L`esperienza dei Farmers` markets negli USA tra food security e food

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L`esperienza dei Farmers` markets negli USA tra food security e food
L’esperienza dei Farmers’ markets negli USA
tra food security e food safety
Domenico Viti
1.- L’agricultural policy tra intervento pubblico e spinte al mercato
Il recente scontro istituzionale che ha visto contrapposti il Presidente Bush e il Congress
dimostra ancora una volta quanto importante sia per l’equilibrio del sistema americano la
somma di incentivi e sussidi contenuta nel Farm Bill. Il nuovo Farm Bill conferma un
impianto di aiuti basato sui pagamenti diretti, con in aggiunta un nuovo sistema di
revenue assurance 1 . Il Congress, con un atto insolito, ha overruled, grazie ad un voto bipartisan, la decisione della Casa Bianca, in nome dell’intoccabilità di posizioni garantite
ai farmers da lungo tempo. Nuove ed ingenti risorse finanziare sono riservate alla
fornitura di buoni alimentari alle famiglie povere ed alla produzione di etanolo e biocarburanti. 2 . I timidi accenni ad una agricoltura market oriented contenuto nel “Freedom
to Farm Act” del 1996 sono stati in parte riassorbiti dalla forte attività della lobby
agricola 3 . D’altra parte, a margine della grande organizzazione produttiva del mercato
delle commodities, si sta sviluppando un filone interessante basato su nuove figure di
imprenditori agricoli con originali tecniche di commercializzazione. In particolare, anche
sulla spinta di importanti organizzazioni del non profit, emerge un movimento di farmers
markets che tendono a valorizzare la vendita diretta del prodotto, per altri versi, visto il
contesto demografico ed urbanistico statunitense, impossibile da realizzarsi in altra
maniera.
2.- Family farms e corporate agriculture
Gli Stati Uniti sono i più grandi produttori di agricultural commodities del mondo. Il family
(1) Il famoso storico Victor Hanson Davis, voce autorevole della destra Repubblicana, nel suo Please Not Another Farm
Bill (Column del novembre 2007 in http://www.realclearpolitics.com/articles/2007/11/pleasenotanotherfarmbill.html) ha
espresso il disappunto per un ulteriore intervento a favore dei farmers nelle modalità stabilite dal Farm Bill. Questo
autorevole studioso, professore universitario ma anche agricoltore, considera l’attuale sistema di subsidies un forma di
lenta condanna a morte della family farm, tradizionale modello sociale di agricoltura su cui si fonda non solo
l’agricoltura ma la stessa radice profonda della democrazia americana.
(2) Quasi trecento miliardi di dollari saranno riversati sul più grande sistema agricolo del mondo, confermando una
risalente tendenza a privilegiare i farmers.
(3) Sulla situazione giuridica dal 2002 al 2006 v. Pittman, Direct Payments and Counter-Cyclical Payments under the
2002 Farm Bill, paper del The National Agricultural Law Center, Fayetteville Ar., 2003.
1
farmer o il corporate farmer statunitense è inserito in una ben strutturata rete di
commercializzazione del prodotto, in un contesto di mercato in gran parte supplyoriented. Il farmer 4 , d’altra parte, ha avuto verso i landowners un bargaining power
abbastanza rilevante, dovuto al fatto che è lui di solito il proprietario delle tecnologie
necessarie per mettere a coltura grandi appezzamenti di terra.
