programma di sala - Società del Quartetto di Milano

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programma di sala - Società del Quartetto di Milano
Martedì 28 aprile 2015
ore 20.30
Sala Verdi del Conservatorio
Stagione 2014-2015
Concerto n. 17
Enrico Pace
pianoforte
Debussy - Six épigraphes antiques
Hindemith - Terza Sonata per pianoforte
Schumann - Kreisleriana. Fantasia per pianoforte op. 16
Liszt - “Vallée d’Obermann” da “Années de Pèlerinage,
Première Année: Suisse”
Di turno
AntonioCella
Magnocavallo
Franca
Andrea Kerbaker
Lodovico
Barassi
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Artistico
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Paolo Arcà
Paolo
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È vietato, senza il consenso dell’artista, fare fotografie e registrazioni,
audio o video, anche con il cellulare.
Iniziato il concerto, si può entrare in sala solo alla fine di ogni composizione.
Si raccomanda di:
• disattivare le suonerie dei telefoni e ogni altro apparecchio con dispositivi acustici;
• evitare colpi di tosse e fruscii del programma;
• non lasciare la sala fino al congedo dell’artista.
Il programma è pubblicato sul nostro sito web il venerdì precedente il concerto.
Claude-Achille Debussy
(Saint-Germain-en-Laye 1862 - Parigi 1918)
Six épigraphes antiques
(trascrizione per pianoforte solo dell’autore) (ca. 15’)
I. Pour invoquer Pan, dieu du vent et d’été II. Pour un tombeau sans nom
III. Pour que la nuit soit propice IV. Pour la danseuse aux crotales
V. Pour l’Egyptienne VI. Pour remercier la pluie au matin
Anno di composizione: 1914-15
Prima esecuzione: Parigi, 17 marzo 1917
Come ogni raccolta di miniature, le Six épigraphes antiques di Debussy riescono a dire molto con mezzi estremamente ridotti. Per prima cosa esse mettono
in luce il grande amore di Debussy per la letteratura e il suo eccezionale talento
nel trasformare la parola in materia sonora. L’origine della raccolta infatti risale
all’inverno del 1901, quando Debussy scrisse delle musiche di scena per accompagnare la declamazione di alcune delle Chansons de Bilitis dell’amico Pierre
Louÿs, dopo aver già messo in musica tre canzoni nel 1898. L’ultima metamorfosi musicale di Bilitis avviene però molti anni dopo, nel 1914, quando parte del
materiale delle musiche di scena viene trasformato da Debussy in una raccolta
di brevi pezzi per pianoforte a quattro mani, in seguito trascritti dall’autore
anche per pianoforte solo.
L’altra cosa importante delle Six épigraphes è che Debussy, negli ultimi anni,
concentrava la sua attenzione sulle piccole forme, in un processo di progressiva riduzione di scala del suo linguaggio musicale. Le Epigraphes antiques
rappresentano una sintesi essenziale del rapporto tra figura retorica e pittura
musicale, un terreno sul quale Debussy aveva offerto esempi memorabili a partire dall’Après-midi d’un faune. L’inizio della prima Epigrafe, con la semplice
melodia pentatonica ascendente e discendente intonata dalla sola mano destra,
riassume la bellezza misteriosa e delicata di tante figure femminili di Debussy,
dalla Damoiselle élue a Melisande, alla Fille aux cheveux de lin del Primo
Libro dei Preludi. Allo stesso modo, pullulano gli esempi di una caratteristica
espressione della musica di Debussy, l’ostinato. Esso si presenta di volta in volta
come figura ritmica o come ripetizione di uno stesso gesto musicale, ma contiene
sempre un forte legame con il contenuto poetico. Il pedale di si bemolle all’inizio dell’Egyptienne, per esempio, riempie la musica di un soffocante calore di
alcova. Allo stesso modo l’ostinata discesa del basso nel Tombeau sans nom
ricorda il lamento funebre della passacaglia di Didone in Purcell. Ma preferiamo
ricordare in conclusione il dolce e monotono scrosciare della pioggia mattutina
che conferisce all’ultima Epigrafe, con il suo movimento circolare, l’impressione
di un eterno rinnovarsi del ciclo della natura, come in certi paesaggi immobili
eppure pieni di vita di Renoir.
