Italian Swat - Tiropratico.com

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“Italian S.W.A.T.”
Eros Gelfi
Istruttore di Tiro Operativo
di
Introduzione
Con una recente circolare il Ministero dell'Interno ha comunicato la
costituzione di apposite "Squadre Antiterrorismo" con la funzione primaria
di contrastare eventuali emergenze legate ad attacchi di cellule eversive.
Sin dalla loro prima costituzione ci sono state parecchie polemiche a
livello sindacale legate soprattutto alla selezione del personale ma anche al
tipo di addestramento individuato ed alle dotazioni (mezzi ed armamenti)
fornite agli operatori. Lungi dal voler alimentare ulteriori polemiche (un
vecchio amico al riguardo mi diceva "Sai quanti commissari tecnici
emergono in occasione dei mondiali di calcio?") con il presente articolo
volevo solo fare una breve panoramica di questa nuova istituzione di
Polizia esprimendo nel contempo alcune opinioni personali, più deduttive
che altro, per rifletterci insieme a Voi lettori.
U.O.P.I.
Dopo una partenza iniziale come "squadre antiterrorismo" sui giornali ed
alle televisioni e dopo essere state chiamate scherzosamente dai colleghi
"Italian S.W.A.T" o "Mini N.O.C.S." si è finalmente giunti all'acronimo
che ufficializza formalmente il loro nome :"U.O.P.I." ovvero Unità
operative di pronto intervento.
In pratica ogni Questura italiana avrà a disposizione una squadra formata
da 4/5 elementi (naturalmente in alcune Città di vaste dimensioni il
numero di squadre sarà maggiore) modulata tramite le direttive di ogni
singolo Questore sulla tipicità ed i relativi problemi legati al terrorismo di
ogni singola Provincia italiana. Al personale vengono forniti mezzi ed
armamento particolari rispetto a quello generalmente fornito alle Volanti.
La selezione e l'addestramento
Il personale viene scelto fra gli appartenenti ai Reparti Mobili, ai Reparti
Prevenzione Crimine o alle Squadre Volanti. Dopo l'opportuna selezione
psico/fisica ed attidudinale viene inviato presso la Scuola Interdisciplinare
di Nettuno per essere formato dagli Istruttori del C.N.S.P.T. (Centro
Nazionale di Specializzazione e Perfezionamento al Tiro) all'utilizzo della
nuova arma speciale di reparto (H&K Ump in 9 mm). L'addestramento
prevede inoltre la permanenza presso la Scuola di Spinaceto (anche Sede
operativa/amministrativa del N.O.C.S.) dove gli operatori vengono formati
alle tecniche di C.Q.C (Close quarter combat) ovvero alle tecniche di
ingresso negli edifici specifiche per l'intervento in centri urbani. Viene
messa in particolare evidenza la comunicazione all'interno della squadra
(comunicazione tattica) al fine di cementare l'operatività del team.
(foto ANSA)
Mezzi e dotazioni
L'Unità operativa viene dotata di mezzo blindato. Inoltre ogni operatore
viene fornito di protezioni passive (elmetto in Kevlar e giubbotto
antiproiettile), vest tattico e pistola mitragliatrice H&K Ump in calibro 9
mm dotata di puntatore olografico). Gli operatori indossano il balaclava
nero per non essere riconosciuti (da qui la "scherzosa" ed amichevole
attribuzione di "Mini N.O.C.S."). La divisa ufficiale tuttavia è ancora in
via di definizione.
Le polemiche
Alla costituzione di queste Unità si è parlato di "operazione di facciata", di
"tardiva risposta", di troppa "discrezionalità" nelle selezioni del
personale.....ecc ecc.
Io penso che comunque si sia fissato un primo punto, e non solo sulla carta
almeno stavolta, per cominciare quantomeno ad affrontare sul campo un
pericolo non così remoto nemmeno a casa nostra visti gli ultimi
accadimenti in Europa.
Dal mio punto di vista sarebbe stato meglio che il Ministero innalzasse lo
standard addestrativo attuale di tutto il personale delle Squadre Volanti (di
solito i primi ad intervenire) integrandolo con dei corsi specifici.
Dico questo in base a quelle che sono le esperienze di oltre oceano (U.S.A.
in particolare) dove le squadre S.W.A.T. hanno avuto una loro storia ed
evoluzione sin dagli anni '70.