E’ relativamente poco sviluppato il contoterzismo come lo si intende nella nostra
esperienza, cioè del piccolo agricoltore che ha una eccesso di meccanizzazione rispetto
all’utilizzo che ne può fare nella sua azienda. E’ presente un contoterzismo invece capital
intensive, soprattutto riguardanti le combines utili per la raccolta, negli ultimi anni, a prova
di un forte processo di globalizzazione, gestite da maestranze australiane, neo-zelandesi
o afrikaans sud-africani. Il modello impostato a suo tempo dal New Deal conteneva una
preferenza di filiera, mai dichiarata, perché la food chain veramente privilegiata è stata
quella della meat industry. Le basic commodities americane hanno creato un contesto
culturale che ha portato a sviluppare una grande industria dei mangimi: soia e mais sono
le colture agricole più diffuse nel Mid. West, mentre il frumento viene visto come un
prodotto agricolo in parte correlato al consumo di carne (in particolare per la
panificazione). Le arachidi, ad esempio, da cui si estrae la gran parte dell’olio utilizzato
negli USA, sono un prodotto fortemente influenzato dall’industria della carne (in
particolare per le grandi catene di fast food). Lo stesso modello del capitalismo
americano, d’altra parte, è stato fortemente influenzato dall’industria della carne. I flussi
di merci e le aree di commercializzazione sono stati condizionate dalla presenza di
grandi mercati di carne: snodi di mercato essenziali, come Kansas City nel Missouri o
Chicago nell’Illinois non possono essere compresi fuori da un contesto di “grande linea
della carne”. Il Packers and Stockyard Act del 1921 si è inserito, a livello legislativo, nel
delineare i confini giuridici in cui si è disegnato la linea di confine tra il corporate power
ed il political power, a testimonianza di una risalente preoccupazione per la creazione di
posizioni dominanti nell’ambito della meat industry.
Il consumo di proteine animali ha determinato l’intero sistema agricolo mentre i comparti
residuali, come l’ortofrutta, sono stati trascurati dalla normativa di favore.
Gli Stati agricoli legati alla meat industry hanno sin dai tempi del New Deal rappresentato
una potente lobby, a prescindere che siano governati dal Democratic o dal Republican
Party.
L’industria sementiera e l’industria dei mangimi, a monte ed a valle della filiere, hanno
determinato la strutturazione del mercato, molto più di quanto abbiano fatto le imprese di
trasformazione. II concetto di agri-business, così come formulato dagli anni cinquanta
presso l’Harvard University 5 , ha per certi versi creato quella che potremmo definire la
mistica degli opposti. Da un lato il family farmer è stato considerato la base
(4) Il processo di allargamento delle aziende agricole e la “spiritualizzazione dell’impresa” dall’altro sono un altro
fenomeno dell’evoluzione dell’organizzazione dell’offerta dei prodotti agricoli. Le farms si allargano ma con un minore
utilizzo dell’ownership. Si è teso piuttosto ad usare contratti di lease o sharecropping, grazie anche al fatto che le
agricultural tenancies sono praticamente deregulated.
(5) Davis, A concept of Agribusiness; pubblicazione della Harvard Graduate School of Business Administration, Boston
Mass., 1957.
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dell’agricoltura di quel grande Paese, dall’altro la struttura economica si andata a saldare
intorno ad una corporate agricolture dominata dalla meat industry.
In verità le due realtà non sono state contraddittorie. La family farm tipica del MidWest si
è integrata in modo efficiente nel sistema complessivo di organizzazione dei mercati
agricoli, anche perché comunque le superfici aziendali hanno consentito forme di
integrazione non immaginabili in altri sistemi agricoli. Dal New Deal in poi l’agricoltura
americana, pur vedendo ancora una presenza maggioritaria dei family farmer, è stata un
interessante esempio di mercato strutturato, in cui ben poca parte è stato lasciato ad un
libero mercato. Le grandi cooperative rappresentano ancora adesso l’anello di
congiunzione tra gli agricoltori ed le imprese di trasformazione e commercializzazione dei
prodotti. I flussi informativi sono costantemente assicurati dalle grandi borse merci, che,
oltre alla funzione di hedging, rappresentano l’anello di congiunzione tra il farming ed il
l’agricultural business tout court.
Una caratteristica rilevante dell’agricoltura nord-americana è stata la distanza tra le aree
di produzione ed i centri di consumo. Sono’ nel mito americano le piste che servivano
per l’approvvigionamento di carne delle metropoli del Nord. Il Mid West vede crescere
città, Oklahoma City, St. Louis, Minneapolis, negli snodi commerciali, ma la gran parte
dei consumatori è concentrata sulle coste dei due oceani o dei Grandi Laghi.
