Azione Nazionale

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Azione Nazionale
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AZIONE!NAZIONALE!
Un nuovo Movimento degli italiani, per l’autonomia della Destra
Ricostruire con le primarie l’alternativa di centrodestra a Renzi e
all’antipolitica
Lo sviluppo dello scenario politico italiano indica schematicamente il consolidarsi di tre distinti
poli: il PD e i suoi alleati, il Movimento 5 Stelle e l’area di centrodestra. La trasformazione del
Partito Democratico nel partito renziano sta progressivamente configurando quel “polo liberal”
principale interprete in Italia del modello di sviluppo neoliberista dell’Unione Europea. Il
Movimento 5 Stelle, invece, rappresenta l’esito ultimo dell’antagonismo antipolitico e del
populismo moralistico, che proprio per questo sta progressivamente risucchiando e delegittimando
le altre forme di antagonismo di sinistra e di populismo non identitario. Infine l’area di centrodestra
è il polo politico oggi in maggiore crisi di identità e di rappresentanza.
Non si è ingenerosi con nessuno se si sottolineano le grandi difficoltà di tutta l’area del
centrodestra. Sono innanzitutto difficoltà di carattere strategico e contenutistico, perché
l’appropriazione da parte di Matteo Renzi di molti spazi centristi e di molte tesi neoliberiste ha
messo sulla difensiva tutti coloro che pensavano che il cuore dell’aggregazione di centrodestra
potesse essere l’agenda di riforme dettata da Bruxelles. Ecco quindi l’oscillare del polo “moderato”
tra accordi come il patto del Nazareno e le velleitarie opposizioni di chi accusa Renzi di “fare
troppo poco” o di “non fare sul serio”. Ma prima ancora di questa crisi di contenuti esiste una crisi
di organizzazione e di radicamento sul territorio. Le forme-partito del centrodestra si stanno sempre
più chiudendo in meccanismi di autoreferenzialità, personalismi da talk-show e micro-scissioni di
vertice.
Questo non toglie che il centrodestra rimanga “l’area della speranza”, ovvero quello spazio politico
su cui si può costruire una vera alternativa sia al sistema di potere di Matteo Renzi che
all’antipolitica populista. Bisogna avere il coraggio di attivare un profondo rinnovamento nei
metodi e nei contenuti che può partire innanzitutto da una Destra autonoma e fortemente radicata
nei valori dell’identità e della sovranità nazionale. Decisivo in questo progetto è rompere quel tabù
che ha impedito finora al centrodestra di utilizzare lo strumento delle primarie, sia per la scelta dei
candidati sindaci che per individuare il candidato premier. Già le prossime elezioni comunali a
Roma, Milano, Napoli e Torino devono essere una prima occasione per sperimentare con decisione
questo metodo.
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Le speranze di un nuovo movimento degli italiani
L’Italia ha bisogno della Destra, di un moderno movimento degli italiani. La Destra c’è, come
ideali, come cultura, come storia, come comunità, ancorché dispersa. Ma non c’è più come
generatrice di speranza per gli italiani, come sogno politico, come alternativa di governo, come
protagonista del dibattito pubblico. Azione nazionale nasce per contribuire a colmare questo vuoto.
Dopo i fatti dell’Assemblea della Fondazione Alleanza Nazionale, è arrivato il tempo di affrontare i
motivi della diaspora della Destra e di ragionare sulla sua pesante perdita di consenso. È urgente e
necessaria una terapia d’urto, che si è resa ancora più ineludibile nelle ultime settimane.
Per risorgere, la Destra politica italiana deve liberarsi di tre fardelli che ne hanno minato lo spirito
comunitario e la capacità di adattamento evolutivo ai bisogni della società contemporanea:
-! il leaderismo centrale e periferico, che non consiste nell’affermare la giusta e necessaria
individuazione di un leader per via democratica, ma nella tendenza alla personalizzazione che
trasforma famiglie politiche con tradizioni importanti come la nostra in piccoli o grandi
comitati elettorali individuali, all’ombra dei quali spesso si nasconde un vuoto di pensiero e di
azione;
-! la tendenza oligarchica, che stabilizza i ceti politici frapponendo barriere alla partecipazione di
nuove forze sociali, e li replica sul territorio attraverso una cooptazione di tipo vassallatico
(fedeltà in cambio di protezione), che spesso sostituisce le regole della democrazia interna con
decisioni calate dall’alto;
-! la rimozione della propria storia degli ultimi vent’anni. La fuga in una improbabile mitologia.