In particolare si è capito che il fattore "tempo" è legato al fattore "aumento
delle vittime". La tradizionale tecnica "Surround and contain" ovvero
"contenere e mantenere la posizione in attesa di squadra specialistica" è
stata da tempo rivista e modificata. Le nuove tecniche, basate sulle priorità
di incolumità, prevedono la creazione di uno "schieramento di risposta
rapida" (Rapid Response Deployment) ovvero anche gli agenti normali di
pattuglia controllo territorio vengono addestrati ad intervenire su casi
particolari, dotandoli di armi e dotazioni integrative per i necessari
interventi. Se poi di questi tempi da noi in Italia si è guardato solo alla
Spending Review, allora comprendo la scelta fatta del Ministero pur non
condividendola.
Apparenza o sostanza?
In effetti formare un gruppo limitato di operatori ha un costo sicuramente
inferiore che formare adeguatamente tutto il personale delle Squadre
Volanti e dotarlo di adeguate armi e protezioni passive e soprattutto della
necessaria professionalità per questo tipo di interventi.
Certo, all'apparenza il personale di queste Unità cosi bardato fa
sicuramente "cinema" tranquillizzando il cittadino medio sulla vigilanza
antiterroristica dello Stato (tenendo comunque presente che la vera
prevenzione viene attuata mediante il sistema di Intelligence). Ma
guardando da un punto di vista tecnico sappiamo benissimo che un elmetto
in kevlar ed un giubbotto balistico di livello IIIA (se non dotato di ulteriori
piastre ad integrazione) non fermano il 7,62x39 di un AK, ovvero la tipica
arma nelle mani di un terrorista. Invece non sappiamo se il veicolo
blindato in dotazione è in grado di resistere ad una mina anticarro o
comunque una I.E.D. - E.O.D. posizionata ad arte sulle strade adiacenti
l'evento terroristico in attesa dell'intervento dei nostri operatori, come pure
non sappiamo se la squadra ha in dotazione uno "sniffer" (rilevatore di
esplosivo) per controllare a distanza che i terroristi non indossino cinture
esplosive.
Inoltre la scelta di un arma in calibro 9 mm per dotare i nostri operatori
desta parecchie perplessità (al di la della bontà intrinseca dell'arma
fornita). Questo calibro infatti, nel caso a loro volta i terroristi abbiamo
indossato un Gap, viene fermato dai normali giubbotti e se pure crea un
blunt trauma notevole, in terroristi sotto l'effetto di droghe non provoca
una interruzione immediata della loro azione aggressiva.
D’altronde la superiore potenza di fuoco è la vera arma vincente in un
conflitto armato e certamente questa non si ottiene con delle pistole
mitragliatrici in calibro 9 mm se messa a confronto con quella ottenuta con
l'utilizzo di fucili d'assalto (se lo ricordano molto bene gli operatori
intervenuti nella rapina in Via Imbonati a Milano qualche anno fa).
Se poi qualcuno storce il naso sull'utilizzo di armi in calibro .223 o simili
in ambito urbano non dobbiamo dimenticare che un assalto terroristico nel
nostro territorio deve equivalere ad una azione di guerra vera e propria nei
confronti dell'Italia. Quindi debbono essere definiti con precisione i
protocolli di intervento e le regole di ingaggio che NON devono essere le
stesse di quelle di un intervento su rapina, per intenderci..
Per concludere
Concludendo volevo semplicemente complimentarmi con gli uomini e le
donne che si sono messi a disposizione per affrontare questa impegnativa
responsabilità a favore di tutta la collettività. Un grazie di cuore a tutti.
In ogni caso un plauso al Ministero che ha avviato un progetto che,
sebbene partito con alcuni normali problemi fisiologici, gli stessi alla fine
sono solo peccati veniali che possono essere sistemati con volontà ed
opportune riflessioni da chi ha la responsabilità delle operazioni.
Infine una nota di merito a chi ha redatto la proposta alternativa di corso
antiterrorismo del "S.A.P.", L'ho letta con attenzione condividendone in
pieno gli obbiettivi e la finalità. Nella speranza che la stessa sia fonte di
approfondimento da parte del Ministero.
Grazie per la Vostra cortese attenzione,
L’istruttore di tiro operativo
Eros Gelfi
[email protected]