L’agribusiness si è quindi strutturata con uno stretto legame con i problemi della logistica
e della conservazione degli alimenti. La logistica dei prodotti alimentari è diventata
paradigmatica anche per il trasporto di altri beni, con un utilizzo razionale delle vie
naturali, come i grandi fiumi, in particolare il Missisipi-Missouri, ed i grandi laghi. La
filiera lunga ha caratterizzato la strutturazione del mercato agricolo sino dalla
integrazione tra un farming dominato da agricoltori di origine anglo-sassone e nordeuropea e il crogiolo delle varie etnie che compongono il melting pot americano. La
grande borsa di Chicago ha rappresentato l’emblema di un mercato fortemente regolato
da reti contrattuali ed associative e gestito da una visibile hand con pugno di ferro.
3.- Il Farm Bill ed il modello di welfare americano
I prezzi eccezionalmente contenuti dei prodotti alimentari, d’altra parte, sono stati resi
possibili anche da questo mercato così ben organizzato ed hanno rappresentato una
forma di stabilizzazione sociale in una realtà per sua natura aperta a continui nuovi flussi
di immigrazione. La percentuale di reddito della middle class da destinare
all’alimentazione è stata, in particolare dopo la grande crescita economica del secondo
dopoguerra, estremamente bassa. Cibo a buon mercato (e costo delle abitazioni molto
più basso rispetto ai valori immobiliari europei od asiatici) ha consentito alla famiglia
media americana di poter destinare gran parte del proprio reddito a coprire costi che in
altri modelli societari sono coperti dal welfare. Il Farm Bill è, insieme alle spese militari,
una forma di determinazione delle scelte macro-economiche e di indirizzo del risparmio
privato, sostenuto dalla leva fiscale. I prezzi bassi dei prodotti alimentari sono stati
determinati anche dal fatto che negli USA non vi è mai stata una politica di chiusura dei
3
mercati equivalente a quella provocata dai prelievi alle importazioni o dalle restituzioni
alle esportazione della Comunità Europea e da un risalente sistema di aiuto al reddito
basato sui deficiency payments 6 . L’utilizzo dei food stamps 7 per aiutare le famiglie con
basso reddito va a completare il quadro in cui la produzione di qualità di massa è aliena
non solo al modello agricolo ma ad un intero assetto sociale. La middle class può quindi
riservare la parte più rilevante del reddito per le assicurazioni per la salute (costosissime)
e l’educazione universitaria dei figli solo in presenza di una compensazione economica
nei consumi alimentari. I ceti più poveri, attraverso invece i food stamps possono coprire
ampiamente i bisogni alimentari, così facilmente accessibili da determinare proprio nelle
classi meno agiate grandi problemi di obesità. Per certi versi il recente altalenante
andamento dei prezzi delle commodities ha incrinato il sistema, ma complessivamente
l’accessibilità di food a buon mercato rimane un fattore determinate nell’assetto sociale
nord-americano 8 .
L’accesso agli alimenti non a caso è gestito da politiche federali e non statali. La
Commerce Clause della Costituzione americana ha coperto un interventismo federale
che indubbiamente è venuto a rappresentare, dopo la grande crisi del 1929, il nuovo
fondamento del patto sociale americano. La stessa superiorità delle politiche del
Congress rispetto alla giurisprudenza della Supreme Court non a caso è stata affermata,
politicamente ancor più che giuridicamente, nella delineazione di questo modello a
partire dal New Deal 9 .
Il modello negli ultimi tempi, d’altra parte, è stato scalfito dalla stessa ridefinizione dei
goals del Farm Bill. Avere utilizzato la fiscalità generale per favorire l’utilizzo delle basic
commodities come bio-fuel rappresenta indubbiamente un allontanarsi dal patto
consolidato che ha permesso alla middle class americana con una redistrbuzione del
reddito completamente differente dagli equivalenti settori sociali europei 10 . L’agribusiness è in un momento di svolta. La capacità produttiva dell’agricoltura americana ha
caratterizzato la più grande economia del mondo; adesso, d’altra parte, le scelte politiche
e gli indirizzi del mercato stanno facendo emergere l’importanza di fenomeni minoritari e
per certi versi marginali 11 .