Paul Hindemith
(Hanau 1895 - Francoforte 1963)
Terza Sonata per pianoforte (ca. 26’)
I. Ruhig bewegt II. Sehr lebhaft III. Mäßig schnell IV. Fuge
Anno di composizione: 1936
Prima esecuzione: Washington, 10 aprile 1937
Tra la primavera e l’estate del 1936 Hindemith compone, nel giro di poche settimane, ben 3 Sonate per pianoforte. La spinta a comporre una trilogia pianistica
di questo genere nasceva forse dal desiderio di esprimere in forma artistica una
serie di riflessioni teoriche, che il musicista stava mettendo a fuoco in quel periodo. L’anno successivo infatti, nel 1937, Hindemith pubblicava la prima parte
del suo principale trattato di composizione, Unterweisung im Tonsazt. Il volume postulava il concetto che la musica contemporanea doveva riformulare un
sistema armonico basato sul concetto di tonalità allargata, in contrapposizione
alla tecnica dodecafonica propugnata dalla scuola di Schönberg. Hindemith si
trovava in una posizione difficile in quegli anni, avversato in patria dal regime
nazista come modernista e criticato dalle frange più radicali della Nuova musica
per il suo legame con la tonalità. Sullo sfondo delle Sonate dunque s’intravvede
una riflessione sul modello classico dei lavori di Beethoven, in una prospettiva
saldamente ancorata ai principî armonici fissati nella Unterweisung.
La Terza Sonata riassume per così dire il lirismo romantico della Prima e la
chiarezza formale della Seconda, con l’aggiunta di una sfumatura di rigorosità seriosa. Il primo movimento mette in luce la padronanza di Hindemith nel
maneggiare l’elaborazione tematica, che nasce da un tema di carattere pastorale esposto nelle prime battute. La Sonata non ha un’armatura di chiave, ma
ciascun movimento termina con una triade di si bemolle maggiore, tranne il
terzo che ne ha una di mi bemolle maggiore. Il percorso dell’armonia è molto
libero, ma la forza di gravità tonale non viene mai messa in discussione. Il secondo movimento è una sorta di scherzo molto energico e percussivo, con una
scrittura pianistica vicina a Prokof ’ev. Il successivo “Mäßig schnell” fonde in
maniera suggestiva elementi disparati, un ritmo di marcia e un cantabile lirico
ed espressivo, all’interno di una forma sonata priva di sviluppo. Il finale invece,
una fuga di carattere rigoroso, afferma in maniera perentoria il primato del sistema tonale nella composizione, proiettando il presente della sua scrittura sul
passato delle forme storiche.
Robert Schumann
(Zwickau 1810 - Endenich 1856)
Kreisleriana. Fantasia per pianoforte op. 16 (ca. 32’)
1. Äußerst bewegt 2. Sehr innig und nicht zu rasch - Intermezzo I Intermezzo II - Langsamer 3. Sehr aufgeregt 4. Sehr langsam 5. Sehr lebhaft
6. Sehr langsam 7. Sehr rasch 8. Schnell und spielend
Anno di composizione: 1838
Anno di pubblicazione: Vienna, 1838
A parte la musica, la grande passione di Schumann, figlio di un libraio editore, fu
la letteratura. In questa unione di musica e poesia, Schumann aveva trovato un
maestro insuperabile nella figura di E.T.A. Hoffmann. I giovani della generazione romantica vedevano nei suoi personaggi il ritratto eroico a rovescio dell’artista, destinato a sprofondare in una sorta di collasso psichico nel mondo borghese e ipocrita dei nuovi filistei. Il tipo romantico per eccellenza era il maestro di
cappella Johannes Kreisler, uno dei personaggio più sconcertanti di Hoffmann.
Buona parte delle musiche composte da Schumann negli anni Trenta risente l’influsso dello scrittore: Davidsbündlertänze, Nachtstücke, Phantasiestücke e ovviamente Kreisleriana. Il pianoforte rappresenta lo specchio nel quale Schumann
riflette l’immagine di questi eroi negativi o perduti, riversando nella musica la
piena dei sentimenti che traboccavano dal suo cuore. I cicli pianisti di questo decennio manifestano la ricerca di un’estetica del frammento, della forma minimale
e in qualche modo aperta al rapporto libero con il tempo. Quest’idea di raccogliere
in un percorso poetico unitario forme e simboli di breve o anche brevissimo respiro rappresentava una svolta radicale nelle abitudini della scrittura pianistica,
apparentando Schumann a un altro grande artista romantico come Chopin.