L’illusione di essere all’anno zero. Questa patologia oscura il senso della missione politica e
rende la Destra tributaria di una neoideologia (con le sue varie declinazioni, dalla
“rottamazione” alla “ruspa”, al “centralismo carismatico”) che non le appartiene. Una Destra
inconsapevole di sé è condannata a essere una Destra a vocazione minoritaria.
La prima battaglia va quindi combattuta in noi stessi, contro le derive che più o meno
inconsciamente abbiamo avallato o tollerato, che sono state le principali cause della fine di Alleanza
nazionale e che non devono essere portate come “tare genetiche” nelle presenti e future esperienze
politiche della nostra area. Che fare? Come riattivare una Destra che sia capace di aggregare e di
creare consenso, ma prima ancora di ricostruire una comunità politica al di là delle cerchie ristrette?
Innanzitutto c’è da superare l’insufficienza dell’attuale proposta politica, una proposta che oscilla
tra la protesta sterile, da un lato, e la ricerca o l’occupazione di spicchi di potere, dall’altro. Non
riescono ad affermarsi una vera alternativa di governo e un’idea dell’Italia capaci di rimobilitare la
tradizionale base sociale della Destra. Una parte consistente del vecchio elettorato (e di quello
potenziale) rimane alla finestra. Occorre ridestare in molti la speranza che la Destra possa
effettivamente cambiare in meglio la vita degli italiani.
L’occasione è anche quella del fisiologico ricambio generazionale. Beninteso, non si tratta di
avviare rottamazioni che nulla hanno a che fare con un naturale passaggio di consegne (e di
responsabilità dirette), né con il senso della tradizione. E non si tratta di inaugurare un giovanilismo
fine a se stesso, che pretenderebbe di rinunciare all’esperienza della classe politica precedente, in
nome di un malinteso conflitto tra generazioni.
Un altro elemento di speranza per la nascita di una nuova Destra, è la straordinaria diffusione di
liste civiche locali, radicate nella tradizione del municipalismo italiano, e spesso ispirate da
protagonisti vecchi e nuovi della Destra, che ritrovano appunto in un civismo pregno di richiami
politici, la ragione del loro impegno concreto. Nel solco della nostra tradizione e nel pieno rispetto
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delle differenze territoriali e della loro ricchezza, ci proponiamo di offrire a questo arcipelago di
realtà diffuse una rete di servizi e un orizzonte nazionale di finalità sociali e politiche, in modo da
fondere i temi classici del civismo (il funzionamento delle città e i diritti del cittadino) con temi più
identitari come il presidenzialismo municipale, il controllo dell’immigrazione irregolare, la critica
ai vincoli del Patto di Stabilità, la tutela delle produzioni locali e del Made in Italy, le politiche della
famiglia e dell’infanzia, la cura delle nuove povertà, la difesa del paesaggio e della cultura popolare.
Una Destra autonoma e plurale
L’obiettivo è pertanto quello di ripartire dalla Destra come spazio libero e autonomo dagli altri
partiti dell’attuale centrodestra, come luogo aperto e plurale dell’identità comunitaria, della
responsabilità e della fedeltà alla nazione italiana. Vogliamo però creare uno spazio che non sia un
recinto ideologico, ma il luogo di costruzione di una proposta politica rivolta non ad una parte, ma a
tutti gli italiani.
