Antenne Satellitari
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Antenne Satellitari
www.solovela.net Articolo pubblicato sulla rivista SoloVela La via delle stelle Molte barche hanno delle cupolette di plastica, montate sull’albero o sullo specchio di poppa con appositi tralicci. Siamo andati a curiosare e abbiamo scoperto che quelle semplici strutture nascondono un vero e proprio concentrato di tecnologia Nicodemo Angì ono sopra di noi, non li vediamo ma loro vedono noi o, meglio, vedono le nostre antenne. Non cercano il petrolio, non fotografano le targhe delle auto e non trovano i terroristi. Il lavoro dei satelliti per telecomunicazioni - ormai dato per scontato - non ha più l’onore delle prime pagine, ma è preziosissimo lo stesso. Sono loro che ci permettono di vedere le amatissime televisioni, di ascoltare le radio digitali ad alta qualità sonora e perfino di portare con noi il nostro ufficio. Se i servizi satellitari casalinghi sono ormai acquisiti da tutti, una domanda sorge spontanea: possiamo goderne anche in barca? La risposta è affermativa: le cupolette bianche (chiamate radome) che vediamo su molte barche contengono, infatti, al loro interno le antenne destinate alla ricezione dei satelliti. S ro presenza in un impianto satellitare per uso nautico è infatti indispensabile, a causa di una serie di fattori che proveremo a esporre in maniera più semplice possibile. La sostanza della questione è facile da enunciare: l’antenna satellitare deve essere “puntata” verso il satellite come se fosse un bersaglio da colpire, con l’aggravante che il target è a 36.000 km di distanza. Andiamo con ordine cominciando con il dire che i satelliti di nostro interesse sono geostazionari, ossia ruotano in sincronia con la Terra: perciò, i loro segnali “illumineranno” sempre la stessa porzione di superficie terrestre. La condizione di geostazionarietà implica una quota orbitale di 36.000 km, che è decisamente elevata. La cosa indebolisce di molto l’intensità del segnale ricevibile a terra, obbligando l’uso di antenne di forma parabolica, in grado di amplificare il segnale migliaia di volte solo per la loro forma. Il rovescio della medaglia si chiama direttività, ovvero un crollo della forza del segnale in uscita dall’antenna nel caso che la stessa si disallinei, anche solo leggermente. Il paragone si può fare pensando a un teleobiettivo fotografico: il soggetto appare molto vicino, ma basta un lieve movimento della fotocamera per “perderlo”, facendolo uscire fuori campo. Si comprende bene quale precisione sia necessaria per, in un primo momento, trovare il satellite e poi mantenerlo sempre al centro del mirino. UN CENTRO DA 36.000 KM Posta in questi termini la soluzione è semplice per applicazioni statiche (ossia con l’antenna fissata a un edificio). Possiamo ben immaginare, invece, le complicazioni che insorgerebbero qualora volessimo ricevere un satellite su un mezzo in movimento. La risposta ci viene, ancora una volta, dalla grande guaritrice chiamata elettronica: essa ci mette infatti a disposizione i mezzi per creare antenne a inseguimento, cioè in grado di cambiare il loro orientamento compensando i movimenti della barca e puntando costantemente il satellite. In questo modo sarà possibile ricevere i segnali televisivi, e molto altro ancora, anche in navigazione e con il mare mosso. Abbiamo parlato di molto altro ancora perché queste antenne non servono solo per captare segnali televisivi e radiofonici; è possibile, infatti, trasmettere e ricevere dati per navigare su Internet, usufruire della posta elettronica e instaurare videoconferenze e servizi di questo tipo. Il mercato di questi dispositivi è molto variegato e vede la presenza contemporanea sia di grandi gruppi, che di piccoli e vivaci costruttori molto preparati. Foto J. Vapillon/pool DPPI/VG DRITTI AL BERSAGLIO La questione ha avuto un vero sviluppo pratico non molti anni orsono, con la disponibilità di sensori, motori e microprocessori compatti, economici e a ridotto consumo energetico. La lo- KVH È uno dei produttori con il catalogo più ampio. Le linee disponibili sono la Tracphone per la telefonia satellitare, la Trac- Vision per la TV e un modello TracNet per il collegamento a Internet, destinato a lavorare in coppia con i prodotti TracVision. Le parabole di questi ultimi hanno diametri compresi fra 45 e 82 cm e pesano dai 13,6 ai 38,6 chilogrammi. La stabilizzazione avviene con girobussole al quarzo per i modelli C3, 4 e 6; i modelli G4 e G6, integrano le informazioni della girobussola con una bussola magnetica digitale, mentre l’ammiraglia G8 dispone di un ricevitore GPS incorporato e di una girobussola a fibre ottiche. I Tracphone sfruttano i