalla Facoltà di Medicina Veterinaria, non ritenendo
opportuno e conveniente detta costituzione, ma riservando di decidere in futuro in ordine all’esperimento di
azioni civili e di risarcimento danni nell’ipotesi che il processo penale si concluda con la condanna degli imputati
e che in esito a detta condanna si ravvisino danni economici dipendenti da danno all’immagine». Il processo
avrà inizio giovedì 5 marzo. Quanto, invece, al procedimento penale riguardante la gestione dei fondi del
progetto Lipin (il rettore è uscito da questo filone d’inchiesta per il non luogo a procedere deciso dal gup Micali),
preso anche atto della riferita costituzione di parte civile autorizzata dalla Regione Siciliana e tenuto, altresì,
conto che la quantificazione da parte della Regione di un danno patrimoniale è di circa 660.000 euro, il
Consiglio ha deciso sempre all’unanimità «di autorizzare la costituzione di parte civile dell’Ateneo nei confronti
degli imputati per tale reato». Una scelta spiegata dal direttore amministrativo Pino Cardile. «Il CdA ha tenuto
conto di un parere dell’Avvocatura generale dello Stato risalente al 1994 secondo cui il risarcimento in sede
civile può essere chiesto anche dopo la fine del procedimento penale. Costituirsi oggi contro il rettore Tomasello
sarebbe stato devastante, sotto il profilo dell’immagine e anche sotto il profilo squisitamente organizzativo. Il
CdA avrebbe di fatto chiesto la costituzione parte civile contro il suo presidente: ripeto una scelta devastante.
Avevamo chiesto, peraltro, più volte una consulenza al ministero, ma non ci hanno mai risposto». Sulla
possibilità di costituirsi parte civile l’Avvocatura di Stato di Messina aveva, invece, espresso parere tecnicogiuridico favorevole. Il CdA di ieri ha preso anche altre importanti decisioni. All’insegna dei tagli, dovuti ad una
situazione di bilancio che richiede un pronto risanamento, è stata annullata la delibera del bando che prevedeva
la realizzazione di un quadro, che avesse come tema il terremoto del 1908, da installare alla facoltà di
Ingegneria. Ritirata anche la delibera del bando per la figura del portavoce del rettore, alla quale avevano
partecipato 55 giornalisti. Marcia indietro, dunque, e anche in questo caso con una motivazione ben precisa:
risparmio. «Le risorse verranno utilizzate – conferma Cardile – per finanziare altre attività più importanti, visto
che comunque l’Università ha già un ufficio stampa». Non verrà revocato invece, almeno per il momento, il
bando che riguarda gli otto stagisti che per un anno dovrebbero lavorare nell’area comunicazione dell’Ateneo.
Annullato anche il bando per il Project manager sui fondi europei. Il Consiglio di Amministrazione dell’Università
ha poi approvato, in via definitiva, la variazione di bilancio che consente a 171 dottorandi di ricerca del XXIV
ciclo, non solo di avviare le attività di formazione, ma anche di ricevere la relativa borsa di studio. Confermato
poi, quanto, aveva deciso sabato il Senato Accademico. Un segnale significativo, in direzione dell’affermazione
della meritocrazia è rappresentato dall’approvazione del bando per 145 premi agli studenti meritevoli, ai quali
verranno assegnate risorse per corsi intensivi di lingua inglese, per acquisto di personal computer e buoni libro,
contributi per alloggi e per agevolare la partecipazione a tirocini presso enti pubblici e privati. È stata, infine,
approvata l’adesione dell’Ateneo peloritano al progetto “Good Pratice 2009″ che vede partecipi 22 università
italiane ed è stata creata una struttura per il controllo di gestione e programmazione strategica, che affiancherà
gli organi di governo dell’Ateneo. Mauro Cucè - GDS
http://www.enricodigiacomo.org/2009/03/linchiesta-di-nino-luca-le-trasferte-alluniversita-di-ennadel-figlio-del-rettore-dario-tomasello-del-prof-iannizzotto/0
4MAR2009
L’INCHIESTA DI NINO LUCA: LE TRASFERTE ALL’UNIVERSITA’ DI
ENNA DEL FIGLIO DEL RETTORE DARIO TOMASELLO, DEL PROF.
IANNIZZOTTO…
Postato da Enrico Di Giacomo
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Inchieste
L’Università di Messina
MESSINA - «I tagli ai fondi per le università saranno devastanti per il 2010», questo l’allarme lanciato dai
rettori dell’Associazione per la qualità delle Università italiane in una lettera indirizzata al ministro dell’Istruzione
Mariastella Gelmini. Per questo i vari atenei adesso devono fare di necessità virtù. Sì ma come? Un esempio
arriva dall’università di Messina. Il rettore Franco Tomasello, appena tornato sulla poltrona di Magnifico dopo la
seconda sospensione di due mesi decisa dai magistrati per le presunte vicende di concorsi truccati (a processo il
5 marzo), ha decretato l’assegnazione di contratti di supplenza a titolo gratuito. In pratica i docenti dovranno
insegnare senza ricevere un euro: «I contratti sono a titolo gratuito in quanto volti all’arricchimento delle
competenze
professionali
degli
aspiranti»,
come
si
legge
sul
bando
dell’università
di
Messina.
I PRECARI - Così a insegnare materie come analisi matematica, geologia applicata, disegno tecnico navale,
economia applicata, lingua inglese, non saranno i professori di ruolo, con regolare stipendio, ma precari,
assegnisti che già devono sbarcare il lunario con 1000/1200 euro al mese. I precari si sentono «quasi» obbligati
a salire in cattedra, oltre che per le loro materie con contratto a termine, anche per queste nuove supplenze
gratuite a cui i docenti di ruolo hanno (legittimamente) rinunciato. Per i precari, al contrario dei colleghi più
anziani
a
tempo
indeterminato,
è
più
difficile
dire
di
“no”.
DOCENTI A CONTRATTO - Così i docenti di ruolo che invece hanno rifiutato le supplenze (possibilità prevista
se già effettuano le ore di didattica previste dal loro contratto) possono ottenere il nulla osta dalle loro facoltà
per fare docenze a contratto, queste sì a pagamento, in altre università. Nell’università Kore di Enna, ad
esempio, il professor Giancarlo Iannizzotto, associato di Ingegneria informatica in forza all’università di
Messina è stato incaricato di ben tre docenze a contratto (Informatica, Sistemi di elaborazione delle
informazioni e Interazione Multimediale con laboratorio). Cioè la facoltà d’Ingegneria ha autorizzato Iannizzotto
a tenere tre docenze ad Enna (regolarmente pagate) oltre allo stipendio che già percepisce a Messina ma ha
lasciato scoperte in riva allo Stretto tre insegnamenti (Laboratorio di Informatica, Fondamenti di informatica e
Fondamenti di informatica II). A Enna, tra l’altro, insegna anche la moglie di Iannizzotto: la professoressa
Lucia Lo Bello in trasferta anche lei (due supplenze alla Kore: Fondamenti di Informatica e Sistemi operativi)
essendo
di
ruolo
a
Catania,
facoltà
di
Ingegneria.
IL FIGLIO DEL RETTORE - Nella stessa situazione tanti altri docenti di ruolo messinesi che hanno già
adempiuto al loro onere didattico e che possono andare a cercare insegnamenti anche altrove.
Compreso il figlio del rettore. Dario Tomasello associato di Letteratura italiana a Messina insegnerà
ad Enna ben quattro materie: Drammaturgia del teatro e della scena e Letteratura italiana
contemporanea (nelle facoltà di Scienze della comunicazione multimediale, in quella di Giornalismo
e al Dams). Tutte pagate ad ore e con rimborso spese chilometrico. A questo punto due domande
sono d’obbligo: come mai, negli ultimi anni, non sono stati fatti concorsi nelle materie dove adesso
servono le supplenze? E perché l’università di Messina invece di coprire gli insegnamenti vacanti con
precari a titolo gratuito non utilizza i propri docenti di ruolo che vanno a contratto pagati in altre
università? Nino Luca - [email protected]
LA
RISPOSTA
DELL’ATENEO
AL
CORRIERE
DELLA
SERA:
“NESSUNA
STRANEZZA”
L’Ufficio Stampa dell’Università di Messina risponde con una lettera al giornalista del Corriere Nino Luca, per
fornire dei chiarimenti in merito all’articolo comparso ieri sulle pagine del quotidiano nazionale: “Si tratta di una
scelta legislativamente prevista e per questo adottata anche da altre università”. Nessun rebus, nessuna
stranezza. L’Ufficio Stampa dell’Università di Messina risponde oggi alle insinuazioni contenute nell’articolo
comparso ieri sul Corriere della Sera a firma di Nino Luca. “Egregio Dottore, - scrive l’Ufficio Stampa - Con
riferimento all’articolo a Sua firma apparso in data 4.3.2009 sulla pagina web del quotidiano “Corriere della
Sera”, dal titolo “Il rebus dell’Università di Messina dove i precari insegnano gratis”, quale contributo per una
corretta informazione, si ritiene opportuno fornire i seguenti chiarimenti“. “Contrariamente a quanto si lascia
intendere nell’articolo, nessuna stranezza è rinvenibile nell’operato di questa Università e dei suoi docenti“. Ecco
su cosa si basa la correttezza dell’operato dell’ateneo messinese: “Al riguardo appare utile premettere che la
Legge 230/2005, contenente disposizioni concernenti il riordino della docenza universitaria, il successivo D.M
8.7.2008 di attuazione dell’art. 1, comma 10, L. 230/2005, nonché il regolamento di Ateneo per quanto attiene
agli incarichi di insegnamento, prevedono la possibilità di far fronte alle esigenze didattiche anche conferendo
incarichi sostitutivi ed integrativi a titolo gratuito. Trattasi di scelta che, proprio perché legislativamente prevista
e disciplinata, è stata adottata anche da altre Università“. “In conformità al dettato normativo, nella seduta del
26.1.2009, - prosegue la lettera - il Consiglio di Amministrazione ha autorizzato la emissione di contratti
sostitutivi, a titolo gratuito, per il II° semestre dell’anno accademico 2008/2009, subordinatamente alla
opportuna verifica della sussistenza dei requisiti richiesti, delegata ai Presidi delle Facoltà Universitarie“. “Il
bando, infatti, si rivolge a “soggetti esterni all’Università che non abbiano superato il 70° anno di età e che
siano in possesso di adeguati requisiti scientifici e/o professionali” che debbono essere valutati favorevolmente
da ciascuna delle Facoltà che intende avvalersi di tali professionalità“. “Per quanto attiene, invece, - scrive
ancora Fugali - alle autorizzazioni concesse da questa Università ad alcuni suoi docenti per l’espletamento di
supplenze in altri Atenei, si fa presente che il Senato Accademico, nelle seduta del 28.12.2007, ha deliberato di
autorizzare supplenze fuori sede, soltanto dopo, ed a condizione che, il docente abbia assolto il proprio carico
didattico“.
“Per
2008/2009, sono
completezza
stati
di
informazione,
autorizzati
a
si
svolgere
comunica
supplenze
che,
in
a
tutt’oggi,
altri Atenei
per
ben
l’anno
accademico
41 docenti, con
autorizzazioni rilasciate nel rispetto dei limiti e con le modalità di cui al richiamato deliberato del Senato
Accademico“. “In tali condizioni, stupisce, quindi, non poco - precisa l’Ufficio Stampa - che la scelta
dei nominativi da additare come esempio per il lettore, sia caduta sul Prof. Giancarlo Iannizzotto,
che svolge già un incarico gratuito oltre agli insegnamenti istituzionali,e sul Prof. Dario Tomasello,
docente che, oltre al normale carico di insegnamento, svolge gratuitamente anche un insegnamento
di 60 ore in discipline dello spettacolo presso la Facoltà di Scienze della Formazione di questa
Università, così assolvendo ad un carico didattico ben superiore a quello richiesto per legge e per
regolamento interno“. “Non solo, dunque, nessun profilo di irregolarità amministrativa è rinvenibile nei fatti e
proprio l’esempio citato appare, non solo improprio, ma soprattutto palesemente allusivo ad una condizione di
privilegio assolutamente insussistente, come i numeri indicati ed i fatti storici ampiamente documentano“.
“Sperando che i chiarimenti offerti siano stati utili per riportare i fatti nella loro giusta dimensione e per fare
definitivamente chiarezza, - conclude l’Ufficio Stampa - si comunica che gli Uffici dell’Ateneo sono sempre
disponili per eventuali ulteriori
correttamente informato“.
approfondimenti nell’interesse del
cittadino che ha diritto ad essere
http://www.enricodigiacomo.org/2009/03/il-processo-alluniversita-di-messina-aperto-e-subitorinviato-il-processo-contro-il-rettore-tomasello/
05MAR2009
IL PROCESSO ALL’UNIVERSITA’ DI MESSINA:
APERTO E SUBITO RINVIATO IL PROCESSO CONTRO
IL RETTORE TOMASELLO
Postato da Enrico Di Giacomo
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Mondo News
Tecnicamente si chiama rinvio in via preliminare. Quindi se ne riparlerà il 5 giugno
prossimo del processo a carico del rettore Franco Tomasello e di altre 22 persone tra
docenti e funzionari dell’Università, ricercatori universitari e componenti di commissioni
d’esame. Una vicenda che vede al centro il concorso a Veterinaria per “favorire” il figlio
dell’allora preside eletto Macrì e la gestione dei fondi Lipin. Ma qualcosa ieri è successo. Il
presidente
della
prima
sezione
penale
del
Tribunale, Attilio
Faranda,
ha
comunicato la sua astensione dalla trattazione del processo già accolta dal
presidente del Tribunale Giovambattista Macrì, quindi sarà necessario designare
un nuovo presidente che gestirà l’intero dibattimento. Motivo: il dottorando che
la figlia sta svolgendo presso il dirimpettaio ateneo, presso la cattedra del
professore RaffaeleTommasini, uno dei protagonisti dell’inchiesta della procura,
condannato ad un anno in abbreviato dal Gip Masimiliano Micali. E inoltre sono
statti evidenziati due difetti di notifica degli atti per Cristarella e Niutta. Sul banco
dell’accusa in questo processo ci sono i due pm che hanno gestito l’inchiesta, Antonino
Nastasi e Adriana Sciglio. Sempre ieri erano presenti i legali che intendono costituirsi parte
civile per conto dei propri assistiti: il prof. Giuseppe Cucinotta, in pratica l’architrave
dell’accusa, che all’epoca denunciò pressioni per “orientare” il concorso a Veterinaria;
Filippo Spadola, che non venne “chiamato” pur essendo vincitore di quel concorso; e il
prof. Michele Limosani. I primi due sono rappresentati dall’avvocato Giuseppe Carrabba, il
terzo dall’avvocato Emilio Fragale. L’avvocato dello Stato Antonio Ferrara rappresenterà
invece come parte civile nel processo l’assessorato regionale all’Industria (che erogò i
fondi Lipin) e l’Università, ma solo nei confronti di Augliera e Piedimonte per la vicenda
Lipin, visto che nel corso dell’ultimo consiglio di amministrazione l’ateneo ha deciso di
«soprassedere» dalla costituzione di parte civile nei confronti del rettore Tomasello e degli
altri imputati per la vicenda di Veterinaria, riservandosi azioni civili e di risarcimento danni
«nell’ipotesi che il processo penale si concluda con la condanna degli imputati e che in
esito a detta condanna si ravvisino danni economici dipendenti da danno all’immagine». Le
contestazioni accusatorie in questo processo vanno dalla tentata concussione all’abuso
d’ufficio, dal falso del pubblico ufficiale alla tentata truffa, al peculato. Oltre al rettore
Tomasello sono imputati tra docenti e funzionari dell’Università, ricercatori universitari e
componenti di commissioni d’esame: Francesco Abbate, Antonio Ajello, Stefano Augliera,
Emilia Ciriaco, Francesca Conte, Santo Cristarella, Massimo De Majo, Giuseppa Di Bella,
Giovanni Germanà, Antonino Germanà, Patrizia Germana Germanà, Salvatore Giannetto,
Elisabetta Giudice, Rosaria Laurà, Battesimo Consolato Macrì, Giuseppe Mazzullo, Ugo
Muglia, Pietro Paolo Niutta, Anna Maria Passantino, Giuseppe Piedimonte, Antonio
Pugliese, Antonina Zanghì. Agli atti del dibattimento ci sono già le richieste di ammissione
di testimoni presentate dai pm Nastasi e Sciglio e dai difensori. Sono ben 53 i testi citati
dall’accusa, tra cui gli investigatori della Sezione di Pg della Guardia di finanza che hanno
gestito l’inchiesta, e anche il superesperto Gioacchino Genchi, che ha effettuato le
consulenze sui tabulati e sulle cassette registrate dal prof. Cucinotta. Sono invece 37 i
testi citati dai difensori del rettore, gli avvocati Carmelo Scillia e Nino Favazzo, e tra di loro
ci sono anche la moglie del rettore Melitta Grasso, il prof. Orazio Catarsini (che ebbe il
ruolo di “mediatore” tra Tomasello e Cucinotta), e alcuni funzionari dell’Università.
Sostanzialmente il processo è diviso di due tronconi: da un lato le rivelazioni fatte nel
febbraio del 2006 dal prof. Giuseppe Cucinotta, ordinario di Clinica chirurgica e patologia
chirurgica a Veterinaria, che denunciò di aver subito forti pressioni per “indirizzare” l’esito
di un concorso bandito dalla facoltà a favore del figlio del preside “eletto”, all’epoca, il
prof. Battesimo Macrì. Un’altra parte riguarda invece la gestione di finanziamenti erogati
dalla Regione Siciliana e dall’Università destinati al progetto scientifico “Lipin” e costato
oltre 3 milioni di euro. Nuccio Anselmo – GazzettadelSud
http://www.enricodigiacomo.org/2009/03/concorsopoli-alluniversita-di-messina-gian-antoniostella-torna-sullo-scandalo-facendo-nomi-e-cognomi/
28MAR2009
CONCORSOPOLI ALL’UNIVERSITA’ DI MESSINA: GIAN ANTONIO
STELLA TORNA SULLO SCANDALO FACENDO NOMI E
COGNOMI…
Postato da Enrico Di Giacomo
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Mondo News
Baroni, baronetti e baroncini impicciati in concorsi sospetti comincino a tremare. Il nuovo dominus
dell’Università italiana èAntonello Masia. L’uomo che, dovendo azzerare la nomina dei docenti finiti in
cattedra dopo una selezione condannata come truffaldina anche in Corte di Cassazione, ha lasciato tutti al loro
posto perché «l’annullamento d’un atto non può fondarsi sulla mera esigenza di ripristino della legalità». Sintesi
burocratica d’un adagio: «chi ha dato ha dato, chi ha avuto avuto». Non poteva scegliere giorno migliore, il
ministro Mariastella Gelmini, per nominare il suo nuovo braccio destro. Poche ore prima, l’Ansa
aveva informato dell’ennesimo scandalo: «La squadra mobile, su delega del pm di Reggio Calabria
Beatrice Ronchi, ha acquisito al Rettorato dell’Università di Messina la documentazione relativa al
concorso per due posti di ricercatore alla facoltà di Giurisprudenza. Un esame che, secondo gli
inquirenti, sarebbe stato pilotato per favorire gli unici due candidati, Vittoria Berlingò, figlia del
preside di Giurisprudenza, e Salvatore Siciliano, figlio del procuratore aggiunto di Messina. Secondo
gli inquirenti, gli altri aspiranti concorrenti sarebbero stati “sconsigliati” dal partecipare alla
selezione: ipotesi che ha portato già ad alcune iscrizioni nel registro degli indagati per corruzione».
I candidati a quel concorso, svoltosi tra il novembre 2006 e il gennaio 2007, erano in realtà cinque.
Ma, spiega il verbale, una certaSebastianella Calandra si era presentata così, come fosse un bando
per l’assunzione di segretarie d’azienda, «assolutamente priva di esperienza scientifica e didattica
». Un certo Pietro Falletta aveva sì un «curriculum didattico assai buono» e diceva d’avere
«pubblicato sette lavori» però, incredibile ma vero, non ne aveva allegato manco uno… Quanto
all’ultima incomoda, Aurora Vesto, non aveva «alcun titolo e alcuna pubblicazione, non risultando
utile l’attestato di frequenza di un corso di lingua inglese». Fatto sta che, tolti questi tre che forse
non erano figuranti venuti per far numero ma certo ne avevano tutta l’aria, i veri candidati per i due
posti risultarono due giovani dai bei natali: Vittoria e Salvatore. Figlia la prima di Salvatore Berlingò,
il preside di Giurisprudenza, figlio il secondo del procuratore Pino Siciliano. Una coincidenza?
Certamente! L’ateneo messinese, del resto, dimostra una recente inchiesta di Michele Schinella per
la rivista «Centonove», trabocca di coincidenze. Soprattutto nei concorsi varati non per tappare i
vuoti di organico ma in quelli decisi, citiamo il magnifico rettore Franco Tomasello, «per motivi
strategici». Tra i vincitori, ad esempio, Marco Centorrinoera casualmente figlio di Mario, il pro
rettore. Mario Vermiglio era casualmente fratello di Francesco, ordinario a Economia. Rossana
Stancanelli era casualmente figlia di Paola Ficarra (ordinario a Farmacia) nonché nipote di Rita
(associato
alla
stessa
facoltà)
e
del
marito
di
questa Giuseppe
Altavilla,
associato
a
Medicina. Antonino Astone era casualmente genero di Raffaele Tommasini, docente e delegato del
Rettore per le questioni giuridiche. Massimo Galletti era casualmente il quarto di quattro figli del
barone Cosimo, tutti e quattro professori nel solco universitario tracciato da papà…Mettetevi al posto
di Mariastella Gelmini: non trovereste intollerabile l’andazzo? E infatti il ministro, fedele alla proposta di legge
3423 presentata nella scorsa legislatura nella quale per 37 volte (trentasette) invocava il ritorno al «merito»,
l’ha detto e ripetuto: non ne può più. Parole testuali pronunciate qualche settimana fa agli studenti di Galatina:
«Non è più possibile andare avanti con una forma di nepotismo dentro le università». Basta! Detto fatto, come
dicevamo, ha deciso ieri di nominare Antonello Masia capo Dipartimento per «università, alta formazione
artistica, musicale e coreutica e ricerca». Auguri. Il nuovo plenipotenziario chiamato a rinnovare il mondo
accademico è imbullonato alle poltrone ministeriali da 38 anni. Teorizza che «i ministri passano, i direttori
generali restano». Dice che «non bisogna dare alle baronie un significato così negativo» perché se lui «pensa al
barone, pensa al “maestro”». Sbuffa davanti agli allarmi sulle condizioni disastrose dei nostri atenei: «Non
credo alle classifiche internazionali ». Irride agli scandali e alle inchieste giudiziarie che descrivono decine e
decine di concorsi sospetti perché secondo lui i casi di nepotismo in tutti questi anni «saranno stati cinque, sei,
sette…». Il suo capolavoro risale a due anni fa, quando si ritrovò sul tavolo, nei giorni in cui la Moratti se n’era
già andata e Mussi doveva ancora insediarsi, l’incartamento di un famigerato concorso di Otorinolaringoiatria
bandito nel 1988. Un concorso truccato, vinto da sedici figli di papà o raccomandati di ferro. E sanzionato con la
condanna dei baroni coinvolti in Assise, in Appello e in Cassazione. E con sentenze che parlavano di «totale
assenza di correttezza, di senso etico, di rispetto della legge». Di «plurime e prolungate condotte criminose». Di
«profonda e amorale illegalità». Bene: di ricorso in ricorso, di rinvio in rinvio, di ostruzionismo in ostruzionismo,
tutti i colpevoli e i beneficiati erano rimasti al loro posto. Finché la pratica finì appunto sul tavolo di Masia. Che
ci mise una pietra sopra con le parole citate: «Visto che la sentenza penale non annulla automaticamente l’atto
amministrativo senza la pronuncia del giudice amministrativo, mai intervenuta» e che «l’annullamento di un
atto non può fondarsi sulla mera esigenza di ripristino della legalità, ma deve tener conto della sussistenza di
un interesse pubblico», il concorso taroccato «non» andava annullato. Un messaggio davvero «educativo» per i
giovani universitari italiani: fatevi furbi, tanto non paga mai nessuno. Gian Antonio Stella - Corriere della Sera
http://www.enricodigiacomo.org/2009/04/universita-di-messina-l-di-m-schinella-sullinchiestasugli-esami-daccesso-alle-scuole-di-formazione-specializzandi-col-trucco/
11APR2009
UNIVERSITA’ DI MESSINA, L’INCHIESTA DI M. SCHINELLA SUGLI
ESAMI D’ACCESSO ALLE SCUOLE DI FORMAZIONE:
SPECIALIZZANDI COL TRUCCO. LE INTERCETTAZIONI ALLA
MOGLIE DEL RETTORE MELITTA GRASSO
Postato da Enrico Di Giacomo
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Inchieste
MESSINA - Sequestro di tutti i verbali delle prove di ingresso nelle scuole di specializzazione del
Policlinico universitario di Messina a partire dal 2001. I militari della polizia giudiziaria della Guardia
di Finanza nella segreteria della Facoltà di Medicina e chirurgia, su delega della procura della
Repubblica di Messina, si sono presentati nella mattinata di lunedì 23 marzo. L’operazione è rimasta
incompleta. Uno dei faldoni contenenti i verbali di una sessione non è stato trovato. Una circostanza
inquietante se non fosse che di recente traslochi hanno interessato la segreteria: è possibile, quindi, si sia
smarrito. Dopo l’inchiesta sui concorsi per ricercatori universitari e quella sul reclutamento di personale
amministrativo si apre un altro fronte di indagine sulla gestione delle prove selettive dell’Ateneo di Messina
guidato dal rettore Franco Tomasello. Un’inchiesta rimasta a bagnomaria da tempo: trova spunto e linfa,
infatti, in alcune intercettazioni e da interessanti documenti sequestrati nell’ambito dell’indagine sul concorso
per associato di Veterinaria del 2006 destinato a Francesco Macrì, il figlio di Battesimo, all’epoca prorettore di
Tomasello ma vinto da Filippo Spadola. Inchiesta che è sfociata già in alcune condanne e nel rinvio a giudizio
per il rettore e Battesimo Macrì, per tentata concussione e abuso d’ufficio, e per altri 21 docenti della facoltà
di Veterinaria, per abuso d’ufficio: la prima udienza si terrà il 5 giugno. Le intercettazioni e i documenti che
sono alla base dell’ultima inchiesta fanno sorgere il sospetto che l’ingresso nelle ambite scuole di
specializzazioni della Facoltà di Medicina dell’Università di Messina, che spalancano la strada per 5 anni ad uno
stipendio di 2mila euro al mese e alla prospettiva di un lavoro prestigioso, non siano sempre affidate alla
preparazione di ciascun candidato. INTERCETTAZIONI -Melitta Grasso, moglie del rettore dell’Università di
Messina, la mattina del 10 giugno del 2006 viene chiamata dall’utenza del Rettorato. Dall’altro capo del telefono
c’è Albertino Interdonato, un funzionario dell’Università, che le dice: “E’ tutto a posto per quel discorso che
tu sai”. E aggiunge: “Il rettore ha parlato con Santoro (Vincenzo, a capo delle Segreterie dell’Università, ndr)
e lui sarà là al Policlinico a dare una mano nei concorsi per la specializzazione”. Melitta Grasso ricorda ad
Albertino Interdonato un appuntamento importante:“Giorno 13 (giugno 2006, ndr) c’è Chiara (la figlia
di Melitta Grasso e del rettore Tomasello, ndr) che fa l’esame per entrare ad Oncologia”.La
premurosita di Melitta e Albertino non si limita alla prova di Chiara. Albertino dice a Melitta Grasso: “Giorno 15
giugno, ti ricordi, era venutoAgatino Nicita, il colonnello della Guardia di Finanza. La figlia, Giuseppina, è
impegnata nelle prove per entrare nella scuola di specializzazione di Anestesia e rianimazione”. Pronta la
risposta della moglie del Magnifico: “Si, si, no quello in ogni caso consideralo fatto”. Ed infatti in quella
sessione di esami Giuseppina Nicita accede alla scuola di specializzazione sognata, una delle più ambite: sarà
una futura anestesista. E così Chiara Tomasello, che ha intrapreso la strada di oncologa. Una coincidenza che
si verifica anche perRaffaella Spagna, la nipote di Giancarlo Genovese, capo dell’Avvocatura distrettuale
dello Stato di Messina che su carta intestata dell’Avvocatura ha scritto una missiva al rettore segnalandone la
partecipazione alla prova di esame per accedere alla scuola di specializzazione in Pediatria: “La ringrazio per
quanto potrà fare”, conclude la missiva. Se il rettore si sia potuto prodigare non è dato sapere ma Raffaella
Spagna è stata ammessa alla scuola di specializzazione. Emanuele Scribano, il preside della Facoltà esclude
irregolarità: “Per come sono organizzate le prove almeno negli ultimi anni credo non sia possibile alterare i
risultati dei test di ammissione”. I test vengono sorteggiati tra quelli contenuti in una banca dati del Ministero,
cui
si
accede
via
internet,
attraverso
una
procedura
affidata
al
coordinamento
del
capo
delle
segreterie Vincenzo Santoro. Ma alcune volte le cose non vanno come i genitori sperano. I figli di medici non
sempre entrano nelle scuole di specializzazione. Perchè magari davanti si ritrovano altri figli di padri più
importanti. O, semplicemente, ci sono candidati più preparati. Il 22 giugno del 2006 Giovanni Materia,
all’epoca direttore generale del Policlinico, telefona allarmato al rettore, che dorme, parla così con la
moglie Melitta Grasso: “Benito Ferlazzo, direttore della Scuola di specializzazione in Allergologia, è stato
preso a ceffoni da un medico calabrese perchè la figlia di quest’ultimo non ha superato la prova di
specializzazione ed è stato costretto a ricorrere alle cure del Pronto soccorso”. Franco Tomasello il giorno dopo
ha chiamato il Questore di Messina, Santi Giuffrè, e gli ha spiega l’accaduto. Della vicenda è stato informato
anche l’Ordine dei Medici di Messina a cui apparteneva il medico aggressore. Chissà se sua figlia ce l’ha fatta
l’anno dopo. MICHELE SCHINELLA - CENTONOVE DEL 3 APRILE 2009
http://www.enricodigiacomo.org/2009/05/messina-policlinico-specializzandi-in-cattedra-viaggioinchiesta-tra-i-reparti-affidati-agli-studenti/
03MAG2009
MESSINA, POLICLINICO: SPECIALIZZANDI IN CATTEDRA.
VIAGGIO-INCHIESTA TRA I REPARTI. AFFIDATI AI MEDICI IN
FORMAZIONE…
Postato da Enrico Di Giacomo
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Inchieste
MESSINA - “I pazienti li gestiamo da soli. Ma se non ce la facciamo chiediamo aiuto al medico della
guardia interdivisionale. Nel caso sia impegnato in una consulenza al pronto soccorso e, solo nei
casi più gravi, chiamiamo il reperibile a casa”. Il medico del reparto di Neurochirurgia (al padiglione
E del Policlinico di Messina diretto da Franco Tomasello (nella foto), il rettore dell’Università), nei
giorni festivi e durante il turno notturno, entrambi indigesti ai 700 medici strutturati dell’azienda
universitaria (più di uno per posto letto), ha la faccia di un giovane specializzando. Martedì 21
aprile, alle 21 e 30, ha il volto di una ragazza al terzo anno di specializzazione che racconta con
orgoglio delle sue capacità di fronteggiare anche situazioni delicate. A lei sono stati affidati 10
pazienti ricoverati in uno dei reparti con i livelli di rischio più elevato. “Sono pur sempre un medico”,
aggiunge. Ed anche super impegnato. La neurochirurga in formazione nega, ma sulla parete della sala
medici è affisso un foglio con i turni di servizio. La domenica precedente aveva effettuato un turno, sempre da
sola, di 24 ore ininterrotte: dalle 8 di mattina della domenica alle 8 del lunedì. Una prassi anche per gli altri 4
colleghi di reparto. E con ritmi più cadenzati per lo specializzando di Chirurgia Oncologica, diretta da Francesco
Salpietro, che si trova al piano di sopra. “Facciamo molte più ore di quelle previste ma non mi sembra ci sia
niente di male”. TURNI OLTRE OGNI REGOLA - “Se l’orario di lavoro avesse questa durata - commenta il
direttore sanitario Sebastiano Coglitore, direttore del servizio di Cardiologia - sarebbe gravissimo”. Per legge
gli specializzandi sono tenuti a 38 ore di servizio alla settimana, oltre le quali non godono di copertura
assicurativa, ma nessuno al Policlinico controlla quante ne facciano effettivamente e visto quanto succede è
pure un bene: in una riunione dei direttori delle scuole di specializzazione del 26 settembre 2007 si era stabilito
che dovesse “essere fatta richiesta all’azienda Policlinico del badge”. Non se nʼè fatto nulla.SPECIALIZZANDI
SOTTO TUTOR - La legge prevede anche che gli specializzandi debbano operare “sotto la guida di un medico
strutturato che faccia loro da tutor”. Ciro Famulari, il direttore della scuola di specializzazione di Chirurgia, in
una nota dell’ottobre 2007 ancora affissa in una bacheca accanto alla porta d’ingresso del reparto di Chirurgia
d’urgenza che dirige, ha specificato il senso della norma scaricandone però l’osservanza sugli specializzandi: “Si
fa obbligo agli specializzandi di svolgere l’attività sotto diretta sorveglianza di un medico strutturato”, ha scritto.
La legge, però, è fatta per essere violata. Era la vigilia del Natale 2008 quando al preside della facoltà di
Medicina, Emanuele Scribano, giunse via mail una nota allarmata di uno specializzando che si chiudeva con
una richiesta di intervento: “Confidiamo in lei affinchè possa sistemare nei vari reparti tutte quelle situazioni in
cui vi sono specializzandi di guardia nei turni festivi e notturni senza medico strutturato”. Scribano girò la nota
ai direttori delle scuole di specializzazione: “Sono certo che via sia la dovuta attenzione per quanto segnalato”,
chiosò. Il preside aveva peccato di ottimismo. Perchè non solo nei reparti di Neurochirugia, ma in molti altri del
Policlinico, gli specializzandi vengono lasciati senza guida e senza tutor ad occuparsi dei pazienti nei turni di
notte e nei festivi. “Dopo che il commissario Giuseppe Pecoraro dal 2008 ha posto un argine allo straordinario
che pesava sulle casse per 8 milioni di euro all’anno, 3 volte quanto previsto dal fondo non sforabile, è più
difficile trovare medici disposti a fare i turni notturni e festivi”, sottolinea Coglitore. Ed infatti in Chirurgia
vascolare e in Chirurgia Toracica, due reparti, due primari,Francesco Spinelli e Maurizio Monaco, ma stesso
ambiente, di notte e nei giorni di festa i 46 pazienti sono affidati allo specializzando di turno. Alle 21 di sera di
domenica 19 aprile, un’ora dopo l’inizio del turno notturno, uno specializzando è alle prese con le cartelle
cliniche dei pazienti. “Da qualche tempo i medici strutturati non vogliono più fare i turni di notte e festivi”,
ammette. Ma non demorde: “Sto aspettando il mio primario, il professore Spinelli”. Che essendo primario
è esentato da questi turni. Sebastiano Coglitore, il direttore sanitario, dapprima nega: “Non ne sono a
conoscenza ma sarebbe grave”. Poi ammette: “Giovanni Egitto, il direttore medico di presidio mercoledì 22
aprile ha avuto un incontro con i medici per risolvere il problema”. Nello stesso padiglione H, qualche ora prima,
un solo medico strutturato è di guardia a 4 reparti: Pneumologia, diretta da Giuseppe Girbino, Allergologia
diretta
da Benito Ferlazzo,
Malattie infettive,
diretta
daGiuseppe
Sturniolo,
Endocrinologia diretta
da Francesco Trimarchi. Nel reparto di Pneumologia c’è una specializzanda in servizio dalle 8 di mattina: “Ci
sono 12 ricoverati. Non posso dirle altro, per il resto si rivolga al mio primario”, afferma. “I pazienti ricoverati
sono undici”, la corregge l’unico infermiere in servizio. La stessa sbrigativa risposta l’aveva data la
specializzanda di Oculistica che pochi minuti prima era sbucata da dietro una porta del reparto diretto
da Giuseppe Ferreri in cui sono sistemati i 4 pazienti che le sono stati affidati: “Non voglio rilasciare
dichiarazioni”. Poi ammette: “Sono sola ma c’è sempre il reperibile a casa”. Cosa che sanno bene al Pronto
soccorso generale ogni volta che hanno bisogno di una consulenza. CONSULENZE TELEFONICHE - Nelle
stanze del padiglione NI trovano posto i bambini che hanno avuto bisogno di ricorrere alle cure dei sanitari del
Policlinico: 6 reparti, 46 bambini ricoverati. Alle 22 di martedì 21 aprile nel reparto di Clinica Pediatrica del
direttore Filippo De Luca, uno specializzando è al telefono. C’è una terapia da somministrare ad una piccola
paziente cui è insorta una crisi diabetica. Dieci minuti di consulto telefonico e poi dà le istruzioni all’infermiera:
“Ero al telefono con il medico di guardia”, dice. “E’ nell’altra stanza”, precisa mentre vi si dirige. Ma la
dottoressa di guardia dal cognome e accento polacco, che non conosce la versione di qualche attimo prima, lo
corregge: “Era al telefono con il pediatra esperto in diabetologia”. Il medico di guardia oltre che sui bambini
della Clinica Pediatrica deve vigilare anche su quelli di Genetica e Immunologia pediatrica di Carmelo
Salpietro, Nefrologia pediatrica, di Carmelo Fede; Fibrosi cistica diGiuseppe Magazzù e Allergologia
pediatrica di Giovanni Barberio. Ma anche sui 12 pazienti di Neuropsichiatria infantile, non proprio affine alla
Pediatria, il reparto di Gaetano Tortorella, che si trova un piano più giù. “Ma lì di servizio c’è la
specializzanda”, sottolinea il medico di guardia. E’ da sola. Sono le 22. E non apre la porta: “Domani prenda un
appuntamento”, dice da dietro i vetri. “Se gli specializzandi vengono utilizzati impropriamente dipende dalla
facoltà di Medicina. Di certo una guardia medica per più reparti della stessa branca (guardia interdivisionale) è
in linea con la legge”, chiarisce il direttore sanitario Coglitore. UNO PER TUTTI - E così domenica 20 aprile c’è
un medico di guardia a presidiare due piani del padiglione C dove sono ubicati i reparti di Medicina interna
diretta da Nicola Frisina; di Terapia medica, diretta da Antonino Saitta; di Geriatria, affidata a Domenico
Cucinotta; di Malattie Metaboliche, diretta da Michele Buemi; e di Epatologia clinica diGiovanni Raimondo:
50 pazienti in tutto. “Al piano di sopra c’è la specializzanda”, dice il sanitario strutturato. Due sono, invece, i
medici di guardia nei 7 reparti del padiglione F: i 5 di Chirurgia generale, il reparto di Urologia, diretto
da Giuseppe Morgia e quello di Chirurgia Plastica, affidato come facente funzioni a Michele Colonna vista
l’assenza per mandato, parlamentare di Francesco Stagno D’alcontres. In quest’ultimo ed in Urologia c’è uno
specializzando da solo sin dalle 8 della mattina. E così nel reparto di Metodologia chirurgica diretto
da Giuseppe Navarra dove lo specializzando alle 19 di sera è alle prese anche con il ricovero di un paziente: di
domenica, anche se il reparto è già pieno e di pronto soccorso è di turno un altro reparto di Chirurgia. A
rispondere sull’impiego degli specializzandi è il preside Emanuele Scribano: “Gli specializzandi sanno che
devono rivolgersi sempre al medico di guardia senza assumere alcuna iniziativa autonoma”. “Le cose vanno
diversamente. Lo strutturato spesso è impegnato in consulenze ed impazzirebbe se lo chiamassimo
da ogni reparto. Allora accade che assumiamo decisioni autonome ma nessuno ci spiega se abbiamo
fatto bene o male”, replica uno specializzando che come gli altri vuole rimanere anonimo. INCHIESTA
DI MICHELE SCHINELLA- CENTONOVE del 24 APRILE 2009
http://www.enricodigiacomo.org/2009/06/parentopoli-alluniversita-di-messina-linchiesta-suveterinaria-e-fondi-lipin-il-giudice-e-in-ferie-rinviato-il-processo/0
6GIU2009
PARENTOPOLI ALL’UNIVERSITA’ DI MESSINA: L’INCHIESTA SU
VETERINARIA E FONDI LIPIN. IL GIUDICE E’ IN FERIE, RINVIATO IL
PROCESSO!
Postato da Enrico Di Giacomo
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Mondo News
È stata subito rinviata ieri mattina a Palazzo di giustizia l’udienza relativa al processo a carico del
rettore Franco Tomasello e di altre 22 persone tra docenti e funzionari dell’Università, ricercatori
universitari e componenti di commissioni d’esame. L’udienza è stata aggiornata all’8 luglio
prossimo, alle 15.30, questo perché uno dei componenti della prima sezione penale del Tribunale, il
giudice Eliana Zumbo, è attualmente in ferie. La vicenda processuale vede al centro il concorso a
Veterinaria per “favorire” il figlio dell’allora preside eletto Battesimo Macrì e la gestione dei fondi
Lipin. Già la volta scorsa, il 5 marzo, il presidente della prima sezione penale del Tribunale, Attilio
Faranda, aveva comunicato la sua astensione dalla trattazione del processo, e quindi tutto era stato
rinviato. Sul banco dell’accusa ci sono i due pm che hanno gestito l’inchiesta, Antonino Nastasi e
Adriana Sciglio, mentre le parti civili che intendono costituirsi sono il prof. Giuseppe Cucinotta, in
pratica l’architrave dell’accusa, che all’epoca denunciò pressioni per “orientare” il concorso a
Veterinaria; Filippo Spadola, che non venne “chiamato” pur essendo vincitore di quel concorso; e il
prof. Michele Limosani. Parte civile anche l’assessorato regionale all’Industria (che erogò i fondi
Lipin) e l’Università, ma solo nei confronti di Augliera e Piedimonte per la vicenda Lipin, visto che
nel corso di un consiglio di amministrazione l’Ateneo ha deciso di «soprassedere» dalla costituzione
di parte civile nei confronti degli altri imputati della vicenda di Veterinaria riservandosi a dopo
eventuali azioni civili e di risarcimento danni.(n.a.)
http://www.enricodigiacomo.org/2009/06/messina-il-concorso-pilotato-a-veterinaria-i-perche-dellacondanna-del-prof-tommasini/
24GIU2009
MESSINA, IL CONCORSO PILOTATO A VETERINARIA: I PERCHE’
DELLA CONDANNA DEL PROF. TOMMASINI
Postato da Enrico Di Giacomo
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Inchieste
“Giannetto
può ipotizzare qualunque
cosa,
deus
ex
machina
non
lo
sono stato”.
Così il
professore Raffaele Tommasini respingeva l’accusa di aver pilotato la vicenda Veterinaria, il
concorso in facoltà destinato al figlio dell’ex preside Battesimo Macrì, che ha portato agli arresti
eccellenti del luglio 2007 ed alla sospensione del rettore Tomasello. Ma il Gup Micali, che lo ha
condannato in abbreviato ad un anno, non la pensa così. Ecco perché.
Depositate le motivazioni della sentenza del Gup Massimiliano Micali, che il 19 dicembre scorso decise per le sei
persone coinvolte nello scandalo Veterinaria che avevano optato per il rito abbreviato. Condanna ad un anno
per Marisa Masucci, Francesco Naccari, Maria Grazia Pennisi e Raffaele Tommasini e ad un anno e 4 mesi per
Barbara Cervasi e Mirko Paiardini, i ricercatori coinvolti nel filone d’inchiesta relativo alla gestione dei fondi di
ricerca del progetto Lipin. Tra gli imputati, spicca il nome eccellente di Tommasini (nella foto a lato), delegato
del Rettore alle questioni giuridiche e dallo stesso Magnifico chiamato a far parte di una terna di saggi, investiti
della questione quando gli scontri interno alla facoltà di Veterinaria infuocarono il clima. Il Gup Micali, in circa
40 delle 142 pagine di motivazione spiega perché il saggio Luccio sia andato di là del suo ruolo e perché le tesi
sostenute a sua difesa non lo hanno convinto affatto. Anzi. La vicenda - A fine 2005 viene bandito il concorso
per un posto a Veterinaria, caldeggiato dal professor Cucinotta, rimasto solo a dirigere il dipartimento. Subito,
dice Cucinotta che qualche tempo dopo si rivolge alla Procura denunciando pressioni e minacce, viene
avvicinato dall’ex preside della Facoltà, Battesimo Macrì, che gli raccomanda di tenere presente il figlio
Francesco. Al concorso si presentano in cinque, due candidati rinunciano, tre effettuano le prove. La
Commissione è presieduta da Cucinotta. L’unico a non essere giudicato idoneo è Macrì jr. Il figlio dell’ex preside
scrive quindi al Rettore Franco Tomasello, (nella foto a lato) lamentando presunte irregolarità nella selezione.
Da allora è il caos: Tomasello sembra voler sospendere il concorso, chiede parere all’Avvocatura dello Stato, ai
saggi, Tommasini compreso. La questione per le lunghe e nonostante il Consiglio di Facoltà si pronunci a favore
di Filippo Spadola, uno dei due idonei, lo stesso Consiglio delibera di non procedere alla nomina. Della questione
viene intanto investito il Tar di Catania, che dà ragione a Spadola. A fine gennaio 2007 il Tar delibera che il
Consiglio di facoltà si pronunci entro 15 giorni per la chiamata o meno di Spadola. Il Consiglio delibera tuttavia
solo il 7 marzo 2007 e si pronuncia a favore della Citi, l’altra candidata valutata idonea. La dottoressa Citi nel
frattempo però era già stata chiamata presso l’Università di Pisa. Il Rettore torna a chiedere parere
all’Avvocatura dello Stato, che censura duramente la delibera di facoltà del 7 marzo. Nuovo Consiglio, quindi, il
2 maggio 2007, che delibera per la non chiamata di Spadola. In mezzo ci sono le intercettazioni della Guardia di
Finanza, che spingono la Procura a chiedere ed ottenere nel luglio 2007 una serie di arresti, compreso quello di
Battesimo Macrì, e la sospensione del Rettore. Richiesta di sospensione rigettata, invece, per Tommasini. A
sostegno dell’accusa le molte telefonate tra Tommasini e Macrì, soprattutto nel corso dell’udienza al Tar, quelle
tra il saggio e il Magnifico, le conversazioni sull’argomento tra Tommasello e la moglie, le testimonianze di
alcuni docenti, le puntuali “andate” del preside di Veterinaria, Germanà, nello studio di Tommasini in prossimità
dei più rilevanti consigli di facoltà. Il Gup Micali respinge la tesi del professore che “si sarebbe limitato a rendere
consigli di natura giuridica” In sintesi la difesa di Tommasini è la seguente: alcun interesse a condizionare la
vicenda perché l’amicizia con Macrì non era di portata tale per motivare un simile intervento; anche quando
aveva fornito consiglio a Macrì l’aveva fatto da giurista, non tanto sulla conoscenza delle vicende in corso; lo
stesso quando aveva consigliato i vertici di Facoltà. In un passaggio Tommasini nega poi esplicitamente di aver
avuto una conversazione con Tomasello, di cui il Rettore riferisce alla moglie in una conversazione intercettata.
Il Gup Micali smonta punto per punto la sua difesa. “Le emergenze acquisite –scrive Micali - conducano a
ricostruire
il
ruolo che l’avvocato
Tommasini
ha assunto
nel
divenire
degli
accadimenti
in
termini
significativamente dissonanti rispetto alla rappresentazione che quest’ultimo ha inteso offrire”. A cominciare dal
ridimensionamento dei rapporti tra lui e Macrì, smentita da “l’esame dei tabulati e delle utenze cellulari e fisse
in uso ai predetti”, che mettono in luce “un numero non modesto di contatti”. Il giorno prima del concorso
incriminato, ad esempio, parte una telefonata dallo studio di Tommasini, diretta a Francesco Macrì. Tommasini
contatta Macrì padre e figlio anche il giorno che l’escluso mette nero su bianco e recapita le sue doglianze al
Rettore per come si è svolto il concorso. Molte telefonate corrono poi tra i due anche nel corso delle udienze al
Tar. A proposito, Tommasini esclude, sentito, di essersi recato a Catania ed aver appreso delle relative vicende
per interposta persona. Anche qui il tracciato dei telefonini dice il contrario. Tommasini porta a difesa delle sue
affermazioni una dichiarazione dell’avvocato Carmelo Moschella, colui il quale si era recato al Tar, nella difesa.
“La dichiarazione scritta che l’avv Moschella ha redatto in data 27 ottobre 2008 (prodotta dal collegio di difesa
dell’avv. Tommasini all’udienza del 30 ottobre 2008) è quindi affetta, ad opinione di questo giudice, da
conclamati profili di falsità”. Nessun carattere di “occasionalità” quindi, secondo Micali, nei consigli che
Tommasini offre a Macrì. Così come nessun carattere di “non intervento” hanno i suoi consigli nelle decisioni del
Consiglio di Facoltà. “Non vi sia stato un momento nel quale all’istituzionale interessamento operato dal
consiglio di facoltà di Medicina Veterinaria non sia corrisposto un altrettanto puntale intervento riconducibile alla
persona dell’imputato”. “ “Dotato di non modesto rilievo – prosegue Micali – il fatto che non vi sia decisione
dell’organo collegiale della quale l’imputato non sia stato nell’immediatezza portato a conoscenza”. Il Gup
ascrive quindi a Tommasini la decisione del Preside Germanà di rinviare la seduta di facoltà, quella fissata dopo
il primo deliberato del Tar che chiamava la Facoltà a procedere o meno entro il termine di 15 giorni alla
chiamata di Spadola. Ancor più eloquenti sono, secondo Micali, le esternazioni di un incauto professor
Giannetto, che in una conversazione dell’aprile 2008, regolarmente intercettata, usa frasi come “ io mi sono
appiccicato come un francobollo al prof Germanà ed ho scritto e ripetuto parola per parola, tutto quello che ha
detto Tommasini, no? Perché io ho seguito tutta la prassi, con tutte, comprese le virgole..”. Ancora, Giannetto
dice, a proposito della delibera del 7 marzo 2007 “abbiamo fatto tutto quello che ha detto Tommasini, che
aveva tutte le carte”. Tommasini ha sempre sostenuto che, anche carte in mano, si è limitato a dare consigli
sulla sostenibilità giuridica delle decisioni assunte dal consigli di facoltà, senza entrare nel merito. Ma le
conversazioni intercettate secondo il Gup dicono ben altro. “Comprovata appare la funzione propulsiva che
l’imputato ha assunto nella scelta del percorso motivazionale da porre a fondamento delle della determina in
esame”. “E’ lo stesso Germanà che consente di confermare la fondatezza del giudizio appena espresso”. Micali
fa dunque riferimento all’interrogatorio dell’allora preside, sospeso insieme a Tommasello dalle proprie funzioni
che, pur reticente, “ha dovuto ammettere, a fronte delle sollecitazioni del PM, di essersi ben reso conto che la
soluzione prescelta per stroncare definitivamente le aspettative di Spadola era assolutamente impraticabile”.
“..ha quindi ricordato di aver immediatamente esternato i propri dubbi all’interlocutore (“lui aveva detto..se non
chiamare Spadola dovete mettere così, colà, io dissi – guarda Luccio, non è possibile perché – dico io che sono
veterinario – perché no è possibile che noi mettiamo questo perché la legge è chiara, dobbiamo vedere il
dispositivo, calza con quello che abbiamo messo nel dispositivo di concorso, noi lo dobbiamo chiamare, non
possiamo scrivere il falso”). Un’altra deposizione che convince Micali in questo senso è quella del rettore, Franco
Tomasello “le cui dichiarazioni sul punto appaiono di gran lunga più genuine” scrive il Gip, che riporta il verbale
di interrogatorio del 22 settembre 2007 dove Tomasello dice “ il parere rilasciato da Tommasini sulla
vicenda…non era coincidente con quello dell’Avvocatura..io, proprio perché non ero profondamente convinto di
quanto riferitomi da Tommasini, anche in ragione del fatto che non era un parere rilasciato per iscritto, feci
riferimento alla necessità di istituire una commissione, il professor Tommasini non fu affatto contento del fatto
che mi rivolsi all’Avvocatura dello Stato”. Micali mette poi nero su bianco un inciso molto chiaro, a proposito del
ruolo di Tommasini nell’intera vicenda del concorso. “Costui della stessa ne ha seguito l’intero divenire,
assumendo quindi un’indiscutibile funzione di protagonista”. Al riguardo infatti non può fare a meno di notarsi in
via propedeutica come il dato appena evidenziato desti una serie impressione ove si ponga in mente il fatto che
di un tale fattivo e diretto coinvolgimento non vi è traccia alcuna in nessuno dei molteplici atti, missive e pareri
attraverso i quali il procedimento amministrativo del quo si è articolato”. Fonte: normanno.it
http://www.enricodigiacomo.org/2009/07/luniversita-dei-figli-di-il-concorso-a-veterinaria-in-142pagine-i-perche-di-una-condanna-tutte-le-strategie-del-prof-macri-e-dei-suoi-sodali/
02LUG2009
L’UNIVERSITA’ DEI ‘FIGLI DI…’: IL CONCORSO A VETERINARIA, IN
142 PAGINE I ‘PERCHE” DI UNA CONDANNA. TUTTE LE
STRATEGIE DEL PROF. MACRI’ E DEI SUOI ‘SODALI’…
Postato da Enrico Di Giacomo
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Mondo News
Centoquarantadue pagine. Per spiegare i “perché” della sentenza sui giudizi abbreviati, sei
condanne e un’assoluzione, che il 19 dicembre scorso ha costituito la prima puntata giudiziaria
dell’inchiesta sull’Università. Ecco le motivazioni della sentenza con cui il giudice dell’udienza
preliminare Massimiliano Micali ha definito tutto, e in cui ripercorre la storia del concorso a
Veterinaria per “favorire” il figlio dell’ex preside Battesimo Macrì, e la gestione dei fondi Lipin. La
sentenza con cui il gup Micali decise, per il caso-Veterinaria, di infliggere un anno di reclusione (pena sospesa)
al professore Raffaele Tommasini, consulente legale dell’Ateneo peloritano, e ai componenti del Consiglio di
facoltà Francesco Naccari, Marisa Masucci e Maria Grazia Pennisi, riconosciuti responsabili di abuso d’ufficio, e di
assolvere un’altra docente, la prof. Concetta Beninati, anche lei componente del Consiglio di facoltà, e per il
caso-Lipin di condannare a un anno e quattro mesi di reclusione (pena sospesa), i ricercatori Mirko Paiardini e
Barbara Cervasi, che rispondevano di peculato. È questo un troncone già definito in primo grado del processo
principale, che è invece in corso con il rito ordinario davanti ai giudici della prima sezione penale del Tribunale,
e che vedrà la prossima udienza l’8 luglio. Vede coinvolti tra gli altri anche il rettore Francesco
Tomasello e altre 22 persone tra docenti e funzionari dell’Ateneo, compreso l’ex preside di
Veterinaria Battesimo Macrì. Un processo che è “figlio” di un’inchiesta gestita dai sostituti procuratori
Antonino Nastasi e Adriana Sciglio, con il lavoro della Sezione di polizia giudiziaria della Guardia di finanza.
Nella prima parte delle motivazioni il gup Micali affronta in dettaglio la lunga e complessa vicenda del concorso
a Veterinaria e il profilo della sussistenza dell’abuso d’ufficio, mentre nella seconda parte tratta il tema della
gestione dei fondi Lipin. Per quel che riguarda il primo argomento, dopo aver passato in rassegna le fonti di
prova messe sul “piatto” del processo dall’accusa, scrive il gup che «si connotano per speciale capacità
dimostrativa e non necessitano di alcun ulteriore sforzo ricostruttivo. E così le reali finalità per le quali la
procedura valutativa in esame è stata bandita e, in specie, gli “interessi” che essa ha sin da subito sollecitato, le
indebite interferenze manifestatesi allorché la stessa non ha condotto all’esito sperato (l’assegnazione del posto
bandito al dott. Francesco Macrì, n.d.r.), le studiate reazioni cui si è dato corso all’esclusivo fine di vanificare il
diverso ed inatteso risultato, nonché il ruolo che in detta vicenda hanno assunto numerosi tra i suoi protagonisti
costituiscono profili che, dalla sistematica considerazione del compendio in atti, emergono con tratti di così
manifesta evidenza da non poter costituire oggetto di alcuna seria confutazione. Ciò che, soprattutto, dalla
stessa disamina può trarsi con connotati di certezza – prosegue il gup Micali –, è il rapporto di immediata
derivazione che ha legato le diverse determinazioni nel tempo assunte, in relazione alla vicenda in esame, dal
Consiglio della Facoltà di Medicina Veterinaria al disegno ispirato e diretto dal prof. Macrì. Ben può affermarsi,
pertanto, che la composita - e spesso mutevole -, strategia oppositiva alla quale quest’ultimo ha fatto ricorso
abbia sempre trovato, in virtù del costante ed articolato contributo assicurato da un nucleo di colleghi “fedeli”,
un’immediata rispondenza nelle statuizioni di volta in volta fatte proprie dalla maggioranza dei componenti
dell’organo collegiale investito dei poteri decisori». Secondo il gup Micali la cosiddetta “chiamata” della dott.
Simonetta Citi, cioé - semplificando - uno dei candidati che aveva superato il concorso di Messina ma che da
tempo era vincitrice di cattedra all’Università di Pisa, non c’è alcun dubbio che «sia stata ispirata non già
dall’intento di assicurare alla facoltà, nell’ottica di una ponderata considerazione dell’interesse pubblico, le
prestazioni di una docente dall’indiscusso profilo professionale, bensì dalla volontà, coerente e funzionale ai
desiderata del prof. Macrì, di vanificare il deliberato di cui all’ordinanza n. 137/07 (con la quale il Tar di Catania,
in data 29 gennaio 2007, era intervenuto a tutela esclusiva degli interessi del dr. Spadola), e, nel contempo,
dall’obiettivo di impedire che la cattedra per la quale il concorso era stato bandito venisse definitivamente
assicurata a candidato diverso dal dr. Macrì». «In termini più espliciti – sottolinea il gup in un altro passaggio –,
cioé, il conseguimento dell’opaco risultato per il quale il prof. Macri ed i suoi “sodali” si sono spesi si è attuato
attraverso la radicale inosservanza del dettato normativo che descrive e delinea i poteri conferiti al consiglio di
facoltà». Sulla scorta poi di tutta una serie di considerazioni giuridiche, il gup ritiene perfettamente sussistente
il reato di abuso d’ufficio in questa vicenda, anche perché «nel caso in esame» l’accusa dispone «di elementi di
conoscenza inequivocabilmente dimostrativi dell’uso illegittimo del potere». In un altro passaggio, in cui si
esamina la verifica dell’elemento soggettivo del reato di abuso d’ufficio, il gup scrive: «… al riguardo il pm, nella
sua discussione finale, ha sostenuto che le emergenze acquisite al compendio investigativo conducano ad
apprezzare come la vicenda in esame, nel suo lungo e travagliato divenire, “trasudi dolo”. La fondatezza della
suggestiva immagine in tal modo evocata dall’organo di accusa non pare, almeno nelle sue linee generali,
seriamente revocabile in dubbio». Una parte consistente delle motivazioni sono poi dedicate alla posizione del
prof. Tommasini, che si è sempre difeso con forza anche con lunghe dichiarazioni spontanee, in cui
sostanzialmente ha sempre negato di avere avuto il ruolo di «regista occulto» della vicenda («… ha con forza
escluso di essersi mai personalmente interessato al relativo procedimento e di aver, conseguentemente,
assunto un qualsivoglia ruolo attivo (recte: occulto) a supporto delle richieste per le quali il giovani Macrì aveva
agito in sede giurisdizionale». Secondo il gup Micali «la prospettazione difensiva» non è «meritevole di
condivisione», perché «nell’esplicitare le motivazioni poste a fondamento di tale giudizio, non può non
evidenziarsi come le emergenze acquisite al compendio in atti conducano a ricostruire il ruolo che l’Avv.
Tommasini ha assunto nel divenire degli accadimenti in termini più significativamente dissonanti (e di gran
lunga più preganti e dimostrativi) rispetto alla rappresentazione che quest’ultimo ha inteso offrire». Scrive
ancora il gup Micali che «tutto, conclusivamente, depone per una ricostruzione del ruolo assunto, nella vicenda
in esame, dall’avv. Tommasini in termini pienamente coerenti alla prospettazione di accusa. Costui della stessa
ne ha seguito l’intero divenire assumendo, quindi, un’indiscutibile funzione di protagonista». Nuccio Anselmo –
GDS
La vicenda
Il 19 dicembrescorso il gup Micali decise sei condanne e un’assoluzione per i sette imputati che hanno scelto il
rito abbreviato nel processo scaturito dall’inchiesta sul concorso “pilotato” a Veterinaria (abuso d’ufficio) e sulla
gestione dei fondi Lipin (peculato). L’inchiesta scaturì dalle clamorose dichiarazioni del prof. Giuseppe
Cucinotta, ordinario di Clinica chirurgica e patologia chirurgica della facoltà, che denunciò nel febbraio 2006 le
pressioni ricevute proprio per indirizzare l’esito del concorso. A tutti gli imputati, come del resto avevano
chiesto i pm Antonino Nastasi e Adriana Sciglio, il gup riconobbe le attenuanti generiche. Il collegio di difesa è
stato composto nel processo per gli abbreviati gli avvocati Giuseppe Amendolia, Massimo Rizzo, Daniela Chillè,
Pietro Luccisano, Giovanni Grasso e Ottavio Stracuzzi. L’avvocato Giuseppe Carrabba ha invece rappresentato le
parti civili.
http://www.enricodigiacomo.org/2009/07/messina-concorsopoli-alluniversita-di-messina-stralciatala-posizione-del-rettore-franco-tomasello/
08LUG2009
MESSINA, CONCORSOPOLI ALL’UNIVERSITA’ DI MESSINA:
STRALCIATA LA POSIZIONE DEL RETTORE FRANCO
TOMASELLO.
Postato da Enrico Di Giacomo
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Mondo News
È stata stralciata la posizione del rettore dell’Università di Messina Francesco Tomasello durante la
prima udienza del processo sui presunti concorsi truccati all’Ateneo e su irregolarità nella gestione
dei finanziamenti per il progetto scientifico ‘Lipin’. Gli avvocati di Tomasello hanno presentato, a
sostegno dell’istanza di stralcio, una serie di documenti che avrebbero dimostrato il legittimo
impedimento del loro assistito a partecipare al processo. L’udienza è proseguita per gli altri 22
imputati e poi è stata aggiornata al 13 luglio. Sul processo pende richiesta di spostamento al
tribunale di Reggio Calabria per legittimo sospetto. Il rettore Tomasello in questo processo deve
rispondere di tentata concussione per il concorso a Veterinaria che, secondo l’accusa, si sarebbe
dovuto aggiudicare il figlio dell’ex preside, Battesimo Consolato Macrì. Tomasello è accusato anche
di due ipotesi di abuso d’ufficio, mentre è stato dichiarato il non luogo a procedere per un altro caso
di abuso d’ufficio in relazione ai fondi Lipin, cioè la nomina di Eugenio Capodicasa e Stefano Augliera
alla gestione del progetto di ricerca.Nel processo sono imputati i docenti Antonio Pugliese, Salvatore
Giannetto, Paolo Pietro Niutta, Giuseppe Piedimonte, Giovanni Germanà, Emilio Ciriaco, Santo
Cristarella, Ugo Muglia, Antonina Zanghì, Franco Abbate, Antonino Ajello, Francesca Conte, Massimo
De Majo, Giuseppa Di Bella, Antonino Germanà, Patrizia Germanà, Elisabetta Giudice, Rosaria Laurà,
Giuseppe Mazzullo, Anna Maria Passantino e Stefano Augliera. da Tempostretto.it
http://www.enricodigiacomo.org/2009/07/messina-processo-universita-il-rettore-franco-tomaselloe-lex-preside-macri-ricusano-i-giudici/
13LUG2009
MESSINA, PROCESSO UNIVERSITA’: IL RETTORE FRANCO
TOMASELLO E L’EX PRESIDE MACRI’ RICUSANO I GIUDICI
Postato da Enrico Di Giacomo
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Cronaca da Messina e dintorni, Mondo News
Entra nel vivo il processo sui concorsi pilotati e la gestione dei fondi di ricerca alla facoltà di
Veterinaria. Oggi gli imputati eccellenti, il rettore Franco Tomasello e l’ex preside di facoltà,
Battesimo Consolato Macrì, hanno chiesto di essere giudicati da altri giudici. Si annuncia serrato il
confronto tra accusa e difesa, al processo, cominciato da poco, che vede alla sbarra il rettore dell’ateneo
peloritano, Franco Tomasello, l’ex preside della Facoltà di Veterinaria, Battesimo Consolato Macrì, e l’intero
consiglio di facoltà in carica tra il 2006 e 2007. All’udienza scorsa i legali del Magnifico, gli avvocati Nino
Favazzo e Carmelo Scillia, avevano chiesto ed ottenuto lo stralcio della posizione del loro assistito per legittimo
impedimento. Oggi i difensori hanno avanzato una doppia mossa: richiesta di ricusazione di due dei componenti
del collegio giudicante, la I sezione penale del Tribunale, e, nelle more, richiesta di sospensione. Analoga
richiesta di ricusazione presentata dai legali di Macrì. Secondo gli avvocati, due dei giudici, il presidente
Mangano ed un altro componente, non potrebbero giudicare il rettore perché si sono già espressi su
di lui in precedenza: erano i componenti del Tribunale della libertà che ha rigettato la richiesta di
revoca della sospensione per due mesi di Tomasello, decisa dal Gip nell’ambito di un’altra inchiesta
sull’ateneo, quella sul concorso a Medicina del Lavoro, pilotato a favore dell’ex preside del consiglio
comunale Umberto Bonanno.Dopo circa un’ora di camera di consiglio, la Corte ha rigettato la richiesta di
sospensione. In attesa che la Corte d’appello decida sulla richiesta di ricusazione, quindi, il processo va avanti.
Fonte: normanno.it
http://www.enricodigiacomo.org/2009/07/messina-e-la-sua-universita-degli-scandali-processoveterinaria-no-alla-ricusazione-dei-giudici-chiesta-da-tomasello/
25LUG2009
MESSINA E LA SUA UNIVERSITA’ DEGLI SCANDALI: PROCESSO
VETERINARIA, NO ALLA RICUSAZIONE DEI GIUDICI CHIESTA DAL
RETTORE TOMASELLO
Postato da Enrico Di Giacomo
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Mondo News
Non ci sono profili di incompatibilità per i giudici che si occupano del processo al rettore
dell’Università di Messina, Franco Tomasello, ed all’ex preside della facoltà di Veterinaria, Battesimo
Macrì, imputati per i concorsi pilotati in Facoltà. Lo ha deciso la corte d’appello, rigettando l’istanza
di ricusazione. I legali annunciano il ricorso in Cassazione. Nuova tappa del serrato confronto tra accusa
e difesa, che ha caratterizzato il processo già dalle primissime battute. La Corte d’appello di Messina
(presidente Nicolò Fazio) hanno rigettato le richieste di ricusazione presentate nei giorni scorsi dal rettore
Franco Tomasello e dall’ex preside della facoltà di Veterinaria, Battesimo Macrì, nei confronti di due dei tre
giudici, cioèil presidente Caterina Mangano e la latere Daniela Urbani, componenti il collegio giudicante
del processo “Veterinaria”. Va avanti quindi, con il medesimo collegio che l’ha aperto, il dibattimento per
Tomasello e Macrì e altri 21 imputati coinvolti nell’inchiesta delle Fiamme Gialle sui concorsi pilotati alla Facoltà
dell’Annunziata e la gestione dei fondi del progetto di ricerca “Lipin”, alle prime battuite. Il processo riprende il
prossimo 22 settembre. La Corte d’Appello ha ritenuto sussistenti i profili di incompatibilità evidenziati dai legali
- gli avvocati Nino Favazzo e Carmelo Scillia per Tomasello e Laura Autru Ryolo per Macrì. Incompatibilità
basata sul fatto che i due giudici si erano già occupati del Rettore, come componenti del Tribunale della libertà
che riesaminarono, confermandola, la sospensione per due mesi di Tomasello per il concorso a Medicina del
Lavoro, pilotato a favore dell’ex presidente del consiglio comunale Umberto Bonanno. Inchiesta, questa, ancora
in corso. Nessuna sorpresa per i difensori, che hanno già annunciato il ricorso per Cassazione contro il
provvedimento: “che si pone in linea con i precedenti della Corte di Appello di Messina: “a memoria dei
difensori non si è mai registrato l’accoglimento di una sola istanza di ricusazione”. da normanno.it
http://www.enricodigiacomo.org/2009/09/concorsopoli-alluniversita-di-messina-processoveterinaria-parla-laccusatore-il-prof-cucinotta-accusa-lex-preside-macri-ma-non-solo/
23SET2009
CONCORSOPOLI ALL’UNIVERSITA’ DI MESSINA: PROCESSO
VETERINARIA, PARLA L’ACCUSATORE. IL PROF. CUCINOTTA
ACCUSA L’EX PRESIDE MACRI’. MA NON SOLO…
Postato da Enrico Di Giacomo
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Mondo News
Sul banco dei testimoni al processo per i concorsi pilotati alla facoltà di Veterinaria si è seduto oggi
il professore Giuseppe Cucinotta. Aveva dato il via all’inchiesta sfociata nell’arresto dei vertici di
facoltà e nella sospensione del rettore Franco Tomasello, denunciando le pressioni dell’ex preside
Macrì. Il suo racconto. Entra nel vivo il processo al rettore Franco Tomasello, gli ex presidi di Veterinaria,
Battesimo Macrì e Giovanni Germanà ed alti 20 imputati, docenti della stessa facoltà, alla sbarra per i concorsi
pilotati alla facoltà dell’Annunziata. Oggi pomeriggio davanti i giudici della I sezione penale (presidente Caterina
Mangano) ha preso il via l’audizione dei testimoni, con l’esame da parte del pm Antonino Nastasi del teste
chiave, cioè il professore Giuseppe Cucinotta. Proprio la denuncia del decente di Medicina Veterinaria ha dato il
via all’inchiesta sfociata nella sospensione di Tomasello e nell’arresto di Macrì e altri 4 tra docenti e funzionari
d’ateneo, nel luglio 2007. Cucinotta, che ha ripercorso in aula, deponendo per circa 2 ore, la sostanza
delle sue accuse, ha denunciato di aver subito presssioni da parte dell’allora preside Battesimo
Macrì, attraverso altri docenti, perché il concorso per docente associato della clinica da lui diretta,
bandito nel 2005, andasse a Francesco Macrì, figlio del preside. Cucinotta ricostruito i due travagliati
anni che hanno dilaniato la facoltà di Veterinaria: l’iter del concorso, il clima pesante che si era creato intorno a
lui, le difficoltà incontrate, una volta che si era rifiutato di essere accomodante con la richiesta, anche per
espletare le normali attività didattiche, infine i messaggi “intimidatori” fattigli recapitare attraverso i colleghi.
Cucinotta ha ricordato di aver richiesto il posto di docente nel 2004, bandito poi nel 2005, e che presiedeva la
commissione esaminatrice. Da subito l’allora preside gli aveva fatto capire che il posto interessava al figlio e da
subito - racconta Cucinotta - era circolata in facoltà la voce che quel posto era di Macrì jr. Cucinotta era per
questo andato a consultarsi col professore Caola “perché riferisse al preside di “contenere” il figlio, che andava
in giro a dire che quel posto era suo, mettendomi in difficoltà”. Di contro, proprio attraverso Caola prima e
attraverso Orazio Catarsini poi, Macrì aveva invece fatto capire che il concorso doveva andare al figlio a
qualunque costo. Catarsini, preside della facoltà per 21 anni, si era fatto latore anche delle richieste del Rettore
Tomasello, che avrebbe sostanzialmente appoggiato la volontà di Macrì. Questa la sostanza delle accuse,
ribadite da Cucinotta e messe nero su bianco dalla magistratura. Il concorso vide poi il figlio di Macrì
classificarsi come unico non idoneo. Passarono invece gli altri due ricercatori, Fillippo Spadola e Simona Citi. La
seconda fu chiamata dall’università di Pisa. Il primo riuscì a far valere le sue ragioni soltanto due anni dopo. Il
concorso infatti fu prima “sospeso” dal Rettore, che incaricò un pool di “saggi” di dirimere la faccenda, tra i
quali il professore Tommasini, condannato in abbreviato e in attesa di processo d’appello, poi si rivolse
all’Avvocatura dello Stato. Intanto Francesco Macrì si rivolse alla giustizia amministrativa. Solo poco dopo gli
arresti il Consiglio di Facoltà deliberò però la chiamata di Spadola. “Mi fu detto che mi avrebbero tagliato le
gambe, che sarei rimasto senza protezione - ha raccontato Cucinotta ai giudici - mi sentivo sempre più solo e
subito dopo il concorso si moltiplicarono le difficoltà: la clinica fu trasferita in un sito meno agevole, diventarono
difficili anche le attività didattiche, mi fu detto che non mi avrebbero approvato un progetto”. Cucinotta ha
raccontato anche che i rapporti col rettore si erano fatti tesi: “Incontrai la dottoressa Grasso, e in quel caso ho
ubbidito - ha detto il docente, riferendosi alla moglie del rettore - mi disse di non farmi più vedere al Rettorato”.
Prossima udienza il 29 settembre per il controesame di Cucinotta, da parte degli avvocati difensori. da
normanno.it
http://www.enricodigiacomo.org/2009/09/la-clamorosa-inchiesta-su-concorsopoli-a-messina-latestimonianza-al-processo-del-prof-cucinotta/
SET2009
LA CLAMOROSA INCHIESTA SU CONCORSOPOLI
ALL’UNIVERSITA’ DI MESSINA: LA TESTIMONIANZA AL
PROCESSO DEL PROF. CUCINOTTA. LE RITORSIONI RICEVUTE E
L’ISOLAMENTO, ‘MI HANNO LASCIATO SOLO’
Postato da Enrico Di Giacomo
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Mondo News
«Pippo, mi raccomando tieni conto di Francesco… io sono vicino al magnifico». Cominciarono così i
«tempi duri» del prof. Giuseppe Cucinotta, e poi i guai giudiziari per parecchie altre persone tra
docenti e ricercatori del nostro ateneo, sfociati nella clamorosa inchiesta sulla facoltà di Veterinaria
dopo le sue denunce. Alle quattro del pomeriggio di ieri sulla sedia dei testimoni, davanti alla prima
sezione penale del Tribunale presieduta dal giudice Katia Mangano, proprio il prof. Cucinotta, con
accanto il suo rappresentante di parte civile, l’avvocato Giuseppe Carrabba, ha ripercorso in un’aula
di giustizia per oltre due ore tutta la vicenda personale, che lo portò a denunciare le pressioni subite
per favorire il figlio dell’allora preside della facoltà di Veterinaria, Battesimo Macrì, nel concorso
bandito per coprire un posto di associato nel suo insegnamento, la cattedra di Clinica chirurgica. E in
pratica ha confermato in aula tutto quello che disse in sede di indagini preliminari. Tra le prime
domande la mossa dell’accusa per prevenire quello che farà la difesa nel corso del contro esame (è
stato già fissato per il 29 settembre), vale a dire quella relativa ai rapporti avuti dal prof. Cucinotta
con un’assistente di facoltà. Risposta secca: «… è stata la mia compagna». Tra le pieghe di una
lunga deposizione, rispondendo alle domande del pm Antonino Nastasi, il magistrato che ha seguito
sin dall’inizio le indagini, il docente ha raccontato con molta calma la sua storia, cominciando dalla
fine del 2004, da quando cioé si iniziò a parlare di incrementare l’organico dei docenti della sua
disciplina, poiché già in quel periodo «sono venuti meno i docenti e sono aumentate le esigenze
della facoltà». Fu allora, dopo che venne deciso l’incremento dei docenti – prima con un posto di
ricercatore, poi con uno da associato –, che ci fu il primo incontro Macrì-Cucinotta, nel corso del
quale il primo disse a Cucinotta: «Pippo, tieni conto di mio figlio Francesco, ma io non ho dato peso
e non ho neanche risposto». Poi ci furono altri incontri e altre «pressioni» («ha ribadito “mi
raccomando, tieni conto di Francesco”»), in un crescendo che secondo la ricostruzione raggiunse
livelli ben definiti, che fecero del prof. Cucinotta un uomo isolato: «in realtà mi sono visto perduto,
mi sono sentito totalmente solo», del resto «mi dissero che per me sarebbero arrivati tempi duri».
La situazione – ha spiegato il prof. Cucinotta rispondendo alle domande del pm Nastasi –, peggiorò
«a metà maggio del 2005», vale a dire dopo la pubblicazione del bando per il posto di associato
«perché ho saputo che il dott. Macrì (il figlio del preside, n.d.r.) era poco riservato, andava dicendo
in giro del suo caso… lui diceva che quel posto era suo… io mi sono trovato in difficoltà rispetto a
queste esternazioni». Fu così che il prof. Cucinotta si rivolse al suo buon amico, il prof. Caola («mi
legano a lui rapporti di stima e amicizia reciproca»), e in qualche modo gli disse di riferire al preside
Macrì «… di richiamare il figlio». Il successivo incontro con il prof. Caola fu dai noti più cupi: «… mi
disse che Macrì era molto arrabbiato, il concorso lo deve vincere Francesco o mi avrebbe tagliato le
gambe» (una frase che Caola ebbe solo il compito di riportare su espressa richiesta del preside
Macrì). Come interpretò tutto questo il prof. Cucinotta: «… in quel momento mi sembrava una
minaccia». Ci furono poi altri incontri con il prof. Caola, sempre dello stesso tenore (… «mi dissero
che per me ci sarebbero stati tempi duri…»). Poi il prof. Cucinotta ha ripercorso i suoi contatti con
l’altro “messaggero”, questa volta secondo la ricostruzione inviato dal rettore Franco Tomasello,
vale a dire l’ex preside di Veterinaria, il prof. Orazio Catarsini. Ha raccontato per esempio di quando
l’ex preside gli chiese un colloquio urgente mentre era in commissione d’esame per valutare i tre
candidati – tra cui il figlio di Macrì –, che si erano presentati per il posto di associato (altri tre si
erano già ritirati prima): «… era agitato, quasi gli tremavano le mani, non era lui, mi disse “sta per
scoppiare una bomba, io faccio solo il messaggero”», e gli chiese a nome del rettore di «… mandare
in bianco il concorso», e poi disse «che nei miei confronti si sarebbe aperta un’inchiesta della
magistratura» per i rapporti con una docente della stessa facoltà. Anche in questo caso il prof.