(6) Per una dettagliata illustrazione delle farm policies nei vari periodi storici v. Liption and Pollack, Major Agricultural
and Trade Legislation, 1933.96, Economic Reserch Service/USDA, Provision of the Federal Agricolture Improvement
and Reform Act del 1996, p. 128 ss.
(7) Introdotti con il Food Stamp Act del 1964 (P-L- 88-525).
(8) V., per una ricognizione generale, Harl, Price and Income Policy, paper presentato all’American Society of Farm
Managers and Rural Appraise, Louisville, Kn., 7 december 2002; Gardner, U.S. Agricultural Policies Since 1996. With a
Focus on Market Effects in Grains and Oilseeds, Department of Agricultural and Resource Economics, University of
Maryland, WP 03-14, 2003.
(9) Memorabile lo scontro tra la Presidenza Roosevelt e la Supreme Court.
10
( ) Il disagio di forme di intervento a sostegno degli agricoltori in un periodo di prezzi alti viene espresso anche dalla
grande stampa indipendente. V. Herszenhorn, Farm Income Up, but Subsidies Stay, New York Times, 24 aprile 2008.
11
( ) Parafrasando Paul Krugman, il grande columnist del New York Times, ora Premio Nobel, che osservò che le
abitudini alimentari britanniche sono state determinate dall’industrializzazione precoce dell’economia inglese e dal
conseguente inurbamento, senza più contatto con il countryside (in presenza di rozze tecniche di conservazione e di
4
4.- La modifica dei paradigmi alla luce dei nuovi orientamenti di agricultural policy
Il “buy fresh, buy local”, efficace slogan di un progetto del Drake University Agricultural
Law Center per la valorizzazione della filiera corta, si può dire, quindi, che è un
fenomeno relativamente recente 12 . La filiera corta negli USA va contro una modalità
risalente di organizzazione della distribuzione degli alimenti ed è andata incontro agli
agricoltori non coperti da production programmes. Attualmente, tuttavia, hanno trovato
nuovo
vigore
proprio
dall’indebolimento
complessivo
della
legittimazione
dell’agribusiness.
I farmers’ markets rappresentano una e vera e propria rivoluzione concettuale nella
stessa idea di commercializzazione degli alimenti. E’ interessante, d’altra parte, che
l’esperienza USA, così caratterizzata dalla filiera lunga, abbia prodotto un così vasta
presenza di farmers’ markets. In parte lo si può comprendere con l’entusiasmo di un
movimento giovane, con l’evoluzione del melting pot e con la nuova mistica del farming.
L’esperienza americana di questa nuova (ma nello stesso tempo antica) modalità di
marketing ha avuto un impatto vasto a livello internazionale, tanto da essere importato in
Europa, dove, d’altra parte, un mercato di prossimità non è mai venuto meno.
I farmers’ markets americani vanno intanto compresi anche nella logica dello sviluppo
urbanistico USA. La città statunitense vede presente una cosiddetta “downtown” ed
enormi aree residenziali ora intervallate da gigantesche shopping malls. Da tempo i
centri delle città hanno perso gran parte della loro importanza commerciale per diventare
aree finanziarie o per uffici. Le zone urbane a ridosso del centro hanno visto un lungo
periodo di abbandono e degrado, con una altissima concentrazione di minoranze etniche
di nuova immigrazione, in particolare asiatici e ispanici. La middle class si è trasferita nei
più lontani quartieri residenziali, favorita nel commuting anche dai costi eccezionalmente
bassi dei carburanti e dalle nuove tecnologie.
Le minoranze asiatiche sono state in parte le prime protagoniste della vendita diretta dei
prodotti agricoli in piccoli mercati. Il commercio di prodotti agricoli su piccola scala da
parte di immigrati di origine vietnamita o coreana ha risposta a necessità proprie delle
comunità neo-immigrate: vivevano in aree dove la grande distribuzione non si stava
sviluppando; le abitudini alimentari, in particolari degli asiatici erano abbastanza
incompatibili con gli standard della meat industry 13 ; la coltivazione di piccoli lotti di
terreno e la vendita diretta del prodotto era funzionale a modelli di piccola
imprenditorialità estraneo all’agri-business, con una forte componente familiare e relativa
trasformazione del prodotto) a maggior ragione questa considerazione può essere fatta per la strutturazione dei
mercati agro-alimentari negli USA.