Sono dunque tre le linee guida, e rappresentano rispettivamente: la spinta antropologica e valoriale
della comunità (dalla famiglia, passando per i corpi sociali intermedi, sino alla nazione) come
argine all’individualismo dilagante; l’attitudine antidemagogica al realismo e ai risultati concreti
nella tutela del popolo italiano; l’asse centrale e fondante dell’unità e della sovranità nazionale, che
non si chiude certo alla costruzione di un’Europa dei popoli e delle patrie che, per essere davvero
tale, deve recuperare il deficit di legittimazione popolare diretta. Da questi principi, Azione
nazionale deriva il suo radicamento prioritario nei ceti popolari e nel ceto medio, tutto da ricostruire
nel nostro Paese.
Il nostro Movimento deve oggi assumersi il compito di rappresentare la capacità di riscatto della
nazione italiana dai suoi difetti più inveterati e dal tradimento delle sue oligarchie, e di difendere la
Patria dai numerosi pericoli esterni che minacciano la sua sicurezza, insieme alla sua tenuta sociale,
economica e industriale. L’Italia che vogliamo è un Paese che sceglie una direzione di marcia, una
strategia di lungo periodo ispirata a un patriottismo riformatore che contrapponga il merito alle
rendite di posizione, una concorrenza reale ai tanti oligopoli esistenti, le angosce e le aspirazioni del
popolo ai privilegi delle sue classi dirigenti. E che sia in grado di risarcire le giovani generazioni dai
tanti danni che continuano a subire in termini di disoccupazione, di blocco della mobilità sociale e
di carenza generale delle opportunità.
Più nello specifico, il nostro perimetro politico e programmatico passa per sei punti essenziali:
1. La centralità della Nazione. Azione nazionale mette l’identità, l’unità e l’interesse della nazione
italiana al centro della sovranità politica. Tutte le alleanze e le appartenenze sovranazionali,
compresa l’Unione Europea, devono rispettare questo principio di sovranità, su cui si organizza la
democrazia, la cittadinanza e la coesione sociale. Anche per altri partiti del centrodestra la Nazione
è importante, ma viene nettamente subordinata al sistema occidentale ed europeo, o al federalismo
regionale e locale. Per Azione nazionale l’Italia fa parte dell’Unione Europea se e perché
corrisponde al nostro interesse nazionale,"mentre per i rappresentanti italiani del Ppe e soprattutto
per il Partito Democratico dobbiamo sempre “costringere” l’Italia ad essere subordinata all’Unione.
Per la Lega la sovranità nazionale è utile nella misura in cui serve economicamente alle regioni del
Nord, mentre per Azione nazionale questa sovranità si basa su una comunità di destino superiore ad
ogni appartenenza locale o regionale e quindi su una unità nazionale intesa non solo come integrità
territoriale ma come integrazione socioeconomica tra Nord e Sud. Per Azione nazionale ha poco
senso parlare di cultura, di educazione e di cittadinanza se non si parte dalla Nazione, dalla sua
lingua e dalla sua civiltà, soprattutto quando questa Nazione si chiama Italia.
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2. Il senso dello Stato. Il significato fondante dello Stato, di fronte alle degenerazioni dello
statalismo, è stato messo pesantemente in discussione all’interno del centrodestra, al punto quasi da
consegnarlo come bandiera politica alla Sinistra, che invece era, è e sarà sempre fazione. Per Azione
nazionale lo Stato è l’espressione vitale e operativa della Nazione e quindi uno strumento
fondamentale per individuare democraticamente e per realizzare concretamente i grandi obiettivi di
civiltà e di sviluppo della comunità nazionale. Azione nazionale vede nello statalismo l’esatta
negazione del vero principio dello Stato, non semplicemente la sua crescita abnorme. Azione
nazionale sa che la delegittimazione e il depotenziamento dello Stato-nazione è spesso funzionale al
dilagare di poteri forti ed irresponsabili, ad interessi particolari, all’illegalità e quindi alla
sopraffazione delle persone, delle famiglie, delle comunità e delle imprese. Il ruolo dello Stato
nazionale è stato svuotato dalla scellerata riforma del Titolo V. La revisione in corso non affronta
l’esigenza di ristabilire la gerarchia delle istituzioni e di ripristinare il superamento del divario
territoriale come missione fondante della Repubblica. Dalla forza e dall’autorevolezza dello Stato
dipende la tutela di valori resi ancora più importanti nei tempi che viviamo, segnati dalla minaccia
fondamentalista e dal dilagare della criminalità: la sicurezza interna e internazionale, la legalità, la
legge e l’ordine, il diritto al giusto processo e la certezza della pena. Azione Nazionale difende
inoltre la dignità del pubblico impiego, a cominciare dalle Forze armate e dalle Forze dell’Ordine.