Cucinotta “tenne duro”: «… io ho detto di riferire al rettore che il concorso avrebbe avuto il suo
corso regolare… io ho capito che (il prof. Catarsini, n.d.r.) in quel momento ha condiviso la mia
decisione, l’ho capito da come mi ha stretto la mano». Altro passaggio emblematico della
deposizione quello legato ad alcuni episodi “di contorno” accaduti in facoltà dopo il “gran rifiuto”
del prof. Cucinotta. Eccoli. Prima le ritorsioni sullo Stabulario di via Don Blasco dove il docente
teneva gli animali che servivano per le esercitazioni: «… un giorno mentre un mio allievo stava
facendo una lezione con circa cento studenti, è venuto un giardiniere e ha rimosso una rete… gli
animali un po’ si sono adombrati». Poi gli animali vennero trasferiti tutti in un’altra sede, a Larderia
(«sono stato costretto a lasciarlo») e cosa successe?: «Questi animali sono morti tutti, perché non
erano abituati a quel tipo di stabulazione… sotto il sole e in uno spazio ristretto». Ma ci fu dell’altro.
Ha raccontato il prof. Cucinotta che una sera di ritorno da un viaggio d’istruzione con i suoi studenti
tutti si resero conto che «la clinica era stata svaligiata totalmente di tutto il materiale didattico e
scientifico», e in un’altra occasione «… nottetempo ignoti hanno manomesso il collettore delle
acque nere… avevano messo un tappo», e quindi si può immaginare cosa successe nei locali che
frequentavano il prof. Cucinotta e i suoi allievi. Nel suo racconto il docente ha anche fatto
riferimento alla sua situazione attuale in facoltà. Ecco il quadro: «Ci sono docenti che tuttora non mi
salutano neanche, altri che mi guardano timidamente». La deposizione del docente ieri è andata
avanti sino alle 18,30 circa, poi tutto è stato aggiornato al 29 settembre prossimo, quando ci sarà
spazio per il controesame dei difensori. E sarà un’altra udienza “calda”. Nuccio Anselmo - GDS
http://www.enricodigiacomo.org/2009/09/messina-scandalo-alla-facolta-di-veterinaria-luniversitadi-messina-condannata-ad-un-maxi-risarcimento-il-22-settembre-del-rettore-tomasello/
6SET2009
MESSINA, SCANDALO ALLA FACOLTA’ DI VETERINARIA:
L’UNIVERSITA’ DI MESSINA CONDANNATA AD UN MAXI
RISARCIMENTO. IL ‘22 SETTEMBRE’ DEL RETTORE TOMASELLO
Postato da Enrico Di Giacomo
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Inchieste
NON AVEVA ANCORA FINITO DI INCASSARE LE ACCUSE RIBADITE NELL’AULA DEL TRIBUNALE DI MESSINA
DAL
DOCENTE
PIPPO
CUCINOTTA,
CHE
DA
CATANIA,
DALLA
SEGRETERIA
DEL
TRIBUNALE
AMMINISTRATIVO, E’ ARRIVATA UNA NUOVA DOCCIA FREDDA PER IL RETTORE DI MESSINA. IL 22
SETTEMBRE 2009 NON E’ STATA UNA GIORNATA POSITIVA PER FRANCO TOMASELLO (nella foto Di
Giacomo). MENTRE L’ORDINARIO DI CLINICA CHIRURGICA DELLA fACOLTà DI MEDICINA VETERINARIA
RACCONTAVA DELLE PRESSIONI SUBITE DAL RETTORE CHE AVREBBE VOLUTO CHE UN CONCORSO PER
ASSOCIATO ANDASSE A FRANCESCO MACRI’, FIGLIO DIBATTESIMO, NEL 2006, ALL’EPOCA DEI FATTI SUO
PRORETTORE, A CATANIA VENIVA PUBBLICATA UNA SENTENZA CHE METTE IL DITO NELLA PIAGA DI
UN CONCORSO FINITO ALL’ATTENZIONE DELLA MAGISTRATURA PENALE. IL TAR HA CONDANNATO
L’UNIVERSITA’ A RISARCIRE A FILIPPO SPADOLA, IL CANDIDATO CHE DAL CONCORSO ERA USCITO
VINCENTE MA ERA STATO COSTRETTO A RIVOLGERSI AL GIUDICE AMMINISTRATIVO PER OTTENERE
IL POSTO, I DANNI SUBITI: OLTRE 70 MILA EURO, IL VALORE CIOE’ DEGLI EMOLUMENTI
COMPLESSIVI CHE AVREBBE PERCEPITO DAL MOMENTO IN CUI AVEVA DIRITTO AD ESSERE
CHIAMATO IN SERVIZIO A QUELLO IN CUI E’ STATO RECLUTATO. IL RETTORE TOMASELLO, OLTRE A
DOVER RISPONDERE PER LE PRESSIONI DI TENTATA CONCUSSIONE DINANZI AL TRIBUNALE DEVE
DIFENDERSI, IN CONCORSO CON ALTRI DOCENTI DELLA FACOLTA’ DI VETERINARIA, DAL REATO DI ABUSO
D’UFFICIO, CHE SANZIONA CHI VIOLA LA LEGGE PER FAVORIRE O DANNEGGIARE ALCUNO: DOPO IL
CONCORSO INFATTI, IL RETTORE, CONSIGLIATO DAL DELEGATO PER LE QUESTIONI GIURIDICHE RAFFAELE
TOMMASINI, GIA’ CONDANNATO IN PRIMO GRADO IN ABBREVIATO AD UN ANNO, INSIEME AI DOCENTI DI
VETERINARIA SI PRODIGARONO, ATTRAVERSO UNA SERIE DI ATTI, PER NON CHIAMARLO IN SERVIZIO. COME
AZIONE DI RITORSIONE. IL TAR DI CATANIA, NEL CONDANNARE L’UNIVERSITA’ AL RISARCIMENTO DEL
DANNO, HA STABILITO CHE ‘GLI ATTI EMESSI DALL’AMMINISTRAZIONE SONO TUTTI ILLEGITTIMI’. UNA
PRONUNCIA CHE PUNTELLA L’IMPIANNTO ACCUSATORIO COSTRUITO DAL SOSTITUTO DELLA PROCURA DI
MESSINA, ANTONINO NASTASI. FILIPPO SPADOLA, ASSISTITO DAL LEGALE CARMELO BRIGUGLIO,
OTTENNE LA CHIAMATA SOLO IL GIORNO PRIMA CHE IL COMMISSARIO AD ACTA, INDIVITUATO NELLA
PERSONA DEL QUESTORE DEL TAR, SI INSEDIASSE, DOPO CHE UNA PRIMA PRONUNCIA DEL TRIBUNALE, CHE
AVEVA OBBLIGATO AD ASSUMERLO, FU DISATTESA. A RISARCIRE FILIPPO SPADOLA DOVRA’ ESSERE
L’UNIVERSITA’, MA L’ORGANO DI GIUSTIZIA AMMINISTRATIVA NELLA SUA SENTENZA HA GIA’ POSTO LE BASI
DI UNA RESPONSABILITA’ CONTABILE A CARICO DI CIASCUN DOCENTE ACCUSATO DI ABUSO D’UFFICIO:
‘APPARE
EVIDENTE
CHE
LA
RESPONSABILITA’
DELL’AMMINISTRAZIONE
NASCA
NON
SOLO
DALLA
ILLEGITTIMITA’ DI TUTTI MA ANCHE DALLA CIRCOSTANZA CHE L’UNIVERSITA’ CON COSCIENZA ED IN
ASSSENZA DI GIUSTIFICAZIONE, NON SI SIA CONFORMATA ALL’ORDINE DI ASSUNZIONE DATO DAL GIUDICE
AMMINISTRATIVO CON UNA PRECEDENTE PRONUNCIA’. MICHELE SCHINELLA DA CENTONOVE DEL 25-09-09
http://www.enricodigiacomo.org/2009/09/concorsopoli-alluniversita-di-messina-adesso-chiamata-arisarcire-il-prof-spadola-per-il-tar-%C2%ABil-consiglio-di-facolta-supero-le-propriecompetenze%C2%BB/
27SET2009
Concorsopoli all’Università di Messina, adesso chiamata a risarcire
il prof. Spadola: Per il Tar «Il Consiglio di facoltà superò le proprie
competenze»
Postato da Enrico Di Giacomo
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Mondo News
L’Università degli studi di Messina è stata condannata dal Tar di Catania a pagare il risarcimento del
danno in favore del dott. Filippo Spadola. La sentenza, arrivata lo scorso 21 settembre, ha come
oggetto l’ormai famoso concorso per un posto di professore associato alla facoltà di Veterinaria, per
cui è peraltro in corso anche il processo che vede tra i tanti imputati anche il rettore Tomasello.
Spadola aveva fatto ricorso al tribunale amministrativo di Catania chiedendo l’annullamento di
alcune delibere del Consiglio di facoltà e il risarcimento del danno per la mancata chiamata a
ricoprire il posto di professore associato dalla data in cui ne aveva diritto. E il Tar ha dato ragione al
ricorrente. Il Consiglio di facoltà, infatti non «si sarebbe potuto esimere dal nominare Spadola per
l’assegnazione del posto messo a concorso» come invece ha fatto. Spadola era, infatti, arrivato al
secondo posto, dietro un’altra candidata che era però stata chiamata in ruolo presso l’Università di
Pisa. Il Consiglio aveva, però, deciso di non chiamare Spadola perchè la sua figura non rispondeva
più «alle specifiche esigenze didattiche e scientifiche, che avevano indotto la facoltà a bandire il
posto di ruolo». Secondo il Tar il Consiglio di facoltà, superando i limiti della propria competenza
«ha espresso giudizi di merito, con riguardo ai titoli, le pubblicazioni, il curriculum del prof.
Spadola, valutazioni, queste, riservate in via esclusiva alla Commissione giudicatrice ed ha rimesso
in discussione il giudizio finale positivo espresso dalla Commissione, con la conseguenza che il prof.
Spadola, pur essendo stato ritenuto dalla Commissione idoneo, proprio per il posto di professore
associato messo a concorso dall’Università, si è visto giudicare nuovamente, a prova superata, e con
esito diverso da un organo a tal fine incompetente». Spadola era stato chiamato, poi, a ricoprire
quell’incarico, ma solo il 3 agosto del 2007 a seguito di un’ordinanza cautelare del Tar a cui Spadola
si era già rivolto in un primo tempo. Il Tribunale ha però condannato l’università di Messina «a
corrispondere al prof. Spadola le somme pari alla retribuzione mensile al medesimo dovuta per il
posto che il professionista avrebbe dovuto ab initio ricoprire dal sessantesimo giorno successivo al
22 maggio 2006 sino all’immissione in servizio, come detta avvenuta solo il 3 agosto 2007 con
detrazione delle retribuzioni eventualmente corrisposte per qualifica diversa. Su tali emolumenti,
dovuti e non corrisposti, andranno poi quantificati i relativi trattamenti accessori (a titolo
meramente esemplificativo: tfr, ferie, malattie), anche di tipo assistenziale e/o previdenziale con
correlata ricostruzioni della carriera del docente». Una sentenza arrivata, peraltro, un giorno prima
di un altro passaggio chiave riguardante la vicenda, anche se su un altro fronte, ovvero la
testimonianza del prof. Cucinotta che martedì, davanti alla prima sezione penale del Tribunale
presieduta dal giudice Katia Mangano, ha ripercorso in un’aula di giustizia per oltre due ore tutta la
vicenda personale, che lo portò a denunciare le pressioni subite, secondo l’accusa, per favorire il
figlio dell’allora preside della facoltà di Veterinaria, Battesimo Macrì, nel concorso bandito per
coprire un posto di associato nel suo insegnamento, la cattedra di Clinica chirurgica. (m.c.)
http://www.enricodigiacomo.org/2009/09/le-clamorose-accuse-del-professore-cucinotta-alprocesso-contro-il-rettore-tomasello-22-docenti-il-professore-accusa-i-baroni-di-messina-quelconcorso-doveva-saltare/
30SET2009
LE CLAMOROSE ACCUSE DEL PROFESSORE CUCINOTTA AL
PROCESSO CONTRO IL RETTORE TOMASELLO + 22 DOCENTI: IL
PROFESSORE ACCUSA I BARONI DI MESSINA, ‘QUEL
CONCORSO DOVEVA SALTARE’
Postato da Enrico Di Giacomo
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Inchieste
MESSINA - «Non sono abituato a trovarmi davanti giudici e avvocati, tutt´al più studenti e animali».
Nell´aula A del palazzo di giustizia di Messina, il professore Giuseppe Cucinotta parla davanti ad un
muro di penalisti che hanno studiato una settimana per metterlo in difficoltà. Dietro di loro, il
parterre è stipato di suoi colleghi, dal ghigno beffardo, che commentano continuamente sottovoce le
sue affermazioni con sarcasmo: «Che attore, che attore». La solitudine del principale teste d´accusa del
processo per lo scandalo del concorso truccato alla facoltà di Veterinaria, solo uno dei capi d´imputazione per il
rettore Franco Tomasello, si tocca con mano alla pausa ordinata dalla severissima presidente della prima
sezione del tribunale Katia Mangano. Giacca nera, camicia amaranto con fazzolettino in tinta, Cucinotta, che è
ordinario di Clinica chirurgica a Veterinaria, sta in disparte. Nessuno dei colleghi gli rivolge la parola. «Non è
cambiato niente, da allora - dice - anzi, la situazione è peggiorata. Mi hanno assolutamente isolato.
E meno male che sono andato in Procura a denunciare, altrimenti chissà cosa mi sarebbe successo.
Non so davvero come facciano i miei colleghi, come non si vergognino». Molti dei colleghi di cui parla
ora si ritrovano sul banco degli imputati, 22 in tutto, accusati a vario titolo di reati che vanno dalla concussione
all´abuso d´ufficio, dal falso alla truffa per la gestione di alcuni fondi. Uno spaccato davvero “istruttivo” di
quella palude che è l´Università messinese, da anni e anni ormai al centro di inchieste di ogni genere, dove
mafiosi e “baroni” si dividono la gestione di quello che resta un grande centro di potere. Minacce, intimidazioni
e persino lo stop a progetti scientifici già approvati dal Ministero con tanto di fondi girati all´Università, come i
480 milioni di euro per realizzare il centro sperimentale di Chirurgia, finito nel nulla. L´incubo nel quale il
professore Cucinotta si è ritrovato nel 2005 è cominciato subito dopo la sua nomina a membro interno della
commissione del concorso per professore associato al quale partecipava un ricercatore “speciale” del
dipartimento:Francesco Macrì, figlio dell´ex preside della facoltà e prorettore all´epoca dei fatti,
Battesimo Macrì. «Ricordati di mio figlio», furono le uniche parole che Macrì rivolse a Cucinotta
ancor prima della nomina della commissione. Poi una pioggia di minacce e intimidazioni portategli da
svariati colleghi: «Attento, ti tagliano le gambe», «Non avrai più protezione», «Per te sono in arrivo tempi
duri», «La magistratura aprirà un´inchiesta su di te», fino al messaggio ultimativo, arrivato a Cucinotta tra una
prova e l´altra e portatogli da quello che era il suo maestro, il professore Orazio Catarsini, anch´egli ex preside
di Veterinaria. «Catarsini mi venne a cercare nella sala in cui era riunita la commissione - ha raccontato ieri in
aula Cucinotta, rispondendo alle domande dei difensori degli imputati - e mi disse di essere stato convocato dal
rettore Tomasello: “Sta per scoppiare una bomba - furono le parole di Catarsini - il rettore mi ha detto di dirti
che il concorso deve andare in bianco”. Come dire che nessuno doveva risultare idoneo e tutto sarebbe stato
annullato». Era gennaio 2006 e le prime due prove per Francesco Macrì, il candidato raccomandato che da mesi
andava in giro all´Università dicendo ai quattro venti che quel posto di associato era suo, erano andate
abbastanza male, mentre i suoi concorrenti avevano già ottenuto un punteggio tale da risultare idonei. «Per far
andare in bianco il concorso - ha spiegato ieri Cucinotta - avrei dovuto dichiarare il falso, dare valutazioni non
rispondenti al vero. A quel punto ero davanti ad un bivio: o abbassare la testa o denunciare tutto. E sono
andato in Procura. In qualche modo dovevo anche tutelarmi». Ad ascoltare le accuse del teste-chiave, che ha
confermato in pieno quanto già dichiarato la scorsa udienza rispondendo alle domande del pm Antonio Nastasi,
in fondo all´aula c´è anche il professore Battesimo Macrì, il collega che aveva preteso che quel posto di
associato andasse al figlio che l´anno prima aveva già ottenuto il rinnovo del contratto di ricercatore e che, per
giunta, si era pure disimpegnato diradando la sua presenza e la sua attività al Dipartimento. E già prima che
venisse bandito il concorso, il preside aveva chiesto a Cucinotta un attestato di frequenza per il figlio. «I guai
cominciarono lì - ha ricordato ieri l´ordinario di Chirurgia - avrei dovuto capirlo. Quell´attestato non lo firmai
mai». Alla fine, il concorso lo vinse uno degli allievi migliori di Cucinotta, Filippo Spadola, ma Macrì
presentò immediatamente un esposto in Procura paventando irregolarità e costringendo il rettore a
non firmare gli atti del concorso e a chiedere chiarimenti alla commissione. Un atto dovuto, secondo il
suo difensore, anche se Cucinotta lo interpreta come un modo di danneggiare il vincitore al quale, per altro,
qualche tempo prima, era stato fatto sapere che era il caso che si dimettesse da un altro posto vinto, quello in
una scuola di specializzazione. «In 40 anni di carriera, non ho mai visto niente del genere per un concorso»,
dice amaramente il professore che neanche gli studenti salutano più volentieri. «Se al posto mio ci fosse stato
un altro con le spalle meno forti, avrebbero fatto quello che volevano». ALESSANDRA ZINITI - LA REPUBBLICA
DI PALERMO
http://www.enricodigiacomo.org/2009/10/linchiesta-messina-fondazione-degli-sprechi-la-strutturamai-realizzata-ha-distribuito-stipendi-consulenze-d%E2%80%99oro-e-indennita-ecco-chi-ci-haguadagnato-a-cominciare-dal-rettore-dell/
13OTT2009
L’INCHIESTA - MESSINA, FONDAZIONE DEGLI SPRECHI: La
struttura, mai realizzata, ha distribuito stipendi, consulenze d’oro e
indennità. Ecco chi ci ha guadagnato. A cominciare dal rettore
dell’Università di Messina
Postato da Enrico Di Giacomo
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Inchieste
Era nata nel 2004 per gestire il centro oncologico regionale di eccellenza. Che però non cʼera. E non
cʼè neanche adesso: i lavori per la costruzione appaltati dallʼazienda ospedaliera Papardo pur
iniziati a febbraio del 2006 sono ancora molto lontani dal concludersi. La Fondazione “Saverio
Dʼaquino” ha, però, nel frattempo distribuito indennità di carica e gettoni di presenza ai membri
del Consiglio di amministrazione: il rettore dellʼUniversità di Messina, Franco Tomasello, Anna
Manasseri, dipendente dellʼAusl 5 e moglie di Vincenzino Leanza, in passato presidente della
Regione, Salvatore Furnari ex direttore generale dellʼAusl 5 e Giuseppe Parisi, ex direttore del
Papardo. Ma non sono mancati compensi a vari consulenti: tra questi Santi Ruggeri, medico in
pensione
molto
vicino
al
rettore
e
Carmen
Bonfiglio,
segretaria
di
questʼultimo.
Cinquecentosettantamila euro trasferiti dalla Regione alla Fondazione per le spese correnti andati in
fumo prima che la legge regionale di riordino del Servizio sanitario prendesse atto del fallimento e
ne disponesse lo scioglimento. Il rettore Tomasello, presidente del Cda, di spiegare lʼuso che si è fatto del
denaro pubblico, nonostante i ripetuti tentativi di un colloquio, non ha avuto voglia. «Il rettore la riceverà
sicuramente», aveva assicurato la sua segretaria. «Non vedo che difficoltà possa avere», ha pure aggiunto. I
CONTI IN TASCA - Tra il 2005 e il 2006 il rettore ha alimentato il suo stipendio di docente
universitario a tempo pieno e medico con 4 mila euro al mese. Tre mila euro, invece, sono andati ad
Anna Manasseri. Quasi 2mila a testa se li sono messi in tasca Parisi e Furnari. Santi Ruggeri, lʼuomo
del rettore, era stato investito del compito di “Coordinatore del comitato tecnico e degli aspetti organizzativi di
avvio della Fondazione”: a lui sono andati 2500 euro al mese, 30mila euro allʼanno. Lʼ attività di Ruggeri
si è svolta per un lungo periodo in un ufficio del Papardo e si è giovata dellʼ assistenza amministrativa
di Giuseppina Italiano, dipendente del Papardo che però lavorava per la Fondazione: il direttore generale del
Papardo,Gaetano Sirna, non appena insediato a gennaio 2006, ne ha ordinato il ritorno alle incombenze per
cui era pagata. Il rettore Tomasello come segretario verbalizzante del Cda ha voluto la sua fidata segretaria
allʼUniversità Carmen Bonfiglio, moglie di Oreste La Torre, legale e figlio dellʼex presidente del Tribunale
di Messina, Antonino. Ma la Fondazione si è giovata anche di un consulente amministrativo: Francesco
Bertino, che ha percepito quasi 2 mila euro al mese. La stessa somma di Roberto De Natale, consulente
fiscale con il compito di contabilizzare le uscite fatte di consulenze ed indennità. INCOMPATIBILITAʼ - Il
rettore ha incassato i 4mila euro al mese benchè la legge che regola lo status di docente vieta a quello a tempo
pieno “lʼassunzione di qualsiasi incarico retribuito salve le attività svolte per enti pubblici ma solo se prestati
come esperti del proprio campo disciplinare”. La legge prevede pure che il direttore generale di unʼazienda
sanitaria sia incompatibile con qualsiasi incarico retribuito. La Manasseri, invece, avrebbe dovuto chiedere, pena
la nullità e pesanti sanzioni per lʼente che lʼha designata (la Regione) la preventiva autorizzazione dʼente di
appartenenza, lʼausl 5. Che però non risulta lʼabbia mai ricevuta. A TUTTO CʼEʼ UN LIMITE - Il valzer dei
compensi subì un stretta nei primi mesi del 2007. Dalla Regione, impegnata nel Piano di rientro arrivarono
segnali che la bengodi non poteva continuare: il rubinetto dei trasferimenti fu serrato. I messaggi li colsero i 3
revisori dei contiMelo Martella, ricercatore dellʼUniversità, Franco Vermiglio, ordinario dello stesso ateneo
e Vincenzo Cangemi, insediatisi qualche settimana prima. Che diedero lʼesempio «Ci riducemmo il compenso
del 50%», spiega Martella. Il rettore e i componenti del Cda si accodarono e così i consulenti. I tre, ad aprile del
2008, quando bisogna riscuotere i compensi fecero un altro passo. «La Fondazione non svolgeva attività:
rinunciammo a quanto maturato», spiega Martella. Questa nuova sortita i membri del cda e i consulenti non la
imitarono. A più saggie determinazione giunse tempo dopo il rettore in quel periodo alle prese con
lʼincompatibilità di Dino Bramanti, docente e al tempo stesso direttore scientifico dellʼIrccs Neurolesi. Ma ad
ottobre 2008 quando il Governo regionale di Raffaele Lombardo annunciò lo scioglimento e chiuse del tutto il
rubinetto ha sbottato: «Da tempo la Regione non ci ha messo in condizioni di lavorare. Stavo meditando di
dimettermi, dopo avere chiesto di non percepire alcuna indennità». FANTASCIENZA - Eppure Tomasello il 22
maggio del 2007 aveva tentato con unʼoperazione mediatica di mostrare che si faceva sul serio: in una
kermesse tenuta nellʼaula magna dellʼAteneo, presentò il centro oncologico del futuro. «Da adesso in poi si fa
sul serio». Il prezioso apporto del consulente Ruggeri fu interrotto da Franceso Poli, manager di lungo corso
della sanità che fu nominato direttore generale della Fondazione con il compito di predisporre un progetto per
attrarre enti internazionali cui affidare il centro. Poli designato a settembre 2007 si insediò il primo gennaio
2008. Condensò il suo lavoro in un progetto rassegnato a novembre 2008, che senza una struttura rimane
irrealizzabile. Ha percepito il 50% del compenso che gli spettava rapportato a 10 mesi di lavoro: 50mila
euro. Michele Schinella - Centonove (02-10-09)
Prezzemolino Ruggeri - Ritratto dell’uomo di fiducia del Magnifico, asso pigliatutto degli incarichi
strategici
Da sindaco di Villafranca Tirrena (negli anni 70 e 80) a uomo di fiducia del rettore dellʼateneo di
Messina, Franco Tomasello. Passando per un incarico di primario di Pneumologia dellʼospedale
Margherita e poi del Papardo e da una militanza nel Grande oriente d’Italia. Santi Ruggeri era già in
pensione quando il rettore lo ha voluto, alla fine del 2004, come consulente della Fondazione
Saverio Dʼaquino. Ma la generosità del Magnifico non si è fermata qui. Nel 2005, Carmelo
Caratozzolo,
manager
prima
voluto
e
poi
cacciato
dal rettore Tomasello,
su
proposta
di
questʼultimo lo inserì nel Collegio tecnico, organo deputato alla verifica dellʼattività dei primari, e
quindi dello stesso Tomasello, primario di Neurochirurgia. A Ruggeri è stata destinato un ufficio
sulla cui porta cʼè ancora un targhetta con il suo nome. Ma Ruggeri non si è limitato a verificare i
primari: 2 impiegati sulla base dellle sue disposizioni distribuivano i pass per lʼaccesso al
Policlinico, luogo dove entravano tutti. Il compenso di 1500 euro al mese che gli era stato riservato
a Giuseppe Pecoraro, il direttore generale, nel momento in cui si è insediato ad aprile 2008 è parso
esagerato. Il manager palermitano lo ha confermato, comunque, alla presidenza del Collegio
tecnico. Ma gli ridusse della metà il compenso. Nel 2010, quando gli scadrà lʼincarico, se anche
andasse via, al Policlinico lascerebbe un erede. Il figlio Paolo nel 2005 ha vinto un concorso bandito
a
fine
2004
dallʼateneo
guidato
da
Tomasello
per
ricercatore
universitario
di
Malattie
dellʼapparato respiratorio, la stessa disciplina del padre. Il posto, Paolo se lʼè aggiudicato senza
concorrenza: nessuno degli studiosi italiani che cercano lavoro. Presidente della commissione è
stato Giuseppe Girbino, ordinario della stessa disciplina. Il suo maestro ha messo a verbale che “nei
lavori in collaborazione con il commissario Girbino lʼapporto del candidato è relativo a raccolta ed
elaborazione
dati,
raccolta e
revisione
bibliografica,
impostazione
dei sotto
capitoli”.
Una
precisazione che, tolti gli abstract, riguarda 6 lavori su 7. Anche se Girbino poi sottolinea
“lʼoriginalità della produzione scientifica” di Ruggeri. (M.S.)
http://www.enricodigiacomo.org/2009/10/concorsopoli-alluniversita-di-messina-il-processoveterinaria-ha-deposto-il-professor-spadola/
8OTT2009
CONCORSOPOLI ALL’UNIVERSITA’ DI MESSINA, IL PROCESSO:
Veterinaria, ha deposto il professor Spadola
Postato da Enrico Di Giacomo
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Mondo News
Altra udienza-chiave nella giornata di lunedì del processo sul concorso a Veterinaria e i fondi Lipin,
che vede imputati il rettore Franco Tomasello e altre 22 persone sui presunti concorsi truccati
all’Ateneo peloritano. Ha deposto, come teste del pm Antonino Nastasi, il professor Filippo Spadola,
vincitore del concorso di associato per Chirurgia veterinaria. Spadola è stato prima dottorando e poi
assegnista di ricerca nello stesso istituto nel quale è direttore il professor Giuseppe Cucinotta.
Quest’ultimo nell’udienza precedente aveva ammesso di aver avuto delle pressioni affinché a
vincere il concorso fosse il ricercatore Francesco Macrì, altro suo allievo, e figlio dell’allora preside
Battesimo. Spadola ha sostazialmente confermato quanto detto da Cucinotta, spiegando che
quest’ultimo «era membro interno della commissione e mi disse che nei giorni del concorso il
professor Catarsini si era recato da lui affermando che il rettore Francesco Tomasello voleva che il
concorso andasse in bianco». Spadola incalzato dai difensori ha sostenuto di non avere voluto
partecipare al concorso per ricercatore che si sarebbe svolto subito dopo, nonostante fosse sicuro di
vincere, temendo di non essere chiamato come associato a causa di un dichiarato contesto di
difficoltà economica.
http://www.enricodigiacomo.org/2009/11/parentopoli-bis-alluniversita-di-messina-il-figlio-deldocente-carmelo-migliardo-e-la-nipote-dei-professori-aldo-e-concetta-epasto-si-aggiudicano-gliultimi-posti-della-tornata-scandalo/
02NOV2009
PARENTOPOLI BIS ALL’UNIVERSITA’ DI MESSINA: IL FIGLIO DEL
DOCENTE CARMELO MIGLIARDO E LA NIPOTE DEI PROFESSORI
ALDO E CONCETTA EPASTO SI AGGIUDICANO GLI ULTIMI POSTI
DELLA ‘TORNATA SCANDALO’
Postato da Enrico Di Giacomo
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Inchieste
MESSINA - Portarli a termine è slato mollo dilficile: più volte i commissari eletti si sono dimessi ed è
stato necessario sostituirli. L’esito, però, è stato quello solito: figli e nipoti hanno ingrossato
l’organico dell’Università di Messina, intessuto di una fitta ragnatela di parentele. Erano gli ultimi due
concorsi per aggiudicarsi posti di ricercatore all’Ateneo nell’ambito di una tornata di 31, bandita a febbraio del
2008, nella quale 7 bandi avevano visto prevalere figli e nipoti. Uno, di Economia politica per la Facoltà di
Economia e commercio, è andato a Carlo Migliardo, figlio di un docente, Carmelo, ordinario nella
stessa disciplina e nella stessa facoltà guidata dal preside Luigi Ferlazzo Natoli. L’altro, diGeografia
Economia per la Facoltà di Scienze della Formazione del preside NinniPennisi, se l’è aggiudicato
Simona Epasto, laureata in Giurisprudenza, iscritta all’Ordine degli avvocati di Messina, nipote di due
docenti della stessa Facoltà, Concetta, ordinario di Pedagogia e Aldo, associato della stesa disciplina. Ma se gli
atti del primo concorso sono stati approvati dal rettore dell’Ateneo di Messina, Francesco Tomasello, quelli del
secondo ancora sono al vaglio del Magnifico e non sono stati resi pubblici. Carlo Migliardo non ha avuto difficoltà
a sbarazzarsi dei suoi due concorrenti: si sono, infatti, eliminati da soli. Hanno presentato la domanda, i titoli,
che sono stati valutati dalla commissione, ma alle prove scritte non si sono presentati. Se n’è rimasta a casa
anche Lara Gitto, allieva di Giuseppe Sobbrio, docente di Economia alla Facoltà di Giurisprudenza, benchè il suo
curriculum fosse stato valutato dalla commissione “più che buono” e ititoli “discreti anche se in alcun casi poco
congruenti con il settore scientifico disciplinare”. Al contrario di Migliardo, il nuovo ricercatore figlio d’arte, che
ha ottenuto dalla commissione un giudizio di “sufficienza” per il curriculum e i cui lavori “sono stati ritenuti
apprezzabili per quanto non abbiàno ancora trovato alcuna collocazione in riviste scientifiche”. Uno dei
commissari, Antonio Acconcia, che ha preso il posto del commissario eletto, è stato più esplicito: “Quanto alle
pubblicazioni, i Iavori valutabili sono due: uno a firma singola, è una versione evidentemente provvisoria e allo
stato non sufficiente; I’altro, a firma congiunta con due coautori, è sufficiente”. ll giudizio dei commissari non è
mutato nel corso delle prove scritte: “appena sufficiente” e “sufficiente”, le valutazioni collezionate. Ma
Migliardo, a quel punto, non aveva rivali. E ha così strappato la tanta sospirata idoneità. Nella stessa tornata,
l’Ateneo ha bandito un altro posto di ricercatore in Economia politica: destinato, questo, alla facoltà di Scienze
politiche. Le prove si sono tenute un anno prima di quelle del concorso che ha vinto, ma Carlo Migliardo non ha
neppure presentato la sua candidatura. Sarà, adesso, il più stretto collaboratore del padre, protagonista
tra il 2O02 e i 2005 di una prodigiosa scalata nel mondo accademico. Era stato per molti anni
ricercatore, poi di colpo ha vinto due concorsi: uno di associato e uno di ordinario. Migliardo è un cognome noto
nel mondo accademico messinese. ll fratello di Carmelo, Placido Migliardo, di recente scomparso era ordinario di
Fisica alla Facoltà di Scienze. La figlia di quest’ultimo, Federica, balzò agli onori della cronaca nazionale
denunciando di essere stata boicottata in un concorso per ricercatore di Fisica andato ad un così
detto “figlio di nessuno”, Andrea Mandanici. Fu lo stesso preside della Facoità di Scienze, Mario Gattuso ad
intervenire: “Mandanici meritava il posto”. ll posto di ricercatore di Geografia Economica andato ora a Simona
Epasto fu bandito dal Senato accademico a febbraio del 2008 in base ad una delibera del Consiglio di Facoltà di
Scienze della Formazione che fu adottata al termine di una riunione infuocata: secondo alcuni docenti, infatti, in
una facoltà che, come denuncia il preside Pennisi, “presenta nell’ateneo di Messina le più grosse carenze di
docenti in relazione al numero degli iscritti ed alcuni degli 8 corsi di laurea rischiano di dover essere chiusi”, la
Geografia - economica “non era - sostenevano questi docenti - tra le discipline che era necessario con più
urgenza coprire”. E’, infatti, una materia che figura in soli due corsi di laurea e alle eventuali necessità si
sarebbe potuto sopperire bon l’utilizzazione dei sei docenti (2 ordinari e 4 ricercatori) di Geografia, disciplina
affine. La maggioranza del Consiglio di facoltà la pensò diversamente grazie anche al sostegno che diede a
questa decisione il preside Pennisi. ll concorso è iniziato con il piede sbagliato, ed è proseguito peggio:
dapprima si è dimesso Edoardo Boria dell’Università La Sapienza di Roma e, successivamente, Luca Zarrilli,
associato dell’Università di Chieti, sostituiti rispettivamente Gianni Petino e da Oria Tallone. Simona Epasto,
prima di partecipare al concorso, all’attivo aveva un dottorato di ricerca in Geografia svolto nell’ambito del
Dipartimento di Scienze sociali ed economiche diretto dal preside di Economia, Luigi Ferlazzo Natoli. Sul
catalogo d’ateneo risulta una sola pubblicazione “Problemi di geografia culturare in Europea”, un articolo di
dodici pagine pubblicato sulla rivista Vega. Del curriculum, nulla è dato sapere: a quanto risulta, “non ha dato il
consenso alla pubblicazione”. MICHELE SCHINELLA - centonove del 30-10-09
http://www.enricodigiacomo.org/2009/11/universita-di-messina-e-il-rettore-tomasello-si-prolungadi-un-anno-il-mandato/
5NOV2009
UNIVERSITA’ DI MESSINA: E IL RETTORE TOMASELLO SI
PROLUNGA DI UN ANNO IL MANDATO…
Postato da Enrico Di Giacomo
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Mondo News
Il Senato Accademico e il Consiglio di Amministrazione dell’Università di Messina si occuperanno
nelle prossime sedute delle modifiche relative allo statuto. La proposta è stata presentata ieri nel
corso delle due riunioni. Tanti i passaggi nodali. A cominciare dalle modifiche degli articoli 9 e 11,
con la semplificazione delle procedure deliberative di Senato e Consiglio, attraverso il ricorso a
Commissioni dotate di poteri sia referenti che deliberanti. Novità di non poco conto. Così come
quanto previsto dall’art. 9 comma 11-ter, volto ad evitare doppioni di competenze tra Senato e CdA
con particolare riguardo agli atti normativi. Novità anche per ciò che concerne la proroga del
mandato in corso di espletamento. L’art. 57, comma 1, prevede che «allo scopo di ristabilire la
parità di trattamento tra coloro che, dopo aver espletato un mandato triennale, sono in atto preposti
per la seconda volta consecutiva a cariche elettive di durata quadriennale e coloro che potranno
essere chiamati a ricoprire le cariche stesse in seguito, il mandato dei primi è alla scadenza
prorogato di un anno». È il caso del rettore Tomasello, che arriverà così a otto anni, come previsto
peraltro dalla prossima riforma Gelmini. Intanto sabato, alle 10, nella Sala Senato, nel corso di una
conferenza stampa sarà presentata l’inaugurazione dell’Anno Accademico 2009/2010 che si terrà
sabato 21 novembre, nell’Aula Polifunzionale della Facoltà di Scienze al Papardo. La prolusione, che
verterà sul tema del dissesto idrogeologico, sarà pronunciata dal prof. Giancarlo Neri, docente della
Facoltà di Scienze dell’Ateneo peloritano. Ospiti della cerimonia saranno l’ambasciatore Ferdinando
Alberto Salleo, il prof. Pasquale Versace, docente presso l’Università della Calabria, e il prof. Eugene
H. Stanley, fisico statunitense e docente della Boston University, candidato al Premio Nobel per la
Fisica. Mauro Cucè - GDS
http://www.enricodigiacomo.org/2009/12/concorsopoli-alluniversita-di-messina-concorso-aveterinaria-sentito-il-prof-caola/
11DIC2009
CONCORSOPOLI ALL’UNIVERSITA’ DI MESSINA: CONCORSO A
VETERINARIA, SENTITO IL PROF. CAOLA
Postato da Enrico Di Giacomo
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Mondo News
Si è svolta ieri pomeriggio l’udienza del processo che vede imputati il rettore dell’Università
Francesco Tomasello e altre 22 persone nell’ambito dell’inchiesta sui presunti concorsi truccati
all’Ateneo peloritano. È stato sentito come teste del pm Antonino Nastasi, il magistrato che ha
condotto anche l’intera inchiesta, il professor Giovanni Caola che, secondo l’accusa, sarebbe una
delle persone che avrebbero riferito al professor Cucinotta, membro interno di una commissione per
un concorso per associato alla facoltà di Veterinaria di Messina, che i vertici dell’ateneo volevano
che a vincere il concorso fosse il figlio dell’ex preside di Veterinaria, Battesimo Macrì. Ieri il collegio
dei giudici della prima sezione penale del Tribunale presieduto da Katia Mangano ha anche
riunificato al troncone principale quello sui fondi regionali Lipin che riguarda i dipendenti
dell’Università Eugenio Capodicasa e Ivana Saccà. L’udienza è stata poi aggiornata al 17 dicembre
alle 15,30 per il controesame del prof. Caola da parte dei difensori degli imputati. Nella prossima
udienza inoltre, dopo l’unificazione dei processi il difensore di Capodicasa e Saccà, l’avvocato
Bonaventura Candido, potrà interrogare i testi sentiti in precedenza: i professori Giuseppe
Cucinotta, teste chiave dell’accusa e Filippo Spadola.
http://www.enricodigiacomo.org/2009/12/linchiesta-su-concorsopoli-alluniversita-di-messina-lafiglia-del-rettore-tomasello-vince-un-dottorato-di-ricerca-il-decreto-lo-firma-il-padre/
9DIC2009
L’INCHIESTA SU CONCORSOPOLI ALL’UNIVERSITA’ DI MESSINA:
LA FIGLIA DEL RETTORE TOMASELLO VINCE UN DOTTORATO DI
RICERCA. E IL DECRETO LO FIRMA IL PADRE…
Postato da Enrico Di Giacomo
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Inchieste
MESSINA - Niente di scandaloso. Nell’Università delle parentele. ll codice etico lo ha messo a punto
Antonio Ruggeri, il docente di Diritto costituzionale, quando già il figlio Stefano, da molti indicato
“di grande talento”, era già approdato nel novero dei colleghi: stessa facoltà, stesso dipartimento. ll
codice avrebbe dovuto evitare che padri e figli, mariti e mogli si ritrovassero nello stesso ambiente
di lavoro. ll rettore dell’ateneo, Franco Tomasello al momento dell’approvazione del codice, superata
la bufera di Parentopoli, ha assicurato: “E’ un antidoto sicuro”. A quel tempo la figlia, Chiara
Tomasello, stava svolgendo il corso di specializzazione in Oncologia. Lo ha terminato il 31 ottobre.
Ma non si è presa neanche un momento di pausa. Il 18 novembre è stata infatti ammessa al XXV
ciclo del Dattorato di Ricerca in “Ricerca Clinica e Translazionale in Neuroscienze ed Oncologia”,
afferente alla Scuola di Dottorato di Ricerca in “Neuroscienze”, disciplina cui appartiene lo stesso
rettore. Papà Franco, ordinario di Neurochirurgia, non ha potuto far altro che prendere atto del
punteggio di 118 su 120 attribuito dalla Commissione giudicatrice, a pari merito con altri due
candidati, che ha visto Chiara prima classificata, e decretare la corresponsione alla stessa a
decorrere dal 2 gennaio 2010 e per i prossimi 3 anni di una borsa di studio di 13mila e 600 euro
annui. Chiara ha così imboccato il primo gradino di quella che si annuncia una folgorante carriera
nel mondo accademico. Sulla scia del padre; del fratello Dario, associato alla Facoltà di Lettere; e del
marito Francesco Martines, ricercatore a Scienze politiche, figlio a sua volta di due docenti: la madre
Maria Chiara Aversa è delegata del rettore per la ricerca. (M.S.) - Centonove del 18-12-09
http://www.enricodigiacomo.org/2009/12/messina-linchiesta-sul-giudice-pino-siciliano-ci-sonoaltri-indagati-indagato-per-corruzione-il-prof-tigano-per-il-concorso-vinto-dal-figlio-di-siciliano-edalla-figlia-del-preside-berlingo/
19DIC2009
MESSINA, L’INCHIESTA SUL GIUDICE PINO SICILIANO: CI SONO
ALTRI INDAGATI. SOTTO INCHIESTA PER CORRUZIONE IL PROF.
TIGANO PER IL CONCORSO VINTO DAL FIGLIO DI SICILIANO E
DALLA FIGLIA DEL PRESIDE BERLINGO’
Postato da Enrico Di Giacomo
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Cronaca da Messina e dintorni, Mondo News
IL PROF. TIGANO
C’è dell’altro. L’inchiesta della Procura di Reggio Calabria su alcuni concorsi dell’Università di
Messina e sul caso dell’ex procuratore aggiunto di Messina Pino Siciliano, indagato per concussione
e per due tentativi di concussione, si allarga. Ed è destinata probabilmente ad espandersi ancora
parecchio. Secondo indiscrezioni il sostituto procuratore Beatrice Ronchi, che è titolare del fascicolo
dell’inchiesta, coordinata dal procuratore capo di Reggio Calabria Giuseppe Pignatone, avrebbe
iscritto nel registro degli indagati numerose persone tra quelle coinvolte nella vicenda del
magistrato, ipotizzando una serie di accuse che vanno dalla corruzione all’abuso d’ufficio. E anche
per quanto riguarda il filone dell’inchiesta reggina che si occupa dei concorsi gestiti negli ultimi anni
dall’Università di Messina ci sono da registrare nuovi sviluppi. Nei giorni scorsi il prof. Aldo Tigano,
docente di diritto amministrativo alla facoltà di Giurisprudenza, ha ricevuto un’informazione di
garanzia in cui il sostituto procuratore Beatrice Ronchi ipotizza la corruzione, in relazione alla
vicenda del concorso a 2 posti di ricercatore universitario di Diritto amministrativo alla facoltà di
Giurisprudenza.Un concorso che venne bandito nell’ottobre del 2005 e vinto – il decreto rettorale è
del 12 febbraio 2007 –, dal figlio di Siciliano, Francesco, e Vittoria Berlingò, figlia di un docente,
Salvatore, preside della facoltà. La delega per la consegna del provvedimento giudiziario e per
sentire il docente, è stata affidata alla Squadra mobile di Messina, l’organo investigativo che si
occupa sin dall’inizio di questa delicata indagine. Il prof. Tigano è già stato ascoltato dagli
investigatori della Mobile nei giorni scorsi, è assistito dal noto avvocato Nico D’Ascola, del Foro di
Reggio Calabria. Nel corso dell’interrogatorio il docente universitario messinese ha comunque
formalizzato la sua volontà di avvalersi della facoltà di non rispondere in questa fase dell’inchiesta.
Questo fascicolo che riguarda il concorso per ricercatore di Diritto amministrativo a Giurisprudenza
venne trasmesso dalla Procura di Messina a quella di Reggio Calabria nel dicembre del 2008 in
relazione alla competenza ex art. 11 c.p.p., e il 26 marzo di quest’anno registrò una delega del
sostituto reggino Beatrice Ronchi alla Squadra mobile di Messina, per un’acquisizione di atti nel
nostro ateneo, che venne eseguita nel corso dell’intera mattinata. La posizione del prof. Tigano è
legata alla sua nomina come presidente della commissione del concorso, avvenuta il 28 febbraio del
2006, ma che secondo la Procura reggina era in contrasto col fatto che il docente era «amico del
procuratore aggiunto Siciliano e già professore della tesi di laurea di Francesco Siciliano». Il 23
giugno del 2006 il prof. Tigano scrisse una lettera al rettore Franco Tomasello in cui chiedeva di
voler concedere una proroga «prima di dare avvio alle prove d’esame», poiché affermava di dover
subire un intervento chirurgico, e corredò il tutto con un certificato medico. Su questo certificato
medico la Procura reggina scrive: «… il predetto certificato medico era stato rilasciato – presso la
clinica … di proprietà di … parente di Aldo Tigano –, sulla base della mera presentazione di esami
ematochimici, dal dott. …, che non era medico curante del Tigano, che non aveva prima, né avrebbe
successivamente, seguito il Tigano, né aveva prescritto una terapia, né sapeva se si era svolto
l’intervento chirurgico»; ed ancora: «… agli atti dell’Ufficio del Personale presso l’Università degli
Studi di Messina non risultava che il prof. Tigano, nel periodo compreso tra l’1/05/2006 ed il
30/09/2006, avesse usufruito di congedo straordinario o di aspettativa per motivi di salute». La
vicenda ebbe poi altri sviluppi. Il 10 luglio il rettore Tomasello invitò il prof. Tigano con una nota «…
a promuovere la sua sostituzione, quale docente interno, con altro docente», e il 24 luglio del 2006
«… il Consiglio di facoltà di Giurisprudenza, presieduto dal preside Berlingò, approvava la
sostituzione, quale componente della Commissione giudicatrice del concorso per ricercatore di
Diritto amministrativo jus/10 con Antonio Romano». La sostituzione ufficiale avvenne con decreto
del
rettore
il
5 settembre del
2006.
Quel
concorso venne
materialmente espletato dalla
Commissione il 24 e 25 gennaio del 2007 con l’esame della documentazione e le due prove scritte.
Un concorso «al quale partecipavano solo 2 (Francesco Siciliano e Vittoria Berlingò) dei 5
candidati». Entrambi venero poi dichiarati vincitori del concorso. Nuccio Anselmo - GDS
http://www.enricodigiacomo.org/2009/12/concorsopoli-alluniversita-di-messina-si-autosospende-ilpreside-di-giurisprudenza-salvatore-berlingo/
20DIC2009
CONCORSOPOLI ALL’UNIVERSITA’ DI MESSINA: SI
AUTOSOSPENDE IL PRESIDE DI GIURISPRUDENZA SALVATORE
BERLINGO’
Postato da Enrico Di Giacomo
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Cronaca da Messina e dintorni, Mondo News
Le vicende che stanno interessando l’ateneo messinese fanno registrare altri scossoni. E dopo le
ultime iscrizioni nel registro degli indagati da parte della Procura di Reggio Calabria che sta
puntando l’attenzione su alcuni concorsi oltre che sul caso dell’ex procuratore aggiunto Pino
Siciliano (indagato per concussione), oggi arriva l’autosospensione del preside di Giurisprudenza
Salvatore Berlingò, il quale ieri ha scritto al vicepreside vicario della Facoltà, il prof. Antonino Metro,
pregandolo di volerlo sostituire nella carica di preside già a partire dal prossimo Consiglio di facoltà,
convocato il 21 dicembre. Nelle ultime ore, come si sa, il professor Aldo Tigano, docente di Diritto
amministrativo della stessa facoltà, ha ricevuto un’informazione di garanzia in cui il sostituto
procuratore di Reggio, la dottoressa Beatrice Ronchi, ipotizza la corruzione in merito alla vicenda
del concorso a due posti di ricercatore di Diritto amministrativo a Giurisprudenza. Un concorso che
fu bandito nell’ottobre del 2005 per poi essere vinto (decreto rettorale del 12 febbraio 2007)
proprio dal figlio dell’ex procuratore aggiunto Pino Siciliano, Francesco, e dalla figlia del preside di
Giurisprudenza, Vittoria Berlingò. Ecco cosa scrive il professor Berlingò nella lettera inviata a Metro
(e per conoscenza anche al rettore Tomasello): «La vicenda che è tornata quest’oggi alla ribalta
della cronaca, relativa a un concorso per ricercatore di Diritto amministrativo della Facoltà giuridica
messinese, colpisce, nella rappresentazione che da ultimo ne è stata offerta, non più le sole persone
direttamente interessate ma il complessivo e costante modo di operare della Facoltà da me
presieduta, con particolare riguardo al modo di procedere nelle nomine dei membri da designare per
le commissioni giudicatrici. «Ritengo, quindi, che la Facoltà, insieme con l’Università, debbano
essere poste in grado di tutelarsi con la più ampia libertà possibile, senza che alcuna ombra di
sospetto, sia pure improprio, possa ricadere su di una istituzione che vanta un prestigio secolare e
risultati di eccellenza, anche negli ultimi tempi, unanimemente riconosciuti. A questo scopo reputo
opportuno autosospendermi dalla carica di preside, auspicando che si faccia tempestivamente e
definitivamente chiarezza sugli aspetti della suddetta vicenda che possono coinvolgere la Facoltà
nel suo insieme. In questo esito confido con la assoluta coscienza del retto operato della Facoltà
medesima, al cui servizio mi propongo di continuare a spendermi, una volta intervenuto l’auspicato
chiarimento,
memore
della
fattiva
collaborazione dei
colleghi e
di
tutto
il
personale nel
conseguimento dei risultati acquisiti e della fiducia in me riposta e più volte confermatami. Ti prego,
pertanto, caro Antonio, di sostituirmi a cominciare dalla riunione del prossimo Consiglio di facoltà,
convocata per giorno 21 dicembre». Il fascicolo dell’inchiesta che riguarda il concorso per
ricercatore di Diritto amministrativo a Giurisprudenza fu trasmesso dalla Procura di Messina a quella
di Reggio Calabria nel dicembre del 2008 in relazione alla competenza ex art. 11 C.p.p., e il 26
marzo di quest’anno registrò una delega del sostituto reggino Beatrice Ronchi alla Squadra mobile
di Messina, per un’acquisizione di atti nel nostro ateneo. Tito Cavaleri - GDS
http://www.enricodigiacomo.org/2009/12/lintercettazione-tra-il-magnifico-tomasello-e-il-proftommasini-il-problema-che-siciliano-si-e-tolto-tutte-le-carte/
26DIC2009
L’INTERCETTAZIONE TRA IL MAGNIFICO TOMASELLO E IL PROF.
TOMMASINI: ‘IL PROBLEMA? CHE SICILIANO SI E’ TOLTO TUTTE
LE CARTE…’
Postato da Enrico Di Giacomo
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Inchieste
MESSINA. L’intercettazione è stata captata nell’ambito dell’inchiesta partita dalle denunce di Pippo
Cucinotta, ordinario a Veterinaria, che aveva raccontato di pressioni da parte del rettore per far
vincere un concorso di associato (bandito per motivi strategici) a Francesco Macrì, figlio del
prorettore Battesimo. Dell’inchiesta erano titolari i sostituti Nino Nastasi e Adriana Sciglio, che
hanno delegato le attività di indagine ai militari della Guardia di Finanza. La trascrizione
dell’intercettazione è chiara nell’indicare un’attività poco consona al suo ruolo di Pino Siciliano,
aggiunto della Procura, ma è stata trasmessa per competenza alla Procura della Repubblica di
Reggio Calabria il 2 dicembre del 2008. Quattro giorni dopo che Centonove nell’articolo “Magnifiche parole”
la rendesse di pubblico dominio. Le conversazioni del primo giugno del 2006 sono state captate
attraverso una cimice piazzata nell’automobile dei rettore Franco Tomasello, che fino ad un certo
punto è in compagnia della moglie Melitta Grasso e poi di Raffaele Tommasini, detto Luccio, suo
Delegato
per
le
questioni
giuridiche.
TOMASELLO: Questo fatto ci sia di mezzo questo concorso il figlio di questo sta diventando un’assurdità’ (…)
OraTommasini, io evoco in lui questo, io sai (”‘) Tommasini è andato là da Siciliano
MELITTA: Eh…
TOMASELLO: Gli ha fatto vedere là… un esposto anonimo per il figlio etc etc, allora dice gli ha riportato dice, lui
gli ha parlato a muso duro
MELITTA: Eh…
TOMASELLO: dice con prudenza con molta cosa chiuderemo questa vicenda; Questo è stato il messaggio di
Tommasini.
Raffaele Tommasini sale in macchina. Melitta Grasso scende. Tomasello e Tommasini commentano l’intenzione
di Aldo Tigano di non fare il presidente della commissione del concorso per ricercatore di diritto amministrativo.
E di non organizzare un convegno di livello nazionale sul nuovo Codice degliAppalti. Ma anche dell’inchiesta che
Pino Siciliano ha sul rettore per la cacciata dal Policlinico del manager Carmelo Caratozzolo. Siciliano proprio
quel giorno ha passato l’inchiesta ad Adriana Sciglio, circostanza di cui il rettore viene a conoscenza lo stesso
giorno.
TOMASELLO: va be niente, che cosa ti volevo dire, questo cazzo di stu concorso del figlio di Siciliano
LUCCIO: Eh
TOMASELLO. Non è che lo possiamo pagare e…e… in maniera (…) no, mi spiego perchè…no
LUCCIO: Eh
TOMASELLO: Ma allora voglio dire, per carità, non è che l’Università è stata l’Universita’, allora è stata la
facoltà, allora è stato…
LUCCIO: certo, certo, è chiaro, infatti
TOMASELLO: invece Aldo Tigano…
TOMMASINI: E’ impazzito, è impazzito. Stamattina mi ha telefonato e mi ha detto “di quel convegno io non me
ne occupo più, non lo voglio fare, non no…”
TOMASELLO:
Ma
ma
fammi
di
capire
qual’è
il
background
LUCCIO: non c’è background…ma qual è il problema?
TOMASELLO: no, tutto il problema è che Siciliano ha…ormai si è tolto tutte le carte, le ha passate
alla Sciglio
LUCCIO: Per motivi di salu… ti immagini! Per motivi di salute, volevo vedere se è mai possibile, quindi questi ci
fanno…Ti immagini Siciliano come sarà incazzato, ma questa cosa io non la sapevo, lui non mi ha detto niente a
me non so se lo sapesse o meno…
http://www.enricodigiacomo.org/2009/12/concorsopoli-nella-citta-dello-stretto-ricatti-incrociatinuovi-colpi-di-scena-sulla-parentopoli-alluniversita-di-messina-una-mail-allindirizzo-sbagliatodietro-una-serie-di-assunzioni-a-fa/
27DIC2009
CONCORSOPOLI NELLA CITTA’ DELLO STRETTO: RICATTI
INCROCIATI! NUOVI COLPI DI SCENA SULLA PARENTOPOLI
ALL’UNIVERSITA’ DI MESSINA. UNA MAIL ALL’INDIRIZZO
SBAGLIATO DIETRO UNA SERIE DI ASSUNZIONI A FAVORE DI
PARENTI DI MAGISTRATI
Postato da Enrico Di Giacomo
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Inchieste
REGGIO CALABRIA. L’e-mail era diretta a Salvatore Berlingò, preside della Facoltà di Giurisprudenza e
ordinario di diritto ecclesiastico: raccontava di un concorso per associato, tenuto in quei giorni di fine 2006
nell’ateneo di Padova, che era “andato nel modo che ci si aspettava”. L’e-mail è finita, però, in altre mani. Una
copia è stata inviata in forma anonima alla Procura della Repubblica di Messina, a quel tempo diretta da Luigi
Croce e dall’aggiunto Pino Siciliano, a capo del pool di magistrati che si occupavano di reati contro la pubblica
amministrazione. Ma altre copie sono rimaste nella disponibilità di mani che l’hanno usata, come arma di
ricatto, per ottenere vantaggi. L’inchiesta del sostituto della Procura di Reggio Calabria, Beatrice Ronchi, sul
concorso a due posti di ricercatore di diritto amministrativo andati a Francesco Siciliano, figlio dell’aggiunto
della Procura Pino, per 6 mesi agli arresti domiciliari, e a Vittoria Berlingò, figlia del preside, non doveva
neanche iniziare. La trascrizione di un’intercettazione dell’1 giugno del 2006 di un colloquio tra il rettore
dell’ateneo di Messina Franco Tomasello, la moglie Melitta Grasso, e il delegato per le questioni giuridiche
Raffaele Tommasini, ordinario di diritto civile, era chiara nell’indicare che il concorso, (mesi prima che si
tenesse) “fosse il concorso del figlio di Siciliano”. La Procura di Messina l’ha trasmessa a quella di Reggio
calabria, che già da tempo sull’attività del magistrato Pino Siciliano conduceva un’inchiesta, il 2 dicembre del
2008. Quattro giorni prima Centonove, nell’articolo “Magnifiche parole”, l’intercettazione l’aveva raccontata. Ma
adesso che l’inchiesta è partita si sta estendendo ad una serie di concorsi per docente universitario legati da un
filo fatto di ricatti e rapporti di scambio che nulla hanno a che vedere con le regole accademiche. QUEI
CONCORSI STRATEGICI. I concorsi, deliberati formalmente dal Senato accademico, sono stati banditi su
decisione del rettore Franco Tomasello per “motivi strategici”. Dovevano cioè potenziare alcuni settori didattici
su cui l’ateneo puntava. lnvece, sono stati banditi per settori completamente diversi da quelli strategici e per
uno strano gioco del destino sono andati a figli di docenti universitari, o a figli o stretti congiunti di magistrati.
Coincidenze in cui il pm Beatrice Ronchi ha individuato ipotesi di corruzione ed abuso d’ufficio. Tra i concorsi
strategici c’è proprio quello a 2 posti di ricercatore di diritto amministrativo da cui è partita l’inchiesta della
Procura di Reggio Calabria. La Facoltà di Giurisprudenza nella seduta del Senato accademico del 5 ottobre del
2005, rappresentata dal preside vicario, Antonino Metro, che sostituiva Salvatore Berlingò, aveva sollecitato
sulla quota strategica un posto di ricercatore in diritto privato e uno in diritto costituzionale. ll rettore in un
colpo solo ne assegna due di diritto amministrativo, disciplina di cui è titolare Aldo Tigano. STRANEZZE. Al
concorso si iscrivono in cinque. Uno dei candidati, Pietro Falletta, ha al suo attivo, secondo quanto è scritto sul
verbale, “un dottorato di ricerca, un curriculum didattico assai buono fatto di insegnamenti con contratti
integrativi alla Luiss e due borse di studio vinte al Cnr “dichiara di avere pubblicato sette lavori” che, però, non
allega. E’ attualmente assegnista di ricerca alla Luiss di Roma. Sebastianella Calandra sembra essere capitata al
concorso per puro caso. Un’altra candidata Aurora Vesto è un’allieva di Aldo Tigano quando si tiene il concorso
“non ha alcuna pubblicazione”. Ma nello stesso periodo vince la borsa di studio Bonino Pulejo e, qualche tempo
dopo, nel 2008, un dottorato di ricerca ma in diritto civile. l tre candidati, però, agli scritti e agli orali non si
presentano: rimangono così due candidati per due posti. Per Vittoria Berlingò e Francesco Siciliano, che
possono vantare alcune “pubblicazioni in corso di stampa”, è un gioco da ragazzi uscire vittoriosi dal concorso.
Che si tiene nei primi mesi del 2007 con ritardo. Quando tutto è pronto per celebrare il concorso, infatti, Aldo
Tigano, designato dalla facoltà come presidente della commissione si defila. Presenta un certificato medico che
attesta che ha bisogno di un intervento chirurgico. Non risulta agli inquirenti lo abbia fatto. Nè che si sia messo
mai in aspettativa. ll Consiglio di Facoltà lo sostituisce con Antonio Romano, ordinario di amministrativo, nipote
di Tigano, che alcuni anni prima aveva patrocinato Francesco Siciliano; uno dei candidati predestinati, nei
ricorso contro la bocciatura nel concorso per entrare in magistratura. PROVE DI ACCORDO. Stando al tenore
dell’intercettazione del primo giugno 2006 le acrobazie di Tigano non vengono prese bene nè dal procuratore
Pino Siciliano a cui Tigano è legato da amicizia nè, di conseguenza, dal rettore, che in quel periodo sa di essere
indagato dallo stesso Siciliano. Tomasello aveva cacciato dalla direzione generale del Policlinico Carmelo
Caralozzolo, che lo aveva denunciato: “E’ un atto arbitrario. ll potere - aveva sostenuto il manager umbro spetta all’assessore regionale alla Sanità”. Che con note scritte lo aveva rivendicato. “Ti immagini Siciliano
come sarà incazzato,,, dice Raffaele Tommasini nel corso del colloquio intercettato al rettore. Che ipotizza:
“Non vuole che si pensi che qui siamo tutti una combriccola”. “Ma perchè scusa non ce l’ha chiesto lui di fare il
concorso?”, chiede Melitta Grasso al rettore. “Allora!”, risponde quest’ultimo.LO SCAMBIO. ll concorso per
professore associato di cui racconta l’email arrivata da Padova e diretta a Salvatore Berlingò è quello in cui ha
ottenuto l’idoneità Marta Tigano, figlia di Aldo, che così è stata chiamata dalla facoltà di Giurisprudenza ed è
diventata stretta collaboratrice del preside Berlingò. La cui figiia Vittoria, invece, dopo il concorso incriminato, è
diventata stretta collaboratrice di Tigano. MESSINA CHIAMA PADOVA. Gli atti del concorso tenuto a Padova su
internet non ci sono più ma con un minimo sforzo si possono recuperare. I candidati iscritti al concorso di
associato di diritto ecclesiastico, di cui il preside Berlingò è un’autorità di livello nazionale, erano 5: i posti in
palio 2. ll candidato interno Manlio Miele, che è già ricercatore confermato, (primo gradino della scala
universilaria) giudizi dei 5 commissari alla mano, non ha rivali. Angela Patrizia Tavani, ricercatrice dal 2O02 e
avvocato, al suo attivo dottorati di ricerca, progetti di ricerca e alcune pubblicazioni, rinuncia la concorso. Allo
stesso modo rinuncia Maria Luisa Lo Giacco, che quando si tiene il concorso ricercatrice di diritto ecclesiastico
all’Università di Pisa. E Luigi Barbieri al momento del concorso ricercatore all’Università di Teramo. Germana
Carobene, anch’ella già ricercatrice non si ritira formalmente ma non si presenta alla prova didattica e alla
discussione dei titoli. Marta Tigano, la più giovane dei concorrenti, l’unica che non è già ricercatrice, si trova
cosi la strada sgombra da ogni concorrente. UNA TELA PERSONALE. ll filo con l’email spedita da Padova si
ricongiunge ad un altra seduta del Senato accademico che ha all’ordine del giorno il reclutamento dei
ricercatori. ll rettore Franco Tomasello assegna alla Facoltà di Economia sulla quota strategica un posto di
ricercatore in diritto amministrativo, benchè il Consiglio di Facoltà ne avesse indicato come prioritario un altro. ll
posto si aggiunge ad un altro di diritto amministrativo richiesto sulla quota non strategica dalla Facoltà di
Scienze politiche. Le prove si svolgono un anno dopo. ll posto a Scienze politiche se lo aggiudica Antonietta
Lupo, figlia di Aldo, capo del Personale dell’Università’. L’altro va invece a Francesco Martines’ figlio di Maria
Chiara Aversa, delegato del rettore per la ricerca; nipote di Aldo Tigano; e fresco di nozze con Chiara
Tomasello, figlia del rettore. ll genero del rettore si aggiudica il posto di diritto amministrativo benchè sotto la
direzione di Luigi Ferlazzo Natoli, Preside di Economia, si sia sempre occupato di diritto tributario: la circostanza
viene messa in evidenza dai commissari del concorso ma l’esito non cambia. Ad entrambi i concorsi era iscritta
Anna Romeo, molto più titolata dei due, che però qualche settimana prima delle prove è chiamata all’Università
San Pio V di Roma. NIENTE Dl PERSONALE Aldo Lupo, il capo del Personale nel 2006 ritenendosi vittima di
mobbing da parte del rettore chiese un risarcimento di 500mila euro. Raffaele Tommasini l’11 luglio del 20O6
spiego al Cda dell’ateneo che “alcune delle pretese potrebbero trovare accoglimento”. E convinse il Cda a
ratificare una transazione che ha riconosciuto a Lupo 18mila euro “a titolo di rimborso anche per le spese
sostenute”. Nelle settimane successive il figlio Giovanni Lupo vince il concorso ad un posto di Ep di lngegnere
per l’Ufficio tecnico potendo vantare come titolo, su un dottorato di ricerca che, richiesto dal bando, per sua
fortuna aveva. Qualche tempo dopo Flavia Lupo, altra figlia del capo del Personale, a fine del 2006 si aggiudica
uno dei tre dottorati di ricerca con borsa in Chirurgia plastica (nove erano i candidati). Dl ALTRI
MAGISTRATI. All’attenzione della Procura di Reggio calabria sono arrivati altri concorsi banditi per motivi
strategici (ma in settori non strategici), che coinvolgono magistrati messinesi. E così quello appannaggio di
Orazio Pellegrino, fratello di Maria, sostituto della Procura di Messina e genero dello stesso Raffaele Tommasini,
che tra il 2004 e il 2009 ha ricoperto incarichi di vertice del Centro Neurolesi Bonino Pulejo. La circostanza non
ha indotto il pm Pellegrino, titolare di un’inchiesta sulla struttura sanitaria nata dalla denuncia di carenze
nell’assistenza dei familiari di un paziente, di astenersi dalle indagini. Che ha chiesto (e ottenuto) di archiviare
sulla base di una perizia fatta solo in base alla cartella clinica. Benchè nello stessi mesi sulle carenze
nell’assistenza erano state presentate interrogazioni parlamentari. Nello stesso periodo Silvana Pellegrino, la
sorella del pm, risulta essere stata dipendente del Centro Neurolesi. Ma sul tavolo dei magistrati di Reggio
Calabria c’è la trascrizione di una conversazione avvenuta nel Palazzo di giustizia a maggio del 2008, alcuni
giorni dopo che i Nas di Catania al Neurolesi avevano fatto un’ispezione da cui è partita un’inchiesta. Pino
Siciliano, il cui figlio aveva avuto una borsa di studio dalla Fondazione Bonino Pulejo, che il centro Neurolesi lo
ha promosso e sostenuto, sfidando il codice di procedura penale ha affermato: “Dalle notizie di stampa non
possiamo iscrivere notizie di reato”. L’inchiesta che a maggio del 2009 lo ha portato agli arresti domiciliari ha
evidenziato che attraverso l’iscrizione o la non iscrizione della notizie di reato Siciliano - secondo gli inquirenti commetteva i reati di tentata concussione e concussione. Era stata bandito per motivi strategici pure il concorso
ad un posto di chimica Chimica degli alimenti che si era aggiudicato da candidato unico, Maurizio Croce il nipote
di Luigi, l’allora capo della Procura: successivamente il neo ricercatore ha rinunciato. Un’inchiesta c’è già stata,
ma è stata archiviata, sul concorso a due posti di diritto civile uno dei quali appannaggio di Eugenio Fazio, figlio
di Nicolò, presidente della Corte d’appello di Messina. La facoltà ne aveva chiesto uno. ll rettore sulla quota
strategica, il 14 novembre 2006, ne ha assegnato un altro. A chiedere ed ottenere l’archiviazione è stato un
magistrato
diverso
dal
pm
Ronchi
che,
invece,
dietro
i
concorsi
corruzione.MICHELE SCHINELLA - CENTONOVE DEL 24 DICEMBRE 2009
“strategici”
ipotizza
accordi
di
http://www.enricodigiacomo.org/2010/01/circa-200mila-euro-allanno-di-buco-le-sedi-decentratedellateneo-di-messina-fanno-crac-risultano-virtuose-priolo-e-noto-docenti-si-rivolgono-al-tribunaleper-i-decreti-ingiuntivi/
0GEN 2010
CIRCA 200MILA EURO ALL’ANNO DI BUCO! LE SEDI
DECENTRATE DELL’ATENEO DI MESSINA FANNO CRAC:
Risultano “virtuose” Priolo e Noto. Docenti si rivolgono al tribunale
per i decreti ingiuntivi
Postato da Enrico Di Giacomo
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Circa duecento mila euro all’anno di buco. Per l’esattezza 192.684 euro. Il crac finanziario dei
consorzi e delle sedi distaccate dell’Università di Messina è sotto la lente di ingrandimento della
direzione amministrativa dell’Ateneo. In Senato accademico, in una delle ultime sedute, è stata
presentata una relazione stilata dalla “Direzione Bilancio e Finanze” proprio sulla situazione
economica dei Corsi di laurea delle sedi decentrate. Una situazione non certo positiva, anche se
dall’Università fanno sapere che si tratta semplicemente di una bozza, alla quale farà seguito uno screening
molto più preciso. Ma alcuni dati emergono già, lasciando intravedere delle tendenze che per quanto riguarda
alcune sedi sono certamente molto preoccupanti e per le quali è necessaria una immediata inversione di
rotta. Siamo a ottocentomila euro di perdite per l’Università sommando i vari anni. Allo stato attuale,
stando alla relazione presentata in Senato, le sedi distaccate virtuose sarebbero quella del Consorzio
“Megara Ibleo” di Priolo, collegata alla facoltà di Giurisprudenza di Messina, e del Consorzio
Meridionale Orientale di Noto, afferente alla Facoltà di Scienze della Formazione. Dati più che positivi
in termini di sostenibilità economica media per anno: + 65.749 euro per Priolo, + 228.695 euro per Noto. Segni
negativi, invece, per le sedi decentrate di Enna (-80.611 euro annui), Caltagirone (-358.691 euro annui) e
Siracusa (-76.218 euro annui) che ospitano corsi di laurea afferenti alla Facoltà di Medicina, nati dopo le
convenzioni con le Aziende sanitarie locali e ospedaliere. Ma su Caltagirone arriva una prima precisazione da
parte dell’Ateneo. «Sono dati che non convincono, certamente ci sono degli errori – conferma il direttore
amministrativo Pino Cardile – perché a noi risulta che si tratti di una sede virtuosa». Come sia possibile lo
spiega lo stesso Cardile. «Questi dati economici sono allo stato dinamici – commenta –. È, infatti, in corso uno
screening proprio sui costi sostenuti dal 2004 per ciò che riguarda le scuole e i consorzi per confrontare le
entrate provenienti dalle tasse pagate dagli studenti e i contributi degli enti consorziati e i costi. Vogliamo
verificare eventuali deficit dei vari consorzi. Quando sarà completato questo screening, si tireranno le somme e
si vedrà di chiudere quei consorzi che non hanno una sostenibilità finanziaria. Salvo che il consorzio o l’ente
facente parte non presenti una fidejussione relativamente a tutti i costi da sostenere per tutta la durata dei
corsi di laurea. Una cosa è certa, non è più possibile continuare ad andare avanti così come è stato sinora».
Sulla stessa lunghezza d’onda il rettore Franco Tomasello: «Siamo pronti a tagliare i rami secchi – commenta –
aspettiamo soltanto un report completo e preciso. In questi casi non si può sbagliare perché parliamo di servizi
per gli studenti. Ma è chiaro che i requisiti economici devono essere rispettati». E di nodi al pettine in questi
mesi ne sono venuti tanti. Tutti nodi che dovranno essere sciolti nel prossimo futuro, anche in considerazione
delle direttive che arrivano dal Ministero dell’Istruzione. A cominciare dai contenziosi con molti dei docenti
“spediti” da Messina nelle varie sedi che si sono rivolti al tribunale per ottenere i decreti ingiuntivi. L’Ateneo non
ha pagato, infatti, le ore di insegnamento e le spese sostenute per spostarsi in queste sedi nate per venire
incontro alle esigenze degli studenti. Sedi che a dire il vero hanno anche offerto a tanti degli ottimi trampolini di
lancio per arricchire curriculum e presentarsi quindi al momento della verità con le carte in regola. Senza
dimenticare che queste sedi avrebbero dovuto rispettare requisiti di qualità minimi e di stabilità finanziaria (ma
c’è più di un dubbio che tutti lo facciano). Andando avanti nell’analisi sulla situazione economica dei corsi di
laurea delle sedi decentrate negativo il dato per Modica che ospita corsi della Facoltà di Scienze Politiche (37.736 euro annui). Negative le cifre anche dell’Università “Dante Alighieri” (-56.009 euro annui), ateneo per
stranieri di Reggio Calabria a cui l’Università di Messina invia docenti universitari. Pollice verso per la sede di
Locri (-74.107 euro) che ospita corsi di laurea di Scienze sociali della Facoltà di Scienze politiche. Sede che
potrebbe anche chiudere e che proprio nei giorni scorsi è stata al centro del dibattito per le richieste di studenti
e associazioni calabresi che hanno chiesto al rettore Tomasello di poter proseguire nei loro studi in sede. Mauro
Cucè - GDS
http://www.enricodigiacomo.org/2010/02/messina-il-processo-per-il-concorso-truccato-alla-facoltadi-veterinaria-la-testimonianza-di-giovanna-costa-e-luana-siracusano-francesco-macri-sicuro-divincere/
16FEB2010
MESSINA, IL PROCESSO PER IL CONCORSO TRUCCATO ALLA
FACOLTA’ DI VETERINARIA: LA TESTIMONIANZA DI GIOVANNA
COSTA E LUANA SIRACUSANO. ‘FRANCESCO MACRI’ SICURO DI
VINCERE’
Postato da Enrico Di Giacomo
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Francesco Macrì avrebbe asserito «più volte che il posto per associato sarebbe dovuto essere suo».
Ad affermarlo, ieri pomeriggio, davanti ai giudici della Prima sezione penale del Tribunale, Giovanna
Costa e Luana Siracusano, sentite come teste al processo che vede imputato il rettore Francesco
Tomasello, e altre 22 persone, nell’ambito dell’inchiesta sui presunti concorsi truccati alla facoltà di
Veterinaria dell’Università e sulla gestione dei fondi Lipin, troncone riunificato con il procedimento
principale. L’udienza di ieri. Avrebbe dovuto essere ascoltato come teste d’accusa il prof. Orazio
Catarsini, tuttavia assente per motivi di salute. Sono così state escusse Giovanna Costa, Luana
Siracusano e Concetta De Pasquale: le prime due erano collaboratrici del prof. Cucinotta, la cui
denuncia ha innescato l’azione giudiziaria. Membro della commissione di concorso per un posto di
docente associato alla facoltà di Veterinaria, il prof. Cucinotta denunciò che i vertici dell’Ateneo
avrebbero voluto che la selezione fosse vinta da Francesco Macrì, figlio di Battesimo, ex preside di
Veterinaria a sua volta imputato nel processo. Le dottoresse Costa e Siracusano hanno confermato
come in più circostanze Francesco Macrì si fosse detto sicuro del buon esito del concorso che lo
riguardava. La Costa, su precise domande della difesa, ha quindi negato la sussistenza di rapporti
extra-universitari con il prof. Cucinotta. Quanto a Concetta De Pasquale, funzionaria amministrativa
della facoltà di Veterinaria, ha detto ai giudici della Prima sezione che il professor Catarsini le
avrebbe riferito di aver chiesto al collega Cucinotta, per conto del rettore, che il concorso andasse in
bianco. Ovvero, secondo la ricostruzione della pubblica accusa, o il concorso lo vinceva Francesco
Macrì o le bocce dovevano restar ferme. (fr.ce.) - da GDS
http://www.enricodigiacomo.org/2010/02/universita-di-messina-chiusa-linchiesta-sul-concorsopilotato-a-medicina-del-lavoro-indagati-tra-gli-altri-il-rettore-tomasello-la-moglie-melitta-grasso-ilpresidente-della-provincia-nanni-ric/
17FEB2010
UNIVERSITA’ DI MESSINA, CHIUSA L’INCHIESTA SUL CONCORSO
PILOTATO A MEDICINA DEL LAVORO: INDAGATI TRA GLI ALTRI
IL RETTORE TOMASELLO, LA MOGLIE MELITTA GRASSO, IL
PRESIDENTE DELLA PROVINCIA NANNI RICEVUTO
Postato da Enrico Di Giacomo
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Otto avvisi di conclusione delle indagini sul concorso del 2006 che favorì l’ingresso dell’ex
presidente del consiglio comunale, Umberto Bonanno, al Policlinico. L’inchiesta portò alla seconda
sospensione del rettore Tomasello, nel dicembre 2008. Indagati anche la moglie, Melitta Grasso, ed
il presidente della Provincia, Nanni Ricevuto. Abuso d’ufficio, falso e truffa sono i reati ipotizzati, a
vario titolo, per le otto persone raggiunte dall’avviso di conclusione indagini siglato dal pm della
Dda,
Angelo
Cavallo.
