da "Il Resto del Carlino" del 08/08/12
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da "Il Resto del Carlino" del 08/08/12
•• 6 BOLOGNA PRIMO PIANO LA CITTÀ CHE CAMBIA MERCOLEDÌ 8 AGOSTO 2012 MARIO SGARGI PIERLUIGI SFORZA DAL 1886 UN’ISTITUZIONE PER L’ABBIGLIMENTO DA UOMO AL SUO POSTO ORA UNA CATENA «CON L’ADDIO DEI MARCHI STORICI LA STRADA PERDE LA SUA PERSONALITÀ» Chi c’era Chi ci sarà Uno store della Nokia occupa oggi il locale che fu, un tempo, dello storico bar Mokambo (poi diventato Segafredo), tappa e ritrovo conosciuto da ogni bolognese Al civico 1/f, al posto di Rimondi calzature per bambini, chiuso un anno fa, aprirà a breve un negozio di abbigliamento maschile del marchio americano Avirex Chiudono le botteghe, aprono gli store Il nuovo volto di via D’Azeglio tra chi arriva e chi abbassa per sempre le serrande STORICO Mario Sgargi, un’istituzione nella vendita di abiti da uomo, cessa l’attività VIA D’AZEGLIO pedonale sta cambiando pelle. Da qualche tempo è in atto un cambio di vocazione commerciale, che ha avuto una visibile accelerazione negli ultimi due anni. E che promette di essere drastico quanto quello che seguì la pedonalizzazione del 1968. In una decina d’anni, ricorda Pierluigi Sforza, presidente del consorzio degli esercenti della via, «questa parte di via D’Azeglio si trasformò da strada rionale a via dello shopping». Negli ultimi anni, il turn over delle insegne ha assunto dimensioni significative. Ben al di là del ricambio fisiologico di attività. Solo gli ultimi esempi, fra la decina degli ultimi mesi: al posto di Rimondi, calzature per bambini, aprirà Avirex; Sgargi, un’istituzione, chiude per cessata attività. Al suo posto, un altro negozio di abbigliamento da uomo, ma di catena; lo storico bar Mokambo (poi COLOSSO Ha aperto i battenti da pochi giorni il megastore di Nespresso STOFFE Da 75 anni all’angolo con piazza Maggiore, il negozio di tessuti All’Orologio si sposta. Da sinistra, Carlo Spadoni e Pierluigi Stecconi con una cliente Segafredo), è stato soppiantato da un Nokia store; al 15 ha aperto da pochi giorni il colosso Nespresso. Si trasferisce All’Orologio (tessuti, da 75 anni all’angolo con piazza Maggiore), in cerca di un locale più piccolo. UN PAIO di vetrine sono chiuse da tempo. E altre chiusure sono in vista. Con un trend ormai consolidato: «Chiudono le attività tradizionali e aprono quasi sempre negozi di catena, monomarca», commenta Sforza, la cui famiglia commercia orologi e preziosi da più di mezzo secolo. Tutto legittimo, va da sé. «Ma con l’addio dei marchi storici si perde la personalità di una strada che finisce così per essere uguale a tante altre strade dello shopping di tante altre città». IMPUTATO numero uno è la crisi, che si ripercuote sul commercio. Le attività tradizionali, spiega Sforza, «sono strette fra ricavi in forte ribasso e costi che, tra affitti, tasse e personale, sono in costante aumento». A lasciarci le penne sono i piccoli commercianti, che non hanno i margini di compensazione delle grandi marche. Difficile pensare di invertire la rotta. «L’assoluta liberalizzazione del commercio non consente interventi di protezione», afferma Sforza. Neppure al Comune restano strumenti incisivi. Al cambio di ‘fisionomia’ della via si aggiunge «una diversa sensibilità riguardo a interventi di decoro e pulizia, che hanno sempre visto i piccoli commercianti molto attivi». Le grandi catene «molto meno interessate». Se poi, alla crisi, «aggiungiamo il contraccolpo negativo delle pedonalizzazioni nei T-days, che hanno fatto crollare i passaggi nella via — aggiunge Sforza — le prospettive per il futuro non sono, purtroppo, positive». Luca Orsi Mara Pitari