3. La Solidarietà comunitaria. La Destra politica italiana è sempre stata, più o meno
consapevolmente, una Destra sociale, per il suo sentimento nazionale e popolare, per il suo pensiero
economico interclassista e attento al ceto medio, per l’idea di Mezzogiorno nazionale. Appartiene
alla Destra non un’astratta “socialità” fondata su apparati burocratici assistenziali, retoriche
umanitarie e ideologie egualitarie, ma una solidarietà attiva e comunitaria che parta dal valore
sociale della famiglia, dalla funzione aggregatrice dei corpi intermedi, dalla sussidiarietà sociale
rappresentata dal volontariato e dall’associazionismo, dalla diffusione popolare della proprietà (a
cominciare da quella della casa). Una solidarietà che è comunitaria perché riconosce il valore del
prossimo e delle appartenenze, che ha quindi il coraggio di tutelare prima gli italiani che hanno
bisogno di aiuto, contrastando l’immigrazione incontrollata, senza per questo cadere nell’egoismo e
nell’indifferenza rispetto ai drammi degli altri popoli e di tutto il genere umano. Una solidarietà che
diventa politica economica nel difendere il reddito, il potere d’acquisto e il diritto alla proprietà del
ceto medio e dei ceti popolari.
4. La promozione del Made in Italy e del lavoro italiano. Azione nazionale crede nella libertà
d’impresa, ma sottolinea che anche in economia esistono il rispetto della persona umana e
l’interesse nazionale, che deve essere tutelato con strumenti forti, utilizzabili dalla politica
attraverso l’intervento pubblico e dalla società civile attraverso i corpi intermedi. Azione Nazionale
crede infatti che il diritto al lavoro sia un principio da salvaguardare contro gli assalti di una
concezione mercantilistica dell’economia e che il lavoro sia strumento di realizzazione della
persona umana, così come declinato nella nostra Carta Costituzionale, uno strumento attraverso il
quale il cittadino italiano possa e debba concorrere “al progresso materiale o spirituale della
società”. Senza questi principi e strumenti le piccole e medie imprese vengono delocalizzate e
travolte dalle multinazionali, i marchi del Made in Italy vengono comprati da capitali stranieri,
l’economia reale radicata nel territorio cede il posto a quella finanziaria e speculativa, il lavoro
italiano non può essere tutelato nei suoi diritti e nel suo reddito. Lo sviluppo dell’economia
nazionale impone di promuovere il Made in Italy, la cultura d’impresa, la piena occupazione e la
partecipazione dei lavoratori, valori che devono essere preservati dagli effetti perversi della
globalizzazione e dalle asimmetrie che esistono nell’Unione Europea, aggravate dalle politiche di
rigore di Bruxelles che strangolano i consumi e alimentano la piaga della disoccupazione.
5. La partecipazione dei cittadini e dei lavoratori. Il Movimento considera i valori della
democrazia, delle libertà individuali e del pluralismo politico e sociale come fondanti della vita
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della nostra comunità nazionale. Per questo ritiene che la partecipazione dei cittadini alla vita
politica e la partecipazione dei lavoratori e dei produttori alla vita sociale ed economica, siano
indispensabili per la crescita civile della nostra Nazione. Azione nazionale si impegna a promuovere
la riforma della Costituzione per associare le forme della democrazia rappresentativa con quelle
della democrazia diretta, come l’elezione popolare del Presidente della Repubblica, e quelle della
democrazia partecipativa, che garantiscono attraverso i corpi intermedi il potere decisionale dei
cittadini nei rispettivi campi di interesse. Il Movimento si impegna altresì a promuovere la
partecipazione dei lavoratori alla vita delle imprese e quella delle categorie produttive alle decisioni
relative allo sviluppo economico e sociale della Nazione. Azione Nazionale difende con decisione il
diritto degli elettori a scegliere i propri rappresentanti (preferenze o collegi uninominali).