E’ al capoliena l’inchiesta che portò alla seconda sospensione del Rettore Franco Tomasello,
accusato di aver favorito l’ex presidente del consiglio comunale, Umberto Bonanno, al concorso del
2006 per la formazione della graduatoria a docenti di Medicina del Lavoro. Graduatoria nella quale
Bonanno rientrò anche attraverso attestazioni, allegate al curriculum. sulle quali gli investigatori
hanno seri dubbi. A pilotare la manovra, secondo l’ipotesi d’accusa, la moglie del Rettore, Melitta
Grasso. Indagati anche il presidente della Provincia, Nanni Ricevuto, l’ex direttore sanitario del
Policlinico, Giovanni Materia, il docente di Medicina del Lavoro, Carmelo Abbate, il medico del
lavoro, Concetto Giorgianni, e la ricercatrice Giovanna Spatari. I retroscena del concorso emersero
grazie al lavoro di indagine della Squadra Mobile. da normanno.it
http://www.enricodigiacomo.org/2010/02/la-storia-dellinchiesta-il-tribunale-del-riesame-nelgennaio-09-sul-rettore-tomasello-%E2%80%98disvalore-morale%E2%80%99%E2%80%98ostinato-nella-conduzione-clientelare-della-propria-carica/
17FEB2010
LA STORIA DELL’INCHIESTA - IL TRIBUNALE DEL RIESAME (NEL
GENNAIO ‘09) SUL RETTORE TOMASELLO: ‘DISVALORE
MORALE’, ‘OSTINATO NELLA CONDUZIONE CLIENTELARE DELLA
PROPRIA CARICA’. GLI ‘IMBARAZZANTI RAPPORTI’ TRA MELITTA
E BONANNO’…
Postato da Enrico Di Giacomo
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«Pervicacia».
Oppure
«allarmante
ostinazione
manifestata
dall’indagato
nella
conduzione
clientelare della propria carica». E ancora «pericolosa quanto diffusa inclinazione alla rimozione
assoluta del disvalore morale insito nelle condotte in esame ed alla sua sostituzione con un
atteggiamento di compiaciuta, disinvolta ed opportunistica solidarietà rispetto al beneficiario
dell’abuso, che poco giova al prestigio e all’autorevolezza dei pubblici uffici coinvolti i simili
dinamiche». Scrivono così i giudici del Tribunale del Riesame nel provvedimento con cui hanno confermarono
la sospensione per due mesi dalle funzioni del rettore Franco Tomasello, indagato per abuso d’ufficio
perché avrebbe favorito l’assunzione, come dirigente di Medicina del lavoro al Policlinico, dell’ex
presidente del consiglio comunale Umberto Bonanno (Forza Italia). Un provvedimento di trenta pagine
che è stato scritto dal presidente del TdR Katia Mangano, il giudice che ha composto il collegio di trattazione
insieme ai colleghi Giuseppe Adornato e Daniela Urbani. Fu rigettato il ricorso, o l’appello – sulla questione ci
sono dei profili giuridici di valutazione differenti tra accusa e difesa –, depositato a dicembre ‘08 dagli avvocati
Carmelo Scillia e Nino Favazzo, i due legali che assistono il rettore, contro il provvedimento interdittivo dell’ 11
dicembre del gip Maria Angela Nastasi, emesso su richiesta del sostituto procuratore Angelo Cavallo.Secondo
la Procura, Bonanno, che è già sotto processo per un’altra vicenda, le tangenti dell’inchiesta “Oro
grigio” sulla speculazione edilizia del complesso “Green Park” del torrente Trapani, quel posto lo
avrebbe ottenuto, classificandosi terzo nella selezione pubblica, su pressioni proprio del rettore e
della moglie Carmela “Melitta” Grasso. Bonanno, secondo l’accusa, non aveva neppure i titoli per
partecipare ma poté farlo presentando una serie di certificati e attestazioni (i cosiddetti “titoli”),
alcuni dei quali sono ritenuti falsi, atti che recano la firma dell’allora viceministro del MIUR, ed oggi
presidente della Provincia, Nanni Ricevuto. Sia la Grasso (abuso d’ufficio in concorso) sia Ricevuto
(truffa e falso), sono indagati nell’ambito della stessa inchiesta, così come l’ex direttore sanitario
del Policlinico Giovanni Materia, il docente di Medicina del lavoro Carmelo Abbate, il medico del
lavoro Concetto Giorgianni e la ricercatrice Giovanna Spatari (Materia, Abbate e Spatari come
membri della commissione esaminatrice della selezione, Giorgianni come intermediario nella
vicenda). Accanto al profilo dell’elemento soggettivo del reato, dei gravi indizi di colpevolezza e delle esigenze
cautelari, ritenuti tutti sussistenti, i giudici trattano ampiamente anche la qualificazione giuridica dell’atto
d’impugnazione in sé, da cui discendono alcune conseguenze, prima tra tutte quella relativa al “nodo
intercettazioni”, vale a dire la loro utilizzabilità in questa inchiesta: il pm Cavallo ha depositato i decreti
autorizzativi delle intercettazioni, che traevano origine dalla precedente inchiesta “Oro grigio”, ritenendo il loro
uso perfettamente legittimo in questo procedimento; secondo i difensori invece queste non potevano essere
utilizzate perché il reato di abuso d’ufficio non ne prevede il ricorso ed in ogni caso neanche l’arresto in
flagranza. Altro profilo, sempre semplificando: secondo i difensori si era in ambito di Riesame, secondo il pm
Cavallo si trattava di un atto d’appello, tesi quest’ultima che i giudici hanno accolto, poiché hanno scritto: «il
giudice d’appello cautelare non deve tenere conto di motivi diversi ed ulteriori rispetto a quelli già precisati
nell’atto di impugnazione», ed ancora «la questione relativa alla utilizzabilità dell’attività di captazione
costituisce un punto della decisione che non ha formato oggetto di censura e che, per tale ragione, non può
costituire oggetto di accertamento officioso nella presente sede processuale». In ogni caso, secondo i giudici,
«… posto che, in base agli atti pervenuti a questo Ufficio, non è apprezzabile alcun vizio generico dell’attività di
captazione riconducibile alle disposizioni codicistiche, deve concludersi per la piena utilizzabilità in questa sede
degli esiti dell’attività di intercettazione che vengono in rilievo». Dopo la trattazione di questo profilo
preliminare, e non certo secondario, – sarà comunque materia per la Cassazione –, i giudici esaminano poi la
vicenda concreta sulla scorta di una serie di intercettazioni ambientali e telefoniche che sono agli atti
dell’inchiesta, e affermano che «i dialoghi captati, sebbene prevalentemente riguardanti soggetti diversi
dall’odierno prevenuto, contengono riferimenti precisi alle modalità dell’autorevole interessamento spiegato
dall’indagato ed alle pressioni da questi esercitate perché l’aspirazione ad accedere ad uno dei posti di dirigente
medico con incarico annuale presso l’Istituto universitario di Medicina del Lavoro, nutrita dal Bonanno, trovasse
concreta attuazione». Secondo i giudici Bonanno non è poi un millantatore, non giudicando verosimile la tesi
«secondo cui egli possa per quasi un anno (ottobre 2005-settembre 2006) essersi limitato a fantasticare con
amici e conoscenti di relazioni personali inesistenti, di false richieste di intervento inoltrate nei confronti degli
odierni indagati e di altrettanto fantasiose manifestazioni di sostegno da parte di costoro», il che «porta ad
escludere che il predetto conversante possa ritenersi affetto da una patologica tendenza alla millanteria
continua e reiterata in ordine alle proprie relazioni con il Rettore dell’Ateneo cittadino». Secondo i giudici in
questa vicenda emerge poi da parte di Bonanno il «solito approccio rassicurante con “Melitta”» quando si
presentavano problemi per la “riuscita” della selezione pubblica, questo «all’evidente scopo di ricevere
chiarimenti dal relativo coniuge» («… imbarazzante familiarità che caratterizza, alla stregua delle intercettazioni
in atti, gli approcci tra il predetto professionista ed il coniuge della più alta carica dell’Ateneo»). Ieri i difensori
del rettore, gli avvocati Carmelo Scillia e Nino Favazzo, hanno diffuso una nota con cui «anticipano la loro ferma
intenzione di proporre ricorso per Cassazione» e «rilevano il limite di un provvedimento che non ha inteso
affrontare un tema, tanto preliminare quanto centrale, quale è quello della inutilizzabilità delle intercettazioni
telefoniche e ambientali, i cui esiti, a giudizio dello stesso Tribunale, costituiscono gli unici elementi indiziari a
carico dell’indagato. Infatti, con statuizione anche sul punto non condivisibile, il Collegio ha rinunciato ad
esercitare il potere di controllo sugli atti e sulle attività di indagine delegatogli da una specifica disposizione di
legge, trattandosi di vizio – quello della inutilizzabilità – “rilevabile anche di ufficio in ogni stato e grado del
procedimento“. I difensori, ribadiscono, comunque, con forza il proprio convincimento circa la inconsistenza
della accusa e la insussistenza, nello specifico, di ogni forma di esigenza cautelare. E ciò – precisano gli
avvocati Scillia e Favazzo –, anche a prescindere dalla utilizzabilità o meno dei dialoghi intercettati, peraltro
intercorsi sempre tra altri soggetti e letti in maniera del tutto decontestualizzata».
In sintesi
Resta sospeso fino all’11 febbraio il rettore Franco Tomasello, indagato per abuso d’ufficio perché avrebbe
favorito l’assunzione, come dirigente di Medicina del lavoro al Policlinico, dell’ex presidente del consiglio
comunale Umberto Bonanno (Forza Italia). Tomasello era già stato sospeso dalle funzioni – anche allora per 60
giorni – nel luglio del 2007, per un «concorso pilotato» alla facoltà di Veterinaria, che doveva “favorire” il figlio
del preside Battesimo Macrì. Il rettore è stato per questo rinviato a giudizio con altri 22 docenti e il dibattimento
si aprirà il 5 marzo, mentre 6 dei 7 imputati che avevano scelto l’abbreviato sono stati già condannati.
http://www.enricodigiacomo.org/2010/02/concorso-al-policlinico-di-messina-i-particolaridellinchiesta-abuso-dufficio-truffa-e-due-ipotesi-di-falso-i-capi-dimputazione-il-presidente-dellaprovincia-nanni-ricevuto-avrebbe-siglato-a/
18FEB2010
CONCORSO AL POLICLINICO DI MESSINA, I PARTICOLARI
DELL’INCHIESTA: ABUSO D’UFFICIO, TRUFFA E DUE IPOTESI DI
FALSO I CAPI D’IMPUTAZIONE. IL PRESIDENTE DELLA
PROVINCIA NANNI RICEVUTO AVREBBE SIGLATO ATTI FALSI
PER FAVORIRE L’AMICO UMBERTO BONANNO
Postato da Enrico Di Giacomo
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Otto indagati. Quattro capi d’imputazione che comprendono l’abuso d’ufficio, due ipotesi di falso del
pubblico ufficiale e la truffa. E al centro la storia del concorso che nel 2006 consentì all’ex
presidente del consiglio comunale Umberto Bonanno di accasarsi al Policlinico con una retribuzione
netta mensile di circa 2.530 euro, come esperto in Medicina del lavoro. Ecco l’atto di chiusura delle
indagini preliminari siglato dal sostituto procuratore della Dda Angelo Cavallo per una vicenda che
nel dicembre del 2008 portò alla sospensione per due mesi dalla funzioni del rettore Franco
Tomasello. Ed oltre al rettore risultano indagati in questa storia anche l’ex presidente del consiglio
comunale Umberto Bonanno, l’ex direttore sanitario del Policlinico Giovanni Materia, i componenti
della commissione esaminatrice di quella selezione, i medici Carmelo Abbate e Giovanna Spatari, gli
intermediari Concetto Giorgianni e Carmela Grasso (quest’ultima è la moglie del rettore), e infine il
presidente della Provincia Nanni Ricevuto, al tempo dei fatti vice ministro dell’Istruzione, Università
e Ricerca. Gli indagati sono assistiti dagli avvocati Enrico Ricevuto, Nino Favazzo, Carmelo Scillia,
Laura Autru Ryolo, Giovanni Randazzo, Stefania Previti, Marcello Blanca, Maria Emanuele e Maria
Falbo. Il primo reato contestato, l’ipotesi è l’abuso d’ufficio, riguarda tutti e otto gli indagati ed è
datato 21 dicembre 2006, il giorno dell’assunzione di Bonanno al Policlinico Universitario. Nei vari
ruoli ricoperti tra pubblici ufficiali e privati determinatori sono quindi ricompresi tutti. In particolare
per il profilo dell’abuso Tomasello e Materia, anche con l’intermediazione della moglie del rettore,
avrebbero consentito che Bonanno scegliesse come componente della commissione esaminatrice il
prof. Abbate, «soggetto a lui palesemente favorevole»; Materia, con l’esplicito assenso di
Tomasello, avrebbe garantito “a priori” a Bonanno, ancor prima dello svolgimento della selezione
pubblica (valutazione dei titoli e prova orale), il superamento della selezione stessa assicurando la
partecipazione personale tra i membri della commissione; ed ancora Abbate e Spatari, con
l’intermediazione di Giorgianni, avrebbero assicurato a Bonanno “a priori” il superamento della
selezione. Gli altri tre capi d’imputazione contestati, due ipotesi di falso del pubblico ufficiale e una
di truffa, riguardano invece Bonanno e il presidente della Provincia Nanni Ricevuto, che in passato
fu sottosegretario delle Infrastrutture e poi vice ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca. In
concreto i due casi di falso si riferiscono ad alcune documentazioni presentate da Bonanno agli atti
della selezione pubblica per far aumentare il punteggio di valutazione, in cui si qualificava come
consulente di quei due ministeri, mentre in realtà secondo l’accusa la documentazione presentata
era palesemente falsa. Nel primo caso Ricevuto avrebbe siglato un atto come sottosegretario di
Stato alle Infrastrutture e trasporti da cui risultava che Bonanno era stato dal gennaio all’aprile del
2005 consulente del ministero “in ordine alle problematiche riconducibili alla sicurezza attiva e
passiva delle grandi opere, con particolare riferimento agli aspetti della prevenzione dei rischi di
carattere ambientale e della sicurezza negli ambienti di lavoro”, mentre in realtà, secondo l’accusa
si trattava di una “attestazione falsa” in quanto Bonanno in quel periodo non avrebbe svolto alcuna
attività di consulenza, in quanto non risultava dagli atti nulla in proposito. Nel secondo caso
Ricevuto, in qualità di vice ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca, avrebbe siglato un atto da
cui risultava che Bonanno dal maggio del 2005 sino al 18 gennaio del 2006 presso la sua segreteria
particolare avrebbe svolto “l’incarico di consulente relativamente allo studio dei profili normativi di
medicina nella riforma del secondo ciclo scolastico”.Anche in questo caso, secondo il magistrato si
tratterebbe di una documentazione falsa, in quanto non risulterebbero atti di questa attività, mentre
in realtà già risultava in atti, alla selezione pubblica, un’attività di consulenza del Bonanno come
“componente del gruppo di lavoro costituito con decreto del 15 luglio 2005, con l’incarico di seguire
i temi relativi alla riforma universitaria e ai progetti finanziati dalla Comunità europea nei settori
della ricerca e della prevenzione ambientale”. Con la presentazione strumentale di queste due
distinte documentazioni agli atti della selezione pubblica si sarebbe concretizzato secondo il
magistrato il reato di truffapoiché i membri della commissione del Policlinico sarebbero stati tratti in
errore nella valutazione dei titoli, collocando Bonanno al terzo posto della graduatoria finale e
quindi consentendogli di firmare il contratto di assunzione il 21 dicembre del 2006 nella categoria
del personale dirigente medico del Policlinico. Nuccio Anselmo - GDS
http://www.enricodigiacomo.org/2010/02/concorsopoli-alluniversita-di-messina-acquisizione-dattiallateneo-si-indaga-su-altri-due-concorsi-vinti-da-antonietta-lupo-e-francesco-martines-genero-delrettore-il-prof-tigano-indagato/
20FEB2010
CONCORSOPOLI ALL’UNIVERSITA’ DI MESSINA: ACQUISIZIONE
D’ATTI ALL’ATENEO. SI INDAGA SU ALTRI DUE CONCORSI VINTI
DA ANTONIETTA LUPO E FRANCESCO MARTINES, GENERO DEL
RETTORE. IL PROF. TIGANO INDAGATO ANCHE PER FALSO?
Postato da Enrico Di Giacomo
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Mondo News
Ci sono nuovi sviluppi nell’inchiesta che la Procura di Reggio Calabria sta conducendo da mesi su
alcuni concorsi gestiti negli ultimi anni dal nostro Ateneo. Nei giorni scorsi infatti gli investigatori
della Squadra mobile, su delega del sostituto procuratore reggino Beatrice Ronchi, che insieme al
procuratore capo Giuseppe Pignatone segue l’intera inchiesta, si sono recati all’Università con un
ordine di esibizione per l’accesso agli atti. La polizia ha quindi acquisito in copia tutti gli atti di due
prove che si sono tenute negli anni passati e che riguardano due posti di ricercatore universitario
nel settore scientifico-disciplinare Ius 10-Diritto amministrativo-Facoltà di Economia. Due concorsi
che all’epoca sono stati vinti da Antonietta Lupo e Francesco Martines, la prima figlia del capo del
personale dell’Ateneo, Aldo Lupo, il secondo genero del rettore Franco Tomasello. Tutto questo
materiale è stato quindi trasmesso al magistrato reggino. E sempre nell’ambito dell’inchiesta che
sta conducendo il pm Beatrice Ronchi ci sono da registrare novità anche per un altro filone, quello
che riguarda il prof. Aldo Tigano, il docente di Diritto amministrativo alla facoltà di Giurisprudenza
peloritana che alcuni mesi addietro ha ricevuto un’informazione di garanzia in cui s’ipotizza la
corruzione, in relazione alla vicenda del concorso a 2 posti di ricercatore universitario di Diritto
amministrativo alla facoltà di Giurisprudenza. Un concorso che venne bandito nell’ottobre del 2005
e vinto – il decreto rettorale è del 12 febbraio 2007 –, dal figlio dell’ex procuratore aggiunto di
Messina Pino Siciliano, Francesco, e Vittoria Berlingò, figlia di un docente, Salvatore, preside della
facoltà. Il prof. Tigano è stato nuovamente ascoltato dal magistrato alla presenza del suo difensore,
l’avvocato Nico D’Ascola, e nel corso dell’interrogatorio gli sarebbe stata contestata una nuova
ipotesi di reato, che riguarderebbe un caso di falso. (n.a.)
http://www.enricodigiacomo.org/2010/02/concorsopoli-alluniversita-di-messina-nel-processo-chevede-anche-il-rettore-tomasello-imputato-il-teste-professore-catarsini-non-si-presenta-per-la-terzavolta/
3FEB2010
CONCORSOPOLI ALL’UNIVERSITA’ DI MESSINA: NEL PROCESSO
CHE VEDE ANCHE IL RETTORE TOMASELLO IMPUTATO, IL PROF.
CATARSINI (TESTIMONE) NON SI PRESENTA. PER LA TERZA
VOLTA
Postato da Enrico Di Giacomo
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Mondo News
Si è svolta nel pomeriggio di ieri al Tribunale l’udienza del processo che vede imputato il rettore
dell’Università di Messina, Francesco Tomasello, e altre 24 persone nell’ambito dell’inchiesta sui
presunti concorsi truccati all’Ateneo peloritano. Ieri doveva essere sentito come teste dell’accusa il
professor Orazio Catarsini, che però si è presentato dicendo che stava male e non poteva deporre. Il
collegio lo ha quindi riconvocato per essere sentito nell’udienza del 22 marzo. Catarsini, che già
altre due volte non ha deposto presentando un certificato medico, secondo l’accusa è colui che per
conto del rettore avrebbe minacciato il professor Giuseppe Cucinotta, membro interno per un
concorso di docente associato alla facoltà di Veterinaria dicendo che il rettore voleva che il concorso
andasse in bianco se non lo avesse vinto Francesco Macri, figlio di un ex preside. La prossima
udienza è stata aggiornata al 15 marzo quando saranno sentiti i testi Angela Venezia, Carmela Di
Giovanni, Margherita Calo e il funzionario universitario Aldo Lupo.
http://www.enricodigiacomo.org/2010/03/linchiesta-la-ponte-connection-delluniversita-degli-studidi-messina/
09MAR2010
L’INCHIESTA: LA PONTE CONNECTION DELL’UNIVERSITA’ DEGLI
STUDI DI MESSINA
Postato da Enrico Di Giacomo
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Inchieste
IL RETTORE FRANCO TOMASELLO
Inchieste giudiziarie e ricercatori sostengono che il Ponte sullo Stretto di Messina, più che due
sponde, servirà a congiungere due cosche, o meglio, le due grandi holding criminali che controllano
il territorio e l’economia in Calabria e Sicilia. Nell’Università di Messina, però, mafia e ‘ndrangheta
operano in collegamento perlomeno sin dagli anni ’70, quando anche grazie a certi “studenti” di
estrema destra e all’occhio benevolo degli inquirenti, l’Ateneo divenne il laboratorio sperimentale di
un’alleanza politico-criminale che avrebbe colto i suoi frutti con la stagione delle stragi del 1992-93.
Mafia e ‘ndrangheta hanno messo le mani su grandi e piccoli affari dell’università dello Stretto: dagli
appalti per la realizzazione del Policlinico a quelli per la gestione di mense e servizi; dalla
compravendita di esami e titoli di studio al traffico di armi e stupefacenti all’interno dei locali
universitari. Non sono mancati gli attentati e i ferimenti di docenti e studenti e finanche un morto
eccellente, il professore Matteo Bottari, noto endoscopista, barbaramente assassinato a Messina 13
anni fa. Senza aver mai promosso un serio dibattito sulle origini e le modalità con cui è proliferato il
cancro criminogeno nell’università, i vertici accademici hanno pure impedito che l’istituzione
ponesse attenzione alle problematiche di tipo sociale, economico, ambientale e criminale relative
alla realizzazione del Ponte sullo Stretto, la più impattante delle Grandi Opere in Italia. Adesso che il
governo annuncia a tamburo battente l’avvio dei lavori e si avverte tra Scilla e Cariddi il profumo dei
primi milioni di euro, l’Università di Messina fa la sua scelta di campo, quella di abdicare
definitivamente alle proprie finalità di promozione della ricerca e dell’interesse pubblico. Secondo
quanto rivelato dal quotidiano on line Tempo Stretto.it, le massime autorità dell’Ateneo e i manager
di “Eurolink”, l’associazione d’imprese general contractor per i lavori del Ponte, starebbero per
definire un accordo finalizzato a coinvolgere direttamente l’Università nella progettazione esecutiva
dell’imponente opera. “Non abbiamo ancora deciso in che modi e in che tempi l’Università potrà
partecipare alle fasi preliminari e di studio per la costruzione del Ponte, ma come ha sottolineato
l’amministratore delegato della Stretto di Messina Spa, Pietro Ciucci durante la sua ultima visita in
città
in
occasione
della
presentazione
ufficiale
del
progetto
definitivo,
anche
l’Istituzione
universitaria potrà svolgere un ruolo di primo piano”, ha dichiarato a Tempo Stretto il rettore Franco
Tomasello. “L’idea – ha spiegato Tomasello - è quella di creare un Laboratorio di ricerca nel quale
far convogliare le migliori professionalità dell’Ateneo e magari offrire una vetrina ai giovani
messinesi che hanno conseguito il Dottorato di ricerca o frequentato un Master. Ci siederemo
attorno a un tavolo con il direttivo di Eurolink e proveremo a mettere nero su bianco un accordo che
soddisfi tutti”. Secondo il quotidiano on line, l’Università avrebbe già individuato il sito in cui
potrebbe sorgere il “laboratorio” pro-Ponte: si tratterebbe dell’incubatore realizzato all’interno del
polo universitario scientifico del Papardo, su una collina prossima ai cantieri di uno dei due piloni
della mega-infrastruttura. Sorto per accogliere le imprese specializzate in “produzioni hi-tech e
spin-off da ricerca” provenienti principalmente dall’Ateneo, l’incubatore è stato concesso in uso a
Sviluppo Italia Sicilia, ente acquisito recentemente dalla Regione Siciliana che è pure azionista di
minoranza della società
concessionaria della realizzazione del Ponte. Il complesso
edilizio
all’interno del polo universitario si estende su un’area complessiva di 4.400 mq ed è stato finanziato
con i fondi della legge 208/98 per gli “interventi di promozione, occupazione ed impresa nelle aree
depresse”. Sino ad oggi è rimasto inutilizzato, ma qualora fosse formalizzata la sinergia con
l’Università, esso potrebbe ospitare pure gli uffici delle società general contractor del Ponte
(Impregilo, Sacyr Sa, Società Italiana per Condotte d’Acqua, Cooperativa Muratori & Cementisti di
Ravenna, Ishikawajima-Harima Heavy Industries CO, Aci Scpa – Consorzio Stabile). Amore non
recente quello del rettore Tomasello per il collegamento stabile nello Stretto. Il 14 maggio 2009,
egli era stato il moderatore di un incontro pubblico, patrocinato dall’Ateneo, con il professor Enzo
Siviero, ordinario di Teoria e Progetto di ponti alla Iuav di Venezia e vicepresidente del Consiglio
universitario nazionale. “Il ponte sullo Stretto di Messina è l’occasione per dare continuità alle due
sponde, il simbolo istituzionale della futura area metropolitana dello Stretto”, dichiarò allora
Siviero. “Se davvero vogliamo ridisegnare la Sicilia, è necessaria un’operazione culturale strategica
che veda al centro la realizzazione di questa grande struttura”. E chi meglio di un Ateneo può essere
il motore di siffatta “operazione culturale”? Controverso destino quello di Franco Tomasello. Da una
parte tutto sembra presagire che il Magnifico Rettore passerà alla storia per apporre il sigillo
dell’Ateneo sul progetto della biblica colata di cemento sulle sponde dello Stretto. Dall’altra, però, a
sbiadirne l’immagine, restano i due provvedimenti di sospensione dall’incarico di rettore (per due
mesi cadauno), ordinati negli anni scorsi dal Tribunale di Messina. L’ultima sospensione, nel
dicembre 2008, è giunta a conclusione dell’inchiesta su un presunto “concorso pilotato” nella
facoltà di Veterinaria. Tomasello e altri 22 indagati sono stati rinviati a giudizio e il processo è
ancora in corso. Secondo il professor Giuseppe Cucinotta, membro interno della commissione
concorsuale, i vertici dell’Università avrebbero voluto che la selezione fosse vinta dal figlio di un ex
preside di Veterinaria. Durissimo il pronunciamento del giudice per le indagini preliminari: “Il
Tomasello utilizza la sua autorevole posizione di Rettore presso l’Università degli Studi di Messina
per intervenire, abusando dei propri poteri nell’assegnazione di incarichi e posti di lavoro. La sua
gestione della cosa pubblica, lungi dall’essere improntata a regole di trasparenza ed imparzialità, è
invece molto più “pragmaticamente” mossa dalle esigenze di favorire chi può evidentemente
ricambiare. La logica dello scambio reciproco, che inquina la sua azione amministrativa ed esprime
una disinvoltura non comune, porta a ritenere concreto il pericolo di reiterazione del reato”. Ancora
più duro il giudizio espresso nel 2007 dai giudici del Tribunale del Riesame nel provvedimento di
conferma di quella che era stata la prima sospensione dalle funzioni di rettore. Di Tomasello si
stigmatizzava l’“allarmante ostinazione manifestata nella conduzione clientelare della propria
carica” - e la “pericolosa quanto diffusa inclinazione alla rimozione assoluta del disvalore morale
insito nelle condotte in esame ed alla sua sostituzione con un atteggiamento di compiaciuta,
disinvolta ed opportunistica solidarietà rispetto al beneficiario dell’abuso, che poco giova al
prestigio e all’autorevolezza dei pubblici uffici coinvolti in simili dinamiche”. Oggetto d’indagine
allora, il comportamento assunto da Franco Tomasello per “favorire” l’assunzione come dirigente di
Medicina del lavoro al Policlinico, dell’ex presidente del consiglio comunale di Messina, Umberto
Bonanno (Psi - Forza Italia). Già al centro del procedimento “Oro grigio” su un supposto giro di
tangenti per la lottizzazione di un complesso edilizio in un’area ad alto rischio geologico, secondo
l’accusa, Bonanno avrebbe ottenuto l’incarico “su pressioni del Tomasello e della moglie”,
presentando certificati e attestazioni, “alcuni dei quali ritenuti falsi”, recanti la firma dell’allora viceministro all’Istruzione e alla Ricerca Universitaria, Nanni Ricevuto (successivamente sottosegretario
con delega ai lavori del Ponte), odierno presidente della Provincia di Messina. “Emerge in modo
assolutamente chiaro come sia in corso fra il rettore Tomasello ed il duo Bonanno-Ricevuto un
continuo, capillare scambio di favori”, si legge nell’ordinanza di sospensione di Franco Tomasello,
pubblicata sul sito www.enricodigiacomo.it. “È in questa logica che il Tomasello si attiva per
favorire il Bonanno ed è in questa logica che costui ‘lavora’ per assicurare al Tomasello il suo
intervento presso il Ricevuto. Ed infatti non è un caso che vi sia una fitta serie di contatti tra i due e
che, al contempo, Tomasello rassicuri il Bonanno circa la sua disponibilità nei suoi confronti allorché
all’indomani dalla sconfitta delle elezioni amministrative evidentemente cerca di ricollocarsi il più
comodamente possibile nel mondo lavorativo”. Ma la fitta “rete di contatti” dell’ex presidente del
consiglio comunale non riguardano solo la sua “promozione” a dirigente di Medicina del lavoro del
Policlinico universitario. Nel corso di una telefonata del 13 dicembre 2005, Umberto Bonanno si
sofferma con l’interlocutore sul contrastato iter del Ponte sullo Stretto. “Poi ora c’è la storia del
Ponte”, afferma Bonanno. “E chi la ferma più? Genovese (l’allora sindaco di Messina Francantonio
Genovese, Nda)? No, Peppe, il Ponte non lo ferma più nessuno… E quella famosa convenzione con
l’Università è stata fatta. Ed all’interno della convenzione c’è anche la questione della sicurezza dei
cantieri, giusto? E la sicurezza dei cantieri, ora bisognerà fare una specifica convenzione con il
General Contractor e l’istituto di Medicina del lavoro… Hai capito, si arriverà a questa cosa, si farà…
Non è un problema e quella darà la possibilità e l’opportunità…ouh! Dieci milioni di euro di
contratto… Se questo contratto verrà fatto è grazie ad Umberto Bonanno… Questa cosa si fa,
figurati… Tra l’altro Pietro Ciucci a me ha offerto un posto di lavoro! Ciucci mi ha detto: “Va bene,
visto che sei libero, allora noi avremmo bisogno…”; gli ho detto io: “ti ringrazio, cose varie… ma sai,
non è la mia aspirazione fare il dipendente della società Stretto di Messina… Quale dipendente della
Stretto di Messina, Umberto… mi sono spiegato male”. Io gliel’ho detto di proposito…””. ANTONIO
MAZZEO
http://www.enricodigiacomo.org/2010/03/messina-il-processo-contro-il-rettore-tomasello-24-ierisentiti-diversi-teste-il-22-marzo-la-prossima-udienza-con-la-deposizione-del-prof-catarsini/
16MAR2010
MESSINA, IL PROCESSO CONTRO IL RETTORE TOMASELLO + 24:
IERI SENTITI DIVERSI TESTE. IL 22 MARZO LA PROSSIMA
UDIENZA CON LA DEPOSIZIONE DEL PROF. CATARSINI
Postato da Enrico Di Giacomo
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Mondo News
Si è svolta ieri pomeriggio al tribunale l’udienza del processo che vede imputato il rettore
dell’Università, Francesco Tomasello, e altre ventiquattro persone nell’ambito dell’inchiesta su
presunti concorsi truccati all’ateneo peloritano. Ieri sono stati sentiti come teste del pm il capo del
personale dell’Università Aldo Lupo, i funzionari Angela Venezia e Virgilio De Giovanni e la
ricercatrice della Facoltà di Veterinaria, Margherita Calò. Lupo ha confermato in aula che quando il
Consiglio di Facoltà decise di chiamare per il posto di professore associato, uno dei due vincitori,
Simona Citi, poiché il Tar si era nel frattempo pronunciato sul ricorso del candidato Filippo Spadola, i
funzionari dell’università si trovarono in difficoltà. Lupo conferma poi che il rettore li invitò a
chiedere un consiglio giuridico al professor Raffaele Tommasini, anch’egli per questo coinvolto nelle
indagini del processo. Gli altri due dirigenti hanno poi confermato quanto detto prima da Lupo. La
prossima udienza si terrà il 22 marzo alle 15,30 e saranno sentiti il professor Orazio Catarsini e la
professoressa Francesca Domina. Catarsini, il quale già altre due volte non ha deposto presentando
un certificato medico, secondo l’accusa è colui che per conto del rettore avrebbe minacciato il
professor Giuseppe Cucinotta, membro interno per un concorso di associato a Veterinaria dicendo
che il rettore voleva che il concorso andasse in bianco se non lo avesse vinto Francesco Macri.
http://www.enricodigiacomo.org/2010/03/concorsopoli-alluniversita-di-messina-deposizione-chocdel-prof-orazio-catarsini-al-processo-contro-il-rettore-franco-tomasello/
27MAR2010
CONCORSOPOLI ALL’UNIVERSITA’ DI MESSINA: DEPOSIZIONE
CHOC DEL PROF. ORAZIO CATARSINI AL PROCESSO CONTRO IL
RETTORE FRANCO TOMASELLO. L’EX PRESIDE TENTA DI
RIDIMENSIONARE LE ACCUSE. POI, MESSO ALLE STRETTE DAI
PM, RINCARA…
Postato da Enrico Di Giacomo
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Culture, Inchieste
IL PROF. CATARSINI, TRA L’ALTRO MEMBRO ATTIVO DEL SUPREMO CONSIGLIO D’ITALIA DEL G. O. DEL
RITO SCOZZESE ANTICO ED ACCETTATO
MESSINA - Ha escluso di essere mai stato convocato dal rettore Franco Tomasello e di avere portato
un messaggio minaccioso a Pippo Cucinotta, docente impegnato come presidente di commissione di
un concorso per associato tenuto agli inizi del 2006, allo scopo di influenzarne l’esito. Non ricordava
di avere raccontato il 6 maggio del 2006 questi fatti al sostituto procuratore Nino Nastasi. Ha voluto
vedere se la firma sul verbale il racconto lo raccoglieva fosse la sua. Ha rimproverato i pubblici
ministeri di non fare le domande nel dovuto ordine e i giudici di averlo chiamato a testimoniare a
distanza di 4 anni dai fatti. Ma, alla fine, incalzato dai sostituti, che gli hanno piu volte ricordato
l’obbligo di dire la verità e contestato le dichiarazioni messe a verbale, dopo 2 ore e mezza di
un’interrogatorio concitato e ricco di colpi di scena, senza molta convinzione, ha ammesso:
“Effettivamente le cose sono andate come ho dichiarato il 6 maggio del 2006. Ma nel linguaggio del
verbale non mi riconosco”. Erano quasi le 16 di lunedi 22 marzo quando Orazio Catarsini, ex preside
della Facoltà di Veterinaria, ha iniziato a nspondere alle domande di Adriana Sciglio e Antonino
Nastasi. Era un teste d’accusa del processo a carico del rettore e di altri 22 docenti della Facoltà di
Medicina veterinaria, imputati di aver tentato di truccare un concorso universitario destinato a
Francesco Macrì, figlio di Battesimo, all’epoca preside della facoltà e prorettore di Tomasello e vinto
pero da Filippo Spadola, che per essere assunto si è dovuto rivolgere al Tribunale amministrativo
regionale di Catania. Ma sembrava uno chiamato a portare acqua al mulino degli imputati. I due
sostituti a larghi tratti non credevano alle loro orecchie. Sul viso di Antonino Nastasi è comparso un
sorriso amaro di incredulità. ll comportamento dell’ex preside di Veterinaria non ha per nulla
convinto i due pm. Che hanno cercato di coglierne i motivi. “Ha incontrato di recente il rettore
Franco Tomasello?“, gli ha chiesto con tono perentorio Adriana Sciglio. “Si. Due o tre mesi fa”, ha
risposto I’ex preside di Veterinaria. “Di cosa avete parlato?”, lo ha incalzato il sostituto. “Della
difficile situazione che vive l’Università di Messina”, ha ribattuto Catarsini. “E poi, di cosa altro?”, ha
insistito Adriana Sciglio. “Delle conclusioni di cui si discute in quest’aula“, ha ammesso l’ordinario in
pensione di Clinica medica. “Non ho altre domande”, ha affermato soddisfatta Adriana Sciglio,
rivolgendosi al presidente del collegio Caterina Mangano, Adriana Sciglio, che sul punto non ha
posto altre domande. Per potere raccogliere in dibattimento la testimonianza Orazio Catarsini, ex
preside della Facoltà di Veterinaria dell’ordinario di Clinica medica dal 1999 in pensione, Caterina
Mangano, il presidente del Collegio del Tribunaie di Messina lo ha fatto citare piu volte: vari
certificati medici hanno allungato di alcuni mesi l’appuntamento con i pm e con i difensori degli
imputati. ll 6 maggio del 2006 al sostituto Antonino Nastasi aveva raccontato: “ll rettore mi ha
convocato al rettorato. Mi ha detto che il concorso stava prendendo una direzione non auspicata in
quanto non sarebbe stato dichiarato idoneo Francesco Macrì, figlio di Battesimo. Ciò era dovuto alle
resistenze opposte da Cucinotta. Mi chiese in maniera accorata e pressante di intervenire sul
Cucinotta per riferirgli che il concorso doveva andare nella direzione auspicata, in caso contrario
sarebbe dovuto andare in bianco”. Le dichiarazioni rese da Catarsini avevano dato linfa alla
denuncia che Pippo Cucinotta il 10 febbraio del 2006 aveva rassegnato al pm Antonino Nastasi. Da
cui era nata l’inchiesta che a luglio del 2O07 portò alla sospensione dalle funzioni del rettore per
due mesi. Orazio Catarsini, come messagero di una minaccia che è stata declinata in termini di
tentativo concussione (l’estorsione dei pubblici ufficiali) a carico del rettore, non è stato mai iscritto
dai pm nel registro degli indagati per concorso. “Ho spiegato a Cucinotta che ero un semplice
messagero”, si è sempre giustificato. ll pm Nastasi, che nel costruire l’impianto accusatorio ha
sempre aderito a questa tesi, nel corso dell’esame di lunedì, per un attimo, contrariato per il
comportamento di Catarsini, con tono duro ha chiesto: “Ha condiviso il messaggio del rettore?”. ll
presidente è intervenuto: “Dobbiamo avvertire il teste della facoltà di non rispondere. Dalla risposta
potrebbe derivare l’obbligo di indagarlo”. “Ritiro la domanda”, ha abbozzato Nastasi. Che in un altro
passaggio dell’esame, adirato per i ‘non ricordo’ di Catarsini ha commentato: “Avrei altre idee sui
suoi vuoti di memoria”. Francesco Macrì - hanno raccontato nelle udienze precedenti alcuni colleghi,
alla vigilia del concorso ne parlava come se fosse “il suo concorso”. Ed infatti se non fosse stato per
i buoni uffici del padre il concorso, come spiegava lo stesso figlio d’arte, non sarebbe mai stato
bandito. Quello destinato a Francesco Macrì era un concorso bandito per motivi strategici. Ovvero, in
deroga alla regola del turn over, per decisione non della Facolta ma del Senato accademico e di fatto
dal rettore. Così come una serie di concorsi che per pura coincidenza sono andati a figli o nipoti di
magistrati, a figli di docenti, o ancora alla figlia del capo del Personale Aldo Lupo. Alcuni di questi
concorsi sono all’attenzione della Procura di Reggio Calabria, che per modalità con cui i concorsi
sono nati per l’andamento che hanno avuto, ipotizza accordi ai limite delia corruzione. MICHELE
SCHINELLA - da Centonove del 26-03-2010
http://www.enricodigiacomo.org/2010/05/universita-di-messina-il-senato-accademico-prolunga-diun-anno-il-mandato-del-rettore-tomasello-contrari-scribano-e-gattuso-si-astengono-berlingo-e-idelegati-degli-studenti-merlo-prestipino-e-c/
01MAG2010
UNIVERSITA’ DI MESSINA, IL SENATO ACCADEMICO PROLUNGA
DI UN ANNO IL MANDATO DEL RETTORE TOMASELLO: Contrari
Scribano e Gattuso, si astengono Berlingò e i delegati degli
studenti Merlo, Prestipino e Cutè
Postato da Enrico Di Giacomo
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Mondo News
Qualche opposizione, ma alla fine ha vinto il rettore. Il Senato Accademico ieri mattina ha approvato
la modifica dell’art. 57 dello Statuto dell’Ateneo (rinviata nei mesi scorsi). Si tratta, in sostanza, del
prolungamento di un anno di tutte le cariche elettive, a cominciare proprio da quella di rettore e di
presidi di facoltà. L’articolo 57 è stato così completato: «In vista di una riforma organica del
presente Statuto ed allo scopo di far fronte ai gravosi impegni richiesti dalla sua attuazione, i
mandati in corso aventi carattere elettivo, compresi quelli del Collegio dei revisori dei conti e del
nucleo di valutazione di Ateneo, sono prolungati di un anno». La modifica in Senato è stata
approvata a maggioranza con due voti contrari e tre astensioni. I contrari sono il preside di Scienze,
Mario Gattuso (che aveva chiesto il rinvio del provvedimento), e quello di Medicina, Emanuele
Scribano – sempre più oppositori del rettore Tomasello –, mentre ad astenersi sono stati il preside
di Giurisprudenza, Salvatore Berlingò e due dei rappresentanti degli studenti, Mauro Prestipino e
Danilo Merlo. Via libera anche dal Consiglio di Amministrazione, dove ad astenersi è stato il solo
Ivan Cutè, altro rappresentante degli studenti. Alla fine la fumata bianca, con inevitabile
soddisfazione da parte del rettore Tomasello. ««È opportuno sottolineare – ha precisato – che il
senato accademico se avesse voluto garantirsi una longevità, non avrebbe avuto bisogno di
ricorrere ad alcun artifizio statutario; sarebbe stato possibile, infatti, avviare subito un nuovo ciclo
di due mandati a partire dal 2007 fino al 2015, così come previsto dal disegno di legge governativo.
La decisione di oggi è stata presa perché le modifiche statutarie già approvate precedentemente
comportano procedure - ha proseguito Tomasello - tanto complesse quanto irrinunciabili in rapporto
agli scenari finanziari e alle sfide istituzionali oggi emergenti nel sistema universitario italiano.
Stiamo percorrendo un cammino già intrapreso da altri atenei italiani che hanno scelto di prorogare
il mandato, alcuni, anche per due anni. L’Università di Messina guarda al futuro, un futuro
caratterizzato dalla necessità di concepire una architettura dell’ateneo ancora più improntata a
nuove regole di razionalizzazione, di trasparenza, di semplificazione gestionale, di valorizzazione
del merito e di premialità per la qualità della didattica e della ricerca scientifica». Sulla convenienza
di adottare questo provvedimento si era espressa giovedì il consiglio direttivo dell’Associazione
“Laboratorio Università”. «In sede nazionale e locale è chiaramente emersa – si legge nella nota di
Lab Unime – la necessità che una incisiva revisione degli statuti universitari debba e possa avvenire
in maniera efficace solo a conclusione dell’iter legislativo di riforma del sistema universitario
attualmente in corso e secondo le linee direttive che appaiono al momento tutt’altro che
consolidare». Lab Unime sottolinea che «lo stesso progetto di riforma prevede che la revisione degli
Statuti venga realizzata da un apposito organo all’uopo costituito, del quale non possono far parte
membri del Senato e del CdA proprio per garantire la partecipazione più ampia e democratica di
tutte le componenti». E ancora osserva «che la proposta di modifica dell’art. 57 appare
intempestiva e non razionale. Se infatti l’iter parlamentare relativo alla riforma superasse i tempi in
atto indicati, una norma così concepita rischierebbe di sovrapporsi al già previsto prolungamento di
mandato fino alla costituzione dei nuovi organi che sarà preceduta dalla modifica, approvazione
ministeriale ed emanazione del nuovo Statuto, nonché dall’avvio delle procedure di costituzione
degli stessi». Il rettore dell’Università ha informato il Senato che nel corso dell’Assemblea Crui si è
reso interprete del profondo disagio avvertito dai ricercatori a tempo indeterminato ed ha chiesto,
insieme ad altri Rettori, un deciso sostegno della Crui alle loro giuste rivendicazioni di progressione
di carriera che andranno previste nella Legge in discussione in Parlamento. Il Senato nella seduta di
ieri ha preso atto positivamente dell’intervento del rettore ed ha sottolineato che non solo ritiene
essenziale il contributo attuale dei ricercatori universitari alla didattica e alla ricerca scientifica ma
ancor più considera il loro ruolo strategico per il futuro dell’Università. Il catalogo di Ateneo
documenta in modo inequivocabile che la stragrande maggioranza dei ricercatori è scientificamente
produttiva. Pertanto, il Senato ha deciso di unirsi alla loro richiesta di definire il riconoscimento
dello stato giuridico del loro ruolo e meccanismi certi che garantiscano l’accesso, secondo criteri di
merito e con idonee procedure di valutazione, alle fasce di professore universitario. Mauro Cucè - GDS
http://www.enricodigiacomo.org/2010/05/messina-entra-nel-vivo-il-processo-per-la-presuntadistrazione-di-fondi-lipin-anomalia-di-gestione-la-testimonianza-del-direttore-dellistituto-michelelimosani-che-racconta-come/
09MAG2010
UNIVERSITA’ DI MESSINA, ENTRA NEL VIVO IL PROCESSO PER
LA PRESUNTA DISTRAZIONE DI FONDI: LIPIN, ANOMALIA DI
GESTIONE. LA TESTIMONIANZA DEL DIRETTORE DELL’ISTITUTO
MICHELE LIMOSANI CHE RACCONTA COME…
Postato da Enrico Di Giacomo
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Culture, Inchieste
MESSINA - Da un lato, Nino Nastasi, il magistrato della Procura che ha condotto le indagini.
Dall’altro Tommaso Autru Ryolo, Alberto Gullino e Bonaventura Candido, difensori degli imputati,
Stefano Augliera, Giuseppe Piedimonte, Eugenio Capodicasa e lvana Saccà, accusati di avere
intascato soldi non dovuti nell’ambito del progetto Lipin, uno dei progetti finanziati con fondi
europei. Lo scontro processuale è andato in scena nel tardo pomeriggio di martedì 4 maggio.
Nell’aula del Tribunale di Messina era atteso come testimone, citato dall’accusa, Michele Limosani,
ordinario di Politica economica dell’Università di Messina, e direttore dell’llo (lndustrial Liason
office) la struttura autonoma dell’ateneo cui afferiscono vari progetti tra cui lo stesso Lipin. “Doveva
essere iscritto sin dall’inizio nel registro degli indagati”, hanno sostenuto in coro i tre legali. “La
Corte acquisisca i verbali di interrogatorio, uno dei quali, quello del 13 dicembre del 2006 registrato
integralmente, e non potrà non accorgersi che nei sui confronti nel corso delle indagini erano emersi
indizi di colpevolezza che avrebbero obbligato il pm a iscriverlo”, hanno chiesto alla Corte i tre
legali. Nino Nastasi non ha avuto remore: “Non sono mai emerse dalle intercettazioni o dalle
informative della Guardia di Finanza indizi di reità a carico di Limosani”. ll collegio guidato da
Caterina Mangano si è riunito in camera di consiglio. “Limosani va ascoltato come teste”, hanno
stabilito i tre giudici. E così il docente di Economia, che si è costituito come parte civile, sollecitato
dal pm ha raccontato che di tutto quanto accadeva nel progetto Lipin non sapeva nulla, essendo un
progetto sotto la diretta responsabilità scientifica di Giuseppe Piedimonte e di quella amministrativa
di Stefano Augliera: entrambi comunque suoi collaboratori all’llo. Limosani ha avuto parole di
apprezamento per Capodicasa, (”ho chiesto più volte al rettore di cui era segretario di valorizzarlo
per quanto meritava”) e di Piedimonte (”nel gestire i progetti europei è molto competente”). ll pm
gli ha sottoposto alcuni mandati di pagamento relativi ad altri progetti afferenti all’llo. Su tre non ha
riconosciuto come sua la firma: uno era per Mario Centorrino, attuale assessore regionale alla
Formazione e docente di Economia politica maestro di Limosani; gli altri due, a cui è seguito
l’effettivo incasso dell’emolumento, per se stesso. “Ma sapevo che i soldi dovevano essere dati”, ha
precisato. La linea difensiva degli imputati è già emersa nel corso dell’esame testimoniale e negli
interrogatori o nelle memorie difensive depositate in precedenza: “Non abbiamo preso soldi che non
ci spettavano. Tutto è per I’attività lavorativa effettivamente svolta. Manca il dolo. Ci possono
essere state irregolarità, che sono prassi nel mondo Universitario”. I loro legali nel corso dell’esame
di Fernanda loppolo, responsabile della Ragioneria dell’ateneo, sentita prima di Limosani hanno
tentato di mostrarne alcune: un decreto firmato dal rettore Tomasello con cui l’Università si è
assunta l’onere di pagare un master a Antonino Fallico, segretario del rettore, che il funzionario ha
poi potuto usare per fare carriera (il decreto era stato depositato da tempo nell’ufficio diAdriana
Sciglio, l’altro pm impegnato nel processo e presente in aula ma Nastasi non ne sapeva nulla); e una
delibera del Cda a favore di Lorenzo Ferrigno, funzionario del Centro stampa, in forza della quale gli
è stata pagata attività che aveva svolto senza precedente autorizzazione. Michele Limosani, il cui
esame è stato interrotto dall’incombere della notte, dovrà tornare in Tribunale per il controesame. di
MICHELE SCHINELLA - centonove 07-05-10
http://www.enricodigiacomo.org/2010/05/la-proroga-ad-personas-del-rettore-delluniversita-dimessina-tomasello-la-denuncia-dellavv-antonio-saitta-illegale-i-membri-del-senato-in-conflitto-diinteressi/
10MAG2010
LA PROROGA ‘AD PERSONAS’ DEL RETTORE DELL’UNIVERSITA’
DI MESSINA TOMASELLO. LA DENUNCIA DELL’AVV. ANTONIO
SAITTA: ‘ILLEGALE. I MEMBRI DEL SENATO IN CONFLITTO DI
INTERESSI’
Postato da Enrico Di Giacomo
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Inchieste
MESSINA - La proroga di un anno di tutti gli incarichi di vedice dell’ateneo di Messina,
fortissimamente voluta dal rettore Franco Tomasello, è stata approvata nelle sedute del Senato
accademico e del Consiglio d’amministrazione del 30 aprile scorso. Ma perchè la norma entri in
vigore è necessario che si completi un iter che vede un passaggio al Ministero dell’Università, cui
spetta
per
legge
“il
controllo
di
legittimità
e
di
merito”.
lntanto,
le
polemiche
seguite
all’approvazione della modifica dello Statuto, presto sopite, sono rinfocolate da Antonio Saitta,
ordinario di diritto costituzionale e avvocato, da sempre awersario del rettore Tomasello: “Non solo
le argomentazioni poste dal rettore alla base della proroga sono pretestuose: l’università è piena di
risorse in grado di gestire qualsiasi processo di riforma e tra l’altro la legge di riforma in discussione
al Parlamento prevede delle regole per la fase transitoria. Ma soprattutto mi pare un azzardo
giuridico che un organismo possa deliberare su se stesso prorogando nelle cariche e nei benefici
coloro che votano. E’ principio elementare che ci si debba astenere dalle deliberazioni di cui ci si può
avvantaggiare anche economicamente. E’ come se un consigliere comunale vota la variante al Piano
regolatore che fa diventare edificabile un terreno di proprietà. La violazione della regola - conclude
il docente di Giurisprudenza - ha effetti in campo amministrativo e penale”. La modifica dello statuto
è passato con il voto contrario di Mario Gattuso, il preside della Facoltà di Scienze, e di Emanuele
Scribano, preside di Medicina. Quest’ultimo, che non aveva discusso nell’ambito del Consiglio di
facoltà della questione ha dovuto
personale”.(M.S.)
precisprecisare
che il suo voto contrario “era a titolo
http://www.enricodigiacomo.org/2010/05/messina-la-facolta-di-giurisprudenza-boccia-ilprolungamento-dei-mandati-elettorali-la-facolta-di-giurisprudenza-boccia-il-prolungamento-deimandati-elettorali-chiesto-di-riconsiderare-la-d/
14MAG2010
MESSINA E LA SUA UNIVERSITA’: La facoltà di Giurisprudenza
“boccia” il prolungamento dei mandati elettorali. Chiesto di
riconsiderare la delibera. Il Dipartimento di privato: «Atto
illegittimo»
Postato da Enrico Di Giacomo
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Mondo News
Il fuoco ha covato sotto la cenere per mesi. Adesso lo scontro è palese. Ravvivato dalla recente
modifica dell’art. 57 dello Statuto d’Ateneo varata dal Senato accademico e dal CdA, con il
prolungamento di un anno di tutte le cariche elettive, a cominciare proprio da quella di rettore e di
presidi di facoltà. Una modifica che ha fatto storcere il muso a tanti. A cominciare da chi in Senato
ha votato contro: il preside di Medicina, Emanuele Scribano, e quello di Scienze, Mario Gattuso. Si
sono, invece, astenuti il preside di Giurisprudenza, Salvatore Berlingò, e tre dei rappresentanti degli
studenti, Mauro Prestipino, Danilo Merlo e Ivan Cutè (quest’ultimo in Cda). Proprio Scribano e
Gattuso sono stati tra i più critici nei giorni scorsi nei confronti delle scelte del rettore Tomasello e
del Senato Accademico. Adesso ad affondare i colpi è l’intero consiglio di facoltà di Giurisprudenza
che si è riunito nei giorni scorsi, votando all’unanimità un documento. «Visti i documenti del
Dipartimento di Diritto Privato e di alcuni docenti della Facoltà – si legge nel documento, pubblicato
sul sito di Giurisprudenza – e preso atto degli interventi dei docenti, anche di quelli che non si
riconoscono nei predetti documenti, valuta positivamente il voto di astensione del preside nella
riunione del Senato Accademico del 30 aprile 2010 ritenendolo in linea con la delibera di Facoltà del
19 novembre 2009, assunta con il voto unanime dei presenti in quella seduta». E ancora «auspica
che il Senato Accademico favorisca un ampio dibattito nelle Facoltà e nei Dipartimenti in ordine alle
modifiche statutarie proposte e sollecita lo stesso Senato Accademico a riconsiderare la delibera
assunta in ordine alla proroga dei mandati elettivi». Di fatto una bocciatura del percorso sin qui
intrapreso e una sorta di “sfiducia” nei confronti di chi ha deciso di deliberare ugualmente la
modifica dello statuto, con il conseguente prolungamento di un anno del mandato. Ancora più duri i
documenti allegati, del Dipartimento di Diritto privato e di alcuni docenti. Nel primo si legge che
«l’improvvisa determinazione del Senato e del CdA, che hanno adottato i provvedimenti di modifica
dello statuto con inusitata tempestività, malgrado a suo tempo il rettore avesse garantito che le
modifiche in oggetto non sarebbero state poste in discussione, impone una precisa presa di
posizione». Nel provvedimento si parla di «illegittimità, per più ragioni, della proroga della durata
di un mandato di cariche elettive». E ancora tra le tante precisazioni: «Ritenuto infine che appare
inopportuno, anche per l’immagine dell’Università, che organismi democraticamente eletti per una
durata predeterminata possano proporre e approvare modifiche di statuto tra le quali vi è la proroga
del proprio mandato, il Dipartimento auspica che non si prenda allo stato alcuna determinazione in
ordine alle modifiche statutarie; chiede di poter contribuire, nell’ambito di un percorso condiviso,
alle proposte di modifica dello Statuto opportune e conseguenti all’approvazione del progetto di
riforma Gelmini» concludento che «il provvedimento di modifica all’art. 57 dello Statuto appare
illegittimo perché non si può ignorare che un organo elettivo non può prorogare il proprio mandato
ad libitum». Il documento del Dipartimento di Diritto Privato a tal proposito fa riferimento «allo
specifico orientamento della Corte costituzionale secondo il quale, in virtù dei principi desumibili
dall’art. 97 Cost., ogni proroga degli organi elettivi può aversi soltanto se prevista dalla legge». Un
altro provvedimento è stato sottoscritto da 14 docenti afferenti al Dipartimento di Scienze
Giuspubblicistiche “T. Martines” e presentato al Consiglio della Facoltà. La delibera del Senato – si
legge – «suscita un fermo dissenso sia sul piano del metodo adottato che su quello del merito».
Viene rimproverata al rettore una mancanza di confronto. E quindi: «Occorre poi ribadire come il
disegno di legge governativo, attualmente in discussione in Parlamento, prevede – al fine di una
riforma organica dello Statuto – la costituzione di un organo ad hoc, distinto sia dal Senato
accademico che dal Consiglio d’amministrazione. Le considerazioni critiche appena espresse non
esauriscono la loro rilevanza sul piano politico-accademico, ma, ad avviso dei sottoscritti,
prospettano altrettanti vizi di legittimità della delibera assunta: sia perché appare in sé contraria ai
principi dell’ordinamento ogni proroga dei mandati elettivi, sia perché essa viene disposta dagli
stessi soggetti che ne risultano obiettivamente destinatari. Per tutti questi motivi, i sottoscritti
rivolgono un forte appello agli organi di governo dell’Ateneo affinché, nell’esercizio di una doverosa
autotutela, riconsiderino la delibera appena approvata e promuovano piuttosto un approfondito
dibattito». Mauro Cucè - Gds
Università e “cariche-fiume” per Rettore & Co. Unimelab insorge: “Procedura anomala, frettolosa e
fuori
Statuto”
C’è chi dice no. Se si parla di Università messinese, rinnovo delle cariche di vertice, fra cui quella dello stesso
rettore, a dire no, oggi, è il Consiglio Direttivo dell’Associazione “Laboratorio Università”. I rappresentanti di
Unimelab spiegano in una nota le ragioni del loro disappunto in merito alla previsione del prolungamento di un
anno del mandato di tutti gli organi elettivi dell’Ateneo, decisione che verrà confermata lunedì prossimo dal
Senato Accademico, convocato appositamento con all’o.d.g. proprio la “Ratifica approvazione modifiche
statutarie a seguito deliberazione Consiglio di Amministrazione”. “Tale convocazione - secondo il Laboratorio conferma,
ove
necessario,
come
la
proceduraadottata,
per
garantire,
con
atto
autoreferenziale,
il
prolungamento di mandato del Rettore,dei Presidi di Facoltà e degli altri Componenti dello stesso Senato
Accademico che ha deliberato, fosse frettolosa e anomala, tanto da imporre oggi la necessità di sanare, a
terminidi Statuto, una scelta che avrebbe richiesto invece, quanto meno, una doverosa, più ampia informazione
preliminare, se non una necessaria consultazione di tutti gli organi collegialiinteressati a tali proroghe”. “Le
motivazioni addotte per proporre la modifica di statuto - proseguono i rappresentanti di Unimelab - risultano a
tutt’oggi inconsistenti, tanto più che l’iter della riforma del sistema universitario prioritariamente evocata per
giustificare la necessità di tale intervento preventivo sembrerebbe non consolidato né nei tempi di attuazione né
nelle linee direttive che saranno adottate”. “Invece, - aggiungono - proprio per garantire un autonomo
programma di “riforma organica dello Statuto”, sarebbe risultata di più elevato spessore, oltre che più saggia,
una scelta che avessesemmai privilegiato un anticipato confronto elettorale per consentire la partecipazione più
ampia e democratica al processo di riforma oltre che la più piena legittimazione dei mandati in corso”. Unimelab
ribadisce, pertanto, “tutte le osservazioni già esternate nel documento di questo ConsiglioDirettivo del 28 aprile
scorso e si associa alle riserve che nello stesso Senato Accademico e daaltri organismi sono state sollevate circa
la opportunità di procedere ad una autoproroga del mandato e dei benefici ad esso connessi, che potrebbe
suscitare, nei vari controlli di legittimità e di merito, una pesante censura, che si rifletterebbe negativamente,
ancora una volta, su tutta la Comunità accademica messinese”. I rappresentanti del Laboratorio auspicano in
conclusione “che il Senato accademico, facendosi interprete delle aspettative più genuine e sentite di tutta la
Comunità accademica, voglia riconsiderare più attentamente la deliberazione adottata, sospendendo ogni
decisione in merito alla ratifica di tale modifica statutaria e affrontando, piuttosto, con la dovuta responsabilità,
nei tempi di mandato residui, i problemi più significativi e pressanti di gestione e sviluppo della nostra
Università”.
http://www.enricodigiacomo.org/2010/05/luniversita-di-messina-sotto-i-riflettori-lupo-in-fabula-lastoria-di-un-direttore-e-dei-figli-e-quelleterno-conflitto-con-lateneo-guidato-dal-rettore-tomasello/
14MAG2010
L’UNIVERSITA DI MESSINA SOTTO I RIFLETTORI: LUPO IN
FABULA… LA STORIA DI UN DIRETTORE E DEI FIGLI, E
QUELL’ETERNO CONFLITTO CON L’ATENEO GUIDATO DAL
RETTORE TOMASELLO
Postato da Enrico Di Giacomo
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Inchieste
MESSINA. Due ricorsi: uno al Giudice del Lavoro ed uno al Tar di Catania. Per Aldo Lupo, il capo del
personale dell’Ateneo di Messina, il 30 giugno del 2010 avrebbe dovuto essere l’ultimo giorno di
lavoro. Ha raggiunto i 40 anni di contribuzione e l’ateneo esercitando la facoltà prevista dalla legge
Brunetta, la stessa in base alla quale si era decisa la rottamazione dei ricercatori (bocciata dal tar)
ha deciso che poteva fare a meno della sua competenza. Aldo Lupo di accettare quella che suona
come una bocciatura, non ha per nulla voglia. E si è rivolto a dei legali che hanno già impugnato il
provvedimento di pensionamento firmato dal rettore. ll capo del personale non è nuovo a
contenziosi con l’ateneo guidato dal rettore Tomasello. Subito dopo l’insediamento di quest’ultimo,
gli uffici dell’ateneo furono teatro di una battaglia senza esclusioni di colpi tra il rettore Tomasello e
Aldo Lupo. La battaglia durò qualche mese finchè Lupo, nel 2006, ritenendosi vittima di mobbing,
non iniziò una causa con quale chiese la corresponsione di indennità che Tomasello gli aveva
negato: in tutto 500mila euro. Raffaele Tommasini, giurista allora delegato del rettore per le
questioni giuridiche, l’11 luglio del 2006 spiegò al Consiglio d’amministrazione dell’ateneo che
“alcune delle pretese potrebbero trovare accoglimento”. E convinse i componenti a ratificare una
transazione che ha riconosciuto a Lupo 18 mila euro “a titolo di rimborso anche per le spese
sostenute”. ll mobbing Lupo lo addebitò al rettore. Ma il risarcimento lo pagò l’ateneo. Nei mesi
successivi il Fato volle che nell’organico dell’ateneo entrassero in pianta stabile tre suoi figli.
Giovanni Lupo vince il conconso ad un posto di Ep di lngegnere per l’Ufficio tecnico potendo vantare
come titolo un dottorato di ricerca appena concluso, che per sua fortuna era richiesto dal bando.
Qualche tempo dopo, a fine 2006, Flavia Lupo, altra figlia del capo del Personale, si aggiudica uno
dei tre dottorati di ricerca con borsa in Chirurgia plastica: attualmente risulta vincitrice di un
concorso per incarichi triennali al Policlinico. Antonietta Lupo, invece, a maggio del 2008, si
aggiudica un posto di ricercatore di diritto amministrativo, da candidata solitaria. Nella stessa
tornata l’ateneo aveva bandito un altro concorso per ricercatore di diritto amministrativo, che si è
aggiudicato Francesco Martines, figlio di Maria Chiara Aversa, delegato del rettore alla Ricerca, e
fresco sposo della figlia del rettore, fino a quel momento studioso di diritto tributario. MICHELE
SCHINELLA - CENTONOVE DEL 14-05-10
http://www.enricodigiacomo.org/2010/05/messina-un-centinaio-tra-docenti-e-dipendentidelluniversita-occupano-il-rettorato-il-rettore-tomasello-con-loro/
18MAG2010
MESSINA: UN CENTINAIO TRA DOCENTI E DIPENDENTI
DELL’UNIVERSITA’ OCCUPANO IL RETTORATO. IL RETTORE
TOMASELLO CON LORO
Postato da Enrico Di Giacomo
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Mondo News
Un centinaio tra docenti e dipendenti dell’università di Messina hanno occupato simbolicamente il
rettorato dell’Ateneo per manifestare il loro dissenso contro il ddl del ministro Gelmini. L’iniziativa è
inserita nell’ambito della protesta nazionale organizzata in tutta Italia contro la riforma e i tagli
all’università. I lavoratori prima di occupare il rettorato si sono riuniti con i rappresentanti dei
sindacati di categoria in un’assemblea d’Ateneo con tutte le componenti accademiche per discutere
delle problematiche potrebbero derivare da questa riforma. “Questa è un’iniziativa - ha detto Lillo
Oceano, segretario generale della Cgil di Messina - contro i provvedimenti della legge Gelmini che
stanno distruggendo l’università pubblica. La riforma attacca la sopravvivenza stessa dell’università
tagliando risorse che tolgono autonomia e spazi di crescita culturale libera e democratica.
L’università italiana ha sicuramete bisogno di riforme e miglioramenti, questo non significa tagliare
i fondi, mortificando la professionalità di tante figure come quelle dei ricercatori che verranno
penalizzati”. Il rettore dell’università di Messina, Francesco Tomasello, ha portato il suo saluto ai
lavoratori dicendo di essere accanto a loro in questa protesta.
http://www.enricodigiacomo.org/2010/05/messina-e-la-sua-universita-sotto-inchiesta-il-giudice-delprocesso-al-rettore-tomasello-e-a-rischio-ricusazione-il-marito-difeso-da-uno-dei-legali-impegnatinel-processo/
22MAG2010
MESSINA E LA SUA UNIVERSITA’ SOTTO INCHIESTA: IL GIUDICE
DEL PROCESSO AL RETTORE TOMASELLO E’ A RISCHIO
RICUSAZIONE. IL MARITO DIFESO DA UNO DEI LEGALI
IMPEGNATI NEL PROCESSO
Postato da Enrico Di Giacomo
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Mondo News
MESSINA - La richiesta di astensione, datata 22 febbraio del 2010, era nel fascicolo del
dibattimento. E così il provvedimento del presidente del Tribunale di Messina, Giovambattista Macrì,
che qualche giorno dopo, l’ha rigettata. Ma i legali impegnati nel processo al rettore Franco
Tomasello, ad altri 22 docenti della facoltà di Veterinaria e ad alcuni funzionari, per il tentativo di
truccare un concorso universitario e la distrazione dei fondi del progetto Lipin, che Caterina
Mangano, il presidente del collegio, avesse chiesto di astenersi lo hanno saputo alcuni mesi dopo
benchè nel frattempo si sono tenute alcune udienze. La richiesta del magistrato è stata motivata dal
fatto che il marito, medico del Papardo, è difeso in un giudizio da un legale impegnato nel processo,
Tommaso Autru Ryolo, che tutela Stefano Augliera. Questa circostanza se valutata come causa di
astensione obbligatoria potrebbe essere ora utilizzata dai legali degli imputati per presentare
istanza di ricusazione. Se quest’ultima venisse accolta la Mangano dovrebbe essere sostituita e il
processo dovrebbe iniziare da capo. Macrì, a marzo del 2009, aveva invece accolto la richiesta di
astensione, non obbligatoria ma facoltativa, presentata da Attilio Faranda, di cui la Mangano ha
preso il posto. Faranda aveva chiesto di astenersi perchè la figlia è dipendente dell’Università di
Messina: era, infatti, titolare di un dottorato di ricerca. Chi ha deciso sulla sua inchiesta, Macrì,
aveva un figlio Enrico, che si era aggiudicato un concorso di ricercatore di diritto commerciale e che
è stato assunto dall’ateneo a novembre del 2009. ln precedenza i legali del rettore Tomasello
avevano chiesto la ricusazione della Mangano e di un’altro componente del collegio, Daniela Urbani:
come giudici del riesarne avevano valutato I’ordinanza che aveva disposto la sospensione per 2
mesi del rettore nell’ambito di altro procedimento penale. L’istanza è stata rigettata dalla Corte
d’appello, la cui decisione è stata confermata dalla Corte di cassazione. MICHELE SCHINELLA centonove del 21-05-10
http://www.enricodigiacomo.org/2010/06/universita-di-messina-ripescati-col-trucco-i-19ricercatori-%E2%80%9Csalvati%E2%80%9D-sono-stati-reinseriti-nei-ranghi-ma-a-termine-ladenuncia-del-preside-di-scienze-mario-gattuso/
7GIU2010
UNIVERSITA’ DI MESSINA, RIPESCATI COL TRUCCO: I 19
ricercatori “salvati” sono stati reinseriti nei ranghi. Ma a termine.
La denuncia del preside di Scienze Mario Gattuso
Postato da Enrico Di Giacomo
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Inchieste
MESSINA. Ripescati si, ma a termine. I diciannove ricercatori con 40 anni di servizio prima rottamati
e poi ripescati dallʼateneo di Messina pensavano di poter continuare a prestare il loro servizio sine
die. E, invece, la sorpresa lʼhanno trovata nella delibera del Consiglio dʼamministrazione e del
Senato accademico che il ripescaggio lo ha stabilito. La deroga decisa nei loro confronti infatti “ha
effetto - come cʼè scritto nella delibera - solo fino al 31 ottobre del 2011”, dopodichè la
rottamazione opera comunque. Mario Gattuso, il preside della Facoltà di Scienze quando ha letto il
verbale della seduta del Senato accademico è sobbalzato dalla sedia: «Nel corso di quella seduta
non si è parlato affatto di limitare lʼefficacia della deroga. Me lo ricordo benissimo. Se se ne sia
parlato in consiglio dʼamministrazione non lo posso sapere. In Senato no di sicuro», ha protestato
nella passata seduta del Senato dinanzi al rettore. Franco Tomasello ha abbozzato: «Il verbale verrà
corretto». LʼUniversità di Messina nellʼultima seduta degli organi di Governo dello scorso anno
aveva deciso, usando una facoltà prevista dalla legge Brunetta di mandare in pensione tutti i
ricercatori con più di 40 anni di servizio in maniera indiscriminata: in tutto 56. Dopo le proteste, il
rettore decise di tornare sui suoi passi. Una commissione, in base dellʼapplicazione di alcuni criteri,
ne salvò 19. Gran parte degli altri hanno fatto ricorso al Tar del Lazio che ha dato loro retta
sospendendo i decreti di Mario Gattuso licenziamento firmati dal rettore. (M.S.)
http://www.enricodigiacomo.org/2010/06/universita-di-messina-il-laboratorio-abbandonato-lafacolta-di-veterinaria-dell%E2%80%99annunziata-diventa-%E2%80%9Cregno-dinessuno%E2%80%9D-sprechi-per-centinaia-di-migliaia-di-euro-mentre-da/
7GIU2010
UNIVERSITA’ DI MESSINA, IL LABORATORIO
ABBANDONATO: La facoltà di Veterinaria
dell’Annunziata diventa “regno di nessuno”. Sprechi
per centinaia di migliaia di euro. Mentre da tre mesi
non funziona più la clinica chirurgica di Cucinotta
Postato da Enrico Di Giacomo
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Inchieste
MESSINA - Decine di laboratori didattici arredati di costose apparecchiature mai
utilizzati. Microscopi lasciati in abbandono, impianti per i gas arrugginiti.
Scatoloni dappertutto. Attrezzature coperte di polvere alta millimetri. Banconi
che mai hanno visto un solo studente cimentarsi. Per assistere allo spettacolo
dello spreco basta fare un breve giro per i locali della Facoltà di Medicina
Veterinaria, ubicata allʼAnnunziata, aperta nel 2000. Uno spettacolo rispetto al
quale il preside della Facoltà Vincenzo Chiofalo allarga le braccia: «Non posso
certo negare questa realtà. Rimettere in funzione quei laboratori costerà
tantissimo. Per le responsabilità bisogna chiedere ai direttori dei Dipartimenti a
cui i laboratori sono stati consegnati». Ma se i laboratori didattici sono in
abbandono da anni, la Facoltà denuncia da tre mesi ʼattività della Clinica
chirurgica azzoppata dalle sale operatorie che non ci sono più. Le lettere
anonime hanno iniziato a circolare allʼindomani del 9 marzo scorso quando un
violento acquazzone notturno ha allagato i locali della clinica chirurgica di via
Santa Cecilia, diretta da Pippo Cucinotta, il docente autore agli inizi del 2006
delle denuncie da cui prese avvio lʼinchiesta della Procura di Messina che ha
portato alla sbarra il rettore Franco Tomasello e un gruppo di docenti della
Facoltà accusati di aver tentato di truccare un concorso universitario per
associato. Il direttore amministrativo dellʼUniversità Pino Cardile ha costituito
una commissione per stabilire la fondatezza degli anonimi che ha accertato “che
nei locali di via Santa Cecilia non ricorrono assolutamente le condizioni per il
mantenimento
di
alcuna
attività
lavorativa,
di
ricerca
e
istituzionale
dellʼateneo”. Dal 10 marzo la Clinica chirurgia di via Santa Cecilia è stata
chiusa. Ma il Poliambulatorio munito di sala radiologica e sale chirurgiche
dellʼAnnunziata, che doveva prenderne il posto, rimane chiuso. I lavori per la
ristrutturazione da 300mila euro, come hanno scritto in una relazione datata 17
maggio del 2010 il rettore e il direttore amministrativo sono stati completati il 5
febbraio del 2010” ma i nuovi locali mancano completamente di apparecchiature.
Il risultato lo spiega Michele Panzera, il direttore del Dipartimento di Scienze
sperimentali, in cui rientrano le Cliniche chirurgiche: «Lʼattività didattica
pratica e quella di ricerca e quella ambulatoriale è ferma», dice senza fronzoli.
Vincenzo
Chiofalo
si
tira
fuori
da
ogni
responsabilità:
«Le
chiavi
del
Poliambulatorio sono state consegnate ai direttori dei Dipartimenti interessati.
Sta a loro farlo funzionare». Ma Michele Panzera, chiamato indirettamente in
causa dal preside, ribatte: « Le chiavi non bastano. La struttura deve avere tutte
le autorizzazioni necessarie: a me non le ha mostrate nessuno. Eʼ necessario
traslocare ed installare tutte le apparecchiatura di via Santa Cecilia. Non
sappiamo se hanno bisogno di riparazioni». Il trasferimento della Clinica
chirurgica allʼAnnunziata fu motivo di un duro braccio di ferro tra il rettore e il
suo accusatore Cucinotta. Il 12 novembre del 2008 il rettore nel corso di una
seduta del Senato tenuta allʼAnnunziata per esprimere solidarietà al preside
vittima di minacce disse: «Cucinotta si trasferirà allʼAnnunziata come tutti gli
altri». «Non cʼè alcun oscuro motivo che mi tiene qua. Ma allʼAnnunziata i
locali non sono a norma», rispose Cucinotta. Il capo dellʼUfficio tecnico
dellʼateneo Francesco Oteri lo confermò: «A breve si faranno i lavori di
ristrutturazione dei locali destinati cliniche chirurgiche. Un intervento importante
e necessario per adeguarsi alla legge». Il Poliambulatorio, dopo i lavori a cui si
riferiva Oteri, è pronto. Le sale operatorie no. MICHELE SCHINELLA - Centonove del
04-06-2010
http://www.enricodigiacomo.org/2010/06/linchiesta-di-antonio-mazzeo-le-universita-in-corsa-peril-grande-banchetto-del-ponte/
29GIU2010
L’INCHIESTA DI ANTONIO MAZZEO: LE UNIVERSITA’ IN CORSA
PER IL GRANDE BANCHETTO DEL PONTE
Postato da Enrico Di Giacomo
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Inchieste
Del progetto esecutivo non c’e ancora l’ombra, i soldi bastano appena per sventrare colline e
riempire cave e discariche con milioni di metri cubi d’inerti, ma sull’affaire del Ponte sullo Stretto
planano come avvoltoi le grandi e piccole università di Calabria e Sicilia. Dopo aver ignorato per
decenni il dibattito sui costi politici, economici, sociali, ambientali e criminogeni della grande opera,
abdicando alle proprie finalità istituzionali di analisi e ricerca, gli Atenei sgomitano tra loro per
accaparrarsi qualche briciola delle risorse finanziarie pubbliche impegnate per l’avvio dei lavori del
Ponte. Con un comunicato congiunto, le Università di Enna, Palermo, Reggio Calabria e Catania
hanno preannunciato che «si mobiliteranno insieme per contribuire ad affrontare la grande sfida
che vede protagonisti, non solo ingegneri e architetti, ma studiosi di molteplici ambiti». Voci
autorevoli rivelano che già sarebbe stato sottoscritto un contratto di 800 mila euro tra il Consorzio
delle
Università
siciliane
ed
Eurolink,
l’associazione
d’imprese
general
contractor
per
la
progettazione e l’esecuzione dei lavori, finalizzato a distribuire «migliaia di test e misurazioni sui
provini di cemento armato tra tutte le Università siciliane». In perfetta sintonia con l’obiettivo di
rafforzare la fabbrica del consenso implementata da signori e padrini del Ponte, Aurelio Misiti,
portavoce nazionale dell’MPA, ha annunciato la presentazione di alcuni emendamenti alla manovra
economica in discussione al Parlamento, per un totale di 100 milioni di euro, che prevedono la
realizzazione di due grandi laboratori scientifici situati a Messina e a Reggio. Il primo, di Scienza e
tecnologia dei nuovi materiali, da affidare a un consorzio delle tre Università siciliane con la
“Sapienza” di Roma e il secondo, di Aerodinamica e aeroelasticità, destinato a un consorzio delle tre
Università calabresi con il Politecnico di Milano. Insomma, ce ne sarebbe per tutti, anche se ciò
allarma classi dirigenti e accademici dell’area dello Stretto, preoccupati di perdere la leadership su
contributi e commesse. Per spegnere sin dal nascere obiezioni e proteste, la società concessionaria
del Ponte ed Eurolink hanno precisato di essere intenzionate a stabilire una «collaborazione
privilegiata» con i due Atenei di Messina e Reggio Calabria. E i primi discutibili risultati non
mancano. È di qualche giorno la notizia della firma di un contratto di locazione di un intero edificio
del polo scientifico universitario “Papardo” di Messina, per ospitare l’head office, ovvero la sede
delle direzioni generali della Stretto di Messina Spa, del general contractor e delle società
impegnate nel monitoraggio ambientale e nel “project management” del Ponte (Fenice Spa e
Parsons Transportation Group). La struttura che si estende su un’area complessiva di 4.400 mq,
comprende in particolare l’“Incubatore d’Imprese” finanziato e realizzato con i fondi della legge 208
del 1998 riservati «agli interventi di promozione, occupazione e impresa nelle aree depresse».