(12) Non a caso N. Hamilton nel suo saggio Future Issues in Agricultural Law and Rural Practice, in This Is Not Your
Grandpa’s Farm Law, Cutting Edge Legal Issues in Agriculture Today, St. Paul, Mn., 2006, p. 4 ss., pone il trend verso
l’acquisto sul luogo tra le novità caratterizzanti il futuro dell’agricoltura americana.
(13) V. Lah, More Like it Hot, in The Nation, Maggio 2007, http://www.thenation.com/doc/20070611/lam.
5
assenza di barriere linguistiche. Il quasi monopolio da parte degli asiatici del piccolo
commercio di prodotti agricoli ha notoriamente provocato scontri, anche estremamente
violenti, con la antica minoranza afro-americana 14 .
La riscoperta della vendita diretta delle grocery stores da parte delle nuove ed
estremamente laboriose minoranze asiatiche viene a saldarsi con nuovi farmers, in
prevalenza di origine anglo-sassone, diversi dall’ordinario, appartenenti ad una nuova
fase del cosiddetto back to farm movement 15 . Il “Movimento di ritorno all’agricoltura” è
fenomeno risalente negli Stati Uniti. E’ stato un rivolo carsico, certamente minoritario
rispetto al mainstream dell’agricoltura americana ma certamente di grande rilevanza
sociologica ed ideologica. In particolare dallo shock della Grande Depressione c’è stata
una tendenza in parte della enorme middle class americana a forme di modern
homesteading, basato sulle city farms e sulla capacità manuale di svolgere lavori agricoli.
L’affermazione culturale della importanza del lavoro agricolo ha permesso a
professionisti con elevata educazione di conservare un contatto stretto con la
coltivazione di frutta e verdura e l’allevamento di piccoli animali, diventato, negli anni
sessanta, anche protagonista della contro-cultura. Il capolavoro di Aldo Leopold “A Sand
County Almanac” aveva dato nel 1948 l’avvio alla fase più matura del movimento
conservationist americano, che indubbiamente rafforzò la propensione di una parte
piccola ma significativa della borghesia urbana ad un nuovo approccio agli stili di vita. Il
caso editoriale del celeberrimo catalogo di Stewart Brand 16 , dedicato proprio alle famiglie
statunitensi che accettavano il cosiddetto ritorno alla terra, dette una idea della
consistenza numerica del fenomeno.
La ideologia del back-to-farm movement non poteva che portare, nei nostri tempi, al
grande fenomeno dei farmers’ markets. In verità una parte consistente del farmers’
markets nell’esperienza nord-americana è data dalla relativa omogeneità sociale e
culturale dei suoi protagonisti.
I farmers’ markets rappresentano indubbiamente una sorta di risposta ideologica al
sistema delineato nei Farm Bills. Possiamo dire che l’agricoltore che vende direttamente
nell’ambito del farmers markets rappresenta l’opposto rispetto al farmer integrato nelle
politiche nate dalla permanent legislation.
I farmers’ markets sono dominati da uno spirito di autonomia rispetto ad interventi di
favore che possano distorcere lo spirito del movimento.
(14) Per un’ analisi dei problemi abitativi delle minoranze nelle arerr rurali v. in generale Whitener, Housing Poverty in
Rural Areas Greater for Racial and Ethnic Minorities, in Rural America, 15, 2000, p. 2 ss. V. anche il rapporto
Minorities in Rural America, di Probst, Samuels, Jespersen, Willert, Swann, Mc Duffe, University of Carolina, 2002.
(15) La base culturale del movimento fu dato, d’altra parte, da un celebre libro auto-biografico di Helen e Scott Nearing,
dove veniva descritto il ritorno alla campagna di una tipica famiglia americana desiderosa di raggiungere
l’autosufficienza alimentare (“Living the Good Life”, del 1954, preceduto a livello di cultura popolare un famoso
romanzo nell’immediato dopo-guerra di Betty MacDonald, The Egg and I, che rappresentò, anche a livello di
percezione dei media il riconoscimento di un nuovo tipo di farmer).