6. I valori non negoziabili della persona. La dottrina sociale cristiana, il diritto naturale e la
cultura umanistica ci consegnano i primi valori non negoziabili: la vita dal concepimento fino alla
morte naturale, la libertà e la dignità della persona umana, la natalità, la famiglia fondata sul
matrimonio tra un uomo e una donna, l’educazione, l’onestà e la verità. Da questi Azione nazionale
deriva gli altri valori civili – come il merito, il rispetto, il pubblico decoro, il coraggio, l’onore e la
fedeltà – e grandi battaglie di civiltà come quella contro l’ideologia gender e il dilagare della cultura
dello “sballo” nelle sue diverse declinazioni (dall’alcool alle droghe vecchie e nuove). Azione
nazionale non fa sconti su tutti questi valori, né a chi vuole imporre mediazioni politiche di
comodo, né a chi suggerisce di “modernizzarsi” in nome del relativismo, né a chi confonde l’umana
solidarietà con il buonismo e il perdonismo, né a chi chiama omofobia e discriminazione il naturale
rispetto delle differenze di genere e il diritto di ogni bambino ad avere un padre e una madre. Derive
di questo genere hanno trovato spesso spazio all’interno del centrodestra, non a caso proprio quando
la Destra ha rinunciato a svolgere il proprio ruolo.
Un Movimento giovane, aperto e costruito dal basso
Nella fase iniziale, la struttura centrale del Movimento sarà composta da due organi: il Consiglio
direttivo, formato da una classe dirigente nuova e giovane, che sceglie al suo interno un Portavoce
nazionale a rotazione trimestrale e a cui spetta la gestione politica del Movimento; il Comitato dei
Promotori, costituito da persone di esperienza politica e di cultura che svolgeranno un ruolo di
supporto culturale e politico al Consiglio Direttivo.
Sul territorio il Movimento si articola in Circoli locali, caratterizzati dalla massima apertura alla
partecipazione, salvo chiari e documentati casi di indegnità verificati da un Comitato Etico. A
livello regionale, il Movimento si organizza autonomamente secondo le esigenze dei territori, nel
rispetto delle direttive e delle linee programmatiche nazionali. A conferma del suo assetto
movimentista, Azione nazionale non considera incompatibile per i suoi iscritti la condizione di
aderente a un’altra associazione o partito del centrodestra.
Ad Azione nazionale è affiancata una Confederazione di liste civiche e locali, aperta a tutti gli
apporti, autonoma dal punto di vista organizzativo ma pienamente integrata nelle finalità e negli
obiettivi programmatici del Movimento. È una conferma della volontà costitutiva di Azione
nazionale di partire dal basso e dal territorio, e di coniugare l’assetto orizzontale del municipalismo
e del civismo con una visione organica e politica della Patria.
In considerazione della crescente complessità dei fenomeni sociali e politici, il Movimento si
propone di puntare sulla cultura politica e sulla formazione, di aggregare e sviluppare competenze
specialistiche, di valorizzare la rappresentanza territoriale nella composizione degli organi centrali,
di trovare formule innovative nell’organizzazione e nella comunicazione politica. In questa
prospettiva e per valorizzare la trasparenza e la partecipazione dal basso, Azione nazionale si doterà
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di un blog e di una piattaforma per votare online su tutte le decisioni essenziali che riguardano la
vita del Movimento.
Il Movimento intende finanziarsi in modo diffuso e trasparente, creando un Albo dei propri
sostenitori, da pubblicare online e da presentare come credenziale della propria correttezza e
indipendenza.
Roma, 9 novembre 2015
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