Grazie ad una convenzione siglata 7 anni fa dall’allora rettore Gaetano Silvestri, l’incubatore fu
concesso in uso a Sviluppo Italia Sicilia, ente acquisito recentemente dalla Regione Siciliana che è
pure azionista di minoranza della società concessionaria del Ponte. Secondo il testo della
convenzione, a Sviluppo Italia veniva affidato non solo la gestione, ma anche il completamento, con
fondi dell’ente, del “Parco tecnologico” di contrada Papardo con l’obiettivo che fosse destinato
all’ospitalità di spin-off industriali derivanti dalla ricerca scientifica. Nei piani di allora, la contiguità
dell’incubatore con le facoltà tecnologiche avrebbe facilitato lo sviluppo di attività innovative e
tecnologicamente avanzate, dotando l’Ateneo di una struttura unica nel panorama centromeridionale. Dopo il rinnovo dei vertici accademici e l’entrata in scena dell’odierno rettore Giuseppe
Tomasello, il progetto fu abbandonato sino a quando, due anni fa, Invitalia Spa, la nuova Agenzia
nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa, avviò i lavori di restauro e di
adeguamento funzionale dell’infrastruttura. Secondo quanto annunciato dalla Stretto di Messina,
l’inaugurazione e l’attivazione all’interno del polo universitario del quartier generale delle società
che concorrono alla realizzazione del Ponte dovrebbe avvenire entro la fine del mese di luglio. A
esprimere un giudizio fortemente critico sull’intera operazione, il professore Guido Signorino,
ordinario di Economia applicata e responsabile della sezione “Economia” del Centro Studi per l’Area
dello Stretto “Fortunata Pellizzeri”. «L’insediamento del Centro direzionale di Eurolink nel non
ancora ultimato “Incubatore d’Imprese” è una ipotesi a mio avviso bizzarra e non percorribile»,
afferma Signorino, che al tempo curò proprio l’accordo di partnership tra l’Università di Messina e
Sviluppo Italia. «Tale struttura è dedicata alla nascita di imprese “nuove”, frutto di “spin off” da
ricerca. L’incubatore dovrebbe garantire, in particolare ai giovani, l’offerta di spazi adeguati a costi
contenuti e servizi di supporto, di assistenza consulenziale e di reperimento di finanza dedicata ed
agevolata. Nel caso dell’incubatore di Messina, esso nasce anche con lo scopo specifico di
promuovere e sostenere la nascita di imprese ad opera dei laureati dell’Università». Il professore
Signorino ricorda come la permanenza nell’incubatore ha sempre una durata limitata, trascorsa la
quale l’impresa esce dalla struttura per affrontare il mercato con le forze nel frattempo maturate,
rendendo disponibile a nuove attività lo spazio occupato. «La permanenza nell’incubatore di
Messina - spiega l’economista - era definito nell’accordo di concessione in 36 mesi, eccezionalmente
prorogabili fino a 60, in modo da generare un flusso continuo di imprese nuove e innovative». Il
consorzio Eurolink non presenterebbe invece alcuna caratteristica idonea a consentirgli di diventare
l’ospite-beneficiario della struttura. «Non si tratta di una impresa “nuova”, risultando dalla
costituzione in consorzio dell’associazione di imprese vincitrice della gara per il general contractor
del Ponte, svoltasi tra il 2005 ed il 2006», aggiunge Signorino. «Sicuramente il Ponte non è frutto di
“progetti di ricerca” dell’Università di Messina, né il consorzio è costituito da imprenditori giovani e
non sufficientemente attrezzati per affrontare i costi normali della permanenza sul mercato. In
relazione alla durata della locazione, Eurolink dovrebbe installarsi prima dell’inizio dei lavori, che
avranno una durata minima di sei anni. Occorre dunque pensare ad una permanenza per lo meno
pari ad 80 mesi. Per ciò che riguarda il costo della locazione, non noto, occorre ricordare che la
logica dell’incubatore non è quella della valorizzazione reddituale degli immobili. Sviluppo Italia è
una SpA pubblica nata per promuovere le imprese, non per incrementare la sua rendita con l’affitto
di locali ottenuti in concessione». L’economista rileva infine che lo stabile di contrada Papardo è in
via di ristrutturazione con un finanziamento pubblico concesso per lo specifico scopo di realizzarvi
l’“incubatore”: «la sua utilizzazione a beneficio del consorzio Eurolink costituirebbe, a mio avviso,
una distorsione di tali finalità, di cui si gioverebbe un gruppo di imprese già esistenti e attive sul
mercato internazionale». Rilievi pesanti che forse meriterebbero l’apertura di un fascicolo in
Procura per accertare se non siano stati commessi possibili illeciti con la riconversione dei locali
universitari nel centro strategico dei business men del Ponte. In occasione della riunione del Senato
accademico prevista per il 5 luglio, la Rete No Ponte ha intanto preannunciato un sit-in di protesta
contro ogni forma di sostegno dell’Ateneo di Messina al devastante progetto di collegamento stabile
nello Stretto. ANTONIO MAZZEO
http://www.enricodigiacomo.org/2010/07/sonia-alfano-idv-italia-dei-valori-presenta-unainterrogazione-contro-il-rettore-delluniversita-di-messina-franco-tomasello-commistioni-eprocedimenti-illeggittimi/
2LUG2010
SONIA ALFANO (IDV): ITALIA DEI VALORI PRESENTA UNA
INTERROGAZIONE CONTRO IL RETTORE DELL’UNIVERSITA’ DI
MESSINA FRANCO TOMASELLO. ‘COMMISTIONI E
PROCEDIMENTI ILLEGGITTIMI’
Postato da Enrico Di Giacomo
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Mondo News
FOTO: Enrico Di Giacomo
“Da anni ormai si parla del contesto clientelare e familistico che avvolge l’Università di Messina. E’
stato un crescendo di avvenimenti che hanno portato l’ateneo della città dello Stretto in un baratro,
fatto di concorsi truccati e appalti anomali, dal quale deve necessariamente uscire per ritrovare il
lustro
di
un
tempo“. Lo
ha
detto
Sonia
Alfano,
europarlamentare
di
IdV,
in
riferimento
all’interrogazione presentata da Italia dei Valori sulle commistioni per le quali è sotto processo il
Rettore dell’Ateneo Francesco Tomasello, e sui procedimenti illeggittimi che lo stesso intende
utilizzare per prolungare il proprio mandato. “L’On. Di Pietro ha accolto la mia richiesta di
intervenire con interrogazione scritta al Ministero dell’Istruzione a tutela del diritto allo studio e in
difesa della legalità. Tomasello, in perfetto stile neo-italiano - sottolinea - ha chiesto la proroga ‘ad
personam’ per Rettore e Presidi attraverso la modifica di un articolo dello Statuto; è una procedura
che non è prevista da alcun codice - avverte la Alfano -, del tutto illegittima. Spero - conclude - che
quest’interrogazione serva a scongiurare il pericolo di un’ennesima umiliazione ad un’Università che
già di per sè soffre di gravi lacune amministrative che ne impediscono il regolare funzionamento“.
UNIVERSITA’
MESSINA:
LO
MORO
(PD),
NO
A
MODIFICHE
STATUTO
La parlamentare del Pd Doris Lo Moro ha presentato una interrogazione AL ministro dell’istruzione, universita’ e
ricerca Mariastella Gelmini sull’universita’ di Messina. “Con deliberazione adottata dal Senato accademico
dell’Universita’ di Messina nella seduta del 17 maggio 2010, - scrive - preceduta da delibera del medesimo
Senato accadessimo del 30 aprile 2010 e del Consiglio di Amministrazione dell’Universita’ della stessa data,
viene, in particolare, modificato l’art. 57 dello Statuto d’Ateneo in modo da determinare la proroga di un anno
del mandato del Rettore e di tutti gli organi accademici. Tale iniziativa - aggiunge - ha destato grande
opposizione nella comunita’ accademica messinese, testimoniata dai ricorsi in opposizione, sottoscritti da
numerosi docenti anche in rappresentanza di altri colleghi, gia’ depositati presso il Ministero, nonche’ dai
documenti contrari votati dalla Facolta’ di Giurisprudenza e dai Dipartimenti”. Le ragioni dell’opposizione dei
docenti contrari alla proroga - secondo la parlamentare - appaiono condivisibili. In vero, - spiega - lo Statuto
dell’Ateneo di Messina detta norma sulla durata delle cariche accademiche. Le principali cariche accademiche, di
durata originariamente triennale, hanno adesso durata quadriennale (a seguito della modifica apportata nel
2007, subito prima delle elezioni accademiche avvenute in quell’anno). In generale, e’ prevista la possibilita’ di
essere immediatamente rieletti nella stessa carica accademica una sola volta Ad oggi, in particolare, il Magnifico
Rettore e la maggior parte dei Presidi si approssimano alla scadenza del loro secondo mandato, essendo stati
eletti una prima volta nel 2004 (per un triennio) e poi riconfermati nel 2007 (per un quadriennio). Non sono,
pertanto, piu’ rieleggibili”. La parlamentare aggiunge che “secondo le notizie diffuse dalla stampa, l’attuale
Rettore, prof. Francesco Tomasello, e’ attualmente sottoposto a giudizio per abuso di ufficio e tentata
concussione, pendente davanti al Tribunale penale di Messina, per le quali accuse e’ stato sospeso per due mesi
dal GIP; lo stesso Rettore e’ stato, inoltre, sospeso una seconda volta per due mesi in altro procedimento
pendente davanti al GUP di Messina; entrambe le vicende - continua - hanno destato grande allarme nella
comunita’ universitaria e cittadina messinese. Si precisa - aggiunge - che l’Ateneo di Messina svolge un ruolo di
particolare rilievo anche al di fuori della Regione Sicilia, venendo frequentata da studenti di altre Regioni ed in
particolare da studenti della vicina Calabria”. Da qui la richiesta: “Quali misure il ministro intenda assumere in
ordine alle iniziative promosse dall’attuale rettore dell’Universita’ di Messina, con particolare riguardo alla
proposta di modifica dello Statuto concernente la proroga di un anno del mandato del Rettore e di tutti gli
organi accademici, anche alla luce delle disposizioni contenute nel DDL di riordino del sistema universitario
promosso dallo stesso Ministro”.
http://www.enricodigiacomo.org/2010/07/universita-di-messina-la-sentenza-il-giudice-del-lavorosi-pronuncia-contro-i-provvedimenti-di-pecoraro-sancita-lillegittimita-della-revoca-degli-incarichidirigenziali-del-prof-ferreri/
05LUG2010
UNIVERSITA’ DI MESSINA, LA SENTENZA DEL GIUDICE D’UVA: Il
Giudice del Lavoro si pronuncia contro i provvedimenti di
Pecoraro. Sancita l’illegittimità della revoca degli incarichi
dirigenziali del Prof. Ferreri
Postato da Enrico Di Giacomo
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Inchieste
Un’altra importante pronunzia giurisprudenziale è stata emessa dal Giudice del Lavoro di Messina
con la quale si stigmatizza e sancisce, espressamente, l’illegittimità, l’illegittimo esercizio della
funzione pubblica posto in essere dal Rettore F. Tomasello in uno con il Commissario Straordinario
(oggi Direttore Generale ) dell’A.O. U. di Messina. Con l’anzidetta pronunzia si è stabilito che la c.d.
rimodulazione nulla ha a che vedere con la revoca bulgara degli incarichi dirigenziali in capo ai
docenti direttori di Dipartimenti ad Attività Integrata e di Unità Operative dell’A.O.U. “G. Martino” di
Messina. L’iniziativa, pertanto, rientra nel progetto di gestione ad personam dell’Università di
Messina retta sin dal 2004 dal Prof. F. Tomasello che aspira a prorogare “sine die” il proprio
mandato.
Il rispetto delle regole viene così riaffermato e ribadito da parte della Magistratura
autonoma ed indipendente, nell’esercizio della propria prerogativa e funzione di controllore e
garante
della
legalità
e
nel
rispetto
dei
principi
democratici
stabiliti
dalla
nostra
Carta
Costituzionale, la stessa, sulla quale tutti i pubblici dipendenti hanno prestato giuramento al
momento dell’assunzione delle loro pubbliche funzioni. Lo Stato c’è, lo Stato ancora esiste! Ed
interviene, interverrà è e sarà presente all’interno dell’ Università e dell’A. O. U. di Messina
nonostante le ultime esternazioni del D.G. in virtù delle quali il predetto ha sostenuto che nessuna
vertenza è mai stata vinta contro l’A. O. U. e che (proiettandosi nel futuro) mai sarà vinta
aggiungendo che ormai siamo nella normalità e ci sono ancora giapponesi i quali non si sono accorti
che la guerra è finita. Si, diciamo che ci sono cittadini ed operatori dell’AOU e dell’Università che
non accettano una normalità che si regge sulla illegittimità ed è per questo che continuano e
continueranno a combattere, all’infinito se sarà necessario, la loro battaglia per l’affermazione ed il
rispetto delle leggi e della legalità. Pubblichiamo perciò l’importante provvedimento lasciando al
lettore
ogni
valutazione
sull’agire
della
P.A.
Stretto. dahttp://nuke.vocediateneo.it/Home/tabid/466/Default.aspx
nella
città
dello
http://www.enricodigiacomo.org/2010/07/universita-di-messina-pubblichiamo-linterrogazione-afirma-dellon-di-pietro-sulla-proroga-del-mandato-del-rettore-franco-tomasello/
05LUG2010
UNIVERSITA’ DI MESSINA: PUBBLICHIAMO L’INTERROGAZIONE A
FIRMA DELL’ON. DI PIETRO SULLA PROROGA DEL MANDATO
DEL RETTORE FRANCO TOMASELLO
Postato da Enrico Di Giacomo
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Inchieste
ATTO CAMERA
INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/07852
Dati di presentazione dell’atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 346 del 01/07/2010
Firmatari
Primo firmatario: DI PIETRO ANTONIO
Gruppo: ITALIA DEI VALORI
Data firma: 01/07/2010
Elenco dei co-firmatari dell’atto
ZAZZERA PIERFELICE
DI GIUSEPPE ANITA
MESSINA IGNAZIO
Destinatari
Ministero destinatario:
* MINISTERO DELL’ISTRUZIONE, DELL’UNIVERSITA’ E DELLA RICERCA
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL’ISTRUZIONE, DELL’UNIVERSITA’ E DELLA RICERCA delegato in
data 01/07/2010
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera
Interrogazione a risposta scritta 4-07852
presentata da
ANTONIO DI PIETRO
giovedì 1 luglio 2010, seduta n.346
DI PIETRO, ZAZZERA, DI GIUSEPPE e MESSINA Al Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca.
- Per sapere - premesso che:
dall’anno 2007 ad oggi sono molteplici gli articoli pubblicati sui maggiori quotidiani e periodici nazionali
(Corriere della Sera 21 luglio 2007, La Repubblica 17 ottobre 2008, La Repubblica 14 novembre 2008,
Panorama 27 novembre 2008, La epubblica 12 dicembre 2008, Corriere della Sera 28 marzo 2009, Libero 10
aprile 2009) che evidenziano i problemi di gestione dell’università degli studi di Messina;
nello specifico, nei suddetti articoli, viene più volte citato il rettore dell’università di Messina
(professor Francesco Tomasello) come indagato per una inchiesta sul concorso per la cattedra di
medicina del lavoro al policlinico e imputato per abuso d’ufficio per un concorso per ricercatore alla
facoltà di veterinaria (il cui processo è attualmente in corso) e accusato di tentata concussione per
la gestione dei finanziamenti erogati dalla regione Sicilia e dall’università per i progetti scientifici;
nominata in alcuni dei suddetti articoli anche la consorte del rettore, dirigente universitaria nello
stesso ateneo;
per tali motivi il rettore è stato sospeso due volte dalle sue funzioni sia nel 2007 che nel 2009 dal giudice
dell’udienza preliminare di Messina, rientrando sempre al suo incarico e non presentando mai le dimissioni;
lo statuto dell’ateneo di Messina detta norme sulla durata delle cariche accademiche: infatti, le principali cariche
accademiche, originariamente di durata triennale, dopo la modifica del 2007, hanno durata quadriennale, ed è
prevista la possibilità di essere immediatamente rieletti nella stessa carica accademica una sola volta;
attualmente, il rettore e la maggior parte dei presidi delle facoltà si approssimano alla scadenza del loro
secondo mandato, essendo stati eletti una prima volta nel 2004 e poi riconfermati nel 2007;
nel novembre 2009 furono iscritte all’ordine del giorno del senato accademico alcune proposte di modifica
statuarie tra le quali anche una concernente la proroga del mandato in corso di esaurimento del rettore e dei
presidi; quest’ultima venne ritirata a causa della contrarietà di alcuni dipartimenti;
il 30 aprile 2010 il senato accademico ha approvato la modifica dell’articolo 57 dello statuto
dell’ateneo in modo da determinare la proroga di un anno a favore di tutte le cariche accademiche in
corso;
la modifica dello statuto dell’ateneo è ora alla verifica degli uffici preposti del Ministero dell’istruzione,
dell’università e della ricerca;
i dipendenti dell’università degli studi di Messina hanno inviato al Ministro interrogato un ricorso in opposizione
alla richiesta di convalida delle decisioni assunte dal senato accademico, per la non approvazione del
provvedimento stesso;
l’articolo 6, commi 9, 10 e 11 della legge n. 168 del 9 maggio 1989 prevede il controllo di legittimità e di merito
del Ministro sugli statuti universitari;
l’articolo 2, comma 2, del decreto 28 novembre 2000 della Presidenza del Consiglio dei ministri, dipartimento
della funzione pubblica «Codice di comportamento dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni» stabilisce
che: «Il dipendente mantiene una posizione di indipendenza, al fine di evitare di prendere decisioni o svolgere
attività inerenti alle sue mansioni in situazioni, anche solo apparenti, di conflitto d’interessi. Egli non svolge
alcuna attività che contrasti con il corretto adempimento dei compiti d’ufficio e si impegna ad evitare situazioni
e comportamenti che possano nuocere agli interessi o all’immagine della pubblica amministrazione.»;
l’articolo 5, comma 2, del suddetto decreto recita «Il dirigente… dichiara se ha parenti entro il quarto grado a
affini al secondo, o conviventi che esercitano attività politiche, professionali e economiche che li pongano in
contatti frequenti con l’ufficio che egli dovrà dirigere o che siano coinvolte nelle decisioni o nelle attività inerenti
l’ufficio -:
se il Ministro interrogato, appreso quanto sopra espresso, ritenga o meno di esercitare la facoltà di rinvio con
richiesta di riesame in relazione alla delibera di modifica dello statuto dell’ateneo dell’università degli studi di
Messina. (4-07852)
http://www.enricodigiacomo.org/2010/07/messina-la-sua-universita-e-il-rettore-tomasello-su-ilfatto-quotidiano-a-messina-la-legge-diventa-%E2%80%9Cad-rectorem%E2%80%9D-perrimanere-a-capo-dell%E2%80%99ateneo-un-anno-in-piu-nell/
5LUG2010
MESSINA, LA SUA UNIVERSITA’ E IL RETTORE TOMASELLO SU
‘IL FATTO QUOTIDIANO’: A Messina la legge diventa “ad
Rectorem”. Per rimanere a capo dell’ateneo un anno in più.
Nell’università siciliana culla del nepotismo lo Statuto è stato fatto
modificare dal rettore Francesco Tomasello, già a processo per
concorsi truccati
Postato da Enrico Di Giacomo
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Inchieste
Un anno in più, ancora un anno. Per completare “la realizzazione del progetto di rimodulazione della
governance”. Il linguaggio è quello nobile dell’accademico, l’obiettivo è più terra terra: rimanere
attaccati più a lungo alla poltrona e al potere. Succede a Messina, dove il Magnifico Rettore
dell’Università, il professor Francesco Tomasello, ha chiesto e ottenuto una proroga degli incarichi
di dodici mesi per sé e per i Presidi delle facoltà, tutti quasi al termine del secondo e ultimo
mandato. Serviva addirittura una modifica dello Statuto e il Senato Accademico non s’è fatto
pregare: due soli i voti contrari, una manciata gli astenuti. È come se Letizia Moratti facesse votare
dall’assemblea comunale di Milano una legge che prolunga da cinque a sei anni il suo incarico e
quello dei consiglieri. Da subito, non dalla prossima elezione. Una sorta di referendum: vuoi gestire
il potere per un anno in più? sei interessato a intascare dodici mesi in più di indennità? È così che
nel Paese delle leggi ad personam è arrivata una legge ad Rectorem. Un provvedimento
palesemente illegittimo, secondo la parlamentare del Pd Doris Lo Moro che ha presentato
un’interrogazione urgente al ministro dell’Università. La corsa è contro il tempo, prima che il
dicastero della Gelmini si pronunci a favore della modifica allo Statuto dell’Ateneo peloritano. Il
“verminaio”. «Un percorso ormai cominciato e che non si interromperà per nessun motivo al
mondo», ha dichiarato il Rettore all’indomani del provvedimento. «Quelli che contestano queste
scelte sono “i soliti noti”, che vogliono il male dell’Ateneo», sono state le sue parole contro chi, nel
corpo docenti, sta provando a opporsi in tutti i modi al suo strapotere. Un discorso a metà tra Cetto
La Qualunque e Totò “vasa-vasa” Cuffaro, sospeso com’è tra la Calabria e la Sicilia. Come lo stesso
Ateneo, finito negli anni nel mirino della criminalità organizzata al di là dello Stretto: per gli
inquirenti, il boss della ‘Ndragheta Giuseppe Morabito “U tiradrittu” era una sorta di rettore-ombra.
Erano anni in cui quel “verminaio”, come lo definì l’allora vicepresidente della Commissione
Antimafia Nichi Vendola, era al centro di una serie di interessi che vedevano insieme, in un comitato
d’affari, politici, colletti bianchi e uomini d’onore. Così, negli anni l’Università di Messina è diventata
teatro di un vero e proprio “romanzo criminale”: un docente ucciso, un altro gambizzato, altri
arrestati o indagati. Un Rettore, due processi. Da Rettore, Tomasello è finito due volte sotto
inchiesta. La prima, nel 2007, per aver fatto pressione su un presidente di commissione per un
posto di professore associato nella sua Università. Secondo l’accusa, tutto era già stato deciso a
tavolino: quel posto sarebbe dovuto andare al figlio del pro-Rettore Battesimo Macrì. Ma qualcosa va
storto: «Il rettore mi ha convocato e mi ha detto che il concorso stava prendendo una direzione non
auspicata in quanto non sarebbe stato dichiarato idoneo Francesco Macrì, figlio di Battesimo – ha
dichiarato ai magistrati Orazio Catarsini, ex preside della Facoltà di Veterinaria -. Ciò era dovuto alle
resistenze opposte da Cucinotta (presidente di commissione, ndr). Il rettore mi chiese in maniera
accorata e pressante di intervenire sul Cucinotta per riferirgli che il concorso doveva andare nella
direzione auspicata, in caso contrario sarebbe dovuto andare in bianco». L’inchiesta scatta
nell’estate del 2007: il pro-rettore, Battesimo Macrì, viene arrestato; il Rettore Tomasello viene
indagato e sospeso per due mesi dalle sue funzioni. Ora è sotto processo, insieme ad altre 22
persone con l’accusa di abuso di ufficio e tentata concussione. Una nuova interdizione, sempre per
due mesi, arriverà alla fine del 2008 per altri presunti concorsi truccati: il procedimento è ora
pendente davanti al Gup. Perché una cosa è certa: quello di Messina, più che ogni altro in Italia, è
l’Ateneo di amici e parenti. Ci sono i figli, i fratelli, le amanti che fanno carriera. E ci sono le mogli.
Come Melitta Grasso, consorte del rettore Tomasello, neurochirurgo e dirigente universitaria del
Policlinico incappata, anche lei come il Magnifico marito, nelle maglie della giustizia: a fine 2008 è
stata coinvolta in un’inchiesta su un appalto per la sorveglianza del Policlinico che una società di
vigilanza si era aggiudicata per quasi 2 milioni di euro. Un contratto che, dopo l’avvento di un
commissario straordinario, oggi costa appena 300 mila euro. Tutto durante il rettorato di suo
marito, che continua a ignorare le proteste e va avanti per la sua strada: «Capisco che la nostra
azione abbia dato fastidio a qualcuno, perché stiamo smantellando centri di potere». Tutti, tranne il
suo. Vito Laudadio - IL FATTO QUOTIDIANO
http://www.enricodigiacomo.org/2010/07/universita-di-messina-la-risposta-ufficiale-del-senatoaccademico-alla-rete-no-ponte-la-solidarieta-ai-ricercatori/
07LUG2010
UNIVERSITA’ DI MESSINA: LA RISPOSTA UFFICIALE DEL SENATO
ACCADEMICO ALLA RETE NO PONTE. LA SOLIDARIETA’ AI
RICERCATORI
Postato da Enrico Di Giacomo
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Mondo News
Due sit-in diversi si sono tenuti ieri pomeriggio davanti al Rettorato: quello dei ricercatori da tempo
in stato d’agitazione per taluni effetti della riforma universitaria nazionale giudicati deleteri e
penalizzanti per la categoria e per il sistema universitario, e quello organizzato dalla “Rete
Noponte” in questo caso per protestare nei confronti dell’Università e di Sviluppo Italia criticati per
aver destinato a quartier generale della società Stretto di Messina e del contraente generale
Eurolink
dell’edificio
universitario
denominato
“Incubatore
d’imprese”
all’interno
del
polo
universitario di contrada Papardo. Ad essere ricevuta dal Senato Accademico, presieduto dal rettore,
professore Franco Tomasello, è stata soltanto una delegazione dei ricercatori che ha esposto i
motivi della protesta esortando l’organo di governo a discuterne i punti qualificanti. Cosa che in
effetti è avvenuta poco dopo durante la riunione del Senato, nel corso della quale sono stati
riconosciuti e condivisi i contenuti alla base della protesta. E ciò sia all’interno dell’Università di
Messina sia, in generale, nell’ambito del sistema universitario italiano. In una nota diramata in
serata il Senato Accademico ha così giudicato fondamentale «preservare l’autonomia universitaria
come espressione della libertà culturale, non disgiunta dall’assunzione delle relative responsabilità,
e il carattere pubblico del sistema universitario; la gestione democratica dell’Ateneo, garantita dalla
rappresentanza delle diverse componenti, che deve assicurare le decisioni strategiche e di indirizzo
in materia di didattica e di ricerca». Al contempo – prosegue il documento approvato dal Senato –
occorre «promuovere un congruo finanziamento della ricerca, il diritto allo studio, un piano
straordinario di reclutamento e di progressione di carriera del personale docente a fronte dei
moltissimi pensionamenti in corso; definire lo stato giuridico dei ricercatori; esentare dal blocco
degli scatti il personale docente più giovane a fronte di una valutazione positiva della produttività
scientifica (Legge 1/2009) e il recupero per i restanti docenti, a conclusione del blocco 2011-2013,
di scatti e aggiornamenti stipendiali, sempre a fronte di un’acclarata operosità di ricerca». Viene
espressa, infine, «la grave preoccupazione che, permanendo la protesta dei ricercatori, la
programmazione didattica dell’Ateneo possa essere penalizzata per il venir meno del loro
significativo contributo». Quanto invece al j’accuse della Rete “Noponte” (presenti ieri circa 150
persone) l’Università ha preferito ieri chiarire per iscritto la sua posizione sulla vicenda della sede di
Papardo destinata alla società Stretto e al raggruppamento delle società impegnate nella
progettazione e nel monitoraggio ambientale: «La concessione dell’immobile a Sviluppo Italia Sicilia
– si premette – è stata deliberata nel 2002 e, sulla scorta di essa, il concessionario può destinare
locali imprese senza preventive autorizzazioni dell’Università, com’è avvenuto nel caso specifico.
L’Ateneo di Messina – prosegue la nota – in un rapporto di leale e fruttuosa collaborazione con
l’Università Mediterranea di Reggio Calabria ritiene che, qualora l’opera Ponte venisse realizzata,
essa debba prevedere tra i processi di alta formazione, ricerca scientifica e trasferimento
tecnologico collegati alla costruzione, le due Università dello Stretto. «L’Ateneo di Messina –
puntualizza il documento ufficiale in quello che appare il suo passaggio chiave – ha solo espresso
con molta chiarezza a tutti i soggetti interessati il proprio orientamento che la destinazione di locali,
pur non dipendendo da sue scelte, prevedesse almeno la stipula di un protocollo d’intesa che
impegnasse gli attuatori a promuovere opportunità occupazionali per i giovani, oltre a ricadute di
sviluppo tecnologico per il territorio e i laboratori di ricerca». (a.t.)
http://www.enricodigiacomo.org/2010/07/ponte-sullo-stretto-ledificio-incubatore-di-impreseceduto-alleurolink-e-alla-stretto-ecco-larticolo-del-2002-che-smentisce-clamorosamente-il-rettoredelluniversita-di-messina-fra/
08LUG2010
PONTE SULLO STRETTO - L’EDIFICIO ‘INCUBATORE DI IMPRESE’
CEDUTO ALL’EUROLINK E ALLA ‘STRETTO’: ECCO L’ARTICOLO
DEL 2002 CHE SMENTISCE CLAMOROSAMENTE IL RETTORE
DELL’UNIVERSITA’ DI MESSINA FRANCO TOMASELLO
Postato da Enrico Di Giacomo
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Inchieste
Un protocollo d’intesa che sancisce un nuovo modo di fare impresa. Un nuovo modello di sviluppo
rivolto soprattutto ai giovani. Da ieri l’Università di Messina è all’avanguardia in questo campo con
la firma dell’intesa tra l’amministratore delegato della società Sviluppo Italia, Massimo Caputi e il
rettore Gaetano Silvestri, per la nascita all’interno dell’Ateneo di un “incubatore di imprese”. In
pratica sono state gettate le basi di una sfida per rinvigorire l’economia locale. «I giovani hanno
bisogno di spazi per esprimere la propria capacità d’impresa in una città poco competitiva», ha
evidenziato Guido Signorino, delegato del rettore per il Liaison Office Università-impresa (l’ufficio
costituito dall’Ateneo peloritano per rappresentare un ponte tra il mondo accademico e quello
economico-produttivo). Il protocollo nel dettaglio prevede l’impegno dell’Università a concedere in
uso a Sviluppo Italia l’edificio in costruzione all’interno del polo scientifico, che sarà completato
dalla stessa società costituita nel 1990, per dare la possibilità alle imprese di insediarsi avendo a
disposizione incentivi ed una finanza agevolata, per poter successivamente affrontare da sole il
mercato. In 3.500 metri quadri potranno nascere PMI coinvolte nel settore delle nuove tecnologie e
in generale in quelli tipici dell’economia messinese. A livello regionale è la prima esperienza di
“incubatore d’imprese” realizzato all’interno di un sistema universitario (quello di Catania, infatti, è
slegato dal mondo dell’Ateneo). Lo stesso Caputi, nel suo intervento sul ruolo che avranno queste
speciali strutture, ha lanciato un vero e proprio appello: «Chiediamo alleanza alle istituzioni per
poter realizzare gli incubatori». Un messaggio, appunto, già colto dall’Università di Messina e come
ha sottolineato il rettore Silvestri: «È un’idea vincente che dà opportunità ai giovani». «Questo è il
primo momento – ha aggiunto – di un’iniziativa di grande respiro in un periodo in cui l’attenzione è
focalizzata sul ruolo che la formazione e la ricerca hanno nello sviluppo economico. Non c’è dubbio
che bisogna seguire la strada di elevare sempre più il livello tecnologico delle nostre imprese,
utilizzando il capitale più prezioso, quello umano». Del resto, come ha voluto sottolineare lo stesso
rettore, non sono solo i ricercatori a fuggire all’estero ma anche quei giovani impossibilitati a
buttarsi nel mondo dell’imprenditoria. La firma del protocollo è stata poi preceduta dalla
presentazione ad aziende, rappresentanti delle associazioni di categoria e consulenti d’impresa del
“VI programma quadro di RST” da parte del funzionario dell’Apre (Agenzia per la promozione della
ricerca europea), Annalisa Ceccarelli. Si tratta di uno strumento comunitario per favorire ricerca e
sviluppo. Una ricerca sempre più abbandonata dalle istituzioni che, anche a livello locale, come nel
contesto nazionale, non trova il supporto dei privati a differenza di quello che avviene in Europa e
negli Stati Uniti. L’offerta di opportunità però non si arresta e a proposito delle collaborazioni tra
l’Università di Messina e le imprese, Antonino Valenza del Liason Office, ha chiaramente detto: «Nei
prossimi anni ci saranno nuovi bandi e bisogna avere in mano la progettualità e le idee giuste per
essere al passo con i tempi». IVANA CAMMAROTO - GAZZETTA DEL SUD DEL 13/12/2002
Questa invece la risposta del Senato accademico alla manifestazione di ieri della RETE NO PONTE organizzata
per protestare nei confronti dell’Università e di Sviluppo Italia criticati per aver destinato a quartier generale
dellasocietà Stretto di Messina e del contraente generale Eurolink dell’edificio universitario denominato
“Incubatore d’imprese” all’interno del polo universitario di contrada Papardo. L’Università ha preferito chiarire
per iscritto la sua posizione sulla vicenda della sede di Papardo destinata alla società Stretto e al
raggruppamento delle società impegnate nella progettazione e nel monitoraggio ambientale: «La concessione
dell’immobile a Sviluppo Italia Sicilia – si premette – è stata deliberata nel 2002 e, sulla scorta di essa, il
concessionario può destinare locali imprese senza preventive autorizzazioni dell’Università, com’è avvenuto nel
caso specifico. L’Ateneo di Messina – prosegue la nota – in un rapporto di leale e fruttuosa collaborazione con
l’Università Mediterranea di Reggio Calabria ritiene che, qualora l’opera Ponte venisse realizzata, essa debba
prevedere tra i processi di alta formazione, ricerca scientifica e trasferimento tecnologico collegati alla
costruzione, le due Università dello Stretto. «L’Ateneo di Messina – puntualizza il documento ufficiale in quello
che appare il suo passaggio chiave – ha solo espresso con molta chiarezza a tutti i soggetti interessati il proprio
orientamento che la destinazione di locali, pur non dipendendo da sue scelte, prevedesse almeno la stipula di
un protocollo d’intesa che impegnasse gli attuatori a promuovere opportunità occupazionali per i giovani, oltre a
ricadute di sviluppo tecnologico per il territorio e i laboratori di ricerca».
LOCALI DELL’ UNIVERSITA’ AL PONTE SULLO STRETTO. LA RETENOPONTE RISPONDE AL RETTORE E
ANNUNCIA NUOVE MOBILITAZIONI
Dopo il sit in che si è svolto lo scorso 6 luglio nel cortile dell’Università di Messina per contestare la decisione
dell Ateneo di assegnare ad Eurolink (General Contractor per la progettazione e l’esecuzione dei lavori del ponte
sullo stretto) un intero edificio del Polo scientifico di Papardo, il Rettore Tomasello ha pensato bene di negare al
movimento ogni interlocuzione diretta. L’unica risposta pervenuta ai cittadini può essere considerata la parte
finale del documento conclusivo del Senato Accademico , che recita testualmente: “L’Ateneo di Messina ha solo
espresso con molta chiarezza a tutti i soggetti interessati il proprio orientamento che la destinazione di locali,
pur non dipendendo da sue scelte, prevedesse almeno la stipula di un protocollo d’intesa che impegnasse gli
attuatori a promuovere opportunità occupazionali per i giovani, oltre a ricadute di sviluppo tecnologico per il
territorio e i laboratori di ricerca”. La RETENOPONTE giudica fortemente insufficiente questa risposta del
Magnifico e intende rispondere argomentando in maniera articolata la propria netta opposizione a tutte le forme
di collaborazione fra L’Università di Messina e i soggetti impegnati nella progettazione e realizzazione del Ponte
sullo stretto. La posizione della Retenoponte e le prossime iniziative di mobilitazione saranno illustrate in
conferenza stampa lunedì 12 Luglio alle ore 11 nella saletta commissioni della Provincia Regionale.
http://www.enricodigiacomo.org/2010/07/le-societa-del-ponte-nellincubatore-sviluppo-italia-estato-il-rettore-a-chiedere-che-fosse-destinato-ad-eurolink-e-alle-altre-societa-il-docented%E2%80%99economia-guido-signorino-contro/
08LUG2010
LE SOCIETA’ DEL PONTE SULLO STRETTO NELL”INCUBATORE’:
Sviluppo Italia, ‘E’ stato il Rettore a chiedere che fosse destinato ad
Eurolink e alle altre società’. Il docente d’economia Guido
Signorino contro l’ipotesi di destinazione al general contractor
della Stretto di Messina. “Vincolato a dare supporto alle imprese
nascenti”
Postato da Enrico Di Giacomo
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Inchieste
MESSINA - «Il consorzio Eurolink, general contractor per la realizzazione del ponte sullo Stretto, non
possiede alcuna caratteristica idonea ad ottenere i locali dellʼincubatore di imprese di proprietà
dellʼUniversità di Messina e affidato in gestione a Sviluppo Italia Spa Sicilia». Lʼaffondo di Guido
Signorino, docente ordinario di Economia applicata alla Facoltà di Scienze politiche, arriva a
distanza di una settimana dal sopralluogo del commissario straordinario della società “Stretto”,
Pietro Ciucci, e del direttore tecnico Giuseppe Fiammenghi, nellʼedificio di colore grigio ubicato nel
polo scientifico del Papardo non ancora completato e destinato, come spiega Guido Signorino, che
ha curato nel 2003 lʼaccordo di partenariato tra lʼateneo e Sviluppo Italia, “istituzionalmente a
dare supporto ad imprese nascenti”. Lʼedificio, invece, diventerà il quartier generale di tutte le società che
avranno il ruolo nella costruzione della mega opera da 8 miliardi di euro: non solo Eurolink, responsabile della
progettazione e della realizzazione dellʼopera, ma anche la società concessionaria, la società impegnata nel
monitoraggio ambientale (Fenice Spa) e quella nel project management (Parson transportation Group). «Eʼ la
prima volta che un “incubatore di imprese” ospita un colosso nato da anni che si è aggiudicato una gara di
rilievo comunitario togliendo così spazio a quei soggetti che, invece, secondo lo statuto hanno diritto a fruire del
supporto. Lʼimmobile è stato ristrutturato grazie ad un finanziamento pubblico concesso per questa
specifica finalità che verrà in questo modo tradita», commenta duro il docente universitario. La società
Sviluppo Italia Sicilia spa, Agenzia di proprietà della Regione, deputata allo sviluppo economico passa il
cerino accesso dal docente nelle mani del rettore: «Eʼ stato il massimo rappresentante dellʼateneo a
chiedere con lettera di mettere a disposizione di Eurolink e delle altre società lʼedificio. Dal nostro
punto di vista la presenza di Eurolink nellʼimmobile può fare da accelleratore allʼincubazione, ed è
quindi compatibile con le finalità previste dalla legge», fanno sapere dalla società. Il rettore
dellʼUniversità Franco Tomasello di spiegare pubblicamente le motivazione che stanno alla base della sua
decisione e di smontare le argomentazioni di Guido Signorino non ci ha pensato. Le richieste avanzate
allʼUfficio stampa dellʼateneo sono rimaste, infatti, senza risposta. Guido Signorino, così, ribatte alle
motivazioni fornite da Sviluppo Italia Sicilia: «Se la presenza di Eurolink farà da accelleratore non si capisce
perchè con tutti gli immobili liberi in città non ne affitta uno lasciando lo spazio a tutte le nascenti imprese che
vorrebbe aiutare. Ma che lʼedificio non possa ospitare i soggetti indicati lo dimostrano altri elementi. Eurolink
non svolgerà attività di impresa bensì attività amministrativa. Sviluppo Italia Sicilia non può avere finalità di
lucro per cui se si farà pagare il canone a prezzi di favore come deve fare alle altre imprese allora darà un
vantaggio ad una società che finalità di lucro ce li ha. Se, invece, applicherà i normali canoni allora si
comporterà come società con fini di lucro. Ma non basta. Secondo lo statuto le imprese possono stare
nellʼincubatore un massimo di 6 anni. Comʼè noto la durata minima dei lavori per la costruzione del Ponte
non dureranno meno di sei anni», conclude il docente. STORIA DI UN EDIFICIO. Lʼimmobile ubicato nel polo
universitario scientifico del Papardo, che per volontà del rettore ospiterà Eurolink è stato finanziato con quattro
miliardi di fondi dellʼUnione europea destinati alle aree depresse per creare un Parco scientifico e tecnologico
in cui fossero ubicati anche i laboratori della facoltà di Scienze. I lavori iniziati alla fine degli anni novanta si
arrestarono quando la ditta aggiudicataria dellʼappalto fallì. La ripresa dei lavori coincise con la necessità di
nuove risorse che in base ad un accordo con Sviluppo Italia Sicilia, che così ha partecipato ad un bando
ottenere i finanziamenti per creare 14 incubatori di imprese in tutta Italia. I lavori portati avanti da Invitalia
Spa, Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa, sono ripresi da anni ma non
sono
ancora
terminati.
«Mancano
gli
arredi,
che
arriverano
entro
luglio
e
allʼinaugurazione», comunica Sviluppo Italia. MICHELE SCHINELLA - centonove 25-06-10
si
potrà
procedere
http://www.enricodigiacomo.org/2010/07/universita-di-messina-lindagine-sul-centro-di-chirurgiala-procura-indaga-sulla-struttura-cassata-dal-senato-accademico/
11LUG2010
UNIVERSITA’ DI MESSINA, L’INDAGINE SUL CENTRO DI
CHIRURGIA: LA PROCURA INDAGA SULLA STRUTTURA
‘CASSATA’ DAL SENATO ACCADEMICO
Postato da Enrico Di Giacomo
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Mondo News
Che i 480mila euro stanziati dall’Unione europea nel 2004 per creare un centro di Chirurgia
sperimentale non debbano essere più usati per la struttura in condominio tra la facoltà di
Veterinaria e di Medicina, il Senato accademico lo ha già stabilito un mese. Nella seduta di martedì 6
luglio il Senato ha deciso di demandare al Consiglio di Facoltà di Veterinaria il compito di decidere
cosa fare delle risorse.Sulla vicenda incombe un’inchiesta della Procura dopo le denuncie di Pippo
Cucinotta, uno degli animatori del Centro. Per il docente di Chirurgia, che con la sua denuncia di
tentativi di truccare un concorso ha messo nei guai giudiziari il rettore Franco Tomasello, la
decisione del Senato è un atto illegale e di ritorsione nei suoi confronti. Michele Schinella centonove 09-07-10
http://www.enricodigiacomo.org/2010/07/ateneo-di-messina-viaggio-tra-i-ricercatori-universitariche-non-rinunciano-a-fare-gli-avvocati-ecco-i-loro-nomi-i-casi-di-ballistreri-astone-siciliano-rendee-cusma-piccione-e-di-tanti-altri/
12LUG2010
ATENEO DI MESSINA, VIAGGIO TRA I RICERCATORI
UNIVERSITARI CHE NON RINUNCIANO A FARE GLI AVVOCATI:
ECCO I LORO NOMI. I CASI DI BALLISTRERI, ASTONE, SICILIANO,
RENDE E CUSMA’ PICCIONE. E DI TANTI ALTRI…
Postato da Enrico Di Giacomo
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Inchieste
MESSINA - Francesco Martines, genero del rettore dell’Università di Messina, Franco Tomasello, e
figlio di Maria Chiara Aversa, delegata per la ricerca del Magnifico, non appena il 14 gennaio del
2009 è stato assunto come ricercatore di diritto amministrativo, si è cancellato dall’Ordine degli
avvocati e ha rinunciato agli incarichi di legale, come quelli per difendere il Policlinico di Messina
che gli aveva conferito il 24 dicembre del 2006 Giovanni Materia, il direttore sanitario che il rettore
aveva voluto qualche mese prima anche come direttore generale. Ma risulta iscritto all’albo speciale
dei professori universitari. “ll ricercatore nei primi tre anni non può svolgere attività professionale:
questo è un dato certo. Mi sembra non ci sia nulla di irregolare ad iscriversi all’albo speciale dei
docenti universitari a tempo pieno che non possono svolgere attività professionale se non per l’ente
cui appartengono (l’università in questo caso). Cio mi consente di mantenere il titolo. Null’altro: ho,
infatti, chiuso la partita lva e lo studio”, precisa Martines che risponde dal telefono dello studio di
via Don Bosco, in condominio con altri legali. A Messina i legali sono 2mila e 500 ma il fascino del
titolo di avvocato rimane intatto: anche tra gli universitari. Allo stesso modo di Martines non l’aveva
pensata Francesco Siciliano, figlio del Procuratore aggiunto Pino, che ha continuato a svolgere
attivÌtà legale fino a quando un’inchiesta sul padre non ha messo a nudo la sua condizione di
iscritto “abusivo” all’albo ordinario. ll ricercatore si è cancellato dall’albo. Ma non era il solo
imprudente.Maurizio Gandolfo Ballistreri, ex segretario della Uil, deputato regionale dello Sdi e ora
delegato del rettore Tomasello per i rapporti con i sindacati, ha continuato a rimanere iscritto
nell’albo generale anche dopo avere vinto nel 2007, a 43 anni, un concorso per ricercatore di diritto
del Lavoro ed essere stato assunto dall’ateneo. Allo stesso modo nell’elenco ordinario degli avvocati
si trova Francesco Rende, allievo di Vincenzo Scalisi, giurista di livello europeo, nonchè figlio dl due
docenti universitari. Un concorso a due posti vinto anche da Eugenio Fazio,il figlio del Presidente
della Corte d’appello Nicolò, che invece risulta iscritto all”ordine degli avvocati di Siracusa. Allo
studio presso cui è domiciliato, la segretaria infastidita dall’insistenza, più volte risponde che
“Eugenio Fazio è un avvocato che non lavora qui” mentre la segretaria dell’ordine di Siracusa
precisa che “Fazio è iscritto all’albo speciale”. All’albo ordinario rimane, invece, nonostante la legge,
iscritta Antonina Astone, vincitrice di un concorso per ricercatrice di diritto privato e dal 14 gennaio
del 2009 in forza all’organico della Facoltà di Scienze politiche. Non si è cancellato dall’albo per
come prevede la legge, Alessandro Cusma Piccione, che nel mazo 2008 è risultato vincitore della
procedura di valutazione comparativa per il reclutamento di un posto di ricercatore di diritto rómano
e diritti dell’antichità, e dal 29 dicembre 2008, data della presa di servizio; svolge attività di
ricercatore presso il suddetto Ateneo. Francesco Marullo, il presidente dell’Ordine degli avvocati di
Messina, assicura: “Avvieremo i procedimenti disciplinari nei confronti degli incompatibili per la
cancellazione dell’albo. L’iscrizione dei ricercatori non confermati all’albo speciale in effetti è
dubbia. Altri provvedimenti spettano all’amministrazione universitaria”. Provvedimenti che non
potranno essere assunti di sicuro nei confronti di Simona Epasto, novella ricercatrice di Geografia
economica, Cinzia Ingratoci Scorciapino, ricercatrice di diritto della Navigazione; e Antonietta Lupo,
di diritto amministrativo, figlia dell’ex capo del Personale dell’ateneo:tutti e tre, dopo aver assunto
servizio
all’Università,
si
sono
cancellati
dall’albo
tout
court,
sfuggendo
alla
tentazione
dell’iscrizione all’albo speciale. La via dell’iscrizione all’albo speciale l’hanno invece percorsa Adele
Marino,
ricercatrice
di
diritto
della
navigazione,
Ludovico
Nicotina
e
Patrizia Accordino (la prima di diritto della navigazione, il secondo e la terza di diritto tributario)
tutti e tre figli d’arte. Adelaide Madera, allieva del preside della facoltà di Giurisprudenza Salvatore
Berlingò, ricercatrice di diritto ecclesiastico, figura iscritta all’Ordine di Reggio Calabria. MICHELE
SCHINELLA - centonove del 09 luglio 2010
http://www.enricodigiacomo.org/2010/08/il-fatto-quotidiano-ritorna-contro-franco-tomasello-e-lasua-cricca-messina-nessuno-ferma-la-legge-%E2%80%9Cad-rectorem%E2%80%9D-il-capodell%E2%80%99ateneo-resta-un-anno-in-piu/
6AGO2010
IL FATTO QUOTIDIANO RITORNA CONTRO ‘FRANCO TOMASELLO
E LA SUA CRICCA’: Messina, nessuno ferma la legge “ad
rectorem”. Il capo dell’ateneo resta un anno in più
Postato da Enrico Di Giacomo
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Inchieste
È stata ratificata la modifica allo statuto voluta dal rettore Francesco Tomasello. Nonostante
un’interrogazione parlamentare e le riserve del ministero dell’Istruzione
Il Senato Accademico gliel’ha data e guai a chi gliela tocca: Francesco Tomasello, magnifico rettore
dell’università di Messina, non rinuncia alla proroga di un anno del suo mandato. Nonostante tutto.
Nonostante le polemiche, un’interrogazione parlamentare e la denuncia del ilfattoquotidiano.it. Nonostante
anche i dubbi messi nero su bianco dal Ministero dell’Istruzione. Tomasello è stato irremovibile e nell’ultima
seduta utile del Senato Accademico prima delle vacanze, lo scorso 2 agosto, ha fatto ratificare la modifica dello
statuto già approvata a maggio che lo farà rimanere un anno in più incollato alla sua sedia. Dodici mesi oltre il
previsto, quasi una sorta di risarcimento per quelle due sospensioni di 60 giorni ciascuna disposte dalla
magistratura per i procedimenti penali in cui il rettore è coinvolto. Inchieste su concorsi truccati per l’accesso
alla carriera accademica: tutto nel corso degli ultimi 6 anni, tutto durante i suoi due mandati. In un Paese
normale sarebbe bastato per dimettersi, in Italia diventa un credito da esigere per andare oltre il previsto. Per
passare dalle leggi “ad personam” di Berusconi alla “legge ad rectorem” di Tomasello. Che l’ermellino non
avrebbe rinunciato alla proroga era chiaro già all’indomani del provvedimento: «È un percorso ormai cominciato
e che non s’interromperà per nessun motivo al mondo», aveva detto. E così è stato, con la benedizione del
Governo. Perché la nota del ministero, con cui si manifestavano riserve, è arrivata con colpevole ritardo:
c’erano sessanta giorni per intervenire ma il postino ha bussato alla porta del rettorato un giorno dopo il
termine. Stavolta, non c’è proroga che tenga: il ritardo è bastato per non tenere conto di quel parere
negativo. Anche perché, pochi giorni dopo, a Messina è arrivato il sottosegretario Giuseppe Piazza a
benedire Tomasello e la sua cricca. Una farsa. Come l’apertura che il rettore ha concesso ai suoi oppositori:
un nuovo articolo dello statuto, il 57 bis, che prevede la possibilità di presentare ricorso contro la proroga entro
tre mesi dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Ma serve la maggioranza assoluta dei membri di un Senato
Accademico quasi totalmente assoggettato. Basti pensare che il rettore si è rifiutato di far leggere la missiva
con le riserve avanzate dal ministero: un documento pubblico che diventa “riservato”. Quasi un fatto privato. E
tutti hanno votato a “scatola chiusa”, tranne i tre irriducibili oppositori: i presidi di Medicina, di
Scienze e di Giurisprudenza, le tre facoltà più numerose e rappresentative. di Vito Laudadio ilfattoquotidiano.it
http://www.enricodigiacomo.org/2010/09/lon-sonia-alfano-sul-caso-messina-messina-policlinico-epoteri-occulti/
03SET2010
L’ON. SONIA ALFANO SUL CASO MESSINA: MESSINA,
POLICLINICO E POTERI OCCULTI
Postato da Enrico Di Giacomo
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Inchieste
Da giorni la stampa nazionale e quella locale si dedicano al Policlinico di Messina, in riferimento al
caso di quella giovane donna che ha partorito mentre due medici erano impegnati a darsele di santa
ragione. Una scena difficile da immaginare, drammatica perchè reale, ma più sensata se fosse stata
vista in una demenziale commediola americana. Un rincorrersi di notizie e commenti che hanno
praticamente intasato i media e le pagine dei giornali. A Messina però, bisogna sottolinearlo, si
ravvisa una costante: questi casi, dopo il polverone iniziale, finiscono nel dimenticatoio e spesso si
chiudono con un nulla di fatto. In molti hanno tentato di spiegare il perchè, a cominciare da Calogero La
Piana, di certo non un famoso comunista, ma un Arcivescovo, che già nel gennaio del 2009, quando si parlava
della parentopoli universitaria (strettamente legata al Policlinico), disse chiaramente: “La nostra è una città che
vive sotto una cappa massonica che controlla tutto e tutti, che impedisce lo sviluppo per poter dominare tutto.
Guardate a fondo cosa c’è sotto lo strato che si vede in superficie, dietro la vetrina. Il controllo dell’economia, di
opportunità di lavoro. Alla fine questo rende la città sottomessa a logiche che non consentono a chi ha capacità
di potersi realizzare, di esprimersi. O entri nel meccanismo o non avrai spazio: è un clima massonico, c’è chi
lavora perché tutto appaia in un certo modo e che impedisce l’espressione della creatività dei messinesi. In città
ci sono tra 32 e 38 logge massoniche”. E’ esattamente questa cappa massonica a impedire all’azienda sanitaria
universitaria di funzionare, poichè il potere occulto che si nasconde dietro numerosissime assunzioni, non
consente a coloro i quali sarebbero davvero in grado di rendere l’ospedale uno dei più efficienti del Mediterraneo
di emergere e mettere e disposizione della comunità la loro eccellenza. Dello stesso avviso del Mons. La Piana è
il direttore generale del Policlinico, Giuseppe Pecoraro, che da quando si è insediato denuncia anomalie e
ambiguità: “Qui comanda la massoneria; chi non ci sta viene respinto ai margini“. Poco più di sei mesi fa aveva
tuonato durante un congresso della CGIL, raccontando che all’interno dell’azienda sanitaria universitaria il clima
era irrespirabile. Spiegò che stava cercando di rimuovere le incrostazioni dei centri di potere, e che questo
ovviamente a molti non piaceva. In quell’occasione, infatti, le polemiche non si fecero attendere. Anche questa
volta la denuncia pubblica del dg scatena le polemiche, e una delle prime reazioni è quella di Giuseppe
Buzzanca, sindaco della città dello Stretto, che lo ha accusato di voler creare confusione. Al sindaco Buzzanca
(che, ricordo, abusivamente ricopre due incarichi) bisognerebbe spiegare che la confusione non nasce dalle
denunce pubbliche di chi subisce malcelate intimidazioni e inviti a cambiare rotta, ma da chi fa parte di
consorterie, gruppi di potere, logge massoniche. E il sindaco Buzzanca, essendo assiduo frequentatore del
‘circolo culturale Corda Fratres’, centro del potere barcellonese fortemente sospetto di essere anche un circolo
para-massonico, dovrebbe saperlo. Buzzanca è a conoscenza del fatto che a Messina, la città che lui
‘amministra’ (illusione, questa, effimera), il diritto si scambia con il favore? In relazione al Policlinico ed
all’Università di Messina non si sono ravvisati soltanto semplici casi di malasanità, ma anche concorsi truccati,
commissioni d’esame pressate, fondi pubblici sperperati e scandali legati a specializzandi e dottorandi che
visitano e operano malcapitati pazienti. Lo scandalo che ha travolto l’Università di Messina su concorsi truccati e
appalti ha coinvolto l’attuale rettore dell’Ateneo, Franco Tomasello, a proposito del quale i giudici del Tribunale
del Riesame nel provvedimento di conferma della sua prima sospensione, denunciarono l’“allarmante
ostinazione manifestata nella conduzione clientelare della propria carica” e la “pericolosa quanto diffusa
inclinazione alla rimozione assoluta del disvalore morale insito nelle condotte in esame ed alla sua sostituzione
con un atteggiamento di compiaciuta, disinvolta ed opportunistica solidarietà rispetto al beneficiario dell’abuso,
che poco giova al prestigio e all’autorevolezza dei pubblici uffici coinvolti in simili dinamiche”. Insomma,
Tomasello pare proprio essere uno di “loro”. Uno di quei personaggi che appartengono a gruppi di potere e che
dall’alto delle loro posizioni decidono le sorti della città. Questo, però, non deve destare sorpresa, poichè se
degli ultimi quattro rettori dell’Università di Messina ben tre sono finiti sotto inchiesta, un motivo c’è. Per finire,
persino l’ombra di un irrisolto omicidio grava sull’azienda ospedaliera e le trame che la caratterizzano: quello
del Prof. Matteo Bottari. Il primario di Endoscopia e professore universitario fu assassinato il 15 gennaio del
1998. Lo fraddarono con un fucile a pallettoni mentre si trovava sulla sua auto, fermo al semaforo. Perchè?
Bottari era il genero dell’ex rettore Guglielmo Stagno d’Alcontres ed il braccio destro del suo successore Diego
Cuzzocrea. Le indagini della Polizia si concentrarono subito sulla gestione degli appalti dell’Università, e in città
giunse la Commissione Parlamentare Antimafia, che sentenziò: la città è governata da un grumo d’interessi
politico-affaristico-mafiosi che ha il suo fulcro all’Università, che gestisce un budget di appalti di 250 miliardi.
Provate a indovinare cosa ne è oggi del caso Bottari? Una cappa di silenzio inquietante incombe sulla memoria
del compianto professore, che non lascia spazio a dubbi: quel potere gestisce ancora oggi, dopo 12 anni dalla
sua morte, la città di Messina. ON. SONIA ALFANO
http://www.enricodigiacomo.org/2010/09/universita-di-messina-la-proroga-dei-mandati-elettivi-faancora-discutere-il-preside-gattuso-accusa-il-rettore-tomasello-e-il-direttore-cardile-sto-ancoraaspettando-gli-atti/
9SET2010
UNIVERSITA’ DI MESSINA: La proroga dei mandati elettivi fa
ancora discutere. Il preside Gattuso accusa il rettore Tomasello e il
direttore Cardile, ‘Sto ancora aspettando gli atti’
Postato da Enrico Di Giacomo
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Mondo News
Continua a far discutere la modifica dello Statuto dell’Università, varata dal Senato accademico in
due fasi distinte. Tutto ruota attorno agli articoli 57 e 57 bis, ma è necessaria una ricostruzione. Il
17 maggio scorso, infatti, il Senato approva le modifiche dell’art. 57 con la proroga della scadenza
delle cariche elettive istituzionali. Da quel momento sarebbero dovuti trascorrere – come da norma
– 60 giorni entro i quali il Miur avrebbe potuto esprimere un parere. Parere che arriva, però, solo il
30 luglio, con una nota datata 28 luglio, ovvero con un giorno di ritardo rispetto alla scadenza. Il
rettore Tomasello, nonostante le modifiche fossero tecnicamente approvate per il silenzio assenso,
propone comunque durante il Senato del 2 agosto una integrazione dell’art. 57 (il 57 bis) che
prevede che le modifiche, con la conseguente proroga delle cariche elettive, possano essere
annullate se la maggioranza assoluta degli aventi diritto al voto ne faccia richiesta entro tre mesi
dalla pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale. Di fatto servirebbe una comunicazione firmata dalla
maggioranza del corpo elettorale per bloccare il tutto. Ma è proprio nel procedimento che si innesca
la polemica. Il preside della Facoltà di Scienze, Mario Gattuso, già dal 2 agosto aveva chiesto al
rettore e al direttore amministrativo Giuseppe Cardile di poter visionare gli atti inviati dal Miur. Ma
da allora, come confermato ieri, non ha ancora avuto modo di verificare i documenti. «Sto ancora
aspettando – ha detto Gattuso – avevo avanzato la richiesta in aula di rinviare la discussione, per
poter avere contezza degli atti. Ma alla fine il Senato ha deciso di votare ugualmente e approvare
l’articolo 57 bis». Gattuso e il preside della facoltà di Medicina e Chirurgia, Emanuele Scribano erano
stati gli unici a votare in maniera contraria alla proposta di proroga. Così come pesanti erano stati i
commenti del Consiglio della Facoltà di Giurisprudenza e del Dipartimento di diritto privato che
avevano definito il provvedimento «inopportuno, anche per l’immagine dell’Università». (m.c.)
http://www.enricodigiacomo.org/2010/09/universita-di-messina-la-replica-del-rettore-tomasello-irilievi-mossi-dal-mur-opposizione-di-una-sparuta-minoranza-di-docenti-il-percorso-del-senato-equello-giusto/
10SET2010
UNIVERSITA’ DI MESSINA, LA REPLICA DEL RETTORE
TOMASELLO: I RILIEVI MOSSI DAL MUR. “OPPOSIZIONE DI UNA
SPARUTA MINORANZA DI DOCENTI”. “IL PERCORSO DEL
SENATO E’ QUELLO GIUSTO”
Postato da Enrico Di Giacomo
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Mondo News
L’impressione è che sia una partita ancora aperta, pronta a regalare tempi supplementari e magari
un’appendice di velenosi rigori. Sarà che di mezzo c’è il mondo accademico, mai scevro da contrasti,
sarà che l’argomento è particolarmente delicato. Tant’è che le modifiche statuarie, con annessa
proroga della scadenza delle cariche elettive istituzionali, fanno discutere ogni giorno. E così dopo la
richiesta di atti da parte del preside di Scienze, Mario Gattuso (tra i contrari in Senato assieme al
preside di Medicina, Emanuele Scribano, e alla prof. Santa Micali, rappresentante dell’area giuridica)
che chiedeva di visionare gli atti con i rilievi mossi dal Miur – che, anche se fuori tempo massimo,
aveva chiesto all’Ateneo peloritano di riesaminare le modifiche approvate – arriva la replica del
rettore Tomasello.«L’Ateneo – si legge nella nota – esprime sorpresa per le dichiarazioni del preside
Gattuso
sulle
modifiche
statutarie,
considerate
le
reiterate
testimonianze
di
trasparenza
amministrativa quotidianamente dimostrate dagli Uffici. Giova precisare che l’Università ha
comunque evaso la richiesta del prof. Gattuso nell’assoluto rispetto dei termini previsti dalla Legge,
contrariamente a quanto sostenuto». Il rettore Tomasello entra poi nello specifico, provando a fare
chiarezza su quanto accaduto, come peraltro specificato nella nota trasmessa ufficialmente
dall’Ateneo al Miur. «La richiesta di riesame della modifica statutaria contenuta nell’art. 57 che il
Ministero avanza, con riferimento alla possibilità offerta al corpo elettorale di confermare – ove
richiesto dalla maggioranza assoluta degli aventi diritto al voto – la scadenza naturale dei mandati
elettivi, è stata accolta dagli organi di governo di questo Ateneo con l’approvazione, nella seduta del
2 Agosto 2010, del testo di un nuovo articolo, il 57 bis. Gli stessi organi hanno ritenuto, infatti, che
nella delicata stagione di profonde riforme avviata dall’Università, sia ancor più necessario
procedere sulla strada della stretta e proficua collaborazione con il Ministero. La necessità della
introduzione di una nuova disposizione statutaria, sempre a carattere transitorio, in luogo di un
secondo intervento sul testo, già novellato, dell’art. 57 dello Statuto, è conseguenza del fatto che la
modifica dell’art. 57, acquisita dal Ministero il 28 maggio 2010, non ha ricevuto i rilievi nel termine
perentorio di sessanta giorni e, conseguentemente, dovrà essere emanata dal rettore». Quindi un
altro passaggio. «La volontà di uniformarsi comunque alle indicazioni ministeriali si espliciterà,
tuttavia, attraverso la pubblicazione dell’art. 57 contestualmente a quella dell’art. 57 bis. Si è, in tal
modo, inteso recepire le indicazioni del Ministero. È di tutta evidenza la ratio cui si sono ispirati gli
organi di governo dell’Ateneo nell’approvazione di tali norme. Appare opportuno sottolineare che la
coerenza delle menzionate riforme con le linee guida della legge già approvata dal Senato della
Repubblica, non possa che favorire la più agevole introduzione delle nuove disposizioni legislative,
con particolare riferimento al primato del merito e alla governance. Le opposizioni manifestate sul
tema sono ovviamente ben note a questo Ateneo in quanto prodotte da una sparuta minoranza di
docenti. Infine, se è vero come è vero che i valori democratici sono fondamento della consolidata
tradizione universitaria, è altrettanto certo che, in via eccezionale ed in piena autonomia non
disgiunta da responsabilità, se supportata dalla maggioranza del corpo elettorale, possa essere
adottata ogni decisione che sia coerente con una fase straordinaria di cambiamento e di scelte
strategiche a livello nazionale». E la precisazione finale. «Per spirito di doverosa completezza –
continua il rettore – è appena il caso di ricordare che analoghe modifiche statutarie, ancorché non
ispirate agli stessi principi che hanno guidato l’operato e le scelte di questo Ateneo, sono state
introdotte, in tempi molto recenti, anche da altre numerose Università. Basta citare, a riguardo, gli
Atenei di Perugia e di Milano». (m.c.)
http://www.enricodigiacomo.org/2010/09/tensione-alluniversita-di-messina-proroga-delle-caricheelettive-attesa-la-nuova-nota-del-miur/
14SET2010
TENSIONE ALL’UNIVERSITA’ DI MESSINA: Proroga delle cariche
elettive. Attesa la nuova nota del Miur
Postato da Enrico Di Giacomo
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Mondo News
Nelle prossime settimane il Miur si esprimerà anche sull’articolo 57 bis, riguardante le modifiche
statuarie e più precisamente la proroga dei mandati delle cariche elettive. L’Ateneo – come detto nei
giorni scorsi – ha inviato al Ministero la nuova decisione del Senato accademico dopo che lo stesso
Miur aveva avanzato qualche dubbio sulla prima deliberazione: l’articolo 57. Proprio i rilievi mossi
dal Governo, la settimana scorsa erano stati al centro delle polemiche tra il preside di Scienze, Mario
Gattuso, che chiedeva di visionare quei documenti, e il rettore Franco Tomasello. Adesso quell’atto è
pubblico. Ecco cosa c’è scritto. «Con riferimento alle proposte di modifiche e integrazioni dello
Statuto di questo Ateneo, si precisa che non si hanno osservazioni da formulare in ordine
all’adozione del decreto rettoriale di emanazione, ad eccezione di quanto previsto all’articolo 57
nella parte in cui si stabilisce che “i mandati in corso degli organi elettivi sono prolungati di un
anno. Si evidenzia, infatti, – si legge ancora – che riguardo a tale posizione si sono levate fortissime
proteste che hanno avuto ampio risalto e hanno provocato due interrogazioni parlamentari oltre che
l’invio al Ministero di opposizioni, ampiamente argomentate, all’approvazione dello Statuto.
Sebbene l’approvazione dello Statuto in questione sia stata contesta sotto diversi profili, anche
procedurali, si rammenta che rientra nella competenza di questo Ministero solo la verifica della
legittimità delle modifiche statuarie in relazione ai limiti che il legislatore pone all’autonomia
ordinamentale degli Atenei. Pertanto ci si limita a evidenziare come, ad avviso di questo Ministero, il
“prolungamento dei mandati in corso” previsto dall’art. 57, comma secondo, si configuri di fatto
come una proroga automatica degli attuali mandati rispetto alla quale non viene data agli elettori la
possibilità di esprimersi e, di conseguenza, come suggerito da copiosa giurisprudenza, si pone in
contrasto con la necessità di garantire al corpo elettorale, il diritto-dovere di verificare in concreto
l’operato dell’eletto alla scadenza naturale del mandato. Tanto premesso si invita l’Ateneo al
riesame della proposta modifica statuaria». Il documento, inviato dal direttore generale del Miur,
Marco Tomasi, al rettore Franco Tomasello, è arrivato con un giorno di ritardo, rispetto alla
scadenza prevista per legge. Ma il Senato ha comunque preso in considerazione i rilievi, votando a
inizio agosto l’articolo 57 bis (che completava il precedente). Una sorta di “contentino” al Miur in cui
si prevede che «le modifiche, con la conseguente proroga delle cariche elettive, possano essere
annullate se la maggioranza assoluta degli aventi diritto al voto ne faccia richiesta entro tre mesi
dalla pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale». Basterà questo per ottenere il lasciapassare del
Ministero. Lo sapremo nelle prossime settimane, anche se i vertici dell’Università si sentono al
sicuro. «Appare opportuno sottolineare – ha specificato il rettorato nei giorni scorsi – che la
coerenza delle menzionate riforme con le linee guida della legge già approvata dal Senato della
Repubblica, non possa che favorire la più agevole introduzione delle nuove disposizioni legislative.
Se è vero come è vero che i valori democratici sono fondamento della consolidata tradizione
universitaria, è altrettanto certo che, in via eccezionale ed in piena autonomia non disgiunta da
responsabilità, se supportata dalla maggioranza degli elettori, possa essere adottata ogni decisione
che
sia
coerente
Vedremo. (m.c.)
con
una
fase
straordinaria
di
cambiamento».
Sarà
muro
contro
muro?
http://www.enricodigiacomo.org/2010/09/policdlinico-di-messina-il-caso-dei-40-dirigenti-biologiabusivi-ecco-i-nomi-di-chi-rischia-la-stessa-sorte-di-pucci-anastasi/
16SET2010
POLICLINICO DI MESSINA, IL CASO DEI 40 DIRIGENTI BIOLOGI
‘ABUSIVI’. ECCO I NOMI DI CHI RISCHIA LA STESSA SORTE DI
PUCCI ANASTASI
Postato da Enrico Di Giacomo
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Inchieste
MESSINA - Se il braccio del destro del rettore Franco Tomasello, Pucci Anastasi, coordinatore del
collegio dei Prorettori e Delegato per i rapporti tra Università e Policlinico, era pagato dal Policlinico
come dirigente medico di secondo livello pur non essendo iscritto all’Ordine dei medici, la moglie
Giuseppina Cutroneo è pagata dall’azienda Universitaria, come dirigente biologo. Ma, come il marito,
seppure la legge disponga che I’iscrizione all’Ordine sia obbligatoria della docente di anatomia
nell’Ordine nazionale dei Biologi non c’è traccia. Giuseppina Cutroneo è solo uno dei 40 biologi in
forza al Policlinico universiatrio non iscritta all’albo. A lei e tutti gli altri dovrebbe toccare la stessa
sorte del marito a cui il direttore aministrativo del Policlinico Sabrina Cillia, sostenuto dall’assessore
alla sanita Massimo Russo, si aVVia a chiedere la restituzione degli stipendi indebitamente percepiti.
Nella black list c’è anche l’ordinario di Scienze biochimiche Alberto Calatroni, marito di Adriana
Ferlazzo, ordinario di Fisiologia a Veterinaria e sfidante di Franco Tomasello nella precedente
tornata elettorale del 2007: pagato, stando ai tabulati dell’azienda Policlinico, come dirigente
biologo, non è iscritto nè all’albo dei biologi, nè tantomeno a quello dei chimici o dei medici. Maria
Grazia Giorgianni, moglie di Ninni Artemisia, capo dello Unità di Staff e Controllo di Gestione del
direttore generale Giuseppe Pecoraro, all’albo dei biologi si è iscritta il 29 ottobre del 2009: 8 mesi
prima che il manager Pecoraro gli attribuissse la direzione dell’Unità semplice dipartimentale di
Immunometria e Servizi per la diagnostica di Laboratorio, un incarico che a lungo a conteso (anche
con scontri verbali e reciproche querele) a Vincenzo Macaione. Un rapido sguardo al curriculum
basta per verificare che la Giorgianni, destinataria in virtù delle sue competenze di una serie di
incarichi, è stata in passato pagata come dirigente biologa pur non essendo iscritta all’albo. Allo
stesso allo stesso modo, non iscritto all’albo benchè l’azienda lo paghi come dirigente biologo è
anche Rolando Marini, ordinario di Fisiologia umana: al Policlinico lavora a stretto contatto della
moglie Elena Pia Adamo e del figlio Herbert Ryan. E’ ordinario di Biochimica clinica Riccardo Ientile:
l’azienda di viale Gazzi gli paga lo stipendio di dirigente biologo ma neache di questo sanitario è
possibile rinverire la presenza nell’Ordine professionale.
MICHELE SCHINELLA - STRETTO INDISPENSABILE DEL 15-09-10
COSI’ L’ELENCO: I 40 NEL MIRINO
MESSINA - Nei tabulati dell’azienda universitaria fìgu rano come dirigenti biologi. E come tali sono pagati da
decenni. Ma di loro nell’albo nazionale non c’è alcuna traccia. Ecco chi rischia al Policlinico di Messina la stessa
sorte di Pucci Anastasi:
Enrica Vitarelli; Costantino Crisafulli; Rocco Cicciarelli; Maria Francesca Albiero; Matilde Mondio;
Domenica Gazzara, Daniela Caccamo; Caterina Fabiano, Angelina Midiri, Maria Teresa Fera, Demetrio
Delfino, Adriana Berto Iami, Esmeralda La Tassa, Antonina Sidoti, Debora Di Mauro, Ettore Mancuso,
Anna Rita Mauro, Rosaria Catanoso; Filippa Martello; Giuseppe Maurizio Campo e Rosalia Vinci.I
quaranta fanno parte di un gruppo di 180 biologi che sono nell’organico del Policlinico: cento di questi sulla base
della pianta organica elaborata dal manager Giuseppe Pecoraro e trasmessa all’asessorato per l’approvazione,
sono risultati in esubero: ovvero non necessari per l’attivita del nosocomio di viale Gazzi. Molti dei sanitari che
non sono iscritti all’Ordine dei biologi fanno parte insieme ad alcuni medici di strutture che, come ha ammesso
lo stesso manager Giuseppe Pecoraro, in una recente riunione, “non svolgono attivita assistenziale ma sono
pagati da dirigenti medici o biologi: dunque come se l’assistenza la svolgessero”. MICHELE SCHINELLA STRETTO INDISPENSABILE
http://www.enricodigiacomo.org/2010/09/universita-di-messina-rettore-tomasello-proroga-coltrucco-e-in-bilico/
17SET2010
UNIVERSITA’ DI MESSINA - RETTORE TOMASELLO, PROROGA
COL TRUCCO E IN BILICO…
Postato da Enrico Di Giacomo
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Mondo News
MESSINA - Il Ministero dell’Universita l’aveva bocciata ma il rettore dell’ateneo di Messina Franco
Tomasello, negando la visione della nota contenente il giudizio, ha raccontato ai componenti del
Senato accademico e del Consiglio d’amministrazione dell’ateneo che per ottenere dal Miur il
lasciapassare alla proroga del suo mandato (e di quello di tutti gli organi elettivi), non più
rinnovabile e in scadenza a marzo del 2011, sarebbe bastato un piccolo aggiustamento. Su cui non
ha faticato ad ottenere, nelle sedute del 2 agosto, il consenso della maggioranza dei due massimi
organi politici dell’Università. I cui componenti, un mese e mezzo dopo la votazione, quando la nota
ministeriale è venuta alla luce, hanno scoperto che le cose non stavano esattamente come le aveva
rappresentate il rettore. “Il prolungamento dei mandati in corso si configura di fatto come una
proroga automatica degli attuali mandati rispetto alla quale non viene data agli elettori la possibilita
di esprimersi e di conseguenza come suggerito da copiosa giurisprudenza si pone in contrasto con la
necessita di garantire al corpo eletorale il diritto dovere di verificare in concreto l’operato dell’eletto
alla scadenza naturale del mandato”, ha scritto il direttore generale del ministero, Marco Tomasi. “Il
Miur ha consigliato di offrire al corpo elettorale l’opportunità di manifestare la propria volontà in
merito al prolungamento del mandato degli organi elettivi”, ha invece, spiegato il rettore ai membri
dei due organi deliberativi nella proposta di modifica dello Statuto. L’AGGIUSTAMENTO - “Inseriamo
una modifica che preveda che la maggioranza del corpo elettorale possa chiedere per iscritto la
scadenza naturale del mandato, ento tre mesi, trascorsi i quali la proroga è definitiva”, propose il
rettore. Che ottenne, così il voto favorevole dei due organi deliberativi. La delibera è stata
trasmessa per la valutazione al Miur che ancora non si è pronunciato. Ma le riserve sono molteplici:
“In questo modo il corpo elettorale è obbligato ad esprimersi con voto palese sull’operato del
rettore.
Un’assurdità
guridica”,
hanno
obiettato
in
molti.
REAZIONI
-
Mimmo
Camorale,
rappresentante al Cda dei dipendenti amministrativi, alla lettura della nota esprime “meraviglia”:
“Non potevo certo non fidarmi di quanto mi ha raccontato il mio rettore”, si giustifica per aver
votato, come tutti gli altri, senza conoscere le carte. IL GIALLO - Il Ministero, legge alla mano, aveva
60 giorni di tempo per muovere dei rilievi: “La nota è arrivata il giomo dopo la scadenza del termine.
