Seminario nazionale Le 10 idee della FLC per la scuola dell`infanzia

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Seminario nazionale Le 10 idee della FLC per la scuola dell`infanzia
Seminario nazionale
Le 10 IDEE della FLC
per la SCUOLA dell'INFANZIA
Roma, 17 giugno 2011
Relazione di Gianna Fracassi, segretaria nazionale FLC CGIL
Care compagne e cari compagni,
la giornata di oggi è dedicata alla scuola dell’infanzia e, analogamente a quanto fatto
tre settimane fa sulla scuola primaria, presentiamo le nostre proposte, le nostre dieci
idee. Anche in questo caso il metodo è stato identico: un lavoro molto lungo, avviato
alcuni mesi fa, svolto con la partecipazione di tante maestre e maestri nel territorio.
Consentitemi quindi di ringraziare le docenti del gruppo nazionale che ha lavorato in
questi mesi e le strutture che hanno organizzato momenti di confronto perché questo
ci ha permesso di raccogliere tanto materiale e di definire la piattaforma che oggi
presentiamo. Piattaforma, che vogliamo portare alla discussione dei lavoratori e al
confronto con le istituzioni e le forze politiche. Le 10 idee per la scuola dell’infanzia
sono un pezzo importante della piattaforma politica e contrattuale della FLC che si va
ad aggiungere alla piattaforma sulla scuola primaria, al documento sulla valutazione di
sistema, alla piattaforma su precariato e reclutamento, sul federalismo etc.
Un'idea quindi complessiva della scuola, del suo funzionamento delle relazioni con le
istituzioni.
A me oggi tocca il compito di introdurre una delle idee, l'ultima, la scuola
dell'infanzia la scuola dell'essere e dell'avere. Abbiamo deciso di utilizzare il
titolo di un film francese sulla scuola perché ci sembrava significativo per descrivere
una scuola che più di altre ha saputo cogliere una sfida importante negli ultimi 30
anni: passare da un ruolo assistenziale a una funzione educativa, cogliere, già molti
anni fa, un grande elemento di qualità che ha permesso alla scuola dell'infanzia
italiana di diventare un modello nel mondo.
È inevitabile il riferimento ai successi di questo segmento del nostro sistema di
istruzione perché riscontriamo da alcuni anni un arresto ed una involuzione nelle
politiche sulla scuola di questo governo, anche se, purtroppo non solo di questo.
Rintracciamo questa inversione di tendenza quando si è voluto snaturare la scuola
dell'infanzia, con la pratica degli anticipi a costo zero. Altro che progetti pensati con
personale, risorse e formazione. Il risultato è stato: maggior numero di alunni per
sezione, minor numero di personale ausiliario a causa del taglio epocale previsto dalla
legge 133/08, zero le risorse. Lo si è fatto arrestando nel 2009 il processo di
generalizzazione. È vero che non ci sono stati tagli espliciti, ma è altrettanto vero che
il quadro di insieme sta determinando un peggioramento della qualità del lavoro e
dell'offerta formativa.
A questo voglio solo aggiungere che la discussione sulla scuola dell'infanzia in
Conferenza unificata Stato-Regioni sui livelli essenziali delle prestazioni, che secondo
noi devono diventare livelli essenziali di qualità, in attuazione del titolo V della
Costituzione, non ci piace. Non ci piace perché nella determinazione di quei livelli, la
scuola dell'infanzia non c'è. E se non c'è significa che è altro, come malauguratamente
afferma una recente sentenza della Corte costituzionale, relativamente alle
competenze sull'istituzione di nuove sezioni.
Per queste ragioni crediamo che un'organizzazione come la FLC CGIL abbia il dovere di
fermare, con una proposta forte, questa deriva.
Nella nostra idea di scuola dell'infanzia non ci sono anticipi. Come abbiamo scritto,
queste devono essere soluzioni assolutamente residuali, condizionate dalla presenza di
risorse finanziarie e umane certe. Nella nostra scuola dell'infanzia vanno rivisti i
parametri relativi al numero di bambini per sezione e vanno restituite le risorse per
permettere alle scuole di funzionare, di agire la pratica didattica con strumenti e
materiali e attrezzature, che sono fondamentali in questa particolare tipologia di
scuola, dove lo spazio, citando gli Orientamenti 91, “si carica di risonanze e
connotazioni soggettive”.