satelliti Inmarsat e sono disponibili nei modelli 252 (parabola da 25 cm), F33 (48 cm) e F55 (66 cm) mentre il TracNet pesa solamente Kg. 1,5. www.kvh.com www.marangonimarine.com L’ammiraglia della gamma KVH è la G8, dotata di GPS, giroscopio a fibre ottiche e una leggera parabola in fibra di carbonio. Al suo fianco il trasmettitore TracNet, in unione con il quale costituisce un sistema di navigazione su Internet e ricezione televisiva. TracNet può alimentare fino a 5 computer in rete Ethernet o senza fili in standard Wi-Fi Il sistema Tracphone F55 di KVH usa i satelliti Inmarsat per gestire voce e dati (fax, Internet, EMail) in quasi ogni punto del globo SEA TEL L’azienda americana propone la serie 98, con parabole da 46, 51,8 e 61 cm accomunate dalla stabilizzazione con giroscopio al quarzo. Sono tutti apparati alimentabili a 12 V e con pesi compresi fra i 15,6 e i 18 kg; la ricerca dei satelliti è automatica. www.seatel.com www.messales.it La serie 98E di Sea Tel prevede tre modelli con ricevitore a doppia polarizzazione lineare; essi possono ricevere Astra, Eutelsat, Turksat, Ispasat ed altri satelliti Gennaio 2005 55 www.solovela.net Articolo pubblicato sulla rivista SoloVela STELLE, SENSORI E TROTTOLE RR ELECTRONIC Nella descrizione degli apparati nautici per la ricezione satellitare abbiamo incontrato diversi nomi e concetti attinenti la tecnologia: cerchiamo ora di capire cosa sono e come funzionano. Iniziamo dal sistema GPS: su SoloVela se ne parla spesso e in particolare se ne è visto il principio di funzionamento nel numero di Luglio 2004. Qui ci basta ricordare che esso si basa su una costellazione di 24 satelliti che orbitano intorno alla Terra, con un periodo orbitale di circa 12 ore, a 24.000 km di altezza, coordinati da un Master Controller situato negli Stati Uniti. I loro piani orbitali sono disposti in modo che ogni punto della superficie terrestre ne “veda” almeno 4; in queste condizioni è possibile determinare, con molta precisione e tramite calcoli trigonometrici, la posizione - latitudine, longitudine e altezza rispetto alla superficie terrestre - del ricevitore, e perciò del mezzo (ad esempio una barca) che lo contiene. Nel caso delle antenne a inseguimento la presenza del GPS è molto importante perché i suoi dati vengono usati per integrare le informazioni provenienti dalla bussola giroscopica. I satelliti per telecomunicazioni sono geostazionari, ovvero la loro quota orbitale è tale che essi ruotano insieme alla Terra e “guardano”, perciò, sempre lo stesso punto del globo. Sapere con precisione la propria posizione sulla superficie terrestre equivale, perciò, a conoscere in quale punto del cielo cercare il nostro prezioso satellite. I dati GPS sono utilissimi per “trovare” rapidamente i satelliti, avvertire che si sta abbandonando l’area di loro copertura e la loro precisione nel medio-lungo termine li rende adatti al monitoraggio degli spostamenti della barca lungo la propria rotta. Per il rollio, il beccheggio e in generale i movimenti brevi hanno invece buon gioco i giroscopi, sia meccanici che allo stato solido. Un giroscopio è un oggetto capace di fornire un riferimento direzionale invariante rispetto al tempo e alla posizione del veicolo che lo contiene. I primi giroscopi, sviluppati per applicazioni militari (sottomarini e missili balistici) erano meccanici e avevano come elemento attivo un disco metallico posto in rapi- 56 Gennaio 2005 Due generazioni di giroscopi a confronto. Il massiccio guscio metallico e l’elemento sferico - sospeso tramite un sottile strato di gas rotante ad altissima velocità - sono solo il “cuore” di un giroscopio per uso aerospaziale degli anni ‘60, il cui ingombro complessivo è ben più grande. La scatoletta bianca è invece un giroscopio completo a fibre ottiche dei nostri giorni, pronto per essere collegato agli altri componenti di un sistema complesso dissima rotazione e sospeso, all’interno di un involucro schermato, in modo da potersi orientare liberamente. In queste condizioni il suo asse di rotazione rimaneva sempre parallelo a sé stesso (cosa che, del resto, fa anche una comune trottola) e forniva un riferimento preciso utile per guidare con esattezza un mezzo in movimento. Una struttura del genere era inevitabilmente costosa, ingombrante e avida d’energia ed è per questo che sono stati sviluppati sensori allo stato solido che riescono a rilevare spostamenti angolari senza bisogno di parti meccaniche in movimento. In particolare grande diffusione hanno raggiunto i giroscopi che utilizzano le proprietà piezoelettriche possedute dai cristalli di quarzo o da particolari polimeri. Un materiale piezoelettrico genera elettricità quando viene sollecitato meccanicamente