E dal punto di vista giuridico non c’era neanche bisogno di tenerne conto”, ha osservato il
rettore. MICHELE SCHINELLA - Stretto Indispensabile del 16-09-10
http://www.enricodigiacomo.org/2010/09/universita-di-messina-labunime-%C2%ABla-prorogadei-mandati-e-stato-un-vero-pasticcio-normativo%C2%BB/
18SET2010
UNIVERSITA’ DI MESSINA: LabUnime: «La proroga dei mandati è
stato un vero pasticcio normativo»
Postato da Enrico Di Giacomo
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Inchieste
Non si spegne la polemica sulla proroga delle cariche elettive e le modifiche dello statuto decise dal
Senato accademico nei mesi scorsi. Il rettore Franco Tomasello nelle ultime settimane è stato
chiaro: le scelte dell’Ateneo sono le migliori che si potessero prendere e garantiscono trasparenza e
democraticità. Ma le tesi dei vertici universitari non hanno convinto tutti. Il consiglio direttivo
dell’Associazione “Laboratorio Università” – di cui è presidente la prof.ssa Adriana Ferlazzo,
sfidante di Tomasello nell’ultima corsa all’ermellino – ha approvato un documento nel quale si
manifestano forti perplessità, le stesse che in Senato avevano espresso i presidi di Scienze e
Medicina, Mario Gattuso ed Emanuele Scribano e la prof. Santa Micali, rappresentante dell’area
giuridica. «La lettura della nota del Miur ha evidenziato con tutta chiarezza che la modifica statutaria di cui
all’art. 57, relativa alla proroga dei mandati del rettore e degli organi elettivi dell’Ateneo, non ha superato il
previsto controllo di legittimità. Si evince chiaramente, anzi, che l’autoproroga fortemente voluta dal rettore e
approvata a maggioranza dagli organi collegiali di governo, si pone in aperto contrasto con i fondamentali
principi di diritto che regolano le naturali scadenze elettorali. Ad attenuare la gravità dei rilievi ministeriali non
vale l’art. 57 bis, che introduce una specie di referendum abrogativo palese e con una maggioranza di gran
lunga superiore a quella occorrente per l’elezione degli organi accademici. Né risulta – si legge ancora nel
documento – in alcun modo che vengano così recepite indicazioni del Ministero, che ha invece testualmente
ribadito
il
“diritto/dovere
mandato. Questa
di
verificare
associazione,
già
in
concreto
nel novembre
l’operato
2009,
dell’eletto
aveva
alla
scadenza
espresso la
naturale
propria
del
radicata
convinzione che dovesse essere salvaguardata la naturale scadenza elettorale e che sarebbe stata,
semmai, una scelta di più elevato spessore quella di aprire subito il confronto elettorale, per
consolidare, eventualmente, il consenso necessario ad affrontare il progetto di riforma di grande
portata, frutto di un’elaborazione autonoma, al di là dello stesso disegno di legge governativo in
itinere». Quindi un altro passaggio: «Non si intende manifestare avversione nei confronti di progetti di
rinnovamento e di sostegno della competitività dell’Ateneo – conclude il documento – peraltro sempre invocati
da questa associazione, ma piuttosto chiedere il rispetto delle regole fondamentali su cui è basata
l’appartenenza accademica nell’Ateneo di Messina. Appare, oggi, decisamente insensato insistere su un
pasticcio normativo in materia di autoproroga dei mandati, quando le varie emergenze, ancora di recente
ripropostesi, impongono agli organi di governo dell’Ateneo altri immediati, rigorosi e innovativi interventi. È
appena il caso di ricordare l’estremo disagio in cui versa la categoria dei ricercatori con i riflessi sull’offerta
formativa, le prospettive di collasso finanziario che incombono sul sistema universitario, con le ricadute locali
sul finanziamento della ricerca, e, non ultimi, i problemi del Policlinico universitario. I limiti temporali dei
mandati elettorali, previsti dagli statuti universitari, cadenzano anche i limiti dell’azione politica per attuare i
programmi
di
governo
proposti;
è
irragionevole,
pertanto,
ritenere
di
poter
superare
in
maniera
autoreferenziale tali limiti allo scopo di compensare pregressi deficit di strategia. In accordo con la chiara
formulazione della nota ministeriale, non resta dunque che rispettare la scadenza naturale dei mandati,
cogliendo l’occasione per avviare un libero dibattito sulle profonde riforme di cui l’Università ha urgente
bisogno». (m.c.)
http://www.enricodigiacomo.org/2010/09/reggio-calabria-chiusa-linchiesta-sul-giudice-pinosiciliano-12-capi-dimputazione-dalla-truffa-alla-concussione-otto-gli-indagati-oltre-al-giudice-e-alfiglio-francesco-il-rettore-tomasell/
30SET2010
REGGIO CALABRIA, CHIUSA L’INCHIESTA SUL GIUDICE PINO
SICILIANO - 12 CAPI D’IMPUTAZIONE (DALLA TRUFFA ALLA
CONCUSSIONE), OTTO GLI INDAGATI: OLTRE AL GIUDICE E AL
FIGLIO FRANCESCO, IL RETTORE TOMASELLO, IL PROF.
TIGANO, CAUDO, OCCHIPINTI, IL DOTT. DE MEO E L’AVV.
MAIMONE ANSALDO PATTI
Postato da Enrico Di Giacomo
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IL GIUDICE PINO SICILIANO - (FOTO: E. DI GIACOMO)
Dodici capi d’imputazione che vanno dalla tentata concussione alla rivelazione di segreto d’ufficio,
dal favoreggiamento alla concussione, dall’abuso d’ufficio alla corruzione, dal falso ideologico alla
truffa. E poi otto indagati, una lista lunghissima di atti d’indagine, dichiarazioni di persone informate
sui fatti, intercettazioni ambientali e telefoniche, decine di informative della Squadra Mobile di
Messina, sequestri di atti avvenuti tra enti e amministrazioni pubbliche. Ecco l’atto di conclusione
delle indagini preliminari sul “Caso Siciliano”, che segna una svolta nell’inchiesta coordinata dal
procuratore capo di Reggio Calabria Giuseppe Pignatone e dal suo sostituto Beatrice Ronchi.
Un’inchiesta che iniziò sull’attività dell’ex procuratore aggiunto di Messina Pino Siciliano, finito nel
2009 agli arresti domiciliari, e poi s’allargò progressivamente, fino a toccare altri ambiti come per
esempio
l’Università,
il
Policlinico,
l’Ufficio
urbanistica
del
Comune.
GLI INDAGATI - Nell’atto di chiusura delle indagini preliminari sono otto le persone indagate, ognuna con dei
profili d’imputazione specifici, mentre alcune ipotesi di reato sono contestate in concorso. Si tratta dell’ex
procuratore aggiunto di Messina Pino Siciliano; dell’ex segretario provinciale dell’Udc di Messina
Michele Caudo; del liquidatore della Spa Impregilo Domenico Occhipinti; del rettore dell’Università
di Messina Francesco Tomasello; del prof. Aldo Tigano, docente di Diritto amministrativo alla facoltà
di Giurisprudenza di Messina; del medico Adolfo De Meo; del figlio dell’ex procuratore aggiunto, il
ricercatore universitario Francesco Siciliano; e infine dell’avvocato Fabrizio Maimone Ansaldo Patti.
I REATI CONTESTATI - Lungo e complesso l’incastro delle ipotesi di reato contestate dalla Procura di Reggio a
vario titolo agli indagati, in tutto sono dodici vicende. Nella prima all’ex procuratore aggiunto Siciliano viene
contestata la tentata concussione. Il caso è quello della ristrutturazione dell’Hotel Castellamare di Taormina. Il
magistrato come coordinatore del pool Pubblica amministrazione tra l’aprile e il luglio del 2008 avrebbe iscritto
un procedimento penale sul caso al solo scopo di intervenire ed influire sul procedimento amministrativo
pendente al Tar di Catania tra la società Decisa srl e il Comune di Taormina. Questo perché l’ente era
formalmente patrocinato dall’avvocato Maimone Ansaldo Patti ma in realtà la causa amministrativa era seguita
dal figlio Francesco; dopo l’iscrizione del procedimento penale avrebbe minacciato il perito del Tar perché
redigesse una perizia favorevole al Comune di Taormina e una volta depositata la relazione di consulenza
perché
modificasse
alcuni
aspetti
astrattamente favorevoli
alla
società Decisa
srl.
Il
secondo capo
d’imputazione, un’altra tentata concussione, riguarda il magistrato Siciliano, Occhipinti e Caudo per la vicenda
la vicenda Impregilo-Comune di Taormina, che per anni hanno avuto un lungo contenzioso civilistico. Su
istigazione di Occhipinto, che della Impregilo Spa era il liquidatore, attraverso il comune amico Michele Caudo,
avrebbe esercitato pressioni sull’allora commissario straordinario del Comune di Taormina, Antonino La Mattina,
perché questi accettasse la proposta transattiva di 26 milioni di euro, e perché 2 milioni della somma sarebbero
stati divisi tra coloro che avrebbero contributo al buon esito dell’affare. La terza ipotesi riguarda solo l’ex
procuratore aggiunto ed è prevista la concussione. Il caso è quello emblematico delle zone Zps, le zone a
protezione speciale, al Comune di Messina. Secondo la Procura reggina il magistrato Siciliano avrebbe indotto i
membri della Commissione di valutazione di incidenza ambientale e i funzionari del Settore edilizia privata del
Comune di Messina, ad attribuire indebitamente utilità all’ing. Sansone, dirigente dell’assessorato regionale al
Territorio e ambiente, consistite nel riconoscimento della competenza dell’ufficio regionale dell’ing. Sansone
sulle Zps, quindi esautorando la competenza comunale a Messina della Commissione di valutazione e del
settore dell’Edilizia privata. Ancora un altro caso riguarda l’ex procuratore aggiunto Siciliano, accusato di
rivelazione di segreto d’ufficio e favoreggiamento. Nel febbraio del 2006 tramite il comune amico Michele Caudo
(che già per questo stesso fatto è stato condannato in primo grado a Reggio Calabria), avrebbe segnalato
all’allora dirigente dell’Urbanistica comunale, l’architetto Manlio Minutoli, che era sottoposto a intercettazione
telefonica nell’ambito di un procedimento penale a suo carico. Altro caso di concussione riguarda sempre l’ex
procuratore aggiunto per la vicenda della destinazione urbanistica del terreno dove è allocato lo stabilimento dei
Molini Gazzi a Messina. Tra l’agosto del 2008 e l’aprile del 2009 il magistrato avrebbe iscritto strumentalmente
un procedimento penale per intervenire sulla vicenda della destinazione urbanistica dell’area con pressioni
implicite, costringendo l’assessore all’Urbanistica Corvaja e i responsabili dell’Urbanistica Minutoli, Rando e
Parlato, a promettergli indebitamente l’utilità rappresentata dalla variazione di destinazione urbanistica da B1 a
D1, con un conseguente deprezzamento dell’area, acquistabile ad un prezzo nettamente inferiore da parte di
soggetti interessati rimasti ignoti. E passiamo alla vicenda Università-Policlinico venuta a galla durante le
indagini. Il rettore Tomasello, il prof. Tigano e l’ex procuratore aggiunto devono rispondere di abuso d’ufficio in
concorso per la vicenda dell’assunzione all’Università come ricercatore dei figlio del magistrato, Francesco, dopo
un concorso. Il prof. Tigano – che tra l’altro avrebbe dovuto astenersi dal trattare la vicenda essendo amico
intimo del magistrato nonché il professore di laurea e di dottorato del figlio Francesco, e il legale dove
quest’ultimo aveva svolto attività professionale –, avrebbe istigato il rettore Tomasello perché bandisse un
concorso per ricercatore alla cattedra di diritto amministrativo di Giurisprudenza solo per attribuire la vittoria a
Francesco Siciliano. Le date con cui la Procura reggina ricostruisce tutto sono tre: il 10 ottobre del 2005 veniva
bandito il concorso a due posti di ricercatore per la cattedra di Amministrativo a Giurisprudenza; il 12 dicembre
del 2005 il prof. Tigano veniva nominato dal rettore Tomasello membro della commissione giudicatrice, fino alla
sua formale sostituzione avvenuta il 24 luglio del 2006 con la presentazione di un certificato medico che
secondo l’accusa è falso; infine il 12 febbraio del 2007 Francesco Siciliano veniva dichiarato vincitore del
concorso, percependo dei compensi e arricchendo il proprio curriculum professionale. E veniamo al caso di
Carmelo Caratozzolo, l’ex direttore generale del Policlinico che nel 2006 fu al centro di un contenzioso con
l’Università e con il rettore Tomasello, fino ad arrivare alla sua defenestrazione dall’incarico. Nella vicenda sono
coinvolti l’ex procuratore aggiunto Siciliano, il rettore Tomasello e il prof. Tigano. Il primo risponde di corruzione
in concorso con il rettore, mentre tutti e tre rispondono di rivelazione di segreto d’ufficio in concorso. In
concreto secondo la Procura reggina il magistrato avrebbe accettato la promessa di “future utilità” da parte del
rettore, vale a dire la vittoria del concorso a ricercatore da parte del figlio, per compiere atti contrari al proprio
ufficio, favorire il rettore Tomasello e danneggiare l’ex dg Caratozzolo. Come? Secondo l’accusa gestendo tutti i
fascicoli relativi al caso in modo da controllarne gli sviluppi per “non farla passare liscia” a Caratozzolo, e anche
in due occasioni (gli incontri con il rettore Tomasello avvenuti del 28 marzo 2006 e del 14 maggio 2006),
rivelando al rettore gli atti d’indagine, l’iscrizione nel registro degli indagati per questo caso del rettore stesso, il
contenuto dei verbali istruttori e la sua rinuncia alla trattazione dei fascicoli. L’unica ipotesi di falso ideologico
riguarda in concorso il prof. Tigano e il medico De Meo. Quest’ultimo secondo l’accusa avrebbe compilato il
certificato medico che servì poi al prof. Tigano per farsi escludere dalla Commissione giudicatrice del concorso a
ricercatore, poi vinto da Francesco Siciliano. Secondo l’accusa il medico non avrebbe effettuato alcun
accertamento ma solo controllato degli esami ematochimici, e avrebbe però dichiarato nel certificato che il
docente universitario per la patologia riscontrata necessitava di un intervento chirurgico da eseguirsi entro 60
giorni. Infine l’ultima ipotesi riguarda il reato di truffa per Francesco Siciliano e Fabrizio Maimone Ansaldo Patti.
Quest’ultimo sarebbe stato il prestanome della studio legale di Messina di fatto gestito dal primo, facendo
percepire così al Siciliano tra il maggio 2007 e l’agosto 2009 oltre 66.000 euro come compenso per il posto di
ricercatore, quando invece la carica universitaria era invece incompatibile con quella di avvocato. Nuccio
Anselmo - GDS
IL RETTORE FRANCO TOMASELLO - (FOTO: E. DI GIACOMO)
http://www.enricodigiacomo.org/2010/10/universita-e-lo-scandalo-sui-concorsi-truccati-leintercettazioni-del-prof-tigano-ll-docente-che-nelle-registrazioni-si-sofferma-anche-su-altre-proveuniversitarie-e-ritenuto-dagli-inquirenti/
15OTT2010
L’UNIVERSITA’ DI MESSINA E LO SCANDALO SUI CONCORSI
TRUCCATI - LE INTERCETTAZIONI DEL PROF. TIGANO: ll docente,
che nelle registrazioni si sofferma anche su altre prove
universitarie, è ritenuto dagli inquirenti l’anello di congiunzione tra
il giudice Siciliano e il rettore Tomasello
Postato da Enrico Di Giacomo
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Inchieste
MESSINA - “E io non vorrei… Non vorrei che sia sorto il sospetto delle promesse che io avrei
accettato siano del concorso di Francesco Martines, se mifanno… se è questa… guarda se è questo,
è meglio che si dimetta… perchè è colpa sua…”. Aldo Tigano il 13 dicembre del 2009, il giorno prima del
suo interrogatorio alla Procura di Reggio calabria, è in auto, in cui è piazzata una microsospia, a colloquio,
con Rino Labate, consulente a titolo gratuito per la Comunicazione del rettore Franco Tomasello. L’inchiesta
dei magistrati reggini che lo indagano è sul concorso per due posti di diritto amministrativo andati,
senza concorrenza, uno al figlio del Procuratore aggiunto Pino Siciliano, Francesco, e I’altro alla
figlia del preside di Giurisprudenza, Salvatore Berlingò, ma il riferimento, per interposta persona, di
Aldo Tigano, è ad un altro concorso tenuto qualche tempo dopo sempre per due posti di diritto
amministrativo andati, anche quelli senza concorrenza, al genero del rettore Tomasello nonchè
nipote dello stesso Tigano, Francesco Martines, e ad Antonietta Lupo, figlia del capo del personale
dell’ateneo, Aldo Lupo. “Queste parole - scrivono in una delle informative gli inquirenti della Squadra mobile
di Messina - gettano ombre anche sulla regolarità di tale concorso, dimostrando che I’illecito svolgimento
del “concorso del figlio di Siciliano” era tutt’altro che un episodio isolato”, hanno commentato gli
uomini della squadra mobile nel documento arrivata sul tavolo del sostituto Beatrice Ronchi, competente solo se
di mezzo ci sono magistrati messinesi. ll riferimento all’altro concorso non finiscono qui. ll 19 dicembre del 2009
Aldo Tigano è a colloquio in auto con lo stesso consulente del rettore, Labate. lmprovviamente sbotta: “Me, il
preside ed il rettore, che nessuno dei tre si può dissociare perchè non intendo fare la, la vittima sacrificale,
quindi….Anche coso, Salvatore (Berlingò, ndr) deve stare attento, che non, non voglio essere lasciato solo…”,
dice a Rino Labate. E poi qualche minuto dopo attacca minaccioso: “No, ma tu pensi, per esempio che, che,
davvero mi faccio travolgere senza dire come furono assegnati i posti di diritto amministrativo, la figlia di Lupo
e, e… ma io gli faccio….’. Per Aldo Tigano,considerato dagli inquirenti l’anello di collegamento tra il magistrato
Pino Siciliano, “il corrotto”, secondo imagistrati reggini, di cui è amico intimo, e il rettore Franco Tomasello, “il
corruttore”, la notizia di essere indagato lo fa andare in fibrillazione: telefonate, incontri, richieste d’aiuto,
certificati postumi, tentativi di contatti con magistrati in servizio alla Procuradi Reggio. Una serie di condotte
registrate dalle microspie, che stavano inducendo il sostituto della Procura di Reggio calabria Beatrice Ronchi a
chiedere al Giudice per le indagini preliminari l’adozione di una misura cautelare. Un presentimento che a un
certo punto ha lo stesso Tigano: “Guarda io se… se dovessero …. mettermi agli arresti domiciliari ci
sparo in bocca a Melitta Grasso… ci sparo in bocca a Melitta Grasso”, dice Tigano il 10 febbraio del
2010. Fu la moglie del rettore il primo giugno del 2006 a dire a Tomasello in riferimento a Tigano: “Ma perchè,
scusa, non ce l’ha chiesto lui di tare il concorso?”, inguaiando Tigano. ATTIVISMO NOCIVO - Tigano, ad
esempio, è smanioso di sapere cosa abbia raccontato agli inquirenti Aurora Vesto, una delle candidate al
“concorso di Siciliano” che non si era presentata alle prove scritte: per questo cerca e ottiene un contatto con il
padre Giulio. lntercettato, invece, il 2 novembre 2009, il docente è alla ricerca di un ristorante: “E’ chiuso, dove
me ne vado, ho ospite un giudice di Reggio e non so dove andare”, chiede a un amico. “…Anche perchè ero
abituato, sono stato abituato a un trattamento diverso da parte dei giudici… nella mia città naturalmente è stato
sempre…”, dice il docente ad uno suo allievo nel commentare il trattamento che gli stavano riservando i
magistrati reggini. Tra le intercettazioni finite sul tavolo del magistrato Ronchi ce ne sono alcune con il
magistrato Ezio Arcadi, sostituto Procuratore generale a Reggio, di cui Tigano è legale personale. Tigano, che
cerca ed ottiene un colloquio con Enzo Basso, editore del setimanale Centonove, a Labate chiede del
trattamento di favore da parte del quotidiano della città a Raffaele Tommasini, docente di diritto civile ed ex
commissario del Centro Neurolesi (struttura sanitaria promossa dalla Fondazione Bonino Pulejo, azionista dello
stesso quotidiano), anch’egli stretto amico di Pino Siciliano, di cui ci sono intercettazioni compromettenti
rispetto al “concorso di Siciliano”. “Ma Tommasini in questo momento nei confronti di Calarco e della Gazzetta
ha tremila carte, capisci”, dice Labate il 19 dicembre 20O9. “E quindi loro devono stare con i c… nel cassetto,
ma ricordati che Calarco (il direttore, ndr) lo odia”, conclude Labate. MICHELE SCHINELLA - CENTONOVE
DEL 15 OTTOBRE 2010
http://www.enricodigiacomo.org/2010/10/messina-i-test-di-medicina-potrebbero-essere-annullatiper-lo-stesso-motivo-il-tribunale-amministrativo-gia-nel-2008-aveva-dato-ragione-ad-alcunistudenti/
17OTT2010
MESSINA: I test di Medicina potrebbero essere annullati. Per lo
stesso motivo il tribunale amministrativo già nel 2008 aveva dato
ragione ad alcuni studenti
Postato da Enrico Di Giacomo
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Mondo News
È un film già visto. Una pellicola tanto ripetitiva da far pensare alla paradossale volontà di qualcuno
di farsi del male. Con un finale che potrebbe essere scontato, con grave danno per l’Ateneo
peloritano. Il 4 novembre potrebbe essere il giorno della verità. Ma una cosa è già certa: l’Università
di Messina ha più di un motivo per essere preoccupata. Il rischio, più che concreto, è che l’Ateneo
venga travolto da una marea di ricorsi riguardanti i tanto famigerati test di ammissione alla Facoltà
di Medicina e Chirurgia, che tante polemiche sollevano ogni anno. Il nodo della vicenda è presto
spiegato. Durante i test del 12 settembre non sarebbe stato garantito l’anonimato dei partecipanti.
La commissione ha, infatti, invitato i concorrenti a porre il modulo di risposta nella busta e
successivamente a consegnare la busta in ordine alfabetico. Di fatto una procedura già finita nel
“mirino” del Tar che proprio due anni fa, nel 2008, aveva dato ragione ai ricorrenti evidenziando
l’errore. Il Tar scriveva che «il ritiro delle buste e la loro collocazione all’interno dei contenitori in ordine
alfabetico consente a chiunque di associare oni busta attraverso la sua materiale collocazione, al nominativo di
un candidato, incidendo così sul principio di segretezza e sulle conseguenti regole dell’anonimato e della par
condicio, sostanzialmente annullandoli». Ma evidentemente la prima batosta non è stata sufficiente. E così
anche la commissione di quest’anno ha pensato di ripetere quella procedura. E subito sono stati presentati i
ricorsi. Il primo da parte di cinque candidati, il secondo dell’Udu, l’Unione degli studenti universitari, entrambi
curati dai due legali Santi Delia e Michele Bonetti. «È evidente che non sia stato garantito l’anonimato –
conferma l’avvocato Delia – così com’era stato due anni fa. Questo non vuole certo dire che ci siano state
irregolarità, ma è chiaro che la procedura non è stata corretta e per quanto mi riguarda, da amministrativista,
non posso che evidenziare questo errore». La I sezione del Tar di Catania, presidente Schillaci, si esprimerà il 4
novembre. Se avranno ragione i cinque ricorrenti si apriranno due strade: l’annullamento delle prove e la
ripetizione dei test o l’ammissione di chi avrà fatto ricorso. Evenienza tutt’altro che facile da gestire. La facoltà a
numero chiuso si vedrebbe costretta a gestire molti più studenti di quelli ammessi previsti (220 i posti).
Vedremo cosa sarà? Intanto dopo le recenti manifestazioni dei ricercatori si avvicina il momento dell’inizio delle
lezioni universitarie previsto per il 18 ottobre come stabilito dal Senato Accademico nelle scorse settimane. I
ricercatori sono fermi sulle loro posizioni. «Il DDL Gelmini – dicono – andrà a colpire pesantemente la docenza,
col blocco dei concorsi, la messa ad esaurimento dei ricercatori di ruolo, il misconoscimento delle funzioni
didattiche fin qui svolte, l’estromissione degli stessi da ogni organo di rappresentanza e la riduzione della
retribuzione, introducendo la nuova figura del “ricercatore a tempo determinato” aumentando di fatto
ulteriormente il precariato. Sono queste le motivazioni principali in base alle quali i ricercatori hanno deciso di
smettere di insegnare ed attenersi a quello che la legge prevede per il loro ruolo dal momento che sono stati
assunti solo per fare ricerca, con l’eventuale possibilità di svolgere attività didattiche di supporto ai professori
ordinari ed associati, mentre in realtà circa il 40% dei corsi accademici sono svolti proprio dagli stessi
ricercatori, soprattutto nel ramo scientifico». Una evenienza che chiaramente preoccupa i vertici dell’Ateneo. E
proprio per far fronte all’emergenza, il rettore Tomasello tre giorni fa ha indirizzato un’ordinanza ai presidi in cui
si precisa che «i ricercatori devono essere consultati individualmente in riferimento alla disponibilità ad
assumere l’incarico di insegnamento in un corso ufficiale. In caso di indospinibilità, la loro attività va
considerata come integrativa ai corsi ufficiali, comportando svolgimento di esercitazioni, collaborazioni per le
tesi, seminari e tutoraggio con relativa assegnazione di crediti formativi». Che si profili uno scontro? MAURO
CUCE’ - GDS
http://www.enricodigiacomo.org/2010/10/messina-e-il-suo-policlinico-da-sempre-sotto-i-riflettorinon-cera-solo-il-prorettore-di-franco-tomasello-pucci-anastasi-a-percepire-lo-stipendio-di-dirigentemedico-senza-essere-iscritto-allo/
18OTT2010
POLICLINICO DI MESSINA - Non c’era solo il prorettore di Franco
Tomasello, Pucci Anastasi, a percepire lo stipendio di dirigente
medico senza essere iscritto all’Ordine dei medici: IL CASO DEL
DOTT. ORAZIO CLAUDIO GRILLO. AI FERRI CORTI IL DIRETTORE
AMMINISTRATIVO SABRINA CILLIA E IL MANAGER PECORARO?
Postato da Enrico Di Giacomo
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Inchieste
MESSINA - Non c’era solo il prorettore di Franco Tomasello, Pucci Anastasi, a percepire lo stipendio
di dirigente medico senza essere iscritto all’Ordine dei medici. Tra i sanitari di prima grandezza del
Policlinico che per anni sono stati pagati come medici c’era anche Orazio Claudio Grillo. Che all’albo
si è iscritto per la prima volta il 2 marzo del 2010, benchè dal giugno del 2009 fosse stato nominato
direttore dell’Unità operativa complessa di lgiene ospedaliera e del Dipartimento integrato dei
Servizi. ll docente universitario ordinario di lgiene, che nel 2009 ha guadagna 11Omila euro
all’anno, tra il 2003 e il giugno del 2009, è stato direttore dell’unità operativa semplice di lgiene
ambientale. Grillo rischia ora la stessa sorte di Pucci Anastasi a cui Sabrina Cillia, il direttore
amministrativo del Policlinico ha chiesto la restituzione di quanto guadagnato tra il 1998, anno in
cui risultava iscritto per l’ultima volta all’Ordine e il 2O10, in tutto qualcosa come 2mila euro al
mese per 12 mesi per 12 anni. ll direttore amministrativo non si è limitato a questo. Ha, infatti,
inviato un esposto alla Procura di Messina, nonostante il parere contrario del manager Giuseppe
Pecoraro, che di investire la magistratura della vicenda non aveva alcuna voglia. L’iniziativa di Cillia
ha indispettito Pecoraro, che ha sempre dichiarato di “essere direttore grazie al rettore”: tra i due è
calato il gelo. L’Ordine dei medici di Messina presieduto da Giacomo Caudo, dopo aver iscritto Pucci
Anastasi all’Ordine con effetto retroattivo, non ha ancora risposto alla richieste di Cillia che aveva
chiesto il controllo di tutti i medici dell’azienda. Quattro parlamentari del Pd in un’interrogazione
molto critica nei confronti dell’operato di Tomasello hanno evidenziato che “il rettore non ha preso
le distanze dal suo prorettore”. Michele Schinella da centonove del 15-10-10
http://www.enricodigiacomo.org/2010/10/messina-conclusa-linchiesta-sullagenzia-diinvestigazioni-il-detective-srl-indagata-per-concussione-la-moglie-del-rettore-accusata-diriscuotere-20mila-euro-al-mese-per-promuovere-la-vi/
20OTT2010
MESSINA, CONCLUSA L’INCHIESTA SULL’AGENZIA DI
INVESTIGAZIONI ‘IL DETECTIVE SRL’: Indagata per concussione la
moglie del Rettore Melitta Grasso, accusata di aver riscosso 20mila
euro al mese per “promuovere” la vigilanza al Policlinico. 21
indagati, 65 capi d’imputazioni
Postato da Enrico Di Giacomo
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Mondo News
MELITTA GRASSO (foto: Enrico Di Giacomo)
C’è di tutto. Ci sono anche i ventimila euro di tangente mensile più i «costosi regali», che avrebbe
intascato sino all’aprile del 2007, come contropartita per l’assegnazione degli appalti di vigilanza
per il Policlinico e l’Università, Carmela Grasso, la moglie del rettore Franco Tomasello, nella «sua
qualità di assistente amministrativo presso la Divisione segreteria rettorato, nonché approfittando
della sua qualità di coniuge del rettore dell’Università degli studi di Messina». Ecco dopo oltre due anni
d’inchiesta, consumata tra proroghe varie per nuovi accertamenti e perizie, l’atto di conclusione delle indagini
preliminari per la vicenda della società d’investigazione e vigilanza “Il Detective srl”, la storica impresa cittadina
fondata dal nulla molti anni addietro dall’imprenditore Nino Corio e dalla moglie Antonia Privitera, entrambi
deceduti. L’atto è siglato dal procuratore aggiunto Ada Merrino e dal sostituto Adriana Sciglio, che alcuni mesi
addietro è subentrata nella gestione dell’inchiesta al collega Antonino Nastasi, trasferito nel frattempo a
Siena. E si tratta di ben 65 capi d’imputazione contestati a 21 indagati, alcuni coinvolti solo per
vicende marginali legate sempre alla gestione della società di vigilanza, una società che dopo essere
stata
in
amministrazione
controllata
adesso
è
di
nuovo
sul
mercato.
GLI INDAGATI - Sono 21 le persone indagate: il funzionario comunale Carmelo Altomonte, Pietro Cacace
(marito di Daniela Corio), Federica Cacace (figlia di Daniela Corio), Massimiliano Carrozza, il vice prefetto
aggiunto Gabriella Maria Ciriago, Antonina Corio detta “Antonella”, Cristina Corio, Daniela Corio, Natala Corio,
Salvatore Formisano, il poliziotto in pensione Emanuele Galizia, l’impiegato della Provincia Giuseppe
Giammillaro (marito di Cristina Corio), la funzionaria dell’Università e moglie del rettore Carmela “Melitta”
Grasso, Marco Lenci (marito di Antonina Corio), l’avvocato Antonino Lo Giudice, il commercialista Giuseppe
Marisca, Pietro Previte, Salvatore Privitera, la congiunta del fondatore dell’impresa Maria Russo, l’ex
amministratore della società Vincenzo Savasta e la guardia giurata Pietro Sofia. L’inchiesta L’indagine ha
monitorato in pratica tre anni di gestione della società d’investigazione e vigilanza dal 2006 fino al 2008, e in
questo periodo la lista dei reati che sarebbero stati commessi secondo la Procura è piuttosto lunga: rivelazione
ed utilizzazione di segreti d’ufficio, concussione, circonvenzione d’incapace, falso del pubblico ufficiale,
estorsione, appropriazione indebita, falsa testimonianza, turbativa d’asta, minaccia, truffa, favoreggiamento
personale, violenza privata. Ed è un’inchiesta nata dalle prime rivelazioni di una delle figlie di Corio, Daniela,
che un giorno si presentò in Procura e raccontò tutto quello che sapeva sulla gestione della società all’indomani
della morte della madre, subentrata nella gestione alla morte del marito e fondatore dell’impresa.
LA CONCUSSIONE - La concussione contestata alla funzionaria dell’Università e moglie del rettore Carmela
Grasso sarebbe stata commessa sino all’aprile del 2007. E sono proprio le dichiarazioni di Daniela Corio che la
inchioderebbero. In pratica la Grasso avrebbe preteso una «somma mensile» di 20.000 euro e regali
vari, borse costose e capi d’abbigliamento firmati, poiché la società “Il Detective srl” era
aggiudicataria di appalti riconducibili all’Università per i servizi di vigilanza del Policlinico “G.
Martino”
e
dell’ateneo.
GLI ALTRI REATI - Il coinvolgimento del viceprefetto aggiunto Gabriella Ciriago è dovuto ad una singola
contestazione di
rivelazione
di
segreto d’ufficio.
Il
funzionario,
quale
responsabile
dei
procedimenti
amministrativi per il rilascio delle licenze, dopo l’affitto del ramo d’azienda della ditta avrebbe rivelato a tale
Castorina Carmelo notizie d’ufficio che dovevano rimanere segrete, consegnandogli documenti non identificati in
relazione ai procedimenti amministrativi legato all’affitto del ramo d’azienda, che lo stesso avrebbe dovuto
successivamente fare sparire. Il coinvolgimento del funzionario comunale Altomonte, insieme a Savasta, è
dovuto ad un unico episodio. L’8 febbraio del 2008 Savasta avrebbe istigato Altomonte, all’epoca dirigente del
Dipartimento demografico del Comune, ad attestare falsamente che la firma di Antonia Privitera (la moglie del
fondatore della ditta che dopo la morte del marito gestì per alcuni anni l’impresa di famiglia, e nell’ultimo
periodo della sua esistenza ebbe problemi di saluten.d.r.), apposta in un’istanza che consentiva il rilascio di una
licenza di Pubblica sicurezza a Savasta per la gestione della ditta, era stata apposta alla presenza di Savasta.
Savasta e Privitera rispondono poi di circonvenzione d’incapace proprio ai danni della moglie del fondatore,
Antonia Privitera. Il 12 marzo del 2007, approfittando dello stato d’infermità della donna legato alla sua
malattia, gli avrebbero fatto firmare alcuni atti dicendole che si trattava della gestione ordinaria della società,
mentre in realtà erano le “carte” che preparavano il passaggio di mano dell’impresa al Savasta. Ci sono poi
sette casi d’estorsione attribuiti in varie combinazioni a Russo, Privitera e Savasta che hanno al centro sempre
la stessa questione: avrebbero costretto alcune guardie giurate loro dipendenti ad accettare una retribuzione
inferiore rispetto a quella prevista dal contratto, minacciando a volte il licenziamento a volte l’impossibilità di
effettuare straordinario. Nove imputazioni di appropriazione indebita commesse tra il 2006 e il 2007 sono
contestate a Maria Russo, intima congiunta del fondatore Nino Corio, che ebbe un ruolo rilevante nella gestione
della società, per somme che vanno dai trecento ai diecimila euro. Marisca, Lo Giudice e Privitera devono poi
rispondere in tre casi singoli di falsa testimonianza nel procedimento cautelare che s’instaurò in sede civile, per
alcune dichiarazioni rilasciate davanti ai giudici. Un’ipotesi di turbativa d’asta è contestata a Savasta e
all’avvocato Lo Giudice. Nell’aprile del 2008, Lo Giudice come consulente de “Il Detective srl” e Savasta come
consulente della “Ksm spa”, un’altra società di vigilanza dove nel frattempo era “trasmigrato” Savasta, si
sarebbero accordati per la presentazione delle offerte in una gara bandita dalla Ausl 5 per la vigilanza dell’ex
ospedale “Mandalari”, una gara che dopo l’accordo trasversale venne aggiudicata alla “Ksm spa”. C’è agli atti
anche un caso d’estorsione familiare, una vicenda triste. Nel febbraio del 2007 secondo l’accusa Lenci e
Antonina Corio, marito e moglie, avrebbero costretto la madre di lei, la Privitera, a riscuotere una polizza sulla
vita a suo nome di ben un milione e 700.000 euro per poi accendere una nuova polizza sulla vita a favore di
Antonina Corio per un milione e 400.000 euro. E per farlo avrebbero minacciato la Privitera dicendole che
l’avrebbero privata del necessario sostentamento e non le avrebbero più fatto vedere i nipoti. Andiamo avanti in
questo elenco. Ci sono poi ben 33 casi di appropriazione indebita contestati dall’accusa a danno delle casse
societarie per importi vari tra poche migliaia e anche centinaia di migliaia di euro, che vengono contestate a
vario titolo, con casi singoli ma anche in concorso per alcuni fatti, a Savasta, Russo, Privitera, Antonina Corio,
Formisano, Cristina Corio, Daniela Corio, Lo Giudice, Pietro Cacace, Federica Cacace, Natala Corio, Emanuele
Galizia, Giammillaro, Previte. Si tratta di indagati che hanno rivestito ruoli societari nell’impresa o hanno un
legame di parentela con le figlie del fondatore de “Il Detective”. Un ipotesi di minaccia è contestata all’avvocato
Lo Giudice, che prima del 18 settembre 2007 avrebbe minacciato Daniela Corio «dicendole “Per interesse a
Bottari gli è successo quello che gli è successo”» (il riferimento è probabilmente all’omicidio del prof. Matteo
Bottari). Due ipotesi di truffa sono contestate tra l’ottobre e il novembre del 2007 a Giuseppe Giammillaro,
marito di Cristina Corio. Nel primo caso avrebbe ottenuto un prestito di 4.500 euro da un disoccupato,
restituendone solo 200, facendogli intendere che grazie alla parentela con una delle figlie di Corio avrebbe
facilitato la sua assunzione nell’agenzia. L’altra ipotesi di truffa ha lo stesso copione. Giammillaro si sarebbe
fatto prestare la somma di 5.000 euro, restituita solo in parte, da un lavoratore precario, promettendogli con
raggiri l’assunzione in agenzia grazie alla sua parentela. Un’altra ipotesi di truffa coinvolge Giammillaro e
Carrozza, quest’ultimo fornitore di servizi di officina della ditta di vigilanza, che avrebbero raggirato
l’amministratore delegato su pagamenti di prestazioni per 9.600 euro. E siamo agli ultimi due capi
d’imputazione. La guardia giurata Pietro Sofia risponde di minaccia nei confronti di Pietro Cacace per un
episodio del 19 marzo 2007. Infine all’avvocato Lo Giudice viene addebitata la violenza privata per una vicenda
dell’8 agosto 2007. Avrebbe costretto Natalia Corio a ritirare la denuncia presentata in Procura insieme alle
sorelle Daniela e Cristina. Come? Minacciandola: se non avesse ritirato la denuncia non sarebbe rientrata nella
maggioranza societaria. Natala Corio presentò poi una memoria in cui si dissociava dalla denuncia. NUCCIO
ANSELMO – GDS
La dichiarazione
In relazione all’inchiesta l’avvocato Daniela Agnello ha diffuso una nota nell’interesse dell’assistita Cristina
Corio: «La sig.ra Corio Cristina, è assolutamente estranea ai fatti contestati e intende precisare di non aver mai
partecipato alla gestione diretta o all’amministrazione dell’azienda familiare “Il Detective”, non ha mai assunto
cariche, non ha mai avuto poteri gestionali di alcun tipo o natura all’interno della società. La mia cliente –
prosegue il legale –, fornirà prontamente all’ufficio di Procura la documentazione necessaria per dimostrare e
conclamare la regolarità dell’unica e marginale operazione che la vede coinvolta nel procedimento. La sig.ra
Corio, con grande commozione e sincero rammarico intende evidenziare che gli incresciosi accadimenti oggetto
di indagine non possono e non devono coinvolgere la dignità, il decoro e la professionalità di una tradizione
familiare e di un impegno lavorativo del padre, dott. Antonino Corio, encomiabile, esemplare e ammirevole che
ha contribuito per oltre trent’anni alla tutela della sicurezza e dell’ordine pubblico nella nostra città».
http://www.enricodigiacomo.org/2010/10/messina-linchiesta-sul-il-detective-srl-il-marcio-deirapporti-le-accuse-di-daniela-corio-i-retroscena-di-una-faida-familiare/
22OTT2010
MESSINA, L’INCHIESTA SUL ‘IL DETECTIVE SRL’: “IL MARCIO DEI
RAPPORTI….”. LE ACCUSE DI DANIELA CORIO, I RETROSCENA
DI UNA FAIDA FAMILIARE
Postato da Enrico Di Giacomo
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«… il marcio dei rapporti». Ecco forse il passaggio che dice tutto e da cui iniziò tutto. Era il 31
maggio del 2007, la ditta “Il Detective srl”, creata dal nulla con grande capacità imprenditoriale dal
compianto Nino Corio, si preparava così a vivere la sua più brutta stagione. Quel giorno tre delle sue
figlie, Daniela, Natala e Cristina, misero una firma sull’ultimo foglio di una lunga denuncia che venne
acquisita in Procura antimafia il 6 giugno successivo. Sullo sfondo di una disfida familiare però c’era
dell’altro. E fu soprattutto Daniela Corio, una delle figlie del fondatore, il motore di tutto, la stessa
che dopo tutto quello che ha raccontato ai magistrati Antonino Nastasi e Adriana Sciglio, nel corso
di lunghe verbalizzazioni, ora si trova indagata insieme ad altre venti persone nella maxi inchiesta
sulla gestione dell’istituto di vigilanza e investigazione. Quello del maggio 2007 fu il primo atto di
un “rivolo” di altre denunce e querele, per un procedimento che progressivamente si allargò a
dismisura tanto da rendere necessarie diverse proroghe d’indagine e che ha dato da lavorare per
mesi a Guardia di finanza, polizia e carabinieri, oltre che a provocare altri procedimenti penali e
cautelari civili sempre collegati alla vicenda, che sono ancora in corso. Un magma che si è
progressivamente esteso coinvolgendo anche la moglie del rettore Tomasello, Carmela “Melitta”
Grasso, accusata dalle dichiarazioni-chiave di Daniela Corio rese dopo le denunce, di aver intascato
ventimila euro al mese come tangente per l’affidamento dei servizi di vigilanza del Policlinico e
dell’Università alla società “Il Detective srl”. Un’inchiesta che alla resa dei conti investigativi ha
collezionato molte tipologie di reato: rivelazione ed utilizzazione di segreti d’ufficio, concussione,
circonvenzione d’incapace, falso del pubblico ufficiale, estorsione, appropriazione indebita, falsa
testimonianza, turbativa d’asta, minaccia, truffa, favoreggiamento personale, violenza privata.
Adesso che siamo arrivati alla conclusione delle indagini preliminari dopo oltre due anni d’inchiesta,
atto di cui abbiamo dato ampia notizia nell’edizione di giovedì, proprio quella denuncia datata 31
maggio 2007 è ancor di più emblematica per quanto c’era scritto: «… da questo momento storico –
scrivevano tre delle figlie di Nino Corio –, nonostante la carica di socio accomandatario fosse
formalmente ricoperta da nostra madre Privitera Antonina, l’interezza dei rapporti relazionali,
gestionali e contrattuali d’appalto con gli enti pubblici con i quali la società operava per l’attività di
vigilanza, verranno intrattenuti dal sig. Savasta Vincenzo, che, fino al decesso di nostro padre Corio
Antonino, era solo un impiegato e collaboratore dello stesso». L’altro passaggio-chiave contenuto
nella denuncia del maggio 2007 è quello che riferisce della malattia della moglie di Corio: «… ed è
proprio nel periodo successivamente al riscontro del… a nostra madre, che si pongono in essere
tutta una serie di atti pubblici ed operazioni bancarie, in pregiudizio dei diritti ereditari delle
scriventi, sia sotto il profilo societario come anche tipicamente patrimoniale-successorio». Nella
denuncia si parla chiaro: «… si viene a realizzare un piano concentrico di condizionamento e
pressione, anche psicologica, sulla persona di nostra madre, già in avanzato grado di peggioramento
della
malattia….
posto in
essere ognuno per
i propri fini utilitaristici,
ma in
ogni caso
preventivamente concordati, sia da nostra sorella Corio Antonina, con la collaborante e interessata
partecipazione del di lei marito sig. Lenci Marco, sia dal sig. Vincenzo Savasta». E dopo una serie di
operazioni economiche che vengono forzatamente fatte realizzare alla povera signora Privitera «…
per completare l’opera premeditata dalle parti di questa triste vicenda, si viene a convincere
concetricamente nostra madre di rinunciare a favore del sig. Vincenzo Savasta della titolarità della
licenza di vigilanza rilasciata dalla Prefettura di Messina, necessaria sulla base del Tulps al fine del
raggiungimento dell’oggetto sociale della società e dell’esercizio della stessa». Quindi «il cerchio si
chiude». Sempre nelle denuncia tre delle figlie di Corio affermavano nel 2007 che «… nostra madre
veniva ora fatta isolare nella villa di Villaggio Sant’Agata, dove gli veniva materialmente impedito di
avere colloqui con l’esterno e soprattutto con noi figlie, mentre, contestualmente, le venivano fatti
firmare documenti, delibere assembleari e quanto altro senza che la stessa si rendesse conto di
quello che firmasse o facesse, il tutto culminato con la nomina di nuovo amministratore della s.r.l.
del sig. Savasta». Alla prima denuncia del maggio 2007 ne seguirono molte altre, e adesso che
l’inchiesta è chiusa tutto emergerà con chiarezza con gli atti riservati agli indagati sul fronte
difensivo. Ieri su questa vicenda ha diffuso una nota l’avvocato Nino Cacia «nell’interesse dei miei
assistiti Piero e Federica Cacace, Daniela Corio ed Emanuele Galizia». Afferma il legale che «il
predetto procedimento scaturisce dalla denunce risalenti al 2007 dalla signora Corio Daniela,
comprensibilmente desiderosa di tutelare il patrimonio aziendale creato con immani sacrifici dai
defunti genitori. Il coinvolgimento della predetta – prosegue l’avvocato Cacia –, che è anche
persona offesa nel predetto procedimento, unitamente a quello del dott. Piero Cacace, della figlia
Federica e del signor Emanuele Galizia, riguarda esclusivamente la contestazione di appropriazioni
indebite che - come sarà chiarito e documentato - costituiscono il corrispettivo di stipendi dovuti per
lo svolgimento da parte di alcuni dei miei assistiti di incarichi societari». Nuccio Anselmo – GDS
Gli indagati
Sono 21 le persone indagate: il funzionario comunale Carmelo Altomonte, Pietro Cacace (marito di Daniela
Corio), Federica Cacace (figlia di Daniela Corio), Massimiliano Carrozza, il vice prefetto aggiunto Gabriella Maria
Ciriago, Antonina Corio “Antonella”, Cristina Corio, Daniela Corio, Natala Corio, Salvatore Formisano, il poliziotto
in pensione Emanuele Galizia, Giuseppe Giammillaro (marito di Cristina Corio), la funzionaria dell’Università
Carmela Grasso, Marco Lenci (marito di Antonina Corio), l’avvocato Antonino Lo Giudice, il commercialista
Giuseppe
Marisca,
Pietro
Previte,
Salvatore Privitera,
la congiunta
del
amministratore della società Vincenzo Savasta e la guardia giurata Pietro Sofia.
fondatore Maria
Russo,
l’ex
http://www.enricodigiacomo.org/2010/10/universita-di-messina-due-pizzini-incastrerebbero-lamoglie-del-rettore-melitta-miss-20-mila-euro-dallindagine-sulla-guerra-fratricida-allinterno-de-lldetective-emerge-il-ruolo/
24OTT2010
UNIVERSITA’ DI MESSINA - DUE ‘PIZZINI’ INCASTREREBBERO LA
MOGLIE DEL RETTORE. ‘MELITTA, MISS 20 MILA EURO’:
Dall’indagine sulla “guerra fratricida” all’interno de “ll Detective”
emerge il ruolo della signora Grasso. E dei suoi ropporti con la
titolare Antonia Privitera. Fatto di regalie e…
Postato da Enrico Di Giacomo
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Inchieste
MESSINA - “Ottobre Melitta 2Omila euro”. “Novembre Melitta 2Omila euro”. I due pizzini sono stati
rinvenuti nella sede di via Garibaldi de ll Detective, società di vigilanza messinese, alla vigilia della
morte di Antonina Privitera, amministratrice della società titolare degli appalti al Policlinico e
all’Università dalla scomparsa del marito, Antonino Corio, risalente al 1998. Che la Melitta del
pizzino non fosse altri che la moglie del rettore Franco Tomasello, Melitta Grasso, ci è voluto poco
per accertarlo.’ Gli inquirenti sul tavolo avevano le intercettazioni di conversazioni tra le due donne
captate nell’ambito dell’inchiesta sul concorso truccato alla facoltà di Veterinaria, che a giugno del
2007 portò alla sospensione, prima, e al rinvio a giudizio, dopo, del rettore con l’accusa di tentata
concussione. Colloqui da cui traspariva il particolare rapporto di amicizia tra le due donne. E il
riferimento ai regali che la titolare della società era solita fare a Melitta, circostanza peraltro di cui
nell’entourage
dellaproprietaria
della
società
ll
Detective
tutti
sapevano.
SOLDI E REGALI - L’amicizia di Melitta Grasso con Antonia Privitera non era disinteressata, per gli
inquirenti. E la titolare della società di vigilanza non faceva regali spontaneamente. “Antonia
Privitera mi ha confidato che i regali a Melitta Grasso bisogna farli altrimenti si perdono gli appalti
all’Università e al Policlinico”, ha raccontato agli inquirenti Maria Bongiovanni, donna che ha
assistito negli ultimi mesi di vita la signora. Daniela Corio, una delle 4 figlie dei coniugi Corio, che ha
rinvenuto i due pizzini e li ha portati in Procura, ha messo a verbale: “Mia madre mi spiegò che
quelli appuntati sui pizzini erano i soldi che dava mensilmente alla moglie del rettore>. Sono state
le dichiarazioni delle due donne a permettere al sostituto Adriana Sciglio, titolare insieme a Nino
Nastasi (da settembre a Siena) dell’inchiesta chiusa con l’avviso notificato martedì 19 ottobre (tre
anni e mezzo dopo I’avvio), di contestare alla moglie del rettore la concussione aggravata dalla
continuazione “per aver indotto, approfittando della qualità di coniuge del rettore, Antonia Privitera
a
versarle
la
somma
mensile
di
20mila
euro
e
a
farle
periodicamente
costosi
regali”.
RELAZIONI PERICOLOSE - Melitta Grasso, intercettazioni alla mano, non teneva rapporti di amicizia
“pericolosi” solo con la titolare del società di vigilanza, ma anche con Giuseppe Pansino, il
rappresentante legale della ditta Oskar Brill che nel 2004 aveva vinto la gara d’appalto da oltre un
milione di euro di pulizia dell’ateneo messinese, subentrando alla Meridional Service di Nino
Giordano, imprenditore messinese icui orizzonti spaziano ora dall’edilizia al settore del trasporto
aereo. Ci sono agli atti dell’inchiesta sul concorso a Veterinaria diverse intercettazioni in cui Melitta
colloquia usando parole confidenziali e dandosi del fu con I’imprenditore di origini napoletane. Che
fu coinvolto, nel 2001, in un’inchiesta sull’appalto di pulizia al Policlinico. Pansino, all’epoca
rappresentante della Solapuma, fu accusato di aver corrotto il dirigente dei Servizi generali
dell’azienda universitaria. Ne uscì indenne (per non aver commesso il fatto”, perchè nel corso
dell’udienza preliminare fu considerato vittima della concussione e costretto per questo a fare regali
al funzionario del Policlinico.
ALL’ORIGINE - Melitta Grasso era stata inizialmente iscritta sul registro degli indagati per
corruzione. ll 6 giugno del 2006, in Procura si erano presentate Daniela Corio e le sorelle Cristina e
Natala, con in mano i due pizzini e in bocca un’accusa: “Enzo Savasta ha pagato la moglie del rettore
per vincere le gare all’Università e al Policlinico. E ha sottratto dalle casse dell’azienda 2 milioni di
euro”. Chi è Savasta? Uomo difiducia per 20 anni dei coniugi Corio, per un periodo amministratore,
alla morte di Antonia Privitera diventa, con il 5% delle quote, societarie ago della bilancia nella
guerra intestina che si scatena tra le 4 sorelle: Daniela Corio, dirigente a 12mila euro mensili, lo
licenzia alla vigilia dell’estate del 2007. ll legame tra la vittoria delle gare d’appalto e le tangenti,
indicato nella denuncia del 7 giugno, non è stato trovato dagli inquirenti: ll Detective si è
aggiudicato la gara al Policlinico quando a regnare sull’Ateneo c’era il rettore Gaetano Silvestri. La
gara per la vigilanza all’Università, nel 2006, aveva visto il Detective unico partecipante. Mentre i
due milioni di euro che Savasta, (indagato per l’appropriazione di somme che si aggirano sugli 80
mila euro, in buona parte erogate da amministratore alle sorelle che lo hanno denunciato), secondo
l’accusa aveva sottratto, sono in realtà, come è emerso nel corso di giudizi civili pendenti tra i soci,
il cosiddetto nero della società: ovvero denaro che Antonia Corio utilizzava per pagare le spese piu
varie, tra cui un appannaggio di 7mila euro mensili a ciascuna figlia, regalie varie, e il cosiddetto
“fuori busta”, ovvero soldi dati ai dipendenti in nero in modo da non pagare le tasse e i contributi.
Tutto
denaro
poi
messo
a
bilancio
come
spese
di
rappresentanza.
EFFETTO BOOMERANG - L’inchiesta, nata dalla denuncia delle tre sorelle (Natala successivamente
l’ha ritirata), ha travolto con effetto boomerang l’intera famiglia Corio: le quattro sorelle
denuncianti e denunciate, i loro mariti, Marco Lenci, Pietro Cacace e Pippo Giammillaro, una figlia,
Federica Cacace, il fratello di Antonia Corio, Salvatore Privitera e la sorellastra del fondatore della
società, Mariella Russo, da sempre dipendenti della società. Ma non solo. Sulla graticola sono finiti
anche alcuni consulenti, come il legale Nino Lo Giudice e il commercialista Giuseppe Marisca, gli
amministratori della società Emanuele Galizia e Salvatore Formisano, il primo ex agente dei servizi
segreti, il secondo generale della Guardia di Finanza in pensione. Ma anche Gabriella Ciriago, vice
prefetto aggiunto e alcuni imprenditori che hanno fornito il loro nome per fatture per lavori
inesistenti: Massimilano Carrozza, Pietro Previte. E, ancora, Carmelo Altomonte, dirigente del
Comune.
FANGO SUI CORIO - Ventuno indagati per 61 capi di imputazione. Truffa, circonvenzione di persona
incapace, estorsione, false dìchiarazioni, appropriazione indebita, turbativa d’asta. Cristina Corio,
una delle sorelle che avevano dato il là all’inchiesta e successivamente ha preso le distanze da
Daniela, a botta calda, per bocca del legale Daniela Agnello, tenta di rimediare: “L’indagine non deve
coinvolgere la dignità e la professionalità della tradizione familiare e I’impegno lavorativo di mio
padre, encomiabile, esemplare, ammirevole”. Daniela Corio, invece, dice: “lsoldi di cui mi sarei
appropriata sono I’ammontare degli stipendi di amministratrice”. ll pm le contesta di avere
intascato indebitamente 225 mila euro, mentre per il suo ruolo di amministratrice (ricoperto per 4
mesi) lo stipendio era di 12mila euro mensili. Gli indagati hanno ora 20 giorni di tempo per mostrare
l’estraneità alle accuse, prima che il sostituto Adriana Sciglio decida se chiedere il rinvio a giudizio
o, ipotesi molto più remota, l’archiviazione. Molti dei capi di imputazione si fondano, oltre che sulle
intercettazioni e su una corposa perizia contabile affidata a Corrado Taormina, sulle dichiarazioni di
Marià Bongiovanni: la donna che ha seguito negli ultimi mesi di vita la signora Antonia Corio nella
villa di Sant’agata in cui viveva la figlia Antonella ed il marito. MICHELE SCHINELLA - CENTONOVE 22-10-2010
IL PERSONAGGIO: MARIA, LA SUPERTESTIMONE
MESSINA - Maria Bongiovanni, la teste principale d’accusa nei confronti della moglie del rettore Melitta Grasso e
di Enzo Savasta, uomo di fiducia per 20 anni dei coniugi Corio, era stata assunta al Detective nel 2004 come
fattorino a tempo part time. Qualche anno prima era stato assunto come guardia giurata il marito Carmelo
Maceli. Quando agli inizi del 2007 si manifestano i segni della malattia che nel giro di tre mesi porterà alla
morte di Antonia Privitera, Maria Bongiovanni si trasferisce alla villa di famiglia di Sant’Agata, dove la
proprietaria de ll Detective vive insieme alla minore delle figlie Antonella e al marito Marco Lenci. Dopo la rnorte
di Antonia Privitera avvenuta il 4 aprile 2007, Maria Bongiovanni si mostra vicina alle posizioni di chi da lì a
qualche mese prende il controllo della società, Daniela e Cristina Corio. ll 6 giugno 2007 Daniela e Cristina si
recano in Procura e indicano come persona informata sui fatti la donna. Che viene sentita più volte dagli
inquirenti. Daniela e Cristina la indicano ripetutamente come teste nelle cause civili che le contrappongono alle
altre due sorelle. E che però le vedono soccombenti. A ottobre del 2007 il contratto della Bongiovanni viene
trasformato, dalla coppia Emanuele Galizia e Daniela Corio, da par-time a tempo pieno, e nel contempo le viene
innalzata la qualifica da fattorino ad impiegato di concetto. Qualche mese prima, il 3 agosto del 20O7, Daniela
Corio e Emanuele Galizia assumono a ll Detective, come guardia giurata, il fratello Francesco. Salvatore
Formisano, espressione della maggioranza contrapposta a quella rappresentata da Daniela e Cristina, licenzia
marito e moglie. Uno dei primi atti di Emanuele Galizia e di Daniela Corio nel momento del ritorno alla guida de
ll Detective, avvenuto il mese scorso, in base ad un’assemblea contestata, è stata invece la riassunzione dei
coniugi Maceli. (M.S.)
http://www.enricodigiacomo.org/2010/10/messina-e-luniversita-degli-scandali-il-personaggiomelitta-moglie-del-rettore-ermellini-gonnelle-da-mazzarra-con-furore/
24OTT2010
MESSINA E L’UNIVERSITA’ DEGLI SCANDALI - IL PERSONAGGIO:
MELITTA (MOGLIE DEL RETTORE), ERMELLINI & GONNELLE. DA
MAZZARRA’ CON FURORE…
Postato da Enrico Di Giacomo
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Inchieste
MELITTA GRASSO E IL RETTORE FRANCO TOMASELLO
MESSINA - “E’ stata la sua fortuna e sarà la sua rovina’. La profezia, intercettata, agli atti
dell’inchiesta Panta Rei, è stata pronunciata da chi nell’ambiente universitario messinese conosce la
storia di Melitta Grasso e Franco Tomasello a tal punto da profetizzarne la sorte. Nino Pellicanò,
docente e avvocato di origini calabresi, artefice dell’ascesa di Tomasello ai vertici dell’ateneo nel
2004, disse al rettore: “Franco, allontanala dal rettorato. Ti creerà problemi”. C’è lo zampino di
Melitta Grasso, in tutti i passaggi decisivi della vita professionale dell’ordinario di Neurochirurgia.
C’è nel bene: figlia di un esponente politico del partito socialista della prima Repubblica, cresciuta a
pane e politica, facilitò la strada, nell’ambiente universitario non sempre improntato al principio di
meritocrazia, che ha portato Franco Tomasello a diventare titolare la cattedra e primario di
Neurochirurgia a Messina. E dopo qualche anno preside della Facoltà di Medicina, prima, e rettore
dopo. C’è, nel male: dalle conversazioni telefoniche, intercettate nella tre inchieste giudiziarie in cui
è coinvolto il marito, si capisce che chiunque a Messina, dove il rettore conta molto di più del
sindaco, avesse bisogno di un aiuto o di un favore, si rivolgeva a lei, presenza costante al rettorato.
Alcune conversazioni per gli inquirenti sono come manna: spunti per indagini o conferme di prove
già raccolte. Sono le conversazioni tra Melitta e l’ex presidente del Consiglio comunale Umberto
Bonanno, alla ricerca di un lavoro al Policlinico, a portare alla seconda sospensione del marito,
accusato di aver truccato il relativo concorso. E sono alcune sue dichiarazioni a consentire alla
Procura di Reggio calabria di accusare il rettore di corruzione del procuratore aggiunto Pino
Siciliano, per il cui figlio, secondo gli inquirenti, ha garantito un posto di ricercatore in cambio di
protezione giudiziaria. “Non ce l’ha chiesto lei di fare il concorso?”, chiede, il primo giugno del 2006,
in auto in attesa dell’allora Delegato Raffaele Tommasini, Melitta al marito riferendosi al docente
Aldo Tigano che non se la sente di presidere la commissione del “concorso di Siciliano”. “Tutto per
me andava bene fino a che non hanno intercettato un incontro tra la donna che ha rovinato
l’Università di Messina, il marito della donna che ha rovinato l’Università di Messina e Tommasini, i
tre
dell’Avemaria”,
dice
Tigano,
indagato
per
il
2010. MICHELE SCHINELLA - CENTONOVE DEL 22-10-10
concorso
e
intercettato,
il
18
febbraio
http://www.enricodigiacomo.org/2010/10/universita-di-messina-8-richieste-di-rinvio-a-giudizioper-i-concorsi-pilotati-a-medicina-del-lavoro-coinvolti-tra-gli-altri-la-moglie-del-rettore-e-ilpresidente-della-provincia-ricevuto-ipoti/
29OTT2010
UNIVERSITA’ DI MESSINA, 8 RICHIESTE DI RINVIO A GIUDIZIO
PER I CONCORSI PILOTATI A MEDICINA DEL LAVORO:
COINVOLTI, TRA GLI ALTRI, IL RETTORE, LA MOGLIE E IL
PRESIDENTE DELLA PROVINCIA RICEVUTO. IPOTIZZATI L’ABUSO
D’UFFICIO, IL FALSO E LA TRUFFA
Postato da Enrico Di Giacomo
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Mondo News
La situazione processuale per la Procura è uguale all’atto di chiusura delle indagini preliminari,
quindi le accuse non si spostano di una virgola e ci sono gli stessi indagati di allora. L’elenco dei
reati è sempre quello: abuso d’ufficio, due ipotesi di falso del pubblico ufficiale e poi la truffa. Al
centro la storia del concorso “pilotato” che nel 2006 consentì all’ex presidente del consiglio
comunale Umberto Bonanno di sistemarsi al Policlinico con una retribuzione netta mensile di circa
2.530 euro, come esperto in Medicina del lavoro. Quindi il sostituto procuratore della Dda Angelo
Cavallo, il magistrato che conduce questa inchiesta, ha già siglato otto richieste di rinvio a giudizio
per l’indagine che nel dicembre del 2008 portò alla sospensione per due mesi dalla funzioni del
rettore Franco Tomasello, la seconda nel corso del suo mandato dopo quella del luglio 2007, legata
al concorso “pilotato” di Veterinaria. Le richieste di rinvio a giudizio oltre al rettore riguardano l’ex
presidente del consiglio comunale Umberto Bonanno, il beneficiario del posto pubblico, l’ex direttore
sanitario del Policlinico Giovanni Materia, i componenti della commissione esaminatrice di quella
selezione, i medici Carmelo Abbate e Giovanna Spatari, gli intermediari Concetto Giorgianni e
Carmela “Melitta” Grasso, la moglie del rettore, e infine il presidente della Provincia Nanni Ricevuto,
che nel 2006 quando tutto questo succedeva era vice ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca.
Il quadro accusatorio non è cambiato anche dopo gli interventi difensivi previsti all’indomani della
chiusura-indagini.Quindi il primo reato contestato è sempre l’abuso d’ufficio e riguarda tutti e otto
gli indagati per il cosiddetto “regalo di Natale” a Bonanno(è un’intercettazione in cui parlava la
moglie del rettore). Il 21 dicembre 2006 è infatti il giorno dell’assunzione di Bonanno al Policlinico.
Ci sono i vari ruoli ricoperti tra “pubblici ufficiali” e “privati determinatori” che ricomprendono tutti.
In concreto Tomasello e Materia, anche con l’interessamento della moglie del rettore, avrebbero
consentito che Bonanno scegliesse come componente della commissione esaminatrice il prof.
Abbate, «soggetto a lui palesemente favorevole»; Materia poi, con l’avallo di Tomasello, avrebbe
garantito “a priori” a Bonanno, ancor prima dello svolgimento della selezione pubblica (valutazione
dei titoli e prova orale), il superamento della selezione stessa, assicurando la partecipazione
personale tra i membri della commissione; ed ancora Abbate e Spatari, con l’intermediazione di
Giorgianni, avrebbero assicurato a Bonanno “a priori” il superamento della selezione. Ci sono poi gli
altri reati contestati, due falsi del pubblico ufficiale e una truffa. In questo caso sono coinvolti
Bonanno e il presidente della Provincia Nanni Ricevuto, che in passato fu sottosegretario delle
Infrastrutture e poi vice ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca. In concreto i due casi di falso
si riferiscono ad alcune documentazioni presentate da Bonanno agli atti della selezione pubblica per
far aumentare il punteggio di valutazione, in cui si qualificava come consulente di quei due ministeri
al tempo di Ricevuto, mentre in realtà secondo l’accusa la documentazione presentata era
palesemente falsa, con consulenze mai prestate da Bonanno che invece risultavano sulla carta. Con
la presentazione di tutta questa documentazione agli atti della selezione pubblica, secondo il
sostituto procuratore Angelo Cavallo s’è realizzata una clamorosa truffa perché i membri della
commissione del Policlinico sarebbero stati tratti in errore nella valutazione dei titoli, collocando
Bonanno al terzo posto della graduatoria finale e quindi consentendogli di firmare il contratto di
assunzione il 21 dicembre del 2006, nella categoria del personale dirigente medico del Policlinico.
Nuccio Anselmo - Gds
Gli
indagati
Per questa inchiesta nel dicembre del 2008 fu sospeso per la seconda volta e per due mesi dalle
funzioni il rettore Franco Tomasello. Oltre al rettore risultano indagati dal sostituto della Dda Angelo
Cavallo anche l’ex presidente del consiglio comunale Umberto Bonanno, l’ex direttore sanitario del
Policlinico Giovanni Materia, i componenti della commissione esaminatrice di quella selezione, i
medici Carmelo Abbate e Giovanna Spatari, gli intermediari Concetto Giorgianni e Carmela “Melitta”
Grasso, la moglie del rettore, e infine il presidente della Provincia Nanni Ricevuto, al tempo dei fatti
vice ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca scientifica.
L’INCHIESTA
Otto indagati. Quattro capi d’imputazione che comprendono l’abuso d’ufficio, due ipotesi di falso del pubblico
ufficiale e la truffa. E al centro la storia del concorso che nel 2006 consentì all’ex presidente del consiglio
comunale Umberto Bonanno di accasarsi al Policlinico con una retribuzione netta mensile di circa 2.530 euro,
come esperto in Medicina del lavoro. Ecco l’atto di chiusura delle indagini preliminari siglato dal sostituto
procuratore della Dda Angelo Cavallo per una vicenda che nel dicembre del 2008 portò alla sospensione per due
mesi dalla funzioni del rettore Franco Tomasello. Ed oltre al rettore risultano indagati in questa storia anche l’ex
presidente del consiglio comunale Umberto Bonanno, l’ex direttore sanitario del Policlinico Giovanni Materia, i
componenti della commissione esaminatrice di quella selezione, i medici Carmelo Abbate e Giovanna Spatari, gli
intermediari Concetto Giorgianni e Carmela Grasso (quest’ultima è la moglie del rettore), e infine il presidente
della Provincia Nanni Ricevuto, al tempo dei fatti vice ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca. Gli indagati
sono assistiti dagli avvocati Enrico Ricevuto, Nino Favazzo, Carmelo Scillia, Laura Autru Ryolo, Giovanni
Randazzo, Stefania Previti, Marcello Blanca, Maria Emanuele e Maria Falbo. Il primo reato contestato, l’ipotesi è
l’abuso d’ufficio, riguarda tutti e otto gli indagati ed è datato 21 dicembre 2006, il giorno dell’assunzione di
Bonanno al Policlinico Universitario. Nei vari ruoli ricoperti tra pubblici ufficiali e privati determinatori sono
quindi ricompresi tutti. In particolare per il profilo dell’abuso Tomasello e Materia, anche con l’intermediazione
della moglie del rettore, avrebbero consentito che Bonanno scegliesse come componente della commissione
esaminatrice il prof. Abbate, «soggetto a lui palesemente favorevole»; Materia, con l’esplicito assenso di
Tomasello, avrebbe garantito “a priori” a Bonanno, ancor prima dello svolgimento della selezione pubblica
(valutazione dei titoli e prova orale), il superamento della selezione stessa assicurando la partecipazione
personale tra i membri della commissione; ed ancora Abbate e Spatari, con l’intermediazione di Giorgianni,
avrebbero assicurato a Bonanno “a priori” il superamento della selezione. Gli altri tre capi d’imputazione
contestati, due ipotesi di falso del pubblico ufficiale e una di truffa, riguardano invece Bonanno e il presidente
della Provincia Nanni Ricevuto, che in passato fu sottosegretario delle Infrastrutture e poi vice ministro
dell’Istruzione, Università e Ricerca. In concreto i due casi di falso si riferiscono ad alcune documentazioni
presentate da Bonanno agli atti della selezione pubblica per far aumentare il punteggio di valutazione, in cui si
qualificava come consulente di quei due ministeri, mentre in realtà secondo l’accusa la documentazione
presentata era palesemente falsa. Nel primo caso Ricevuto avrebbe siglato un atto come sottosegretario di
Stato alle Infrastrutture e trasporti da cui risultava che Bonanno era stato dal gennaio all’aprile del 2005
consulente del ministero “in ordine alle problematiche riconducibili alla sicurezza attiva e passiva delle grandi
opere, con particolare riferimento agli aspetti della prevenzione dei rischi di carattere ambientale e della
sicurezza negli ambienti di lavoro”, mentre in realtà, secondo l’accusa si trattava di una “attestazione falsa” in
quanto Bonanno in quel periodo non avrebbe svolto alcuna attività di consulenza, in quanto non risultava dagli
atti nulla in proposito. Nel secondo caso Ricevuto, in qualità di vice ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca,
avrebbe siglato un atto da cui risultava che Bonanno dal maggio del 2005 sino al 18 gennaio del 2006 presso la
sua segreteria particolare avrebbe svolto “l’incarico di consulente relativamente allo studio dei profili normativi
di medicina nella riforma del secondo ciclo scolastico”. Anche in questo caso, secondo il magistrato si
tratterebbe di una documentazione falsa, in quanto non risulterebbero atti di questa attività, mentre in realtà
già risultava in atti, alla selezione pubblica, un’attività di consulenza del Bonanno come “componente del gruppo
di lavoro costituito con decreto del 15 luglio 2005, con l’incarico di seguire i temi relativi alla riforma
universitaria e ai progetti finanziati dalla Comunità europea nei settori della ricerca e della prevenzione
ambientale”. Con la presentazione strumentale di queste due distinte documentazioni agli atti della selezione
pubblica si sarebbe concretizzato secondo il magistrato il reato di truffa poiché i membri della commissione del
Policlinico sarebbero stati tratti in errore nella valutazione dei titoli, collocando Bonanno al terzo posto della
graduatoria finale e quindi consentendogli di firmare il contratto di assunzione il 21 dicembre del 2006 nella
categoria del personale dirigente medico del Policlinico. Nuccio Anselmo - GDS
http://www.enricodigiacomo.org/2010/10/universita%E2%80%99-di-messina-8-richieste-di-rinvioa-giudizio-per-i-concorsi-pilotati-a-medicina-del-lavoro-le-telefonate-tra-umberto-bonanno-nanniricevuto-e-giovanni-materia/
9OTT2010
UNIVERSITA’ DI MESSINA, 8 RICHIESTE DI RINVIO A GIUDIZIO
PER I CONCORSI PILOTATI A MEDICINA DEL LAVORO: LE
TELEFONATE TRA UMBERTO BONANNO, NANNI RICEVUTO E
GIOVANNI MATERIA
Postato da Enrico Di Giacomo
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Mondo News
MELITTA GRASSO E FRANCO TOMASELLO
TELEFONATA DEL 23\12\05
Il 23 dicembre 2005 Umberto Bonanno spiega a Nanni Ricevuto di essersi incontrato con il Rettore
Tomasello, la moglie Grasso Carmela, detta Melitta ed il professor Germanò Domenico, dai quali ha
ottenuto ulteriori rassicurazioni in ordine alla sua prossima assunzione.
Umberto Bonanno: poi sono passato dopo che sono andato da Andrea…
Nanni Ricevuto: Si, lo sapevo, io me ne sono andato prima
U: no, ma figurati Nanni, com’è andata con Franco?
N: bene, io avevo da portare quel professore, capisci?
U: si
N: che è uno che viene da Catania e quindi me l’aveva chiesto.
U: si, si ho capito
N: Uhm..niente e quindi….
U: lui è stato molto affettuoso con me, eh…
N; si, che ti ha detto?
U: perché ha chiamato a Germanò.
N: umh..
U: Melitta gli ha detto a Germanò, dice: “Umberto è il regalo di Natale che Franco desidera”.
N: uhm…
U: perché Umberto è una persona che veramente merita di tornare a far parte della mostra famiglia. Dobbiamo
fare tutto quello che è possibile”. E Germanò gli ha detto: “per me è come un figlio, quindi, Melitta che mi dici a
me! … inc….e Franco mi ha detto…
N: ma c’era il professore?
U: si, c’era proprio, a Germanò gliel’ha detto….
N: uhm…
U: e poi Franco mi ha detto: “Il tuo problema è il primo che dobbiamo affrontare perché il più giusto da
risolvere”, dice Franco: “Tra Natale e Capodanno lo affrontiamo”.
N: uhm, uhm…
U: “tanti auguri e cose varie” , ha fatto tutto un discorso, lui, quando era con tutti i professori, da grande
leader…inc…sfottuto la testa.
N: ma dov’era?
U: nell’aula magna
N: uhm…
U: ha fatto un incontro nell’aula magna
N: e che diceva?
U: poi tutti in fila ad omaggiarlo, sai un po’ di…una grande prosopopea vah. Ogni tanto c’ha il delirio
d’onnipotenza, questo…
N: Uhm
U: eh va bene!
N: si, si, si.
IL PRESIDENTE NANNI RICEVUTO
TELEFONATA DEL 10\1\06
Nanni Ricevuto chiama l’amico Bonanno con un’utenza intestata al Ministero per il Coordinamento e
la Ricerca Scientifica.
Nanni Ricevuto: come va?
Umberto Bonanno: Eh, bene
N: Com’è finito?
U: ho parlato con Melitta
N: uhm
U: lei ha chiamato Franco sul telefonino perché era già uscito. Mi ha detto “Umberto, ma stai scherzando! Noi
abbiamo un impegno..per questo impegno Franco si gioca la faccia per rispettarlo, quindi non gli interessa la
posizione di nessuno. Poi la posizione degli altri la vediamo dopo, in un altro momento”.
N: va bene
U: “e se ci saranno persone che si presenteranno per ostacolare il tuo cammino, se li segneremo tutte, ad uno,
ad uno” dice “ho parlato con Franco e mi ha detto per telefono di dire ad Umberto di stare tranquillo…certo di
preparare le carte”.
N: certo e cosa ti ha detto Germanò?
U: no, Germanò era già andato via, non l’ho chiamato per telefono, capito?
N: va bene, va bene
U: domani lo vado a trovare
N: va bene
U: e quindi…mi ha tranquillizzato comunque
N: certo, certo
U: ora bisogna preparare questi attestati, queste documentazioni
N: e dimmi tutto quello che debbo fare, preparali tu e fammi….
U: si, si infatti, li preparo io e te li faccio vedere
N: va bene
U: io sono con Saro e Corrado
TELEFONATA DEL 17\1\06
Bonanno è alla ricerca di titoli da presentare per il concorso e non esita a compiere qualche
“forzatura”. Ed è lo stesso Bonanno a riconoscerlo.
Anna: ascoltami, mi dice Luisa.. allora che tu… abbiamo fatto le ricerche, hai avuto anche la delibera, tu non
sai, allora… eh… alla seconda commissione non facevi parte.
Umberto Bonanno: uhm
A: non eri componente, eri nella prima e nella terza.
U: eh
A: quindi questo certificato non ti può, non può essere rilasciato
U: allora mi fai il certificato che dal 2003 al novembre del 2005…
A: dal 2003 al novembre del 2005…
U: nella qualità di presidente del consiglio comunale partecipavo di diritto ai lavori della commissione sanità
A: va bene…ora non lo so…aspetta lo diciamo a Luisa perché…non se…lo può fare…dice Umberto, eventualmente
dal 2003 al 2005 vuole fatto, nella qualità di presidente, che faceva parte della commissione e…sanitaria, come
hai detto?
U: passamela un attimo
L: Umberto, gioia?
U: Luisa?
L: eh…
U: allora, visto che non ne facevo parte,allora
L: eh, eh
U: se mi potevi fare un certificato che dal giugno 2003
L: eh
U: a novembre 2005, nella qualità di presidente del consiglio comunale
L: presidente…si
U: facevo parte di diritto…della commissione consiliare
L: va bene
U: che si occupava dei problemi di sanità e di medicina scolastica, medicina preventiva ed ambiente.
L: eh, vediamo quello ed, come esce la…da noi hai capito? La seconda
U: come esce lì, perfetto, mi interessa particolarmente la parte medica, principalmente
L: perché io ho parlato…ho capito, ho capito
U: capisci, è quella che interessa a me, per un fatto interno di lavoro.
L: ho capito, ma giusto giusto tu, di questa seconda non facevi parte, perché io già l’avevo preparato, però poi,
giustamente, parlando con il dottor Mauro…gliel’ho detto, dice quello…
U: ma io il…
L: abbiamo fatto le ricerche per vedere se effettivamente tu
U: io mi ricordavo seconda e terza
L: no, invece, era prima e terza…eri nel bilancio e nell’urbanistica
U: va bene,ma come presidente ne facevo parte di diritto
L: va bene, ora lo facciamo in questo senso
U: grazie
L: ciao caro.
TELEFONATA DEL 22\5\06
Il 22\5\06 si svolge un’importante conversazione fra il direttore generale del Policlinico Giovanni
Materia ed Umberto Bonanno. Materia afferma di essere entrato di proposito a far parte della
commissione esaminatrice, in modo da garantire, in modo concreto, diretto ed immediato, il suo
intervento in favore dello stesso Bonanno. Bonanno, dal canto suo, ringrazia sentitamente,
riferendogli di essere già a conoscenza della circostanza, avendola saputa direttamente da “Franco”.
Umberto Bonanno: pronto?
Giovanni Materia: pronto?
U: chi è ?
G: Giovanni Materia.
U: Giovanni, come stai?
G: bello, come stai tu, che ti ho cercato un po’ di volte e non ho avuto (incomprensibile)
U: mi dispiace, io non ho visto le chiamate, se no ti avrei richiamato
G: no, no perché appunto forse ti ho chiamato con un altro numero, con un’altra cosa…
U: aaah
G: niente, volevo ristabilire, intanto, un contatto con te perché…va bene che ormai con i telefonini ho capito che
meno li usiamo e meglio è…appunto
U: senza dubbio.