I tassi di scolarità alla scuola dell'infanzia sono altissimi. Si tratta di un sistema
integrato che vede il concorso delle scuole statali e delle scuole paritarie (comunali e
private, e oggi parleremo anche delle scuole private). Questi dati e i numeri delle liste
di attesa determinano un obbligo per lo Stato, anzi due: in primo luogo denotano un
bisogno educativo a cui va data una risposta e secondariamente impongono che venga
ripristinata l'equità rispetto a una varianza territoriale che penalizza soprattutto il sud.
Questo significa a nostro parere due cose:
• riavviare il processo di generalizzazione. Abbiamo fatto due conti:
aumentando di un 10% il numero di sezioni di scuola statale attualmente
funzionanti, vale a dire 2.500 sezioni per un totale di 5.000 posti, all'interno di
un piano quinquennale che preveda l’apertura di 500 sezioni l’anno (con un
costo complessivo di 150 milioni di euro), si potrebbe garantirebbe questo
risultato, ponendo fine alle liste di attesa;
• il 99% dei bambini italiani frequenta l’ultimo anno di scuola dell’infanzia, è un
dato di fatto. Istituzionalizzare l’obbligo di frequenza del terzo anno avrebbe un
alto valore politico e sociale e sarebbe una prima risposta forte alle esigenze
educative diffuse.
Questo perché pensiamo la scuola dell'infanzia all'interno di un primo ciclo forte, in
termini di competenze professionali. Un primo con organici, stabili, funzionali,
pluriennali. E un modello organizzativo che, per le scuole d'infanzia, si fonda su 40
ore. Organici stabili significa, tra l'altro, cancellare il precariato, anzi la vergogna del
precariato. Una vergogna per il nostro paese. E chi gira le spalle, insulta quelli che
legittimamente si interrogano sul proprio futuro e ripropone lo stanco refrain dei
fannulloni, oltre a non avere rispetto per le persone, non ha rispetto per la carica
istituzionale che ricopre. E questo non è consentito. A nessuno.
Occorre quindi dare una risposta concreta. Un'intesa nazionale con tutti gli attori
istituzionali interessati (Regioni, Enti locali, Stato), che possa superare la
frammentazione territoriale, affermare percorsi integrati, mettere in campo sinergie e
consolidare ed estendere questo segmento di qualità del sistema di istruzione,
sarebbe una strada opportunamente percorribile.
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La professionalità è l'altro pezzo della nostra proposta e questo chiama in causa
direttamente noi come sindacato:
• funzione unica docente senza più alcuna distinzione in relazione all’ordine di
scuola;
• valorizzazione professionale: del lavoro d’aula, del contesto lavorativo e degli
incarichi organizzativi prevedendo in quest’ultimo caso figure con esonero
parziale che esercitino funzioni di coordinamento pedagogico- didattico e di
tutoraggio;
• potenziamento della formazione in servizio tramite la costituzione di un monte
orario obbligatorio ed esigibilità dei permessi per l’aggiornamento professionale;
• monte ore annuale per la programmazione;
• revisione delle norme pensionistiche che impongono una carriera troppo lunga
alle insegnanti della scuola dell'infanzia;
• valorizzazione anche del ruolo dei collaboratori scolastici, figura preziosa nella
scuola dell'infanzia.
Questa la proposta che da tempo abbiamo elaborato, ma che non abbiamo potuto
discutere a causa del blocco dei contratti imposto da questo governo un anno fa.
Insomma vogliamo tenere insieme coerentemente un'idea che parli alla
professionalità, all'organizzazione e alla identità. Un progetto che veda integrarsi
insieme tutti i decisori politici ed istituzionali. Crediamo che sia l'unica strada per
evitare la deresponsabilizzazione che spesso abbiamo osservato. E in questo senso il
sindacato può fare molto, sia a livello nazionale sollecitando l'intesa di cui parlavo
poco fa, sia a livello territoriale attraverso la contrattazione sociale, dove la nostra
categoria può giocare un ruolo strategico.
Per riaffermare la nostra idea della scuola dell'infanzia, la scuola delle creature piccole,
citando Luisa Muraro, una filosofa, protagonista del femminismo italiano.
Una scuola che prima “è”: identità, diffusione, competenze, e “ha”, risorse e strutture,
una scuola patrimonio di questo paese che abbiamo il dovere di difendere e tutelare.
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