Gli otto episodi, legati da una sorta di forza di gravità poetica, mostrano nella
purezza della loro espressione immediata il chiaroscuro demoniaco dell’anima di
Kreisler-Schumann, sconvolta da passioni brucianti e segnata dai più vivi contrasti. I sentimenti che agitavano il cuore di Schumann attorno al 1838, anno della
composizione, dipendevano in gran parte dalle alterne vicende della tormentata
storia d’amore con Clara Wieck. Il senso di eccesso che pervade l’intero ciclo si
manifesta anche nelle indicazioni espressive dei vari episodi, che ripetono ostinatamente la parola sehr (molto). Il primo è addirittura Äußerst bewegt, estremamente mosso, mentre l’ultimo, Schnell und spielend, lesto e giocoso, sembra
l’amaro scherzo di un’anima ormai spossata, che chiude schubertianamente il cerchio con una sarcastica cavalcata ai bordi del nulla. Nel cuore del ciclo, il quarto
episodio Sehr langsam, molto adagio, troviamo il centro espressivo della Kreisleriana, come se il pianoforte toccasse nella breve frase discendente iniziale il nucleo più autentico della personalità dell’autore e ci mostrasse l’intimo sentimento
di rassegnazione, che costituisce il vero motivo della sua sconfitta umana.
Franz Liszt
(Raiding 1811 - Bayreuth 1886)
“Vallée d’Obermann” da “Années de Pèlerinage, Première
Année: Suisse” (ca. 13’)
Anno di composizione: 1842-1855
Anno di pubblicazione: Mainz, 1855
Il brano più significativo del primo album delle Années de Pèlerinage si riferisce
al romanzo epistolare Obermann di Senancour, apparso nel 1804. Le impressioni di Liszt erano legate al soggiorno in Svizzera, dove il musicista e la sua
compagna, la contessa Marie d’Agoult, avevano trovato rifugio dallo scandalo
della loro relazione. Liszt avvertiva il solco tra le nuove tendenze del romanticismo e il mondo del virtuosismo concertistico, al quale egli doveva il successo
e in concreto i mezzi di sussistenza. Il progetto delle Années de Pèlerinage,
pubblicate tra il 1855 e il 1858, mirava a costruire un’immagine artistica nuova e
più accettabile dal mondo intellettuale parigino.
Senancour era stato uno dei primi scrittori, assieme a Chateaubriand e M.me
de Staël, a esprimere lo sgomento per l’inarrestabile processo di separazione
tra l’artista e la società. Le lettere di Obermann cominciano con la confessione
di un esilio spirituale, prima ancora che materiale: “Non son passati più di dieci
giorni da quando ti ho scritto da Lione. Non menzionavo nessun progetto nuovo;
non ne avevo alcuno; e adesso ho lasciato tutto alle mie spalle, mi trovo in terra
straniera…”. La Svizzera di Obermann rispecchiava i dubbi e lo spaesamento
dello stesso Liszt, che nella prima edizione del 1855 fece precedere la musica da
un’incisione, raffigurante un gruppo di alpinisti in procinto di avventurarsi sui
fianchi delle gigantesche montagne. Il programma è racchiuso in un passo di
Childe Harold’s Pilgrimage di Lord Byron. “Che cosa voglio? Chi sono? Cosa
domandare alla natura?”, si chiede inutilmente il personaggio di Senancour.
Liszt traduce il crogiuolo di dubbi e di passioni contrastanti in una forma musicale radicalmente anticlassica. Il tema principale viene presentato dalla mano
sinistra, nel registro del violoncello, in una tonalità vagamente riconducibile a
mi minore. La melodia, una melanconica discesa chiusa da un’appoggiatura, viene variata infinite volte, come un’ossessiva ripetizione. Il minimalismo di Liszt
è controbilanciato da una magistrale padronanza del suono del pianoforte, che
inventa sempre nuovi colori grazie alla scrittura virtuosistica e all’acuta sensibilità per i rapporti armonici.