G: comunque se magari,non dico in questa settimana, ma nella prossima…
U: no in questa settimana, perché io sono rientrato definitivamente a Messina da venerdì, perché lì mi sono
dimesso al Ministero
G: Comunque, ti volevo dire che c’era una serie di cose, per cui a un certo punto…in una certa vicenda ho
preferito esserci io dentro in prima persona…
U: ti ringrazio, l’ho saputo, ho parlato con Franco
G:
(incomprensibile)
ci
sono
io
“moi,
moi”
(francesismo)
ecco,
va
bene?
Aspetta
un
attimo…
Allora, si Umberto…
U: Giovanni
G: ti volevo dire
U: io sono a Messina tutta la settimana
G: che in una vicenda, avendo visto i contorni dubbi ecc. ho preferito essere presente io in prima persona…
U: ti ringrazio, ti ringrazio di cuore…
G: va bene, poi ne parliamo, va bene…
U: io mercoledì o giovedì ti chiamo e ti vengo a trovare…
G: va bene, okay, va benissimo
U: va bene
http://www.enricodigiacomo.org/2010/10/la-storia-dell%E2%80%99inchiesta-il-tribunale-delriesame-nel-gennaio-%E2%80%9809-sul-rettore-tomasello-%E2%80%98disvaloremorale%E2%80%99-%E2%80%98ostinato-nella-conduzione-clientelare-della-pr/
0OTT2010
MESSINA, LA STORIA DELL’INCHIESTA - IL TRIBUNALE DEL
RIESAME (NEL GENNAIO ‘09) SUL RETTORE TOMASELLO:
‘DISVALORE MORALE’, ‘OSTINATO NELLA CONDUZIONE
CLIENTELARE DELLA PROPRIA CARICA’. GLI ‘IMBARAZZANTI
RAPPORTI’ TRA MELITTA E BONANNO’…
Postato da Enrico Di Giacomo
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Mondo News
«Pervicacia». Oppure «allarmante ostinazione manifestata dall’indagato nella conduzione clientelare della
propria carica». E ancora «pericolosa quanto diffusa inclinazione alla rimozione assoluta del disvalore morale
insito nelle condotte in esame ed alla sua sostituzione con un atteggiamento di compiaciuta, disinvolta ed
opportunistica solidarietà rispetto al beneficiario dell’abuso, che poco giova al prestigio e all’autorevolezza dei
pubblici uffici coinvolti i simili dinamiche». Scrivono così i giudici del Tribunale del Riesame nel provvedimento
con cui hanno confermarono la sospensione per due mesi dalle funzioni del rettore Franco Tomasello, indagato
per abuso d’ufficio perché avrebbe favorito l’assunzione, come dirigente di Medicina del lavoro al Policlinico,
dell’ex presidente del consiglio comunale Umberto Bonanno (Forza Italia). Un provvedimento di trenta pagine
che è stato scritto dal presidente del TdR Katia Mangano, il giudice che ha composto il collegio di trattazione
insieme ai colleghi Giuseppe Adornato e Daniela Urbani. Fu rigettato il ricorso, o l’appello – sulla questione ci
sono dei profili giuridici di valutazione differenti tra accusa e difesa –, depositato a dicembre ‘08 dagli avvocati
Carmelo Scillia e Nino Favazzo, i due legali che assistono il rettore, contro il provvedimento interdittivo dell’ 11
dicembre del gip Maria Angela Nastasi, emesso su richiesta del sostituto procuratore Angelo Cavallo. Secondo la
Procura, Bonanno, che è già sotto processo per un’altra vicenda, le tangenti dell’inchiesta “Oro grigio” sulla
speculazione edilizia del complesso “Green Park” del torrente Trapani, quel posto lo avrebbe ottenuto,
classificandosi terzo nella selezione pubblica, su pressioni proprio del rettore e della moglie Carmela “Melitta”
Grasso. Bonanno, secondo l’accusa, non aveva neppure i titoli per partecipare ma poté farlo presentando una
serie di certificati e attestazioni (i cosiddetti “titoli”), alcuni dei quali sono ritenuti falsi, atti che recano la firma
dell’allora viceministro del MIUR, ed oggi presidente della Provincia, Nanni Ricevuto. Sia la Grasso (abuso
d’ufficio in concorso) sia Ricevuto (truffa e falso), sono indagati nell’ambito della stessa inchiesta, così come l’ex
direttore sanitario del Policlinico Giovanni Materia, il docente di Medicina del lavoro Carmelo Abbate, il medico
del lavoro Concetto Giorgianni e la ricercatrice Giovanna Spatari (Materia, Abbate e Spatari come membri della
commissione esaminatrice della selezione, Giorgianni come intermediario nella vicenda). Accanto al profilo
dell’elemento soggettivo del reato, dei gravi indizi di colpevolezza e delle esigenze cautelari, ritenuti tutti
sussistenti, i giudici trattano ampiamente anche la qualificazione giuridica dell’atto d’impugnazione in sé, da cui
discendono alcune conseguenze, prima tra tutte quella relativa al “nodo intercettazioni”, vale a dire la loro
utilizzabilità in questa inchiesta: il pm Cavallo ha depositato i decreti autorizzativi delle intercettazioni, che
traevano origine dalla precedente inchiesta “Oro grigio”, ritenendo il loro uso perfettamente legittimo in questo
procedimento; secondo i difensori invece queste non potevano essere utilizzate perché il reato di abuso d’ufficio
non ne prevede il ricorso ed in ogni caso neanche l’arresto in flagranza. Altro profilo, sempre semplificando:
secondo i difensori si era in ambito di Riesame, secondo il pm Cavallo si trattava di un atto d’appello, tesi
quest’ultima che i giudici hanno accolto, poiché hanno scritto: «il giudice d’appello cautelare non deve tenere
conto di motivi diversi ed ulteriori rispetto a quelli già precisati nell’atto di impugnazione», ed ancora «la
questione relativa alla utilizzabilità dell’attività di captazione costituisce un punto della decisione che non ha
formato oggetto di censura e che, per tale ragione, non può costituire oggetto di accertamento officioso nella
presente sede processuale». In ogni caso, secondo i giudici, «… posto che, in base agli atti pervenuti a questo
Ufficio, non è apprezzabile alcun vizio generico dell’attività di captazione riconducibile alle disposizioni
codicistiche, deve concludersi per la piena utilizzabilità in questa sede degli esiti dell’attività di intercettazione
che vengono in rilievo». Dopo la trattazione di questo profilo preliminare, e non certo secondario, – sarà
comunque materia per la Cassazione –, i giudici esaminano poi la vicenda concreta sulla scorta di una serie di
intercettazioni ambientali e telefoniche che sono agli atti dell’inchiesta, e affermano che «i dialoghi captati,
sebbene prevalentemente riguardanti soggetti diversi dall’odierno prevenuto, contengono riferimenti precisi alle
modalità dell’autorevole interessamento spiegato dall’indagato ed alle pressioni da questi esercitate perché
l’aspirazione ad accedere ad uno dei posti di dirigente medico con incarico annuale presso l’Istituto universitario
di Medicina del Lavoro, nutrita dal Bonanno, trovasse concreta attuazione». Secondo i giudici Bonanno non è
poi un millantatore, non giudicando verosimile la tesi «secondo cui egli possa per quasi un anno (ottobre 2005settembre 2006) essersi limitato a fantasticare con amici e conoscenti di relazioni personali inesistenti, di false
richieste di intervento inoltrate nei confronti degli odierni indagati e di altrettanto fantasiose manifestazioni di
sostegno da parte di costoro», il che «porta ad escludere che il predetto conversante possa ritenersi affetto da
una patologica tendenza alla millanteria continua e reiterata in ordine alle proprie relazioni con il Rettore
dell’Ateneo cittadino». Secondo i giudici in questa vicenda emerge poi da parte di Bonanno il «solito
approccio rassicurante con “Melitta”» quando si presentavano problemi per la “riuscita” della
selezione pubblica, questo «all’evidente scopo di ricevere chiarimenti dal relativo coniuge» («…
imbarazzante familiarità che caratterizza, alla stregua delle intercettazioni in atti, gli approcci tra il
predetto professionista ed il coniuge della più alta carica dell’Ateneo»). Ieri i difensori del rettore, gli
avvocati Carmelo Scillia e Nino Favazzo, hanno diffuso una nota con cui «anticipano la loro ferma intenzione di
proporre ricorso per Cassazione» e «rilevano il limite di un provvedimento che non ha inteso affrontare un
tema, tanto preliminare quanto centrale, quale è quello della inutilizzabilità delle intercettazioni telefoniche e
ambientali, i cui esiti, a giudizio dello stesso Tribunale, costituiscono gli unici elementi indiziari a carico
dell’indagato. Infatti, con statuizione anche sul punto non condivisibile, il Collegio ha rinunciato ad esercitare il
potere di controllo sugli atti e sulle attività di indagine delegatogli da una specifica disposizione di legge,
trattandosi di vizio – quello della inutilizzabilità – “rilevabile anche di ufficio in ogni stato e grado del
procedimento“. I difensori, ribadiscono, comunque, con forza il proprio convincimento circa la inconsistenza
della accusa e la insussistenza, nello specifico, di ogni forma di esigenza cautelare. E ciò – precisano gli
avvocati Scillia e Favazzo –, anche a prescindere dalla utilizzabilità o meno dei dialoghi intercettati, peraltro
intercorsi sempre tra altri soggetti e letti in maniera del tutto decontestualizzata». 17-02-10
In sintesi
Resta sospeso fino all’11 febbraio il rettore Franco Tomasello, indagato per abuso d’ufficio perché avrebbe
favorito l’assunzione, come dirigente di Medicina del lavoro al Policlinico, dell’ex presidente del consiglio
comunale Umberto Bonanno (Forza Italia). Tomasello era già stato sospeso dalle funzioni – anche allora per 60
giorni – nel luglio del 2007, per un «concorso pilotato» alla facoltà di Veterinaria, che doveva “favorire” il figlio
del preside Battesimo Macrì. Il rettore è stato per questo rinviato a giudizio con altri 22 docenti e il dibattimento
si aprirà il 5 marzo, mentre 6 dei 7 imputati che avevano scelto l’abbreviato sono stati già condannati.
http://www.enricodigiacomo.org/2010/11/messina-seconda-bordata-pd-sulluniversita-nuovainterrogazione-parlamentare-sul-rettore-tomasello/
02NOV2010
MESSINA: SECONDA BORDATA PD SULL’UNIVERSITA’, NUOVA
INTERROGAZIONE PARLAMENTARE SUL RETTORE TOMASELLO
Postato da Enrico Di Giacomo
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Inchieste
La parlamentare del Pd Doris Lo Moro ha rivolto al Ministro dell’istruzione, dell’universita’ e della
ricerca un’interrogazione sulla situazione dell’Università di Messina, manifestando perplessità
sull’ipotesi di proroga del mandato al Rettore. “Con interrogazione a risposta in Commissione 503167 del 1o luglio 2010, - scrive - ancora priva di risposta, si faceva riferimento ad una delibera di
proroga del mandato del rettore dell’universita’ di Messina e degli altri organi accademici,
sollecitando l’intervento del Ministro, “anche alla luce delle disposizioni contenute nel disegno di
legge di riordino del sistema universitario promosso dallo stesso Ministro”; nell’atto, a supporto
della richiesta di intervento, si evidenziava “apparendo tali rilievi non trascurabili, che secondo le
notizie diffuse dalla stampa, l’attuale rettore, professor Francesco Tomasello, e’ attualmente
sottoposto a giudizio per abuso di ufficio e tentata concussione, pendente davanti al tribunale
penale di Messina, per le quali accuse e’ stato sospeso per due mesi dal GIP”. La parlamentare
aggiungeva che “lo stesso rettore e’ stato, inoltre, sospeso una seconda volta per due mesi in altro
procedimento pendente davanti al giudice dell’udienza preliminare di Messina”, sottolineando che
“entrambe le vicende hanno destato grande allarme nella comunita’ universitaria e cittadina
messinese”. Secondo Lo Moro “nel frattempo la situazione e’ molto peggiorata; si e’ aggravata la
posizione
del
rettore
dell’universita’
di
Messina
professor
Francesco
Tomasello,
che
e’
personalmente sottoposto a una pluralita’ di procedimenti penali pervenuti a stadi diversi per fatti
che hanno avuto grandissima risonanza sugli organi di informazione nazionali ed hanno costituito afferma - anche oggetto di programmi televisivi nazionali di approfondimento, con la ulteriore
complicazione che a procedimento penale e’ sottoposta anche la moglie del rettore, Carmela Grasso,
dipendente dell’ateneo, “per reati commessi utilizzando la relazione familiare”. La parlamentare
evidenzia che sulla base di una proposta del rettore, “il Senato accademico ha approvato il 2 agosto
2010 la proposta di inserire nello statuto d’Ateneo un articolo 57-bis del seguente contenuto: “la
modifica statutaria relativa al prolungamento dei mandati elettivi, ai cui all’articolo precedente, non
ha effetto ed e’ percio’ salva la loro scadenza ordinaria qualora ne faccia richiesta scritta in tal
senso, entro tre mesi dalla pubblicazione della presente modifica di Statuto, la maggioranza
assoluta degli aventi diritto al voto”. Pertanto, aggiunge, “con l’ultima modifica statutaria viene
introdotto una specie di referendum abrogativo a voto palese, per il quale si richiede una
maggioranza addirittura superiore di quella necessaria per eleggere il rettore (cfr. l’articolo 8 dello
statuto d’ateneo che prevede la possibilita’ che il rettore sia eletto anche con la semplice
maggioranza dei votanti); in particolare, - continua - gli “aventi diritto al voto” nell’Universita’ di
Messina sono oltre 30.000 persone, posto che per eleggere le varie cariche accademiche sono
chiamati a votare docenti, personale tecnico-amministrativo e studenti e quindi, per impedire la
proroga disposta dal Senato accademico occorrerebbe la “richiesta scritta” di oltre 15.000 persone;
il rettore ha dichiarato che il Miur avrebbe approvato espressamente tale ultima modifica
statutaria”. L’onorevole Lo Moro chiede infine se il Ministero si costituirà o meno parte civile nei
processi con alla sbarra il Rettore Tomasello. La nuova bordata del Pd, stavolta alla Camera, arriva
qualche settimana dopo quella presentata da Felice Casson ed altri quatto senatori, firmatari di una
simile interrogazione.
http://www.enricodigiacomo.org/2010/11/nuova-inchiesta-sulluniversita-di-messina-la-procuraemette-18-avvisi-di-garanzia-indagata-la-moglie-del-rettore-melitta-grasso/
18NOV2010
LA NUOVA INCHIESTA SULL’UNIVERSITA’ DI MESSINA. TUTTI I
NOMI DEGLI INDAGATI, TUTTE LE NUOVE ACCUSE. MELITTA,
L’IMPIEGTA DI CATEGORIA “C”…: La Procura emette 18 avvisi di
garanzia. Indagata la moglie del Rettore, Melitta Grasso
Postato da Enrico Di Giacomo
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Mondo News
MELITTA GRASSO - FOTO: ENRICO DI GIACOMO
Impiegata di categoria “C” in servizio presso il Centro autonomo di spesa denominato “UniMe
Sport”,
il
braccio
operativo
dell’ateneo
che
gestisce
la
cittadella
sportiva
universitaria
dell’Annunziata, un posto dove sembra di essere in un college americano di prima categoria, tanto è
bello. Impiegata di categoria “C” ma con licenza di fare quello che voleva, almeno secondo le
indagini, perché tra il novembre del 2007 e il giugno del 2008 ci sarebbero nero su bianco 77
giornate “lavorative” piuttosto dubbie, quando si sarebbe assentata per l’intero periodo o per una
parte, con tutte le “variabili” possibili tra timbrature fantasma, permessi e congedi straordinari.
L’impiegata in questione è Carmela “Melitta” Grasso, la moglie del rettore Franco Tomasello, che è
al centro di un’altra inchiesta della Procura sull’Università, siamo alla quarta, e che in questa nuova
puntata giudiziaria risulta indagata insieme ad altre 17 persone anche per altri aspetti. Oltre ai suoi
casi di assenteismo, circoscritti nell’ambito della truffa, sono infatti contestate dalla Procura anche
alcune ipotesi di abuso d’ufficio per l’assegnazione di borse di studio post-dottorato e di posti
pubblici per incarichi amministrativi e di docenza.
GLI INDAGATI - Sono in tutto diciotto gli indagati di questa nuova inchiesta sull’ateneo che è gestita
dal sostituto procuratore Adriana Sciglio e dagli investigatori della Sezione di Pg della Guardia di
finanza. Oltre alla Grasso sono coinvolti anche alcuni funzionari dell’ateneo e docenti universitari:
Carmelo Trommino, Giuseppe Cardile, Angela Tortora, Concetta Epasto, Francesco Gatto, Armando
Curatola, Annamaria Murdaca, Giuseppa Casapollo, Giuseppe Rando, Velleda Bolognari, Attilio Aldo
Epasto, Giovanna Ursino, Letterio Smeriglio, Giuseppe D’Attila, Elvira Lussana, Oria Tallone e Gianni
Petino.
LE ACCUSE - Dei 38 capi d’imputazione contestati Carmela Grasso è presente in 36. Per altro verso
la tipologia dei reati contestati prevede la truffa e l’abuso d’ufficio. Per i primi dodici capi
d’imputazione la contestazione è formulata nei confronti della Grasso, come impiegata, e a
Trommino, come
direttore
del Centro autonomo di spesa “UniMe Sport”.
Secondo
quanto
ricostruisce la Procura in questi dodici casi e quindi in altrettante giornate Trommino avrebbe
vistato la cosiddetta dichiarazione di mancata timbratura presentata della Grasso con la quale
attestava di non aver timbrato “per dimenticanza” il badge e di essere stata in ufficio – prendiamo
una giornata a caso, il 10 dicembre 2007, tra quelle monitorate dalla Guardia di finanza –, dalle 8
del mattino fino alle 13 e 56 e di aver effettuato il rientro pomeridiano dalle 14 e 30 alle 18.07,
traendo così in inganno il datore di lavoro poiché la sua presenza è stata rilevata nel corso della
giornata lavorativa in luoghi diversi dall’ufficio della Cittadella universitaria. Sempre nel capitolo
delle assenze della Grasso dal posto di lavoro sono coinvolti con l’accusa di truffa anche Giuseppe
Cardile, in qualità di segretario amministrativo del Centro “UniMe Sport”, e Angela Tortora, come
responsabile dell’area amministrativa del Centro “UniMe Sport”. Le ipotesi di truffa che sono
contestate in questa tranche dell’inchiesta a questi quattro indagati, in concorso o in alcuni casi
singolarmente alla Grasso, prevedono però altre tipologie. Oltre alla successiva sigla della
dichiarazione di mancata timbratura, vengono contestati anche casi in cui la Grasso avrebbe fatto
timbrare a terzi il badge mentre si trovava da tutt’altra parte, oppure avrebbe usufruito di congedi
straordinari (il 2, 4 e 18 gennaio 2008, il 4 marzo 2008 e il 14 maggio 2008) presentando false
autocertificazioni con cui attestava la sua condizione di malattia, «in realtà inesistente»; ed ancora,
in due casi, la Grasso avrebbe inoltre richiesto ed usufruito di permessi di servizio non giustificati da
“reali esigenze di servizio” e in un caso, il 21 gennaio del 2008, si è recata a Taormina “per interessi
squisitamente privati” allontanandosi dal posto di lavoro per 2 ore e 43 minuti come ha certificato la
Guardia di finanza. E abbiamo concluso con i primi 35 capi d’imputazione. L’altra parte dei capi
d’imputazione riguarda l’assegnazione di alcune borse di studio post-dottorato e di alcuni posti
pubblici. Un’ipotesi di abuso d’ufficio è contestata in concorso oltre che alla Grasso anche a
Giovanna
Ursino,
Letterio
Smeriglio,
Concetta
Epasto,
Francesco
Gatto,
Armando Curatola,
Annamaria Murdaca e Giuseppa Casapollo per l’assegnazione di tre borse di studio post-dottorato
nel 2008 a Miriam Grasso (nipote di Carmela Grasso), Lelia Di Natali (nuora di Giovanna Ursino) e
Laura Scerbo (nuora di Letterio Smeriglio). La Epasto, Curatola e Gatto l’assegnarono riuniti in
commissione nella disciplina “Settore didattica e tecnologie dell’istruzione” alla Grasso per 10.329
euro. La Epasto, Curatola e Murdaca, riuniti in commissione l’assegnarono alla Di Natali in “Settore
didattica e tecnologie dell’istruzione” per 10.329 euro. La Epasto, Gatto e Casapollo l’assegnarono
riuniti in commissione alla Scerbo, in “Settore pedagogia speciale e didattica per la formazione di
studiosi di alta qualificazione”, sempre per l’importo di 10.329 euro. alla base di tutto secondo la
Procura ci sarebbe “un accordo illecito tra Grasso Carmela, Ursino Giovanna e Smeriglio Letterio
avente ad oggetto la ripartizione delle borse di studio disponibili tra i rispettivi parenti”. Un’altra
ipotesi di abuso d’ufficio è contestata in concorso a Giovanna Ursino, Giuseppe Rando, Velleda
Bolognari, Attilio Aldo Epasto e Giuseppe D’Attila per l’assunzione in area tecnica con contratto a
tempo indeterminato del dicembre 2008 (il decreto fu il 23 dicembre) di cui beneficiò Girolamo
Barbera, figlio della Ursino, come esperto in Tecniche e Relazioni didattiche per il corso di laurea di
Promotore turistico della facoltà di Scienze della Formazione. In questo caso su determinazione o
istigazione della Ursino tutti gli altri come membri della Commissione giudicatrice avrebbero
attribuito a Barbera una “valutazione intenzionalmente preordinata a favorire la sua vittoria”.
L’ultima vicenda dell’inchiesta riguarda un altro caso di abuso d’ufficio contestato a Elvira Lussana,
Oria Tallone, Gianni Petino e Concetta Epasto e si riferisce al concorso per un posto di ricercatore
universitario in Geografia economico-politica alla facoltà di Scienze della formazione che fu bandito
con decreto nel febbraio del 2008 e la cui graduatoria è stata approvata soltanto l’8 febbraio del
2010. Questo concorso è stato vinto da Simona Epasto, nipote di Concetta Epasto e anche in questo
caso secondo la Procura ci sarebbe stato un accordo preciso tra Concetta Epasto e tutti gli altri,
membri della commissione giudicatrice, per “orientare” l’assegnazione. NUCCIO ANSELMO - GDS
http://www.enricodigiacomo.org/2010/11/universita-di-messina-concorsi-con-il-trucco-la-procuraritiene-pilotato-il-posto-di-ricercatrice-di-simona-epasto-secondo-il-pm-adriana-sciglio-i-membridella-commissione-sarebbero-stati-is/
21NOV2010
UNIVERSITA’ DI MESSINA, CONCORSI CON IL TRUCCO: La
Procura ritiene “pilotato” il posto di ricercatrice di Simona Epasto.
Secondo il Pm Adriana Sciglio, i membri della commissione
sarebbero stati istigati ad alterare le valutazioni per favorire la
“nipote d’arte”. I retroscena dell’indagine
Postato da Enrico Di Giacomo
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Inchieste
MESSINA - Il rettore, Franco Tomasello, prima di approvare gli atti del concorso chiese ai tre
membri della commissione di riunirsi nuovamente e di spiegare meglio in base a quali criteri
avessero deciso di assegnare il posto di ricercatrice in Geografia economica alla Facoltà di Scienze
della Formazione, a Simona Epasto, nipote di Concetta Epasto e del fratello Aldo, entrambi docenti di
Pedagogia nella stessa facoltà che si sono spesi, secondo il pm Adraiana Sciglio, per far vincere i
concorsi finiti allʼattenzione della Procura, alla nipote della moglie del rettore e ad alcuni colleghi. I
tre commissari Gianni Petino, Oria Tallone e Elvira Lussana confermarono la loro “preferenza”. E il
rettore alcuni mesi dopo la conclusione delle prove approvò. Ma secondo al Procura quello andato
alla nipote dʼarte era un concorso truccato. Zia Concetta, secondo il pm Adriana Sciglio, avrebbe
istigato i membri della commissione ad aggiustare le valutazioni per orientare lʼassegnazione del
posto a favore della nipote, laureata in Giurisprudenza e già avvocato. Che si era così potuta
sbarazzare degli altri sei candidati iscritti al concorso. Due, Rossana Polto e Carmelo Maria Porto, si sono
fatti fuori da soli nonpartecipando alle prove scritte e orali nonostante potessero vantare un giudizio sui titoli
nettamente superiore a Simona Epasto, che si è presentata con 4 titoli allʼattivo.La prima poteva vantare 23
pubblicazioni, la seconda aveva al suo attivo 20 pubblicazioni. Entrambi un giudizio molto positivo della
commissione. Così come Enrico Nicosia che aveva al suo attivo 12 pubblicazioni e alle prove scritte e orali si è
presentato ma è stato valutamento in maniera meno positiva di Simona Epasto. Il concorso era iniziato con il
piede sbagliato, ed era proseguito peggio: dapprima si è dimesso Edoardo Boria dell’Università La Sapienza di
Roma e, successivamente, Luca Zarrilli, associato dell’Università di Chieti, sostituiti rispettivamente Gianni
Petino e da Oria Tallone. Il posto di ricercatore di Geografia Economica andato a Simona Epasto e secondo la
Procura truccato, fu bandito dal Senato accademico a febbraio del 2008 in base ad una delibera del Consiglio di
Facoltà di Scienze della Formazione che fu adottata al termine di una riunione infuocata: secondo alcuni
docenti, infatti, in una facoltà che, come denunciava da tempo il preside Ninni Pennisi, “presenta nell’ateneo di
Messina le più grosse carenze di docenti in relazione al numero degli iscritti ed alcuni degli 8 corsi di laurea
rischiano di dover essere chiusi”, la Geografia economica “non era – sostenevano questi docenti - tra le
discipline che era necessario con più urgenza coprire”. E’, infatti, una materia che figura in soli due corsi di
laurea e alle eventuali necessità si sarebbe potuto sopperire con l’utilizzazione dei sei docenti (2 ordinari e 4
ricercatori) di Geografia, disciplina affine. La maggioranza del Consiglio di facoltà la pensò diversamente grazie
anche
al
sostegno
che
diede
a
questa
decisione
il
preside
Ninni
Pennisi.
LO SCAMBIO DELLE BUSTE - Nella stessa seduta la facoltà di Scienze della formazione chiese che fosse
bandito il concorso (per il quale non risultano indagati) di ricercatrice di Padagogia speciale andato a Simona
Gatto, la figlia di Francesco Gatto, ordinario della stessa disciplina, anchʼegli accusato di avere aiutato la
nipote di Melitta Grasso, Miriam, a vincere la borsa post dottorato. Simona Gatto, grazie ad una monogarfia di
80 pagine e di 13 pagine di collaborazione in una pubblicazione e di 4 comunicazioni a congresso, riuscì a
sbarazzarsi dellʼunica concorrente, Sabrina Fiorentino, benchè come accertò il Tribunale amministrativo di
Catania, che annullò in un primo momento in sede cautelare le prove, “gli elaborati della figlia di Gatto e di
Sabrina Fiorentino erano state invertite”. Il Consiglio di Giustizia aministrativa riformò la decisione, sempre in
sede cautelare, ritenendo che comunque “lʼesito del concorso non sarebbe cambiato in quanto la valutazione
sulle elaborati scambiati era uguale”. MICHELE SCHINELLA - CENTONOVE DEL 19-11-10
http://www.enricodigiacomo.org/2010/11/messina-e-la-sua-universita-simboloun%E2%80%99indagine-sulle-presenze-all%E2%80%99universita-svela-il-vizietto-cara-timbra-tuil-cartellino-ad-essere-favorita-melitta-grasso-la-moglie-del/
22NOV2010
MESSINA E LA SUA UNIVERSITA’ SIMBOLO - Un’indagine sulle
presenze all’Università svela il “vizietto”: CARA, TIMBRA TU IL
CARTELLINO. Ad essere favorita Melitta Grasso, la moglie del
rettore Franco Tomasello. Dalle intercettazioni della Finanza
emerge una gestione “domestica” delle attività
Postato da Enrico Di Giacomo
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Inchieste
MELITTA GRASSO
MESSINA - Il giorno in cui la Guardia di Finanza notificò al rettore Franco Tomasello il primo
provvedimento di sospensione dalla carica nellʼambito dellʼinchiesta sul concorso truccato a
Veterinaria, la moglie Melitta Grasso si trovava a casa. Ma risultava presente al lavoro: qualcuno per
lei aveva “strisciato” il badge. Avvertita della presenza delle fiamme gialle si preoccupa di fare in
modo che qualcuno ”mi faccia uscire”, come dice intercettata ad Albertino. «Sono andato
allʼaereoporto a prendere il presidente del collegio dei revisori», risponde il funzionario del
rettorato. Pochi minuti dopo Albertino la richiama: «Tutto risolto. M’è venuta un’idea ho parlato con
Antonella Piccione. Lei ha fatto tutto». Quando dopo la sospensione di due mesi il rettore tornò al
rettorato, Melitta Grasso che nei tre anni precedenti era stata una presenza costante visibile, negli
uffici accanto a quelli del marito fu trasferita alla cittadella sportiva universitaria dellʼAnnunziata in
una
sorta
di
esilio
necessario
secondo
quanto
fu
consigliato
al
rettore
per
arginare
la
compromettente loquacità della moglie. Melitta di starsene ogni giorno per sei ore lontano dal cuore
pulsante dellʼateneo non aveva granché voglia: «Cambiare lavoro per me non è stato facile. Vado lì
al mattino e non faccio niente. Viene qualcuno a trovarmi ma io là che ci sto a fare. Sono
improduttiva al massimo e loro mi stano pagando perchè io non ho neanche molto piacere di
andare. Qui è un mortorio. Troverei tutto gli escamotage per non andare», dice, sorpresa a parlare il
3 febbraio del 2008 in auto con la figlia Chiara. E, infatti, gli escamotage per evitare di recarsi
allʼAnnunziata li ha trovati e messi in opera: «Nino, mi puoi strisciare il badge?», chiede, per fare
un esempio, ad un collega di lavoro nel 2008. Quando non era possibile farsi strisciare il badge
Melitta Grasso, usando una prassi molto in voga nellʼateneo di Messina, tanto che lʼex direttore
amministrativo Salvatore Bilardo per arginare il fenomeno fu costretto ad emanare una circolare,
attestava la presenza in ufficio scrivendo che la mancata timbratura era dovuta a “dimenticanza”.
Altre volte, ancora Melitta, ha preso permessi “per motivi di servizio”, che però erano secondo gli
inquirenti, di tipo personale. La prassi dellʼescamotage è costata a Melitta la contestazione da
parte del sostituto Adriana Sciglio di diversi reati di falso e truffa: nella rete la moglie del rettore ha
trascinato chi lʼha aiutata ad evitare il “mortorio”: Carmelo Trommino, il dirigente a contratto, da
mesi scaduto e prorogato, di Unimesport, che la cittadella la gestisce; Angela Tortora e Giuseppe
Cardile, due funzionari amministrativi in servizio allʼAnnunziata. Melitta Grasso, secondo gli
inquirenti non si è limitata a trovare escamotage, ma si è mostrata sin troppo sensibile alle richieste
insistenti della nipote, Miriam Grasso, figlia del fratello Sebi, in passato condannato per ammanchi
di
cassa
al
Dipartimento
di
Scienze,
di
cui
era
segretario.
LA SPARTIZIONE - Il 10 aprile 2008 la moglie del rettore è al telefono con Miriam. «Parla con quella Grazia
così almeno prendo due soldi», la implora la nipote. Secondo gli inquirenti, la moglie del rettore ha accolto le
sollecitazioni di aiuto di Miriam: non si è limitata però a parlare, ma si è prodigata per farle conseguire una
borsa di studio post dottorato, che garantiva non due soldi ma 11mila euro, nellʼambito di una sorta di
accordo spartitorio con alcuni docenti della facoltà di Scienze della formazione, Giovanna Ursino, docente e
Letterio Smeriglio, ex preside della facoltà, in base alla regola un posto a mia nipote, uno a testa alle vostre
nuore. Il disegno ha avuto come complici anche i docenti componenti delle tre commissioni dei concorsi:
Concetta Epasto, Francesco Gatto, prorettore di Tomasello; Armando Curatola, Annamaria Murdaca, delegato
del rettore, e Giuseppa Casapollo. La Epasto, Curatola e Gatto assegnarono quella del “Settore didattica e
tecnologie dell’istruzione” alla nipote di Melitta. La stessa Epasto, Curatola e Murdaca, aggiudicarono a Lelia Di
Natale, nuora di Giovanna Ursino, la borsa in “Settore didattica e tecnologie dell’istruzione”. Ancora la Epasto,
Gatto e Casapollo attribuirono, invece a Laura Scerbo, nuora di Letterio Smeriglio, la borsa in “Settore
pedagogia speciale e didattica per la formazione di studiosi di alta qualificazione”. Laura Scerbo, moglie di
Donatello Smeriglio, ricercatore della facoltà di Scienze, (che si può avvalere anche della sapienza del fratello
Francesco, associato), figura come vincitore del concorso (per il quale non risultano al momento indagati) di
Esperto nella gestione dei processi formativi, uno dei 90 banditi a settembre del 2008. Gli atti del concorso
furono approvati con ritardo, ma Laura Scerbo potè coronare il sogno di lavorare fianco a fianco al marito, nella
facoltà del suocero. Giovanna Ursino dopo avere, secondo la Procura, piazzato, sulla base di un accordo
perverso la nuora, si è data da fare per promuovere la causa del figlio Girolamo Barbera, alla ricerca di un posto
fisso. Il figlio dʼarte si è così aggiudicato il posto di Esperto in Tecniche e relazioni didattiche per le esigenze
della Facoltà in cui prestava servizio la madre, grazie allʼaiuto dei membri della commissione, su cui la Ursino,
secondo lʼaccusa, ha fatto pressioni: Giuseppe Rando, Velleda Bolognari, Giuseppe DʼAttila. E Aldo Epasto,
fratello di Concetta. MICHELE SCHINELLA - CENTONOVE 19-11-10
IL CASO:
Il pescatore è finito nella rete
MESSINA - Era a pescare beatamente, ma figurava presente sul posto di lavoro grazie alla collaborazione
di Salvatore
La
Motta,
custode
della
Facoltà
di
Veterinaria
ubicata
allʼAnnunziata.
Lʼavvocato Massimo Fiumara, nel 2006 segretario del Dipartimento di Veterinaria, non disdegnava dal
rivolgersi al custode La Motta per risultare presente pur essendo in tuttʼaltre faccende affaccendato. Aveva il
telefono sotto controllo e così fu scoperto. “Timbrami il cartellino così me ne vado”, dice a La Motta per telefono
il 26 ottobre del 2006 quando viene avvertito da un collega che la Guardia di Finanza lo cercava. Qualche
secondo dopo Fiumara telefona alla moglie a cui racconta lʼaccaduto, spiegando di essere a pescare: “Sei una
testa di c… Nel dubbio, con tutte le ferie e con tutte le cose che hai”, lo rimprovera aspramente la donna. (M.S.)
http://www.enricodigiacomo.org/2010/11/universita-di-messina-il-processo-sul-concorso-aveterinaria-udienza-malata-lavvocato-del-rettore-tomasello-presenta-il-certificato-medico-i-dubbidel-pm-sciglio-appuntamento-in-aula-il-p/
27NOV2010
UNIVERSITA’ DI MESSINA, IL PROCESSO SUL CONCORSO A
VETERINARIA: UDIENZA ‘MALATA’. L’AVVOCATO DEL RETTORE
TOMASELLO PRESENTA IL CERTIFICATO MEDICO. I DUBBI DEL
PM SCIGLIO. APPUNTAMENTO IN AULA IL PROSSIMO 28
GENNAIO
Postato da Enrico Di Giacomo
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Mondo News
MESSINA - Il rettore è malato, il processo per il tentativo di truccare il concorso alla facoltà di
Veterinaria è stato rinviato al 28 gennaio 2011. Franco Tomasello, al rettorato non si fa vedere da
10 giomi. All’udienza di ieri 26 novembre si è capito il perchè. A presentare il certificato medico alla
Corte è stato il suo legale Nino Favazzo. Adriana Sciglio, il pm, ha osservato: “Non si capisce nè che
tipo di intervento chirurgico ha subito, nè quali sono stati i postumi. Mi oppongo”. Favazzo ha
ribadito: “Sono dispiaciuto che si dubiti di un certificato”. La Corte ha sposato il legittimo
impedimento. Il rettore Tomasello, che non ha mai presenziato ad una sola udienza aveva ottenuto
il rinvio dell’inizio del processo, fissato per l’8 luglio 2009, perchè impegnato in un audizione al
Senato inizialmente fissata per l’1 luglio e rinviata su sua richiesta. Aveva chiesto e non ottenuto,
invece, un alto rinvio perchè impegnato in una seduta del Senato accademico che aveva egli stesso
convocato. MICHELE SCHINELLA - STRETTO INDISPENSABILE
ED INTANTO IL RETTORE PER CURARSI VA A PADOVA…
Il rettore Tomasello, primario di neurochirugia al Policlinico e preside di Medicina per 8 anni, per
curarsi è andato a Padova. Nella kermesse che l’Ordine dei Medici ha organizzato per rivalutare la sanità
messinese era in prima fila. Ha applaudito quando l’assessore Massimo Russo ha detto: “Dobbiamo convincere
la gente che anche qui…”. Pasqualina Spitaleri, 41 anni e 4 figli, il 24 novembre al Policlinico c’è andata. Era
sera. E, prima di morire, 18 ore dopo, non ha ottenuto una semplice ecografia, pure prescritta, in una struttura
che conta 54 ecografi e 800 nedici. (M.S.)
http://www.enricodigiacomo.org/2010/12/messina-e-la-sua-universita-dello-scandalo-numerosidocenti-ricorrono-contro-la-proroga-al-rettore-40-pagine-32-dissidenti-e-parole-due-come-queste%C2%ABil-prolungamento-del-mandato-e-illegitti/
DIC2010
MESSINA E LA SUA UNIVERSITA’ DELLO SCANDALO: Numerosi
docenti ricorrono contro la proroga al rettore. 40 pagine, 32
dissidenti e parole due come queste, «Il prolungamento del
mandato è illegittimo», «Grave violazione del principio
democratico», «Straordinario quadro di violenza usato ai principi di
democrazia nella vita dell’Ateneo messinese»
Postato da Enrico Di Giacomo
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Cronaca da Messina e dintorni
«Grave violazione del principio democratico», oppure «straordinario quadro di violenza usato ai
principi di democrazia nella vita dell’Ateneo messinese». Le quaranta pagine dei trentadue
“dissidenti” dell’Università sono già depositate davanti alla sezione catanese del Tar, lo ha fatto per
tutti l’avvocato amministrativista Salvatore Librizzi il 14 dicembre. E al centro di questo ricorso c’è
“l’anno allungato” del rettore Franco Tomasello, vale a dire il prolungamento di un anno della carica
elettiva deciso a maggioranza ad agosto dal senato accademico su parere conforme del CdA e
formalizzato successivamente il 27 ottobre con la pubblicazione nella Guri dei decreti rettorali con le
modifiche dello statuto d’ateneo. In pratica ad agosto all’art. 57 s’è aggiunto l’art. 57 bis. Tra i
trentadue “dissidenti” che contestano per via amministrativa il prolungamento di un anno del
mandato rettorale, ma non solo, ci sono venti professori ordinari, dieci professori associati, un
ricercatore e una funzionaria dell’Università. Nel ricorso – sintetizziamo – si chiede ovviamente
l’annullamento, previa la sospensione, di una serie di atti dell’era universitaria recente di Tomasello.
Per esempio del decreto rettorale del 3 agosto con cui è stato inserito nell’articolo 75 dello statuto
d’ateneo il seguente comma: «in vista di una riforma organica del presente Statuto ed allo scopo di
far fronte ai gravosi impegni richiesti dalla sua attuazione, i mandati in corso aventi carattere
elettivo, ivi compresi quelli del Collegio dei revisori dei conti e del Nucleo di valutazione di Ateneo,
sono prolungati di un anno», oppure della nota con cui il 25 ottobre scorso il rettore Tomasello ha
disposto il rinvio sine die delle elezioni per il rinnovo dei Direttori di dipartimento. Poi, quasi alla
fine della lista, i trentadue ricorrenti chiedono l’annullamento «… se esistente, Decreto del Ministro
dell’Università, del quale non si conosce numero e data, con il quale, in attuazione della novella
dell’art. 57 qui impugnata, è stata disposta la proroga di un anno della carica di rettore
dell’Università di Messina». Dopo un excursus di cosa è successo da agosto ad oggi, nel ricorso si
esaminano quindi i motivi che secondo i ricorrenti dovrebbero portare all’annullamento del
cosiddetto “anno allungato”, e che sarebbero numerosi. Eccone alcuni: la proroga impedisce di
esercitare i diritti di elettorato attivo e passivo; gli studenti che hanno partecipato al voto al
momento dell’approvazione degli atti erano ormai da tempo scaduti; tutti i componenti del senato
accademico e del CdA avrebbero dovuto astenersi perché, in sintesi, hanno deciso su loro stessi; il
parere del Ministero sul prolungamento («gravissimi vizi di legittimità»), pur se giunto con un
giorno di ritardo sul termine previsto, dovrebbe essere preso in considerazione, poiché il
procedimento amministrativo si è chiuso il 3 agosto. (n.a.)
http://www.enricodigiacomo.org/2011/01/luniversita-di-messina-e-i-suoi-scandali-il-tar-annulla-leprove-%E2%80%9Cvinte%E2%80%9D-dalla-figlia-del-prorettore-le-irregolarita-erano-statedenunciate-dalla-candidata-fiorentino-ma-il-pres/
31GEN2011
L’UNIVERSITA’ DI MESSINA E I SUOI SCANDALI - Il Tar annulla le
prove “vinte” dalla figlia del prorettore: Le irregolarità erano state
denunciate dalla candidata Fiorentino ma il presidente della
commissione non aveva scritto nulla a verbale. Sott’accusa anche i
vertici amministrativi dell’Università
Postato da Enrico Di Giacomo
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Cronaca da Messina e dintorni, Inchieste
MESSINA - Aveva denunciato che Simona Gatto, con cui si contendeva il posto di ricercatrice di
Pedagogia speciale della facoltà di Scienze della Formazione dellʼateneo di Messina, la stessa
disciplina di cui è ordinario il padre Francesco Gatto, nel corso delle prove scritte aveva a
disposizione dei pizzini inerenti la traccia nascosti dentro il dizionario. Ma non è accaduto nulla. Il
presidente della commissione, Francesco La Rocca, non ha assunto alcun provvedimento, nè ha
scritto nulla a verbale, limitandosi ad allegare la denuncia scritta. E, poi, a querelarla per calunnia.
Sabrina Fiorentino per ottenere giustizia si è rivolta al Tribunale amministrativo regionale di
Catania. Che il 14 gennaio del 2011 ha emesso una sentenza che manda a carte quarantotto le
aspirazioni della figlia del prorettore Francesco Gatto di seguire la carriera nel mondo universitario.
Lʼorgano di giustizia amministrativa infatti ha annullato le prove del concorso tenuto a dicembre
del 2008, che avevano permesso a Simona Gatto di entrare a far parte della facoltà del preside Ninni
Pennisi.
E
ha
messo,
a
leggere
le
motivazioni
della
sentenza,
sotto
accusa
i
vertici
dellʼamministrazione universitaria, in quel periodo retta dal prorettore vicario, Giuseppe Calabrò,
sostituto del rettore Franco Tomasello (di cui Francesco Gatto è prorettore), sospeso, per la seconda
volta, per 2 mesi dalle funzioni a causa del suo coinvolgimento in unʼinchiesta su un un concorso
per medico del lavoro al Policlinico - per la Procura truccato. Al prorettore vicario il Tar contesta “di
aver approvato” il 26 gennaio del 2009, “gli atti del concorso senza rilevare le gravi irregolarità che
lʼavevano caratterizzato”. “La commissione dopo la denuncia di Sabrina Fiorentino avrebbe dovuto
escludere lʼaltra candidata. Non solo non lʼha fatto, ma ha certificato “il regolare svolgimento
delle prove”, hanno scritto i giudici. La strada alla vittoria del concorso della giovane Simona, che
aveva al suo attivo al momento delle prove, una comunicazione di 6 pagine ad un congresso, un
contributo di 13 pagine ad un libro del docente Concetta Sirna, e una monografia di 86 pagine
scritta e pubblicata qualche mese prima del concorso, non fu sbarrata neanche dallo scambio degli
elaborati tra le 2 candidate. Simona Gatto, che si prepara a presentare appello, nelle memorie
difensive ha sostenuto che “poichè la valutazione dei due elaborati fosse stata identica, nessuna
rilevanza aveva avuto lo scambio delle buste sullʼesito finale del concorso”. «Non solo lo scambio
delle buste ha inciso negativamente sulla valutazione delle prove della ricorrente Fiorentino, ma si
tratta di un vizio macroscopico che dimostra da solo il pregiudizio al buon andamento della
procedura. Lo scambio - hanno scritto ancora i giudici - ha inficiato la prova orale, che verte sulla
discussione degli elaborati. Le due candidate avevano scelto tracce diverse da svolgere. E così agli
orali hanno discusso argomenti che non avevano scelto», hanno sancito i magistrati, ordinando “il
travolgimento dellʼintera procedura concorsuale”. MICHELE SCHINELLA - CENTONOVE DEL 21 GENNAIO
2011
http://www.enricodigiacomo.org/2011/01/universita-di-messina-questa-mattina-la-conferenza-delrettore-che-afferma-il-mio-agire-e-stato-in-buona-fede-cosi-appena-due-anni-fa-il-tribunale-delriesame-nel-gennaio-%E2%80%9809/
12GEN2011
UNIVERSITA’ DI MESSINA, QUESTA MATTINA LA CONFERENZA
DEL RETTORE CHE AFFERMA, ‘IL MIO AGIRE E’ STATO IN BUONA
FEDE’: COSI’, APPENA DUE ANNI FA, IL TRIBUNALE DEL
RIESAME (NEL GENNAIO ‘09) SUL RETTORE TOMASELLO:
‘DISVALORE MORALE’, ‘OSTINATO NELLA CONDUZIONE
CLIENTELARE DELLA PROPRIA CARICA’
Postato da Enrico Di Giacomo
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Cronaca da Messina e dintorni
Bilancio 2010 e bilancio di previsione 2011, questi i temi affrontati dal Rettore, Francesco Tomasello, durante
una conferenza stampa svoltasi stamane nell’Aula Senato dell’Università alla quale hanno preso parte Rita De
Pasquale, Prorettore Vicario, Maria Chiara Aversa, Delegato del Rettore alla Ricerca Scientifica e Giuseppe
Cardile, Direttore Amministrativo dell’Ateneo. I dati più importanti che segnala Tomasello riguardano il
definanziamento di almeno 400 milioni di euro al sistema universitario nazionale, in particolare afferma sono
state penalizzate (di circa 35 milioni di euro) quelle università che hanno la gestione diretta di policlinici.
Nonostante la diminuzione dei fondi stanziati per la formazione e l’università Tomasello si dichiara soddisfatto
per la chiusura del bilancio in pareggio. Come evidenzia lo stesso Tomasello “sicuramente il merito non spetta
soltanto a me e al mio staff, ma anche all’intervento della Regione e in particolare dell’assessore regionale alla
Formazione e all’Università, Mario Centorrino”. Prima di anticipare alcuni dati relativi al bilancio di previsione
per il 2011, il Rettore si difende dall’accusa di aver rottamato i ricercatori con 40 anni di servizio e sottolinea
che questi provvedimenti sono stati presi alla luce di valutazioni di merito. “Non è più possibile questa patetica
partecipazione popolare, ed io proseguirò nel mio lavoro insieme agli organi di governo, non attraverso politiche
di compassione, ma secondo l’idea che solo chi ha merito deve andare avanti”. Inoltre aggiunge che non v’è
alcuna preoccupazione per le somme che l’Ateneo deve corrispondere per l’adeguamento degli stipendi dei
docenti, infatti sono stati già emessi mandati di pagamento per 3 milioni e 300 mila euro. La cifra doveva
essere corrisposta a dicembre, ma invece il pagamento è slittato di un mese. Tomasello afferma poi che il
bilancio di previsione approvato per 2011 risente delle misure di contenimento della spesa pubblica stabilite in
ambito nazionale, ma “l’Università di Messina si è difesa bene nel bilancio complessivo delle università italiane,
di fatto il 50 per cento degli atenei nazionali è riuscito presentare il bilancio di previsione”. E’ proprio sul futuro
che si concentrano le dichiarazioni del Rettore annunciando che l’Università di Messina continuerà nel percorso
di internazionalizzazione già intrapreso attraverso il bando di 25 borse di studio per dottorandi provenienti da
paesi extracomunitari come India, Iran e America Latina per una spesa totale di 500 mila euro annui. L’Ateneo
dello Stretto è inoltre uno dei pochi che godrà dell’international degree, ovvero la laurea internazionale, valida
anche all’ Università di Cordoba in Spagna e in America, alla Virginia University. Oltre 7 milioni e mezzo di euro
saranno stanziati per borse di dottorato e assegni di ricerca, più altri 2 milioni che verranno dal ministero,
attraverso lo stanziamento di questi fondi circa 500 giovani non strutturati che avranno la possibilità di fare
ricerca. E ancora oltre un milione e mezzo di euro verranno spesi per i servizi agli studenti, tra cui trasporti
gratuiti e borse di studio per i progetti erasmus. Proprio per quanto riguarda gli studenti viaggiatori è stata già
stabilita un’intesa con Metromare (ed è possibile che se ne realizzi un’altra con Caronte e Tourist, ma al
momento ancora non ci sono comunicazioni uffiali). Il trasporto Reggio C.-Messina agli studenti costerà meno
della metà rispetto al prezzo intero attraverso dei pacchetti di abbonamenti, anche da e per Villa San Giovanni il
prezzo sarà ridotto da 2,50 a 1 euro. In più gli studenti “non subiranno alcun aumento delle tasse universitarie,
ma solo piccoli ritocchi”. A fronte di tutti questi vantaggi, si annunciano provvedimenti abbastanza forti e
nessuna tolleranza per tutti gli iscritti che hanno certificato in maniera erronea il reddito e che di conseguenza
hanno pagato tasse di conguaglio inferiori rispetto al reddito reale, o hanno usufruito di borse di studio senza
essere realmente idonei. E’ in corso un monitoraggio che prevede un recupero di circa 3 milioni di euro
derivanti appunto da errori di certificazione o evasione da parte degli studenti. Tomasello annuncia che nel giro
di un mese ci saranno novità importanti anche per quanto riguarda il reperimento di risorse esterne e aggiunge
che “se lo stato non finanzia e il tessuto produttivo locale è economicamente debole, l’università di Messina
deve essere audace sul mercato internazionale, cercando di reperire le risorse necessarie anche attraverso i
fondi comunitari, in quanto già 1/3 degli stipendi dei ricercatori è finanziato dall’esterno”. Secondo Tomasello,
l’Ateneo deve valorizzare le sue aree di eccellenza poiché è forte, nella realtà territoriale, la presenza di
ricercatori con un alto indice di pubblicazioni scientifiche. Il Rettore anticipa inoltre una rimodulazione all’interno
dei 26 dipartimenti dell’Ateneo, all’interno dei quali non potranno esserci meno di 40 docenti e i direttori di
dipartimento dovranno essere necessariamente scientificamente attivi. Tomasello interviene anche in merito
alla proroga del suo mandato e afferma di aver agito secondo legge “Dovendo modificare l’atto costituente
dell’università, ho il dovere di portare a termine la modifica per poi consegnare l’Università di Messina nelle
mani del prossimo rettore”. E non si preoccupa troppo nemmeno delle inchieste a suo carico per cui afferma “il
mio agire da docente ordinario è stato in assoluta buona fede”. Tiziana Caruso - normanno.it
RIPUBBLICHIAMO L’ARTICOLO PER I PIU’ SMEMORATI… IL TRIBUNALE DEL RIESAME (NEL
GENNAIO ‘09) SUL RETTORE TOMASELLO: ‘DISVALORE MORALE’, ‘OSTINATO NELLA CONDUZIONE
CLIENTELARE DELLA PROPRIA CARICA’.
«Pervicacia». Oppure «allarmante ostinazione manifestata dall’indagato nella conduzione clientelare della
propria carica». E ancora «pericolosa quanto diffusa inclinazione alla rimozione assoluta del disvalore morale
insito nelle condotte in esame ed alla sua sostituzione con un atteggiamento di compiaciuta, disinvolta ed
opportunistica solidarietà rispetto al beneficiario dell’abuso, che poco giova al prestigio e all’autorevolezza dei
pubblici uffici coinvolti i simili dinamiche». Scrivono così i giudici del Tribunale del Riesame nel provvedimento
con cui hanno confermarono la sospensione per due mesi dalle funzioni del rettore Franco Tomasello, indagato
per abuso d’ufficio perché avrebbe favorito l’assunzione, come dirigente di Medicina del lavoro al Policlinico,
dell’ex presidente del consiglio comunale Umberto Bonanno (Forza Italia). Un provvedimento di trenta pagine
che è stato scritto dal presidente del TdR Katia Mangano, il giudice che ha composto il collegio di trattazione
insieme ai colleghi Giuseppe Adornato e Daniela Urbani. Fu rigettato il ricorso, o l’appello – sulla questione ci
sono dei profili giuridici di valutazione differenti tra accusa e difesa –, depositato a dicembre ‘08 dagli avvocati
Carmelo Scillia e Nino Favazzo, i due legali che assistono il rettore, contro il provvedimento interdittivo dell’ 11
dicembre del gip Maria Angela Nastasi, emesso su richiesta del sostituto procuratore Angelo Cavallo. Secondo la
Procura, Bonanno, che è già sotto processo per un’altra vicenda, le tangenti dell’inchiesta “Oro grigio” sulla
speculazione edilizia del complesso “Green Park” del torrente Trapani, quel posto lo avrebbe ottenuto,
classificandosi terzo nella selezione pubblica, su pressioni proprio del rettore e della moglie Carmela “Melitta”
Grasso. Bonanno, secondo l’accusa, non aveva neppure i titoli per partecipare ma poté farlo presentando una
serie di certificati e attestazioni (i cosiddetti “titoli”), alcuni dei quali sono ritenuti falsi, atti che recano la firma
dell’allora viceministro del MIUR, ed oggi presidente della Provincia, Nanni Ricevuto. Sia la Grasso (abuso
d’ufficio in concorso) sia Ricevuto (truffa e falso), sono indagati nell’ambito della stessa inchiesta, così come l’ex
direttore sanitario del Policlinico Giovanni Materia, il docente di Medicina del lavoro Carmelo Abbate, il medico
del lavoro Concetto Giorgianni e la ricercatrice Giovanna Spatari (Materia, Abbate e Spatari come membri della
commissione esaminatrice della selezione, Giorgianni come intermediario nella vicenda). Accanto al profilo
dell’elemento soggettivo del reato, dei gravi indizi di colpevolezza e delle esigenze cautelari, ritenuti tutti
sussistenti, i giudici trattano ampiamente anche la qualificazione giuridica dell’atto d’impugnazione in sé, da cui
discendono alcune conseguenze, prima tra tutte quella relativa al “nodo intercettazioni”, vale a dire la loro
utilizzabilità in questa inchiesta: il pm Cavallo ha depositato i decreti autorizzativi delle intercettazioni, che
traevano origine dalla precedente inchiesta “Oro grigio”, ritenendo il loro uso perfettamente legittimo in questo
procedimento; secondo i difensori invece queste non potevano essere utilizzate perché il reato di abuso d’ufficio
non ne prevede il ricorso ed in ogni caso neanche l’arresto in flagranza. Altro profilo, sempre semplificando:
secondo i difensori si era in ambito di Riesame, secondo il pm Cavallo si trattava di un atto d’appello, tesi
quest’ultima che i giudici hanno accolto, poiché hanno scritto: «il giudice d’appello cautelare non deve tenere
conto di motivi diversi ed ulteriori rispetto a quelli già precisati nell’atto di impugnazione», ed ancora «la
questione relativa alla utilizzabilità dell’attività di captazione costituisce un punto della decisione che non ha
formato oggetto di censura e che, per tale ragione, non può costituire oggetto di accertamento officioso nella
presente sede processuale». In ogni caso, secondo i giudici, «… posto che, in base agli atti pervenuti a questo
Ufficio, non è apprezzabile alcun vizio generico dell’attività di captazione riconducibile alle disposizioni
codicistiche, deve concludersi per la piena utilizzabilità in questa sede degli esiti dell’attività di intercettazione
che vengono in rilievo». Dopo la trattazione di questo profilo preliminare, e non certo secondario, – sarà
comunque materia per la Cassazione –, i giudici esaminano poi la vicenda concreta sulla scorta di una serie di
intercettazioni ambientali e telefoniche che sono agli atti dell’inchiesta, e affermano che «i dialoghi captati,
sebbene prevalentemente riguardanti soggetti diversi dall’odierno prevenuto, contengono riferimenti precisi alle
modalità dell’autorevole interessamento spiegato dall’indagato ed alle pressioni da questi esercitate perché
l’aspirazione ad accedere ad uno dei posti di dirigente medico con incarico annuale presso l’Istituto universitario
di Medicina del Lavoro, nutrita dal Bonanno, trovasse concreta attuazione». Secondo i giudici Bonanno non è
poi un millantatore, non giudicando verosimile la tesi «secondo cui egli possa per quasi un anno (ottobre 2005settembre 2006) essersi limitato a fantasticare con amici e conoscenti di relazioni personali inesistenti, di false
richieste di intervento inoltrate nei confronti degli odierni indagati e di altrettanto fantasiose manifestazioni di
sostegno da parte di costoro», il che «porta ad escludere che il predetto conversante possa ritenersi affetto da
una patologica tendenza alla millanteria continua e reiterata in ordine alle proprie relazioni con il Rettore
dell’Ateneo cittadino». Secondo i giudici in questa vicenda emerge poi da parte di Bonanno il «solito approccio
rassicurante con “Melitta”» quando si presentavano problemi per la “riuscita” della selezione pubblica, questo
«all’evidente scopo di ricevere chiarimenti dal relativo coniuge» («… imbarazzante familiarità che caratterizza,
alla stregua delle intercettazioni in atti, gli approcci tra il predetto professionista ed il coniuge della più alta
carica dell’Ateneo»). Ieri i difensori del rettore, gli avvocati Carmelo Scillia e Nino Favazzo, hanno diffuso una
nota con cui «anticipano la loro ferma intenzione di proporre ricorso per Cassazione» e «rilevano il limite di un
provvedimento che non ha inteso affrontare un tema, tanto preliminare quanto centrale, quale è quello della
inutilizzabilità delle intercettazioni telefoniche e ambientali, i cui esiti, a giudizio dello stesso Tribunale,
costituiscono gli unici elementi indiziari a carico dell’indagato. Infatti, con statuizione anche sul punto non
condivisibile, il Collegio ha rinunciato ad esercitare il potere di controllo sugli atti e sulle attività di indagine
delegatogli da una specifica disposizione di legge, trattandosi di vizio – quello della inutilizzabilità – “rilevabile
anche di ufficio in ogni stato e grado del procedimento“. I difensori, ribadiscono, comunque, con forza il proprio
convincimento circa la inconsistenza della accusa e la insussistenza, nello specifico, di ogni forma di esigenza
cautelare. E ciò – precisano gli avvocati Scillia e Favazzo –, anche a prescindere dalla utilizzabilità o meno dei
dialoghi intercettati, peraltro intercorsi sempre tra altri soggetti e letti in maniera del tutto decontestualizzata».
17-02-10
In sintesi
Resta sospeso fino all’11 febbraio il rettore Franco Tomasello, indagato per abuso d’ufficio perché avrebbe
favorito l’assunzione, come dirigente di Medicina del lavoro al Policlinico, dell’ex presidente del consiglio
comunale Umberto Bonanno (Forza Italia). Tomasello era già stato sospeso dalle funzioni – anche allora per 60
giorni – nel luglio del 2007, per un «concorso pilotato» alla facoltà di Veterinaria, che doveva “favorire” il figlio
del preside Battesimo Macrì. Il rettore è stato per questo rinviato a giudizio con altri 22 docenti e il dibattimento
si aprirà il 5 marzo, mentre 6 dei 7 imputati che avevano scelto l’abbreviato sono stati già condannati.
http://www.enricodigiacomo.org/2011/02/universita-di-messina-alla-sbarra-il-prossimo-18-maggioil-rettore-tomasello-la-moglie-lex-presidente-del-consiglio-comunale-umberto-bonanno-ilpresidente-della-provincia-ricevuto/
1FEB2011
UNIVERSITA’ DI MESSINA: ALLA SBARRA IL PROSSIMO 18
MAGGIO IL RETTORE TOMASELLO, LA MOGLIE, L’EX
PRESIDENTE DEL CONSIGLIO COMUNALE UMBERTO BONANNO,
IL PRESIDENTE DELLA PROVINCIA RICEVUTO
Postato da Enrico Di Giacomo
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Cronaca da Messina e dintorni
Tutti e otto rinviati a giudizio. Il “nodo” intercettazioni su cui puntava la difesa per il gup Arena non
è sussistente. Quindi sarà processo, che si aprirà il 18 maggio prossimo davanti ai giudici della
seconda sezione penale del Tribunale. Agli atti tre tipologie di reato e otto imputati. E i reati
contestati sono l’abuso d’ufficio, due ipotesi di falso del pubblico ufficiale e poi la truffa. Al centro
sempre la storia del concorso “pilotato” che nel 2006 consentì all’ex presidente del consiglio
comunale Umberto Bonanno di sistemarsi al Policlinico con una retribuzione netta mensile di circa
2.530 euro, come esperto in Medicina del lavoro. Tutte accolte quindi le richieste di rinvio a giudizio
formulate ieri al gup Maria Teresa Arena dal sostituto procuratore della Dda Angelo Cavallo, il
magistrato che ha condotto questa inchiesta dopo il lungo lavoro della Sezione di Pg della guardia di
finanza. Un’inchiesta che nel dicembre del 2008 portò alla sospensione per due mesi dalla funzioni
del rettore Franco Tomasello, uno degli indagati, la seconda sospensione subita nel corso del suo
mandato dopo quella del luglio 2007, legata al concorso “pilotato” di Veterinaria. I rinvii a giudizio
decisi ieri dal gup Maria Teresa Arena dopo un’intensa mattinata e una lunga camera di consiglio,
oltre al rettore Tomasello riguardano l’ex presidente del consiglio comunale Umberto Bonanno, il
beneficiario del posto pubblico, l’allora direttore sanitario del Policlinico Giovanni Materia, i
componenti della commissione esaminatrice di quella selezione, i medici Carmelo Abbate, docente di
Medicina del lavoro, e Giovanna Spatari, all’epoca ricercatrice, l’intermediario Concetto Giorgianni,
poi Carmela “Melitta” Grasso, la moglie del rettore, e infine il presidente della Provincia Nanni
Ricevuto, che nel 2006 quando tutto questo succedeva era invece vice ministro dell’Istruzione,
Università e Ricerca. Il primo “contraccolpo” alla decisione del gup Arena s’è registrato già nel tardo
pomeriggio di ieri. Uno degli imputati rinviati a giudizio, Giovanni Materia, attualmente direttore
sanitario dell’Asl Milano 1, ha dato le dimissioni dall’incarico. Lo ha reso noto la Regione Lombardia,
che ha diffuso un comunicato. Materia era stato nominato da pochi giorni all’Asl Milano 1. Anche ieri
dopo la requisitoria del pm Angelo Cavallo gli interventi difensivi hanno avuto al centro una serie di
intercettazioni telefoniche e ambientali che sono confluite in questa inchiesta, e che secondo i
difensori non sarebbero utilizzabili. Una vicenda che all’epoca della sospensione del rettore finì in
Cassazione, ma in realtà la Suprema Corte non si pronunciò su questo aspetto. La VI sezione penale
infatti dichiarò il ricorso della difesa inammissibile, probabilmente per la cosiddetta “carenza
d’interesse”, visto che lo stesso giorno della trattazione il gip Maria Angela Nastasi siglò il
provvedimento di reintegro del rettore, dopo i due mesi di sospensione dalla funzioni. La questione
sarà affrontata adesso nel corso del prcoesso dai giudici della seconda sezione penale, il collegio
presieduto da Mario Samperi. Il quadro delle accuse ipotizzate dalla Procura all’indomani
dell’udienza preliminare resta quindi integralmente in piedi. Il primo reato contestato è l’abuso
d’ufficio e riguarda tutti e otto gli indagati per il cosiddetto “regalo di Natale” a Bonanno (è
un’intercettazione in cui parlava la moglie del rettore). Il 21 dicembre del 2006 è infatti il giorno
dell’assunzione di Bonanno al Policlinico. Ci sono i vari ruoli ricoperti tra “pubblici ufficiali” e
“privati determinatori” che ricomprendono tutti. In concreto Tomasello e Materia, anche con
l’interessamento della moglie del rettore, avrebbero consentito che Bonanno scegliesse come
componente della commissione
esaminatrice il
prof.
Abbate,
«soggetto a
lui
palesemente
favorevole»; Materia poi, con l’avallo di Tomasello, avrebbe garantito “a priori” a Bonanno, ancor
prima dello svolgimento della selezione pubblica (valutazione dei titoli e
prova orale), il
superamento della selezione stessa, assicurando la partecipazione personale tra i membri della
commissione; ed ancora Abbate e la Spatari, con l’intermediazione di Giorgianni, avrebbero
assicurato a Bonanno “a priori” il superamento della selezione. Ci sono poi gli altri reati contestati,
due falsi del pubblico ufficiale e una truffa. In questo caso sono coinvolti Bonanno e il presidente
della Provincia Regionale di Messina Nanni Ricevuto, che in passato fu sottosegretario delle
Infrastrutture e poi vice ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca. In concreto i due casi di falso
si riferiscono ad alcune documentazioni presentate da Bonanno agli atti della selezione pubblica per
far aumentare il punteggio di valutazione, in cui si qualificava come consulente di quei due ministeri
al tempo di Ricevuto, mentre in realtà secondo l’accusa la documentazione presentata era
palesemente falsa, con consulenze mai prestate da Bonanno, che invece risultavano solo sulla carta.
E con la presentazione di tutta questa documentazione agli atti della selezione pubblica, secondo la
Procura s’è realizzata una clamorosa truffa perché i membri della commissione d’esame del
Policlinico sarebbero stati tratti in errore nella valutazione dei titoli, collocando Bonanno al terzo
posto della graduatoria finale e quindi consentendogli di firmare il contratto di assunzione il 21
dicembre del 2006, nella categoria del personale dirigente medico del Policlinico. NUCCIO ANSELMO –
GDS
La vicenda
Per questa inchiesta nel dicembre del 2008 fu sospeso per la seconda volta e per due mesi dalle funzioni il
rettore Franco Tomasello. Oltre al rettore sono stati rinviati ai giudizio ieri dal gup Arena anche l’ex presidente
del consiglio comunale Umberto Bonanno, l’ex direttore sanitario del Policlinico Giovanni Materia, i componenti
della commissione esaminatrice di quella selezione, i medici Carmelo Abbate e Giovanna Spatari, gli
intermediari Concetto Giorgianni e Carmela “Melitta” Grasso, la moglie del rettore, e infine il presidente della
Provincia Nanni Ricevuto, al tempo dei fatti vice ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca scientifica.
IL PDCI CHUEDE LE DIMISSIONI IMMEDIATE DI TOMASELLO E RICEVUTO
Il Pdci interviene sul rinvio a giudizio del Rettore dell’Università di Messina, Francesco Tomasello e del
Presidente della Provincia, Giovanni Ricevuto. “Come Federazione Provinciale del PdCI di Messina, allorquando
si parlò per la prima volta del coinvolgimento dei suddetti personaggi istituzionali - scrivono in un comunicatochiedemmo a gran voce le loro dimissioni immediate. Organizzammo pure un contestato sit-in davanti al
Palazzo della Provincia, scontrandoci con la derisione del dott. Ricevuto, che credeva di essersi liberato per
sempre dei comunisti sol perché non erano momentaneamente presenti in Parlamento. Sicuramente la voglia di
ridere è ora passata al Presidente della Provincia, davanti ad un rinvio a giudizio che conferma la gravità della
sua posizione e di quella del Rettore”. “Il tempo - continua il documento - ha dimostrato che avevamo ragione e
che non basta deridere un piccolo partito per dimostrare la propria innocenza. Naturalmente spetta ai giudici
emettere sentenze. Intanto, reiteriamo la richiesta di dimissioni di Tomasello e Ricevuto. Confidiamo che le altre
forze politiche, che in passato hanno taciuto di fronte alle nostre prese di posizione chiare e decise, vengano
finalmente allo scoperto e si associno alla nostra richiesta. Così come ci aspettiamo che esca dalla narcosi il
mondo universitario e sappia mettere fine ad una gestione dell’ateneo messinese che ha gettato sgomento
nell’opinione pubblica”.
http://www.enricodigiacomo.org/2011/02/universita-di-messina-il-documento-dei-ricercatorilateneo-di-messina-la-democrazia-e-il-caso-messina-martedi-la-conferenza-stampa/
8FEB2011
UNIVERSITA’ DI MESSINA, IL DOCUMENTO DEI RICERCATORI:
L’ATENEO DI MESSINA, LA DEMOCRAZIA E IL ‘CASO MESSINA’.
MARTEDI LA CONFERENZA STAMPA
Postato da Enrico Di Giacomo
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Cronaca da Messina e dintorni
I Ricercatori dell’Ateneo di Messina, riuniti in Assemblea in data 17 febbraio 2011 presso l’Aula ex
Chimica, manifestano la loro totale mancanza di sorpresa per la designazione dei componenti della
Commissione di revisione della Statuto. L’esclusione dei candidati Cicero, Federico e Foti, indicati
dai Ricercatori dell’Ateneo nel contesto di un dibattito articolato e di un’ampia consultazione
interfacoltà, altro non è che la naturale, e prevedibile, conseguenza della totale indifferenza già
dimostrata nei confronti della petizione con la quale 451 docenti (corrispondente al 36 % dei
docenti dell’intero Ateneo) hanno chiesto al Rettore, al Senato Accademico e al Consiglio di
Amministrazione
che i
componenti della
Commissione
Statuto
fossero
eletti
con
suffragio
universale. Non ha stupito neanche il fatto che i criteri di suddivisione “democratica” dei
componenti non siano stati precedentemente stabiliti e siano stati “adattati” in corso d’opera,
calpestando ogni più elementare principio di democraticità e trasparenza. I Ricercatori dichiarano
che è inaccettabile che l’esigenza di partecipazione chiaramente espressa mediante libere e
democratiche Assemblee possa essere mortificata e che la realtà dei fatti possa essere mistificata
(vedasi comunicato stampa n. 37 del 16/02/2011: “L’Università di Messina, sollecitando la libera
dichiarazione di intenti dei suoi docenti, ha dato esempio della più ampia espressione di democrazia,
in quanto i docenti disponibili sono stati per larga parte espressione di libere assemblee, di Facoltà e
di Dipartimenti”.). I Ricercatori denunciano inoltre l’inusuale atteggiamento marchionnista del
Rettore Tomasello il quale impedisce l’esercizio del voto a tutti gli studenti, utilizzando gli stessi
metodi della “pseudorappresentatività” adottati per i docenti dialogando solo con “Associazioni
ufficialmente accreditate“. I Ricercatori, altresì, invitano il Rettore Tomasello a non intraprendere
alcuna iniziativa contro gli studenti che autogestiscono pacificamente l’aula ex chimica in assenza,
d’altronde, di spazi di aggregazione alternativi che permettano la realizzazione di attività culturali,
cineforum e incontri che hanno contraddistinto l’attività di tali studenti. Pur tuttavia la delicatezza
della attuale situazione è tale da richiedere comunque il massimo coinvolgimento di tutti coloro che
hanno a cuore le sorti della nostra Università ed in queste more l’Assemblea ribadisce il vincolo di
mandato al collega Andrea Buccisano, e contestualmente dichiara la propria distanza politica
rispetto agli altri ricercatori che agiranno in commissione a titolo meramente personale non
sussistendo, con essi, alcun rapporto di rappresentatività. I Ricercatori, si rivolgono pertanto all’
intera cittadinanza e invitano tutti MARTEDI‘ 22 febbraio alle ore 11,00, presso l’aula ex Chimica
dell’Università degli Studi di Messina ad una conferenza stampa su Città, Università e Democrazia:
abbattiamo quel muro che, per anni, ha separato ciò che succede dentro l’università dal resto della
città.
I ricercatori dell’Università di Messina
Assemblea di ateneo del 17 febbraio 2011
http://www.enricodigiacomo.org/2011/02/il-commento-dellon-sonia-alfano-la-convenzione-firmatadal-rettore-dell%E2%80%99universita-di-messina-franco-tomasello-e-dal-procuratore-generalecassata-per-una-serie-di-tirocini-di-form/
25FEB2011
IL COMMENTO DELL’ON. SONIA ALFANO: La convenzione firmata
dal Rettore dell’Università di Messina Tomasello e dal Procuratore
generale Cassata per una serie di tirocini di formazione e
orientamento destinati ai laureati messinesi. ‘Un’accoppiata di tutto
rispetto…’
Postato da Enrico Di Giacomo
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Commenti e appelli
Ho appreso dalla stampa della “convenzione” firmata dal Rettore dell’Università di Messina, Franco
Tomasello, e dal Procuratore generale presso la Corte d’appello della città dello Stretto, Antonio
Franco Cassata, per una serie di “tirocini” di formazione e orientamento destinati ai laureati
messinesi, che dovrebbero imparare qualcosa frequentando addirittura l’ufficio di Cassata, cosicché
sarà divertente scoprire i nomi dei prescelti: mica potranno essere degli eretici che spiattellino
all’esterno le frequentazioni di sua eccellenza. Una buffonata colossale a spese pubbliche, a mio
modesto parere ideata ad hoc per lanciare un messaggio neanche troppo subliminale a quei giudici
che si devono occupare del pluriimputato Tomasello. Che sappiano che il pluriimputato è amico mio,
sembra dire Cassata nella foto ufficiale. Non che fossero in molti a ignorare quell’amicizia ma non
sia mai ci fosse qualche giudice distratto sulle frequentazioni di palazzo! Il Rettore Tomasello, come
ricorderete, è protagonista di una serie di scandali giudiziari tutti inerenti al suo ruolo e a quello
della moglie, anch’essa imputata davanti ai giudici messinesi. A tale proposito, è sempre bene
ricordarlo, i giudici del Tribunale del Riesame nel provvedimento di conferma della prima
sospensione per Tomasello, ne denunciarono l’“allarmante ostinazione manifestata nella conduzione
clientelare della propria carica” e la “pericolosa quanto diffusa inclinazione alla rimozione assoluta
del disvalore morale insito nelle condotte in esame ed alla sua sostituzione con un atteggiamento di
compiaciuta, disinvolta ed opportunistica solidarietà rispetto al beneficiario dell’abuso, che poco
giova al prestigio e all’autorevolezza dei pubblici uffici coinvolti in simili dinamiche”. Mentre nel
secondo caso il pronunciamento del gip è ancora più duro: “Il Tomasello utilizza la sua autorevole
posizione di Rettore presso l’Università degli Studi di Messina per intervenire, abusando dei propri
poteri nell’assegnazione di incarichi e posti di lavoro. La sua gestione della cosa pubblica, lungi
dall’essere improntata a regole di trasparenza ed imparzialità, è invece molto più ‘pragmaticamente’
mossa dalle esigenze di favorire chi può evidentemente ricambiare. La logica dello scambio
reciproco, che inquina la sua azione amministrativa ed esprime una disinvoltura non comune, porta
a ritenere concreto il pericolo di reiterazione del reato”. La “convenzione” con Cassata è quindi un
chiaro atto della sua strategia difensiva. ON. SONIA ALFANO
http://www.enricodigiacomo.org/2011/04/messina-linchiesta-sul-giudice-siciliano-il-9-maggioludienza-preliminare-a-reggio-calabria-nove-capi-dimputazione-otto-indagati-otto-parti-offese/
5APR2011
MESSINA - L’INCHIESTA SUL GIUDICE SICILIANO, IL 9 MAGGIO
L’UDIENZA PRELIMINARE A REGGIO CALABRIA: NOVE CAPI
D’IMPUTAZIONE, OTTO INDAGATI, OTTO PARTI OFFESE
Postato da Enrico Di Giacomo
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Cronaca da Messina e dintorni
Le novità sono essenzialmente due. C’è già la data di fissazione dell’udienza preliminare al palazzo
del Cedir di Reggio Calabria, è il prossimo 9 maggio. E poi c’è uno “snellimento” dei capi
d’imputazione, che dai dodici dell’atto di chiusura delle indagini preliminari passano ai nove attuali,
frutto dell’atto di richiesta di rinvio a giudizio. Non c’è più, in questo atto, il caso del concorso
universitario,
che
ipotizzava
la
corruzione.
Si
va
quindi
verso
il
confronto
accusa-difesa
nell’inchiesta sul cosiddetto “caso Siciliano”. Un’inchiesta gestita dal procuratore capo di Reggio
Calabria Giuseppe Pignatone e dal suo sostituto Beatrice Ronchi che iniziò sull’attività dell’ex
procuratore aggiunto di Messina Pino Siciliano, finito nel 2009 agli arresti domiciliari, e poi s’allargò
progressivamente durante le indagini della Squadra Mobile di Messina, fino a toccare altri ambiti
come l’Università, il Policlinico e l’Ufficio urbanistica del Comune. Rimane inalterato il quadro degli
indagati, che sono sempre otto, gli stessi del “415 bis”. Si tratta dell’ex procuratore aggiunto di
Messina Pino Siciliano; dell’ex segretario provinciale dell’Udc di Messina Michele Caudo; del
liquidatore della Spa Impregilo Domenico Occhipinti; del rettore dell’Università di Messina
Francesco Tomasello; del prof. Aldo Tigano, docente di Diritto amministrativo alla facoltà di
Giurisprudenza di Messina; del medico Adolfo De Meo; del figlio dell’ex procuratore aggiunto, il
ricercatore universitario Francesco Siciliano; e infine dell’avvocato Fabrizio Maimone Ansaldo Patti.