(16) The Whole Earth Catalogs, del 1968.
6
5.- Autonomia organizzativa e farmers’ markets
Gran parte della regolamentazione dell’attività è basata sull’autonomia privata. I farmers
markets giuridicamente sono delle libere associazioni di produttori, con numerosi rapporti
istituzionali in particolare con le Municipalities 17 . In alcuni Stati vi è stata un minimo di
regolamentazione giuridica, come la California 18 , ma usualmente il mercato è stabilito in
base ad un accordo tra privati basato su un “statement of marker purpose”, una
dichiarazione di intenti utile a creare la base sociale comune. Usualmente all’accordo
partecipa anche l’ente che mette a disposizione gli spazi per il mercato. Interessante è
ad esempio la presenza di importanti Università private. 19
L’accordo comune stabilisce chi può partecipare al mercato e cosa può essere venduto.
Usualmente il venditore deve identificarsi col produttore, per cui non sono ammessi
traders. Essenzialmente il farmers’ market è auto-organizzato su base democratica, 20
L’application per partecipare al market deve contenere una dettagliata descrizione dei
prodotti e del luogo di produzione, per cui non si possono vendere beni non provenienti
dalle località indicate. La vendita anche parziale di prodotti altrui è proibita ed
usualmente non sono ammessi farmers che già in altro modo hanno punti di vendita al
dettaglio, così come non sono ammesse corporate farms 21 . L’accordo viene
accompagnato da una clausola per cui l’ufficio di coordinamento del mercato può
decidere con ampia discrezionalità sulle controversie inerenti la partecipazione al
mercato 22 .
Se la legislazione statale nella definizione delle regole dei farmers’ markets ha portato a
sparsi interventi normativi 23 , le policy dello USDA 24 , sia pur molto attente a non
(17) Per una ricognizione dei vari modelli di farmers markets v. Hamilton, Farmers Market Policy, An Inventory of
Federal, State and Local Examples, Des Moines, 2005; Hamilton, Farmers’ Markets. Rules, Regulations and
Opportunities, paper del National Center for Agricultural Law Research and Information, Fayetteville Ar., 2002.
(18) In particolare in California i Farmers’ Markets operano ai sensi del Calfornia Administrative Code, Title 3, Charter 3,
Artiche 6.5, Section 1392.
(19) La Loyola University, per esempio, una delle più grandi Università cattoliche americane ospita un importante
farmers’ market.
(20) La North American Farmers’ Direct Marketing Association ha potuto sviluppare le sue attività promozionali sui
farmers’ markets con grants di grandi fondazioni private. C’è una tradizione negli USA del ruolo pionieristico delle
grandi fondazioni, molte delle quali fondate dalle famiglie dell’old money, di individuare trends in controtendenza
rispetto alla cultura scientifica od economica dominante. L’aver individuato i farmers’ markets come oggetto di notevoli
sforzi di ricerca dimostra quanto il fenomeno, sia pure ancora fortemente marginale, sia paradigmatico della modifica
degli schemi di lettura dell’agribusiness.
(21) Le regole vengono fissate anche nell’ambito delle associazione dei farmers’ markets, v. ad esempio Le rules and
Regulations della California Farmers’ Markets Association.
(22) In uno dei rari casi di contestazione della decisione dell’amministrazione di un Farmers’ Market, Bowen v. Dane
County Farmers’ Market, 555 N.W. 2d 409 WL 515234 (Wis. App. 1996) l’azione di un commerciante che non vendeva
il proprio prodotto all’interno del mercato venne giudicata dalla Corte come temeraria.
(23) Interventi normativi che riguardano anche altre forme di Local Food Networks, come i community gardens e la
Community Supported Agricolture.
24
( ) Sulle posizione dello USDA v. USDA Agricultural Marketing Services, Farmers Market Growth, 2006,
http://www.ams.usda.gov/farmersmarkets/farmersmarketgrowth.htm.