Oreste Bossini
Enrico Pace pianoforte
Nato nel 1967 a Rimini, Enrico Pace ha studiato pianoforte al Conservatorio
di Pesaro con Franco Scala e all’Accademia Pianistica “Incontri con il Maestro” di Imola. Parallelamente si è dedicato anche agli studi di composizione
e direzione d’orchestra. Nel 1987 ha vinto il primo premio al concorso internazionale “Yamaha” di Stresa e nel 1989 ha meritato il primo premio al concorso
internazionale “Franz Liszt” di Utrecht.
Da allora si è esibito in recital e in concerto nelle maggiori città europee (Monaco di Baviera, Amsterdam, Utrecht, Dublino, Firenze, Milano, Roma).
Ospite regolare di numerosi festival quali Lucerna, Salisburgo, Edimburgo,
La Roque d’Anthéron, Rheingau e il Festival pianistico di Brescia e Bergamo,
è stato “artist in residence” presso il Concertgebouw di Amsterdam.
Molto apprezzato come solista, si esibisce con orchestre quali Royal Orchestra
del Concertgebouw, Filarmonica di Monacola BBC Philharmonic Orchestra,
Orchestra Nazionale di Santa Cecilia di Roma, MDR-Sinfonieorchester di Lipsia, Camerata Salzburg, Orchestra Filarmonica di Varsavia collaborando con
direttori quali Roberto Benzi, Gianandrea Noseda, Zoltan Kocsis, Kazimirz
Kord, Mark Elder, Lawrence Foster, Janos Fürst, David Robertson, Vassily Sinaisky, Stanislav Skrowaczewski, Bruno Weil, Walter Weller e Antoni Wit.
Agli impegni solistici affianca un’intensa attività cameristica; collabora con il
Quartetto Šostakovič, il Quartetto Keller, il Quartetto Vanbrugh, il Quartetto
Prometeo, la cornista Marie Luise Neunecker, la violinista Liza Fertschman,
la clarinettista Sharom Kam e il violoncellista Daniel Müller Schott, ospite dei
festival cameristici di Delft, Risør, Kuhmo, Stresa e Moritzburg.
Dal 1997 suona in duo con Frank Peter Zimmermann con concerti in Europa, Stati Uniti, Estremo Oriente e Sud America. Per Sony Classical hanno
inciso la Sonata n. 2 di Busoni (2006), le Sei Sonate per violino e pianoforte
BWV 1014-1019 di Bach (2007) e nel 2013 un CD dedicato a Hindemith.
Dal 2006 collabora stabilmente con Leonidas Kavakos con concerti nelle principali città d’Europa e degli Stati Uniti. Insieme hanno ha eseguito l’integrale
delle Sonate di Beethoven per la nostra Scoietà nella Stagione 2011/2012, ad
Atene, Firenze, Amsterdam e Salisburgo per la quale ha meritato, con Leonidas Kavakos, il Premio “Franco Abbiati” della Critica Musicale Italiana
(2013, 32a edizione).
È stato ospite della nostra Società nel 1989, 1992, 1998, con 3 concerti nella
stagione 2011/2012 dedicati all’integrale delle Sonate per violino e pianoforte
di Beethoven e nel 2014.
Prossimo concerto:
Martedì 26 maggio 2015, ore 20.30
Sala Verdi del Conservatorio
Murray Perahia pianoforte
Il Quartetto accoglie sempre con grande gioia il ritorno di Murray Perahia, un artista
che nel tempo ha stabilito un rapporto privilegiato con la nostra Società. Il concerto
del pianista americano è patrocinato da Expo 2015 e il programma non potrebbe
illustrare meglio il tema della manifestazione, Nutrire il pianeta. Gli autori che hanno
alimentato con il loro genio e la loro creatività i momenti più importanti dello sviluppo
del pianoforte ci sono tutti: Bach, Haydn, Beethoven, Chopin. Completa il programma la musica di César Franck, gettando un ponte ideale con l’Expo forse più famosa della storia, quella di Parigi del 1889 in occasione delle celebrazioni del centenario della Rivoluzione Francese. Il famoso organista di Sainte-Clotilde infatti era
uno dei 16 musicisti riuniti nella Commission des Auditions musicales formata dal
Governo in vista dell’Expo.
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