Nel corso dell’udienza preliminare verrà poi conferito l’incarico per la trascrizione della gran mole di
intercettazioni ambientali e telefoniche che sono confluite nei faldoni dell’inchiesta, così come
hanno richiesto il procuratore Pignatone e il sostituto Ronchi.Definito anche il quadro delle parti
offese, in relazione alle varie vicende che l’inchiesta ha trattato: Sebastiano Spampinato, Vincenzo
Cacciola, Salvatore Parlato, Sergio Dolfin, Antonino La Mattina, l’assessore comunale all’Urbanistica
di Messina Giuseppe Corvaja, l’ex dirigente della ripartizione Urbanistica del Comune di Messina
Manlio Minutoli e infine l’Università di Messina. Ecco invece i reati contestati e che saranno al centro
dell’udienza preliminare. Nella prima vicenda all’ex procuratore aggiunto Siciliano viene contestata
la tentata concussione. Il caso è quello della ristrutturazione dell’Hotel Castellamare di Taormina. Il
secondo capo d’imputazione,
un’altra tentata concussione, riguarda il magistrato Siciliano,
Occhipinti e Caudo per la vicenda Impregilo-Comune di Taormina, che per anni hanno avuto un
lungo contenzioso civilistico. Altro caso di concussione riguarda sempre l’ex procuratore aggiunto
per la vicenda della destinazione urbanistica del terreno dove è allocato lo stabilimento dei Molini
Gazzi a Messina. La quarta ipotesi riguarda solo l’ex procuratore aggiunto ed è sostanziata la
concussione. Il caso è quello emblematico delle zone Zps, le zone a protezione speciale, al Comune
di Messina. Ancora un altro caso riguarda l’ex procuratore aggiunto Siciliano, accusato di rivelazione
di segreto d’ufficio e favoreggiamento (tramite il comune amico Michele Caudo avrebbe segnalato
all’allora dirigente dell’Urbanistica comunale, l’architetto Manlio Minutoli, che era sottoposto a
intercettazione telefonica). C’è poi il caso Caratozzolo, l’ex direttore generale del Policlinico che nel
2006 fu al centro di un contenzioso con l’Università e con il rettore Tomasello, fino ad arrivare alla
sua defenestrazione. Nella vicenda sono adesso coinvolti l’ex procuratore aggiunto Siciliano, il
rettore Tomasello e il prof. Tigano, per rivelazione di segreti d’ufficio (non è più prevista la
corruzione a carico del rettore e dell’ex magistrato). L’unica ipotesi di falso ideologico riguarda in
concorso il prof. Tigano e il medico De Meo. Quest’ultimo secondo l’accusa avrebbe compilato il
certificato medico che servì poi al prof. Tigano per farsi escludere dalla Commissione giudicatrice
del concorso a ricercatore, poi vinto da Francesco Siciliano. Infine l’ultima ipotesi riguarda il reato di
truffa per Francesco Siciliano e Fabrizio Maimone Ansaldo Patti, come prestanome del primo. Nuccio
Anselmo - Gds
http://www.enricodigiacomo.org/2011/04/universita-di-messina-concorso-truccato-non-cecorruzione-la-procura-di-rc-rinuncia-a-chiedere-il-rinvio-a-giudizio-per-corruzione-in-attigiudiziari-per-il-rettore-tomasello-che-pero-as/
APR2011
UNIVERSITA’ DI MESSINA - CONCORSO TRUCCATO, NON C’E’
CORRUZIONE: LA PROCURA DI RC RINUNCIA A CHIEDERE IL
RINVIO A GIUDIZIO PER CORRUZIONE IN ATTI GIUDIZIARI PER IL
RETTORE TOMASELLO. CHE PERO’, ASSIEME ALL’EX GIUDICE
SICILIANO, RISPONDERA’ DI RIVELAZIONI DI SEGRETO
D’UFFICIO (L’UDIENZA IL 9 MAGGIO)
Postato da Enrico Di Giacomo
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Cronaca da Messina e dintorni
SI E’ ALLEGERITA LA POSIZIONE GIUDIZIARIA DEL RETTORE TOMASELLO. LA PROCURA DI REGGIO
CALABRIA HA, INFATTI, RINUNCIATO A CHIEDERE IL RINVIO A GIUDIZIO PER IL REATO DI
CORRUZIONE IN ATTI GIUDIZIARI PER IL RETTORE, IL CORRUTTORE SECONDO LA PRIMA IPOTESI
INVESTIGATIVA, E L’EX AGGIUNTO DELLA PROCURA DELLA REPUBBLICA, PINO SICILIANO, IL
PRESUNTO CORROTTO. IL SOSTITUTO BEATRICE RONCHI AVEVA IPOTIZZATO CHE IL RETTORE, PER
GARANTIRSI L’IMPUNITA’ NELLE INDAGINI CHE LO VEDEVANO INDAGATO PER ABUSO D’UFFICIO
PER LA DESTITUZIONE DEL MANAGER DEL POLICLINICO CARMELO CARATOZZOLO, SI FOSSE
PRODIGATO A FAR VINCERE IL CONCORSO DI DIRITTO AMMINISTRATIVO AL FIGLIO DEL
MAGISTRATO FRANCESCO SICILIANO. MA IL CONCORSO ERA STATO BANDITO PRIMA CHE FRANCO
TOMASELLO FOSSE ISCRITTO, A GIUGNO DEL 2006, TRA GLI INDAGATI. IL RETTORE TOMASELLO E
IL MAGISTRATO SICILIANO DOVRANNO INVECE RISPONDERE DI RIVELAZIONI DI SEGRETO
D’UFFICIO:
PINO
SICILIANO,
INFATTI,
SECONDO
L’ACCUSA
SUPPORTATA
DA
ALCUNE
INTERCETTAZIONI, AVEVA RIVELATO AL RETTORE DELL’ISCRIZIONE TRA GLI INDAGATI E IL NOME
DEL MAGISTRATO TITOLARE DELLE INDAGINI A SUO CARICO. L’UDIENZA PRELIMINARE E’ STATA
FISSATA PER IL 9 MAGGIO. PINO SICILIANO DOVRA’ DIFENDERSI DA UNA SERIE DI ACCUSE DI
CONCUSSIONE E TENTATA CONCUSSIONE. Michele Schinella - Stretto Indispensabile del 6 aprile 2011
http://www.enricodigiacomo.org/2011/04/messina-il-cda-ha-deciso-di-non-costituirsi-parte-civilenel-giudizio-per-il-concorso-truccato-di-bonanno-processo-al-rettore-tomasello-lateneo-si-tirafuori-luniversita-non-ha-subito-ness/
APR2011
MESSINA, IL CDA HA DECISO DI NON COSTITUIRSI PARTE CIVILE
NEL GIUDIZIO PER IL CONCORSO TRUCCATO DI BONANNO:
PROCESSO AL RETTORE TOMASELLO, L’ATENEO SI TIRA FUORI.
“L’UNIVERSITA’ NON HA SUBITO NESSUN DANNO”. TOMASELLO
FU SOSPESO PER DUE MESI
Postato da Enrico Di Giacomo
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Cronaca da Messina e dintorni
FOTO: ENRICO DI GIACOMO
L’UNIVERSITA’ DI MESSINA HA DECISO DI NON COSTITUIRSI PARTE CIVILE NEL PROCESSO A
CARICO DEL RETTORE FRANCO TOMASELLO E DELLA MOGLIE MELITTA GRASSO, E DI TRE DOCENTI
UNIVERSITARI (CARMELO ABBATE, CONCETTO GIORGIANNI E GIOVANNA SPATARI), ACCUSATI DI
ESSERSI
PRODIGATI
PER
FAR
VINCERE
UN
CONCORSO
BANDITO
DAL
POLICLINICO
UNIVERSITARIO A UMBERTO BONANNO, L’EX PRESIDENTE DEL CONSIGLIO COMUNALE DI MESSINA.
LA DECISIONE E’ STATA ASSUNTA DAL CONSIGLIO D’AMMINISTRAZIONE DELL’ATENEO AL TERMINE
DI UN DIBATTITO IN CUI E’ STATO MESSO IN EVIDENZA CHE NELLA VICENDA GIUDIZIARIA NON SI
RISCONTRA “DANNO PATRIMONIALE PER L’ATENEO MA AL MASSIMO DANNO ALL’IMMAGINE”.
TOMASELLO, A DICEMBRE 2008, PER IL SUO COINVOLGIMENTO NELLA VICENDA FU SOSPESO PER
LA SECONDA VOLTA DALLE SUE FUNZIONI DI RETTORE PER 60 GIORNI. MICHELE SCHINELLA - Stretto
Indispensabile del 9 Aprile 2011
http://www.enricodigiacomo.org/2011/05/messina-linchiesta-sugli-intrecci-universita-tribunale-incassazione-gli-atti-del-caso-siciliano-in-attesa-della-decisione-della-suprema-corte-il-gup-hafissato-unaltra-data-il-12-luglio-pros/
MAG2011
MESSINA, L’INCHIESTA SUGLI INTRECCI UNIVERSITATRIBUNALE: In Cassazione gli atti del caso Siciliano. In attesa della
decisione della Suprema Corte, il gup ha fissato un’altra data, il 12
luglio prossimo
Postato da Enrico Di Giacomo
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Cronaca da Messina e dintorni
Atti in Corte di Cassazione per il caso Siciliano, l’inchiesta della Squadra mobile di Messina e la
procura di Reggio Calabria sugli intrecci Tribunale-Università che sarebbero passati dall’ex
procuratore aggiunto Pino Siciliano e il rettore Franco Tomasello. Oggi il Gup reggino Caterina
Petrone ha rimesso alla Suprema Corte la questione sollevata dall’avvocato Bonni Candido, che ha
invocato il legittimo sospetto, chiedendo che a decidere sia il giudice di un diverso Tribunale, sulla
scorta della documentazione rinvenuta nel fasicolo d’udienza. Secondo Candido a Reggio Calabria
non ci sarebbe “serenità di giudizio” perché nella documentazione depositata in vista dell’udienza
preliminare, apertasi oggi, la Procura aveva inserito la lista teste dell’eventuale processo. Dando
così per scontato, ne deduce il legale, il rinvio a giudizio degli indagati, una decisione rimessa invece
al Gup solo alla fine dell’udienza preliminare. Adesso a decidere sarà la Cassazione. In attesa della
decisione della Suprema Corte, il gup ha fissato un’altra data, il 12 luglio prossimo. Gli indagati sono
l’ex aggiunto di Messina, andato ai domiciliari e poi scarcerato per la vicenda, Pino Siciliano; il figlio
Giuseppe, ricercatore all’Università di Messina: il collega di studio Fabrizio Maimone Ansaldo Patti, il
rettore Tomasello; l’ex coordinatore Udc e amico del magistrato, Michele Caudo; il liquidatore della
Impregilo Domenico Occhipinti; il docente universitario e legale del Comune di Messina, Aldo
Tigano; infine il medico Adolfo De Meo. Al centro dell’inchiesta la “gestio personalistica” dei fascicoli
di indagine da parte del procuratore aggiunto Siciliano per orientare alcune vicende o per favorire la
professione del figlio. Il caso è affidato al procuratore aggiunto reggino Beatrice Ronchi, mente gli
avvocati Nino Favazzo, Andrea Borzì, Filippo Mangiapane, Carmelo Scillia, Nino D’Ascola e Bonni
Candido compongono il collegio difensivo. da normanno.it
http://www.enricodigiacomo.org/2011/05/messina-reggio-giudiziaria-caso-siciliano-gli-attitrasmessi-in-cassazione/
11MAG2011
MESSINA-REGGIO, GIUDIZIARIA: Caso Siciliano, gli atti trasmessi
in Cassazione
Postato da Enrico Di Giacomo
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Cronaca da Messina e dintorni
SI SPOSTA PER IL MOMENTO in Cassazione il processo sul caso Siciliano, l’ex procuratore aggiunto
di Messina che finì agli arresti domiciliari dopo un’indagine della squadra mobile peloritana,
un’indagine che poi s’allargò progressivamente fino a toccare altri ambiti come l’Università, il
Policlinico e l’Ufficio urbanistica del Comune. Com’era prevedibile ieri mattina il gup di Reggio
Petrone ha preso atto dell’istanza di rimessione presentata nei giorni scorsi da uno dei difensori,
l’avvocato Bonaventura Candido, e ha formato il fascicolo da spedire alla Suprema Corte. Poi ha
aggiornato tutti al 12 luglio prossimo, per quella data ci sarà probabilmente già la decisione sulla
questione sollevata dal legale, che in concreto chiede di celebrare il processo in una sede diversa da
Reggio Calabria. Ma ieri c’è stato il tempo di ascoltare il pm Cama, intervenuto in udienza per ribadire che in
questa vicenda la Procura ha tenuto un comportamento assolutamente corretto, e non c’è stata alcuna volontà
di orientare le scelte del giudice per le udienze preliminari. Altro passaggio la formalizzazione in udienza della
richiesta di costituzione di parte civile avanzata dal Comune di Taormina, avanzata dall’avvocato Cammarata
per la parte che interessa il comune ionico, vale a dire la vicenda dell’Hotel Castellamare e della transazione
Impregilo del 2008, di cui s’interessò, secondo l’accusa per orientarla, proprio l’ex procuratore aggiunto
Siciliano. L’inchiesta sul caso Siciliano è stata gestita personalmente dal procuratore capo di Reggio Calabria
Giuseppe Pignatone e dal suo sostituto Beatrice Ronchi. Iniziò sull’attività dell’ex procuratore aggiunto di
Messina e poi intercettazione dopo intercettazione venne scoperchiato uno scenario inquietante che portò gli
investigatori della squadra mobile di Messina a cristallizzare nuove ipotesi di reato in intrecci con l’ateneo, il
Policlinico e l’Ufficio urbanistica del Comune. La mole di atti acquisiti è notevole. Dopo la prima iscrizione nel
registro degli indagati dell’ex aggiunto, ci furono infatti parecchie altre iscrizioni. Oltre al magistrato sono infatti
adesso imputati l’ex segretario provinciale dell’Udc di Messina Michele Caudo, il liquidatore della Spa Impregilo
Domenico Occhipinti, il rettore dell’Università di Messina Francesco Tomasello, il prof. Aldo Tigano, docente di
Diritto amministrativo alla facoltà di Giurisprudenza di Messina, il medico Adolfo De Meo, il figlio dell’ex
procuratore aggiunto, il ricercatore universitario Francesco Siciliano, e infine l’avvocato Fabrizio Maimone
Ansaldo Patti, ritenuto prestanome di Francesco Siciliano come collega di studio legale. Pesanti le accuse
contestate a vario titolo: tentata concussione, concussione, rivelazione di segreto d’ufficio, favoreggiamento,
falso ideologico e truffa. Solo quattro gli imputati presenti ieri all’udienza, vale a dire Siciliano, Caudo,
Occhipinti e Tigano. (n.a.)
http://www.enricodigiacomo.org/2011/05/messina-due-nuove-inchieste-sulluniversita-di-messinauna-per-abuso-dufficio-laltra-per-falso-grane-giudiziarie-alluniversita-scattano-cinque-avvisi-digaranzia/
15MAG2011
MESSINA - Due nuove inchieste sull’Università di Messina, una per
abuso d’ufficio, l’altra per falso: Grane giudiziarie all’Università.
Scattano cinque avvisi di garanzia
Postato da Enrico Di Giacomo
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Cronaca da Messina e dintorni
Due nuove inchieste sull’Università di Messina, una per abuso d’ufficio, l’altra per falso. La prima riguarda
l’assunzione a tempo determinato di nove precari; mentre la seconda accende i riflettori sulla mancata
attivazione del Centro interdisciplinare di chirurgia comparata. Cinque gli indagati, fra cui il rettore Franco
Tomasello e il direttore amministrativo Pino Cardile. Indagini condotte dalla sezione di Polizia giudiziaria della
Guardia di finanza. Avvisi di garanzia, e contestuale avviso di conclusione delle indagini, inviati dal sostituto
procuratore Camillo Falvo. Per quanto riguarda la prima inchiesta, secondo l’accusa, i precari assunti non
possedevano i requisiti richiesti. Contestato l’abuso d’ufficio anche all’ex direttore amministrativo dell’Ateneo
Salvatore Bilardo, al dirigente dell’ufficio coordinamento di sviluppo Elio Vigorita, e al capo area degli organi
collegiali e servizi amministrativi e documentali dell’Università Maria Ordile. Una vicenda che risale al 2008
quando il Cda d’ateneo sulla scorta delle indicazioni della legge finanziaria approvata dal Governo, avviò l’iter di
stabilizzazione dei precari così come è stato fatto in altri enti pubblici. I lavoratori dovevano essere in possesso
di un fondamentale requisito temporale: l’aver maturato 36 mesi lavorativi (anche non continuativi) nell’ultimo
quinquennio. Mentre secondo quanto emerso dall’attività investigativa delle Fiamme gialle gli indagati
attestarono falsamente che i nove precari erano in possesso di questo requisito temporale, facendo scattare la
stabilizzazione a scapito di altri soggetti che avrebbero avuto diritto all’assunzione a tempo indeterminato. Il
Cda dell’Università approvò inoltre talune modifiche al regolamento in materia di stabilizzazione del personale a
tempo determinato, eliminando requisito temporale dell’ultimo quinquennio. I nove precari furono così
stabilizzati ma gli esclusi presentarono un esposto sfociato nell’inchiesta della Procura. La seconda vicenda, di
cui si occupa sempre il pm Falvo, vede indagati solo il rettore e il direttore amministrativo per le ipotesi di falso
e abuso. Riguarda l’attivazione del Centro interdisciplinare di chirurgia comparata che sarebbe dovuto nascere
in collaborazione fra la Facoltà di medicina e chirurgia e quella di Medicina veterinaria, grazie a uno
stanziamento di 480 mila euro messo a disposizione dal Ministero della Ricerca nel 2005. L’accusa però sostiene
che Tomasello e Cardile con una relazione illustrativa nel maggio 2010 avrebbero indotto in errore il Senato
accademico, ottenendo il dirottamento delle somme per finalità diverse da quelle indicate nel piano generale di
utilizzo dei fondi comunicato al Miur. Secondo la Procura, ciò avvenne allo scopo di danneggiare il professor
Giuseppe Cucinotta, responsabile e delegato per l’attivazione proprio del Centro interdisciplinare di chirurgia
comparata.(t.c.)
http://www.enricodigiacomo.org/2011/05/luniversita-di-messina-nuovamente-nella-buferagiudiziaria-i-nomi-degli-altri-indagati-il-rettore-dell%E2%80%99universita-di-messina-francotomasello-e-indagato-in-due-vicende-con-le-ipotesi-di/
15MAG2011
L’UNIVERSITA’ DI MESSINA NUOVAMENTE NELLA BUFERA
GIUDIZIARIA. I NOMI DEGLI ALTRI INDAGATI: Il Rettore
dell’Università di Messina Franco Tomasello è indagato in due
vicende con le ipotesi di reato di abuso d’ufficio e falso
Postato da Enrico Di Giacomo
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Cronaca da Messina e dintorni
Il Rettore dell’Università di Messina, Franco Tomasello è indagato in due vicende con le ipotesi di
reato di abuso d’ufficio e falso. Si tratta di due inchieste condotte dalla sezione di PG della Guardia
di Finanza nelle quali è coinvolto anche il direttore amministrativo dell’Ateneo peloritano Pino
Cardile con le stesse ipotesi di reato. Ad entrambi il sostituto procuratore Camillo Falvo ha inviato
un avviso di garanzia e contestuale avviso di conclusione delle indagini. La prima delle due inchieste
riguarda l’assunzione a tempo determinato di nove precari che, secondo l’accusa, non possedevano i
requisiti richiesti. In quest’indagine sono indagati per abuso d’ufficio anche l’ex direttore
amministrativo dell’Ateneo Salvatore Bilardo, il dirigente dell’ufficio coordinamento di sviluppo Elio
Vigorita,
ed
il
capo
area
degli
organi
collegiali
e
servizi
amministrativi
e
documentali
dell’Università Maria Ordile. La vicenda risale al 2008 quando il Consiglio d’amministrazione
dell’Università, così come previsto dalla finanziaria appena approvata dal Governo, avviò l’iter per la
stabilizzazione di nove precari. I lavoratori dovevano essere in possesso di un fondamentale
requisito temporale e cioè dovevano aver maturato un periodo di 36 mesi lavorativi, anche non
continuativi, nell’ultimo quinquennio. Secondo quanto emerso dall’attività investigativa delle
Fiamme Gialle gli indagati attestarono falsamente che i nove lavoratori precari erano in possesso di
questo requisito temporale, facendo scattare la stabilizzazione a scapito di altri soggetti che
avrebbero avuto diritto all’assunzione a tempo indeterminato. Non solo ma per essere sicuri di
raggiungere l’obiettivo il Consiglio d’amministrazione dell’Università approvò alcune modifiche al
regolamento in materia di stabilizzazione del personale a tempo determinato. Venne così eliminato
il requisito temporale dell’ultimo quinquennio e così scattarono le assunzioni. Ma gli esclusi
presentarono un esposto e partì l’inchiesta giudiziaria.C’è poi la seconda vicenda in cui sono
indagati solo il Rettore Franco Tomasello ed il Direttore amministrativo Pino Cardile con le ipotesi di
falso e abuso. L’inchiesta, condotta sempre dal sostituto Camillo Falvo, riguarda l’istituzione ed
attivazione del “Centro Interdisciplinare di Chirurgia comparata”. Per mettere in piedi questa
struttura, in collaborazione fra la Facoltà di medicina e Chirurgia e quella di Medicina veterinaria,
l’Ateneo di Messina aveva ottenuto nel 2005 uno stanziamento di 480.000 euro dal Ministero della
Ricerca e dell’Università. Secondo l’accusa però Tomasello e Cardile con una relazione illustrativa
nel maggio dell’anno scorso avrebbero indotto in errore il Senato Accademico. Fecero quindi
dirottare le somme per finalità diverse da quelle indicate nel piano generale di utilizzo dei fondi
comunicato al Miur nel 2005. Tutto questo, secondo la Procura, avvenne allo scopo di danneggiare il
professor Giuseppe Cucinotta, responsabile e delegato per l’attivazione del “Centro interdisciplinare
di Chirurgia comparata”. Cucinotta, infatti, nel gennaio 2006 aveva denunciato all’Autorità
Giudiziaria lo stesso Tomasello e l’ex preside di Veterinaria Battesimo Macrì. Il Rettore e Macrì
avrebbero esercitato pressioni su di lui perché aiutasse il figlio dell’ex preside di Veterinaria a
vincere un concorso per professore di II° fascia. Cucinotta, che era membro interno della
commissione di valutazione comparativa, denunciò tutto. Tomasello fu sospeso dalle funzioni per
due mesi e Macrì nel luglio 2007 finì agli arresti domiciliari. Tempostretto.it
http://www.enricodigiacomo.org/2011/06/universita-di-messina-il-centro-di-chirurgia-sperimentaledi-veterinaria-sotto-i-riflettori-il-rettore-franco-tomasello-e-il-direttore-amministrativo-pino-cardilesono-indagati-per-abuso-d/
02GIU2011
UNIVERSITA’ DI MESSINA - Il Centro di Chirurgia sperimentale di
Veterinaria sotto i riflettori: Il Rettore Franco Tomasello e il
direttore amministrativo Pino Cardile sono indagati per abuso
d’ufficio e falso. Avrebbero silurato la struttura di cui era referente
il docente. Che li ha denunciati
Postato da Enrico Di Giacomo
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Cronaca da Messina e dintorni, Inchieste
MESSINA - Per realizzarlo lʼateneo di Messina aveva bandito due concorsi per associato di chirurgia: uno
deliberato dalla Facoltà di Medicina e chirurgia se lʼera aggiudicato Antonio Macrì; lʼaltro dalla facoltà di
Medicina Veterinaria era destinato al figlio dellʼallora preside della facoltà, Battesimo Macrì, nessuna parentela
con lʼassociato di Medicina, prorettore di Franco Tomasello, ma se lʼaggiudicò Filippo Spadola nonostante
lʼinteressamento del rettore, che finì al centro dellʼinchiesta sfociata nel rinvio a giudizio per tentata
concussione. Il centro di Chirurgia sperimentale per la cui creazione nel 2004 il Ministero dellʼUniversità aveva
stanziato 480mila euro è tornato ad essere la fonte dei guai giudiziari di Franco Tomasello, raggiunto da un
avviso di garanzia per abuso dʼafficio e falso insieme al direttore amministrativo Pino Cardile. Autore della
denuncia da cui sono partite le indagini ora come allora è stato Pippo Cucinotta. Che lʼordinario di Chirurgia
veterinaria, referente del costituendo Centro di Chirurgia sperimentale, dopo la prima denuncia del gennaio del
2006 per le pressioni subite tramite lʼex preside di Veterinaria, Orazio Catarsini, dal rettore Franco Tomasello
per pilotare il concorso a favore di Francesco Macrì, fosse tornato davanti ai magistrati e agli inquirenti della
Guardia di finanza per denunciare atti di ritorsione nei suoi confronti era noto da tempo: «Non mi si permette
più di lavorare», lamentava. Si sta concretando la minaccia del rettore inviata tramite il docente Giovanni
Caola: «Se il concorso non va al figlio di Macrì ci saranno tempi duri» Tuttavia il rettore (e il direttore
amministrativo)
non
si
sono
dati
pena.
ʼSTO CENTRO NON SʼHA DA FARE - Che la Facoltà di Medicina fosse più interessata a creare in partnership
con la facoltà di Veterinaria il centro di Chirurgia sperimentale per il quale nel 2005 il Consiglio
d’amministrazione aveva assegnato 480mila euro di fondi europei, lo ha deciso dopo ampia discussione il
Consiglio di facoltà, guidato dal preside Emanuele Scribano il 25 maggio del 2010. Ma, come ha osservato, Luigi
Angiò, associato di Chirurgia a Medicina, che si è battuto contro questa decisione, “si è trattato di una messa in
scena”. La decisione, infatti, di non dare corso al progetto promosso nel 2003 tra gli altri da Pippo Cucinotta,
era stata già deliberata dal Senato accademico il 17 maggio del 2010, otto giorni prima. La delibera del Senato
è stata assunta sulla scorta di una relazione del direttore amministrativo Pino Cardile e del rettore Franco
Tomasello, accusati ora dal pm Camillo Falvo di non aver raccontato le cose per come stavano e di aver così
fuorviato
la
volontà
dellʼorgano
allo
scopo
di
danneggiare
Pippo
Cucinotta.
LE BUGIE - Nella seduta del 25 maggio il rettore e il direttore amministrativo hanno raccontato: «Il
finanziamento non è assegnabile in quanto il Centro non è stato mai istituito. Ha cambiato denominazione e non
è conforme alle norme statutarie dell’ateneo», cʼè scritto nel verbale del Senato che ha deciso prima ancora
che le facoltà di pronunciassero, con lʼastensione del preside di Scienze, Mario Gattuso. «Si era scelto di
ubicare questo Centro nella vecchia sede di via Santa Cecilia, del Comune, ora chiusa per inadeguatezza
igienico sanitaria. Ci sarebbe spreco di risorse pubbliche se avessimo costruito in Centro in una struttura da
dismettere», dissero Cardile e il rettore Tomasello, che tre anni prima il 13 marzo del 2007 (prima che si
vedessero gli effetti della prima inchiesta) ad una nota di Cucinotta, che lamentava che del Centro si fosse
persa ogni traccia aveva risposto: «Il progetto ha avuto solo un rallentamento, ma non è stato abbandonato».
Entrambi sono stati corretti da Michele Panzera, direttore del Dipartimento di Scienze sperimentali che avrebbe
dovuto coordinare l’attività del Centro, sentito dagli inquirenti: «Le risorse erano per comprare attrezzature e
non per creare una struttura. Basta leggere il progetto. Gli uffici dellʼateneo nel 2009 avevano ritenuto il
progetto e il relativo regolamento conformi allo Statuto». Cʼè lo zampino indiretto questa volta di Pippo
Cucinotta anche nellʼinchiesta che vede indagato il rettore e il direttore Cardile per la stabilizzazione “illegale”
secondo la Procura di un drappello di precari. Nel 2009 pur di non mandarli a casa fecero i salti mortali
modificando con un regolamento la legge che imponeva il requisito “di 36 mesi di servizio negli ultimi 5”. I salti
mortali lasciarono fuori 2 del drappello. Una ha presentato denuncia. Il nome? Adelina Cucinotta, sorella di
Pippo Cucinotta. DI MICHELE SCHINELLA - 20 MAGGIO 2011 - centonove
http://www.enricodigiacomo.org/2011/09/messina-linchiesta-sullistituto-il-detective-il-pm-chiededi-archiviare-la-posizione-della-moglie-del-rettore-melitta-grasso-analoga-istanza-per-formisano-elo-giudice/
SET2011
MESSINA, L’INCHIESTA SULL’ISTITUTO ‘IL DETECTIVE’: Il pm
chiede di archiviare la posizione della moglie del rettore Melitta
Grasso. Analoga istanza per Formisano e Lo Giudice
Postato da Enrico Di Giacomo
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Cronaca da Messina e dintorni
«A parte comuni regalie, nessuna delle parti coinvolte aveva mai assistito alla consegna materiale
di somme di denaro a Grasso Carmela. Dagli accertamenti bancari effettuati dalla Guardia di Finanza
nei confronti di tutti gli indagati non sono emersi significativi versamenti di denaro contante sui
conti di Grasso Carmela e/o anomale negoziazioni di titoli tra la medesima e i referenti della
società». Questo è il passaggio-chiave numero uno. Ecco il numero due: «… La mancanza di
riscontri
alle
dichiarazioni
rese
da
Corio
Daniela
e
Bongiovanni
Maria,
unitamente
alla
considerazione della loro posizione di parti in conflitto con il Savasta, non consente di ritenere
sufficienti gli elementi indiziari raccolti al fine di sostenere l’accusa in giudizio, non essendoci prova
certa
dell’atto
dell’ufficio
oggetto
di
concussione
e/o
del
compenso
illegalmente
preteso
dall’indagata». Ecco le ragioni giuridiche che hanno portato alla richiesta di archiviazione, da parte
del sostituto procuratore Adriana Sciglio, delle accuse formulate a carico di Carmela Grasso, la
funzionaria dell’Università e moglie del rettore Franco Tomasello, che era finita con l’ipotesi di
concussione nel calderone dell’inchiesta sull’istituto di investigazione e vigilanza “Il Detective”,
inchiesta che per quel che riguarda la prima tranche aveva già registrato la chiusura delle indagini
preliminari nell’ottobre dello scorso anno. Secondo l’ipotesi di accusa iniziale che il sostituto Sciglio
aveva a suo tempo formulato, la Grasso doveva rispondere di concussione per aver preteso una
tangente di 20.000 euro sino all’aprile del 2007 come contropartita per l’assegnazione all’impresa
“Il Detective” degli appalti di vigilanza per il Policlinico e per l’Università, questo nella «sua qualità
di assistente amministrativo presso la Divisione segreteria rettorato, nonché approfittando della sua
qualità di coniuge del rettore dell’Università degli studi di Messina». Ma la prova iniziale di tutto
questo – lo spiega lo stesso pm nella richiesta di archiviazione –, si basava sulle «dichiarazioni rese
da Corio Daniela e Bongiovanni Maria» e sull’esibizione di un block notes da parte della prima teste,
la Corio, «… ove era riportata la scritta “Melitta Ottobre 20.000,00 Dicembre 20.000,00″ asserendo
[la Corio] che si trattava della grafia della madre, Privitera Antonia; precisava, a sostegno della
rilevanza probatoria del documento fornito, che la madre le aveva confidato che si trattava di un
promemoria dei soldi consegnati al Savasta, affinché venissero dati a Grasso Carmela. Corio Daniela
riferiva, tuttavia, che la madre non era stata in grado di spiegarle la causale di detti pagamenti».
Ebbene, scrive ancora il pm Sciglio nella sia richiesta di archiviazione che «lo stesso Savasta
Vincenzo,
pur
confermando
il
suo
rapporto
di
amicizia
con
Grasso
Carmela,
ha
escluso
categoricamente di averle mai consegnato somme di denaro». Sempre in relazione alla prima
tranche d’inchiesta su “il Detective” (ma a quanto pare in questo caso si tratta di un stralcio che
riguarda solo quattro persone), il sostituto Sciglio ha chiesto l’archiviazione di alcune ipotesi di
reato che riguardano anche il generale della Guardia di Finanza, oggi in pensione, Salvatore
Formisano, nella sua qualità, per un periodo, di amministratore giudiziario nominato dal Tribunale, e
l’avvocato dell’agenzia di investigazioni Antonino Lo Giudice. Per quanto riguarda il primo, scrive il
pm che «in esito agli accertamenti effettuati dalla Guardia di Finanza, successivamente alla notifica
dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari, è merso che l’assegno dell’importo di euro
25.000, dallo stesso tratto sul conto corrente bancario n. …., era stato versato su altro conto
corrente societario intrattenuto presso la Banca Agricola Popolare di Ragusa, che non era stato
attenzionato dagli inquirenti, in quanto acceso in epoca successiva all’acquisizione documentale.
L’indagato, pertanto, non si è appropriato di alcuna somma, avendo incassato solo l’importo di euro
20.000, corrispondente alla sua retribuzione». In relazione alla posizione dell’avvocato Lo Giudice
scrive il pm che «l’importo incassato dall’avv. Lo Giudice, rappresentava l’onorario del medesimo
percepito per l’attività professionale svolta in favore della società, come comprovato dalla
documentazione allegata
alla memoria difensiva del 30.11.2011. Detta circostanza esclude
conseguentemente la possibilità di qualificare la condotta posta in essere dagli indagati ai sensi
degli artt. 61 n. 11, 646 c.p.», vale a dire l’appropriazione indebita.
http://www.enricodigiacomo.org/2011/10/messina-diciotto-richieste-di-rinvio-a-giudizio-e-tre-diarchiviazione-per-la-gestione-de-il-detective/
05OTT2011
MESSINA: Diciotto richieste di rinvio a giudizio e tre di
archiviazione per la gestione de “Il Detective”
Postato da Enrico Di Giacomo
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Cronaca da Messina e dintorni
Diciotto richieste di rinvio a giudizio sono state avanzate dal procuratore aggiunto Ada Merrino e dal sostituto
Adriana Sciglio nell’inchiesta sull’appalto per i servizi di vigilanza al Policlinico ed all’Università di Messina. Gli
indagati dovranno comparire il 24 novembre prossimo nell’udienza preliminare che si celebrerà davanti al gup
Daria Orlando. Si tratta del funzionario comunale Carmelo Altomonte, Pietro Cacace (marito di Daniela Corio),
Federica Cacace (figlia di Daniela Corio), Massimiliano Carrozza, del vice prefetto aggiunto Gabriella Maria
Ciriago, Antonina Corio, Cristina Corio, Daniela Corio, Natala Corio, del poliziotto in pensione Emanuele Galizia,
dell’impiegato della Provincia Giuseppe Giammillaro, di Marco Lenci (marito di Antonina Corio), del
commercialista Giuseppe Marisca, Pietro Previte, Salvatore Privitera, Maria Russo, dell’ex amministratore della
società Vincenzo Savasta e della guardia giurata Pietro Sofia. Il plotone degli indagati si è comunque
assottigliato visto che l’aggiunto Ada Merrino ed il sostituto Adriana Sciglio hanno chiesto l’archiviazione per la
funzionaria dell’Università e moglie del Rettore,
Carmela Grasso,
accusata di concussione, per l’ex
amministratore della società Salvatore Formisano e per l’avvocato Nino Lo Giudice, accusati di appropriazione
indebita. Figura centrale dell’inchiesta era stata proprio Melitta Grasso, la moglie del Rettore Franco Tomasello.
Secondo la Procura sono venuti meno i presupposti per i quali la Grasso era stata indagata. C’è un passaggio
nella richiesta di archiviazione che ne spiega chiaramente le ragioni: «A parte comuni regalie, nessuna delle
parti coinvolte aveva mai assistito alla consegna materiale di somme di denaro a Grasso Carmela. Dagli
accertamenti bancari effettuati dalla Guardia di Finanza nei confronti di tutti gli indagati non sono emersi
significativi versamenti di denaro contante sui conti di Grasso Carmela e/o anomale negoziazioni di titoli tra la
medesima e i referenti della società». E’ evidente che i magistrati, nel corso delle indagini, non hanno trovato
riscontri alle dichiarazioni rese da Daniela Corio e Maria Bongiovanni. L’inchiesta aveva passato al setaccio la
gestione della società “Il Detective” dal 2006 al 2008. A consentire l’apertura del fascicolo erano state le
dichiarazioni di Daniela Corio, figlia dello storico fondatore della società, oggi deceduto. La donna riempì pagine
e pagine di verbali, raccontando ai magistrati quanto sapeva sulla gestione della società. La Corio, fra le tante
rivelazioni, raccontò che la moglie del Rettore, Carmela Grasso avrebbe preteso una «somma mensile» di
20.000 euro, più borse costose, capi d’abbigliamento firmati ed altri regali costosi per interessarsi affinché “Il
Detective srl” continuasse ad aggiudicarsi appalti importanti come quelli relativi ai servizi di vigilanza del
Policlinico e dell’Ateneo. Daniele Corio era un fiume in piena dopo aver deciso di vuotare il sacco. Fece nomi di
persone che si sarebbero interessati a favore della società compiendo il reato di rivelazione di segreto d’ufficio,
parlò di casi di estorsione, di circonvenzione d’incapace, di appropriazione indebita, di truffa e minacce. Una
lunghissima serie di reati dei quali ora dovrà occuparsi il giudice dell’udienza preliminare il prossimo 24
novembre.
http://www.enricodigiacomo.org/2011/10/messina-il-rettore-franco-tomasello-commenta-le-dueimbarazzanti-vicende-alle-facolta-di-medicina-e-scienze-politiche-ateneo-annunciate-misuredrastiche-%C2%ABassoluto-rigore-ove-venissero-confer/
16OTT2011
MESSINA - Il rettore Franco Tomasello commenta le due
imbarazzanti vicende alle facoltà di Medicina e Scienze Politiche:
Ateneo, annunciate misure drastiche. «Assoluto rigore ove
venissero confermate irregolarità ed errori»
Postato da Enrico Di Giacomo
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Cronaca da Messina e dintorni
Il danno di immagine rischia di essere incalcolabile, i rischi di mandare in tilt la facoltà di Medicina altissimi.
Sono nubi nerissime quelle che in questi giorni si sono addensate sull’Università di Messina dopo i due recenti
casi che riguardano i test di ammissione a Medicina – in cui secondo una sentenza del Consiglio di Stato
sarebbe stato violato il principio dell’anonimato – e il caso di 36 laureati nella facoltà di Scienze Politiche che,
dopo aver festeggiato con amici e parenti, dovranno tornare a sostenere due esami, a causa di un errore
formale della facoltà. Due schiaffi a cui ieri l’Ateneo peloritano ha provato a rispondere, con una nota del rettore
Franco Tomasello, che in prima persona ha voluto chiarire i contorni della vicenda. «L’Università degli Studi di
Messina – spiega Tomasello – avendo ricevuto dall’Avvocatura dello Stato notizia del deposito della sentenza,
non ancora definitiva, emessa dal Tar di Catania, con la quale è stato accolto, relativamente all’Anno
Accademico 2010/2011, il ricorso presentato da otto candidati avverso la graduatoria degli ammessi ai corsi di
Laurea di Medicina e Chirurgia ed avendo, altresì, appreso, da notizie di stampa, che il Consiglio di Stato
avrebbe espresso parere favorevole all’accoglimento del ricorso straordinario al Presidente della Repubblica,
presentato da una decina di candidati, avverso la graduatoria degli ammessi ai corsi di Laurea di Medicina e
Chirurgia relativamente all’Anno Accademico 2009/2010, comunica che: nelle more delle pronunce da parte
degli organi di giustizia amministrativa, alcuni dei ricorrenti hanno già superato gli esami di ammissione a
Medicina e Chirurgia. Pertanto, allo stato, il numero dei potenziali soggetti da ammettere al Corso di Laurea, in
esecuzione della pronuncia giudiziale e secondo le indicazioni fornite dalla autorità amministrativa, appare di
scarsa rilevanza e di modesto impatto, in relazione alle potenzialità formative della Facoltà di Medicina e
Chirurgia». Sinora è così, ma è chiaro che il peggio deve ancora venire. Perché se è vero che il Consiglio di
Stato si è espresso su un ricorso di studenti esclusi riguardanti i test del 2009-10, c’è da evidenziare come tutti
i concorsi per l’ammissione al corso di laurea in Medicina e Chirurgia di Messina effettuati da quando c’è il
numero chiuso – quindi dal 1999 ad oggi – rischiano di essere illegittimi. Perché tutti, come “confessato” dal
presidente della commissione di Concorso al Tar di Catania, sono stati eseguiti con le stesse modalità. E quindi
in tutti sarebbe stato violato il principio dell’anonimato. Il rischio concreto è che da qui a poco una valanga di
ricorsi piova sull’Ateneo, che a quel punto dovrebbe aprire i portoni di Medicina. Ma il rettore prende tempo. «La
richiamata pronuncia del Tar-Catania – scrive – non ha ancora acquisito autorità di cosa giudicata. L’Ateneo non
è, poi, a conoscenza del contenuto del parere del Consiglio di Stato sicchè, prima di assumere qualunque
determinazione, attende di conoscere l’esito del ricorso straordinario al Presidente della Repubblica. Ove
venisse confermata la esistenza di irregolarità formali – sostiene Tomasello – che non avrebbero assicurato,
ancorché in astratto, il rispetto del principio di anonimato nelle operazioni di selezione dei candidati, l’Università
di Messina è pronta ad adottare misure drastiche nei confronti di tutti coloro che risulterà si siano resi
responsabili o corresponsabili di tali violazioni, avviando, ove ne ricorrano i presupposti, i conseguenti
procedimenti disciplinari». Il rettore torna anche e inevitabilmente sulla vicenda paradossale accaduta a Scienze
Politiche. Una sorta di remake del recente film di successo “Immaturi”. «Analogo comportamento di assoluto
rigore – conclude Tomasello – sarà tenuto in relazione alle problematiche emerse con riferimento agli esami di
alcuni studenti di Scienze Politiche, nei cui confronti si applicheranno le soluzioni compatibili con la legislazione
vigente. In ogni caso, fatti salvi gli esiti degli ulteriori e necessari approfondimenti che, anche a riguardo,
saranno compiuti, trattandosi di vicenda relativa all’offerta formativa 2008/2009, è doveroso precisare che il
sistema informatico all’epoca adottato a livello nazionale non consentiva alcuna flessibilità. Questo dato di fatto
è stato oggi definitivamente assimilato dagli Uffici e dalle strutture accademiche, anche attraverso seminari,
corsi di aggiornamento ed approfondite discussioni negli organi di governo». MAURO CUCE’ - GDS
http://www.enricodigiacomo.org/2011/10/messina-universita-al-processo-su-veterinaria-testimoniagioacchino-genchi-agli-atti-manca-un-registratore/
17OTT2011
MESSINA - Universita’, al processo su Veterinaria testimonia
Gioacchino Genchi. Agli atti manca un registratore adoperato dal
prof. Cucinotta. Il docente lo usò per i colloqui-chiave avuti con
alcuni imputati
Postato da Enrico Di Giacomo
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Cronaca da Messina e dintorni
La notizia era nella coda dell’udienza. È “comparsa” all’improvviso che erano le due di pomeriggio
passate, dopo un’intera mattinata passata a sentire il vice questore Gioacchino Genchi, il
superesperto informatico, l’uomo delle “triangolazioni”, che ha depositato la sua monumentale
consulenza sotto forma di dvd al processo sui fatti di Veterinaria. Un processo che vede imputati tra
gli altri il rettore Franco Tomasello e l’ex preside di Facoltà Battesimo Macrì, accusati di aver
“lavorato nell’ombra” per favorire il figlio di quest’ultimo. A fine udienza s’è scoperto infatti che dei
tre registratori su cui il prof. Giuseppe Cucinotta – il docente che all’epoca denunciò tutto –,
impresse
i
colloqui
con
alcuni
degli
imputati,
in
pratica
l’architrave
del
processo
(«le
autoregistrazioni»), colloqui che sono la prova che cercarono di condizionarlo e lo minacciarono, ne
mancherebbe uno: un Philips digitale. Non c’è traccia né della consegna né della restituzione, così
come lo stesso pm Adriana Sciglio ha reso noto a tutti («in maniera molto leale» ha detto un
avvocato), al termine della lunga deposizione, con una domanda specifica fatta proprio a Genchi.
Mentre parlava, il pm Sciglio stringeva in mano una grossa busta gialla con gli altri due registratori
che adesso sono agli atti, un Thompson analogico e un Sony digitale, e che sono stati restituiti con il
deposito della consulenza. Ma del Philips non c’è proprio traccia. Sarà una questione in più da
risolvere per il collegio della prima sezione penale del tribunale, presieduto dal giudice Daniela
Urbani e composto dalle colleghe Maria Militello e Elianza Zumbo. Per un processo che è ancora
molto lontano dalla conclusione. Il pm Sciglio, che ha ereditato l’inchiesta dal collega Antonino
Nastasi, trasferitosi a Pisa quando era da poco iniziato il dibattimento, ieri ha detto esplicitamente
di aver cercato foglio per foglio gli atti di consegna e restituzione di tutti e tre i registratori, ma di
non averne trovato alcuna traccia. In ogni caso due adesso ci sono, perché li ha restituiti Genchi
allegandoli alla sua consulenza, ma il terzo s’è volatilizzato. Proprio su questo aspetto si sono
“fiondati” ieri i difensori, per arrivare a chiedere anche la nullità dell’intera consulenza come
extrema ratio, dopo che la mattinata l’avevano passata a “torchiare” Genchi in controinterrogatorio
per cercare di sminuire il suo lavoro e trovare crepe nella sua attività, veramente imponente, che
caratterizza il processo. Insomma è stato vivisezionato il “metodo Genchi”, ma lui ha risposto punto
su punto anche servendosi “in diretta” del suo iPad, cosa che è stata contestata dalla difesa. Uno dei
fili conduttori dei difensori è stato per esempio accertare eventuali discrepanze tra cosa gli era stato
chiesto dalla Procura e cosa aveva fatto nel corso della consulenza, per arrivare a dire che si era
spinto oltre oppure che nel corso delle operazioni peritali in alcuni casi sarebbe stato necessario il
contraddittorio. È emerso in ogni caso che tutti gli atti eseguiti dal superconsulente sono
tecnicamente “ripetibili”. Ma come la mettiamo col registratore che è “scomparso”? Il pm Sciglio dal
canto suo ha ribattuto a tutte le eccezioni difensive ieri, nel suo intervento finale d’udienza,
spiegando che in ogni caso è pacifico anche dopo aver sentito in aula il prof. Cucinotta che quelle
registrazioni sono genuine («posso assicurare che non sono state manipolate», ha detto ieri
Genchi), e non possono certo “uscire” dal processo. Alla prossima udienza, fissata per il 21
novembre, ci saranno altri testi da sentire, ma intanto la “sparizione” del registratore digitale sarà
sicuramente una questione da risolvere. NUCCIO ANSELMO - GDS
Deposizione fiume del super perito della Procura, che rivela di aver adoperato tre registratori per le
intercettazioni. Ma nei faldoni del processo ne risultato soltanto due. E della consulenza Bottari invece non c’è
traccia. Un “buco” che apre squarci da approfondire, un errore materiale che poco o nulla toglie né aggiuge alle
conculsioni investigarive, una svista facilmente colmabile? Per capirlo è ancora presto, fatto sta che la
deposizione di stamane del perito Gioacchino Genchi, il super consulente ormai noto a livello nazionale, ha
scatenato un vero e proprio putiferio. Genchi è stato ascoltato al processo in corso in I grado e scaturito dagli
arresti, nel 2007 portò all’arresto dell’allora preside della Facoltà di Veterinaria, Battesimo Macrì, e la
sospesione del Rettore Franco Tomasello. A dare il via all’indagine furono le denunce di un docente della facoltà,
il professore Antonino Cucinotta. Il docente, insieme agli investigatori, effettuò la registrazione di alcune
conversazioni, poi adoperate dagli inquirenti per formalizzare le ipotesi di accusa contro i vertici della facoltà e
di ateneo. Genchi, perito della Procura, oggi ha rivelato che quelle registrazioni venivano “riversate” su tre
apparecchi. Uno dei quali però manca agli atti dell’inchiesta. A rispondergli è stata la stessa Procura, il sostituto
procuratore Adriana Sciglio, dal banco dell’accusa, che ha sostanzialmente riferito al Tribunale di non avere agli
atti dell’indagine né il verbale di consegna degli apparecchi a Genchi, tanto meno il verbale di riconsegna dei
registratori da Genchi alla procura o agli investigatori. Altro passaggio: il superconsulente sostiene di avere, per
incarico della Procura di Messina, digitalizzato l’intero lavoro di indagine, non soltanto lo le così dette “auto
registrazioni” di Cucinotta. Lavoro del quale non è emersa traccia in altre inchieste o processi in corso, almeno
fino ad oggi. Il consulente palermitano in passato è stato spesso consulente della Procura di Messina. Negli anni
in cui ha effettuato la “consulenza Veterinaria” ha effettivamente ricevuto almeno un altro delicato incarico,
formalizzatogli dall’allora pm della Dda Rosa Raffa, oggi procuratore capo a Patti, e il collega della procura
ordinaria Antonino Nastasi. Quest’ultimo era, insieme alla Sciglio, a capo del pool di investigatori che si
occupava dell’Università di Messina. I due incaricarono Genchi di effettuare l’ennesimo filtraggio del famoso
nastro Bottari, cioè la conversazione, registrata dagli agenti della Dia e riversata agli atti del processo Gioco
d’Azzardo, che secondo gli investigatori offriva nuovi spunti sul mai risolto delitto del professore Matteo Bottari.
Nastro per il quale gli stessi investigatori furono indagati e recentemente prosciolti per falso. da normanno.it
http://www.enricodigiacomo.org/2011/10/messina-universita-stop-del-tar-allautoproroga-delmandato-rettoriale-il-tribunale-amministrativo-ha-bocciato-lo-statuto-accogliendo-il-ricorso-diprofessori-e-ricercatori-e-oggi-si-riunisce/
9OTT2011
MESSINA - Universita’, stop del Tar all’autoproroga del mandato
rettoriale: Il Tribunale amministrativo ha bocciato lo statuto,
accogliendo il ricorso di professori e ricercatori. E oggi si riunisce
il Senato accademico
Postato da Enrico Di Giacomo
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Cronaca da Messina e dintorni
Dopo un fuoco di polemiche che avevano lasciatoil rettore Franco Tomasello pressoché indifferente, arriva la
pronuncia del Tar sulla modifica all’articolo 57 dello statuto universitario, quello col quale il Magnifico e gli altri
organi elettivi all’inizio del 2010 hanno prorogato il mndato di 12 mesi. Il Tribunale amministrativo regionale di
Catania ha infatti accolto il ricorso, discusso lo scorso 20 ottobre, presentato dall’avvocato Salvatore Librizzi per
conto di 32 tra docenti, che hanno contestato le modifiche agli articoli 57 e 57 bis perché lesivi del loro diritto
all’elettorato attivo. L’Università di Messina è stata assistita dagli avvocati Franco Astone, Mario Caldarera e
Nino Favazzo. Il Tar ha condiviso le censure mosse dal ricorso e basate sul fatto che le modifiche sono state
approvate dal Senato Accademico col voto dei rappresentanti degli studenti, le cui cariche erano però decadute.
La normativa di riferimento, secondo il Tar, rende perciò nulli gli atti. “Il Collegio non può non condividere il
ragionamento dei ricorrenti - scive il Tar nella sentenza di oggi - secondo il quale tutti i componenti del Senato
accademico e del Consiglio di amministrazione che, rispettivamente, hanno approvato e reso parere sulla
proposta di modifica dell’art. 57 e sull’inserimento dell’art. 57 bis dello Statuto avrebbero dovuto astenersi dal
deliberare, perché in oggettivo e palese conflitto di interesse, a norma degli artt. 6 del D.P.R. del 28 novembre
2000 e 51 del c.p.c., secondo cui ha l’obbligo di astenersi colui che “ha interesse nella causa o in altro vertente
su identica questione di diritto”. Il Collegio non ignora di certo che tale norma è direttamente riferita all’obbligo
di astensione del giudice; tuttavia essa, per pacifica giurisprudenza, esprime un principio di ordine generale,
applicabile
anche
ai
Collegi
amministrativi
deliberanti,
derivante
dal
principio
di
imparzialità
dell’Amministrazione ex art. 97 della Costituzione”. Il TAR ha ritenuto fondati anche i motivi di censura con i
quali si deducono “Violazione e falsa applicazione degli artt. 1, 33 e 48 della Costituzione. Violazione e falsa
applicazione del principio democratico. Eccesso di potere sotto il profilo della palese ingiustizia. Difetto di
motivazione. Violazione e falsa applicazione dell’art. 1 preleggi”. I ricorrenti sottolineano che la modifica
statutaria in questione ha efficacia retroattiva sui mandati in corso di svolgimento, molti dei quali iniziati ben tre
anni prima e ormai prossimi alla definitiva scadenza (per cumulo di rinnovi).E stata pienamente condivisa
l’asserzione secondo cui “se è possibile per la legge derogare al principio di irretroattività ex art. 11 delle
preleggi, non lo è in nessun caso per una fonte di natura formalmente amministrativa, ma sostanzialmente
regolamentare quale è uno statuto di Ateneo (cfr. Consiglio di Stato-Sezione VI, nn. 416/2004 e 973/2004″. I
firmatari del ricorso: Giuseppe Buttà, Massimo Basile, Dario Caroniti, Mario Calogero, Carmela Panella, Luigi
Hyerace, Giovanni Cupaiolo, Luigi Giuseppe Angiò, Mario Gattuso, Concetta De Stefano, Silvio Sammartano,
Maria Marcella Tripodo, Alessandro De Robertis, Giuseppe Bruno, Antonella Arena, Grazia Calogero, Giovanni
Galli, Raffaele Tommasini, Carlo Mazzù, Elena La Rosa, Domenica Mazzù, Marcello Saija, Concetta Parrinello,
Rosaria Maria Domianello, Paolo Vittorio Giaquinta, Lucia Risicato, Guido Signorino, Roberto Dattola, Alice
Baradello, Giovanni Tuccari, Giuseppe Giuffrè, Antonio Puliafito. Da normanno.it
http://www.enricodigiacomo.org/2011/10/messina-schiaffo-formale-da-parte-del-tar-ateneo-il-tarboccia-la-proroga-dei-mandati-il-rettore-%C2%ABnessun-effetto-pratico-ma-andremo-comunqueal-cga%C2%BB-intanto-via-libera-alla-rifor/
30OTT2011
MESSINA, ‘SCHIAFFO’ FORMALE DA PARTE DEL TAR: Ateneo, il
Tar boccia la proroga dei mandati. Il rettore: «Nessun effetto
pratico ma andremo comunque al Cga». Intanto via libera alla
“riforma”
Postato da Enrico Di Giacomo
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Cronaca da Messina e dintorni
In tanti l’avevano definito un vero “pasticcio normativo”. Il Tribunale amministrativo di Catania è andato oltre.
Bocciando in tutto e per tutto il provvedimento con cui Senato accademico e Consiglio di amministrazione
avevano “varato” la proroga di un anno delle cariche elettive, tra cui quella del rettore Franco Tomasello. Una
decisione che aveva provocato non poche polemiche, tanto che in trentadue – tra docenti e personale
amministrativo – avevano presentato ricorso al Tribunale amministrativo, assistiti dall’avvocato Salvatore
Librizzi. E proprio ieri, nel giorno in cui Cda e Senato stavano dando via libera al nuovo statuto che prevede una
riforma epocale per l’Università, il Tar ha pronunciato la sentenza, che nelle pieghe nasconde una serie di
bocciature nei confronti dei vertici dell’Ateneo peloritano, difeso dagli avvocati Francesco Astone, Mario
Caldarera e Antonino Favazzo. Anche se è giusto evidenziare, come non ci saranno effetti pratici, visto che la
proroga di un anno è già prevista dalla riforma Gelmini. Ma restano gli appunti mossi sotto il profilo formale.
Secondo il Tribunale «i provvedimenti impugnati, prorogando di un anno le cariche in corso, impedivano ai
ricorrenti – tutti dipendenti dell’Ateneo – di esercitare i diritti elettorali, ledendo pertanto una situazione
soggettiva meritevole di tutela, in quanto incidente sul loro stato giuridico, limitando la sfera delle loro
attribuzioni». Ma il Tar va oltre, definendo «nulli tutti gli atti adottati», mentre in un altro passaggio
si evidenzia «l’insanabile invalidità degli atti posti in essere da un Senato accademico e da un
Consiglio di amministrazione non legittimamente composti». A quelle sedute (tra aprile e novembre
2010) sono infatti intervenuti, con diritto di parola e di voto, i rappresentanti degli studenti, nonostante le loro
cariche fossero scadute dal 31 ottobre 2009. In sostanza hanno votato dei soggetti che non avevano diritto a
stare all’interno di Senato e Cda, in quanto era scaduto il termine di “prorogatio ex lege” di 45 giorni. E il
dubbio sorge spontaneo: cosa sarà di quegli atti votati sempre in quel periodo dagli stessi rappresentanti degli
studenti? «Il Collegio – si legge inoltre – non può non condividere il ragionamento dei ricorrenti, secondo il
quale tutti i componenti del Senato accademico e del Consiglio di amministrazione che, rispettivamente, hanno
approvato e reso parere sulla proroga dei mandati avrebbero dovuto astenersi dal deliberare, perché in
oggettivo e palese conflitto di interesse, a norma dei decreti secondo cui ha l’obbligo di astenersi colui che “ha
interesse nella causa o in altro vertente su identica questione di diritto”. Il Collegio – continua – non ignora di
certo che tale norma è direttamente riferita all’obbligo di astensione del giudice; tuttavia essa, per pacifica
giurisprudenza, esprime un principio di ordine generale, applicabile anche ai Collegi amministrativi deliberanti,
derivante dal principio di imparzialità dell’Amministrazione ex art. 97 della Costituzione». Il Tar ha dunque
ritenuto fondati i motivi di censura con i quali si deducono “violazione e falsa applicazione del principio
democratico. Eccesso di potere sotto il profilo della palese ingiustizia”. Sentenza che il rettore Tomasello
sminuisce per quanto riguarda gli effetti pratici. «Nel contesto dell’approvazione dello statuto – sottolinea in una
nota – nessun rilievo assume la decisione resa dal Tar Catania, avente ad oggetto le “vecchie modifiche
statutarie”, relative alla proroga della durata delle cariche elettive accademiche, cioè temi ormai superati e
recepiti, rispettivamente, dalla legge Gelmini e dallo Statuto di Ateneo di odierna approvazione. Tuttavia, nei
confronti di tale ultima decisione del Giudice amministrativo, a prescindere dalla mancanza di effetti pratici della
stessa sugli attuali assetti delle cariche elettive accademiche, saranno, comunque, intraprese tutte le consentite
azioni di contrasto, volte a rivendicare le prerogative dell’autonomia universitaria e la piena legittimità delle
decisioni a suo tempo consapevolmente adottate, nel pieno rispetto ed a tutela dell’interesse pubblico,
finalizzato a garantire il necessario equilibrio nella delicata fase di transizione, verso il nuovo e complesso
assetto istituzionale di questo Ateneo». A presentare ricorso sono stati Giuseppe Buttà, Massimo Basile, Dario
Caroniti, Mario Calogero, Carmela Panella, Luigi Hyerace, Giovanni Cupaiolo, Luigi Giuseppe Angiò, Mario
Gattuso, Concetta De Stefano, Silvio Sammartano, Maria Marcella Tripodo, Alessandro De Robertis, Giuseppe
Bruno, Antonella Arena, Grazia Calogero, Giovanni Galli, Raffaele Tommasini, Carlo Mazzù, Elena La Rosa,
Domenica Mazzù, Marcello Saija, Concetta Parrinello, Rosaria Maria Domianello, Paolo Vittorio Giaquinta, Lucia
Risicato, Guido Signorino, Roberto Dattola, Alice Baradello, Giovanni Tuccari, Giuseppe Giuffrè, Antonio
Puliafito. MAURO CUCE’ - GDS
http://www.enricodigiacomo.org/2011/11/universita-di-messina-sentenza-annulla-proroga-ilrettore-tomasello-conferma-la-volonta-di-procedere-in-appello-landu-invita-alla-resa/
04NOV2011
UNIVERSITA’ DI MESSINA: Sentenza “annulla- proroga”, il rettore
Tomasello conferma la volontà di procedere in appello. L’Andu
invita alla ‘resa’
Postato da Enrico Di Giacomo
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Cronaca da Messina e dintorni
Di fare un passo indietro non se ne parla. Il rettore Francesco Tomasello difende strenuamente e lo farà sino
alla fine la modifica dell’art.57 e l’introduzione dell’art.57 bis dello Statuto d’Ateneo ( quello “pre-Gelmini”), con
cui Senato accademico e Consiglio d’amministrazione, all’inizio del 2010, hanno prorogato di un anno (su
“suggerimento” proprio di Tomasello) il mandato del rettore e quello di tutti gli organi elettivi, compreso il
proprio. Un’ “autoproroga” recentemente annullata dal Tar di Catania, che ha considerato il provvedimento
illegittimo sotto vari profili, accogliendo in toto il ricorso presentato da 32 dipendenti dell’Università - tra
docenti, ricercatori e personale tecnico amministrativo- assistiti dall’avvocato Salvatore Librizzi (vedi articolo
correlato). La sentenza del Tribunale amministrativo scuote i piani alti dell’Università , ma non smuove di un
centimetro il rettore, ancora oggi convinto della bontà di quel provvedimento, giustificato dalla necessità di
accompagnare l’Ateneo peloritano verso il cambiamento dettato dalla Riforma Gelmini, e pronto a presentare
appello al Cga. Lo aveva annunciato “a caldo”, apprendendo la notizia della sentenza dai media, e lo ha
confermato oggi , quando lo abbiamo raggiunto telefonicamente: «Non mi è stato ancora notificato nulla, ma ho
già detto che andremo avanti e presenteremo appello». Taglia corto il rettore , consapevole che altre polemiche
si leveranno attorno alla questione, che rischia ancora una volta di ledere l’immagine dell’Università di Messina
ma anche l’immagine, e non solo, di chi il Tar ha ritenuto responsabile di un atto illegittimo. Insomma, una
situazione delicata da gestire con cautela, cercando anche di capire e valutare quali saranno gli effetti immediati
e concreti sul sistema organizzativo universitario e soprattutto sugli organi beneficiari della proroga (presidi ma
anche Senato e Cda). Ed è proprio ai beneficiari del prolungamento del mandato che si rivolge l’Associazione
Nazionale Docenti Universitari (ANDU) ,consigliando loro una “resa”di buon senso più che un’inopportuna e
dannosa , per l’Ateneo peloritano, battaglia legale: «Piuttosto che proporre appello avverso la sentenza – si
legge in un comunicato - ANDU propone con forza che ogni singolo componente del CdA, del Senato
accademico e di tutti gli organi elettivi che, a cascata, hanno inteso “estendere” la proroga a se stessi, sia
istituzionalmente critico sul proprio operato, si sottoponga alla Legge, obbedisca alla sentenza ed eviti, con la
propria illegittima presenza, ulteriori sciagure alla Università di Messina». Danila La Torre - tempostretto.it
http://www.enricodigiacomo.org/2011/11/messina-il-caso-a-scienze-politiche-la-vicenda-dei-36laureati-di-scienze-politiche-che-dovranno-tornare-a-sostenere-due-esami-a-causa-di-un-erroreformale-della-facolta-si-aspettano-risposte-dal/
06NOV2011
UNIVERSITA’ DI MESSINA - La vicenda dei 36 laureati di Scienze
Politiche che dovranno tornare a sostenere due esami, a causa di
un errore formale della facoltà: Si aspettano risposte dal Ministero.
Ateneo, “task force” per l’attuazione dello statuto
Postato da Enrico Di Giacomo
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Cronaca da Messina e dintorni
La vicenda dei 36 laureati di Scienze Politiche che, dopo aver festeggiato con amici e parenti,
dovranno tornare a sostenere due esami, a causa di un errore formale della facoltà, potrebbe nei
prossimi giorni vivere una puntata fondamentale. Quella attesa dagli stessi studenti. «Sono stato
più volte al Ministero – ha commentato ieri il rettore Tomasello – ed entro una settimana avrò la
risposta: speriamo che sia quella che mi aspetto». In sostanza, il rettore auspica che il Cun regolarizzi la
posizione degli studenti, senza che questi debbano tornare a sostenere l’esame, visto che si tratta di un
semplice errore formale. Ma se ne saprà di più nel corso della prossima settimana. A breve, all’attenzione degli
organi di governo dell’Ateneo, ci sarà anche il bando per i lavori di ristrutturazione della facoltà di Scienze. «Il
bando è pronto – ha commentato ieri il rettore – lo approveremo, anche se l’aggiudicazione definitiva avverrà
soltanto quando ci verranno assegnati e trasferiti i 24 milioni di euro». Novità anche per ciò che concerne i
Campionati nazionali universitari che si terranno a Messina il prossimo maggio. «Il protocollo d’intesa con il
Comune è pronto, così come la perizia. Serviranno 700 mila euro per il campo di atletica Cappuccini, ma
confidiamo con i ribassi d’asta di spendere anche di meno. L’università sta rispettando il cronoprogramma che ci
siamo dati, adesso firmeremo l’accordo con il Comune. Quindi la gestione del Cappuccini passerà a noi e i
Campionato nazionali si terranno regolarmente a Messina». (m.c.)
Ateneo, “task force” per l’attuazione dello statuto. Ma è polemica, «Sparuto gruppo che vuole il
male
dell’Università».
La
replica
di
Librizzi:
«La
realtà
dei
fatti
è
ben
diversa».
Che sia un momento di grandi cambiamenti e di inevitabile confusione per l’Università di Messina non lo nega.
Ma nel marasma non ci sta a passare per quello che vuol restare ancorato alla sua poltrona a tutti i costi. A
distanza di sette giorni dalla sentenza del Tar che ha segnato una sconfitta palese per i vertici dell’Ateneo (con
la bocciatura del prolungamento dei mandati elettorali), il rettore Franco Tomasello torna a parlare. E parte
proprio da sabato scorso, che oltre alla decisione del Tribunale amministrativo passerà agli annali come il giorno
dell’approvazione in Senato e Cda del nuovo Statuto d’Ateneo. «Ho già detto e lo confermo che faremo appello
al Cga anche se non ce ne sarebbe bisogno perché la sentenza non produce effetti – attacca il rettore – ma
voglio che sia chiara una cosa: abbiamo approvato lo statuto entro il 31 ottobre, scadenza prevista dal
Ministero e la proroga ci viene automaticamente garantita dalla legge Gelmini. Noi, decidendo a suo tempo per
il prolungamento del mandato elettorale, avevamo voluto anticipare ciò che già si sapeva e che ha alla base una
ratio palese: garantire la continuità istituzionale in un momento di delicatissima transizione. Ripeto, però:
anche se non ci sono effetti concreti faremo appello, perché è una questione di principio. A mio avviso va difesa
l’autonomia dell’Università». E Tomasello punta il dito anche contro i ricorrenti definiti in una lettera inviata a
tutti i docenti «uno sparuto gruppo, che non avendo i numeri per un confronto democratico, avrebbe volentieri
provocato il caos del vuoto di governo, in un periodo molto delicato, nella speranza di poter emergere senza
idee proprie in un clima provocato ad arte di generale confusione». Alla nota inviata ai docenti da Tomasello ieri
ha fatto seguito la replica da parte dell’avvocato Librizzi per nome dei ricorrenti, attraverso una lettera in cui
respinge le accuse del rettore. «La realtà dei fatti è ben diversa da quella rappresentata dal prof. Tomasello. I
ricorrenti, infatti, nelle forme previste dalla Costituzione per la tutela dei loro diritti di soggetti attivi e
responsabili della vita universitaria, hanno contestato la legittimità dei provvedimenti di autoproroga. E il Tar ha
dato loro ragione, sottolineando come il rettore e chi l’ha seguito ha violato la legge e gli elementari principi
democratici. Tutto il resto – continua Librizzi – è affidato alle valutazioni del corpo accademico, quando gli sarà
dato modo di esprimersi mediante quelle forme democratiche, la cui applicazione i ricorrenti hanno invocato al
Tribunale
e
che,
con
i
provvedimenti
annullati,
erano
state
illegittimamente
impedite».
Secondo
l’interpretazione dei ricorrenti, peraltro, per alcuni presidi non varrebbe la proroga del mandato come invece
prevista dalla legge per il rettore. Tomasello smentisce categoricamente: «C’è una nota del Direttore generale
del Ministero dell’Università che porterò martedì in Senato Accademico – continua Tomasello – che chiarisce
come gli organi monocratici, come i presidi, resteranno in carica sino a quando non verranno eletti i nuovi
organi, come i direttori dei dipartimenti. Anche in questo caso si tratta di una norma che serve a salvaguardare
la continuità istituzionale». Ma resta un interrogativo. Quando scadrà il mandato del rettore Tomasello. Lui
sorride e prova a far chiarezza. «La legge prevede un anno di proroga, quindi siamo al 31 ottobre 2012. Ma va
chiarito che entro quel termine dovremo aver completato l’attuazione dello Statuto con la formazione di tutti gli
organi solo allora si potrà parlare della elezione del nuovo rettore». Il rettore non lo dice ma la sensazione è che
si arriverà agli inizi del 2013. Ci sono una serie di adempimenti che vanno rispettati: la costituzione dei 21
Dipartimenti,
la
loro
dotazione
strutturale,
strumentale
e
di
risorse;
la
inevitabile
riorganizzazione
amministrativa; le tornate elettorali per la costituzione di consiglio, giunta e direttore di dipartimento;
l’incardinamento dei Dipartimenti con il passaggio dalle facoltà; l’emanazione dei tanti regolamenti; le tornate
elettorali riservate agli studenti e quelle per la costituzione di Senato Accademico e CdA. «Ma faremo presto –
continua Tomasello – è un impegno mio e di tutti i presidi: già martedì in Senato approveremo un
cronoprogramma e provvederemo a dar vita ad una vera e propria task force, con una trentina e forse più
gruppi di lavoro composti da tre persone l’uno (da scegliere tra i membri della Commissione Statuto e gli organi
di
governo)
che
ci
consentano
di
procedere
speditamente».
Il rettore ci tiene a chiudere con una serie di dati positivi: a cominciare dall’incremento a oggi del 26,38% degli
immatricolari rispetto allo stesso giorno del 2010. «Un successo della comunità universitaria – continua – come
sistema integrato, unitario e organizzato, scevro da frazionismi e da logiche di insensato ed anacronistico
individualismo». E ancora i numeri del bilancio. «Chiuderemo ancora una volta in pareggio – conclude – ma c’è
un dato che voglio evidenziare: siamo solo al 4% per quanto riguarda la percentuale di indebitamento, altri
atenei non possono dire certamente la stessa cosa». MAURO CUCE’ - GDS
http://www.enricodigiacomo.org/2011/11/universita-di-messina-nulla-osta-ministeriale-confermatala-laurea-ai-trentaquattro-studenti/
10NOV2011
UNIVERSITA’ DI MESSINA: Nulla osta ministeriale. Confermata la
laurea ai trentaquattro studenti della facoltà di Scienze politiche
Postato da Enrico Di Giacomo
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Cronaca da Messina e dintorni
I 34 studenti della facoltà di Scienze politiche che nelle settimane scorse erano balzati aglio onori
delle cronache per il rischio concreto di dover tornare all’Università, dopo aver festeggiato la loro
laurea, per un errore formale dell’Ateneo di Messina possono tirare un sospiro di sollievo. Il rettore
Franco Tomasello ieri pomeriggio ha comunicato che, a seguito del suo intervento presso il
Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca, il Cun ha dato il nulla osta alla regolarizzazione delle
carriere dei laureati nel corso di laurea di “Scienze delle relazioni internazionali” CL-36 della Facoltà
di Scienze Politiche. I 34 laureati non avevano debiti formativi ma avevano acquisito crediti non riconosciuti
dalla nuova griglia informatica dell’offerta formativa. «Si chiude così – si legge nel comunicato dell’Ateneo
peloritano – una vicenda, che ha visto l’Università impegnata in prima linea, come sempre in tutte le altre
questioni istituzionali. È motivo di soddisfazione aver risolto questa come le innumerevoli problematiche che
purtroppo investono il sistema in una fase di profondo cambiamento. Analoga situazione è stata rilevata
all’Università di Perugia ma non ha suscitato lo stesso clamore registrato nella nostra sede. I laureati e le loro
famiglie possono rasserenarsi ed essere consapevoli del fatto che le loro lauree, dopo l’intervento decisivo e
fattivo dell’Università di Messina, abbiano validità a Messina e in ogni altro angolo del Paese». Cancellato quindi
l’errore con buona pace soprattutto degli studenti e delle loro famiglie che si erano visti seduti nuovamente in
cattedra, come nel film “Immaturi”, resta da capire se l’Ateneo peloritano prenderà provvedimenti nei confronti
di chi ha sbagliato. Poco probabile. Perché se da un lato è vero che l’Ateneo ha subito un danno di immagine in
queste settimane, per altro verso non dovrà fronteggiare alcune spesa extra (nel caso in cui il Cun non avesse
concesso il nulla osta erano ipotizzabili molti risarcimenti). MAURO CUCE’ - GDS
http://www.enricodigiacomo.org/2011/11/universita-di-messina-il-rettore-ci-ricasca-e-si%C2%ABautoproroga%C2%BB-di-nuovo-il-mandato-gia-%C2%ABbacchettato%C2%BB-unavolta-dal-tar-tomasello-riesce-ad-allungare-il-proprio-incarico-anche-p/
11NOV2011
Università di Messina, il rettore ci ricasca. E si «autoproroga» di
nuovo il mandato. Già «bacchettato» una volta dal Tar, Tomasello
riesce ad allungare il proprio incarico anche per il 2012-2013
Postato da Enrico Di Giacomo
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Cronaca da Messina e dintorni
Il rettore Tomasello ci ricasca, e si autoproroga il mandato. Ancora una volta. Dopo che già il Tar
l’aveva «bacchettato» per il primo tentativo (comunque andato in porto) relativo al 2010. Adesso
pare che sia riuscito a farla nuovamente franca anche per l’anno accademico 2012-2013. Il
Tribunale amministrativo lo scorso 29 ottobre aveva accolto il ricorso dei docenti e ricercatori
dell’Università di Messina che riguardava proprio le modifica dello statuto universitario, grazie al
quale il rettore dell’Ateneo messinese e gli altri organi elettivi, all’inizio del 2010 avevano prorogato
il loro mandato di 12 mesi. Il Tar ha condiviso le motivazioni del ricorso soprattutto in riferimento al
fatto che i provvedimenti impugnati, prorogando di un anno le cariche in corso, impedivano ai 32
ricorrenti, titolari
del
diritto
elettorale
attivo
e passivo
per l’elezione
delle
varie
cariche
accademiche, di esercitare entrambi i diritti elettorali. Inoltre, il tribunale ha definito «nulli tutti gli
atti adottati», rilevando «l’insanabile invalidità degli atti posti in essere da un Senato accademico e
da un Consiglio di amministrazione non legittimamente composti». Subito dopo la sentenza del Tar
però il rettore aveva puntualizzato che questa sentenza non potrà avere effetti pratici, visto che la
proroga di un anno era già prevista dalla riforma Gelmini. E lo stesso giorno si era poi adottato il
nuovo statuto dove, per la seconda volta, nascosta tra i vari articoli sembra esserci un’autoproroga
del rettore. In pratica nel nuovo statuto si è previsto che l’anno accademico inizi il primo ottobre
invece che il primo novembre. Quindi quando lo statuto è stato adottato, cioè il 29 ottobre del 2011,
si è dunque già nell’anno accademico 2011-2012 e non nell’anno accademico 2010-2011. La legge
Gelmini prevede poi la proroga di un anno del rettore da quando il nuovo statuto verrà pubblicato nella
Gazzetta Ufficiale, cosa che a questo punto avverrà nel 2012. Il rettore e tutti gli altri componenti delle cariche
elettive saranno perciò automaticamente prorogati per il 2012-2013. La data del 29 ottobre diventa dunque
una data ballerina perché prima appartiene al 2010- 2011 per consentire una prima proroga e poi
appartiene al 2011-2012 per consentire una proroga per l’anno successivo. Nello Statuto, all’articolo 62
comma 5, è previsto infatti : «Il presente Statuto entra in vigore il giorno successivo alla sua pubblicazione
nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana. Tuttavia, tutte le previsioni in esso contenute si applicano
pienamente sin dall’anno accademico nel quale il medesimo entrerà in vigore, comprese le disposizioni di cui
all’art. 54, commi 1 e 2 che recitano così: 1. L’anno accademico ha inizio il primo ottobre ed ha termine il trenta
settembre dell’anno seguente, fatta salva l’autonomia organizzativa delle strutture didattiche che possono
deliberare un inizio anticipato dell’attività didattica; 2. Le cariche elettive previste dal presente statuto sono
assunte con effetto dal primo ottobre successivo alle elezioni e hanno termine il trenta settembre dell’anno
prefissato di scadenza, salvo che non sia diversamente disposto e salvo altresì il caso di elezione o di surroga
per cessazione anticipata dell’eletto dalla carica ricoperta». Ma sembra che si ponga una nuova questione
perché quando è stato adottato il nuovo statuto alcuni docenti hanno fatto rilevare che otto componenti del
Consiglio di Amministrazione avevano le cariche scadute a dicembre del 2010, quindi anche per questo
l’approvazione sarebbe nulla come ribadito già dal Tar la volta precedente. Ora si aspetta la mossa dei docenti
che già una prima volta hanno fatto ricorso a Tomasello e che promettono battaglia. Gianluca Rossellini corrieredelmezzogiorno.it
http://www.enricodigiacomo.org/2011/11/universita-di-messina-proroga-dei-mandati-i-docentiricorrenti-non-si-fermeranno/
17NOV2011
UNIVERSITA’ DI MESSINA: Proroga dei mandati. I docenti ricorrenti
non si fermeranno
Postato da Enrico Di Giacomo
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Cronaca da Messina e dintorni
Non intendono fermarsi. E così dopo aver ottenuto dal Tar la “bocciatura” della proroga dei mandati,
alcuni dei 32 docenti hanno deciso di ricorrere ancora al tribunale amministrativo. Questa volta nel
mirino dei docenti c’è l’articolo dello Statuto che prevede l’anticipazione dell’anno accademico al 1
ottobre, che consentirebbe – secondo alcune interpretazioni – al rettore Tomasello e ai presidi di
ottenere una proroga del mandato sino al 2012-2013. Intanto, l’Assemblea di Ateneo riunitasi nell’aula ex
Chimica, denuncia il clima di conflittualità sempre più accesa e di manifesta indisponibilità al dialogo. «La
recente sentenza del Tar – si legge nel comunicato – ha bocciato le autoproroghe dei mandati elettivi per
“oggettivo e palese conflitto di interesse “e per disconoscimento della “legittima aspettativa dei ricorrenti senza
che fosse possibile percepire alcun interesse pubblico meritevole di tutela”. Le motivazioni confermano l’assenza
di quei princìpi di democraticità e legittimità che dovrebbero sistematicamente orientare le azioni degli organi di
governo dell’Ateneo. Assenza denunciata già al momento dell’autoproroga, in cui fu negato un dibattito
collettivo nel pieno rispetto della volontà democratica e dell’autonomia dell’Università. L’Assemblea – si legge
ancora – rileva che la stesura del nuovo Statuto si è perfino tradotta in una riduzione ulteriore degli spazi di
partecipazione democratica, rispetto ai margini già esigui concessi dalla Riforma Gelmini, laddove ad esempio il
Consiglio di Amministrazione cessa di essere un organo elettivo ma viene semplicemente “designato”, con il
rischio fondato di non vedere rappresentate al suo interno tutte le componenti universitarie. Particolarmente
grave appare la modifica degli articoli 54 e 62, comma 5 che consente al Rettore di prorogare comunque il suo
mandato fino all’anno accademico 2012/2013». L’Assemblea torna anche sui problemi a Scienze politiche
denunciando «il persistere delle problematiche dei laureandi. In questo contesto l’Assemblea ritiene del tutto
inopportuna l’accusa di “comportamento irriguardoso” verso l’interesse pubblico”" rivolta dal rettore a tutti quei
docenti che hanno adito la magistratura. (m.c.)
http://www.enricodigiacomo.org/2011/12/messina-120-prof-contro-lautoproroga-del-rettore%C2%ABfrode-alla-legge%C2%BB-levata-di-scudi-contro-le-norme-inseritenell%E2%80%99ultimo-statuto-che-prevederebbero-una-seconda-auto-proroga-del/
07DIC2011
Messina, 120 prof contro l’autoproroga del rettore: «Frode alla
legge». Levata di scudi contro le norme inserite nell’ultimo statuto
che prevederebbero una seconda auto proroga del mandato del
capo dell’Ateneo, Francesco Tomasello
Postato da Enrico Di Giacomo
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Cronaca da Messina e dintorni
FOTO DI ENRICO DI GIACOMO
MESSINA – Sono già 120 i professori dell’Università di Messina che hanno presentato ricorso al ministro
dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca contro il rettore per alcune norme inserite nell’ultimo statuto
adottato il 29 ottobre scorso che prevederebbero una seconda auto proroga del mandato del capo dell’Ateneo,
Francesco Tomasello.