7
intervenire in profili regolamentari, ha posto in essere alcune forme di aiuto alla diffusione
del fenomeno. Il governo federale ha avuto un ruolo nello sviluppo dei farmers’ markets
attraverso l’autorizzazione all’uso di nutrition coupons ed attraverso i Farmers Market
Promotion Program. D’altra parte altri programmi dell’USDA possono fornire ulteriori
risorse all’espansione si questa nicchia di mercato.
Un ruolo maggiore da parte del governo federale è visto con sospetto dagli stessi teorici
del farmers’ market movement. In effetti i farmers markers hanno avuto origine
essenzialmente nell’orto-frutta, cioè il comparto più trascurato dai programmi federali. Un
maggiore coinvolgimento dei farmers markets all’interno della filosofia complessiva del
Farm Bill potrebbe portare ad una “omologazione” alla cultura della rendita.
Piuttosto l’intervento federale viene preso in considerazione su altri profili rispetto a
quello dei sussidi all’agricoltura. Gli americani, ad esempio, sono modesti consumatori di
frutta fresca e quindi i farmers’ markets ben potrebbero inserirsi nelle politiche dell’Health
Department per promuovere stili di vita meno vincolati al consumo di proteine animali 25 .
Il ruolo statale è invece stato essenzialmente legato alla certificazione. La California, il
maggiore Stato agricolo riguardo all’orto-frutta, ha operato una politica di certificazione
dei mercati. In alcuni Stati invece si arrivati ad una definizione normativa di farmers’
markets, per evitare l’uso da parte di soggetti non rientranti nella tradizionale definizione.
6.- Farmers’ markets e regole sulla food safety
I maggiori Stati agricoli hanno incoraggiato la formazione di farmers’ markets. In
particolare per quanto riguarda la food safety la vendita diretta dei prodotti agricoli rientra
tra le regole generali standardizzate. Infatti riguardo la sicurezza alimentare la maggior
parte degli Stati adotta le guidelines delle Food and Drug Administration, in particolare
per i prodotti trasformati. Tuttavia, poiché l’applicazione delle norme dipende da Autorità
locali, in generale l’approccio è indirizzato al problem solving. L’atto formale più rilevante
è di solito il permesso sanitario che deve essere rilasciato al singolo agricoltore, previa
ispezione da parte delle autorità sanitarie, che applicano sia le norme statali che federali.
Il vendor usualmente acquista la qualifica di “temporary food establishment”, legati ad
eventi particolari e che necessitano dell’accettazione dell’organizzatore dell’evento
stesso. Per alcuni prodotti considerati “potentially hazardous foods”, come la carne,
sottoposte alle regole della Food and Drug Administration, che è una agenzia federale, il
permesso è condizionato a particolari tecniche di conservazione.
I funzionari tendono ad aiutare i piccoli produttori ad individuare i punti critici di rischio
presenti nella filiera corta ed a risolverli. D’altra parte gli stessi aderenti ai farmers’
markets hanno una educazione alla prevenzione del rischio elevata. Le regole sostanziali
di igiene sono generalmente rispettate ed in questo molto influisce la logica del club. La
sanzione più rilevante per tali piccole attività è perdere il diritto a far parte del gruppo dei
produttori e quindi coesione culturale e controllo reciproco fanno sì che usualmente ci sia
(25) V. N. Hamilton, The Legal Guide for Direct Farming Marketing, Des Moines, 1999, p. 158 e ss.
8
un adeguato rispetto delle regole sanitarie. La cultura base del movimento che ha
condotto alla diffusione dei farmers’ markets è basato sul superamento della tutela
formale e solo igienica della salute. In un ambiente economico strutturato sulla grande
distribuzione e quindi sulla attenta applicazione formale delle regole igienico sanitarie i
farmers’ markets, essenzialmente deregolati, hanno come asset principale la reputation.
Pertanto l’osservanza delle regole formali richieste dalle guidelines vengono
accompagnate da regole volontarie per raggiungere forme di qualità sostanziale del
prodotto. Per cui, ad esempio, le regole del mercato possono richiedere che il prodotto
provenga da agricoltura biologica.