o, al contrario, si deforma se gli viene applicata una tensione elettrica. Le girobussole di questo tipo contengono dei cristalli messi in vibrazione costante da un circuito che trasmette loro un adatto segnale elettrico; in queste condizioni se si varia l’orientamento spaziale del cristallo in esso si generano delle forze di Coriolis che lo deformano leggerissimamente e producono, perciò, dei deboli segnali elettrici. Questi ultimi, una volta raccolti ed elaborati, forniscono i dati necessari per capire come la barca (e l’antenna satellitare su di essa installata) si stia “muovendo”. Un altro sensore di spostamento angolare sviluppato di recente prende il nome di FOG (Fiber Optic Gyro) e prevede 3 bobine (una per ogni asse cartesiano) di fibre ottiche ognuna equipaggiata con una sorgente luminosa, un sensore e un sistema ottico che divide il raggio luminoso in due parti. I due fasci di luce percorrono la fibra ottica (sottilissima e lunghissima, si parla di 1,5 - 5km) in direzioni opposte. Se l’asse della bobina è in quiete i due fasci arriveranno al sensore in fase, le loro intensità si sommeranno e l’uscita del sensore stesso sarà massima. Una rotazione della bobina produrrà uno sfasamento dei due raggi che si elideranno parzialmente e metteranno il sensore in condizione di produrre un segnale meno forte. Queste variazioni di tensione vengono raccolte, elaborate e convertite in indicazioni sui movimenti della bobina e, perciò, della struttura che ospita l’antenna. Ovviamente le cose sono molto più complicate di quanto descritto dato che oltre al rollio e al beccheggio esistono vibrazioni e movimenti spuri (pensate quante vibrazioni produce un genoa che sbatte o il passaggio sull’onda) che vanno discriminati ed eliminati. I segnali “puliti” così ottenuti vanno a comandare dei motorini elettrici che imprimono alla parabola movimenti contrari a quelli della barca, in modo che questi ultimi vengano compensati; il risultato è che l’antenna riesce a “puntare” costantemente il satellite. L’Azienda tedesca propone tre antenne della serie Delta nei diametri di 43, 60 e 93 cm e pesi che vanno dai 18 ai 75 kg. Alimentate a 24 V assorbono in media 2 Ampere e sono dotate di 4 LNB - gli amplificatori che processano il segnale appena arriva sulla parabola - in modo da ricevere segnali analogici e digitali senza bisogno di modifiche. Sono predisposte per la navigazione su Internet e alimentano 8 TV contemporaneamente. www.rr-electronic.com Le due immagini mostrano come aumenta l’area di ricezione utile dello stesso satellite (Eutelsat) passando da un’antenna da 48 cm (sinistra) a una da 75 (destra) NAVISYSTEM L’azienda è italiana e propone una ricca gamma di antenne; alcune di esse hanno una speciale modalità semiautomatica di funzionamento che consente di puntare manualmente un satellite il cui segnale, troppo debole per essere inseguito automaticamente, è comunque sufficiente per vedere la TV. I diametri disponibili vanno dai 48 ai 135 cm. I modelli più piccoli hanno un consumo talmente basso (i 60 W vengono raggiunti dal modello da 65 cm) che possono essere installati anche su barche compatte. www.navisystem.com Consuma e pesa poco di più rispetto alla MST 48 , ma questa MST 55 ha una copertura molto più ampia; è disponibile anche una versione che riceve le immagini Meteosat e un’altra che usa Eutelsat e Astra per collegamenti Internet L’antenna Navisystem MST 48 NT1 ha una parabola da 48 cm, pesa 22 kg e consuma in media 35 W; l’alimentazione può essere a 12 o 24 Volt. Il puntamento avviene con bussola elettronica ed inclinometri incorporati mentre i dati GPS vengono dagli apparati di bordo G&T Le proposte dell’Azienda italiana sono numerose e coprono i diametri da 42 a 102 cm, ricevono le TV satellitari e sono predisposte per Internet e Meteosat; l’alimentazione è a 220 V ma i modelli più piccoli, visto il ridotto consumo, possono essere alimentati con un inverter. La stabilizzazione si basa su bussola, giroscopio a stato solido e sensori di movimento. www.getelettromeccanica.it Le antenne G & T sono costruite a Viareggio e, oltre a essere proposte in un gran numero di modelli, hanno l’unità di controllo personalizzabile NAVYSAT Navysat è italiano e offre una gamma completa di apparati con parabole che vanno dai 48 ai 95 cm. I pesi contenuti e i consumi ridotti (la 48 cm è alimentabile a 12 o 24 V) ne rendono possibile l’installazione anche su barche medio/piccole. Tutti i modelli hanno il ricevitore GPS incorporato. www.alfaradio.it Tel. 0185/321458 Ampia scelta e configurazioni personalizzabili sono le caratteristiche salienti delle antenne Navysat, capaci anche di collegarsi con Meteosat e Internet Gennaio 2005 57