IL RICORSO - Nel ricorso i docenti spiegano quali sarebbero gli articoli che permetterebbero l’auto proroga,
scrivendo: «Gli esponenti hanno potuto avere contezza del contenuto degli artt. 54 e 62, comma 5. Il primo
dispone che l’anno accademico inizia l’1 ottobre di ogni anno (non più, quindi, il 1° novembre) e termina il 30
settembre; il secondo, invece, che il presente Statuto entra in vigore il giorno successivo alla sua pubblicazione
nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana. Tuttavia, tutte le previsioni in esso contenute si applicano
pienamente sin dall’anno accademico nel quale il medesimo entrerà in vigore, comprese le disposizioni di cui
all’art. 54, commi 1 e 2. Dal combinato disposto delle due norme discende che, dopo l’entrata in vigore dello
Statuto (che dovrà avvenire, nel corso del corrente A.A. 2011/12), la data del 29 ottobre 2011 (ossia quella di
adozione dello Statuto) sarà considerata retroattivamente come appartenente all’A.A. 2011/12 sicché il Rettore
potrà ritenere applicabile la proroga nella carica per l’anno accademico successivo a quello di adozione, quindi,
per l’A.A. 2012/13. Si tratta, come appare evidente, di una previsione normativa in frode alla legge, lesiva dei
più elementari criteri democratici, della logica comune e del principio di legalità, nonché degli ambiti
dell’autonomia statutaria universitaria».
«PALESEMENTE SCORRETTO» - I docenti contestano poi il fatto che lo stesso capo dell’Ateneo abbia votato,
spiegando: «Ebbene, il Rettore che ha presieduto ed ha partecipato al voto di approvazione dell’articolo in
questione, avrebbe dovuto astenersi dal deliberare perché in oggettivo e palese conflitto d’interessi, a norma
degli artt. 6, D.P.R. 28 novembre 2000 e 51 c.p.c., secondo il quale ha l’obbligo di astenersi colui che ha
interesse nella causa o in altra vertente su identica questione di diritto» . «Infine - proseguono i ricorrenti - è
da rilevare anche la violazione dell’art.2, comma 5, L. n. 240 del 2010. La legge, infatti, dispone che, in sede di
prima applicazione lo statuto contenente le modifiche statutarie di cui ai commi 1 e 2 è adottato con delibera
del senato accademico, previo parere favorevole del consiglio di amministrazione. Consiglio di Amministrazione
e Senato, pertanto, non hanno il potere di emendare lo Statuto predisposto dall’apposita Commissione, ma solo
di approvarlo o respingerlo. Poiché l’art. 62, comma 5, non era contenuto nella bozza di Statuto predisposta
dalla Commissione, il Senato non poteva introdurlo se non in aperta violazione di quanto disposto dall’art. 2,
comma 5, L. n. 240 del 2010 e, comunque, in modo palesemente scorretto rispetto al riparto delle competenze
voluto dal legislatore tra organo proponente e deliberante». Se il ministero ora dovesse accogliere il ricorso dei
docenti, il rettore rischierebbe di terminare il proprio mandato ad ottobre del 2012.
LA PRIMA «AUTOPROROGA» - Il rettore Tomasello era già riuscito ad «auto prorogarsi» nel 2010 ma il
Tribunale amministrativo aveva accolto il ricorso di alcuni docenti. Il Tar di Catania aveva condiviso le
motivazioni del ricorso soprattutto in riferimento al fatto che i provvedimenti impugnati, prorogando di un anno
le cariche in corso, impedivano ai 32 ricorrenti, titolari del diritto elettorale attivo e passivo per l’elezione delle
varie cariche accademiche, di esercitare entrambi i diritti elettorali. Inoltre, il tribunale ha definito «nulli tutti gli
atti adottati», rilevando «l’insanabile invalidità degli atti posti in essere da un Senato accademico e da un
Consiglio di amministrazione non legittimamente composti». Gianluca Rossellini - corriere.it
http://www.enricodigiacomo.org/2011/12/universita-di-messina-proroga-dei-mandati-siamo-alloscontro-tomasello-tesi-false-da-valutare-azioni-legali-e-provvedimenti-disciplinari-nei-confrontidei-ricorrenti/
10DIC2011
UNIVERSITA’ DI MESSINA: Proroga dei mandati, siamo allo
scontro. Tomasello: tesi false, da valutare azioni legali e
provvedimenti disciplinari nei confronti dei ricorrenti
Postato da Enrico Di Giacomo
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Cronaca da Messina e dintorni
Lo scontro è ormai palese. La comunità accademica è in fermento e gli affondi al veleno tra i vari schieramenti
si susseguono. Che sia l’inizio di una lunga, lunghissima volata elettorale per la poltrona di chi dovrà reggere le
sorti dell’Ateneo peloritano in futuro? Certo è che che nei corridoi dell’Università c’è tensione, su più fronti. E
così dopo il ricorso presentato nei giorni scorsi da 120 dipendenti, tra docenti e rappresentanti del corpo
amministrativo dell’Università di Messina, al ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo, contro l’Ateneo e il
rettore Francesco Tomasello, per alcune norme inserite nell’ultimo Statuto adottato, che prevederebbero una
“seconda” proroga del mandato per il rettore, ieri è arrivata la risposta pensantissima del Senato accademico,
riunitosi in mattinata (nel pomeriggio anche il CdA). Proprio ad inizio di seduta del Senato c’è stato l’intervento
del rettore Tomasello. «Si apprende dalla “Gazzetta del Sud” – ha comunicato – della presentazione al Ministro
dell’Università di un ricorso avverso alcune norme dello Statuto da parte di 120 tra docenti e rappresentanti del
personale tecnico amministrativo dell’Ateneo. Poiché del ricorso si hanno solo notizie giornalistiche, ci si riserva
di rispondere in modo più completo alle contestazioni mosse nel ricorso stesso, se e quando esso sarà portato
ad ufficiale ed integrale conoscenza dell’Ateneo. Appare tuttavia opportuno puntualizzare fin d’ora – ha
continuato Tomasello – che mentre la stragrande maggioranza della comunità accademica si trova impegnata a
fare i conti con la profonda trasformazione dell’assetto istituzionale, molti aspetti del quale sono ancora fonte di
grande incertezza e lasciano presagire una complessa attuazione; mentre molti decreti attuativi della Legge 240
non sono stati ancora pubblicati sulla Gazzetta ufficiale; mentre bisogna affrontare la revisione di tutti gli
innumerevoli Regolamenti di Ateneo; mentre ancora lo stesso varo dei nuovi Dipartimenti e l’imminente
incardinamento dei Corsi di studio sono motivi di attenta riflessione e di non trascurabile apprensione per
l’interesse degli studenti; mentre le complesse procedure elettorali per la costituzione dei nuovi organi ed il loro
profilo temporale sono al vaglio degli organi interni; mentre avviene questo e tanto altro, che diverrà
operativamente possibile solo dopo l’approvazione dello Statuto da parte del Miur, il chiodo fisso dei ricorrenti è
la scadenza del mandato del rettore che la legge vuole avvenga dopo la complessa fase di transizione che
porterà alla costituzione dei nuovi organi dell’Ateneo. Tale atteggiamento – attacca ancora Tomasello – è
talmente eloquente da non richiedere alcun commento». Il Senato Accademico ha poi ritenuto, nella sua
interezza, che «non si possa ascrivere ad un esercizio di legittimo dissenso accusare gli organi di governo
dell’Ateneo di aver frodato la legge e di aver violato i principi di legalità. Considerata la gravità di queste
affermazioni, l’Ateneo si riserva, nel momento in cui si entrerà in possesso del documento e si conosceranno i
firmatari, di valutare le eventuali azioni legali (a tutela degli organi accademici) e i provvedimenti disciplinari
previsti dalle norme dell’autonomia universitaria». Il rettore ha poi comunicato al Senato le considerazioni legali
elaborate, a seguito delle informazioni giornalistiche, sull’argomento dai componenti della Commissione Statuto,
prof. Antonio Romano Tassone e prof. Francesco Astone, ordinari di Diritto Amministrativo. «In primo e
fondamentale luogo – ha detto Tomasello – le disposizioni contestate non hanno ad oggetto la proroga del
mandato rettorale al 2013. Tuttavia va ribadito che, data la delicatezza di questa fase transitoria, ed i numerosi
rischi che essa presenta per l’integrità e la funzionalità delle strutture tutte dell’Ateneo, sarebbe del tutto
inopportuno che su di essa pesino, oltre alle fisiologiche incertezze insite in ogni transizione, anche le inevitabili
remore derivanti da una campagna elettorale che, notoriamente, non favorisce certo l’assunzione delle decisioni
coraggiose (e sovente impopolari) che si rendono necessarie per attuare un disegno riformatore di estremo
impatto e di vasta portata. L’altra contestazione che emerge dall’articolo, relativa alla intervenuta scadenza
degli organi – Senato e Consiglio di Amministrazione – che hanno concorso all’approvazione dello Statuto, è
parimenti infondata. A parte l’ovvia considerazione che, se essa rispondesse al vero, sarebbe illegittimo l’intero
Statuto, e non le sole norme censurate dagli esponenti, va ricordato infatti: che il Senato Accademico sarebbe
venuto a scadenza (a prescindere dalla proroga disposta dalla “legge Gelmini” e dagli effetti caducatori della
sentenza del T.A.R. Catania ricordata nell’articolo) il 31 ottobre 2011, e che i due soli componenti che
avrebbero terminato il mandato prima di tale data non hanno, in fatto, partecipato all’approvazione dello
Statuto; che il Consiglio di Amministrazione risulta prorogato dalla “legge Gelmini” fino alla costituzione del
nuovo organismo previsto dallo Statuto stesso». Centoventi i ricorrenti, come detto, tra cui anche numerosi
personaggi autorevoli dell’Ateneo peloritano. Ci sono i trentadue che avevano già fatto ricorso al Tar, tra cui il
prof. Raffaele Tommasini, e che avevano avuto ragione in sede di Tribunale amministrativo. Tra gli argomenti,
inoltre, trattati dal Senato la Valutazione qualità ricerca 2004-2010, la nomina delle commissioni ed i bandi per
posti co-finanziati dei ricercatori a tempo determinato, i “Concerti dell’Ateneo” per la stagione 2011/2012 e
l’analisi dei progetti dei nuovi Dipartimenti. Polemiche e tensioni anche durante il Consiglio di Amministrazione,
quando si è parlato della proroga – ormai va di moda – del direttore amministrativo Pino Cardile. Secondo
qualcuno la normativa non prevederebbe una seconda proroga. Discussione rimandata alla prossima settimana.
MAURO CUCE’ - GDS
http://www.enricodigiacomo.org/2011/12/caso-siciliano-la-cassazione-rigetta-listanza-dirimessione-il-procedimento-prosegue-davanti-al-gup-di-reggio-calabria-non-e-stata-ritenutafondata-dalla-vii-sezione/
3DIC2011
REGGIO CALABRIA, L’INCHIESTA SUL GIUDICE MESSINESE PINO
SICILIANO: La Cassazione rigetta l’istanza di rimessione. Il
procedimento prosegue davanti al gup di Reggio Calabria. Non è
stata ritenuta fondata dalla VII Sezione
Postato da Enrico Di Giacomo
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Cronaca da Messina e dintorni
Il procedimento va avanti regolarmente nelle sede giudiziaria prestabilita. La prossima tappa è
fissata quindi il 10 gennaio 2012 davanti al gup di Reggio Calabria Francesco Petrone. Ecco la
decisione della VII sezione penale della Cassazione per il processo sul caso Siciliano, l’ex
procuratore aggiunto di Messina che finì agli arresti domiciliari dopo un’indagine della Squadra
Mobile peloritana, un’indagine che poi s’allargò progressivamente fino a toccare altri ambiti come
l’Università, il Policlinico e l’Urbanistica del Comune. I giudici della Cassazione, non ritendendola
minimamente fondata, hanno infatti rigettato l’istanza di rimessione che nel maggio scorso in
apertura d’udienza preliminare a Reggio aveva presentato uno dei difensori, l’avvocato Bonaventura
Candido, un’istanza con cui in concreto si chiedeva di celebrare il processo in una sede diversa da
Reggio Calabria. Già nel giugno scorso era comunque intervenuto in udienza preliminare il pm
Cama, per ribadire che in questa vicenda la Procura reggina aveva tenuto un comportamento
assolutamente corretto, e non c’era stata alcuna volontà di orientare le scelte del giudice per le
udienze preliminari. Adesso quindi il quadro processuale è delineato e dopo il passaggio in
Cassazione l’udienza preliminare già incardinata potrà proseguire a Reggio Calabria. L’inchiesta sul
caso Siciliano è stata gestita personalmente dal procuratore capo di Reggio Calabria Giuseppe
Pignatone e dal suo sostituto Beatrice Ronchi. Iniziò sull’attività dell’ex procuratore aggiunto di
Messina e poi intercettazione dopo intercettazione venne scoperchiato uno scenario inquietante che
portò gli investigatori della Squadra Mobile di Messina a cristallizzare nuove ipotesi di reato in
intrecci con l’Ateneo messinese, il Policlinico e l’Ufficio urbanistica del Comune. La mole di atti
acquisiti è notevole. Dopo la prima iscrizione nel registro degli indagati dell’ex aggiunto, ci furono
infatti parecchie altre iscrizioni. Oltre al magistrato sono infatti adesso imputati l’ex segretario
provinciale dell’Udc di Messina Michele Caudo, il liquidatore della Spa Impregilo Domenico
Occhipinti, il rettore dell’Università di Messina Francesco Tomasello, il prof. Aldo Tigano, docente di
Diritto amministrativo alla facoltà di Giurisprudenza di Messina, il medico Adolfo De Meo, il figlio
dell’ex procuratore aggiunto, il ricercatore universitario Francesco Siciliano, e infine l’avvocato
Fabrizio Maimone Ansaldo Patti, ritenuto prestanome di Francesco Siciliano come collega di studio
legale. Pesanti le accuse contestate a vario titolo: tentata concussione, concussione, rivelazione di
segreto d’ufficio, favoreggiamento, falso ideologico e truffa. NUCCIO ANSELMO - GDS
http://www.enricodigiacomo.org/2011/12/universita-di-messina-fondo-ordinario-otto-milioni-inmeno-sulle-proroghe-e-ancora-polemica-quarantuno-dei-centoventi-ricorrenti-replicano%C2%ABcontestiamo-con-le-forme-previste-dalla-legge/
17DIC2011
LO SCONTRO AI VERTICI DELL’ UNIVERSITA’ DI MESSINA: Fondo
ordinario, otto milioni in meno. Sulle proroghe è ancora polemica.
Quarantuno dei centoventi ricorrenti replicano, «Contestiamo con
le forme previste dalla legge»
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Cronaca da Messina e dintorni
Le polemiche non accennano a placarsi in seno all’Ateneo di Messina. Che sia una questione di principio o prime
schermaglie elettorali in vista di una lunga, lunghissima volata verso la tornata per l’elezione del rettore poco
cambia. Il dato inconfutabile è la tensione, che si respira nei corridoi di piazza Pugliatti. Sullo sfondo la
comunicazione ufficiale arrivata ieri sul Fondo Finanziario Ordinario che per quest’anno sarà di 158 milioni,
invece, dei 166 dello scorso anno. Mentre il rettore da oggi a lunedì sarà negli Stati Uniti per una serie di
importanti lezioni al New York Presbyterian (The University Hospital of Columbia and Cornell) in qualità di
direttore della clinica neurochirurgica. E così dopo le schermaglie dei giorni scorsi a scrivere una nuova puntata
sono 41 dipendenti, tra docenti e personale tecnico-amministrativo, che fanno parte dei 120 che hanno scritto
al ministro Profumo per chiedere provvedimenti contro le decisioni del Senato e del rettore Tomasello. I 41
hanno preso carta e penna, a seguito dell’incontro del 12 novembre scorso. Un incontro che aveva avuto come
premessa il documento del Senato accademico che aveva criticato la strada scelta dai ricorrenti, ipotizzando
anche eventuali sanzioni disciplinari. «I firmatari di questa nota – scrivono i 41 tra cui Raffaele Tommasini,
Antonio Saitta, Guido Signorino, Mario Gattuso – sono alcuni tra i componenti della comunità accademica
messinese che hanno inviato al ministro dell’Istruzione, prof. Profumo, un ricorso amministrativo per chiedere
che, in sede di controllo sul nuovo Statuto dell’Ateneo, si annulli la norma che consentirebbe al rettore
attualmente in carica di duplicare la proroga nel mandato in contrasto con l’espressa previsione della legge
Gelmini. Si tratta – scrivono ancora – di un meccanismo inserito all’ultimo momento nel testo dello Statuto
dopo il clamoroso annullamento da parte del Tar dell’autoproroga che, rettore e Senato accademico, si erano
già illegittimamente concessi qualche tempo addietro. Contestare ciò nelle forme di legge, utilizzando il comune
lessico giuridico, non significa né denigrare l’Università, né offendere alcuno, ma soltanto chiedere il rispetto
della legge e praticare la libertà di critica che nessuno, neppure Rettore e Senato accademico, possono mai
conculcare. È aberrante che la reazione a ciò sia la minaccia di azioni disciplinari nei confronti dei ricorrenti. È
consequenziale che, per l’affermazione di questi principi e delle nostre idee, non ci lasceremo intimidire dalle
iniziative minacciate dai vertici dell’Ateneo». Quindi le conclusioni. «È fin troppo evidente che reazioni
scomposte ed abnormi servono soltanto a provocare un clima di rissa generale, per distrarre l’opinione pubblica
e impedire alla comunità accademica la libera e serena valutazione dei risultati conseguiti dal governo
dell’Ateneo. Per conto nostro, nel respingere il tentativo di far degenerare il confronto civile al quale siamo
abituati, ed al quale dev’essere conformato ogni momento della vita accademica, continueremo ad operare con
raddoppiato impegno per lo sviluppo del nostro Ateneo, nel rispetto della legge e della civiltà del confronto
democratico». Mauro Cucè - Gds
http://www.enricodigiacomo.org/2012/01/linchiesta-sui-piani-alti-del-potere-linchiesta-sul-giudicepino-siciliano-chiesti-sei-rinvii-a-giudizio-il-pm-cosentino-quadro-probatorio-solido-due-indagatihanno-scelto-invece-labbrevia/
11GEN2012
L’INCHIESTA SUI PIANI ALTI DEL POTERE - L’INCHIESTA SUL
GIUDICE PINO SICILIANO, CHIESTI SEI RINVII A GIUDIZIO. C’E’
ANCHE IL RETTORE TOMASELLO: Il pm Cosentino, ‘Quadro
probatorio solido’. Due indagati hanno scelto invece l’abbreviato.
Sono l’ex segretario provinciale dell’Udc di Messina Michele Caudo
e l’ex liquidatore della Impregilo Domenico Occhipinti
Postato da Enrico Di Giacomo
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Cronaca da Messina e dintorni
FOTO DI ENRICO DI GIACOMO
In due hanno scelto il rito abbreviato, se ne riparlerà il 22 maggio prossimo. Per gli altri sei che
invece hanno optato per il giudizio ordinario s’è registrata la richiesta di rinvio a giudizio da parte
della
Procura
di
Reggio
Calabria.
L’UDIENZA PRELIMINARE - S’è aperta concretamente ieri mattina davanti al gup di Reggio Calabria
Francesco Petrone, l’udienza preliminare a carico dell’ex procuratore aggiunto di Messina Pino Siciliano ed altre
sette persone, che sono imputate, a vario titolo, per concussione, rilevazione di segreti di ufficio,
favoreggiamento, abuso, falso e truffa. Nel corso dell’udienza, hanno chiesto ed ottenuto di essere
ammessi al rito abbreviato l’ex segretario provinciale dell’Udc di Messina Michele Caudo e l’ex
liquidatore della Impregilo, Domenico Occhipinti, che sono assistiti dagli avvocati Andrea Borzì e
Francesco Bertorotta, quest’ultimo di Palermo. Il pm Rocco Cosentino nel suo intervento, sottolineando
per un verso quanto già emerso ampiamente in tema di quadro probatorio e riportandosi all’ordinanza di
custodia ai domiciliari per l’ex magistrato, ha ribadito la richiesta della Procura di rinviare a giudizio gli altri
imputati che hanno scelto il rito ordinario, tra i quali figurano, oltre all’ex magistrato Siciliano, adesso in
pensione, anche il rettore dell’Università di Messina Francesco Tomasello, il prof. Aldo Tigano,
docente dell’ateneo peloritano, il figlio dell’ex procuratore Siciliano, Francesco, avvocato e
ricercatore universitario a Messina, l’avvocato Fabrizio Maimone Ansaldo Patti, all’epoca dei fatti
socio di studio dell’avvocato Francesco Siciliano, e infine il medico Adolfo De Meo, per quest’ultimo
si
tratta
di
un’ipotesi
marginale
che
non
riguarda
l’inchiesta
vera
e
propria.
Il pm e i difensori - Dopo l’intervento del pm Cosentino si sono registrati quindi quello dell’unica parte civile
costituita, nonostante le numerose parte offese dell’inchiesta, il Comune di Taormina per la vicenda Impregilo e
solo per l’ex magistrato Siciliano, rappresentata dall’avvocato di Bronte Nunzio Calanna, e anche i primi due
interventi difensivi, degli avvocati Alberto Gullino e Bonaventura Candido, per le posizioni del prof. Tigano e del
dott. De Meo. L’udienza è stata poi rinviata al 31 gennaio prossimo per la discussione degli altri difensori, gli
avvocati Franco Bertolone, Antonio Strangi, Nino Favazzo e Antonio Managò. Dopo l’archiviazione di alcune
ipotesi di reato, che è intervenuta tra la fase della chiusura delle indagini preliminari e quella delle richieste di
rinvio a giudizio, c’è stato uno “snellimento” da dodici ai nove attuali tra i capi d’imputazione. Non è più
contestata infatti dall’accusa l’ipotesi di corruzione legata al concorso universitario del figlio dell’ex magistrato
Siciliano,
che
coinvolgeva
il
rettore
Tomasello,
il
prof.
Tigano
e
lo
stesso
ex
magistrato.
L’INCHIESTA - Il cosiddetto “caso Siciliano” fu un’inchiesta gestita dal procuratore capo di Reggio Calabria
Giuseppe Pignatone e dal suo sostituto Beatrice Ronchi, che iniziò a monitorare l’attività dell’ex procuratore
aggiunto di Messina Pino Siciliano, finito nel 2009 agli arresti domiciliari, e poi s’allargò progressivamente
durante le indagini della Squadra Mobile di Messina, fino a toccare altri ambiti come l’Università, il Policlinico e
l’Ufficio urbanistica del Comune di Messina. Agli atti c’è una gran mole di intercettazioni ambientali e telefoniche
che sono confluite nei faldoni dell’inchiesta, un’indagine durata mesi che vide al centro l’attività degli
investigatori della Squadra Mobile peloritana tra le due sponde dello Stretto. I capi d’imputazione I reati
contestati che sono al centro dell’udienza preliminare sono quindi ricompresi adesso in nove capi d’imputazione.
Nella prima vicenda all’ex procuratore aggiunto Siciliano viene contestata la tentata concussione. Il caso è
quello della ristrutturazione dell’Hotel Castellamare di Taormina. Il secondo capo d’imputazione, un’altra tentata
concussione, riguarda il magistrato Siciliano, Occhipinti e Caudo per la vicenda Impregilo-Comune di Taormina,
che per anni hanno avuto un lungo contenzioso civilistico. Altro caso di concussione riguarda sempre l’ex
procuratore aggiunto per la vicenda della destinazione urbanistica del terreno dove è allocato lo stabilimento dei
Molini Gazzi a Messina. La quarta ipotesi riguarda solo l’ex procuratore aggiunto ed è sostanziata la
concussione. Il caso è quello emblematico delle zone Zps, le zone a protezione speciale, al Comune di Messina.
Ancora un altro caso riguarda l’ex procuratore aggiunto Siciliano, accusato di rivelazione di segreto d’ufficio e
favoreggiamento (tramite il comune amico Michele Caudo avrebbe segnalato all’allora dirigente dell’Urbanistica
comunale, l’architetto Manlio Minutoli, che era sottoposto a intercettazione telefonica). C’è poi il caso
Caratozzolo, l’ex direttore generale del Policlinico che nel 2006 fu al centro di un contenzioso con l’Università e
con il rettore Tomasello, fino ad arrivare alla sua defenestrazione. Nella vicenda sono adesso coinvolti l’ex
procuratore aggiunto Siciliano, il rettore Tomasello e il prof. Tigano, per rivelazione di segreti d’ufficio (non è
più prevista, dopo l’archiviazione, la corruzione a carico del rettore e dell’ex magistrato). L’unica ipotesi di falso
ideologico riguarda in concorso il prof. Tigano e il medico De Meo. Quest’ultimo secondo l’accusa avrebbe
compilato il certificato medico che servì poi al prof. Tigano per farsi escludere dalla Commissione giudicatrice
del concorso a ricercatore, poi vinto da Francesco Siciliano (qui ieri s’è registrata, anche su richiesta del pm
Cosentino, la “cancellazione” dell’aggravante legata al fatto-reato). Infine l’ultima ipotesi riguarda il reato di
truffa per Francesco Siciliano e Fabrizio Maimone Ansaldo Patti, come prestanome del primo. NUCCIO ANSELMO
- GAZZETTADELSUD
http://www.enricodigiacomo.org/2012/01/messina-test-di-ammissione-a-medicina-altro-giallorubate-dal-rettorato-le-brutte-copie-delle-prove-della-vicenda-si-occupa-la-procura/
14GEN2012
MESSINA: Test di ammissione a Medicina, altro giallo. Rubate dal
Rettorato le “brutte copie” delle prove. Della vicenda si occupa la
Procura
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Cronaca da Messina e dintorni
I test di ammissione alla facoltà di Medicina e Chirurgia dello scorso settembre sono adesso al
vaglio anche della Procura della Repubblica. La vicenda si caratterizza di tanti aspetti, alcuni paradossali.
Tra questi, ultima novità, il furto dei fogli “brutte copie”, sottratti dal palazzo del Rettorato dove erano custoditi
dal 23 settembre, giorno delle prove. A denunciarlo è stato il dirigente della direzione didattica dell’Ateneo,
Fausto Gennuso, che nelle scorse settimane si è recato in Questura per raccontare i fatti. «Dopo la richiesta di
accesso agli atti dello studio legale Delia – ha detto Gennuso agli agenti della Digos – ho incaricato i miei
collaboratori di rintracciare i compiti. Ma dopo qualche giorno mi è stato comunicato che non si trovavano più
gli scatoli di cartone che contenevano la documentazione. I plichi subito dopo il concorso erano stati
momentaneamente sistemati nel mio ufficio al Rettorato e successivamente sono stati inviati all’archivio della
direzione didattica che si trova al primo piano dello stesso palazzo. Da dove saranno stati prelevati da ignoti».
Ma cosa sono le brutte copie? Di fatto si tratta di fogli che vengono consegnati unitamente al modulo-risposte e
alla scheda anagrafica, in un unico plico, agli studenti. E su questi fogli gli studenti possono annotare i loro
appunti, pertanto ai fini della valutazione non hanno alcun valore. Quindi carta straccia. Ma resta la gravità dei
fatti: come possono sparire documenti che dovrebbero essere ben custoditi dagli uffici dell’Ateneo? Ma non è
l’unico dei problemi che l’Università dovrà affrontare rispetto ai test del 2011, dopo che peraltro nello scorso
ottobre il Consiglio di Stato aveva mostrato il pollice verso nei confronti di tutti i concorsi per l’ammissione al
corso di laurea in Medicina e Chirurgia di Messina effettuati da quando c’è il numero chiuso – quindi dal 1999 al
2010 – perché nel corso delle prove è stato violato il principio dell’anonimato da parte delle commissioni di
Ateneo. A seguito di quella sentenza il rettore Tomasello aveva deciso di sostituire il presidente di commissione
e di cambiare le modalità. Ma alla fine nel mirino dei ricorsi sono finite anche le prove del 2011, che dovevano
rappresentare il “nuovo corso”. Ed, invece, il 21 dicembre il Tar di Catania, a seguito di un ricorso di 51 studenti
rimasti esclusi e rappresentati dai legali Santi Delia e Michele Bonetti, ha chiesto spiegazioni all’Università e
soprattutto chiarimenti in ordine allo svolgimento delle prove con particolare riferimento alle operazioni di
consegna, da parte di ciascun concorrente, del plico contenente l’elaborato e la busta contenente i dati
identificativo dello stesso; alla sussistenza di elementi a confermare o a smentire quanto contestato dai
ricorrenti con le censure relative alla violazione dell’anonimato nello svolgimento delle prove. Altri chiarimenti il
Tar li ha chiesti anche al Cineca, con particolare attenzione alle misure adottate per assicurare l’integrità dei
plichi, alle modalità di correzione degli elaborati; alla verifica dei plichi all’atto della ricezione. Lo stesso Tar ha
intimato all’Ateneo di pubblicare l’ordinanza sul sito dell’Ateneo proprio per integrare il contraddittorio nei
confronti di tutti i candidati attualmente immatricolati al primo anno di Medicina e Chirurgia. Ma cosa
contestano i ricorrenti? Tanto per cambiare la violazione del principio di segretezza della prova e della regola
dell’anonimato tesi a garantire la par condicio. L’Ateneo ci sarebbe dunque ricascato, stando ai ricorrenti. «La
Commissione, in violazione di questi principi, ha infatti potuto conoscere – scrive Delia – il codice segreto dei
candidati al momento della consegna dei compiti, verificando la concordanza tra numero seriale del compito e
numero seriale della scheda anagrafica e inoltre raccogliendo i plichi mediante chiamata dei candidati in ordine
di sedia». Peraltro il Cineca che aveva il compito di correggere i compiti per tutti gli Atenei «non ha redatto
alcun verbale di tale operazione e ciò in maniera illegittima e contraria ad ogni principio che regola il concorso e
il procedimento amministrativo». Ma non solo. Della vicenda, come detto si sta occupando il Tar di Catania che
adesso sta aspettando la replica dell’Ateneo – che dovrà fornirla entro 30 giorni – agli appunti mossi dallo
stesso tribunale amministrativo. In vista del 22 febbraio, quando si terrà la Camera di consiglio. MAURO CUCE’
- GDS
http://www.enricodigiacomo.org/2012/01/messina-i-test-a-medicina-una-commissione-indagherasul-furto-delle-brutte-copie/1
5GEN 2012
MESSINA, I TEST A MEDICINA: Una Commissione indagherà sul
furto delle “brutte copie”
Postato da Enrico Di Giacomo
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Cronaca da Messina e dintorni
Sarà costituita una Commissione amministrativa per fare chiarezza sul furto delle “brutte copie” dei
test di ammissione alla facoltà di Medicina e Chirurgia, sparite da uno degli uffici del plesso centrale
dell’Ateneo. A specificarlo un comunicato dell’Università. «In riferimento ai plichi dei fogli “brutte copie”
che sono stati sottratti da ignoti dai locali dell’Archivio della Direzione didattica di via dei Verdi (e non del
Rettorato) – si legge nel comunicato – pur sottolineando che si tratta di documenti privi di rilevanza vi è viva
preoccupazione per un furto avvenuto in un Archivio dell’Ateneo. E per questo è stato deciso di costituire una
Commissione amministrativa che accerti quanto accaduto». L’Università interviene anche sulla vicenda del
ricorso presentato da 51 studenti rimasti fuori dalla graduatoria che contestano la violazione del principio
dell’anonimato. «L’Ateneo in ottemperanza all’ordinanza del Tar del 21 dicembre scorso fornirà puntualmente
tutti i chiarimenti necessari attestanti la regolarità dell’operato della Commissione e dello svolgimento delle
prove. Si è certi che, come richiesto dai giudici amministrativi, il Cineca, fornirà chiarimenti sulle misure
adottate per: verificare l’integrità dei plichi all’atto della ricezione e la custodia degli stessi, le modalità di
correzione degli elaborati, la verifica dei plichi all’atto della ricezione». Da un ricorso all’altro. Il segretario della
Confsal federazione Snals Università Cisapuni, Nello Pergolizzi, ha infatti deciso di ricorrere al giudice del lavoro
contro l’Amministrazione universitaria per comportamento antisindacale. Il sindacato contesta al rettore
Tomasello e al direttore amministrativo Pino Cardile di aver deciso, unilateralmente, di mettere i dipendenti “in
ferie d’ufficio” dal 2 al 5 gennaio. Pergolizzi sottolinea come l’art. 28 comma 9 del Ccnl statuisca che le ferie
vanno fruite nel corso di ciascun anno solare secondo le richieste del dipendente. «Il successivo comma 10 –
continua Pergolizzi – concede una sola facoltà all’amministrazione, quella di poter chiudere una o più strutture,
per non più di una settimana, nel periodo 1 giugno-30 settembre».(m.c.)
http://www.enricodigiacomo.org/2012/01/messina-il-detective-il-gip-decide-la-proroga-delleindagini-per-la-posizione-della-dipendente-delluniversita-carmela-grasso-e-moglie-del-rettoretomasello/
0GEN 2012
MESSINA: “Il Detective”, il gip decide la proroga delle indagini per
la posizione della dipendente dell’Università Carmela Grasso (e
moglie del Rettore Tomasello)
Postato da Enrico Di Giacomo
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Cronaca da Messina e dintorni
MELITTA GRASSO
Si all’archiviazione, per alcuni episodi specifici, per l’avvocato Antonino Lo Giudice, Vincenzo
Savasta e Salvatore Formisano. No alla richiesta di archiviazione, e quattro mesi di tempo alla
Procura per le nuove indagini, per la posizione della dipendente dell’Università Carmela Grasso.
Ecco la decisione del gip Walter Ignazitto, che sciogliendo la riserva ha depositato ieri mattina il
provvedimento sull’ennesima tranche processuale della maxi-inchiesta sulla società di vigilanza e
investigazione “Il Detective”. Il pm Adriana Sciglio aveva invece chiesto nei mesi scorsi l’archiviazione per
tutti e quattro gli indagati, quindi anche per le accuse formulate a carico di Carmela Grasso, finita con l’ipotesi
di concussione nel calderone dell’inchiesta. Secondo l’ipotesi di accusa iniziale la Grasso doveva rispondere di
concussione perché avrebbe preteso una tangente di 20.000 euro sino all’aprile del 2007 come contropartita
per l’assegnazione a “Il Detective” degli appalti di vigilanza per il Policlinico e per l’Università, questo nella «sua
qualità di assistente amministrativo presso la Divisione segreteria rettorato, nonché approfittando della sua
qualità di coniuge del rettore dell’Università degli studi di Messina». Ma la prova di tutto questo secondo il pm
Sciglio non c’era. Adesso il gip ha invece deciso che sono necessarie nuove indagini.(n.a.)
http://www.enricodigiacomo.org/2012/01/messina-a-giudizio-lex-procuratore-aggiunto-siciliano-ilrettore-tomasello-ed-il-prof-tigano/
31GEN2012
MESSINA: A giudizio l’ex procuratore aggiunto Siciliano, il rettore
Tomasello ed il prof. Tigano
Postato da Enrico Di Giacomo
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Cronaca da Messina e dintorni
IL RETTORE TOMASELLO (FOTO DI GIACOMO)
Tre rinvii a giudizio e tre proscioglimenti sono stati decisi oggi pomeriggio dal Gup di Reggio
Calabria
Francesco
Petrone a
conclusione
dell’udienza preliminare per il
cosiddetto “Caso
Siciliano”sulla gestione di alcuni fascicoli, condotti in prima persona dall’ex procuratore aggiunto di
Messina, Pino Siciliano. Il gup Francesco Petrone ha rinviato a giudizio al 10 maggio prossimo il giudice Pino
Siciliano, il Rettore dell’Università di Messina Franco Tomasello e il docente universitario e legale del Comune di
Messina, Aldo Tigano. Quest’ultimo è stato prosciolto dall’ipotesi di reato di falso e dovrà rispondere di concorso
in rivelazione di segreto d’ufficio. Prosciolti da tutti i capi d’imputazione il medico Adolfo De Meo, Francesco
Siciliano, avvocato e ricercatore all’Università e figlio dell’ex procuratore aggiunto ed il collega di studio Fabrizio
Maimone Ansaldo Patti. Hanno scelto di essere giudicati con il rito abbreviato l’ex coordinatore provinciale
dell’Udc, Michele Caudo, ed il liquidatore di Impregilo, Domenico Occhipinti, che saranno giudicati il 22 maggio
prossimo. Il “caso Siciliano” fu avviato dal procuratore capo di Reggio Calabria Giuseppe Pignatone e culminò
nel 2009 con gli arresti domiciliari inflitti all’ex procuratore aggiunto di Messina Pino Siciliano. L’inchiesta toccò
poi l’Università, il Policlinico e l’Ufficio urbanistica del Comune di Messina. Nell’ampio faldone vi erano inserite
diverse vicenda. Nella prima la Procura contestò a Siciliano la tentata concussione per la ristrutturazione
dell’Hotel Castellamare di Taormina. Un altro capo d’imputazione, cioè un’altra tentata concussione, riguarda il
magistrato Siciliano, Occhipinti e Caudo per la vicenda Impregilo-Comune di Taormina, che per diversi anni
hanno avuto un contenzioso di natura civilistica. Poi vi è il caso di concussione che riguarda sempre Siciliano
per la destinazione urbanistica dell’area in cui si trovava lo stabilimento dei Molini Gazzi. E infine l’ultima ipotesi
che riguarda l’ex procuratore aggiunto, ancora concussione, e riguarda le Zps, le zone a protezione speciale, al
Comune di Messina. C’è poi un’ altra vicenda che vede coinvolto l’ex procuratore aggiunto, accusato di
rivelazione di segreto d’ufficio e favoreggiamento poiché attraverso il comune amico Michele Caudo avrebbe
segnalato all’allora dirigente dell’Urbanistica comunale, l’architetto Manlio Minutoli, che era in corso un’indagine
sul suo conto e che era sottoposto a intercettazione telefonica. E c’è ancora il caso dell’ex direttore generale del
Policlinico Caratozzolo che nel 2006 ebbe un contenzioso con l’Università e con il rettore Tomasello. Caratozzolo
alla fine fu allontanato. Per questa vicenda furono indagati Siciliano, il rettore Tomasello e il prof. Tigano, per
rivelazione di segreti d’ufficio.
Caso Siciliano, tre rinvii a giudizio.
Erano le sei del pomeriggio, ieri, quando al Cedir di Reggio Calabria è stato messo un primo punto fermo
processuale sul caso dell’ex procuratore aggiunto di Messina Pino Siciliano e delle altre sette persone coinvolte
nell’inchiesta, che erano imputate, a vario titolo, per concussione, rilevazione di
segreti di
ufficio,
favoreggiamento, abuso, falso e truffa. La decisione del gup Petrone a conclusione dell’udienza preliminare è
stata parecchio complessa rispetto al quadro accusatorio iniziale. Ecco il dettaglio. Il giudice ha deciso il rinvio a
giudizio per l’ex magistrato Siciliano (per sette capi d’imputazione), per il rettore dell’Università di Messina
Franco Tomasello e per il prof. Aldo Tigano (entrambi per lo stesso e unico capo d’imputazione, rivelazione di
segreto d’ufficio in concorso con l’ex magistrato messinese). E per questo troncone d’inchiesta, il principale,
l’inizio del processo è stato fissato al prossimo 10 maggio. Il gup Petrone ha poi prosciolto dall’accusa di falso in
atto pubblico il prof. Tigano e il medico Adolfo De Meo (per quest’ultimo si tratta dell’unico capo d’imputazione
contestato sin dall’inizio), con la formula «perché il fatto non sussiste», e ancora ha prosciolto dall’accusa di
truffa il figlio dell’ex magistrato, l’avvocato e ricercatore universitario Francesco Siciliano, e l’allora socio di
studio, l’avvocato Fabrizio Maimone Ansaldo Patti, sempre con la formula «perché il fatto non sussiste». Per il
dott. De Meo e per gli avvocati Francesco Siciliano e Fabrizio Maimone Ansaldo Patti si tratta quindi di
proscioglimenti totali dalle accuse contestate inizialmente: secondo il gup quindi il dott. De Meo non siglò alcun
certificato medico compiacente al prof. Tigano per consentirgli di non partecipare ad una commissione d’esame;
Siciliano e Maimone non truffarono l’ateneo peloritano facendo percepire al Siciliano lo stipendio di ricercatore
universitario, il primo esercitando la professione forense e il secondo come socio “occulto” di studio per non fare
figurare il primo. Con il rinvio a giudizio a carico del rettore Tomasello e del prof. Tigano, in concorso con l’ex
magistrato Siciliano, rimane invece in piedi per i due docenti universitari solo l’accusa di rivelazione di segreto
d’ufficio legata al caso Caratozzolo, l’ex dg del Policlinico che nel 2006 fu al centro di un contenzioso con
l’Università e con il rettore Tomasello, fino ad arrivare alla sua defenestrazione. Secondo l’accusa l’ex
magistrato avrebbe rivelato ai due docenti alcuni particolari degli accertamenti d’indagine sulla vicenda. Per
questa parte non era più prevista da tempo, dopo l’archiviazione, la corruzione a carico del rettore e dell’ex
magistrato, contestata nella prima fase dell’inchiesta. Sono infine sette i capi d’imputazione per i quali è stato
rinviato a giudizio l’ex magistrato Pino Siciliano, così come aveva richiesto all’udienza scorsa il pm Rocco
Cosentino, per un’inchiesta gestita all’epoca personalmente dal procuratore capo di Reggio Calabria Giuseppe
Pignatone e dal suo sostituto Beatrice Ronchi, con l’apporto della Squadra Mobile di Messina. Altra tappa
processuale ancora in piedi quella per i due riti abbreviati ottenuti dall’ex segretario provinciale dell’Udc di
Messina Michele Caudo e dall’ex liquidatore della Impregilo, Domenico Occhipinti, che compariranno davanti al
gup di Reggio Calabria il prossimo 22 maggio. NUCCIO ANSELMO - GDS
http://www.enricodigiacomo.org/2012/02/messina-ce-anche-la-moglie-del-rettore-accusata-ditruffa-universita-in-nove-a-giudizio-nove-i-prosciolti-scagionati-%C2%ABnon-aver-commesso-ilfatto%C2%BB-trommino-e-cardile/
2FEB2012
MESSINA, C’E’ ANCHE LA MOGLIE DEL RETTORE ACCUSATA DI
TRUFFA: Università, in nove a giudizio. Nove i prosciolti,
scagionati («non aver commesso il fatto») Trommino e Cardile
Postato da Enrico Di Giacomo
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Cronaca da Messina e dintorni
Nove rinvii a giudizio e altrettanti proscioglimenti. S’è conclusa così nel primo pomeriggio di ieri
l’udienza sui casi di assenteismo all’Università e sull’assegnazione di borse di studio post dottorato,
nonché sull’assegnazione di posti per incarichi amministrativi e di docenza. La sentenza del gup
Antonino Genovese è arrivata dopo che la Procura, il 25 gennaio, aveva ribadito la richiesta di rinvio
a giudizio per tutti e 18 gli indagati dell’inchiesta
Finanza. Un’indagine
in
pratica
generata
da
quella
della sezione di Pg
principale
sulla
facoltà
della Guardia
di
Veterinaria,
di
che
riguardava Carmela Grasso, moglie del rettore Francesco Tomasello (nella foto), e altre 17 persone tra
docenti e impiegati amministrativi che dovevano rispondere, a vario titolo, di truffa e abuso d’ufficio. Ecco le
decisioni del gup Genovese. Sono stati rinviati a giudizio al 3 maggio, davanti ai giudici della prima sezione
penale del tribunale: Carmela Grasso, Angela Tortora, Concetta Epasto, Francesco Gatto, Armando
Curatola, Annamaria Murdaca, Giuseppa Casapollo, Giovanna Ursino e Letterio Smeriglio. Sono stati
prosciolti da tutte le accuse Carmelo Trommino e Giuseppe Cardile (la formula è piena, vale a dire «per
non aver commesso il fatto»), e quindi dai capi 37 e 38 (due casi d’abuso d’ufficio legati ad altrettanti concorsi
pubblici) Giuseppe Rando, Velleda Bolognari, Aldo Attilio Epasto, Giuseppe D’Attila, Elvira Lusanna,
Oria Tallone, Giovanni Petino. Ad eccezione della Ursino e della Epasto, che per altre imputazioni hanno
registrato il rinvio a giudizio, per tutti gli altri indagati iniziali si tratta di un proscioglimento totale dalle accuse.
Parte delle teorie difensive sull’insussistenza delle accuse, quindi, sono state accolte dal gup Genovese, sia sulla
vicenda di alcuni concorsi (secondo i difensori c’erano agli atti solo alcune conversazioni telefoniche peraltro
piuttosto equivoche), sia per le posizioni di Trommino e Cardile, rispettivamente direttore e segretario
amministrativo del centro UniMe Sport, cioé il luogo di lavoro dove si assentò in più occasioni Carmela Grasso.
È ovvio che sarà necessario leggere le motivazioni del giudice, ma con il non luogo a procedere «per non aver
commesso il fatto» deciso dal gup Genovese emerge il convincimento del giudice su come sia Trommino sia
Cardile fossero all’oscuro delle ripetute assenze dal luogo di lavoro di Carmela Grasso, e non fossero quindi
coinvolti nella vicenda. Nutrito il collegio di difesa impegnato ieri, composto dagli avvocati Pietro Luccisano,
Nino Favazzo, Laura Aurtu Ryolo, Aurora Notarianni, Giuseppe Aveni, Salvatore Stroscio, Salvatore Silvestro,
Alfonso Parisi, Daniela Agnello, Antonino Chirico e Antonino Amata. Per quel che riguarda i nove rinvii a giudizio
al centro dell’inchiesta c’era ladott. Grasso, impiegata di categoria “C” distaccata al Centro UniMe Sport, i cui
movimenti vennero monitorati dalla Finanza tra il novembre del 2007 e il giugno del 2008, quando in pratica il
suo telefono era sotto controllo per l’altra inchiesta su Veterinaria. E secondo i finanzieri ci furono ben 77
giornate lavorative piuttosto dubbie, quando si sarebbe assentata per l’intero arco della giornata o
per una parte, con alcune variabili possibili tra timbrature fantasma, permessi e congedi
straordinari. Le ipotesi di truffa che sono contestate in questa tranche dell’inchiesta, in concorso o in alcuni
casi singolarmente a Carmela Grasso, prevedono però altre tipologie. Oltre alla successiva sigla della
dichiarazione di mancata timbratura, vengono contestati anche casi in cui avrebbe fatto timbrare a terzi il
badge mentre si trovava da tutt’altra parte, oppure avrebbe usufruito di congedi straordinari (il 2, 4 e 18
gennaio 2008, il 4 marzo 2008 e il 14 maggio 2008) presentando false autocertificazioni con cui attestava la
sua condizione di malattia, «in realtà inesistente»; ed ancora, in due casi, avrebbe inoltre richiesto e usufruito
di permessi di servizio non giustificati da “reali esigenze di servizio” e in un caso, il 21 gennaio del 2008, si è
recata a Taormina “per interessi squisitamente privati” allontanandosi dal posto di lavoro per 2 ore e 43 minuti
come ha certificato la Guardia di Finanza. Oltre ai suoi casi di assenteismo, circoscritti nell’ambito della truffa,
erano contestate inizialmente dalla Procura anche alcune ipotesi di abuso d’ufficio per l’assegnazione di borse di
studio post-dottorato e di posti pubblici per incarichi amministrativi e di docenza. Ma su questo filone s’è
registrato il proscioglimento degli indagati per due casi, mentre l’unico caso di questa tipologia rimasto in piedi
con i rinvii a giudizio è il capo d’imputazione n. 36: l’assegnazione di una borsa di studio alla nipote della
Grasso. Nuccio Anselmo - GDS
http://www.enricodigiacomo.org/2012/02/assunzione-precari-e-centro-interdisciplinare-chiestorinvio-a-giudizio-per-il-rettore-tomasello-il-sostituto-procuratore-camillo-falvo-ha-chiesto-il-rinvioa-giudizio-del-rettore-dellunivesita-di/
02FEB2012
UNIVERSITA’ DI MESSINA NELLA BUFERA - Assunzione precari e
Centro Interdisciplinare, il sostituto procuratore Camillo Falvo ha
chiesto il rinvio a giudizio del Rettore dell’Univesità di Messina,
Franco Tomasello e del direttore amministrativo dell’Ateneo,
Giuseppe Cardile per abuso d’ufficio e falso
Postato da Enrico Di Giacomo
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Cronaca da Messina e dintorni
Due inchieste avviate nel 2009 dalla Guardia di Finanza che vedono coinvolte il Rettore
dell’Università di Messina, Franco Tomasello ed il direttore amministrativo dello stesso Ateneo Pino
Cardile. Per entrambi il sostituto procuratore Camillo Falvo ha chiesto il rinvio a giudizio per le
ipotesi di reato di abuso d’ufficio e falso. La prima vicenda riguarda l’assunzione a tempo
determinato all’Università di nove persone che non erano in possesso dei requisiti richiesti. Il
sostituto Falvo, per questo fascicolo, ha chiesto che venga processata per abuso d’ufficio anche il
capo area degli organi collegiali e servizi amministrativi e documentali dell’Università Maria Ordile
mentre ha chiesto l’archiviazione per l’ex direttore amministrativo dell’Ateneo Salvatore Biliardo e
per il dirigente dell’Ufficio
coordinamento
di sviluppo Elio Vigorita.
Nel
2008 il consiglio
d’amministrazione dell’Università, seguendo le indicazioni della finanziaria appena approvata dal
governo, decise di stabilizzare nove precari in possesso del requisito temporale previsto dalla legge
e cioè aver maturato un periodo di 36 mesi lavorativi, anche non continuativi, nell’ultimo
quinquennio. Secondo l’accusa gli indagati attestarono falsamente che i nove precari avevano
maturato il requisito temporale, il tutto a scapito di soggetti che avrebbero avuto diritto a quella
stabilizzazione. Per raggiungere questo scopo il consiglio d’amministrazione dell’Università approvò
delle modifiche al regolamento in materia di stabilizzazione del personale a tempo determinato. In
sostanza venne eliminato il requisito temporale dell’ultimo quinquennio dando via libera all’ingiusta
assunzione di nove persone. La seconda vicenda, per la quale è stato chiesto il rinvio a giudizio solo
del Rettore Tomasello e del direttore amministrativo Cardile per falso e abuso, riguarda la mancata
istituzione ed attivazione del “Centro Interdisciplinare di Chirurgia comparata” per il quale l’Ateneo
di Messina aveva ottenuto 480.000 euro stanziati dal Ministero dell’Università nel 2005. Secondo
quanto accertato dagli investigatori Tomasello e Cardile con una relazione avrebbero indotto in
errore il Senato Accademico facendo si che venissero destinate le somme a finalità diverse da quelle
indicate nel piano generale di utilizzo dei fondi comunicato al Miur. Secondo gli inquirenti l’obiettivo
era quello di danneggiare il professor Giuseppe Cucinotta, responsabile e delegato per l’attivazione
del Centro Interdisciplinare di Chirurgia comparata. Cucinotta, infatti, nel 2007 aveva denunciato
all’autorità giudiziaria lo stesso Rettore Tomasello e l’ex preside di Veterinaria Battesimo Macrì.
Secondo l’accusa Macrì e Tomasello esercitarono pressioni sul professor Cucinotta perché aiutasse il
figlio dell’ex preside di Veterinaria a vincere un concorso per professore associato. Cucinotta però
denunciò tutto ed il Rettore fu sospeso dalle funzioni per due mesi e Macrì nel luglio 2007 finì agli
arresti domiciliari.
Università, tre richieste di giudizio Falso e abuso per il rettore Tomasello, il direttore Cardile e il
funzionario Ordile.
Dall’inchiesta “madre”, quella su Veterinaria, a mano a mano che il tempo, e le indagini, passavano,
emergevano nuovi filoni, tra un’intercettazione e un esposto. Adesso ci sono le carte giudiziarie di
altre due storie. Una per la stabilizzazione di nove precari, secondo la Procura effettuata dall’ateneo
in violazione di legge con il conseguente “ingiusto vantaggio patrimoniale” per i beneficiati, l’altra
per la mancata creazione del Centro interdisciplinare di Chirurgia comparata, secondo la Procura
una ritorsione per «arrecare un danno» al docente di Veterinaria Giuseppe Cucinotta, il quale con le
sue
denunce
originò
proprio
l’inchiesta
“madre”
sulla
facoltà
universitaria
che
ha
sede
all’Annunziata. L’ultimo atto concreto in ordine di tempo in queste due storie è la richiesta di rinvio
a giudizio avanzata all’Ufficio gip dal sostituto procuratore Camillo Falvo per il rettore Francesco
Tomasello e il direttore amministrativo Giuseppe Cardile, con l’accusa di abuso d’ufficio e falso. Il
magistrato ha chiesto il giudizio anche per il capo area
degli organi collegiali e servizi
amministrativi e documentali dell’Università, Maria Ordile, per abuso d’ufficio. Contestualmente, e
questa è una novità rispetto all’atto di chiusura delle indagini preliminari, il sostituto Falvo ha richiesto al
gip l’archiviazione per l’ex direttore amministrativo Salvatore Bilardo e per il dirigente dell’Ufficio
coordinamento
e
sviluppo Elio
Vigorita,
che
nella
prima
fase
dell’inchiesta
risultavano
indagati. Evidentemente per il magistrato il quadro accusatorio è mutato dopo la fase procedurale riservata
alle argomentazioni difensive. Questa nuova ed ennesima inchiesta sull’Università ruota quindi intorno alla
stabilizzazione di nove precari e all’istituzione del Centro di chirurgia comparata. Per quanto riguarda i nove
precari gli indagati, secondo l’accusa, avrebbero attestato falsamente che i lavoratori erano in possesso di un
requisito temporale per la stabilizzazione. A questo punto i nove sarebbero stati assunti dall’ateneo a scapito di
altri lavoratori che, secondo la Procura, avevano invece maturato i requisiti per la stabilizzazione. In questa
vicenda sarebbe stato cambiato, secondo l’accusa, il regolamento in materia di assunzione di personale precario
dal Consiglio di amministrazione dell’Università, con una falsa rappresentazione dei fatti e della normativa in
materia, e pur in presenza di pareri specifici, e sostanzialmente contrari, del collegio dei revisori dei conti e
dell’Avvocatura dello Stato. Nell’ambito della seconda vicenda, per la quale sono indagati per abuso d’ufficio
solo il rettore Tomasello e il direttore amministrativo Cardile, c’è al centro l’istituzione di un Centro
interdisciplinare di chirurgia comparata. Per realizzarlo l’ateneo peloritano ottenne uno stanziamento di 480
mila euro con i fondi Fesr dal Miur, il ministero dell’Università. Secondo l’accusa, inoltre, il rettore e il direttore
amministrativo avrebbero usato le somme per finalità diverse da quelle indicate dal Miur sin dal 2005. Secondo
l’ipotesi accusatoria di Procura e Guardia di Finanza il rettore Tomasello attuò questo comportamento allo scopo
di danneggiare il professore Giuseppe Cucinotta, che era responsabile e delegato per l’attivazione del Centro.
Proprio il prof. Cucinotta, nel gennaio 2006, aveva denunciato alla Procura lo stesso Tomasello e l’allora
prorettore Battesimo Macrì, per una vicenda sui presunti concorsi truccati alla facoltà di Veterinaria. NUCCIO
ANSELMO - GDS
http://www.enricodigiacomo.org/2012/02/universita-di-messina-il-cga-conferma-la-sentenza-deltar-illegittima-l%E2%80%99autoproroga-del-rettore-e-degli-organi-governo-il-consiglio-digiustizia-amministrativa-per-la-regione-sicilia/
28FEB2012
UNIVERSITA’ DI MESSINA - Il Cga “conferma” la sentenza del Tar:
illegittima l’autoproroga del rettore e degli organi governo. Il
Consiglio di Giustizia Amministrativa per la Regione siciliana
respinge, in sede cautelare, il ricorso presentato dall’Università
Postato da Enrico Di Giacomo
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Cronaca da Messina e dintorni
Secondo grado di giustizia, secondo round. Ed ancora una volta il rettore dell’Ateneo peloritano, Francesco
Tomasello, va al tappeto. A colpirlo, come un boomerang che torna indietro e fa male, quel provvedimento che
lui più di tutti ha voluto : la modifica dell’articolo 57 del vecchio statuto ( pre-Gelmini ed ancora in vigore ) con
cui Senato accademico e Cda hanno deliberato, all’inizio del 2010, il prolungamento di un anno del mandato del
magnifico e di quello di tutti gli altri organi di governo. Su quel provvedimento si era già espresso il T.A.R. di
Catania che, con sentenza n. 2586/2011, lo aveva giudicato illegittimo, accogliendo il ricorso proposto da un
gruppo di docenti e dipendenti dell’Ateneo. Oggi, la sentenza del tribunale ammnistrativo trova conferma anche
nella decisione del Consiglio di Giustizia Amministrativa per la Regione siciliana che, in sede cautelare, con
ordinanza n. 132/2012 del 24 febbraio ha respinto l’appello presentato dall’Università di Messina e dal
Ministero, che ne avevano chiesto l’immediata sospensione, paventando danni gravi ed irreparabili a causa della
mancata proroga degli attuali vertici di governo dell’Ateneo. Il CGA, con motivazione quanto mai ampia in sede
di sospensiva, ha confermato l’efficacia e la validità delle statuizioni del T.A.R. catanese, precisando che
«l’appello non è assistito da adeguato fumus boni juris, nella parte in cui è volto a censurare il capo n. 2 della
sentenza gravata, potendo apparire (che) la modifica dell’art. 57 dello Statuto universitario (pur con il modesto
temperamento dell’art. 57–bis) si atteggi come una <>, priva di ogni generalità e astrattezza, e come tale in
contrasto con il principio che nessun organo collegiale può, al di fuori di una previsione normativa che lo
preveda e consenta, prorogare se stesso con provvedimento amministrativo». Si tratta di una severa “censura”
dei provvedimenti impugnati , che di fatto hanno impedito all’Ateneo di rinnovare i propri organi di governo alla
naturale scadenza. Anche questo secondo verdetto viene accolto con grande soddisfazione dai ricorrenti, che
non solo continueranno a seguire questa battaglia legale ma combatteranno con ogni mezzo anche la proroga
bis del rettore, vale a dire quella sancita nel nuovo Statuto dell’Università attualmente al vaglio del Ministero,
che nei prossimi giorni dovrebbe concludere il proprio esame e rendere note le proprie osservazioni . La
primavera è porte alle e sul fronte dell’Università si attendono giorni caldi. E non dal punto di vista
meteorologico. (DLT) - Tempostretto.it
http://www.enricodigiacomo.org/2012/03/messina-scienze-politiche-le-lauree-sono-a-rischio-ilrettore-tomasello-%C2%ABil-problema-esiste-ma-spero-venga-risolto-presto-o-dovrocommissariare-la-facolta%C2%BB/
07MAR2012
UNIVERSITA’ DI MESSINA, LO SCANDALO CONTINUA…: Scienze
politiche, le lauree sono a rischio. Il rettore Tomasello: «Il problema
esiste ma spero venga risolto presto o dovrò commissariare la
facoltà»
Postato da Enrico Di Giacomo
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Cronaca da Messina e dintorni
Hanno studiato per anni, a costo di grandi sacrifici loro e delle famiglie che li hanno mantenuti
all’Università. Ma adesso la loro futura laurea è in discussione. Una storia già sentita, alle nostre
latitudini. Esattamente nell’ottobre scorso quando alla facoltà di Scienze politiche scoprirono che 36
laureati rischiavano di vedere invalidate i propri diplomi a causa di una difformità tra il manifesto
degli studi e l’offerta formativa. Alla fine tutto si risolse con una sanatoria del ministero e i laureati
tirarono un sospiro di sollievo. Ma ci sono ricascati. E se sbagliare è umano, perseverare è diabolico.
In questo caso più che mai. Così la facoltà di Scienze politiche torna al centro delle polemiche e
questa volta il rischio è che gli strascichi siano più seri, anche a livello di danno di immagine. Il
problema è sempre lo stesso: la difformità tra il Rad ministeriale e il manifesto degli studi. In molte
circostanze si tratta di errori materiali, quindi facilmente risolvibili, ma in alcuni casi c’è di più, visto che in
questi ultimi anni sono stati “gonfiati” i crediti assegnati ad alcuni insegnamenti rispetto a quelli che
comparivano ufficialmente, facendo saltare di fatto tutto il sistema. E c’è chi ipotizza che l’errore sia stato
commesso volontariamente, visto che l’aver aumentato i crediti di alcune “materie” ha consentito di bandire
concorsi per ricercatori proprio in questi insegnamenti, a discapito di altri, con conseguenti assunzioni che non
andavano fatte. Del clamoroso errore, bisognerà capire quanto volontario, si è accorto due settimane fa il
ministero della Pubblica istruzione che ha inviato subito una nota all’Università, evidenziando l’errore e
invitando la facoltà a prendere subito provvedimenti. È stato il panico. Da allora, infatti, si sta provando a
individuare una soluzione che però ancora non è del tutto definita, almeno per la complessità dei casi. In questi
giorni si sono riuniti i corsi di laurea che hanno stabilito un percorso di sanatoria per moltissime fattispecie. Ma
la decisione definitiva spetterà oggi al consiglio di facoltà che si riunirà alle 15.30 e che deve dare risposte entro
giovedì, come stabilito per legge. Difficile capire cosa sarà, visto che dall’Ateneo gli umori sono contrastanti.
Alcuni dispensano ottimismo, ipotizzando una sanatoria totale; altri – la maggioranza – immaginano
conseguenze non positive per almeno un corso di laurea, circa un centinaio di studenti, per il quale le
discrepanze sarebbero più gravi. Così come difficilmente si riuscirà a sanare la situazione delle “doppie lauree”,
riscontrate in due-tre casi: una delle due lauree rischia, infatti, seriamente di essere nulla. Sul banco degli
imputati il preside Andrea Romano, «unico ad avere la password» per accedere a Rad e offerta didattica come
hanno voluto scrivere i docenti nei verbali dei corsi di laurea svoltisi in questi giorni. E per questo motivo alcuni
professori della facoltà hanno avanzato la richiesta di dimissioni di Romano, che sarebbe stato invitato a
lasciare anche dal rettore Franco Tomasello che però preferisce non infierire. «È vero il problema esiste –
commenta il neurochirurgo – per i gli iscritti negli anni accademici 2009-2010 e 2010-2011; parliamo quindi di
studenti che ancora si devono laureare. Non vorrei che ci si confondesse con quanto accaduto a ottobre: in quel
caso si trattò di una vera e propria sanatoria successiva per studenti che si erano laureati e che rischiavano di
dover tornare all’Università per dare due materie; in questo caso non siamo in presenza di una sanatoria, visto
che il consiglio di facoltà potrà intervenire per tempo, prima che il problema si presenti. Il ministero ci ha
informato e stiamo lavorando ad una soluzione».
– Già individuata per tutti? Anche per il corso di laurea in Scienze del Governo?
«In molti casi si tratta di semplici errori materiali e quindi non sarà difficile risolvere le varie situazioni. Certo c’è
un problema per quanto riguarda qualche corso di laurea a quanto mi dicono i tecnici, ma confido che si possa
trovare una soluzione».
– Altrimenti?
«Per adesso non ci voglio pensare, ho chiesto delle soluzioni immediate e per tutti gli studenti. Se non sarà così
sarò costretto a commissariare la facoltà. Ma sono convinto che ci siano margini perché tutto si risolva».
– E il preside Romano?
«Ha deciso di farsi da parte per il momento, anche per motivi personali. Oggi, infatti, il consiglio di facoltà verrà
tenuto dal vicepreside, il prof. Francesco Astone». MAURO CUCE’ - GDS
http://www.enricodigiacomo.org/2012/03/universita-di-messina-scienze-politiche-il-consiglio-varala-sanatoria-lassociazione-morgana-%C2%ABgestione-approssimativa-bisogna-individuare-leresponsabilita%C2%BB/
8MAR2012
UNIVERSITA’ DI MESSINA: Scienze politiche, il consiglio vara la
sanatoria. L’Associazione Morgana: «Gestione approssimativa,
bisogna individuare le responsabilità»
Postato da Enrico Di Giacomo
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Cronaca da Messina e dintorni
Non vogliono chiamarla “sanatoria”, ma nei fatti si tratta di questo. Perché ciò che è stato deciso ieri dal
Consiglio di facoltà di Scienze Politiche è esattamente “un atto con cui l’autorità competente rende legittime
situazioni che altrimenti sarebbero dichiarate non conformi alla legge per vizi di sostanza o di forma”. È
l’epilogo, almeno per il momento, dell’ennesima vicenda paradossale che riguarda la facoltà di Scienze politiche,
già balzata agli onori delle cronache lo scorso ottobre, quando si scoprì che 36 laureati rischiavano di vedere
invalidate i propri diplomi a causa di una difformità tra il manifesto degli studi e l’offerta formativa. Alla fine
tutto si risolse con una sanatoria (tanto per cambiare) del Ministero e i laureati tirarono un sospiro di sollievo.
Adesso il problema si è ripresentato, anche se non esattamente nella stessa forma. Nel senso che questa volta
ad essere interessati erano gli studenti in corso. Ma di fatto si tratta sempre di una difformità tra offerta
formativa e manifesto degli studi. In sintesi alcune materie comparivano come fondamentali nel manifesto degli
studi ma non lo erano nell’offerta formativa comunicata e viceversa per altri insegnamenti. Un caos che ha
seriamente rischiato di far saltare tutto per aria, visto che molti studenti si sarebbero trovati a dover ridare
materie o darne in più rispetto al piano di studi. Per questo motivo ieri pomeriggio, in fretta e furia al culmine di
una settimana di tensioni, si è dovuto riunire il Consiglio di facoltà, presieduto dal preside vicario Francesco
Astone, dopo che il preside Andrea Romano era stato preso di mira da diversi docenti (era l’unico ad avere la
password per accedere a rad e offerta) che ne hanno chiesto le dimissioni. L’errore avrebbe, infatti,
avvantaggiato alcune cattedre, come quella di Storia delle Istituzioni, che hanno goduto di un numero di
ricercatori più alto, rispetto a quelle di altri atenei italiani. E il Consiglio di Scienze Politiche ha preso l’unica
decisione possibile: è stata, infatti, «autorizzata la Direzione servizi didattici dell’Ateneo a modificare eventuali
errori materiali rilevati nella formulazione dell’offerta formativa stessa e a provvedere ad allineare le carriere
individuali degli studenti al manifesto degli studi vigente. È stato inoltre deciso di mettere in atto, in sinergia
con la direzione servizi didattici, tutte le misure idonee ad evitare che altri errori materiali possano verificarsi in
futuro». Il consigilo di Facoltà, al termine di una seduta dai toni accesi, ha votato per quanto riguarda i docenti
(presenti 57 su 68) e il personale amministrativo (2) all’unanimità, mentre dagli studenti sono arrivate le
maggiori critiche (7 voti a favore, 2 astenuti, 1 contrario). Bisognerà capire adesso cosa comporta realmente la
sanatoria. Sono salve le carriere di tutti gli studenti? Dall’Università dispensano ottimismo, ma qualcuno
sussurra di problemi per quanto riguarda le doppie-lauree. Vedremo. Immediate le repliche, a cominciare
dall’Associazione universitaria Morgana. «La soluzione individuata dal Consiglio di facoltà di Scienze Politiche –
sottolinea l’associazione studentesca – prevede l’adeguamento dell’offerta formativa al Rad ministeriale. Le
discrepanze verranno superate tenendo conto, comunque, del voto conseguito dagli studenti nelle materie
penalizzate dall’adeguamento, al fine del computo della media». La proposta ha ricevuto un solo voto contrario
del rappresentante studentesco Giuseppe Di Giorgio: «È l’ennesima volta che il Consiglio di facoltà si trova a
fronteggiare errori e gravi mancanze nella gestione della problematiche dei piani di studio e la soluzione
configurata non appare formalmente ineccepibile. Si è avvertita pertanto l’esigenza di esprimere un voto di
protesta alla perpetrata approssimazione con la quale è stata affrontata la questione sino ad oggi». Interviene
anche il senatore accademico Federica Mulè: «Sono mesi che nelle sedi competenti sono state inviate svariate
sollecitazioni per risolvere alla radice le questioni trascinate sino ad oggi, sollecitazioni che non hanno ricevuto
alcuna risposta, se non quella di uno scontato e tardivo adeguamento al Rad ministeriale». Inoltre, il presidente
dell’Associazione universitaria Morgana, Smeralda Mangano, ricorda come «ancora non siano state chiarite
finalità, responsabilità ed eventuali beneficiati e penalizzati dalle irregolarità. Di certo tra i penalizzati ci sono gli
studenti. Ci auguriamo - concludono i tre rappresentanti dell’associazione Morgana, Di Giorgio, Mulè e Mangano
- che con la riapertura della discussione sull’offerta formativa 2012/2013 si valuti l’opportunità di migliorare i
termini della stessa, così da renderla maggiormente affine a quelle degli altri Atenei d’Italia. Auspicando inoltre
dei doverosi chiarimenti sulle responsabilità di tutte queste anomale vicende che, oltre a danneggiare
materialmente gli studenti direttamente coinvolti, hanno comportato e comporteranno l’ennesimo danno di
immagine all’Ateneo e ai suoi studenti». Nota a margine. Non ci sarà quel “commissariamento” della facoltà (in
realtà non contemplato dalla normativa) annunciato, in caso di mancata soluzione del problema, dal rettore
Tomasello in un’intervista telefonica. Lo abbiamo scritto e lo ribadiamo, senza alcun timore di smentita. MAURO
CUCE’ - GDS
http://www.enricodigiacomo.org/2012/03/universita-di-messina-riforma-dello-statuto-ecco-i-rilievidel-miur-nei-prossimi-giorni-i-dettagli-ma-il-rettore-tomasello-esprime-gia-soddisfazione/
09MAR2012
UNIVERSITA’ DI MESSINA: Riforma dello Statuto, ecco i rilievi del
Miur. Nei prossimi giorni i dettagli, ma il rettore Tomasello esprime
già soddisfazione
Postato da Enrico Di Giacomo
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Cronaca da Messina e dintorni
Il ministero dell’Istruzione ha inviato all’Università di Messina i rilievi in merito alla revisione dello Statuto
d’Ateneo, prevista nell’ambito della riforma Gelmini. Le direttive, che oggi verranno trasmesse a Senato
accademico e Consiglio d’amministrazione, sono state accolte con particolare entusiasmo dal rettore Franco
Tomasello, che le ha commentate ieri davanti ai componenti dei gruppi di lavoro che stanno predisponendo
l’istruttoria degli adempimenti per rendere esecutivo l’assetto in fase di definizione. La revisione dello Statuto
prodotta dall’ateneo peloritano è stata inserita dal Miur nella fascia più alta tra quelle confezionate delle
università italiane. «Non ho ancora analizzato a fondo la documentazione ricevuta, ho dato solo una sbriciata in
aereo – ha commentato il rettore –. La valutazione generale ci fa però capire che è stato fatto un buon lavoro».
Certamente migliore anche di realtà accademiche vicine alla città dello Stretto, il cui lavoro è stato in buona
parte bocciato. L’impressione è che le segnalazioni siano di carattere più formale che sostanziale. Sotto la lente,
in particolare, la composizione del Consiglio d’amministrazione, che nel nuovo quadro normativo dovrà essere il
vero organo decisionale. Dovranno essere attuate alcune modifiche ma l’interpretazione della legge sarebbe
emersa come autentica. La commissione costituita ad hoc per redigere lo Statuto ha assegnato al Senato
accademico la rappresentatività delle istanze pubbliche, ad esempio attraverso l’articolata procedura di nomina
dei componenti del Cda (quindi non eletti) e alla formulazione di pareri obbligatori su determinate materie. I
rilievi del Ministero non spaventano dunque i vertici dell’Università, che anzi annunciano l’ultimazione del lavoro
in tempi brevi. «Dobbiamo andare in approvazione prima possibile – ha aggiunto Tomasello –. Se dovessimo
terminare il procedimento entro la fine del mese avremo rispettato la promessa fatta il mese scorso». Adesso
gli appunti del Miur verranno analizzati, quindi il testo dello Statuto verrà modificato dall’apposita Commissione
in vista della nuova approvazione del Senato accademico (con annesso parere del Consiglio). Il benestare del
Ministero precederà poi la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, che equivarrà all’assunzione dell’efficacia.
Intanto, secondo le direttive di Tomasello, dovrà andare avanti il percorso avviato dai gruppi di lavoro costituiti
a febbraio. La riunione interna di ieri è stato ancora interlocutoria, la maggioranza delle squadre hanno in realtà
appena iniziato a valutare i compiti assegnati e si sono incontrati due, tre volte al massimo. Il rettore ha
invitato i componenti designati ad accelerare perché il loro lavoro servirà come base di discussione per le
formule attuative delle modifiche previste. Se infatti per lo Statuto è stato ribadito che il dibattito può dirsi
ormai chiuso, la discussione sui regolamenti è senza dubbio aperta: «È giusto che ognuno esponga la propria
opinione – ha spiegato Tomasello –. Pubblicheremo pian piano il lavoro sul Internet per renderlo consultabile».
Ma è chiaro che anche quel poco fin qui prodotto dovrà essere modellato sulla base dei rilievi del Miur, che
difatti verranno trasmessi anche ai responsabili dei vari segmenti di studio. Tutte strategie per mantenere
elevata la competitività dell’ateneo peloritano. Con la diminuzione dei fondi la “sfida” tra università diviene
sempre più spietata e ci vorranno sempre maggiore organizzazione e idee per non perdere qualità. «Serve
coesione – ha continuato il rettore –. Quando c’è stata abbiamo fatto buone cose. Messina ce la farà anche
stavolta,
ma
deve
scommettersi».
Tomasello traccia
la ricetta:
puntare
su
ricerca,
innovazione,
e
internazionalizzazione. L’obiettivo è aprire al Sud America, soprattutto all’Argentina per ragioni linguistiche. E
ancora al nord-Africa con Tunisia, Marocco ed Egitto, paesi molto interessati al settore medico. E infine alla
Cina, giudicata la forza universitaria più attrezzata del pianeta. Verrà inoltre lanciato il nuovo portare web
ufficiale dell’ateneo. L’ultima battuta Tomasello la riserva alla fine del mandato: «Terminerà con la stessa
scadenza prevista per tutti gli altri rettori italiani, come indicato dalla legge Gelmini». Questo il promemoria. La
scadenza naturale dell’incarico, prevista per il 31 ottobre 2011, è stata rinviata di un anno proprio per effetto
della 240/2011. Poi ulteriormente prorogata (fino al 2013) con la modifica nello Statuto della tradizionale data
di inizio dell’anno accademico, anticipata da novembre ad ottobre con il conseguente slittamento di un anno
dell’adozione dello Statuto stesso e quindi della proroga del mandato. Emanuele Rigano – GDS
Il punto chiave: addio alle facoltà.
Il passaggio chiave della revisione dello Statuto previsto dalla riforma universitaria è il sostanziale “addio” alle
vecchie facoltà, in favore dei dipartimenti. Nel dettaglio, secondo quanto previsto ad oggi, a Messina saranno
21, ma il passaggio dalla vecchia alla nuova formula sarà graduale. Sulla proroga del proprio mandato, il rettore
Tomasello ieri ha dichiarato: «Terminerà con la stessa scadenza prevista per tutti gli altri rettori italiani, come
indicato dalla legge Gelmini». In questo caso, dunque, nel 2013.