7.- Food safety ed il sistema di University extension service
Fondamentale nel successo dei farmers’ markets è stata una sorta di integrazione
istituzionale con uno degli strumento più importante di governance dell’agricoltura
americana, le strutture di extension service delle Università. Come è noto, infatti, nell’atto
di adesione alla Federazione di molti Stati del MidWest e del West è stata prevista
l’istituzione di Università statali finanziate con risorse federali. In cambio queste
Università hanno dovuto mantenere dei centri di assistenza per agricoltori, che sono
diventati veicoli essenziali per lo sviluppo delle politiche agricole USA.
Il sistema dell’ extension service ha finito per dare un effettivo supporto tecnico e
culturale, in particolare per quanto riguarda l’applicazione delle regole sulla food safety.
Di fatto gran parte delle regole per la sicurezza igienica dei farmers’ markets è stata
gestita da regole scritte dall’extension service e fatte proprie dagli enti non profit che
raccolgono i produttori 26 . Pur essendo solo delle raccomandazioni di buone pratiche
igieniche i vendors devono rispettare queste norme di dettaglio qualora siano accettate
dall’associazione. Questo ha rappresentato comunque un elemento di chiarezza ed
uniformità, diventando un efficace sistema per evitare perdita di reputation da parte dei
farmers’ markets. Le Università, oltre a stabilire le regole igieniche da seguire, svolgono
una intensa attività di formazione degli agricoltori, al fine di assicurare pratiche igienicosanitarie adeguate alle particolari condizioni in cui la vendita avviene all’interno dei
farmers’ markets.
Il fenomeno dei farmers’ markets negli USA ha mutuato anche una serie regole dalle
organizzazioni di gestione della Community Supported Agricolture. In questo caso sono
le stesse organizzazioni dei consumatori a stabilire regole di accettabilità igienica che
vengono fatte proprie dagli agricoltori.
8.- Conclusioni
La normativa sui farmers’ markets si sta sviluppando in parallelo con la crescita del
movimento. L’autonomia privata mantiene, tuttavia, nella maggior parte degli Stati una
(26) Vanno ricordate, tra le altre, la Purdue University, la Kansas State University, la Colorado State University.
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prevalenza sulle forme regolamentare in via amministrativa. La contrapposizione quasi
ideologica alle politiche dei “Farm Bills” fa sì che gran parte del movimento non richieda
forme di tutela pubblica. In un contesto di rispetto generalizzato per le regole i farmers’
markets hanno potuto svilupparsi anche senza particolari interventi statali o federali. La
crisi di legittimazione dei Farm Bills consente di leggere questo fenomeno come
paradigmatico di un cambio epocale di percezione dell’intervento pubblico in agricoltura.
Per cui il modello farmers’ markets appare come alternativo al modello Farm Bill. Il
mercato delle commodities ed i mercati del prodotto fresco, sviluppando due food chains
differenziate, hanno prodotto anche modelli giuridici alternativi. Le intuizioni scientifiche
della scuola della Drake University hanno consentito di approfondire questa analisi di
frameworks differenziati, con in più l’originalità di uno studio scientifico che per certi versi
si è fatto esso stesso protagonista dell’oggetto della ricerca.
ABSTRACT
The roaring spreading of farmers’ markets all over the USA has its roots in a deeply felt
new kind of relationship between the huge American middle class and the farming.
Farmers’ markets are mainly self-regulated institutions, but with strong links with informal
frameworks of governance. Worth to note is the liaison with the University system. On
one side important private Universities are providing facilities to organize such events
and on the other side State Universities are providing a system of rules, through the
extension service (the singular and famed network of counseling for farmers). Also
regarding the respect of food safety regulations the extension service offers detailed set
of advice useful to eliminate uncertainties regarding the application of the law.
In some way such expression of the civil society is alternative to the agri-business system
centered on the Farm Bills and the industrial food chain. Not for chance the farmers who
participate to the farmers’ market movement are the least assisted by subsidies. In
presence of a very integrated apparatus like the US agri-food system, the enormous
success of the farmers markets are also the evidence of the vitality of an agriculture
which is trying to shape its future.
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